Piano provinciale di gestione dei rifiuti urbani e assimilati

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Piano provinciale di gestione dei rifiuti urbani e assimilati
Provincia di Savona
Settore Tutela Ambientale
Servizio Pianificazione della Gestione dei Rifiuti
PIANO PROVINCIALE PER LA GESTIONE
DEI RIFIUTI URBANI ED ASSIMILATI
Giugno 2007
Dirigente del Settore: Dott. Ing. Vincenzo Gareri
Responsabile del Procedimento: Dott.ssa Lia Giribone
Redazione tecnica: Dott.ssa Lia Giribone, Dott. Flavio Pomogranato, Dott. Dario
Arecco, Scuola Agraria del Parco di Monza (Dott. Attilio Tornavacca, Dott.
Raphael Rossi)
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
INDICE
PREMESSE
9
Capitolo 1 - Quadro normativo generale
1.1
1.2
1.3
La normativa europea e nazionale
Leggi e norme regionali
Sviluppo sostenibile e Agenda 21 Locale
1.3.1.
Il principio di sviluppo sostenibile e la nascita di Agenda 21 Locale
1.4
La necessità di revisione e aggiornamento del Piano vigente
11
25
26
26
30
Capitolo 2 - Lo stato di fatto in Provincia di Savona
2.1
2.2
2.3
Studio degli aspetti conoscitivi del territorio provinciale
32
Situazione della produzione dei Rifiuti Urbani e Assimilati nel territorio
provinciale
35
Situazione generale sulla Raccolta Differenziata ed il recupero di
materiali
39
2.3.1
2.3.2.
2.3.3
2.3.4
2.3.5.
2.3.6
Carta e cartone
Vetro
Plastica
Metalli
Frazione biodegradabile
Legno
41
42
43
44
45
46
2.4
2.5
Evoluzione dei servizi di raccolta e raccolta differenziata
Impianti di stoccaggio definitivi
2.5.1
Discariche per inerti
47
47
48
Capitolo 3 - Definizione degli indirizzi del Piano Provinciale
3.1
3.2
La strategia del Piano Provinciale e i principi ispiratori
Promuovere la riduzione della produzione dei rifiuti
3.2.1
3.2.2
3.2.3
3.2.4
3.2.5
3.2.6
3.2.7
Pratiche di incentivazione del compostaggio domestico
Promozione degli eco-acquisti
Azioni proposte riguardanti la grande distribuzione organizzata (GDO)
Azioni proposte riguardanti i piccoli esercenti del commercio e le loro rappresentanze
Azioni riguardanti le pubbliche amministrazioni
Criteri per la riduzione attraverso l'applicazione della tariffa ex arti. 238 del d. lgs. n° 152 /2006
Criteri per la riduzione dei rifiuti attraverso la riorganizzazione della raccolta dei rifiuti prodotti
da utenze non domestiche
3.3
3.4
Incentivare il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti
Migliorare la raccolta differenziata dei rifiuti
3.4.1
3.4.2
3.4.3
3.4.4
3.4.5
3.4.6
Il recupero di carta e cartoni
Il recupero del vetro
Il recupero degli imballaggi in plastica
Il recupero degli imballaggi in acciaio ed alluminio
La raccolta differenziata degli scarti alimentari
La raccolta differenziata della frazione verde
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49
51
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59
61
62
64
64
67
68
70
71
74
Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
3.5
3.6
Confronto tecnico ed economico dei modelli di raccolta
75
Criteri per l'ottimizzazione della Raccolta Differenziata in Provincia di
Savona
83
3.6.1
3.6.2
3.6.2.1
3.6.2.2
3.6.2.3
3.6.2.4
3.6.2.5
3.6.2.6
3.6.3
Il confronto tra la raccolta stradale e la domiciliarizzazione del servizio
Il confronto tra le raccolte differenziate momomatriali e multimateriali
La raccolta multimateriale leggera
La raccolta multimateriale pesante
La raccolta combinata di vetro e lattine
La raccolta combinata di plastica e e lattine
La raccolta a doppio scomparto
La raccolta monomateriale
I criteri di ottimizzazione delle raccolte differenziate secco-umido: interazioni di sistema con le
altre frazioni recuperabili ed il residuo
La corretta organizzazione della raccolta in riferimento all'adozione dei nuovi sistemi di
tariffazione
Le principali novità del passaggio tassa-tariffa
Il nesso operativo tra sistemi di raccolta e possibili
tariffari
Criteri di valutazione per la scelta di diversi sistemi di tariffazione
3.6.4
3.6.4.1
3.6.4.2
3.6.4.3
integrate
della
Raccolta
Differenziata
83
84
84
85
86
87
87
87
88
89
89
90
91
3.7
Modalità organizzative
Provincia di Savona
in
3.7.1
3.7.2
3.7.3
3.7.4
3.7.5
3.7.6
3.7.7
Raccolta della carta e del cartone
Raccolta del vetro
Raccolta della plastica
Raccolta delle lattine
Raccolta e valorizzazione dell'umido
Raccolta e recupero dle verde
Raccolta del secco residuo/non riciclabile ("resto")
3.8
Valutazioni sull'utilizzo dei dissipatori domestici di rifiuti alimentari
98
3.8.1
3.8.2
3.8.3
3.8.4
3.8.5
Sedimentazione e risospensione di liquidi sospesi
Scaricatori di piena
Separazione delle reti fognarie
Impatto in termini qualitativi e quantitativi sul sistema di gestione dei rifiuti solidi urbani
Qualità dei fanghi
99
99
100
100
101
3.9
Potenzialità e spazi operativi per il collocamento dei materiali
compostati
101
3.9.1
3.9.2
3.9.3
Potenzialità di collocazione del compost in Italia e in Europa
Il compost di qualità in Italia: impieghi e destinazioni commerciali e non
Il compost nella Provincia di Savona
92
93
94
94
95
95
96
97
102
103
103
Capitolo 4 - Quantitativi raccolti - L'evoluzione attesa
108
Capitolo 5 - Indirizzi operativi specifici per la gestione dei Rifiuti
Urbani in Provincia di Savona
5.1
5.3
Suddivisione in aree omogenee della Provincia di Savona ai fini
dell'individuazione degli obiettivi di raccolta
111
L'analisi quali-quantitativa della composizione dei flussi dei rifiuti in
relazione alla definizione degli obiettivi di recupero
114
Area di raccolta di Savona e Albenga
120
5.3.1
5.3.2
5.3.3
5.3.4
5.3.5
Carta e cartoni
Raccolta del vetro
Raccolta della plastica
Beni durevoli ed ingombranti
Raccolta e valorizzazione dell'umido
5.2
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121
122
122
122
123
Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
5.3.6
5.3.7
5.3.8
Raccolta e recupero del verde
Raccolta dei rifiuti pericolosi
Raccolta del secco residuo/non riciclabile ("resto")
124
124
125
5.4
Area di raccolta della zona industriale
126
5.4.1
5.4.2
5.4.3
5.4.4
5.4.5
5.4.6
5.4.7
5.4.8
Carta e cartoni
Raccolta del vetro
Raccolta della plastica
Beni durevoli ed ingombranti
Raccolta e valorizzazione dell'umido
Raccolta e recupero del verde
Raccolta dei rifiuti pericolosi
Raccolta del secco residuo/non riciclabile ("resto")
127
128
128
128
128
129
130
130
5.5
Area di raccolta della zona turistica
5.5.1
5.5.2
5.5.3
5.5.4
5.5.5
5.5.6
5.5.7
5.5.8
5.5.9
Carta e cartoni
Raccolta del vetro
Raccolta della plastica
Raccolta delle lattine
Beni durevoli ed ingombranti
Raccolta e valorizzazione dell'umido
Raccolta e recupero del verde
Raccolta dei rifiuti pericolosi
Raccolta del secco residuo/non riciclabile ("resto")
5.6
Area di raccolta della fascia del primo entroterra
5.6.1
5.6.2
5.6.3
5.6.4
5.6.5
5.6.6
5.6.7
5.6.8
Carta e cartoni
Raccolta del vetro
Raccolta della plastica
Beni durevoli ed ingombranti
Raccolta e valorizzazione dell'umido
Raccolta e recupero del verde
Raccolta dei rifiuti pericolosi
Raccolta del secco residuo/non riciclabile ("resto")
5.7
Area di raccolta della zona montana
5.7.1
5.7.2
5.7.3
5.7.4
5.7.5
5.7.6
5.7.7
5.7.8
Carta e cartoni
Raccolta del vetro
Raccolta della plastica
Beni durevoli ed ingombranti
Raccolta e valorizzazione dell'umido
Raccolta e recupero del verde
Raccolta dei rifiuti pericolosi
Raccolta del secco residuo/non riciclabile ("resto")
5.8
Organizzazione amministrativa per l'ottimizzazione della gestione dei
rifiuti urbani e pianificazione delle strutture di supporto alla raccolta
differenziata
143
5.8.1
5.8.2
5.8.3
5.8.4
5.8.5
L'Ambito Territoriale Ottimale
Forme di gestione degli interventi
i Bacini Ottimali di Raccolta
Gestione unitaria degli appalti
Localizzazione e realizzazione delle stazioni ecologiche
131
132
133
133
134
134
134
135
135
136
137
137
138
138
138
138
139
139
139
140
141
141
141
142
142
142
142
143
144
145
146
149
150
Capitolo 6 - Impianti di recupero e trattamento dei rifiuti residui
6.1
6.2
6.2.1
6.2.2
6.2.3
6.2.4
Analisi quali-quantitativa dei Rifiuti Urbani residui a valle della raccolta
differenziata
155
Confronto ed analisi economica dei vari scenari delle tecnologie più idonee
al trattamento del Rifiuto Urbano residuo
157
Caratteristiche del CDR
Quadro legislativo nazionale relativo alla produzione ed utilizzo di CDR
Il mercato del CDR
Produzione e smaltimento attuali di CDR
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166
167
169
170
Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
6.3
Identificazione della tipologia impiantistica per il trattamento dei Rifiuti
Urbani residui
171
6.3.1
Schemi integrati per il trattamento/recupero del Rifiuto Urbano residuo e dell'organico da
Raccolta Differenziata
173
Bilanci di materia degli impianti di piano
173
6.3.2
Capitolo 7 - Il periodo transitorio: definizione delle azioni da
intraprendere e della tempistica
7.1
7.2
7.3
7.4
Premessa
Stato delle discariche e previsioni impiantistiche
Azioni da intraprendere nel periodo transitorio
Cronoprogramma
177
177
180
181
Capitolo 8 - Strategie per l'informazione ed il coinvolgimento della
popolazione
8.1
8.2
8.3
8.4
8.5
8.6
Tipologia d'azioni ed interventi
Azioni precedenti la riorganizzazione del servizio
Azioni indipendenti
Azioni contemporanee alla riorganizzazione del servizio
Azioni di educazione nelle scuole
Azioni successive e rafforzative
193
193
194
194
194
195
Capitolo 9 - Localizzazione dei siti idonei e non idonei
9.1
Riferimento normativo
9.1.1
9.1.2
9.1.3
Le competenze introdotte dal d.lgs. n° 152/20 06
Le indicazioni della legg eregionale n° 18/19 996
le indicazioni del Piano Regionale di gestione dei rifiuti
196
9.2
Il Piano della Provincia di Savona
9.2.1
9.2.1.1
9.2.1.2
9.2.2
Metodologie applicate
Macrolocalizzazione
Localizzazione puntuale
Macrolocalizzazione dei siti non idonei
199
199
200
200
9.2.3
Microlocalizzazione
205
9.3
Lo studio per le indicazioni plurime dei siti idonei alla localizzazione di
impianti per la gestione dei rifiuti
216
9.3.1
9.3.2
La valutazione d'impatto ambientale (VIA)
Studio di sostenibilità ambientale dei siti proposti
196
196
197
197
220
220
ALLEGATO 1
Normativa del Piano
265
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
ALLEGATO 2
L'aggiornamento dell'Accordo CONAI - ANCI
273
ALLEGATO 3
Le stazioni ecologiche nel sistema di gestione integrato dei rifiuti
urbani
1.
2.
3
4.
Tipologia di strutture
Utenze di riferimento
Localizzazione ed ubicazione
Caratteristiche generali
4.1
4.2
4.3
4.4
Particolarità infrastrutturali
Modalità di accesso e di raccolta
Costi di investimento delle stazioni ecologiche
Modalità di raccolta dei materiali
5.
Iter autorizzativi
5.1
5.2
Annotazioni sugli iter procedurali
Impostazione della domanda e documentazione
6.
Modalità di gestione operativa
6.1
6.2
La scelta degli operatori
Orari di apertura
279
280
282
285
286
286
288
292
293
295
295
295
297
297
298
ALLEGATO 4
Analisi dei costi di realizzazione e di gestione degli impianti di
trattamento dei Rifiuti Urbani
299
300
1.
2.
Impianti di valorizzazione delle raccolte differenziate
Impianti di pretrattamento dei Rifiuti Urbani
biostabilizzazione, trattamenti meccanici biologici
2.1
2.2
Definizioni
Specificità operative e biologiche della SBA
3.
4.
5.
Impianti di compostaggio - Costi di esercizio e condizioni economiche
Impianti di interramento controllato per rifiuti residuali non pericolosi
Impianti di termovalorizzazione
Tecnologia a griglia
5.1
indifferenziati:
300
300
301
306
314
320
320
ALLEGATO 5
Valutazione Ambientale Strategica del Piano Provinciale per la
gestione dei rifiuti urbani ed assimilati (V.A.S.)
327
Premessa
328
La normativa di settore
329
La normativa europea
La normativa nazionale
329
329
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
La normativa regionale
329
Approccio e metodologia della V.A.S.
331
Il PPGR in relazione agli obiettivi di settore
332
Obiettivi degli strumenti generali di pianificazione e di tutela ambientale
334
Il VI Programma di azione ambientale dell'Unione Europea - "Ambiente 2010: il
nostro futuro, la nostra scelta
334
Obiettivi della legislazione nazionale
336
Obiettivi della legislazione regionale
339
PTCP della Provincia di Savona
341
Agenda 21 Provinciale - Piano d'Azione Locale del Forum Rifiuti
342
Effetti del Piano
343
Stato di fatto
Interazioni del Piano con le matrici ambientali principali
343
344
Rifiuti
Aria
Risorse idriche
Suolo e sottosuolo
Paesaggio e sistemi naturali
Risorse ed energia
Emissioni di gas climalteranti
347
349
354
354
355
355
357
Analisi degli aspetti critici e degli aspetti positivi del Piano
359
Misure di compensazione
362
Definizione del programma di monitoraggio e valutazione ex-post
364
Enti deputati al monitoraggio e alla valutazione ex-post dell'attuazione del
Piano
369
Sintesi non tecnica
370
La situazione attuale
Obiettivi del Piano
370
371
Siti idonei per gestione impianti RSU (cartografie)
Siti Cenesi - Ciappe - Cianciarin
Sito Boscaccio
Sito Bragno
373
375
377
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
PREMESSE
La vigente normativa in materia di rifiuti, ovvero il decreto legislativo n° 152 del 3 aprile 2006, ch e
consolida e sviluppa le innovazioni apportate dal precedente decreto legislativo n° 22 del 5 febbraio
1997 (cd. decreto Ronchi), può essere valutata sotto due aspetti diversi, uno giuridico ed uno
“filosofico”, ma entrambi convergenti a qualificare la portata innovativa delle disposizioni che esso
contiene rispetto a tutta la legislazione precedente in materia di rifiuti. Tralasciando il punto di vista
strettamente giuridico, non certamente meno importante ma ininfluente rispetto alla trattazione di
questo piano, occorre sottolineare che la vera innovazione si può desumere dalle disposizioni che
introducono a quella che è già stata da più voci definita la nuova “filosofia” nel campo dei rifiuti, una
filosofia che sostituisce la logica “dell’emergenza”, contenuta nella legislazione precedente al decreto
Ronchi, con un’ottica sistematica in cui assume rilievo il cosiddetto “ciclo” integrale del rifiuto, cioè la
gestione del rifiuto dalla produzione alla fase finale di recupero o smaltimento. Un ciclo chiaramente
orientato ad una specifica destinazione del rifiuto: il recupero, in tutte le sue forme.
Appare infatti evidente nella impostazione del testo legislativo come lo smaltimento debba
assolutamente assumere un carattere residuale rispetto alle alternative “non distruttive”, superando,
come cita del resto la stessa relazione introduttiva del decreto Ronchi “una politica ambientale di
settore che risulta ancora anacronisticamente incentrata sullo smaltimento finale, ed in particolare
sullo stoccaggio definitivo dei rifiuti in discarica”.
Considerando, con un occhio di riguardo agli indicatori principali a nostra disposizione, sia la
situazione nazionale in materia di rifiuti sia quella regionale ligure sia quella della Provincia di Savona,
non molto diversa dal quadro più generale, appare ancor più evidente che questo orientamento darà
luogo ad una vera e propria rivoluzione nel settore della gestione dei rifiuti.
Il Piano per la gestione dei rifiuti della Provincia di Savona deve rispondere ai dettati delle
normative Europee, del Decreto Legislativo n° 152 d el 3 aprile 2006 e della Legge Regionale 21
giugno 1999, n° 21, che individua nel Piano Regiona le e nei Piani Provinciali gli strumenti essenziali
per la strutturazione del sistema di gestione dei rifiuti e del Piano regionale per la riduzione dei Rifiuti
Urbani Biodegradabili – R.U.B. (D.C.R. 29/02/00 n. 17).
Il Piano si propone quindi come un concreto contributo finalizzato alla razionalizzazione ed
ottimizzazione degli sforzi di chi opera quotidianamente in questo ambito, con ovvie ricadute sulla
qualità dei servizi offerti al cittadino.
Il sistema gestionale di smaltimento deve pertanto garantire la compatibilità con il decreto legislativo
n° 152/2006 e con le indicazioni del Piano Regional e, la flessibilità e la sicurezza del sistema,
utilizzando le migliori e più collaudate tecnologie disponibili, con particolare riguardo anche alla
valutazione degli effetti ambientali, economici ed occupazionali.
Tenendo conto dello stato attuale della produzione di rifiuti a livello provinciale, che si avvicina alle
200.000 tonn. annue, delle quali l’85% viene smaltito in discarica, e dell'autonomia dell'attuale sistema
di smaltimento, la Provincia di Savona, si propone di adottare un Sistema di Gestione Integrato,
finalizzato a perseguire tre obiettivi primari: aumentare, entro il 2009, la raccolta differenziata al 50%,
ridurre progressivamente, sempre entro il 2009, lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani in discarica al
25-30%, gestire garantendo comunque una certezza di smaltimento, il periodo transitorio di attuazione
del piano stesso.
Il Piano Provinciale individua e descrive le iniziative e gli strumenti che incentivano la riduzione della
produzione dei rifiuti e le azioni finalizzate al recupero e al riuso. Propone, inoltre, la riorganizzazione
dei servizi di raccolta differenziata applicabili nei vari Comuni con criteri di flessibilità, (ad esempio la
raccolta domiciliare nelle zone a media ed alta densità abitativa, raccolta mediante contenitori stradali
nelle zone a bassa densità abitativa ed una larga diffusione ed incentivazione del compostaggio
familiare). La frazione di rifiuto umido raccolta in forma differenziata sarà trattata in impianti di
compostaggio industriale per la produzione di compost di qualità.
La quota di rifiuti rimanente dopo le azioni di riduzione e raccolta differenziata viene destinata al
trattamento meccanico biologico, dalla quale deriveranno un Combustibile Derivato dai Rifiuti (CDR),
da destinare al recupero energetico, ed una frazione umida biostabilizzata, utilizzabile in interventi di
ripristino ambientale o per la ricopertura dei rifiuti in discarica. Il sistema integrato persegue
l'azzeramento del ricorso allo smaltimento in discarica del rifiuto tal quale: le discariche verranno
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
utilizzate unicamente per i residui derivanti da operazioni di recupero e da trattamenti biologici e
termici.
La complessità territoriale della Provincia di Savona rende necessaria una individuazione di sub-ambiti
di gestione ottimali basati sulla valorizzazione delle risorse già disponibili. Lo spazzamento e la
raccolta dei rifiuti sono le attività che impegnano più personale, mentre quella dello smaltimento finale
è la fase che comporta una maggiore applicazione tecnologica e, di conseguenza l’apporto di privati
specializzati. La selezione della raccolta differenziata che, come obiettivo finale dovrebbe essere
impostata sul conferimento delle frazioni secco umido, può trovare una dimensione ottimale su
porzioni di territorio più ristretto rispetto all’ A.T.O.
Alle fasi sopra esposte possono pertanto corrispondere livelli di aggregazione diversi. Infatti se lo
smaltimento finale deve coprire l’intero territorio provinciale, le altre fasi si possono muovere in ambiti
più ridotti che questo piano si propone di individuare, compatibilmente con quanto previsto dall’articolo
32 comma 2 lettera a) della legge regionale n° 18/1 999, che individua i contenuti del Piano provinciale
di gestione dei rifiuti.
Il governo della gestione dei rifiuti deve assicurare la presenza e la valorizzazione di strutture
fortemente integrate con le realtà locali, garantire il raggiungimento di soglie dimensionali idonee ad
ottimizzare i servizi sia sotto il profilo tecnico-economico che sotto quello ambientale, rafforzare
l'indirizzo e il controllo pubblico del ciclo di gestione dei rifiuti.
Per conseguire questi risultati è opportuno articolare su due livelli il governo del sistema integrato di
gestione dei rifiuti della Provincia di Savona.
Il governo integrato seguirà pertanto la seguente struttura:
Ambito Territoriale Ottimale per il pretrattamento e lo smaltimento finale.
Bacini Ottimali di Raccolta per lo spazzamento, la raccolta ed il trasporto.
Si individuano quali azioni indispensabili per l'attuazione del Piano: l’istituzione di una Autorità
d’Ambito, la determinazione dei criteri per il passaggio da tassa a tariffa, l'attivazione di azioni di
comunicazione da parte della Provincia, la costituzione dell'Osservatorio Rifiuti Provinciale per la
raccolta di dati e per il monitoraggio dello stato di attuazione del Piano stesso.
Il Piano Provinciale definisce, inoltre, i siti di localizzazione degli impianti sia di discarica che
tecnologici.
Questo importante strumento di pianificazione dovrebbe essere il frutto del confronto e del contributo
di Enti Locali, associazioni ambientaliste e di categoria, di cittadini e dei sindacati, e necessiterà per
una sua piena attuazione dell'impegno e della partecipazione attiva di tutti i soggetti interessati.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
1 QUADRO NORMATIVO GENERALE
1.1
La normativa europea e nazionale
Lo Stato italiano si è occupato per la prima volta della gestione dei rifiuti nel 1941, anno al quale risale
la Legge 20 marzo 1941, n° 366 “Raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti solidi urbani”. Per quei
tempi si è trattato indubbiamente di un primo valido intervento volto a contenere le problematiche
ambientali e sociali generate dalla totale assenza di un approccio organico alla questione. Fra gli altri
provvedimenti da notare la previsione di un recupero di alcune tipologie di rifiuto per usi agricoli od
industriali. Tuttavia dopo la seconda guerra mondiale l’economia si indirizzò rapidamente verso quello
che oggi riconosciamo come il fenomeno del consumismo. Questa vera e propria rivoluzione
economica sconvolse anche il panorama produttivo dei residui industriali, come degli altri rifiuti,
portando ad un abbandono pressoché totale della normativa in vigore, con la conseguenza che lo
smaltimento consisteva per lo più nel trovare soluzioni improvvisate ed estemporanee. Proliferò, in tal
modo, la realizzazione di discariche spesso abusive o in ogni caso autorizzate con superficialità e
senza alcuna considerazione per le conseguenze ambientali legate alla scelta dei siti ed alle modalità
realizzative. Negli anni ‘70 questa situazione, unitamente al progressivo ed incessante aumento della
produzione di rifiuti, non mancò di venire alla ribalta proprio per le gravi conseguenze ambientali con
la compromissione anche di vaste aree in tutto il territorio nazionale.
Solo nel 1982 con l’emanazione del DPR 915/82 d’attuazione della Direttiva CEE del 1975 in materia
di rifiuti, lo Stato cercò di porre fine a questa situazione. L’obiettivo della norma era quello di dare una
maggiore organicità al complesso sistema economico, fonte dei rifiuti sin dalle origini, coinvolgendo
sia il settore produttivo sia quello dei consumatori finali e soprattutto degli smaltitori. Il Decreto, infatti,
prevedeva condizioni piuttosto stringenti in merito alla gestione dei Rifiuti Speciali (secondo la
denominazione del tempo) come di quelli urbani che comprendevano la registrazione delle aziende
che producevano rifiuti e di quelle che si occupavano di raccolta, trattamento e smaltimento e della
necessità di ottenere un’autorizzazione per l’esercizio di impianti facenti parte di tale sistema.
Senza autorizzazione non era dunque più possibile procedere alla gestione dei rifiuti soggetti in ogni
caso a precise indicazioni anche di carattere tecnico e prescrittivo in merito alla realizzazione ed alla
conduzione degli impianti di trattamento e smaltimento. La classificazione delle tipologie di discariche
in funzione dei rifiuti che potevano accogliere è nata con questo Decreto per arrivare pur con
sostanziali modifiche sino ai giorni nostri.
Infine le Regioni da allora verranno incaricate di redigere dei Piani atti a definire le linee e gli obiettivi
gestionali di quello che si configura come un nuovo e movimentato settore economico e sociale.
Anche in questo caso tuttavia l’applicazione del dettato normativo non fu immediata anche a causa
della mancanza di fonti di finanziamento nazionali e locali, indispensabili per la realizzazione delle
strutture organizzative e dell’impiantistica di supporto ad un corretto smaltimento dei rifiuti. A seguito di
ciò lo Stato intervenne con due leggi attuative a carattere di “emergenza”, la L. 441/1987 e la L.
475/1988.
Con tali norme sono previsti interventi finanziari a favore di Comuni ed aziende per la realizzazione di
impianti e di discariche sia per i rifiuti urbani sia per i rifiuti industriali. Viene inoltre reso operativo il
catasto dei rifiuti e data una forte spinta alla predisposizione dei Piani e Programmi Regionali per la
riduzione dei rifiuti.
I ritardi con cui lo Stato renderà disponibili i finanziamenti stanziati, (10 anni circa per erogare le spese
previste dal Piano triennale per l’ambiente e dai vari articoli della Legge 441/1987) ed il mancato
stanziamento dei fondi della L. 475/88 a favore del sistema industriale destinanti anche all’attuazione
del Piano Nazionale per la riduzione dei rifiuti prevista dalla medesima legge unitamente alla difficoltà
di utilizzare il catasto come strumento di controllo e di pianificazione e la continua reiterazione e
confusione normativa dei decreti sulle materie prime secondarie, portano ad un’incompleta attuazione
delle leggi. Ciò porterà anche a vanificare tutta una serie d’interventi regionali che nel frattempo si
erano tentato di portare avanti, come la definizione di quali fossero i rifiuti recuperabili e l’attuazione
dei Piani Regionali.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Nel 1991 la CEE rivede completamente la disciplina dei rifiuti puntando a regolamentarne
sostanzialmente la gestione, intesa come l’insieme delle varie fasi di vita dalla produzione allo
smaltimento finale e qualificando come primario ed irrinunciabile il ruolo del recupero dei rifiuti e della
riduzione della loro produzione alla fonte.
Le Direttive vincoleranno gli Stati membri al raggiungimento di livelli minimi di raccolta differenziata dei
rifiuti da destinare principalmente al recupero di materia e ad un uso sempre più limitato delle
discariche quali impianti finali di smaltimento, a causa della sempre minor disponibilità di siti
utilizzabili, alla resistenza delle popolazioni che devono accoglierle ed alle inevitabili conseguenze
ambientali non solo locali, ma anche globali a lungo termine a causa dell’emissione di cospicue
quantità di gas serra.
Con questa nuove disposizioni europeee si è inoltre cercato di introdurre un importante principio sino
ad allora totalmente sconosciuto: “chi inquina paga”. Non è più dunque la collettività a doversi far
carico delle conseguenza ambientali che sottendono ad una scorretta (se non irresponsabile e dolosa)
pratica gestionale dei rifiuti, per approdare ad una condivisione delle responsabilità fra tutti gli attori
coinvolti nel ciclo di vita di un bene. Questo sistema, inoltre deve trovare realizzazione in ambiti
territoriali ben identificati senza la necessità di spostare i rifiuti da un Paese all’altro con aggravio dei
costi e la possibilità che essi non vengano infine gestiti correttamente.
Solo nel 1997 l’Italia recepisce le Direttive Europee con il D.L.vo n. 22 del 5 febbraio anche detto
“Decreto Ronchi”. Il Decreto ribadisce all’Articolo 2 i principi fondamentali che hanno ispirato i redattori
della normativa europea. Per la prima volta viene specificato che “la gestione dei rifiuti costituisce
attività di pubblico interesse [...] al fine di assicurare un’elevata protezione dell’ambiente e controlli
efficaci.
I rifiuti devono essere recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare
procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente e, in particolare: senza
determinare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo e per la fauna e la flora, senza causare inconvenienti da
rumori o odori e senza danneggiare il paesaggio [...]. Inoltre “la gestione dei rifiuti si conforma ai
principi di responsabilizzazione e di cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella
distribuzione, nell’utilizzo e nel consumo di beni da cui originano i rifiuti”.
Altre specifiche indicazioni che possiamo trovare all’interno del Decreto Ronchi, spesso oggetto di
successivi Decreti applicativi, sono:
• l’obbligo a proprie spese del ripristino dei luoghi in seguito a qualsiasi fenomeno di abbandono
o rilascio accidentale di rifiuti sul/nel suolo o nei corpi idrici superficiali o sotterranee, dandone
inoltre tempestiva informazione agli organi competenti (ARPA, Comune, ...); nel caso ciò non
avvenga il Comune od altro Ente competente può effettuare l’intervento di bonifica con rivalsa
sull’autore dell’illecito;
• l’impossibilità di miscelare tra di loro diverse tipologie di rifiuti pericolosi e non pericolosi, per
evitare che rifiuti pericolosi diventino tali o che rifiuti pericolosi a seguito della miscelazione
con non pericolosi perdano la loro qualifica a qualunque scopo ciò avvenga;
• la necessità di ridurre il pù possibile la movimentazione dei rifiuti, vivi incluse le spedizioni
trasfrontaliere e la loro rigida regolamentazione (Reg. 1993/259/CE) affinchè lo smaltimento
avvenga negli impianti adatti più prossimi al luogo di produzione;
• l’importanza di creare le condizioni affinché un singolo Ambito Territoriale Ottimale (ATO) sia
autosufficiente per quale che concerne lo smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi. In
questo contesto era previsto la regionalizzazione dello smaltimento dei rifiuti urbani non
pericolosi a partire dal 1 gennaio 1999;
• l’obbligo, sempre a partire dal 1 gennaio 1999, di autorizzare solamente impianti di
termovalorizzazione che effettuano recupero di energia a discapito di quegli impianti che si
limitano a “bruciare i rifiuti” perdendo il contenuto energetico del rifiuto;
• a partire dal 1 gennaio 2000 lo smaltimento in discarica è consentito solo per i rifiuti inerti o
quelli individuati in specifiche norme tecniche o che residuano da operazioni di riciclaggio, di
recupero e da operazioni di smaltimento con impatto ambientale minore rispetto alla discarica.
Questa norma in realtà non è mai stata applicata e solo con l’attuazione della Direttiva
1999/31/CE si è recentemente arrivati all’emanazione del D.L.vo 36/03 (“Attuazione della
Direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti”) e del Decreto Ministeriale 13/3/03
(“Criteri di ammissione dei rifiuti in discarica”);
• fornisce la definizione di rifiuto, che nel tempo si è prestata a varie ipotesi interpretative
spesso oggetto di ricorsi e conseguenti sentenze presso la Corte Europea di Giustizia.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Nel medesimo decreto viene indicata quale deve essere la priorità attribuita a ciascuna fase che
compone il processo di gestione dei rifiuti, inteso come l’insieme delle fasi di raccolta, trasporto e
recupero dei rifiuti, compresi il controllo di queste operazioni e degli impianti di smaltimento dopo la
chiusura.) Nel rispetto della gerarchia individuata dalle Direttive originarie, in relazione alle concrete
possibilità operative dei soggetti coinvolti, tale gestione comprende in primis la riduzione della
produzione di rifiuti (c.d. prevenzione) quindi il il riutilizzo (ad esempio degli imballaggi tal quali), il
riciclaggio, ed infine il recupero energetico. Per riciclaggio si intende il trattamento dei rifiuti per poter
riutilizzare il materiale ottenuto negli stessi od in nuovi processi produttivi atti ad attribuire a quel
materiale la medesima funzione od altra diversa. Fra di essi è compreso il compostaggio o la
biometanazione della frazione organica dei rifiuti, l’utilizzo di alcuni di essi in campo agricolo come
fertilizzanti (es. fanghi di depurazione) ed ogni altra forma di recupero che non sia quella tipicamente
energetica che faccia seguito ad un processo di combustione.
La gerarchia così individuata è rappresentata come segue:
• riduzione della quantità di rifiuti e della loro pericolosità;
• riciclaggio e compostaggio;
• recupero energetico;
• smaltimento in discarica.
In ogni caso si devono utilizzare “i metodi e le tecnologie più idonee a garantire un alto grado di
protezione dell’ambiente e della salute pubblica” (Articolo 5/3° lett. c)
Per la prima volta con questo Decreto viene anche fornita la definizione di Raccolta Differenziata dei
rifiuti (RD): “la raccolta idonea a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee”.
Essa costituisce l’elemento cardine del sistema integrato di gestione dei rifiuti urbani e consente di
ottenere il recupero di materiali, l’ottimizzazione dei cicli di trattamento e smaltimento, anche ai fini del
recupero energetico, nonché l’isolamento dei flussi di materiali ad elevato carico inquinante e/o
pericolosi, che necessitano di particolare attenzione onde provvederne il corretto recupero o
smaltimento.
Aspetto particolarmente innovativo al riguardo è l’individuazione di obiettivi minimi per la raccolta
differenziata dei rifiuti urbani (Articolo 24) con delle precise scadenze temporali e la possibilità di
introdurre delle sanzioni a carico di quelle realtà territoriali (Comuni singoli od associati) o dei
meccanismi di incentivazione (Ecotassa di cui alla L. 549/1995) che non rispettassero tali condizioni:
• 15% entro il 15 marzo 1999;
• 25% entro il 15 marzo 2001;
• 35% dal 15 marzo 2003.
Il raggiungimento di tali obiettivi doveva consentire di evitare/limitare specifiche tasse ambientali
previste dalla Legge 549/1995 per lo smaltimento dei rifiuti in discarica.
Particolarmente importante è nell’ambito del Decreto Ronchi la parte assegnata alla gestione degli
imballaggi legata, appunto, al recepimento della Direttiva 94/62/CEE sugli imballaggi e i rifiuti da
imballaggio di cui al Titolo II entrato in vigore il 1° Maggio 1997). Oltre a stabilire obiettivi mini mi di
raccolta differenziata e recupero energetico per gli imballaggi, viene stabilito il divieto di conferire
imballaggi di tipo terziario ai circuiti di raccolta dei rifiuti solidi urbani, mentre per quelli secondari il
conferimento è permesso solo nei circuiti della raccolta differenziata. A tal proposito si sottolinea come
la direttiva 2004/12/CE abbia sostanzialmente modificato e aggiornato la Dir. 94/62/CE, individuando
nuovi obiettivi da raggiungere entro il 31/12/2008 (con deroghe per alcuni Paesi). La Direttiva prevede
un obiettivo globale minimo di recupero pari al 60% in peso e obiettivi minimi di riciclaggio per ogni
singolo materiale pari al 60% per carta e vetro, al 50% per acciaio e alluminio, al 22,5% per plastica e,
infine, al 15% per il legno. Il documento indica anche gli obiettivi globali di riciclo, il cui minimo è stato
fissato al 55% e il massimo all’80% in peso, da raggiungersi entro il 31 dicembre 2008.
Il Decreto Ronchi è oggi superato dal Decreto legislativo 3 aprile 2006. n° 152. Per i beni durevoli d i
cui all’Articolo 227 comma 1 lettera a) del d. lgs. n° 152/2006 (rifiuti elettrici ed elettronici, i c osiddetti
RAE) è previsto l’obbligo da parte degli utenti di consegnare tali beni, una volta esaurita la loro utilità
ad un rivenditore autorizzato all’atto dell’acquisto di un bene durevole di tipologia equivalente, o alle
imprese pubbliche o private che gestiscono la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
A questo scopo, il Ministero dell’Ambiente, di concerto con il Ministero dell’Industria promuove Accordi
di Programma tra le imprese che producono i beni, i distributori ed i soggetti, pubblici e privati, che ne
gestiscono la raccolta, il recupero, il riciclaggio e lo smaltimento. È prevista la realizzazione di aree
attrezzate per la raccolta ed il successivo invio ai centri di selezione e recupero.
Maggiori dettagli al riguardo è possibile reperirli nelle 2002/95/CE, 2002/96/CE, 2003/108/CE e
2003/96/CE riguardante i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche in parte recepite con il
D.L.vo 151/2005 relativa ai Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE).
Entro tale data i distributori assicurano, al momento della fornitura di una nuova apparecchiatura
elettrica ed elettronica destinata ad un nucleo domestico, il ritiro gratuito in ragione di uno contro uno
dell’apparecchiatura utilizzata alle condizioni dettate dall’Articolo 6 del D.L.vo 151/2005.
I produttori od i terzi che agiscono in loro nome, fatto salvo quanto sopra, possono organizzare e
gestire, su base individuale o collettiva, sistemi di raccolta di RAEE provenienti da nuclei domestici.
Le competenze degli Enti Pubblici ai vari livelli in materia di gestione dei rifiuti vengono attribuiti dagli
articoli 195-198 del d. lgs. n° 152/2006.
Spettano allo Stato importanti competenze quali:
a) le funzioni di indirizzo e coordinamento necessarie;
b) la definizione dei criteri generali e delle metodologie per la gestione integrata dei rifiuti,
nonché l’individuazione dei fabbisogni per lo smaltimento dei rifiuti sanitari, anche al fine di
ridurne la movimentazione;
c) l’individuazione delle iniziative e delle misure per prevenire e limitare, anche mediante il
ricorso a forme di deposito cauzionale sui beni immessi al consumo, la produzione dei rifiuti,
nonché per ridurne la pericolosità;
d) l’individuazione dei flussi omogenei di produzione dei rifiuti con più elevato impatto
ambientale, che presentano le maggiori difficoltà di smaltimento e particolari possibilità di
recupero sia per le sostanze impiegate nei prodotti base sia per la quantità complessiva dei
rifiuti medesimi;
e) l'adozione di criteri generali per la redazione di piani di settore per la riduzione, il riciclaggio, il
recupero e l'ottimizzazione dei flussi dei rifiuti;
f) l'individuazione, nel rispetto delle attribuzioni costituzionali delle regioni, degli impianti di
recupero e di smaltimento di preminente interesse nazionale da realizzare per la
modernizzazione e lo sviluppo del paese;
g) la definizione, nel rispetto delle attribuzioni costituzionali delle regioni, di un piano nazionale di
comunicazione e di conoscenza ambientale;
h) l'indicazione delle tipologie e delle misure atte ad incoraggiare la razionalizzazione della
raccolta, della cernita e del riciclaggio dei rifiuti;
i) l'individuazione delle iniziative e delle azioni, anche economiche, per favorire il riciclaggio e il
recupero della materia prima secondaria dai rifiuti, nonché per promuovere il mercato dei
materiali recuperati dai rifiuti ed il loro impiego da parte delle pubbliche amministrazioni e dei
soggetti economici;
j) l'individuazione di obiettivi di qualità dei servizi di gestione dei rifiuti;
k) la determinazione di criteri generali, differenziati per i rifiuti urbani e per i rifiuti speciali, ai fini
della elaborazione dei Piani regionali, con particolare riferimento alla determinazione delle
linee guida per la individuazione degli Ambiti Territoriali Ottimali, e pe ril coordinamento dei
piani stessi;
l) la determinazione, relativamente all'assegnazione della concessione del servizio per la
gestion eintegrata dei rifiuti, delle linee guida per la definizione delle gare d'appalto;
m) la determinazione delle linee guida inerenti le forme e di modi della cooperazione fra gli enti
locali, anche con riferimento alla riscossione della tariffa sui rifiuti urbani ricadenti nel
medesimo ambito territoriale ottimale, secondo criteri di trasparenza, efficienza, efficacia ed
economicità;
n) l'indicazione dei criteri generali relativi alle caratteristiche delle aree non idonee alla
localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti;
o) l'indicazione dei criteri generali per l'organizzazione e l'attuazione della raccolta differenziata
dei rifiuti urbani;
p) la determinazione delle linee guida, dei criteri generali e degli standard di bonifica dei siti
inquinati, nonché la determinazione dei criteri per individuare gli interventi di bonifica che, in
relazione al rilievo dell'impatto sull'ambiente connesso all'estensione dell'area interessata, alla
quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, rivestono interesse nazionale;
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
q) la determinazione dell emetodologie di calcolo e la definizione di material riciclato.
Di competenza regionale sono invece:
a) la predisposizione, l'adozione e l'aggiornamento, sentiti le province, i Comuni e le Autorità
d'Ambito, dei piani regionali di gestione dei rifiuti;
b) la regolamentazione delle attività di gestione dei rifiuti, ivi compresa la raccolta differenziata
dei rifiuti urbani, anche pericolosi, secondo un crietio generale di separazione dei rifiuti di
provenienza alimentare e degli scarti di prodotti vegetali o animali o comunque ad alto tasso di
umidità dai restanti rifiuti;
c) l’elaborazione, l’approvazione e l’aggiornamento dei piani per la bonifica di aree inquinate;
d) l’approvazione dei progetti di nuovi impianti per la gestione dei rifiuti, anche pericolosi, e
l’autorizzazione alle modifiche degli impianti esistenti;
e) l’autorizzazione all’esercizio delle operazioni di smaltimento e di recupero dei rifiuti, anche
pericolosi;
f) le attività in materia di spedizioni transfrontaliere dei rifiuti (Reg. CEE n. 259/93);
g) la delimitazione, nel rispetto delle linee guida generali emanate dallo Stato, degli ambiti
territoriali ottimali per la gestione dei rifiuti urbani e assimilati;
h) l aredazione di linee guida e di criteri per la predisposizione e l'approvazione dei progetti di
bonifica e dimess ain sicurezza, nonché l'individuazione delle tipologie di progetti non soggetti
ad autorizzazione;
i) l apromozione della gestione integrata dei rifiuti;
j) l'incentivazione alla riduzione della produzione dei rifiutied al recupero degli stessi;
k) la definizione dei criteri per l'individuazione, da parte delle province, delle aree non idonee alla
localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti;
l) la definizione dei criteri per l'individuazione dei luoghi o impianti idonei allo smaltimento e la
determinazione di disposizioni speciali per rifiuti di tipo particolare;
m) l'adozione delle disposizioni occorrenti affinché gli enti pubblici e le società a prevalente
capitale pubblico, anche di gestione dei servizi, coprano il loro fabbisogno annuale di
manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato non inferiore al 30%
del fabbisogno medesimo.
Il d. lgs. n° 152/2006 affida alle Province le segu enti competenze:
a) il controllo e la verifica degli interventi di bonifica ed il monitoraggio ad essi conseguenti;
b) il controlloperiodico su tutte le attività di gestione, di intermediazione e di commercio dei rifiuti,
ivi compreso l'accertamento delle violazioni delle disposizioni in materia di rifiuti;
c) la verifica ed il controllo dei requisiti previsti per l'applicazione delle procedure semplificate;
d) l'individuazione , sulla base delle previsioni del PTCP, sentiti l'Autorità d'Ambito e i Comuni,
delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti, nonché delle zone
non idonee alla localizzazione di impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti.
Nonostante la più recente previsione normativa esalti le competenze di controllo della Provincia,
limitando il suo intervento nel campo autorizzatorio e di pianificazione, il vero cuore operativo di tutto il
sistema integrato di gestione dei rifiuti continuano ad essere le Province, in quanto permane in vigore
la legge regionale n° 18/1999, che prevede la redaz ione dei piani provinciali di gestione dei rifuti,
mentre la legge regionale n° 30/2006 ha riaffidato alle Province le competenze al rilascio delle
autorizzazioni in via ordinaria degli impianti di recupero, trattamento e smaltimento di rifiuti.
I comuni effettuano la gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento in regime
di privativa, che non si applica alle attività di recupero dei rifiuti urbani e assimilati agli urbani avviati
effettivamente al recupero, e disciplinano la gestione dei rifiuti urbani con appositi regolamenti che, nel
rispetto dei principi di efficienza, efficacia ed economicità, stabiliscono in particolare:
a) le disposizioni per assicurare la tutela igienico-sanitaria in tutte le fasi della gestione dei rifiuti
urbani;
b) le modalità del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani;
c) le modalità del conferimento, della raccolta differenziata e del trasporto dei rifiuti urbani ed assimilati
al fine di garantire una distinta gestione delle diverse frazioni di rifiuti e promuovere il recupero degli
stessi;
d) l’assimilazione per qualità e quantità dei rifiuti speciali non pericolosi ai rifiuti urbani.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
In base all'Articolo 198 comma 1, i Comuni effettuano la gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati
avviati allo smaltimento in regime di privativa. l'istituzione della Tariffa (Articolo 238) rappresenta una
svolta estremamente importante non solo per il potenziamento delle raccolte differenziate, ma anche e
soprattutto per responsabilizzare i cittadini nei confronti dei rifiuti che producono e che poi devono
necessariamente essere gestiti. La Tariffa, infatti, prevede una quota determinata in relazione alle
componenti essenziali del costo del servizio e una quota rapportata alle quantità di rifiuti
effettivamente conferiti ed al relativo costo del servizio fornito. In tal modo è possibile premiare i
cittadini che effettuano la raccolta differenziata, ma anche i produttori di rifiuti assimilati che dimostrino
di averli avviati a recupero. I rifiuti da imballaggio sono esclusi da questo meccanismo in quanto la loro
gestione è a carico di produttori ed utilizzatori.
Per l’applicazione della Tariffa è stato approvato il DPR 158/99 “Regolamento recante norme per la
elaborazione del metodo normalizzato per definire la tariffa del servizio di gestione del ciclo dei rifiuti”
e s.m.i. Tuttavia il termine originario per l’’entrata in vigore della Tariffa è stato procrastinato ormai
moltissime volte. Detto decreto sarà sostituito dal regolamento previsto dall'articolo 238 comma 6 del
d. lgs. n° 152/2006.
Per quanto riguarda il citato dal D.L.vo 36/03 - Attuazione della Direttiva 1999/31/CE relativa alle
discariche di rifiuti, è possibile specificare alcuni dei contenuti:
• una serie di definizioni, tra le quali quelle di rifiuti biodegradabili, di trattamento, di centro abitato;
• la nuova classificazione delle discariche (discarica per rifiuti inerti, discarica per rifiuti non
pericolosi, discarica per rifiuti pericolosi) e le relative norme tecniche;
• gli obiettivi di riduzione dello smaltimento in discarica per i rifiuti biodegradabili, a livello di ATO:
173 kg/anno/abitante entro il 2008, 115 kg/a/ab entro il 2011, 81 kg/a/ab entro il 2018;
• l’elenco dei rifiuti non ammissibili in discarica;
• l’individuazione delle condizioni e caratteristiche dei rifiuti smaltibili distinti per ciascuna categoria
di discarica;
• alcune disposizioni relative agli atti autorizzativi relativi alla realizzazione ed all’esercizio delle
discariche ed ai relativi procedimenti amministrativi;
• le procedure di controllo per il conferimento e l’accettazione dei rifiuti in discarica;
• la definizione delle procedure di chiusura e delle modalità per la gestione operativa e postoperativa;
• un nuovo sistema di garanzie finanziarie;
• la precisazione che il prezzo corrispettivo per lo smaltimento in discarica deve coprire i costi di
realizzazione e di esercizio dell’impianto, diretti e indiretti, nonché i costi di gestione successiva
alla chiusura;
• l’introduzione di alcune nuove sanzioni specifiche, in aggiunta a quelle fissate in generale dal
D.L.vo 22/97.
Il 15 febbraio 2004 è entrato in vigore il D.L.vo 29 dicembre 2003 n. 387, di cui alla Direttiva
2001/77/Ce, relativo alla produzione di energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel
mercato interno dell’elettricità.
In Italia tra il 1999 ed il 2001 la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è stata incentivata
con il meccanismo “Cip 6”. Questi fu sostituito dal 2002 dall’obbligo imposto ai produttori di generare
almeno il 2% di energia elettrica da fonti rinnovabili creando in tal modo un mercato per l’energia
rinnovabile ’associando ad essa un mercato di “certificati verdi”, negoziabili e scambiabili. Quest’ultima
forma di incentivazione era stata appunto introdotta dal D.L.vo 79/1999 ed è confermata dallo stesso
D.L.vo 387/2003.
L’Articolo 2 del Decreto definisce le fonti energetiche rinnovabili. Tra quelle di interesse per la gestione
dei rifiuti, oltre ai gas di discarica, ai gas residuati dai processi di depurazione e biogas, troviamo
anche le biomasse, a loro volta definite come “… la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui
provenienti dall’agricoltura (comprendenti sostanze vegetali ed animali) e dalla selvicoltura e dalle
industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani.
I rifiuti non sono quindi espressamente compresi tra le fonti energetiche rinnovabili, sono però
ammessi, ai sensi dell’Articolo 17, a beneficiare del regime riservato alle fonti energetiche rinnovabili,
ivi compresa la frazione biodegradabile ed i combustibili derivati dai rifiuti.
Il nuovo regime sarà vigente solo in seguito all’emanazione di due specifici provvedimenti:
• linee guida per lo svolgimento del procedimento di autorizzazione unica degli impianti, approvate
dalla Conferenza interministeriale unificata;
• decreto del Ministero delle attività produttive, con il quale sono individuati i rifiuti ammessi a
beneficiare del regime giuridico riservato alle fonti energetiche rinnovabili.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Tra le norme recentemente emanate si possono citare la Direttiva 2000/53/CE sui veicoli fuori uso, il
nuovo Regolamento sulla gestione dei rifiuti sanitari e, soprattutto, il Decreto 8 maggio 2003, n. 203
riguardante il c.d. Green Public Procurement (GPP) “Norme affinché gli uffici pubblici e le società a
prevalente capitale pubblico coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di
prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura non inferiore al 30% del fabbisogno medesimo”.Il
GPP è uno strumento’ volontario, individuato come strategico nel VI Piano d’azione ambientale che
attribuisce alle Pubbliche Amministrazioni (i cui approvvigionamenti in Italia rappresentano il 17% del
PIL) la funzione di motore trainante per il mercato dei prodotti ”ecocompatibili” o comunque
maggiormente rispettosi dell’ambiente nonché riciclati. Nel Decreto vengono peraltro definite
precisedisposizioni in materia di acquisti e relativi capitolati e si prevede l’istituzione del Repertorio del
Riciclaggio, tenuto e reso pubblico a cura dell’Osservatorio Nazionale Rifiuti (ONR). In questo
repertorio vengono elencati tutti i prodotti ottenuti da materiale riciclato che hanno superato la fare di
registrazione avviata dai relativi produttori mediante la presentazione di tutta la documentazione di
carattere tecnico vagliata dall’ONR.
