Imprenditore Agricolo n. 1 2014
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Imprenditore Agricolo n. 1 2014
Mensile della Confagricoltura di Venezia Bollettino del Consiglio Direttivo Direttore Responsabile: Edoardo Comiotto Direttore: Rita Tognon Direzione Redazione Pubblicità: Confagricoltura Venezia Mestre - Via Monteverdi, 15 - Tel. 041.98.00.00 Autorizz. Trib. Venezia n. 1318 R.S. 25/01/1999 Gratuito ai Soci della Confagricoltura Venezia Spedd. Abb. Post. Comma 20/c Art. 2 L. 662/96 - Fil. VE Progetto Grafico: Olivetti Stampa: New Graph Anno IX - Finito di stampare gennaio 2014 2. 3. 4. 5. 6. 7. Convegno sugli OGM. Guidi: lavorare per la nuova normalità. AGRITURISMO: Modifiche alla legge; La replica di Agriturist Veneto agli albergatori. PREVIDENZA: Voucer. Ammortizzatori sociali; Flussi di ingresso; Collocamento obbligatorio; Quote lavoratori extracomunitari. MACCHINE AGRICOLE: Revisione. ANTIPARASSITARI: Autorizzazioni eccezionali; AGROENERGIE: Biometano. SICUREZZA SUL LAVORO: Interpelli al Ministero del Lavoro; QUOTE LATTE: La relazione della Corte dei Conti. Giangiacomo Bonaldi, coordinatore di Agrinsieme Veneto: «La PAC non penalizzi le regioni che, come il Veneto, hanno fatto ogni sforzo per stare sul mercato: in particolare la zootecnia, nostra punta d’eccellenza» All’indomani dell’approvazione dei regolamenti relativi alla riforma della PAC (Politica Agricola Comunitaria) da parte del Parlamento europeo (20 novembre 2013) e in attesa della ratifica del Consiglio UE, al Centro Agroalimentare di Verona Agrinsieme Veneto, il coordinamento che riunisce le sigle associative regionali di Confagricoltura, CIA, Legacoop Agroalimentare, Confcooperative-Fedagri, AgciAgrital, ha tenuto un incontro di approfondimento sui possibili impatti della nuova PAC per il nostro territorio. Entro il primo agosto 2014 ciascun Paese membro dell’Europa dovrà infatti recepire la riforma, che mira ad implementare una distribuzione più equa degli aiuti ai Paesi e agli agricoltori: il timore è che l’Italia possa perdere l’occasione di investire con maggiore efficacia le risorse e penalizzi alcune regioni (fra cui il Veneto) e alcuni comparti a tutto vantaggio di altri. Preoccupazioni, quelle sul futuro dell’agricoltura veneta (valore complessivo della produzione pari a 5,34 miliardi di euro, valore aggiunto 2,38 miliardi di euro - dati Veneto Agricoltura 2012) e dell’industria agroalimentare regionale (2,6 miliardi di euro di valore aggiunto) che sono state espresse dall’assessore all’agricoltura della Regione Veneto Franco Manzato, presente alla mattinata di lavori. In particolare, è sulle modifiche al primo pilastro dell’architettura giuridica della Politica agricola comune che stamattina si è concentrata l’attenzione di Agrinsieme Veneto. Il regime dei pagamenti diretti è stato, infatti, profondamente rivisitato: la riforma ha previsto il passaggio dal pagamento unico per azienda (erogato sino ad oggi sulla base della media degli aiuti comunitari percepiti da ciascuna impresa in un periodo di riferimento) alle sette componenti in cui sono stati rimodulati i pagamenti diretti, alcuni da attivare obbligatoriamente (pagamento base, pagamento verde o greening e pagamento giovani agricoltori) e altri facoltativi (pagamento ridistributivo sui primi ettari, pagamento aree con vincoli naturali, pagamenti accoppiati, regime piccoli agricoltori). Ora a ogni Stato membro è lasciata la possibilità, tra le altre, di decidere secondo quale combinazione ripartire la dotazione di risorse a disposizione (nel rispetto di determinati massimali prefissati). In sostanza, mentre sino ad oggi è valso il criterio della “storicità” dei pagamenti erogati, dal 2015 (data dell’entrata in vigore della riforma) ci sarà un pagamento proporzionale alla superficie agricola dichiarata e computato sulla base di un premio medio nazionale oppure regionale (per regioni amministrative o per regioni omogenee) in base alle scelte degli Stati membri. Un processo che tende a uniformare i pagamenti e che potrebbe con ogni evidenza penalizzare fortemente i sistemi agricoli più specializzati e caratterizzati da alti investimenti, proprio come quello veneto, a iniziare dal comparto della zootecnia. Senza contare che i pagamenti dal 2015 in poi spetteranno esclusivamente a quei soggetti che la regolamentazione comunitaria definisce (e lascia individuare con dei criteri anche agli Stati membri) “agricoltori attivi”. «Le differenze tra le diverse opzioni per gli Stati membri sono rilevantissime in termini di possibile ridistribuzione delle risorse tra soggetti beneficiari, comparti produttivi e territori. Occorre quindi operare queste scelte con lungimiranza e accortezza, nell’interesse delle imprese competitive che operano per il mercato» ha dichiarato Vincenzo Lenucci, direttore area economica di Confagricoltura, precisando: «Il capitolo dei pagamenti diretti è quello che assorbe la maggiore quantità di risorse: grosso modo i due terzi della spesa agricola comunitaria per l’Italia e l’UE. Per il nostro Paese si tratta di quasi 4 miliardi di euro per anno, sempre meno in verità, perché dal 2014 al 2020 si avrà una riduzione di circa il 6% delle risorse». All’assessore Manzato, dunque, Agrinsieme Veneto ha domandato di farsi portavoce in tutti i tavoli di confronto della Conferenza Stato/Regioni della necessità di una regionalizzazione organizzata secondo aree coincidenti con le singole regioni amministrative. Giangiacomo Bonaldi, coordinatore di Agrinsieme Veneto, ha fatto notare: «Esiste uno specifico gruppo di regioni in Italia – penso a quelle della pianura padana ma non solo – con le quali il Veneto deve giocarsi questa partita. Dobbiamo fare squadra perché siamo messi di fronte agli stessi problemi e dunque dobbiamo condividere una strategia di lobby tesa al raggiungimento dei medesimi obiettivi. Le prime simulazioni parrebbero confermare pesanti danni per questi nostri territori, con perdite che si aggirerebbero intorno a diverse decine di milioni di euro, e 2 potrebbe esserci addirittura il rischio di vedere dimezzarsi, per il Veneto, il valore medio dei pagamenti diretti per ettaro. Ci opponiamo quindi a sconvolgimenti capaci di vanificare gli sforzi che queste regioni, e la nostra in primis, hanno messo in campo per rimanere sul mercato nonostante la crisi e per tutelare la qualità dei prodotti». E rispetto alla regionalizzazione Flavio Furlani, presidente di Cia Veneto, evidenzia come sia «importante agganciare a tutto ciò un vero progetto di politica agraria nazionale, o quantomeno di area ». Ancora, tornando ai pagamenti diretti, l’altra priorità espressa stamattina all’assessore Manzato riguarda il “capitolo” della convergenza, ovvero il processo di avvicinamento dei valori medi dei suddetti pagamenti dal 2015 al 2019. Qui Agrinsieme Veneto chiede che si applichi il meccanismo comunitario della convergenza parziale, affinché entro il 2019 i premi erogati alle aziende subiscano una riduzione non superiore al 30% rispetto a quelli percepiti nel 2015. Franco Manzato, assessore all’agricoltura della Regione Veneto, ha rimarcato la sua linea: «Consentire al Veneto di mantenere i propri standard qualitativi di produzione, anche con la nuova programmazione. Durante i ripetuti incontri in sede romana abbiamo ribadito la necessità di garantire il reddito delle imprese agricole, mediante un piano nazionale di gestione dei rischi che possa intervenire nel caso in cui si