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Pagina: WEB Foglio: 1/1 http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/spazioastro/2012/10/20/Ariane-6-gigante-spalleVega_7664626.html Ariane 6, un gigante sulle spalle di Vega Un’occasione per l'intero sistema Italia 20 ottobre, 18:07 Realizzare il prossimo Ariane, il 'gigante' tra i lanciatori europei, sulla base di Vega: potrebbe essere questa una delle decisioni all’esame dei ministri dei Paesi membri dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) in programma a novembre in Italia. Secondo l’amministratore delegato di Avio, Francesco Caio, si tratta di un'occasione determinante per l'intero sistema Italia. “Confidiamo che Vega possa essere la piattaforma di base per il prossimo Ariane”, ha spiegato Caio in occasione dell'Open day organizzato nello stabilimento di Colleferro. La decisione potrebbe essere presa nel corso dell'incontro tra ministri europei prevista a Caserta il prossimo 20 novembre per pianificare le politiche spaziali comuni per i prossimi anni. Il nuovo lanciatore Ariane 6 sarà probabilmente più piccolo del suo predecessore e più flessibile. “All'incontro ministeriale europeo – ha proseguito Caio – l'Italia si presenta forte del successo ottenuto con Vega. Il nuovo lanciatore ha rappresentato un cambio di paradigma, grazie ad esempio alla soluzione della fibra di carbonio, che ha consentito una maggiore efficienza e una riduzione dei costi. Nel momento in cui si dovrà decidere del nuovo lanciatore, l'Italia può – ha rilevato - ora presentarsi con una propria piattaforma tecnologica. Col vantaggio inoltre di ospitare questa ministeriale, e subito dopo il successo di Vega”. RITAGLIO DI STAMPA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO, NON RIPRODUCIBILE Pagina: WEB Foglio: 1/1 http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/spazioastro/2012/10/20/Caio-Avio-Vega-rappresentafuturo_7664423.html Caio (Avio), Vega rappresenta il futuro Una tecnologia superiore a quella dei concorrenti 20 ottobre, 17:34 Vega, il nuovo lanciatore europeo con l'anima italiana, rappresenta il il vertice dell'innovazione tecnologia del settore. I nuovi concorrenti privati come Space X sono ancora 'indietro': lo ha spiegato Francesco Caio, amministratore delegato di Avio in occasione dell'Open day organizzato nello stabilimento dell’azienda a Colleferro. “Con Vega – ha spiegato Caio – abbiamo avuto un enorme salto tecnologico. E’ un progetto che rappresenta da un lato innovazione, dall'altro una riduzione dei costi in tutte le fasi dalla realizzazione alla gestione, con il risultato di abbassare il costo di accesso allo spazio per chi fa ricerca”. Ultimo nato nella famiglia dei lanciatori europei, Vega è realizzato interamente in fibra di carbonio: una soluzione tecnologica sviluppata a circa venti anni di distanza che ha permesso di ridurre, rispetto alle strutture in acciaio tipo Ariane 5, il peso di oltre 4 volte. “Confidiamo che Vega possa essere la piattaforma su cui sviluppare il prossimo Ariane”, ha commentato Caio. Il settore dei lanciatori, gli 'ascensori' per lo spazio, sta trovando in questi anni un numero di concorrenti crescenti, testimoniata dal successo della californiana Space X. “Un'azienda privata, che gode comunque di ampi benefici attraverso contributi statali, ma che non impiega tecnologie innovative come quelle messe in campo da Vega”, ha spiegato l'amministratore di Avio. In relazione all'incontro dei ministri dei paesi membri dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) in programma a Caserta il prossimo 20 novembre per pianificare le politiche spaziali comuni per i prossimi anni, Caio ha spiegato che “lo spazio e' fatto di programmi di lungo periodo. Già lavoriamo per la realizzazione dei vettori che saranno impiegati per i prossimi lanci programmati fino al 2020”. RITAGLIO DI STAMPA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO, NON RIPRODUCIBILE Pagina: WEB Foglio: 1/1 http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/spazioastro/2012/10/19/-Primo-boccone-suolo-marzianoCuriosity_7661798.html