matt 5.21-26 la riconciliazione 2.12.12

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matt 5.21-26 la riconciliazione 2.12.12
Pietro Ciavarella
Matteo 5:21-26 la riconciliazione
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Matteo 5:21-26 la riconciliazione
Vi invito a trovare il Vangelo di Matteo il capitolo 5, il v. 21. Oggi
considereremo la prima delle sei antitesi, le quali si trovano in Matteo 5:21-48.1 In
ognuno di questi passi Gesù mette a confronto qualcosa con il proprio insegnamento.
Domenica scorsa abbiamo studiato insieme il brano precedente alle antitesi,
Matteo 5:17-20. Quel brano è il preambolo delle antitesi. Perciò, per iniziare
vogliamo ripassare un attimo qualcosa dal primo e dall’ultimo versetto di quel passo.
La chiave per interpretare nel modo giusto le antitesi si trova in questi due versetti.
In Matteo 5:17 Gesù dice: “non pensate che io sia venuto per abolire la legge o
i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento”. La legge e i
profeti fanno riferimento all’Antico Testamento. Gesù non vuole abolire l’Antico
Testamento, vuole invece portarlo a compimento.2 Ora la frase ‘portare a
compimento’ è una sola parola nell’originale. Questo verbo si trova sedici volte in
Matteo,3 e spesso i traduttori lo traducono ‘adempiere’.4 Va più che bene la
1
(1) vv. 21-26; (2) 27-30; (3) 31-32; (4) 33-37; (5) 38-42; (6) 43-48. Nel nostro ciclo di sermoni sul Sermone sul monte
abbiamo intenzione di accorpare la seconda e la terza antitesi, da una parte, e la quinta e la sesta, dall’altra. Questo vuol
dire che parleremo delle sei antitesi in quattro sermoni.
2
D.A. Carson, ‘Matthew’ in vol. 8 di The Expositor’s Bible Commentary, a cura di Frank E. Gaebelein, Zondervan
Grand Rapids 1984, pp. 143-4: “The best interpretation of these difficult verses says that Jesus fulfills the Law and the
Prophets in that they point to him, and he is their fulfillment. The antithesis is not between ‘abolish’ and ‘keep’ but
between ‘abolish’ and ‘fulfill.’ ‘For Matthew, then, it is not the question of Jesus’ relation to the Law that is in doubt
but rather its relation to him!’ (Banks…JBL). Therefore we give pleroo… exactly the same meaning as in the formula
quotations, which in the prologue (Matt 1-2) have already laid great stress on the prophetic nature of the OT and the
way it points to Jesus. Even OT events have this prophetic significance (see on 2:15). A little later Jesus insists that ‘all
the Prophets and the Law prophesied (11:13)” (corsivo aggiunto).
3
plhro/w plēroō; ecco i versetti in questione: Matteo 1:22; 2:15, 17, 23; 3:15; 4:14; 5:17; 8:17; 12:17; 13:35, 48; 21:4;
23:32; 26:54, 56; 27:9. Questi versetti vengono considerati di nuovo tra due note.
4
Notate i vari modi in cui questo verbo è stato lecitamente tradotto: Nuova Riveduta e Nuova Diodati, portare a
compimento; CEI, dare compimento; Riveduta, compiere; Diodati, adempiere.
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Matteo 5:21-26 la riconciliazione
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traduzione ‘portare a compimento’, ma vi voglio far vedere qualche esempio di come
Gesù ‘adempie’ o ‘porta a compimento’ le Scritture in Matteo.5
Un esempio riguarda il concepimento virginale di Gesù. Nel primo capitolo di
Matteo leggiamo come un angelo appare in sogno a Giuseppe per spiegargli il modo
in cui Maria era rimasta incinta. Le parole dell’angelo in Matteo 1:20 sono queste:
“Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua moglie; perché
ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo”. Poi nei versetti 22-23 Matteo
aggiunge: “22 Tutto ciò avvenne, affinché si adempisse [ecco nostra parola] quello
che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta [e a questo punto Matteo cita
Isaia 7:14]: 23 «La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome
Emmanuele», che tradotto vuol dire: «Dio con noi».”