verifichino eventi tali da compromettere l'attività d'impresa». Gli Stati membri sono chiamati a decidere le modalità di attuazione dei pagamenti diretti entro il primo agosto 2014. Il tempo dunque stringe. Ecco perché è stata rimarcata l’urgenza di porre la road map della nuova PAC in cima all’agenda politica regionale. Anche perché dalle scelte che verranno prese dipenderà il destino di alcuni specifici comparti, con un basso tasso di autosufficienza. Uno fra tutti quello della zootecnia, che in Veneto con 2,28 miliardi di euro costituisce quasi la metà del valore della produzione regionale (Veneto Agricoltura 2012), e in particolare con il comparto della carne bovina e del latte, vero e proprio fiore all’occhiello del made in Veneto. Inizialmente, infatti, la proposta della Commissione europea non prevedeva alcun sostegno differenziato. La negoziazione ha però portato a un compromesso secondo cui gli Stati membri potranno anche continuare a sostenere alcune categorie di agricoltori e alcuni tipi di colture, scongiurando la sparizione di questi comparti: è evidente come la “partita” della zootecnia veneta si giochi in modo determinante in questa fase. Da qui la richiesta di Agrinsieme Veneto all’assessore Manzato di tutelarla al massimo nelle sedi deputate. Apprezzamento per l’enfasi posta dalla riforma sulla promozione di uno sviluppo e di una crescita sostenibili, sia sotto il profilo economico, sia sotto quello sociale e ambientale, è stato infine espresso da Antonio Melato, presidente di Confcooperative VenetoFedagri.g DAGLI OGM IL RISPETTO PER L’AMBIENTE E LA VITALITÀ DELLE AZIENDE AGRICOLE Preservare l’ambiente conciliandolo con la sostenibilità economica della coltura del mais. È questo il duplice obiettivo che anima gli agricoltori di Confagricoltura Veneto che, per ribadirlo, hanno organizzato al Censer di Rovigo un convegno sul tema “Il mais tra ogm e micotossine: come uscire dai luoghi comuni e rilanciare la coltura?”. Chi più degli agricoltori ha infatti a cuore le sorti dell’ambiente, ossia del luogo nel quale essi svolgono le primarie attività di coltivazione ed allevamento, indispensabili non solo per la sopravvivenza ma anche per il benessere della società umana? Nasce da qui il desiderio di applicare concretamente le tecnologie più avanzate e sicure che la ricerca svolta negli ultimi 15 anni già fornisce. Sono queste le radici sulle quali si innalza, forte, la richiesta del settore agricolo italiano per l’adozione di sementi ogm: una definitiva decisione in tal senso consentirebbe al nostro Paese di poter contare su di una produzione di mais italiano di maggior qualità, esente da micotossine, eliminando l’uso su vasta scala di prodotti chimici. In proposito, il presidente dell’Associazione maiscoltori italiani Marco Aurelio Pasti ha sottolineato nel suo intervento come i nostri imprenditori si trovino da un lato a dover competere con il proprio mais in un mercato che vede coinvolti i produttori di tutto il mondo, dall’altro non siano messi in grado di lavorare con parità di condizioni. “Il seme a nostra disposizione appartiene ad una genetica ormai obsoleta, con mais ibridi sui quali non si fa più ricerca, destinati ad essere sempre meno produttivi”. In pratica il divieto alla coltivazione degli OGM, per gli agricoltori italiani comporta un danno valutabile, con buona approssimazione, in 170 milioni di € l'anno, con un danno totale, ad oggi, che può essere stimato in qualche miliardo di €. Ha inoltre sottolineato come l'emergenza siccità ed aflatossine del 2012 abbia evidenziato l'utilità di poter disporre di un mais resistente alla piralide per contenere lo sviluppo di tale avversità che indirettamente favorisce anche lo sviluppo di micotossine, in particolare fumobisine. Ha stigmatizzato altresì il comportamento irresponsabile della Coltivatori diretti che ha sempre negato l'esistenza del problema sostenendo che era marginale e strumentalmente legato a speculazioni di mercato e per sostenere l'introduzione degli OGM, mentre i maiscoltori hanno purtroppo avuto modo di verificare come siano andate poi effettivamente le cose con prodotto venduto a prezzi stracciati o soggetto a pesantissime decurtazioni sulle quantità consegnate. “Tale atteggiamento – ha aggiunto Pasti – ha fatto si che il Ministero non presentasse a Bruxelles alcuna richiesta di deroga sul tenore massimo di aflatossine, deroga concessa solamente qualche anno prima, nel 2008, all'Inghilterra adirittura sui cerali per l’alimentazione umana”. Ha ribadito come la politica di non coltivazione degli OGM portata avanti sempre dalla Coltivatori Diretti non abbia premiato i maiscoltori con prezzi più elevati del prodotto non OGM, mentre recenti sperimentazioni, condotte in Lombardia, hanno dimostrato che l'utilizzo delle sementi OGM consente un risparmio dei fertilizzanti e favorevoli influssi anche per il mais non OGM in termini di riduzione della pressione della popolazione di piralide. Ha concluso richiamando il parere della D.G. SANCO della comunità che ha ribadito che gli stati membri non posssono vietare la coltivazione degli OGM autorizzati dalla comunità per la mancata adozione delle regole di coesistenza o per motivazioni sociologiche dichiarandosi preocupato per le azioni che l'attuale Ministro dell'agricoltura De Girolamo potrebbe intraprendere nel corso del semestre di presidenza italiana. Il professor Michele Stanca, dell’Unione italiana delle Accademie per le Scienze applicate, ha affermato che ciò che di facile c’era da fare in agricoltura è già stato fatto. La chimica e la meccanica hanno già dato moltissimo al progresso. La nuova frontiera è ora la biologia molecolare: un modo di fare innovazione meno invasivo e più mirato alla riduzione di sostanze inquinanti, tale da permettere di immaginare per il futuro un’agricoltura meno dipendente dalla 3 chimica, e quindi più sostenibile. Nel suo interevento ha posto in evidenza come lo studio delle biotecnolgie non sia solamente lo studio degli OGM bensì lo studio del DNA al fine di ricavare dei benefici per il genere umano e come, nella realizzazione delle piante OGM, si utilizzi un metodo assolutamente naturale che sfrutta ciò che avviene già spontaneamente in natura. Ha infine ribadito come, con le biotecnologie, sarà possibile “ridisegnare” la pianta del futuro che dovrà essere in grado di produrre con minori risorse migliorando l'efficienza nell'utilizzazione dell'azoto e della risorsa idrica. L’avvocato Luca Simonetti, che da anni segue la normativa relativa all’uso degli OGM in Italia e in Europa, ha descritto le molte norme emanate, a livello nazionale con l'intento prevalente di impedire la coltivazione degli OGM sul territorio, ponendo in evidenza come, oggi, tali norme non trovino giustificazione nelle regole stabilite a livello comunitario. Ha illustrato inoltre il lungo iter giudiziario, provocato da un coraggioso atto di disobbedienza civile, che Silvano Dalla Libera e da Giorgio Fidenato, a proprie spese e subendo minacce e vessazioni, hanno dovuto sobbarcarsi per poi trovare infine ragione davanti alla Corte di Giustizia europea. Gli stessi agricoltori – ha ricordato l'avvocato Simonetti hanno oggi in piedi il ricorso al TAR avverso l'ultimo decreto dei Ministeri della Salute, dell'Ambiente e delle Politiche Agricole e Forestali che ripropone il divieto alla coltivazione, con sentenza prevista per il 9 aprile p.v.. Silvano Dalla Libera, agricoltore friulano che ha seminato