Imprenditore Agricolo n. 1 2014

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Imprenditore Agricolo n. 1 2014
Mensile della Confagricoltura di Venezia
Bollettino del Consiglio Direttivo
Direttore Responsabile: Edoardo Comiotto
Direttore: Rita Tognon
Direzione Redazione Pubblicità:
Confagricoltura Venezia
Mestre - Via Monteverdi, 15 - Tel. 041.98.00.00
Autorizz. Trib. Venezia n. 1318 R.S. 25/01/1999
Gratuito ai Soci della Confagricoltura Venezia
Spedd. Abb. Post. Comma 20/c Art. 2 L. 662/96 - Fil. VE
Progetto Grafico: Olivetti
Stampa: New Graph
Anno IX - Finito di stampare gennaio 2014
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Convegno sugli OGM.
Guidi: lavorare per la nuova
normalità.
AGRITURISMO:
Modifiche alla legge; La replica di
Agriturist Veneto agli albergatori.
PREVIDENZA:
Voucer.
Ammortizzatori sociali; Flussi di
ingresso; Collocamento
obbligatorio; Quote lavoratori
extracomunitari.
MACCHINE AGRICOLE:
Revisione.
ANTIPARASSITARI:
Autorizzazioni eccezionali;
AGROENERGIE:
Biometano.
SICUREZZA SUL LAVORO:
Interpelli al Ministero del Lavoro;
QUOTE LATTE:
La relazione della Corte dei Conti.
Giangiacomo Bonaldi, coordinatore di
Agrinsieme Veneto: «La PAC non penalizzi le
regioni che, come il Veneto, hanno fatto ogni
sforzo per stare sul mercato: in particolare la
zootecnia, nostra punta d’eccellenza»
All’indomani dell’approvazione dei regolamenti
relativi alla riforma della PAC (Politica Agricola
Comunitaria) da parte del Parlamento europeo
(20 novembre 2013) e in attesa della ratifica del
Consiglio UE, al Centro Agroalimentare di
Verona Agrinsieme Veneto, il coordinamento
che riunisce le sigle associative regionali di
Confagricoltura, CIA, Legacoop
Agroalimentare, Confcooperative-Fedagri, AgciAgrital, ha tenuto un incontro di
approfondimento sui possibili impatti della
nuova PAC per il nostro territorio. Entro il primo
agosto 2014 ciascun Paese membro
dell’Europa dovrà infatti recepire la riforma, che
mira ad implementare una distribuzione più
equa degli aiuti ai Paesi e agli agricoltori: il
timore è che l’Italia possa perdere l’occasione
di investire con maggiore efficacia le risorse e
penalizzi alcune regioni (fra cui il Veneto) e
alcuni comparti a tutto vantaggio di altri.
Preoccupazioni, quelle sul futuro dell’agricoltura
veneta (valore complessivo della produzione
pari a 5,34 miliardi di euro, valore aggiunto 2,38
miliardi di euro - dati Veneto Agricoltura 2012) e
dell’industria agroalimentare regionale (2,6
miliardi di euro di valore aggiunto) che sono
state espresse dall’assessore all’agricoltura
della Regione Veneto Franco Manzato,
presente alla mattinata di lavori. In particolare,
è sulle modifiche al primo pilastro
dell’architettura giuridica della Politica agricola
comune che stamattina si è concentrata
l’attenzione di Agrinsieme Veneto. Il regime dei
pagamenti diretti è stato, infatti, profondamente
rivisitato: la riforma ha previsto il passaggio dal
pagamento unico per azienda (erogato sino ad
oggi sulla base della media degli aiuti
comunitari percepiti da ciascuna impresa in un
periodo di riferimento) alle sette componenti in
cui sono stati rimodulati i pagamenti diretti,
alcuni da attivare obbligatoriamente
(pagamento base, pagamento verde o greening
e pagamento giovani agricoltori) e altri
facoltativi (pagamento ridistributivo sui primi
ettari, pagamento aree con vincoli naturali,
pagamenti accoppiati, regime piccoli
agricoltori). Ora a ogni Stato membro è lasciata
la possibilità, tra le altre, di decidere secondo
quale combinazione ripartire la dotazione di
risorse a disposizione (nel rispetto di
determinati massimali prefissati). In sostanza,
mentre sino ad oggi è valso il criterio della
“storicità” dei pagamenti erogati, dal 2015 (data
dell’entrata in vigore della riforma) ci sarà un
pagamento proporzionale alla superficie
agricola dichiarata e computato sulla base di un
premio medio nazionale oppure regionale (per
regioni amministrative o per regioni omogenee)
in base alle scelte degli Stati membri. Un
processo che tende a uniformare i pagamenti e
che potrebbe con ogni evidenza penalizzare
fortemente i sistemi agricoli più specializzati e
caratterizzati da alti investimenti, proprio come
quello veneto, a iniziare dal comparto della
zootecnia. Senza contare che i pagamenti dal
2015 in poi spetteranno esclusivamente a quei
soggetti che la regolamentazione comunitaria
definisce (e lascia individuare con dei criteri
anche agli Stati membri) “agricoltori attivi”. «Le
differenze tra le diverse opzioni per gli Stati
membri sono rilevantissime in termini di
possibile ridistribuzione delle risorse tra soggetti
beneficiari, comparti produttivi e territori.
Occorre quindi operare queste scelte con
lungimiranza e accortezza, nell’interesse delle
imprese competitive che operano per il
mercato» ha dichiarato Vincenzo Lenucci,
direttore area economica di Confagricoltura,
precisando: «Il capitolo dei pagamenti diretti è
quello che assorbe la maggiore quantità di
risorse: grosso modo i due terzi della spesa
agricola comunitaria per l’Italia e l’UE. Per il
nostro Paese si tratta di quasi 4 miliardi di euro
per anno, sempre meno in verità, perché dal
2014 al 2020 si avrà una riduzione di circa il 6%
delle risorse». All’assessore Manzato, dunque,
Agrinsieme Veneto ha domandato di farsi
portavoce in tutti i tavoli di confronto della
Conferenza Stato/Regioni della necessità di
una regionalizzazione organizzata secondo
aree coincidenti con le singole regioni
amministrative. Giangiacomo Bonaldi,
coordinatore di Agrinsieme Veneto, ha fatto
notare: «Esiste uno specifico gruppo di regioni
in Italia – penso a quelle della pianura padana
ma non solo – con le quali il Veneto deve
giocarsi questa partita. Dobbiamo fare squadra
perché siamo messi di fronte agli stessi
problemi e dunque dobbiamo condividere una
strategia di lobby tesa al raggiungimento dei
medesimi obiettivi. Le prime simulazioni
parrebbero confermare pesanti danni per questi
nostri territori, con perdite che si aggirerebbero
intorno a diverse decine di milioni di euro, e
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potrebbe esserci addirittura il rischio di vedere
dimezzarsi, per il Veneto, il valore medio dei
pagamenti diretti per ettaro. Ci opponiamo
quindi a sconvolgimenti capaci di vanificare gli
sforzi che queste regioni, e la nostra in primis,
hanno messo in campo per rimanere sul
mercato nonostante la crisi e per tutelare la
qualità dei prodotti». E rispetto alla
regionalizzazione Flavio Furlani, presidente di
Cia Veneto, evidenzia come sia «importante
agganciare a tutto ciò un vero progetto di
politica agraria nazionale, o quantomeno di
area ». Ancora, tornando ai pagamenti diretti,
l’altra priorità espressa stamattina all’assessore
Manzato riguarda il “capitolo” della
convergenza, ovvero il processo di
avvicinamento dei valori medi dei suddetti
pagamenti dal 2015 al 2019. Qui Agrinsieme
Veneto chiede che si applichi il meccanismo
comunitario della convergenza parziale,
affinché entro il 2019 i premi erogati alle
aziende subiscano una riduzione non superiore
al 30% rispetto a quelli percepiti nel 2015.
