La città intelligente: una via per contribuire a creare lavoro, sviluppo

Transcript

La città intelligente: una via per contribuire a creare lavoro, sviluppo
La città intelligente: una via per contribuire a creare lavoro, sviluppo
sostenibile, solidarietà sociale ed una nuova qualità della vita.
(Luigi Pinchiaroglio: [email protected])
4 aprile 2013
Riprendo alcuni concetti presenti:


nelle proposte formulate dal Circolo intercomunale di Pinerolo del PD nel documento “Le
politiche per lo sviluppo sostenibile del Pinerolese nell’ambito dei processi di governo della
globalizzazione dei mercati” (v. in particolare pagina 12 del documento al link
http://www.partitodemocraticopinerolo.it/wp-content/uploads/2012/10/Documento-svilupposostenibile_15_10_12.pdf),
nelle riflessioni riportate nel documento “Progetto: Pinerolo ‘smart city” del 14 luglio 2012 (v.
allegato),
con l’intento di raccogliere alcune informazioni/considerazioni volte a delineare un possibile
percorso, esteso a tutti i cittadini interessati, finalizzato ad individuare, e a rendere possibili, scelte
politiche concrete funzionali alla definizione di un progetto per la Pinerolo del futuro (“Progetto:
Pinerolo smart city 2030”? Provo a definirlo così anche con la finalità di individuare un orizzonte
temporale) che sia in grado, fin da subito, di generare occupazione in un’ottica di sviluppo
sostenibile del nostro territorio.
Con questo obiettivo intendo riportare l’attenzione sul fatto che la trasformazione delle città, nel
nostro caso Pinerolo, in città intelligente (o come si usa indicare nel lessico tecnico: una smart city)
è una condizione necessaria, certamente non sufficiente, per contribuire a creare posti di lavoro e
dare sostenibilità allo sviluppo.
In un periodo nel quale l’attenzione è tutta rivolta ai delicati temi connessi all’incertezza del quadro
politico nazionale, trattare di temi locali (ed in particolare di smart city) può forse apparire
superfluo, ma così non è. A livello locale occorre continuare a tenere alta l’attenzione sulla
necessità di formulare proposte e progetti. Ed il progetto sulla Pinerolo del futuro che intendiamo
disegnare è certamente ambizioso e di non facile attuazione. Il suo successo dipenderà dalla
capacità di tutti i cittadini, a partire da chi ha responsabilità politiche, di:




immaginare una città nuova, spogliandosi di qualsiasi tipo di limitazione culturale volta a
cercare soluzioni nei soliti ambiti ristretti al perimetro comunale,
sentire l’ambizione di partecipare attivamente “costruzione” di questa città nuova,
“osare” di intraprendere strade ed esperienze nuove, sicuramente inesplorate a livello locale
ma percorse con successo altrove,
coinvolgere trasversalmente, e con modalità aperte, tutte le componenti politiche, sociali,
economiche, culturali, associazionistiche della società pinerolese, nella consapevolezza che
solo con l’apporto di più contributi di idee sarà possibile formulare un progetto ampiamente
condiviso e fattibile.
Fatta questa premessa, parto con il mettere sul tavolo della discussione alcuni interrogativi ai quali
tento di dare possibili risposte.
1. A fronte dei cambiamenti economici e sociali oggi in atto, due alternative si pongono davanti al
decisore pubblico, e quindi alla politica:
 la prima: agire senza una visione strategica, con azioni non strutturate, applicando soluzioni
che possono essere utili a risolvere singoli problemi emergenziali, ma non certo il contesto
generale, con la conseguente ingovernabilità dei cambiamenti,
 la seconda: agire in modo strutturato definendo in modo chiaro il modello di città che si
intende perseguire, i tempi di realizzazione, gli strumenti politici ed operativi che si decide di
adottare.
Possiamo pensare di trovare una modalità operativa affinché la seconda alternativa
(l’unica percorribile se si vuole avere una visione positiva del futuro) attivi un confronto
ampio e partecipato all’interno della società che consenta la necessaria analisi,
l’indispensabile discussione, ma approdi anche ad una sintesi ed all’inderogabile
momento decisionale?
