Nato libero - Il Portale del Cavallo

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Nato libero - Il Portale del Cavallo
Razza
Camargue
Nato libero
s
I Nostri Amici Cavalli 29
Foto Mario Rebeschini - Spiaggia Romea, Fotolia
Originario dei
terreni paludosi
nel sud della
Francia, possiede
un fisico rustico
e una tenacia
fuori dal comune,
dimostrandosi
un mandriano
coraggioso
e un piacevole
compagno
di avventure
Standard
di
razza
orecchie
corte, a base larga
mantello
grigio, con tendenza
al riflesso bianco. Rari
il baio e il baio oscuro
Razza molto particolare che deve
le sue caratteristiche fisiche e
caratteriali alla quotidiana lotta con
la terra, il mare e il cielo, da cui è
stata plasmata nel corso del tempo
Carattere e attitudini
La terra dove vivono i Camargue si è ridotta a una zona di paludi
e di terreni inadatti alle coltivazioni; i cavalli devono spostarsi
per trovare nuovi pascoli e non esistono ripari. Questa vita ha
operato una selezione mirata a rafforzare le qualità rustiche più
impensabili: sono perfino indifferenti agli insetti, che in questi
luoghi non mancano certamente...
✔ Longevo: può lavorare fino ai 25 anni
✔ Frugale: ha imparato ad accontentarsi anche di erbe non
troppo appetibili
✔ Forte: resiste alla fame, ai lunghi spostamenti e alle intemperie
✔ Maneggevole: comodo da montare e facile da controllare
✔ Sicuro: non inciampa né vacilla; se gli capita, si raddrizza
prima di arrivare a inginocchiarsi
✔ Coraggioso: affronta senza esitazioni qualunque difficoltà
✔ Agile: brilla per la rapidità dell’azione. Perciò è impiegato
dai mandriani anche nei loro giochi. È apprezzato nell’horse ball,
nei pony games, nel volteggio e negli attacchi, ma soprattutto
per viaggi e passeggiate
✔ Comodo: sa eseguire l’“entrepas”, un’andatura intermedia,
più veloce del passo ma più tranquilla del trotto
Fuori zona: distinguere i "falsi"
Oltre al cavallo Camargue vero e proprio, nato libero nella
Francia del Sud e con precisi requisiti fisici e mentali, esistono
i soggetti “hors-berceaux” (dal francese, fuori culla), cresciuti
in altri territori ma nelle stesse condizioni ambientali, e quelli
“hors manade”, (fuori mandria), allevati nella regione ma in
condizioni differenti: per esempio, in una scuderia. Poi, esistono
quelli spacciati per Camargue presso innumerevoli centri che
organizzano passeggiate, ma che non lo sono affatto. Intanto,
bisogna eliminare i mantelli pezzati, maculati e palomino. Il
puledro Camargue, infatti, vede la luce ricoperto di pelo scuro,
baio o roano, spesso con una lista bianca in testa. Il colore si
schiarisce tra i cinque e i sette anni e diventa grigio, magari
trotino o moscato. Inoltre, la sua costituzione è inconfondibile
sebbene, come in genere i cavalli rustici, non possa dirsi
pienamente formato prima dei quattro anni. Ha ossatura
massiccia, membra spesse e un simpatico testone. In apparenza
è sempre un po’ sonnacchioso, con caratteristici occhi che gli
conferiscono un aspetto vagamente asiatico. Il garrese, affogato
nella muscolatura delle spalle, esige l’impiego di una groppiera
perché la sella non scivoli in avanti.
30 I Nostri Amici Cavalli
altezza
arriva a 148
cm al garrese
NASO
dritto, con
narici mobili
Camargue: nato libero
Criniera
petto
profondo
piede
ampio e sicuro
fino a 400 kg
ben marcate
attaccata bassa,
con crini folti
piena, appena
un po’ inclinata
peso
mascelle
coda
Groppa
abbondante, talvolta
doppia (cioè ricadente su
entrambi i lati del collo)
Razza
arti
devono approssimativamente formare un
quadrato con groppa e garrese; massicci
e forti, con ginocchio e garretto larghi
s
I Nostri Amici Cavalli 31
S
tudiosi francesi non esitano a
considerare il Camargue un diretto discendente dei cavallini
che durante la preistoria pascolavano nella regione della Loira, e che nel
quaternario scesero a occupare la foce
del Reno: “Ossa identiche, stessa struttura scheletrica, stessa testa pesante,
stessi zoccoli larghi, stesse articolazioni
robuste…”. Fra le acque salmastre prossime alla costa meridionale della Francia
comincia poi, oltre alla spietata selezione
naturale, quella voluta dall’uomo non appena il Camargue divenne la cavalcatura
dei guardiani di “biou”, i neri tori selvaggi
dalle corna bianche lunate. La sterilizzazione risparmiò solo i soggetti destinati
all’accoppiamento, il marchio a fuoco permise ai proprietari, in mancanza di recinti
veri e propri, di riconoscere i propri cavalli.