Franco Manzato, assessore all’agricoltura della
Regione Veneto, ha rimarcato la sua linea:
«Consentire al Veneto di mantenere i propri
standard qualitativi di produzione, anche con la
nuova programmazione. Durante i ripetuti
incontri in sede romana abbiamo ribadito la
necessità di garantire il reddito delle imprese
agricole, mediante un piano nazionale di
gestione dei rischi che possa intervenire nel
caso in cui si verifichino eventi tali da
compromettere l'attività d'impresa». Gli Stati
membri sono chiamati a decidere le modalità di
attuazione dei pagamenti diretti entro il primo
agosto 2014. Il tempo dunque stringe. Ecco
perché è stata rimarcata l’urgenza di porre la
road map della nuova PAC in cima all’agenda
politica regionale. Anche perché dalle scelte
che verranno prese dipenderà il destino di
alcuni specifici comparti, con un basso tasso di
autosufficienza. Uno fra tutti quello della
zootecnia, che in Veneto con 2,28 miliardi di
euro costituisce quasi la metà del valore della
produzione regionale (Veneto Agricoltura
2012), e in particolare con il comparto della
carne bovina e del latte, vero e proprio fiore
all’occhiello del made in Veneto. Inizialmente,
infatti, la proposta della Commissione europea
non prevedeva alcun sostegno differenziato. La
negoziazione ha però portato a un
compromesso secondo cui gli Stati membri
potranno anche continuare a sostenere alcune
categorie di agricoltori e alcuni tipi di colture,
scongiurando la sparizione di questi comparti: è
evidente come la “partita” della zootecnia
veneta si giochi in modo determinante in questa
fase. Da qui la richiesta di Agrinsieme Veneto
all’assessore Manzato di tutelarla al massimo
nelle sedi deputate. Apprezzamento per l’enfasi
posta dalla riforma sulla promozione di uno
sviluppo e di una crescita sostenibili, sia sotto il
profilo economico, sia sotto quello sociale e
ambientale, è stato infine espresso da Antonio
Melato, presidente di Confcooperative VenetoFedagri.g
DAGLI OGM IL RISPETTO PER L’AMBIENTE
E LA VITALITÀ DELLE AZIENDE AGRICOLE
Preservare l’ambiente conciliandolo con la
sostenibilità economica della coltura del mais.
È questo il duplice obiettivo che anima gli
agricoltori di Confagricoltura Veneto che,
per ribadirlo, hanno organizzato al Censer di
Rovigo un convegno sul tema “Il mais tra ogm e
micotossine: come uscire dai luoghi comuni e
rilanciare la coltura?”.
Chi più degli agricoltori ha infatti a cuore le sorti
dell’ambiente, ossia del luogo nel quale essi
svolgono le primarie attività di coltivazione ed
allevamento, indispensabili non solo per la
sopravvivenza ma anche per il benessere della
società umana?
Nasce da qui il desiderio di applicare
concretamente le tecnologie più avanzate e
sicure che la ricerca svolta negli ultimi 15 anni
già fornisce. Sono queste le radici sulle quali si
innalza, forte, la richiesta del settore
agricolo italiano per l’adozione di sementi ogm:
una definitiva decisione in tal senso
consentirebbe al nostro Paese di poter contare
su di una produzione di mais italiano di maggior
qualità, esente da micotossine, eliminando l’uso
su vasta scala di prodotti chimici.
In proposito, il presidente dell’Associazione
maiscoltori italiani Marco Aurelio Pasti ha
sottolineato nel suo intervento come i nostri
imprenditori si trovino da un lato a dover
competere
con il proprio mais in un mercato che vede
coinvolti i produttori di tutto il mondo, dall’altro
non siano messi in grado di lavorare con parità
di condizioni. “Il seme a nostra disposizione
appartiene ad una genetica ormai obsoleta, con
mais ibridi sui quali non si fa più ricerca,
destinati ad essere sempre meno produttivi”.
In pratica il divieto alla coltivazione degli OGM,
per gli agricoltori italiani comporta un danno
valutabile, con buona approssimazione, in 170
milioni di € l'anno, con un danno totale, ad oggi,
che può essere stimato in qualche miliardo di €.
Ha inoltre sottolineato come l'emergenza siccità
ed aflatossine del 2012 abbia evidenziato
l'utilità di poter disporre di un mais resistente
alla piralide per contenere lo sviluppo di tale
avversità che indirettamente favorisce anche lo
sviluppo di micotossine, in particolare
fumobisine.
Ha stigmatizzato altresì il comportamento
irresponsabile della Coltivatori diretti che ha
sempre negato l'esistenza del problema
sostenendo che era marginale e
strumentalmente legato a speculazioni di
mercato e per sostenere l'introduzione degli
OGM, mentre i maiscoltori hanno purtroppo
avuto modo di verificare come siano andate poi
effettivamente le cose con prodotto venduto a
prezzi stracciati o soggetto a pesantissime
decurtazioni sulle quantità consegnate.
“Tale atteggiamento – ha aggiunto Pasti – ha
fatto si che il Ministero non presentasse a
Bruxelles alcuna richiesta di deroga sul tenore
massimo di aflatossine, deroga concessa
solamente qualche anno prima, nel 2008,
all'Inghilterra adirittura sui cerali per
l’alimentazione umana”.
Ha ribadito come la politica di non coltivazione
degli OGM portata avanti sempre dalla
Coltivatori Diretti non abbia premiato i
maiscoltori con prezzi più elevati del prodotto
non OGM, mentre recenti sperimentazioni,
condotte in Lombardia, hanno dimostrato che
l'utilizzo delle sementi OGM
consente un risparmio dei
fertilizzanti e favorevoli influssi
anche per il mais non OGM in
termini di riduzione della
pressione della popolazione di
piralide.
Ha concluso richiamando il
parere della D.G. SANCO
della comunità che ha ribadito
che gli stati membri non
posssono vietare la
coltivazione degli OGM
autorizzati dalla comunità per
la mancata adozione delle
regole di coesistenza o per
motivazioni sociologiche
dichiarandosi preocupato per
le azioni che l'attuale Ministro
dell'agricoltura De Girolamo
potrebbe intraprendere nel
corso del semestre di presidenza italiana.
Il professor Michele Stanca, dell’Unione
italiana delle Accademie per le Scienze
applicate, ha affermato che ciò che di facile
c’era da fare in agricoltura è già stato fatto. La
chimica e la meccanica hanno già dato
moltissimo al progresso. La nuova frontiera è
ora la biologia molecolare: un modo di fare
innovazione meno invasivo e più mirato alla
riduzione di sostanze inquinanti, tale da
permettere di immaginare per il futuro
un’agricoltura meno dipendente dalla
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chimica, e quindi più sostenibile.
Nel suo interevento ha posto in evidenza come
lo studio delle biotecnolgie non sia solamente lo
studio degli OGM bensì lo studio del DNA al
fine di ricavare dei benefici per il genere umano
e come, nella realizzazione delle piante OGM,
si utilizzi un metodo assolutamente naturale
che sfrutta ciò che avviene già spontaneamente
in natura.
Ha infine ribadito come, con le biotecnologie,
sarà possibile “ridisegnare” la pianta del futuro
che dovrà essere in grado di produrre con
minori risorse migliorando l'efficienza
nell'utilizzazione dell'azoto e della risorsa idrica.
L’avvocato Luca Simonetti, che da anni segue
la normativa relativa all’uso degli OGM in Italia
e in Europa, ha descritto le molte norme
emanate, a livello nazionale con l'intento
prevalente di impedire la coltivazione degli
OGM sul territorio, ponendo in evidenza come,
oggi, tali norme non trovino giustificazione nelle
regole stabilite a livello comunitario.
Ha illustrato inoltre il lungo iter giudiziario,
provocato da un coraggioso atto di
disobbedienza civile, che Silvano Dalla Libera e
da Giorgio Fidenato, a proprie spese e subendo
minacce e vessazioni, hanno dovuto
sobbarcarsi per poi trovare infine ragione
davanti alla Corte di Giustizia europea. Gli
stessi agricoltori – ha ricordato l'avvocato
Simonetti hanno oggi in piedi il ricorso al TAR
avverso l'ultimo decreto dei Ministeri della
Salute, dell'Ambiente e delle Politiche Agricole
e Forestali che ripropone il divieto alla
coltivazione, con sentenza prevista per il 9
aprile p.v..
