novembre/Dicembre 2007 Anno XXVI
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il brogliaccio B 007 Novembre/Dicembre 2007 Anno XXVI numero bimestrale della Associazione nazionale Scuola Navale Militare F. Morosini il brogliaccio 007 sommario 06 editoriale di francesco businaro - corso mizar 1978-’81 rubriche 08 CORRIDOIO COMANDO 8 settembre 1943 di federico oriana Castelrosso, mar Egeo, febbraio 1941 di fiorenza e francesca oriana Ricordo di un grande marinaio di paolo pagnottella - corso 1962-’65 14 Campaccio Il quarantennale dell’Orsa Minore di rudy guastadisegni - corso orsa minore 1967-’70 I 25 anni del Fomalhaut di antonio stefanelli - corso fomalhaut 1979-’82 45° anniversario del Corso 1962-‘65 di paolo pagnottella - corso 1962-’65 22 franchi in riga Morosiniani all’estero: Giovanni Cocco di luigi bajona - CORSO azzurra 1983-’86 24 OLIMPO Il 235° Reggimento “Piceno” di andrea bartolucci - corso mizar 1978-’81 28 SALA CONVEGNO Italiani in armi nella belle epoque di patrizio rapalino - corso orion 1977-’80 L’evolversi del tempo di luigi tarsia - corso halley 1985-’88 Sunnismo e sciismo: due facce della stessa medaglia di elena luise La flotta pontificia nella battaglia di Lepanto (1571) di m. pardini - CORSO azzurra 1983-’86 La nascita del “Morosini” di giampiero rellini lerz - corso chyron 2003-’06 L’odissea del Dedalo di giandonato reino - corso daidalos 2004-’07 44 AULA MAGNA Bari e Milano, III e IV riunione tutoring di a.j. piccolo e nunzio difonzo - CORSO deimos 2002-’05 46 CUPOLONE In ricordo di Gigi di francesco maria manozzi - corso albatros 1970-’73 Non siamo stati creati per la terra di don giovanni battista falletti di villafalletto Il giardinetto del Comandante di nunzio difonzo - CORSO deimos 2002-’05 © copyright il brogliaccio 2007 Venezia In prima di copertina e a fianco. Festa Mak π anno XXVI numero 007 novembre/dicembre 2007 contatti direttore responsabile francesco businaro [email protected] redazione nunzio difonzo, andrea dell’agnola hanno collaborato Luigi Bajona, Francesco Businaro, Andrea Dell’Agnola, Nunzio Difonzo, Massimiliano Pardini, jacopo piccolo, giampiero rellini lerz, Luigi Tarsia inserzionisti telesia spa, farmacistipercaso il brogliaccio 007 progetto grafico andrea dell’agnola, Padova fotolito e stampa lucenti srl, Padova il brogliaccio viale piave 30/a, 30132 s. elena - Venezia tel. +39-041-5204488 fax +39-041-52864180 [email protected] www.assomorosini.it C.F. 96378830580 in coperta photo courtesy by a. dell’agnola © 2007 photo courtesy by a. dell’agnola © 2007 PH.COURTESY l. tarsia ©2007 editoriale EDITORIALE francesco businaro CORSO mizar 1978-’81 Il Brogliaccio è giunto alla terza edizione della sua rinnovata veste grafica Q il brogliaccio 007 confronti del nostro Collegio, della nostra Scuola. Nella sezione “franchigia” sono ospitati tre articoli relativi ad altrettante riunioni di corso unitamente alla consueta intervista al “Morosiniano all’estero”, questa volta dagli antipodi. Vi ricordo, a questo proposito, di inviarci notizie sui vostri raduni. Sono parte fondamentale della nostra vita associativa. A tale proposito sono state attivate, nell’area riservata del sito, due sezioni a guisa di forum che consentono ai soci in regola e a coloro che si sono registrati di scambiarsi notizie relative ad eventi, cene, raduni, ecc. così come di apporre annunci di ricerca e offerta. Ci auguriamo che possa divenire col tempo uno strumento ideale per mantenere contatti e favorire un più efficiente ed efficace flusso di informazioni. Seduti in “Sala Convegno”, multiforme luogo di ritrovo, potrete leggere il resoconto, a puntate, delle vacanze estive di In questa pagina. un gruppo di recenti Il Comandante ex allievi, ci auguriamo C.F. Angelo Patruno riceve che anche i più anziani il crest dell’Associazione possano riconoscersi e divertirsi. Sempre in A fianco. “Sala Convegno” un’arti- Alcuni partecipanti alla visita COURTESY f. businaro ©2007 uesto Brogliaccio esce in concomitanza con l’evento che, come ogni anno, vuole riunire gli allievi di ogni età in una grande festa. Molte sono state le occasioni d’incontro per i soci ed in generale per gli ex allievi. Da quello strordinario in occasione della visita della Vespucci a Trieste, a quella della Palinuro a Venezia, senza dimenticare tutte le iniziative locali volute dai fiduciari e gli stessi incontri di tutoring di cui potrete leggere nella sezione “Aula Magna” di questo Brogliaccio, che spesso sono terminate in allegri conviviali. L’evento principale resta però quella della cena di gala che anche quest’anno si terrà nella cornice più rappresentativa possibile: il Morosini. La speranza di tutto il Consiglio Direttivo e mia è che coloro che vi partecipano possano gradirla ed apprezzarla con lo stesso entusiasmo con la quale l’abbiamo organizzata, seppure, non lo nego, tra mille difficoltà. In questo numero oltre al già citato aggiornamento sulle iniziative di tutoring potrete trovare alcuni articoli che riguardano ancora l’Ammiraglio Oriana, nostro Presidente Onorario Emerito. Sono tre piccoli ricordi di un Uomo straordinario che ha sempre dimostrato un grandissimo affetto nei colo descrive una mostra organizzata dal Com.te Meconi. In diverse occasioni, il Com.te Meconi ha proposto di costituire una “sala storica” all’interno della Scuola dove poter raccogliere tutti quegli oggetti che fanno ed hanno fatto parte della vita del Navale, compreso ciò che riguarda il periodo prebellico e bellico dei Collegi di Brindisi e Venezia e, perché no, anche degli antichi Collegi della Serenissima e della dominazione Asburgica. Un invito che non viene rivolto solamente all’Istituzione per la logistica ma anche a tutti noi per cercare e donare al Navale la sua stessa memoria. Un invito che trova un’iniziale risposta nella fatica che un giovane ex allievo, studente di architettura, si accinge a compiere. Un lavoro che è una preziosa testimonianza della nascita architettonica, e non solo, del nostro Navale. Si sente spesso citare la battaglia di Lepanto come una grande vittoria veneziana; in realtà le battaglie di Lepanto furono tre e le prime due si risolsero con una sconfitta dei Veneziani. La terza, risolutiva e a cui si fa normalmente riferimento vide i Veneziani protagonisti con ben 150 imbarcazioni tra cui 6 galeazze (imbarcazione come sappiamo tanto apprezzata dal nostro Morosini da volerla come ammiraglia) ma all’interno della Lega Santa che riuniva le forze navali di Spagna, di Genova, dei Cavalieri di Malta, dei Savoia e del Papa. Un interessante articolo ripercorre storicamente quegli avvenimenti analizzando il potere temporale delPapato ed il ruolo ricoperto nella Battaglia dai suoi Capitani, primo fra tutti Marcantonio Colonna. Anche in questo numero abbiamo voluto dare voce alle “ragazze” con un breve saggio che, riagganciandosi all’articolo sulla “Pace Armata” apparso nel numero precedente, ci spiega le differenze tra le due principali correnti islamiche. Sempre per rimanere in tema in “Olimpo” potrete trovare un articolo di un ex allievo che, non invidiatelo, è Comandante del primo Reggimento Addestrativo completamente femminile. Ci auguriamo possa essere utile, al dilà delle ovvie differenze, a chi un domani si troverà a dover gestire il “gentil sesso” tra le mura del Navale. Prima del giardinetto del Comandante, che conclude come di consueto la rivista, la toccante lettera di un allievo del corso Albatros (1970-‘73) che ricorda la scomparsa di un loro compagno unitamente alla lettera di chi fu, seppur per pochi mesi, il loro Comandante. Buona lettura COURTESY f. businaro ©2007 il brogliaccio 007 corridoio comando 8 settembre 1943 federico oriana il giorno del destino Uno splendido e toccante ricordo del nostro Presidente Onorario Emerito scritto dal figlio Federico a due mesi dalla scomparsa I miei genitori si erano incontrati nell’agosto del 1943 sulla spiaggia di Pegli, a Genova, non uno dei momenti migliori per conoscersi. Mio padre, l’allora Tenente di Vascello Giuseppe Oriana, era 2° D.T. del Regio Incrociatore Garibaldi in quel momento in banchina a Genova. L’atmosfera a bordo era in quei giorni surreale: la bellissima unità, vanto della cantieristica italiana, era pronta a muovere in sei ore e quello che si sapeva e pensava era che la destinazione, l’ultima, sarebbe stata il basso Tirreno per l’estrema battaglia, il supremo sacrificio della Flotta contro un nemico ormai soverchiante che era stato onorevolmente combattuto per oltre tre anni. Tutto l’equipaggio era al corrente della sproporzione di forze, soprattutto aeree, in quella zona dove gli Alleati (ora anche gli Americani) stavano concentrando mezzi senza precedenti in vista di uno sbarco: si trattava, quindi, per dirla chiaramente, di un olocausto al quale un equipaggio stupendo di oltre 800 persone, di tutte le provenienze geografiche, sociali e culturali, si stava preparando con uguale serenità e composta consapevolezza. Non mancarono in quei giorni episodi commoventi, come sottufficiali e marinai di Genova il brogliaccio 007 A fianco. 1985: lettera del Presidente della Repubblica Cossiga alla nostra Associazione pubblicata sul Brogliaccio di allora con foto della visita (1966) dello stesso in Collegio da Sottosegretario alla Difesa accompagnato dal comandante Oriana COURTESY f. oriana ©2007 In questa pagina. 1965: il Comandante Oriana mentre fa il baciamano alla Principessa Morosina Morosini (ultima discendente diretta di Francesco Morosini), sotto gli occhi della moglie sorridente che andavano a terra per portare qualcosa, ma soprattutto l’ultimo saluto, alle famiglie che non pensavano di rivedere più. Era frequente che il personale prendesse il coraggio di fermare gli ufficiali, soprattutto i più giovani, per domandare che cosa stesse per accadere, ma quei brevi colloqui finivano sempre con la stessa, comune e condivisa conclusione: “Fare il proprio dovere!”. Il 7 settembre arrivò l’ordine di cambiare ormeggio per mettersi in condizione di uscire più rapidamente dal porto: qualcosa evidentemente stava per succedere! Mio padre che era a casa dei miei nonni materni fu richiamato e riportato a bordo da un motociclista: non avrebbe rivisto mia Madre per venti mesi. E lì, ormeggiati tra due boe in parallelo alla diga foranea, si diffuse come un lampo il pomeriggio dell’8 settembre la notizia COURTESY f. oriana ©2007 dell’armistizio. Il Comandante, l’allora Capitano di Vascello Giorgio Ghe, cercò subito di comunicare telefonicamente con il Comando Squadra sulla Regia Corazzata Roma a La Spezia e finalmente ricevette l’ordine di salpare insieme a tutta la VII Divisione Navale dislocata a Genova e di riunirsi in alto mare alle altre unità delle Forze Navali da Battaglia dirette alla Maddalena dove vi sarebbe stato il contatto con i comandi alleati. Era già buio e mio padre aveva come posto di manovra la poppa: quando arrivò l’ordine di mollare prese il megafono e gridò al rimorchiatore di lasciare la cima, aggiungendo -come da consuetudine-: “Grazie, Comandante”. E quello con il suo megafono rispose: ”Buona fortuna, ma noi rimaniamo qui con quelli là!”. Alludeva ai tedeschi: l’incredibile lucidità dei semplici! Gli uomini si erano comportati perfettamente, nonostante la stanchezza di quaranta mesi di guerra combattuta in stato di perenne inferiorità tecnica e di mezzi. Ma il disorientamento era visibile, sottufficiali e marinai, molti dei quali avevano le famiglie in Liguria, si chiedevano che senso avesse salpare e per andare dove? la guerra era finita… perché non andare a casa? Mio padre era stato contattato da molti uomini e sempre con gli stessi interrogativi che agitavano gli animi e turbavano le menti. Quando mio padre ebbe la possibilità di salire in plancia chiese al Comandante cosa stesse davvero succedendo. Il Comandante Ghe gli rispose: “Il Governo del Re mi ha ordinato di andare alla Maddalena, io ho giurato fedeltà al Re e questo è il mio dovere. E lei Oriana cosa pensa di fare?” “Il mio dovere, Comandante!”. Il dovere! Incredibile che una sola parola fosse bastata a muovere un’intera e immensa Squadra Navale. Era l’atmosfera dominante la Marina del tempo e in tanti anni di carriera dopo la guerra, come Comandante (anche delle due Scuole più importanti, l’Accademia Navale e il Morosini ), come Ammiraglio, persino come Parlamentare mio padre non si è stancato di ripetere ai giovani il valore di quella parola che da sola aveva salvato –caso unico nella storiala flotta intera e unita di una Potenza sconfitta, flotta sulla quale –come aveva profetizzato subito l’Ammiraglio Bergamini- la Nazione avrebbe in un breve volgere di tempo riedificato le proprie fortune. Dopo il ricongiungimento nella notte con il resto della Squadra, intorno alle 16 del 9 settembre a ovest della Sardegna si affacciarono in cielo gli aerei tedeschi. Il Garibaldi seguiva di poppa il Roma e si videro in aria delle strisce rosse. Mio padre aveva sentito parlare da un ufficiale di collegamento tedesco di missili teleguidati che i tedeschi stavano sperimentando per colpire le navi dagli aerei. Così quando le vedette gridarono “Segnala!”, mio padre dall’aletta di plancia di sinistra urlò invece, immediatamente, “Razzi!”