con risultati molto interessanti il mais ogm MON810 nella propria azienda durante la scorsa stagione, ha portato la propria testimonianza di imprenditore vittima di una persecuzione ideologica, basata su scarsa informazione e teorie preconcette. Ha illustrato i risultati della sua esperienza di coltivazione del mais ogm bt 810 sottolineando come, da parte degli organismi preposti, sia stata fatta molta disinformazione in particolare per quel che riguarda i livelli di contaminazione delle colture non ogm dei terreni limitrofi. Le autorità hanno parlato di livelli di contaminazione superiori al 10%, mentre, in realtà, i dati dell'ERSAF del Friuli, hanno riscontrato un livello di contaminazione inferiore al 5% nelle prime 6 file confinanti, mentre già a 10 mt di distanza la contaminazione era dello 0,95% e sopra i 15 mt praticamente non vi è contaminazione. Molto interessanti anche i dati relativi agli indicatori di biodiversità ed al contenuto in fumonisine del mais OGM. In pratica, sempre l'ERSA, ha verificato che nei campi di mais OGM si riscontra un livello di presenza di insetti paragonabile a quello riscontrabile in un campo di mais non soggetto a trattamenti chimici. Per le fumonisine (micotossine particolarmente tossiche e delle quali spesso non si controlla il livello) invece il mais OGM ha dimostrato di avere un livello di contaminazione molto più basso di quello non OGM: 3500 ppm (parti per milione) contro 27.000 di quello convenzionale, inoltre tale livello di contaminazione si mantiene costante ritardando la raccolta nel mais OGM, mentre praticamente si raddoppia (51.000 ppm) in quello non OGM ritardando la raccolta di 20 giorni. Silvano Dalla Libera ha quindi concluso il suo intervento auspicando che, nel 2014, ci siano migliaia di agricoltori che coltivino mais OGM, “.... oggi - ha concluso - siamo ostaggi di un atteggiamento oscurantista che nega la possibilità di siluppo della ricerca in agricoltura”. Le coltivazioni di piante OGM sono già una realtà diffusissima in altre nazioni, come ha dimostrato Roberto Defez, dell’Istituto di Biofisica del CNR di Napoli,illustrando i vantaggi dell’utilizzo di sementi ogm in agricoltura, Defez ha sottolineato che numerosissimi studi a livello europeo e mondiale, eseguiti da istituti di ricerca sia pubbliche che privati, evidenziano come la semina di colture ogm porti a una effettiva riduzione dell’impiego di fitofarmaci in agricoltura. Per esempio, il mais seminato diffusamente in tutta la Pianura Padana deve essere difeso dalla piralide con insetticidi. Se fosse consentita la semina di mais ogm questo non sarebbe attaccabile dal nocivo insetto, che porta allo sviluppo delle micotossine, con la conseguenza che ne beneficerebbero tutti: ambiente, agricoltori e consumatori. Gli stessi studi dimostrano come gli alimenti ogm non solo siano di fatto sani quanto quelli tradizionali, ma in diversi casi anche più sicuri.g DI SEGUITO L'EDITORIALE DEL PRESIDENTE DI CONFAGRICOLTURA MARIO GUIDI PER "Agricolae.eu". UNA RIFLESSIONE SULLA SITUAZIONE ATTUALE, LA POLITICA, LA CRISI E... LA NUOVA NORMALITÀ CHE SI VA PROFILANDO grazie al sacrificio fatto dalle famiglie e dalle imprese nel 2012 e 2013, miglioramenti che troviamo riflessi in uno spread stabilmente più basso. Alcuni tra i maggiori economisti hanno già dal 2010 coniato il concetto del “New Normal” per definire lo scenario scaturito dalla grave crisi finanziaria, dal rallentamento congiunturale e dalla recessione che ha colpito e colpisce in particolare Europa e Stati Uniti. Non siamo oggi all’interno di una crisi che finirà, ma di un nuovo ciclo economico che avrà “normalmente” queste caratteristiche. Se si fosse riflettuto meglio su questo concetto non avremmo concentrato energie per ottenere provvedimenti che necessitavano di risorse assenti, ma avremmo perseguito interventi di stabilizzazione dei settori con potenziale di crescita, a fronte di esportazioni e di maggiori consumi da riattivare. In Confagricoltura abbiamo fatto una scelta diversa, riflettendo non sul momento contingente (e cioè un intervento puntuale che tentasse con un colpo di ridare fiato alle imprese come se non fosse cambiato nulla), ma puntando a pochi obiettivi compatibili con la situazione generale. Ci siano battuti per un nuovo assetto fiscale per le imprese e lo abbiamo fatto considerando il “New Normal” che questi due anni di interventi ci hanno fatto capire. Abbiamo trovato e difeso un giusto calibro dell’imposizione. Abbiamo cercato le risorse per compensare le scelte che proponevamo, come nel caso delle società agricole, sapendo che non ci sono più tesoretti da assaltare. Abbiamo persuaso i legislatori che dare equilibrio alla struttura economica dell’impresa agricola diventa utile per spingere un po’ la crescita. E’ per questo che possiamo dirci soddisfatti del lavoro svolto e dei risultati ottenuti.g L’incalzare degli eventi, suggerisce di dare uno sguardo al lavoro fatto ed al rapido mutamento della realtà intorno a noi. Nel giro di poche settimane è accaduto veramente di tutto nella politica: decadenza di Berlusconi e scissione tra Forza Italia e Nuovo Centro Destra; dimissioni di Monti e scissione di scelta Civica dall’Udc; nuova maggioranza di Governo, sentenza della Consulta sul sistema elettorale, elezione di Matteo Renzi a segretario del Pd e di Matteo Salvini a capo della Lega Nord (sconfiggendo il fondatore Umberto Bossi); il nuovo VDay di Grillo e la protesta del movimento 9 dicembre dei forconi. Se qualcuno ancora pensava che le elezioni dello scorso febbraio non avessero inciso sul nostro quadro istituzionale, ora ha di che riflettere. Quello che non cambia è l’elenco dei problemi sul tavolo: economia ed occupazione per primi, ma subito dopo la necessità di un nuovo sistema elettorale, che non può più essere disgiunto da alcune riforme istituzionali che ridiano credibilità ai massimi organi elettivi. I commenti sulla legge di stabilità, che i media ampiamente riportano, vedono le categorie, ma anche i sindacati ed i sindaci, commentare con delusione la mancanza di quelle misure in grado di far ripartire il Paese. Certamente l’analisi della crisi in cui ancora siamo immersi è drammatica, ma è stato forse un po’ ingenuo confidare che una manovra potesse improvvisamente reperire quelle risorse e definire quelle misure di investimento in grado di procurare uno shock positivo al nostro sistema produttivo. I nostri conti pubblici non sono risanati: sono migliorati alcuni trend, 4 AGRITURISMO Informiamo i nostri associati che il testo del progetto di legge n.340/2013, di iniziativa della Giunta regionale, approvato dalla IV Commissione consiliare e portato alla discussione del Consiglio regionale è stato approvato dal Consiglio regionale, con le seguenti modifiche: - la percentuale di prodotto di provenienza aziendale nella ristorazione è stata portata a 65% in pianura e 35% in montagna. - i centri benessere, contrariamente alle piscine, sono riservati alle persone pernottanti e ad essi si applica la normativa generale in materia, ivi compreso l'obbligo della presenza di un'estetista qualora vi sia la sauna. - Fra i comportamenti sanzionati è stata inserita l'opposizione (è da ritenersi solo se immotivata), da parte del titolare, all'accesso in azienda delle autorità di controllo. Si ricorda che, ai sensi dell'art.27 del progetto di legge ora diventato legge, le nuove norme riguardanti il numero di pasti somministrabile e le sanzioni troveranno