Silvano Dalla Libera, agricoltore friulano che
ha seminato con risultati molto interessanti il
mais ogm MON810 nella propria azienda
durante la scorsa stagione, ha portato la propria
testimonianza di imprenditore vittima di una
persecuzione ideologica, basata su scarsa
informazione e teorie preconcette.
Ha illustrato i risultati della sua esperienza di
coltivazione del mais ogm bt 810 sottolineando
come, da parte degli organismi preposti, sia
stata fatta molta disinformazione in particolare
per quel che riguarda i livelli di contaminazione
delle colture non ogm dei terreni limitrofi.
Le autorità hanno parlato di livelli di
contaminazione superiori al 10%, mentre, in
realtà, i dati dell'ERSAF del Friuli, hanno
riscontrato un livello di contaminazione inferiore
al 5% nelle prime 6 file confinanti, mentre già a
10 mt di distanza la contaminazione era dello
0,95% e sopra i 15 mt praticamente non vi è
contaminazione.
Molto interessanti anche i dati relativi agli
indicatori di biodiversità ed al contenuto in
fumonisine del mais OGM.
In pratica, sempre l'ERSA, ha verificato che nei
campi di mais OGM si riscontra un livello di
presenza di insetti paragonabile a quello
riscontrabile in un campo di mais non soggetto
a trattamenti chimici.
Per le fumonisine (micotossine particolarmente
tossiche e delle quali spesso non si controlla il
livello) invece il mais OGM ha dimostrato di
avere un livello di contaminazione molto più
basso di quello non OGM: 3500 ppm (parti per
milione) contro 27.000 di quello convenzionale,
inoltre tale livello di contaminazione si mantiene
costante ritardando la raccolta nel mais OGM,
mentre praticamente si raddoppia (51.000 ppm)
in quello non OGM ritardando la raccolta di 20
giorni.
Silvano Dalla Libera ha quindi concluso il suo
intervento auspicando che, nel 2014, ci siano
migliaia di agricoltori che coltivino mais OGM,
“.... oggi - ha concluso - siamo ostaggi di un
atteggiamento oscurantista
che nega la possibilità di siluppo della ricerca in
agricoltura”.
Le coltivazioni di piante OGM sono già una
realtà diffusissima in altre nazioni, come ha
dimostrato Roberto Defez, dell’Istituto di
Biofisica del CNR di Napoli,illustrando i
vantaggi dell’utilizzo di sementi ogm in
agricoltura, Defez ha sottolineato che
numerosissimi studi a livello europeo e
mondiale, eseguiti da istituti di ricerca sia
pubbliche che privati, evidenziano come la
semina di colture ogm porti a una effettiva
riduzione dell’impiego di fitofarmaci in
agricoltura.
Per esempio, il mais seminato diffusamente in
tutta la Pianura Padana deve essere difeso
dalla piralide con insetticidi. Se fosse consentita
la semina di mais ogm questo non sarebbe
attaccabile dal nocivo insetto, che porta allo
sviluppo delle micotossine, con la conseguenza
che ne beneficerebbero tutti: ambiente,
agricoltori e consumatori. Gli stessi studi
dimostrano come gli alimenti ogm non solo
siano di fatto sani quanto quelli tradizionali, ma
in diversi casi anche più sicuri.g
DI SEGUITO L'EDITORIALE DEL
PRESIDENTE DI CONFAGRICOLTURA
MARIO GUIDI PER "Agricolae.eu". UNA
RIFLESSIONE SULLA SITUAZIONE
ATTUALE, LA POLITICA, LA CRISI E... LA
NUOVA NORMALITÀ CHE SI VA
PROFILANDO
grazie al sacrificio fatto dalle famiglie e dalle
imprese nel 2012 e 2013, miglioramenti che
troviamo riflessi in uno spread stabilmente più
basso.
Alcuni tra i maggiori economisti hanno già dal
2010 coniato il concetto del “New Normal” per
definire lo scenario scaturito dalla grave crisi
finanziaria, dal rallentamento congiunturale e
dalla recessione che ha colpito e colpisce in
particolare Europa e Stati Uniti. Non siamo oggi
all’interno di una crisi che finirà, ma di un nuovo
ciclo economico che avrà “normalmente”
queste caratteristiche.
Se si fosse riflettuto meglio su questo concetto
non avremmo concentrato energie per ottenere
provvedimenti che necessitavano di risorse
assenti, ma avremmo perseguito interventi di
stabilizzazione dei settori con potenziale di
crescita, a fronte di esportazioni e di maggiori
consumi da riattivare.
In Confagricoltura abbiamo fatto una scelta
diversa, riflettendo non sul momento
contingente (e cioè un intervento puntuale che
tentasse con un colpo di ridare fiato alle
imprese come se non fosse cambiato nulla), ma
puntando a pochi obiettivi compatibili con la
situazione generale. Ci siano battuti per un
nuovo assetto fiscale per le imprese e lo
abbiamo fatto considerando il “New Normal”
che questi due anni di interventi ci hanno fatto
capire. Abbiamo trovato e difeso un giusto
calibro dell’imposizione. Abbiamo cercato le
risorse per compensare le scelte che
proponevamo, come nel caso delle società
agricole, sapendo che non ci sono più tesoretti
da assaltare. Abbiamo persuaso i legislatori che
dare equilibrio alla struttura economica
dell’impresa agricola diventa utile per spingere
un po’ la crescita. E’ per questo che possiamo
dirci soddisfatti del lavoro svolto e dei risultati
ottenuti.g
L’incalzare degli eventi, suggerisce di dare uno
sguardo al lavoro fatto ed al rapido mutamento
della realtà intorno a noi.
Nel giro di poche settimane è accaduto
veramente di tutto nella politica: decadenza di
Berlusconi e scissione tra Forza Italia e Nuovo
Centro Destra; dimissioni di Monti e scissione di
scelta Civica dall’Udc; nuova maggioranza di
Governo, sentenza della Consulta sul sistema
elettorale, elezione di Matteo Renzi a segretario
del Pd e di Matteo Salvini a capo della Lega
Nord (sconfiggendo il fondatore Umberto
Bossi); il nuovo VDay di Grillo e la protesta del
movimento 9 dicembre dei forconi. Se
qualcuno ancora pensava che le elezioni dello
scorso febbraio non avessero inciso sul nostro
quadro istituzionale, ora ha di che riflettere.
Quello che non cambia è l’elenco dei problemi
sul tavolo: economia ed occupazione per primi,
ma subito dopo la necessità di un nuovo
sistema elettorale, che non può più essere
disgiunto da alcune riforme istituzionali che
ridiano credibilità ai massimi organi elettivi.
I commenti sulla legge di stabilità, che i media
ampiamente riportano, vedono le categorie, ma
anche i sindacati ed i sindaci, commentare con
delusione la mancanza di quelle misure in
grado di far ripartire il Paese. Certamente
l’analisi della crisi in cui ancora siamo immersi è
drammatica, ma è stato forse un po’ ingenuo
confidare che una manovra potesse
improvvisamente reperire quelle risorse e
definire quelle misure di investimento in grado
di procurare uno shock positivo al nostro
sistema produttivo. I nostri conti pubblici non
sono risanati: sono migliorati alcuni trend,
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AGRITURISMO
Informiamo i nostri associati che il testo del
progetto di legge n.340/2013, di iniziativa della
Giunta regionale, approvato dalla IV
Commissione consiliare e portato alla
discussione del Consiglio regionale è stato
approvato dal Consiglio regionale, con le
seguenti modifiche:
- la percentuale di prodotto di provenienza
aziendale nella ristorazione è stata portata a
65% in pianura e 35% in montagna.
- i centri benessere, contrariamente alle piscine,
sono riservati alle persone pernottanti e ad essi
si applica la normativa generale in materia, ivi
compreso l'obbligo della presenza di
un'estetista qualora vi sia la sauna.
- Fra i comportamenti sanzionati è stata inserita
l'opposizione (è da ritenersi solo se
immotivata), da parte del titolare, all'accesso in
azienda delle autorità di controllo.