. Il Comandante Ghe– che da un precedente brutto incontro con un sommergibile nemico a Punta Mesco aveva imparato a fidarsi di mio padre che in anni di guerra in Egeo ne aveva viste di tutti i colori- ordinò, con pari prontezza, un’immediata accostata a dritta e il razzo, pur teleguidato, a quella velocità non fece in tempo a correggere e finì in mare cinquanta metri di prora alla nave sulla sinistra. Fu così che il Garibaldi si salvò dal primo attacco missilistico della storia navale, mentre analoga fortuna non ebbe il Roma che fu centrato dal razzo successivo. Mio padre vide attonito la prora della nave Ammiraglia quasi gonfiarsi per l’esplosione e in un attimo perdersi le vite del suo Comandante in Capo, l’Ammiraglio Carlo Bergamini, e di più di 1.200 persone tra le quali molti suoi amici e perfino compagni di corso. La notizia dell’immane tragedia arrivò subito a terra e mia mamma- si può immaginare con quale stato d’animo- pensò che mio padre potesse essere tra gli scomparsi. Per molti mesi, con un’Italia divisa in due, non ebbe notizie, sino a quando, con l’aiuto della Chiesa, riuscì a sapere che mio padre era sano e salvo e stava partecipando alla guerra di Liberazione. Ne attese il ritorno e nel 1945 si sposarono con un felice matrimonio durato quasi sessant’anni fino alla morte di mia mamma nel dicembre 2003 e di mio papà l’8 settembre -il suo giorno del destino- 2007. il brogliaccio 007 corridoio comando castelrosso, mar egeo, febbraio 1941 fiorenza e francesca oriana una medaglia “sul campo” Le nipoti del Comandante Oriana lo ricordano attraverso il racconto di come loro nonno si distinse in battaglia, un semplice episodio di quella storia italiana spesso dimenticata N ostro nonno Beppe, ufficiale di Marina, era imbarcato sul Cacciatorpediniere Crispi di base a Rodi dal novembre 1939 e su questa nave fu colpito dallo scoppio delle ostilità nel giugno 1940. Il 28 febbraio del 1941, dopo giorni di navigazione “a rastrello” in squadriglia con il Sella alla ricerca di un convoglio nemico, ricevettero l’ordine di dirigere verso Castelrosso, isola allora italiana dell’Egeo che era stata attaccata da paracadutisti inglesi. L’attacco era stato respinto dal piccolo presidio di Marina che teneva la stazione radio e di vedetta, ma le navi italiane giunsero ugualmente in tarda sera, lasciarono prudenzialmente un piccolo reparto di rinforzo e quindi il Crispi riprese il mare da solo per porsi a levante dell’isola in attesa di ordini. Poiché il Direttore del tiro era stato posto al comando del reparto sbarcato, il nonno, che normalmente era l’Ufficiale di Rotta della nave, aveva assunto egli stesso quell’incarico e si trovava quindi in coperta alla guida dei pezzi quando -era circa mezzanotte- avvenne improvvisamente un incontro inatteso. I marinai di vedetta avvistarono due grosse unità inglesi che dirigevano verso Castelrosso, come si è saputo dopo per recuperare in un punto prefissato i paracadutisti sbarcati e terminare la missione. La cosa straordinaria di quell’avvistamento è che fu fatto in piena oscurità e con soli mezzi visivi, in quanto, come è noto, le navi italiane non disponevano durante la guerra del radar, mentre le navi inglesi, nonostante il radar, non si erano accorti del Crispi: bravura e fortuna insieme, quella volta, per gli italiani. Il Comandante del Crispi, C.F. Ferruta, decise subito di attaccare al siluro la nave inglese più vicina sul suo lato sinistro, con angolo di lancio 23 Rosso (che è un modo di dire caratteristico), e lanciò due siluri che In questa pagina. La zona della battaglia evidenziata in rosso PH. google earth ©2007 A fianco. Oriana STV al tempo dell’episodio di Castelrosso Un quadro di Claudus al Morosini (particolare) 10 il brogliaccio 007 COURTESY f. oriana ©2007 PH.COURTESY a. dell’agnola ©2007 andarono tranquillamente a fondo appena toccata l’acqua (purtroppo la retorica del decennio precedente aveva privilegiato la quantità sulla qualità e i marinai italiani si trovavano a combattere contro la prima Marina del mondo, la Royal Navy, con mezzi superati e talvolta neppure funzionanti). Vista la mala parata, il Comandante iniziò la manovra tattica di disimpegno, ma gli inglesi avevano nel frattempo notato la nave italiana e, insospettiti dalle manovre di questa, avevano puntato un riflettore acceso. Il nonno, visto il rischio che correvano di essere distrutti da una potenza di fuoco infinitamente superiore, chiese allora concitatamente il permesso di aprire il fuoco. Ottenutolo fece sparare una prima salva dai cannoni da 120 che non ottenne risultati perché anche questi avevano un grave problema tecnico (erano difettosi i giunti di trasmissione), ma contemporaneamente ordinò di sparare anche con una mitraglie- ra 40/39 e il Sergente Cordiviola, l’operatore al pezzo, fu così bravo che sparando a colpo singolo al secondo colpo spense il proiettore nemico. Intanto era stato ripreso il tiro con i cannoni e con tutte le mitragliere e il Nonno dirigeva il fuoco dall’aletta di plancia sinistra, una specie di terrazzino esterno dal lato della nave inglese. Quando gli inglesi cominciarono a sparare con tutti i pezzi a loro disposizione, una raffica di mitragliatrice gli passò 10 centimetri sopra la testa. Accucciatosi istintivamente, un’altra raffica gli passò sotto e allora egli decise che dovendo morire era meglio morire in piedi e alzatosi continuò a dirigere il tiro fronteggiando il fuoco ravvicinato nemico a viso aperto. Gli uomini che lo vedevano non credevano ai loro occhi! Sino a quando il Comandante Ferruta ordinò il macchine “avanti tutta” per disimpegnarsi e anche gli inglesi si allontanarono, forse perché la loro missione era di recuperare i paracadutisti. Era stato uno scontro breve ma intenso e molto ravvicinato. Il Servizio Segreto italiano segnalò qualche giorno dopo che un incrociatore di tipo “Coventry” era entrato in bacino ad Alessandria d’Egitto per riparazioni, probabilmente quello colpito dalle artiglierie del nonno. Per i risultati della sua azione e per il suo incredibile coraggio, a nostro nonno, l’allora S.T.V. Giuseppe Oriana, fu concessa la Medaglia di Bronzo al Valor Militare “sul campo” che, insieme a tre Croci di Guerra al Valor Militare e a tre Croci al Merito di Guerra, costituiscono il suo palmares per la Seconda Guerra Mondiale e per la Guerra di Liberazione. L’episodio dell’attacco del Crispi all’incrociatore. inglese è stato dipinto da Claudus, il più famoso pittore di mare in Italia, in un bel quadro che sta a casa nostra. il brogliaccio 007 11 corridoio comando ph. courtesy f. businaro ©2007 ricordo di un grande marinaio paolo pagnottella Corso 1962-’65 Il ricordo del proprio Comandante nelle parole di chi lo ha incontrato come Allievo, lo ha servito come Ufficiale e stimato come Uomo L ’8 settembre scorso è salpato per l’ultima missione un Ufficiale caro ad ogni Marinaio, una di quelle figure indimenticabili della nostra vita. L’Ammiraglio Giuseppe Oriana ha davvero onorato la nostra uniforme e per questo tutti i Vessilli di tutti i Gruppi dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, quel giorno, si sono inchinati alla sua memoria. Vogliamo ricordarlo per il suo eroismo durante la seconda Guerra Mondiale, vissuta da Ufficiale di Rotta del “Crispi” e poi da Direttore del Tiro sul “Garibaldi”; per la straordinaria efficacia dei suoi Comandi su Nave “Baionetta”, “Da Mosto”, “Aviere” e “Impavido”; per la sua opera di Comandante in 2a del “Montecuccoli” nel favoloso giro del mondo del 1956-‘57. L’ho conosciuto quando assunse il Comando del Collegio Morosini, nel 1964, ed io ero Allievo della Seconda Classe: una figura di straordinaria umanità, serietà unita a grande, naturale cordialità, davvero una guida eccelsa per i miei primi, difficili e giovanili anni in Marina. Poi ancora lo ebbi Comandante in Accademia, dove giunse nel 1967 ed io ero Aspirante della 3a Classe: come non sottolineare la gioia di riaverlo come Comandante e come ispiratore delle mie scelte. E lo ritrovai anche da giovane Comandante al 1° Comando di Sommergibile, quando egli volle restituirmi la visita di dovere a bordo del mio “Dandolo” destinato alla sede di La Spezia, ove egli dal 1974 al 1978 è stato Comandante in Capo di quel Dipartimento: ed al rientro da ogni missione voleva che gliene parlassi in tutta semplicità, seduti nel suo salotto, consentendo di esprimermi, 12 il brogliaccio 007 commentare e dibattere con lui in tutta libertà, temperando con la sua paterna bonomia, saggezza ed esperienza i miei eccessi giovanili. Portava con grande e giusto orgoglio quella sua Medaglia di Bronzo al Valor Militare sul Campo, le sue Croci di Guerra: egli ci narrava i fatti di cui era stato protagonista con tale naturalezza e semplicità da farci apparire le azioni eroiche come ordinarie così come, egli ripeteva sempre, sono eroiche quelle ordinarie di chi va a combattere perché convinto di dover sempre adempiere al proprio dovere. Ecco cosa ha lasciato, a noi tutti suoi Allievi, ai suoi Marinai, a tutti coloro che hanno avuto in sorte il privilegio di conoscerlo: il senso del dovere da compiere con serenità e convinzione ogni giorno, perché in questo eroismo quotidiano sta il nostro servizio alla Nazione e lo spirito di ogni vero uomo. E se lo siamo divenuti, se abbiamo applicato quei semplici, meravigliosi concetti facendone anche noi la base della nostra vita, del nostro impegno, del nostro concetto di esistenza, in cui credere come patrimonio da consegnare ai nostri Allievi ed ai nostri figli, egli vivrà sempre per noi e con noi. Grazie Ammiraglio Oriana, non ti dimenticheremo! A fianco. Allievo a bordo di Nave Vespucci PH.COURTESY a. dell’agnola ©2007 13 il brogliaccio 007 campaccio rudy guastadisegni Corso orsa minore 1967-‘70 gli ex allievi rientrano a passo di marcia PH.COURTESY r. guastadisegni ©2007 il quarantennale dell’orsa minore Cronaca ed impressioni della tre giorni del raduno per il quarantennale del corso Orsa Minore a Venezia N In questa pagina. La bandiera del corso sventola su Sant’Elena A fianco. Il vessillo sfila scortato dagli allievi In sezione, a passo di marcia, verso il campaccio Pronti a schierarsi per l’alzabandiera 14 il brogliaccio 007 PH.COURTESY r. guastadisegni ©2007 e ho visti tanti. Da quando sono a Venezia ho visto tanti raduni di corso al Morosini, sia come Presidente del Circolo Ufficiali dove si svolge la parte conviviale che come ex allievo quasi comandato ma entusiasta per l’assistenza richiesta dal Comando del Collegio. Ogni anno un decennale, un quindicennale ed un quarantennale senza parlare dei numerosi raduni estemporanei che da due anni a questa parte sono limitati alla sola visita per non generare inflazione. Ad ogni alza bandiera, nel silenzio di Sant’Elena rotto solo dall’inno del corso, tutti con il naso all’insù… anche a me luccicano gli occhi dietro un paio di occhiali da fuco. La mattina del 7 ottobre 2007, una bella e ventosa domenica di sole, la bandiera che saliva sul pennone era la mia! Mia, dei 21 compagni di corso schierati alle mie spalle e di qualche altra decina sparsi per il mondo. Impalato sull’attenti non potevo vedere i loro volti, come il mio rivolti in alto dopo aver seguito il lento salire del vessillo accompagnato dalle note del nostro inno di corso. Non li vedevo ma li immaginavo. Ne ho visti tanti… ma questa volta nemmeno gli occhiali da fuco con pluviale incorporato sono bastati a contenere la commozione. La tre giorni del quarantennale è iniziata la sera di venerdì al Circolo Ufficiali dove una buona parte dei radunisti han- no cenato iniziando la simpatica rimpatriata tra amici e consentendo alle mogli di fraternizzare opportunamente relegate in un tavolo solo per loro. Ottima idea in effetti perché ha consentito loro di entrare in confidenza come se si conoscessero da sempre, esattamente come i mariti, e di preparare il terreno per gli eventi successivi. L’organizzazione prevedeva per sabato mattina un nutrito programma turistico per il quale a Venezia non c’è che l’imbarazzo della scelta. Scartate le banalità di San Marco, Rialto e altre amenità turistiche che i nostri conoscono benissimo, il gruppo ha visitato il Museo Navale scoprendo una realtà inimmaginabile di tesori artistici e cimeli grondanti gloria e tradizione grazie alle spiegazioni e descrizioni di una guida particolarmente appassionata ed emotivamente coinvolta. PH.COURTESY r. guastadisegni ©2007 PH.COURTESY r. guastadisegni ©2007 Prima di passare alla seconda parte del programma, un piacevole intermezzo ci è stato offerto dalla fortunata concomitanza della presenza a Venezia di Nave Italia, il bel veliero del Club Nautico di Genova il cui comandante, CV Vassallo ci ha invitati ad una visita a bordo scoprendo, solo a fine visita, che una delle nostre mogli è la figlia di una delle armatrici della nave. La visita all’Antico Arsenale della Repubblica Serenissima di San Marco ha avuto lo stesso successo di quella al Museo grazie all’esclusività dell’evento ed alla possibilità, altrettanto esclusiva, di salire a bordo del sommergibile Dandolo. Anche qui la guida era un esperto sommergibilista in grado di spiegare accuratamente attrezzature, tecniche ma soprattutto abitudini e sentimenti dei sommergibilisti. Come ultima sorpresa, la visita al Padiglione delle Navi dove sono conservate imbarcazioni uniche e famose e dove si teneva anche la mostra dei “remeri” che illustrava i processi di fabbricazione dell’antica scuola e dei moderni artigiani. Dopo un rapido pranzo al Circolo Ufficiali sarebbe stata prevista la gondolata (giro in gondola collettivo nei rii e Canal Grande) ma la giornata piovosa ne sconsigliava l’attuazione spingendo i più irriducibili a passeggiate per la città in cerca di luoghi familiari da rivedere. La sera, al Circolo Ufficiali e con la partecipazione dei circa 50 convenuti ed ospiti tra cui il Comandante del Collegio con signora, grande chermesse con buffet di gala, menù raffinato e pantagruelico, musiche anni ‘60, chiacchiere nei salotti e qualche contenuto discorso di rito. Apprezzatissima la lettera inviataci dal nostro Comandante, Giovanni Battista Falletti di Villafalletto, ora Don G.B., impossibilitato a partecipare a causa dei suoi impegni in qualità di parroco a Marsiglia. Una bellissima lettera della quale rimane nei nostri cuori la frase “… sì, in qualche maniera mi siete figli!”. È vero, grazie Don G.B.! Ed eccoci alla cronaca dell’evento principale. Come da programma, domenica mattina alle 10.00 tutti davanti al Collegio. La scenografia studiata da mesi era pronta, gli ultimi dettagli concordati un’ora prima con gli attori all’interno e la splendida giornata di sole facevano presagire bene. E qui ritorno a parlare in prima persona sicuro comunque di interpretare impressioni e sentimenti di tutti. Dopo aver concordato gli ultimi dettagli con ufficiali, sottufficiali ed allievi, comunico al Comandante l’intenzione di entrare marciando inquadrati e, malgrado la sua applombe inglese, noto un cenno di stupore e scetticismo… non posso dargli torto ma sono determinato. Mi avvio con lui lungo il viale verso i miei compagni che aspettano impazienti al di là del cancello. Li conto per metterli in riga: sono due in più; ne sono felice perché loro più di tutti, con un viaggio “mordi e fuggi” hanno dimostrato attaccamento al corso ed agli amici. Sono tranquilli e caricati; hanno metabolizzato, digerito ed assimilato l’idea di tornare a marciare. Inizio ad apostrofarli per metterli in riga per tre: mi sembra di ritornare indietro di 37 anni alla testa della 3aB… e nemmeno i miei compagni sono cambiati; come allora Paperoga mi ballonzola intorno sparando a raffica domande, consigli e risposte tutti insieme senza dar tempo di capire; Dado si guarda intorno serafico ma già al suo posto, Katark tenta di spiegare a Simun la filosofia delle tasse al Polo Sud, Cesare è impegnato in un comizio antimilitarista, il Nano tenta di mimetizzarsi sotto Pipo… insomma, tutto come sempre. Con qualche urlaccio e un po’ di spintoni, trascinando i più riottosi, il brogliaccio 007 15 PH.COURTESY r. guastadisegni ©2007 alla fine il miracolo avviene. Ho davanti un plotone ordinato, allineato e soprattutto determinato. L’ultima raccomandazione: “Oggi possiamo ottenere due diversi risultati: il primo è quello di fare una cosa divertente e diversa dal solito, il secondo è quello di mostrare di che pasta siamo fatti e innescare una leggenda… Orsa Minore AT-TENTI”. Il perfetto scatto delle teste ed il sincrono movimento dei berretti blu con logo del corso e nome del proprietario dimostrano la volontà di perseguire il secondo risultato… non avevo dubbi. “Fianco dest… DEST”. Mi metto in testa al plotone, esattamente sotto Camillo, noto a sinistra e destra Baffo e Fabrello, i nostri inquadratori di allora che hanno deciso di farci l’onore di marciare con noi e, sotto lo sguardo attento ed incuriosito delle nostre mogli e del personale del Collegio do il via alle danze. “Avanti… MARCH !!”