Tra le norme comunitarie che provocheranno a breve termine modifiche nella gestione dei rifiuti la cui
gestione sinora è stata particolarmente critica si individuano la Direttiva 2002/95/CE sulla restrizione
dell’uso di determinate sostanze pericolose nel campo dell’elettronica e la Dir. CE del 27 gennaio
2003, n. 2002/96 (modificata dalla Direttiva 2003/108/CEE dell’8 dicembre 2003) che stabilisce i criteri
gestionali dei RAEE, acronimo di Rifiuti da Apparecchiatura Elettriche ed Elettroniche.
Le nuove disposizioni introducono, sulla base del principio della “responsabilità condivisa” il
coinvolgimento dei produttori nella realizzazione di prodotti più facilmente gestibili a fine vita,
soprattutto sul fronte del riciclaggio e della messa in sicurezza ma anche al fine di indurli a finanziare
il sistema di gestione di questa tipologia di rifiuti.
Tali direttive sono state recepite con un unico provvedimento normativo, il Decreto Legislativo 25 luglio
2005, n. 151 - Attuazione delle direttive 2002/95/CE, 2002/96/CE e 2003/108/CE, relative alla
riduzione dell’uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, nonche’ allo
smaltimento dei rifiuti. Il D. 151/05 prevede che:
•
per la progettazione e realizzazione dei prodotti devono essere adottate misure dirette ad
agevolare lo smontaggio, il recupero e, in particolare, il reipiego ed il riciclaggio dei RAEE e dei
loro componenti e materiali, salvo nei casi in cui i diversi processi di fabbricazione utilizzati od i
prodotti presentino altri vantaggi di primaria importanza, quali un minor impatto ambientale in fase
produttiva e di utilizzo, un minor consumo energetico o superiori livelli di sicurezza (Articolo 4);
•
dal 1 luglio 2006 è vietato immettere sul mercato AEE nuove nonché sorgenti luminose ad
incandescenza contenenti piombo, cromo esavalente, bifenili polibromurati (pbb) od etere di
difenile polibromurato (pbde) (Articolo 5) (sono indicate in ogni caso delle eccezioni);
•
deve essere minimizzato il conferimento dei RAEE insieme ai rifiuti solidi urbani ed in particolare
entro il 31 dicembre 2008 il tasso di raccolta minimo da raggiungere è fissato in 4 kg di rifiuto per
abitante l’anno (è indubbio in ogni caso che con la miniaturizzazione delle apparecchiature e il
progressivo loro alleggerimento forse non si tratta di un limite congruo o utile). Il compito di far si
che i sistemi di raccolta dei RAEE domestici siano funzionali, accessibili ed adeguati spetta ai
comuni, il servizio è gratuito. I distributori, altresì sono tenuti a ritirare gratuitamente
1
un’apparecchiatura vecchia vendendone una di tipo equivalente e abbia svolto le stesse funzioni
della nuova apparecchiatura fornita e provvedono alla verifica del possibile reimpiego delle
apparecchiature ritirate ed al trasporto di quelle non idonee agli appositi centri di raccolta. I
produttori possono associarsi per organizzare e gestire i sistemi di raccolta, ritiro e gestione dei
RAEE (Articolo 6);
•
I servizi di raccolta messi in atto dai produttori devono essere operativi entro il 30 luglio 2006
(Articolo 7);
•
Entro il 31 dicembre 2006 devono essere garantiti i seguenti obiettivi (Articolo 9 e Allegato 1 A):
1
Le apparecchiature adibite ad uso professionale non sono equivalenti nel caso in cui il peso
dell’apparecchiatura ritirata sia superiore al doppio del peso dell’apparecchiatura cosegnata (Art. 12). Quindi
ricordando il già citato progresso tecnologico ed il progressivo alleggerimento dei dispositivi a parità di funzione
svolta è lecito chiedersi se questo criterio sia giustificato.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
RAEE
Grandi elettrodomestici
Distributori automatici
A. informatiche e per telecomunicazioni
A. di consumo
Piccoli elettrodomestici
Apparecchiature di illuminazione
Strumenti elettrici ed elettronici
Giocattoli e apparecchiature per lo sport
e per il tempo libero
Strumenti di monitoraggio e di controllo
Sorgenti luminose fluorescenti
•
•
% minima di recupero
% di reimpiego e di
riciclaggio di componenti, di
materiali e si sostanze
80
75
75
65
70
50
80
I produttori finanziano i sistemi di raccolta e gestione dei RAEE, nell’anno solare in cui si
verificano i rispettivi costi, in proporzione alla loro quota di mercato per i RAEE domestici storici
(prodotti prima del 13 agosto 2005) (Articolo 10) stabilità da apposito Comitato Ministeriale di
vigilanza e controllo (Articolo 15) con l’Ausilio dell’APAT. Per i prodotti messi in commercio dopo
quella data e destinati sia ad uso domestico che professionale, il costo è a carico dello specifico
produttore. Invece la gestione dei RAEE storici professionali è a carico dei produttori solo nel caso
1
in cui venga fornita una nuova apparecchiatura equivalente ;
All’interno delle istruzioni allegate al bene commercializzato devono esserci tutte le indicazioni per
gestire il bene a fine vita; il produttore, altresì, si impegna a fornire ai centri di reimpiego, agli
impianti di trattamento e di riciclaggio le informazioni utili allo svolgimento di tali attività entro un
anno dall’immissione del prodotto sul mercato. Le AEE introdotte dopo il 13/08/2005 devono
riportare un simbolo specifico che indichi il divieto di conferire tali beni nel flusso dei rifiuti solidi
urbani (Articolo 13);
In base alla Direttiva 2003/95/CE i produttori dovranno cessare l’utilizzo di piombo, mercurio, cadmio e
cromo esavalente e di PBDE e PBB nei prodotti marchiati successivamente al 1 luglio 2006.
Si sottolinea infine come il 29 aprile 2003 la Commissione abbia adottato una proposta di Direttiva che
modifica l’art. 9 della Direttiva 2002/96/CE (Com (2003)219), con l’obiettivo appunto di modificare tale
articolo (il quale concerne la responsabilità del produttori per i beni già sul mercato alla data del
13/8/2005 - “beni storici” -, e prevede che i produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche si
facciano carico dei costi di gestione di queste apparecchiature, prima che entri in vigore). In base alla
proposta della Commissione, “per i rifiuti storici sostituiti da prodotti equivalenti o prodotti adibiti alla
medesima funzione, il finanziamento dei costi ricade sui produttori dei nuovi prodotti all’atto della
fornitura. Gli Stati membri possono, in alternativa, disporre che gli utenti diversi dai nuclei domestici
siano resi anch’essi parzialmente o totalmente responsabili di tale finanziamento. Per gli altri rifiuti
storici, il finanziamento dei costi incombe agli utenti diversi dai nuclei domestici”.
Il D.L.vo 11 maggio 2005, n. 133 "Attuazione della direttiva 2000/76/CE, in materia di incenerimento
dei rifiuti" rappresenta un testo unico in materia, regolamentando sia l’incenerimento, sia il coincenerimento di rifiuti pericolosi e non pericolosi. Gli impianti esistenti dovevano adeguarsi alle
disposizioni del Decreto entro il 28 dicembre 2005 (Articolo 21).
Un aspetto rilevante della nuova normativa è il fatto che il co-incenerimento, ovvero il trattamento
termico di rifiuti in impianti non destinati specificamente a ciò (es. cementifici o centrali termoelettriche)
viene assoggettato a specifica disciplina per cui le emissioni di sostanze inquinanti non potranno più
essere superiori a quelle consentite ad impianti dedicati all’incenerimento dei rifiuti.
I valori limite delle emissioni, applicati sia per i rifiuti pericolosi che non pericolosi, sono
sostanzialmente coincidenti con quelli del DM 124/2000 in materia di incenerimento di rifiuti pericolosi.
Un’altra importante novità riguarda l’introduzione di disposizioni specifiche per la determinazione dei
valori limite delle emissioni per alcune tipologie di impianti di co-incenerimento, quali i cementifici e le
centrali termoelettriche. Anche le acque reflue provenienti dalla depurazione dei fumi vengono
normate da specifiche disposizioni .
Bisogna infine tenere conto che sul Supplemento Ordinario n. 96 della Gazzetta Ufficiale n. 88 del 14
aprile scorso è stato pubblicato, il decreto legislativo 152/2006 recante Norme in materia
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ambientale, che è entrato in vigore lo scorso 29 aprile. Si deve innanzitutto rammentare che il decreto
attua la delega conferita al Governo per il riordino, il coordinamento e l'integrazione della legislazione
in materia ambientale con la Legge n. 308 del 2004.
Il nuovo decreto prevede una gestione di tipo integrato dell’intero ciclo dei rifiuti e ammette un’unica
modalità di affidamento dei servizi di gestione (raccolta e smaltimento) dei rifiuti urbani tramite gara
secondo modalità e termini definiti con decreto dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio
nel rispetto delle competenze regionali in materia. La scelta di prevedere una sola modalità di
gestione risulta in linea con le Direttive europee (e varie recenti sentenze della Corte di Giustizia) in
materia di tutela della concorrenza ed esclude quindi l’affidamento “in house” e la società mista.
La disciplina del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani, così come previsto all’articolo 201 del
Testo Unico, stabilisce che l’Autorità d’Ambito:
deve essere costituita entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del decreto;
ha competenza in materia di gestione integrata dei rifiuti;
organizza il servizio e determina gli obiettivi da perseguire, adottando un piano d’ambito;
affida, tramite gara, le seguenti attività:
la realizzazione, gestione ed erogazione dell’intero servizio, comprensivo delle attività di gestione
e realizzazione degli impianti;
la raccolta, la commercializzazione delle frazioni valorizzabili e lo smaltimento dei rifiuti
indifferenziati, prodotti all’interno dell’ATO;
affida la gestione del servizio per un periodo di tempo non inferiore a 15 anni.
Per quanto riguarda gli impianti e le altre dotazioni patrimoniali dello stesso ambito territoriale viene
prevista la seguente modalità di gestione:
se di proprietà degli enti locali già esistenti al momento dell’assegnazione del servizio sono
conferiti in comodato ai soggetti affidatari del medesimo servizio;
se vengono realizzati dal soggetto affidatario del servizio o da terzi, tramite contratti di appalto o di
concessione di lavoro pubblici, aggiudicati a seguito di procedure di evidenza pubblica, alla
scadenza della gestione le proprietà vengono trasferite direttamente all’ente locale nei limiti e
secondo le modalità previste dalle rispettive convenzioni di affidamento.
Il decreto ha poi stabilito i seguenti obiettivi per incrementare la raccolta differenziata (Articolo 205)
in ogni ambito territoriale ottimale deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti
urbani pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti:
almeno il 35 per cento entro il 31 dicembre 2006;
almeno il 45 per cento entro il 31 dicembre 2008;
almeno il 65 per cento entro il 31 dicembre 2012.
la frazione organica umida separata fisicamente dopo la raccolta e finalizzata al recupero
complessivo tra materia ed energia, contribuisce al raggiungimento degli obiettivi di raccolta
differenziata;
nel caso in cui a livello di ambito territoriale ottimale non siano conseguiti gli obiettivi minimi
previsti dal presente articolo, è applicata un’addizionale del 20 per cento al tributo di conferimento
dei rifiuti in discarica a carico dell’Autorità d’ambito che ne ripartisce l’onere tra quei comuni del
proprio territorio che non abbiano raggiunto le percentuali previste sulla base delle quote di
raccolta differenziata raggiunte nei singoli comuni;
con decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio verranno stabilite la metodologia
e i criteri di calcolo delle percentuali di raccolta differenziata.
Un’altra importante novità introdotta dal nuovo Codice riguarda la Tariffa. In sintesi il Decreto prevede
che la Tariffa per la gestione dei rifiuti urbani (Articolo 238) sia commisurata a:
Quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti;
Superficie;
Usi e tipologie di attività svolte;
Indici reddituali articolati per fasce di utenza.
Proprio quest’ultima novità (la correlazione della tariffa agli indici reddituali) ha destato varie
perplessità negli Enti locali e presso le aziende pubbliche del settore poiché questo criterio risulta
molto difficile da applicare e complica notevolmente i sistemi di calcolo della tariffa.
Il metodo di calcolo della tariffa verrà comunque stabilito da un apposito regolamento che dovrà
essere emanato entro 6 mesi dall’entrata in vigore del decreto. La tariffa dovrà essere determinata,
entro 3 mesi dall’approvazione del regolamento, dall’autorità d’ambito e applicata e riscossa dai
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soggetti affidatari del servizio di gestione integrata. Nella percentuale di copertura della tariffa
potranno essere inclusi anche i costi accessori, quali ad esempio lo spazzamento. La tariffa dovrà
assicurare la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio, entro 4 anni dall’entrata in
vigore del regolamento.
Potranno essere previste delle agevolazioni per le utenze domestiche, utenze adibite ad uso
stagionale o non continuativo, debitamente documentato ed accertato.
Va però rammentato che, durante la fase di consultazione del governo con gli Enti locali, il Decreto
non ha ricevuto il parere positivo della Conferenza Stato-Regioni e le criticità della nuova norma
individuate da Regioni, Province, Comuni ed Associazioni ambientaliste sono in sintesi le seguenti:
• il decreto legislativo colloca in primo piano il ruolo dello stato limitando fortemente l’autonomia
delle regioni, delle province e degli enti locali;
• la creazione di nuovi enti di gestione e di controllo determina la sottrazione di buona parte delle
competenze attualmente in capo a regioni e province;
• il nuovo decreto pone sullo stesso piano il riciclo di materia ed il recupero di energia senza
considerare che la raccolta differenziata indirizzata al riciclo di materiali di buona qualità
consentono di responsabilizzare i cittadini in riferimento al proprio consumo di risorse non
rinnovabili (in particolare quando viene applicata la raccolta domiciliare e la tariffazione puntuale)
e quindi concorrono e supportano le iniziative di riduzione dei rifiuti mentre il solo incenerimento
con recupero energia (se considerato equivalente alla raccolta differenziata e non come
tecnologia residuale a valle della raccolta differenziata) deresponsabilizza i cittadini e favorisce
l’aumento della produzione di rifiuti (infatti quanti più rifiuti si producono quanta più energia si
produce);
• la possibilità di considerare come raccolta differenziata anche il rifiuto indifferenziato e separato
successivamente in impianti dedicati, mette a rischio il destino delle raccolte della frazione
organica dei rifiuti: la raccolta domiciliare viene infatti equiparata alla separazione a valle, mentre
si dà via libera ai dissipatori di rifiuti alimentari, nonostante i problemi che questi apparecchi
possono creare ai sistemi di scarico domestico delle maggior parte delle attuali reti di fognatura e
di squilibrio al sistema di depurazione;
• il nuovo decreto sottrae quanto più possibile i rifiuti derivanti dalle attività industriali ed artigianali
dalla disciplina di settore;
• per quanto riguarda l’applicazione della tariffa, la scelta del legislatore di escludere
dall’assimilazione un rilevante quantitativo di rifiuti potrebbe determinare una sensibile riduzione
del gettito introitato dalle amministrazioni comunali. Tale riduzione, legata alla mancanza di
iscrizione a ruolo dei soggetti produttori di rifiuti non assimilati, potrebbe avere delle ripercussioni
sulle ripartizioni dei costi relativi ai servizi accessori effettuati dalle amministrazioni comunali, ad
esempio il servizio di spazzamento e di lavaggio strade.
Con il DM 2 maggio 2006 sono stati emanati 18 decreti in attuazione del Dlgs 152/2006 ma lo scorso
26 giugno 2006 il Ministero dell'ambiente (che nel frattempo era stato assegnato al nuovo Ministro
dell’Ambiente, On. Pecoraro Scanio) ha dato avviso, con proprio Comunicato pubblicato sulla
Gazzetta ufficiale n. 146, che 17 decreti (sul totale dei 18 emanati) non erano stati preventivamente
inviati alla Corte dei Conti per il controllo previsto dall'articolo 3, primo comma, legge 20/1994, e
pertanto non possono considerarsi giuridicamente produttivi di alcun effetto normativo. Tra questi 17
decreti vi era anche il Decreto dal titolo “Modalità aggiudicazione Autorità d'ambito servizio gestione
integrata rifiuti urbani”.
Va poi considerato che lo scorso 3 luglio 2006 la Commissione UE ha annunciato, con proprio
Comunicato, di deferire l'Italia alla Corte europea di Giustizia per la definizione troppo restrittiva di
"rifiuto" contenuta nel Dlgs 152/2006.
Il 19 luglio la Conferenza unificata Stato-Regioni-Enti locali ed il 26 luglio le Commissioni Ambiente di
Camera e Senato hanno inoltre espresso i propri pareri sullo schema di D.Lgs di modifica del Dlgs
152/2006 presentato dal Governo il 30 giugno 2006. In merito alle gare di affidamento del servizio di
gestione dei rifiuti tale parere recita “assicurare l’unitarietà della gestione anziché l’unicità (articolo147
e articolo150) e fare riferimento all’articolo113 del D.lgs 267/2000, e non ad un unico modello basato
sulle gare, per l’affidamento del servizio di gestione dei rifiuti(articolo 202,comma 1)”.
Il 28 luglio 2006: il Consiglio dei Ministri ha quindi approvato in seconda lettura lo schema di decreto
legislativo di revisione del Dlgs 152/2006 (già approvato in prima lettura lo scorso 30 giugno 2006). Il
Consiglio dei Ministri del 31 agosto 2006 ha infine approvato in via definitiva il primo decreto legislativo
di modifica del Dlgs 152/2006 che si limita - come si legge nel comunicato stampa del CdM - ad
apportare "le prime, più urgenti modifiche (...) tese a rispondere a censure comunitarie a carico
dell'Italia".
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La vera e propria riformulazione del Dlgs 152/2006 arriverà invece tramite altri e futuri provvedimenti
(da adottarsi in forza della medesima delega, che legittima interventi governativi al Dlgs 152/2006
entro 2 anni dall'emanazione di quest'ultimo) che saranno adottati, secondo quanto annunciato nel
corso dell’ultima edizione di Ecomondo dal Presidente dell’apposita Commissione ministeriale On.
Sauro Turroni, entro la primavera del 2007.
Nell'ambito del calendario così programmato, la priorità dell'azione governativa sarà indirizzata verso
la modifica delle norme relative a VAS e VIA che, se non opportunamente modificato, entreranno a
breve in vigore e delle norme relative a rottami ferrosi, combustibile da rifiuti, sottoprodotti, materie
prime secondarie, terre e rocce da scavo, per rivederne il rapporto in relazione alla definizione di rifiuto
ed al connesso campo di applicazione la cui priorità è giustificata dalla necessità di riallineare le
norme nazionali ai parametri comunitari e comporre le plurime procedure d'infrazione aperte dall'Ue in
relazione alla legge delega 308/2004 ed al Dlgs 152/2006 proprio in merito alla definizione di "rifiuto".
In particolare si possono segnalare i seguenti aspetti di maggior importanza per la gestione di un
ambito territoriale ottimale:
• l’articolo 200, comma 1) dispone che la gestione dei rifiuti urbani sia organizzata sulla base di
Ambiti territoriali ottimali (A.T.O.), delimitati dal piano regionale di cui all’articolo 199, nel rispetto di
linee guida e dei criteri direttivi riservati alla competenza dello Stato ai sensi del comma 7 del
medesimo articolo “Le regioni possono adottare modelli alternativi o in deroga al modello degli
Ambiti Territoriali Ottimali laddove predispongano un piano regionale dei rifiuti che dimostri la
propria adeguatezza rispetto agli obiettivi strategici previsti dalla normativa vigente, con
particolare riferimento ai criteri generali e alle linee guida riservati, in materia, allo Stato ai sensi
dell'articolo 195.” Gli A.T.O. già delimitati ai sensi del Piano Regionale attualmente vigente devono
quindi essere confermati espressamente a meno che la Regione non ritenga che sussistano
fondate ragioni tecniche ed economiche per adottare modelli alternativi o in deroga a quelli di cui
all’art. 200 del Decreto 152/2006.
• l’articolo 201, commi 1) e 2), prevede che al fine di organizzare il servizio di gestione integrata dei
rifiuti, le regioni … entro il termine di dodici mesi dalla data di entrata in vigore della parte quarta
del presente Decreto, provvedano disciplinare le forme e i modi della cooperazione tra gli enti
locali ricadenti nel medesimo ambito ottimale, prevedendo che gli stessi costituiscano le Autorità
d’Ambito cui è demandata l’organizzazione, l’affidamento ed il controllo del servizio di gestione
integrata dei rifiuti.
• l’Autorità d’Ambito, ai sensi del comma 2) del medesimo articolo è una struttura dotata di
personalità giuridica, costituita in ciascun A.T.O. delimitato dalla competente regione, alla quale gli
Enti partecipano obbligatoriamente ed alla quale è trasferito l’esercizio delle loro competenze in
materia di gestione integrata dei rifiuti.
• l’art. 199 reca la nuova disciplina della pianificazione regionale, prevedendo che le Regioni
procedano ad una approvazione o adeguamento della stessa, entro il termine di due anni
dall’entrata in vigore del nuovo Codice. Non esiste più la previsione specifica di piani provinciali di
gestione dei rifiuti urbani, limitando pertanto il ruolo della Provincia ad un concorso
all’elaborazione dei Piani regionali (vedi articolo 20 del D.Lgs 267/2000).
• l’articolo 201, comma 4 dispone infatti che ”Per la gestione ed erogazione del servizio di gestione
integrata e per il perseguimento degli obiettivi determinati dall'Autorità d'ambito, sono affidate, ai
sensi dell'articolo 202 e nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale sull'evidenza
pubblica, le seguenti attività:
• la realizzazione, gestione ed erogazione dell'intero servizio, comprensivo delle attività di gestione
e realizzazione degli impianti; b) la raccolta, raccolta differenziata, commercializzazione e
smaltimento completo di tutti i rifiuti urbani e assimilati prodotti all'interno dell'ATO.
• con riferimento invece al comma 5 dell’articolo 201, si ricorda che la norma dispone che: a) ”In
ogni ambito: è raggiunta, nell'arco di cinque anni dalla sua costituzione, l'autosufficienza di
smaltimento anche, ove opportuno, attraverso forme di cooperazione e collegamento con altri
soggetti pubblici e privati; b) è garantita la presenza di almeno un impianto di trattamento a
tecnologia complessa, compresa una discarica di servizio.” c) La durata della gestione da parte
dei soggetti affidatari, non inferiore a quindici anni, è disciplinata dalle regioni in modo da
consentire il raggiungimento di obiettivi di efficienza, efficacia ed economicità. Le procedure di
aggiudicazione dovranno essere condotte secondo la disciplina del D.Lgs. N. 163/2006 in vigore
dal 1 luglio 2006.
• l’articolo 202, comma 1 dispone che: “l'Autorità d'ambito aggiudica il servizio di gestione integrata
dei rifiuti urbani mediante gara disciplinata dai principi e dalle disposizioni comunitarie, in
conformità ai criteri di cui all'articolo 113, comma 7, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267,
nonché con riferimento all'ammontare del corrispettivo per la gestione svolta, tenuto conto delle
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•
•
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
garanzie di carattere tecnico e delle precedenti esperienze specifiche dei concorrenti, secondo
modalità e termini definiti con decreto dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio nel
rispetto delle competenze regionali in materia.
i successivi commi precisano in particolare che: “I soggetti partecipanti alla gara devono
formulare, con apposita relazione tecnico-illustrativa allegata all'offerta, proposte di miglioramento
della gestione, di riduzione delle quantità di rifiuti da smaltire e di miglioramento dei fattori
ambientali, proponendo un proprio piano di riduzione dei corrispettivi per la gestione al
raggiungimento di obiettivi autonomamente definiti.
nella valutazione delle proposte si terrà conto, in particolare, del peso che graverà sull'utente sia
in termini economici, sia di complessità delle operazioni a suo carico. L’applicazione in sede
amministrativa delle strategie regionali e provinciali deve essere coerente con gli obiettivi di
responsabilizzazione dei comportamenti degli utenti: le raccolte differenziate stradali, i
conferimenti congiunti di più materiali che vengono poi separati in impianti di selezione ecc.
permettono di raggiungere livelli di raccolta differenziata piuttosto bassi e non consentono la
formazione di meccanismi virtuosi di controllo dei conferimenti (che è invece la caratteristica
fondamentale delle raccolte differenziate domiciliari), con evidenti difficoltà di riciclo per la scarsa
qualità dei materiali conferiti. La regolazione generale regionale sulle modalità di affidamento del
servizio dovrà necessariamente tenere conto di questi fattori, per evitare che le inefficienze
tecniche registrate nelle tecniche tradizionali di intercettazione, possano compromettere il
conseguimento degli obiettivi strategici regionali, l’efficacia ed efficienza complessiva del sistema,
anche in termini di minore tutela ambientale.
In riferimento alla gestione del periodo transitorio vanno analizzati i commi 4 e successivi dell’articolo
202:
• gli impianti e le altre dotazioni patrimoniali di proprietà degli enti locali già esistenti al momento
dell'assegnazione del servizio sono conferiti in comodato ai soggetti affidatari del medesimo
servizio. Il Comma 4 stabilisce che gli impianti siano concessi in comodato (che è un istituto
essenzialmente gratuito) ai soggetti affidatari ma non stabilisce come si debba operare per
riconoscere ai Comuni gli oneri economici già affrontati poiché non si può ipotizzare che i Comuni
cedano senza oneri tale beni ai soggetti affidatari.
• i nuovi impianti vengono realizzati dal soggetto affidatario del servizio o direttamente, ai sensi
dell'articolo 113, comma 5-ter, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ove sia in possesso
dei requisiti prescritti dalla normativa vigente, o mediante il ricorso alle procedure di cui alla legge
11 febbraio 1994, n. 109, ovvero secondo lo schema della finanza di progetto di cui agli articoli 37bis e seguenti della predetta legge n. 109 del 1994 (ora articoli 153 e seguenti del d.lgs. n. 163 del
2006).
• il personale che, alla data del 31 dicembre 2005 o comunque otto mesi prima dell'affidamento del
servizio, appartenga alle amministrazioni comunali, alle aziende ex municipalizzate o consortili e
alle imprese private, anche cooperative, che operano nel settore dei servizi comunali per la
gestione dei rifiuti sarà soggetto, ferma restando la risoluzione del rapporto di lavoro, al passaggio
diretto ed immediato al nuovo gestore del servizio integrato dei rifiuti, con la salvaguardia delle
condizioni contrattuali, collettive e individuali, in atto. Nel caso di passaggio di dipendenti di enti
pubblici e di ex aziende municipalizzate o consortili e di imprese private, anche cooperative, al
gestore del servizio integrato dei rifiuti urbani, si applica, ai sensi dell'articolo 31 del decreto
legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la disciplina del trasferimento del ramo di azienda di cui
all'articolo 2112 del codice civile.
Secondo quanto emerso nella Conferenza Stato-Regione questo articolo comporta una notevole
riduzione delle competenze regionali in materia di regolazione della gestione dei servizi pubblici di
rilevanza economica. Anche in questo caso netto è il contrasto con gli articoli 117, 118 Cost. in merito
alla competenza legislativa delle regioni in materia di governo del territorio. In base a tali principi la
Corte Costituzionale, nella sentenza 272/2004, ha dichiarato la illegittimità costituzionale dell’articolo
113 comma 7 del d.lgs. n. 267/2000 ritenendo che la predetta norma, fissando i criteri in base ai quali
le gare debbano essere aggiudicate, ponesse una “illegittima compressione dell’autonomia regionale
poiché risulta ingiustificato e non proporzionato rispetto all’obiettivo della tutela della concorrenza”. In
particolare si deve contestare la scelta di dettagliare eccessivamente i criteri di aggiudicazione delle
gare d’appalto dei servizi di gestione rifiuti con una contestuale dilatazione dei tempi di durata minima
dell’affidamento del servizio, 15 anni, che sembrerebbe non garantire quel livello di concorrenzialità e
flessibilità che il Testo Unico stesso ritiene essenziale. Si può inoltre segnalare che la scelta di affidare
ad un unico soggetto sia la gestione della raccolta dei rifiuti urbani che la gestione e realizzazione
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degli impianti di trattamento (laddove gli impianti vadano ancora realizzati o completati) risulta in
contrasto l'articolo 113 del d.lgs 267/2000, come modificato dall'articolo 35 della l. 448/2001, che
stabilisce l’obbligatorietà della separazione della attività di erogazione del servizio pubblico dalla
titolarità della proprietà delle reti, degli impianti e delle altre dotazioni patrimoniali. Questa esigenza di
separazione delle funzione nasce dall’esigenza di tenere separato l’interesse di chi gestisce gli
impianti di smaltimento (che vede aumentare il proprio fatturato con l’aumento dei quantitativi di rifiuti
urbanida smaltire) da quello di gestisce la raccolta che viene invece incentivato a ridurre i costi
operando una maggiore differenziazione dei flussi e riduzione dei quantitativi da smaltire (ad es.
applicando la tariffazione puntuale del servizio).
L’articolo 203 del Dlgs 152/2006 stabilisce poi come deve essere definito lo “Schema tipo di contratto
di servizio”. I rapporti tra le Autorità d'Ambito e i soggetti affidatari del servizio integrato sono regolati
da contratti di servizio, da allegare ai capitolati di gara, conformi ad uno schema tipo adottato dalle
regioni in conformità ai criteri ed agli indirizzi di cui all'articolo 195, comma 1, lettere m), n) ed o). Ai fini
della definizione dei contenuti dello schema tipo di cui al comma 2, le Autorità d'Ambito operano la
ricognizione delle opere ed impianti esistenti, trasmettendo alla regione i relativi dati. Le Autorità
d'Ambito inoltre, ai medesimi fini, definiscono le procedure e le modalità, anche su base pluriennale,
per il conseguimento degli obiettivi previsti dalla parte quarta del presente decreto ed elaborano, sulla
base dei criteri e degli indirizzi fissati dalle regioni, un piano d'ambito comprensivo di un programma
degli interventi necessari, accompagnato da un piano finanziario e dal connesso modello gestionale
ed organizzativo. Il piano finanziario indica, in particolare, le risorse disponibili, quelle da reperire,
nonché i proventi derivanti dall'applicazione della tariffa sui rifiuti per il periodo considerato.
Per quanto riguarda l’iter di modifica dell’attuale Dlgs 152/2006 si deve considerare che lo scorso 12
ottobre 2006: il Consiglio dei Ministri ha approvato in prima lettura un decreto legislativo di modifica
del Dlgs 152/2006, destinato in particolare a modificare le definizioni di rifiuto, materia prima
secondaria e sottoprodotto per allineare l'Italia alle censure sollevate dall'Unione europea il 3 luglio
2006. Le correzioni riguardano la terza e la quarta parte del Codice, in particolare le norme sugli
scarichi idrici, la definizione di rifiuto e la disciplina delle materie prime secondarie, dei sottoprodotti e
delle terre e rocce da scavo. Il provvedimento, che recepisce i pareri espressi dalle Commissioni
parlamentari e dalla Conferenza Unificata, passerà ora all’esame delle Camere, dove è probabile che
venga modificato per accogliere le proposte degli altri ministeri e dei soggetti interessati, e della
Conferenza Stato-Regioni per poi tornare in Consiglio dei Ministri.
Nella tabella seguente vengono quindi sintetizzati gli obiettivi di raccolta differenziata definiti dal Dlgs
36/2003 e dal Dlgs 152/2006.
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Tab.
1
nazionale
–
ANNI (*)
2007
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Riepilogo
degli
obietti
di
raccolta
differenziata
stabiliti
PRINCIPALI OBBLIGHI E
DIVIETI
NORMA DI RIFERIMENTO
(C=comunitaria; S=statale)
RD 35%
D.Lgs. 152/06 (S)
PCI >13.000 kj/kg divieto
conferimento in discarica
D.Lgs. 36/03 (S)
divieto di conferimento in
discarica di rifiuto non trattato
a
livello
D.Lgs. 36/03 (C)
RD 45%
D.Lgs. 152/06 (S)
RUB in discarica < 173 kg/anno
abitante
D.Lgs. 36/03 (C)
2012
RUB in discarica < 115 kg/anno
abitante
D.Lgs. 36/03 (C)
2013
RD 65%
D.Lgs. 152/06 (S)
2009
(*) Si intende sempre al 1 gennaio di ogni anno
Per quanto riguarda l’applicazione del nuovo "Sistema RAEE", con il Dl 300/2006 (cd. "Milleproroghe")
è stato stabilito un nuovo slittamento dei termini di partenza del sistema disegnato dal Dlgs 151/2005.
In particolare, il Dl 300/2006 licenziato dal Governo rinvia l'entrata in vigore degli obblighi imposti dal
Dlgs 151/2005 alla data dell'emanazione di alcuni decreti attuativi del Dlgs 151/2005 ed al massimo
entro il 30 giugno 2007, introducendo così una ulteriore proroga all'originario termine del 13 agosto
2006, già spostato al 31 dicembre 2006 dal Dl 173/2006. La proroga non lascia tuttavia la gestione dei
Raee priva di disciplina: in base a quanto stabilito dal regime transitorio del Dlgs 152/2006, si continua
infatti ad applicare in materia l'articolo 44 del Dlgs 22/1997.
Si può infine segnalare che la recente Legge n. 296 (“Legge finanziaria 2007”) del 27 dicembre 2006
in vigore dal 1° gennaio 2007, prevede l'abrogazion e del comma 6, articolo 229 del Dlgs 152/2006 che
cosí recitava: "Il Cdr e il Cdr-Q beneficiano del regime di incentivazione di cui all'articolo 17, comma 1,
del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387".
In riferimento ai criteri di assimilazione dei rifiuti speciali il nuovo testo unicoprevede che tutti i rifiuti
prodotti da imprese o enti che utilizzano una superficie non superiore a 150 mq nei Comuni fino a
10.000 abitanti e non superiore a 250 mq nei Comuni con più di 10.000 abitanti, non potranno più
essere assimilati agli urbani. Questa specifica norma è stata però abolita dalla legge finanziaria 2007.
L’articolo 638-bis della succitata Legge finanziaria 2007, stabilisce inoltre che “Al fine di realizzare
rilevanti risparmi di spesa ed una piu` efficace utilizzazione delle risorse finanziarie destinate alla
gestione dei rifiuti solidi urbani, la Regione, previa diffida, provvede tramite un commissario ad acta a
garantire il governo della gestione dei rifiuti a livello di ambito territoriale ottimale con riferimento a
quegli ambiti territoriali ottimali all’interno dei quali non sia assicurata una raccolta differenziata dei
rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime:
a) almeno il 40 % entro il 31 dicembre 2007;
b) almeno il 50 % entro il 31 dicembre 2009;
c) almeno il 60 % entro il 31 dicembre 2011.”
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Provincia di Savona
1.2
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Leggi e norme regionali
La Provincia di Savona, nella esplicazione delle sue competenze in materia pianificatoria, oltre che
alla normativa nazionale, deve anche rispondere alla legge regionale 21 giugno 1999, n° 18
“Adeguamento delle discipline e conferimento delle funzioni locali in materia di ambiente, difesa del
suolo ed energia”, che al capo III detta i principi e le modalità di svolgimento delle attività della
Provincia e degli altri enti locali nell’ambito della gestione dei rifiuti, recependo fedelmente la
normativa comunitaria e nazionale. In particolare ripropone, per l’organizzazione della gestione dei
rifiuti solidi urbani, la coincidenza dei confini degli ambiti territoriali ottimali con quelli delle
amministrazioni provinciali.
Secondo detta normativa regionale il piano provinciale di gestione dei rifiuti costituisce specificazione
settoriale del piano territoriale di coordinamento (P.T.C.) di cui all’articolo 17 della legge regionale n°
36/1977, già adottato dalla Provincia ed in corso di approvazione. In particolare, sulla base delle linee
evolutive previste per i diversi settori economici e le aree territoriali, il Piano provinciale analizza
l’andamento tendenziale della produzione dei rifiuti e valuta le possibili azioni di razionalizzazione
della gestione degli stessi. Il Piano provinciale inoltre prevede:
•
l’individuazione delle eventuali gestioni sub-provinciali;
• l’individuazione delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e recupero dei
rifiuti urbani, con indicazioni plurime per ogni tipo di impianto, nonché le zone non idonee alla
localizzazione di impianti di smaltimento e di recupero di rifiuti speciali;
• l’individuazione, all’interno dell’ A.T.O., di aree di raccolta differenziata che ottimizzino il sistema
della raccolta in relazione alle tipologie ed alla quantità di rifiuti prodotti, all’economia dei trasporti, alle
soluzioni tecniche adottate e alle dimensioni e caratteristiche territoriali degli A.T.O. di riferimento;
• l’individuazione dei metodi e delle tecnologie di smaltimento più idonei in relazione alle quantità e
caratteristiche dei rifiuti, agli impianti esistenti ed alle prescrizioni del piano regionale;
• l’individuazione delle frazioni di rifiuto oggetto di raccolta differenziata in relazione agli obiettivi e
relative modalità di recupero;
• il fabbisogno di discariche necessarie per lo smaltimento della frazione non recuperabile dei rifiuti
urbani per un periodo non inferiore a dieci anni;
•
lo studio di sostenibilità ambientale di cui alla legge regionale n° 38/1998.
Il Piano di gestione dei rifiuti costituisce infine il modello di riferimento per la nuova strategia di
pianificazione in materia ambientale, i cui principi sono stati introdotti dalla legge regionale n.38/1998
"Disciplina della valutazione di impatto ambientale".
Questi obblighi normativi devono essere applicati tenendo conto delle ulteriori prescrizioni contenute
nel Piano di gestione dei rifiuti della Regione Liguria, approvato dal Consiglio regionale con
deliberazione n.17 del 29 febbraio 2000.
Tale Piano rappresenta il primo passo del processo di adeguamento degli atti di pianificazione
regionali ai principi ispiratori del decreto legislativo "Ronchi" n° 22 del 1997. Il Piano regionale p ropone
un ventaglio di possibili soluzioni per la gestione dei rifiuti, fra le quali gli enti locali, ai quali il
legislatore nazionale ha assegnato compiti organizzativi e gestionali, potranno scegliere. Il Piano si
pone quindi quale strumento a supporto di Comuni e Province, responsabili delle scelte tecnologiche e
localizzative, per assolvere ai propri compiti tramite processi decisionali trasparenti e ricostruibili a
posteriori, in quanto sviluppati con un corredo di informazioni oggettive ed accessibili a chiunque, e
sulla base di una valutazione preventiva degli effetti derivanti dalle varie scelte possibili. Il Piano
individua infatti quattro Ambiti Territoriali Ottimali, i cui confini corrispondono ai limiti amministrativi
delle quattro province.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, oggetto specifico di questo documento, il Piano regionale
pone un obiettivo al 2003 per la Provincia di Savona del 35 % di raccolta differenziata sviluppando la
separazione delle tradizionali frazioni soggette a gestione separata (carta, plastica, vetro) e avviando il
trattamento autonomo di frazioni utilizzabili in modo diretto per il recupero (organico), nonché di parte
dei quantitativi conferiti direttamente alle piattaforme di raccolta differenziata.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
La Provincia di Savona il 18 giugno 2002, con deliberazione consiliare n° 19, ha approvato il Piano
provinciale di gestione dei rifiuti e successivamente, con deliberazione di consiglio n° 5 del 12 febb raio
2004, ha adottato lo schema di piano stralcio per i rifiuti speciali.
La attuale amministrazione, insediatasi nel mese di luglio 2004, ha deciso di rivisitare il Piano
provinciale vigente, alla luce degli indirizzi contenuti nella deliberazione di Giunta n° 99 del 27 lu glio
2004. In particolare con la rivisitazione del Piano la Giunta provinciale, partendo dal presupposto che il
rifiuto debba essere trattato secondo criteri che seguano processi naturali, dai quali ottenere prodotti
compatibili con l’ambiente e positivamente riutilizzabili, si propone, anche attraverso una adeguata
politica dei rifiuti, di contribuire alla tutela dell’ambiente fisico e biologico del territorio di sua
competenza, preservando suolo e sottosuolo, aria e corpi idrici di superficie e profondi da ogni e
qualsiasi forma di inquinamento. Di conseguenza la Giunta ha richiesto di sviluppare l’aggiornamento
del Piano secondo i seguenti criteri:
• porre in essere azioni finalizzate alla riduzione all’origine del volume dei rifiuti, alla differenziazione
spinta del rifiuti per superare ampiamente in poco tempo il limite del 35% di raccolta differenziata, al
recupero di materie importanti per l’economia, come carta, imballaggi, vetro plastiche, metalli,
alluminio e al loro avviamento alle filiere di riutilizzo.
• adottare tecniche biologiche di trattamento e di trasformazione della frazione umida, che richiedano
un livello minimo di energia e che abbattano al massimo le emissioni in atmosfera e i residui tossici e
di difficile collocazione in discarica.
Infine deve essere menzionata la circolare emanata con deliberazione della Giunta regionale n° 1803
in data 23 dicembre 2003, “Primi indirizzi regionali per l’applicazione del decreto legislativo 13 gennaio
2003, n° 36 “Attuazione della Direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti” e del decreto
ministeriale 13 marzo 2003”, che fornisce gli strumenti attuativi della normativa richiamata.
1.3
Sviluppo sostenibile e Agenda 21 Locale
1.3.1 Il principio di sviluppo sostenibile e la nascita di Agenda 21 Locale
La definizione sviluppo sostenibile è ormai entrata stabilmente a far parte del linguaggio politico, sia
quando parliamo di un programma nazionale, sia quando ci riferiamo alle politiche locali: in tutti i casi
sviluppo e tutela dell’ambiente devono essere garantiti. Tra le molte varabili, spesso determinanti, che
intervengono nell’iter di formazione dei Piani una riguarda proprio il consolidarsi e lo specificarsi del
concetto di sviluppo sostenibile e la diffusione delle Agende 21 Locali come modelli di azione per la
sostenibilità.
Il principio di sviluppo sostenibile fu formulato nel 1990 con il Rapporto Brundtland, che definì come
sostenibile “uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere le capacità delle
generazioni future di soddisfare i propri e i cui obiettivi devono essere definiti in termini di sostenibilità
in tutti i paesi, sviluppati o in via di sviluppo che siano, a economia di mercato o a pianificazione
centralizzata”, cioè quel tipo di sviluppo che, in poche parole, si pone l’obiettivo di lasciare alle
generazioni future la stessa quantità di risorse naturali ereditate.
Il trattato di Amsterdam (punti 3, 5, 6) e la Risoluzione adottata a Cardiff dal Consiglio d’Europa
riportano il termine di sviluppo sostenibile sottolineando la necessità di uno sviluppo armonico, che
tenga conto del limite delle risorse.
Di fronte a queste dichiarazioni di principio suggestive, ma poco utili per il concreto agire, i
rappresentanti delle comunità di tutto il mondo si sono interrogati circa le azioni da mettere in campo
per realizzare realmente lo sviluppo sostenibile. Per dare un vero impulso al concetto di sviluppo
sostenibile, nel corso del Summit sullo Stato della Terra di Rio de Janeiro del 1992 è stato sottoscritto
da parte di 173 nazioni il documento relativo alla Agenda 21 che , tra l’altro, riconosceva il ruolo delle
autorità locali per la realizzazione dello sviluppo sostenibile, invitandole a definire ed adottare Piani di
Azione Locale, in collaborazione con cittadini, associazioni, gruppi di interesse. Per meglio precisare
criteri e modalità per lo sviluppo sostenibile, nel 1994 circa 80 rappresentanti di comunità locali e 250
rappresentanti di governi e organismi internazionali hanno sottoscritto ad Aalborg la “Carta delle Città
Europee per un modello urbano sostenibile”. La carta definisce il concetto di sostenibilità locale e
specifica il processo di pianificazione e attuazione di piani locali sostenibili.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Nel 1995 la Conferenza di Lisbona “Dalla Carta all’Azione”, convocata con l’obiettivo di aiutare gli enti
locali a passare dai principi all’azione stabilendo un percorso che, in linea generale, prevedeva:
- la necessità di un approccio partecipato per il consenso delle politiche locali;
- l’indicazione di strumenti e tecniche per la gestione della sostenibilità (certificazione ambientale
ISO 14000 – EMAS, Valutazione d’impatto ambientale e Valutazione ambientale strategica);
- la necessità di educazione e formazione;
- la promozione della cooperazione tra i diversi livelli di governo.
La Conferenza di Hannover 2000 ha raccolto circa 1200 rappresentanti di amministrazioni locali ed
enti di tutta Europa, che hanno sottoscritto il documento di Hannover e l’avvio del Progetto “Vision
2001”, che fornirà la visione della città sostenibile del 21° secolo.
Il Sesto Programma d'Azione dell'Unione Europea, Decisione n. 1600/2002/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio del 22 luglio 2002, pubblicato sulla G.U.C.E. L 242 del 10/09/2002, è il
documento che delinea gli scenari per lo sviluppo delle politiche ambientali dei Paesi membri.
Un uso razionale delle risorse naturali del pianeta e la salvaguardia dell'ecosistema globale sono
presupposti essenziali dello sviluppo sostenibile, assieme alla prosperità economica e ad
un'equilibrata organizzazione sociale. Dallo sviluppo sostenibile dipendono, in Europa come nel resto
del mondo, il nostro benessere a lungo termine e l'eredità che lasceremo alle generazioni future.
Anche l’Italia, come gli altri Paesi europei, ha adottato Agenda 21 Locale con Deliberazione del
Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica del 28 dicembre 1993 “Piano nazionale
per lo sviluppo sostenibile in attuazione dell’Agenda 21”, in corso di revisione.
La Regione Liguria ha intrapreso l’elaborazione dell’Agenda 21 regionale nel luglio 1998 con un
documento che, aggiornando le linee guida della pianificazione ambientale, recepisce gli indirizzi
emergenti a livello internazionale, comunitario e nazionale in materia di sviluppo sostenibile come
componenti del quadro di riferimento programmatico, aprendosi ad un processo interdisciplinare e
partecipato. Con l’entrata in vigore della legge regionale n° 18/1999, Agenda 21 regionale è divenuta il
Piano regionale dell’Ambiente, adottando quale principio ispiratore delle proprie politiche quello dello
sviluppo sostenibile inteso come evoluzione di un sistema socio-economico attraverso l’utilizzo equo
delle risorse nei confronti delle generazioni future.
Nell’aprile 1999 circa 600 enti pubblici hanno sottoscritto la Carta di Ferrara, che ha dato il via
ufficialmente al Coordinamento Nazionale Agende 21 locali cui, nel febbraio 2001, ha aderito anche la
Provincia di Savona e che si è posto come principale obiettivo l’attivazione di un network nazionale di
soggetti impegnati sul versante dello sviluppo sostenibile.
I problemi locali richiedono un’azione locale, ma che tenga anche conto dei problemi globali; la visione
dell’Agenda 21 locale è volta proprio a rendere più sostenibile lo sviluppo ed assicurare
contestualmente una comprensione del contesto globale in cui sono inserite le nostre decisioni.
Definire quindi Agenda 21 locale come un “Piano ambientale” appare fortemente riduttivo perché nella
realtà essa integra aspetti legati sia allo sviluppo economico sia al miglioramento della qualità della
vita e dell’ambiente. L’Agenda 21 locale consiste piuttosto in un”percorso”, che rappresenta
l’integrazione dei principi generali di gestione ambientale con un processo decisionale partecipato,
attraverso il quale un ente pubblico definisce politiche settoriali e relativi piani d’azione per perseguire
la sostenibilità a livello locale.
Un processo di Agenda 21 locale si articola essenzialmente nelle seguenti fasi si attività:
- Consultazione pubblica;
- Stesura di un Piano d’Azione;
- Controllo e azioni correttive.
In accordo con i principi di Agenda 21 locale, il processo per la definizione e la messa in opera di un
Piano di gestione dei rifiuti sostenibile deve essere partecipato. Gli attori locali, “i portatori d’ interessi”,
sono chiamati alla piena collaborazione sia in fase di definizione delle politiche, sia in fase di messa in
opera. Attraverso una sistematica attività di consultazione pubblica si può ottenere:
- una più chiara identificazione dei problemi ambientali e delle relative cause;
- una visione condivisa del modello di sviluppo più idoneo per la comunità;
- una verifica delle alternative;
- una sorta di “monitoraggio sociale” per la valutazione degli effetti del Piano;
- un quadro di principi e metodologie di azione che agevola il decisore pubblico nelle scelte relative
ai problemi settoriali (mobilità, urbanistica, organizzazione e gestione del personale, gestione dei
fornitori, ambiente, ecc.)
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Il Piano d’Azione indica le modalità operative necessarie a raggiungere determinati obiettivi di
sostenibilità (es. quantità di raccolta differenziata, di qualità del conferimento, di efficienza tecnologica,
di protezione ambientale, ecc.). Predisporre un Piano d’Azione in un processo di Agenda 21 locale
significa indicare:
- le opere e gli interventi da realizzare;
- i regolamenti e le norme da definire;
- gli strumenti economici da adottare (incentivi, sussidi, detassazioni, ecc.);
- l’attività di comunicazione.
Contestualmente al Piano d’Azione locale sono identificati gli “indicatori di sostenibilità”, che danno
conto, in modo sintetico e diretto, del raggiungimento degli obiettivi stabiliti.
Il monitoraggio dei risultati è essenziale per l’esito positivo del Piano rispetto agli obiettivi individuati.
Il Forum permanente per l’attuazione del Piano provinciale dei rifiuti in Provincia di Savona
La Provincia di Savona, dopo aver aderito alla Carta di Aalborg e al Coordinamento delle Città
Sostenibili, ha deciso di iniziare il proprio percorso di Agenda 21 locale proprio partendo dal Piano
provinciale di gestione dei rifiuti, in particolare per far conoscere in modo approfondito gli obiettivi del
Piano e giungere ad una condivisione delle forme di attuazione con la comunità e gli attori operanti nel
territorio, ritenendo che senza la partecipazione dei cittadini non si può pensare di riuscire a incidere in
modo significativo sulle pratiche che interessano la riduzione a monte dei rifiuti o la raccolta
differenziata.