Si ricorda che, ai sensi dell'art.27 del progetto
di legge ora diventato legge, le nuove norme
riguardanti il numero di pasti somministrabile e
le sanzioni troveranno applicazione a decorrere
dall'entrata in vigore del provvedimento di
attuazione approvato dalla Giunta regionale.
Si conclude così una lunga e faticosa battaglia
sindacale che ha visto il fronte agrituristico
compatto in tutte le sue componenti. La nuova
legge offre delle possibilità fino ad ora
insperate; in particolare, nella ristorazione, il
numero di posti a sedere sarà quello consentito
dall’autorizzazione igienico-sanitaria e il numero
massimo di pasti quello individuato dal piano
agrituristico.
Fra le altre novità introdotte dalla nuova legge
rispetto alla l.r. n.28/2012, si confermano le
seguenti:
- le cosiddette attività ricreative e culturali e le
fattorie didattiche vengono fatte rientrare nella
categoria turismo rurale, così come gli assaggi
a scopo promozionale di cantine, oleifici e
birrifici; il turismo rurale può essere praticato
anche dall’agricoltore sprovvisto di
autorizzazione agrituristica ma viene avvicinato
all’agriturismo per quanto riguarda la disciplina,
venendo così incontro alla richiesta delle
Province.
- Il corso di formazione ha validità quinquennale
e deve essere rinnovato con un aggiornamento
solo se entro il quinquennio non è stata avviata
l’attività agrituristica.
- Le piscine dovranno sottostare all’accordo
Ministero-Regioni del 2003 solo se non
riservate agli ospiti pernottanti.
- L'obbligo di adeguamento alle norme sulle
barriere architettoniche è previsto a carico delle
aziende che hanno più di 10 posti letto, mentre
la l.r. n.28/2012 lo prevedeva a carico delle
aziende con più di 6 posti letto.g
AGRITURIST VENETO REPLICA AGLI
ATTACCHI STRUMENTAILI DELLE
ASSOCIAZIONI DI ALBERGATORI E
RISTORATORI
pubblicamente senza osservare queste
elementari regole di correttezza. Ancora. Le
aziende agrituristiche beneficiano di un regime
fiscale forfetario (reddito imponibile calcolato
nella misura del 25% dei ricavi), che peraltro
tendono a non adottare preferendo quello
ordinario. Si tratta di un’agevolazione da
considerarsi come parziale compensazione dei
limiti che la legge pone all’esercizio ed
all’espansione delle attività agrituristiche in
quanto connesse e complementari a quelle
agricole: in quanto, cioè, devono essere
strettamente legate all’azienda agricola di cui
sono espressione e devono impegnare un
numero di giornate di lavoro inferiore a quello
richiesto dalle attività agricole in senso stretto.
Ci si riferisce soprattutto al fatto che l’ospitalità
agrituristica al chiuso e all’aperto non può
superare le 30 persone e che nella ristorazione
agrituristica il 65% dei prodotti deve provenire
dall’azienda. Sono limiti che valgono
comunque, indipendentemente dalle capacità
produttive, ricettive ed organizzative della
singola azienda. Sono quegli stessi limiti che
hanno indotto diverse aziende agrituristiche di
successo ad entrare nell’offerta turistica
ordinaria, nella quale, contrariamente
all’agriturismo, possono organizzarsi ed
ampliarsi a piacimento. E’ ben strano che
Gli attacchi scomposti e disinformati di cui
l’agriturismo è stato oggetto in questo periodo
da parte delle associazioni di rappresentanza di
albergatori e ristoratori, impongono una replica
pacata ma decisa. In primo luogo, spiace che si
dimentichino i più elementari principi di
correttezza criminalizzando
indiscriminatamente un’intera categoria di
operatori economici, come le associazioni
sopra citate tendono a fare nei confronti
dell’offerta agrituristica veneta. I casi di illegalità
vanno isolati e denunciati e questa è la linea
sempre seguita dalle associazioni agrituristiche,
che non hanno alcun interesse a coprire furbi e
disonesti.
Ma nessuno si permette di affermare che la
ristorazione ordinaria nel suo complesso agisce
fuori legge perché, tanto per portare un
esempio, di tanto in tanto si scoprono dei
rappresentanti della categoria che si
comportano in maniera per così dire disinvolta
nei confronti di turisti stranieri.
Ma verso le aziende agrituristiche, chissà
perché, si ritiene di potersi esprimere
queste aziende agrituristiche abbiano deciso di
trasformarsi in alberghi e ristoranti veri e propri,
se l’agriturismo, come viene detto, è un bengodi
dove si fa quello che si vuole e non si rispettano
le leggi. In realtà l’agriturismo, in quanto attività
legata a quella agricola e da questa
dipendente, è sottoposto non solo a pesanti
adempimenti burocratici ma anche, come si è
accennato, a limiti severi e precisi, sulla cui
osservanza vigilano diversi organi di controllo,
quali NAS (Nuclei Antisofisticazione dei
Carabinieri), Guardia di Finanza, Province,
INPS, ASL…Autorità tutte, com’è giusto, molto
attive, puntuali e presenti in azienda anche più
volte all’anno.
Sarebbe veramente miracoloso che
l’agriturismo riuscisse ad eludere un tale
schieramento di forze violando
sistematicamente la legge… Va anche
precisato, a scanso di ogni equivoco, che la
manodopera impegnata nelle attività
agrituristiche è regolarmente inquadrata a
norma dei contratti collettivi vigenti per il settore
agricolo e comporta a carico dell’azienda oneri
retributivi e previdenziali corrispondenti a quelli
degli altri settori produttivi. In conclusione,
l’agriturismo in Veneto è ormai un’attività
affermata, che si è guadagnata uno spazio
piccolo (1% dell’offerta turistica complessiva,
4% di quella di ristorazione) ma apprezzato dai
consumatori, grazie alla capacità degli operatori
di intercettare una domanda specifica che forse
albergatori e ristoratori non erano in grado di
soddisfare. A questi ultimi rivolgiamo l’invito di
deporre le armi della polemica e di avviare con
il mondo agrituristico una proficua
collaborazione, nella convinzione che il Veneto,
per poter esprimere appieno le proprie enormi
potenzialità in campo turistico, non possa più
fare a meno di un’offerta che sia nello stesso
tempo diversificata e integrata.g
PREVIDENZA
LAVORO ACCESSORIO (VOUCHER) LIMITE
ANNUO RIFERITO AL SINGOLO
PRESTATORE
Come noto, la legge Fornero (e successive
modifiche ed integrazioni) ha modificato
significativamente la disciplina del lavoro
accessorio, soprattutto con riguardo al limite
massimo di voucher utilizzabili ogni anno: 5.000
euro netti nell'anno per ogni singolo prestatore
(e non più per committente, come nelle
precedente normativa).
Al fine di agevolare i committenti, i prestatori, e
coloro che operano per loro conto, nella
ricostruzione della situazione dei voucher già
utilizzati nell'anno solare, l'INPS ha predisposto
delle nuove funzioni telematiche di estratto
conto con le quali è possibile prendere visione
proprio dei buoni lavoro già incassati.
Nella circolare INPS, (n.176/2013), sono
riportate le specifiche tecniche per l'accesso e
la consultazione degli estratti conto dei singoli
prestatori.g
5
AMMORTIZZATORI SOCIALI IN DEROGA
Gli Uffici regionali preposti hanno confermato
che le aziende agricole sono equiparate a pieno
titolo a quelle degli altri settori produttivi ai fini
della concessione degli ammortizzatori in
oggetto, cui possono quindi accedere esaurite
tutte le protezioni ordinarie.
Gli Uffici regionali hanno confermato che, a
queste condizioni, le aziende interessate
possono fare sicuramente domanda di cassa
integrazione in deroga, ferma restando l’alea
delle risorse disponibili, che, ovviamente, non
coprono tutto il fabbisogno. In particolare, in
questo momento il Veneto dispone di 110
milioni già assegnati con Decreto dal Ministero,
cui se ne aggiungeranno altri 45 dall’ultima
ripartizione delle risorse effettuata a livello
nazionale, che però non sono stati ancora
assegnati con Decreto ministeriale. In sostanza,
rispetto al fabbisogno previsto mancano circa
80 milioni.