A un certo punto, perfino i Re di Francia
Tra fiume e mare
Delimitata dal Mediterraneo e dai due rami
principali formati dal Rodano, la regione
Camargue per circa un terzo è occupata
da stagni e paludi. La abitano i “gardians”,
come vengono chiamati i mandriani nella
lingua locale, che portano un tridente,
un cappello nero, una giacca di velluto a
coste, calzoni e stivali di pelle, e attaccano
fuori dalle loro “cabanes” delle corna di
toro contro gli spiriti maligni. Per il resto,
è un ecosistema dove cavalli e tori vivono
accanto a fenicotteri, cinghiali, tassi,
volpi, castori e tartarughe. Ci sono terre
che scompaiono d’inverno e riemergono
d’estate, paludi che si allagano e si
asciugano secondo i capricci del fiume e
400 tipi di uccelli. Ci sono dune trattenute
da palizzate di castagno dove crescono
il giglio della sabbia e il dente di cane. E
il maestrale, il vento caldo dell’ovest, lo
spirito dei luoghi, che canta sull’acqua tutte
le storie e tutti i sogni di questa terra fatata.
32 I Nostri Amici Cavalli
s’interessarono alla razza: probabilmente,
colpiti dalla sua robustezza immaginarono
di poterne fare, con i dovuti miglioramenti,
un stirpe guerresca. Così Luigi XIII (quello dei Tre Moschettieri) tentò senza molto
successo di alzarne la statura impiegando
stalloni normanni, e Luigi XV (quello della
Pompadour) istituì i primi depositi di stalloni, e punizioni per chi utilizzasse altri
riproduttori. L’amministrazione metteva a
disposizione uno stallone ogni cinquanta
fattrici, che veniva lasciato libero con loro
per tre anni. Si trattava di Camargue, ma
anche di Arabi, Anglo-Arabi e loro incroci
col Camargue, e perfino di cavalli da tiro
bretoni. Tuttavia la natura, come una cuoca sapiente, mescolò e lasciò cuocere
lentamente al sole mediterraneo questo
amalgama, per trarne il piccolo gioiello
che oggi conosciamo e che dal 1978 è
ufficialmente riconosciuto come razza. ■
Il più grande
regalo che
potremmo fare
a un Camargue
sarebbe, nei
periodi di riposo,
riportarlo alla sua
“famiglia” e nella
sua terra,
là dov’è nato
e dove si sente
realmente felice
Camargue: nato libero
Razza
La monta camarguese
Si tratta di un tipo di equitazione da lavoro nato con l’allevamento
estensivo dei tori selvaggi, che mette in mostra la velocità e la
maneggevolezza del cavallo insieme alla naturalezza, all’equilibrio e
alla scioltezza del cavaliere che monta quasi in piedi, a gambe tese e
staffe in punta. La sella camarguese è insieme polivalente e funzionale,
e raduna tutte le qualità necessarie a chi la utilizza sia per svago che per
lavoro. Consente di rimanere a cavallo in modo sicuro e confortevole ed
è nota in Francia dal XIII secolo. Il suo peso è notevole, ma ripartito su
due grandi cuscini che non gravano sulla colonna vertebrale, in modo
che, anche se viene montato per molte ore, il cavallo non subisca danni
alla schiena. È dotata di un pomolo al quale si attaccano le tasche che
contengono piccoli oggetti indispensabili come coltello e fiammiferi;
dietro, una paletta rialzata più o meno come il pomolo, alla quale si
aggancia il particolare sottocoda ("couiero"). La martingala fa parte della
bardatura camarguese, però il suo uso è facoltativo. Le staffe, in ferro o
in acciaio, sono chiuse davanti in forma di gabbia perché i guardiani di
tori ("gardians") montavano con grossi zoccoli che potevano scivolarci
dentro; inoltre, impediscono al piede d’impigliarsi in caso di caduta. Il
cavaliere della Camargue porta speroni corti con piccole rotelle a stella.