Nel mese di maggio 2003 è stato istituito il Forum Permanente per l’attuazione del Piano provinciale di
gestione dei rifiuti, che ha svolto la propria attività attraverso l’articolazione in tre Forum tematici, che
si sono occupati rispettivamente di educazione ambientale e formazione, di riduzione, raccolta
differenziata e riciclo, nonché di trattamento finale della frazione indifferenziata. I Forum tematici
hanno lavorato per tutto l’anno 2004, con una partecipazione limitata, a fronte dei circa 250 attori che
erano stati invitati a partecipare, evidenziando comunque spunti interessanti di lavoro, che sono stati
inseriti in alcuni Piani d’Azione, che la Provincia ha intenzione di realizzare compatibilmente con le
risorse finanziarie disponibili, anche ricorrendo a finanziamenti esterni. E’ mancata in particolare la
partecipazione degli operatori economici e commerciali, il cui apporto è fondamentale per la
realizzazione degli obiettivi di riduzione dei rifiuti alla fonte. Si dovranno pertanto studiare nuovi
percorsi per recuperare una presenza ritenuta strategica ai fini dell’attuazione del Piano.
Gli esiti delle discussioni avvenute nel corso dei Forum tematici hanno costituito riferimento per
l’elaborazione delle linee guida della rivisitazione del Piano provinciale di gestione dei rifiuti. Il Forum
rifiuti proseguirà nella propria attività, svolgendo incontri e Conferenze tematiche, per diffondere e
stimolare la discussione in merito alla rivisitazione del Piano provinciale di gestione dei rifiuti e
giungere alla definizione di nuovi progetti mirati alla realizzazione degli obiettivi che la stessa si
prefigge.
Risultati dell’inchiesta sul tema della gestione sostenibile dei rifiuti realizzata da parte
dell’Assessorato all’Educazione Ambientale
Il sondaggio statistico sulla gestione sostenibile dei rifiuti condotto dall’Assessorato all’Educazione
Ambientale presso le scuole e le famiglie costituisce sicuramente un primo importante passo per
instaurare un dialogo con i cittadini e renderli protagonisti attivi nella produzione dei rifiuti. Ci si può
infatti ritenere soddisfatti del campione ottenuto, costituito da 11.936 interviste, corrispondente al 4,4%
circa del numero di abitanti la Provincia di Savona (dato rilevato dal sito della Provincia e pari a
272.501). Questa percentuale può definirsi ottima e quindi il campione è del tutto rappresentativo della
realtà oggetto di studio.
Il sondaggio statistico ha avuto una duplice valenza:
ha permesso di coinvolgere i cittadini e sensibilizzarli riguardo il tema della raccolta differenziata;
ha consentito alla Provincia di ottenere dati attendibili riguardo alle abitudini delle famiglie, alle
metodologie di raccolta dei rifiuti e alle eventuali problematiche, logistiche e informative, che possono
in qualche modo influenzare il risultato finale di una giusta raccolta differenziata.
In quest’ottica il sondaggio diventa un valido strumento per tarare future strategie comunicative sul
territorio e indirizzare l’implementazione di interventi e azioni, come momenti di comunicazione e di
informazione che potrebbero ritenersi opportuni, allo scopo di consolidare metodologie ormai in uso o
dare nuovi input per l’adeguamento del territorio a una realtà in continua evoluzione.
L’iniziativa fa parte di un più ampio progetto di educazione ambientale, diventando quindi una
prerogativa della Provincia, che desidera servire sempre meglio le città e il territorio, non solo in
termini di collettività, ma raggiungendo il singolo abitante.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Dall’analisi dei questionari emerge un dato estremamente importante, forse l’elemento chiave per il
futuro di azioni comunicative e attività di sensibilizzazione: l’approccio dei cittadini aperto e positivo nei
confronti dell’argomento rifiuti e soprattutto rispetto alla raccolta differenziata.
Infatti alla domanda “Che significato ha per lei la raccolta differenziata?” ben il 65,2 % del campione
ha risposto “Un importante recupero di materiali, un risparmio di risorse” ed una altro 34,4 % ha
risposto “Un modo civile di contribuire allo sviluppo sostenibile”. Solo una percentuale del 4,4 %
giudica la raccolta differenziata “Un’attività troppo impegnativa per il tempo e gli spazi” ed un altro 1,8
% “Una perdita di tempo”.
Quanto alla domanda “Quali dei seguenti rifiuti vengono raccolti dalla sua famiglia in modo
differenziato e con quale frequenza?” si può notare un differente comportamento nei confronti della
carta, del vetro, delle lattine e della plastica, rispetto alle medicine scadute e alle pile scariche. Mentre
i primi presentano un andamento simile (come si vede dall’analisi della figura seguente), con poche
persone che non li raccolgono mai in maniera differenziata e con percentuali che crescono, per le
medicine e le pile, entrambi rifiuti pericolosi prodotti non quotidianamente, si notano percentuali
preoccupanti circa chi non li raccoglie mai in maniera differenziata (rispettivamente il 26,5% per le pile
e addirittura il 31,2% per le medicine). Per le medicine, in particolare, quanti non le raccolgono
rappresentano ben il 52,9% dei casi. Anche per le pile tale percentuale è alta e raggiunge il 50,2%.
Fig. 1 - Risposte al questionario sulla raccolta differenziata alla domanda “Quali dei seguenti rifiuti
vengono raccolti dalla sua famiglia in modo differenziato e con quale frequenza?”
40
35
30
25
carta
20
vetro e lattine
15
plastica
medicine
10
pile
5
0
mai
qualche volta
spesso
sempre
Per tutti i rifiuti conferibili al servizio di raccolta differenziata, ma in special modo per i pericolosi (per le
pile si tocca il 64,3%), la principale causa della mancata raccolta è riconducibile a problemi legati ai
contenitori stradali, perché sono troppo lontani o insufficienti (talora addirittura assenti).
Si evince quindi immediatamente l’esigenza dei cittadini di ricevere maggiori informazioni, riguardo
alla raccolta dei rifiuti, alle isole ecologiche, al compostaggio domestico, ai sistemi di smaltimento dei
rifiuti presenti sul territorio e alla ricaduta ambientale dei comportamenti.
Un terzo circa degli intervistati ammette di sentirsi insufficientemente informato su questi temi così
importanti.
Nonostante, infatti, i dati reali di raccolta differenziata in Provincia di Savona non siano entusiasmanti,
spicca comunque una notevole disponibilità degli intervistati a partecipare alla raccolta differenziata e
a ricevere maggiori informazioni sulle tematiche in oggetto.
Le principali cause della mancata partecipazione alla raccolta differenziata emerse dall’analisi delle
risposte al questionario sono quindi due:
- carenza informativa da parte delle amministrazioni locali;
- sistema di raccolta, con contenitori stradali, giudicato non soddisfacente per la scomodità dello
stesso e per la carenza dei punti di raccolta.
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Provincia di Savona
1.4
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
La necessità di revisione e aggiornamento del Piano vigente
Si potrebbe dire che il Piano, oggi di diritto ancora vigente almeno sulla base della Deliberazione
Giunta Provinciale n. 96 del 20 luglio 2004, doveva essere rivisto ed aggiornato a seguito degli effetti
della sentenza del T.A.R. della Liguria, n. 1017 del 22 giugno 2004.
Si potrebbe anche affermare che lo stesso Piano necessitava di adeguamenti a seguito delle
sollecitazioni poste dalla Regione Liguria e della evoluzione normativa più recente. Tali motivazioni
potevano già costituire un valido supporto ad un’azione di revisione del Piano e ad una sua
attualizzazione. Sarebbero tuttavia motivazioni solo formali, necessarie forse nel metodo, ma non
sufficienti nel merito.
In realtà il processo di revisione cui il Piano è stato sottoposto scaturisce da una serie di elementi di
vario ordine, emersi precedentemente alla decisione operativa che ha portato a tale azione; sono
elementi di ordine politico, di ordine culturale e sociale, di ordine tecnico, di ordine economico, i quali
possono essere sinteticamente riassunti come segue.
Elementi di ordine politico: sono essenzialmente quelli contenuti nel documento programmatico che ha
portato all’affermazione, in sede di consultazione elettorale, dell’attuale maggioranza in Consiglio
Provinciale e della Giunta guidata dall’attuale Presidente. Le forze politiche che lo hanno concepito e
redatto vi hanno rimarcato la necessità di una maggiore attenzione alle problematiche ambientali ed in
particolare, per quanto attiene al ciclo dei rifiuti, al “riassetto e al rafforzamento dei servizi di raccolta
differenziata”, mediante “altre e più innovative tecniche di raccolta domiciliare”, “superando il tetto del
35% previsto dal Ronchi e dal Piano e tendendo verso il 50%”. Ed inoltre, per quanto attiene allo
smaltimento finale, è stata affermata la necessità di una “verifica che consenta di optare per la
soluzione tecnologicamente più sostenibile per l’ambiente e più compatibile con un livello molto alto di
raccolta differenziata”.
Elementi di ordine tecnico: un’analisi critica del Piano vigente ha portato ad alcune considerazioni che
possono essere così riassunte:
- il Piano vigente era sostanzialmente basato sulla soluzione che poneva il termovalorizzatore come
strumento finale per chiudere il ciclo dei rifiuti;
- si è ritenuto che fossero stati sottostimati gli impatti conseguenti a di tale soluzione, sia
sull’ambiente sia sulle persone (sono peraltro subito emerse difficoltà di reperimento di un sito
idoneo e condiviso dalle comunità locali, sul quale realizzare l’impianto);
- si è evidenziata la eccessiva limitatezza degli obiettivi di raccolta differenziata, confinati all’interno
di un modesto 35%, unitamente alla indeterminatezza delle tecniche di applicazione della raccolta
differenziata. stessa; da cui, inoltre, bassi livelli di riciclaggio e riutilizzo a vario titolo del “materiali
post-consumo”;
- sono stati, infine, scarsamente considerati i possibili effetti occupazionali che tecniche alternative
all’incenerimento possono indurre nelle comunità locali.
Elementi di ordine sociale e culturale: si sono progressivamente evidenziati a vario titolo e sono
riassumibili nei seguenti:
- decisa opposizione delle popolazioni presenti nei siti ritenuti idonei ad ospitare il
termovalorizzatore a consentirne la realizzazione;
- parallela opposizione delle Amministrazioni Comunali sul cui territorio ricadevano i siti;
- marcati pronunciamenti di apprezzamento della raccolta differenziata spinta da parte di
associazioni diverse e delle sessioni di lavoro del Forum Rifiuti, nello spirito di Agenda 21 Locale;
- costante aumento nella cittadinanza di una cultura dell’ambiente e del recupero di ricchezza dai
rifiuti e parallela richiesta di condizioni di miglior vivibilità e di decoro urbano;
- deciso pronunciamento in tal senso emerso a seguito di una vasta inchiesta realizzata nelle
scuole e nelle famiglie da parte dell’Assessorato all’Educazione Ambientale;
- innumerevoli e sempre più diffuse esperienze di raccolta differenziata. spinta realizzate con
successo in Italia ed all’estero.
Elementi di ordine economico: particolarmente importanti sono apparsi subito gli elementi di ordine
economico; come peraltro appare dai quadri sinottici contenuti nella documentazione del nuovo Piano,
i costi che la collettività avrebbe dovuto sostenere per l’attuazione di un Piano così come inizialmente
concepito, sarebbero stati di gran lunga superiori a quelli necessari ad un Piano che, oltre ad una
raccolta differenziata spinta, prevede invece tecniche di smaltimento finali diverse da quella
dell’incenerimento.
La deliberazione della Giunta Provinciale n° 99 del 27 luglio 2004 ha fatto propri tutti gli elementi
suddetti e, seppur non esplicitandoli nel dettaglio, ha rimarcato l’esigenza di una visione rinnovata del
problema dei rifiuti urbani ed ha dato mandato all’Assessore competente di procedere ad una
“rivisitazione” del Piano a quel momento vigente, mediante la verifica della possibilità e della
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
convenienza di strade alternative, rispettose dell’ambiente e della salute delle popolazioni e foriere di
creazione di nuova ricchezza e di nuove occasioni di lavoro.
In tal senso si è pertanto operato; è stato assunto un nuovo approccio metodologico, sono state
realizzate in via preliminare alcune analisi merceologiche sui rifiuti in Provincia di Savona, si sono
considerati nel dettaglio i quantitativi dei rifiuti prodotti, per se stessi ed in relazione alle caratteristiche
del territorio e della distribuzione delle comunità locali. Si è verificata l‘ammissibilità delle diverse
possibili tecniche da adottare nel ciclo, senza escluderne pregiudizialmente nessuna, con le quantità
di rifiuti, con le situazioni ambientali, con le esigenze di differenziazione di riciclaggio, con la
convenienza economica, con la sostenibilità ambientale.
Ma soprattutto, si è proceduto con l’elaborazione di un Piano adatto alle caratteristiche peculiari della
Provincia di Savona, conseguente alle sue caratteristiche ed alle sue esigenze; non ad una
imposizione alla Comunità di un modello precostituito di Piano.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
2 LO STATO DI FATTO IN PROVINCIA DI SAVONA
2.1
Studio degli aspetti conoscitivi del territorio provinciale
Il territorio della Provincia di Savona è, come più in generale tutto il territorio regionale, stretto tra il
Mar Ligure e le montagne (l’ultimo lembo delle Alpi che continua poi con l’Appennino). Le Province di
Savona e Imperia sono le più boscate d’Italia.
Il particolare contesto geomorfologico e la conseguente organizzazione degli spazi in Liguria hanno da
sempre influito non solo sulle attività economiche e umane dei suoi abitanti, ma anche sul loro
carattere, notoriamente schivo e riservato.
Queste caratteristiche culturali hanno indotto uno sviluppo urbano sostanzialmente diviso tra città
costiere e paesi pedemontani e montani. Le prime, le città costiere, sono quelle più grandi e
“sviluppate” ovvero con tutti i servizi e le opportunità occupazionali. I Paesi dell’entroterra, invece,
vivono in molti casi ancora di attività tradizionali legate al bosco e al territorio, e, solo negli ultimi anni,
si è sviluppata una forma di turismo sostenibile che aiuta a integrare i redditi agricoli. In linea di
massima, le vallate interne continuano a vertere sulle città costiere, soprattutto dal punto di vista
occupazionale.
La Provincia di Savona, che conta circa 270 mila abitanti, è suddivisa in un notevole numero di
Comuni, 69, dei quali, però, solo 8 superano le 10 mila unità. Molti Comuni, 12, hanno meno di 500
abitanti.
I sistemi di raccolta dei rifiuti, così come, ad esempio, i trasporti, sono stati fortemente influenzati dalle
peculiarità territoriali. I Comuni più piccoli, non potendo sostenere economicamente le gestione di
molti servizi, si sono associati, per estendere le stesse gestioni all’intera vallata di cui fanno parte.
Così è successo, nello specifico, per la gestione dei rifiuti.
La Provincia di Savona nella propria “Relazione previsionale e programmatica 2005/2007” ha svolto
un’analisi sulle caratteristiche strutturali e sulle performance verificatesi nel sistema produttivo locale,
effettuata sulla base dei dati di fonte Movimprese di cui si riportano di seguito alcuni stralci.
In primo luogo le entità numeriche: a dicembre 2005 si contavano 28.176 imprese attive, con una
variazione percentuale dello 0,3% rispetto al 2004 e l’evidenza di un tasso di crescita dello 0,4%. Le
imprese individuali rappresentano il 69,2% della totalità delle imprese attive e quelle artigiane
rappresentano il 32,4%. La variazione percentuale positiva risulta leggerment einferiore alla media
nazionale (+1,3%) e a quella ligure (+0,8)).
Tali incrementi sembrano confermare ancora la presenza di un processo di atomizzazione, diffuso,
peraltro, su tutto il territorio nazionale, processo che può assumere una valenza negativa solo nel
momento in cui la frantumazione delle aziende assume un carattere di debolezza nei confronti, ad
esempio, dei comparti in cui opera, nei mercati, nell’utilizzo dell’innovazione tecnologica, ecc…
La distribuzione del numero delle aziende per comparto registra il 25,98% da aziende operanti nel
commercio all’ingrosso ed ad dettaglio, il 18,3% nelle costruzioni e il 16, % nell’agricoltura; seguono,
poi, per il 10,43%, gli alberghi e ristoranti, per il 9,01%, le attività manifatturiere. In termini strutturali
l’incidenza percentuale del numero delle aziende operanti nel commercio risulta inferiore alla media
ligure che si attesta al 30,21% ed a quella nazionale 27,94%, mentre l’incidenza percentuale delle
aziende operanti nelle costruzioni risulta più elevata per Savona rispetto alla media ligure (16,29%) ed
a quella nazionale (13,73%). L’incidenza delle aziende agricole sul totale risulta maggiore per Savona
rispetto alla Liguria (10,84%) ed inferiore rispetto alla media ligure (19,01%). Infine, per quanto
riguarda le attività manifatturiere l’incidenza risulta inferiore sia alla media ligure (10,10%) sia a quella
nazionale (12,71%). In sintesi la struttura delle aziende per comparto evidenzia una analogia con
quella ligure e nazionale, più in generale, anche se sembra possibile evidenziare una maggiore
incidenza per le aziende che operano nelle costruzioni.
Fra il 2003 ed il 2004 è aumentato il numero delle aziende operanti negli altri servizi pubblici , sociali e
personali (+1,73%), valore inferiore a quanto si verifica a livello regionale (–2,43%) ed a livello
nazionale (–3,56%), nelle costruzioni (+5,6%), valore superiore a quanto si verifica a livello ligure (–
5,37%) ed a quello nazionale (–4,35%) e nelle attività immobiliari, noleggio ed informatica (+2,7%). Si
evidenzia, inoltre, come il comparto della sanità e degli altri servizi sociali risulti in crescita in Liguria e,
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
più in generale, in Italia, mentre a livello locale non si assista ad alcun incremento del numero delle
aziende.
2
Agricoltura. Secondo i dati elaborati da Infocamere nel corso del 2005 operavano in Provincia di
Savona 4.472 imprese agricole (pari al 30,8% delle imprese agricole regionali) di cui 126 artigiane,
3
pari al 15,87% delle imprese attive, e che occupavano 5.000 soggetti per un’incidenza sul totale
dell’occupazione pari a 2,8%. In termini di produzione agricola (pari al 28,6% della produzione
regionale) la stessa risulta distribuita in questi termini percentuali: il 78% coltivazioni erbacee; l’8%
coltivazioni legnose; l’8% prodotti zootecnici. Fra il 2002 ed il 2003 (ultimi dati disponibili) si assiste ad
un aumento delle coltivazioni erbacee (+1,5%), una diminuzione di quelle legnose (-23,2%) ed un
aumento dei prodotti zootecnici (+6,1%). Inoltre fra il 2004 ed il 2003 diminuisce la produzione di
piante da fiori (-3,69%) ed aumenta quella di piante intere da vaso (+34,46%).
Industria. Nel corso del 2005 operavano in Provincia di Savona 2.506 imprese industriali attive (pari
all’8,89% del totale delle imprese provinciali e al 18,2% delle imprese industriali regionali) di cui 2138
imprese artigiane. Gli occupati sono circa 11.000, pari al 10,4% degli occupati totali. Fra il 2003 ed il
2004 si assiste ad una diminuzione delle imprese industriali attive (-0,5%), valore in linea con la media
provinciale (–0,63%). Le aziende manifatturiere si distribuiscono principalmente per il 27,07% nelle
industrie alimentari e delle bevande, per il 17,68% nella fabbricazione e lavorazione di prodotti in
metallo e per l’8,66% nell’industria del legno.
Edilizia. Il numero delle imprese attive in Provincia a dicembre 2005 è pari a 5.169 unità (pari al
18,34% delle imprese attive in Provincia e al 21,8% delle imprese edili liguri) di cui 4.150 sono le
imprese artigiane. Fra il 2003 ed il 2004 il numero delle imprese edili attive aumenta del +5,6% (valore
superiore agli incrementi registrati nella media regionale 5,53%) e quello degli operai attivi del
+6,04%.
Artigianato. Le imprese artigiane attive in Provincia di Savona sono pari a 9.227 unità (pari al 32,9%
delle imprese operanti sul territorio provinciale ed al 20,4% delle imprese artigiane liguri). Fra il 2003
ed il 2004 le imprese attive aumentano dell’1,8%, valore superiore alla media regionale che si attesta
sull’ 1,99%. A fronte di un tasso di natalità del 10% , il tasso di mortalità è dell’ 8% con un tasso di
sviluppo pari al 2,1%, in linea con la media regionale. La struttura delle imprese artigiane rileva
un’elevata concentrazione nelle costruzioni (il 47% della totalità delle imprese artigiane, peraltro in
aumento fra il 2004 ed il 2005 del +5,4%) e nelle attività manifatturiere (23%, che fanno rilevare fra il
2004 ed il 2005 una lieve contrazione dello 0,8%), in cui prevalgono le industrie alimentari e quelle
della produzione e fabbricazione di prodotti in metallo.
Trasporti: Il numero delle imprese operanti nel comparto è pari a 914 unità di cui 696 imprese
operanti nel trasporto di merci su strada. Per quanto riguarda il movimento di merci del porto di
Savona-Vado i dati evidenziano un incremento del traffico totale (+12,5%) imputabile sia ad un
aumento delle merci sbarcate (+6,80%) che di quelle importate (+11,56%). Circa il movimento di
container in TEU le performance rilevate fra il 2004 ed il 2005 evidenziano un incremento del +162%
di cui 70,87% sbarco e 44,49% imbarco. Il movimento passeggeri risulta in diminuzione per quello dei
traghetti +3,5%) ed in aumento per quello delle crociere +19,4%). In calo il movimento nell’aeroporto
di Villanova d’Albenga che fa registrare un –4,76% per gli arrivi e –11,68% per le partenze (tab5).
Credito. Gli impieghi in Provincia di Savona nel corso del 2005 sono stati pari a 3.356,05 milioni di
euro (che rappresentano il 16,75% degli impieghi regionali), i depositi pari a 2.585,27 milioni di euro
(pari al 14,6% dei depositi regionali).
Commercio. Le imprese operanti nel commercio sono pari a 5.081 unità, cioè il 18% delle imprese
attive ed il 17,4% delle imprese del commercio regionali.
Turismo. Nel 2005 erano presenti sul territorio 716 strutture ricettive alberghiere di cui 97 residenze
turistiche alberghiere per un totale complessivo di 30.639 posti letto disponibili. Rispetto all’entità
dell’offerta rilevata nel 2003 si assiste ad una diminuzione del numero delle strutture (-2,8%) ed ad
una correlata contrazione del numero dei posti letto (-2,1%). Nel panorama ligure la Provincia di
Savona continua a concentrare ben il 44,42% dell’offerta ricettiva alberghiera ligure ed il 42,91% dei
posti letto disponibili. La distribuzione delle strutture alberghiere per stelle evidenzia come la maggior
parte delle stesse sia concentrata nelle categoria delle 2 e 3 stelle (64% del totale), mentre continuano
a mancare in Provincia di Savona strutture a 5 stelle. Al 2005 i dati di fonte Infocamere rilevano la
2
3
Unioncamere liguri “2004. Rapporto Liguria. Analisi socio economica dell’economia ligure.”
Fonte: Istat
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
presenza di 96 strutture extralberghiere di cui 5 ostelli per la gioventù, 64 campeggi, 3 villaggi turistici,
56 alloggi agroturistici.
I dati sui movimenti turistici elaborati dalla Regione Liguria registrano, per la Provincia di Savona nel
corso del 2005 un numero di presenze turistiche pari a 4.227.493 unità ed un numero di arrivi pari a
840.136 con una permanenza media complessiva di 5,5 giorni. Rispetto al 2004 si rileva una
diminuzione dei flussi turistici: –5,1% per le presenze e –2,7% per gli arrivi. La contrazione delle
presenze turistiche ha interessato tutta la Liguria ad eccezione della Provincia di Genova in cui ha
svolto un ruolo determinata il mix dei fattori di attrazione turistica. La diminuzione dei flussi turistici, in
termini di presenze, ha coinvolto entrambe le tipologie della domanda: gli italiani ,con un –3,7%, e gli
stranieri, con un –10,7%; anche il numero degli arrivi si contrae per le due componenti della domanda
(-0,9% per gli italiani e –8,2% per gli stranieri) (graf. 17, 18, 19, 20).
In termini di nazionalità gli stranieri che optano per strutture ricettive savonesi sono principalmente
tedeschi (36,63%) e svizzeri (16,92%) con una permanenza media di 4,2 giorni. Le variazioni
percentuali hanno evidenziato una contrazione complessiva del –13,03%. Anche il turismo dell’est
europeo con le sue 51.823 presenze turistiche (il 5,71% del totale stranieri) subisce una diminuzione
del –1,66% fra il 2003 ed il 2004.
La diminuzione della capacità attrattiva di flussi turistici e di mantenimento degli stessi nell’area non
può, ovviamente, essere esclusivamente correlata alle caratteristiche delle strutture e del panorama di
offerta di prodotti turistici, a meno di modificazioni, nel corso del tempo, dei fattori economico, sociali,
individuali, collettivi, ecc. .che generalmente condizionano la scelta di fare vacanza. L’osservazione
dei dati di lungo periodo ci consente, però, di evidenziare come la diminuzione dei flussi turistici abbia
interessato progressivamente e in misura sempre maggiore il nostro territorio, a partire dal 1999.
L’osservazione delle presenze turistiche mensili consente di evidenziare come il prodotto turistico
prevalente continui ad essere quello balneare con una concentrazione delle presenze nel periodo
giugno-agosto (il 53,1% delle presenze turistiche complessive). L’allungamento della stagione
turistica, attraverso l’offerta di turismi alternativi al balneare, la differenziazione e la diversificazione
della gamma dei prodotti, elementi, questi, di grande dibattito a livello locale e nazionale, non
sembrerebbe essersi attuata pienamente.
Nelle figure successive si può analizzare l’andamento del turismo.
Fig. 2. – Presenze di turisti italiani in Provincia di Savona dal 1994 al 2004.
Turisti italiani - Presenze
1.600.000
1994
1995
1.400.000
1996
1.200.000
1997
1998
1.000.000
1999
800.000
2000
2001
600.000
2002
400.000
2003
2004
200.000
0
gennaio
febbraio
marzo
aprile
maggio
giugno
luglio
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agosto
settembre
ottobre
novembre
dicembre
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Fig. 3 – Presenze di turisti stranieri in Provincia di Savona dal 1994 al 2004.
Turisti stranieri - Presenze
400.000
1994
350.000
1995
300.000
1996
1997
250.000
1998
200.000
1999
2000
150.000
2001
2002
100.000
2003
50.000
2004
0
gennaio
febbraio
marzo
aprile
maggio
giugno
luglio
agosto
settembre
ottobre
novembre
dicembre
Fonte: Elaborazione Ufficio Statistica su dati Ufficio Turismo
2.2
Situazione della produzione di Rifiuti Urbani e Assimilati nel territorio
provinciale
Dall’analisi dei risultati della Tabella 1 emerge che la Provincia di Savona presenta una produzione di
rifiuti più alta di quella media regionale e significativamente più alta di quella media nazionale. Per
giustificare la maggiore intercettazione procapite rispetto agli abitanti residenti bisogna tenere conto
del consistente flusso di rifiuti originato a causa della elevata presenza di turisti ma, considerando che
le presenze di turisti sono in calo secondo quanto rilevato nei grafici del paragrafo precedente, tale
flusso di RU dovrebbe essere calato negli ultimi anni mentre si registra un continuo aumento della
produzione di rifiuti.
Tab. 2 – Evoluzione della gestione dei rifiuti urbani e della raccolta differenziata dal 1999 al 2005 in
Provincia di Savona
ANNO
Popolaz.
TOTALE
t/a
Rifiuti Indifferenziati
kg/ab.anno
t/a
kg/ab.anno
Raccolta Differenziata
t/a
kg/ab.anno
RD
%
1999
279.761
173.363
620
157.955
565
15.408
55
8,9%
2000
279.706
186.929
668
167.752
599
19.177
69
10,3%
2001
279.147
181.114
649
158.874
569
22.240
80
12,3%
2002
278.588
183.533
659
161.208
579
22.325
80
12,2%
2003
278.031
189.141
680
158.387
569
30.754
111
16,3%
2004
277.475
191.943
692
159.889
576
32.054
116
16,7%
2005
282.558
192.874
683
161.879
573
30.994
110
16,1%
La Tab. 3 la produzione procapite totale di rifiuti urbani nei Comuni della Provincia di Savona. Si può
notare che tutti i Comuni che sono soggetti ad un elevato flusso turistico sono anche quelli che
presentano i livelli di intercettazione più elevati (con il livello massimo rappresentato dal Comune di
Laigueglia con ben 1189 kg/ab.anno di rifiuti urbani) mentre i Comuni della zona montana presentano
livelli molto più bassi della media provinciale con la punta minima nel Comune di Massimino che
intercetta solo 198 kg/ab.anno di rifiuti.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Tab. 3 – Livelli di intercettazione procapite di rifiuti urbani per gli abitanti residenti nel 2005.
COMUNE
LAIGUEGLIA
ANDORA
SPOTORNO
CERIALE
ALASSIO
BORGIO VEREZZI
PIETRA LIGURE
FINALE LIGURE
BORGHETTO S.S.
LOANO
BERGEGGI
CELLE LIGURE
CISANO S.N.
SASSELLO
ALBENGA
VADO LIGURE
NOLI
VILLANOVA D'ALBENGA
VARAZZE
ALBISSOLA MARINA
BARDINETO
ALBISOLA SUPERIORE
STELLA
SAVONA
GARLENDA
PONTINVREA
TOIRANO
URBE
CAIRO MONTENOTTE
CARCARE
MIOGLIA
ORCO FEGLINO
DEGO
CASANOVA LERRONE
CALIZZANO
Prod. RU procapite
[kg/ab.a]
COMUNE
487,43
QUILIANO
BOISSANO
CALICE LIGURE
ROCCAVIGNALE
ALTARE
VEZZI PORTIO
OSIGLIA
MILLESIMO
TESTICO
CASTELBIANCO
GIUSTENICE
MAGLIOLO
ZUCCARELLO
PIANA CRIXIA
BALESTRINO
PALLARE
CENGIO
ORTOVERO
MALLARE
GIUSVALLA
TOVO SAN GIACOMO
ERLI
CASTELVECCHIO
ARNASCO
COSSERIA
NASINO
STELLANELLO
ONZO
BORMIDA
MURIALDO
VENDONE
RIALTO
PLODIO
MASSIMINO
482,28
MEDIA TOTALE
1.188,81
1.110,89
1.076,17
982,87
957,37
874,44
871,90
865,18
856,74
852,64
827,83
790,47
781,24
780,76
768,88
748,09
739,66
728,56
726,33
645,13
619,54
594,72
594,61
582,70
581,74
581,42
557,11
534,65
534,38
505,88
498,38
493,61
489,03
Prod. RU
pro-capite
[kg/ab.a]
474,97
467,62
467,46
466,27
465,64
452,53
444,99
444,50
439,19
436,51
434,28
426,05
417,69
416,20
411,69
402,74
401,84
398,94
396,64
392,00
388,71
382,68
381,87
374,31
373,58
362,52
361,10
352,95
345,29
344,39
338,93
312,23
282,05
198,40
682,6
Per analizzare le ragioni che hanno condotto la Provincia di Savona ad aumentare l’intercettazione
complessiva di rifiuti urbani ed assimilati è necessario anzitutto chiarire che quando si parla di Rifiuti
Urbani non si intendono i soli rifiuti domestici, ma tutti quei rifiuti che vengono raccolti dai servizi
comunali o consortili. Questi rifiuti sono in realtà sempre più una miscela eterogenea di materiali che
provengono principalmente da flussi ben distinti:
•
"rifiuti domestici" costituiti dagli scarti delle abitazioni;
•
"rifiuti assimilati" prodotti da attività del commercio (negozi, bar, alberghi, ecc.), dei servizi (uffici
ecc.) e del settore artigianale di minore dimensione che sono sottoposti a tariffazione del servizio;
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Provincia di Savona
•
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
rifiuti speciali derivanti da attività artigianali e produttive che potrebbero essere stati conferiti
impropriamente poiché sono, a tutti gli effetti, rifiuti speciali di origine industriale e quindi non
assoggettabili a tariffazione.
La maggiore o minore presenza degli ultimi due flussi influenza in modo consistente la maggiore o
minore produzione di rifiuti procapite. Esistono però delle cospicue differenze (+/- 50 %) delle
produzioni procapite in contesti urbani che presentano analoghe percentuali di presenza delle utenze
non domestiche e criteri di assimilazioni assolutamente sovrapponibili. Senza voler approfondire
4
troppo l’argomento in questo contesto si può segnalare che la maggiore intercettazione di rifiuti
urbani (ed in particolare dei rifiuti speciali assimilati e non assimilati) risulta molto evidente nei contesti
che sono caratterizzati dalla massiccia adozione di cassonetti molto grandi, a causa della maggiore
difficoltà ad operare un controllo dei conferimenti impropri. Con il passaggio ai cassonetti grandi non è
più possibile sfruttare il controllo che prima veniva operato dalle utenze domestiche che, avendo un
cassonetto più piccolo davanti a casa, segnalavano i problemi derivanti da un uso improprio del
contenitore da parte delle utenze produttive. In effetti la difficoltà nell’individuare punti idonei al
posizionamento di contenitori fissi di grandi dimensioni costringe le aziende a posizionare due o più
cassonetti in un unico punto, che quindi servono numerose utenze, e se qualcuno trova il contenitore
pieno lascia semplicemente i rifiuti all’esterno. Il gestore che effettua la raccolta, dopo alcune volte che
rinviene i rifiuti all’esterno, provvede a posizionare ulteriori cassonetti per limitare i costi derivanti
dall’invio frequente di squadre per ripulire. Mettendo altri cassonetti viene ulteriormente favorito il
conferimento dei rifiuti di origine non domestica. Si crea quindi un circolo vizioso (vedi fig. successiva)
poiché le utenze produttive, che pagano la tassa o la tariffa raccolta rifiuti solo per gli scarti non
generati dal processo produttivo, quando possono usufruire di un grande cassonetto davanti
all’azienda smaltiscono abitualmente anche i propri rifiuti speciali non assimilati.
Si crea quindi il rischio di veder aumentare la quota di rifiuto “indistinto” che necessita di smaltimento
finale poiché i rifiuti speciali industriali ed artigianali, spesso monospecifici e dunque altrimenti
facilmente recuperabili tramite circuiti di raccolta dedicati, una volta conferiti nel circuito di raccolta
ordinario del rifiuto urbano risultano difficilmente valorizzabili. In questi casi, per gestire tali
problematiche, si dovrebbe almeno cercare di veicolare questi flussi verso il circuito della raccolta
differenziata. Le azioni che vengono usualmente adottate per limitare gli effetti negativi del
conferimento improprio di rifiuti non assimilati sono legate ad una massiccia assimilazione dei rifiuti
generati dalle attività produttive per cercare di introitare, attraverso una tariffazione delle superfici
dedicate all’immagazzinamento ed alla produzione delle merci, i fondi necessari a svolgere il servizio
anche per queste utenze.
In Provincia di Savona la precedente crescita dei quantitativi intercettati (registrata fino al 2005) può
essere quindi ricondotta alla precedente diffusione di cassonetti stradali di grandi dimensione per la
raccolta dell’indifferenziato. L’attuale stabilizzazione dei quantitativi intercettati può essere giustificato
dalla manacata ulteriore trasformazione dei sistemi di raccolta in attesa dell’approvazione del nuovo
Piano provinciale.
Il dato complessivo provinciale di produzione di rifiuti urbani del 2005 ammonta a 192.874 tonnellate di
rifiuti urbani. Ciò significa che ogni abitante produce in media 683 kg complessivi di rifiuti urbani
all’anno. Di questi, sempre nel 2005, solo 16,1 % è stato raccolto in modo differenziato e quindi
avviato a recupero-riciclo, mentre il 83,9 % è stato avviato a smaltimento. Se si confronto il dato della
raccolta differenziata con quello del 2004 (16,7 %) si può rilevare un preoccupante calo che produce
un inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti che avevano sempre fatto rilevare un seppur
minimo aumento delle percentuali di raccolta differenziata.
4
Per un approfondimento si rimanda alla relazione pubblicata negli atti RICICLA 2001 “Analisi dei fattori che
influenzano la maggiore intercettazione di rifiuti urbani ed individuazione delle strategie di contenimento della
produzione di rifiuti” di Attilio Tornavacca e Mario Santi.
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Fig. 4 - Conseguenze legate all’adozione di contenitori di sempre maggiori dimensioni.
AGEVOLAZIONE CONFERIMENTI
IMPROPRI ED AUMENTO DEI COSTI E
DELLA INTERCETTAZIONE DEI RIFIUTI
SEMPRE MAGGIORE NECESSITA’ DI
AUMENTO DEL NUMERO DI CONTENITORI
PER EVITARE L’ABBANDONO
ALL’ESTERNO
PARTECIPAZIONE RIDOTTA ALLA R.D. A
CAUSA DELLA MANCATA
RESPONSABILIZZAZIONE DEGLI UTENTI E
DELLA IMPOSSIBILITA’DI CONTROLLO
UTILIZZO DI CONTENITORI
DI SEMPRE MAGGIORE
DIMENSIONE
AUMENTO DELL’UTILIZZO DI
IMBALLAGGI NELLA GDO ED
IMPOSSIBILITA’ DI UTILIZZO DI VUOTI
A RENDERE
IMPOSSIBILITA’ DI APPLICAZIONE DELLA
TARIFFA PUNTUALE SUI VOLUMI DI RIFIUTI
CONFERITI
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2.3
Situazione generale sulla Raccolta Differenziata ed il recupero di materiali
I dati sulla raccolta differenziata dell’anno 2005 sono stati elaborato dall’Osservatorio provinciale ed il
metodo di calcolo della % di raccolta differenziata utilizzato è quello classico (%RD =
∑ RD ) con le
Rtot
seguenti modalità di applicazione:
Sono esclusi dal calcolo sia della raccolta differenziata sia della quantità di rifiuti urbani totali:
-
i rifiuti della classe 17 ossia rifiuti inerti da costruzione e demolizione poiché classificati
come rifiuti speciali (D. Lgs 22/97)
-
i rifiuti prodotti dagli impianti di trattamento delle acque reflue [classe 19 08] e i rifiuti da
bonifica [classe 19 13] poiché non sono prodotti da utenze domestiche
-
i fanghi delle fosse settiche [200304].
Sono esclusi dal calcolo della raccolta differenziata, ma inclusi nel calcolo della quantità di rifiuti urbani
totali, i rifiuti derivanti dallo spazzamento stradale [200303], i rifiuti cimiteriali e quelli derivanti dalla
pulizia delle spiagge.
Non sono conteggiati nella raccolta differenziata lo scarto di selezione degli Ingombranti (20%) e del
multimateriale (da quantificare). Lo scarto di selezione degli ingombranti è stato stimato in base ad
un’indagine presso alcun impianti di recupero (FG Riciclaggi).
Sono conteggiate nella raccolta differenziata le raccolte selettive di rifiuti pericolosi e non destinati ad
opportuno ed idoneo smaltimento, quali:
-
pile [200133*, 200134];
-
farmaci [200131*, 200132];
-
tubi fluorescenti ed altri rifiuti contenenti mercurio[200121*];
-
inchiostri per stampanti [classe 0803];
-
componenti elettrici ed elettronici (componenti inquinanti a smaltimento, le parti riciclabili
sono recuperate) [200135*] [200136] [200123*];
-
lampadine [200135*];
-
batterie auto [160601*] e la [classe 16 06];
-
oli minerali [classe 13].
Si considera per il codice 200301 (rifiuti urbani misti) il valore fornito dalle discariche qualora sia
discorde con la fonte MUD fornita dal Comune.
Nella tabella successiva si può analizzare la percentuale di raccolta differenziata raggiunta nei vari
Comuni della Provincia di Savona. Si può notare che il Comune che vanta il miglior livello di raccolta
differenziata è Onzo. In generale i Comuni con un elevato flusso turistico sono anche quelli che
presentano i livelli di raccolta differenziata più elevati mentre i Comuni della zona montana presentano
livelli molto più bassi della media provinciale, con la punta minima nel Comune di Massimino che non
effettua la raccolta differenziata.
Pagina 39 di 379
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Tab. 4 – Percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani suddivisa per Comune nel 2005.
COMUNI
%RD
COMUNI
%RD
ONZO
32,0% ROCCAVIGNALE
12,8%
CARCARE
31,9% RIALTO
12,7%
CASANOVA LERRONE
24,3% TOIRANO
12,7%
CAIRO MONTENOTTE
27,4% GIUSTENICE
12,3%
ERLI
24,1% CENGIO
12,3%
ALBENGA
22,6% PALLARE
11,8%
GARLENDA
22,2% NASINO
11,6%
SAVONA
21,7% CASTELVECCHIO
11,5%
VILLANOVA D'ALBENGA
21,5% BOISSANO
11,4%
SPOTORNO
21,4% PONTINVREA
11,1%
VENDONE
20,7% CISANO S.N.
11,0%
STELLA
20,4% BORGIO VEREZZI
10,8%
ZUCCARELLO
20,2% CERIALE
10,8%
CELLE LIGURE
19,2% FINALE LIGURE
10,7%
BERGEGGI
19,1% PIETRA LIGURE
10,2%
MILLESIMO
18,5% COSSERIA
9,7%
OSIGLIA
16,7% QUILIANO
9,6%
ANDORA
16,6% DEGO
9,6%
ARNASCO
16,1% MALLARE
9,5%
SASSELLO
15,9% ALBISSOLA MARINA
9,5%
ALASSIO
15,8% NOLI
9,0%
TESTICO
15,7% VARAZZE
8,9%
ALTARE
15,7% MIOGLIA
8,3%
CALIZZANO
15,5% GIUSVALLA
8,1%
VADO LIGURE
15,5% ORTOVERO
7,9%
ALBISOLA SUPERIORE
15,1% ORCO FEGLINO
7,9%
LOANO
14,8% BORMIDA
7,7%
PLODIO
14,5% BARDINETO
7,4%
CASTELBIANCO
13,4% VEZZI PORTIO
7,2%
CALICE LIGURE
13,3% PIANA CRIXIA
6,4%
STELLANELLO
13,0% BALESTRINO
4,7%
LAIGUEGLIA
12,9% MAGLIOLO
3,6%
MURIALDO
12,9% URBE
3,3%
BORGHETTO S.S.
12,9% MASSIMINO
0,0%
TOVO SAN GIACOMO
12,9%
MEDIA TOTALE
16,1%
Di seguito si riportano i dati scorporati tra i vari Comuni per le frazioni più significative.
Pagina 40 di 379
Provincia di Savona
2.3.1
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Carta e cartone
Il Comune che presenta il livello di intercettazione più elevato è il Comune di Carcare con 79
kg/ab.anno di raccolta differenziata della carta e cartone, mentre la media provinciale si attesta sui 30
kg/ab.anno.
Tab. 5 – Percentuale di raccolta differenziata della carta e del cartone suddivisa per Comune nel
2005.
COMUNE
CARTA
[KG/AB.A]
COMUNE
CARTA
[KG/AB.A]
CARCARE
79,08
BOISSANO
14,42
LOANO
63,84
DEGO
13,65
LAIGUEGLIA
63,11
CALICE LIGURE
13,55
SASSELLO
58,47
CENGIO
13,45
SPOTORNO
56,75
BARDINETO
12,35
MILLESIMO
44,84
TOIRANO
11,82
BORGIO VEREZZI
44,00
GIUSTENICE
11,19
BORGHETTO S.S.
42,54
MURIALDO
10,33
VADO LIGURE
42,04
RIALTO
9,77
ONZO
41,82
ZUCCARELLO
8,73
CERIALE
37,52
ERLI
8,25
CELLE LIGURE
35,51
OSIGLIA
7,93
SAVONA
34,17
PALLARE
7,59
PIETRA LIGURE
32,91
VENDONE
7,34
ANDORA
32,41
PIANA CRIXIA
6,70
ALTARE
32,29
STELLANELLO
6,57
BERGEGGI
29,48
BALESTRINO
5,57
ALASSIO
28,93
VEZZI PORTIO
4,82
VILLANOVA D'ALBENGA
27,17
MALLARE
4,66
FINALE LIGURE
24,66
NASINO
4,59
CAIRO MONTENOTTE
23,80
ORCO FEGLINO
4,37
NOLI
22,74
URBE
3,83
ALBENGA
22,40
STELLA
2,98
ARNASCO
21,48
TESTICO
2,60
VARAZZE
21,22
MAGLIOLO
2,03
ALBISSOLA MARINA
20,52
BORMIDA
0,00
TOVO SAN GIACOMO
19,56
CASTELBIANCO
0,00
QUILIANO
17,22
CASTELVECCHIO
0,00
ALBISOLA SUPERIORE
17,17
COSSERIA
0,00
CALIZZANO
16,73
GIUSVALLA
0,00
CISANO S.N.
16,51
MASSIMINO
0,00
ROCCAVIGNALE
16,11
MIOGLIA
0,00
CASANOVA LERRONE
15,58
PLODIO
0,00
GARLENDA
15,24
PONTINVREA
0,00
ORTOVERO
14,51
MEDIA TOTALE
29,7
Pagina 41 di 379
Provincia di Savona
2.3.2
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Vetro
Il Comune che presenta il livello di intercettazione più elevato è il Comune di Laigueglia con 75
kg/ab.anno di raccolta differenziata del vetro mentre la media provinciale si attesta sui 26 kg/ab.anno.
Tab. 6 – Percentuale di raccolta differenziata del vetro suddivisa per Comune nel 2005.
COMUNE
LAIGUEGLIA
FINALE LIGURE
SPOTORNO
BORGHETTO S.S.
OSIGLIA
CASTELVECCHIO
CELLE LIGURE
ALASSIO
PIETRA LIGURE
LOANO
BERGEGGI
TESTICO
BORGIO VEREZZI
NOLI
ANDORA
CALICE LIGURE
SASSELLO
ZUCCARELLO
VILLANOVA D'ALBENGA
GIUSVALLA
ALTARE
DEGO
ALBISOLA SUPERIORE
CARCARE
PLODIO
CALIZZANO
CASTELBIANCO
PONTINVREA
NASINO
VENDONE
PALLARE
CISANO S.N.
CERIALE
MURIALDO
ERLI
VETRO
[kg/ab.a]
75,95
65,52
60,10
51,03
46,55
43,94
43,26
42,38
39,28
36,72
34,61
34,08
32,65
32,36
30,49
29,80
29,57
29,19
28,40
28,33
26,65
26,31
26,01
25,85
25,62
25,15
25,08
24,85
24,31
24,07
24,03
23,72
23,34
22,85
22,80
COMUNE
CASANOVA LERRONE
ROCCAVIGNALE
RIALTO
VARAZZE
SAVONA
GARLENDA
MILLESIMO
BORMIDA
BOISSANO
STELLA
ARNASCO
ONZO
VADO LIGURE
MALLARE
MIOGLIA
COSSERIA
TOVO SAN GIACOMO
ALBISSOLA MARINA
BARDINETO
CAIRO MONTENOTTE
GIUSTENICE
BALESTRINO
STELLANELLO
QUILIANO
CENGIO
TOIRANO
VEZZI PORTIO
MAGLIOLO
ALBENGA
ORCO FEGLINO
PIANA CRIXIA
MASSIMINO
ORTOVERO
URBE
MEDIA TOTALE
Pagina 42 di 379
VETRO
[kg/ab.a]
22,37
21,93
21,64
21,26
20,68
20,63
20,59
19,91
19,22
18,46
18,23
18,18
18,12
18,06
17,53
17,46
17,14
16,70
15,75
15,37
15,29
13,74
12,56
12,44
12,39
12,24
11,75
11,28
10,68
10,51
8,55
0,00
0,00
0,00
25,9
Provincia di Savona
2.3.3
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Plastica
Il Comune che presenta il livello di intercettazione più elevato è il Comune di Onzo con un dato di ben
26 kg/ab.anno di raccolta differenziata di plastica mentre la media provinciale si attesta sui 5
kg/ab.anno.
Tab. 7 – Percentuale di raccolta differenziata della plastica suddivisa per Comune nel 2005.
COMUNE
ONZO
CELLE LIGURE
ARNASCO
LAIGUEGLIA
ZUCCARELLO
VILLANOVA D'ALBENGA
CASANOVA LERRONE
BERGEGGI
GARLENDA
ORTOVERO
CARCARE
BORGHETTO S.S.
ANDORA
LOANO
ALASSIO
CERIALE
ALTARE
BORGIO VEREZZI
CISANO S.N.
NOLI
BOISSANO
PIETRA LIGURE
SPOTORNO
ERLI
VENDONE
BARDINETO
CENGIO
TOVO SAN GIACOMO
ROCCAVIGNALE
TOIRANO
ORCO FEGLINO
DEGO
CALIZZANO
ALBISSOLA MARINA
QUILIANO
PLASTICA
[kg/ab.a]
26,05
15,69
14,22
13,88
12,75
11,15
10,70
10,47
10,46
9,96
9,76
9,33
9,10
8,77
7,69
7,41
7,29
7,28
7,05
7,04
6,89
6,80
6,68
6,30
6,30
6,18
5,73
5,63
5,13
5,00
4,93
4,63
4,30
4,21
4,04
COMUNE
VARAZZE
MILLESIMO
VADO LIGURE
SAVONA
ALBISOLA SUPERIORE
NASINO
MALLARE
STELLANELLO
SASSELLO
ALBENGA
PIANA CRIXIA
URBE
TESTICO
PALLARE
MURIALDO
CAIRO MONTENOTTE
VEZZI PORTIO
STELLA
OSIGLIA
MAGLIOLO
GIUSTENICE
BALESTRINO
BORMIDA
CALICE LIGURE
CASTELBIANCO
CASTELVECCHIO
COSSERIA
FINALE LIGURE
GIUSVALLA
MASSIMINO
MIOGLIA
PLODIO
PONTINVREA
RIALTO
MEDIA TOTALE
Pagina 43 di 379
PLASTICA
[kg/ab.a]
3,72
3,57
3,41
2,99
2,87
2,75
2,70
2,63
2,33
2,28
2,24
1,92
1,75
1,64
1,62
1,51
1,16
1,08
1,08
0,82
0,43
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
4,6
Provincia di Savona
2.3.4
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Metalli
Il Comune che presenta il livello di intercettazione più elevato è il Comune di Sassello con un dato
assolutamente anomalo di ben 25 kg/ab.anno di raccolta differenziata dei metalli mentre la media
provinciale si attesta sui 7 kg/ab.anno.