Primo 'boccone' di suolo marziano per Curiosity Il rover laboratorio si prepara ad analizzare il primo campione 19 ottobre, 21:18 Primo 'boccone' di suolo marziano per il rover della Nasa Curiosity. Il rover laboratorio ha infatti inserito il primo campione di suolo marziano nel laboratorio chiamato Chemistry and Mineralogy (CheMin), per determinare che tipo di minerali contiene. ''Identificare in modo preciso i minerali – sottolinea John Grotzinger del California Institute of Technology che lavora alla missione - è importante perché i minerali registrano le condizioni ambientali in cui si formano''. Fra i compiti del laboratorio vi è anche comprendere la natura delle piccole particelle più chiare e luminose scoperte durante le operazioni di raccolta dei campioni, nel foro scavato dalla paletta. Secondo i ricercatori queste piccole particelle brillanti sono materiale marziano e non appartengono al veicolo. Vari piccoli frammenti brillanti di materiale sul suolo hanno influenzato le attività del rover nei giorni scorsi. Fra questi un pezzetto di circa 1,3 centimetri di lunghezza scoperto accanto al rover che ha addirittura fermato le attivitàdi Curiosity. Dalle osservazioni fatte dagli stessi strumenti del rover, il frammento si è poi rivelato un pezzetto caduto dal veicolo. ''Continueremo ad analizzare se il materiale caduto dal rover ci deve preoccupare durante le operazioni future. Le particelle di Marte invece diventano foraggio per gli studi scientifici della missione''. rileva il responsabile scientifico della missione, Richard Cook del Jet Propulsion Laboratory della Nasa. Il campione di regolite marziana appena 'assaggiato' da Curiosity è una porzione di suolo setacciata dalla paletta chiamata Rocknest che il rover usa per raccogliere i campioni. Prima di consegnare il materiale al laboratorio, il rover ha scosso il materiale nella camera di trattamento dei campioni, per pulire le superfici interne di ogni residuo portato dalla Terra. Ripetizioni aggiuntive di questo metodo di pulizia, spiegano gli esperti, saranno usate anche in futuro prima della consegna di ulteriori campioni a un altro laboratorio del rover, il Sample Analysis at Mars investigation, che studia la chimica dei campioni RITAGLIO DI STAMPA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO, NON RIPRODUCIBILE Pagina: WEB Foglio: 1/1 http://www.casertanews.it/public/articoli/2012/10/20/112726_istituzioni-caserta-vertice-esa-gaudio-casertanon-deve-perdere-evento.htm Vertice Esa, Del Gaudio: Caserta non deve perdere l’evento Sabato 20 Ottobre 2012 ISTITUZIONI | Caserta - "Caserta non può e non deve perdere questa importante opportunità. Siamo pronti a mettere a disposizione le nostre piazze ed i nostri splendidi siti monumentali affinchè la Conferenza Interministeriale dell'Esa si svolga nella nostra città". Il sindaco di Caserta Pio Del Gaudio interviene così sulla notizia del possibile trasferimento del prestigioso vertice da Caserta a Napoli. "Sono da giorni in costante contatto con il Ministero della Pubblica istruzione, con quello dei Beni culturali, dove mi sono recato ieri, con il presidente dell'Agenzia spaziale italiana Enrico Saggese, con il Soprintendente regionale Angelini e con la Soprintendente David. Abbiamo scritto – prosegue il sindaco - numerose note ufficiali per far si che Caserta resti, come previsto, location di questo evento internazionale. Ora, lo ribadisco anche pubblicamente: qualora venisse confermata l'indisponibilità della Reggia, mettiamo gratuitamente a disposizione dell'Agenzia spaziale europea il Belvedere di San Leucio, Parco Maria Carolina e Piazza Carlo III, luoghi certamente idonei ad ospitare la manifestazione. Sarebbe paradossale – ha concluso Del Gaudio - che Caserta venisse utilizzata soltanto per la cena di gala e non per i lavori della conferenza. Ho informato anche il sig. Prefetto, che ringrazio per la disponibilità e per la collaborazione, della nostra volontà di mettere in campo ogni sforzo ed ogni iniziativa