In conclusione, le aziende interessate a
ricorrere agli ammortizzatori in deroga possono
presentare domanda, con l’avvertenza che le
risorse disponibili sono scarse.g
PROGRAMMAZIONE DEI FLUSSI DI
INGRESSO IN ITALIA DEI LAVORATORI
EXTRACOMUNITARI STAGIONALI PER IL
2014
Si informa che nei giorni scorsi si è svolta
presso il Ministero del Lavoro una riunione con
le parti sociali avente ad oggetto la
programmazione dei flussi di lavoratori
stagionali per l’anno 2014.
Nel corso dell’incontro sono stati presentati i
dati del Ministero sul mercato del lavoro in Italia
che evidenziano una riduzione tendenziale
dell’occupazione complessiva, con un aumento
significativo del numero di stranieri (comunitari
ed extracomunitari) in cerca di lavoro già
presenti sul territorio nazionale.
In tale contesto, il direttore della Direzione
generale dell’immigrazione e delle politiche di
integrazione del Ministero ha anticipato - in via
informale - che il decreto per i flussi stagionali
del 2014 prevederà l’ingresso in Italia di 10 mila
lavoratori stagionali extracomunitari, con una
riduzione sostanziale del numero complessivo
delle quote rispetto al 2013 (30 mila unità).
Il decreto dovrebbe essere emanato a breve.
Come per lo scorso anno, le richieste potranno
avere ad oggetto anche i nulla osta al lavoro
pluriennale per cittadini extracomunitari che
siano entrati in Italia per motivi di lavoro
stagionale per almeno 2 anni consecutivi.
Si segnala infine che sarà confermata la
procedura di silenzio-assenso per la richiesta di
nullaosta al lavoro stagionale per lavoratori
extracomunitari già assunti negli anni
precedenti da parte di uno stesso datore di
lavoro, introdotta dal decreto legge n. 5/2012
(cd. decreto semplificazioni).g
COLLOCAMENTO OBBLIGATORIO
TRASMISSIONE PROSPETTO
INFORMATIVO DISABILI
Con una nota del 12 dicembre u.s., la Direzione
Generale per le Politiche dei Servizi per il
lavoro del Ministero del Lavoro e delle Politiche
Sociali ha comunicato l'avvenuto
aggiornamento del modello telematico del
prospetto informativo disabili, con particolare
riferimento ai campi relativi alle ipotesi di
sospensione (cassa integrazione, contratti di
solidarietà, etc.) e di esclusione (personale di
cantieri edili) dall'obbligo occupazionale
disciplinate dalla legge. In considerazione delle
novità apportate al modello la scadenza per la
trasmissione telematica del prospetto
informativo è prorogata al 15 febbraio 2014.
Si ricorda in proposito che l'obbligo di
trasmissione sorge qualora la situazione
occupazionale al 31 dicembre dell’anno
precedente sia tale da far ricadere il datore di
lavoro interessato nell’ambito di applicazione
della disciplina delle assunzioni obbligatorie (in
quanto occupi almeno 15 dipendenti).
I datori di lavoro che non hanno subito
cambiamenti nella situazione occupazionale tali
da modificare l’obbligo o da incidere sul
computo della quota di riserva, non sono invece
tenuti ad inviare il prospetto informativo.g
LAVORATORI EXTRACOMUNITARI. QUOTE
NON STAGIONALI PER L'ANNO 2013
CIRCOLARE CONGIUNTA MINISTERI
DELL'INTERNO E DEL LAVORO
Con una propria circolare, n.6934 del 16
dicembre 2013, i Ministeri dell'Interno e del
Lavoro rendono nota l'emanazione del Decreto
del Presidente del Consiglio dei Ministri datato
25 novembre 2013, in via di pubblicazione sulla
Gazzetta Ufficiale, con il quale viene
programmato l'ingresso in Italia di 17.850
cittadini stranieri per motivi di lavoro
subordinato non stagionale e di lavoro
autonomo.
Richiamiamo l'attenzione sulla specifica quota
assegnata (4.000 unità) per la conversione dei
permessi di soggiorno stagionali in permessi di
soggiorno per lavoro subordinato che, come
noto, sono di particolare interesse per il nostro
settore.
In primo luogo si ricorda che i Ministeri
dell'Interno e del Lavoro (circ. congiunta n.6732
del 5/11/2013), hanno recentemente modificato
il loro orientamento, ritenendo ammissibile
anche la conversione del primo permesso di
soggiorno per motivi di lavoro stagionale (non è
dunque necessario che lo straniero stagionale
faccia rientro nel suo Paese di provenienza ed
ottenga un nuovo visto di ingresso per motivi di
lavoro stagionale, come in precedenza).
Resta fermo, naturalmente, che per la
conversione devono sussistere le condizioni
previste dalla legge per il permesso di
soggiorno per motivi di lavoro non stagionale e
cioè la presenza di un rapporto di lavoro a
tempo indeterminato e l'assenza di motivi
ostativi.
Occorre inoltre precisare che il datore di lavoro
interessato dovrà:
- consegnare al lavoratore una proposta di
contratto di soggiorno per lavoro subordinato
non stagionale affinché egli possa presentarla
allo Sportello Unico;
- una volta assegnata la quota, effettuare la
comunicazione di assunzione e consegnarne
copia al lavoratore affinché egli possa allegarla
alla vera e propria richiesta di conversione del
permesso di soggiorno.
Sul piano operativo, nel ricordare che le
credenziali di accesso al portale del Ministero
dell'Interno sono quelle già utilizzate in passato
per le richieste di nulla osta al lavoro non
stagionale (https.//nullaostalavoro.interno.it), si
rende noto che le istanze possono essere già
precaricate, mentre l'invio vero e proprio potrà
avvenire solo dopo la pubblicazione del citato
D.P.C.M. in Gazzetta Ufficiale.g
MACCHINE AGRICOLE
CODICE DELLA STRADA: ESITI RIUNIONE
SULLA REVISIONE DELLE MACCHINE
AGRICOLE
Si è tenuta recentemente, presso il Mipaaf, alla
presenza del Ministero dei Trasporti, una
riunione con le parti economiche interessate
(costruttori, commercianti ed utilizzatori) al fine
di discutere in merito all’obbligo imposto dalla
modifica all’art. 111 del Codice della strada,
apportata dal decreto legge n 179 del 18
ottobre 2012 (Ulteriori misure urgenti per la
crescita del Paese), sulla revisione delle
macchine agricole. Problema su cui nei giorni
scorsi è stata inviata una lettera, come
Agrinsieme, ai Ministeri competenti con cui
sono state messe in evidenza le criticità legate
all’introduzione dell’obbligo. Anche in relazione
a quanto indicato nella lettera, è stata ravvisata
l’esigenza di intervenire urgentemente a livello
normativo (probabilmente con il “mille
proroghe”) per differire la data di applicazione
dell’obbligo prevista attualmente al 1° gennaio
2014. Nello stesso tempo i Ministeri competenti
hanno sottolineato che ad oggi l’indirizzo del
Governo è quello di dare comunque seguito alla
revisione delle macchine agricole. Per tale
motivo a breve verrà avviato un tavolo di lavoro
per esaminare la prima stesura del previsto
decreto attuativo. Si è comunque condivisa la
necessità di intervenire a più livelli per superare
le attuali criticità attraverso:
- una chiara tempistica che tenga conto del
reale parco macchine oggetto della revisione
(dati INAIL: 1 milione e 700 mezzi) ;
- modalità tecniche per la conduzione della
revisione e per l’adeguamento delle macchine
soggette a tale obbligo (solo le macchine
agricole immatricolate);
- una proposta di incentivazione diretta
all’attività di adeguamento delle macchine ai fini
della revisione (bando ISI, PSR, bandi dedicati).
g
- segue pag. 6 -
6
ANTIPARASSITARI
Si segnala che il Ministero, in una specifica
riunione avente ad oggetto gli usi eccezionali e
gli usi minori di fitofarmaci, ha affrontato la
problematica relativa alle autorizzazioni
eccezionali di prodotti fitosanitari ai sensi
dell’articolo 53 del regolamento 1107/2009 con
il quale il Ministero della Salute può autorizzare,
in circostanze eccezionali, l’immissione in
commercio di un prodotto fitosanitario per un
periodo massimo di 120 giorni e per
un’utilizzazione limitata e controllata, ove tale
provvedimento appaia necessario a causa di un
pericolo che non può essere contenuto in alcun
altro modo ragionevole.