Pongo questa domanda in quanto, nella consapevolezza che sia indispensabile agire in fretta
liberandosi di ogni tentennamento, vorrei evitare che si scambiasse questo mio contributo
1
come un invito a produrre nuove analisi fine a se stesse. Gli scaffali della politica sono zeppi di
interessanti analisi, atti di convegni, e via discorrendo. Un po’ meno ricco è il repertorio delle
decisioni e dei progetti attuati.
Guardando il problema da questo punto di vista, la risposta alla domanda non può quindi che
essere positiva.
2. Perché partire dalla città e non dal territorio di area vasta?
Occorre partire dalla città, gettando il seme del progetto smart, perché l’ambiente urbano
permette meglio di un territorio diffuso di:
 investire economicamente nell’innovazione e nelle infrastrutture necessarie alla tutela
dell'ambiente,
 sperimentare nuovi sistemi smart che rivoluzionano le modalità con cui alcuni servizi sono
erogati,
 essere l’incubatore di soluzioni tecnologiche a supporto di nuovi stili di vita orientati a
migliorare la qualità dell’ambiente, a ridurre l’impatto sul consumo di risorse ed a generare
opportunità occupazionali,
E’ tuttavia evidente che alla stessa città è affidato il compito di promotore/facilitatore del
progetto smart nei confronti del territorio ad essa esterno allo scopo di raggiungere il
contestuale obiettivo in un ambito di area vasta.
3. Esiste un modello precostituito/collaudato cui fare riferimento?
No, non esiste. Esistono vari casi positivi di sperimentazione cui occorre fare riferimento per
capitalizzare le esperienze, tuttavia ogni situazione è un caso a sé e non può prescindere dalle
sue peculiarità, punti di forza e di debolezza. In sostanza ogni situazione è un prototipo che
dagli altri casi può far tesoro delle difficoltà incontrate, degli aspetti negativi per evitare di
ripercorrerli. Quindi il progetto locale da realizzare ed il relativo modello organizzativo da
implementare afferiscono a scelte che non possono che essere locali.
4. La mancanza cronica di fonti di finanziamento pubbliche come si concilia con la
necessità di investire in quelle necessarie attività di ricerca e sviluppo che sono alla
base di qualsiasi progetto di smart city?
La via da percorrere non può che essere quella dell’accesso ai bandi nazionali ed
internazionali (europei in particolare), dell’avvio di forme di partenariato pubblico-privato (il
progetto IBM è un esempio), della collaborazione con le nuove realtà imprenditoriali che si
vanno formando nei centri di eccellenza tecnica e scientifica a noi vicini (es. l’”Incubatore di
imprese innovative del Politecnico di Torino”, l’”Incubatore di imprese dell’Università degli studi
di Torino”, l’”Environment Park di Torino”).
5. Un progetto smart (ad esempio nel caso di Pinerolo) necessita dell’implementazione di
infrastrutture tecnologiche dedicate?
Si occorre, a fianco delle normali infrastrutture urbane esistenti, occorre costruire una rete di
tecnologie, per lo più virtuali, in grado di connettere diversi nodi a diversi livelli (pubblica
amministrazione, enti pubblici, società private, privati cittadini, associazioni, ecc.).
Le risposte fornite agli interrogativi di cui sopra individuano la necessità di aprire il dibattito politico
alla più vasta platea possibile di attori, nella consapevolezza che solo attraverso l’acquisizione di
più contributi sia possibile ottenere il necessario consenso per raggiungere l’obiettivo.
Faccio un passo successivo.
Una città non potrà mai diventare smart se in essa non si parte dal presupposto che occorre fare
una netta distinzione fra il concetto di consumo e quello di spreco, partendo dal dato che ben oltre
il 90% delle risorse che si utilizzano per produrre non vanno in consumi ma in sprechi.
La similitudine dell’imbuto può venirci in aiuto1.
Le attuali condizioni di crescita impongo al genere umano di passare attraverso un imbuto le cui
pareti rappresentano il modo in cui lo stesso genere umano viene a contatto con i limiti naturali e
sociali.