Come abbiamo visto domenica scorsa, nella sua vita Gesù adempie le Scritture
dell’Antico Testamento. Ma questo è vero anche riguardo alla cosiddetta settimana
santa. Questo è il motivo per cui Matteo segnala un altro adempimento
nell’abbandono di Gesù da parte dei discepoli. In Matteo 26:30, subito dopo l’ultima
cena, Gesù e i discepoli cantano un inno e si recano verso il monte degli Ulivi. In
Matteo 26:31 Gesù predice il loro abbandono come adempimento di Zaccaria 13:7.
Matteo 26:31 dice: “Allora Gesù disse loro: ‘Questa notte voi tutti avrete in me
5
Matteo 1:22 (il concepimento veriginale); 2:15 (l’uscita di Gesù dall’Egitto), 17 (la strage degli innocent da parte di
Erode), 23 (Gesù il nazareno); 3:15 (Gesù a Giovanni Battista riguardo al proprio battesimo, senza riferimento
all’Antico Testamento); 4:14 (Gesù la luce a quelle nelle tenebre); 5:17 (Gesù e la legge); 8:17 (Gesù riguardo alle
malattie); 12:17 (Gesù che non triterà la canna rotta); 13:35 (Gesù che parla in parabole), 48 (di una rete che è piena,
illustra il significato ‘letterale’); 21:4 (asina legata); 23:32 (non in riferimento ad una scrittura, ma per illustrare il
signifcato: 29 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché costruite i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti 30 e
dite: "Se fossimo vissuti ai tempi dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nello spargere il sangue dei profeti!"
31 In tal modo voi testimoniate contro voi stessi, di essere figli di coloro che uccisero i profeti. 32 E colmate pure la
misura dei vostri padri!); 26:54 (54 e 56 in riferimento all’abbandono da parte dei discepoli), 56 (cfr. v. 54); 27:9 (il
prezzo di sangue del tradimento di Giuda). Si tratta dell’elenco di versetti trovati due note fa su plhro/w plēroō.
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un'occasione di caduta; perché è scritto [in Zaccaria]: "Io percoterò il pastore e le
pecore del gregge saranno disperse".’”
Poco più avanti, quando vengono ad arrestare Gesù, Matteo segnala
l’adempimento in questione. Ve lo leggo in Matteo 26:55-56: “55 In quel momento
Gesù disse alla folla: «Voi siete usciti con spade e bastoni, come contro un brigante,
per prendermi. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e voi non mi avete
preso; 56 ma tutto questo è avvenuto affinché si adempissero [di nuovo la nostra
parola] le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli l'abbandonarono e fuggirono.”
Gesù adempie la Scritture nella sua vita ed anche nella sua morte, come
abbiamo visto anche domenica scorsa. Ora la nostra parola ‘adempiere’ viene usata
un paio di volte in Matteo in modo non tecnico. Questi utilizzi ‘non-religiosi’ ci
aiutano a capire un po’ la sfumatura che può avere questo verbo. Vi faccio un solo
esempio. In Matteo 13 Gesù racconta una parabola, in cui parla di una rete che viene
gettata in mare. In Matteo 13:48 leggiamo che quando quella “rete è piena, i pescatori
la traggono in riva.” La frase ‘è piena’, che descrive la rete, è il nostro verbo.
Forse questa sfumatura ci può dare una mano per capire qual è la maniera in
cui Gesù, secondo Matteo 5:17 ‘porta a compimento’ o ‘adempie’ l’Antico
Testamento. In questo passo l’enfasi è sull’insegnamento di Gesù. In altri passi,
l’adempimento riguardo la vita e la morte di Gesù; qui invece è sotto i riflettori il suo
insegnamento. E poi cos’è che troviamo nelle antitesi che vengono dopo, in Matteo
5:21-48? Troviamo sei esempi in cui Gesù mette a confronto il proprio insegnamento
o con l’Antico Testamento e con qualche fraintendimento dell’Antico Testamento.
