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"La scrittura fa bene a se stessi". La storia di Francesco Piccolo, dal cinema al Premio Strega | Giuseppe Fantasia
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"La scrittura fa bene a se stessi". La storia di Francesco
Piccolo, dal cinema al Premio Strega
Pubblicato: 29/07/2015 11:39 CEST
Aggiornato: 29/07/2015 11:40 CEST
(Lo scrittore e sceneggiatore Francesco Piccolo al Ventotene Film Festival - photo: G. Fantasia)
"Sono passati tantissimi anni dalla mia prima esperienza cinematografica da sceneggiatore e tanti dal mio primo libro, ma quando mi
metto a scrivere è sempre come se fosse la prima volta, c'è sempre qualcosa di nuovo e questo è davvero molto stimolante".
Inizia così la nostra conversazione con Francesco Piccolo, scrittore di successo (lo scorso anno ha vinto il Premio Strega con Il desiderio di
essere come tutti e da settimane è in vetta alle classifiche di vendita con il suo nuovo libro, Momenti di trascurabile infelicità, che replica
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quello del 2010 dedicato alla felicità, tutti pubblicati da Einaudi) che con i suoi libri, tutti best seller, ci ha regalato e ci regala una scrittura
accurata e attenta alle piccole cose di ogni giorno, ai sentimenti come alla coscienza sociale e individuale.
Piccolo è anche uno degli sceneggiatori più richiesti nel mondo del cinema e della televisione. Ha scritto alcuni dei film più belli di Paolo
Virzì (My name is Tanino; La prima cosa bella; Il Capitale umano) e di Nanni Moretti (Il caimano; Caos Calmo; Habemus Papam; Mia
Madre), oltre a Paz! di Renato De Maria, due film di Silvio Soldini (Agata e la tempesta; Gianni e le nuvole) e l'ultimo di Francesca
Archibugi, Il nome del figlio, che di recente ha ricevuto il premio Suso Cecchi d'Amico 2015 per la sceneggiatura.
"Scrivo per me, perché la scrittura è prima di tutto importante e fondamentale per me stesso; poi, ovviamente, sono strafelice se le persone
hanno voglia di leggermi", ci ha detto quando lo abbiamo incontriamo a Ventotene, ospite della ventunesima edizione del festival del cinema
che sull'isola ha già portato artisti come Wim Wenders, Emir Kusturica, Nino Manfredi, Mario Monicelli, Stefania Sandrelli, Laura Morante,
Lucio Dalla, e tanti altri.
"Vivevo a Caserta e a torto pensavo che chi viveva lì non c'entrasse nulla con il resto del mondo. Questo escludeva qualsiasi ambizione", ha
spiegato. "Non pensavo di poter scrivere, ho semplicemente cominciato a 15 anni quando mio fratello non era nella stessa camera che
dividevamo; mi nascondevo, perché mi sembrava una cosa eccessiva, al di sopra delle mie possibilità". Poi si è trasferito a Roma e le cose
sono cambiate, "perché lì ho capito di più di me stesso", e da più di venti anni la Capitale è divenuta la sua città, quella in cui ha scelto di
vivere assieme a sua moglie, Gabriella D'Angelo, e ai loro due figli.
(Francesco Piccolo ha ricevuto il premio Vento d'Europa da Loredana Commonara, direttrice del Ventotene Film Festival)
Ha ricordato la sua prima esperienza con un produttore ("mi fece un'offerta a bordo di una Mercedes, direzione Gargano, ma rifiutai"), la
prima telefonata di Gianluca Greco - allora aiuto regista di Virzì, per cui ha scritto Nemmeno in un sogno - e la sua passione per il cinema
("mi piace tantissimo e non ci rinuncio"), che ha iniziato ad amare nella sua stanza di Caserta quando d'estate passava il mese di agosto "a
fare i miei Festival e le mie rassegne in cui vedevo di tutto, momenti indimenticabili", continuato poi alla grande riuscendo, negli anni, a
raccontare con ironia storie che sono lo specchio dei tempi che viviamo, delle storie speciali o al contrario assolutamente normali, in cui tutti
finiamo per riconoscerci.
Come ogni scrittore che si rispetti, la solitudine è presente nella sua vita ("dopo aver accompagnato mio figlio a scuola, ogni giorno vado nel
mio studio"), ma al tempo stesso ha bisogno di stancarsi di stare da solo.
"Lo so, è una mia contraddizione - ci ha spiegato - nella sostanza, chi scrive vuole stare da solo, ma spero sempre che durante il giorno
arrivi una telefonata perché voglio il rapporto con l'esterno. Con la solitudine ho un rapporto molto bello ma faticoso. Tutta la mia
energia dipende da questo: da una parte faccio il cantante solista, dall'altro faccio parte di un gruppo rock".
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È più teso quando esce un suo libro o un film? Piccolo non ha dubbi. "Sicuramente un film, perché per uno sceneggiatore è molto
importante, ti senti causa di una cosa che riguarda altri". E ha aggiunto: "Lo sceneggiatore deve sentire di aver fatto tutto il lavoro possibile
così da permettere agli attori di sentirsi veramente in quella parte che interpretano".
Lui fino ad oggi ci è riuscito nel migliore dei modi, lavorando con registi moto diversi ma tutti accomunati da quella voglia di scoprire e di
stupire il loro pubblico. Se il lavoro giornaliero effettivo con Moretti "è poco, intervallato durante la giornata da diverse distrazioni,
ovviamente piacevoli", con Virzì invece "si lavora tantissimo, con lui siamo dei tamburi battenti". Caos Calmo è stato il suo primo libro
sceneggiato per il cinema, tratto dal bestseller di Sandro Veronesi ("la regola imposta è che l'autore del libro non doveva esserci, perché uno
scrittore spesso ci mette anni per scrivere un libro e ogni frase e ogni scena ha un senso per lui. Quando si toccano queste cose, uno scrittore
si sente sempre un po' punto") e l'ultimo, un altro grande successo, è stato Il nome del figlio di Francesca Archibugi, proiettato proprio al
Festival del Cinema di Ventotene dove ha ricevuto il premio Vento d'Europa.
"Tutti i personaggi sono stati modellati sugli attori, li avevamo in testa fin dall'inizio, ad eccezione di quello di Rocco Papaleo. Abbiamo fatto
molte prove, avendo in mente il film francese. È un film che ho sentito molto". Come non credergli visto il risultato?
(La regista Francesca Archibugi con Francesco Piccolo, premiati di recente con il premio Suso Cecchi d'Amico 2015 per la sceneggiatura
de Il nome del figlio)
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