utile a raggiungere il nostro obiettivo." RITAGLIO DI STAMPA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO, NON RIPRODUCIBILE Pagina: 16 Foglio: 1/1 Ed. del 22 ottobre 2012 RITAGLIO DI STAMPA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO, NON RIPRODUCIBILE Pagina: WEB Foglio: 1/2 http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2012-10-19/strano-caso-staminali-orbita-201049.shtml?uuid=AbrLavuG 21 ottobre 2012 Lo strano caso delle staminali in orbita Colonizzare nuove terre è intrinseco nell'uomo. Anche quando si tratta di altri mondi. Sono infatti numerosi i progetti di ricerca che si concentrano su come rendere abitabili altri pianeti. A partire dalla possibilità di far crescere piante in serre spaziali in grado di fornire calorie agli astronauti, riciclare nutrienti, fornire acqua potabile e ossigeno, ma anche un supporto psicologico. I progetti dell'Esa e della Nasa che studiano come produrre cibo in assenza di gravità e quali siano le piante in grado di vivere in condizioni anomale sono già in fase avanzata. Con importanti prospettive anche per il Pianeta terra. Gli esperimenti, infatti, potrebbero contribuire allo sviluppo di nuove forme di agricoltura nelle zone aride della Terra o aiutare a sviluppare più velocemente alberi che crescono in aree forestali andate perdute. Ma l'"esplorazione" della biologia in assenza di gravità è fondamentale anche per ottenere preziose informazioni sulla fisiologia e il metabolismo di tutte le cellule, che siano di origine vegetale, animale o umana. «In un ambiente dove la gravità è nulla come nelle stazioni orbitanti, o molto bassa come sulla luna o Marte, le piante non crescono come sulla Terra e hanno una fisiologia e un metabolismo diverso – spiega Sergio Mugnai, che segue la ricerca che le università europee propongono a Esa, nella sede olandese di Noordwijk –. Sappiamo che nelle radici esistono dei sensori che percepiscono la gravità, da qui, partono dei segnali di tipo fisiologico e metabolico che possono modificarne sviluppo e crescita». E proprio questi segnali saranno oggetto di studio di un progetto, chiamato Gravi2, che verrà portato avanti dall'astronauta italiano Luca Parmitano, che partirà a settembre 2013 e resterà in orbita fino a marzo 2014. L'esperimento è il seguito di Gravi1, che aveva l'obiettivo di stabilire il limite minimo di stimolo gravitazionale, la tappa successiva è studiare la risposta genetica e metabolica delle piante nello spazio. Un altro esperimento italiano sulle piante è svolto all'Università di Firenze da Stefano Mancuso, con cui Mugnai ho collaborato per dieci anni prima di trasferirsi in Olanda, e riguarda un test fatto a bordo del penultimo viaggio dello Space Shuttle sulla specie botanica arabidopsis, considerata un modello per le piante, perché ha un ciclo di vita molto veloce e un Dna, già sequenziato, che è ridotto rispetto alle altre specie vegetali. I semi di arabidopsis che sono germinati nello spazio e sono tornati sulla terra sono ora sotto screening genetico e i risultati saranno pubblicati tra poco. Quelli preliminari indicano che alcuni geni vengono soppressi, o ridotti di intensità, perché in assenza di gravità non servono. E la stessa cosa sembra accadere nell'uomo. «Sto studiando gli effetti sui tessuti ossei, sull'endotelio dei vasi sanguigni e sulle cellule staminali – riprende Mugnai, che oggi a Bergamoscienza partecipa alla tavola rotonda RITAGLIO DI STAMPA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO, NON RIPRODUCIBILE Pagina: WEB Foglio: 2/2 dal titolo "Vivere nello spazio: desiderio e realtà" –. Il dato più interessante è che in assenza di gravità, che è fonte di stress per le cellule, le staminali reagiscono e si differenziano in maniera diversa rispetto alla Terra». È già noto che gli astronauti quando rientrano dalle missioni spaziali hanno un grado di osteoporosi molto avanzata (un mese nello spazio equivale a due anni sulla Terra), proprio perché la formazione di nuovo osso non viene stimolata se non serve contrastare la forza di gravità. «La