Un esempio di svolgimento dell`esercizio

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Un esempio di svolgimento dell`esercizio
Desertificazione del Sahel
Le componenti del sistema
L’occasione è la carestia che ha colpito il Sahel nel 1973: 100,000 morti e 7 milioni di persone
dipendenti per la sopravvivenza dagli aiuti internazionali.
La carestia/fame non è stata effetto della siccità o di cambiamenti climatici, ma dovuta all’azione
dell’uomo.La scienza e la tecnologia occidentali e le ottime intenzioni delle agenzie e dei governi donatori hanno dato il contributo principale alla distruzione. Uno dei fattori di base della situazione
è la sovrappopolazione, sia umana che bovina, dovuta all’introduzione della scienza moderna.
I paesi coinvolti sono: Senegal, Mauritania, Mali, Alto Volta, Niger e Chad.
La terra è in gran parte semideserta, con solo 4 mesi di pioggia l’anno. L’erba però è sufficiente
al mantenimento delle mandrie dei nomadi, e nelle regioni del sud si coltivano miglio e sorgo, oltre
a prodotti per la vendita come arachidi e cotone. Nel 1970, appena prima del collasso, questo
ambiente fragile sosteneva una popolazione di 24 milioni di persone e di circa altrettanti animali;
un terzo più di persone e circa il doppio di animali, rispetto a 40 anni prima.
L’agente del cambiamento è stata la siccità iniziata nel 1968 ed ancora non finita nel 1974 (anno
in cui è stato scritto l’articolo). È iniziata la desertificazione e già nel 1972 esseri umani, animali e
colture avevano cominciato a morire. Il lago Chad si era ristretto suddividendosi in tre piccoli laghi.
I nomadi erano costretti a vendere i loro animali e circa 5 milioni di bovini erano morti. La carestia
ha colpito circa un terzo della popolazione, che sopravviveva solo grazie agli aiuti internazionali.
Certamente le variazioni climatiche hanno avuto il loro ruolo in questa desertificazione che avanza
verso sud ad una velocità di 30 miglia l’anno. Ma la causa principale è l’uomo. L’inizio della
desertificazione si può individuare nella colonizzazione francese del 19o secolo quando le popolazioni
del Sahel persero con l’indipendenza politica il controllo del loro territorio e dei loro pozzi.
Il Sahel era stato un tempo importante e fiorente. Cruciale per la vita nel Sahel era stata la grande
capacità di adattamento all’ambiente semideserto. Fra i nomadi ed i contadini c’era una situazione
di tipo simbiotico: le mandrie nei campi si nutrivano di ciò che rimaneva dopo il raccolto ed allo
stesso tempo li concimavano. In cambio per il concime i nomadi ricevevano miglio dagli agricoltori.
Con le prime piogge l’eraba ricominciava a crescere e le mandrie si muovevano verso nord seguendo
l’andamento delle piogge. Quando veniva raggiunto la frontiera nord del Sahel, si ricominciava il
cammino verso sud, durante il quale si mangiava l’erba che nel frattempo era ricresciuta. All’arrivo
nei terreni in cui si stava durante la stagione secca (8-9 mesi), le mandrie trovavano erba matura
che permetteva loro di sopravvivere fino alla successiva stagione delle piogge. I percorsi seguiti ed
il tempo passato intorno ad ogni pozzo erano fissati da regole tradizionali decise dai capi tribali, in
modo da evitare il sovrasfruttamento dei pascoli. Questo evitava anche rischi di conflitti fra gruppi
tribali e minimizzava il rischio di malattie.
Una analoga saggezza avevano gli agricoltori. Sapevano lasciare la terra a maggese per lunghi periodi (fino a 20 anni) prima di ricoltivarla, ed avevano sviluppato una straordinaria quantità di varietà
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delle loro colture tradizionali, miglio e sorgo, ciascuna adatta a diverse stagioni e situazioni. Nei
secoli passati la popolazione del Sahel ha dimostrato una impressionante capacità di innovazione.
Sarebbe comunque assurdo dare tutta la colpa della situazione agli interventi occidentali, diversi dei
quali hanno nel lungo termine giocato a favore degli abitanti del Sahel. Gli interventi occidentali
sono stati vari: l’introduzione di un’economia basata sul denaro, la divisione del Sahel in stati
diversi, con i conseguenti tentativi di sedentizzare i nomadi, di ridurne la libertà di movimento
ed i passaggi attraverso i confini. Un grande impatto ha avuto l’aumento della popolazione sia
umana che di animali dovuta all’introduzione della medicina occidentale. la popolazione del Sahel
sta crescendo ad un tasso del 2.5% (si parla sempre del 1974), fra i più elevati nel mondo. Se i
nomadi avessero accettato di uccidere più animali da vendere nel mercato, allora la popolazione di
animali sarabbe stata contenuta. Il fatto è che gli animali sono il solo strumento di risparmio che
il nomade ha, e quindi ha senso, a livello individuale, il mantenere il massimo numero di animali.