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Il confronto viene fuori nel modo seguente. In ogni brano (tra Matteo 5:21-48)
Gesù intavola un tema con una frase del tipo: ‘voi avete udito’ o ‘avete udito che fu
detto’. Poi, dopo aver citato quello che essi avevano udito, ogni volta, egli dichiara
con somma autorevolezza: “ma io vi dico” (Matteo 5:22, 28, 32, 34, 39, 44).6
La rete dei pescatori era piena (in Matteo 13:48). In queste sei antitesi Gesù
spiega il modo in cui l’Antico Testamento trova la propria pienezza
nell’insegnamento di Gesù. In queste sei antitesi Gesù spiega dove volevano
indirizzarci i passi dell’Antico Testamento che egli commenta. O, detto in un altro
modo: nelle antitesi Gesù dà un’interpretazione autorevole ai temi trattati. Solo lui
può fare questo, perché è Dio in persona.7 Ed è stata proprio questa autorevolezza che
ha fatto stupire la folla alla fine del Sermone sul monte, come si vede in Matteo 7:2829.
Domenica scorsa, in riferimento a Matteo 5:20, abbiamo parlato della giustizia
degli scribi e dei farisei. In un modo o nell’altro, gli scribi e i farisei svuotavano
l’Antico Testamento della sua autorità. Nell’interpretarlo creavano delle strategie per
raggirare sia lo spirito sia la lettera di più brani dell’Antico Testamento. Un esempio
di questo si trova in Matteo 23, dal versetto 23 in avanti. Qui leggiamo (Matteo
23:23-27): “23 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della
menta, dell'anèto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il
6
Riporto la frase greca per i miei studenti e per le mie studentesse, come anche per gli altri che conoscono il greco: e˙gw»
de« le÷gw uJmi√n.
7
Carson 144: “If the antitheses…are understood in the light of this interpretation of vv. 17-20, then Jesus is not
primarily engaged there in extending, annulling, or intensifying OT law, but in showing the direction in which it points,
on the basis of his own authority (to which, again, the OT points). This may work out in any particular case to have the
same practical effect an ‘intensifying’ the law or ‘annulling’ some element; but the reasons for that conclusion of quite
different” (corsivo aggiunto).
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giudizio, la misericordia, e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza
tralasciare le altre. 24 Guide cieche, che filtrate il moscerino e inghiottite il
cammello. 25 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pulite l'esterno del bicchiere
e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d'intemperanza. 26 Fariseo cieco,
pulisci prima l'interno del bicchiere e del piatto, affinché anche l'esterno diventi
pulito. 27 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati,
che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni
immondizia.”
Gli scribi e i farisei, interpretando in modo furbesco l’Antico Testamento, lo
svuotavano della sua autorità; puntando sulle cose sbagliate, ignoravano le cose più
importanti. Ora vi ricordate come Gesù, in Matteo 5:20, concludeva il preambolo
delle antitesi? “Poiché io vi dico che se la vostra giustizia non supera quella [falsa,
furbesca ed ipocrita] degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto nel regno dei
cieli.”8 Ebbene, la settimana scorsa abbiamo visto che Gesù è il fulcro dell’Antico
Testamento. Egli, nella sua persona e nella sua morte e risurrezione adempie, porta a
compimento le Scritture antiche.
E stamattina cominciamo a vedere come, nel suo insegnamento, Gesù spiega la
vera direzione in cui l’Antico Testamento voleva portare la gente—a lui.9 E nel fare
8
Carson 146-7: “And that teaching, far from being more lenient, is nothing less than perfection (see on 5:48). The
Pharisees and teachers of the law…were among the most punctilious in the land. Jesus’ criticism is ‘not that they were
not good, but they they were not good enough’ (Hill…). What Jesus demanded is the righteousness to which the law
truly points, exemplified in the antitheses that follow…. Verse 20 does not establish how the righteousness is to be
gained, developed, or empowered; it simply lays out the demand. Messiah will develop a people who will be called
‘oaks of righteousness…for the display of [Yahweh’s] splendor’ (Isa 61:3). The verb ‘surpasses’ suggest that the new
righteousness outstrips the old both qualitatively and quantitatively (Bonnard)…. Anything less does not enter the
kingdom.”