. Mi sembrava di essere alla sfilata del 2 giugno con migliaia di occhi puntati su di noi pronti a sorridere per una cammellata o un fuoripasso ma avevo studiato bene l’impresa ed ogni 5 passi incalzo “hop, hop, hop due, hop due, hop… passo … passo” e dietro di me sento una cadenza perfetta, un unico colpo del passo, una sinfonia senza sbavature. E da dietro mi arrivano sottovoce i suggerimenti preziosissimi per regolare la veloci- 16 il brogliaccio 007 tà, la frequenza del passo e la distanza da tenere… bellissimo. All’altezza dell’ingresso del Comando, come da copione il Brigadiere affiancato dagli alfieri regge la bandiera del corso e, al suo traverso, eseguiamo un impeccabile “attenti a… SINIST”. Tutto perfetto fino al definitivo alt e “fronte a sinist” davanti all’asta della bandiera che ci vede alla fine allineati e coperti. Accompagnato dagli alfieri (Gianpaolo per lo scientifico e Gigi per la “A”) mi posiziono per ricevere la bandiera e subito il Brigadiere e i suoi due altissimi alfieri, con passo marziale, mi si para di fronte porgendomi la mia bandiera. Due anni prima la scena era invertita quando, il giorno del giuramento degli allievi, padrino del corso Iason, ho consegnato con gli stessi gesti la bandiera di corso allo stesso allievo che ora mi restituisce la mia (fortunate congiunzioni astrali). Recata la bandiera all’asta e consegnatala ai due allievi addetti, ritorniamo in formazione in attesa del pronti alla cerimonia. Dopo breve armeggiare con cime e nodi uno dei due ragazzi mi fa il cenno convenuto e attende il mio ordine “Orsa Minore AT-TENTI… scopritevi… alza bandiera!!”. Accompagnato dall’inno del corso (“If you going to San Francisco” dei Mama’s and Papa’s) il vessillo amaranto ha iniziato la sua lenta salita a riva mostrandoci tut- te le stelle dell’Orsa Minore grazie al fresco vento di grecale che la faceva sventolare diritta. Due minuti col naso all’insù a guardare quel simbolo della nostra amicizia, tutti insieme in silenzio, ognuno con le proprie emozioni. E, dopo il rompere le righe un potente “pale a prora”. Le nostre mogli e figlie, sparse lungo il viale e in campaccio hanno consumato le batterie delle fotocamere e i fazzoletti da naso. Ne ho visti tanti… ogni volta mi sono commosso... a questo ancora di più. Il seguito della giornata rientra nella normalità dei raduni: baci, abbracci e commenti, visita ai dormitori, studio prima classe ed Olimpo. Giro delle aule, corridoi, aula magna, campi sportivi e sala convegno. Il tutto con l’entusiastico accompagnamento di ufficiali, sottufficiali ed allievi impazienti di illustrare il Collegio di oggi e curiosi di sapere del Collegio di ieri. Davanti al mitico bar, come da programma, era allestito un ricco buffet che ha consentito a tutti di scambiare chiacchiere ed impressioni sulla visita e, dopo il rituale caffè, riuniti davanti ai vessilli, abbiamo ringraziato il Comandante Covella per la squisita ospitalità consegnandogli il berrettuccio del corso ed il crest a ricordo dell’evento. Nel discorso conclusivo ho invitato tutti a seguire l’esempio dell’Associazione Allievi del Morosini per fare qualche cosa di utile all’Istituzione anche semplicemente dando la propria disponibilità per il tutoring dei giovani allievi appena usciti: un impegno molto piccolo per noi ma che può essere determinante per il futuro dei nostri giovani discendenti. Il Comandante ci ha salutato anticipandoci la novità del previsto ingresso delle ragazze dal 2009, confermando l’aumentato impegno e coinvolgimento degli ex allievi e complimentandosi per l’ottima riuscita del raduno. Come ultimo atto ci ha consegnato la targa ricordo da collocare sul muro di fronte all’aula magna insieme alle numerose già presenti. Ha concluso con una espressione sincera e per noi lusinghiera affermando che il vero risultato positivo che il Morosini persegue è quello che vedeva davanti a se’: ex allievi affermati in diversi ambienti della società che rappresentano il miglior biglietto da visita delle tradizioni formative della Marina. Alle 14.00, con baci, abbracci e saluti sono iniziate le partenze con promesse di nuovi incontri a breve e inviti reciproci nelle rispettive sedi. L’Orsa Minore si rituffa nel mondo con un rinnovato spirito di gruppo ed un augurio sentito e corale: alla prossima. Pale a prora! A fianco. La squadra dell’Orsa Minore “in formazione” In questa pagina. Foto di gruppo al Circolo PH.COURTESY r. guastadisegni ©2007 il brogliaccio 007 17 COURTESY A. stefanelli ©2007 campaccio i 25 anni del fomalhaut antonio stefanelli Corso fomalhaut 1979-’82 Un quarto di secolo è passato da quando hanno varcato per l’ultima volta da allievi il ponticello 2 5 anni più o meno. Tanto tempo è passato dall’ultima volta che ho avuto occasione di trascorrere un po’ di tempo con i miei compagni di corso e con il Navale. Un senso di emozione mi ha seguito costantemente dal momento della mia adesione ed è stata crescente, giorno dopo giorno. Il viaggio, l’arrivo, a Venezia il trasferimento a Sant’Elena. Lì sull’imbarcadero alla mia emozione si è aggiunto un po’ di timore. Avevo paura che non mi avessero riconosciuto... ho imboccato il viale, oltrepassato il ponticello e lì il tempo e ritornato indietro di 25 anni, scorgevo da lontano il Fomalhaut schierato in campaccio, il comandante Giovannini al centro e il mio cuore che galoppava come un cavallo imbizzarito... non c’eravamo mai lasciati nonostante fossero passati tantissimi anni. In quei momenti è stata forte la consapevolezza, fino a quel momento latente, che tutti sono parte integrante ed indelebile della mia vita così come i muri, le piante, gli anfratti del Navale. Poi l’arrivo della bandiera del corso scortata da tre allievi del terzo corso, bellissima, l’attenti e l’alza bandiera. Le lacrime rigavano i nostri visi, eravamo felici. Una profonda commozione ci ha accompagnato durante tutto il giorno, abbiamo vissuto ogni istante con un’intensità incredibile, abbiamo scrutato i visi di ciascuno di noi, li abbiamo fissati nelle nostre menti. Per un giorno il tempo si è fermato, avevamo tutti 25 anni di meno. DESIGN COURTESY MARINA MILITARE ©2007 In questa pagina. Lo stemma del corso Fomalhaut A fianco. Il primo corso allievi entra in aula magna in formazione 18 il brogliaccio 007 PH.COURTESY a. dell’agnola ©2007 19 il brogliaccio 007 campaccio paolo pagnottella Corso 1962-’65 36 filibustieri ed una botte di rum PH.COURTESY f. businaro ©2007 45° anniversario del corso 1962-’65 La dimostrazione di come il tempo assuma un valore relativo quando un corso torna a riunirsi N el fine settimana dal 16 al 18 novembre u.s. gli ex-Allievi del Corso 1962-‘65, filibusta di amici da ben 45 anni, “brontosauri” come loro stessi si definiscono, si sono voluti riunire a Venezia per cementare e rinnovare la loro amicizia. Ben trentasei sono stati gli intervenuti, quasi tutti accompagnati dalle consorti, un paio con figli ed uno perfino con suo- PH.COURTESY a. fantoni ©2007 cera! Il rituale incontro del venerdì sera è stato dedicato alle pacche sulle spalle ed al “riconoscimento”, peraltro non difficile perché i loro Raduni sono frequenti ed attendono solo che sia fatta circolare l’opportunità, il luogo e la data. La rete informativa di Corso è attiva e consente la rapida diffusione capillare di tutte le novità, ivi inclusi 20 il brogliaccio 007 gli auguri di compleanno che il Capo Corso, l’Ammiraglio Paolo Pagnottella, non fa mai mancare. Il sabato è da sempre, per antica tradizione, dedicato alla gita di socializzazione: quest’anno la méta è stata la città di Chioggia, piccola Venezia a volte fuori dal caotico turismo ordinario lagunare. Dopo la visita “guidata” dal Sacrestano alla meravigliosa Chiesa di S.Domenico, il gruppo dei radunisti è stato ricevuto in Sala Consiliare dal Sindaco. Discorsi di rito, scambio di omaggi e poi una passeggiata per le calli della bellissima cittadina. Il borin non ha inciso più di tanto sull’allegria della comitiva ma la visita successiva all’Azienda Speciale del Porto, all’interno di una struttura moderna ed affascinante, è giunta poco prima dell’assideramento generale. La squisita cortesia del Capitano Oscar Nalesso ha reso questa visita indimenticabile. Nelle nuove strutture portuali, egli ha voluto che fosse questo Corso del Morosini, che annovera ben quattro Ammiragli ed in primis il Capo di Stato Maggiore della Marina, l’Ammiraglio di Squadra Paolo La Rosa, ad inaugurare la nuova mensa e, con grande sorpresa e soddisfazione di tutti, la sua intitolazione nientemeno che al Doge PH.COURTESY f. businaro ©2007 Francesco Morosini, effigiato nel suo splendore e corredato da un rifinitissimo modello in legno della sua galea capitana. Davvero uno splendido luogo, con ottimo servizio e con cibo squisito. La cena di gala al Circolo Ufficiali ha offerto l’occasione per discorsi seri e goliardici, per risate e battute sui vecchi tempi e sulle imprese giovanili. La torta con lo stemma del Corso è stata rapidamente consumata perché incombevano le danze, tutte ovviamente su musiche anni ‘60. Twist, rock ‘n roll, limbo e tango sono andati avanti fino a notte abbondantemente inoltrata. La domenica è stata dedicata alle cerimonie ed alla vista della Scuola Navale. Alzabandiera e foto ufficiale, con tutte le “ragazze” a sostenere i “ragazzi” mentre effettuavano il nostalgico giro di corsa del campaccio, memori dei tempi in cui le piccole mancanze venivano sanzionate con... quell’allenamento fisico. Sarà per questo che l’efficienza fisica dimostrata è stata superiore ad ogni aspettativa! Nella S.Messa sono stati ricordati i Compagni di Corso defunti, con grande emozione, tutti stretti intorno alle vedove che hanno voluto partecipare al Raduno e che hanno, con la loro presenza, dimostrato la continuità e l’intensità dei sentimenti nati 45 anni or sono. La visita alle sistemazioni della Scuola e l’incontro con i Capi Corso attuali, seguita dal sontuoso buffet, condito con ricordi e tanta allegria, hanno chiuso una bellissima giornata e l’intero programma del Raduno. Grazie, “ragazzi del ‘62”, per la vostra presenza e per l’entusiasmo con cui rispondete sempre al segnale di adunata, restiamo solidi amici come siamo e ci siamo ripromessi di essere sempre e... a presto, con immutato ed immutabile affetto. A fianco. Gli “anzianissimi” fanno 5 giri: a chi presenteranno l’autopunizione? In questa pagina. L’inaugurazione del ristorante Morosini: sullo sfondo il modellino della galeazza. Foto di gruppo in Campaccio PH.COURTESY a. fantoni ©2007 il brogliaccio 007 21 franchi in riga luigi bajona Corso azzurra 1983-’86 PH.COURTESY j. ballerini ©2007 morosiniani all’estero: giovanni cocco le interviste del brogliaccio Il nostro inviato raggiunge Giovanni Cocco del Corso Altair 1965-’68 N on ho avuto il piacere di incontrare Gianni, spero il prossimo anno di riuscire a passare dall’Australia e tra un canguro ed un altro sicuramente riuscirò a scovare Gianni e la sua bike! Le sue risposte alquanto originali suscitano curiosità... DOMANDA: Gianni,. che soprannome ave- vi in collegio? RISPOSTA: Qual è la prossima domanda?... scherzi a parte, ne ho avuti due ed in entrambi i casi dovrei fornire risposte politically uncorrect... ma solo sul primo nickname, “secchia”, stenderei un pietoso velo; l’altro fa riferimento ai furori ideologici dell’adolescenza, “svastik”, per cui mi autoassolvo... peraltro è singolare, e forse rientra nei processi di rimozione di gruppo a finalità protettiva presenti non solo nell’adolescenza, che sul libro del Mak π il mio nick sia... Gianni!… in ogni caso quello a cui tengo di più è quello attuale, datomi dagli amici bikers di Sydney, Crock! (a piacere) D. Cosa ricordi del Morosini con piacere o che in ogni caso ricorderai per tutta la vita, qualcosa che ti è rimasta nel cuore? R. Ricordi piacevoli tanti... l’adolescenza è l’età della scoperta e della ricerca della consapevolezza, per lo più autoreferenziali ma non per questo meno affascinanti ed emozionalmente risonanti... l’evento che però rimane indelebile e iterativo nella mia memoria è il suicidio dell’amico, e compagno di ginnasio, Franco DeCarlo…e ovviamente non per la sua ovvia valenza negativa, quanto piuttosto per quanto tale scomparsa ha influenzato e tuttora influenza il mio approccio alla vita da “giovane” esploratore. D. A distanza di tanti anni ricordi difficoltà che indubbiamente fu duro affrontare a quella età in Collegio? COURTESY g. cocco ©2007 R. Luigi, di realmente difficile c’è solo ciò che ci coglie impreparati... e forse ciò a cui si è impreparati a 15 anni è un’interazione personale e di gruppo insieme sregolata a causa dell’età che si ha e troppo regolata a causa del posto dove si è… in altre parole, credo di aver sofferto perché trovavo difficile gestire la percezione confusa che avevo dei ruoli... Un esempio: il primo giorno in Collegio andai di corsa ad abbracciare l’anziano Andrea Morante, amico fraterno fin dalle elementari... che inopinatamente mi trattò con estrema freddezza, anteponendo il ruolo (essere anziano) all’amicizia... e l’anno successivo dovetti sorbirmi In questa pagina. Nella sua casa di Sidney con la compagna Kerstin 22 il brogliaccio 007 A fianco. In Collegio le critiche di qualche compagno di corso per aver fraternizzato con il pivolo De Carlo, come detto compagno di ginnasio... che casino! D. Un riassunto della tua vita dopo il Morosini ed il perché ti trovi all’estero? PS: una domanda sorge spontanea: come si fa a fare il motociclista a tempo pieno? D. Un telegramma che vorresti inviare a tutti i lettori del nostro Brogliaccio? R. Esiste un solo Paese al mondo che abbia insieme neve e deserto, barriera corallina e foresta pluviale: l’Australia... non negate a voi stessi ed ai vostri cuccioli un simile piacere dei sensi!!!… D. Sei iscritto all’Associazione Ex Allievi Scuola Militare F. Morosini? COURTESY g. cocco ©2007 R. Diciamo che sono scappato dal carcere, più o meno letteralmente!… egodistonicamente romano, dopo le liberatorie passeggiate lungo le calli veneziane; medico (con un piacevole intermezzo come shore patrol interpreter per la U.S. Navy, a seguito di improcrastinabile crisi sentimentale); neurochirurgo senza posto; psichiatra, per 13 anni a Rebibbia (di tutto, maschietti, fanciulle, politici, pentiti, definitivi, in attesa di giudizio, mafiosi, politici, colpevoli e innocenti, naturalmente la stragrande maggioranza!) e per 16 come perito e consulente di Tribunale, principalmente in ambito penale. Nel ‘92 mi sono inventato un viaggio di studio nelle carceri australiane, che mi ha consentito di visitare tutti gli stati di questo grande Paese e di innamorarmi perdutamente della sua eclettica bellezza, della sua capacità di catalizzare le interazioni sociali ed interetniche, della semplicità di funzionamento del sistema... il trasferimento come residente è avvenuto nel ‘99 e dal 2002 ho doppia cittadinanza... non lavoro più come psichiatra, ma faccio il... motociclista a tempo pieno!... ho fatto due volte il periplo del continente: una volta in senso orario con un amico, Animal, il chairman dei King’s Cross Bikers (anche lui 13 anni in galera, ma dall’altra parte; ciononostante è insignito dell’Order of Australia Medal per il suo lavoro nel sociale: l’Australia delle opportunità è anche questa!); la seconda l’anno scorso, in senso orario, da solo... qualche amico dice che sono stato coraggioso a trasferirmi alle soglie dei 50 anni... io continuo a credere che si è coraggiosi a rimanere in un Paese come l’Italia! associativa dell’Associazione per essere membro dei Bondi Icebergs, club con ristoranti, palestra e piscina proprio sulla spiaggia più famosa d’Australia... ridiventate “umani” nelle vostre quote associative e sarò ben lieto di tornare a far parte del gruppo!