applicazione a decorrere dall'entrata in vigore del provvedimento di attuazione approvato dalla Giunta regionale. Si conclude così una lunga e faticosa battaglia sindacale che ha visto il fronte agrituristico compatto in tutte le sue componenti. La nuova legge offre delle possibilità fino ad ora insperate; in particolare, nella ristorazione, il numero di posti a sedere sarà quello consentito dall’autorizzazione igienico-sanitaria e il numero massimo di pasti quello individuato dal piano agrituristico. Fra le altre novità introdotte dalla nuova legge rispetto alla l.r. n.28/2012, si confermano le seguenti: - le cosiddette attività ricreative e culturali e le fattorie didattiche vengono fatte rientrare nella categoria turismo rurale, così come gli assaggi a scopo promozionale di cantine, oleifici e birrifici; il turismo rurale può essere praticato anche dall’agricoltore sprovvisto di autorizzazione agrituristica ma viene avvicinato all’agriturismo per quanto riguarda la disciplina, venendo così incontro alla richiesta delle Province. - Il corso di formazione ha validità quinquennale e deve essere rinnovato con un aggiornamento solo se entro il quinquennio non è stata avviata l’attività agrituristica. - Le piscine dovranno sottostare all’accordo Ministero-Regioni del 2003 solo se non riservate agli ospiti pernottanti. - L'obbligo di adeguamento alle norme sulle barriere architettoniche è previsto a carico delle aziende che hanno più di 10 posti letto, mentre la l.r. n.28/2012 lo prevedeva a carico delle aziende con più di 6 posti letto.g AGRITURIST VENETO REPLICA AGLI ATTACCHI STRUMENTAILI DELLE ASSOCIAZIONI DI ALBERGATORI E RISTORATORI pubblicamente senza osservare queste elementari regole di correttezza. Ancora. Le aziende agrituristiche beneficiano di un regime fiscale forfetario (reddito imponibile calcolato nella misura del 25% dei ricavi), che peraltro tendono a non adottare preferendo quello ordinario. Si tratta di un’agevolazione da considerarsi come parziale compensazione dei limiti che la legge pone all’esercizio ed all’espansione delle attività agrituristiche in quanto connesse e complementari a quelle agricole: in quanto, cioè, devono essere strettamente legate all’azienda agricola di cui sono espressione e devono impegnare un numero di giornate di lavoro inferiore a quello richiesto dalle attività agricole in senso stretto. Ci si riferisce soprattutto al fatto che l’ospitalità agrituristica al chiuso e all’aperto non può superare le 30 persone e che nella ristorazione agrituristica il 65% dei prodotti deve provenire dall’azienda. Sono limiti che valgono comunque, indipendentemente dalle capacità produttive, ricettive ed organizzative della singola azienda. Sono quegli stessi limiti che hanno indotto diverse aziende agrituristiche di successo ad entrare nell’offerta turistica ordinaria, nella quale, contrariamente all’agriturismo, possono organizzarsi ed ampliarsi a piacimento. E’ ben strano che Gli attacchi scomposti e disinformati di cui l’agriturismo è stato oggetto in questo periodo da parte delle associazioni di rappresentanza di albergatori e ristoratori, impongono una replica pacata ma decisa. In primo luogo, spiace che si dimentichino i più elementari principi di correttezza criminalizzando indiscriminatamente un’intera categoria di operatori economici, come le associazioni sopra citate tendono a fare nei confronti dell’offerta agrituristica veneta. I casi di illegalità vanno isolati e denunciati e questa è la linea sempre seguita dalle associazioni agrituristiche, che non hanno alcun interesse a coprire furbi e disonesti. Ma nessuno si permette di affermare che la ristorazione ordinaria nel suo complesso agisce fuori legge perché, tanto per portare un esempio, di tanto in tanto si scoprono dei rappresentanti della categoria che si comportano in maniera per così dire disinvolta nei confronti di turisti stranieri. Ma verso le aziende agrituristiche, chissà perché, si ritiene di potersi esprimere queste aziende agrituristiche abbiano deciso di trasformarsi in alberghi e ristoranti veri e propri, se l’agriturismo, come viene detto, è un bengodi dove si fa quello che si vuole e non si rispettano le leggi. In realtà l’agriturismo, in quanto attività legata a quella agricola e da questa dipendente, è sottoposto non solo a pesanti adempimenti burocratici ma anche, come si è accennato, a limiti severi e precisi, sulla cui osservanza vigilano diversi organi di controllo, quali NAS (Nuclei Antisofisticazione dei Carabinieri), Guardia di Finanza, Province, INPS, ASL…Autorità tutte, com’è giusto, molto attive, puntuali e presenti in azienda anche più volte all’anno. Sarebbe veramente miracoloso che l’agriturismo riuscisse ad eludere un tale schieramento di forze violando sistematicamente la legge… Va anche precisato, a scanso di ogni equivoco, che la manodopera impegnata nelle attività agrituristiche è regolarmente inquadrata a norma dei contratti collettivi vigenti per il settore agricolo e comporta a carico dell’azienda oneri retributivi e previdenziali corrispondenti a quelli degli altri settori produttivi. In conclusione, l’agriturismo in Veneto è ormai un’attività affermata, che si è guadagnata uno spazio piccolo (1% dell’offerta turistica complessiva, 4% di quella di ristorazione) ma apprezzato dai consumatori, grazie alla capacità degli operatori di intercettare una domanda specifica che forse albergatori e ristoratori non erano in grado di soddisfare. A questi ultimi rivolgiamo l’invito di deporre le armi della polemica e di avviare con il mondo agrituristico una proficua collaborazione, nella convinzione che il Veneto, per poter esprimere appieno le proprie enormi potenzialità in campo turistico, non possa più fare a meno di un’offerta che sia nello stesso tempo diversificata e integrata.g PREVIDENZA LAVORO ACCESSORIO (VOUCHER) LIMITE ANNUO RIFERITO AL SINGOLO PRESTATORE Come noto, la legge Fornero (e successive modifiche ed integrazioni) ha modificato significativamente la disciplina del lavoro accessorio, soprattutto con riguardo al limite massimo di voucher utilizzabili ogni anno: 5.000 euro netti nell'anno per ogni singolo prestatore (e non più per committente, come nelle precedente normativa). Al fine di agevolare i committenti, i prestatori, e coloro che operano per loro conto, nella ricostruzione della situazione dei voucher già utilizzati nell'anno solare, l'INPS ha predisposto delle nuove funzioni telematiche di estratto conto con le quali è possibile prendere visione proprio dei buoni lavoro già incassati. Nella circolare INPS, (n.176/2013), sono riportate le specifiche tecniche per l'accesso e la consultazione degli estratti conto dei singoli prestatori.g 5 AMMORTIZZATORI SOCIALI IN DEROGA Gli Uffici regionali preposti hanno confermato che le aziende agricole sono equiparate a pieno titolo a quelle degli altri settori produttivi ai fini della concessione degli ammortizzatori in oggetto, cui possono quindi accedere esaurite tutte le protezioni ordinarie. Gli Uffici regionali hanno confermato che, a queste condizioni, le aziende interessate possono fare sicuramente domanda di cassa integrazione in deroga, ferma restando l’alea delle risorse disponibili, che, ovviamente, non coprono tutto il fabbisogno. In particolare, in questo momento il Veneto dispone di 110 milioni già assegnati con Decreto dal Ministero, cui se ne aggiungeranno altri 45 dall’ultima ripartizione delle risorse effettuata a livello