ricerca – dice – ha lo scopo di portare nello spazio le staminali per capire se e come possono differenziarsi in cellule ossee. Al momento infatti si è visto che le staminali totipotenti che dovrebbero trasformarsi in cellule ossee, in maniera autonoma si sviluppano invece in cellule neuronali». Le cellule, insomma, diventano, a seconda dell'ambiente, quello che è necessario. E uno scheletro robusto in assenza di gravità non è di grande utilità. Però, l'aspetto più curioso è il fatto che le staminali si candidano a diventare cellule cerebrali. Si potrebbe azzardare a dire che per vivere nello spazio occorre "cervello". «Per comprendere meglio questo comportamento, si metteranno le staminali a contatto con la vitamine D, fondamentale per lo sviluppo osseo, e a quel punto si vedrà se realmente si svilupperanno in cellule ossee o diventeranno, in maniera indipendente, un altro tipo di tessuto. Di fatto, le staminali, così come le meristematiche delle radici delle piante, nello spazio hanno un comportamento diverso rispetto alla Terra. Ora il nostro compito è capire come possiamo "guidarne" lo sviluppo in determinate cellule, attraverso l'uso di composti chimici o farmaci specifici». Gran parte di questi studi "spaziali" hanno ricadute non solo per la medicina, la biologia e la botanica, ma anche sul fronte tecnologico. Un esempio sono i led, la nuova frontiera dell'illuminazione anche sulla Terra, perché non scaldano, consumano pochissimo e hanno una lunghezza d'onda unica, per cui si può scegliere quella che serve per far crescere le piante nel modo migliore. «Altra possibile applicazione terrestre arriva dall'uso di particolari substrati, sterili, molto assorbenti ma capaci di rilasciare acqua lentamente, e che possono essere impiegati sulla terra, nelle zone aride, fino alle coltivazioni in acqua, cioè l'idroponica, con la prospettiva di impiegarla nello spazio, sfruttando tecnologie avanzate» conclude Mugnai. Un desiderio che può trasformarsi in realtà. 21 ottobre 2012 RITAGLIO DI STAMPA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO, NON RIPRODUCIBILE Pagina: WEB Foglio: 1/2 http://interno18.it/attualita/28024/caserta-perde-la-conferenza-sullaerospazio-del-gaudio-non-ci-sta Caserta 'perde' la conferenza sull'aerospazio, Del Gaudio non ci sta Il sindaco mette a disposizione gratuitamente il Belvedere di San Leucio, Parco Maria Carolina e Piazza Carlo III Caserta - La Conferenza interministeriale sull’aerospazio - in programma dal 19 al 21 novembre a Caserta - si terrà a Napoli. La decisione a causa dei recenti crolli che hanno interessato la Reggia di Caserta (indicata come prima sede) nell'ultimo periodo. Questioni di sicurezza, dunque. Sta di fatto che Caserta perde un'occasione importante dal momento che era previsto l'arrivo in città dei ministri europei dello Sviluppo e della ricerca scientifica. Ma il sindaco Pio Del Gaudio non ci sta e rilancia. “Caserta non può e non deve perdere questa importante opportunità. Siamo pronti a mettere a disposizione le nostre piazze ed i nostri splendidi siti monumentali affinchè la Conferenza Interministeriale dell’Esa si svolga nella nostra città”. Il sindaco di Caserta Pio Del Gaudio interviene così sulla notizia del possibile trasferimento del prestigioso vertice da Caserta a Napoli. “Sono da giorni in costante contatto con il Ministero della Pubblica istruzione, con quello dei Beni culturali, dove mi sono recato ieri, con il presidente dell’Agenzia spaziale italiana Enrico Saggese, con il Soprintendente regionale Angelini e con la Soprintendente David. Abbiamo scritto – prosegue il sindaco - numerose note ufficiali per far si che Caserta resti, come previsto, location di questo evento internazionale. Ora, lo ribadisco anche pubblicamente: qualora venisse confermata l’indisponibilità della Reggia, mettiamo gratuitamente a disposizione dell’Agenzia spaziale europea il Belvedere di San Leucio, Parco Maria Carolina e Piazza Carlo III, luoghi certamente idonei ad ospitare la manifestazione. Sarebbe paradossale – ha concluso