… PS: Molti dei nostri ex all’estero rispondono picche…! Non si capisce come potrebbe essere ‘’umana’’ una quota associativa che non si intende valore relativo a, ma come contributo ad una Associazione che custodisce e trasferisce dei valori. D. Vuoi aggiungere una chiosa? R. Ritengo vergognoso che il Morosini, una scuola che si prefigge di formare gli adolescenti alla vita, non abbia avuto la sensibilità di ricordare al suo interno, magari con una piccolissima placca, il sacrificio di Franco De Carlo, morto suicida nell’inverno ‘67 dopo essere scappato nottetempo dal Collegio... credo che Franco abbia pagato, per tutti noi e più di tutti noi, il prezzo del disagio adolescenziale e della “confusione” che, pur in differente misura, tutti noi abbiamo esperito negli anni trascorsi in Collegio... credo che emendare tale vergogna potrebbe essere uno di quei compiti di cui l’Associazione dovrebbe farsi carico, soprattutto come messaggio da dare ai più giovani di noi... (a piacere). Per esempio un aneddoto, un ricordo speciale, un pensiero particolare... PS: Un suggerimento a Gianni: iscriviti e suggerisci questa mozione al prossimo consiglio dell’Associazione! Ogni proposta e contributo sono ben accetti e presi in considerazione, ci mancherebbe! See Ya! R. Caro Luigi, no, e tu sai il perché... ormai mi sento aussie e qui pago un terzo della quota il brogliaccio 007 23 olimpo andrea bartolucci Corso mizar 1978-’81 addestramento del personale femminile COURTESY a. bartolucci ©2007 Il 235° Reggimento “Piceno” Il Comandante del primo Reggimento Addestramento totalmente femminile ci spiega quale cambiamento “epocale” abbia determinato l’ingresso delle donne nelle Forze Armate I l 235° Reggimento Addestramento Volontari è attualmente una delle 10 unità a livello reggimento/battaglione autonomo, alle dipendenze del Comando Raggruppamento Unità Addestrative dell’Esercito in Capua, preposte alle attività di incorporazione e di addestramento basico dei Volontari in ferma prefissata. Dal dicembre 2000 il Reggimento è incaricato di svolgere le ph. COURTESY a. dell’agnola ©2007 24 il brogliaccio 007 predette attività precipuamente per il personale femminile arruolato nel Ruolo Volontari. Sin dall’inserimento del personale femminile in Forza Armata, il 235° Reggimento Addestramento Volontari “Piceno” è stato, pertanto, protagonista del cambiamento epocale che ha subito l’Esercito in tutte le sue varie componenti. Avere donne soldato ha significato, innanzitutto, rimuovere pre- A fianco. Allievi in compagnia del “gentilsesso” In questa pagina. Le donne dell’ANMI ph. COURTESY a. dell’agnola ©2007 giudiziali ideologiche conseguenti ad una pluriennale esperienza vissuta tutta “al maschile”. Questo ha significato provvedere, da parte delle S.A., ad intraprendere una serie d’iniziative di formazione del personale, volte a far assorbire l’elemento femminile non come “un corpo estraneo”, ma quale segno della naturale evoluzione dello strumento militare sempre più aderente ai mutamenti richiesti da una società in continua evoluzione. In quest’opera i Vertici di F.A. hanno trovato, nella città di Ascoli Piceno e del “suo” 235° Reggimento, un equilibrato connubio tra un tessuto sociale “ricettivo e favorevole” alla ormai consolidata presenza militare ed una infrastruttura –la caserma “E. Clementi”– che si è qualificata come esempio ottimale del modulo alloggiativo femminile. Inoltre la città di Ascoli Piceno, per il suo basso indice di criminalità sia comune che organizzata e per una popolazione storicamente vicina alla vita della caserma “E. Clementi”, realizza la migliore sede per una fase d’inserimento del personale di sesso femminile. La dimensione a misura d’uomo della città contribuisce, quindi, a garantire una cornice di sicurezza adeguata alla massiccia presenza femminile dovuta alla presenza del Reggimento. Sicuramente oggi l’addestramento militare del personale femminile, dopo sette anni dall’ingresso in caserma della prima donna soldato, può essere svolto con efficacia in ogni reparto della Forza Armata ed in questo il 235° Reggimento è stato “maestro” per tanti altri Reparti; ma il passaggio dalla vita civile alla condizione militare è ancora oggi e segnatamente per il personale femminile un momento potenzialmente critico sia per l’Istituzione che per il personale medesimo. Nell’ambito del 235° Reggimento è pertanto racchiusa la sintesi di expertise acquisita con il tempo ma soprattutto con una casistica tale da poter fare scuola, a tutt’oggi, in tutte le branche, le cui principali possono essere sintetizzate come segue: dal punto di vista addestrativo si sono raggiunti ottimi risultati nell’addestramento dei Volontari in Ferma Prefissata di un anno (VFP1) di sesso femminile. Questo addestramento è comunque comune ad entrambi i sessi (ad altri reggimenti spetta la formazione dei VFP1 di sesso maschile) e nessuna “discriminazione” o “facilitazione” avviene nell’attuazione dei programmi addestrativi. Il Reggimento per l’addestramento al combattimento diurno/notturno e per lo svolgimento delle lezioni di tiro può utilizzare due poligoni di tiro di cui uno sito sulle colline prospicienti la città e varie aree addestrative raggiungibili in circa 30’ dalla sede stanziale, di cui una anche utilizzabile per le attività addestrative anfibie. Il Reggimento dispone inoltre di: aule per plotone/compagnia; un’aula polifunzionale intitolata ai “Caduti di Nassirya” di circa 600 posti; un’aula di automobilismo per i corsi conduttori; un campo di calcio con pista di atletica regolamentare (realizzato con la sovvenzione del CONI); un campo polivalente (tennis, basket, pallavolo); una palestra coperta dotata di moderne attrezzature; un campo addestrativo ginnico sportivo militare (C.A.G.S.M.); una striscia addestrativa per lo sfruttamento del terreno (SAST); un sistema per la simulazione del tiro FATS 3; una torre polifunzionale per discesa a corda doppia; due torri d’ardimento per lo svolgimento di attività specifiche (attraversamento del ponte himalayano). Per avere un’idea dell’attività addestrativa svolta al riguardo dal Reggimento, è sufficiente evidenziare che dal dicembre 2000 ad oggi sono stati svolti 32 corsi della durata variabile da 7 a 12 settimane con circa 9000 ragazze, di età compresa tra i 18 e i 25 anni, che hanno svolto il previsto iter addestrativo. Lo scopo generale del corso è quello di conferire al volontario in ferma prefissata le capacità di base per poter agire e sopravvivere sul campo di battaglia e svolgere compiti di sicurezza ed autodifesa. Il corso si articola su tre moduli: modulo addestramento ini- il brogliaccio 007 25 ph. COURTESY a. dell’agnola ©2007 ziale (4 settimane) per conferire al personale una prima veste formale ed abilitare il personale nell’impiego dell’equipaggiamento e dell’arma individuale; modulo addestramento individuale al combattimento (4 settimane) per conferire al personale le capacità di agire singolarmente o in team in situazioni particolari sul campo di battaglia; modulo addestramento al controllo del territorio (2 settimane) per abilitare il personale ad operare in ambienti particolari quali le aree urbanizzate e l’ambiente notturno. Le principali materie d’insegnamento sono rappresentate da Educazione Fisica, Istruzione Sanitaria, Educazione Civica, Regolamenti, Armi e tiro, Istruzione Formale, Difesa Individuale Nucleare Biologica e Chimica, Addestramento Individuale al Combattimento, Topografia e Trasmissioni. I volontari sono sottoposti ad accertamenti teorici e pratici ai fini della valutazione finale necessaria al superamento del corso: normalmente oltre il 95% dei volontari supera il corso. Attualmente è in atto il corso basico del 3° blocco 2007 con circa 500 volontari giunte in sede in data lo scorso 24 settembre. Da un punto di vista sanitario, il Reggimento è depositario di tutte quelle attività che si fanno solamente all’atto dell’incorporo che vanno dallo screening generale alla visita medica ginecologica che dovesse rendersi necessaria all’occorrenza (il D.S.S. è Ufficiale Superiore specializzato in ginecologia). Questo permette di non avere momenti di crisi né all’atto dell’incorporo, quando mediamente 500 ragazze si presentano alla visita medica generale, né durante la frequenza del corso. Il personale sanitario militare in tutte le sue componenti è ormai aduso nell’approccio alla problematica sanitaria femminile che è per molti aspetti ovviamente diversa da quella che si presenta in ogni altro contesto e che, se condotta nel modo sbagliato, può essere fonte di ricadute negative sul servizio. Questa maturata esperienza non è solo funzionale allo svolgimento dell’attività d’Istituto, ma serve anche d’ammaestramento al personale volontario che impara, attraverso la risoluzione delle proprie problematiche, ad individuare un quadro di riferimento che porterà nella sede di assegnazione. Analoghe considerazioni possono essere riferite anche alla parte che riguarda la gestione del per- In questa pagina. Donna soldato impiegata in funzione antiterroristica presso un obiettivo sensibile a Gerusalemme est A fianco. Addestramento di reclute ed assaltatori di entrambi i sessi nei medesimi scenari operativi 26 il brogliaccio 007 ph. COURTESY a. dell’agnola ©2007 Reclute si dirigono al Western Wall (“muro del pianto”) per la preghiera settimanale ph. COURTESY a. dell’agnola ©2007 ph. COURTESY a. dell’agnola ©2007 sonale. Per quanto notevole sia la presenza femminile in Forza Armata le problematiche connesse alla condizione di maternità, di coniugio o di madre-soldato non sempre trovano, a tutt’oggi, un quadro normativo di riferimento adeguato alle diverse problematiche. Anche in questo caso l’accentramento della fase d’incorporo presso il 235° Reggimento rende omogeneo ed ormai consolidato il sistema d’inquadramento delle problematiche sopra citate e delle soluzioni offerte. Anche in questo campo il 235° Reggimento è stato un “apri pista” nella Forza Armata ed ancora oggi è un valido riferimento per tutti quei Reparti che hanno ora i primi contatti con la realtà militare femminile. Discorso a parte merita invece il settore logistico. In questo campo l’essere donna in uniforme ha comportato la necessità di adeguare il corredo militare alle necessità fisiognomiche femminili. Vasta, profonda ed unica, deve considerarsi l’esperienza maturata in materia dal personale preposto allo specifico settore. Anche in questo ruolo il Reggimento è divenuto punto di riferimento sia nei riguardi dei Reparti d’impiego, sia quale qualificato punto di contatto con l’Ispettorato Logistico – Dipartimento di Commissariato, per tutto quanto concerne le problematiche afferenti alla vestizione del personale militare femminile. Questo settore è stato inoltre recente protagonista della conduzione della sper i mentazione di nuovi capi di corredo militari necessari al personale femminile. Per concludere il 235° Reggimento Addestramento Volontari costituisce uno dei punti fermi dell’addestramento dei VFP1. Il background maturato nel corso di questi ultimi anni costituisce punto di riferimento per la Forza Armata per quanto attiene alle problematiche connesse con l’impiego/addestramento delle volontarie. Il Reggimento emerge tra le varie unità addestrative per la sua peculiarità, costituendo il perno fondamentale della formazione di base delle “donne soldato” e, pertanto, risulta essere un reparto di primissimo ordine nel settore scolastico-addestrativo. il brogliaccio 007 27 sala convegno patrizio rapalino corso orion 1977-’80 storia dell’eleganza militare ph. COURTESY s. meconi ©2007 Italiani in armi nella Belle Epoque Il comandante Meconi (corso Mizar 1978-’81) ci svela parte della sua collezione “ Nell’Esercito nostro prima della guerra - Italiani in armi nella Belle Epoque”. È il titolo di una mostra veneziana, svoltasi per la ricorrenza del 4 novembre, giornata delle Forze Armate. In quella che fu la storica sede di reggimenti di fanteria, la caserma Cornoldi a Riva degli Schiavoni, nella splendida sala del Circolo è stato allestita l’esposizione: come in una quadro teatrale, una dozzina di manichini con le loro uniformi originali d’epoca, ha permesso di ripercorrere gli anni che vanno dall’indomani dell’adozione delle stellette per le Forze Armate, nel 1871, allo scoppio della Grande Guerra. Il titolo copia quello di un volume di aneddotica, scritto dal Generale Emilio De Bono negli anni ’30 ove viene descritta la vita del militare tra il 1870 ed il 1915. Così, attraverso rari esemplari da museo, la storia dell’Esercito, che è poi quella nazionale, mostra l’evoluzione del suo costume, dell’immagine della Forza Armata: dall’esigenza di riorganizzarsi dopo l’Unità, all’indomani della presa di Roma, cercando di imitare il potente esercito prussiano, alla necessità di adeguare le tenute ai nuovi campi di battaglia, dove la tecnologia sta cambiando il volto della guerra. È evidente il mito della Belle Epoque, che coincide con la riorganizzazione dell’Esercito: la Guerra Mondiale cancellerà quell’epoca e darà corso ad un secolo violento di cui ancora oggi viviamo le conseguenze. È ancora l’epoca degli “ufficialetti”, un po’ giocatori un pò donnaioli, frequentatori di teatri o di manifestazioni mondane; perennemente in lotta con scarsi salari ma, contraddizione massima, sempre ricercati dalle buone famiglie, che vedono in questi giovanotti dalle belle tenute, un buon “partito”. È, ancora, il momento in cui “temerari sulle macchine volanti”, danno prova di grande coraggio ed iniziano a sperimentare il volo! In realtà quella vita apparentemente frivola nasconde, forse neanche troppo, il disagio il brogliaccio 007 ph. COURTESY s. meconi ©2007 ph. COURTESY s. meconi ©2007 28 ph. COURTESY s. meconi ©2007 dei continui trasferimenti che i reparti devono subire anno dopo anno. Anche per i militari di leva è, però, un momento importante: li sradica dalle abitudini e li porta in luoghi che, altrimenti, non vedrebbero mai. È il vecchio concetto di Cavour di far muovere gli italiani lungo lo Stato per meglio consentire l’unificazione! La guerra, in Italia, tocca la società solo marginalmente: pochi hanno vissuto la Campagna del 1866, quella del Brigantaggio o la Presa di Roma. Le spedizioni a Massaua, in Africa, o a Candia, in Cina e poi, ancora, in Libia sono vissute con un certo esotismo, almeno per coloro che non sono toccati direttamente. La stessa Battaglia di Dogali con quasi 500 Caduti o quella ancora più terribile di Adua non hanno la stessa forza coinvolgente che avrà la Guerra Mondiale. Il bel chepì nero dallo stellone d’argento lascia il posto ad un elmetto in acciaio, forse troppo leggero, e ad una maschera antigas fatta di garza impregnata con olii essenziali. Il progresso che aveva determinato un profondo ottimismo sulle possibilità dell’uomo, a cui niente sembrava precluso, adesso trascinava nelle trincee del Carso e del Piave. Poiché la mostra è dedicata agli italiani in armi nella belle epoque, non va dimenticato come nell’asburgico esercito Imperiale e Regio, prestarono servizio numerosi sudditi di lingua –e quindi nazionalità– italiana. Tutti prestavano il Giuramento all’Imperatore, in una identica formula per i diversi sudditi dell’Impero, ma ciascuno nella lingua nazionale. La bella tenuta di un sottotenente dei Tiroler Kaiser Jager esposta ricorda le migliaia di trentini, caduti sul fronte orientale nel 1914. Proprio con l’intento di mostrare un’Immagine della Storia, in accordo con il Comando della Caserma Cornoldi, il CF Meconi (corso Mizar 1978-‘81) ha assunto l’impegno di preparare una serie di eventi espositivi che coprano tutta la storia dell’Esercito, fino al 1954, anno del ritorno di Trieste all’Italia. Attraverso l’uso della sua collezione, saranno esposti i più significativi momenti storici militari: dal 1919 al 1933, dal 1934 al 1939 e dal 1940 al 1954. A fianco. 