1849 - Repubblica Romana

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1849 - Repubblica Romana
1849 - Repubblica Romana
1849
REPUBBLICA ROMANA
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1849 - Repubblica Romana
Introduzione
La Repubblica Romana del 1849 visse per 5 mesi.
Il popolo romano la fece nascere.
Mazzini ne fu l'anima politica.
Garibaldi il difensore.
Mameli, Manara, Dandolo e tanti altri gli eroi che morirono per essa.
Gli eserciti di Austria, Francia, Spagna e Regno delle Due Sicilie, per volontà di Pio IX, ne decretarono la
morte.
Mentre l'invasore entrava in Roma per distruggere la nuova Repubblica Romana,
in Campidoglio si dava lettura al popolo della Costituzione che non sarebbe mai entrata in vigore.
Un comportamento degno dell'antica Repubblica Romana.
"Fede in Dio, nel diritto e in noi.
W la Repubblica Romana.
W l'Italia"
(Dal proclama dei triumviri)
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INDICE
GLI EVENTI
LE FORZE MILITARI CONTRO LA REPUBBLICA ROMANA
LE FORZE MILITARI DELLA REPUBBLICA ROMANA
I DOCUMENTI
LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ROMANA
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GLI EVENTI
Lo Stato della Chiesa
Nel 1846 lo Stato della Chiesa confina con:
- il Granducato di Toscana
- il Ducato di Modena
- il Regno Lombardo-Veneto
- il Regno delle Due Sicilie.
L'Austria controlla direttamente o indirettamente il Granducato di Toscana, il Ducato di Modena e il Regno
Lombardo-Veneto.
Il Regno delle Due Sicilie è governato dai Borboni.
Lo Stato della Chiesa comprende parte delle attuali regioni Lazio, Umbria, Marche, Emilia e Romagna.
Fanno parte dello Stato Pontificio:
- Roma, Rieti, Civitavecchia, Viterbo
- Orvieto, Perugia, Foligno, Spoleto, Terni, Narni
- Ancona, Urbino, Ascoli, Macerata, Pesaro
- Rimini, Cesena, Fano, Faenza, Forlì, Imola, Bologna, Ravenna, Ferrara.
I pontifici controllano la costa tirrenica tra Montalto di Castro e Terracina, e la costa adriatica tra la foce del
Po e S. Benedetto del Tronto.
L'elezione di Pio IX
Il primo giugno 1846 muore papa Gregorio XVI.
Il conclave si apre il 14 giugno. Sono presenti 49 cardinali su 79.
Il 16 giugno, dopo solo quattro scrutini, viene eletto Giovanni Maria Mastai Ferretti, che
assume il nome di Pio IX.
La procedura per l'elezione è stata accelerata per impedire che il cardinale austriaco
Gaysruch arrivasse in tempo a Roma per imporre la volontà dell'imperatore.
Pio IX è nato a Senigallia. Appartiene alla piccola nobiltà di provincia. Ha 54 anni.
Arcivescovo di Spoleto e poi di Imola, è diventato cardinale nel 1840. Ha fama di liberale moderato.
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Nel 1831 ha accolto a Spoleto il carbonaro Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, futuro presidente della
Repubblica Francese e futuro imperatore Napoleone III, ricercato per la sua adesione ai moti rivoluzionari
nello Stato Pontificio.
I provvedimenti del 1846
Il 16 luglio 1846 Pio IX concede l'aministia ai condannati politici.
L'8 agosto nomina Segretario di Stato il cardinale Pasquale Gizzi, un liberale.
Il 22 agosto costituisce una commissione per la costruzione di quattro linee ferroviarie.
Gli eventi del 1847
Il 12 marzo Pio IX concede la libertà di stampa.
Il 19 aprile istituisce la Consulta di Stato, i cui membri verranno nominati il 30 luglio.
Il 14 giugno istituisce il Consiglio dei Ministri.
Nell'estate il cardinale Gizzi si dimette. Viene nominato Segretario di Stato il cardinale Gabriele Ferretti,
cugino di Pio IX.
L'Austria occupa Ferrara. Le truppe pontificie reagiscono e gli austriaci sono costretti a ritirarsi.
Il primo ottobre viene istituito il Consiglio Comunale di Roma.
Gli eventi del 1848
All'inizio del 1848 Pio IX nomina Segretario di Stato il cardinale Antonelli.
Il 10 febbraio Pio IX pubblica un proclama con la famosa frase "Benedite gran Dio l'Italia" che provoca tanti
entusiasmi.
"Oh, perciò benedite gran Dio l'Italia, e conservatele sempre questo dono
preziosissimo di tutti, la Fede! Beneditela con la benedizione che
umilmente vi domanda, posta la fronte per terra, il vostro Vicario".
Il cardinale Antonelli presiede il nuovo governo pontificio, a cui partecipano come ministri laici Marco
Minghetti, Giuseppe Galletti, ministro di Polizia, e Giuseppe Pasolini.
Il 14 marzo Pio IX concede lo Statuto fondamentale pel governo temporale degli Stati della Chiesa, la
Costituzione.
Viene istituito l'Alto Consiglio, nominato dal papa, e il Consiglio dei deputati, eletto su base censuaria. I
Consigli preparano le leggi, che vengono emesse dal papa, previo parere del Collegio dei cardinali.
La censura governativa viene abolita. Rimane la censura ecclesiastica preventiva.
I diritti politici sono concessi solo ai cattolici.
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Dal 17 al 22 marzo Venezia insorge contro l'Austria. Viene proclamata la
repubblica.
Dal 18 al 22 marzo Milano insorge contro l'Austria.
Il 23 marzo Carlo Alberto di Savoia dichiara guerra all'Austria.
Pio IX concede ai volontari, comandati dal generale Andrea Ferrari, e ad alcune truppe regolari, comandate
dal generale Durando, di affiancarsi all'esercito piemontese.
Giacomo Durando, nato a Mondovì, ha 41 anni.
Il 29 aprile in una famosa allocuzione Pio IX fa marcia indietro. Rifiuta ogni partecipazione alla guerra contro
l'Austria.
"Ai nostri soldati, mandati ai confini del dominio pontificio, non volemmo
che s'imponesse altro, sennonché difendessero l'integrità e la sicurezza
dello Stato pontificio. Ma conciossiacosaché ora alcuni desiderino, che Noi
altresì con altri popoli e principi d'Italia prendiamo guerra contro gli
Austriaci, giudicammo conveniente di palesar chiaro... che ciò si dilunga del
tutto dai nostri consigli, essendoché Noi...abbracciamo tutte le genti,
popoli e nazioni con pari studio e paternale amore".
Viene costituito un nuovo governo diretto dal cardinale Soglia. Terenzio Mamiani, un liberale moderato. è
ministro dell'Interno.
Terenzio Mamiani della Rovere, nato a Pesaro, ha 49 anni.
Il 23-25 luglio il Piemonte è sconfitto dagli austriaci a Custoza.
Il 2 agosto Mamiani si dimette.
Il 9 agosto con l'armistizio, firmato a Milano dal generale Carlo Canera di Salasco e dal generale H. von
Hess, cessano temporaneamente le ostilità tra piemontesi ed austriaci (armistizio di Salasco).
A Roma viene costituito un altro governo diretto ancora dal cardinale Soglia. Il conte Odoardo Fabbri è
ministro dell'Interno.
Il 16 settembre cade il governo Soglia. Viene costituito un nuovo governo diretto dal conte Pellegrino Rossi,
che era stato ambasciatore a Roma per conto del re di Francia Luigi Filippo.
Pellegrino Rossi, nato a Carrara, ha 61 anni. Aveva seguito Gioacchino Murat nel 1815.
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Inizia la rivoluzione
Il 15 novembre, mentre sale le scale del Palazzo della Cancelleria, sede del Consiglio dei
deputati, Pellegrino Rossi viene ucciso probabilmente da Luigi Brunetti, figlio di Angelo
Brunetti, detto Ciceruacchio.
Pio IX si chiude nel palazzo del Quirinale, assediato dalla folla.
Il 17 novembre Pio IX convoca gli ambasciatori esteri e dichiara di essere costretto a
cedere alla violenza, i suoi atti da quel momento devono essere considerati invalidi.
Il 20 novembre viene costituito un nuovo governo diretto da monsignor Carlo Emanuele Muzzarelli.
Giuseppe Galletti è ministro dell'Interno, Terenzio Mamiani è ministro degli Esteri, Pietro Sterbini è ministro
dei Lavori Pubblici.
Pio IX lascia Roma
Il 24 novembre Pio IX, travestito da semplice prete, fugge dal Quirinale e raggiunge Gaeta, dove lo aspetta il
cardinale Antonelli. Il papa si pone sotto la protezione di Ferdinando II, re delle Due Sicilie.
Il papa richiede l'intervento delle potenze cattoliche per ristabilire l'ordine nello Stato Pontificio.
Il 27 novembre Pio IX scrive un breve con cui affida a una Commissione governativa la gestione temporanea
degli affari pubblici.
Nessuno dei membri nominati dal papa prende iniziative per rendere operativa la Commissione. Il principe
di Roviano e il principe Barberini rifiutano l'incarico e si allontanano da Roma. Monsignor Roberto Roberti
rimane in città senza attivarsi. Il marchese Bevilacqua di Bologna e il marchese Ricci di Macerata non si
recano a Roma. Il cardinale Castracane chiede istruzioni a Pio IX.