1
Riprendo la metafora dell’imbuto da un recente studio dell’ONG internazionale “The Natural Step”.
2
In particolare. Un lato rappresenta l’asse dell’offerta, e la decrescente capacità della natura di
fornire prodotti e servizi come risultato del danno causato dall’inquinamento e dalla distruzione
degli habitat. L’altro lato rappresenta la domanda, cioè l’incontrollata crescita del consumo di
risorse non rinnovabili cui conseguono: la crescita della popolazione mondiale, e con essa il tasso
di consumo delle risorse.
Entrando nell’imbuto, il genere umano si trova in una “strettoia”, in una condizione di stress
crescente, che genera una competizione ancora più intensa per le risorse rimanenti. Oltre a
causare ulteriori impatti sull’ambiente naturale, questo aumento della competizione genera anche
problemi sociali, disuguaglianza, limiti all’accesso alle risorse essenziali alla vita e conflitti.
E allora che fare? Come possiamo allargare le pareti dell’imbuto facendo sì che offerta di risorse e
domanda di consumi non stritolino i cittadini? Può un progetto smart concorrere a risolvere il
problema?
Una recente ricerca2 ha focalizzo alcuni punti di intervento a fronte dei quali è possibile trovare,
anche a livello locale, risposte a queste domande.
In sintesi:
1. Le smart cities sono una risposta efficace ai bisogni emergenti, resi cruciali da dinamiche
globali, rapide ed ineludibili.
2. L’innovazione è un fattore cruciale per rispondere ai nuovi bisogni e raggiungere più
velocemente alcuni obiettivi, ma va interpretata in chiave abilitante.
3. Le smart cities sono un modello urbano che minimizza lo sforzo per i bisogni “bassi” e soddisfa
efficacemente i bisogni più “alti”, con lo scopo di garantire un'elevata qualità della vita,
ottimizzando risorse e spazi per la sostenibilità e la solidarietà sociale.
4. La città smart di domani è una scommessa di oggi, è un’occasione per “reinventare” un
territorio recuperando un’idea forte di futuro, pur senza dimenticare il passato.
5. Tante città smart non rendono necessariamente smart il Paese.
6. Il progetto smart chiama in causa il sistema centrale, per orientare gli sforzi, dare un indirizzo
a iniziative disperse, “strumentare” le autonomie locali ai vari livelli.
7. Il successo del progetto smart passa attraverso la sua gestione con un’ottica strategica e, in
particolare, attraverso il monitoraggio del percorso evolutivo secondo un modello di riferimento.
8. È necessaria e urgente una campagna informativo-conoscitiva nazionale che aggiunga
un’ampia platea in tempi brevi, affinché i temi smart non siano dominio di pochi e percepiti
come “elitari”.
9. Per diventare più smart il Paese deve investire 3 punti di PIL con la consapevolezza che un
Paese più smart vale fino a 10 punti di PIL all’anno.
Coniugando questi punti di intervento con quella che può essere considerata la definizione più
realista di smart city: “una città può essere definita smart quando gli investimenti in capitale
umano e sociale e nelle infrastrutture tradizionali (trasporti) e moderne (ICT) alimentano uno
sviluppo economico sostenibile ed una elevata qualità della vita, con una gestione saggia delle
risorse naturali, attraverso un metodo di governo partecipativo”3, provo ad individuare alcuni ambiti
di azione e di approfondimento sui quali occorre intervenire per finalizzare l’obiettivo:
 avvio di una seria politica di governo e tutela del territorio attraverso una pianificazione urbana
mirata a gestire la città smart (riduzione del consumo di suolo, impiego di tipologie di
costruzione/ricostruzione ecosostenibili con l’utilizzo delle nuove tecnologie per tutto il loro ciclo
di vita, gestione sostenibile del patrimonio immobiliare pubblico e privato, ecc.),
 costruzione di infrastrutture urbane smart (ampliamento della rete del teleriscaldamento,
illuminazione pubblica a led, estensione della banda larga, aree con accesso libero a Internet,
ecc.),
 impiego di fondi di energia rinnovabili,
 adozione di politiche per la mobilità (pubblica e privata) volte a privilegiare i trasporti a minore
carico inquinante, razionalizzare la distribuzione delle aree pedonali e dei percorsi ciclabili,
individuare aree di parcheggio preferibilmente esterne ai centri urbani collegate al centro con
navette, ecc,
 sicurezza e controllo del territorio,
2
Studio “Smart Cities in Italia: un’opportunità nello spirito del Rinascimento per una nuova qualità della vita.” Prodotto da The European
House Ambrosetti per conto di ABB.