Tab. 8 – Percentuale di raccolta differenziata dei metalli suddivisa per Comune nel 2005.
COMUNE
SASSELLO
MIOGLIA
SPOTORNO
ALASSIO
CENGIO
CASANOVA LERRONE
VENDONE
GARLENDA
PONTINVREA
CARCARE
CALIZZANO
VADO LIGURE
PALLARE
URBE
CERIALE
ANDORA
CALICE LIGURE
OSIGLIA
RIALTO
LOANO
SAVONA
VEZZI PORTIO
COSSERIA
CELLE LIGURE
QUILIANO
PIANA CRIXIA
BARDINETO
BOISSANO
ALBISOLA SUPERIORE
ALBENGA
MILLESIMO
CAIRO MONTENOTTE
CISANO S.N.
PLODIO
ARNASCO
METALLI
[kg/ab.a]
25,45
23,99
20,84
17,26
16,87
16,82
16,67
16,40
16,38
15,42
15,38
14,81
13,01
12,08
10,72
10,25
10,22
10,09
8,39
7,87
7,80
7,59
7,17
7,13
6,95
6,94
6,42
6,25
5,96
5,60
5,34
5,26
5,03
4,76
4,31
COMUNE
ROCCAVIGNALE
TESTICO
MALLARE
VARAZZE
ORTOVERO
ALBISSOLA MARINA
ZUCCARELLO
TOIRANO
MURIALDO
MAGLIOLO
BERGEGGI
VILLANOVA D'ALBENGA
ALTARE
FINALE LIGURE
NOLI
LAIGUEGLIA
PIETRA LIGURE
GIUSVALLA
DEGO
STELLA
GIUSTENICE
TOVO SAN GIACOMO
BALESTRINO
BORGHETTO S.S.
BORGIO VEREZZI
BORMIDA
CASTELBIANCO
CASTELVECCHIO
ERLI
MASSIMINO
NASINO
ONZO
ORCO FEGLINO
STELLANELLO
MEDIA TOTALE
Pagina 44 di 379
METALLI
[kg/ab.a]
4,14
3,99
2,84
2,50
2,08
1,98
1,76
1,66
1,49
1,14
0,82
0,46
0,45
0,25
0,14
0,10
0,04
0,03
0,03
0,02
0,02
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
6,9
Provincia di Savona
2.3.5
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Verde e ramaglie
Il Comune che presenta il livello di intercettazione più elevato è il Comune di Bergeggi con ben 82
kg/ab.anno di raccolta differenziata di verde e ramaglie mentre la media provinciale si attesta sui 15
kg/ab.anno.
Tab. 9 – Percentuale di raccolta differenziata di verde e ramaglie suddivisa per Comune nel 2005.
COMUNE
BERGEGGI
ANDORA
VILLANOVA D'ALBENGA
SPOTORNO
CISANO S.N.
SAVONA
ALASSIO
CARCARE
CELLE LIGURE
VADO LIGURE
GARLENDA
ALBENGA
CERIALE
VARAZZE
ALBISOLA SUPERIORE
LOANO
ALBISSOLA MARINA
ALTARE
NOLI
CALICE LIGURE
CAIRO MONTENOTTE
BORGIO VEREZZI
MILLESIMO
ARNASCO
BALESTRINO
BARDINETO
BOISSANO
BORGHETTO S.S.
BORMIDA
CALIZZANO
CASANOVA LERRONE
CASTELBIANCO
CASTELVECCHIO
CENGIO
COSSERIA
BIODEG.
[kg/ab.a]
81,54
76,57
57,03
42,00
30,86
30,57
23,39
19,42
19,03
18,09
14,78
14,35
9,41
7,49
7,14
6,72
4,90
4,74
4,22
4,12
3,96
1,20
0,45
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
COMUNE
DEGO
ERLI
FINALE LIGURE
GIUSTENICE
GIUSVALLA
LAIGUEGLIA
MAGLIOLO
MALLARE
MASSIMINO
MIOGLIA
MURIALDO
NASINO
ONZO
ORCO FEGLINO
ORTOVERO
OSIGLIA
PALLARE
PIANA CRIXIA
PIETRA LIGURE
PLODIO
PONTINVREA
QUILIANO
RIALTO
ROCCAVIGNALE
SASSELLO
STELLA
STELLANELLO
TESTICO
TOIRANO
TOVO SAN GIACOMO
URBE
VENDONE
VEZZI PORTIO
ZUCCARELLO
MEDIA TOTALE
Pagina 45 di 379
BIODEG.
[kg/ab.a]
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
15,2
Provincia di Savona
2.3.6
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Legno
Il Comune che presenta il livello di intercettazione più elevato è il Comune di Spotorno con un ben 29
kg/ab.anno di raccolta differenziata di legno mentre la media provinciale si attesta sui 11 kg/ab.anno.
Tab. 10 – Percentuale di raccolta differenziata del legno suddivisa per Comune nel 2005.
COMUNE
SPOTORNO
ALASSIO
VILLANOVA D'ALBENGA
SAVONA
ANDORA
TOIRANO
CELLE LIGURE
VADO LIGURE
CASANOVA LERRONE
GARLENDA
CERIALE
CAIRO MONTENOTTE
CARCARE
ALBENGA
SASSELLO
VEZZI PORTIO
BOISSANO
CALIZZANO
ALBISOLA SUPERIORE
QUILIANO
CISANO S.N.
MALLARE
ZUCCARELLO
ARNASCO
BERGEGGI
ALBISSOLA MARINA
ALTARE
BALESTRINO
BARDINETO
BORGHETTO S.S.
BORGIO VEREZZI
BORMIDA
CALICE LIGURE
CASTELBIANCO
CASTELVECCHIO
LEGNO [kg/ab.a]
28,84
26,99
26,70
26,05
21,09
18,92
17,75
16,32
15,34
14,96
14,60
9,95
7,82
6,75
6,29
5,15
4,00
2,77
2,43
2,13
2,02
1,28
1,16
0,72
0,23
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
COMUNE
CENGIO
COSSERIA
DEGO
ERLI
FINALE LIGURE
GIUSTENICE
GIUSVALLA
LAIGUEGLIA
LOANO
MAGLIOLO
MASSIMINO
MILLESIMO
MIOGLIA
MURIALDO
NASINO
NOLI
ONZO
ORCO FEGLINO
ORTOVERO
OSIGLIA
PALLARE
PIANA CRIXIA
PIETRA LIGURE
PLODIO
PONTINVREA
RIALTO
ROCCAVIGNALE
STELLA
STELLANELLO
TESTICO
TOVO SAN GIACOMO
URBE
VARAZZE
VENDONE
MEDIA TOTALE
Pagina 46 di 379
LEGNO [kg/ab.a]
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
10,8
Provincia di Savona
2.4
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Evoluzione dei servizi di raccolta e di raccolta differenziata
La raccolta differenziata avviene attualmente praticamente solo attraverso il conferimento in apposite
campane, soprattutto vetro, carta, plastica, più raramente indumenti usati, pile, medicine.
Va segnalato che nel 2006 il Comune di Alberga ha avviato il servizio di raccolta domiciliare nelle
frazioni raggiungendo risultati molto elevati (superiori al 50 % di raccolta differenziata nelle zone
coinvolte).
Le stazioni ecologiche esistono solo in pochi Comuni e sono di recente costituzione.
Non esistono iniziative organiche circa le agevolazioni sulla TARSU, ma alcuni Comuni stanno
lentamente tentando esperimenti con premi a chi pratica la raccolta differenziata.
In generale si può concludere che sul tema della raccolta differenziata in Provincia di Savona sono
ancora molti i passi da compiere, soprattutto a livello sopraterritoriale, per poter coordinare in maniera
organica i timidi tentativi nascenti in alcuni Comuni più sensibili o con migliori possibilità economiche.
2.5
Impianti di stoccaggio definitivo
Attualmente le discariche per rifiuti urbani autorizzate, site nell’ambito territoriale della Provincia di
Savona sono quattro. La discarica in Comune di Magliolo, gestita dalla Società Ecoter, e la discarica
in Comune di Savona, gestita da A.T.A., hanno le autorizzazioni in scadenza al 31 dicembre 2007. La
discarica di Savona ha già cessato gli abbancamenti il 29 gennaio 2007 e attualmente il Comune di
Savona sta conferendo i propri rifiuti urbani nella discarica di Boscaccio in Comune di Vado Ligure.
La discarica Ramognina in Comune di Varazze riceve anche i rifiuti solidi urbani dei Comuni di
Arenzano e Cogoleto, in base ad un Accordo con la Provincia di Genova e con i comuni interessati,
stipulato per la prima volta nel 2000, e rinnovato di anno in anno.
Il consuntivo residuo di collocamento dei rifiuti urbani aggiornato con i dati attualmente disponibili è il
seguente:
5
Tab 11 - Capacità residua discariche
CAPACITA’ RESIDUA in mc
al 31.12.2006
DISCARICA
ATA
1.993
( conferimenti cessati il 29.1.2007)
1.049.184
63.000
176.785
ECOSAVONA
ECOTER
RAMOGNINA
5
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2.5.1
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Discariche per inerti
Le discariche per rifiuti inerti (pietra, terra) sono nei Comuni di: Cairo Montenotte, Andora, Vado
Ligure, Villanova d’Albenga. Esiste, infine, sempre a Vado Ligure, un’ultima discarica per rifiuti non
pericolosi, che può, occasionalmente, accogliere anche eternit.
Il consuntivo residuo di collocamento dei rifiuti inerti aggiornato con i dati disponibili fino al 31
dicembre 2006 sono i seguenti:
Tab. 12 – Capacità residua delle discariche per rifiuti inerti.
Discarica
Volumetria autorizzata
Residuo ancora utilizzabile al 31/12/2006
3
3
M
M
San Michele
48.000
34.000
Dall’O
39.000
Cessati i conferimenti per esproprio il 7/3/2005
Pogliano
160.000
3.675
CAI
513.000
Cessati i conferimenti per esaurimento
volumetria il 16/7/2005
Metta
44.000
Cessati i conferimenti al 31/12/05
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3
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
DEFINIZIONE DEGLI INDIRIZZI DEL PIANO PROVINCIALE
3.1 - La
strategia del Piano Provinciale e principi ispiratori
L’impostazione metodologica dell’aggiornamento del Piano provinciale di gestione dei rifiuti - PPGR
terrà conto della corretta “gerarchia” dei metodi di gestione dei rifiuti, individuata dalla legislazione
europea, nazionale e regionale di riferimento che prevede, in ordine di priorità, le seguenti azioni:
1.
prevenzione (riduzione);
2.
recupero di materia;
3.
recupero di energia;
4.
smaltimento.
Il privilegio all'opzione del recupero di materia (“riciclaggio” in senso lato) rispetto a quella del recupero
energetico è stato definito dalla normativa Europea di settore sulla base di una serie di considerazioni
tecniche:
•
il riciclaggio, necessitando della separazione dei rifiuti alla fonte, coinvolge direttamente gli
utilizzatori dei beni e quindi è uno strumento insostituibile di crescita della consapevolezza del
problema dello smaltimento dei rifiuti negli stessi consumatori, creando quindi i presupposti per
un’azione indotta di prevenzione (minore acquisto di prodotti non riciclabili);
•
in linea di massima il riciclaggio, oltre a permettere un minor consumo di risorse e materie prime,
consente un risparmio energetico superiore a quello ottenibile con termodistruzione e relativo
recupero di energia;
•
il riciclaggio consente di ridurre l’impatto ambientale relativo alle emissioni degli impianti di
termodistruzione;
•
il sistema del riciclaggio consente di creare una serie di attività ad elevata intensità di manodopera
(“labour intensive”), sia nella fase di raccolta (es. raccolte porta a porta), sia nell’eventuale fase di
selezione dei materiali (es. selezione manuale del secco-leggero), con benefici occupazionali di
interesse non trascurabile.
Uno dei più recenti e importanti studi condotto da AEA technology per conto della Commissione
Europea (“Opzioni nella gestione dei rifiuti e cambiamento climatico”), inteso a valutare gli impatti sul
cambiamento climatico delle diverse opzioni di gestione dei RSU nell’Unione Europea, ha dato un
esito molto importante rispetto al tema del confronto tra le diverse strategie di gestione dei rifiuti
urbani.
Il punto forte dello studio è che – appunto - non compara semplicemente le opzioni di gestione per i
singoli flussi di rifiuto, ma paragona invece differenti strategie e scenari (es. raccolta differenziata
spinta e compostaggio, rispetto a incenerimento del rifiuto misto, rispetto alla discarica). Il primo punto
nel sommario cita: “Lo studio mostra che in generale, la strategia raccolta differenziata dei RSU
seguita dal riciclaggio (per carta, metalli, tessili e plastica) e il compostaggio/digestione anaerobica
(per scarti biodegradabili) produce il minor flusso di gas serra, in confronto con altre opzioni per il
trattamento del rifiuto solido urbano tal quale. Se confrontato allo smaltimento del rifiuto non trattato in
discarica, il compostaggio/digestione anaerobica degli scarti putrescibili e il riciclaggio della carta
producono la riduzione più elevata del flusso netto di gas serra.”
La necessità di recepire gli obiettivi del protocollo di Kyoto per la lotta all’effetto serra e al
cambiamento climatico, è diventato un importante punto di vista nella definizione della politica
ambientale. Da questo punto di vista, bisogna sottolineare che la biomassa è stata troppo a lungo
considerata esclusivamente come una potenziale risorsa energetica sostitutiva dei combustibili fossili.
Più di recente invece, una valutazione approfondita su tali temi ha portato ad una valutazione
scientificamente più equilibrata in cui il ruolo della sostanza organica nel suolo viene considerata un
6
fattore di rilievo nella strategia complessiva di lotta al cambiamento climatico .
6
Cfr. ad es. ECCP (European Climate Change Programme) - Working Group "Sinks related to
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Quello che scaturisce dalla valutazioni più recenti è che la fertilizzazione organica provoca nel tempo
un accumulo di carbonio nel suolo, il che potrebbe fungere da meccanismo per la sottrazione, nel
bilancio complessivo,
di anidride carbonica all’atmosfera. Alcuni calcoli hanno giustamente
sottolineato il fatto che un aumento dello 0.15% del carbonio organico nei suoli arabili italiani potrebbe
fissare nel suolo la stessa quantità di carbonio che ad oggi è rilasciata in atmosfera per l’uso di
7
combustibili fossili in un anno in Italia .
Sotto il profilo della modellizzazione degli effetti delle pratiche agronomiche vanno sottolineate alcune
recenti ricerche che il Gruppo di Studio sul Compostaggio della Scuola Agraria del Parco di Monza ha
sviluppato per conto della Commissione Europea sulle diverse opzioni di gestione dei rifiuti
biodegradabili in conseguenza degli obiettivi di riduzione del loro smaltimento in discarica, come
previsto dalla Direttiva 99/31/CE. Nell’ambito di tale incarico, è stato definito un modello relativamente
semplificato, ma che in buona sostanza tiene conto dei principali “pool” di carbonio nel terreno e
8
nell’atmosfera e delle dinamiche di trasformazione tra di loro . Per tutto quanto sopra, le due recenti
Conferenze sul Cambiamento Climatico di Bonn e di Marrakech hanno sottolineato l’importanza di
includere nelle valutazioni globali anche il contributo dell’arricchimento (o dell’impoverimento) di
sostanza organica nel suolo, contributo sino ad ora purtroppo negletto. E’ la premessa per impostare
politiche conseguenti di promozione delle pratiche di fertilizzazione organica e di recupero delle
biomasse mediante compostaggio.
Oltre all’effetto diretto sul “sequestro” di carbonio nel suolo, la fertilizzazione organica consente
-
di sostituire almeno parzialmente la concimazione chimica (evitando il consumo di combustibili
fossili per la loro produzione e lo sviluppo di altri gas-serra come l’N2O in conseguenza della loro
applicazione);
-
di migliorare la lavorabilità del suolo (il che significa risparmiare energia nelle lavorazioni principali
e complementari);
-
di migliorare la ritenzione idrica (diminuendo la richiesta di energia per l’irrigazione);
-
di diminuire l’erosione e la conseguente mineralizzazione intensiva di sostanza organica negli
strati superficiali (che determinerebbe un ulteriore trasferimento di anidride carbonica
nell’atmosfera nel bilancio complessivo).
Questo tipo di considerazioni è adottato sempre più di frequente come principio guida per le decisioni
politiche in campo ambientale. Coerentemente con esse, i Gruppi di Lavoro su “Agricoltura” e “Suolo”
nell’ECCP (Programma Europeo sul Cambiamento Climatico) hanno raccomandato l’adozione – tra
l’altro - di politiche e pratiche intese al recupero del ruolo centrale della fertilizzazione organica dei
suoli, incluso il sostegno alle strategie di compostaggio.
La recente Comunicazione della Commissione Europea sulla Strategia per il Suolo, inoltre, focalizza in
particolare l’importanza della sostanza organica, oltre che per il sequestro di carbonio nei suoli, anche
per la lotta alla desertificazione ed all’erosione, l’aumento della biodiversità e per l’esaltazione del
ruolo ambientale dei suoli.
Conseguentemente ai principi in precedenza evidenziati, la gestione dei rifiuti non può più essere
concepita senza una differenziazione mirata dei flussi di raccolta (raccolta differenziata e conferimenti
separati) e dei flussi di smaltimento. Non sono più proponibili sistemi organizzativi legati alla raccolta
del rifiuto in modo indifferenziato, né sistemi di smaltimento legati a singole tecnologie progettate per il
rifiuto tal quale o, peggio, al collocamento in discarica del rifiuto raccolto in modo indifferenziato.
Dall’ultima legge di recepimento delle direttive europee (D. Lgs. 152/2006), emerge quindi la necessità
di realizzare un sistema integrato di gestione dei rifiuti, definibile come l'insieme delle attività, delle
strutture e degli interventi, interconnessi tra loro, atti ad ottimizzare tutte le fasi della gestione dei rifiuti,
in modo da ricavarne i migliori risultati, sia organizzativi, sia in termini di riutilizzo, anche energetico,
agricultural soils", Final report (http://europa.eu.int/comm/environment/climat/agriculturalsoils.htm).
7
Prof. P. Sequi al Compost Symposium, Vienna, 29-30 Ottobre 1998
8
Il modello non viene qui descritto integralmente per brevità. Per i relativi dettagli, si può consultare il
paper: Favoino, E., Hogg, D.: “Composting and Greenhouse Gases: strategic views and a preliminary
assessment”: in: Atti della Conferenza “Biological Tretament of Biodegradable Waste”, organizzata
dalla Commissione Europea a Bruxelles, 8-10 aprile u.s.; gli Atti sono consultabili on-line sul sito:
http://www.europa.eu.int/comm/environment/waste/compost/seminar02040810.htm
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
sia nello smaltimento definitivo, con l'intento di minimizzare l'impatto ambientale, comunque presente
nella gestione dei rifiuti. In tale ambito la raccolta differenziata. ed i conferimenti separati vanno intesi
come il primo indispensabile anello del sistema in tutte le realtà territoriali. In specifico, in un sistema
di tipo integrato, non si possono considerare le varie raccolte differenziate come “aggiuntive”, cioè
sovrapponibili l’una all’altra, ma si deve prevedere un complesso di raccolte in cui ognuna possa trarre
il maggior giovamento dall’altra. In quest’ottica la separazione spinta delle frazioni più pesanti o
problematiche (come l’organico) può permettere la “ritaratura” del sistema dell’indifferenziato e
semplificare e ottimizzare i trattamenti successivi.
Si pensi ad esempio al maggior potere calorifico del rifiuto indifferenziato se privato dell’organico e alla
necessità di pretrattamenti meno spinti. Il sistema integrato sarà quindi costituito da un approccio
integrato tra strategie di raccolta differenziata e modalità di raccolta della frazione residua nonché
dalla disponibilità di una serie di impianti, discariche e strutture di servizio per il trattamento dei rifiuti
urbani residui.
Per quanto riguarda le opzioni tecnologiche, si fa riferimento ai criteri dello sviluppo di “tecnologie
pulite, che permettano un uso più razionale e un maggior risparmio di risorse naturali” ,”della messa a
punto tecnica e dell’immissione sul mercato di prodotti concepiti in modo da non contribuire o da
contribuire il meno possibile, per la loro fabbricazione, il loro uso e il loro smaltimento, ad incrementare
la quantità o la nocività dei rifiuti e i rischi di inquinamento“ e “dello sviluppo di tecniche appropriate
per l’eliminazione di sostanze pericolose contenute nei rifiuti al fine di favorirne il recupero”, sanciti dal
D. Lgs. n° 152/2006.
3.2 - Promuovere la riduzione della produzione dei rifiuti
Ai sensi della normativa europea e nazionale in essere, la prima priorità da perseguire nella gestione
dei rifiuti è la prevenzione della loro origine, vale a dire la riduzione della loro produzione.
Per quanto riguarda la prevenzione e la riduzione dei rifiuti urbani bisogna considerare che molti degli
interventi necessari sono attualmente concepiti come “appelli alla responsabilità dei produttori” o sono
comunque da riferire ad un livello di iniziativa di carattere nazionale (come gli interventi previsti nel
Titolo II della parte Quarta del decreto legislativo n° 152/2006).
Questa situazione non esime però gli Enti Locali, ed in particolare la Provincia, dal definire un proprio
specifico “Piano di riduzione dei rifiuti” che sappia individuare le misure possibili, nell’ambito delle
proprie competenze, per contenere la produzione di rifiuti. Possono così essere definiti gli obiettivi di
riduzione, le iniziative, la modalità di gestione, la verifica e il monitoraggio dei risultati ottenuti dalle
azioni del “Piano di riduzione” nell’ambito degli impegni assunti nel quadro delle procedure avviate
dalla Provincia per la definizione della propria Agenda 21 Locale.
L'Amministrazione Provinciale e gli attori possono infatti agire attraverso strumenti specifici per
influenzare il fenomeno dell'aumento dei rifiuti urbani. Si tratta di misure in parte dirette e in parte
indirette, ma che è necessario pianificare in modo unitario e integrato, per valutare l’adeguatezza dei
singoli strumenti e, in secondo luogo, gli effetti complessivi, in modo da poterle aggiornare e adeguare
nel tempo e alle situazioni. La prevenzione della generazione dei rifiuti può essere affrontata ad
esempio attraverso misure che incidono direttamente sui prezzi dei servizi e dei processi di gestione
dei rifiuti quali la tariffazione puntuale dei servizi di raccolta nei confronti dei cittadini-utenti.
E’ interessante rilevare come dopo anni di azioni episodiche di alcuni comuni, province e regioni
particolarmente sensibili, oggi i principali siti internet riguardanti le tematiche ambientali affrontino le
esperienze di riduzioni della produzione rifiuti; tra questi citiamo una importante iniziativa di
Federambiente, cioè la messa in linea di una banca-dati riportante le esperienze maturate sul tema
della prevenzione dei rifiuti.
L’indirizzo per consultare questa banca dati è www.rifiutilab.it/prevenzione.
Bisogna quindi individuare le azioni concretamente attivabili dalla Provincia per incentivare
ulteriormente la prevenzione della produzione di rifiuti. Alcune amministrazioni comunali, provinciali o
regionali italiane hanno deciso di puntare ad incentivare la riduzione dei rifiuti prodotti dandosi come
obiettivo, l’inversione del trend di crescita dei rifiuti. Valga per tutte il caso della Regione Toscana che
9
fissa un obiettivo per il 2003 di ridurre i rifiuti prodotti pari al 5-15% rispetto ai livelli 1997 .
9
Per approfondimenti www.provincia.fi.it - www.regione.toscana.it
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Anche partendo dalle diverse esperienze maturate non solo nella Provincia di Savona ma in tutta
Italia, la parte che segue analizza il ruolo dell’ente pubblico territoriale nell’influenzare, canalizzare ed
organizzare la coscienza ecologica latente in una parte estremamente significativa della popolazione
arrivando all’obiettivo di porre le basi a cambiamenti di stili di vita, di consumo e quindi anche a modi
di commerciare e produrre.
Le esperienza cui si può fare riferimento sono chiaramente quelle che hanno un respiro locale e che
possono essere concretizzati su un ambito territoriale quale la Provincia di Savona.
Per incidere sull’ evoluzione delle quantità e dell’impatto dei rifiuti prodotti, è necessario agire su due
livelli:
- sui cittadini, sulle loro abitudini al consumo e sulla loro sensibilità ambientale;
- sui prodotti, sulla loro filiera di consumo, distribuzione e quindi di conseguenza produzione.
Le principali azioni che la Provincia intende promuovere per la riduzione dei rifiuti possono ricondursi
ai seguenti assi di intervento:
-
attivazione di specifiche azioni di prevenzione della formazione dei rifiuti;
-
applicazioni di sistemi tariffari che consentano di applicare il principio “chi inquina paga”;
-
adozione di sistemi organizzativi che consentano di meglio controllare i flussi, con particolare
riferimento ai rifiuti provenenti dalle utenze non domestiche.
Per la definizione puntuale delle strategie di riduzione la Provincia intende organizzare un tavolo di
concertazione per la riduzione della produzione dei rifiuti, che coinvolgerà le amministrazioni comunali
e le associazioni di categoria di industriali, artigiani, grande e piccola distribuzione, consumatori,
ambientalisti.
In quest’ottica si identifica lo strumento dell’Agenda 21 Locale, già avviato a livello provinciale, come
ambito ideale per la realizzazione di accordi con il mondo produttivo e per la ricerca della condivisione
degli obiettivi e delle strategie operative da parte di tutti gli stakeholder del sistema.
Le azioni specifiche per il contenimento della produzione dei rifiuti che l’Amministrazione Provinciale
intende attuare, in collaborazione con gli altri attori del sistema di gestione dei rifiuti urbani, sono:
1) azioni nei confronti delle utenze domestiche:
-
supporto alla diffusione di iniziative di educazione al consumo come uso consapevole di beni e
servizi (con segnalazioni del cosa, come e dove ed esempi di alternative) ed alla diffusione di
mercatini dell’usato o di scambio presso le stazioni ecologiche;
-
promozione delle iniziative di incentivazione del compostaggio domestico (in particolar modo
anche attraverso riduzioni tariffarie);
-
definizione di linee-guida per l’applicazione della tariffa da parte dei Comuni, che comprendono le
incentivazioni tariffarie alla riduzione dei rifiuti con l’adozione dell'applicazione puntuale della
tariffa ad ogni numero civico/condominio (meno rifiuti conferiti dall'utenza = minore entità della
parte variabile della tariffa);
2) azioni nei confronti delle utenze delle attività produttive (industriali e artigianali, i cui rifiuti
vengono assimilati per quantità e qualità):
-
promozione di un accordo di programma per la riduzione degli scarti;
-
premi ad attività di riduzione - concorso/premio annuale indetto da associazione categoria e
Provincia come qualificazione ed elemento di marketing ambientale per: la minimizzazione
dell’impatto della “produzione”, per interventi su cicli produttivi e di gestione degli imballaggi, per
comprovata minor produzione di rifiuti;
-
applicazione della tariffa con rilevazione puntuale;
-
promozione e incentivazione di sistemi di gestione ambientale;
3) azioni nei confronti delle utenze commerciali (grande e medio-piccola distribuzione):
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
-
promozione di un accordo di programma per la riduzione degli imballaggi;
-
definizione di un marchio ecologico per la guida ai consumi (e come elemento di marketing
ambientale da parte dell’attività), con la associazioni dei consumatori e della distribuzione, come
azione di “premio” a consumi poco impattanti da un punto di vista sociale e ambientale, per qualità
materie prime e catene produttive - chi produce come e da cosa - e poco "waste intensive";
-
concorso/premio annuale indetto da Associazioni di categoria e Provincia per la riduzione
dell’impatto della “distribuzione commerciale (“minimizzazione” dei rifiuti come elemento di
marketing ambientale);
-
applicazione della tariffa con rilevazione puntuale;
4) azioni nei confronti delle utenze delle mense pubbliche (in primis quelle scolastiche) e private:
-
promozione dell’adozione del divieto e/o disincentivo all'uso di stoviglie mono uso (ad es.
penalizzando le mense che usano stoviglie a perdere) da parte delle amministrazioni comunali;
-
definizione di sistemi di punteggio per la qualificazione ambientale delle mense (uso stoviglie ed
imballaggi riutilizzabili, partecipazione alla raccolta differenziata come condizione per una
possibile riduzione su tariffa);
-
promozione delle incentivazioni tariffarie alla riduzione dei rifiuti con la sperimentazione
dell'applicazione puntuale della tariffa ad ogni singola mensa (meno rifiuti conferiti dall'utenza =
minore entità della parte variabile della tariffa) da parte delle amministrazioni comunali;
5) azioni nei confronti delle utenze degli uffici:
-
diffusione e promozione dell'uso della carta riciclata;
-
definizione ed applicazione di criteri per attribuire un punteggio per la qualificazione ambientale
degli uffici (ad es. partecipazione alla raccolta differenziata di carta, toner ecc. come condizione
per una possibile riduzione su tariffa);
-
incentivazioni tariffarie alla riduzione dei rifiuti con la promozione delle sperimentazione
dell'applicazione puntuale della tariffa ad ogni singolo.
Tenendo conto dell’ambito provinciale in cui ci si trova ad agire e quindi non considerando né
menzionando i pur interessanti progetti che stanno portando avanti a livello nazionale sia i consorzi di
filiera sia i produttori di imballaggi che molte GDO, vengono di seguito analizzati le seguenti tipologie
di iniziative:
-
le pratiche di incentivazione del compostaggio domestico che agiscono sulla sensibilità dei
cittadini;
-
campagne di ecoacquisti, cioè di acquisti più sostenibili ambientalmente, agenti sulla sensibilità ed
il coinvolgimento sia dei cittadini che dei produttori;
-
azioni riguardanti la grande distribuzione organizzata (GDO);
-
azioni riguardanti i piccoli esercenti del commercio e le loro rappresentanze;
-
azioni riguardanti le pubbliche amministrazioni;
-
azioni per l’introduzione della tariffazione puntuale;
-
azione per una più corretta assimilazione dei rifiuti.
Il contenuto specifico di tali azioni viene illustrato nei paragrafi che seguono.
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3.2.1
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Pratiche di incentivazione del compostaggio domestico
Il compostaggio domestico è una pratica volontaria con la quale i singoli utenti possono
autonomamente smaltire la frazione organica putrescibile del rifiuto, sia nella sua componente verde,
cioè scarti da giardino sia nella componente umida, cioè derivante da origini alimentari. Si tratta di
accompagnare e facilitare il naturale processo di fermentazione aerobica dei rifiuti organici
biodegradabili. Questo tipo di pratiche di autoriduzione vogliono contrapporsi alla tendenza a
raccogliere anche rifiuti che fino a non molto tempo fa non venivano considerati tali, quali ad esempio
la frazione verde, gli scarti del giardino e recuperare pratiche tradizionali di autoriduzione, quali la
buca in giardino, la concimaia o la cassa di compostaggio.
Da parecchi anni un po’ in tutta Italia, vengono incentivate le pratiche di compostaggio domestico, a
volte tramite attività di formazione e comunicazione altre per mezzo di agevolazioni all’acquisto di
composter, i risultati sono stati spesso di adesioni limitate e quindi poco impattanti sulla massa di
produzione rifiuti. E’ interessante notare che, dove le amministrazioni competenti si sono limitate a
sovvenzionare l’acquisto di composter se non addirittura a regalarli, i risultati, in termini di adesioni,
siano stati modesti. I migliori risultati sono stati invece ottenuti nei Comuni in cui è stata operata:
-
una massiccia campagna di comunicazione e sensibilizzazione;
-
la formazione tecnica della popolazione con corsi di compostaggio tenuti da tecnici esperti ed
anche eventualmente di diverso grado di tecnicità (ad es. corsi base nelle scuole, corsi
semplificati per la popolazione che si approccia al compostaggio domestico e poi corsi di
approfondimento per chi è interessato o per gli utenti già esperti);
-
una consistente riduzione tariffaria , cioè tra il 10% e il 20%.
10
La pratica del compostaggio domestico presenta delle forti possibilità di sinergia con il metodo di
raccolta dei rifiuti. Quando su aree rurali o residenziali si riescono ad ottenere adesioni
all’autocompostaggio massicce, si può anche considerare, nel caso di un sistema porta a porta di
raccolta dell’organico, di modificare le tradizionali frequenze di raccolta arrivando anche a prevedere
di non servire le zone che hanno ottenuto alte percentuali di adesione. Oppure nel caso in cui si
debba introdurre tale modalità di raccolta, si può prevedere un primo step di forte incentivazione del
compostaggio domestico, e poi in base alle adesioni progettare un sistema di raccolta che escluda le
aree di maggiore adesione dal servizio di raccolta umido e verde.
3.2.2
Promozione degli eco-acquisti
Le campagne di acquisti ambientalmente sostenibili partono dal presupposto che il comportamento
dei consumatori possa influenzare i commercianti e i produttori. Questo genere di iniziative,
sollecitando la consapevolezza dei cittadini alla responsabilità ambientale, tendono ad incanalare
l’attenzione potenziale alle tematiche ambientali in comportamenti concreti.
Il forte valore aggiunto di questo tipo di iniziative è il fatto di costituirsi come un processo partecipato,
che coinvolge diverse istanze collettive presenti nel tessuto locale, prima di tutte, il forum di Agenda
21 locale, cosi come le associazioni dei commercianti e di categoria ed i vari livelli
dell’Amministrazione Pubblica interessati ed in generale i soggetti portatori di interesse.
10
La riduzione è stata praticata anche in comuni in cui era ancora in vigore la TARSU.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
11
Si riporta a questo scopo uno schema che semplifica questo rapporto :
-
Inizialmente stimolati, grazie agli incentivi, ad assumere comportamenti
ecocompatibili permanenti
-
Consapevolezza di contribuire alla tutela ambientale
-
Possibilità di incremento vendita dei prodotti ecologici a proprio marchio
-
Pubblicità per il proprio punto vendita e ritorno di qualità - immagine per
l’impegno di rispetto ambientale
-
Minor produzione di rifiuti nel proprio centro
-
Sviluppo di nuove opportunità di mercato
-
Nuovo elemento concorrenziale, sinonimo di competitività e gestione
efficiente delle risorse
CONSUMATORI
DISTRIBUTORI
PRODUTTORI
Iniziative di questo tipo devono essere realizzate ponendo una grande attenzione al contesto sul quale
vengono ad insistere. I cittadini hanno una certa attenzione per l’ambiente, ma perché questa si
tramuti in risultati concreti bisogna dare loro delle possibilità di scelta che siano agevoli.
Per questo le iniziative fin qui intraprese hanno interessato ambiti di media dimensione, quali medie
province come la Provincia di Bolzano, Trento, Brescia, Cuneo, Firenze e quella di Avellino.
Vi sono poi iniziative specifiche per le aree turistiche che sono state promosse dalla Provincia di Lecco
e dalla Provincia di Rimini (ad esempio, il manuale operativo per gli acquisti ecologici nelle imprese
turistiche).
L’analisi dell’ambito di riferimento è fondamentale anche prendendo in considerazioni le condizioni di
mercato della vendita al minuto, analizzando se questa avviene prioritariamente nelle medie e grandi
distribuzioni, lasciando a piccoli esercizi e mercati rionali le quote residuali degli acquisti giornalieri,
come avviene nelle vaste aree metropolitane oppure se i piccoli e medi esercizi detengono la
maggioranza del volume di affari del commercio al dettaglio. Queste considerazioni sono
indispensabili per capire come incentrare la prima parte dell’iniziativa, il coinvolgimento dei
commercianti.
Questo genere di iniziative si strutturano su tre momenti:
1) Un primo in cui sono redatti gli impegni che saranno poi stati formalizzati nei protocolli d’intesa. A
redigere questi impegni è un tavolo tecnico di concertazione costituito da:
-
amministrazione pubblica, nelle figure dei responsabili tecnici e/o politici sia del settore
ambiente che di quello commercio;
-
i forum di Agenda 21 locale sulla sostenibilità o l’ambiente e/o le associazioni locali
interessate;
-
le associazioni dei commercianti.
Il tavolo tecnico definisce i contenuti di:
-
un marchio ecologico che possa servire ai cittadini per distinguere i dettaglianti che hanno
attivato questo percorso di riduzione, ed ai commercianti come momento di promozione
della loro attività;
-
una guida ai consumi che possa essere diffusa tra la popolazione per illustrare rischi ed
opportunità della crescita e della riduzione dei rifiuti.
Dopo la redazione degli impegni necessari ed eventualmente del metodo di contabilizzazione
della effettiva adesione, (ad esempio tramite punteggi di adesione), vengono pianificati gli
interventi di comunicazione della terza fase della campagna, definendo anche gli impegni
economici necessari.
11
Lo schema in oggetto è tratto dall’esperienza della provincia di Brescia, consultabile sul sito
www.rifiutinforma.it/ecoacquisti/trento/altre_esperienze/brescia.html
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
2) La seconda parte consiste nell’ottenere l’adesione dei commercianti del territorio. Le realtà che
possiedono livelli equilibrati di grande e piccola distribuzione individuano quale elemento vincente,
dopo aver ricevuto l’adesione delle organizzazioni dei commercianti, l’ottenere prima l’adesione
della grande distribuzione, ed anche l’adesione di alcuni commercianti particolarmente
rappresentativi o particolarmente conosciuti (negozi storici del territorio …), cosi da attivare su
tutto il territorio un momento il più possibile capillare per cercare di ottenere l’adesione di un
numero significativo di commercianti, ai quali è però necessario illustrare lo spessore della
campagna di comunicazione della quale anche loro potranno godere.
3) La terza parte nella quale si comunica massicciamente i contenuti della campagna ha anche lo
scopo, nella misura del possibile, di comunicare l’elenco degli esercizi aderenti o per parte loro di
fregiarsi del marchio ambientale o del punteggio ambientale ottenuto.
Questo tipo di campagna ha poi ottimi risultati se ripresa nel tempo a ciascuno dei livelli sopraesposti
proponendo agli aderenti nuovi impegni definiti dal tavolo tecnico o permettendo ad altri esercizi
commerciali di aderire approfittando anche loro dei successivi momenti di visibilità.
3.2.3
Azioni proposte riguardanti la grande distribuzione organizzata (GDO)
Le iniziative che si possono promuovere presso la grande distribuzione organizzata (GDO) sono le
seguenti:
-
sostituzione degli shopper in plastica con sacchetti in plastica biodegradabile, oppure carta,
oppure tessuto venduti a prezzo di costo;
-
sistemi di erogazione alla spina di prodotti;
-
promozione dei contenitori a rendere;
-
promozione anche presso i propri fornitori dell’utilizzo di “ecoricariche” per poter riutilizzare al
massimo gli imballaggi primari di primo utilizzo;
-
sensibilizzazione dei fornitori affinché riducano quantità e volume degli imballaggi attualmente in
12
circolazione e utilizzino imballaggi secondari riutilizzabili in modo da poter metterli a
disposizione gratuita del consumatore per portare gli acquisti a casa;
-
utilizzo di packaging secondari riutilizzabili anche ad uso gratuito del consumatore (in
sostituzione dei normali shopper);
-
raccolta differenziata capillare dei rifiuti da imballaggio secondari e terziari;
-
per i magazzini del punto vendita, attrezzature per la riduzione volumetrica (pressa per
imballaggi in cartone) incaricandone gli operatori della struttura;
-
prevedere aree di conferimento imballaggi secondari sia nel punto vendita, (magari proprio
vicino ad un punto informativo) che anche fuori sui piazzali di parcheggio, sui quali si possono
costituire vere e proprie aree di disimballaggio e compattamento per gli utenti che decidono di
portare a casa una spesa più leggera;
-
disponibilità nel punto vendita di uno spazio comunicativo dedicato presso il quale sia presente
un operatore opportunamente formato per poter dare risposte alle domande dei clienti;
-
comunicazione tramite gli stessi scaffali ad esempio utilizzando degli “stopper” cioè etichette
indicatrici per prodotti selezionati “ecoacquisti”;
12
Il Dlgs Ronchi ha introdotto in Italia la sudivisione tra imballaggi primari, secondari e terziari. Imballaggio per la vendita o
imballaggio primario: imballaggio concepito in modo da costituire, nel punto di vendita, un'unità di vendita per l'utente finale o
per il consumatore; imballaggio multiplo o imballaggio secondario: imballaggio concepito in modo da costituire, nel punto di
vendita, il raggruppamento di un certo numero di unità di vendita, indipendentemente dal fatto che sia venduto come tale
all'utente finale o al consumatore, o che serva soltanto a facilitare il rifornimento degli scaffali nel punto di vendita. Esso può
essere rimosso dal prodotto senza alterarne le caratteristiche; imballaggio per il trasporto o imballaggio terziario:
imballaggio concepito in modo da facilitare la manipolazione ed il trasporto di un certo numero di unità di vendita oppure di
imballaggi multipli per evitare la loro manipolazione ed i danni connessi al trasporto, esclusi i container per i trasporti stradali,
ferroviari marittimi ed aerei;
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
attuazione di una raccolta incentivata dei contenitori in poliaccoppiato (in collaborazione con
tetrapak che si dimostra spesso disponibile ad attività del genere).
-
3.2.4
Azioni proposte riguardanti i piccoli esercenti del commercio e le loro rappresentanze
Alcune delle iniziative per la piccola e media distribuzione:
-
sostituzione degli shopper in plastica con sacchetti in plastica biodegradabile, oppure carta,
oppure tessuto venduti a prezzo di costo
-
maggiore attenzione tra chi tratta l’ortofrutta verso un uso più attento degli imballaggi secondari e
terziari prevedendo meccanismi di ritorno di questi imballaggi presso la filiera di
approvvigionamento;
-
promuovere i contenitori a rendere;
-
sistemi di erogazione alla spina di prodotti;
-
verificare le possibilità di utilizzo di contenitori biodegradabili o compostabili per la vendita e la
commercializzazione di prodotti freschi;
-
favorire l’operazione di ritiro di beni durevoli dimessi da parte dei commercianti che vendono
questo tipo di merce allo scopo di facilitare la creazione di un circuito di valorizzazione di queste
merci ed eventualmente di riparazione e vendita o dono;
-
utilizzare e proporre ai propri clienti prodotti realizzati con materia prima riciclata (carta igienica,
asciugoni da cucina, carta per fotocopie, tovagliette o tovagliolini etc.);
-
promuovere sistemi di consegna a domicilio di bevande.
Di seguito viene approfondita una delle voci sopraelencate che può essere messo in pratica sia dai
piccoli esercenti che dalla GDO.
Riduzioni del consumo imballaggi tipo flaconi e bottiglie
I sistemi di vendita di prodotti alla spina permettono di ridurre la produzione di rifiuti sia di tipo terziario
e secondario che primario. Per alcune tipologie di prodotti, di solito detergenti e detersivi, si può
utilizzare più volte lo stesso contenitore che viene pagato dal cliente solo al primo acquisto,
acquistando in quelli successivi solo il prodotto contenuto. Questo tipo di organizzazione è stata
attuata sia nella grande distribuzione, ma anche con metodi di vendita a domicilio. Con questo sistema
di vendita l’80% dei contenitori viene riutilizzato almeno una volta. Nel caso di prodotti alimentari è
prevista sia la vendita alla spina vera e propria, sia l’utilizzo di contenitori a rendere che a volte danno
delle maggiori garanzie dal punto di vista igienico (ad es. il latte).
Acqua alla spina
Una interessante iniziativa è promossa dal Comune e dalla Provincia di Firenze con il Quartiere 4 e la
Regione Toscana, in uno dei quartieri più popolosi di Firenze (circa 70.000 ab), sono stati attivati
cinque punti in cui l' acqua del servizio dell’acquedotto pubblico, trattata con un sistema di filtraggio a
carboni attivi, viene distribuita al costo di 0,09 euro al litro, in bottiglie di plastica PET, riutilizzabili più
volte. I cittadini possono così fare a meno di comprare acqua nelle bottiglie a perdere, riducendo il
volume dei rifiuti prodotti e risparmiando. L'iniziativa prevede inoltre che alle famiglie che ne faranno
richiesta venga installato gratuitamente sul lavello della cucina un apparecchio per il trattamento dell'
13
acqua potabile. Iniziative analoghe, anche in altri territori, sono state adottate per il vino, i detersivi e
vari prodotti liquidi.
13
L’informazione è tratta dal sito internet de la Repubblica del 12/10/2004.
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3.2.5
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Azioni riguardanti le pubbliche amministrazioni
Tra le azioni riferite alle pubbliche amministrazioni si possono citare le seguenti:
Riduzione dei rifiuti nei servizi mensa scolastici
E’ stato compiuto dalla Provincia di Torino uno studio estremamente puntuale sui rifiuti nei servizi
mensa delle scuole elementari e medie, prendendo in esame casi sia di gestione in proprio (comune
di Rivalta Torinese), sia terziarizzata (comune di Chivasso).
Si è cosi analizzato l’impatto ambientale di questa attività in termine di produzione rifiuti sia nella fase
di preparazione che di consumazione pasti, nell’ottica di comprendere se erano possibili forme di
razionalizzazioni o migliorie. Si partiva dal dato che ogni anno si producono parecchie decine di
chilogrammi di rifiuti per ogni utente servito.
Sono state elaborate delle ipotesi che prevedevano una serie di interventi relativi alle seguenti fasi:
a) Sugli acquisti, ponendosi come obbiettivi di ridurre la massa di imballaggio per unità di ingrediente
elementare acquistato e migliorare la gestione dei rifiuti di imballaggio, si propone:
-
l’ acquisto di prodotti con la minor quantità di imballaggi (ad esempio la sostituzione di dessert
confezionati con frutta di stagione);
-
la fornitura di prodotti con “imballaggi a rendere”;
-
la fornitura con la minor presenza di imballaggio per unità di prodotto (es. scatola di tonno da
5 kg piuttosto che 100 scatolette da 50g);
-
la sostituzione di prodotti non prioritari (es. ananas in scatola) con altri con minori imballaggi
(frutta fresca);
-
prodotti con imballaggi monomateriale facilmente riciclabili (no poliaccoppiati);
-
la ricerca di strutture di ricovero animali di compagnia e successiva convenzione per la
fornitura degli avanzi di preparazione (L.31/7/2002 n. 179, art. 23);
-
la ricerca e successiva convenzione con ONLUS specializzate nella distribuzione di alimenti o
pasti a persone bisognose (L.25/6/2003 n.155).
b) Per la fase relativa alla consumazione dei pasti e quindi alla minimizzazione degli avanzi, si rileva
utile:
-
migliorare l’appetibilità delle portate;
-
monitorare l’effettivo gradimento del servizio per opportuni accorgimenti migliorativi;
-
predisporre percorsi formativi di educazione alimentare;
-
eliminare la fornitura d’acqua con bottigliette a perdere (utilizzo di acqua del servizio pubblico
in caraffe);
-
altre “microazioni”: utilizzo di contenitori “comuni” (es. piatto grande di terracotta invece dei
piattini mono-porzione per alcuni tipi di frutta).
c) Per ridurre i rifiuti generati dalla fase di pulizia si suggerisce di:
-
preferire prodotti riutilizzabili evitando carte o strofinacci usa e getta;
-
preferire prodotti acquistabili in grande formato;
-
considerare l’ipotesi di una fornitura con contenitori a rendere;
Le pratiche fino a qui affrontate hanno, in linea di massima, un bilancio economico di pareggio o di
leggero vantaggio economico nella loro attivazione, l’ultima pratica citata ha invece un bilancio
economico negativo affrontando il tema della gestione delle stoviglie.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
La sostituzione delle stoviglie monouso in plastica, o con stoviglie pluriuso (quindi ceramica o plastica
riutilizzabile e infrangibile), o con stoviglie in plastica biodegradabile compostabili non sono
vantaggiose economicamente, la prima per la gestione (a causa degli elevati costi di manutenzione
soprattutto in termini di lavaggio in particolare per l’ammortamento della macchina e le ore di lavoro
connesse al lavaggio), l’altra per l’elevato costo delle stoviglie in plastica biodegradabile rispetto a
quelle in plastica “usa e getta”. Per rendere sostenibile economicamente i progetti suddetti potrebbe
essere compito dell’ente pubblico prevedere il finanziamento da parte di soggetti terzi, ad esempio per
l’acquisto delle stoviglie, le macchine lavastoviglie o per attrezzare secondo le norme di legge, un
locale adatto ad essere adibito a sala lavastoviglie.
Riduzione delle stoviglie usa e getta nelle manifestazioni, fiere e sagre
Analogamente all’intervento sopra riportato esistono casi in cui sono stati fortemente disincentivati
l’utilizzo di stoviglie monouso nelle manifestazioni pubbliche, fiere e sagre, arrivando in certi casi ad
inserire come criterio per poter ottenere la possibilità di occupare il suolo pubblico per la
manifestazione la condizione di avere una gestione delle stoviglie più sostenibile ambientalmente.
3.2.6
Criteri per la riduzione attraverso l’applicazione della tariffa
Il passaggio dalla TARSU alla tariffa per l’igiene urbana è un’occasione per i Comuni per superare
un’impostazione della propria contabilità di tipo finanziario (basata cioè sulla logica “entrate-uscite”
passando ad una reddituale (basata sulla logica “costi-ricavi), che consente di mettere a punto scelte
trasparenti di politica gestionale e tariffaria, in grado di sostenere una gestione integrata del settore,
premiando la riduzione ed il recupero dei rifiuti.
In merito alle azioni che riguardano le incentivazioni tariffarie, si ritiene utile approfondire le possibili
positive ricadute dell'applicazione puntuale della tariffa. Con questo termine si fa riferimento a sistemi
di rilevazione e quantificazione della produzione dei rifiuti riferiti ad ogni singola utenza
(eventualmente aggregata a livello di singolo edificio) e non applicati ad interi quartieri o aggregazioni
comunali, tali da poter esercitare un’effettiva azione premiante alla partecipazione ai programmi di
riduzione e raccolta differenziata messi in atto dall'Amministrazione Comunale.
Infatti, esaminando vari studi relativi alle problematiche connesse all’attivazione della tariffazione del
servizio di raccolta, si è potuto rilevare che il modello organizzativo “integrato” della raccolta
differenziata che fa perno sulla domiciliarizzazione e sulla personalizzazione del servizio, è quello che
permette più facilmente di raggiungere gli obiettivi fissati dal decreto Ronchi e di incentivare la
riduzione della produzione di rifiuti, poiché consente l'applicazione del principio “chi inquina paga”,
ossia la correlazione (con tutti gli opportuni meccanismi di flessibilità e compensazione) tra prezzo del
servizio e quantità di rifiuto prodotto.