Intervento dei francesi
Il 10 dicembre in Francia si svolgeranno le elezioni per la presidenza della repubblica. Candidati sono il
generale Cavaignac, Luigi Napoleone, il poeta Lamartine e Ledru-Rollin, espressione della sinistra.
Cavaignac guida l'esecutivo prima delle elezioni.
Il voto dei cattolici è molto importante.
Il 28 novembre Cavaignac comunica all'Assemblea di aver mandato tre navi con 3.500 uomini a incrociare al
largo di Civitavecchia per "assicurare la persona del Santo Padre, la sua libertà ed il rispetto che gli si deve".
Anche Luigi Napoleone interviene e dichiara: "Il mantenimento della sovranità temporale del capo della
Chiesa è intimamente legato alle sorti del cattolicesimo, così come alla libertà e all'indipendenza dell'Italia".
La seconda parte della frase si riferisce agli austriaci.
Trattative
Il breve di Pio IX, emesso il 27 novembre, viene conosciuto a Roma solo il 3 dicembre. Sturbinetti convoca
per la sera del 3 il Consiglio dei deputati.
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Il Consiglio rifiuta di cedere il potere alla Commissione governativa e decide di avviare delle trattative con il
papa e convincerlo a tornare a Roma. Vengono inviati due membri del Consiglio dei deputati, due membri
dell'Alto Consiglio e tre membri del municipio di Roma.
L'esercito borbonico blocca i delegati al confine ed impedisce ogni contatto diretto con il pontefice. Il
principe Corsini, senatore di Roma, scrive al cardinale Antonelli, che risponde il 6 dicembre rifiutando ogni
trattativa. I delegati rientrano a Roma.
L'11 dicembre il Consiglio dei deputati, per superare il vuoto di poteri, nomina una Giunta di Stato,
costituita da tre membri: il principe Tommaso Corsini, senatore di Roma, il conte Gaetano Zucchini,
senatore di Bologna, il conte Francesco Camerata, gonfaloniere di Ancona. Ma Zucchini rinuncia. Viene
sostituito da Giuseppe Galletti.
Il 17 dicembre un motu proprio di Pio IX dichiara sacrilega la costituzione della Giunta.
Luigi Napoleone presidente della Repubblica Francese
Il 20 dicembre a Parigi vengono proclamati i risultati delle elezioni presidenziali. Luigi Napoleone è il nuovo
Presidente della Repubblica Francese. Il nuovo governo è formato principalmente da monarchici e clericali.
Uno dei primi atti consiste nell'invitare il papa a rifugiarsi in Francia.
Verso la Costituente
Il 26 dicembre Sturbinetti si dimette da presidente del Consiglio dei deputati, di cui non si riesce ormai ad
assicurare il numero legale.
Il 28 dicembre la Giunta scioglie il Consiglio dei deputati. L'Alto Consiglio aveva già cessato di riunirsi.
Il 29 dicembre si riuniscono la Giunta di Stato ed i membri del governo Muzzarelli. Non partecipa il principe
Corsini.
Vengono indette le elezioni per l'Assemblea Costituente da tenersi il 21 gennaio del 1849. Il voto è a
suffragio universale.
"È convocata in Roma un'Assemblea Nazionale, che con pieni poteri
rappresenti lo Stato romano.
L'oggetto della medesima è di prendere tutte quelle deliberazioni che
giudicherà opportune per determinare i modi di dare un regolare,
compiuto e stabile ordinamento alla cosa pubblica, in conformità dei voti e
delle tendenze di tutta o della maggior parte della popolazione.
Sono convocati i comizi per le elezioni del 21 gennaio 1849.
Duecento il numero dei rappresentanti.
Il voto sarà diretto e universale.
Gli elettori tutti i cittadini dello Stato dagli anni ventuno compiuti, che vi
risiedono da un anno e non privati dei diritti civili.
Eleggibili tutti i medesimi che abbiano compiuto l'età di 25 anni.
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Il 5 di febbraio destinato all'apertura dell'Assemblea".
I due membri della Giunta ed i sei ministri si costituiscono in Commissione provvisoria di Governo,
presidente è monsignor Muzzarelli. Armellini è ministro dell'Interno, Sterbini ministro dei Lavori Pubblici.
La reazione di Pio IX
Il primo gennaio Pio IX reagisce con un motu proprio diretto al popolo romano.
Coloro che prenderanno parte alle elezioni saranno scomunicati.
Le strutture ecclesiastiche vengono attivate per boicottare le elezioni.
Le elezioni
Il 21 gennaio si svolgono le elezioni. E' la prima volta che si applica il suffragio universale negli Stati pontifici.
Hanno diritto di voto tutti i maschi che hanno compiuto 21 anni.
Non esistono elenchi civili degli aventi diritto al voto. Si deve ricorrere ai registri parrocchiali.
Ogni votante dispone di 4 preferenze.
In precedenza sono state svolte delle primarie per individuare i candidati. I risultati delle primarie tuttavia
non sono vincolanti. Ognuno può essere candidato.
Non esistono liste di partito.
Votano in 250.000. Una partecipazione straordinaria. Si tratta di più di un terzo degli aventi diritto al voto.
I legittimisti e i clericali si astengono.
Il 28 gennaio vengono comunicati i risultati.
Sono eletti 179 deputati. Infatti a causa di rinunce ed elezioni multiple rimangono scoperti 21 seggi. Per
questi seggi sono indette elezioni suppletive per il 18 febbraio.
172 deputati su 179 sono originari dello Stato Pontificio.
La divisione per regione pontificia è la seguente:
- 65 emiliani e romagnoli
- 50 marchigiani
- 25 umbri
- 32 laziali
Tra i 7 non pontifici è anche Giuseppe Garibaldi, eletto a Macerata.
I moderati ottengono la maggioranza.
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Il 5 febbraio i membri della Assemblea Costituente si riuniscono in Campidoglio. Assistono alla messa in Ara
Coeli e poi si dirigono verso il Palazzo della Cancelleria.
Il discorso inaugurale viene tenuto da Armellini.
Presidente provvisorio è monsignor Muzzarelli.
Il 7 febbraio Giuseppe Galletti viene eletto presidente della Assemblea. Galletti, nato a Bologna, ha 51 anni.
Vice presidenti sono Saffi e Masi.
La nascita della Repubblica Romana del 1849
Il 9 febbraio, con 120 voti a favore, 10 contrari e 12 astenuti viene proclamata la Repubblica Romana.
“Il Papato è decaduto di fatto e di diritto dal governo temporale dello Stato
Romano.
Il Pontefice avrà tutte le guarentigie necessarie per l'indipendenza
nell'esercizio della sua potestà spirituale.
La forma del governo dello Stato Romano sarà la democrazia pura, e
prenderà il glorioso nome di Repubblica Romana.
La Repubblica Romana avrà col resto d'Italia le relazioni che esige la
nazionalità comune”.
Pio IX chiede l'intervento armato delle potenze cattoliche
Il 12 febbraio il papa convoca gli ambasciatori di Austria, Francia, Spagna e Regno delle Due Sicilie per
chiedere il loro sostegno nel ristabilire il potere pontificio.
Il Comitato Esecutivo
Il 16 febbraio la Costituente elegge un Comitato Esecutivo. Ne fanno parte Carlo Armellini, Aurelio Saliceti e
Mattia Montecchi.
L'avvocato Carlo Armellini, nato a Roma, ha 72 anni.
Saliceti, nato a Teramo ha 44 anni, professore di diritto, è stato iscritto alla Giovine Italia.
Montecchi, nato a Roma, ha circa 30 anni, ex-carbonaro, è diventato un mazziniano.
Il Governo
Il Governo è presieduto da Carlo Emanuele Muzzarelli. Si dimetterà il 7 marzo.
Ministro dell'Interno: Aurelio Saffi.
Ministro degli Esteri: Carlo Rusconi.
Ministro delle Finanze: Ignazio Guiccioli. Dal 7 marzo Giacomo Manzoni.
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Ministro della Guerra e della Marina: Pompeo Campello. Dal 7 marzo Alessandro Calandrelli. Dal 18 aprile
Giuseppe Avezzana.
Ministro dei Lavori Pubblici: Pietro Sterbini. Dal 7 marzo Giacomo Manzoni.
Ministro della Giustizia: Giovita Lazzarini.
Ministro del Commercio: Pietro Sterbini. Dal 7 marzo Mattia Montecchi.
Ministro della Istruzione: Carlo Emanuele Muzzarelli. Dal 7 marzo Francesco Sturbinetti.
Provvedimenti della Repubblica
Il 21 febbraio vengono nazionalizzati i beni ecclesiastici, valutati a 120 milioni di scudi.
"Tutti i beni ecclesiastici dello Stato romano sono dichiarati proprietà della
Repubblica.
La Repubblica romana doterà convenientemente i ministri del Culto".
Il 28 febbraio viene abolito il Tribunale del S. Offizio.
Viene abolita la giurisdizione dei vescovi sulle università e sulle altre scuole.
"La giurisdizione dei vescovi sopra le università e altre scuole qualunque
della Repubblica, eccettuate quelle dei seminari vescovili, è abolita.
L'insegnamento dello Stato è posto sotto la dipendenza immediata del
potere esecutivo mediante il Ministero della Istruzione Pubblica".