nazionale, che però non sono stati ancora assegnati con Decreto ministeriale. In sostanza, rispetto al fabbisogno previsto mancano circa 80 milioni. In conclusione, le aziende interessate a ricorrere agli ammortizzatori in deroga possono presentare domanda, con l’avvertenza che le risorse disponibili sono scarse.g PROGRAMMAZIONE DEI FLUSSI DI INGRESSO IN ITALIA DEI LAVORATORI EXTRACOMUNITARI STAGIONALI PER IL 2014 Si informa che nei giorni scorsi si è svolta presso il Ministero del Lavoro una riunione con le parti sociali avente ad oggetto la programmazione dei flussi di lavoratori stagionali per l’anno 2014. Nel corso dell’incontro sono stati presentati i dati del Ministero sul mercato del lavoro in Italia che evidenziano una riduzione tendenziale dell’occupazione complessiva, con un aumento significativo del numero di stranieri (comunitari ed extracomunitari) in cerca di lavoro già presenti sul territorio nazionale. In tale contesto, il direttore della Direzione generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero ha anticipato - in via informale - che il decreto per i flussi stagionali del 2014 prevederà l’ingresso in Italia di 10 mila lavoratori stagionali extracomunitari, con una riduzione sostanziale del numero complessivo delle quote rispetto al 2013 (30 mila unità). Il decreto dovrebbe essere emanato a breve. Come per lo scorso anno, le richieste potranno avere ad oggetto anche i nulla osta al lavoro pluriennale per cittadini extracomunitari che siano entrati in Italia per motivi di lavoro stagionale per almeno 2 anni consecutivi. Si segnala infine che sarà confermata la procedura di silenzio-assenso per la richiesta di nullaosta al lavoro stagionale per lavoratori extracomunitari già assunti negli anni precedenti da parte di uno stesso datore di lavoro, introdotta dal decreto legge n. 5/2012 (cd. decreto semplificazioni).g COLLOCAMENTO OBBLIGATORIO TRASMISSIONE PROSPETTO INFORMATIVO DISABILI Con una nota del 12 dicembre u.s., la Direzione Generale per le Politiche dei Servizi per il lavoro del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha comunicato l'avvenuto aggiornamento del modello telematico del prospetto informativo disabili, con particolare riferimento ai campi relativi alle ipotesi di sospensione (cassa integrazione, contratti di solidarietà, etc.) e di esclusione (personale di cantieri edili) dall'obbligo occupazionale disciplinate dalla legge. In considerazione delle novità apportate al modello la scadenza per la trasmissione telematica del prospetto informativo è prorogata al 15 febbraio 2014. Si ricorda in proposito che l'obbligo di trasmissione sorge qualora la situazione occupazionale al 31 dicembre dell’anno precedente sia tale da far ricadere il datore di lavoro interessato nell’ambito di applicazione della disciplina delle assunzioni obbligatorie (in quanto occupi almeno 15 dipendenti). I datori di lavoro che non hanno subito cambiamenti nella situazione occupazionale tali da modificare l’obbligo o da incidere sul computo della quota di riserva, non sono invece tenuti ad inviare il prospetto informativo.g LAVORATORI EXTRACOMUNITARI. QUOTE NON STAGIONALI PER L'ANNO 2013 CIRCOLARE CONGIUNTA MINISTERI DELL'INTERNO E DEL LAVORO Con una propria circolare, n.6934 del 16 dicembre 2013, i Ministeri dell'Interno e del Lavoro rendono nota l'emanazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri datato 25 novembre 2013, in via di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, con il quale viene programmato l'ingresso in Italia di 17.850 cittadini stranieri per motivi di lavoro subordinato non stagionale e di lavoro autonomo. Richiamiamo l'attenzione sulla specifica quota assegnata (4.000 unità) per la conversione dei permessi di soggiorno stagionali in permessi di soggiorno per lavoro subordinato che, come noto, sono di particolare interesse per il nostro settore. In primo luogo si ricorda che i Ministeri dell'Interno e del Lavoro (circ. congiunta n.6732 del 5/11/2013), hanno recentemente modificato il loro orientamento, ritenendo ammissibile anche la conversione del primo permesso di soggiorno per motivi di lavoro stagionale (non è dunque necessario che lo straniero stagionale faccia rientro nel suo Paese di provenienza ed ottenga un nuovo visto di ingresso per motivi di lavoro stagionale, come in precedenza). Resta fermo, naturalmente, che per la conversione devono sussistere le condizioni previste dalla legge per il permesso di soggiorno per motivi di lavoro non stagionale e cioè la presenza di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato e l'assenza di motivi ostativi. Occorre inoltre precisare che il datore di lavoro interessato dovrà: - consegnare al lavoratore una proposta di contratto di soggiorno per lavoro subordinato non stagionale affinché egli possa presentarla allo Sportello Unico; - una volta assegnata la quota, effettuare la comunicazione di assunzione e consegnarne copia al lavoratore affinché egli possa allegarla alla vera e propria richiesta di conversione del permesso di soggiorno. Sul piano operativo, nel ricordare che le credenziali di accesso al portale del Ministero dell'Interno sono quelle già utilizzate in passato per le richieste di nulla osta al lavoro non stagionale (https.//nullaostalavoro.interno.it), si rende noto che le istanze possono essere già precaricate, mentre l'invio vero e proprio potrà avvenire solo dopo la pubblicazione del citato D.P.C.M. in Gazzetta Ufficiale.g MACCHINE AGRICOLE CODICE DELLA STRADA: ESITI RIUNIONE SULLA REVISIONE DELLE MACCHINE AGRICOLE Si è tenuta recentemente, presso il Mipaaf, alla presenza del Ministero dei Trasporti, una riunione con le parti economiche interessate (costruttori, commercianti ed utilizzatori) al fine di discutere in merito all’obbligo imposto dalla modifica all’art. 111 del Codice della strada, apportata dal decreto legge n 179 del 18 ottobre 2012 (Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese), sulla revisione delle macchine agricole. Problema su cui nei giorni scorsi è stata inviata una lettera, come Agrinsieme, ai Ministeri competenti con cui sono state messe in evidenza le criticità legate all’introduzione dell’obbligo. Anche in relazione a quanto indicato nella lettera, è stata ravvisata l’esigenza di intervenire urgentemente a livello normativo (probabilmente con il “mille proroghe”) per differire la data di applicazione dell’obbligo prevista attualmente al 1° gennaio 2014. Nello stesso tempo i Ministeri competenti hanno sottolineato che ad oggi l’indirizzo del Governo è quello di dare comunque seguito alla revisione delle macchine agricole. Per tale motivo a breve verrà avviato un tavolo di lavoro per esaminare la prima stesura del previsto decreto attuativo. Si è comunque condivisa la necessità di intervenire a più livelli per superare le attuali criticità attraverso: - una chiara tempistica che tenga conto del reale parco macchine oggetto della revisione (dati INAIL: 1 milione e 700 mezzi) ; - modalità tecniche per la conduzione della revisione e per l’adeguamento delle macchine soggette a tale obbligo (solo le macchine agricole immatricolate); - una proposta di incentivazione diretta all’attività di adeguamento delle macchine ai fini della revisione (bando ISI, PSR, bandi dedicati). g - segue pag. 6 - 6 ANTIPARASSITARI Si segnala che il Ministero, in una specifica riunione avente ad oggetto gli usi eccezionali e gli usi minori di fitofarmaci, ha affrontato la