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ECONOMIE
I ASSICURAZIONI I
di Claudia Cervini
Si chiamano robo-advisor e sono
i nuovi consulenti virtuali. Nati negli
Usa, sono in crescita anche da noi.
Prodighi di suggerimenti. Online
otremmo defnirli i consulenti
fnanziari della generazione
y, la generazione del Nuovo
Millennio. Brillanti come i gestori con blasonate lauree a Harvard, ma
con meno empatia verso i clienti. Sono i
robo-advisor: sistemi di consulenza automatizzata nati negli Stati Uniti per
consigliare investimenti ai trentenni e ai
quarantenni di oggi – un po’ più squattrinati dei genitori – a costi di gestione mediamente più bassi rispetto a quelli dei
private banker.
Queste piattaforme, basate su algoritmi, negli Usa sono già una realtà consolidata: secondo le stime della società di
consulenza A. T. Kearney, quelli americani
GETTY IMAGES
P
52 . IL VENERDÌ . 16 DICEMBRE 2016
controllano un patrimonio complessivo
superiore ai 300 miliardi di dollari, destinato a salire a 2.200 miliardi entro il 2020.
In Italia non siamo ancora a questi livelli,
ma il fenomeno è in crescita: solo nell’ultimo anno, sul mercato italiano, sono sbarcati una decina di nuovi operatori.
Come funzionano? Offrono servizi di
consulenza fnanziaria online, suggerendo soluzioni basate sui profli di rischio
del cliente (controllati periodicamente al
mutare delle condizioni di mercato).
In Italia, tra i pionieri, ci sono MoneyFarm, società di consulenza fnanziaria
indipendente attiva a livello europeo (oltre
30 milioni di dollari raccolti in cinque anni,
di cui sette recentemente, da Allianz) e
AdviseOnly, un servizio di consulenza che
prevede un ruolo attivo dell’investitore
nell’eseguire i suggerimenti operativi proposti dal robo-advisor.
Con logiche simili, in regime di consulenza, operano i robo-advisor delle
banche. CheBanca! ha lanciato di recente Yellow Advice: un sistema che combina la propensione al rischio, l’orizzonte
temporale e gli obiettivi dell’investimento. Un’analisi fatta da un algoritmo
identifca il portafoglio ideale tra quelli
proposti, tutti a base di fondi comuni.
Fineco, invece, ha seguito una strada
diversa lanciando X-Net, piattaforma
che pur muovendosi nella logica della
cyborg advisory mantiene però un contatto con il consulente.
Queste soluzioni, benché pensate per
il grande pubblico, sono ancora poco
conosciute al di fuori della cerchia degli
addetti ai lavori. Secondo il Digital banking Index Italy 2016 di CheBanca!, tre
milioni di persone che posseggono un
dossier o conto titoli associato a un conto online (cioè la parte più sensibile al
risparmio gestito tra gli utenti di digital
banking) ignorano cosa siano i robo-advisor: solo il 20 per cento dichiara di
sapere di cosa si tratta. Il dato – fa notare il rapporto – è in crescita ma, ovviamente, la scarsa informazione incide
sulle scelte dei clienti.
PER I PACCHI
LA POLIZZA
ANTI-PACCO
GETTY IMAGES
SE NON SAPETE
COME INVESTIRE
VE LO DICE
UN ALGORITMO
Il quesito non è di poco conto:
come si minimizza la resistenza all’e-commerce nella
fascia dei consumatori più
tradizionalisti e il rischio per
le imprese di pesanti perdite
legate agli oggetti rifiutati
dagli acquirenti perché diversi da quelli attesi?
La soluzione è una pratica
che si sta affermando soprattutto in Cina: l’assicurazione
per lo shopping online. Ad offrirla sono i colossi orientali
del commercio elettronico,
come Alibaba, l’equivalente
cinese di eBay, che, come riporta Technology Review,
quest’anno ha visto 300 milioni di utenti avvalersi di queste
micro-polizze.
I “premi” vanno da pochi
centesimi a qualche euro e
assicurano una vasta gamma
di casi: dal pagamento delle
spese di restituzione fno alla
garanzia di rimborso per beni danneggiati nel trasporto
o prodotti che danno allergie.
L’acquirente tipico di queste micro-polizze? Da una
parte le aziende, dall’altra i
consumatori più attenti a ribassi e offerte speciali, ossia
chi corre più rischi di essere
deluso da ciò che troverà nel
pacco.
(giuliano aluff)