Viene deciso un prestito forzoso in tre rate in base al reddito:
- reddito annuo dopo le imposte inferiore a 2.000 scudi nessun prestito
- tra 2.000 e 4.000 scudi il 20%
- tra 4.000 e 6.000 scudi il 25%
- tra 6.000 e 8.000 scudi il 33%
- tra 8.000 e 12.000 scudi il 50%
- reddito superiore a 12.000 scudi il 66%
Il reddito annuo di un impiegato o di un piccolo artigiano era mediamente di 500 scudi.
Venne abolita la censura.
Venne istituito lo stato civile.
Venne istituito il matrimonio civile.
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La maggiore età venne fissata per uomini e donne a 21 anni.
Nei procedimenti di successione venne abrogata la norma che prevedeva la esclusione delle donne e dei
loro discendenti.
Mazzini a Roma
Il 18 febbraio Mazzini viene eletto alla Costituente nelle elezioni suppletive sia nel
collegio di Ferrara che in quello di Roma.
Il 5 marzo giunge a Roma.
Mazzini, nato a Genova, ha 44 anni.
Fine della guerra di Carlo Alberto contro l'Austria
Il 23 marzo l'Austria sconfigge Carlo Alberto a Novara.
Il 24 marzo viene firmato l'armistizio di Vignale.
Gli austriaci decidono di restaurare l'ordine nel Granducato di Toscana e nello Stato Pontificio.
Triumvirato
Il 29 marzo l'Assemblea Costituente viene a conoscenza della sconfitta di Novara.
Viene sciolto il Comitato Esecutivo ed eletto un triumvirato costituito da Giuseppe Mazzini (132 voti),
Aurelio Saffi (125 voti) e Carlo Armellini (93 voti).
Saffi, nato a Forlì, ha 30 anni.
Armellini aveva fatto parte del Comitato Esecutivo.
I francesi decidono di intervenire in Italia
Il 29 marzo l'Assemblea Nazionale francese approva un ordine del giorno con cui si prevedeva l'occupazione
di parte dell'Italia.
"L'Assemblea Nazionale dichiara che, se per meglio garantire l'integrità del
territorio piemontese e meglio tutelare gli interessi e l'onore della Francia,
il potere esecutivo credesse di dover appoggiare le sue trattative con
l'occupazione parziale e temporanea di un punto qualsiasi dell'Italia,
troverebbe nell'Assemblea Nazionale il concorso più sincero e più pieno".
La Conferenza di Gaeta
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Il 30 marzo a Gaeta si riuniscono i rappresentanti di Austria, Francia, Spagna e Regno delle Due Sicilie per
discutere della questione romana. Presiede il cardinale Antonelli. Le quattro potenze, d'accordo sulla
necessità di restaurare il potere temporale del papa, non raggiungono un accordo per un'azione comune.
Abolizione della tassa sul sale
Il 14 aprile Mazzini propone e l'Assemblea approva un importante provvedimento sul sale.
L'estrazione del sale era un monopolio di Stato.
La commercializzazione del sale era stata data in appalto al principe Alessandro Torlonia da Gregorio XVI.
Il principe tratteneva una percentuale sugli incassi derivanti dalla vendita. Tale percentuale era arrivata al
40%.
Mazzini abolisce il monopolio, annulla l'appalto e riduce il dazio ad un baiocco.
Il provvedimento contribuisce a ridurre i prezzi a beneficio delle classi più povere.
Riforma agraria, diritto alla casa, abolizione della tassa patenti
Il 15 aprile viene deciso di suddividere il patrimonio fondiario ecclesiastico in lotti da dare alle famiglie
povere.
Art. 1. Ogni famiglia, composta di un numero di almeno tre individui, avrà
da coltivare una quantità di terra capace ai lavori di un paio di buoi,
corrispondente ad un buon rubbio romano, cioè due quadrati censuari, pari
a metri quadrati ventimila.
Art. 2. I vigneti saranno dati a coltura all'individui senza che sia richiesta
famiglia e verranno divisi in ragione della metà della misura indicata.
Viene anche deciso di utilizzare il patrimonio immobiliare ecclesiastico per dare una casa ai più poveri.
Il 25 aprile viene abolita la tassa patenti, che i commercianti e gli artigiani dovevano pagare per esercitare il
loro mestiere.
I volontari del generale Avezzana
Il 9 aprile Genova, insorta dopo l'armistizio di Vignale, si arrende ai 25.000 uomini del generale piemontese
La Marmora. La difesa era stata diretta dal generale Giuseppe Avezzana. Questi insieme a 400 volontari
raggiunge Civitavecchia su di una nave da guerra americana.
Il 18 aprile Mazzini nomina Avezzana Ministro della guerra.
I francesi occupano Civitavecchia
Il 16 aprile l'Assemblea francese approva lo stanziamento di 1.200.000 franchi per le spese necessarie a
mantenere un corpo di spedizione per tre mesi nel Mediterraneo.
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Il 22 aprile una flotta francese salpa da Tolone, diretta a Civitavecchia. Sei fregate a
vapore, due corvette, e due battelli con circa 15.000 uomini. La comanda il
contrammiraglio Tréhouart. Il comandante della spedizione è il generale Nicolas-CharlesVictor Oudinot.
Oudinot, duca di Reggio, aveva fatto la sua carriera sotto Napoleone. Nel 1814 era passato ai Borbone. Era
stato richiamato in servizio da Carlo Luigi Napoleone Bonaparte.
Oudinot aveva una difficile missione: doveva impadronirsi di Roma facendo finta di proteggerla. In Francia
stavano per eleggere la nuova Assemblea e Luigi Napoleone non voleva scontentare i clericali che volevano
il ritorno del papa a Roma, né attaccare apertamente la Repubblica Romana che godeva di ampia stima
presso i democratici francesi.
Il 24 aprile la flotta è di fronte a Civitavecchia. Oudinot inizia la trattativa con le autorità locali per lo sbarco.
Da Roma arriva l'ordine di resistere. Ma le autorità locali hanno già dato l'autorizzazione. Lo sbarco del
contingente francese ha già avuto inizio. Impossibile per il colonnello Mellara ed i suoi duecento bersaglieri
fermare Oudinot.
Il 25 aprile i francesi occupano Civitavecchia senza sparare un colpo.
Il 26 aprile una delegazione francese richiede al triumvirato di accogliere amichevolmente le truppe.
Mazzini rifiuta. Il suo atteggiamento è confermato dal voto dell'Assemblea che decide di rispondere con la
forza alla forza.
La guerra si avvicina
Il generale Avezzana richiama a Roma Garibaldi e la sua legione. Fino ad allora i garibaldini erano rimasti
acquartierati a Rieti.
Il 27 aprile con due battelli a vapore giunge a Porto d'Anzio Luciano Manara con seicento bersaglieri
lombardi, i resti della Divisione Lombarda che aveva combattuto con Carlo Alberto contro gli austriaci e
che, in base all'armistizio di Vignale, doveva essere congedata.
Oudinot aveva impedito lo sbarco dei bersaglieri lombardi a Civitavecchia e li aveva lasciati proseguire solo
a condizione che non combattessero fino al 4 maggio. Evidentemente Oudinot pensava già di aver
conquistato Roma per quella data.
il 27 aprile de Rayneval, il rappresentante del governo francese, rivela al cardinale Antonelli le vere
istruzioni date ad Oudinot. Riportare il papa a Roma e abolire la Repubblica Romana.
Il 28 aprile il cardinale Antonelli comunica a de Rayneval che Ferdinando II, re delle Due Sicilie, sta per
invadere lo Stato Pontificio per restituirlo al pontefice.
Il 28 aprile il generale Avezzana passa in rassegna a piazza S. Pietro i corpi dei volontari.
Il 28 aprile circa 8.000 francesi si mettono in marcia verso Roma. Oudinot stabilisce il quartier generale a
Castel di Guido.
Il 30 è il giorno fissato dai francesi per l'attacco.
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La difesa di Roma
La difesa di Roma è organizzata dal generale Avezzana.
Vengono formate quattro brigate.
- La prima brigata, agli ordini di Giuseppe Garibaldi, deve difendere il settore tra Porta
Portese e Porta San Pancrazio, nella zona del Gianicolo. La brigata è costituita dalla legione
garibaldina, dal battaglione dei giovani reduci, dal battaglione universitario, dalla legione
degli emigrati, dai finanzieri per un totale di 2.700 uomini.
Garibaldi, nato a Nizza, ha 42 anni.
- La seconda brigata, agli ordini del colonnello Luigi Masi, deve difendere la zona tra Porta
Cavalleggeri e Porta Angelica.
Luigi Masi, nato a Petrignano d'Assisi, ha 35 anni.
- La terza brigata, agli ordini del colonnello S. Savini, deve difendere le mura sulla sinistra
del Tevere. E' costituita da circa 400 uomini.
- La quarta brigata, agli ordini del colonnello Bartolomeo Galletti, costituisce la riserva,
pronta ad intervenire dove potrebbe esserci bisogno. Fanno parte delle quarta brigata la
legione romana, gli zappatori del genio, i carabinieri per un totale di 3.000 uomini.
Bartolomeo Galletti, nato a Roma, ha 37 anni.
La battaglia del 30 aprile
Alle ore 11 del 30 aprile i francesi attaccano su due direttrici: Porta Cavalleggeri e
Porta Angelica.