problematica relativa alle autorizzazioni eccezionali di prodotti fitosanitari ai sensi dell’articolo 53 del regolamento 1107/2009 con il quale il Ministero della Salute può autorizzare, in circostanze eccezionali, l’immissione in commercio di un prodotto fitosanitario per un periodo massimo di 120 giorni e per un’utilizzazione limitata e controllata, ove tale provvedimento appaia necessario a causa di un pericolo che non può essere contenuto in alcun altro modo ragionevole. Su questo aspetto il Mipaaf ha sottolineato che già dalle prossime richieste ci sarà bisogno di presentare una documentazione a supporto più completa, corredata da dati, valutazioni circa le eventuali alternative sperimentate, danno economico legato alla mancata produzione e studi specifici. Non sarà più sufficiente presentare una richiesta di usi eccezionali senza fornire gli specifici approfondimenti (la Confederazione ad oggi ha richiesto gli usi di emergenza per il triciclazolo, il quinclorac ed il propanil per il riso e l’1,3d per le orticole ed il tabacco). Per far fronte alle nuove esigenze, il Mipaaf ha chiesto di fornire, per ciascuna coltura un quadro generale della situazione per poter così programmare le richieste di autorizzazione per gli usi eccezionali nonché eventuali ulteriori istanze da presentare al nuovo organo. Pertanto è opportuno che i settori produttivi in cui sussistono problemi nella difesa fitosanitaria facciano pervenire al più presto quali sono le sostanze attive non più autorizzate o non autorizzate su una specifica coltura di cui si avrà verosimilmente bisogno nel corso della prossima annata, classificandole nel modo seguente: - prodotti vietati di cui si avrà necessità; - estensioni d’uso; - usi minori; -segnalazione di ulteriori problematiche legate alla difesa della coltura. Il Mipaaf ha anche aggiornato sulle difficoltà di difesa delle colture minori, presenti in tutti i Paesi, ma patrimonio peculiare di quelli mediterranei, legate al numero limitato di prodotti fitosanitari autorizzati su queste colture. Il principale motivo di questa limitata disponibilità consiste nello scarso rientro economico per le ditte produttrici, legato al ristretto mercato derivante da tali colture, a fronte degli elevati costi degli studi richiesti per l’autorizzazione all’uso e per il suo mantenimento. Per poter sfruttare le possibilità offerte dalla normativa comunitaria in merito al mutuo riconoscimento e ai dossier ridotti per usi minori, il Mipaaf riorganizzerà le attività per completare le possibili estrapolazioni dai dossier simili e avvalersi dei dossier predisposti dagli altri Paesi Membri, incrementando il confronto e la collaborazione con gli altri Paesi Membri mediterranei, caratterizzati da produzioni agricole simili e dalla stessa problematica legata agli usi minori.g AGROENERGIE Con la pubblicazione del decreto 5 dicembre 2013 sulle modalità di incentivazione del biometano immesso nella rete del gas naturale (GU n. 295 del 17-12-2013), si va a perfezionare il percorso normativo avviato con il d.lgs. 28 del 3 marzo 2011 con cui l’Italia ha recepito la direttiva comunitaria in materia di promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili al 2020. Il decreto, che dà finalmente attuazione all’articolo 21 del d.lgs. 28/11 “Incentivazione del biometano immesso nella rete del gas naturale”, rappresenta, per il settore agricolo, una concreta opportunità di sviluppo nella direzione della multifunzionalità delle aziende agricole, grazie all’utilizzo di colture non alimentari, sottoprodotti agricoli ed agroindustriali. Il provvedimento interministeriale introduce più modalità di incentivazione del biometano in relazione alle possibili destinazioni (combustibile/carburante): - nelle reti di trasporto e di distribuzione del gas naturale secondo specifiche modalità che saranno definite dall’Autorità per l’energia elettrica ed il gas, anche mediante carri bombola; - in impianti di cogenerazione ad alto rendimento; - in impianti di distribuzione di metano per autotrazione. Nel primo caso (immissione nella rete del gas naturale) il biometano può essere incentivato mediante i seguenti strumenti: - vendita sul mercato del gas naturale gestito dal GME, ad un prezzo “speciale” determinato come differenza tra il doppio del prezzo del gas naturale riscontrato nel mercato di bilanciamento nel 2012 ed il prezzo medio mensile del gas nel medesimo mercato. Tale prezzo è inoltre funzione della capacità produttiva dell’impianto (sotto i 500 standard metri cubi/ora il prezzo è maggiorato del 10% mentre sopra i 1000 standard metri cubi/ora è ridotto del 10%) e della tipologia di biomasse utilizzate (gli impianti di capacità superiore ai 250 standard metri cubi/ora devono utilizzare almeno il 50% in peso di biomasse classificate come sottoprodotti (di cui alla Tab. 1A del DM 6/7/2012) e/o rifiuti; - ritiro da parte del GSE, ad un prezzo pari a quello del gas naturale riscontrato nel mercato di bilanciamento nel 2012 maggiorato del 10%. Prezzo che viene incrementato del 50% in caso di uso esclusivo di sottoprodotti e rifiuti. Tale incentivo si applica limitatamente ad impianti di capacità fino a 500 standard metri cubi/ora (capacità analoga ad un impianto a biogas di circa 2 MWe). Nel secondo caso, gli incentivi sono rilasciati alla produzione elettrica secondo le modalità già stabilite dal DM 6 luglio 2012 se utilizzato in impianti di cogenerazione ad alto rendimento (la durata dell’incentivo è di 20 anni). Nel caso, infine, degli impianti di distribuzione di biometano per autotrazione è previsto il rilascio di certificati in immissione in consumo (i certificati sono utilizzabili ai fini del rispetto dell’obbligo di cui all’articolo 2-quater, comma 2 del decreto legge 10/01/2006 n.2, convertito nella n. 81 del 11/03/2006 relativo all’immissione in consumo di una percentuale biocarburante a fronte dei quantitativi di carburante da fossile commercializzati); la durata dell’incentivo è di 20 anni. In conformità all’articolo 33 del d.lgs. 28/11, al biometano, prodotto a partire da colture non alimentari (Tab. 1B del DM 6/7/2012), sottoprodotti o da frazione biodegradabile dei rifiuti, è riconosciuto un numero doppio di certificati in immissione (double counting); ciò in relazione all’elevato valore ambientale che viene riconosciuto a questo biocarburante. La nuova normativa si applica agli impianti realizzati dopo l’entrata in vigore del decreto nonché agli impianti a biogas entrati in funzione precedentemente e che utilizzano parte del biogas per la produzione di biometano, anche a seguito di incremento della capacità di produzione. Per questi ultimi però gli incentivi sul biometano sono ridotti del 60%, ad eccezione del caso in cui sia utilizzato in impianti di distribuzione di metano per autotrazione dove la riduzione è del 30%. Per quanto riguarda il periodo di incentivazione questo è pari: - al periodo di diritto spettante ai nuovi, nel caso in cui l’impianto da riconvertire non benefici di incentivi sulla produzione elettrica; - al residuo periodo di diritto agli incentivi alla produzione di energia elettrica, incrementato di cinque anni, nel caso in cui l’impianto da riconvertire benefici di incentivi sulla produzione elettrica. Limitatamente ad impianti per la produzione di biometano di proprietà di aziende agricole, i diversi incentivi sono cumulabili con altri incentivi pubblici per la realizzazione degli impianti non eccedenti il 40% del costo