Si sottolinea, a questo proposito, come la quantificazione dei rifiuti prodotti avvenga preferibilmente,
anche per ragioni di semplicità operativa, espressa come volume (tariffazione volumetrica del
servizio).
Dall’analisi delle esperienze in atto si è dunque verificato, come d’altronde era prevedibile, che la
registrazione del volume e del numero di svuotamenti dei contenitori (bidoni o sacchi) dedicati ad ogni
singola abitazione (raccolte “porta a porta”) risulta più efficace per la responsabilizzazione della
singola utenza traducendosi così in una riduzione complessiva dei quantitativi conferiti (varie
esperienze hanno dimostrato che, nei Comuni in cui è stata adottata la tariffa a volume, i rifiuti residui
sono diminuiti in media del 15-20%).
Pertanto l’applicazione della tariffazione volumetrica costituisce un fattore di successo delle politiche di
riduzione, sia attraverso l’incentivazione verso la pratica del compostaggio domestico degli scarti verdi
e della frazione organica, sia grazie ad una maggiore responsabilizzazione dell’utente al momento
dell’acquisto, orientando le preferenze verso i beni di consumo che utilizzano imballaggi più contenuti
e razionali.
Le effettive possibilità di ridurre il consumo di sovraimballaggi e di imballaggi a perdere sono però
legate alla possibilità, da parte dei consumatori, di scegliere tra diverse opzioni di consumo (ad
esempio vuoto a rendere o a perdere) per usufruire dei vantaggi del nuovo sistema di tariffazione
(meno rifiuti = minori costi). Ma in Italia tale possibilità di scelta è ormai quasi del tutto assente e le
misure di corresponsabilizzazione delle imprese produttrici di imballaggi per il supporto economico ai
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Comuni per la raccolta differenziata degli imballaggi (introdotte dal D.Lgs. 22/97) non hanno
incentivato reali innovazioni che puntassero alla riduzione quantitativa della produzione di imballaggi.
In altri paesi viceversa (soprattutto in Germania ed Austria ma in generale nel nord-Europa) si è
assistito ad un profondo processo di innovazione economica ed organizzativa presso la grande
distribuzione organizzata (GDO) indotto da norme più efficaci in materia di imballaggi.
Non a caso in Italia le uniche eccezioni sono rappresentate dalle aree del paese (in particolare la
Provincia di Bolzano) dove è già stata adottata la tariffazione volumetrica della produzione dei rifiuti
per ogni singolo condominio. In queste zone la grande distribuzione ha rapidamente assunto
l’esigenza di riprogettare la filiera degli imballaggi per rispondere alle nuove esigenze manifestate dai
cittadini-consumatori. Infatti la tariffazione dei servizi è lo strumento più potente che si può attualmente
applicare in Italia per creare un circuito virtuoso che premia i cittadini che orientano le proprie scelte di
consumo verso prodotti che consentono di diminuire la produzione di rifiuti (in particolare di imballaggi
superflui).
Infatti la grande distribuzione è da sempre assai attenta alle nuove esigenze dei propri potenziali
clienti ed è quindi naturale che le prime azioni di contenimento della produzione di imballaggi (utilizzo
del vuoto a rendere in policarbonato per il latte ed in PET di adeguato spessore per le bibite ecc.)
siano state adottate da varie altre Province sulla base di quanto già realizzato dalla Provincia di
Bolzano (dove l'Amministrazione Provinciale ha fortemente incentivato l'adozione della tariffazione
puntuale di tipo volumetrica). L’Amministrazione Provinciale ha d’altronde incentivato tali azioni
promuovendo anche il progetto del “Marchio ecologico” in collaborazione con la locale Unione
Commercio Turismo e Servizi.
E’ quindi evidente che nell'elaborazione dei criteri del PPGR si individui, come elemento centrale
dell’azione di contenimento della produzione dei rifiuti, la valutazione della massima diffusione dei
sistemi domiciliarizzati di raccolta, e di una loro ulteriore evoluzione con l’introduzione della tariffazione
puntuale. Gli attori del sistema di gestione dei rifiuti a livello provinciale possono quindi agire su più
fronti per poter creare delle sinergie positive tra vari livelli di azione come descritto nella seguente
figura.
Fig. 5 - Sinergie conseguite con la personalizzazione della raccolta differenziata ed indifferenziata
RESPONSABILIZZAZIONE
DEGLI UTENTI E POSSIBILITA’ DI
CONTROLLO
POSSIBILITA’ DI
APPLICAZIONE DELLA TARIFFA
PUNTUALE SUI VOLUMI DI
RIFIUTI CONFERITI
POSSIBILITA’ DI RIDUZIONE
DELLA PRESENZA DI
IMBALLAGGI INUTILI NEI
RIFIUTI URBANI
PERSONALIZZAZIONE
DELLA RACCOLTA
DIFFERENZIATA E
INDIFFERENZIATA
COMPETIZIONE VIRTUOSA
GDO NELLA RIDUZIONE DEI
RIFIUTI PER ACCONTENTARE
LE RICHIESTE DEI CLIENTI
INCENTIVAZIONE
ECONOMICA AL MINOR
CONFERIMENTO DI RIFIUTI
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
3.2.7
Criteri per la riduzione dei rifiuti attraverso la riorganizzazione della raccolta dei rifiuti
prodotti da utenze non domestiche
L’assimilazione dei rifiuti speciali assimilabili non pericolosi deve essere attuata in modo compatibile
con i criteri fissati dallo Stato (in via di emanazione; attualmente si fa riferimento ai criteri qualitativi
della Delibera Interministeriale del 1984) e con una serie di obiettivi “incrociati”, a volte non
pienamente coincidenti:
–
garantire il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti a tutte quelle utenze non domestiche che,
per ragione di dimensione e dispersione territoriale, difficilmente potrebbero usufruire di un
analogo servizio erogato al di fuori del sistema pubblico, se non a costi assai elevati;
–
garantire una migliore economia di scala al sistema complessivo dei servizi di igiene ambientale;
–
permettere una più ampia ripartizione dei costi tra famiglie ed imprese, soprattutto per ciò che
concerne i costi fissi (investimenti, spazzamento ecc.);
–
stimolare la creazione di flussi di conferimento/raccolta di frazioni dei rifiuti avviabili al recupero,
attraverso circuiti organizzati dal sistema pubblico, soprattutto in tutte quelle situazioni in cui
l’offerta di analoghi servizi erogati dai privati non è adeguata o addirittura presente.
Conseguentemente è quanto mai opportuno da un lato trovare un giusto equilibrio tra valore dei
servizi erogati e relativi costi applicati (oggi TARSU, domani tariffa), dall’altro sollecitare
comportamenti delle aziende che consentano un maggiore riduzione e recupero dei rifiuti, mediante
un mix di meccanismi amministrativi (criteri di assimilazione, obblighi e divieti) e meccanismi tariffari
incentivanti. Questi accorgimenti possono consentire di ridurre il rischio di un conferimento
abbastanza consistente di rifiuti speciali non assimilati provenienti da utenze produttive nel circuito
ordinario. In effetti un elemento critico nel sistema attuale di raccolta, rispetto al conferimento di rifiuti
non assimilati da parte delle utenze non domestiche, è sicuramente quello legato all’adozione di
contenitori stradali di grandi dimensioni. Il fenomeno, peraltro assai comune in tutte le situazioni in cui
siano presenti contenitori stradali di volumetria medio grande, non risulta attualmente quantificabile
con precisione.
Sulla base degli obiettivi in precedenza evidenziati ed in attesa di ulteriori approfondimenti, si possono
individuare i seguenti criteri per la gestione dei rifiuti provenienti da utenze non domestiche:
-
adottare criteri quali-quantitativi di assimilazione che, compatibilmente con le norme vigenti,
consentano effettivamente di dare un’adeguata risposta alle piccole aziende commerciali ed
artigianali, imponendo comunque, là dove possibile, la creazione di flussi separati, destinabili al
recupero;
-
adottare sistemi di raccolta personalizzati dei rifiuti recuperabili e di quelli indifferenziati delle
utenze non domestiche, sia per un più adeguato controllo, sia per poter praticare anche alle
utenze non domestiche un sistema tariffario puntuale.
Nell’opera di incentivazione delle imprese alla riduzione dei rifiuti urbani residui si dovranno
individuare ed applicare adeguati incentivi e strumenti di stimolo alla diffusione delle “buone pratiche”.
Per supportare tali azioni sarà senz’altro opportuno puntare ad un più diretto coinvolgimento a livello
locale del CONAI.
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Provincia di Savona
3.3
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Incentivare il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti
La Provincia intende operare un analisi economica ed ambientale delle possibilità di
commercializzazione dei prodotti recuperati identificando eventualmente le azioni di certificazione o di
sostegno per la diffusione dei prodotti.
Tale fondamentale strategia viene denominata GPP, ossia Green Public Procurement. Il GPP, in
italiano Acquisti Pubblici Verdi, è uno strumento di sviluppo sostenibile rivolto alle Pubbliche
Amministrazioni e agli Enti Locali per orientare i loro acquisti verso prodotti compatibili con l’ambiente.
Acquistare verde significa rivedere le procedure d’acquisto sulla base non solo del costo monetario del
prodotto/servizio ma anche sulla base degli impatti ambientali che questo può avere nel corso del suo
ciclo di vita.
In sostanza, il GPP è uno strumento volto a rivedere le pratiche d’acquisto delle Pubbliche
Amministrazioni a favore di beni e servizi che riducono l’uso delle risorse naturali, la produzione di
rifiuti, le emissioni inquinanti, i pericoli e i rischi, ottimizzando quindi il “servizio” offerto dal prodotto.
Per “rendere verdi” gli acquisti di un’amministrazione è necessario agire sulle modalità con cui questi
vengono realizzati, in particolare è necessario inserire dei criteri ecologici nei bandi di gara per
l’acquisto di prodotti e fornitura di servizi.
La normativa di settore si basa sul cosiddetto Libro Verde dal titolo “Gli appalti pubblici nell'Unione
Europea - spunti di riflessione per il futuro” (Comunicazione adottata dalla Commissione il 27
Novembre 1996), che pone la tutela dei valori ambientali nel quadro delle prescrizioni tecniche
riguardanti le caratteristiche dei lavori, delle forniture o dei servizi oggetto degli appalti. In sostanza la
colloca nell’ambito delle specifiche tecniche che gli organismi acquirenti devono indicare nei
documenti generali degli appalti ed alle quali i partecipanti devono conformarsi, secondo quanto
disposto dalle direttive.
Il Libro Verde suggerisce che in ogni caso gli organismi acquirenti possono incoraggiare lo sviluppo di
un approccio positivo da parte delle imprese nei riguardi dell'ambiente, evitando di rifiutare nei loro
appalti - come è già accaduto in passato - le offerte di prodotti contenenti componenti o materiali
riciclati, allorché le caratteristiche tecniche di tali prodotti rispondono alle prescrizioni indicate nei
capitolati d'oneri.
La norma quadro nazionale sui rifiuti, il decreto legislativo 3 aprile 2006, n° 152 , all'articolo 180
"Prevenzione della produzione di rifiuti" prevede che le autorità competenti adottino, nell'ambito delle
proprie attribuzioni, iniziative dirette a favorire, in via prioritaria, la prevenzione e la riduzione della
produzione e della nocività dei rifiuti mediante, tra l’altro, la determinazione di condizioni di appalto che
valorizzino le capacità e le competenze tecniche in materia di prevenzione della produzione di rifiuti.
All'aricolo 181 "Recupero dei rifiuti" il decreto sancisce che ai fini di una corretta gestione dei rifiuti le
autorità competenti favoriscono la riduzione dello smaltimento anche attraverso l'adozione di misure
economiche e la determinazione di condizioni di appalto che prevedano l'impiego dei materiali
recuperati dai rifiuti al fine di favorire il mercato dei materiali medesimi; allo stesso articolo è previsto
inoltre che le autorità competenti possano promuovere e stipulare accordi e contratti di programma
con i soggetti economici interessati al fine di favorire il recupero dei rifiuti, con la possibilità di stabilire
agevolazioni in materia di adempimenti amministrativi ed il ricorso a strumenti economici.
Il precedente decreto ministeriale 8 maggio 2003, n. 203, in applicazione del comma 4 dell'articolo 19
del d.lgs 22/97, individuava regole e definizioni affinché le regioni adottino disposizioni necessarie,
destinate agli uffici ed enti pubblici ed alle società a prevalente capitale pubblico e anche di gestione
dei servizi, per implementare acquisti in beni riciclati nella misura del 30% rispetto ai propri bisogni
complessivi. Il decreto definisce come “materiale riciclato” un materiale che sia realizzato utilizzando
“rifiuti derivanti dal post-consumo” nei limiti in peso imposti dalle tecnologie impiegate per la
produzione del materiale medesimo. Per essere definiti riciclati è sufficiente che presentino una
prevalenza in peso di materiale riciclato: questo significa che basterà che un prodotto sia realizzato
con almeno il 51% del suo peso in materia riciclata per rientrare fra i criteri ammessi. Codesto 51%
deve però essere specificato (illustrato) sulla base dei codici dell’Elenco Europeo dei Rifiuti (art. 6
comma 2, lett.b) e in dettaglio l’intera quota percentuale di materia riciclata impiegata (che ovviamente
può essere anche superiore al 51%) deve essere specificata e certificata da soggetto terzo
professionalmente abilitato tramite perizia giurata.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Il 30% vale per ogni anno solare e per ciascuna categoria di prodotto; non è possibile effettuare
compensazioni, cioè l'acquisto di singoli prodotti per un quantitativo superiore al 30% in una categoria
non può compensare il mancato acquisto in altre categorie.
La Provincia intende quindi inserirsi in questo contesto proponendo iniziative e attività orientati a
favorire la diffusione dell'abitudine all'acquisto verde.
Un’esperienza simile è già stata intrapresa sul territorio regionale dalla Provincia di Cremona che ha
avviato un progetto LIFE Ambiente chiamato GPPnet che ha come scopo principale la diffusione di
pratiche di ‘acquisti pubblici verdi’ (Green Public Procurement-GPP) attraverso la costituzione di una
rete di amministrazioni pubbliche che sperimentano il GPP. Le Pubbliche Amministrazioni coinvolte
nel progetto sono state informate su provvedimenti legali nazionali ed europei che possono essere
applicati e sulle esperienze già realizzate in Italia e nel resto d’Europa, al fine di mettere in evidenza
gli elementi che possono favorire od ostacolare l’implementazione del GPP. Inoltre, sono stati loro
forniti strumenti pratici per la valutazione, la selezione e l’integrazione di criteri ambientali nei bandi di
gara e nelle procedure d’asta che portino alla sostituzione degli acquisti attuali con prodotti e servizi a
“impatto ambientale ridotto” così da rendere il GPP una parte integrante del loro impegno per lo
sviluppo sostenibile. Le attività di GPP derivanti dal progetto verranno diffuse sul territorio allo scopo di
costituire un distretto locale di eco-procurement, all’interno del quale anche le imprese saranno
incentivate ad attuare una riconversione verso produzioni eco compatibili, per soddisfare le richieste
degli enti locali.
Il GPP è uno degli strumenti principali che gli enti locali e la Pubblica Amministrazione hanno a
disposizione per mettere in atto strategie di sviluppo sostenibile mirate a ridurre gli impatti ambientali
dei processi di consumo e produzione, attraverso una gestione più responsabile delle risorse naturali
e dei rifiuti, uno dei settori prioritari d’intervento della Strategia Europea per lo Sviluppo Sostenibile
approvata dal consiglio europeo di Goteborg nel giugno 2001.
Il GPP é quindi lo strumento che permette di sostituire i prodotti e i servizi esistenti con altri a minore
impatto sull’ambiente secondo dei criteri ambientali garantendo:
• l’ottimizzazione del servizio offerto e/o dal prodotto;
• la riduzione dell’uso delle risorse naturali;
• la riduzione della produzione di rifiuti;
• la riduzione delle emissioni inquinanti;
• la riduzione dei pericoli e dei rischi.
Il GPP può giocare un ruolo fondamentale, dal lato della domanda, per sostenere la produzione di
beni e servizi verdi e fungere da traino nel processo di gestione ecologica e nel riorientamento dei
consumi verso prodotti più verdi, e servire, contemporaneamente, da modello di buon comportamento
per le imprese, le istituzioni private e i cittadini, dando quindi un contributo positivo alla protezione
ambientale.
Gli enti locali, trasferendo la loro capacità d’acquisto su prodotti a impatto ambientale ridotto ed
includendo i criteri ambientali nelle procedure d’acquisto, hanno quindi la possibilità concreta di
orientare il mercato così da:
• ridurre gli impatti sull’ambiente delle proprie attività;
• incrementare la domanda per i prodotti verdi e quindi il mercato dei prodotti riciclati;
• spingere le imprese a produrre beni con migliori prestazioni ambientali;
• fornire un modello di comportamento responsabile verso l’ambiente.
All’interno delle pratiche di Green Public Procurement, vanno evidenziati degli impegni che potrebbero
anche essere estesi su base volontaria al settore privato:
• diffusione e promozione della carta riciclata;
• pratiche di attenzione ambientale alle diverse forniture della struttura e alla gestione rifiuti (toner,
detersivi, etc);
• sostituzione asciugamani in carta con rotoli in stoffa lavabile.
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Provincia di Savona
3.4
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Migliorare la raccolta differenziata dei rifiuti
Di seguito viene riportata una descrizione delle diverse opzioni che sono maggiormente utilizzate in
ambito nazionale per la raccolta differenziata dei rifiuti urbani; ciò allo scopo di valutarne – nel capitolo
successivo - l’applicabilità nella situazione specifica della Provincia di Savona.
3.4.1
Il recupero di carta e cartoni
Per quanto riguarda la raccolta differenziata della carta e del cartone è necessario chiarire che tale
raccolta può essere effettuata secondo le varie modalità che devono essere intese come
complementari.
Infatti nei comprensori che presentano caratteristiche territoriali molto articolate non è possibile
utilizzare un solo sistema e quindi viene solitamente adottato un sistema misto utilizzando sia i
contenitori stradali che la raccolta porta a porta a seconda delle caratteristiche specifiche del contesto
esaminato.
Nella raccolta dei materiali cellulosici è inoltre opportuno distinguere tra diverse tipologie di materiali
con caratteristiche intrinseche differenti:
•
imballaggi in carta, prodotti soprattutto dalle attività commerciali (negozi, alimentari, ristoranti,
ecc.);
•
carta per uso grafico , prodotto in prevalenza da utenze domestiche, uffici, banche, servizi.
Ai fini dell'organizzazione dei circuiti di raccolta è bene prevedere modalità differenti poiché
l’aggregazione di più frazioni oggetto di raccolta differenziata, soprattutto se presentano diversi valori
di mercato, risulta poco conveniente.
In effetti anche per la raccolta della carta ad uso grafico e dei cartoni da imballaggio (così come per la
raccolta del verde e dell’umido domestico) la diversificazione dei sistemi di raccolta delle due frazioni
ha consentito di individuare i sistemi più adatti alle caratteristiche merceologiche e fisiche dei due
materiali; nel caso delle raccolte domiciliarizzate della carta (legata in pacchi o in piccoli bidoni
condominiali) la raccolta può avvenire con mezzi a “vasca aperta” e senza sistemi di compattazione, in
quanto il costo specifico di impiego è sensibilmente inferiore; ciò grazie al buon peso specifico della
carta ad uso grafico; per quanto riguarda invece gli imballaggi in carta, che presenta un peso specifico
meno favorevole (tra 0.05 e 0.10 kg/litro), l’utilizzo del compattatore risulta molto conveniente pur
considerando il maggiore costo di esercizio. In questo modo le due tipologie di raccolte porta a porta
possono intercettare una particolare e significativa frazione di rifiuto da inviare al recupero con un
elevato grado di purezza merceologica e quindi senza la necessità di dover successivamente
separare la varie frazioni merceologiche o tipologie di carta. Si deve infine ricordare che l'attivazione
della raccolta specifica degli imballaggi in carta presso i commercianti e le utenze non domestiche
consente di ottenere dal CONAI un corrispettivo molto più elevato (circa 150 lit./kg contro le 22
previste per la raccolta congiunta degli imballaggi con la carta ad uso grafico).
Se si analizzano le modalità di raccolta in relazione alle utenze che si intende coinvolgere si possono
analizzare le seguenti modalità di raccolta.
In specifico per le utenze non domestiche (del commercio, del terziario e dell’artigianato) che
producono prevalentemente imballaggi secondari:
•
raccolta porta a porta (il conferimento degli imballaggi in carta viene effettuato previa piegatura e
legatura degli stessi);
•
conferimento a riciclerie (fissi o mobili).
Per le scuole e uffici pubblici e privati la raccolta viene effettuata utilizzando contenitori da
posizionare all'interno dell’edificio (240-660 litri) e piccoli cestini da posizionare negli uffici. La
periodicità dello svuotamento dei contenitori viene concordata con il soggetto incaricato della raccolta.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Nella tabella che segue viene riportata un sintetica comparazione dei diversi sistemi di raccolta dello
carta illustrati precedentemente.
Per le utenze domestiche, che producono prevalentemente giornali, riviste ed imballaggi primari si
possono adottare i seguenti sistemi di raccolta:
•
porta a porta (o comunque conferimento ad orari e punti prefissati);
•
contenitori stradali specifici;
•
conferimento agli ecocentri (a completamento ed integrazione dei sistemi precedenti);
•
raccolta multimateriale leggera (sacco viola) generalmente in combinazione con la plastica, gli
stracci ed i metalli.
Per quest’ultima tipologia di raccolta la tabella riporta sinteticamente le caratteristiche dei vari sistemi
di raccolta adottati:
Tab. 13 - Caratteristiche modelli di raccolta multimateriale “secco leggero”
Stradale
Domiciliare
Commerciale
Punto
conferimento
Campana,
Fuori casa
Fuori negozio
cassonetto
in sacchi
in sacchi
Tipo di
contenitori
cassonetto
100 lt.
100 lt.
Da settimanale a
Da settimanale a
2 volte/settimana
2 volte/settimana
1.3-2.4 mc.
campana 2-3 mc.
Frequenza
Rendimenti
Settimanale
20-40 kg/ab.anno
30-50 kg/ab.anno
Laddove si utilizzano i contenitori stradali di grande dimensione (2400-3200 litri) la diffusione deve
essere comunque sufficiente a rendere non troppo scomodo il conferimento e quindi si calcola
mediamente almeno un contenitore ogni 400-500 abitanti. Sono comunque preferibili i contenitori di
piccole dimensioni (120-330 litri) da ubicare all'interno delle aree condominiali, perché consentono una
maggiore responsabilizzazione ed un maggior controllo delle utenze servite.
Nel caso della raccolta della carta da parte delle utenze domestiche una possibilità di conferimento
presso le stazioni ecologiche deve sempre essere considerata come integrativa a quella a contenitori
stradali presso le isole ecologiche o alla raccolta domiciliare. Va inoltre considerato che la raccolta
domiciliare della carta permette di ottenere incrementi consistenti dei quantitativi intercettati (80% ca.)
con un aumento dei costi poco significativo (da 1 a 1,8 €/ab.anno) in confronto ai costi complessivi di
gestione.
Per il materiale cartaceo, conferito direttamente presso stazioni ecologiche semplificate e complesse,
è consigliabile innanzitutto prevedere la separazione fra carta (quotidiani, riviste, tabulati, ecc.) e
cartone, prevalentemente ondulato; in tal modo si consente una valorizzazione migliore delle frazioni
conferite e si determinano i quantitativi per le differenti frazioni rimborsabili secondo il recente accordo
ANCI-CONAI. Fra il materiale non devono essere presenti confezioni in materiale poliaccoppiato (brik
per il latte) in quanto comportano problemi di separazione dei materiali che le compongono.
Per quanto concerne il trattamento successivo presso i Centri di separazione e valorizzazione si potrà
scegliere fra alcune soluzioni alternative: la carta può essere ritirata direttamente dai recuperatori che
provvederanno al carico del materiale, oppure si può ipotizzare l’acquisto di una pressa orizzontale,
che tra l’altro può essere utilizzata anche per altri tipi di materiali, per aumentare le capacità di
stoccaggio e migliorare le modalità di trasporto.
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Tab. 14 - Caratteristiche modelli in uso di raccolta della carta
Punto
conferimento
Stradale
Domiciliare
Commerciale
Piattaforma
Campana,
cassonetto
bidoni,
Per i servizi:
Scarrabile
fuori casa in pacchi •
legati o sacchi
•
•
Tipo di
contenitori
Cassonetti.
120-360 lt.
Scarrabile,
sfusa,
bidoni
Cassonetti 1.3 mc.
Scarrabile 17-25 mc.
1.3-2.4 mc.
Campane 2-3 mc.
17 -25 mc.
bidoni 240 lt.
Frequenza
Da settimanale a
mensile
Da settimanale a
quindicinale
Settimanale
quindicinale
Rendimenti
10-30 kg/ab.anno
20-80 kg/ab.anno
Variabile
10-30
kg/ab.anno
Nel 2003 la Scuola Agraria del Parco di Monza ha condotto, per conto di Federambiente, uno studio
sui costi di raccolta di cui si riportano di seguito i risultati più significativi. Per quasi tutti i casi analizzati
dallo studio il costo totale del servizio di raccolta (che comprende oltre ai costi della raccolta eventuali
costi di trasporto e selezione e ricavi di vendita del materiale raccolto) risulta essere inferiore al costo
della raccolta, per i ricavi da vendita.
I costi del servizio variano per la maggior parte dei casi con raccolta mediante contenitori stradali da
70↔90 €/t ma vi sono dei casi in cui si raggiungono costi molto bassi 12 €/t e molto più alti 388 €/ t. Il
costo per i sistemi porta a porta è maggiore (141 €/t) con valori minimi di 55 €/t fino a valori di 455 €/t.
Il costo per abitante mostra una sostanziale similitudine dei sistemi di raccolta con contenitori stradali
(circa 1,75 €/ab.anno) mentre i circuiti di raccolta a domicilio o misti tendono a registrare costi di
raccolta maggiori. Il costo di raccolta tende, per la maggior parte dei casi, a porsi intorno ai 90/100 €/t
con situazioni di minimo di 43 €/t e di massimo 490 €/t. I costi rimangono simili sia per la raccolta delle
campane (2000/2500 litri), sia per la raccolta dei cassonetti laterali (3200 litri). Il costo per abitante
varia dai circa 2 € per i sistemi con contenitori stradali ai 4,5 € per quelli porta a porta.
Tab. 15 – Costi medi della di raccolta della carta da indagine Federambiente
Sistema raccolta
Costo di raccolta (€/ab.anno)
Costo di raccolta (€/t)
Media
Max
Min
Media
Max
Min
Raccolta con cassonetti
2,19
4,60
0,76
109,74
443,26
43,01
raccolta con campane
1,89
4,17
0,25
78,65
95,30
56,52
sistema misto
8,99
13,13
4,86
116,80
141,97
91,62
Porta a porta
4,50
9,29
0,49
152,27
491,67
64,45
La resa della raccolta per abitante è molto variabile e oscilla mediamente dai 27 Kg/ab.anno per le
Aziende con raccolta mediante contenitori stradali ai 38 Kg/ab.anno per le raccolte porta a porta fino a
raggiungere i 73 Kg/ab.anno nei casi misti (che considerano raccolta a domicilio e raccolte specifiche
ad utenze non domestiche).
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3.4.2
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Il recupero del vetro
Il recupero del rottame vetro si è sviluppato in Italia a partire dagli anni settanta ed ha consolidato una
struttura di raccolta basata prevalentemente su recuperatori privati.
L’utilizzo del rottame consente infatti di ottenere un consistente risparmio energetico, derivante dal
minore impiego di combustibili per la fusione, a causa dalla minore temperatura d’esercizio,
consentendo altresì una riduzione delle emissioni in atmosfera. Inoltre la raccolta differenziata del
vetro permette di ottenere una significativa riduzione dei rifiuti da smaltire in maniera indifferenziata e
di ridurre le attività estrattive, consentendo di sostituire una quantità pressoché equivalente di silice,
feldspato, marmo ecc.
Il vetro che tollera più contaminazioni da parte di vetri di altro colore è quello verde; questo è il motivo
per cui la quasi totalità del vetro riciclato, non essendo in genere soggetto a separazione per colore,
va a confluire nella produzione di vetro cavo verde.
Un'altra ipotesi potrebbe essere la raccolta differenziata del vetro a seconda del colore. Alcuni paesi
che hanno già soddisfatto il fabbisogno di rottame misto, come ad esempio Germania e Svizzera,
utilizzano una rete diffusa di raccolta differenziata separata per colore, utilizzando campane a tre
scomparti (verde, giallo e bianco), che permettono già in fase di raccolta di suddividere il rottame di
vetro, completando presso gli impianti di trattamento la separazione con apparecchiature basate su
sensori ottici.
La raccolta differenziata del vetro viene solitamente effettuata mediante collocamento di apposite
campane. Risulta preferibile il posizionamento delle campane presso le cosiddette "isole ecologiche"
per consentire un più semplice conferimento anche degli altri materiali (carta, plastica ecc.) in aggiunta
al vetro. La raccolta differenziata delle lattine di alluminio e banda stagnata può essere condotta
unitamente alla raccolta del vetro poiché i centri di recupero del vetro sono normalmente attrezzati per
separare automaticamente tale frazione.
Il numero delle campane deve essere sufficiente al fabbisogno di conferimento calcolando
mediamente almeno una campana ogni 3-500 abitanti. La valutazione di dettaglio viene effettuata
tenendo conta della densità abitativa del territorio e della conseguente distanza media di conferimento
per la singola utenza; può esserci dunque una frequenza di distribuzione per abitanti inferiore (es.
1/1000) nel caso di una elevata densità demografica, che consente di “avvicinare” comunque l’utente
al punto di conferimento. Ovviamente va tenuta in conto, in tale caso, la variazione della frequenza di
prelievo, onde evitare che l’esaurimento delle capacità volumetriche di deposito possa costituire un
ostacolo ad ulteriori conferimenti.
La loro collocazione dovrà tenere conto sia dell'accessibilità per le operazioni di conferimento sia della
posizione rispetto a bar, ristoranti, servizi pubblici od altre utenze specifiche, potenzialmente grandi
produttrici di vetro, sia delle esigenze di posizionamento su superficie pavimentata (cemento o
asfalto). Per alcune utenze specifiche, definite dai Comuni, che dispongano di aree private (cortili,
aree recintate) e che siano generatrici di quantitativi elevati di vetro, può inoltre essere prevista la
fornitura di campane con aperture che facilitino il conferimento ("open box") ma dotate di chiusura per
evitare conferimenti da parte di soggetti non abilitati.
La raccolta differenziata del vetro, sia per la consolidata esperienza accumulata dalla struttura di
raccolta, sia per le elevate quantità che possono essere raccolte ad ogni svuotamento, è la raccolta
che presenta i costi operativi più bassi: secondo i dati forniti dal COREVE, un automezzo è
generalmente in grado di recuperare circa 16 tonnellate/giorno, equivalenti a circa 64 metri cubi (con
peso specifico = 0.25), ossia 45 campane piene al 70%; l’automezzo in questione è un autocarro con
cassone a cielo aperto, di capacità pari a 30 mc e con una capacità di carico di circa 11 tonnellate,
munito di gru e braccio per il sollevamento.
Nel 2003 la Scuola Agraria del Parco di Monza ha condotto, per conto di Federambiente, uno studio
sui costi di raccolta di cui si riportano di seguito i risultati più significativi.
La raccolta stradale del vetro nella maggior parte dei casi analizzati avviene tramite le campane con
un volume di 2000/3000 l, con costi di raccolta variabili tra 5 €/t e in alcuni casi con valori massimi di
111 €/t. Il costo del servizio nei casi in cui il materiale raccolto viene venduto tende ad essere inferiore
di quasi il 50% del costo totale di raccolta.
La raccolta media del vetro per abitante varia tra da un minimo di 8/10 Kg/ab.anno ad un massimo
di 17/27 Kg/ab.anno.
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3.4.3
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Il recupero degli imballaggi in plastica
Il D.lgs 22/97 aveva recepito il dettato delle Direttiva europea 62/94, che prevede di raccogliere tutti gli
imballaggi in plastica, ma l’accordo-quadro ANCI-CONAI ha stabilito di prorogare fino al 31 dicembre
2000 la vecchia impostazione della 475/88. Attualmente, dopo la scadenza della fase sperimentale,
CO.RE.PLA e ANCI (soggetti sottoscrittori dell'Allegato tecnico), hanno stabilito le modalità di
allargamento della raccolta differenziata alle ulteriori tipologie di imballaggi in plastica. Di seguito sono
elencati gli imballaggi in plastica suddivisi nelle frazioni estranee e riciclabili:
Tab. 16 - Frazioni estranee e riciclabili per la raccolta differenziata degli imballaggi in plastica
FRAZIONI RICICLABILI
ALIMENTARI*
Bottiglie di acqua minerale, bibite, olio, succhi, latte, ecc.
Flaconi/dispensatori sciroppi, creme, salse, yogurt, ecc.
Confezioni rigide/flessibili per alimenti in genere (es: affettati, formaggi, pasta fresca, frutta, verdura)
Buste e sacchetti per alimenti in genere (es: pasta, riso, patatine, salatini, caramelle, surgelati)
Vaschette porta – uova
Vaschette per alimenti, carne e pesce
Vaschette/barattoli per gelati
Contenitori per yogurt, creme di formaggio, dessert
Reti per frutta e verdura
Film e pellicole
Barattoli per alimenti in polvere
Contenitori vari per alimenti per animali
Coperchi
Cassette per prodotti ortofrutticoli e alimentari in genere
NON ALIMENTARI**
Flaconi per detersivi, saponi, prodotti per l'igiene della casa, della persona, cosmetici, acqua distillata
Barattoli per confezionamento di prodotti vari (es: cosmetici, articoli da cancelleria, salviette umide)
Film e pellicole da imballaggio (anche espanse per imballaggi di beni durevoli)
Blister e contenitori rigidi e formati a sagoma (es: gusci per giocattoli, pile, articoli da cancelleria)
Scatole e buste per il confezionamento di capi di abbigliamento (es: camicie, biancheria intima, calze)
Gusci, barre, chips da imballaggio in polistirolo espanso
Reggette per legatura pacchi
Sacchi, sacchetti, buste (es: shoppers, sacchi per detersivi, per prodotti per giardinaggio)
Vasi per vivaisti
FRAZIONI ESTRANEE
Qualsiasi manufatto non in plastica
Rifiuti ospedalieri (es: siringhe, sacchi per plasma, contenitori per liquidi fisiologici e per emodialisi)
Beni durevoli in plastica (es: elettrodomestici, articoli casalinghi, complementi d'arredo, ecc.)
Giocattoli
Custodie per cd, musicassette. Videocassette
Piatti, bicchieri, posate di plastica
Canne per irrigazione
Articoli per l'edilizia
Barattoli e sacchetti per colle, vernici, solventi
Grucce appendiabiti
Borse, zainetti, sporte
Posacenere, portamatite, ecc.
Bidoni e cestini portarifiuti
Cartellette, portadocumenti, ecc.
Componentistica ed accessori auto
Sacconi per materiale edile (es: calce, cemento)
Imballaggi con evidenti residui del contenuto (rifiuto pericoloso, non pericoloso o putrescibile)
* tali materiali sono da considerarsi Frazioni estranee se presentano evidenti residui putrescibili e non putrescibili
** tali materiali sono da considerarsi Frazioni estranee se presentano evidenti residui pericolosi e non pericolosi
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Per facilitare le successive fasi di trasporto e compattazione si dovrebbe inoltre suggerire ai cittadini di
operare una compressione manuale delle bottiglie, di conferire congiuntamente i tappi, avvitati dopo la
compressione, nello stesso contenitore insieme alle bottiglie.
La raccolta dei contenitori in plastica, può essere effettuata secondo le seguenti modalità che devono
essere intese come complementari:
• contenitori stradali (solitamente si utilizzano contenitori compatibili con il sistema di svuotamento
mono-operatore);
• contenitori di piccole dimensioni (120-360 litri) da ubicare all'interno delle aree condominiali;
• porta a porta (conferimento ad orari e punti prefissati);
• conferimento agli ecocentri.
La raccolta presso i supermercati consente recuperi elevati e si consiglia l'utilizzo di contenitori da 5-7
mc. o più contenitori stradali di dimensioni non inferiori ai 2,5 mc all'esterno dei centri di vendita.
Devono comunque essere previste frequenze di svuotamento apposite a fronte del maggior
conferimento di materiale in confronto a quello riscontrato per i contenitori stradali.
Per l’organizzazione della raccolta differenziata della plastica bisogna considerare che, mentre il vetro
presenta una densità apparente in mucchio di circa 300 kg/mc, le bottiglie e i flaconi misti in plastica
hanno una densità di circa 20-25 kg/mc cioè 15 volte inferiore. Non è quindi possibile individuare una
sola tipologia di raccolta ottimale per i contenitori in plastica per liquidi e devono perciò essere previste
modalità diverse in relazione alle differenti realtà socio-economiche ed urbanistiche ed alle particolari
utenze che si intende coinvolgere (famiglie, piccola e media distribuzione ecc.). L'utilizzo di sistemi di
raccolta ad operatore unico può efficacemente ridurre i costi di gestione del servizio nella fase di
svuotamento e trasporto del materiale raccolto poiché il mezzo adibito allo svuotamento è dotato di un
sistema di compattazione che riduce abbastanza efficacemente il volume del materiale raccolto.
La raccolta della plastica gestita con sistemi intensivi (ad es. con la domiciliarizzazione del servizio)
comporta costi di gestione molto elevati rispetto alla raccolta con contenitori del tipo "monomateriale"
anche se permettono di ottenere dei tassi di intercettazioni più elevati.
In effetti i contributi riconosciuti finora ai Comuni hanno coperto solo in parte gli alti costi di raccolta
che sono stati registrati nelle diverse esperienze di raccolta (monomateriale e multimateriale) della
plastica.
Nel 2003 la Scuola Agraria del Parco di Monza ha condotto, per conto di Federambiente, uno studio
sui costi di raccolta di cui si riportano di seguito i risultati più significativi. Le tabelle che seguono
riportano i costi di raccolta e totali di gestione. Il costo della raccolta per la maggior parte dei casi si
colloca tra 180↔350 €/t, ma vi sono alcuni casi in cui i costi di raccolta superano i 600 € per
tonnellata, in particolare nei casi della raccolta multimateriale con il vetro, dove insieme ai costi di
raccolta occorre imputare i costi di separazione dei materiali per avviarli al riciclaggio.
Per quanto riguarda invece il costo della gestione del rifiuto, considerando la vendita degli imballaggi
recuperati esso diminuisce di quasi il 50% rispetto al costo totale di raccolta, assestandosi su un
valore variabile tra 120/250 €/t. I sistemi di raccolta porta a porta risultano essere in questo caso
concorrenziali dato che intercettano quantitativi procapite di plastica maggiori.
Tab. 17 – Costi medi della di raccolta della plastica da indagine Federambiente
Sistema raccolta
Costo di raccolta (€/ab.anno)
Costo di raccolta (€/t)
Media
Max
Min
Media
Max
Min
Raccolta con cassonetti
1,40
2,20
0,55
317,63
550,18
179,05
raccolta con campane
0,96
1,50
0,32
285,87
352,60
183,37
Multimateriale
1,29
2,57
0,01
354,90
625,00
84,81
Porta a porta
1,90
3,10
0,58
206,88
339,54
88,78
Tab. 18 – Costi medi della di raccolta e trattamento della plastica da indagine Federambiente
Sistema raccolta
Costo totale (€/ab.anno)
Costo totale (€/t)
Media
Max
Min
Media
Max
Min
Raccolta con cassonetti
0,78
1,59
0,13
200,18
441,78
17,43
raccolta con campane
0,64
1,52
0,11
187,91
303,68
32,94
Multimateriale
1,29
2,57
0,00
247,23
409,66
84,81
Porta a porta
1,07
2,20
0,42
116,20
241,13
45,14
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3.4.4 Il recupero degli imballaggi in acciaio ed alluminio
La raccolta delle lattine (banda stagnata ed alluminio) può essere effettuata mediante:
• installazione di mangia lattine o sacchi su trespolo presso scuole o utenze specifiche come bar,
chioschi ecc., che saranno opportunamente individuati dal Comune;
• raccolta multimateriale delle lattine, del vetro e della plastica mediante il conferimento congiunto in
campane o contenitori stradali;
• raccolta combinata con gli imballaggi in vetro mediante il conferimento nelle stesse campane
usate per il vetro;
• raccolta combinata con gli imballaggi in plastica mediante il conferimento negli stessi contenitori
stradali usati per la plastica.
La raccolta differenziata degli imballaggi metallici comporta una serie di problemi organizzativi che ne
hanno condizionato negativamente lo sviluppo: la scarsa “produzione” (un vantaggio in termini di
riduzione di prodotti "usa e getta" ma uno svantaggio per l'organizzazione di un circuito di raccolta
specifico) abbinata ad un peso specifico molto contenuto, nonché l'oggettiva difficoltà di separazione
delle lattine di banda stagnata dai cibi che vi erano contenuti.
Per risolvere, almeno in parte, queste problematiche prima il Co.Al.A. (Consorzio Nazionale Alluminio
Ambiente) ed ora il CIAL hanno organizzato delle iniziative di divulgazione rivolte principalmente al
mondo della scuola e sono stati così raggiunti risultati interessanti, con tassi di intercettazione che si
attestano attualmente al 30% dell'immesso al consumo.
Un problema che ha oggettivamente rallentato lo sviluppo della raccolta differenziata dell’alluminio, ma
anche della banda stagnata, è rappresentato dagli alti costi di raccolta: per l’alluminio e la banda
stagnata non sono infatti sostenibili e consigliabili le raccolte monomateriale con contenitori stradali.
Un sistema di raccolta che comprende anche la raccolta delle lattine è stato proposto in passato dal
Consorzio Replastic: la raccolta multimateriale delle lattine, dei contenitori in plastica e del vetro nelle
campane precedentemente utilizzate solo per il vetro. Le problematiche ed i vantaggi di questo
sistema vengono approfondite nei capitolo successivi. Un altro metodo di raccolta che si è sempre più
diffuso è la raccolta congiunta di vetro e lattine.Questo successo è dovuto ai bassi costi di raccolta e
selezione che spesso fanno preferire questa raccolta ad altre opzioni. Infatti questo tecnica ha fornito
buoni risultati, consentendo di incrementare le quantità raccolte e riducendo sensibilmente i costi
dell’operazione, poiché le aziende che si occupano del recupero del vetro sono in grado di effettuare
una selezione delle lattine dal vetro raccolto nelle “campane”: la selezione prevede normalmente
sistemi di separazione magnetica e sistemi a correnti parassite. In tabella viene riportata un sintetica
comparazione dei diversi sistemi di raccolta del vetro e delle lattine:
Tab. 19 - Caratteristiche modelli in uso di raccolta del VETRO e delle LATTINE
Stradale
Domiciliare
Commerciale
Punto
Campana, cassonetto
Bidone
bidone
conferimento
Tipo
di Cassonetto 1.3-2.4 mc.
240 lt.
240-360 lt
contenitori
Campana 2-3 mc.
Frequenza
Da settimanale a mensile Da settimanale a settimanale
quindicinale
Rendimenti
20-30 kg/ab.anno
30-40 kg/ab.anno
variabile
Piattaforma
Scarrabile
12-16 mc.
Quindicinale
5-10 kg/ab.anno
(1)
(1) questo è il dato generalmente rilevato; si registrano tuttavia – in zone ove è stata ben curata la
promozione della raccolta “a consegna assistita” presso le strutture centralizzate - singoli casi di
intercettazione specifica fino a 30-35 kg/ab.anno (es. Ossana - TN)
Un altro sistema di raccolta che comprende anche la raccolta delle lattine era stato proposto dal
Consorzio Replastic: la raccolta multimateriale delle lattine, dei contenitori in plastica e del vetro nelle
campane precedentemente utilizzate solo per il vetro. Questo sistema ha suscitato un aspro dibattito
tra i detrattori ed i sostenitori dello stesso. Certamente l’adozione di questa modalità di raccolta
comporta alcuni benefici specifici per i materiali a bassa densità ed in particolare per la plastica che
può così diluire gli alti costi della raccolta monomateriale ripartendoli anche sugli altri materiali.
In questo modo, però, si impongono al vetro manufatti e metodologie di raccolta più costosi e meno
efficienti: infatti la presenza di un elevata percentuale della plastica nelle campane (in volume circa il
70-80 %) impedisce la frantumazione del rottame di vetro e fa aumentare considerevolmente i costi di
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trasporto poiché, per lo svuotamento e il trasporto dei materiali, viene normalmente utilizzato un
mezzo con gru e cassone senza compattazione (che invece sarebbe estremamente utile per la
riduzione dei costi di trasporto della plastica e delle lattine).
Se invece vengono utilizzati contenitori stradali (2400-3200 litri) e autocompattatori (normalmente
automezzi a caricamento laterale per ridurre i costi del personale) si vengono a creare notevoli
problemi nella fase di selezione dei materiali poiché la frantumazione del vetro provoca un l’elevata
miscelazione del rottame di vetro con gli imballaggi in plastica ed alluminio rendendo così molto
problematica la separazione dei vari materiali. Nella tabella successiva viene riportata un sintetica
comparazione dei diversi sistemi di raccolta multimateriale dei contenitori per liquidi:
Tab. 20 - Caratteristiche modelli di raccolta multimateriale “contenitori per liquidi”
Stradale
Stradale
Domiciliare
Punto
Campana
Cassonetto
fuori casa
conferimento
in bidoni
Tipo di
Campana 2-3 mc.
Cassonetto
240-360 lt.
contenitori
2.4 mc. - 3,2 mc
Frequenza
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Mezzi di
raccolta
Rendimenti
Automezzi
con gru e cassone
20-35 kg/ab.anno
Autocompattatori a
caric. laterale
20-35 kg/ab.anno
Autocompattatori a
caric. posteriore
20-40 kg/ab.anno
Commerciale
Fuori negozio
in bidoni
240-360 lt.
Da settimanale a
2 volte/settimana
Autocompattatori
a caric. posteriore
Variabile
Relativamente alla raccolta differenziata multimateriale è necessario valutare non solo i costi di
raccolta ma anche i costi della successiva fase di selezione presso gli impianti di selezione.
Si deve quindi valutare attentamente il vantaggio ottenuto attraverso l’operazione di selezione alla
fonte operata dal cittadino attraverso i sistemi di raccolta monomateriale soprattutto quando questi
sistemi, attraverso la domiciliarizzazione della raccolta, permettono di ottenere un’elevata purezza
merceologica dei materiali raccolti; in questo caso vengono ovviamente evitati i costi di selezione
industriale successiva. Queste problematiche verranno comunque approfondite nel capitolo
successivo riguardante i criteri di ottimizzazione della gestione integrata dei rifiuti urbani.
3.4.5
La raccolta differenziata degli scarti alimentari
Per organizzare correttamente un sistema di raccolta delle frazioni organiche compostabili, è anzitutto
importante soffermarsi sulle seguenti considerazioni:
la sostanziale diversità merceologica e reattività biochimica tra lo scarto di tipo alimentare (umido
in senso stretto) ed il materiale lignocellulosico di cui è costituito lo scarto di giardino (verde); tale
diversità si traduce in opportunità di una differente articolazione del sistema di raccolta, che tenga
conto della possibilità di semplificare criteri e costi di gestione della raccolta del verde;
il peso specifico nettamente diverso dei due materiali, che se costringe all’uso di veicoli a
compattazione per la raccolta dello scarto verde, consente invece l’impiego di veicoli non
compattanti per lo scarto alimentare; e la compattazione, pur necessaria a garantire il pieno utilizzo
delle capacità di trasporto nel caso di materiali voluminosi, è una necessità costosa. L’introduzione
di circuiti dedicati al solo umido, con veicoli non compattanti, è un potente strumento di
razionalizzazione del servizio e contenimento dei costi;
la problematicità di gestione dello scarto alimentare, proprio in relazione alla sua fermentescibilità
ed al suo contenuto di acqua; ciò comporta la necessità di individuare manufatti, sistemi e
frequenze di raccolta che, producendo agevolazione, comodità e pulizia per l'utente del servizio, ne
agevolino la partecipazione.
Tuttavia un sistema “comodo” che non distingua tra scarto di cucina e scarto di giardino è un sistema
che produce una elevata intercettazione di scarto di giardino, dimenticando che “dove c’è scarto di
giardino, c’è un giardino in cui poterlo compostare”.
In coerenza con le valutazioni precedenti è opportuno che la raccolta di scarto verde e di avanzi
alimentari vada effettuata con sistemi di raccolta coerenti con le loro caratteristiche specifiche tra le
quali citiamo stagionalità, fermentescibilità e peso specifico.
In relazione ai diversi sistemi adottati sul territorio nazionale si possono sviluppare le seguenti
riflessioni:
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• nelle realtà in cui vengono utilizzati contenitori di elevata dimensione per la raccolta congiunta
dell’umido e del verde (1100-2400 litri) sistemati nelle cosiddette “isole ecologiche” si è verificata
una intercettazione del materiale relativamente bassa ed una contaminazione del materiale
abbastanza elevata (purezza merceologica spesso inferiore al 90 %); l’intercettazione del materiale
è risultata ancor più bassa per quelle esperienze (ad es. i Comuni del Persicetano) che, per
migliorare la qualità del materiale conferito, hanno introdotto dei sistemi di chiusura con chiavistelli.
In queste situazioni risulta quindi abbastanza difficile l’integrazione del servizio attraverso la
riduzione delle frequenze di raccolta delle frazioni secche residue; la verifica di questo limite ha
favorito l’evoluzione da questo sistema a modelli di “raccolta di prossimità”, ossia a distribuzione
più capillare di contenitori per favorire una maggiore intercettazione dello scarto alimentare e,
laddove possibile, soprattutto con modelli di raccolta incentrati sulla domiciliarizzazione dei
contenitori (ossia posizionamento degli stessi negli spazi privati);
• la scelta di una raccolta stradale impone generalmente l’utilizzo di mezzi a compattazione, anche in
considerazione della quota generalmente rilevante di scarto di giardino conferita nei contenitori; tali
veicoli tuttavia non consento l’ottimizzazione operativa spinta; le specificità dello scarto di cucina
(alto peso specifico ed elevato contenuto di acqua), come già segnalato, renderebbero opportuna
invece l’adozione di veicoli, quali i mezzi a vasca, meno costosi.