Su questo aspetto il Mipaaf ha sottolineato che
già dalle prossime richieste ci sarà bisogno di
presentare una documentazione a supporto più
completa, corredata da dati, valutazioni circa le
eventuali alternative sperimentate, danno
economico legato alla mancata produzione e
studi specifici.
Non sarà più sufficiente presentare una
richiesta di usi eccezionali senza fornire gli
specifici approfondimenti (la Confederazione ad
oggi ha richiesto gli usi di emergenza per il
triciclazolo, il quinclorac ed il propanil per il riso
e l’1,3d per le orticole ed il tabacco).
Per far fronte alle nuove esigenze, il Mipaaf ha
chiesto di fornire, per ciascuna coltura un
quadro generale della situazione per poter così
programmare le richieste di autorizzazione per
gli usi eccezionali nonché eventuali ulteriori
istanze da presentare al nuovo organo.
Pertanto è opportuno che i settori produttivi in
cui sussistono problemi nella difesa fitosanitaria
facciano pervenire al più presto quali sono le
sostanze attive non più autorizzate o non
autorizzate su una specifica coltura di cui si
avrà verosimilmente bisogno nel corso della
prossima annata, classificandole nel modo
seguente:
- prodotti vietati di cui si avrà necessità;
- estensioni d’uso;
- usi minori;
-segnalazione di ulteriori problematiche legate
alla difesa della coltura.
Il Mipaaf ha anche aggiornato sulle difficoltà di
difesa delle colture minori, presenti in tutti i
Paesi, ma patrimonio peculiare di quelli
mediterranei, legate al numero limitato di
prodotti fitosanitari autorizzati su queste colture.
Il principale motivo di questa limitata
disponibilità consiste nello scarso rientro
economico per le ditte produttrici, legato al
ristretto mercato derivante da tali colture, a
fronte degli elevati costi degli studi richiesti per
l’autorizzazione all’uso e per il suo
mantenimento.
Per poter sfruttare le possibilità offerte dalla
normativa comunitaria in merito al mutuo
riconoscimento e ai dossier ridotti per usi
minori, il Mipaaf riorganizzerà le attività per
completare le possibili estrapolazioni dai
dossier simili e avvalersi dei dossier predisposti
dagli altri Paesi Membri, incrementando il
confronto e la collaborazione con gli altri Paesi
Membri mediterranei, caratterizzati da
produzioni agricole simili e dalla stessa
problematica legata agli usi minori.g
AGROENERGIE
Con la pubblicazione del decreto 5 dicembre
2013 sulle modalità di incentivazione del
biometano immesso nella rete del gas naturale
(GU n. 295 del 17-12-2013), si va a
perfezionare il percorso normativo avviato con il
d.lgs. 28 del 3 marzo 2011 con cui l’Italia ha
recepito la direttiva comunitaria in materia di
promozione dell’uso di energia da fonti
rinnovabili al 2020. Il decreto, che dà finalmente
attuazione all’articolo 21 del d.lgs. 28/11
“Incentivazione del biometano immesso nella
rete del gas naturale”, rappresenta, per il
settore agricolo, una concreta opportunità di
sviluppo nella direzione della multifunzionalità
delle aziende agricole, grazie all’utilizzo di
colture non alimentari, sottoprodotti agricoli ed
agroindustriali. Il provvedimento
interministeriale introduce più modalità di
incentivazione del biometano in relazione alle
possibili destinazioni (combustibile/carburante):
- nelle reti di trasporto e di distribuzione del gas
naturale secondo specifiche modalità che
saranno definite dall’Autorità per l’energia
elettrica ed il gas, anche mediante carri
bombola;
- in impianti di cogenerazione ad alto
rendimento;
- in impianti di distribuzione di metano per
autotrazione.
Nel primo caso (immissione nella rete del gas
naturale) il biometano può essere incentivato
mediante i seguenti strumenti:
- vendita sul mercato del gas naturale gestito
dal GME, ad un prezzo “speciale” determinato
come differenza tra il doppio del prezzo del gas
naturale riscontrato nel mercato di
bilanciamento nel 2012 ed il prezzo medio
mensile del gas nel medesimo mercato. Tale
prezzo è inoltre funzione della capacità
produttiva dell’impianto (sotto i 500 standard
metri cubi/ora il prezzo è maggiorato del 10%
mentre sopra i 1000 standard metri cubi/ora è
ridotto del 10%) e della tipologia di biomasse
utilizzate (gli impianti di capacità superiore ai
250 standard metri cubi/ora devono utilizzare
almeno il 50% in peso di biomasse classificate
come sottoprodotti (di cui alla Tab. 1A del DM
6/7/2012) e/o rifiuti;
- ritiro da parte del GSE, ad un prezzo pari a
quello del gas naturale riscontrato nel mercato
di bilanciamento nel 2012 maggiorato del 10%.
Prezzo che viene incrementato del 50% in caso
di uso esclusivo di sottoprodotti e rifiuti. Tale
incentivo si applica limitatamente ad impianti di
capacità fino a 500 standard metri cubi/ora
(capacità analoga ad un impianto a biogas di
circa 2 MWe). Nel secondo caso, gli incentivi
sono rilasciati alla produzione elettrica secondo
le modalità già stabilite dal DM 6 luglio 2012 se
utilizzato in impianti di cogenerazione ad alto
rendimento (la durata dell’incentivo è di 20
anni). Nel caso, infine, degli impianti di
distribuzione di biometano per autotrazione è
previsto il rilascio di certificati in immissione in
consumo (i certificati sono utilizzabili ai fini del
rispetto dell’obbligo di cui all’articolo 2-quater,
comma 2 del decreto legge 10/01/2006 n.2,
convertito nella n. 81 del 11/03/2006 relativo
all’immissione in consumo di una percentuale
biocarburante a fronte dei quantitativi di
carburante da fossile commercializzati); la
durata dell’incentivo è di 20 anni.
In conformità all’articolo 33 del d.lgs. 28/11, al
biometano, prodotto a partire da colture non
alimentari (Tab. 1B del DM 6/7/2012),
sottoprodotti o da frazione biodegradabile dei
rifiuti, è riconosciuto un numero doppio di
certificati in immissione (double counting); ciò in
relazione all’elevato valore ambientale che
viene riconosciuto a questo biocarburante.
La nuova normativa si applica agli impianti
realizzati dopo l’entrata in vigore del decreto
nonché agli impianti a biogas entrati in funzione
precedentemente e che utilizzano parte del
biogas per la produzione di biometano, anche a
seguito di incremento della capacità di
produzione. Per questi ultimi però gli incentivi
sul biometano sono ridotti del 60%, ad
eccezione del caso in cui sia utilizzato in
impianti di distribuzione di metano per
autotrazione dove la riduzione è del 30%.
Per quanto riguarda il periodo di incentivazione
questo è pari:
- al periodo di diritto spettante ai nuovi, nel caso
in cui l’impianto da riconvertire non benefici di
incentivi sulla produzione elettrica;
- al residuo periodo di diritto agli incentivi alla
produzione di energia elettrica, incrementato di
cinque anni, nel caso in cui l’impianto da
riconvertire benefici di incentivi sulla produzione
elettrica.