dell’investimento. Il decreto è sicuramente un passo fondamentale nella direzione di uno 7 sviluppo della filiera biogas-biometano ma per una completa attuazione delle disposizioni l’Autorità per l’energia elettrica e il gas dovrà definire le modalità di misurazione e le responsabilità dei diversi soggetti coinvolti; quadro regolatorio a cui seguirà la pubblicazione, da parte del GSE, delle procedure applicative dei diversi sistemi di incentivazione.g SICUREZZA SUL LAVORO NUOVE RISPOSTE AGLI INTERPELLI IN MATERIA DI SALUTE E SICUREZZA Si segnala che la Direzione Generale per l'Attività Ispettiva del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha pubblicato le risposte di interpello pervenute ai sensi dell'art. 12 del D.Lgs 81/2008 in materia di: • Interpello 8/2013: Art. 41, comma 2, visita medica preventiva; • Interpello 9/2013: Imprese familiari; • Interpello 10/2013: Formazione addetti emergenza; • Interpello 11/2013: Accordo Stato-Regioni del 21/12/2011; • Interpello 12/2013: Obbligatorietà del DVR, sicurezza pareti vetrate e spogliatoi ed armadi per il vestiario per le strutture penitenziarie; • Interpello 13/2013: Lavoro a domicilio; • Interpello 14/2013: Limiti di utilizzo delle procedure standardizzate. Si ricorda che le indicazioni fornite nelle risposte agli interpelli costituiscono criteri interpretativi e direttivi per l'esercizio delle attività di vigilanza. Di seguito una sintesi delle risposte relative ai quesiti di maggior interesse per il settore agricolo. Tutta la documentazione è disponibile al seguente link: http://www.lavoro.gov.it/sicurezzalavoro/MS/ Interpello/Pages/default.aspx Interpello 8/2013: Art. 41, comma 2, visita medica preventiva Quesito: l'Interpellante chiede di sapere la corretta interpretazione dell'art. 41 comma 2 del D.Lgs 81/2008 in materia di visita medica preventiva circa la necessità di effettuare una nuova visita preventiva nel caso vi siano assunzioni dello stesso lavoratore successive ad una interruzione del rapporto di lavoro, per mansioni uguali o sostanzialmente collegate allo stesso rischio, per il quale sia trascorso un termine breve e comunque entro la periodicità prevista dal medico competente per la visita successiva. Risposta: La Commissione per gli Interpelli, riprendendo la normativa di riferimento (art. 41 comma 1 lettera a) e comma 2) fornisce l'indicazione secondo cui nel caso di assunzioni successive di un lavoratore impiegato in mansioni che lo espongono allo stesso rischio nel corso del periodo di validità della visita preventiva o della visita periodica e comunque per un periodo non superiore ad un anno, il datore di lavoro non è tenuto ad effettuare una nuova visita preventiva in quanto la situazione sanitaria del lavoratore risulta conosciuta dal medico competente. Interpello n. 11: Accordo Stato-Regioni del 21/12/2011 Quesito: l'Interpellante chiede di conoscere se la durata e i contenuti della formazione dei lavoratori ai sensi dell'art. 37, comma 2 del D.Lgs 81/2008 possa prescindere dall'appartenenza ad uno specifico codice ATECO e possa essere tarata sulla effettiva condizione di rischio che si rileva per ciascuna attività lavorativa, a valle del processo di valutazione. Risposta: La Commissione per gli Interpelli, riprendendo i riferimenti normativi (art. 37, comma 1 del D.Lgs. 81/2008 e gli Accordi Stato Regioni in materia di formazione), indica che la formazione va riferita all'effettiva mansione svolta dal lavoratore, considerata la valutazione dei rischi; pertanto la durata del corso può prescindere dal codice ATECO di appartenenza dell'azienda. Interpello n. 14: Limiti di utilizzo delle procedure standardizzate Quesito: L'Interpellante avanza l'interpello in merito a: 1. il possibile utilizzo della procedure standardizzate per le aziende che occupano fino a 50 lavoratori, il cui rischio chimico sia risultato "basso per la sicurezza e irrilevante per la salute dei lavoratori", e il cui rischio biologico sia risultato "non evidenzia rischi per la salute dei lavoratori"; 2. il possibile utilizzo delle procedure standardizzate per le aziende che occupano fino a 50 lavoratori il cui rischio chimico sia risultato "non basso per la sicurezza e/o non irrilevante per la salute dei lavoratori" e il cui rischio biologico evidenzia "rischi per la salute dei lavoratori" Risposta: La Commissione per gli Interpelli, ricordando la normativa di riferimento (l'art. 29 comma 6, comma 7 lett. b), l'art. 23 comma 1, l'art. 271 comma 1 del D.Lgs 81/2008) fornisce l'indicazione che in caso di una valutazione del rischio chimico "basso per la sicurezza e irrilevante per la salute dei lavoratori"considerando quanto disposto all'art. 224 comma 4 del D.Lgs 81/2008, il datore di lavoro di un'impresa che occupa fino 50 dipendenti può adottare le procedure standardizzate. Vista l'analogia delle disposizioni - art. 271 comma 4 del D.Lgs n. 81/2008 - le considerazioni su esposte valgono anche per il rischio biologico. Nei casi in cui la valutazione del rischi mettesse in evidenza un rischio chimico o biologico non sarà possibile usare le procedure standardizzate.g QUOTE LATTE LE DISFUNZIONI RILEVATE NEL RECUPERO DEL PRELIEVO A CARICO DEGLI ALLEVATORI Con la delibera n. 11/2013/G la Corte dei Conti approva e divulga la relazione: " Quote latte: la gestione delle misure consequenziali finalizzate alla rimozione delle disfunzioni rilevate nel recupero del prelievo a carico degli allevatori", in merito alla quale la Confederazione ha partecipato all'audizione del 21 novembre u.s.. Con la delibera sopra citata la Corte dei Conti dispone che: "le Amministrazioni interessate comunichino alla Corte e al Parlamento, entro sei mesi dalla data di ricevimento della presente relazione, le misure consequenziali adottate, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge n. 20/1994, come modificato dall'articolo 1, comma 172, della legge n. 266/2005, comunicando, inoltre, alla Presidenza della Corte, entro trenta giorni dalla ricezione della presente relazione, un provvedimento motivato, ai sensi dell'articolo 3, comma 64, della legge n. 244/2007, ove ritengano di non ottemperare ai rilievi formulati" Si evidenzia, inoltre, che con la suddetta relazione la Corte dei Conti conclude che: "- la riscossione coattiva del prelievo non progredisce significativamente a far data dall'introduzione della legge n. 33/2009; - l'onere della stessa è passato da Equitalia all'Ag.e.a, che versa in uno stato di crisi, anche per carenze finanziarie e di organico; - l'operatività della procedura di riscossione prevista dalla legge n. 228/2012 non è ancora avviata, sia per le complesse operazioni di presa in carico da eseguire che per la necessità di dare concreta attuazione alla convenzione fra l'Ag.e.a ed Equitalia, siglata solo nel mese di novembre 2013. Pertanto, in senso contrario all'assicurazione di una rapida ed incisiva azione espressa nell'adunanza del 6 dicembre 2012 da tutte le Amministrazioni coinvolte, si constata - ancora una volta- un'inerzia ed una prassi amministrativa non conformi alla necessità di una decisa attività di recupero. Ciò comporta un rilevante incremento della probabilità che, con il passare del tempo, lo stesso recupero diventi impossibile, con il rischio della traslazione dell'onere finanziario dagli allevatori inadempienti alla fiscalità generale e conseguente imputazione di danno erariale nei confronti degli amministratori pubblici inadempienti. Va ribadito che i