9
Carson 144: “In the light of the antitheses (vv. 21-48), the passage before us insists that just as Jesus fulfilled OT
prophecies by his person and actions, so he fulfilled OT law by his teaching. In no case does this ‘abolish’ the OT as
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così, nelle antitesi Gesù spiega con somma autorità la giustizia del regno di Dio. Egli
spiega quale deve essere la giustizia pratica delle sue discepole e dei suoi discepoli—
una giusta differente e superiore rispetto a quella degli scribi e dei farisei, perché ha
come motivazione di fondo, comprendere (e non raggirare) le vie del Signore per
amarlo meglio ed onorarlo nella vita di tutti i giorni (e non ‘giocare a religione’).
L’antitesi di stamani inizia in Matteo 5:21. Qui Gesù menziona il sesto
comandamento del decalogo (Esodo 20:13) contro l’omicidio, con una coda ulteriore:
“21 Voi avete udito che fu detto agli antichi: "Non uccidere: chiunque avrà ucciso
sarà sottoposto al tribunale". Ora il comandamento che vietava l’omicidio era già in
sé importante. Ma al versetto 22 Gesù spiegherà la direzione in cui voleva
indirizzarci tale comandamento. Quel comandamento non solo voleva che noi non
uccidessimo gli altri, ma che li rispettassimo e che non li disprezzassimo.
Infatti Gesù insegna (v. 22): “ma io vi dico: chiunque si adira contro suo
fratello sarà sottoposto al tribunale; e chi avrà detto a suo fratello: "Raca" [una frase
aramaica che significa ‘stupido’] sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto:
"Pazzo!" sarà condannato alla geenna del fuoco.” Il giudizio perché ci arrabbiamo
con qualcuno? Addirittura l’inferno per aver insultato qualcuno?
canon, any more than the obsolescence of the Levitical sacrificial system abolishes tabernacle ritual as canon. Instead,
the OT’s real and abiding authority must be understood through the person and teaching of him to whom it points and
who so richly fulfills it. As in Luke 16:16-17, Jesus is not announcing the termination of the OT’s relevance and
authority (else Luke 16:17 would be incomprehensible), but that ‘the period during which men were related to God
under its terms ceases with John’ (Moo…); and the nature of its valid continuity is established only with reference to
Jesus and the kingdom” (corsivo aggiunto). E alla stessa pagina: “the Christological implications are important. Here
Jesus presents himself as the eschatological goal of the OT, and thereby its sole authoritative interpreter, the one though
whom along the OT finds its valid continuity and significance.”
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Queste parole fanno capire che Gesù si aspetta dai suoi seguaci una giustizia
pratica, una rettitudine superiore ad una forma superficiale, trovata per esempio
presso gli scribi e i farisei. La persona che obbedisce a Dio in modo superficiale
magari non ammazza con una pistola, ma lo fa nella propria mente o si limita ad
addossare sull’avversario un bell’insulto. Ma Gesù vuole che noi comprendiamo che
‘il non uccidere’ del decalogo si basa su qualcosa di ancor più profondo.
Che cosa? Che ogni essere umano sia creato ad immagine e somiglianza di
Dio; e che dispiaccia a Dio quando trattiamo male gli altri con le parole e perfino nel
nostro cuore. In Giacomo 3:9-10, in riferimento alla nostra lingua, l’apostolo dice: “9
Con essa benediciamo il Signore e Padre; e con essa malediciamo gli uomini che
sono fatti a somiglianza di Dio. 10 Dalla medesima bocca escono benedizioni e
maledizioni. Fratelli miei [e sorelle mie], non dev'essere così.”
Perciò, Dio vuole che noi lo onoriamo, non solo cantando le sue lodi, ma anche
trattando con rispetto gli altri esseri umani. Il nostro comune Creatore non vuole la
nostra adorazione verticale, se non riconosciamo l’importanza dei rapporti
orizzontali, con le altre sue creature umane.10 Per questo motivo, a partire dal v. 23
Gesù ci esorta a cercare la riconciliazione con gli altri, se li abbiamo offesi.
Egli dice: “23 Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi
che tuo fratello ha qualcosa contro di te, 24 lascia lì la tua offerta davanti all'altare, e
va' prima a riconciliarti con tuo fratello; poi vieni a offrire la tua offerta.” Metti in
ordine, dice Gesù, il tuo mondo orizzontale. Perché? Perché questo fa parte integrante
10
Rinaldo Fabris, Matteo. Traduzione e commento, Borla, Roma 1982, p. 139 scrive: “Esso riguarda le giuste relazioni
umane nella loro dimensione più profonda e personale, di cui si risponde direttamente a Dio…. Il rapporto con il fratello
ha una tale serietà da decidere del proprio destino definitivo davanti a Dio.”