Per questi motivi si è sempre più diffusa la raccolta della frazione umida dei rifiuti urbanicon il sistema
"porta a porta" che consente di raggiungere delle rese di intercettazione molto più consistenti nonché
una migliore qualità del materiale raccolto. Con questo modello di raccolta vengono utilizzati
contenitori - posizionati negli spazi privati – delle seguenti tipologie:
− mastelli o piccoli bidoncini da 6,5-30 litri per abitazioni monofamiliari o con poche famiglie;
− contenitori da 80-120-240 litri per i condomini in relazione al numero delle famiglie coinvolte.
Si può ancora citare la relativa diffusione (soprattutto in alcuni contesti del Veneto) della raccolta della
frazione umida con sistemi “porta a porta” che non prevedono il temporaneo conferimento in
contenitori domiciliari o di prossimità ma soltanto l’esposizione, nei giorni di raccolta, del sacchetto
dell’umido dinanzi all’abitazione. Tale sistema è però maggiormente passibile di problemi legati alla
rottura dei sacchetti per fenomeni di randagismo. Nella tabella successiva viene infine riportata un
sintetica comparazione dei sistemi di raccolta dello scarto compostabile umido:
Tab. 21 - Confronto dei vari sistemi di raccolta della frazione umida.
Stradale
Di prossimità
Domiciliare
Punto
Contenitori
Bidoni
Bidoni o Mastelli
conferimento
Tipo di
1100-2400 lt.
240 lt.
25 – 120 - 240 lt.
contenitori
Frequenza (1)
2-6 volte/sett.
2-4 volte/sett.
2-4 volte/sett.
Rendimenti
20– 50 kg/ab.anno
(2)
40-70%
(stagionale)
30 – 60
kg/ab.anno
10-30%
(stagionale)
Commerciale
Bidoni e
contenitori
240 - 360 –
660 – 1100 lt.
Da 2 volte/set. a
giornaliera
Variabile
40 - 80 kg/ab.anno
(3)
Scarto di
Da 0% (se vietato il
giardino in %
conferimento) al 10
% (massimo, per i
volumi limitati a
disposizione)
(1) Per manufatti e frequenze sono state riportate le situazioni più tipiche. Per quanto riguarda le
frequenze di raccolta con specifico riferimento a quelle dello scarto compostabile, queste devono
essere aumentate nelle regioni meridionali, ove d’altronde allo stato attuale la raccolta del rifiuto
urbano tal quale viene svolta spesso con frequenza pressoché giornaliera in confronto ai 3 giri di
raccolta settimanale diffusamente adottati al Nord.
(2) con scarto di giardino generalmente in misura prevalente
(3) esclusivamente scarto di cucina; a parte viene raccolto lo scarto di giardino, che dà ulteriori
contributi
La tabella precedente evidenzia ulteriormente il concetto precedentemente esposto sulla limitazione
dei volumi a disposizione per la raccolta della frazione umida: tale scelta consente di prevenire un
conferimento eccessivo di scarto di giardino da parte delle utenze con villetta; con tale accorgimento si
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evita di “trasferire” al circuito di intercettazione della frazione umida alcune caratteristiche "tipiche"
della raccolta della frazione verde quali:
• la forte variabilità stagionale dei quantitativi di verde raccolti;
• la necessità di ricorrere all’impiego di mezzi a compattazione per ridurre il volume di ingombro del
materiale misto (umido e verde) che, come già evidenziato, comporta un elevato costo di gestione
del circuito di raccolta..
A prescindere dalle specificità del contesto locale, che devono però essere attentamente analizzate
per la scelto del modello operativo che deve essere adottato, la raccolta differenziata della frazione
umida presso le utenze domestiche richiede anzitutto:
• la distribuzione a tutte le utenze familiari di sacchetti e relativi secchielli di capienza ridotta (6-10
lt.) che possono agevolare i cittadini per il contenimento (nella propria abitazione) ed il trasporto di
un materiale ad elevata fermentescibilità e ricco di acqua. Questi manufatti possono inoltre
prevenire il recapito al circuito di raccolta di materiali estranei voluminosi (bottiglie, tetrapak, ecc.);
• l’organizzazione di un circuito di raccolta che risulti sufficientemente comodo per le utenze
coinvolte così da stimolarne la partecipazione ed incrementare parimenti le rese di intercettazione.
Si dovrà quindi evitare sistemi di raccolta che richiedano al cittadino lunghi percorsi per
raggiungere il contenitore dedicato alla raccolta ma, al contrario, si dovrà privilegiare la
responsabilizzazione delle utenze attraverso l’adozione di una domiciliarizzazione della raccolta e,
se questa non risulta possibile, di una raccolta di prossimità con contenitori di piccola dimensione
per evitare il conferimento congiunto degli scarti verdi;
• per dimensionare correttamente i manufatti per la raccolta della frazione umida in relazione al
numero di utenze che si intende servire è necessario verificare la specifica produzione unitaria di
scarti di cucina. Infatti le diverse abitudini alimentari (maggiore consumo di frutta e verdura non
confezionate o, al contrario, abitudine al consumo di cibi preconfezionati e consumo di un pasto
“fuori casa”) influenza notevolmente la maggiore o minore presenza percentuale della frazione
organica nei rifiuti, percentuale che nel centro-nord si attesta sul 20-30 % mentre al sud può
arrivare anche al 50 % del totale;
• per stabilire la corretta frequenze di raccolta della frazione umida si dovranno considerare le
abitudini di raccolta consolidate precedentemente ed il contesto meteoclimatico. Risulta infatti
improponibile l’adozione di una raccolta con frequenza di una o due volte/settimana
(generalmente adottate nel zone settentrionali) in contesti con un forte consumo di pesce, o con
un clima molto più caldo di quello riscontrato nei contesti in cui è iniziata l’organizzazione della
raccolta della frazione umida.
Relativamente alla dotazione di sacchetti a perdere si è verificato che tale pratica incentiva la
confidenza e la partecipazione dei cittadini, promuovendo la separazione anche delle frazioni
alimentari più critiche (pesce, carne, avanzi di cibi cotti). Risulta inoltre opportuno che il sacchetto a
perdere sia a tenuta e possibilmente trasparente, allo scopo di consentire l’ispezione visiva del
materiale conferito all’atto della raccolta e/o del conferimento all’impianto.
La scelta tra un sacchetto in materiale biodegradabile o in polietilene dipenderà invece dalle
caratteristiche operative dell’impianto di compostaggio. In alcuni casi gli impianti non accettano il
materiale conferito con sacchetti di polietilene (non essendo dotati di efficaci sistemi di separazione) o
comunque, qualora dotati di un adeguato sistema lacerasacchi e di un meccanismo di separazione
meccanica o aeraulico-densimetrica delle plastiche non biodegradabili, tendono a residuare negli
scarti di vagliatura notevoli quantità di prodotto, che vanno dunque smaltite con i sovvalli con oneri
gestionali sensibili; tutto ciò determina generalmente, a parità di altre condizioni, tariffe di conferimento
sensibilmente superiori per il conferimento in sacchi di polietilene rispetto alle tariffe applicate per
conferimenti in sacchetti in materiale biodegradabile.
Nel 2003 la Scuola Agraria del Parco di Monza ha condotto, per conto di Federambiente, uno studio
sui costi di raccolta di cui si riportano di seguito i risultati più significativi.
Il costo della raccolta dell’umido varia da 42 a 420, a €/t; mediamente il costo per tonnellata è
leggermente inferiore per i sistemi a cassonetti stradali rispetto a quelli con raccolta porta a porta
(circa il 10 % in meno) mentre la raccolta presso le grandi utenze risulta più costosa rispetto al
domiciliare (circa il 10 % in più); il risultato della raccolta differenziata estesa solo alle grandi utenze o
a parte del territorio risulta ovviamente meno efficiente, dato che si tratta di un servizio aggiuntivo,
estesa ad un numero limitato di utenze. L’analisi in funzione del costo per abitante indica che i sistema
di raccolta a domicilio è mediamente più costoso (circa il doppio) rispetto a quello con cassonetti
stradali poiché viene intercettata una maggiore quantità di materiale (circa il triplo); si osservi tuttavia
che il range di costi varia per entrambi i modelli di raccolta tra 3 e 10 €/ab.anno.
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Tab. 22 – Costi medi della di raccolta dell’umido da indagine Federambiente
Sistema raccolta
Costo di raccolta (€/ab.anno)
Costo di raccolta (€/t)
Media
Max
Min
Media
Max
Min
Cassonetti stradali
2,87
9,73
0,55
146,72
254,61
42,53
Solo grandi utenze o raccolta
75,66
3,47
12,94
0,29
179,26
281,28
su una porzione del territorio
Porta a porta
7,28
10,52
3,04
162,56
422,57
71,27
Il costo totale di gestione tende ad essere in tutti i casi superiore del 30-40% rispetto al costo totale
della sola raccolta in quanto non possono essere ottenuti ricavi diretti dalla vendita del materiale
raccolto se prima non vengono sostenuti i costi per il trattamento presso gli impianti di compostaggio;
il costo totale del servizio varia da 95 a 48 €/t. La tabella successiva riporta i parametri medi, massimi
e minimi per le tre tipologie di raccolta. Come si nota il parametro €/t per le raccolte porta a porta
risulta maggiore di circa l’8% rispetto a quello con cassonetti stradali; le oscillazioni dei costi è
comunque notevole (di un fattore 3 per ciascuna tipologia di raccolta) ed è imputabile a condizioni
specifiche locali (quali la distanza dall’impianto di compostaggio, il costo di trattamento del materiale,
ecc).
Tab. 23 – Costi medi della di raccolta e trattamento dell’umido da indagine Federambiente
Sistema raccolta
Costo totale di gestione
Costo totale di gestione (€/ab.anno)
(€/t)
Media
Max
Min
Media
Max
Min
Cassonetti stradali
4,89
12,69
0,89
230,89
332,08
98,32
Solo grandi utenze o
4,01
15,77
0,47
204,78
348,31
95,03
raccolta su una porzione del
territorio
Porta a porta
12,12
16,95
5,35
248,61
486,40
159,07
3.4.6
La raccolta differenziata della frazione verde
Gli scarti di manutenzione del verde costituiscono un flusso di materiali compostabili che incide in
percentuale variabile - a seconda dei contesti urbanistici - sul totale dei rifiuti urbani ma tende
comunque (e con particolare evidenza nelle situazioni con elevata incidenza di abitazioni monoutenza
con giardino) a manifestarsi con marcati incrementi della produzione mensile di RU nei periodi
primaverili ed estivi, laddove non vengono predisposti circuiti dedicati alla sua intercettazione.
In condizioni colturali mediamente intensive, quali quelle adottate per la cura e la manutenzione dei
giardini privati parchi pubblici, si registra una produzione annua di alcuni chilogrammi (3-5) di sfalcio
erboso; tali quantitativi sono all’incirca raddoppiati da potature e fogliame. L’intercettazione unitaria di
tale frazione si colloca generalmente tra i 20-30 ed i 70-90 kg/ab.anno, con una ovvia influenza, tra
l’altro, della situazione urbanistica. In Lombardia e Piemonte, dove la differenziazione dello scarto
verde è obbligatoria dal 1994, sono stati generalmente adottati dei circuiti di raccolta del verde che si
basano sulla consegna diretta algli ecocentri o, specie nei piccoli comuni, alle piazzole decentrate per
il compostaggio. Sono comunque poco diffuse le iniziative di raccolta a domicilio, la cui frequenza è
tenuta comunque distinta da quella dell’umido, preferibilmente quindicinale o mensile. Le diverse
opzioni sono riassunte nella tabella successiva:
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Tab. 24 - Confronto dei vari sistemi di raccolta della frazione verde.
Stradale
Domiciliare
Punto
Container
In sacchi
conferimento
o sfuso
Tipo di
3,5 mc.
80-100 litri
contenitori
Frequenza
Settimanale
Da settimanale a mensile
aprile/ottobre; mensile nei
mesi invernali
Rendimenti (1)
15-30 Kg/ab.anno
50 – 100 Kg/ab.anno
Piattaforma
Scarrabile
25-30 mc.
20 -50 Kg/ab.anno
(1) I rendimenti sono ovviamente fortemente condizionati dalle caratteristiche urbanistiche del territorio; in zone
ad elevata presenza di spazi verdi privati (abitazioni con giardino) e con forte capillarizzazione della raccolta si
conseguono quantitativi anche elevatissimi. Vale la pena di citare il dato di Sirtori (LE) 1996: ca. 230 kg/ab.anno;
Pietrasanta (LU) 1997: ca. 120 kg/ab.anno; In Olanda sono frequenti intercettazioni specifiche di circa 200-250
Kg/ab.anno.
I dati riportati in nota alla tabella precedente possono far comprendere l’importanza di organizzare, per
questo flusso, circuiti di raccolta non eccessivamente “comodi” per il cittadino; infatti una elevata
intercettazione unitaria è sintomo di scarsa partecipazione ai programmi di compostaggio domestico
(descritti nel paragrafo successivo) che vengono disincentivati proprio dalla eccessiva facilità di
consegna dello scarto al servizio di raccolta.
L’Amministrazione può comunque valutare la possibilità di istituire di un circuito di raccolta a domicilio
degli scarti verdi nei mesi di maggiore produzione ma la frequenza di raccolta non dovrebbe superare
una frequenza quindicinale o mensile, in modo da rendere il servizio non troppo “comodo” per l’utente,
dato che la bassa attrattività (per insetti e roditori) dello scarto ne consente la ritenzione nel giardino
per tempi relativamente prolungati. Un circuito di conferimento domiciliarizzato troppo spinto
tenderebbe infatti ad aumentare, come è successo in alcune realtà nazionali e estere, i quantitativi di
verde (e di umido) da gestire da parte del servizio, arrivando anche a 200 -300 kg/ab. per anno come
già segnalato precedentemente.
Le caratteristiche specifiche dello scarto verde (bassa putrescibilità e notevole ingombro) lo rendono
particolarmente adatto per forme di valorizzazione presso gli stessi luoghi di produzione attraverso la
diffusione del compostaggio domestico, che consente di evitare un aumento della quantità
complessiva di rifiuti da gestire, o tramite il conferimento diretto da parte delle singole utenze presso le
stazioni ecologiche. Queste ultime possono essere anche utilizzate (se dotate di spazi adeguati) quali
piattaforme decentrate per il compostaggio di questa frazione utilizzando le agevolazioni normative
che il DMA 5/2/98 ha previsto consentendo il compostaggio di soli scarti verdi fino a 1000 t/anno su
terreno non impermeabilizzato. Questa attività risulta poco onerosa ed abbastanza semplice da
condurre,soprattutto se si noleggiano le attrezzature di triturazione. In alternativa è possibile
prevedere perlomeno l’attività di stoccaggio e condizionamento prima del trasporto ad un impianto di
compostaggio di bacino.
3.5
Confronto tecnico ed economico dei modelli di raccolta
Negli ultimi anni l’analisi delle esperienza nazionale e regionale ha dimostrato che i tradizionali sistemi
di raccolta differenziata che, fino al recente passato, la concepivano come un servizio aggiuntivo al
normale circuito di raccolta del rifiuto destinato a smaltimento (ad es. mediante l'introduzione di
contenitori stradali dedicati), non sono in grado di garantire il raggiungimento di questi obiettivi. Infatti
questo vecchio modello di raccolta differenziata di tipo aggiuntivo, anche incrementando il numero dei
contenitori stradali, non consente di conseguire percentuali di recupero complessive superiori al 25%.
Per quanto riguarda le modalità di raccolta dei rifiuti urbani il panorama nazionale risulta attualmente
per lo più caratterizzato:
• da un lato, soprattutto negli ultimi dieci anni, dalla diffusione dei sistemi ad elevata
meccanizzazione che sono stati adottati inizialmente nelle grandi aree urbane, per contenere il
costi del personale impiegato nel servizio di raccolta dei rifiuti urbani indifferenziati grazie
all’utilizzo di compattatori a presa laterale (CMPL);
• dall’altro, dalla (più recente) sempre maggiore adozione di sistemi di raccolta differenziata
“integrata” attraverso la riorganizzazione della raccolta con l’eliminazione dei contenitori stradali e
la contestuale adozione della raccolta domiciliare per il residuo secco (con sacchi trasparenti) e
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della frazione umida (con specifici contenitori per ogni condominio) e delle principali frazioni
recuperabili.
L’analisi delle performances di queste due modelli di raccolta ha fatto rilevare una sostanziale
differenza non solo nella capacità di coinvolgimento e responsabilizzazione dei cittadini per
raggiungere elevati livelli di raccolta differenziata dei rifiuti (di gran lunga superiori per la raccolta
“integrata” per le ragioni illustrate precedentemente), ma soprattutto per i quantitative totali di rifiuti
intercettati. Infatti vari studi hanno dimostrato che, per il modello di raccolta incentrato sull’uso di
contenitori di grandi dimensioni ad uso collettivo, dopo periodi di sostanziale stabilità, la produzione di
RU è cresciuta in modo consistente proprio in coincidenza con la diffusione dei contenitori stradali di
grandi dimensione e si è parimenti assistito ad una speculare diminuzione del conferimento dei rifiuti
speciali assimilabili agli urbani (ma non assimilati) ad impianti autorizzati per una quantità che va a
bilanciare quasi interamente gli aumenti dei rifiuti urbani ed assimilati.
Le ragioni che possono giustificare la maggiore o minore produzione procapite di rifiuti urbani non
sono comunque soltanto riferibili al sistema di raccolta dell’indifferenziato ma anche, come noto,
soprattutto nella maggiore o minore presenza di utenze “non domestiche”, dai flussi turistici ad altri
fattori. In particolare un aumento consistente dell’intercettazione di rifiuti urbani può dipendere
principalmente dai seguenti fattori:
1. il costante aumento dell'intercettazione di rifiuti del servizio pubblico risulta spesso correlato alla
variazione delle modalità di raccolta del rifiuto indifferenziato che possono favorire ed agevolare il
conferimento di rifiuti speciali di origine industriale non assimilati agli urbani o impropri (ad es.
inerti) mediante l'adozione di contenitori di sempre maggiori dimensioni (2400-3200 litri). Al
contrario l'adozione di sistemi di raccolta di tipo domiciliare favorisce una responsabilizzazione
degli utenti e semplificano le attività di controllo rendendo praticamente impossibili i conferimenti
impropri;
2. un aumento consistente da un anno all’altro (ma non costante) risulta solitamente collegato alle
dinamiche di assimilazione ai rifiuti urbani di rifiuti speciali provenienti dal settore industriale ed
artigianale effettuate dalle amministrazioni comunali (spesso per aumentare gli introiti della tassa
rifiuti) che provocano un aumento dei quantitativi conferiti più o meno considerevole in relazione
alla situazione precedente (infatti molte amministrazioni assimilano rifiuti che vengono già
conferiti, in modo improprio, nel proprio sistema di raccolta);
3. l'attivazione di nuove forme di raccolta differenziata può indurre una maggiore intercettazione
complessiva di rifiuti anche se tale flusso aggiuntivo viene destinato al recupero; in particolare, la
raccolta domiciliare ed intensiva della frazione verde (es. con bidoni di grande volume anche
nelle zone con massiccia diffusione di villette con giardino) può determinare, oltre al positivo
superamento di alcune pratiche improprie di gestione di questi materiali (ad es. l'abbandono, la
combustione ecc,), anche una tendenza all’abbandono delle pratiche di compostaggio domestico;
i sistemi di raccolta del verde devono dunque trovare un punto di equilibrio tra la necessità di
fornire un sistema di raccolta differenziata e quella di promuovere la pratica
dell’autocompostaggio.
Questi due modelli di organizzazione dei servizi di raccolta non si differenziano soltanto per la quantità
procapite di rifiuti intercettati (come evidenziato precedentemente) ma anche per la capacità di
intercettazione delle frazioni recuperabili e per i costi di gestione delle stesse. Infatti la revisione del
sistema di raccolta del rifiuto residuo consente di disincentivare il conferimento dell’indifferenziato e,
parimenti, favorire e rendere più comoda l’opera di conferimento differenziato che altrimenti verrebbe
attuata soltanto dagli utenti più sensibili. Vi è sostanzialmente un mutuo rapporto di causa/effetto tra
aumento delle raccolte differenziate, diminuzione del rifiuto urbano residuo da smaltire e riduzione di
volumi e frequenze di raccolta predisposti per la raccolta dello stesso. L’aumento della
differenziazione delle frazioni riciclabili, soprattutto di quelle secche e voluminose, può consentire (ed
allo stesso tempo è favorita da) una diminuzione del volume dei manufatti destinati alla intercettazione
del rifiuto residuo. L’intercettazione delle frazioni fermentescibili – se elevata - determina inoltre la
possibile riduzione delle frequenze di raccolta del rifiuto residuo. A questo proposito si possono
confrontare (vedi tab. successiva) alcune grandi Città che hanno adottato queste due metodologie di
raccolta e che risultano confrontabili per conformazione urbana, presenza di attività economiche e
livello di reddito: Monza, Sondrio, Varese, Cinisello Balsamo e Busto Arsizio per il modello di raccolta
differenziata domiciliare mentre Brescia, Firenze, Mantova, Reggio Emilia e Modena possono ben
rappresentare il modello delle raccolte differenziate con contenitori stradali (anche se Modena si
differenzia per la gestione degli RSA), ed infine Parma può rappresentare un situazione intermedia
(circa il 50 % di contenitori di grandi dimensioni).
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Tab. 25 - Dati sintetici sulla gestione dei rifiuti urbani di varie città.
Città
Azienda
Anno Modalità
Ab.
Kg/ab. kg/ab.a % R.D. Costo
di raccolta
a
di
*
Racc/trasp
RU residuo
RU tot umido
€/Ab.anno
e verde
Sondrio
Spa pubbl. 2000 domiciliare 22.020
471
11/22
35%
55,78
Privati
2001 domiciliare 75.000
Cinisello B.
499
77/10
46%*
33,04
Busto Arsizio Spa pubbl. 2000 domiciliare 78.000
475
63/49
49%
43,43
Spa pubbl. 2000 domiciliare 83.859
Varese
532
0/14,5
27%
36,13
privati
2001 domiciliare 119.172 464
Monza
63/38
43%*
41,36
Spa pubbl. 2000 Cass. CMPL 48.288
Mantova
632
9/39
31%*
60,05
Spa pubbl. 1999 Cass. CMPL 190.909 656
Brescia
38
29%*
49,18
Spa pubbl. 1999 Cass. CMPL 176.022 555
Modena
11/48
23%*
35,75
33%
Reggio Emilia Spa pubbl. 1999 Cass. CMPL 141.482 718
11/57
43,55
Spa pubbl. 1999 misto
26%
Firenze
376.682 682
5/27
70,20
Spa pubbl. 1999 misto
Parma
168.717 526
2/11
13%*
36,93
Fonti: Uff. Ecol. Comune di Monza, TEA Mantova, Ass. Ambiente Comune di Brescia e Parma, META
Spa Modena.
* Il dato è stato calcolato includendo i materiali effettivamente destinati a riciclo, escludendo invece le
stime dei materiali recuperati da terzi non delegati alla raccolta dei RU, poiché non verificabili, nonché
i rottami di metalli vari proveniente da impianti di incenerimento, in quanto non raccolti in modo
differenziato.
** Iva 10 % inclusa *** escluso centro storico
Come si evidenzia dalla tabella i buoni risultati di Mantova e Brescia in termini percentuali per la
raccolta differenziata (rispettivamente 31,27 % e 28,8 % circa) permettono di intercettare
sostanzialmente (e a volte neppure totalmente) la maggiore parte di rifiuti urbani ed assimilati di
queste Città rispetto a Monza o Cinisello Balsamo.
Ad esempio a Brescia i rifiuti residui, a valle della raccolta differenziata, pari a 467 kg/ab.anno,
superano il totale dei rifiuti (differenziati ed indifferenziati) prodotti a Monza, pari a 464 kg/ab.anno.
Infatti a Brescia si è passati da una produzione di circa 490 kg/ab.anno del 1989 alla produzione del
1999 di 656 kg/ab.anno con un aumento medio del 3.4 % all’anno (per un aumento complessivo del
34 % in dieci anni) e questo trend è coinciso con il parallelo e progressivo posizionamento su tutta la
Città di contenitori di grandi dimensione per il rifiuto indifferenziato (dalla metà degli anni ‘80 con
contenitori da 2400 litri e dalla metà degli anni ‘90 con quelli da 3200) che si rendevano necessari per
la contestuale adozione dei compattatori a presa laterale. Lo stesso fenomeno in altre città che hanno
adottato la stessa trasformazione raggiungendo valori di produzione pro-capite che superano
abbondantemente i 600 kg/ab.anno.
A Modena si è adottato lo stesso sistema di raccolta di Brescia e Mantova con contenitori da 2400 e
3200 litri ma l’aumento della produzione di rifiuti è risultata minore rispetto a Brescia e Mantova. Infatti
si è passati da una produzione di 481 kg/ab.anno nel 1995, a 521 kg/ab.anno nel 1998 ed infine a 555
kg/ab.anno nel 1999. Bisogna però considerare che a Modena è attivo un servizio molto capillare di
raccolta differenziata e recupero dei rifiuti speciali per le utenze artigianali ed industriali da parte
dell’azienda pubblica e di varie aziende private. La gestione dei rifiuti speciali avviene in base a
specifici contratti e ciò ha permesso di evitare, almeno in parte, il conferimento improprio di tali rifiuti
nei circuiti di raccolta dell’indifferenziato; infatti le aree produttive non sono state assimilate e non
vengono quindi sottoposte a TARSU, al contrario di altri Comuni che, incautamente ed
14
impropriamente , tentano di assimilare i rifiuti speciali prodotti dalle utenze industriali.
Sostanzialmente il sistema modenese è più “governato” e consente l’avvio a recupero di molti flussi di
materiale monospecifico di derivazione industriale, laddove l’introduzione tout-court dei contenitori di
grande volume, se non accompagnata da misure parallele sulla raccolta dei rifiuti industriali, determina
invece un aumento della quota indifferenziata (senza tra l’altro generare risorse economiche da
dedicare al carico aggiuntivo di rifiuto raccolto). A Monza (ma il discorso vale anche per Cinisello
Balsamo) la produzione di rifiuti è invece rimasta pressoché costante negli ultimi anni e questo
14
Sul punto si richiama la sentenza della Corte di Appello di Brescia (16 giugno 1989), secondo cui "le
sostanze costituenti scarti di produzione, ritenute dall'imprenditore non più utili al ciclo produttivo
svolto dall'impresa debbono essere classificate come rifiuti speciali, che l'impresa è tenuta a smaltire a
sua cura e spese; pertanto, non è applicabile, in relazione ad essi, la tassa comunale sui rifiuti".
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andamento – che oggettivamente risulta di per sé “virtuoso” – è in linea con quello medio a livello
provinciale (dove si è sviluppata la stessa impostazione di domiciliarizzazione).
Infine, dal confronto dei costi di raccolta totali, si evidenzia che il costo medio della raccolta nelle realtà
caratterizzate dalla scelta della domiciliarizzazione delle varie raccolte (€/ab.anno 42,14) risulta
inferiore rispetto a quella ottenuta dalle realtà che hanno adottato una modalità di raccolta con
contenitori di grandi dimensioni abbinati all’utilizzo di mezzi di raccolta mono-operatore (€/ab.anno
55,26).
Le principali differenze tra le varie città riguardano i maggiori costi di raccolta dell’indifferenziato
(60.395 lire/ab.anno a Brescia, 55.919 lire/ab.anno a Parma e 51.420 a Modena) e dell’umido per la
Città di Brescia (18.832 lire/ab.anno).
A Monza la raccolta domiciliare del secco residuo presenta un costo complessivo minore per utenza
servita (35.000 lire/ab.anno) anche se il costo specifico in £/kg risulta superiore (156 vs. le 130 di
Brescia, le 123 di Parma e le 120 di Modena) e questo semplicemente per la minore produzione
specifica di rifiuto secco residuo che ripartisce il costo/utenza su un numero inferiore di chilogrammi!
Ma la diminuzione della produzione specifica di rifiuti ci sembra un effetto senz’altro positivo ed ecco
perché va preferita la valutazione in Lit/ab.anno, proprio per non premiare le situazioni con maggiore
produzione specifica di rifiuto (cosa che avverrebbe invece tramite la valutazione in Lit/kg).
La raccolta domiciliare dell’umido e la sua integrazione con la raccolta del secco residuo presenta
d’altronde diverse opportunità di ottimizzazione del sistema rispetto alla raccolta stradale. In
particolare a Brescia gli elevati costi derivano dal fatto che vengono utilizzati contenitori di elevata
dimensione per la raccolta congiunta dell’umido e del verde (1800-2400 litri) sistemati nelle cosiddette
“isole ecologiche” e si è così verificata un’intercettazione del materiale relativamente bassa,
nonostante le 3 raccolte settimanali, che non ha consentito di ridurre le frequenze di raccolta delle
frazioni secche residue (a Brescia si sono raccolti 38 kg/ab.anno di scarto compostabile, ma in realtà
gran parte del materiale è scarto di giardino e la intercettazione vera e propria di scarto di cucina è
dunque minima). Inoltre la scelta di una raccolta stradale ha imposto l’utilizzo di mezzi a
compattazione, anche in considerazione della quota rilevante di scarto di giardino conferita nei
contenitori.
A Monza, Busto Arsizio, Bergamo e Cinisello Balsamo è stato invece adottato un circuito di raccolta
domiciliare dedicato al solo scarto di tipo alimentare (umido in senso stretto) tenendo conto del
differente peso specifico dell’umido rispetto al materiale lignocellulosico di cui è costituito lo scarto di
giardino (verde). Attraverso la limitazione dei volumi a disposizione per la raccolta della frazione umida
è stato così evitato il conferimento congiunto dello scarto verde e questo ha consentito di impiegare
dei veicoli non compattanti per contenere i costi di raccolta; inoltre l’elevata intercettazione di scarto di
cucina (63 kg/ab.anno) ha consentito di ridurre le frequenze di raccolta del secco residuo. Questi
accorgimenti di ottimizzazione del sistema hanno consentito di smentire il luogo comune secondo cui
la raccolta differenziata farebbe aumentare i costi per i cittadini. Vale la pena di notare, a tal proposito,
che a Monza si è così riusciti a ridurre la TARSU dell’8% per l’anno 2000 adottando una raccolta
differenziata moderna ed integrata.
Un recente studio di settore condotto dalla Scuola Agraria del Parco di Monza per conto di
Federambiente (“La gestione integrata dei RU” Rimini 2003) ha confrontato le performance
econominiche ottenute dalle Imprese aderenti alla federazione in relazione ai risultati delle raccolte
differenziate e alle modalità di raccolta adottate. Tali studi hanno messo in evidenza come le raccolte
domiciliari integrate si sono diffuse dapprima nelle aree del paese dove le tariffe degli impianti di
smaltimento hanno raggiunto livelli di costo abbastanza alti (superiori alle 75-80 €/tonnellata) a partire
dalle realtà di piccole dimensioni, fino a diffondersi anche in capoluoghi di Provincia di grandi
dimensioni (Bergamo, Lecco, Verbania ecc.).
Il successo di tale strategia deriva dalla caratteristica peculiare di tale sistema, di consentire un
elevato coinvolgimento della cittadinanza nell’opera di differenziazione dei rifiuti grazie alla
contestuale responsabilizzazione dei comportamenti individuali, ottenuta per mezzo di un più semplice
controllo dei conferimenti.
In questi Comuni è stata infatti ridotta in modo considerevole la quota di rifiuti da avviare a
smaltimento (con risultati di RD attestati tra il 50 % per i grandi Comuni ed il 70-80 % per i Comuni di
piccole dimensione) ottenendo così il duplice scopo di migliorare le rese delle raccolte differenziate e
di contenere i costi di gestione del servizio.
La riduzione dei costi globali del servizio (costi di raccolta, costi di smaltimento e ricavi per la cessione
degli imballaggi al sistema Conai) viene raggiunta attraverso:
- la riduzione dei conferimenti abusivi ed impropri di rifiuti (meglio controllabile con la raccolta
domiciliare del secco residuo);
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
- la riduzione delle frequenze di raccolta del secco residuo (ottenibile a patto di introdurre
contestualmente la raccolta domiciliare dell’umido);
- l’adozione di mezzi a vasca meno costosi per la raccolta differenziata dell’umido;
- la drastica riduzione dei costi di smaltimento.
Nelle aree metropolitane e urbane sono comunque ancora molto diffusi i sistemi di raccolta aggiuntivi
basati sui cassonetti (con mezzi di raccolta automatici a caricamento laterali o posteriori).
Negli ultimi anni tuttavia anche centri di grandi dimensioni che avevano adottato la raccolta a
cassonetti stradali hanno gradualmente abbandonato tale raccolta per passare alla raccolta
domiciliare ed alla rimozione dei contenitori stradali per il rifiuto urbano residuo (ad es. Monza,
Mantova, Asti, Novara, Biella ecc.). Tali scelte derivano soprattutto dall’aumento dei costi di
smaltimento che in alcuni casi sono diventati assai gravosi.
Lo studio già citato ha analizzato il rapporto tra il costo finale di gestione e la % di raccolta
differenziata (figura 2), distinguendo tra diverse impostazioni generali dei modelli di raccolta, da cui
emerge una tendenza alla diminuzione dei costi dei sistemi domiciliari con il superamento del 40 % di
RD mentre per i sistemi di raccolta aggiuntivi tradizionali emerge una tendenza ad un aumento dei
costi tanto più marcato quanto più ci si avvicina al 35 % di raccolta differenziata.
Fig. 6 - Analisi costo finale di gestione per abitante (€/ab.anno) al variare della % di raccolta
differenziata evidenziando le modalità di raccolta di rifiuto urbano residuo ed umido
120
Costo totale procapite (€/ab/anno)
y = 111,48x + 53,886
R2 = 0,093
100
umido&residuo CS
umido&residuo PP
Lineare (umido&residuo CS)
Lineare (umido&residuo PP)
80
y = -118,7x + 142,88
R2 = 0,3992
60
40
0,0%
10,0%
20,0%
30,0%
40,0%
50,0%
60,0%
70,0%
80,0%
RD (%)
Fonte: Federambiente - Gestione integrata dei rifiuti urbani – Ecomondo Ottobre 2003
La tendenza ad un decremento dei costi con l’aumento della racolta differenziata della tabella
precedente deve essere considerata alla luce della seguente considerazione: la fase di regime dei
sistemi di raccolte differenziate domiciliari viene normalmente raggiunta quando si riescono a
raggiungere percentuali di raccolta differenziata, che si collocano normalmente tra il 50 % minimo ed il
70 % massimo, subito dopo la rimozione dei contenitori stradali e la contestuale domiciliarizzazione
anche dei rifiuti residui.
In questi casi l’ottimizzazione dei costi viene ottenuta con la drastica riduzione dei quantitativi di rifiuto
residuo da smaltire (per la maggiore partecipazione alla raccolta differenziata da parte delle utenze
maggiormente responsabilizzate ed in alcuni casi per la migrazione dei rifiuti in altri Comuni dove
siano ancora presenti i contenitori stradali) e per la diminuzione delle frequenze di raccolta resa
possibile dall'elevata riduzione della presenza di frazione umida putrescibile nel
residuo
indifferenziato.
L’andamento dei costi finali di servizio (costi di raccolta e costi di trattamento) dipende dai costi locali
(e specifici) per il recupero e lo smaltimento dei rifiuti.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Il costo dello smaltimento (che può variare da 40 €/t, in genere nel centro-sud, a 80-180 €/t al Nord) è
decisivo nel conto complessivo del costo del servizio e può determinare politiche e strategie di
raccolta molto diverse. Lo studio di Federambiente ha evidenziato che in presenza di costi di
smaltimento alti i sistemi di gestione si orientano verso modelli di raccolta di tipo domiciliare (vedi
figura successiva).
La notevole complessità del sistema domiciliare ed il possibile aumento di costi della raccolta
(abbastanza elevati nella fase di introduzione anche a causa della necessità di impiegare notevoli
risorse nelle iniziative di sensibilizzazione ed informazione) sono però riequilibrati dalla riduzione dei
costi di smaltimento (vedi fig. successiva con stima prudenziale di aumento dei costi di raccolta
domiciliari del 33 % rispetto ai costi di raccolta stradali ).
Fig. 7 - Costi di gestione totali rifiuti urbani vs costi di smaltimento (sistema a cassonetti [cass] –
sistema domiciliare [pap])
Costo
120,0 di racc. stradale aggiuntivo 35 €/ab
Costo di racc. integrata PAP 50 €/ab
costo servizio (€/ab.anno)
110,0
100,0
90,0
80,0
70,0
60,0
50,0
50
CASS 30 % RD
75
100
125
costo di smaltimento (€/t)
PAP 50 % RD
150
PAP 60 % RD
Nota: i costi di raccolta domiciliari sono stati aumentati del 33 % rispetto ai costi di raccolta stradali.
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175
PAP 70 % RD
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Fig. 8 - Costo di trattamento del rifiuto urbano residuo in €/t: confronto tra i casi che utilizzano i
cassonetti stradali (media cs) e quelli che utilizzano la raccolta domiciliare (media pp).
€ 140,00
€ 120,00
111
€ 100,00
€ 80,00
68
€ 60,00
€ 40,00
€ 20,00
€cf 2 cf 3 cf 8 cf 9 cf 12 cf 13
cf 1 cf 5
sapmsapm
1
sapm
2 sapm
8 sapm
sapm sapm
5
sapm
6 sapm
7 sapm
13 sapm
15 19
10 sapm
11 sapm
12 sapm
14 sapm
16 18
MediaMedia
CS PP
Fonte: Federambiente - Gestione integrata dei rifiuti urbani – Ecomondo Ottobre 2003
In effetti tale strategia risulta vincente poiché si è rilevato che, anche laddove i costi specifici (€/t)
risultano sensibilmente più alti (in media 111 €/t come si vede nella figura successiva per i sistemi di
raccolta domiciliari), si ottengono performance in termini di €/ab.anno confrontabili con le raccolte
mediante cassonetti stradali; tale risultato discende infatti dalla minore intercettazione procapite di RU
in tali sistemi e dalle migliori risultati in termini di raccolta differenziata (vedi fig. successiva).
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Fig. 9 - Costo procapite di smaltimento
delsmaltimento
rifiuto urbano
residuo- RU
(€/ab.anno)
Costo
per abitante
residuo
€ 60,00
€ 50,00
€ 40,00
31
€ 30,00
27
€ 20,00
€ 10,00
Fonte: Federambiente - Gestione integrata dei rifiuti urbani – Ecomondo Ottobre 2003
Alcune Amministrazioni Regionali e Provinciali (ad es. la Provincia di Torino) hanno d’altronde deciso
di finanziare la trasformazione dei servizi di raccolta soltanto se viene garantita in tempi certi la
domiciliarizzazione almeno del secco residuo, dell’umido e della carta con la contestuale rimozione dei
contenitori stradali.
Con costi così elevati di smaltimento risulta quindi indispensabile una revisione complessiva dei
sistemi di raccolta poiché l’attuale sistema aggiuntivo basato sui cassonetti stradali era
economicamente compatibile soltanto con costi di smaltimento inferiori a 75-80 €/t.
Va infine rilevato che molte amministrazioni (in particolare nei Comuni con forte vocazione turistica)
hanno scelto di passare alla raccolta domiciliare per ragioni legate all’evidente miglioramento del
decoro urbano che si ottiene soprattutto laddove il servizio di raccolta del secco viene effettuato con
bidoni (forniti in comodato d’uso alle utenze con esposizione soltanto nei giorni di raccolta).
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cf
5
cf
1
3
ed
ia
C
S
M
ed
ia
PP
sa
pm
5
sa
pm
6
sa
pm
7
sa
pm
10
sa
pm
11
sa
pm
12
sa
pm
14
sa
pm
16
sa
pm
18
2
M
cf
1
cf
1
cf
9
cf
8
cf
3
cf
2
19
15
m
m
sa
p
sa
p
8
13
m
sa
p
m
sa
p
m
sa
p
sa
p
m
1
2
€-
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
3.6
Criteri per l’ottimizzazione della raccolta differenziata in Provincia di
Savona
La raccolta differenziata è stata generalmente concepita, fino al recente passato, come un servizio
aggiuntivo al normale circuito di raccolta del rifiuto destinato a smaltimento, mediante l'introduzione di
contenitori stradali dedicati (campane e/o cassonetti). Lo schema di raccolta di tipo aggiuntivo si è
però mostrato inadeguato rispetto alle nuove linee di tendenza ed agli impegni fissati dalla normativa
più recente: è infatti strutturalmente caratterizzato da livelli di capacità di intercettazione medio-bassi,
e risulta antieconomico se “forzato” al di là di certi livelli. Questa modalità di raccolta, anche se
intensivizzata (es. incrementando il numero dei contenitori stradali) consente di conseguire percentuali
di recupero massime dell’ordine del 15-25%.
Sotto il profilo operativo ed economico, l’errore principale che viene operato con questa vecchia
impostazione è costituito dalla mancata revisione del sistema di raccolta del rifiuto residuo poiché la
raccolta differenziata si viene ad “aggiungere” ad un sistema di raccolta dell’indifferenziato che rimane
pressoché inalterato in termini di modalità di conferimento e di volumetrie a disposizione degli utenti.
La raccolta differenziata diventa così solo un'altra voce di costo del bilancio senza utilizzarne appieno
le favorevoli ricadute su tutto il sistema di raccolta e trattamento.
Se invece si opera la completa revisione del sistema e si punta soprattutto alla massima
intercettazione delle frazioni più “pesanti” e fermentescibili (ed in specifico della frazione umida) si può
trarre vantaggio dalle positive “interazioni di sistema” che queste raccolte comportano anche sugli altri
circuiti di raccolta, ed in specifico su quello del rifiuto residuo.
I migliori risultati di ottimizzazione del servizio (con alti livelli di recupero e costi analoghi a quelli
riscontrati per sistemi di raccolta “aggiuntivi”) sono infatti ascrivibili alla modifica radicale del
precedente sistema di raccolta dell’indifferenziato, attraverso la rimozione dei contenitori stradali e la
contemporanea adozione del sistema di raccolta “porta a porta” (con contenitori per ogni singola
abitazione, trattenuti negli spazi privati sino al giorno della raccolta) od almeno “di prossimità” (con
elevata capillarità di distribuzione di contenitori di piccolo volume, per quanto su suolo pubblico).
L’utilizzo di sacchi trasparenti o semi trasparenti (in particolare per la raccolta del rifiuto residuo
indifferenziato) può ulteriormente condizionare positivamente il successo delle iniziative, in quanto
determina in generale una maggiore “responsabilizzazione” degli utenti.
Di seguito vengono approfondite le principali modalità di ottimizzazione del servizio di raccolta
differenziata alla luce delle attuali tipologie di organizzazione del servizio adottate in Provincia di
Savona.
3.6.1
Il confronto tra la raccolta stradale e la domiciliarizzazione del servizio
Sulla scorta delle numerose esperienze di raccolta differenziata attive in Italia secondo diversi modelli
è possibile valutare per quali flussi è opportuno impegnare le risorse operative che la
domiciliarizzazione del servizio richiede, allo scopo di incrementare le rese contenendo al contempo i
costi complessivi del sistema a livelli comparabili con quelli dei circuiti tradizionali di raccolta. Infatti, in
uno scenario connotato da risorse (organizzative, finanziarie) limitate per l’organizzazione delle
raccolte differenziate, è opportuno che queste vengano concentrate soprattutto sull’adozione di
sistemi intensivi di recupero di quelle frazioni in grado di dare un forte contributo ai quantitativi assoluti
di materiali differenziati: in primis, dunque umido, carta.
In Provincia di Savona la raccolta porta a porta della carta e degli scarti di cucina non risultano ancora
diffusi e questo ha influito negativamente sui livelli di recupero attualmente raggiunti.
Per raggiungere gli obiettivi di raccolta individuati nella Provincia di Savona deve essere prevista una
diffusa adozione della domiciliarizzazione di alcuni circuiti.
Nei contesti vocati (individuati nel capitolo successivo) risulta infatti opportuno organizzare la
domiciliarizzazione dei circuiti di raccolta della carta e del cartone, dato che essa consente risultati
differenziali di intercettazione interessanti rispetto al sistema a contenitore stradale.
Anche l'attivazione di circuiti di raccolta domiciliarizzati per la frazione organica, una volta individuata
una possibilità di conferimento e valorizzazione dell’umido, permette di coniugare l’esigenza del
contenimento dei costi e di aumento sensibile dei quantitativi recuperati poiché consente una drastica
riduzione della frazione putrescibile nel rifiuto urbano residuo.
Le caratteristiche intrinseche dell’umido (alto peso specifico) consentono inoltre di ottimizzarne la
gestione predisponendone la raccolta con mezzi non compattanti, di minore ingombro e facile accesso
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
alla rete di viabilità interna e con costo di impiego, a parità di capacità operativa complessiva, inferiore
per quelle frazioni dotate già in partenza di elevato peso specifico. Come considerazione generale si
può dunque affermare, dall’esame delle esperienze in atto, che la domiciliarizzazione del servizio di
raccolta dell’organico domestico ha generalmente dimostrato di rendere possibile una
razionalizzazione ed ottimizzazione spinta del circuito di raccolta grazie soprattutto a:
− migliore qualità del materiale raccolto (dunque, minori tariffe di conferimento negli impianti);
− maggiore intercettazione di frazione alimentare e dunque rifiuto “secco” a basso contenuto di
materiali fermentescibili, con possibilità di ridurne le frequenze di raccolta;
− capacità di tenere sotto controllo il conferimento di materiali vegetali voluminosi provenienti dalla
manutenzione dei giardini, grazie alla dotazione di manufatti di piccolo volume alla singola utenza
dotata di giardino. La raccolta dell’umido disgiunta da quella del verde consente a sua volta
l’impiego di mezzi non compattanti grazie al peso specifico notevolmente maggiore, con positive
ricadute sui livelli complessivi di costo del sistema di raccolta.
Va comunque chiarito che tali considerazioni devono essere contestualizzate tenendo in debito conto
le caratteristiche territoriali specifiche di un contesto assai variegato quale quello Provinciale.
Tale contestualizzazione deve portare (come si vedrà nei capitoli successivi) a valutare vantaggi e
svantaggi di ogni opzione per scegliere la soluzione migliore in relazione alle specifiche condizioni del
contesto in esame (ad es. le condizioni delle rete viaria, la tipologia residenziale, la dispersione
abitativa ecc.).
L’analisi permetterà quindi di indicare quale modello organizzativo adottare nei vari contesti territoriali
(ad es. raccolta stradale nelle zone ad elevata dispersione abitativa e raccolta domiciliare nei contesti
urbani con densità abitativa superiore ai 1000 ab/kmq).
Per quanto riguarda la raccolta del cartone, del vetro e della plastica si deve sottolineare che la
domiciliarizzazione risulta assai conveniente se riferita alle utenze non domestiche (bar, ristoranti,
esercizi commerciali ecc.) ma la stessa convenienza non viene sempre raggiunta quando tale
metodologia viene applicata alle utenze domestiche.
Infatti la raccolta domiciliare del vetro e della plastica, a causa della minore produzione procapite delle
utenze domestiche, può generare costi di raccolta più elevati a fronte di un aumento delle rese non
così significativo (in rapporto ai vantaggi conseguiti con la domiciliarizzazione della carta e dell’umido)
rispetto ad una raccolta semi-intensiva od estensiva (ad es. contenitori per raccolte combinate).
Il maggiore onere economico che la domiciliarizzazione di queste frazioni comporta per gli enti locali è
però in parte compensato dalla possibilità di eliminare del tutto la presenza di contenitori stradali per
evitare la frequente presenza di conferimenti impropri accanto ai contenitori. Tale esigenza risulta
molto importante nelle realtà che, accanto alla domiciliarizzazione della carta e dell’umido, hanno
operato (o intendono operare) la rimozione dei contenitori stradali per il secco residuo per passare ad
una domiciliarizzazione anche di quella frazione.
Il vantaggio della completa eliminazione dei contenitori stradali sono ancor più importanti nelle realtà
che puntano ad una sempre maggiore valorizzazione della propria vocazione turistica (quali quelle
presenti nei tanti centri balneari ma anche nei centri storici a pianta mediovale di elevato pregio
architettonico). In questi casi, per garantire ulteriormente un maggior decoro urbano, la
domiciliarizzazione del secco residuo può prevedere l’utilizzo di bidoni di piccole dimensioni per il
secco residuo evitando così il conferimento di sacchi sul fronte stradale.
3.6.2
Il confronto tra le raccolte differenziate monomateriali e multimateriali
Un altro tema di discussione, particolarmente dibattuto in questo periodo è quello delle varie opzioni di
raccolta monomateriale e multimateriale (leggera, pesante e combinata). Di seguito vengono
confrontati i vari criteri operativi e i relativi vantaggi e svantaggi al fine di poter meglio valutare le
opzioni individuate per la Provincia di Savona.
3.6.2.1 La raccolta multimateriale leggera
La raccolta multimateriale leggera (carta, plastica, poliaccoppiati, stracci e lattine) è stata adottata per
consentire un recupero congiunto di più frazioni. Vanno tuttavia valutate le diseconomie che possono
intervenire per la raccolta delle frazioni cartacee rispetto ad una raccolta monomateriale semplice. Fra
i problemi di carattere operativo che questa raccolta porta ad affrontare vanno specificati:
− una relativa contaminazione del materiale raccolto, dovuta alla eterogeneità che si riscontra tra le
frazioni che vengono raccolte insieme; l’utente/cittadino vede ancora questo tipo di raccolta come
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Provincia di Savona
−
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
una raccolta sostanzialmente “indifferenziata” il che lo porta a conferire nei sacchi o nei contenitori
circa un 15-20 % di materiali estranei a quelli richiesti;
una minore intercettazione, rispetto alla raccolta monomateriale, di alcuni materiali ed in specifico
dei materiali cellulosici;
il costo di selezione, relativamente alto (80-100 €/tonnellata) a causa della selezione
prevalentemente manuale richiesta e dell’alta percentuale di scarti e di rifiuti impropri presenti (1525 %).
3.6.2.2.
La raccolta multimateriale pesante
L’adozione della raccolta multimateriale pesante (lattine, contenitori in plastica e in vetro) è stata
adottata anche in Provincia di Savona e comporta alcuni benefici specifici per i materiali a bassa
densità ed in particolare per la plastica che può condividere i suoi alti costi specifici di raccolta con altri
materiali.
I costi di selezione della raccolta multimateriale “pesante” (100-150 £/kg) risultano più contenuti di
quelli riscontrati per la raccolta del “secco leggero” principalmente grazie alla maggiore automazione.
Tuttavia questa metodologia comporta le seguenti problematiche:
1. Con questa tipologia di raccolta si impongono al vetro manufatti e metodologie di raccolta più
costosi e meno efficienti: infatti la presenza di un elevata percentuale della plastica nelle campane
(in volume circa il 70-80 %) impedisce la frantumazione del rottame di vetro ed impone così
l’utilizzo di autocompattatori molto più costosi degli automezzi normalmente utilizzati per la
raccolta del vetro.