Limitatamente ad impianti per la produzione di
biometano di proprietà di aziende agricole, i
diversi incentivi sono cumulabili con altri
incentivi pubblici per la realizzazione degli
impianti non eccedenti il 40% del costo
dell’investimento. Il decreto è sicuramente un
passo fondamentale nella direzione di uno
7
sviluppo della filiera biogas-biometano ma per
una completa attuazione delle disposizioni
l’Autorità per l’energia elettrica e il gas dovrà
definire le modalità di misurazione e le
responsabilità dei diversi soggetti coinvolti;
quadro regolatorio a cui seguirà la
pubblicazione, da parte del GSE, delle
procedure applicative dei diversi sistemi di
incentivazione.g
SICUREZZA SUL LAVORO
NUOVE RISPOSTE AGLI INTERPELLI IN
MATERIA DI SALUTE E SICUREZZA
Si segnala che la Direzione Generale per
l'Attività Ispettiva del Ministero del Lavoro e
delle politiche sociali ha pubblicato le risposte di
interpello pervenute ai sensi dell'art. 12 del
D.Lgs 81/2008 in materia di:
• Interpello 8/2013: Art. 41, comma 2, visita
medica preventiva;
• Interpello 9/2013: Imprese familiari;
• Interpello 10/2013: Formazione addetti
emergenza;
• Interpello 11/2013: Accordo Stato-Regioni del
21/12/2011;
• Interpello 12/2013: Obbligatorietà del DVR,
sicurezza pareti vetrate e spogliatoi ed armadi
per il vestiario per le strutture penitenziarie;
• Interpello 13/2013: Lavoro a domicilio;
• Interpello 14/2013: Limiti di utilizzo delle
procedure standardizzate.
Si ricorda che le indicazioni fornite nelle
risposte agli interpelli costituiscono criteri
interpretativi e direttivi per l'esercizio delle
attività di vigilanza.
Di seguito una sintesi delle risposte relative ai
quesiti di maggior interesse per il settore
agricolo.
Tutta la documentazione è disponibile al
seguente link:
http://www.lavoro.gov.it/sicurezzalavoro/MS/
Interpello/Pages/default.aspx
Interpello 8/2013: Art. 41, comma 2, visita
medica preventiva
Quesito: l'Interpellante chiede di sapere la
corretta interpretazione dell'art. 41 comma 2 del
D.Lgs 81/2008 in materia di visita medica
preventiva circa la necessità di effettuare una
nuova visita preventiva nel caso vi siano
assunzioni dello stesso lavoratore successive
ad una interruzione del rapporto di lavoro, per
mansioni uguali o sostanzialmente collegate
allo stesso rischio, per il quale sia trascorso un
termine breve e comunque entro la periodicità
prevista dal medico competente per la visita
successiva.
Risposta: La Commissione per gli Interpelli,
riprendendo la normativa di riferimento (art. 41
comma 1 lettera a) e comma 2) fornisce
l'indicazione secondo cui nel caso di assunzioni
successive di un lavoratore impiegato in
mansioni che lo espongono allo stesso rischio
nel corso del periodo di validità della visita
preventiva o della visita periodica e comunque
per un periodo non superiore ad un anno, il
datore di lavoro non è tenuto ad effettuare una
nuova visita preventiva in quanto la situazione
sanitaria del lavoratore risulta conosciuta dal
medico competente.
Interpello n. 11: Accordo Stato-Regioni del
21/12/2011
Quesito: l'Interpellante chiede di conoscere se
la durata e i contenuti della formazione dei
lavoratori ai sensi dell'art. 37, comma 2 del
D.Lgs 81/2008 possa prescindere
dall'appartenenza ad uno specifico codice
ATECO e possa essere tarata sulla effettiva
condizione di rischio che si rileva per ciascuna
attività lavorativa, a valle del processo di
valutazione.
Risposta: La Commissione per gli Interpelli,
riprendendo i riferimenti normativi (art. 37,
comma 1 del D.Lgs. 81/2008 e gli Accordi Stato
Regioni in materia di formazione), indica che la
formazione va riferita all'effettiva mansione
svolta dal lavoratore, considerata la valutazione
dei rischi; pertanto la durata del corso può
prescindere dal codice ATECO di appartenenza
dell'azienda.
Interpello n. 14: Limiti di utilizzo delle procedure
standardizzate
Quesito: L'Interpellante avanza l'interpello in
merito a:
1. il possibile utilizzo della procedure
standardizzate per le aziende che occupano
fino a 50 lavoratori, il cui rischio chimico sia
risultato "basso per la sicurezza e irrilevante
per la salute dei lavoratori", e il cui rischio
biologico sia risultato "non evidenzia rischi per
la salute dei lavoratori";
2. il possibile utilizzo delle procedure
standardizzate per le aziende che occupano
fino a 50 lavoratori il cui rischio chimico sia
risultato "non basso per la sicurezza e/o non
irrilevante per la salute dei lavoratori" e il cui
rischio biologico evidenzia "rischi per la salute
dei lavoratori"
Risposta: La Commissione per gli Interpelli,
ricordando la normativa di riferimento (l'art. 29
comma 6, comma 7 lett. b), l'art. 23 comma 1,
l'art. 271 comma 1 del D.Lgs 81/2008) fornisce
l'indicazione che in caso di una valutazione del
rischio chimico "basso per la sicurezza e
irrilevante per la salute dei
lavoratori"considerando quanto disposto all'art.
224 comma 4 del D.Lgs 81/2008, il datore di
lavoro di un'impresa che occupa fino 50
dipendenti può adottare le procedure
standardizzate. Vista l'analogia delle
disposizioni - art. 271 comma 4 del D.Lgs n.
81/2008 - le considerazioni su esposte valgono
anche per il rischio biologico. Nei casi in cui la
valutazione del rischi mettesse in evidenza un
rischio chimico o biologico non sarà possibile
usare le procedure standardizzate.g
QUOTE LATTE
LE DISFUNZIONI RILEVATE NEL
RECUPERO DEL PRELIEVO A CARICO
DEGLI ALLEVATORI
Con la delibera n. 11/2013/G la Corte dei
Conti approva e divulga la relazione: " Quote
latte: la gestione delle misure consequenziali
finalizzate alla rimozione delle disfunzioni
rilevate nel recupero del prelievo a carico degli
allevatori", in merito alla quale la
Confederazione ha partecipato all'audizione del
21 novembre u.s..
Con la delibera sopra citata la Corte dei Conti
dispone che:
"le Amministrazioni interessate comunichino
alla Corte e al Parlamento, entro sei mesi dalla
data di ricevimento della presente relazione, le
misure consequenziali adottate, ai sensi
dell'articolo 3, comma 6, della legge n. 20/1994,
come modificato dall'articolo 1, comma 172,
della legge n. 266/2005, comunicando, inoltre,
alla Presidenza della Corte, entro trenta giorni
dalla ricezione della presente relazione, un
provvedimento motivato, ai sensi dell'articolo 3,
comma 64, della legge n. 244/2007, ove
ritengano di non ottemperare ai rilievi formulati"
Si evidenzia, inoltre, che con la suddetta
relazione la Corte dei Conti conclude che:
"- la riscossione coattiva del prelievo non
progredisce significativamente a far data
dall'introduzione della legge n. 33/2009;
- l'onere della stessa è passato da Equitalia
all'Ag.e.a, che versa in uno stato di crisi, anche
per carenze finanziarie e di organico;
- l'operatività della procedura di riscossione
prevista dalla legge n. 228/2012 non è ancora
avviata, sia per le complesse operazioni di
presa in carico da eseguire che per la necessità
di dare concreta attuazione alla convenzione fra
l'Ag.e.a ed Equitalia, siglata solo nel mese di
novembre 2013.
Pertanto, in senso contrario all'assicurazione di
una rapida ed incisiva azione espressa
nell'adunanza del 6 dicembre 2012 da tutte le
Amministrazioni coinvolte, si constata - ancora
una volta- un'inerzia ed una prassi
amministrativa non conformi alla necessità di
una decisa attività di recupero. Ciò comporta un
rilevante incremento della probabilità che, con il
passare del tempo, lo stesso recupero diventi
impossibile, con il rischio della traslazione
dell'onere finanziario dagli allevatori
inadempienti alla fiscalità generale e
conseguente imputazione di danno erariale nei
confronti degli amministratori pubblici
inadempienti.
Va ribadito che i ricorrenti, ciclici dubbi sulle
consistenze zootecniche e sulle quantità
prodotte di latte non possono rappresentare
giustificazione o pretesto per gli allevatori che si
oppongono all'effettiva riscossione del prelievo
e al recupero di
- segue pag. 8 -
8
quanto dovuto.