1873, tenente di Fanteria: la prima uniforme dell’Esercito unitario. ST di reggimento di Tiroler Kaiserjager: molti trentini ed altoatesini, all’epoca cittadini Imperial Regi, prestarono servizio in quei reggimenti In questa pagina. Parte dell’esposizione: capitano della Riserva di Fanteria (1880), Sottotenente medico (1898), ufficiale di Cavalleria (1899), ufficiale degli Aerostieri (1911), tenente di Artiglieria (1909) con lo “spencer”: quanto sono lontane le mimetiche! il brogliaccio 007 29 luigi tarsia corso halley 1985-’88 L’ANGOLO DELLE TRADIZIONI PH. COURTESY a. dell’agnola ©2007 sala convegno l’evolversi del tempo Cosa è cambiato nella vita quotidiana dell’allievo? P er la rubrica delle tradizioni offriamo questa volta un rapido spaccato di come si sia evoluta in 45 anni la giornata dell’allievo all’interno del Navale. Sicuramente il confronto farà nascere quella goliardica e cameratesca disputa fondata sul “ai nostri tempi...” e questo è lo spazio giusto per tutto ciò! Confronteremo ad esempio le giornate dell’allievo dell’ipotetico pivolo Paolo del 1962 e del pivolo Giovanni che è stato ammesso nel 2007 a frequentare il Morosini. Nel 1962 la sveglia suonava alle 06:20 ed in 20 minuti il pivolo Paolo doveva essere pronto per l’ispezione. A settembre il pivolo Giovanni del corso 2007-‘10 si sveglierà invece alle 06:45 ed avrà 5 minuti in più per completare le sue pratiche mattinali ed essere pronto per l’ispezione mattinale. Il pivolo Paolo nel 1962, terminata l’ispezione, di corsa si recava in campaccio per i consueti 10 minuti di sana ginnastica mattinale e poi si recava a studio, nel pieno rispetto della locuzione latina di Giovenale: mens sana in corpore sano. Il pivolo Giovanni del 2007 invece, terminata l’ispezione mattinale, si recherà immediatamente nel salone della mensa per consumare la sua prima colazione concedendosi poi 10 minuti di relax prima dell’inizio delle lezioni. Ora come allora, le lezioni scolastiche seguono da sempre gli stessi ritmi occupando l’intera mattinata e concludendosi intorno alle 13:00. Segue quindi l’assemblea generale in Campaccio con la consueta lettura delle punizioni e delle ricompense ed il Marcia Avanti che concludeva l’assemblea. Al termine della seconda colazione una piccola ricreazione e, alle 14.30, tutti in spogliatoio per due sane ore di 30 il brogliaccio 007 sport. In effetti oggi si parla di esercitazioni varie, in quanto gli allievi in quel periodo non svolgono solo attività sportiva, bensì si applicano anche in attività extra sportive quali il corso di Patente Nautica, il Corso di Pronto Soccorso svolto dalla Croce Rossa Italiana, corsi di Astrofisica, Inglese e quanto altro possa essere utile al completamento culturale dell’allievo. Nel 1962, alle 16:30, cascasse il mondo, il pivolo Paolo era a studio e vi rimaneva fino alle 20:10. Si concentrava nello studio e le mosche che ronzavano intorno non lo disturbavano minimamente. Il pivolo Giovanni, nel 2007, si recherà a studio alle 17:00 ma alle 20 sarà pronto a recarsi nel salone della mensa per consumare il suo lauto pranzo. Se il ronzio delle zanzare lo disturberà potrà procurarsi delle cuffie afoniche e concentrarsi maggiormente nell’attività di studio! Terminato il pranzo, il pivolo Paolo del ’62 aveva 40 risicati minuti per un po’ di svago in sala convegno. Il pivolo Giovanni del 2007 avrà invece un’ora e quarantacinque minuti di relax in sala convegno per dedicarsi alla pratica del biliardo, del ping pong, alla vista di un film, all’ascolto di musica o alla lettura di un quotidiano o di un libro. E mentre il buon Paolo alle 22.00 era già sotto le coperte con il cubo sul banchetto, il pivolo del 2007 andrà a dormire ben 45 minuti dopo… Che differenza... tra Paolo e Giovanni, non fosse altro che Paolo ha oggi ha 60 anni è un affermato professionista con una carriera eccezionale… suo “nipote” Giovanni è solo all’inizio della scalata che ci auguriamo lo condurrà al medesimo successo!!! design COURTESY a. dell’agnola ©2007 In questa pagina. Esempio di “giornata dell’allievo” così com’era in vigore alla fine degli anni Novanta il brogliaccio 007 31 sala convegno elena luise chi sono Sciiti e Sunniti PH.COURTESY d. galli ©2007 Sunnismo e Sciismo: due facce della stessa medaglia La compagna di Matteo Schiavon (corso Naumacos 1995-’98), dottoressa in Storia delle Religioni, ci spiega le differenze tra le due grandi correnti dell’islamismo L 32 il brogliaccio 007 solo Allah è il Legislatore) mentre per gli Sciiti (Imam) è un’autorità politica infallibile ed impeccabile ed una figura religiosa in quanto depositario del giusto e vero significato della Rivelazione. Anche i Sunniti accettano la figura dell’Imam, ma con un diverso ruolo; egli diviene colui che dirige la preghiera comune nelle moschee ed è scelto fra i fedeli con un atto volontario. Ad oggi il 90% dei musulmani è Sunnita, mentre gli Sciiti sono in netta minoranza (8%) concentrati prevalentemente in Iran, Pakistan ed Iraq. ph. COURTESY a. dell’agnola ©2007 a quasi totalità del popolo islamico si professa Sunnita. Che significato attribuiamo a questa parola? Con Sunnismo s’intende l’Islam ortodosso che trova il suo fondamento nella Sunna (consuetudine-comportamento di Maometto) e nella Giama’a (comunità dei credenti). I Sunniti, che si definiscono “ahl al-sunna wa’l-giama’a” (gente della Sunna e della comunità), sostengono che l’afflato divino si sia fermato su Muhammad (Maometto), Sigillo dei Profeti (Nabi) e sommo Rasul (inviato celeste che ha trasmesso agli uomini la legge attraverso un testo rivelato, il Corano) e che non proseguì oltre. Di conseguenza il Khalifa (califfo-successore) e seguenti, che sono i capi supremi temporali della comunità, sono solo delle autorità politiche con funzione esecutiva, ovvero devono garantire la retta applicazione della Sharia’a (legge). Spesso contrapposti ai Sunniti troviamo gli Sciiti, ma chi sono quest’ultimi? Sono i seguaci della Shia’a (partito) di Ali, cugino e genero di Muhammad (Maometto). Gli Sciiti affermano che il successore del sommo Nabi deve essere una persona della sua famiglia, in questo caso Ali e di conseguenza i suoi discendenti che saranno chiamati Imam (capo-guida). A differenza del Khalifa sunnita, l’Imam sciita è portatore dell’impronta divina tramandata da Maometto di generazione in generazione. La differenza fra Sunnismo e Sciismo non è dogmatica; è soprattutto formale, infatti, la stessa corrente sciita nacque nella seconda metà del 600, durante le lotte politico-religiose per la successione al vertice della teocrazia musulmana. La differenza principale consiste nel ruolo del capo-guida che per i Sunniti (Khalifa) ha solo poteri esecutivi e giudiziari (non legislativi perché A fianco. Scritte lungo la costa, Golfo di Aqaba, Arabia Saudita, inneggianti all’islam In questa pagina. Marabutto a Brava, Somalia: il fenomeno del “marabuttismo” è la santificazione a livello locale di un asceta che poco si concilia con l’islam ortodosso, sia sunnita che sciita. Suez (As Suways), Mar Rosso, Egitto: una full-containers entra nel canale di Suez da sud. Sullo sfondo Masjed Badr, la moschea di Badr della città ph. COURTESY a. dell’agnola ©2007 ph. COURTESY a. dell’agnola ©2007 il brogliaccio 007 33 sala convegno massimiliano pardini corso azzurra 1983-’86 una sonora sconfitta all’islam PH.COURTESY f.businaro ©2007 La flotta pontificia nella battaglia di Lepanto (1571) Forse non tutti sapevano che anche lo Stato Pontificio prese parte alla battaglia di Lepanto D urante tutto il Rinascimento i papi governarono lo Stato della Chiesa con metodi del tutto analoghi a quelli in uso nelle coeve Signorie italiane, presentandosi sulla scena politica internazionale come veri e propri prìncipi, coinvolti nei conflitti dinastici in Italia e nel resto dell’Europa, coltivando forti aspirazioni temporali e determinati ad accrescere, al pari dei monarchi loro contemporanei, i propri possedimenti territoriali. L’attività temporale del papato, spesso esercitata attraverso spregiudicate strategie nepotistiche, opportunistici rovesciamenti di fronte in seno ad alleanze e coalizioni, nonché l’uso della forza militare, si mantenne viva fino al XVIII secolo. La Romagna, contesa a Venezia, il Regno di Napoli, nel quale tentarono a più riprese di estendere la loro influenza e la Toscana furono le aree maggiormente interessate all’azione dei papi rinascimentali, come Paolo III (1534-49) che creò il Ducato di Parma e Piacenza (1545) a favore del figlio naturale Pier Luigi Farnese. Lo testimoniano anche la partecipazione alla Lega di Cambrai (1508), la prima Lega Santa (1511), le annessioni di Ferrara (1597), del Ducato di Urbino (1631), la guerra di Castro (1641- 44) e gli scontri con Napoleone (1796-98), durante la sua campagna d’Italia. Il verificarsi di eventi traumatici come la Rivoluzione francese, la sconfitta di Napoleone III, la dissoluzione dell’Impero Austro-ungarico (questi ultimi suoi tradizionali protettori) e l’avvento della modernità spensero le residue velleità temporali del papato, confinato, dopo la presa di porta Pia, nei Palazzi Vaticani. Ma accanto a questa politica -che potremmo definire “di potenza”- i papi rinascimentali ed in particolare uno su tutti, Pio V, beatificato nel 1712, esercita- In questa pagina. La battaglia di Lepanto opera di artista sconosciuto 34 il brogliaccio 007 COURTESY f. businaro ©2007 A fianco. La battaglia di Lepanto dipinta da Paolo Veronese, Gallerie dell’Accademia, Venezia rono -molto più incisivamente di oggi- un’energica e coraggiosissima opera spirituale, dispiegata su scala planetaria a difesa della cristianità dalle minacce esterne. L’episodio dell’Età Moderna che più di ogni altro simboleggia questo straordinario spirito di crociata è rappresentato dall’iniziativa promossa da papa san Pio V in occasione della spedizione navale conclusasi felicemente con la battaglia di Lepanto nel 1571. L’avvenimento, fulgido esempio, soprattutto per i nostri giorni, di solidarietà e coesione internazionale cristiana di fronte al pericolo turco, fu reso possibile solo ed esclusivamente grazie alla decisa e pervicace attività di mediazione del pontefice, finalizzata a costituire una sorta di “patto mediterraneo” tra gli stati cattolici europei, riunitisi intorno alla seconda Lega Santa, messa in piedi caparbiamente dal pontefice, dopo aver superato contrasti ed interessi geopolitici divergenti. Ma prima di passare a descrivere i fatti di cronaca, è necessario ricordare brevemente i prodromi di una delle più grandi battaglie navali della storia, evento bellico che ha segnato i destini dell’Occidente. L’Europa del XVI secolo, dilaniata da logoranti guerre di religione e travagliata da una lunga serie di sanguinose campagne militari affrontate faticosamente da Carlo V per salvare l’unità dell’Impero, si trovava in balìa di un altro grave flagello che rischiava di farle perdere irrimediabilmente la propria identità e la propria libertà. Dalla fine del Trecento infatti l’espansione turca nel Mediterraneo si era fatta sempre più minacciosa ed appariva ora inarrestabile. Un continuo stillicidio di spedizioni militari, incursioni, attacchi corsari, scorrerie, saccheggi, catture di schiavi, massacri, operati dai barbareschi, vassalli ed alleati dell’Impero Ottomano, seminava il terrore tra i cristiani intorno al bacino del Mediterraneo. L’intera Europa, aggredita dalle armate dell’Impero turco anche ad est giunte, dopo essere dilagate in Ungheria e nei Balcani, fin sotto le COURTESY f. businaro ©2007 Sotto il profilo strettamente religioso, si trattò di un cattolicesimo fortemente militante, battagliero, interventista, deciso, poco incline al compromesso, lucido e limpido nella scelta degli obiettivi, autenticamente impegnato nella strenua salvaguardia della fede e dell’unità confessionale, di fronte alle minacce disgregatrici, molto distante dall’attuale atteggiamento pacifista, terzomondista, antimperialista, integrazionista ed ecumenico della Chiesa cattolica, cui siamo abituati oggi. mura di Vienna, viveva nell’incubo imminente di essere fagocitata dall’islam del Sultano Solimano I il Magnifico. Il continente era peraltro lacerato al suo interno da contrapposizioni politiche e religiose nonché da interessi contrapposti. La Francia, ufficialmente cattolica, pur tormentata da sanguinose lotte di religione tra cattolici ed ugonotti, sosteneva, nella sua tradizionale acerrima politica antiasburgica, il Sultano, assecondandolo palesemente sul Mediterraneo. Venezia era preoccupata soprattutto dalle minacce e dagli attacchi che i turchi sferravano alle sue basi commerciali nell’Adriatico, nello Ionio e nell’Egeo. Ma la sua politica opportunistica presentava non pochi elementi di ambiguità: pur essendo tradizionalmente ostile all’Impero turco, la Serenissima non aveva esitato, in più di un’occasione, a scendere a patti con il Sultano, sottoponendosi al pagamento di un tributo in cambio di una sorta di salvacondotto a tempo, per esercitare i suoi traffici commerciali nel Mediterraneo orientale. Più coerente e più determinata nella sua politica antiislamica, era la Spagna, minacciata nel quadrante occidentale del Mediterraneo; Carlo V ed il figlio Filippo II cercarono a più riprese di combattere seriamente i musulmani, organizzando due grandi spedizioni contro Tunisi e contro Algeri, i cui risultati, nonostante gli sforzi profusi, furono in parte all’altezza delle aspettative. Gli Stati della penisola italiana, politicamente divisi e sotto l’influenza della Spagna, continuamente minacciati ed aggrediti dalle incursioni dei pirati moreschi, erano pressoché impotenti. Tuttavia i Cavalieri di Malta e di Santo Stefano lottavano il brogliaccio 007 35 strenuamente ed eroicamente nel Mediterraneo, cercando di opporsi ai continui assalti turchi ed al loro strapotere sui mari. Pertanto, la vittoria di Lepanto e, prima ancora, la costituzione di una potente flotta congiunta non fu il risultato di interessi politici convergenti. Essi semmai, come accennato, divergevano notevolmente. Fu piuttosto il frutto