Garibaldi si trova fuori le mura nei pressi di Villa Pamphili. Prende i francesi di
fianco.
Il generale Galletti esce da Porta San Pancrazio.
Alle 16 l'ala destra francese cede sotto la pressione di Garibaldi e Galletti.
Anche Masi riesce a mettere in difficoltà i francesi a Porta Angelica.
Alle 17 i francesi si ritirano lungo la via Aurelia antica.
Garibaldi li insegue fino a Malagrotta.
Il primo maggio Garibaldi chiede rinforzi per attaccare e distruggere il contingente francese in fuga. Ma
Mazzini lo ferma. Spera ancora di poter trattare con i francesi ed una strage od una umiliazione non
farebbero che rendere più difficoltose le trattative. Garibaldi obbedisce malvolentieri.
Oudinot comprende di non poter vincere con le truppe a disposizione, si attesta vicino Roma e chiede
rinforzi a Parigi.
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Il 7 maggio Luigi Napoleone scrive ad Oudinot che avrà i rinforzi necessari.
Le trattative Lesseps-Mazzini
Il 9 maggio Ferdinand Lesseps, un diplomatico plenipotenziario, delegato da Luigi Napoleone, parte da
Tolone per Civitavecchia. Gli è stato dato un mandato volutamente equivoco.
Le elezioni legislative francesi vengono effettuate il 13 maggio.
I risultati si conoscono il 15 maggio. I monarchici e i clericali ottengono la maggioranza (450 seggi su 750). I
democratici sono al 35% dei voti.
Il 15 maggio Ferdinand Lesseps arriva a Roma.
In buona fede Lesseps inizia le trattative con Mazzini.
Il 16 maggio viene firmata una tregua di 20 giorni.
Il 29 maggio il Ministro degli Esteri francese scrive a Lesseps:
"Il governo della Repubblica francese ha posto fine alla vostra missione.
Vogliate ripartire appena ricevuto questo dispaccio".
Il 29 maggio il Ministro della Guerra francese scrive a Oudinot che i rinforzi erano partiti da Tolone e che
doveva affrettare le operazioni per la conquista di Roma. Oudinot avrà a sua disposizione 36.000 uomini.
Le due missive arrivano la sera del 31 maggio a Oudinot.
Il 31 maggio Lesseps e Mazzini raggiungono un accordo sul seguente testo.
"Art. 1. L'appoggio della Francia è assicurato alle popolazioni degli Stati
romani. Esse considerano l'armata francese come un'armata amica che
viene a concorrere alla difesa del loro territorio.
Art. 2. D'accordo col governo romano e senza immischiarsi affatto
nell'amministrazione del paese, l'armata francese prenderà gli
accantonamenti esterni, convenevoli per la difesa del paese che per la
salubrità delle truppe. Le comunicazioni saranno libere.
Art. 3. La Repubblica francese garantisce contro ogni invasione straniera il
territorio occupato dalle sue truppe.
Art. 4. Resta inteso che la presente convenzione dovrà essere sottomessa
alla ratifica del governo della Repubblica francese.
Art. 5. In nessun caso gli effetti della presente convenzione potranno
cessare che 15 giorni dopo la comunicazione ufficiale della non ratifica".
Il 31 maggio i triumviri e Lesseps firmano la convenzione.
Il primo giugno Oudinot respinge l'accordo. Lesseps si reca da Oudinot e viene a conoscenza del contenuto
delle due missive del 29 maggio. Lesseps riparte per Parigi.
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1849 - Repubblica Romana
Il primo giugno Oudinot comunica ai suoi ufficiali la ripresa delle ostilità.
Gli austriaci invadono l'Emilia-Romagna e le Marche
Il 6 maggio gli austriaci occupano Ferrara.
Il 17 maggio, conquistata Bologna, gli austriaci vi insediano nuovamente un governatore nominato dal
papa.
Cadono in mano austriaca anche Imola, Forlì, Cesena, Rimini.
In breve tutta l'Emilia-Romagna ritorna sotto il dominio papale.
Ancona viene assediata. Cadrà il 19 giugno.
I borbonici invadono il Lazio meridionale
Ai primi di maggio un esercito borbonico con 16.000 uomini, guidato da re Ferdinando II, entra nel
territorio della Repubblica Romana.
Mazzini manda Garibaldi a fermarli. Con Garibaldi sono Manara, i fratelli Dandolo ed Emilio Morosini.
Il 9 maggio Garibaldi sconfigge 7.000 napoletani a Palestrina.
Il 13 maggio il generale Pietro Roselli è nominato capo delle forze armate e Carlo Pisacane capo
di stato maggiore.
Pisacane, nato a Napoli, ex ufficiale borbonico, ha 31 anni.
Il 16 maggio Roselli con 11.000 uomini esce da Roma e si dirige su Albano dove si trova Ferdinando II con le
sue truppe.
Ma re Ferdinando, saputo della tregua firmata dai romani con i francesi, decide di ritirarsi a Velletri.
Garibaldi con una marcia forzata raggiunge Valmontone per tagliare la strada ai napoletani.
Roselli ordina a Garibaldi di attendere il suo arrivo.
Garibaldi non obbedisce e il 19 maggio attacca e mette in fuga i napoletani che si ritirano a Velletri.
Roselli arriva la sera del 19 davanti a Velletri.
Il 20 maggio Roselli scopre di essere arrivato tardi. I borbonici sono a Cisterna e si stanno ritirando nei loro
confini.
Garibaldi li insegue anche in territorio napoletano.
Il 29 maggio Garibaldi è ancora vittorioso sui borbonici a Rocca d'Arce.
Un ordine del triumvirato ferma Garibaldi che sta avanzando in territorio napoletano.
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1849 - Repubblica Romana
Gli austriaci hanno invaso l'Emilia-Romagna e le Marche. Occorre l'opera di Garibaldi contro di loro.
Il 31 maggio Garibaldi arriva a Roma, ma non potrà partire contro gli austriaci, perché i francesi il primo
giugno riprendono le ostilità. Roma stessa è minacciata.
Gli spagnoli attaccano il Lazio meridionale
In maggio a Gaeta, in territorio napoletano, sbarca un corpo di spedizione spagnolo di 9.000 uomini, che
prende ad avanzare sulla direttrice Terracina-Priverno.
I francesi attaccano proditoriamente Roma (3 giugno)
Il primo giugno Oudinot annuncia la ripresa del conflitto per il 4 giugno.
Ma alle ore 3 del 3 giugno i francesi, non rispettando la tregua, attaccano. Sono in 20.000. Hanno 36
cannoni da campagna e 40 da assedio.
Vengono occupate Villa Pamphili, Villa Corsini e il casino dei Quattro Venti.
Garibaldi alle ore 5, con pochi uomini, interviene per bloccare i francesi e riprendere le postazioni perdute
fuori Porta San Pancrazio.
Daverio viene ucciso. Nino Bixio viene ferito al fianco. Masina è ferito al braccio.
Alle ore 9 arrivano i bersaglieri di Luciano Manara. Roselli li aveva bloccati a Piazza del Popolo tenendoli di
riserva.
Alessandro Calandrelli comanda l'artiglieria.
Garibaldi si trova con circa 6.000 uomini contro 16.000. Deve difendere la zona compresa tra Porta Portese
e Castel Sant'Angelo.
I francesi conducono un'azione diversiva su Ponte Milvio.
Cade Enrico Dandolo, nato a Varese. Aveva 22 anni.
Alle 18 si combatte ancora.
A sera Goffredo Mameli, già ferito il 30 aprile a Porta Cavalleggeri, viene ferito ad
una gamba, che sarà amputata. Morirà il 6 luglio per le conseguenze.
Mameli, nato a Genova, ha 22 anni.
E' ormai notte quando interviene anche il reggimento Unione.
Ma il casino dei Quattro Venti resta in mano ai francesi. I romani controllano ancora il Vascello.
La battaglia era durata 16 ore.
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1849 - Repubblica Romana
Garibaldi aveva perso 500 uomini. Manara 200.
A Garibaldi erano rimasti solo 2 ufficiali di Stato Maggiore, tutti gli altri erano morti o feriti.
I francesi avevano perso 250 uomini e 14 ufficiali.
L'assedio di Roma
Il 4 giugno i francesi pongono l'assedio a Roma impegnando circa 30.000 uomini.
Iniziano i bombardamenti. Oudinot non si preoccupa delle opere d'arte.
All'interno della città la difesa è affidata a circa 16.000 soldati o volontari della Repubblica Romana, a 2.000
volontari di altre regioni italiane e a 300 volontari provenienti da altri Paesi europei.
Il 10 giugno i francesi interrompono l'acquedotto Paolo che rifornisce Trastevere e S. Pietro.
La notte del 10 giugno viene tentata una sortita con 8.000 uomini, ma fallisce.
Il 12 giugno avviene uno scontro tra militari del genio delle due parti che stanno gli uni rafforzando le mura
e gli altri preparando delle trincee. Le perdite dei romani ammontano a 41 uomini.
Battaglie si svolgono nella zona della via Flaminia, ai Parioli, a villa Borghese.
Una battaglia ha luogo nella notte tra il 20 e il 21 giugno presso il Vascello difeso da Giacomo Medici.
Il 21 giugno tre batterie francesi iniziano a sparare da distanza ravvicinata contro i bastioni di San Pancrazio.