Del Gaudio - che Caserta venisse utilizzata soltanto per la cena di gala e non per i lavori della conferenza. Ho informato anche il sig. Prefetto, che ringrazio per la disponibilità e per la collaborazione, della nostra volontà di mettere in campo ogni sforzo ed ogni iniziativa utile a raggiungere il nostro obiettivo.” RITAGLIO DI STAMPA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO, NON RIPRODUCIBILE Pagina: WEB Foglio: 2/2 AGGIORNAMENTO. Il sindaco Pio Del Gaudio ha convocato ad horas un incontro con i vertici di Esa e Asi, in relazione alla sopraggiunta indisponibilità della Reggia per lo svolgimento del vertice interministeriale europeo dell'aerospazio previsto nel prossimo mese di novembre, cui ha partecipato anche Donatella Cagnazzo, presidente di Confindustria Turismo. "Nonostante le gravose problematiche sopraggiunte negli ultimi giorni - afferma il sindaco - c'è stata l'immediata disponibilità all'incontro da parte dei vertici di Asi ed Esa, che ringrazio. Ad essi ho ribadito, a nome dell'intera città, la necessità di mantenere a Caserta la centralità dell'atteso evento, fondamentale per il rilancio economico e di immagine della città, cui non possiamo rinunciare in alcun modo. A loro ho proposto soluzioni che, nonostante le difficoltà più generali sotto i profili logistici e gestionali, possano garantire la visibilità della Città. Sono fiducioso nell'accoglimento delle mie istanze". RITAGLIO DI STAMPA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO, NON RIPRODUCIBILE Pagina: WEB Foglio: 1/1 http://scienza.panorama.it/occhi-al-cielo/curiosity-analisi-suolo-marte Curiosity inizia l'analisi del suolo di Marte Il laboratorio spaziale della Nasa ha prelevato il primo campione di suolo del Pianeta rosso per scoprirne la composizione22-10-201212:17 di Redazione Primo "assaggio" di suolo marziano per il rover della Nasa Curiosity . Il rover laboratorio ha infatti inserito il primo campione di suolo marziano nel laboratorio chiamato Chemistry and Mineralogy (CheMin), per determinare che tipo di minerali contiene. ''Identificare in modo preciso i minerali" spiega John Grotzinger del California Institute of Technology che lavora alla missione "è importante perché i minerali registrano le condizioni ambientali in cui si formano''. Fra i compiti del laboratorio vi è anche comprendere la natura delle piccole particelle più chiare e luminose scoperte durante le operazioni di raccolta dei campioni, nel foro scavato dalla paletta. Secondo i ricercatori queste piccole particelle brillanti sono materiale marziano e non appartengono al veicolo. Vari piccoli frammenti brillanti di materiale sul suolo hanno influenzato le attività del rover nei giorni scorsi. Fra questi un pezzetto di circa 1,3 centimetri di lunghezza scoperto accanto al rover che ha addirittura fermato le attività di Curiosity. Dalle osservazioni fatte dagli stessi strumenti del rover, il frammento si è poi rivelato un pezzetto caduto dal veicolo. ''Continueremo ad analizzare se il materiale caduto dal rover ci deve preoccupare durante le operazioni future. Le particelle di Marte invece diventano foraggio per gli studi scientifici della missione'' rileva il responsabile scientifico della missione, Richard Cook del Jet Propulsion Laboratory della Nasa. Il campione di regolite marziana appena "assaggiato" da Curiosity è una porzione di suolo setacciata dalla paletta chiamata Rocknest che il rover usa per raccogliere i campioni. Prima di consegnare il materiale al laboratorio, il rover ha scosso il materiale nella camera di trattamento dei campioni, per pulire le superfici interne di ogni residuo portato dalla Terra. Ripetizioni aggiuntive di questo metodo di pulizia, spiegano gli esperti, saranno usate anche in futuro prima della consegna di ulteriori campioni a un altro laboratorio del rover, il Sample Analysis at Mars investigation, che studia la chimica dei campioni. RITAGLIO DI STAMPA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO, NON RIPRODUCIBILE Pagina: WEB Foglio: 1/1 