Caserta, beccato ultimo assassino dei 3 omicidi di lupara bianca di

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Caserta, beccato ultimo assassino dei 3 omicidi di lupara bianca di
Caserta, beccato ultimo assassino dei 3 omicidi di lupara bianca di maggio: nel Bolognese
CASERTA - Un altro fermo ad opera della Squadra mobile di Caserta. Scovato un altro
partecipante ai tre sequestri e omicidi avvenuti l’8 maggio scorso a opera della camorra. Le
3 vittime della lupara bianca furono trovate sotterrate e il primo cadavere era nelle acque del
Volturno a Frignano.
Si nascondeva nel Bolognese il ricercato, è stato scoperto grazie al fatto che lo ha raggiunto la
moglie, che la polizia seguiva.
Alle 15.30 di ieri pomeriggio, il personale della squadra mobile di Caserta, diretta dal
vicequestore dott. Rodolfo Ruperti, coadiuvato dai colleghi dell’omologo ufficio della
Questura di Bologna, hanno sottoposto infatti a fermo del pubblico ministero, emesso dalla
Procura distrettuale di Napoli, Eduardo Di Martino, nato a Santa Maria Capua Vetere, il 23
marzo del 1972, residente a Villa di Briano (Caserta), incensurato.
L’uomo è gravemente indiziato di aver partecipato al sequestro e all’omicidio di
Giovanni Battista Papa, nato a Grazzanise (Caserta), il 18 settembre del 1963; di Modestino
Minutolo, nato a Santa Maria Capua Vetere, il 17 settembre del 1984; e di Francesco
Buonanno, nato a Santa Maria La Fossa (Caserta), il 12 aprile del 1969, tutti pregiudicati affiliati
al clan dei Casalesi, alla fazione di Francesco Schiavone detto “Sandokan”.
I tre scomparvero misteriosamente l’8 maggio scorso. Il cadavere di Buonanno fu rinvenuto
la domenica successiva, dopo due giorni il 10 di maggio, abbandonato in località San’Angelo del comune di Frignano (Caserta), con ferite d’arma da fuoco al volto ed
alla nuca, ed il cranio sfondato con un colpo d’ascia.
I corpi di Papa e Minutolo invece, furono rinvenuti dagli investigatori della squadra mobile di
Caserta, seppelliti ad una profondità di circa quattro metri, ai margini di una strada
interpoderale che costeggia l’asse mediano Nola/Villa Literno (Caserta), anch’essi con
ferite d’arma da fuoco.
Le indagini avviate dalla Squadra mobile di Caserta, immediatamente dopo la scomparsa dei
tre, in pochi giorni, portavano all’individuazione di almeno tre dei responsabili, due dei quali,
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Roberto Vargas, nato a Salvitelle (Salerno), il 4 aprile del 1968, fratello Pasquale Vargas e
Francesco Della Corte, nato a Villa di Briano (Caserta), il 3 ottobre del 1969, entrambi
pregiudicati organici al clan di Francesco Schiavone, venivano sottoposti a provvedimento di
fermo emesso dalla Procura distrettuale di Napoli.
Il terzo, Eduardo appunto, invece si rendeva irreperibile, allontanandosi repentinamente dalla
propria abitazione di Villa Di Briano, prima ancora che la magistratura adottasse, nei suoi
confronti alcun provvedimento restrittivo.
Le indagini ovviamente proseguivano, sia per individuare altri possibili partecipanti al triplice
omicidio, sia per la cattura del Di Martino. Nei confronti di quest’ultimo nel frattempo, il 25
maggio di quest’anno. La Procura distrettuale emetteva un ulteriore provvedimento di
fermo.
Per quasi due mesi, i militari operanti della Squadra Mobile si prodigavano in estenuanti
indagini, effettuate tramite servizi di intercettazione e attività di pedinamenti che han no
permesso di accertare che il Di Martino, si era sicuramente allontanato dal casertano.
La scorsa settimana c’è stata la svolta nelle indagini: gli investigatori accertavano che la
mogli del ricercato si accingeva ad intraprendere un imminente viaggio, insieme ai due figli del
ricercato, per una ignota località del centro nord.
Alcune verifiche, hanno permesso di appurare che, alcuni familiari della donna, titolari di
un’impresa edile, impegnata nella ristrutturazione nel bolognese, avevano preso in
locazione un appartamento a San Benedetto Val di Sambro, in una frazione isolata del Comuna
appenninico.
Alcuni investigatori della Squadra mobile di Caserta, si sono portati nella località e, unitamente
al personale della Squadra mobile di Bologna, hanno fatto una serie di sopralluoghi e servizi di
appostamento durante i quali, notavano un’abitazione che destava sospetta. Gli abitanti
dello stabile, inspiegabilmente, tenevano sempre le tapparelle abbassate anche in pieno giorno.
I poliziotti, coordinati dal vice questore Ruperti, hanno dato abbastanza rilevanza al fatto tanto
da usare uno stratagemma per capire chi vi dimorava all’interno. Infatti è stata inviata una
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pattuglia di vigili urbani presso lo stabile, per un normale controllo che accertavano che, in una
mansarda, si trovava una donna con due bambini arrivati solo da qualche giorno. A quel punto
si è deciso di fare un’irruzione.
L’intuizione è stata giusta, infatti, nell’appartamento, una mansarda, si trovava proprio
il Di Martino che, ormai senza via di fuga, non opponeva alcuna resistenza all’arresto e si
lasciava ammanettare.
Il di Martino è gravemente indiziato di aver partecipato al triplice omicidio, del concorso
nell’occultamento dei loro cadaveri, di concorso nella detenzione e ne porto illegale
d’armi da fuoco utilizzate per l’eccidio. I delitti sono aggravati dall’aver agito con
metodo mafioso ed al fine di agevolare l’organizzazione criminale di stampo camorrista del
pericoloso clan dei casalesi, ed in particolare della fazione facente capo alla famiglia di
Francesco Schiavone detto “Sandokan”.
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