Il risultato è stato che fra il 1960 ed il 1971 il numero dei bovini è cresciuto dai 18 ai 25 milioni,
mentre il numero ottimo, secondo la Banca Mondiale, sarebbe di 15 milioni.
Contemporaneamente anche gli agricoltori sovrasfruttavano la terra. La crescita della popolazione
e l’estendersi delle piantagioni di prodotti per l’esportazione (monocultura) ha portato alla coltivazione di terre marginali ed alla riduzione del tempo di maggese, da 15-20 anni a 1-5 anni. Cosı̀
la fertilità declina, il suolo è più esposto a sole e vento, e comincia a perdere la propria struttura.
La pioggia quando arriva non è più assorbita e scorre via.
Ciò che le monoculture hanno fatto per l’agricoltura, i pozzi artesiani hanno fatto per l’allevamento.
Sotto la superficie a circa 1000 piedi c’è la falda ricca di acqua. Migliaia di pozzi (a 200,000 dollari
l’uno) sono stati scavati da benintenzionati donatori. L’effetto è stato quello di far sı̀ che il pascolo,
invece dell’acqua, diventasse il principale fattore limitante della dimensione delle mandrie. Ciò
ha portato ad un sovrasfruttamento dei pascoli ed alla loro distruzione. Un numero crescente di
animali ha finito per mangiare l’erba fino a danneggiare le stesse radici. C’è stato anche il problema
della riduzione dei pascoli a causa dell’aumento dei terreni coltivati.
Chiaramente c’è stato un effetto tipo Tragedia dei Commons, come sembra confermato dalla presenza della fattoria di cui si parla nell’articolo di Wade: la terra gestita in modo centralizzato non
sembra avere risentito della siccità. Presumibilmente quello che è successo è stato l’effetto congiunto di più fenomeni: il rompersi degli equilibri tradizionali, l’aumento della popolazione, la minore
limitazione alla dimensione delle mandrie dovuta ai pozzi. Questo ha fatto sı̀ che il desiderio dei
nomadi di non ridurre o di accrescere le loro mandrie abbia portato alla distruzione della risorsa
pascolo. L’incremento del numero dei bovini da 18 a 25 milioni in una decina di anni è una conferma
di questo.
La desertificazione è stata anche aumentata dal pesante taglio di legna per ottenere legna da ardere.
Gli attori:
• Gli allevatori nomadi
• I contadini
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• La Francia, potenza coloniale
• I paesi donatori e le loro Ong
• Le organizzazioni internazionali (Banca Mondiale)
Il sottosistema dell’allevamento
Nell’analisi si osserva che ci sono due risorse che possono limitare la popolazione bovina (numero di
capi bestiame), l’acqua e la terra a pascolo. Nel primo caso la relazione causa effetto è monodirezionale: l’acqua disponibile limita il numero di capi, ma quest’ultimo non ha effetto sulla quantità
di acqua disponibile ai pozzi/sorgenti. Ovviamente ci può essere un problema dovuto ad eventuale
competizione nell’acceso ai pozzi fra agricoltori ed allevatori, ma non sembra sia questo il caso.
Diverso è il caso della terra da pascolo: qui se da un lato la quantità di terra da pascolo limita il
numero di capi, dall’altro i capi se sovrasfruttano la terra la impoveriscono e ne riducono la disponibilità. Potrebbe essere ragionevole considerare come variabile la biomassa oltre che all’estensione
della terra.
Nel diagramma di figura viene rappresentato il modello del sottosistema dell’allevamento.
Qui, per semplicità, abbiamo scelto di non considerare le interazioni di questo sottosistema con gli
altri ed in particolare con quello dell’agricoltura.
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La tragedia dei commons
Come in molti altri casi, anche qui il sistema tradizionale di gestione del potere e delle relazioni fra gli
allevatori, e fra questi e gli agricoltori aveva nel tempo sviluppato un sistema efficiente e sostenibile
di gestione delle risorse comuni. La rottura di questo sistema (confini, cambiamenti nell’agricoltura,
. . . ), insieme all’aumento delle popolazioni e alla relativamente maggiore disponibilità di acqua, ha
portato ad una maggiore competizione nell’uso delle risorse, ad un accrescimento delle mandrie, ed
in presenza di una prolungata siccità ad un sovrasfruttamento dei pascoli.
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