Eventuali richieste di restituzione potranno
essere poste in essere successivamente al
pagamento e solo in caso di certo ed acclarato
indebito del versato, certificato dalle autorità
preposte a tale potenziale verifica."
La relazione della Corte dei Conti ribadisce
ancora una volta, in linea con quanto sostenuto
da Confagricoltura, la necessità di procedere ad
un'accelerazione delle procedure di riscossione
nonostante il passaggio ad Agea che complica
il tutto.
Soprattutto, per la prima volta la Corte
ribadisce, anche in relazione alla nota vicenda
relativa alla non precisa computazione dei
quantitativi di latte prodotti e delle vacche in
lattazione, che in ogni caso queste incertezze
(che la relazione dimostra sono in larga parte
infondate) non possono in alcun modo costituire
motivo per i debitori di chiedere ulteriori
dilazioni di pagamento.g
NOTIZIE
CIRCOLAZIONE STRADALE - PROROGA
TERMINE REVISIONE MACCHINE
AGRICOLE
Con riferimento a quanto pubblicato a pagina 5
del notiziario informiamo che è stato differito,
con il decreto mille proroghe, il termine per
l’emanazione del decreto con cui disporre la
revisione delle macchine agricole.
In particolare viene previsto il differimento:
- del termine per l’emanazione del decreto con
cui disporre la revisione dal 31 dicembre 2013
al 30 giugno 2014 (differimento di 6 mesi);
- del termine di avvio del processo di revisione
dal 1° gennaio 2014 al 1° gennaio 2015
(differimento di 12 mesi).g
INCENTIVI PER L’ASSUNZIONE DEI
LAVORATORI ISCRITTI NELLE LISTE DI
MOBILITÀ
Segnaliamo che l’INPS con messaggio n.
18639/2013 (non pubblicato sul sito internet
dell’Istituto) fornisce indicazioni integrative sul
rimborso dei benefici eventualmente fruiti dai
datori di lavoro per l’assunzione di lavoratori
iscritti alla c.d. piccola mobilità.
Come noto infatti, per il 2013 non sono state
prorogate le norme che prevedevano
l’assunzione incentivata dei lavoratori licenziati
da aziende con meno di 15 dipendenti.
Con circolare n. 150/2013, l’INPS ha chiarito
che gli incentivi in questione non sono
applicabili per le assunzioni effettuate nel 2013
in nessun caso, nemmeno se il lavoratore
interessato sia stato licenziato nel corso del
2012.
Per le assunzioni effettuate nel 2012 il
beneficio, in via cautelativa, è riconoscibile solo
fino al 31/12/2012.
Con il messaggio n. 18639 l’Istituto
previdenziale integra le indicazioni fornite,
precisando che al momento, in attesa dei
definitivi chiarimenti del Ministero del Lavoro,
non dovrà essere richiesto ai datori di lavoro il
NOTIZIE
rimborso dei benefici eventualmente fruiti.
In sostanza, il provvedimento in commento
“congela” gli effetti della citata circolare INPS n.
150/2013 con riguardo, in particolare, alle
richieste di restituzione delle agevolazioni
usufruite dai datori di lavoro che hanno assunto
nel corso del 2012 lavoratori iscritti alla c.d.
piccola mobilità ed i cui rapporti sono proseguiti
nel 2013.g
CORTE DEI CONTI UE SU APPLICAZIONE
ART. 68
Secondo una relazione pubblicata in settimana
dalla Corte dei conti europea, negli Stati
membri non sussistono elementi probatori
sufficienti per dimostrare che le misure
introdotte ai sensi dell’articolo 68 siano
necessarie o pertinenti e che siano in linea con
gli obiettivi della PAC.g
CHIARIMENTO MIPAF SU CERTIFICAZIONE
IDONEITA' VINI DOP
Il Ministero delle politiche agricole, con una sua
nota ha chiarito che qualora un disciplinare di
produzione DOP contempli due o più tipologie
di prodotti, aventi tra loro i requisiti di
compatibilità, il produttore può richiedere per
una stessa partita di vino , a determinate
condizioni, la certificazione analiticoorganolettica per due o più tipologie di prodotti.
g
APPROVATO IN CONFERENZA STATO
REGIONI IL PIANO D'AZIONE NAZIONALE
PER L'MPIEGO DEI PRODOTTI
FITOSANITARI
Nella Seduta della Conferenza Stato-Regioni
del 19 dicembre 2013 è stata raggiunta l’intesa
sullo schema di decreto interministeriale
recante “Piano d’azione nazionale per l’uso dei
sostenibile dei prodotti fitosanitari”, ai sensi
dell’articolo 6 del D. Lgs. 14 agosto 2012 n. 150
concernente “Attuazione della direttiva
2009/128/CE che istituisce un quadro per
l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo dei
prodotti fitosanitari. Come anticipato nella
precedente comunicazione, l’approvazione da
parte della Conferenza era condizione
fondamentale per evitare l’apertura di una
procedura di infrazione per l’Italia. Ora lo
schema di decreto approvato sarà trasmesso
alla firma dei Ministri competenti per la sua
successiva pubblicazione.g
TASSO INTERESSI LEGALI
Sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica
Italiana è stato pubblicato il decreto del
Ministero dell'Economia e delle Finanze che
fissa, con decorrenza 1° gennaio 2014 il saggio
di interese legale.
In base al citato provvedimento il tasso di
interesse legale viene fissato, da tale data,
nella misura del 1%.g
NOTIZIE
LUIGI BASSANI DIRETTORE DI
CONFAGRICOLTURA VENETO
SOSTITUISCE SERGIO BUCCI CHE
ABBANDONA PER RAGGIUNTI LIMITI DI
ETÀ
Luigi Bassani è il nuovo direttore di
Confagricoltura Veneto. Lo ha deciso
all’unanimità il Consiglio direttivo nel corso della
riunione che ha preceduto le festività natalizie.
Luigi Bassani, imprenditore agricolo vicentino,
vanta una lunga e varia esperienza in
Confagricoltura, come presidente dei giovani
agricoltori e vicepresidente di Confagricoltura
Vicenza (ANGA), quindi come direttore di
Confagricoltura Vicenza, di Confagricoltura
Padova e attualmente di Confagricoltura
Verona, ove ha avuto modo di mettere in
evidenza quelle doti manageriali che lo hanno
fatto ritenere idoneo a rivestire l’incarico
regionale. E’ anche presidente dell’Ente
Bilaterale per l’Agricoltura Veronese.
La scelta di Bassani, che manterrà anche la
direzione di Verona, rappresenta l’aspetto più
visibile di una riforma che vuole rilanciare
Confagricoltura Veneto come una realtà
sindacale organica al cui interno la componente
regionale e quelle provinciali interagiscono e
collaborano secondo una logica di rete.g
GOVERNO: I VERTICI DI
CONFAGRICOLTURA INCONTRANO
ALFANO. IMPEGNO SU POLITICHE
AGRICOLE ED OCCUPAZIONE
Il vicepremier Angelino Alfano ha incontrato il
presidente ed il direttore generale di
Confagricoltura, Mario Guidi e Luigi
Mastrobuono, nell’ambito delle consultazioni
“Impegno 2014”. Erano presenti il ministro per
le Politiche agricole Nunzia De Girolamo ed il
ministro per le Infrastrutture ed i Trasporti
Maurizio Lupi.
Il vicepremier ha condiviso con i vertici di
Confagricoltura il ruolo fondamentale dell’
agricoltura e dell’agroalimentare nel suo
complesso per la ripresa economica e per
l’occupazione che, nel settore primario,
nonostante le difficoltà registrate nel 2013, ha
sostanzialmente tenuto.
Ad avviso di Confagricoltura “vi sono misure di
semplice a immediata attuazione, con costi
sostenibili per lo Stato, che possono favorire
l’incremento di una occupazione stabile e di
qualità nel settore agricolo”.
I rappresentanti di Confagricoltura hanno quindi
sottolineato al vicepremier la necessità “di un
sistema di fiscalità che resista alle prossime
leggi di stabilità e consolidi un regime giusto e
proporzionato, che non penalizzi, anzi incoraggi
investimenti ed occupazione”.g