3
Fonte: Caragliu A., Del Bo C., Nijkamp P., “Smart cities in Europe”, Series Research Memoranda 0048, VU University Amsterdam,
Faculty of Economics, Business Administration and Econometrics, 2009.
3
 coinvolgimento dei cittadini attraverso sistemi partecipativi, informativi e formativi,
 incremento della raccolta differenziata dei rifiuti,
 sostegno della ricerca e della forte collaborazione tra ricerca, innovazione ed impresa.
In buona sostanza rendere smart una città, ed è quindi anche il caso di Pinerolo, significa
sottoporla ad un insieme coordinato di interventi culturali e politici che mirano a renderla più
sostenibile dal punto di vista dei temi energetici ed ambientali, della qualità dei servizi assicurati ai
cittadini e della partecipazione sociale indotta, dei nuovi servizi offerti e delle iniziative economiche
da promuovere in accordo con le principali linee strategiche messe in atto a:
 livello europeo:
 Strategic Energy Technology Plan (SET Plan) che identifica le smart cities come una
delle sette priorità di investimento assegnando una stima di investimento di 10-12 MLD di
euro,
 consorzio europeo European Energy Research Alliance (EERA) che ha lo scopo di
accelerare lo sviluppo delle nuove tecnologie per l’energia attraverso la creazione e
l’implementazione di programmi di ricerca congiunti allo scopo di rafforzare, espandere ed
ottimizzare le capacità di ricerca sui temi dell’energia,
 Patto dei Sindaci,
 e a livello nazionale:
 Agenda Digitale Italiana.
Mutandolo da esperienze già sviluppate con successo4, quindi con la consapevolezza di proporre
nulla di nuovo, di seguito riporto un ipotetico albero della via smart allo sviluppo (urbano e
territoriale) sostenibile. Da quelle stesse esperienze traggo l’auspicio che questa mia riflessione
possa essere (in particolare per chi è interessato, o è già attivo in una o molte delle foglie di questo
albero, e vuol dare il suo contributo) una buona occasione per iniziare un confronto, un dialogo che
vada al di là delle appartenenze, nell’esclusivo interesse della Città, senza alcuna preclusione,
privo di qualsiasi presunzione di conoscere la strada giusta, ma fortemente motivato a trovarla in
tempi brevi.
4
Progetto Morbegno 2020
4
Progetto: Pinerolo “smart city”.
(Luigi Pinchiaroglio)
Recentemente ho proposto agli Iscritti ed ai Simpatizzanti del PD Pinerolo di analizzare in sede
politica il tema smart city, o più correttamente, ho posto il quesito sulla possibilità che Pinerolo
diventi nel medio-breve periodo una città smart.
In considerazione delle manifestazioni di interesse che mi sono pervenute da alcuni Iscritti, ritorno
brevemente sull’argomento con l’intento di tentare un approfondimento del concetto di smart city e
di stimolare l’avvio di un dibattito trasversale che vada oltre i confini del Partito Democratico ed
interessi un pubblico ampio interno ed esterno alla città, nell’interesse della città stessa e di tutto il
territorio del Pinerolese. Questo nella convinzione che il concetto smart debba essere declinato
anche in termini di area vasta, oltre quindi i confini della cerchia urbana, per abbracciare un intero
territorio.
Che cos’è una smart city?
La definizione di smart city non è univoca. Ne azzardo una, consapevole che può non essere
pienamente esaustiva e che altre definizioni, ugualmente valide, possono sostituirla.