2. E’ necessario specificare che alcuni recuperatori richiedono esplicitamente l’uso dei veicoli a
cassone per evitare la potenziale “contaminazione” di vetro con plastica determinata da una
compattazione spinta. Inoltre la presenza dal rottame di vetro negli autocompattattori provoca una
maggiore usura meccanica di questi automezzi. Si utilizzano mezzi con vasca e gru, ma si
determina l’impossibilità di operare una compattazzione della plastica e delle lattine con forti
diseconomie a livello di trasporto in relazione al loro basso peso specifico.
3. Valutazioni particolari possono condurre alla adozione di raccolte multimateriali in situazioni
urbanistiche molto congestionate, dove tale opzione può consentire una riduzione del numero
complessivo dei contenitori dedicati alla raccolta differenziata (e dunque dello spazio sottratto su
suolo pubblico) purché si abbia la possibilità e la capacità di aumentare le frequenze di
svuotamento tenuto conto del numero di veicoli in servizio; bisognerà comunque verificare che i
benefici di questa opzione possano compensare l’aumento del traffico e gli svantaggi (costi del
servizio, trasporto dei materiali meno efficiente ecc.) connaturati a questo tipo di raccolta.
Nella Tab. 26 vengono confrontate le varie metodologie di raccolta multimateriale attualmente
utilizzate, i criteri operativi e le relative “performances”.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Tab. 26 - Confronto tra i diversi sistemi di raccolta “multimateriale”
Contenitori per liquidi
Multimateriale leggera
Materiali raccolti
Contenitori in vetro +
Lattine in alluminio +
Lattine in banda stagnata +
Bottiglie e flaconi in plastica
•
Modalità
di conferimento
Mezzo di raccolta
Con questa sistema si registra
spesso un incremento della
raccolta della plastica rispetto alla
raccolta monomateriale stradale
Rendimento
Selezione meccanizzata,
generalmente presso l’impianto di
trattamento del vetro
opportunamente attrezzato.
Selezione
Costi di selezione
(senza
considerare il
valore dei
recuperi)
3.6.2.3.
per punti: campana al servizio
di più unità abitative;
• domiciliare: bidone unifamiliare
o condominiale
Autocarro con gru per le campane,
motocarro o compattatore per i
bidoni
(senza
effettuare
la
compattazione)
a) carta, plastica, lattine (in alcuni
casi anche altri materiali quali:
vetro,
tessuto,
legno,
poliaccoppiati;
b) frazione leggera: plastica bottiglie
ed altri imballaggi in plastica,
alluminio poliaccoppiati.
• per punti: cassonetto al servizio
di più unità abitative
• domiciliare:
sacchi,
bidoni
unifam. o condominiali
Analoghi a quelli utilizzati per la
raccolta
(RU)
autocarri
o
compattatori (senza compattare se é
presente il vetro)
Efficienze di intercettazione (materiali
raccolti % materiali potenzialmente
intercettabili):
• cassonetti stradali: 20-30%
• domiciliare a sacchi e bidoni: 4050%
in appositi impianti di selezione
manuale o semi automatica della
frazione secca
•
Conglobato in raccolta
(vetro/lattine)
• 100-150Lit/kg
(vetro/alluminio/plastica)
150-200 Lit/kg
La raccolta combinata di vetro e lattine
La raccolta combinata di vetro e lattine è sempre più diffusa per i bassi costi di raccolta e selezione
che la fanno preferire ad altre opzioni. I benefici di questa raccolta riguardano soprattutto gli imballaggi
metallici, infatti, è chiaro che questa tipologia di raccolta consente di poterne effettuare una
intercettazione capillare – grazie all’abbinamento ad una raccolta diffusa sul territorio e
tradizionalmente “partecipata” - senza incorrere negli elevatissimi costi specifici di una loro raccolta
monomateriale; la raccolta del vetro d’altronde non ne viene danneggiata, o registra inconvenienti che
si possono considerare in questo caso del tutto marginali (per i volumi sottratti, per l’abbassamento del
peso specifico complessivo); anche i costi successivi della selezione, resa oltremodo semplice
dall’applicazione di separatori magnetici, sono ampiamente compensati dal valore del materiale
metallico recuperato.
Una recente analisi compiuta da COREVE ha evidenziato i differenti risultati qualitativi del materiale
conferito agli impianti di selezione, in funzione delle varie opzioni di raccolta. I risultati vengono
riportati nella tabella sottostante ed evidenziano che la raccolta combinata di vetro e lattine non
comporta particolare problematiche per la qualità del materiale raccolto.
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Tab. 27 - Composizione dei materiali raccolti con i sistemi di recupero del vetro
Composizione
Campana
Campana
monomateriale
Vetro e metallo
Porta a porta
Vetro e metallo
Vetro
Altro
Di cui:
- Metalli
- Rifiuti
- Ceramica
3.6.2.4
98,25 %
1,75 %
95,55 %
4,45 %
90,10 %
9,90 %
0,60 %
1,00 %
0,15 %
2,40 %
1,80 %
0,25 %
3,60 %
5,10 %
1,20 %
La raccolta combinata di plastica e lattine
La raccolta combinata di plastica e lattine è iniziata a metà degli anni novanta a Novara e si sta
sempre più diffondendo poiché recentemente la raccolta congiunta delle lattine e del vetro sta
subendo alcune problematiche “politiche”. E’ infatti sopravvenuta una contrapposizione tra il
CO.RE.VE (Vetro) ed i Consorzi CIAL (Alluminio) e CNA (Acciaio) per la definizione delle rispettive
responsabilità economiche riferite al rimborso dei costi di raccolta del vetro e delle lattine che
dovrebbero essere proporzionali al volume dei materiali secondo il COREVE, al peso secondo il CIAL
e il CNA. Questa situazione, se non verrà risolta a breve, può favorire l’avvio di altre modalità di
raccolte differenziata delle lattine rilanciando così la raccolta in combinazione con gli imballaggi in
plastica.
Infatti questa raccolta consente di intercettare in modo capillare gli imballaggi metallici senza incorrere
negli elevatissimi costi specifici di una loro raccolta monomateriale; la raccolta della plastica non viene
assolutamente danneggiata poiché i contenitori in plastica devono comunque essere sottoposti a
processi di selezione dei vari polimeri. Inoltre il contenuto aumento dei costi di selezione, resa
oltremodo semplice dall’applicazione di separatori magnetici,. risulta ampiamente compensati dal
valore del materiale metallico recuperato.
Nella fase di raccolta vengono utilizzati mezzi compattanti e quindi i costi di trasporti vengono
ulteriormente ridotti.
3.6.2.5
La raccolta a doppio scomparto
Questa metodologia di raccolta è relativamente nuova nell’ambito nazionale. Essa punta ad
intercettare frazioni di rifiuto simili, gestibili in un unico circuito di raccolta. I motivi ispiratori risiedono
sostanzialmente nelle stesse ragioni viste per le raccolte multimateriale; si presume cioè l’acquisizione
di particolari economie sui circuiti di raccolta delle frazioni che per qualità e quantità non giustificano,
dal punto di vista economico, un sistema di raccolta monomateriale.
Gli aspetti controproducenti di questo tipo di raccolta sono legati all’organizzazione operativa. I giri di
raccolta devono infatti essere opportunamente dimensionati e calibrati onde avere una ottimizzazione
del carico ed evitare sbilanciamenti del mezzo. Inoltre, tale raccolta comporta generalmente la
necessità di impianti o centri in grado di smistare o trattare direttamente entrambe le frazioni raccolte,
evitando trasporti a vuoto di una delle due frazioni all’impianto presso il quale viene trattata solo l’altra.
Vanno inoltre valutati attentamente i costi di acquisto e di esercizio dei mezzi dedicati (compattatori a
doppio scomparto) connotati da costi d’acquisto sensibilmente superiori (a pari capacità di carico)
rispetto ai compattatori tradizionali.
3.6.2.6
La raccolta monomateriale
Le raccolte monomateriali puntano ad intercettare una particolare e significativa frazione di rifiuto da
inviare al recupero in purezza. L’esempio classico è la raccolta della carta e degli imballaggi in carta
che in un sistema di raccolta domiciliarizzata consente l’intercettazione di quote rilevanti con un
elevato grado di purezza merceologica. Tale purezza merceologica consente di ottenere una migliore
valorizzazione economica del materiale.
Dopo aver illustrato gli svantaggi della raccolta monomateriale delle lattine è opportuno illustrare
alcuni vantaggi operativi che questa opzione può comportare se applicata ad altri materiali:
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
anzitutto si utilizza al meglio la capacità di separazione da parte del cittadino, evitando di
affrontare i successivi costi di selezione industriale;
inoltre, la monospecificità dei flussi consente la gestione operativa della raccolta e del trasporto
con strumenti e mezzi coerenti con le caratteristiche specifiche di ogni singolo materiale. Sarà
dunque possibile assegnare l’impiego dei mezzi a compattazione (di maggiore costo specifico di
impiego) alle sole frazioni a basso peso specifico (es. plastica, cartoni, scarti verdi); per quelle ad
alto peso specifico, l’impiego di mezzi a cassone (es. vetro) od a vasca (es. scarto alimentare,
giornalame) fornisce un interessante strumento di riduzione dei costi complessivi di gestione del
circuito.
3.6.3 I criteri di ottimizzazione delle raccolte differenziate secco-umido:
sistema con le altre frazioni recuperabili ed il residuo
interazioni di
In Provincia di Savona la raccolta dell’umido non è ancora stata attivata in modo esteso e la prossima
estensione della raccolta della frazione umida risulta quindi l’occasione più propizia per operare
un’ottimizzazione complessiva del sistema di raccolta.
Infatti, il momento in cui un Consorzio o un Comune progettano di organizzare, in aggiunta alle
raccolte differenziate già in atto, la raccolta differenziata dell’umido risulta assai importante per
cominciare a riflettere sulla necessità di ottimizzare le modalità di raccolta per aumentare le rese e
facilitare il compito dei cittadini.
L’adozione della raccolta differenziata della frazione organica si è infatti spesso sviluppata dopo
l’adozione dei sistemi di raccolta delle frazioni secche (carta, vetro, plastica ecc.) che venivano
generalmente organizzati con un sistema tipicamente “aggiuntivo”.
In effetti, se si sfrutta l’occasione rappresentata dall’introduzione della raccolta dell’”umido”, si può
operare una completa revisione dell’intero sistema di raccolta puntando soprattutto alla massima
intercettazione della frazione umida e del verde si può trarre vantaggio dalle positive “interazioni di
sistema” che queste raccolte comportano su tutti i circuiti di raccolta, sia quello dei rifiuti recuperabili
secchi, sia quello dei rifiuti indifferenziati.
In particolare si possono evidenziare le seguenti interazioni con gli altri circuiti di raccolta:
1. la fondamentale esigenza del controllo della qualità del materiale raccolto, molto importante per
ogni raccolta differenziata, risulta ancor più sentita allorquando viene attivata la raccolta della
frazione umida. Proprio attraverso la sperimentazione della domiciliarizzazione del servizio di
raccolta dell’umido si è verificato che soltanto con la responsabilizzazione degli utenti si possono
raggiungere obiettivi ambiziosi sia qualitativi che quantitativi. Tale responsabilizzazione di ogni
singola abitazione viene generalmente ottenuta attraverso la cessione (in comodato d’uso
gratuito) dei contenitori adibiti alla raccolta che diventano così dei manufatti ad utilizzo specifico e
“personalizzato”;
2. con la domiciliarizzazione del servizio di raccolta dell’umido viene aumentato il comfort degli utenti
e, conseguentemente, si assiste ad un aumento delle rese del circuito. La maggiore
intercettazione dell’umido si traduce naturalmente in una diminuzione della presenza della
frazione umida nel rifiuto residuo e ciò consente di adottare una riduzione delle frequenze di
raccolta del rifiuto residuo;
3. con la revisione del sistema di raccolta del rifiuto residuo è possibile disincentivare il conferimento
dell’indifferenziato e, parimenti, favorire l’opera di conferimento differenziato che altrimenti
verrebbe attuata soltanto dagli utenti più sensibili. L’opera di disincentivazione può essere attuata
attraverso la diminuzione delle frequenze di raccolta della frazione residua (al centro-nord
tipicamente da tre ad un passaggio a settimana, mentre nel zone più calde del Sud da sei
passaggi a due-tre passaggi a settimana). E’ appena il caso di evidenziare il fatto che la
diminuzione delle frequenze di raccolta del secco residuo, richiesta ed a sua volta resa possibile
dalla raccolta dell’umido (per la drastica diminuzione di fermentescibilità del secco residuo
conseguente alle alte intercettazioni garantite dai sistemi domiciliari) costituisce anche una
formidabile occasione di ottimizzazione operativa ed economica del servizio di raccolta
4. l’attivazione della raccolta della frazione umida, per la relativa complessità delle modalità di
attuazione (consegna di secchielli, sacchetti per il primo contenimento del materiale e materiali
informativi per le indicazioni per il corretto conferimento), non può assolutamente essere
paragonata all’avvio di altre raccolte differenziate “aggiuntive”. Si rende quindi necessaria una
specifica progettazione delle iniziative di informazione e sensibilizzazione che dovranno puntare
ad obiettivi abbastanza ambiziosi (un sostanziale cambiamento delle abitudini quotidiane di
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
conferimento dei propri scarti). Diventa quindi oggettivamente difficile che il gestore del servizio
sottovaluti l’importanza delle iniziative di informazione e coinvolgimento dei cittadini. Per
consegnare i manufatti ed informare correttamente i cittadini è necessario raggiungere tutta la
popolazione coinvolta nella raccolta dell’umido attraverso un contatto diretto e capillare tra gli
operatori addetti a queste importantissime attività e gli utenti del servizio. Queste capillari
campagne di informazione (organizzate in occasione dell’attivazione della raccolta dell’umido e
reiterate per sostenere nel tempo l’iniziativa) costituiscono delle formidabili occasioni di rilancio e
consolidamento delle altre raccolte differenziate poiché, a completamento delle informazioni
relative alla frazione umida, risulta molto conveniente abbinare le informazioni relative
all’attivazione o riorganizzazione degli altri circuiti di raccolta.
3.6.4 La corretta organizzazione della raccolta in riferimento all’adozione dei nuovi sistemi di
tariffazione
L’articolo 49 del Il Decreto legislativo 22/1997 aveva stabilito la soppressione della TARSU
(D.Lgs.507/93) ed aveva previsto la sua sostituzione con la tariffa.
Il decreto legislativo, laddove introduceva il concetto di tariffa in sostituzione della tassa, riprendeva
almeno in parte quanto contenuto nel D.L. 507, anche se in questo caso il riferimento ai principi di una
corretta gestione dei rifiuti è ben più evidente: si vuole infatti superare una impostazione di tipo
sostanzialmente reddituale nella applicazione della tassa (basata com’è sulle superfici degli immobili)
introducendo meccanismi incentivanti e premianti per sostenere la prevenzione, la riduzione dei rifiuti
prodotti, il riciclaggio, una maggiore efficienza gestionale dei servizi ed una perequazione della
distribuzione dei costi collegati alle attività di raccolta e trattamento dei rifiuti. In questo modo si veniva
a creare una “interazione” tra chi doveva progettare la raccolta differenziata e chi doveva individuare i
più corretti meccanismi di tariffazione.
La tariffa di riferimento (Metodo Normalizzato) era stata successivamente emanata con il D.P.R. n.
158 del 27/4/99. Un regolamento tipo per l’applicazione della tariffa è stato elaborato dall’APAT e
14
ONR nel 1999 ed è a gratuita disposizione dei Comuni
La tariffa prevista dall’articolo 49 del D.Lgs. 22/97, che avrebbe dovuto sostituire la tassa sui rifiuti, per
effetto di reiterate proroghe di legge, non è mai diventata obbligatoria. E’ stato consentito, tuttavia,
applicarla in via sperimentale. E così hanno fatto molti comuni, spesso al fine dichiarato di sfuggire ai
rigori del patto di stabilità.
L’articolo 238 del Testo unico sull’ambiente (D.Lgs. 152/66), da un lato ha istituito una nuova tariffa,
che sarà operativa solo dopo l’emanazione dei decreti attuativi, dall’altro ha stabilito la soppressione
della tariffa Ronchi, con effetto dalla data di entrata in vigore dello stesso Testo unico (il 29 aprile
2006). La disposizione ha fatto salvi, comunque, i regolamenti adottati sino a quella data.
La nuova legge Finanziaria prevede che per il 2007 si debba conservare la tipologia di prelievo
adottata per il 2006. In sostanza, per l’anno corrente non dovrebbero essere possibili passaggi dalla
Tarsu alla Tariffa e viceversa. La legge Finanziaria precisa che questa situazione transitoria
continuerà fino “alla completa attuazione” del Testo unico sull’ambiente. Sembra quindi il segnale della
volontà di non tornare indietro, almeno sulla tariffa, e di proseguire sulla strada della costruzione del
nuovo prelievo sui rifiuti.
3.6.4.1 Le principali novità del passaggio tassa-tariffa
Il passaggio alla tariffa determina alcuni importanti cambiamenti, rispetto alla modalità di copertura dei
costi del servizio rifiuti assicurata con la TARSU; tra le principali novità ricordiamo:
• la suddivisione della tariffa in una parte fissa (determinata in relazione alle componenti essenziali
ed incomprimibili del costo del servizio, quali ad es. le spese generali e lo spazzamento stradale il
lavaggio delle strade) e da una parte variabile (rapportata sostanzialmente ai costi di raccolta e
trasporto e quindi variamente imputata alle quantità di rifiuti effettivamente conferiti al servizio
pubblico). Questa innovazione è stata introdotta allo scopo di introdurre strumenti di governo dei
comportamenti coerenti con gli obiettivi di riduzione e recupero dello stesso decreto;
• la copertura integrale dei costi del servizio rifiuti attraverso gli introiti della tariffa; si parla anche
di grado di copertura del 100% dei costi;
• una revisione delle possibili categorie mediante le quali classificare utenze domestiche
(famiglie) e non domestiche (attività , negozi, ecc). Questi aspetti sono stati affrontati dal DPR
15
Vedi su www.sinanet.anpa.it
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158/99 che riporta, nell’allegato I, i coefficienti potenziali di produzione (minimi e massimi) per
l’attribuzione della parte fissa e variabile della tariffa alle principali tipologie di utenze non
domestiche.
Il passaggio alla tariffa rappresenta la fase conclusiva di un percorso riorganizzativo che deve essere
predisposto da parte dell’Amministrazione Comunale con un notevole anticipo, redigendo alcuni
documenti fondamentali quali:
• il Piano Finanziario;
• i data base relativi alle utenze.
Certamente il ruolo e la stesura del Piano Finanziario rappresentano un momento importante per la
singola Amministrazione Locale (o per il consorzio, associazione di Comuni), dato che tale documento
dovrà consentire di, individuare le voci di costi relative a ciascun servizio erogato, associare ad ogni
comune i costi relativi ai servizi di cui usufruisce, parametrare i costi di servizi a chiamata o su
richiesta, determinare il costo per servizi aggiuntivi realizzati per determinate categorie di utenza. La
struttura e composizione del Piano Finanziario è stata elaborata all’interno del DPR 158/99; un Piano
Finanziario standard è stato predisposto dall’APAT e ONR e può essere gratuitamente scaricato dal
sito www.sinanet.anpa.it.
Con il nuovo testo unico sull’ambiente (Dlgs 152/2006) viene ridefinita la Tariffa per la gestione dei
rifiuti urbani (Articolo 238) prevedendo che la nua tariffa venga commisurata a:
quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti;
superficie;
usi e tipologie di attività svolte;
indici reddituali articolati per fasce di utenza.
Proprio quest’ultima novità (la correlazione della tariffa agli indici reddituali) ha destato varie
perplessità negli Enti locali e presso le aziende pubbliche del settore poiché questo criterio risulta
molto difficile da applicare e complica notevolmente i sistemi di calcolo della tariffa.
Il metodo di calcolo della tariffa verrà comunque stabilito da un apposito regolamento che dovrà
essere emanato entro 6 mesi dall’entrata in vigore del decreto. La tariffa dovrà essere determinata,
entro 3 mesi dall’approvazione del regolamento, dall’autorità d’ambito e applicata e riscossa dai
soggetti affidatari del servizio di gestione integrata. Nella percentuale di copertura della tariffa
potranno essere inclusi anche i costi accessori, quali ad esempio lo spazzamento. La tariffa dovrà
assicurare la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio, entro 4 anni dall’entrata in
vigore del regolamento.
Potranno essere previste delle agevolazioni per le utenze domestiche, utenze adibite ad uso
stagionale o non continuativo, debitamente documentato ed accertato. Di seguito viene riepilogato
l’iter legislativo del nuovo decreto riguardante l’applicazione della tariffa:
Azione
Emanazione
Regolamento
per
l’applicazione della Tariffa
Determinazione Tariffa
Costituzione dell’Autorità d’Ambito
Integrale copertura dei costi
3.6.4.2
Tempistica
Entro sei mesi dalla entrata in vigore del Decreto 152/06.
Entro tre mesi dall’entrata in vigore del Regolamento.
Entro dodici mesi dall’entrata in vigore del Decreto 152/06.
Entro quattro anni dall’entrata in vigore del Decreto 152/06
Il nesso operativo tra sistemi di raccolta e possibili metodi tariffari
Per una corretta determinazione della tariffa il problema che si pone all’Ente pubblico è quello di
attribuire puntualmente a ciascuna utenza domestica e non domestica (abitazione, condominio,
impresa ecc.) la quantità di rifiuto effettivamente conferito. In questo modo si incentiva una
responsabilizzazione delle utenze e si incentiva la riduzione e la differenziazione dei conferimenti.
Certamente la domiciliarizzazione di alcune raccolte può risultare strategica ai fini della costruzione di
una tariffa basata sull’effettiva quantità di rifiuti prodotti e/o sulla quantità di servizio erogato alle
utenze (tariffa di tipo puntuale). Il DPR 158/99 permette altresì di attribuire alle singole utenze delle
stime delle quantità conferite utilizzando il metodo presuntivo, che tiene conto della produzione
media pro capite di rifiuti per le utenze domestiche ed utilizza un indice di produttività specifica per le
diverse categorie produttive. Il limite di questo sistema sta però nel fatto che le utenze delle varie
tipologie vengono uniformate e di conseguenza non vengono premiati i comportamenti virtuosi delle
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
singole utenze in contrasto con quanto si propone il nuovo metodo tariffario che dovrebbe essere
utilizzato quale strumento economico di incentivazione dei comportamenti virtuosi delle utenze. Anche
gli Ecocentri possono essere l’occasione per avviare forme di incentivazione tariffaria delle utenze,
prevedendo forme di punteggio o/e "bonus" sulla Tariffa/Tarsu per i conferimenti di rifiuti riciclabili
presso tali strutture. Tale azione rappresenta una promozione e adesione da parte delle utenze.
Il sistema presuntivo è generalmente l’unico sistema di tariffazione che si può utilizzare laddove
vengono impiegati contenitori stradali di grandi dimensioni (1100, 2400, 3200 litri), che vengono
utilizzati indistintamente da qualunque utenza (anche non domestica). Per contro questa tipologia di
raccolta non consente di responsabilizzare gli utenti per il cura ed il controllo dei conferimenti ed
impedisce, di fatto, la tariffazione del servizio con meccanismi che possano realmente incentivare
comportamenti virtuosi da parte dei cittadini.
Queste considerazioni possono far comprendere l’importanza di una corretta progettazione della
raccolta anche in situazioni dove, come nel caso della Provincia di Savona, non sono ancora state
affrontate le problematiche legate alla tariffazione dei servizi. Infatti la scelta della metodologia di
raccolta (domiciliare, con contenitori condominiali o con cassonetti stradali per il secco residuo)
condiziona pesantemente le future possibilità di applicazione dei principi di responsabilizzazione dei
cittadini attraverso la tariffazione dei servizi.
Di seguito vengono riassunte le varie tipologie di tariffazione esistenti e le influenze che determinano
sulla gestione complessiva del servizi. Infatti le modalità di organizzazione delle raccolte differenziate
“integrate”, illustrate in questo documento, consento diversi approcci per realizzare la tariffazione del
servizio:
1.
tariffazione a peso: identificazione del singolo bidone mediante microchip e pesata da parte
dell'automezzo di raccolta. Laddove si utilizzano contenitori di grandi dimensione ad uso
collettivo viene utilizzata l’attribuzione “parametrica” della parte variabile della tariffa, mediante
indici che introducono correttivi proporzionali al numero di componenti del nucleo familiare
oppure riduzioni riconosciute a tutti i cittadini di una specifica zona (calcolate in base ai risultati
di recupero raggiunti);
2.
tariffazione a volume o a svuotamento:
identificazione del singolo bidone e tariffazione a frequenza di svuotamento (il contenitore
viene esposto quando pieno) con rilevazione automatica del codice identificativo tramite “chip”
o “badge”;
tariffazione mediante l’utilizzo di sacchetti e bandelle identificative: la parte variabile
della tariffa viene calcolata dall’ente gestore attraverso la contabilizzazione automatica (alla
vendita ed al ritiro) di cartoncini con codici a barre legati al sacco dagli utenti;
tariffazione mediante l'acquisto dei sacchetti: la parte variabile della tariffa viene versata
attraverso l'acquisto di sacchetti predisposti per il secco indifferenziato.
3.6.4.3
Criteri di valutazioni per la scelta di diversi sistemi di tariffazione
Per la valutazione dei diversi sistemi di tariffazione che possono essere adottati in sede locale è
necessario valutare i seguenti aspetti:
A. La tariffa a volume ("a svuotamento" o mediante “sacchetto a pagamento") pur essendo
meno puntuale in relazione all'esatto quantitativo di rifiuto prodotto, si caratterizza per un
minor investimento tecnologico ed una più semplice procedura di contabilizzazione. Tale
modalità può inoltre consentire una maggiore efficienza con riferimento ai “costi
incomprimibili”; infatti il costo del singolo prelievo è sostanzialmente uguale, sia che si prelevi
il contenitore pieno o semivuoto, mentre con la tariffazione a volume all’utente conviene
usufruire del servizio di raccolta solo quando il sacco o il bidone è davvero pieno, diminuendo
così i costi del circuito per la diminuzione dei tempi di fermata.
B. Il compostaggio domestico dovrebbe essere incentivato per contenere soprattutto il
quantitativo complessivo di scarto verde conferito dalle zone con giardino; sotto tale punto di
vista si può pensare - oltre alle ovvie riduzioni della parte variabile della tariffa per il minore
quantitativo conferito, anche ad una diminuzione della parte fissa per i cittadini che,
utilizzando l’autocompostaggio, non vogliono avvalersi della fermata dei mezzi di fronte al loro
domicilio per la raccolta dell’umido; tuttavia va tenuto conto che la riduzione non può essere
totale per la presenza dei “costi incomprimibili” relativi al fatto che il percorso del mezzo
rimane sostanzialmente invariato, pur senza la fermata di fronte alla singola abitazione, e va
dunque evitato un eccessivo aggravio dei “costi di percorso” solo sulle utenze che, magari per
oggettivi fattori costrittivi (es. mancanza di tempo) non possono praticare il compostaggio
domestico.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
C. Il conferimento dell’umido può essere tariffato nella parte variabile salvaguardando però il
dettato del D.lgs 152/2006(comma 7 dell’articolo 238), che stabilisce opportunamente che
“nella determinazione della tariffa possono essere previste agevolazioni per le utenze
domestiche e per quelle adibite ad uso stagionale e non continuativo, debitamente
documentato ed accertato, che tengano anche conto di indici reddituali articolati per fasce di
utenza e territoriali”. In sede di valutazione politica, allo scopo di promuovere comunque la
differenziazione dell’umido assoggettandola ad un costo tariffario nettamente diverso da
quello dell’RU residuo è opportuno, almeno nella fase iniziale, computare almeno una parte
dei costi di raccolta e trattamento dell’umido nella parte fissa della tariffa, in modo da non fare
avvertire eccessivamente il “costo” del conferimento dell’umido ed evitare comportamenti
impropri e/o abusivi (es. diffusione di dissipatori da lavandino, smaltimento abusivo nei fossi,
ecc.). In un secondo tempo il regolamento potrà invece eventualmente prevedere la
ricollocazione degli interi costi di raccolta e trattamento dell’umido nella parte tariffaria
variabile, per imprimere una eventuale, ulteriore crescita al compostaggio domestico grazie
all’innalzamento della tariffa applicata per il conferimento dell'umido.
Dall’analisi delle esperienze in atto si è verificato, come d’altronde era prevedibile, che la registrazione
del peso o del numero di svuotamenti dei contenitori (bidoni o sacchi) dedicati ad ogni singola
abitazione (raccolte “porta a porta”) risulta più efficace per la responsabilizzazione della singola utenza
traducendosi così in una riduzione complessiva dei quantitativi conferiti (varie esperienze hanno
dimostrato che, nei Comuni in cui è stata adottata la tariffa a volume, i rifiuti residui sono diminuiti in
media del 15-20%). Infatti attraverso la tariffazione volumetrica viene contemporaneamente favorita:.
− la riduzione dei rifiuti, grazie ad una maggiore responsabilizzazione dell’utente al momento
dell’acquisto (preferendo beni di consumo che utilizzano imballaggi più contenuti e razionali);
− la pratica del compostaggio domestico degli scarti verdi e dell’organico ed una riduzione dei costi
di trasporto e trattamento di queste frazioni.
In conclusione si può evidenziare che per la futura adozione ed ottimizzazione della tariffazione del
servizio si rende necessaria una revisione – almeno parziale – dei modelli basati su raccolte a
contenitori stradali ad uso collettivo. Questi contenitori (da 1100, 2400 o persino 3200 litri) risultano
problematici anche per l’ingombro e l’impatto visivo soprattutto in aree (quali i centri storici) da tutelare
anche relativamente all’impatto paesaggistico .
E’ quindi evidente che attraverso l’adozione di sistemi domiciliarizzati di raccolta si possono creare i
presupposti per una più semplice introduzione della tariffazione al fine di incentivare ulteriormente la
riduzione dei rifiuti.
3.7
Modalità organizzative integrate della raccolta differenziata in Provincia
di Savona
Per contenere i costi di raccolta e migliorare l’efficienza del servizio la raccolta dei rifiuti urbani
dovrebbe assumere una configurazione unitaria ed integrata, nella quale le raccolte differenziate non
sono aggiuntive rispetto alla raccolta “ordinaria”, ma costituiscono l’elemento centrale del sistema.
Le esperienze di successo finora condotte anche in Provincia di Savona indicano come la capillarità
dei servizi e la responsabilizzazione degli utenti in merito ai propri conferimenti costituiscano elementi
di forte impulso per il miglioramento quali-quantitativo delle raccolte differenziate.
In termini generali le linee guida per la riorganizzazione dei servizi di raccolta dei rifiuti urbani sono
così individuate:
a)
completamento del passaggio alla raccolta domiciliare, soprattutto per la frazione cartacea, la
plastica e l’organico putrescibile (umido), tenendo comunque presenti gli eventuali vincoli
territoriali (es. eccessiva dispersione abitativa) che possono sconsigliarne l’estensione;
b)
graduale adozione del sistema tariffario puntuale;
c)
attivazione di sistemi di monitoraggio dei flussi avviati alle stazioni ecologiche dagli utenti, con
particolare riferimento alla disaggregazione tra utenze domestiche e non domestiche;
d)
favorire l’attivazione di un servizio pubblico “capillare” anche per le utenze non domestiche e le
imprese adottando nel contempo incentivi tariffari e strumenti di stimolo alla diffusione delle
“buone pratiche” di conferimento separato (regolamenti comunali con divieti o limiti quantitativi
per l’assimilazione di rifiuti indifferenziati dalle imprese);
e)
attivazione di un programma di comunicazione con gli utenti, che comprenda azioni di
concertazione, sensibilizzazione, educazione, formazione e promozione;
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Provincia di Savona
f)
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
stretto e costante coordinamento tra la Provincia, i Comuni e le aziende incaricate della
gestione dei rifiuti urbani, anche ai fini del monitoraggio (in itinere e ex post) delle iniziative
avviate.
L’intensificazione dei servizi (estensione delle raccolte domiciliari ed in particolare dell’umido)
potrebbe incidere in modo apprezzabile sui costi di complessivi di raccolta. Tale rischio è però
bilanciato da una buona “integrazione” del servizio (che si configura soprattutto con una parallela
riduzione della raccolta dei rifiuti indifferenziati) e dalla riduzione dei costi di smaltimento, per effetto
dell’innalzamento delle quantità di rifiuti avviati al recupero (maggiore incisività delle raccolte
differenziate) e dei ricavi costituiti dai contributi CONAI e dalla vendita dei materiali.
Va sottolineata la tendenza alla crescita dei costi di smaltimento, originata dalla via via maggiore
severità degli standard e delle prescrizioni delle norme sugli impianti, conseguenti all’esigenza del
legislatore di “internalizzare” in misura più adeguata rispetto al passato i “costi ambientali” dello
smaltimento.
Di seguito vengono approfondite le tematiche per le frazioni merceologiche più importanti in un’ottica
non prescrittiva ma di suggerimento e valutazione di modelli che in varie realtà hanno permesso di
raggiungere gli obiettivi indicati nel Piano.
3.7.1
Raccolta della carta e del cartone
L'attuale impostazione del servizio in Provincia di Savona è incentrata sulla raccolta stradale (anche
se esistono alcune aree dove viene condotta con modalità domiciliare) per le utenze domestiche,
integrata da un servizio specifico (in via di estensione anche nei Comuni più piccoli) per la raccolta
della carta e del cartone presso le utenze domestiche, gli uffici e gli esercizi commerciali.
Relativamente al capoluogo ed ai comuni con più di 2000 ab. si ritiene che la scelta della
capillarizzazione della raccolta della carta prodotta dalle utenze domestiche e non domestiche possa
costituire uno standard operativo opportuno, perseguendo l’obiettivo del conseguimento di elevati
traguardi di intercettazione di un materiale che si caratterizza per:
• elevate possibilità di recupero;
• forte stagionalità dei quantitativi prodotti;
• notevole ingombro del materiale se conferito nei cassonetti di raccolta per il secco nonriciclabile.
Inoltre una raccolta personalizzata di queste frazioni presso commercianti e negozianti contribuisce
anche a garantire maggiormente il decoro urbano assai importante nei Comuni ad elevata fruizione
turistica.
Tale circuito, al fine di garantire l’esigenza del decoro estetico (particolarmente sentito in centri ad
elevata fruizione turistica), potrà essere realizzato attraverso la cessione in comodato d’uso gratuito di
bidoni di varia volumetria (120-240-360 litri in relazioni al numero di famiglie coinvolte) oppure di
contenitori di polipropilene riutilizzabili da 60-80 litri di capienza (altezza 60-65 cm, larghezza 40-45
cm, profondità 25-30 cm) appositamente distribuiti. Si può così evitare l’utilizzo di sacchi in polietilene,
non conformi alla tipologia del materiale raccolto (in tal caso si renderebbe necessario un intervento
dell’operatore, o il conferimento in impianto provvisto di rompisacco separatore). Una congrua
frequenza di raccolta potrebbe essere settimanale o quindicinale con un incremento degli svuotamenti
nel periodo estivo.
Per i Comuni più piccoli questo tipo di soluzione va associata ad una ottimizzazione dei percorsi di
raccolta al fine di coinvolgere tutti i Comuni della cintura di Savona, servendo anche gli abitati che per
dimensione territoriale o per densità di attività produttive non giustificherebbero l’attivazione di un
servizio esclusivamente dedicato.
Nelle frazioni o nei comuni più piccoli e lontani (tipicamente la zona montana) dagli assi viari principali
è possibile mantenere la raccolta mediante contenitori stradali o con circuiti di prossimità; tale scelta
tuttavia finisce per aumentare l'impatto visivo dei contenitori disposti sul territorio (da evitarsi in zone
ad elevato valore paesaggistico quali i centri storici ad elevata fruizione turistica) e limita notevolmente
le rese quali-quantitative di raccolta per la comprensibile peggiore comodità di conferimento da parte
degli utenti e minore responsabilizzazione degli stessi.
In aggiunta ed integrazione dell’intercettazione mirata degli imballaggi cellulosici risulta comunque
opportuno prevedere anche la possibilità di conferimento diretto presso stazioni ecologiche comunali o
di zona.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
In particolare, opportuna valorizzazione presso le stazioni ecologiche deve essere data al fatto che la
raccolta di cartone da imballaggio selezionato gode di un corrispettivo economico più alto per i
Comuni.
Nuovi scenari si aprono con la possibilità, da poco pubblicizzata dal consorzio COMIECO, della
raccolta congiunta con la carta del cartone plastificato o certi tipi di poliaccoppiati, a seconda delle
dotazioni impiantistiche finali della cartiera.
Per la raccolta del cartone nella realtà più piccole dell’area omogenea di raccolta Montana si ritiene
preferibile privilegiare la modalità di conferimento diretto presso le stazioni ecologiche.
3.7.2.
Raccolta del vetro
L'attuale impostazione del servizio di raccolta degli imballaggi in vetro a Savona e negli altri Comuni
della Provincia è incentrata sulla raccolta con campane stradali (da 3000 o 2000 litri).
Per migliorare tale raccolta può non essere sufficiente agire soltanto attraverso l'aumento del numero
di postazioni di raccolta. Si potrebbe invece estendere, soprattutto per soddisfare le esigenze delle
utenze commerciali (Bar, Ristoranti, Pizzerie, Alberghi), con la raccolta domiciliare (con bidoni da 120240-360 litri) e la possibilità del conferimento presso le stazioni ecologiche. Con questa impostazione
della raccolta si può migliorare il decoro urbano e rendere al contempo possibile il conferimento di
oggetti voluminosi quali damigiane, fiaschi e lastre.
Inoltre, nelle zone ad elevata densità di popolazione, si potrebbe adottare una raccolta domiciliare con
la dotazione ai condomini fino a 3-4 famiglie di mastelli da 25 litri e per i condomini con più di 4
famiglie di uno o più bidoni da 120-240-360 litri in comodato d'uso gratuito.
Per quanto riguarda i centri a maggiore fruizione turistica, relativamente alle problematiche relative
alla sensibilizzazione delle utenze turistiche, la Provincia potrebbe promuovere la realizzazione di una
specifica campagna di comunicazione che, coinvolgendo i proprietari (o le agenzie intermediarie) degli
immobili a prevalente fruizione turistica, dovrà individuare gli strumenti per veicolare opportunamente
le informazioni (opuscoli, depliant ecc.) e gli strumenti (sacchetti, contenitori ecc.) necessari alla
corretta partecipazione a programmi di raccolta differenziata degli imballaggi in vetro.
Questi scenari andranno valutati insieme alle nuove possibilità che scaturiranno dai consorzi di filiera,
come ad esempio la possibilità di effettuare una raccolta “multimateriale pesante” con imballaggi in
plastica, dal peso specifico molto basso, uniti a contenitori in alluminio o banda stagnata.
3.7.3
Raccolta della plastica
L'attuale impostazione del servizio in Provincia di Savona prevede la raccolta degli imballaggi in
plastica (anche se in alcuni Comuni vengono raccolti prevalentemente i contenitori per liquidi in
plastica) attraverso la raccolta stradale con campane (2000-3000 litri) o cassonetti (da 1100 o 2400
litri).
Nel medio periodo si dovrebbe introdurre, almeno nei centri principali e nelle zone ad alta densità
abitativa, il passaggio alla domiciliarizzazione del servizio.
La possibilità fornita da COREPLA di raccogliere ormai tutti gli imballaggi in plastica, e non solo i
flaconi, unitamente all’elevato corrispettivo economico rispetto agli altri materiali, hanno incentivato i
Comuni all’avvio di questa raccolta.
Nelle zone a maggiore dispersione abitativa dell’area omogenea di raccolta Montana può essere
opportuno mantenere l’abbinamento del conferimento stradale con la possibilità di conferimento di tali
imballaggi presso le stazioni ecologiche quale integrazione dei circuiti di raccolta differenziata degli
imballaggi in plastica.
Si ritiene inoltre che la raccolta degli imballaggi metallici con gli imballaggi in plastica potrebbe essere
un opzione abbastanza efficiente per conciliare le esigenze di una intercettazione cospicua dei due
materiali con la necessità di contenere i costi delle raccolte.
Infatti si deve ricordare che i contenitori in plastica per liquidi devono comunque essere sottoposti a
processi di selezione prima del loro avvio alle attività di riciclo. Questa esigenza sarà ancor più sentita
allorquando verrà attivata la raccolta di tutti gli imballaggi in plastica in sostituzione dell’attuale raccolta
circoscritta ai soli contenitori per liquidi.
Questa modalità di raccolta può essere attivata previa verifica della disponibilità al ritiro dei materiali
da parte dei vari Consorzi di filiera. Tali attività di selezione dovranno comunque essere rimborsate
integralmente dai Consorzi interessati.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Sarebbe inoltre opportuno incentivare forme di riduzione di tale tipologia di rifiuto attraverso la
promozione di circuiti di vuoto a rendere, in particolare presso le attività alberghiere e di ristorazione.
Si ricorda che, in uno scenario di gestione integrata dei rifiuti, la raccolta domiciliare della plastica
sarebbe l’ultima da introdurre in virtù degli elevati costi ambientali per la raccolta, il trasporto ed il
riciclo causati dal basso peso specifico.
Inoltre, in uscita dagli impianti COREPLA di selezione finale, una parte consistente degli imballaggi in
plastica viene inviata a recupero energetico. Questo, in virtù del contributo in potere calorifico che la
plastica dà al rifiuto, va valutato attentamente nell’ottica di gestione eventuale di un impianto di
produzione CDR da rifiuti residuo.
3.7.4
Raccolta delle lattine
Attualmente in Provincia di Savona è abbastanza diffuso il servizio di raccolta congiunta del vetro e
degli imballaggi in alluminio ed acciaio. Per la raccolta delle lattine la diffusione della raccolta
monomateriale appare sconsigliabile (con l’unica esclusione delle raccolte delle associazioni di
volontariato o presso utenze specifiche quali scuole, mense ecc.).
L'integrazione di questa raccolta con le raccolte di vetro o plastica consente invece di mettere a
disposizione degli utenti un sistema di conferimento abbastanza comodo già presente sul territorio
coniugando l'esigenza di una buona intercettazione dei materiali con la necessità di contenere i costi
del servizio.
L’attivazione di tali raccolte è comunque legata alla verifica della disponibilità dei recuperatori o dei
Consorzi di filiera a ritirare il materiale da raccolta combinata (plastica-lattine o vetro-lattine).
Relativamente alla tempistica di attivazione del servizio è inoltre possibile, nel caso in cui
nell’immediato i recuperatori o i Consorzi di filiera non siano disponibili a ritirare il materiale da raccolta
combinata (plastica-lattine o vetro-lattine), rinviare l’attivazione della raccolta delle lattine sino
all’entrata in funzione di accordi specifici.
3.7.5
Raccolta e valorizzazione dell’umido
La raccolta dell’umido in Provincia di Savona dovrebbe essere estesa a tutti i Comuni, con l’unica
eccezione delle case sparse e dei centri minori ad elevata dispersione abitativa dell’area omogenea di
raccolta Montana; a tal fine questo Piano prevede la realizzazione di impianti di compostaggio
industriale nell’Ambito, sino ad oggi mancanti.
Risulta inoltre consigliabile mantenere una raccolta dello scarto di cucina “in purezza” (senza
miscelazione con il verde) poiché tale raccolta rende possibile l'impiego di mezzi non compattanti, con
contenitori aperti (a "vasca"), a caricamento sia manuale (mastelli) che meccanizzato (bidoni).
L'impiego di tali mezzi a basso investimento tecnologico costituisce una delle maggiori opportunità di
contenimento dei costi dell'attuale servizio.
Per la raccolta dello scarto di cucina è opportuno l’utilizzo di contenitori di dimensioni relativamente
contenute, che consentano di impedire il conferimento congiunto di umido (scarto alimentare) e scarto
verde. Le scelte operative sull’organizzazione delle raccolte potrebbero quindi privilegiare le raccolte:
• con secchielli o sacchetti, nelle zone a tipologia residenziale con villette (carico manuale);
• con “secchi” o “mastelli” da 20-30 litri, per le strutture condominiali o di corte sino a 4
famiglie circa (carico manuale);
• con bidoni da 80-120-240 litri per strutture condominiali più grandi (carico meccanizzato).
La diffusione della raccolta differenziata della frazione umida presso le utenze domestiche in tutti i
maggiori centri della Provincia di Savona richiede quindi la:
• distribuzione - alla singola utenza familiare - di sacchetti e relativi secchielli di capienza ridotta
(circa 8-10 litri che agevolino il contenimento di un materiale ad elevata fermentescibilità e
ricco di acqua e impediscano il recapito al circuito di raccolta di materiali estranei (es. bottiglie,
tetrapak, ecc.), che generalmente sono di grandi dimensioni;
• l’adozione di frequenze di raccolta, diversificate secondo le caratteristiche delle aree
interessate, mediamente pari a 3 volte/settimana nel periodo estivo e 2 volte a settimana nel
resto dell'anno.
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E' opportuno che il sacchetto a perdere sia a tenuta e possibilmente in materiale biodegradabile e
trasparente, allo scopo di consentire l’ispezione visiva del materiale conferito all’atto della raccolta e/o
del conferimento all’impianto.
L'attuale impostazione del servizio presso le grandi utenze è integrabile con ottimi risultati mediante
l'impiego di:
• uno o più contenitori dedicati (tipicamente bidoni carrellati da 120 - 240 litri) per i ristoranti e
alberghi eventualmente dotati di coperchi completi di presidi per la circolazione ed il
trattamento delle arie esauste all'interno dello stesso;
• contenitori di grandi dimensioni, purché “personalizzati” (ovvero dedicati ad una utenza
specifica e responsabile del contenitore) per utenze con alta produzione specifica quali i
servizi di ristorazione, campeggi e supermercati alimentari.
Bisogna infatti considerare che la produzione specifica di scarto alimentare delle attività alberghiere e
di ristorazione può essere stimata tra i 200 – 300 g/pasto, a seconda che si tratti di catering o attività
di preparazione diretta dei pasti.
Per prevenire l'imbrattamento dei contenitori di raccolta si può inoltre prevedere l'utilizzo di fodere in
polietilene o materiale biodegradabile, a seconda delle modalità richieste dall'impianto di
compostaggio. Questo accorgimento tende inoltre a contenere gli interventi di lavaggio e disinfezione
dei manufatti di raccolta, operazione di pulizia che spesso viene delegata all'assegnatario del
contenitore stesso.
A questo proposito, va attentamente valutata la scelta operativa (polietilene o plastica biodegradabile):
rilevazioni in itinere hanno fatto rilevare come la raccolta con sacchetto in polietilene peggiori la qualità
e generi un elevato quantitativo di scarti plastici misti ad organico da smaltire. La raccolta con
sacchetto in plastica biodegradabile consente invece di conferire ad impianti, che tipicamente
accettano solo questo tipo di materiale.
La raccolta dell'umido presso le utenze domestiche residenti e fluttuanti potrà essere esclusa in
alcune zone del comune dove, per la bassa densità abitativa o per la lontananza dai percorsi principali
di raccolta, il servizio risulterebbe troppo oneroso e comunque senza un equilibrio costi/benefici. In tali
situazioni andrà fortemente incentivata la pratica del compostaggio domestico. Per quanto riguarda i
“gruppi dispersi” e le zone spiccatamente rurali, è opportuno puntare esclusivamente alla promozione
del riutilizzo degli scarti organici a scopo di mangime e per la produzione di compost domestico, quale
alternativa (già assai praticata) alla raccolta della frazione umida.
La pratica del compostaggio domestico dovrà infine essere fortemente incentivata in particolar modo
per quelle parti del territorio della Provincia di Savona caratterizzate dalla presenza di abitazioni che
dispongono di spazi verdi (orti, giardini). Infatti laddove c’è un giardino che produce scarti verdi è
anche possibile valorizzare e riciclare direttamente tali scarti mediante il compostaggio domestico.
3.7.6
Raccolta e recupero del verde
L'attuale impostazione del servizio a Savona ed in molti Comuni della Provincia prevede la raccolta
del verde principalmente attraverso il conferimento diretto alle isole ecologiche o alle stazioni
ecologiche, ed in alcuni casi tramite il conferimento a specifici circuiti domiciliari. Su tale flusso si
dovrebbe promuovere ancor di più l’incentivazione del compostaggio domestico. Per la gestione dello
scarto verde nelle zone vocate della Provincia di Savona (quartieri con abitazioni dotate di verde
condominiale o giardini) si dovrebbero quindi diffondere ulteriormente le seguenti modalità di gestione
che devono essere intese come complementari:
1. compostaggio
domestico,
eventualmente
associato
ad
idonee
forme
di
promozione/incentivazione;
2. conferimento diretto presso le stazioni ecologiche con eventuale ritiro del materiale già triturato da
impiegare nell'attività di compostaggio domestico;
3. istituzione di un circuito di raccolta a domicilio, dato che la bassa attrattività (per insetti e roditori)
dello scarto ne consente la ritenzione nel giardino per tempi relativamente prolungati; la frequenza
di raccolta tipica può variare da 1 a 2 volte al mese, in modo da rendere il servizio non troppo
“comodo” per l’utente, ma incentivare la raccolta presso le utenze turistiche dei mesi estivi. Un
circuito di conferimento domiciliarizzato troppo spinto tenderebbe al contrario ad aumentare, come
è successo in alcune realtà nazionali e estere, i quantitativi di verde (e di umido) da gestire da
parte del servizio, arrivando anche a 2-300 kg/ab.anno. Sarebbe quindi opportuno introdurre
servizi domiciliari del verde correlandoli ad un pagamento aggiuntivo rispetto alle utenze che
conferiscono in ecostazione o praticano il compostaggio domestico.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Nelle aree più lontane dagli impianti di compostaggio l’attivazione della raccolta del verde può essere
effettuata anche in assenza di impianti per le frazioni verdi. Infatti dei siti per il solo compostaggio degli
scarti verdi possono essere predisposti in breve tempo presso alcune stazioni ecologiche. Gli scarti
verdi presentano infatti condizioni processistiche particolari:
• la bassa fermentescibilità ne consente il compostaggio con sistemi "estensivi" ed all'aperto;
• la presenza di buone percentuali di materiale strutturale (potature, tosature di siepe, fogliame
coriaceo, ecc.) consente l'innalzamento delle dimensioni dei cumuli, il che consente risparmi
di superficie e rende i cumuli tendenzialmente indipendenti dalle condizioni atmosferiche
("autocoibentazione", con minore dispersione di calore e di umidità);
• tali condizioni operative (altezza dei cumuli, buona strutturazione) conferiscono buone
capacità "assorbenti" nei confronti delle precipitazioni atmosferiche, il cui destino è in gran
parte quello di inumidire i materiali, venire utilizzate per i processi microbici e dunque
evaporare facendo da volano termico; le acque di percolazione alla base dei cumuli sono
poche (in cumuli ben strutturati dell'ordine del 20 % sul totale delle precipitazioni) e - in
ragione del basso tenore in azoto delle matrici - relativamente povere di composti azotati.