La sera vengono aperte tre brecce. Poco prima di mezzanotte i francesi attaccano. Azioni diversive si hanno
a San Paolo e a villa Borghese.
I francesi occupano le brecce.
Garibaldi organizza una seconda linea difensiva ritirandosi sulla vecchia cinta delle mura aureliane,
arretrate rispetto a quelle di Urbano VIII.
La sera del 22 giugno i francesi intensificano i bombardamenti prendendo di mira i principali monumenti
della città.
Il 24 giugno i rappresentanti consolari di Stati Uniti, Inghilterra, Russia, Prussia, Danimarca, Svizzera, Paesi
Bassi, Piemonte, San Salvador, Wurtenberg e Portogallo inviano una protesta ad Oudinot per impedire che
il bombardamento distrugga tante opere d'arte.
Oudinot risponde che è obbligato a continuare nelle operazioni militari.
Nella notte tra il 29 e il 30 giugno Oudinot scatena l'attacco decisivo.
All'una di notte iniziano i bombardamenti. Alle tre il silenzio scende sulla città.
Le colonne francesi danno l'assalto alle mura presso Porta San Pancrazio.
Emilio Morosini, 17 anni, è tra i primi a essere ferito mortalmente.
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1849 - Repubblica Romana
Garibaldi organizza una terza linea difensiva: da villa Spada a villa Savorelli.
Luciano Manara si attesta a Villa Spada. Giacomo Medici a villa Savorelli.
Verso le 10 del 30 giugno Manara viene ucciso. Garibaldi lo sostituisce nel comando di
villa Spada.
Manara, nato a Bergamo, aveva 25 anni.
A sera Garibaldi si reca all'Assemblea Costituente e propone di abbandonare Roma, ormai indifendibile, per
continuare la lotta altrove. La stessa proposta era stata fatta da Mazzini.
La resa
L'Assemblea poco dopo la mezzanotte approva invece il seguente documento, datato primo luglio:
"L'Assemblea costituente romana cessa da una difesa ritenuta impossibile,
e sta al suo posto. Il triumvirato è incaricato dell'esecuzione del presente
decreto".
I triumviri, che non approvano la resa, si dimettono.
Viene eletto un nuovo Comitato Esecutivo con Aurelio Saliceti, Alessandro Calandrelli, Livio Mariani.
Il primo luglio le ostilità cessano, ma i francesi non entrano in città.
Il 2 luglio i nuovi triumviri approvano la resa.
Giuseppe Garibaldi la sera del 2 luglio esce da Porta San Giovanni con tutti coloro che vogliono continuare a
lottare.
Il 3 luglio i francesi entrano a Roma.
Il 3 luglio viene approvata la costituzione. Giuseppe Galletti, presidente dell'Assemblea, dal balcone del
Palazzo Senatorio in Campidoglio, la legge al popolo mentre i soldati francesi sono schierati sull'Ara Coeli. E'
l'ultimo atto della Repubblica Romana.
Alle 19 del 4 luglio i francesi interrompono l'Assemblea Costituente fino ad allora in seduta permanente.
A presiedere l'Assemblea in quel momento è Carlo Luciano Bonaparte, cugino di Luigi Napoleone
Bonaparte, Presidente della Repubblica Francese. Luciano aveva partecipato alla Repubblica Romana di cui
era stato un fervido sostenitore.
Qurico Filopanti consegna agli ufficiali francesi il seguente documento redatto e approvato da tutti i
presenti:
"In nome di Dio e del popolo degli Stati romani... in conformità all'art. V
della Costituzione francese... l'Assemblea costituente romana protesta in
faccia all'Italia, in faccia alla Francia, in faccia al mondo incivilito, contro la
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1849 - Repubblica Romana
violenta invasione della sua sede, operata dalle armi francesi alle ore sei
pomeridiane del giorno 4 di luglio 1849".
L'art. V del Préambule della Costituzione repubblicana francese del 4 novembre 1848 recita:
"... Essa (la Repubblica Francese) rispetta le nazionalità estere, come
intende far rispettare la propria; non imprende alcuna guerra a fini di
conquista, e non adopera mai le sue forze contro la libertà d'alcun
popolo".
Presidente della Repubblica francese è Luigi Napoleone Bonaparte. Il governo francese è diretto dal liberale
Barrot, al suo secondo ministero. Ministro degli Esteri, dopo le elezioni del maggio 1849, è il teorico del
liberalismo Alexis-Charles-Henri Clérel de Tocqueville, autore de La democrazia in America, in cui sosteneva
la democrazia come forma di governo delle società avanzate.
L'occupazione francese
Il 4 luglio Oudinot emette il seguente proclama:
"Abitanti di Roma l'Armata inviata dalla Repubblica Francese sul vostro
territorio ha per scopo di ristabilire l'ordine e la sicurezza. Una minorità
faziosa, o traviata ci ha costretti di dare l'assalto alle vostre mura. Siamo
padroni della piazza: adempiremo la nostra missione.
In mezzo alle prove di simpatia, che ci hanno accolti, alcune vociferazioni
ostili si sono scoppiate, e ci hanno forzati ad una immeditata repressione. I
Cittadini dabbene, ed i veri amici della libertà ripiglino fiducia. I nemici
dell'ordine e della società siano bene informati, che se delle manifestazioni
oppressive provocate da una fazione straniera si rinnovassero, sarebbero
puniti con tutto rigore.
Per dare alla sicurezza pubblica delle positive garanzie prendo le seguenti
disposizioni.
Provvisoriamente tutti i poteri sono concentrati nelle mani dell'autorità
militare. Questa domanderà subito il concorso del municipio. L'Assemblea
ed il Governo, il di cui regno violente ed oppressivo ha cominciato con
l'ingratitudine, e finito con un grido all'armi contro una nazione amica delle
popolazioni Romane NON ESISTONO PIU'.
I Circoli politici, ed associazioni politiche sono vietati. Ogni individuo non
militare arrestato portatore di armi visibili o nascoste, sarà
immediatamente tradotto davanti al consiglio di guerra. Sarà lo stesso per
ogni individuo militare che facesse uso delle sue armi.
Ogni pubblicazione col mezzo della stampa, ogni affisso non permesso
dall'Autorità Militare, sono provvisoriamente vietate. I delitti contro le
persone e le proprietà, saranno giustiziabili dai Tribunali Militari ...".
Ai politici repubblicani viene consentito di rimanere o lasciare la città.
Mazzini rimane per alcuni giorni. I francesi non lo arrestano.
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1849 - Repubblica Romana
Il 13 luglio Mazzini lascia Roma. A Civitavecchia il console degli Stati Uniti gli consegna un passaporto
intestato a George Moore.
Il 16 luglio Mazzini si imbarca su di una nave corsa diretta a Marsiglia, da dove prosegue per Ginevra. Non
tornerà in Italia che rare volte. Nel 1872 morirà a Pisa sotto il nome di George Brown.
Il 30 luglio da Civitavecchia parte anche Carlo Pisacane, nuovamente in esilio. Morirà nel 1857 durante la
disperata impresa di Sapri.
Il ritorno del papa
Il 15 luglio la bandiera pontificia sventola di nuovo su Castel Sant'Angelo.
Il 17 luglio un triumvirato di cardinali assume il potere.
Tutte le leggi successive al 16 novembre 1848 vengono cancellate.
Il 12 aprile 1850 Pio IX rientra a Roma.
Il dramma di Garibaldi e dei volontari
Garibaldi lascia Roma la sera del 2 luglio con circa 4.700 volontari. All'inseguimento partono 8.000 francesi.
A sud sono schierati 9.000 spagnoli e ad est 8.000 napoletani.
L'8 luglio Garibaldi è a Terni. Da nord stanno arrivando 20.000 uomini tra austriaci e toscani.
Garibaldi si dirige a Orvieto. I francesi abbandonano l'inseguimento. Gli austriaci li sostituscono.
Il 17 luglio è a Cetona in Toscana. Il 23 è ad Arezzo. Supera gli Appennini.
Garibaldi punta a raggiungere l'Adriatico e ad imbarcarsi per raggiungere Venezia dove si combatte ancora
contro gli austriaci.
Il 30 luglio è a Monte Copiolo, a mille metri di altezza. Sono rimasti solo 1.500 uomini.
Raggiunge San Marino dove scioglie i soldati, ormai ridotti a poche centinaia, dall'obbligo di continuare
nella lotta. Iniziano le trattative per la resa agli austriaci.
Con duecento fedelissimi Garibaldi lascia San Marino. Il 2 agosto si imbarca a Cesenatico diretto a Venezia.
Gli austriaci intercettano la flottiglia dei volontari.
Garibaldi ed una trentina di volontari riescono a sfuggire alla cattura e a raggiungere le paludi di
Comacchio.
La compagnia si scioglie per cercare di sfuggire agli austriaci. Saranno catturati e fucilati: Ugo Bassi,
cappellano dei garibaldini, il capitano Giovanni Livraghi, Ciceruacchio con i figli Luigi e Lorenzo.
Garibaldi rimane con sua moglie Anita e con il tenente Giovan Battista Coliolo.
Il 4 agosto raggiungono Chiavica di Mezzo, sull'argine sinistro del Po. A sera, presso le Mandriole, Anita
muore per gli stenti e le malattie. Garibaldi è costretto a lasciarla insepolta.