di scelte coraggiose e responsabili di alcuni principi e uomini politici e militari cristiani, anche se il merito -in senso assoluto- va ascritto alla smisurata determinazione del grande pontefice che aveva a cuore i destini dell’Occidente e della cristianità. Pio V, al secolo Antonio Michele Ghislieri (Bosco Marengo, Alessandria 1504 - Roma 1572), papa dal 1566 al 1572, austero frate domenicano, dotato di un rigore morale eccezionale, grande nemico del lusso e inquisitore inflessibile, riuscì a mettere in piedi, nel maggio del 1571, una potente coalizione navale in funzione antiturca. Il pontefice, che non era certo -per usare un’espressione tanto in voga oggi- di fede “arcobaleno” come sembra essere buona parte dell’attuale management vaticano, ottenne l’adesione alla spedizione del re di Spagna Filippo II, di Genova, dei Savoia, di Venezia, del Granducato di Toscana e dell’Ordine dei Cavalieri di Malta. L’obiettivo era di lanciare una controffensiva cristiana all’attacco che i turchi avevano mosso nel 1570 contro l’isola veneziana di Cipro e di liberare dall’assedio la fortezza di Famagosta, vanamente difesa dall’eroico Marcantonio Bragadin. Don Giovanni d’Austria, figlio naturale dell’imperatore Carlo V, nonché fratellastro di Filippo II, già messosi in luce per le sue spiccate qualità militari, venne nominato comandante dell’intera flotta cristiana. Giovanni Andrea Doria, nipote del grande Ammiraglio Andrea Doria, era il comandante della flotta spagnola e di quella genovese. Pietro Giustiniani era a capo di quella dell’Ordine di Malta, mentre le galee veneziane erano agli ordini del settantacinquenne Sebastiano Venier. Le navi pontificie dipendevano da Marcantonio Colonna. Nel corso del sec. XVI, la forza della Marina pontificia non risiedeva tanto nei suoi effettivi, ridotti a poche galee (da 13 a 30 secondo le circostanze), quanto nel valore dei suoi capitani generali, legati alla Santa Sede da un patto di fedeltà, e nel prestigio che essa godeva sul piano internazionale, atteso che il pontefice svolse sempre il ruolo di coordinatore nei conflitti contro i Turchi. La crociata anti-turca fu, per tutto il 500, un conflitto lungo e dispendioso che comportò un logorìo 36 il brogliaccio 007 costante ed estenuante di risorse economiche ed umane, cui la Chiesa fece fronte aumentando il prelievo fiscale nei confronti dei sudditi e delle proprie congregazioni. Il papa si era dovuto dotare necessariamente di un esercito e di una piccola flotta, la cui base principale fu, dal 1431, Civitavecchia, cui spettava la difesa delle coste dalle incursioni degli infedeli e dei pirati. Il 3 giugno 1571 il papa, avuta notizia che Filippo II era disposto a soccorre immediatamente Venezia, aggredita nella sua colonia di Cipro, e ad entrare in trattative per la Lega, nominò il Colonna ammiraglio supremo della flotta pontificia. La domenica 11 giugno Marcantonio Colonna, in splendida armatura, circondato da nobili romani, si recò a cavallo in Vaticano, dove prestò giuramento nella cappella papale dopo una messa solenne. Poi ricevette dalle mani del pontefice il bastone del comando ed il gonfalone di seta rossa, sul quale era rappresentato il Crocifisso tra gli apostoli, lo stemma di Pio V ed il motto “In hoc signo vinces”. Questo stendardo, benedetto dal papa, fu issato sulla nave ammiraglia della flotta cristiana, a protezione della “Santa Alleanza”, durante la battaglia nel mare di Lepanto e fu riportato, al termine della stessa, nella cattedrale di Gaeta. Che Pio V avesse scelto in Marcantonio Colonna l’uomo adatto, lo dimostrò lo zelo, col quale questi si prese a cuore l’allestimento delle galere, il cui numero, in seguito all’impossibilità di raccogliere mezzi maggiori, fu limitato a 12. Il Colonna trovò nella nobiltà romana il massimo entusiasmo nell’organizzare e nel prendere parte all’impresa. Nominò suo vicario il duca di Zagarolo, Pompeo Colonna. Paolo Francesco Baglioni ottenne il commissariato generale, l’artiglieria fu messa sotto la direzione dell’architetto Iacopo Fontana. Ad Ancona ed a Venezia curò l’allestimento delle galee, lavori che richiesero non poche difficoltà. Il 22 giugno Marcantonio Colonna passò in rassegna tutta la propria flotta, poi entrò nel Duomo a chiedere la protezione di S. Erasmo sull’impresa che si accingeva a compiere: fece voto solenne che, qualora fosse tornato vincitore grazie alla sua intercessione, avrebbe donato il sacro stendardo al santo. Il 24 giugno la flotta pontificia, al suo comando, salpò da Gaeta per ricongiungersi a Messina con il resto del naviglio della coalizione e da qui partì, a ranghi completi, il 24 agosto per muovere contro i turchi. La flotta cristiana giunse, nonostante il maltempo, verso Cefalonia, dove sostò brevemente. Il 6 ottobre le navi giunsero davanti al golfo di Patrasso. Domenica 7 ottobre 1571 don Giovanni d’Austria do al valoroso don Giovanni d’Austria. Molti storici si sono interrogati a lungo sul perché la vittoria non fu sfruttata a fondo dalle potenze occidentali; in effetti, riemersero subito di lì a poco gli antichi contrasti tra gli Stati cristiani, ma è presumibile ritenere che il motivo principale vada ricercato nella circostanza che la Spagna, di gran lunga la maggiore potenza cattolica europea, nel suo sforzo di mantenere l’“ordine asburgico”, tanto faticosamente inseguito dall’imperatore Carlo V e proseguito dal figlio, fu nuovamente ed a lungo impegnata militarmente in molti altri scacchieri che la distolsero dal Mediterraneo. In realtà bisognerebbe domandarsi, per capire la portata dell’avvenimento, cosa sarebbe successo se la vittoria non ci fosse stata o, peggio, se ci fosse stata una sconfitta. Non solo tutti i possedimenti veneziani nell’Egeo, Ionio ed Adriatico sarebbero caduti, ma la stessa Italia e forse anche la Spagna (dove addirittura nel 1568 era scoppiata una sanguinosa insurrezione dei moriscos, che aveva minacciato gravemente il Sud della penisola iberica) sarebbero state inesorabilmente alla mercé dei turchi. La battaglia di Lepanto, episodio di cui tutti noi occidentali dovremmo essere giustamente orgogliosi, colpevolmente ignorato e trascurato dagli storici contemporanei europei, forse troppo occupati a fabbricare teorie negazioniste del primato della nostra civiltà sulle altre, afflitti da incomprensibili sensi di colpa nel dover riconoscere una vittoria dell’Occidente sull’Islam, meriterebbe una maggiore considerazione ed una maggiore attenzione. L’Occidente sembra aver smarrito irrimediabilmente la propria identità, il proprio senso di appartenenza e l’orgoglio delle sue origini. Forse, per celebrare una vittoria come quella di Lepanto, è troppo tardi e sono rimasti sempre meno coloro che sanno coglierne appieno il significato. COURTESY f. businaro ©2007 fece schierare, all’interno del golfo di Corinto, la propria flotta in formazione serrata, a forma di croce, di fronte alla formazione turca, comandata da Mehemet Alì Pascià, forte di duecentotrenta galee, più numerosa di quella cristiana. Lo schieramento delle navi cristiane vedeva all’ala sinistra 53 galee prevalentemente veneziane, al comando di Agostino Barbarigo. In posizione centrale c’erano 61 galee miste: quelle spagnole di don Giovanni d’Austria, altre veneziane al comando dell’anziano Sebastiano Venier e le navi pontificie del Colonna. Chiudeva lo schieramento, sul lato destro, il gruppo di 53 navi genovesi comandate dal Doria. La retroguardia cristiana del Marchese di Santa Cruz contava su 38 galee. In totale, la flotta cristiana si componeva di 6 galeazze (rivelatesi determinanti per la vittoria, in ragione della loro straordinaria potenza di fuoco), 205 galee, 30 navi da carico, circa 13000 marinai, circa 44000 rematori, circa 28000 soldati con 1800 cannoni. Le fonti pontificie dell’epoca ci hanno lasciato un ritratto, com’era prevedibile, molto lusinghiero di Marcantonio Colonna. È stato riferito infatti, che durante il combattimento, il nobile romano, a bordo della nave capitana pontificia, spada in pugno, si sia coperto di gloria ed abbia lottato valorosamente. Le sue galee, al termine dello scontro con le navi turche, si dettero addirittura al loro inseguimento. L’esito della sanguinosa battaglia è fin troppo noto e le proporzioni dello scontro possono essere riassunte in poche cifre. Se i caduti cristiani furono circa 9 mila, quelli turchi furono 30 mila e varie altre migliaia quelli catturati. Soltanto trenta navi turche riuscirono a fuggire; delle altre, 117 furono catturate e divise tra gli Stati membri della Lega e le rimanenti andarono distrutte. Dal momento in cui sorsero disaccordi sulla spartizione del bottino di guerra, don Giovanni dette incarico al Colonna, che era considerato da tutti un arbitro imparziale, di inventariare le prede e di distribuirle equamente, sulla base degli accordi precedentemente pattuiti. Pio V, allorquando ricevette la notizia della vittoria, si mise a piangere e ripeté le parole della Sacra Scrittura: “fuit homo missus a Deo cui nomen erat Johannes”, alluden- In questa pagina. Lo schieramento in una antica stampa il brogliaccio 007 37 sala convegno giampiero rellini lerz corso chyron 2003-’06 come È nato il navale COURTESY g. rellini lerz ©2007 La nascita del “Morosini” Da questo numero prende avvio l’indagine di un giovane ex allievo che ripercorre le tappe costruttive della Scuola fino alle odierne modifiche in vista dell’entrata delle “allieve” V enezia 1936. L’Opera Nazionale Balilla commissiona agli architetti Francesco Mansutti e Gino Tiozzo la costruzione della Scuola Professionale per “Marinaretti”. L’istituto doveva ospitare i giovani della Nave Scuola Scilla prossima al disarmo. Ma al termine dei lavori il Morosini (ante litteram) viene trasformato in “Accademia Premarina dell’Opera Nazionale Balilla” (Collegio G.I.L.) con il fine di preparare i giovani alla vita in Accademia Navale. Una curiosità: all’epoca sulla facciata S-E non c’era ancora scritto “Patria e Onore”, ma “Il nostro destino è stato e sempre sarà sul mare”. Durante la guerra il Morosini ospita parte della X Flottiglia MAS, dopodiché il collegio G.I.L. sarà chiuso nel 1945 e per un breve periodo diviene A fianco. 1936, plastico del progetto. Nel primo progetto realizzato mancavano aula magna, corridoio aule scientifiche, residenze dei comandanti ai corsi ed l’Olimpo 1938, vista dal canale di Sant’Elena (prospetto S-W): mancano alcune delle strutture attualmente presenti 38 il brogliaccio 007 Ripercorrere la storia architettonica del Morosini, oltre a essere utile per i miei studi, permette di fondare un “patrimonio storico” del Collegio; in modo tale che sarà possibile mostrare alle generazioni future come era in passato la Scuola. Quando ho iniziato a fare le ricerche ho scoperto che non esistono pubblicazioni sul Morosini ad COURTESY archivio fotografico comune di venezia ©2007 In questa pagina. 1938: palazzo allievi, meglio conosciuto come “Olimpo” scuola sottoufficiali. Nel 1961 apre il Collegio Navale “Francesco Morosini”, affiancando il Collegio Navale di Brindisi. La scuola ha subíto moltissimi cambiamenti da quando è stata costruita fino a oggi. Tuttora sta compiendo radicali trasformazioni; presto potrà ospitare anche le ragazze e come tutti sappiamo questo rappresenterà una svolta per il Navale. COURTESY archivio fotografico comune di venezia ©2007 è pregato di contattarmi all’indirizzo in calce a questo articolo. Grazie a tutti! Per informazioni e suggerimenti: [email protected] COURTESY archivio fotografico comune di venezia ©2007 eccezione dello “Speciale Morosini” della MM (1999) ormai introvabile (un grazie a Nunzio Difonzo che è riuscito a rimediarmelo!). Anche cercando su internet non si trova molto a riguardo, ma sparsa per l’Italia c’è la storia del Morosini. Oltre a Venezia stessa, ci sono documenti interessanti anche a Firenze e Rovereto (TN). Come ci siano finiti è un po’ un mistero; studi permettendo mi sto impegnando ad andarli a raccogliere e a metterli insieme. In futuro vorrei estendere le ricerche anche al Collegio Navale “Niccolò Tommaseo” di Brindisi, purtroppo caduto in disuso. Ho la fortuna di essere aiutato da tanti ex allievi e non: chiunque volesse partecipare al lavoro e/o avesse del materiale interessante il brogliaccio 007 39 sala convegno l’odissea di dedalo giandonato reino corso daidalos 2004-’07 una vacanza estiva potrebbe diventare un vero e proprio labirinto Accolto a Creta, fuggito in Sicilia, finito a vivere in Sardegna: pare che il destino di Dedalo sia legato a filo doppio con le isole... vediamo se è vero! C apisco che ormai è tardi parlare di estate, sole, mare e tante altre cose che magari sarebbe sconveniente elencare qui (do libero sfogo alla fervida immaginazione che caratterizza le menti del morosiniano medio), ma ho pensato alle avventure che sono successe a me ed un manipolo di uomini (e donna), tutti forgiati dall’inconfondibile marchio del Morosini, quest’estate in una splendida isola a sud della Grecia, Khitira. Ho quindi pensato bene di scrivere una sorta di diario di bordo che con piacere vi illustrerò in una serie di puntate descrivendovi ciò che è successo nell’isola dalle cui acque sorse Venere. In questa prima parte della storia ci sarà una sorta di introduzione a quelli che sono i “viaggiatori”. Credo dunque sia arrivato il momento di presentare questa pazza ciurma che issa con orgoglio la bandiera del Daidalos (ho cercato le immagini che forse più rappresentano i nostri eroi!...) design COURTESY m. pardini ©2007 40 il brogliaccio 007 NOME Max COGNOME Catena LUOGO DI NASCITA Roma RESIDENZA Colle Ferro, Roma SESSO M Capo indiscusso della vacanza è stato il mitico Max Catena. Non sto qui ad elencare tutti gli appellativi che gli appartengono, vi basti sapere che anche il più benevolo di questi non può dirsi positivo. Lui è il proprietario della casa in cui abbiamo passato i nostri 10 giorni. Lui è il personaggio che ci ha fatto rischiare di rimanere sempre nella stessa casa altri 7 giorni (ma di questo ne parleremo in seguito). Lui che ci ha raccontato, prima di partire, che l’isola era un piccolo “circolo polivalente per anziani” (niente donne). Credo che basti guardarlo negli occhi per capire la sua personalità. Abbastanza buono, anche se a volte irascibile. Molto spesso fa cose stupide e senza senso. Sicuramente poco affidabile, anche se ci mette tutto l’impegno possibile per farsi accettare dalla comunità e per rimediare ai suoi innumerevoli errori. Quindi sommariamente possiamo dire che è un bravo ragazzo (ha messo a disposizione la sua casa, non posso sbilanciarmi più di tanto) …ehmmm, ti vogliamo bene Max! NOME Francesco Pio COGNOME Mangione LUOGO DI NASCITA Taranto RESIDENZA San Giorgio Ionico (TA) SESSO M Pio Mangione è un elemento molto interessante. La sua personalità è sotto costante analisi da molti scienziati, affetto com’è da una grave forma di… ansia. Pio è il tipico essere dalle decisioni drastiche e inspiegabili. Ad esempio, durante la settimana bianca del secondo anno voleva fare uno sciopero generale che consisteva nel non andare all’assemblea prima di cena perché l’acqua delle docce era fredda. Sicuramente può considerarsi un essere