Smart city è una modalità di concepire la città che coniuga sostenibilità, vivibilità, integrazione
sociale, equità attraverso l’implementazione di un progetto tecnologicamente avanzato.
Smart city è un paradigma, una parola d’ordine entrata da alcuni anni nel lessico di amministratori,
urbanisti, sociologi, economisti, ricercatori, progettisti dei sistemi urbani, ecc. con la quale si
individua un modello urbano in grado di migliorare la qualità della vita degli abitanti in essa
residenti nella consapevolezza che, tanto più una città è vivibile, tanto più aumenta in essa il livello
della creatività, delle opportunità di sviluppo, di lavoro, di coesione sociale. Detto ancora in altri
termini, smart city è uno spazio urbano ben governato da una politica lungimirante, che affronta le
sfide della globalizzazione, in termini di competitività e di sviluppo sostenibile, con una particolare
attenzione all’integrazione ed alla coesione sociale, alla disponibilità ed all’ampia diffusione della
conoscenza, alla creatività, alla mobilità di persone e mezzi, all’elevata qualità dell’ambiente
naturale e culturale.
Citando uno studioso del settore (Peter Nijkamp) possiamo ancora affermare che una città è smart
quando “gli investimenti in capitale umano e sociale, le infrastrutture di comunicazione
tradizionali (trasporti) e moderne (ICT), alimentano una crescita economica sostenibile ed una
elevata qualità della vita, con una sapiente gestione delle risorse naturali, ricorrendo ad una
governance partecipata.”
Quindi una smart city “se non è già una città sostenibile, per lo meno è una comunità sociale in
evoluzione, mobilitata per crescere e per durare, ed anche per competere in fatto di economia,
benessere ed inclusione sociale”. (Toni Federico)
In buona sostanza, con alcune forzature, possiamo associare al termine smart un progetto educativo
e definire smart city una città ad elevata partecipazione dei cittadini alla governance, sostenibile ed
intelligente, dove:
• l’aggettivo sostenibile qualifica l’attitudine a soddisfare i bisogni attuali garantendo il
soddisfacimento dei bisogni anche delle generazioni future,
• l’aggettivo intelligente qualifica un’elevata vivibilità degli ambienti urbani nei quali una rete
avanzata di tecnologie cablate e senza filo connette servizi, abitazioni, uffici, imprese, spazi
pubblici, ecc.
Considerazioni, queste ultime, che ritroviamo in una recente ricerca del Centro Regionale delle
Scienze presso l’Università tecnologica di Vienna che individua sei fattori identificativi del
paradigma smart city (nessuno dei quali deve avere prevalenza sugli altri):
• economia brillante,
• mobilità intelligente,
• ambiente di qualità,
• cittadini capaci ed informati,
• un modo di vivere intelligente,
Pinerolo_ smart city_A.doc
1
• una governance cittadina attiva ed efficiente,
a fronte dei quali, identificando una serie di obiettivi strategici che si intende raggiungere, è
possibile ottenere uno strumento che “misura” quanto più una città è smart o si avvicina ad essere
smart.
Un approccio in questo senso può, ad esempio, risultare dall’interazione di ognuno dei sei fattori
con gli altri cinque ponendosi la finalità di raggiungere obiettivi individuati come strategici nel
percorso smart.
Supponiamo ad esempio di definire i seguenti tre obiettivi strategici (caso Piacenza): basse
emissioni di carbonio, benessere economico, qualità della vita. A fronte di questi tre obiettivi
strategici, è possibile individuare la seguente griglia alla quale sono associati indicatori, indici di
performance (ad esempio contenuti in una forchetta da zero a cento), ai quali a loro volta sono
associati target il cui raggiungimento individua il soddisfacimento dell’obiettivo smart e lo
scostamento dal prefissato target comporta, attraverso l’analisi dei punti di forza e di debolezza,
l’adozione di azioni di miglioramento.
Senza entrare nel dettaglio tecnico dell’approccio, che peraltro non compete alla sede politica, di
seguito riporto la griglia del caso Piacenza a fronte della quale sono stati definiti gli indicatori, le
modalità da seguire per la misurazione degli indicatori stessi ed i target da raggiungere.