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1849 - Repubblica Romana
Il 5 agosto gli austriaci catturano Nino Bonnet che aveva aiutato Garibaldi nella fuga, ma il generale sfugge
agli austriaci.
Il 6 agosto Garibaldi e Coliolo sono al Capanno del Pontaccio, nella pineta di Ravenna. Arrivano in soccorso
alcuni repubblicani ravennati.
Il 15 agosto Garibaldi è a Forlì. L'unica possibilità di salvezza consiste nel passare nel Granducato di
Toscana.
Garibaldi e Coliolo raggiungono Prato, dove altri repubblicani toscani li aiutano ad arrivare a Poggibonsi, a
Colle Val d'Elsa, a Bagno al Morbo e infine a San Dalmazio in Maremma.
Il primo settembre i fuggiaschi sono sulla costa tirrenica nei pressi di Follonica. Garibaldi e Coliolo si
imbarcano e il 5 settembre sono in salvo a Portovenere, territorio sabaudo.
Venezia era caduta in mano agli austriaci il 22 agosto.
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LE FORZE MILITARI CONTRO LA REPUBBLICA ROMANA
Francia
Comandante del corpo di spedizione è il generale Oudinot.
Ai primi di giugno il contingente francese ammonta a 35.000 uomini.
Austria
L'assedio di Ancona viene iniziato con 16.000 uomini, sotto il comando del generale Wimpffen. Altri 5.000
uomini di rinforzo arrivano dalla Toscana.
Un altro corpo di spedizione viene impegnato in Emilia-Romagna.
Spagna
Un corpo di spedizione di circa 9.000 uomini viene sbarcato a Gaeta.
Regno delle due Sicilie
A Velletri vengono schierati 16.000 uomini al diretto comando del re Ferdinando II di Borbone.
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LE FORZE MILITARI DELLA REPUBBLICA ROMANA
Comandante di tutte le forze militari viene nominato il generale Pietro Roselli.
Capo di stato maggiore è Carlo Pisacane.
L'esercito pontificio, ad eccezione dei mercenari e delle truppe straniere, passa agli ordini della Repubblica
Romana.
Volontari accorrono da tutta Italia.
Complessivamente vengono schierati circa 20.000 uomini e 100 pezzi di artiglieria.
Le truppe in campo
- Il primo reggimento di linea comandato dal colonnello de Pasqualis
- Il secondo reggimento di linea comandato dal colonnello Caucci-Molara
- Il terzo reggimento di linea comandato dal colonnello Marchetti
- Il primo reggimento leggero comandato da Luigi Masi
- Il secondo reggimento leggero comandato da Raffele Pasi
- La legione romana del tenente colonnello Morelli
- I bersaglieri comandati da Pietro Mellara
- I Reduci romani del maggiore Pinna
- Il battaglione Bignami
- Il reggimento dell'Unione del tenente colonnello Rossi
- I carabinieri del colonnello Calderari
- Due reggimenti di dragoni con i colonnelli Savini e Ruvinetti
- Gli zappatori del genio del colonnello Amadei
- La legione comandata da Garibaldi
- La legione comandata da Antonio Arcioni
- I bersaglieri lombardi di Luciano Manara
- La legione polacca del colonnello Milbitz
- La legione straniera del capitano Gérard
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- La legione toscana del maggiore Medici
- La legione italiana del colonnello Sacchi
- La legione bolognese del tenente colonnello Berti-Pichat
- La legione universitaria del maggiore Roselli
- I finanzieri mobili o bersaglieri del Tebro del maggiore Zambianchi
- La civica mobile romana del colonnello Palazzi
- La civica mobile umbra del maggiore Franchi
- La squadra dei sette colli
- I carabinieri a cavallo del maggiore Tromba
- I lancieri della morte del colonnello Masina
- Il reggimento di artiglieria di Calandrelli e Lopez
- La batteria svizzera del colonnello De Seré
- La batteria bolognese
- L'artiglieria civica.
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I DOCUMENTI
Breve pontificio scritto da Pio IX il 27 novembre 1849 a Gaeta e recapitato a Roma il 3 dicembre
Provvedimenti presi dalla Camera il 3 dicembre in risposta al breve pontificio del 27 novembre 1849
Pio IX richiede l'intervento armato di Austria, Francia, Spagna e Regno delle Due Sicilie contro la Repubblica
Romana (12 febbraio 1849)
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1849 - Repubblica Romana
Breve pontificio scritto da Pio IX il 27 novembre 1849 a Gaeta e recapitato
a Roma il 3 dicembre
Le violenze usate contro di noi negli scorsi giorni e le manifestate volontà di
prorompere in altre (che Iddio tenga lontane, ispirando sensi d'umanità e
moderazione negli animi) ci hanno costretti a separarci temporaneamente
dai nostri sudditi e figli, che abbiamo sempre amato ed amiamo.
Fra le cause che ci hanno indotto a questo passo, Dio sa quanto doloroso al
nostro cuore, ma di grandissima importanza è quella d'avere la piena
libertà nell'esercizio della suprema potestà della Santa Sede, quale
esercizio potrebbe con fondamento dubitare l'orbe cattolico che nelle
attuali circostanze ci fosse impedito.
Che se una tale violenza è oggetto per noi di grande amarezza, questa si
accresce a dismisura ripensando alla macchia d'ingratitudine contratta da
una classe di uomini perversi al cospetto dell'Europa e del mondo, e molto
più a quella che nelle anime loro ha impresso lo sdegno di Dio, che presto o
tardi rende efficaci le pene stabilite dalla sua Chiesa.
Nella ingratitudine dei figli riconosciamo la mano del Signore che ci
percuote, il quale vuole soddisfazione dei nostri peccati e di quelli dei
popoli; ma senza tradire i nostri doveri, Noi non ci possiamo astenere dal
protestare solennemente al cospetto di tutti (come nella stessa sera
funesta del 16 novembre e nella mattina del 17 protestammo verbalmente
avanti il corpo diplomatico che ci faceva onorevole corona, e tanto giovò a
confortare il nostro cuore) che noi avevamo ricevuta una violenza inaudita
e sacrilega.
La quale protesta intendiamo di ripetere solennemente in questa
circostanza, di avere cioè soggiaciuto alla violenza, e perciò dichiariamo
tutti gli atti, che sono da quella derivati di nessun vigore e di nessuna
legalità.
Le dure verità e le proteste ora esposte ci sono state strappate dal labbro
dalla malizia degli uomini e dalla nostra coscienza, la quale nelle
circostanze presenti ci ha con forza stimolati all'esercizio dei nostri doveri.
Tuttavia noi confidiamo che non ci sarà vietato innanzi al cospetto di Dio,
mentre lo invitiamo e supplichiamo a placare il suo sdegno, di incominciare
la nostra preghiera con le parole di un santo re e profeta: "Memento,
Domine, David et omnis mansuetudinis eius".
Intanto, avendo a cuore di non lasciare acefalo in Roma il governo del
nostro Stato, nominiamo una Commissione Governativa composta dei
seguenti soggetti: il cardinale Castracane, monsignor Roberto Roberti, il
principe di Ruviano, il principe Barberini, il marchese Bevilacqua di Bologna,
il marchese Ricci di Macerata, il tenente generale Zucchi.
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1849 - Repubblica Romana
Nell'affidare alla detta Commissione Governativa la direzione temporanea
dei pubblici affari, raccomandiamo a tutti i nostri sudditi e figli, la quiete e
la conservazione dell'ordine.
Finalmente vogliamo e comandiamo che a Dio si innalzino quotidiane e
fervide preghiere per l'umile nostra persona e perché sia resa la pace al
mondo e specialmente al nostro Stato di Roma, ove sarà sempre il cuor
nostro, qualunque parte ci alberghi dell'ovile di Cristo.
E Noi, com'è debito del supremo sacerdozio, a tutti precedendo,
devotissimamente invochiamo la Gran Madre di misericordia e Vergine
Immacolata ed i Santi Apostoli Pietro e Paolo, affinché, come Noi
ardentemente desideriamo, sia allontanata dalla città di Roma e da tutto lo
Stato l'indignazione di Dio Onnipotente.
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1849 - Repubblica Romana
Provvedimenti presi dalla Camera il 3 dicembre in risposta al breve
pontificio del 27 novembre 1849
1 - Il Consiglio dei Deputati, riconoscendo che l'atto che si dice firmato dal
Pontefice in Gaeta il 27 novembre 1848 non ha alcun carattere
d'autenticità e che, quand'anche l'avesse, non presentando sotto nessun
rapporto i caratteri della costituzionalità, ai quali è soggetto non meno il
sovrano che la nazione, non potrebbe essere accettato; e dovendo
altronde obbedire alla legge della necessità ed al bisogno di avere un
governo, dichiara che gli attuali ministri debbono continuare nell'esercizio
di tutti gli atti governativi finché non si è altrimenti provveduto.
2 - Si mandi immediatamente una deputazione del Consiglio a Sua Santità
per invitarlo a tornare a Roma ed a provvedere altrimenti alla mancanza
del capo dell'esecutivo.
3 - S'invita l'Alto Consiglio a fare un'eguale dichiarazione e ad unire taluno
dei suoi membri alla formazione della deputazione da mandarsi a Sua
Santità.
4 - Un proclama sia fatto al popolo di Roma e dello Stato onde prevenirlo
delle misure prese dal Consiglio dei Deputati, ed altro alle Guardie civiche
onde raccomandar loro la tutela dell'ordine pubblico e la garanzia delle
libertà e leggi fondamentali dello Stato.