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del tuo rapporto verticale con me. Per Gesù il cristianesimo non è un gioco di
religione in cui rimaniamo così come eravamo prima della nostra conversione, bensì
si tratta di un rapporto vitale con lui in cui egli man mano ci trasforma a 360 gradi.
Ai tempi della Bibbia, se uno aveva un debito, poteva finire in prigione finché
il debito non era saldato (cfr. l’esempio in Matteo 18:29-30). Questo è lo sfondo del
secondo esempio di Gesù nei versetti 25-26. Forse in questi versetti viene fuori ancor
più fortemente l’urgenza della riconciliazione. Il nostro Signore esorta: “25 Fa' presto
amichevole accordo con il tuo avversario mentre sei ancora per via con lui, affinché il
tuo avversario non ti consegni in mano al giudice e il giudice in mano alle guardie, e
tu non venga messo in prigione. 26 Io ti dico in verità che di là non uscirai, finché tu
non abbia pagato l'ultimo centesimo.” Credo che sia chiaro che Gesù non vuole che
prendiamo alla leggera i nostri rapporti interpersonali. E’ anche chiaro che Gesù non
scherza, ma va direttamente al sodo.
Ora voglio aiutarci a capire come applicare la prima antitesi. Alcuni di noi
hanno una coscienza coperta da uno strato di cuoio. Se siamo fatti così, quando
poniamo a noi stessi la domanda: ‘io devo chiarare con qualcuno e magari chiedergli
la riconciliazione?’, rispondiamo a noi stessi, se abbiamo questo bello strato di cuoio
sulla coscienza: ‘no, tu sei a posto con tutti i tuoi consimili. Questo brano non è
applicabile a te.’ Questa è una situazione spirituale molto pericolosa; perché quasi
quasi non siamo capaci di vedere il nostro peccato. Se tu credi di forse rientrare in
questa tipologia di persona, ti voglio dare un consiglio. Medita a lungo su questo
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Matteo 5:21-26 la riconciliazione
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passo. Leggi Matteo 5:21-26, magari, una volta al giorno per dieci giorni e pensa e
rifletti se tu hai offeso qualcuno con cui devi chiedere la riconciliazione.
Dall’altra parte, alcuni di noi hanno una coscienza sensibilissima. Sapete, ti
pestano il piede e tu chiedi scusa all’altro; cioè tu chiedi scusa a quello che ti ha fatto
male. Se rientriamo in questa tipologia, potremmo essere in pericolo per il motivo
opposto. Avendo letto questa prima antitesi, già tornando a casa ci viene in mente una
fiumana di persone che avremmo offeso con cui dobbiamo riconciliarci. A voi do il
seguente consiglio, per il vostro elenco di persone che avreste offeso. Trova un
credente che tu stimi, che è dello stesso sesso, maschi con maschi, femmine con
femmine. Scegli bene un credente maturo di cui ti fidi. Fissa di vederti con quella
persona e spiega in modo opportuno i casi seri che ti vengono in mente. Chiedi a
quella persona di aiutarti a capire, sulla base della Bibbia e non sulla base della tua
coscienza, se tu sei la persona in fallo nel rapporto interpersonale in questione. Perché
consiglio questo? Perché da solo/a, tu ti auto-condannerai dalla mattina alla sera,
anche riguardo a quei casi in cui tu non hai fatto nulla di sbagliato.
Un ultimo consiglio. Nell’applicare la prima antitesi, non dimenticate quello
che abbiamo sentito da Cody nel sermone sulla settima beatitudine (Matteo 5:9),
ovvero su quelli che si adoperano per la pace. Vi ricordate come egli ha
opportunamente spiegato l’importanza di Romani 12:18 nel contesto della
riconciliazione biblica? “Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con
tutti gli uomini” e con tutte le donne. Gesù vuole che noi facciamo la nostra parte.
Purtroppo, non tutti accetteranno la nostra offerta di riconciliazione.
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Ricordatevi: in positivo, la prima antitesi ci insegna a rispettare e a non
disprezzare gli altri esseri umani.
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