stupido che fa ripetutamente cose stupide, come dice il buon vecchio Luca Caiazzo (che vi presenterò in seguito) “Hai 18 anni e ancora non metti un po’ di giudizio!!!” (traduzione letterale Tarantino-Italiano). Tengo però ancora una volta a sottolineare la sua caratteristica base, ovvero i litri e litri di ansia che circolano nelle sue vene. NOME Luca COGNOME Caiazzo LUOGO DI NASCITA Taranto RESIDENZA San Giorgio Ionico (TA) SESSO M Sui biglietti delle varie navi prese durante il viaggio nessuno poteva credere al suo cognome e pertanto hanno deciso (forse con un complotto) di modificarlo secondo il loro gradimento. Quello che ci interessa sapere di questo bizzarro ed eccentrico individuo è il suo animo da cantasto- rie la cui vena artistica deriva sicuramente dalle sue frustrazioni sessuali e sentimentali con il gentilsesso (argomento che approfondiremo in seguito). Il nostro Luca sarà anche l’irriducibile cuoco, insieme a Luigi Semeraro, cui dobbiamo eterna gratitudine per averci sfamato. Cosa importante è il suo fondamentale ruolo di suonatore di chitarra (dire chitarrista sarebbe limitativo), e, nonostante sia anche un giocoliere, questa sua abilità ha influito poco nel corso della vacanza. Ama pasteggiare a whisky ed ha momenti catartici e riflessivi che improvvisamente possono esplodere in momenti di crisi o di totale euforia: come quando scese dalla macchina mentre stava guidando lungo le particolarissime e folkloriche strade dell’isola. In definitiva un pazzo. NOME Luigi COGNOME Semeraro LUOGO DI NASCITA Lago Negro (PT) RESIDENZA Lago Negro (PT) SESSO M Questa è la foto più sincera che sia riuscito a trovare del nostro Luigi… perché di solito nelle foto è sempre serio, tentando di fare il super sexy thing. Pilota ufficiale della Punto di Max (ah! Dimenticavo! Max ha messo a nostra completa disposizione una Punto e una Super Panda), Seme (per gli amici e per la nostra storia) ha fatto più di una volta credere al suo compagno e navigatore Max, lungo le strane autostrade elleniche, che la fine fosse vicina. Compagno di fornelli di Luca Caiazzo, allietava i nostri palati con insistenti sughi alle melanzane e strani intrugli preparati secondo antiche ricette di streghe della sua zona. La maggior parte del tempo della vacanza l’ha spesa sui libri di scuola per la preparazione ai test d’ingresso d’ingegneria e ad impastare yogurt con marmellata di amarene: è stato anche taxista e “spesologo” (nel senso che andava a fare sempre la spesa) del gruppo. Luigi inoltre è uno che si innamora di una ragazza con la stessa facilità con cui un qualsiasi essere umano beve un bicchiere d’acqua. Diciamo che è il latrin lover del gruppo. il brogliaccio 007 41 NOME Gianluca COGNOME Benetello LUOGO DI NASCITA Padova RESIDENZA Piove di Sacco SESSO M Non fatelo mai arrabbiare, potrebbe essere molto pericoloso! Mettiamola così… meglio essergli amici piuttosto che altro. Lasciati scroccare le sigarette, i waffles (anche questo lo capirete in qualche altra puntata), ma non dire mai una parola contro di lui. Potrebbe dire che ha lavato i piatti per tutta la vacanza... non è vero…però… è meglio dire di sì. Lui è il nuotatore del gruppo (doppio distintivo atletico per due anni consecutivi... e tre nautici!!!), colui che quando noi altri facevamo passeggiate lungo la riva ci veniva dietro nuotando via mare! Altra caratteristica di questa montagna d’uomo (perché è grosso e muscoloso!), è che mangia e dorme tanto. Ma vi ricordo che questa caratteristica da uomo dolce e pacioccone è solo un’apparenza dato che ha rotto un comodino contro una porta quando qualche sventurato ha provato a svegliarlo (e non vi dico il resto!). NOME Federico (Maria! non lo ammetterà mai) COGNOME Varacca LUOGO DI NASCITA Parma RESIDENZA Salso Maggiore Terme SESSO M 42 il brogliaccio 007 NOME: Samar LUOGO DI NASCITA Venezia RESIDENZA Venezia SESSO F La nostra troupe non poteva essere composta di soli maschietti; e per fortuna c’era lei, la nostra Sam. Lei è la ragazza di Fede... e anche la nostra ragazza. Con ognuno di noi c’è un amore diverso; per esempio io sono il suo amore ubriaco, poi con Seme c’è amore platonico e tanti altri. Con malignità potreste affermare che l’abbiamo portata con noi solo per le pulizie di casa: diciamo che non avete proprio torto. Infatti le capacità di questa grande donna erano già state testate in precedenza e dopo una lunga selezione con altre ragazze della laguna e non abbiamo deciso che lei era la donna che faceva per noi. Ma, a parte gli scherzi, la Sam forse è l’unica che si salva. Diciamo che se quel gruppo era un’unica persona, lei era la “ragione”. Una brava ragazza in mezzo a delle belve feroci. Le siamo riconoscenti per la sopportazione! design COURTESY m. pardini ©2007 Ecco finalmente il nostro volpone! Fede è un personaggio molto particolare, uno di quelli che pensa “si lavora e si fatica per il pane e per la f**a” o “donna schiava zitta e c****a!”. Molto spesso però sono solo parole, infatti il nostro Ballanti- nes, era più che tenuto a bacchetta dalla sua girlfriend Sam. In questa vacanza ha preferito dedicarsi all’amour piuttosto che al divertissement di noi altri scapoli (sull’isola!). Di lui parleremo nelle altre puntate più approfonditamente per l’ingegno e l’astuzia con cui ha affrontato mosche e zanzare. NOME Giandonato COGNOME Reino LUOGO DI NASCITA Benevento RESIDENZA San Bartolomeo in Galdo (BN) SESSO M E in fine ci sono io. Giando, JD, chiamatemi come volete, se volete. Diciamo che io sono l’unico del gruppo ad aver lasciato il cuore in Italia. Fotografo ufficiale della “Spedizione dei Mille (in Grecia)”, anche se delle foto che ho fatto con la mia molto vecchia macchina a rullino solo 4 su 48 possono dirsi decenti. Giandonato (io) è un ragazzo abbastanza emotivo, un giovane attore poeta, forse artista, che si lascia trasportare dalle energie altrui. Ogni tanto prova a darsi da fare per qualcosa, ma quasi sempre con scarsi risultati. nuovo tutta insieme. Ci sono baci, abbracci, una lacrima sul viso (non c’era, ma fa effetto scriverlo), tanti zaini e borse e un trolley della scuola (quello di Luca). C’è la soddisfazione di essersi rivisti dopo tanto tempo e la voglia di passare insieme questa vacanza. Bei sentimenti… svaniti un’attimo dopo a causa di fame e sete! Rinvigoriti e galvanizzati in un chioschetto succhia soldi del porto carichiamo tutti i bagagli della mitica Punto di Max, guidata dal nostro pilota fast & furious Seme (Max non può guidare perché non ha la patente). Siamo pronti, manchiamo solo noi ad imbarcare (ultimi già dall’inizio, ma mai per importanza!). I nostri occhi luccicano alla visione del mare, di quella nave che tra un po’ ci porterà in una terra di miti e déi. Siamo di nuovo insieme, uniti. E con la consapevolezza che questa sarà un’altra indimenticabile avventura targata ancora una volta Francesco Morosini. Si parte! To be continued… Presentati i protagonisti di questa storia non mi resta che mostrarvi il luogo d’incontro: Kithira. Inizialmente Max ci ha fatto credere che questa fosse un’isola deserta, frequentata solo da anziani, animali, piante e chiese ortodosse. Quindi ci siamo tutti preparati psicologicamente a una vita da survivors. Per esempio prima di partire ho ben pensato di organizzare un programma “Piccolo Sampei” (per chi non lo sapesse Sampei è un cartone animato giapponese che parla di un ragazzo pescatore), che consisteva nel portarsi i più svariati armamenti ittici al fine di procurarci del sano cibo casereccio. Per ora, dato che è ancora l’inizio del vostro viaggio in questa storia, voglio lasciarvi pensare che quest’isola sia ancora un mondo selvaggio, con qualche casa e muli che ti portano su e giù dal borgo alla spiaggia. Così come noi sapevamo prima di partire. È l’undici agosto 2007, giorno cruciale per la nostra compagnia. Giorno in cui, da ogni parte d’Italia, otto eroi senza macchia decidono di affrontare l’avventura più sorprendente della loro vita. Il primo obbiettivo è raggiungere Ancona entro le 13:00 del giorno seguente. C’è chi prende il treno, chi prende l’auto, chi prende per un po’ l’auto, poi il treno e in fine il taxi, ma dopo ore di viaggio, finalmente La Compagnia dell’Anello (?) è di il brogliaccio 007 43 aula magna Antonio Jacopo Piccolo Nunzio Difonzo corso deimos 2002-’05 DALLA PIANURA PADANA AL TAVOLIERE... COURTESY a.j. piccolo ©2007 Bari e Milano, III e IV riunione tutoring Continuano con successo le iniziative di orientamento tra allievi di oggi e di ieri A Il tutoring rappresenta in primo luogo una forma di meeting diversa dalle solite, che vede protagonisti da una parte giovani morosiniani -neo diplomati, universitari, laureandi- e dall’altra una cospicua colonia di “senior” pronti a venire a capo dei più disparati quesiti delle nuove leve. Il punto cardine dell’idea di orientamento è senz’altro il soggetto, la persona che ha necessità di individuare concreti punti di riferimento per la comprensione della propria collocazione nel “mercato sociale”. Infatti valutare, comprendere ed assimilare gli strumenti più utili è senz’altro il primo passo per gettare solide basi per il futuro. 44 il brogliaccio 007 organizzatore delle passate sessioni di tutoring tenutesi a Roma. Tra i “pupilli” erano presenti 22 ragazzi provenienti da Puglia, Abruzzo, Basilicata e Lazio. La riunione durata circa quattro ore, è poi proseguita a tavola in un ristorante del centro città, per concludersi tra baci, abbracci e COURTESY a.j. piccolo ©2007 Tra le recenti scommesse vinte c’è sicuramente l’iniziativa posta in essere a Bari sabato 3 novembre presso l’elegantissima cornice offertaci dall’Autorità portuale di Bari. I tutor in loco sono stati l’avvocato Ignazio Fulvio Mezzina, capo ufficio legale dell’autorità medesima, il dottor Eugenio Sajeva, dottore commercialista pugliese, l’ingegner Luigi Tarsia (accorso appositamente da Padova per l’iniziativa), consigliere dell’Associazione, ed infine l’avvocato Riccardo Sensi, anch’egli consigliere dell’Associazione, nonché già COURTESY n. difonzo ©2007 ppena due mesi fa ci accingevamo ad illustrare gli obiettivi e le funzioni di una nuova iniziativa del neo consiglio direttivo, oggi siamo qui per descrivere e raccontare lo straordinario successo di quella che ormai è diventata una nuova realtà: il tutoring. Dopo le due sessioni romane infatti, il fervore giovanile e l’effervescenza associativa hanno raggiunto altri due importanti capoluoghi, Bari e Milano. design COURTESY m. pardini ©2007 arrivederci, non prima di una massiccia mole di brindisi. Stessa piacevole sorte è toccata ai giovani ex allievi, studenti fuori sede, del capoluogo lombardo. Lunedì 19 novembre a Milano, presso la sede della Mas s.r.l., una quindicina di giovani auditori si sono presentati al cospetto di un gruppo di senior di tutto rispetto. Tra i presenti c’erano infatti il dott. Giovanni Aquaro, il dott. Alessio Nava ed il celebre giornalista, nonché direttore della cronaca giudiziaria de “La Repubblica”, dottor Piero Colaprico. A moderare il tutto, con un’ingente dose di disponibilità ed ospitalità, era presente l’avvocato Alessandro Benedetti già consigliere dell’Associazione nel recente passato. Sono intervenuti, tra gli altri, il dottor Gian Maria Setti Carraro, consigliere e vice presidente di Assomorosini, il dottor Mario Gavazzi ed il “padrone di casa” dottor Giuseppe Polcino. Dopo un interessantissimo dibattito inerente le più scottanti questioni di attualità ed un vero e proprio “mentoring” a proposito delle più efficienti risorse per il mercato del lavoro, la riunione è terminata con un abbondante rinfresco gentilmente offerto da Alessandro Benedetti e Giuseppe Polcino. Sia a Milano che nel capoluogo pugliese, dunque, abbiamo riscontrato un enorme interesse da parte dei più giovani e crediamo per giunta di aver riacceso quella “fiamma” morosiniana che ci accomuna con chi ha più esperienza di noi. Riteniamo che il tutoring debba, anche in futuro, raggruppare persone che per il grande amore nei confronti della Scuola, e per il senso di fratellanza e solidarietà che lega i suoi ex allievi, dedichino volontariamente tempo ed esperienza a vantaggio di un reciproco sostegno, basato su un prezioso e nobile principio mutualistico. Fondamentale si renderà, perciò, una maggiore attenzione all’innesto di nuove leve che, l’ormai ex Collegio Navale, fornirà alla società, per poi innescare una serie di rapporti intergenerazionali conditi da importanti e significative esperienze tangibili. Estendiamo dunque un esplicito invito a tutti coloro i quali, come noi, hanno varcato definitivamente la soglia del cancello verde solo qualche anno fa, parafrasando una celebre frase di John Fitzgerald Kennedy: “Non chiederti cosa l’Associazione possa fare per te, ma cosa tu possa fare per l’Associazione”. Necessario sarà diventare attori protagonisti di questa nuova realtà che ci accomuna per continuare a sognare ma soprattutto a coltivare certezze, qualsiasi vento il destino ci riservi. A fianco. Foto di gruppo dopo il tutoring barese Il tutoring di Milano il brogliaccio 007 45 cupolone IN RICORDO DI GIGI francesco maria manozzi corso albatros 1970-’73 3 gennaio 2007 Nelle parole di un amico l’affetto ed il ricordo di un intero corso C arissimi, l’oggetto di questa mia, scritta di getto con il cuore e la mente ancora gonfi e pesanti della disperazione e dello sgomento che la scomparsa di Gigi ha prodotto nei familiari, negli amici, nei colleghi ed in quanti lo avevano conosciuto, credo sia l’unico commosso pensiero di tutti noi di fronte a questa sconvolgente ed inaccettabile tragedia, consumatasi l’ultimo giorno del 2006 sul Lungomare di Porto S.Giorgio durante una passeggiata solitaria in bicicletta; a nulla sono valsi i tentativi di salvarlo da parte di un infermiere rianimatore, presente al malore e dell’equipaggio del 118, intervenuto dopo alcuni minuti con un defibrillatore. Solo qualche ora prima ci eravamo scambiati allegramente gli auguri per il nuovo anno, conditi dalle pluridecennali schermaglie ironiche su bianconeri e biancazzurri, incredibilmente e sfacciatamente quest’anno a mio favore... Umberto e Marco per lo scientifico B, Riccardo per lo scientifico A ed io per il Classico abbiamo portato l’ultimo saluto del Corso Albatros: al termine della cerimonia funebre è stata letta la Preghiera del Marinaio a nome degli allievi 1970-‘73... è mancato il pale a prora, ma penso che non mancherà occasione quando, spero nei prossimi mesi qui a Roma o a Fermo dove è tumulato, ci troveremo insieme per ricordarLo e per un lungo momento di riflessione. È veramente difficile e terribile prendere coscienza che Gigi, con il quale da trentacinque anni ho condiviso sogni, speranze, sconforti, fantasie, vittorie e gioie, disillusioni e sconfitte, studi e vacanze, famiglie ed amici, ed inoltre laurea e percorso professionale, di nuovo la Marina, matrimoni, figli.. e tantissimo sport a livello federale (Figc e Fipav) ma soprattutto le 46 il brogliaccio 007 innumerevoli organizzazioni amatoriali di squadre e tornei, che perdurano ad oggi da oltre tre decadi e che manterrò con i fratelli e gli amici di sempre, sicuri di averLo tra noi ogni volta che scenderemo