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Rinunciano alla casa per tenersi il cagnolino Una famiglia italiana vive da mesi in un garage. I servizi sociali promettono l'alloggio, ma senza l'amato animale: «Allora e no» ::: ALESSIA PEDRIELLI ENE Non vogliono separarsi tra loro, né portare al canile il loro cagnolino, Charlie e, così, da sei mesi vivono in un box auto, per il quale pagano pure l'affitto. Siamo a Gorgonzola, hinterland milanese, e per l'intera famiglia Vatteroni una casa proprio non si trova. Le ultime proposte avanzate dai servizi sociali prevedevano che Charlie, 17 annidi fedeltà e qualche probletnino di cuore, finisse in gabbia. Hanno rifiutato: non lo abbandoneranno, nemmeno ora che si è ammalato, in cambio un tetto sulla testa. Non è cambiato nulla per la famiglia toscana che la crisi ha ridotto in miseria nel 2015. Lui piccolo artigiano a partita Iva ha perso il lavoro: terminati i risparmi è arrivato lo sfratto e, poi, senza paracadute sociale, il passo nell'abisso della povertà è stato breve. Papà Ermenegildo e mamma Virginia, entrambi 55enni, ancora abitano in quel box preso in affitto ad 80 euro al mese. E adesso a vivere con loro è tornata anche la figlia di 20 anni, la «colonna» di casa, che con il suo rimborso dal servizio civile provvede al sostentamento dell'intera famiglia. Accanto al letto di fortuna che dividono in tre, c'è un tappetino consunto: è la cuccia di Charlie il meticcio anzianotto. Qualche giorno fa il cagnolino ha dato segni di affanno: la mancanza di appetito e quella apatia insolita, hanno allarmato la famiglia che, nonostante le difficoltà, non si è tirata indietro. Hanno cercato qualcuno che potesse aiutarli, chiedendo ad amici e conoscenti e, grazie all'intervento dell'as- sociazione Oita Save the Pets (che ha organizzato una raccolta fondi) sono riusciti a farlo visitare. La diagnosi è stata amara: problemi di cuore. Charlie dovrà prendere farmaci a vita. Grazie all'intervento dei volontari il cagnolino ora sta meglio: «Lo curiamo a casa senza allontanarlo nemmeno per un'ora dai suoi cari perché ne morirebbe», assicurano i volontari, «i Vatteroni hanno perso tutto, ma non l'amore per il loro cane». Eppure, proprio a loro, i servizi sociali avevano chiesto di liberarsi del cane come fosse un oggetto. Senza di lui sarebbe stato più facile trovare una sistemazione. Non hanno accettato. «Non sappiamo il perché - spiega papà Ermenegildo, che più volte ha protestato davanti al Comune - ma ogni volta che ci hanno ventilato la possibilità di avere un alloggio hanno posto come clausola che dovessimo separarci: tra di noi, da nostra figlia e anche dal cane, che secondo loro avremmo dovuto portare in canile dopo 17 anni di vita insieme. Non lo faremo mai, Charlie resta con noi. Ancora di più adesso che non sta bene». Interpellato da Striscia la Notizia, che la scorsa primavera aveva seguito il caso, il sindaco di Gorgonzola, Angelo Stucchi, aveva promesso di «avviare ad un percorso per ridare dignità alla famiglia nel rispetto delle regole per l'assegnazione di una casa». Una soluzione, però, ancora non è stata trovata. Il lavoro per i due genitori è saltuario: il capofamiglia aiuta un amico a scaricare camion per 20 euro al giorno, mentre mamma Virginia, che si era illusa di aver trovato un piccolo impiego con l'aiuto del Comune, ha perso subito le speranze. «Tre mesi a lavare i piatti in una scuola per tre ore al giorno avevano detto - spiega la figlia -. Ma quando è andata a firmare la proposta era cambiata: un mese per due ore al giorno. Ora siamo al punto di partenza». E anche il problema alloggio è bloccato: per la burocrazia delle graduatorie non arriva. E per gli italiani in emergenza non sono previsti soggiorni in hotel, né sussidi. In alto la, figlia dei Vatteroni insieme al cagnolino Charlie. A destra la casa box dove la famiglia vive da diversi mesi e si mantiene con i rimborsi spesa della figlia che sta svolgendo il servizio civile