Il paradigma smart, che sopra ho cercato di delineare, sebbene di recente introduzione, non è
nuovo. Parecchia teoria è stata sviluppata nel settore a livello internazionale e nazionale. In Italia
sono stati avviati progetti smart in città grandi e medie che hanno dato vita a veri e propri laboratori
volti a sperimentare nuove forme di politiche urbane. Torino ne è un esempio a noi vicino.
Apparentemente il progetto smart sembra escludere le città medio-piccole e piccole, ma questa è
una forzatura che non trova alcuna ragione anche se oggi ancora poche sono le città smart delle
dimensioni di Pinerolo.
Pinerolo_ smart city_A.doc
2
Pinerolo ha tutte le potenzialità per diventare una città smart, se non addirittura un laboratorio per le
città smart medio-piccole. L’attuale contesto di grave crisi economica e sociale che interessa il
territorio, la necessità di mettere mano in tempi brevi al disegno della città del futuro ed alla
definizione del ruolo di Comune di riferimento per l’intero territorio, sono tutte condizioni che
favorisco il lancio del progetto smart.
Discutendo sul caso Pinerolo, ovviamente, dobbiamo essere realisti. Non possiamo concepire una
Pinerolo smart seguendo gli stessi percorsi di città italiane come Ancona, Bologna, Genova,
Perugia, Piacenza, Torino, Trieste oppure europee come Aalborg, Cardiff, Göttingen, Montpellier,
Tampere, Valladolid, per non citare le grandi metropoli europee o extraeuropee.
Le dimensioni territoriali ed il numero di abitanti di Pinerolo, ancorché il discorso debba essere
esteso ad un ambito di area vasta, ci impongo di analizzare la problematica con la giusta lente di
ingrandimento per evitare distorsioni che rischierebbero di portare fuori scala ogni nostro
ragionamento.
E’ d’altra parte evidente che ogni progetto smart è un prototipo non duplicabile, in quanto calato
nella specificità di ogni città/territorio, e non può essere l’imitazione di altre esperienze (pena il suo
insuccesso) e neanche può essere svilito a semplice strumento di finanziamento correlato a qualche
bando nazionale e/o internazionale senza il quale, occorre dirlo, è comunque arduo avviare progetti
(allo scopo si veda il recente Decreto MIUR 5 luglio 2012 n° 391 – “Avviso per la presentazione di
idee progettuali per smart cities and communities and social innovation”, v.
http://attiministeriali.miur.it/anno-2012/luglio/dd-05072012.aspx).
Il progetto smart city per la città di Pinerolo non è certamente “la soluzione” a tutti i problemi di
natura economica e sociale che interessano il nostro territorio, sottoposto alle pesanti ricadute della
crisi che stiamo vivendo, né si può configurare come la bacchetta magica con cui è possibile
materializzare la città del futuro. Ma neanche è un sogno irrealizzabile, da mettere nel cassetto in
quanto altre sono le priorità. Il progetto smart city, inserendosi a pieno titolo nel programma
dell’Amministrazione comunale di Pinerolo, è un tassello del ben più vasto mosaico delle azioni
politiche che si inseriscono nel quadro generale dello sviluppo sostenibile del Pinerolese. E come
tale lo propongo all’attenzione del dibattito politico ed altresì propongo che il tema smar city rientri
nella trattazione del documento, allo studio da alcuni mesi da parte del PD, sulle proposte politiche
per lo sviluppo sostenibile del Pinerolese nell’ambiti dei processi di globalizzazione dei mercati.
Concludo questa breve nota invitandovi alla lettura delle due proposte di mozioni, presentate da
Consiglieri PD del Comune di Torino, in tema di open data e software libero, due passaggi
fondamentali del percorso smart di Torino.
In attesa di riprendere il tema nei prossimi mesi, ringrazio per l’attenzione e vi invito a fornire le
vostre riflessioni.
Pinerolo, 14 luglio 2012
Pinerolo_ smart city_A.doc
3