in campo. Venendo a mancare Gigi viene a mancare gran parte della mia vita ed il dolore è enorme, scuro e silenzioso; ma in questi momenti bisogna mostrarsi “... più forti del ferro che cinge le nostre navi ...”, per poter essere di aiuto e di conforto alla famiglia e soprattutto agli splendidi figli Benedetta, Beatrice e Federico che sanno di avere la benedizione e la protezione di un Angelo tutto per Loro. Ringrazio don GB per le bellissime parole di conforto e per la S.Messa in suffragio che officerà in Roma, il nostro Comandante Benito Maggio e tutti Voi che avete già partecipato con così numerosi messaggi, sicuro che tanti altri scritti e testimonianze arriveranno, importantissime soprattutto le immagini ed i video. Raccoglierò tutto il materiale e lo consegneremo alla famiglia, un piccolo ma importante omaggio alla memoria del nostro amato Pecorino, grande amico, uomo discreto, coerente, generoso e leale, padre eccezionale ed affettuoso, professionalmente esemplare, nonchè vero sportivo per tecnica di livello superiore e maestria tattica, da parte di un gruppo di ragazzi, ormai uomini, che hanno scelto e condiviso le difficoltà e gli ostacoli, ma anche e soprattutto la soddisfazione e l’orgoglio, di appartenere ad un’Arma e ad un Corso di grande prestigio e di valori inalienabili e determinanti nel futuro percorso di vita, professionale sociale e familiare, di ognuno. Allievo Luigi Brancadoro: PRESENTE dal Tuo Corso Albatros: PALE A PRORA! non siamo stati creati per la terra cupolone Don giovanni battista falletti di villafalletto ex comandante corso albatros 1970-’73 Alla moglie di Luigi, ai suoi figli, ai suoi genitori, ai suoi compagni del Corso Albatros, a tutti i suoi amici P dell’amore di Dio. Credere anzitutto che il Cielo è la nostra meta: non siamo stati creati per la terra. Credere nella vita eterna, nella quale Luigi gode della visione beatifica di Dio. Credere nella Comunione dei Santi, quelli in Cielo e quelli ancora in terra, tutti uniti quali membra del Corpo di Cristo: oggi Luigi è totalmente e costantemente presente a tutti quelli che lo amano. Gesù Cristo, nella sua morte e risurrezione, ci ha restituito l’Albero della Vita, che ci era stato tolto a causa del peccato (cf Gen 3). Proprio la Croce di Cristo è l’Albero della vita: Cristo, morendo, ha distrutto la morte e ci ha ridato la vita. In Gesù Cristo, fin d’ora possiamo gustare di tale vita, che è vita eterna, per adempiere la missione del nostro battesimo, di essere in Gesù Cristo Luce del mondo. “La creazione attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio” (Rm 8,19). Carissimi, quanto sembra impossibile all’uomo, è possibile a Dio: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati ed oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero” (Mt 11,28-30). Ho già ricordato Luigi in una Messa e ancora lo ricorderò, come tutti voi, nelle mie preghiere. Il Signore vi benedica e vi dia Pace. COURTESY f.m. manozzi ©2007 er soli quattro mesi ho avuto il comando del Corso Albatros, al quale Luigi apparteneva. L’ho poi incontrato, qualche volta, in piazza Euclide a Roma, in compagnia della sua nonna. Tanto tempo è passato! Il ricordo che ne conservo è di una persona mite: “Beati i miti, perché erediteranno la terra” (Mt 5,5) “e godranno di una grande pace” (Sal 37,11). Il Signore lo ha voluto chiamare prematuramente alla Pace, quella vera, che è il destino finale di tutti coloro che il Signore stesso giustifica; infatti “agli occhi degli stolti pareva che morissero; la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace” (Sap 3,2-3). “Dio li ha provati e li ha trovati degni di se’: li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto” (Sap 3,5-6). Ciascuno di noi ha bisogno di essere provato nella propria storia, perché emerga la Fede. È facile dire “Io credo”; ma cosa credo? che Dio mi ha creato? che Dio è onnipotente, onnisciente…? Dio è amore e “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28). Penso ai genitori: non è nell’ordine naturale che un figlio muoia prima di loro. Penso alla moglie e ai figli, strappati repentinamente ad un affetto sacrosanto. Eppure è proprio in tali circostanze che la nostra fede è vagliata e diventa occasione di annuncio il brogliaccio 007 47 COURTESY n. difonzo ©2007 cupolone il giardinetto del comandante nunzio difonzo corso deimos 2002-’05 Sei sezioni per sapere sempre dove siamo e che cosa facciamo A ULA STUDIO L’ Università degli Studi di Firenze (Facoltà di Medicina e Chirurgia) e la Sanità Militare organizzano un master di 2° livello in Medicina NBC (Medicina e danni da agenti nucleari, biologici e chimici). Il master -60 crediti universitari- si svolgerà a partire dal mese di febbraio 2008. Il corso sarà interrotto nel mese di agosto e riprenderà a settembre per lo svolgimento dell’ultimo modulo. Le attività didattiche del corso si svolgeranno presso il Centro Militare di Medicina Legale Caserma “Francesco Redi”, Via Venezia, 5 - Firenze. I candidati saranno sottoposti ad un esame di ammissione ed al termine del corso sarà richiesta per il mese di dicembre una tesi di diploma. La scadenza delle domande è fissata alle ore 13.00 del giorno 10 gennaio 2008. La quota di partecipazione da versare in due rate è complessivamente pari a 1.700 Euro, mentre per i militari il corso sarà gratuito. Eventuali chiarimenti potranno essere richiesti alla Dott.ssa Emanuela Masini 055/4271233 email: [email protected] oppure all’indirizzo www.med.unifi.it (NDF) M ARCIA AVANTI! Vivissime congratulazioni all’ammiraglio Paolo Pagnotella corso 1962-’65 che recentemente ha assunto la carica di Presidente Nazionale 48 il brogliaccio 007 dell’A.N.M.I. -Associazione Nazionale Marinai d’Italia-, prendendo le consegne dall’Ammiraglio di Squadra Silverio Titta. Ecco parte del suo discorso: “Noi siamo Marinai, lo siamo stati e lo saremo sempre, perché Marinaio è un habitus, uno status, un’emozione non transitoria, che non appartiene ad un segmento della vita: o si è o non si è, senza mezza misure. Dunque, se ci si sente marinai, allora questa qualifica ci resta addosso per la vita, permanente e permeante”. (NDF) L’Ammiraglio di Squadra Giampaolo di Paola (corso 1961-’63, “secondi a nessuno”), Capo di Stato Maggiore della Difesa, è stato eletto Presidente del Comitato militare della Nato, massimo organo collegiale dell’Alleanza Atlantica. Fonti NATO riportano che “l’Ammiraglio Di Paola deve il suo successo soprattutto per l’incredibile rispetto che ha saputo guadagnarsi negli ultimi 4 anni tra i suoi colleghi, europei e statunitensi”. La votazione, che è prerogativa dei soli Capi di Stato Maggiore e che avviene in totale autonomia, prevede l’espressione di due preferenze. Alla seconda tornata di voto l’Amm. Di Paola ha prevalso sul collega Polacco (sostenuto dagli USA) e su quello Spagnolo, suoi principali avversari e con i quali si è incontrato il giorno dopo per rinsaldare i vincoli di collaborazione e ricomporre la “rottura” del testa a testa elettorale. Il comitato militare, massimo organo militare dell’Alleanza, è l’interlocutore del Consiglio Atlantico, l’organo politico della NATO. Il compito che viene chiamato a svolgere è l’elaborazione delle strategie militari in tempo di crisi (Kosovo, Albania, Afghanistan solo per citarne alcune) e l’esprimersi sull’uso della forza. Istituita nel 1963 come posizione full-time e decisa COURTESY marina militare italiana ©2007 COURTESY guardia di finanza ©2007 COURTESY marina militare italiana ©2007 In questa pagina. L’Ammiraglio Binelli Mantelli, Vice Capo di Stato Maggiore Marina; il Generale di Corpo d’Armata (GdF) Caprino; il Capo di Stato Maggiore Difesa Ammiraglio Di Paola per elezione, la carica di Presidente del Comitato militare, è stata ricoperta da 15 uffciali: cinque volte dalla Germania, tre dalla Gran Bretagna, due da Canada e Norvegia ed una volta ciascuno da Belgio, Olanda e Italia (con l’Amm. Guido Venturoni dal 1999 al 2002 di cui l’Amm. Di Paola è stato collaboratore e “allievo”). L’Ammiraglio Di Paola si insedierà a giugno 2008 e resterà alla guida del Comitato per tre anni. A Lui le più vive congratulazioni di tutta l’Associazione. (FB) Le più cordiali felicitazioni da parte di tutta l’Associazione al tenente colonnello pilota Giovanni Maria Scopelliti, (Corso Fomalhaut 1979-‘82), Capo di Stato Maggiore della Brigata Aeromobile Friuli, lascia l’incarico e la città di Bologna. In questo periodo Scopelliti ha partecipato, tra l’altro, alla preparazione nazionale e Nato della brigata quale componente della NRF 9, la forza di reazione rapida della Nato, conclusasi a maggio con l’esercitazione Noble Light a Solbiate Olona (VA) che ha sancito la piena validazione della brigata aeromobile. È destinato a Viterbo dove assumerà l’incarico di Capo Ufficio Operazioni e Addestramento del Comando Aviazione dell’Esercito. (NDF) Daniele Caprino (corso Altair 1965-’68)è stato promosso Generale di Corpo d’Armata della Guardia di Finanza. A lui le più vive congratulazioni da parte di tutti gli ex-allievi. C GENTE DI MARE Il 30 ottobre scorso, alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio di Squadra Paolo La Rosa corso 1962-’65, ha avuto luogo la cerimonia di apertura dell’anno accademico 2007-‘08 dell’Accademia Navale di Livorno. L’Accademia conta tra i suoi ranghi decine di morosiniani, sia tra gli allievi ufficiali sia tra il personale militare permanente. (NDF) Il 24 novembre si è tenuta la cerimonia di apertura dell’anno scolastico 2007-‘08 alla Scuola Navale F. Morosini alla presenza dell’Amm. di squadra Claudio Maria De Polo, ispettore delle scuole militari. Durante la celebrazione della messa il cappellano militare, padre Manuel, oltre alle esortazioni agli allievi, ha voluto ricordare il maresciallo Daniele Paladini, caduto vittima quello stesso giorno dell’attentato a Kabul. Al discorso del Comandante della Scuola, C.V. Francesco Covella, del Presidente dell’Associazione Allievi, Guido Sesani, ed a quello dell’Amm. De Polo ha fatto seguito la consegna, da parte del dott. Massimo Bertacchi, della tradizionale borsa di studio del corso Polaris (1973-‘76) istituita in memoria del loro compagno di corso Stefano Simoncelli, all’allievo Giovanni Pecoraro. “Baffi” e D.O. agli allievi Treu, Acquaviva, Pecoraro, Monferà, Occhipinti, Agosto, Costa Giani, Ricciulli, Lorizio, Battistel, Cea, Grittani, Mancino, Pletto, Erriquez, Ciaffi, Ciuffo, Ruberto, Bavari, Borgese, Fabiani. (FB) il brogliaccio 007 49 Il 31 ottobre scorso si è tenuta a Roma, presso la sede romana della Regione Puglia, la riunione del tavolo tecnico per la trasformazione del Vittorio Veneto, l’ex incrociatore della Marina, in nave-museo; è stata esaminata l’intesa preliminare predisposta dall’Assessorato al Turismo della Regione Puglia per la definizione e la programmazione degli adempimenti di ciascun soggetto nella realizzazione dell’intervento. La tempistica del programma è infatti serrata, in quanto la trasformazione del Vittorio Veneto in museo è inserita nel programma per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, e quindi la struttura dovrà essere fruibile dal pubblico entro l’inizio del 2011. Sembra che il progetto per la musealizzazione del Vittorio Veneto abbia il “vento in poppa”, come peraltro ha confermato entusiasticamente lo stesso Ostillio che, alla fine della riunione, ha lodato il “clima eccezionalmente positivo per condurre in porto il progetto”. Tra gli elementi posi- tivi registrati alla riunione anche la disponibilità della Marina Militare, delegata dal ministero della Difesa, a conferire in futuro la Stazione Torpediniere per realizzarvi il polo museale e il punto di ormeggio del Vittorio Veneto musealizzato, ciò naturalmente quando gli ormeggi in Mar Piccolo non saranno più necessari alla Forza Armata. Alla riunione era presente il sottocapo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio di squadra Luigi Binelli Mantelli (corso Poseidon 1966-‘67), che avrebbe dato la disponibilità della Forza Armata a sviluppare un più ampio dialogo con l’amministrazione comunale; in tale ambito si potrebbero individuare le infrastrutture e le aree militari la cui cessione potrebbe essere più rispondente al futuro assetto urbanistico di Taranto; tra queste la Stazione Torpediniere, appunto, ma anche l’Ospedale militare che potrebbe essere trasferito in un’area più vicina alla nuova stazione navale sul Mar Grande. (NDF) Opportunità di lavoro per farmacisti in Irlanda per caso… ma neanche troppo! Tra le più interessanti novità appartenenti al mondo del lavoro, un fenomeno degno di attenzione si sta riscontrando nella crescita dei servizi che nascono col proposito di agevolare l’incontro tra le imprese ed i giovani neolaureati. Come in ogni settore, anche nell’ambito farmaceutico questa tendenza ha preso piede, dando vita a numerose nuove agenzie ultraspecializzate, che operano sia in Italia, sia all’estero. Con particolare riferimento alla professione farmaceutica, in Irlanda da qualche mese, è nata un’organizzazione che si propone di fare da collegamento tra le principali catene di Farmacie irlandesi, in cerca di personale qualificato, e i giovani farmacisti alla ricerca di lavoro. L’agenzia ha sede a Dublino ma è gestita da un gruppo di italiani che, mettendo a disposizione gratuitamente il proprio know-how, non solo sono capaci di dimezzare i tempi burocratici richiesti dai Ministeri della Salute di entrambi i Paesi ma, se necessario, arrivano anche a coordinare servizi accessori, quali l’asseverazione dei documenti, l’accoglienza iniziale, e così via. Di fatto, tale opportunità si è dimostrata appetibile non solo per i più giovani: in pochi mesi il risultato dell’iniziativa ha raggiunto obiettivi altamente soddisfacenti per candidati di ogni età. Infatti è sufficiente la voglia di trasferirsi e un’infarinatura della lingua inglese per avere la garanzia di un’assunzione a tempo indeterminato con tutti i crismi dei contratti italiani (conformità UE). Tale certezza, se inizialmente può apparire ottimistica, è invece avvalorata dallo stato dell’arte delle Farmacie in Irlanda. La strenua ricerca di personale qualificato è, infatti, giustificata dalla cultura paramedica irlandese, per cui ancora molto esiguo è il numero degli studenti che tendono ad iscriversi alla Facoltà di Farmacia. Retribuzioni che assicurano un compenso netto mensile prossimo ai 3.800 euro sono, inoltre, legittimate dalla limitata pressione fiscale scelta dal Governo negli ultimi anni, quale leva per produrre una nuova tendenza positiva che faccia da volano all’economia del Paese. Per ogni informazione in merito: 50 il brogliaccio 007 www.farmacistipercaso.com [email protected] www.telesia.it La prima Tv che esce di casa. Negli aeroporti e nelle metropolitane una Tv di informazione, intrattenimento e pubblicità. La Tv di Telesia è presente negli aeroporti italiani e nelle metropolitane di Milano e Roma. Due grandi network, un solo obiettivo: trasformare la tua attesa in un momento di informazione e di intrattenimento. Tele.News: per raggiungere 2 milioni di persone che ogni giorno si spostano per lavoro, studio e tempo libero. GRUPPO il brogliaccio 007 51