Il sottopancia in cuoio è a doppio attacco: a sinistra non ci sono fibbie,
ma strisce di cuoio sottile, flessibile e resistente; un’altra cinghia passa
sopra il seggio e fissa definitivamente la sella. Ci sono poi la briglia
in cuoio con fibbie di ottone e due tipi di morso, più o meno severo a
seconda della sensibilità della bocca. Fanno parte dell’equipaggiamento
anche il tipico sottosella a scacchi e il “seden”, corda da lavoro
intrecciata a mano con crini di cavallo in differenti colori.
Allevamento Spiaggia Romea
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Il Cavallo Delta, discendente del
La Camargue nel Parco del Delta del Po
Cavallo Camargue, importato
in Italia nel 1982 da Gualtiero
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Razza
Camargue: nato libero
Un cavallo, una tradizione
Il puledro nasce senza intervento umano, libero fin dai suoi
primi istanti, e viene marcato a sei mesi sulla coscia o sul collo
con una lettera che indica l’anno di nascita e un numero che lo
distingue all’interno del branco. Domato e addestrato a partire
dai quattro anni, solo a sei è pronto per il lavoro. Quando la
Camargue era pressoché inaccessibile e la meccanizzazione
appena agli inizi, i suoi impegni principali, oltre a quello con le
mandrie, erano la battitura del grano e il trasporto dei prodotti
agricoli ai mercati. Oggi, invece, costituisce un mito vivente:
quando esce dal suo regno di stagni dove pescano i fenicotteri
rosa, lo si trova dappertutto e lo chiamano Crin Blanc. Ma
accanto all’uomo o fra i tori, la sua vocazione è vivere al ritmo
delle stagioni riconducendo il passato al presente e legando
armonicamente la tradizione all’attualità. Ci sono le “ferradas”,
cioè le feste della marchiatura; le prove di raggruppamento della
mandria decisive per la selezione degli stalloni; le corse col
toro, che deve essere stretto da vicino perché il cavaliere possa
afferrare la coccarda che porta fra le corna: gioco rischioso, ma
che l’ardito cavallino affronta senza problemi. Un paese intero
è coinvolto negli “abrivados”, inseguimenti di tori lungo le vie
dell’abitato mentre la gente scappa da tutte le parti per non
essere travolta. Oppure, il pubblico può godersi la destrezza dei
mandriani nei salti da un cavallo all’altro o da un cavallo al toro,
o applaudirli mentre tengono in mano un mazzolino di fiori che
gli altri giocatori tentano di afferrare o mentre fanno il gioco
dell’arancia, tentando di cogliere al galoppo il frutto dalla mano
di una ragazza in costume locale che lo tiene a braccio teso.
Ormai, il Camargue è un’attrazione turistica: nelle feste locali,
“niente cavallo, niente spettacolo”.
34 I Nostri Amici Cavalli
Prolifici se...
Nella mandria, lo stallone capobranco caccia sistematicamente
tutti gli altri maschi appena hanno due anni. Quelli di almeno tre
riescono a montare qualche cavalla, ma poi devono lottare per
rimanere nel branco, e ci riescono solo se lo stallone che guida il
gruppo è ormai vecchio. Il perdente deve cercarsi una femmina
presso un’altra mandria o restare celibe. Una vera fatica... ma le
monte compiute con questo sistema duro e selettivo hanno un
tasso di riuscita notevolmente alto.
Informazioni
Un puledro costa mediamente mille euro, una
fattrice raggiunge i 2mila, un castrone i 3mila
mentre uno stallone supera i 4mila, a seconda
delle caratteristiche. Per maggiori informazioni
sulla razza camargue possiamo rivolgerci
direttamente all’associazione francese,
l'Association des Eleveurs de Chevaux de Race
Camargue (Aecrc & Pnrc), che ha sede ad Arles
(www.terre-equestre.com/cheval-camargue).
In Italia, invece, e più precisamente nel Delta
del Po, che risulta essere un ambiente simile
a quello originario, vengono allevati i Cavalli
del Delta, diretti discendenti dei Camargue
(Allevamento Spiaggia Romea, tel. 0533
355366, www.spiaggiaromea.it).