http://www.tgdaily.com/space-features/66998-esa-steps-up-search-for-earth-like-planets ESA steps up search for Earth-like planets Posted on October 22, 2012 - 07:18 by Emma Woollacott The European Space Agency (ESA) has awarded funding to a project aimed at identifying Earth-like planets that could be capable of supporting life. The CHaracterizing ExOPlanet Satellite (CHEOPS) will begin researching planets outside our solar system as early as 2017. "The CHEOPS mission is a milestone on the path of researching exoplanets in the near vicinity of our solar system," says astrophysicist Christopher Broeg, project manager at the Center for Space and Habitability (CSH) of the University of Bern. "It may bring us closer to the distant goal of one day discovering a planet that has characteristics similar to the Earth and might conceivably be capable of sustaining life." CHEOPSwill use the transit method, which detects the dimming of a star as a planet passes, to measure the diameter of exoplanets with great precision. The planet’s mass can be established using the radial velocity method, as used byt he Harps detector on the 3.6-metre telescope at ESO's La Silla Observatory in Chile, and the two results combined to calculate its density. This in turn reveals whether the planet is composed of rock, ice or gas and whether it has an extensive atmosphere. The researchers are particularly interested in the properties of small planets with diameters one to six times that of the Earth. The CHEOPS satellite will weigh around 200 kilogrammes and carry a telescope 30 centimetres in diameter and 1.5 metres long. It will be launched into near-Earth orbit, where it will circle above the day/night terminator at an altitude of 800 kilometres. From there, it will observe some 500 bright stars and characterize their planets over a three-and-a-half-year period, says the team. RITAGLIO DI STAMPA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO, NON RIPRODUCIBILE Pagina: WEB Foglio: 1/2 http://www.telegraph.co.uk/science/space/9622524/Britain-on-mission-to-tap-Moon-water.html By Richard Gray, Science Correspondent 8:00AM BST 21 Oct 2012 Britain on mission to tap Moon water A mission to land Europe’s first spacecraft on the Moon is to search for water that could be used to help astronauts survive during future manned visits to the lunar surface. It could be the plot of a science fiction novel: a mission to find water on the moon, paving the way for man to settle on its surface. But by 2018 a mission which includes British technology hopes to have landed a robot probe on the surface of the Moon to find out if it has ice present under the surface. Finding ice would upend scientific orthodoxy and the results of previous lunar missions, which suggested that the Moon was dry. The £500 million voyage, scheduled for 2018, is being planned by the European Space Agency, of which Britain is a leading member. It will also be man’s first attempt at landing an object on the south pole of the Moon. Dr Simon Sheridan, a research fellow at the Open University who is part of the team designing instruments for the spacecraft, said: “We want to see if the resources are there to let astronauts live off the land. “There is evidence of vast deposits of volatile chemicals like water from orbiting missions, but this will be the first ground-based mission to look in a polar region.” The Lunar Lander, the size of a car and weighing about 1,800lbs, will blast off from Earth by rocket, then detach and descend to the Moon’s surface in a 12-minute flight. An artificial intelligence system, directing engines and rocket propulsion, will help the craft to avoid craters and boulders as it comes into land at the Moon’s south pole. RITAGLIO DI STAMPA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO, NON RIPRODUCIBILE Pagina: WEB Foglio: 2/2 At its landing spot, it will bore a few inches into the ground. A key instrument designed by British scientists will analyse the soil and beam the results by radio signal back to Earth. If Lunar Lander is successful, it would