ricorrenti, ciclici dubbi sulle consistenze zootecniche e sulle quantità prodotte di latte non possono rappresentare giustificazione o pretesto per gli allevatori che si oppongono all'effettiva riscossione del prelievo e al recupero di - segue pag. 8 - 8 quanto dovuto. Eventuali richieste di restituzione potranno essere poste in essere successivamente al pagamento e solo in caso di certo ed acclarato indebito del versato, certificato dalle autorità preposte a tale potenziale verifica." La relazione della Corte dei Conti ribadisce ancora una volta, in linea con quanto sostenuto da Confagricoltura, la necessità di procedere ad un'accelerazione delle procedure di riscossione nonostante il passaggio ad Agea che complica il tutto. Soprattutto, per la prima volta la Corte ribadisce, anche in relazione alla nota vicenda relativa alla non precisa computazione dei quantitativi di latte prodotti e delle vacche in lattazione, che in ogni caso queste incertezze (che la relazione dimostra sono in larga parte infondate) non possono in alcun modo costituire motivo per i debitori di chiedere ulteriori dilazioni di pagamento.g NOTIZIE CIRCOLAZIONE STRADALE - PROROGA TERMINE REVISIONE MACCHINE AGRICOLE Con riferimento a quanto pubblicato a pagina 5 del notiziario informiamo che è stato differito, con il decreto mille proroghe, il termine per l’emanazione del decreto con cui disporre la revisione delle macchine agricole. In particolare viene previsto il differimento: - del termine per l’emanazione del decreto con cui disporre la revisione dal 31 dicembre 2013 al 30 giugno 2014 (differimento di 6 mesi); - del termine di avvio del processo di revisione dal 1° gennaio 2014 al 1° gennaio 2015 (differimento di 12 mesi).g INCENTIVI PER L’ASSUNZIONE DEI LAVORATORI ISCRITTI NELLE LISTE DI MOBILITÀ Segnaliamo che l’INPS con messaggio n. 18639/2013 (non pubblicato sul sito internet dell’Istituto) fornisce indicazioni integrative sul rimborso dei benefici eventualmente fruiti dai datori di lavoro per l’assunzione di lavoratori iscritti alla c.d. piccola mobilità. Come noto infatti, per il 2013 non sono state prorogate le norme che prevedevano l’assunzione incentivata dei lavoratori licenziati da aziende con meno di 15 dipendenti. Con circolare n. 150/2013, l’INPS ha chiarito che gli incentivi in questione non sono applicabili per le assunzioni effettuate nel 2013 in nessun caso, nemmeno se il lavoratore interessato sia stato licenziato nel corso del 2012. Per le assunzioni effettuate nel 2012 il beneficio, in via cautelativa, è riconoscibile solo fino al 31/12/2012. Con il messaggio n. 18639 l’Istituto previdenziale integra le indicazioni fornite, precisando che al momento, in attesa dei definitivi chiarimenti del Ministero del Lavoro, non dovrà essere richiesto ai datori di lavoro il NOTIZIE rimborso dei benefici eventualmente fruiti. In sostanza, il provvedimento in commento “congela” gli effetti della citata circolare INPS n. 150/2013 con riguardo, in particolare, alle richieste di restituzione delle agevolazioni usufruite dai datori di lavoro che hanno assunto nel corso del 2012 lavoratori iscritti alla c.d. piccola mobilità ed i cui rapporti sono proseguiti nel 2013.g CORTE DEI CONTI UE SU APPLICAZIONE ART. 68 Secondo una relazione pubblicata in settimana dalla Corte dei conti europea, negli Stati membri non sussistono elementi probatori sufficienti per dimostrare che le misure introdotte ai sensi dell’articolo 68 siano necessarie o pertinenti e che siano in linea con gli obiettivi della PAC.g CHIARIMENTO MIPAF SU CERTIFICAZIONE IDONEITA' VINI DOP Il Ministero delle politiche agricole, con una sua nota ha chiarito che qualora un disciplinare di produzione DOP contempli due o più tipologie di prodotti, aventi tra loro i requisiti di compatibilità, il produttore può richiedere per una stessa partita di vino , a determinate condizioni, la certificazione analiticoorganolettica per due o più tipologie di prodotti. g APPROVATO IN CONFERENZA STATO REGIONI IL PIANO D'AZIONE NAZIONALE PER L'MPIEGO DEI PRODOTTI FITOSANITARI Nella Seduta della Conferenza Stato-Regioni del 19 dicembre 2013 è stata raggiunta l’intesa sullo schema di decreto interministeriale recante “Piano d’azione nazionale per l’uso dei sostenibile dei prodotti fitosanitari”, ai sensi dell’articolo 6 del D. Lgs. 14 agosto 2012 n. 150 concernente “Attuazione della direttiva 2009/128/CE che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo dei prodotti fitosanitari. Come anticipato nella precedente comunicazione, l’approvazione da parte della Conferenza era condizione fondamentale per evitare l’apertura di una procedura di infrazione per l’Italia. Ora lo schema di decreto approvato sarà trasmesso alla firma dei Ministri competenti per la sua successiva pubblicazione.g TASSO INTERESSI LEGALI Sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana è stato pubblicato il decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze che fissa, con decorrenza 1° gennaio 2014 il saggio di interese legale. In base al citato provvedimento il tasso di interesse legale viene fissato, da tale data, nella misura del 1%.g NOTIZIE LUIGI BASSANI DIRETTORE DI CONFAGRICOLTURA VENETO SOSTITUISCE SERGIO BUCCI CHE ABBANDONA PER RAGGIUNTI LIMITI DI ETÀ Luigi Bassani è il nuovo direttore di Confagricoltura Veneto. Lo ha deciso all’unanimità il Consiglio direttivo nel corso della riunione che ha preceduto le festività natalizie. Luigi Bassani, imprenditore agricolo vicentino, vanta una lunga e varia esperienza in Confagricoltura, come presidente dei giovani agricoltori e vicepresidente di Confagricoltura Vicenza (ANGA), quindi come direttore di Confagricoltura Vicenza, di Confagricoltura Padova e attualmente di Confagricoltura Verona, ove ha avuto modo di mettere in evidenza quelle doti manageriali che lo hanno fatto ritenere idoneo a rivestire l’incarico regionale. E’ anche presidente dell’Ente Bilaterale per l’Agricoltura Veronese. La scelta di Bassani, che manterrà anche la direzione di Verona, rappresenta l’aspetto più visibile di una riforma che vuole rilanciare Confagricoltura Veneto come una realtà sindacale organica al cui interno la componente regionale e quelle provinciali interagiscono e collaborano secondo una logica di rete.g GOVERNO: I VERTICI DI CONFAGRICOLTURA INCONTRANO ALFANO. IMPEGNO SU POLITICHE AGRICOLE ED OCCUPAZIONE Il vicepremier Angelino Alfano ha incontrato il presidente ed il direttore generale di Confagricoltura, Mario Guidi e Luigi Mastrobuono, nell’ambito delle consultazioni “Impegno 2014”. Erano presenti il ministro per le Politiche agricole Nunzia De Girolamo ed il ministro per le Infrastrutture ed i Trasporti Maurizio Lupi. Il vicepremier ha condiviso con i vertici di Confagricoltura il ruolo fondamentale dell’ agricoltura e dell’agroalimentare nel suo complesso per la ripresa economica e per l’occupazione che, nel settore primario, nonostante le difficoltà registrate nel 2013, ha sostanzialmente tenuto. Ad avviso di Confagricoltura “vi sono misure di semplice a immediata attuazione, con costi sostenibili per lo Stato, che possono favorire l’incremento di una occupazione stabile e di qualità nel settore agricolo”. I rappresentanti di Confagricoltura hanno quindi sottolineato al vicepremier la necessità “di un sistema di fiscalità che resista alle prossime leggi di stabilità e consolidi un regime giusto e proporzionato, che non penalizzi, anzi incoraggi investimenti ed occupazione”.g