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Pio IX richiede l'intervento armato di Austria, Francia, Spagna e Regno delle
Due Sicilie contro la Repubblica Romana (12 febbraio 1849)
"Le cose dello Stato Pontificio sono in preda di un incendio devastatore per
opera del partito sovvertitore di ogni sociale costituzione, che sotto
speciosi pretesti di nazionalità e d'indipendenza nulla ha trascurato di
porre in opera per giungere al colmo delle proprie nequizie.
Il decreto, detto fondamentale, emanato nel 9 corrente dall'assemblea
costituente offre un atto che da ogni parte ribocca della più nera fellonia e
della più abominevole empietà. Con esso si dichiara principalmente
decaduto il papato di fatto e di diritto dal governo temporale dello Stato
Romano, si proclama una repubblica e con altro atto si decreta
l'abbassamento degli stemmi del Santo Padre.
Sua Santità, nel vedere così vilipesa la suprema sua dignità di Pontefice e di
sovrano, protesta in faccia ai potentati tutti, a tutte le nazioni ed a tutti i
singoli cattolici del mondo universo contro quest'eccesso d'irreligione,
contro sì violento attentato di spoglio degli imprescrittibili e sacrosanti suoi
diritti; quindi laddove non occorresse con un pronto riparo, giungerebbe il
soccorso allorquando gli Stati della Chiesa, ora intieramente in preda dei
suoi acerrimi nemici, fossero ridotti in cenere.
Pertanto, avendo il Santo Padre esauriti tutti i mezzi che erano in suo
potere, spinto dal dovere che ha al cospetto di tutto il mondo cattolico di
conservare integro il patrimonio della Chiesa e la sovranità che vi è
annessa, così indispensabile a mantenere, come Capo Supremo della
Chiesa stessa, e mosso altresì dal gemito dei buoni che reclamano un aiuto,
non potendo più oltre sopportare un giogo di ferro ed una mano tirannica,
si rivolge di nuovo a quelle stesse potenze, e specialmente a quelle
cattoliche, che con tanta generosità di animo ed in modo non dubbio
hanno manifestato la loro decisa volontà di essere pronte a difendere la
sua causa, nella certezza che vorranno con ogni sollecitudine concorrere
col loro morale intervento affinché Egli sia restituito alla sua Sede, alla
capitale di quei domini che furono appunto costituiti a mantenere la sua
piena libertà ed indipendenza, garantita dai trattati che formano la base
del diritto pubblico europeo.
E perché l'Austria, la Francia, la Spagna e il Regno delle Due Sicilie si
trovano per la loro posizione geografica in situazione di poter
sollecitamente accorrere con le loro armi a ristabilire nei domini della Santa
Sede l'ordine manomesso da un'orda di settari, così il Santo Padre nel
religioso interesse di queste potenze figlie della Chiesa, domanda con piena
fiducia il loro intervento armato per liberare principalmente lo Stato della
Santa Sede da quella fazione di tristi che con ogni sorta di cellerataggini vi
esercita il più atroce dispotismo.
Solo in tal modo potrà essere ripristinato l'ordine negli Stati della Chiesa e
restituito il Sommo Pontefice al libero esercizio della suprema sua autorità,
siccome lo esigono imperiosamente il sacro ed augusto suo carattere,
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gl'interessi della Chiesa universale e la pace dei popoli, e così potrà Egli
conservare quel patrimonio che ha ricevuto nell'assunzione del pontificato
per trasmetterlo integro ai suoi successori.
La causa è dell'ordine e del cattolicesimo. Per la qual cosa il Santo Padre si
confida che mentre tutte le potenze con cui si trova in amichevoli relazioni
e che in tanti modi nella situazione nella qual è stato gettato da un partito
di faziosi gli hanno manifestato il loro più vivo interesse, daranno
un'assistenza morale all'intervento armato, che per la gravità delle
circostanze ha dovuto invocare; le quattro potenze sopraccennate non
indugeranno un momento di prestare l'opera loro richiesta, rendendosi
così benemerite dell'ordine pubblico e della Religione".
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1849 - Repubblica Romana
LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ROMANA DEL 1849
PRINCIPII FONDAMENTALI
I. La sovranità è per diritto eterno nel popolo. Il popolo dello Stato Romano
è costituito in repubblica democratica.
II. Il regime democratico ha per regola l'eguaglianza, la libertà, la fraternità.
Non riconosce titoli di nobiltà, né privilegi di nascita o casta.
III. La Repubblica colle leggi e colle istituzioni promuove il miglioramento
delle condizioni morali e materiali di tutti i cittadini.
IV. La Repubblica riguarda tutti i popoli come fratelli: rispetta ogni
nazionalità: propugna l'italiana.
V. I Municipii hanno tutti eguali diritti: la loro indipendenza non è limitata
che dalle leggi di utilità generale dello Stato.
VI. La piú equa distribuzione possibile degli interessi locali, in armonia
coll'interesse politico dello Stato è la norma del riparto territoriale della
Repubblica.
VII. Dalla credenza religiosa non dipende l'esercizio dei diritti civili e politici.
VIII. Il Capo della Chiesa Cattolica avrà dalla Repubblica tutte le guarentigie
necessarie per l'esercizio indipendente del potere spirituale.
TITOLO I
DEI DIRITTI E DEI DOVERI DEI CITTADINI
ART. 1. - Sono cittadini della Repubblica:
Gli originarii della Repubblica;
Coloro che hanno acquistata la cittadinanza per effetto delle leggi
precedenti;
Gli altri Italiani col domicilio di sei mesi;
Gli stranieri col domicilio di dieci anni;
I naturalizzati con decreto del potere legislativo.
ART. 2. - Si perde la cittadinanza:
Per naturalizzazione, o per dimora in paese straniero con animo di non piú
tornare;
Per l'abbandono della patria in caso di guerra, o quando è dichiarata in
pericolo;
Per accettazione di titoli conferiti dallo straniero;
Per accettazione di gradi e cariche, e per servizio militare presso lo
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straniero, senza autorizzazione del governo della Repubblica;
l'autorizzazione è sempre presunta quando si combatte per la libertà d'un
popolo;
Per condanna giudiziale.
ART. 3. - Le persone e le proprietà sono inviolabili.
ART. 4. - Nessuno può essere arrestato che in flagrante delitto, o per
mandato di giudice, né essere distolto dai suoi giudici naturali. Nessuna
Corte o Commissione eccezionale può istituirsi sotto qualsiasi titolo o
nome. Nessuno può essere carcerato per debiti.
ART. 5. - Le pene di morte e di confisca sono proscritte.
ART. 6. - Il domicilio è sacro: non è permesso penetrarvi che nei casi e modi
determinati dalla legge.
ART. 7. - La manifestazione del pensiero è libera; la legge ne punisce
l'abuso senza alcuna censura preventiva.
ART. 8. - L'insegnamento è libero. Le condizioni di moralità e capacità, per
chi intende professarlo, sono determinate dalla legge.
ART. 9. - Il segreto delle lettere è inviolabile.
ART. 10. - Il diritto di petizione può esercitarsi individualmente e
collettivamente.
ART. 11. - L'associazione senz'armi e senza scopo di delitto, è libera.
ART. 12. - Tutti i cittadini appartengono alla guardia nazionale nei modi e
colle eccezioni fissate dalla legge.
ART. 13. - Nessuno può essere astretto a perdere la proprietà delle cose, se
non in causa pubblica, e previa giusta indennità.
ART. 14. - La legge determina le spese della Repubblica, e il modo di
contribuirvi. Nessuna tassa può essere imposta se non per legge, nè
percetta per tempo maggiore di quello dalla legge determinato.
TITOLO II
DELL'ORDINAMENTO POLITICO
ART. 15. - Ogni potere viene dal popolo. Si esercita dall'Assemblea, dal
Consolato, dall'Ordine giudiziario.
TITOLO III
DELL'ASSEMBLEA
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ART. 16. - L'Assemblea è costituita da Rappresentanti del popolo.
ART. 17. - Ogni cittadino che gode i diritti civili e politici a 21 anno è
elettore, a 25 è eleggibile.
ART. 18. - Non può essere rappresentante del popolo un pubblico
funzionario nominato dai consoli o dai ministri.
ART. 19. - Il numero dei rappresentanti è determinato in proporzione di
uno ogni ventimila abitanti.
ART. 20. - I Comizi generali si radunano ogni tre anni nel 21 aprile. Il popolo
vi elegge i suoi rappresentanti con voto universale, diretto e pubblico.
ART. 21. - L'Assemblea si riunisce il 15 maggio successivamente all'elezione.
Si rinnova ogni tre anni.
ART. 22. - L'Assemblea si riunisce in Roma, ove non determini altrimenti, e
dispone della forza armata di cui crederà aver bisogno.
ART. 23. - L'Assemblea è indissolubile e permanente, salvo il diritto di
aggiornarsi per quel tempo che crederà. Nell'intervallo può essere
convocata ad urgenza sull'invito del presidente co' segretari, di trenta
membri, o del Consolato.
ART. 24. - Non è legale se non riunisce la metà, piú uno dei suoi
rappresentanti. Il numero qualunque de' presenti decreta i provvedimenti
per richiamare gli assenti.