open up the prospect of settling on the Moon. Water is heavy and expensive to transport into space, so extracting it from the lunar surface would be a major step towards helping people live on the Moon – mirroring the plot of the Tintin cartoon book Explorers on the Moon, published 60 years ago, which portrays it as having caves filled with ice. Experts have long believed that the Moon’s surface was completely arid. Recent measurements from orbiting spacecraft, however, have suggested that water may exist in the soil, with large deposits at its poles and in the shadows of meteor craters. Richard Fisackerly, Lunar Lander spacecraft engineer at ESA, added: “We want to target very specific surface sites. We hope to carry out more ambitious missions in the future where we might want to land a sample return vehicle near to another lander. “As well as testing the technology there is a lot of science to be done. We hope to investigate the environment there, what the properties of the dust are and look for oxygen, hydrogen and even water in the form of ice.” Lunar exploration has previously been dominated by the United States and the Soviet Union. Only the Americans have put men on the moon, with the last Apollo landing in 1972. The ESA, based in Paris, has 19 member nations which provide 80 per cent of its funding, with the European Union providing the remaining 20 per cent. Science ministers from the member nations are due to meet later this year to discuss further funding for the mission. Bérengère Houdou, Lunar Lander project manager at ESA, said: “The primary goal of the mission is to place Europe in a strategic role in the future exploration of the Moon. “The kind of landing we are trying to do will be much more accurate than what the Russians and Americans tried before. We are aiming for a specific landing site so it will need to navigate itself while avoiding any hazards on the ground. “We have been doing some tests on the engines in the past month and had some quite positive results already.” RITAGLIO DI STAMPA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO, NON RIPRODUCIBILE Pagina: WEB Foglio: 1/1 http://www.ticinonews.ch/articolo.aspx?id=278063&rubrica=15 Progetto spaziale svizzero vince selezione 19.10.2012 | 17:37 Un progetto di ricerca spaziale capitanato dall'Università di Berna è stato selezionato oggi dal programma scientifico dell'Agenzia spaziale europea (ESA). Nel 2017 un satellite di nuova generazione, battezzato CHEOPS, partirà alla ricerca di pianeti extrasolari. Si tratta del primo progetto della nuova categoria di satelliti denominata "classe S" (small class), si legge in una nota odierna dell'Università di Berna. Con questi, l'ESA intende incoraggiare ricercatori innovativi, in grado di ottenere risultati significativi attraverso missioni spaziali più modeste, aggiunge l'ateneo. CHEOPS (CHaracterizing ExOPlanet Satellite), di concezione essenzialmente elvetica, è stato selezionato dai 19 membri dell'ESA fra altri 25 candidati. Assieme all'Università di Berna, nel progetto figurano anche l'Università di Ginevra, lo "Swiss Space Center" del Politecnico di Losanna e il Politecnico di Zurigo. Cinque nazioni hanno sin d'ora annunciato di voler prendere parte alla missione: Belgio, Gran Bretagna, Italia, Austria e Svezia. Resta aperta la possibilità di cooperazioni con altri Stati. Stando alle direttive dell'Agenzia spaziale, i progetti della classe S devono costare al massimo 150 milioni di euro. L'agenzia contribuisce con 50 milioni. CHEOPS dovrebbe costare ancora meno e sarà sovvenzionato per un terzo dall'ESA, per un terzo dalla Svizzera e per un terzo dalle altre nazioni partecipanti alla missione. CEOPS è un piccolo satellite di circa 200 chili di peso con un telescopio di 30 centimetri di diametro e di un metro e mezzo di lunghezza. Sarà lanciato su un'orbita posta a 800 chilometri dalla superficie terrestre, dove ruoterà lungo la frontiera fra notte e giorno. RITAGLIO DI STAMPA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO, NON RIPRODUCIBILE