ART. 25. - Le sedute dell'Assemblea sono pubbliche. Può costituirsi in
comitato segreto.
ART. 26. - I rappresentanti del popolo sono inviolabili per le opinioni
emesse nell'Assemblea, restando inerdetta qualunque inquisizione.
ART. 27. - Ogni arresto o inquisizione contro un rappresentante è vietato
senza permesso dell'Assemblea, salvo il caso di delitto flagrante. Nel caso
di arresto in flagranza di delitto, l'Assemblea che ne sarà immediatamente
informata, determina la continuazione o cessazione del processo. Questa
disposizione si applica al caso in cui un cittadino carcerato fosse eletto
rappresentante.
ART. 28. - Ciascun rappresentante del popolo riceve un indennizzo cui non
può rinunziare.
ART. 29. - L'Assemblea ha il potere legislativo: decide della pace, della
guerra, e dei trattati.
ART. 30. - La proposta delle leggi appartiene ai rappresentanti e al
Consolato.
ART. 31. - Nessuna proposta ha forza di legge, se non dopo adottata con
due deliberazioni prese all'intervallo non minore di otto giorni, salvo
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all'Assemblea di abbreviarlo in caso d'urgenza.
ART. 32. - Le leggi adottate dall'Assemblea vengono senza ritardo
promulgate dal Consolato in nome di Dio e del popolo. Se il Consolato
indugia, il presidente dell'Assemblea fa la promulgazione.
TITOLO IV
DEL CONSOLATO E DEL MINISTERO
ART. 33. - Tre sono i consoli. Vengono nominati dall'Assemblea a
maggioranza di due terzi di suffragi. Debbono essere cittadini della
repubblica, e dell'età di 30 anni compiti.
ART. 34. - L'ufficio dei consoli dura tre anni. Ogni anno uno dei consoli esce
d'ufficio. Le due prime volte decide la sorte fra i tre primi eletti. Niun
console può essere rieletto se non dopo trascorsi tre anni dacché uscí di
carica.
ART. 35. - Vi sono sette ministri di nomina del Consolato:
1. Degli affari interni;
2. Degli affari esteri;
3. Di guerra e marina;
4. Di finanze;
5. Di grazia e giustizia;
6. Di agricoltura, commercio, industria e lavori pubblici;
7. Del culto, istruzione pubblica, belle arti e beneficenza.
ART. 36. - Ai consoli sono commesse l'esecuzione delle leggi, e le relazioni
internazionali.
ART. 37. - Ai consoli spetta la nomina e revocazione di quegli impieghi che
la legge non riserva ad altra autorità; ma ogni nomina e revocazione deve
esser fatta in consiglio de' ministri.
ART. 38. - Gli atti dei consoli, finché non sieno contrassegnati dal ministro
incaricato dell'esecuzione, restano senza effetto. Basta la sola firma dei
consoli per la nomina e revocazione dei ministri.
ART. 39. - Ogni anno, ed a qualunque richiesta dell'Assemblea, i consoli
espongono lo stato degli affari della Repubblica.
ART. 40. - I ministri hanno il diritto di parlare all'Assemblea sugli affari che li
risguardano.
ART. 41. - I consoli risiedono nel luogo ove si convoca l'Assemblea, né
possono escire dal territorio della Repubblica senza una risoluzione
dell'Assemblea sotto pena di decadenza.
ART. 42. - Sono alloggiati a spese della Repubblica, e ciascuno riceve un
appuntamento di scudi tremila e seicento.
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ART. 43. - I consoli e i ministri sono responsabili.
ART. 44. - I consoli e i ministri possono essere posti in stato d'accusa
dall'Assemblea sulla proposta di dieci rappresentanti. La dimanda deve
essere discussa come una legge.
ART. 45. - Ammessa l'accusa, il console è sospeso dalle sue funzioni. Se
assoluto, ritorna all'esercizio della sua carica, se condannato, passa a nuova
elezione.
TITOLO V
DEL CONSIGLIO DI STATO
ART. 46. - Vi è un consiglio di stato, composto da quindici consiglieri
nominati dall'Assemblea.
ART. 47. - Esso deve essere consultato dai Consoli, e dai ministri sulle leggi
da proporsi, sui regolamenti e sulle ordinanze esecutive; può esserlo sulle
relazioni politiche.
ART. 48. - Esso emana que' regolamenti pei quali l'Assemblea gli ha dato
una speciale delegazione. Le altre funzioni sono determinate da una legge
particolare.
TITOLO VI
DEL POTERE GIUDIZIARIO
ART. 49. - I giudici nell'esercizio delle loro funzioni non dipendono da altro
potere dello Stato.
ART. 50. - Nominati dai consoli ed in consiglio de' ministri sono inamovibili,
non possono essere promossi, né trasclocati che con proprio consenso, né
sospesi, degradati, o destituiti se non dopo regolare procedura e sentenza.
ART. 51. - Per le contese civili vi è una magistratura di pace.
ART. 52. - La giustizia è amministrata in nome del popolo pubblicamente;
ma il tribunale, a causa di moralità, può ordinare che la discussione sia
fatta a porte chiuse.
ART. 53. - Nelle cause criminali al popolo appartiene il giudizio del fatto, ai
tribunali l'applicazione della legge. La istituzione dei giudici del fatto è
determinata da legge relativa.
ART. 54. - Vi è un pubblico ministero presso i tribunali della Repubblica.
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ART. 55. - Un tribunale supremo di giustizia giudica, senza che siavi luogo a
gravame, i consoli ed i ministri messi in istato di accusa. Il tribunale
supremo si compone del presidente, di quattro giudici piú anziani della
cassazione, e di giudici del fatto, tratti a sorte dalle liste annuali, tre per
ciascuna provincia. L'Assemblea designa il magistrato che deve esercitare le
funzioni di pubblico ministero presso il tribunale supremo. È d'uopo della
maggioranza di due terzi di suffragi per la condanna.
TITOLO VII
DELLA FORZA PUBBLICA
ART. 56. - L'ammontare della forza stipendiata di terra e di mare è
determinato da una legge, e solo per una legge può essere aumentato o
diminuito.
ART. 57. - L'esercito si forma per arruolamento volontario, o nel modo che
la legge determina.
ART. 58. - Nessuna truppa straniera può essere assoldata, né introdotta nel
territorio della Repubblica, senza decreto dell'Assemblea.
ART. 59. - I generali sono nominati dall'Assemblea sopra proposta del
Consolato.
ART. 60. - La distribuzione dei corpi di linea e la forza delle interne
guarnigioni sono determinate dall'Assemblea, né possono subire variazioni,
o traslocamento anche momentaneo, senza di lei consenso.
ART. 61. - Nella guardia nazionale ogni grado è conferito per elezione.
ART. 62. - Alla guardia nazionale è affidato principalmente il mantenimento
dell'ordine interno e della costituzione.
TITOLO VIII
DELLA REVISIONE DELLA COSTITUZIONE
ART. 63. - Qualunque riforma di costituzione può essere solo domandata
nell'ultimo anno della legislatura da un terzo almeno dei rappresentanti.
ART. 64. - L'Assemblea delibera per due volte sulla domanda all'intervallo
di due mesi. Opinando l'Assemblea per la riforma alla maggioranza di due
terzi, vengono convocati i comizii generali, onde eleggere i rappresentanti
per la costituente, in ragione di uno ogni 15 mila abitanti.
ART. 65. - L'Assemblea di revisione è ancora assemblea legislativa per tutto
il tempo in cui siede, da non eccedere tre mesi.
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DISPOSIZIONI TRANSITORIE
ART. 66. - Le operazioni della costituente attuale saranno specialmente
dirette alla formazione della legge elettorale, e delle altre leggi organiche
necessarie all'attuazione della costituzione.
ART. 67. - Coll'apertura dell'Assemblea legislativa cessa il mandato della
costituente.
ART. 68. - Le leggi e i regolamenti esistenti restano in vigore in quanto non
si oppongono alla costituzione, e finché non sieno abrogati.
ART. 69. - Tutti gli attuali impiegati hanno bisogno di conferma.
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REPUBBLICA ROMANA
9 febbraio 1849 - 3 luglio 1849
DIO E POPOLO
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1849 - Repubblica Romana
Riferimenti bibliografici
Dizionario di storia
Il Saggiatore
Bruno Mondadori
La Storia - Risorgimento e rivoluzioni
nazionali
La Repubblica
Storia d'Italia
Einaudi
Fracassi C.
La meravigliosa storia della repubblica dei
briganti - Roma 1849
Mursia
Gentile G.
I profeti del Risorgimento italiano
Le Lettere
Mack Smith D.
Garibaldi
Mondadori
Mack Smith D.
Il Risorgimento italiano
Laterza
Mack Smith D.
Mazzini
BUR
Mazzini G.
Doveri dell'uomo
Editori Riuniti
Mazzini G.
Pensieri sulla democrazia in Europa
Feltrinelli
Mazzini G.
Opere politiche
Utet
Montanelli I.
L'Italia del Risorgimento
BUR
Rendina C.
Storia di Roma moderna e contemporanea
Newton Compton
Rendina C.
I papi - Storia e segreti
Newton Compton
Sarti R.
Giuseppe Mazzini - La politica come religione Laterza
civile
Schettini M.
Italia - Nascita di una nazione
Newton Compton
Scirocco A.
Garibaldi
Laterza
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