Tutto ciò segnala la possibilità di una gestione all'aperto dei materiali; l’intercettazione delle
precipitazioni atmosferiche sui cumuli è d’altronde opportuna onde evitare gli eccessivi disseccamenti
che si riscontrerebbero a lungo termine sotto copertura in conseguenza della evaporazione non
bilanciata da precipitazioni. La gestione di tali materiali si può dunque configurare come un tipico
processo estensivo, con gestione all'aperto, basso livello di controllo termico ed igrometrico sulla
biomassa, bassi input energetici, tempi di processo medio-lunghi; in relazione alla loro semplicità
costruttiva, i siti per il compostaggio degli scarti verdi possono essere più propriamente definiti come
"aree attrezzate per il compostaggio" anziché come "impianti".
3.7.7
Raccolta del secco residuo/non riciclabile (resto)
Nei Comuni della Provincia di Savona, per il servizio di raccolta del secco indifferenziato, è ora
prevalentemente in uso un circuito di raccolta stradale, con frequenza di norma giornaliera o
trisettimanale.
Con l’aumento dei costi di smaltimento si rende però necessario introdurre gradualmente la raccolta
domiciliare del secco residuo in contemporanea con l’introduzione della raccolta domiciliare dell’umido
domestico.
Una delle principali critiche che viene però rivolta alla raccolta porta a porta classica (effettuata con
l’uso di sacchi semitrasparenti deposti sul marciapiede di fronte alle abitazioni nei giorni di raccolta) è
però legata alla necessità di costringere gli utenti a tenere in casa il proprio secco residuo fino al
momento prestabilito per l’esposizione, imponendo inoltre agli utenti di esporre i sacchi solo nei giorni
e negli orari prefissati (spesso la sera) per limitare al minimo la presenza sui marciapiedi dei sacchi e
ridurne così l’impatto visivo.
Lo stoccaggio per 3-4 giorni del secco residuo non risulta in effetti un reale problema per le utenze che
abitano in case dotate di cortili ma, per le famiglie che abitano in piccoli appartamenti, può diventare
effettivamente abbastanza complesso e scomodo. Si pensi ad esempio alle famiglie che fanno largo
uso di pannolini per neonati o assorbenti per incontinenti.
Il timore di dover imporre regole piuttosto gravose per le utenze che abitano in piccoli appartamenti
condominiali ha quindi frenato la diffusione di tali sistemi nei centri urbani medio-grandi (anche se vi
sono le debite eccezioni quali Bergamo, Monza, Lecco che dimostrano che questi problemi non sono
comunque insormontabili).
L’alternativa era finora rappresentata dal mantenimento dell’uso dei cassonetti stradali, che però,
anche secondo la recente indagine condotta da Federambiente con la collaborazione della Scuola
16
Agraria del Parco di Monza , generalmente non consente di raggiungere il 35 % di raccolta
differenziata e peggiora spesso il decoro urbano per i frequenti abbandoni di rifiuti accanto ai
cassonetti, anche se risulta comunque più semplice da gestire (non si è legati ad appuntamenti precisi
per lo svuotamento e non bisogna personalizzare il servizio ad ogni singolo numero civico) e consente
agli utenti di sbarazzarsi dei propri rifiuti in qualunque momento della giornata (agevolando però il
conferimento improprio di rifiuti recuperabili o di origine industriale).
16
Federambiente “Gestione integrata dei rifiuti urbani: analisi comparata dei sistemi di raccolta” Roma
2003
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Anche la soluzione delle cosiddette “raccolta di prossimità” (che consistono nel posizionare i bidoni
per carta e umido accanto ai cassonetti stradali per rendere più comoda la raccolta differenziata) non
ha generalmente conseguito risultati incoraggianti per la scarsa qualità dei conferimenti ed il ridotto
incremento delle raccolte differenziate provocando al contempo un sensibile aumento dei costi di
gestione.
Per cercare di trovare una soluzione soddisfacente ai problemi precedentemente esposti, cercando di
coniugare i vantaggi del sistema domiciliare con la maggiore semplicità e comodità del sistema a
cassonetti stradali, è stata successivamente introdotta una nuova modalità di raccolta domiciliare dei
rifiuti residui (adottata inizialmente in Provincia di Bolzano) che viene attuata con l’assegnazione in
comodato d’uso gratuito di uno o più bidoni carrellabili di varia volumetria (in relazione al numero di
famiglie servite) ad ogni singolo numero civico e ad ogni interno-scala nei condomini più grandi.
Rispetto al sistema stradale o di prossimità questa metodologia consente di ottenere gli stessi risultati
quali-quantitativi dei sistemi domiciliari a sacchi facilitando inoltre l’applicazione della tariffazione
volumetrica puntuale (attuata con l’uso di trasponder passivi che identificano ogni bidone del secco e
consentono di registrare automaticamente il numero di svuotamenti effettuati in un anno). In sintesi
con l’utilizzo dei bidoni condominiali anche per il rifiuto urbano residuo si ottiene un maggior decoro
urbano (per i minori rischi di accumulo eccessivo dei sacchi davanti ai condomini, di esposizione in
giorni sbagliati e di rottura degli stessi), una migliore sicurezza e tutela per gli operatori della raccolta
nonché una grande comodità di conferimento e deposito da parte dell’utenza che ha sempre a
disposizione (ma all’interno della pertinenza condominiale) i bidoni per il conferimento del rifiuto
residuo e dei materiali recuperabili principali (carta, umido e vetro).
Tali vantaggi operativi vengono ottenuti a fronte di un modesto incremento dei costi del servizio
rispetto alla raccolta domiciliare a sacchi nei comuni con medio-alta densità abitativa (mentre nei
Comuni con bassa densità abitativa l’aumento dei costi di raccolta è più consistente) soprattutto se si
riesce ad incentivare economicamente l’esposizione dei bidoni del secco solo quando pieni ed a
limitare la frequenza di raccolta ad una volta a settimana.
Si dovrebbe quindi progressivamente riorganizzare l'attuale impostazione del servizio per adottare una
tipologia di conferimento del rifiuto residuo personalizzato mediante l'utilizzo di sacchi trasparenti (da
30-60 litri) o bidoni da 80-120 litri per le utenze mono o bifamiliari e bidoni carrellati da 240-360-660
litri) per le utenze condominiali di dimensioni maggiori. Va comunque sempre previsto l’utilizzo di
sacchi trasparenti anche quando si utilizzano bidoni personalizzati. Tale scelta dovrà comunque, ed
ovviamente, confrontarsi:
• con la situazione operativa pregressa (compresi i mezzi già disponibili per la raccolta);
• con la progettualità in essere, soprattutto laddove abbia già generato finanziamenti per
acquisti specifici.
Una situazione differente invece si propone nel caso degli insediamenti isolati dell’area omogenea di
raccolta Montana; tale metodologia di domiciliarizzazione del servizio risulta difficilmente applicabile in
“gruppi dispersi” e nelle zone a connotazione più rurale. In questi contesti si potrà quindi valutare la
possibilità di mantenere i contenitori di maggiori dimensioni come “punti di accentramento” onde
evitare una notevole amplificazione dei costi correlati alla domiciliarizzazione del servizio in tali aree.
3.8
Valutazioni sull’utilizzo dei dissipatori domestici di rifiuti alimentari.
Tra gli scenari possibile di gestione degli scarti di cucina, oltre a quello della raccolta differenziata, si
può citare l’utilizzo dei dissipatori alimentari, facendo riferimento all’art. 25 della legge 179 del
31/07/2002. In realtà le competenze relative alla valutazione di questo strumento sono definite dalla
circolare applicativa riferita alla legge 179/2002 che è stata di recente approvata ed inviata agli Ambiti
Territoriali Ottimali (ATO), che sono le organizzazioni territoriali competenti per le acque reflue. Tale
circolare segnala la necessità di condurre uno studio di bacino sulle potenzialità del sistema di
fognatura e depurazione, per verificarne la capacità di sostenere un carico organico aggiuntivo
proveniente dai dissipatori e valutare quindi la possibilità di una applicazione di tali dispostivi, ed in
che misura. L’aspetto positivo è che si passa da una promozione incontrollata affidata al singolo
utente, ad una pianificazione delle reali possibilità di impiego, evitando il rischio di sovraccarichi
funzionali del sistema depurativo.
I dissipatori di rifiuti alimentari sono dei dispositivi che, installati in cucina sotto il lavello, consentono di
triturare i rifiuti cosiddetti “umidi” e smaltirli nell’impianto fognario; il destino ultimo del materiale
organico così allontanato è dunque quello di dare origine a fango di depurazione, che può essere
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recuperato agronomicamente. Proprio sulla equivalenza del destino finale tra strategia di
“allontanamento per via fognaria” (ossia mediante dissipatore) e “raccolta tradizionale” (mediante il
sistema di separazione secco-umido) si basa gran parte della strategia promozionale dei dissipatori.
Su questa equivalenza e su altre caratteristiche della strategia dei dissipatori alimentari si sono
tuttavia espressi – in modo critico - diversi tecnici ed ambientalisti che hanno approfondito il tema nei
diversi risvolti tecnico-economici ed agronomico-ambientali.
Infatti, poiché la loro applicazione può riguardare una percentuale ristretta della popolazione (pena
l’intasamento del sistema fognario) e siccome non è similmente possibile concentrare l’utilizzo dei
dissipatori in alcune aree allo scopo di disconnetterle dalla raccolta dell’umido (scelta che
comporterebbe l’intasamento delle fognature di quelle zone), la raccolta differenziata dovrebbe
comunque essere mantenuta su tutto il territorio ed i costi relativi non potrebbero essere
sostanzialmente ridotti. A questi, per di più, andrebbero ad assommarsi i costi dell’attrezzatura di
dissipazione, dei maggiori consumi energetici ed idrici di depurazione e quelli di smaltimento dei
fanghi. Dunque l’uso dei dissipatori comporterebbe un costo aggiuntivo (di installazione, uso e
depurazione) a fronte di un risparmio limitato o nullo sui costi di raccolta, e con la perdita netta di
risorse organiche in quantità e/o qualità.
Di seguito vengono analizzate nel dettaglio alcune problematicità derivati dall’uso dei dissipatori.
3.8.1 Sedimentazione e risospensione di solidi sospesi
L’utilizzo dei dissipatori crea un flusso aggiuntivo di materiale immesso negli scarichi domestici che ha
ripercussioni non solo sulla quantità delle acque di scarico e quindi sulla portata cui verrebbe
sottoposta la rete, ma anche sulla composizione delle stesse in particolare in termini di materiale
organico sospeso. L’aumento percentuale, nelle acque di scarico domestiche, della concentrazione di
solidi sospesi, dovuto all’uso di dissipatore di rifiuti, superiore al corrispondente aumento della portata,
nonché l’elevata sedimentabilità delle particelle addizionali, potrebbero far prevedere fenomeni di
deposito, incrostazioni ed ostruzione nei sistemi di scarico e nella rete fognaria.
Il rischio dei fenomeni sopra riportati è strettamente legato alla capacità di autopulizia delle tubature
cui corrisponde un binomio diametro-velocità.
In particolare per garantire una velocità idonea per l’autopulizia è consigliabile adottare, qualora sia
possibile, una pendenza elevata, anche se questo comporta maggiori oneri per gli scavi e per il
sollevamento dei liquami che si rende così necessario.
Prove sperimentali [Wicke, 1987], volte alla determinazione della velocità minima di progetto
necessaria in fognatura per il trasporto dei rifiuti organici addizionali, hanno determinato valori pari a
0,61 m/s per sistemi di fognatura separata (sistemi che prevedono una rete di acque nere distinta
dalla rete di acque bianche) e pari a 0,9 m/s per sistemi misti (con convogliamento delle acque di
pioggia e delle acque nere nel medesimo condotto). Dunque l’assenza di fenomeni di
sedimentazione/occlusione è condizionata da una serie di caratteristiche progettuali del sistema di
fognatura che devono essere prese in considerazione in caso di nuova realizzazione della rete,
oppure verificate qualora la costruzione della rete risalga al passato.
3.8.2 Scaricatori di piena
Nei sistemi di fognatura mista, praticamente gli unici presenti sull’intero territorio nazionale, per evitare
che nei periodi di intense precipitazioni si verifichino pericolosi sovraccarichi all’impianto di
depurazione, è necessaria la realizzazione di sfioratori di piena, che sono dispositivi di controllo e
smaltimento delle portate in eccesso realizzati sia lungo la rete, sia all’ingresso dell’impianto di
depurazione. Gli scaricatori di piena, pur essendo necessari per un buon funzionamento idraulico del
sistema di collettamento e trattamento delle acque reflue, rappresentano una fonte di inquinamento
per il corpo ricettore dello scarico a causa della presenza di rilevanti concentrazioni di sostanze
inquinanti nelle portate in arrivo.
Tali sostanze derivano in parte dal dilavamento delle acque meteoriche dell’atmosfera e della
superficie del bacino drenato, ma principalmente dagli scarichi civili.
Il fenomeno è particolarmente evidente soprattutto nella prima fase dell’evento meteorico quando le
portate fognarie risollevano dal fondo dei collettori i materiali solidi, organici ed inorganici, che sono
sedimentati nei periodi di tempo asciutto caratterizzati da una velocità di deflusso nei condotti
particolarmente limitata. L’entità della sedimentazione in rete dipende dai parametri idraulici
(pendenza/diametro dei condotti) ed urbanistici (densità abitativa) del bacino.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
L’inquinamento provocato dalla prima onda di piena è sensibilmente elevato in Italia, sia per le
caratteristiche fortemente discontinue del regime pluviometrico, sia per la carenza di manutenzione
delle reti fognarie [Mignosa e Paoletti, 1990]. Nel caso di utilizzo di dissipatori di rifiuti alimentari tale
fenomeno (chiamato first foul flush) potrebbe ulteriormente accentuarsi, per effetto della maggiore
presenza negli scarichi civili di sostanze organiche che, a causa dell’elevata sedimentabilità, si
depositano facilmente, nei periodi di secca, sul fondo dei collettori.
Inoltre aumenta sostanzialmente il rischio di sversare nei corpi idrici ricettori sostanze inquinanti
facilmente putrescibili. L’impiego dei dissipatori comporterebbe l’aggravio della necessità di mettere in
opera quegli interventi, o sulla rete fognante o presso l’impianto di depurazione, finalizzati al
contenimento dell’inquinamento dovuto agli scaricatori di piena.
3.8.3 Separazione delle reti fognarie
La separazione delle reti fognarie consente la raccolta delle acque nere e dei prodotti della triturazione
della FORSU (Frazione Organica Rifiuti Solidi Urbani) in un condotto a gravità di piccolo diametro
(“fognatura nera” alla quale può essere attribuita una pendenza tale da garantire il rispetto della
velocità minima di autopulizia) per il loro invio alla depurazione e la raccolta delle acque meteoriche in
un condotto a gravità (“fognatura bianca” che può essere dotato senza alcun problema di scaricatori di
piena) con scarico diretto nel corpo idrico ricettore. Come già anticipato, le reti fognarie di tipo
separato sono una realtà poco diffusa in Italia, per cui, anche nel caso si realizzino nuovi insediamenti
residenziali e si progetti un sistema fognario di tipo separato, il condotto che raccoglie le sole acque
nere dovrà comunque , prima o poi, confluire in una fognatura di tipo unitario, a meno che non si
possa pensare ad una soluzione depurativa decentralizzata. In letteratura vengono riportate le
principali variazioni che i reflui civili potrebbero presentare per effetto dell’impiego di dissipatori. Si
tratta di un aumento del carico organico (anche del 20-50% in termini di BOD), del carico di nutrienti
(aumento del carico di azoto pari al 5-10% e di fosforo quasi trascurabile) e soprattutto del carico di
solidi sospesi (anche del 30-40%) e delle loro caratteristiche di sedimentabilità e di volatilità.
Ciò aumenta il rischio di incrostazione e ostruzione della rete comportando un aumento nei costi di
gestione e manutenzione degli scarichi. La complessità delle reti fognarie (con particolare riferimento
a variazioni di pendenza, diametro e scabrezza delle condutture) rende assai arduo identificare con
certezza a tavolino aree idonee all’utilizzo dei dissipatori. In linea generale è comunque possibile
indicare i seguenti fattori di preferenza/idoneità:
• esistenza di una doppia rete distinta per lo smaltimento delle acque meteoriche (bianche) e delle
acque reflue (nere);
• dimensionamento delle condotte fognarie in grado di garantire velocità di deflusso tali da impedire
la sedimentazione dei solidi sospesi sedimentabili;
• assenza di sfioratori di piena prima del raggiungimento dell’impianto di depurazione;
• assenza di manufatti della rete fognaria in cui si abbia un rallentamento della corrente.
3.8.4
Impatto in termini qualitativi e quantitativi sul sistema di gestione dei rifiuti solidi urbani
Alle considerazioni di tipo tecnico-ingenieristico sopra esposte, va aggiunta l’analisi dell’influenza
dell’utilizzo dei dissipatori sui circuiti di raccolta dei rifiuti con particolare riferimento all’attivazione della
separazione secco-umido e/o all’ottimizzazione del sistema integrato di raccolta. L’utilizzo dei
dissipatori domestici provocherebbe una innegabile diminuzione del quantitativo totale di rifiuti da
smaltire, corrispondente più o meno alla frazione organica prodotta giornalmente. A tale riduzione
potrebbe derivare un mancato costo di raccolta differenziata e dunque un minor costo del servizio.
Tuttavia, perché ciò si verifichi è necessario che l’adozione e l’impiego dei dissipatori sia del tipo “tutto
o niente”, cioè è necessario che il gestore del servizio di raccolta sia in grado di caratterizzare le unità
produttive (ad esempio un condominio, o meglio, un intero quartiere) in funzione del rifiuto prodotto.
Quelle che hanno adottato i dissipatori potranno così essere servite con minori passaggi (ad esempio
quelli della sola frazione secca) e minori frequenze (grazie alla non putrescibilità).
Una copertura parziale del territorio, così come sopra descritta, comporterebbe il mantenimento del
servizio di raccolta senza però garantirne l’ottimizzazione. Infatti il servizio di raccolta dei rifiuti è
caratterizzato da costi fissi rilevanti nei confronti di quelli variabili che non potrebbero essere
ammortizzati dagli eventuali risparmi incorrenti sui costi variabili.
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Provincia di Savona
3.8.5
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Qualità dei fanghi
Infine, l’utilizzo dei dissipatori, alterando sia i quantitativi che la composizione dei reflui, fa scaturire
degli spunti di riflessione in relazione alla produzione di fanghi di depurazione civile.
In Italia, come tipicamente in Europa ed a differenza che negli Stati Uniti, esiste un sistema fognario
prevalentemente misto, in cui si convogliano acque provenienti sia dalle abitazioni, sia dalle industrie.
In queste acque la presenza di inquinanti (provenienti sia dall’attività industriale, sia dalle caditoie
stradali, sia anche dalla economia domestica, come solventi organici e detersivi) può essere
relativamente elevata e ciò renderebbe la qualità dei fanghi di depurazione decisamente inferiore a
quella dell’organico domestico, così da impedirne l’utilizzo per produrre compost di qualità; in molti
casi i fanghi non potrebbero essere impiegati in agricoltura in quanto eccedenti i limiti di legge (fissati
dal D.lgs.22/97), e dovrebbero dunque essere inviati all’incenerimento o alla discarica; ciò
comporterebbe dunque un peggioramento, od addirittura una perdita di preziose risorse organiche. La
raccolta differenziata secco-umido, invece, consente di generare biomassa pulita per produrre
compost utilizzabile sui suoli. Non a caso, mentre la strategia di raccolta differenziata secco-umido è
sviluppata e consolidata ormai da un ventennio in molti contesti europei, la diffusione dei dissipatori in
Europa è marginale, se non addirittura espressamente vietata, e ciò a differenza degli Stati Uniti ove
però le disposizioni sulla qualità dei fanghi, per la protezione dei suoli, sono molto meno restrittive:
negli Stati Uniti, infatti, è consentito il riutilizzo anche di fanghi di depurazione di scarsa qualità,
essendo le normative basate su concetti di “valutazione del rischio”, a differenza della Strategia
Europea per i Suoli, che assume invece come obiettivo la conservazione della qualità dei suoli.
3.9
Potenzialità e spazi operativi per il collocamento dei materiali compostati
Per affrontare un esame ragionato di opportunità e vantaggi dell'applicazione del compost
nell'agricoltura nel contesto della Provincia di Savona, e valutarne successivamente le condizioni
economiche - attuali e potenziali - di commercializzazione, è necessario anzitutto esaminare:
• le prestazioni specifiche richieste ai fertilizzanti organici in ognuno dei settori in cui le attività
agronomiche vanno specializzandosi;
• le prestazioni garantite dai compost, differenziabili essenzialmente a seconda della tipologia delle
matrici impiegate e del grado di maturazione.
Tre sono le condizioni tecnico-operative per consolidare questi risultati, sfruttando appieno le
potenzialità non solo ecologiche e gestionali, ma anche commerciali del compostaggio di frazioni
organiche di scarto di derivazione urbana:
• garantire una buona efficacia dei circuiti di differenziazione delle matrici compostabili, sotto
la duplice fattispecie di scarti di manutenzione del verde e di scarti alimentari domestici, mercatali
e collettivi; le esperienze italiane sono sufficientemente numerose e mature - soprattutto nei range
di popolazione dai 5.000 ai 50.000 abitanti serviti, ma con dati confortanti anche per contesti a
maggiore densità urbanistica - per fornire criteri operativi adeguati al conseguimento degli
obiettivi qualitativi prefissati (definibili, per l'"umido" domestico, in un contenuto massimo del 3/5 %
di materiali estranei nel flusso della raccolta, il che consente, con il supporto di adeguate
tecnologie di trasformazione e raffinazione, il rispetto di elevati standard agroambientali da parte
del prodotto);
• predisporre un'impiantistica capace di garantire il conseguimento degli obiettivi qualitativi
dipendenti dal processo (con specifico riferimento alle prestazioni dipendenti dalle tecnologie di
trasformazione: stabilità biologica, contenuto in sostaza organica, grado di umidità, granulometria
e grado di raffinazione); saperla gestire consapevolmente in relazione alle richieste dei settori
recettori del prodotto.
Già queste due prime condizioni sono in grado di garantire la collocazione agronomica del prodotto in
uno scenario nazionale e locale che, come vedremo, denota comunque un deficit di ammendanti
organici ed una forte propensione agronomica all'impiego degli stessi (particolarità agroecologica
italiana); a queste condizioni ne va preferibilmente aggiunta una terza, per il pieno conseguimento dei
potenziali vantaggi dei circuiti di recupero:
• conoscere, individuare, intervenire sulle "nicchie commerciali specifiche", capaci di fare
conseguire la massima valorizzazione economica del prodotto; è quanto ci proponiamo,
contestualmente all'analisi della recettività complessiva, nei prossimi paragrafi.
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Provincia di Savona
3.9.1
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Potenzialità di collocazione del compost in Italia ed in Europa
La tendenza attuale di incrementare il numero di impianti di compostaggio e quindi il possibile
aumento delle disponibilità di compost propone l’interrogativo: c’è spazio per collocare tutto il compost
producibile? Si può rispondere al quesito seguendo questo criterio di calcolo su dati che interessano
l’intero territorio comunitario. Supponiamo quindi di:
• impiegare il compost prodotto dal trattamento di biomasse derivate dalla raccolta differenziata
(limitatamente allo scarto della manutenzione del verde e allo scarto di origine alimentare) estesa
all’intera popolazione dei paesi dell’EU (ca. 370 milioni di abitanti);
-1
-1
• intercettare quote di scarti organici pari a 100 kg ab anno ;
• ottenere rese al compostaggio pari al 40%;
• collocare tutto il compost in “pieno campo” ovvero sulla superficie agricola arabile;
-1
• distribuire 10 t ha di sostanza secca da compost (ovvero ca. 20-25 t di compost tal quale).
Con tali dosi di applicazione (dosi agronomiche mediamente valide per l’intero territorio europeo)
potrebbero essere interessati ca. 750.000 ha coltivati degli 81 milioni di ha di superficie arabile
europea: si andrebbe cioè a “coprire” una superficie pari all’ 1 % della superficie coltivata e
tradizionalmente fertilizzata. Pur con le cautele suggerite dalla semplificazione del metodo di calcolo si
può dunque esprimere una valutazione positiva su sbocchi potenziali già nell'agricoltura di pieno
campo oltre allo sbocco, come vedremo nei paragrafi successivi, in altri settori quali florovivaismo e
giardinaggio.
Tab. 28 -
Percentuale di superficie agricola arabile (SAA) potenzialmente
all’applicazione di compost nei paesi dell’Unione Europea (EU)
Paese
Abitanti
1995
Superficie
agricola
arabile
(SAA)
3
Austria
Belgio
Danimarca
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Italia
Irlanda
Lussemburgo
Paesi Bassi
Portogallo
Spagna
Regno Unito
Svezia
EU
(10 )
8040
10131
5216
5099
58027
81553
10063
57248
3577
407
15423
9912
39170
58276
8816
370958
3
(10 ha)
1500
700
2500
2500
18000
12000
3000
10000
1000
60
900
3000
16000
7000
3000
81200
interessata
Produzione
SAA potenzialmente
potenziale di
interessata
compost da scarti
all’applicazione di
verdi e da umido
compost
s.f.
s.s.
3
3
(10 ton)
(10 ha)
%
321
161
16.1
1.07
405
203
20.3
2.90
208
104
10.3
0.41
204
102
10.2
0.41
2321
1160
116.1
0.65
3262
1631
163.1
1.36
402
201
20.1
0.67
2290
1144
114.5
1.15
143
72
7.1
0.71
16
8
0.8
1.35
616
308
30.8
3.43
396
198
19.8
0.66
1566
783
78.3
0.49
2331
1165
116.5
1.66
352
176
17.6
0.58
14833
7416
741.6
0.91
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Provincia di Savona
3.9.2
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Il compost di qualità in Italia: impieghi e destinazioni commerciali e non
Richiamato quanto esposto al precedente punto 3.9, va detto che la produzione annuale di compost in
Italia (stime riferite agli anni 2003-2004) si attesta (dato ricavato dall’ammontare complessivo di scarti
organici trattati negli impianti) tra le 850 e le 900.000 t/anno; tali quantitativi sono interamente collocati
sul mercato dei fertilizzanti in modo diversificato; vediamo alcuni settori di collocazione e alcuni aspetti
che caratterizzano la commercializzazione:
il settore del florovivaismo, ovvero la cessione di compost sfuso all’industria dei fertilizzanti che
confeziona (in miscela con torbe e altro) e vende all’utenza hobbistica presso la grande
distribuzione e presso garden centers, è da sempre considerato il settore più interessante sia per
i prezzi spuntati che per la necessità di prodotti nazionali alternativi alle torbe;
la vendita al minuto presso l’impianto, interessa quantitativi non rilevanti di compost
consegnato sfuso all’hobbista o al giardiniere che trova comodo approvvigionarsi di ammendante
in vicinanza dei siti d’impiego;
uno sbocco commerciale che sta assumendo una importanza sempre crescente (nel 1997 il
“market share” era del 20%, nel 2000 del 33% e nel 2003 del 52%) è rappresentato dal
conferimento di compost presso aziende agricole per impiego come ammendante al fine di
ripristinare la fertilità ordinaria delle colture in pieno campo.
Anche per l’Italia la possibilità di impiegare compost in pieno campo sulla relativa superficie arabile è
in linea con quanto verificato per gli altri paesi d’Europa. La superficie potenzialmente interessata
rappresenta l’1,15 % della superficie arabile nazionale. Se si approfondisce l’indagine, ovvero se si
considerano altri risvolti agronomici quali le dosi di impiego usuali, il bilancio annuale della sostanza
organica e il carico periodico e non annuale del compost sul suolo, le quote subiscono una lieve
variazione; da una stima sulla potenzialità di impiego del compost nei diversi settori dell’agricoltura
italiana si può evidenziare come il settore con le maggiori potenzialità è quello dell’agricoltura di pieno
campo, dove l’impiego “copre” solo il 6,2% delle potenzialità effettive, mentre per il florovivaismo
hobbystico la quota di mercato “coperta” è già sensibile (45% delle potenzialità).
Il compost di qualità prodotto potrà anche trovare impieghi non strettamente commerciali, ma molto
utili nell’economia dei comuni. In primo luogo parte del compost potrà essere utilizzato direttamente
per la concimazione delle aree verdi pubbliche; in secondo luogo il compost di qualità potrà essere
impiegato, in qualità di ammendante, sulle aree percorse da incendio, al momento molto estese in
Provincia, in quanto in questi ultimi anni sono andati distrutti dal fuoco ettari di bosco.
Un Protocollo d’Intesa sottoscritto dalla Provincia di Savona, il Comune di Vado Ligure e la Società
Ecosavova s.r.l., relativo alla prossima realizzazione di un impianto di compostaggio industriale in
Comune di Vado Ligure, considera proprio la possibilità, per i Comuni che vi conferiscono l’umido, di
ritirare gratuitamente una quota del compostaggio prodotto, che potrà essere proficuamente utilizzata
anche per le finalità non strettamente commerciali, ma di pubblica utilità, ora esposte.
3.9.3
Il compost nella Provincia di Savona
Attualmente in provincia di Savona (dati ISTAT 2004, riferiti all’annata agraria 2003) si rileva un
consumo complessivo di Ammendanti definiti dall’Istat come “prodotti a base di sostanza organica,
naturale o sintetica, con un contenuto in elementi fertilizzanti o nutritivi primari (azoto, fosforo e
potassio) che non superi il 2% della massa totale”.
Si precisa che l’aggiornamento annuale dell’Istat si riferisce SOLO a materiali impiegati in agricoltura e
nelle attività agricole effettuate da professionisti e NON ad attività hobbistiche.
Dalla tabella sottostante si rileva che nella Provincia di Savona si rileva il più alto consumo di
Ammendanti pari al 63% del consumo dell’intera regione Liguria. Se si scorpora il dato (sempre da
fonte ISTAT) si evidenzia che, delle ca. 30.000 ton consumate nel 2003 solo 57 ton sono costituite
da letame. Pertanto si può concludere che tutti gli Ammendanti consumati in Provincia di Savona sono
di provenienza esterna alla provincia stessa e, con tutta probabilità, anche da regioni diverse dalla
Liguria. Per avere informazioni più dettagliate si rimanda al sito dell’Istat all’indirizzo
http://www.istat.it/agricoltura/datiagri/mezzipro/con0320p.htm
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Tab. 29. - Ammendanti distribuiti, per provincia e regione - Anno 2003
PROVINCIA
Totale Ammendanti
Quota %
Imperia
Savona
Genova
La Spezia
Liguria
9262
29985
6250
2595
48092
19,3
62,3
13.0
5,4
100
Stima del compost annualmente disponibile in provincia di Savona
Per la stima del compost sono stati computati i quantitativi intercettati di scarti organici di derivazione
urbana (scarti verdi e scarto organico da raccolta differenziata alla fonte) previsti dal presente Piano
tenendo inoltre conto che, dall’ultimo censimento, la Provincia di Savona presenta una popolazione di
ca. 280.000 abitanti.
Si ipotizzano le seguenti condizioni medie:
-1
• quota di intercettazione scarti organici pari a 100 kg/ab*anno ;
• rese al compostaggio pari a 40%;
-1
• dose di distribuzione sulla superficie agricola arabile pari a 10 t ha di sostanza secca da compost
(ovvero ca. 20-25 t di compost tal quale).
Se si considera che la popolazione della provincia ammonta a ca. 280.000 abitanti si possono stimare
i seguenti quantitativi di compost:
28.000 t x 0,4 (resa al processo) = 11.200 t di compost
11.200 t / 20 t/ha = 560 ha/anno
per cui sono necessari ca. 550-600 ettari sul territorio provinciale per soddifare le esigenze di
collocazione di compost. La superficie agricola utilizzata (fonte ISTAT17) coltivata a seminativi e
tradizionalmente fertilizzata ogni anno in provincia di Savona ammonta a 4287 ha.
In conclusione, se si considerano solo le colture a seminativo (con l’esclusione quindi di prati, pascoli,
boschi, colture arboree, vite, fruttiferi e colture permanenti), la superficie interessata alla fertilizzazione
con compost potrebbe coprire il 13,1 % della SAU, la superficie agricola utilizzata.
Vediamo ora più in dettaglio come, e in che quantità, il compost potrebbe sostituire il letame nelle
fertilizzazioni di pieno campo.
La surrogazione del LETAME con COMPOST
L'agricoltura tradizionale ha da sempre fondato la fertilizzazione organica sull'impiego del letame
quale componente base per il ripristino della fertilità organica di un suolo. L'impiego di tale materiale
prevedeva e prevede tuttora, per le aziende dotate di tale risorsa, l'interramento di letame all'atto
dell'operazione di aratura del terreno destinato ad ospitare una coltura da rinnovo od una coltivazione
legnosa permanente; in viticoltura e frutticoltura è abbastanza diffusa e senz'altro consigliata anche la
concimazione organica di copertura. Le quantità variano da 40 a 80 tonn/ha, soprattutto a seconda
delle disponibilità locali di sostanza organica e delle condizioni pedoagronomiche. Le considerazioni
agronomiche che giustificano l'utilizzo di letame in pieno campo dimostrano, per comparazione, una
potenziale immediata recettività tecnica di tali settori nei confronti dei compost da biomasse
selezionate. In seguito viene dunque calcolato un dimensionamento di massima delle necessità di
ammendanti organici in Provincia di Savona.
La sostanza organica necessaria per il mantenimento del livello di fertilità nei suoli agricoli
Riferendoci ai dati Istat relativi all'ultimo Censimento Generale dell'Agricoltura (anno 2001) è stata
stimata la necessità di sostanza organica per il ripristino della fertilità. Si rendono necessarie alcune
premesse generali:
sono state prese in considerazione le superfici relative alle colture tradizionalmente "letamate" sia
in successione che in coltura ripetuta;
per la fertilizzazione organica dei seminativi si sono considerate le sole colture da rinnovo ed
orticole (su cui la fertilizzazione organica oltre ad essere tradizionalmente applicata è anche
agronomicamente più efficace); in realtà le pratiche tradizionali di fertilizzazione organica in zone
ricche di allevamenti zootecnici prevedono la distribuzione di letame o liquame (in riferimento al
tipo di stabulazione) anche per i cereali autunno-vernini, gli erbai ed i prati;
nel nostro caso non sono state conteggiate le superfici relative a tali colture: ciò corrisponde ad
ipotesi operative legate ai criteri tradizionali di gestione delle deiezioni, criteri meglio
17
5° Censimento Generale dell’Agricoltura 2000, Fasc icolo caratteristiche strutturali aziende agricole.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
corrispondenti e confrontabili con l'ipotesi di applicazione di biomasse umificate da processi di
compostaggio; in realtà ci riserviamo di condurre un calcolo di verifica ex-post a livello
provinciale, basato sull'ipotesi dell'applicazione dei liquami su tutti i seminativi, comprese le
colture tradizionalmente non letamate;
Il dato dei quantitativi di sostanza organica necessari per il ripristino della fertilità (che scaturirà
dall'elaborazione che segue), proprio in relazione alle premesse sopracitate, sarà (volutamente e
prudenzialmente) sottostimato rispetto alle necessità reali.
Necessità di sostanza organica
Una buona fertilizzazione organica prevede generalmente la distribuzione media di circa 10-12
tonn/ha di sostanza secca per colture da rinnovo ed orticole, e fertilizzazioni di impianto di vite e
fruttiferi, equivalenti a 40/60 t/ha di letame (circa 30 % di sostanza secca) e 20/25 t/ha di compost (4050 % di sostanza secca);
Per il calcolo dell'ettarato che necessita
annualmente di
fertilizzazione organica abbiamo
considerato:
− per quanto concerne i seminativi l'ettarato di mais, riso, patata, barbabietola, tabacco, girasole,
soia, ortive; si consideri che le variazioni recentemente intervenute nel quadro colturale (es.
sviluppo recente della coltivazione del girasole) non dovrebbero influire sul risultato laddove tali
colture si sono sostituite al mais, mentre dovrebbero comportare un aumento della necessità di
sostanza organica laddove si sono sostituite ai cereali autunno-vernini (la stima ha dunque un
valore prudenziale);
−
per quanto concerne la viticoltura, l'ettarato totale : 20, per quanto concerne i fruttiferi, l'ettarato
totale : 25, considerando il rinnovo dell'impianto, con fertilizzzione organica di impianto,
rispettivamente ogni 20 e 25 anni; ciò non considera le eventuali concimazioni organiche di
copertura (stima prudenziale); per i relativi vivai, si è considerato una fertilizzazione organica di
fondo ogni 3 anni, considerando la vendita di piantine di questa età;
L'ettarato risultante è stato moltiplicato per il parametro "unificato" di applicazione unitaria di sostanza
secca da ammendanti (15 tonnellate).
Tab. 30 -
SAU provinciale investita da colture sulle quali viene tradizionalmente praticata la
fertilizzazione organica
Superficie (ha)
Fattore di calcolo
Parziale (ha)
Coltivazione
MAIS
228
1
228
PATATA
266
1
266
BARBABIETOLA
/
1
/
TABACCO
/
1
/
GRANO TENERO E 299
DURO
GIRASOLE, SOIA
/
1/2
149,5
1
/
ORTIVE IN PIENO 784
CAMPO
FORAGGERE
1124
1
784
1
1124
VITE
514
1/20
25,7
FRUTTIFERI
1033
1/25
41,3
VIVAI FRUTTIFERI
28
1/3
9,3
Ha TOTALI
2627,8
Le necessità annue di “equivalenti compost” (compost al 40% di s.s.) nell'agricoltura tradizionale
in pieno campo corrispondono dunque a: 2628 ha x 25 ton/ha = 65700 ton
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Quindi delle ca. 66.000 t di “equivalenti compost” necessarie per l’intero territorio agricolo provinciale
con le disponibilità potenziali di 11.200 t/anno si riuscirebbe a soddisfare solo il 17% ca. delle attuali
necessità.
Per verificare le necessità di compost su tutto il territorio provinciale la stima dovrebbe computare non
solo il terreno agricolo ma anche gli spazi verdi pubblici e privati e l’attività florovivaistica. Per quanto
riguarda la paesaggistica ed il giardinaggio, va segnalata la mancanza di dati diretti od indiretti sulle
dimensioni delle superfici lavorate o dei consumi di materiali organici; qualunque stima si rivela
eccessivamente arbitraria per la copresenza di un settore pubblico e di uno privato di gestione e di
utenza di tali attività, nonchè per la saltuarietà delle operazioni che richiedono ammendanti
(piantumazioni, semine di prati, ecc.). Va comunque ricordato ancora una volta che le strategie di
marketing nelle specifiche realtà locali devono rivolgersi con particolare attenzione a giardinieri e
costruttori di aree verdi: si richiama infatti la particolare e completa recettività tecnica verso i prodotti
compostati di qualità da parte di tali attività (il che non sempre si verifica nel caso della vivaistica).
Una stima grossolana delle dimensioni del mercato per le attività di giardinaggio e paesaggistica sul
territorio provinciale può essere così condotta:
• si ipotizzano 30.000 giardini privati (1 ogni 2.5 famiglie circa) della dimensione media di 100
mq/giardino, per una superficie complessiva di 3.000.000 di mq;
• inoltre, ipotizzando per l'intera provincia di Savona spazi verdi pubblici pari a 10 mq pro-capite
(standard diffuso e spesso superiore) possono essere aggiunti altri 2.200.000 di mq;
In conclusione, ponendo prudenzialmente il consumo unitario medio di terricci (per aiole,
rigenerazione di tappeti erbosi, piantumazioni, nuovi giardini o rifacimenti di giardini degradati) pari ad
1kg/mq/anno, si ottiene una necessità complessiva di 5.200 tonnellate/anno.
In ultima analisi si rammenta il ruolo degli AMMENDANTI COMPOSTATI nell’applicazione del Decreto
Ministeriale n.203/2003 sugli acquisti verdi che prevede. Recentemente è stata pubblicata la Circolare
del MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO recante “Indicazioni per
l'operatività nel settore degli AMMENDANTI”, ai sensi del Decreto Ministeriale 8 maggio 2003, n. 203”.
Il provvedimento agevolerà da parte degli enti pubblici l’acquisto di ammendanti compostati, in modo
da ottemperare a quanto stabilito dal Decreto Ministeriale 8 maggio 2003, n. 203, che richiede
l’acquisto di beni riciclati per soddisfare almeno il 30% del proprio fabbisogno. Il provvedimento
riguarda gli Ammendanti Compostati Verde e Misto (ACV e ACM), così come definiti dalle legge
748/84 e succ. mod., prodotti utilizzando rifiuti organici derivanti dal post-consumo, e indica fra i
prodotti iscrivibili nel “Repertorio del riciclaggio” gli ammendanti per impiego agricolo e florovivaistico.
Attualmente le aziende produttrici di compost stanno iscrivendo i loro prodotti al Repertorio del
Riciclaggio come Ammendante Compostato Verde e Ammendante Compostato Misto.
Si rammenta l’attività di promozione del Green Public Procurement e, più in specifico delle attività
legate all’applicazione del Decreto 203/2003, delle province di Cremona e di Torino.
Al termine di questa breve relazione sulle opportunità legate alla produzione e all’impiego di compost
nel territorio savonese si possono trarre le seguenti considerazioni conclusive:
•
sull’intero territorio europeo l’ipotesi di produzione di compost proveniente dalla raccolta
differenziata a carico di TUTTI i cittadini dell’Unione porterebbe a a “coprire” una superficie
pari al 1 % della superficie coltivata e tradizionalmente fertilizzata;
•
la stima di cui sopra se riferita all’Italia fornisce dei risultati del tutto analoghi;
•
se invece ci si riferisce alla Provincia di Savona, o ad altri territori che per la naturale
conformazione (collinare e montuosa) non consentono la coltivazione estensiva su ampie
superfici di colture arabili, si può notare come la superficie necessaria si elevi a quote più
elevate: in provincia di Savona è sufficiente il 13% della superficie arabile per impiegare tutto il
compost potenzialmente producibile, dato più elevato ma ancora basso rispetto alla totalità del
territorio;
•
allo stesso tempo, la carenza generalizzata di letame, genera una richiesta di sostanza
organica che, paradossalmente, il solo compost non è in grado di garantire: infatti l’impiego di
compost andrebbe a “coprire” solo il 17% delle necessità di sostanza organica poer le colure
arabili;
•
la specificità degli indirizzo colturali del territorio savonese (litorale turistico, colture orticole di
pregio) determinano una richiesta che esula dalle colture estensive (mais, grano, piante
industriali);
•
si crea certamente una richiesta di AMMENDANTI per le attività paesaggistiche, per
l’orticoltura da reddito in coltura protetta e per l’attività florovivaistica;
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Provincia di Savona
•
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
il savonese “importa” ca. 30.000 t/anno di ammendante per utilizzi agricoli e florovivaistici; da
sole queste quantità superano di gran lunga le potenziali produzioni di compost stimate in
11.000 t/anno.
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Provincia di Savona
4
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
QUANTITATIVI RACCOLTI - L’EVOLUZIONE ATTESA
L’evoluzione attesa della produzione di rifiuti urbani viene di solito stimata sulla base
dell’estrapolazione delle serie storiche disponibili, adattandole in funzione delle previsioni
demografiche e delle ricadute conseguenti alle iniziative di contenimento della produzione di rifiuti.
Tale approccio risulta però abbastanza azzardato quando viene applicato a previsioni di medio-lungo
periodo. L’andamento della produzione (ma sarebbe meglio definirla “intercettazione”) dei rifiuti urbani
non segue infatti una logica interna, ma dipende in primo luogo dall’andamento dei consumi finali e
della produzione e in secondo luogo dal modificarsi della struttura di raccolta.
L’esplosione nella produzione dei rifiuti registrata nel corso degli anni ‘80 - bruscamente interrotta
dalla recessione del 1993 - è stata infatti determinata da un lato dall’espansione dei consumi e
dall’altro dal potente fenomeno di terziarizzazione economica e, come ulteriore variabile,
dall’industrializzazione dei consumi alimentari con la conseguente crescita degli imballaggi. Questo
fenomeno sembra - almeno in parte - essersi interrotto.
Sul medio-lungo periodo non risulta facilmente valutabile se esista una tendenza ad una maggiore
generazione dei rifiuti urbani derivante dalla crescita del reddito e dalla riduzione della dimensione dei
nuclei familiari. In effetti tali tendenze potrebbero essere controbilanciate da una contrazione della
generazione dei rifiuti causata dallo spostamento dei consumi dall’acquisto di beni materiali
all’acquisto di servizi e beni immateriali, dalla riduzione del peso specifico delle merci e degli
imballaggi e dall’invecchiamento della popolazione. L’evoluzione della produzione per la Provincia di
Savona può essere quindi stimata soltanto sulla base dell’andamento del periodo 1997-2005, per il
quale sono disponibili i dati, anche se tale stima dovrà essere sottoposta a revisione e monitoraggio
nel periodo di vigenza del PPGR.
Tab. 31 - Evoluzione della produzione di rifiuti nel periodo 1997-2005
RU procapite (t)
RU totale (t)
Variazione %
RD +
Popolazione
RD +
RU procapite
Indifferenziato
Indifferenziato
1997
281.096
166.987
594
1998
280.396
169.225
604
1,59%
1999
279.761
173.363
620
2,68%
2000
279.706
186.929
668
7,85%
2001
279.147
181.114
649
-2,92%
2002
278.588
183.533
659
1,54%
2003
278.031
189.141
680
3,26%
2004
277.475
191943
692
1,69%
2005
282.558
192873
682
-1,44%
L’impossibilità di stimare in modo preciso l’andamento atteso della produzione dei rifiuti urbani deve
essere comunque considerata nella definizione del sistema di gestione dei rifiuti e nell’identificazione
e dimensionamento dei fabbisogni impiantistici.
In effetti, in relazione a tali problematiche si dovrà puntare ad assicurare la necessaria flessibilità e
sicurezza al sistema, minimizzando gli elementi di rigidità impiantistica e strutturale. Un primo
elemento che può essere preso a riferimento per la stima della produzione futura di RU è la stima
dell’incremento della popolazione che viene riportato nella figura successiva.
Pagina 108 di 379
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
300.000
28
1.
09
28 6
0.
39
27 6
9.
76
27 1
9.
70
27 6
9.
14
27 7
8.
58
27 8
8.
03
27 1
7.
47
28 5
2.
55
8
27
7.
47
27 5
7.
47
27 5
7.
47
27 5
7.
47
27 5
7.
47
27 5
7.
47
27 5
7.
47
27 5
7.
47
27 5
7.
47
27 5
7.
47
5
Fig. 10 – Stima incremento della popolazione dal 2005 al 2015
250.000
200.000
150.000
2015
2014
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
100.000
La figura e la tabelle successive mostrano l’incremento previsto per la produzione pro capite di rifiuti
urbani. Si prevede in particolare che attraverso la diffusione del compostaggio domestico, la
progressiva rimozione dei cassonetti stradali dell’indifferenziato (che determina una riduzione dei
conferimenti impropri) e l’applicazione delle buone pratiche per la riduzione della produzione di rifiuti
descritte nei capitoli precedenti, si possa ottenere una riduzione della produzione totale di rifiuti urbani
nella misura di circa l’8 % nell’arco di 10 anni..
Fig. 11 – Stima incremento della produzione procapite dal 2006 al 2015
800
700
600
RD prev
500
RU residui
400
300
200
100
0
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
RD prev
39
36
RU residui 565 600
55
69
80
565 600 569
80
111
116 116 145
181 226 283
334 344
351 358 366
381
579 570
576 579 544
501 449 386
328 312
300 288 276
255
Pagina 109 di 379
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Nella tabella successiva viene riepilogato l’andamento previsto per la produzione totale di rifiuti urbani.
Tab. 32 – Riepilogo stime incremento della popolazione e della prod. tot. di rifiuti urbani dal 2006 al
2015.
Anno
Stima incremento
popolazione
RU procapite
(kg/ab.anno)
1997
281.096
594
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
280.396
279.761
279.706
279.147
278.588
278.031
277.475
277.475
277.475
277.475
277.475
277.475
277.475
604
620
668
649
659
680
692
695
688
682
675
669
662
2011
277.475
657
2012
277.475
652
2013
277.475
646
2014
277.475
641
2015
277.475
636
Pagina 110 di 379
Variazione %
RU procapite
RU totale
(t/anno)
166.987
1,59%
2,68%
7,85%
-2,92%
1,54%
3,26%
1,69%
0,48%
-0,96%
-0,96%
-0,96%
-0,96%
169.225
173.363
186.929
181.114
183.533
189.141
191.943
192.871
-0,96%
183.749
-0,81%
182.264
-0,81%
180.791
-0,81%
179.330
-0,81%
177.881
-0,81%
176.444
191.011
189.169
187.345
185.538
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
5
INDIRIZZI OPERATIVI SPECIFICI PER LA GESTIONE DEI
RIFIUTI URBANI IN PROVINCIA DI SAVONA
In uno scenario connotato dall’esigenza di una rapida attivazione delle iniziative per la massima
intercettazione dei rifiuti recuperabili, è necessario valutare su quali modalità di raccolta e su quali
combinazioni utenza/flusso possano essere concentrati le risorse a breve ed a medio termine e quali
obiettivi di raccolta possono essere raggiunti.
Per procedere correttamente nella definizione degli obiettivi di raccolta si è deciso di procedere in
modo da far derivare tali obiettivi dalle seguenti attività di studio descritte in ordine di successione
logica:
1.
stima della evoluzione dei quantitativi raccolti anche in relazione alle dinamiche demografiche;
2.
analisi territoriale e suddivisione dei vari contesti territoriali della Provincia;
3.
verifica della composizione merceologica, dei flussi di materiali già recuperati e dei materiali
ancora presenti nel rifiuto residuo in ogni area di raccolta;
4.
individuazione delle modalità di raccolta applicabili nei vari contesti di ogni area di raccolta;
5.
valutazione della potenzialità di intercettazione dei vari sistemi di raccolta anche in relazione
alla loro parziale applicabilità all’intero contesto territoriale in esame.
A questo punto è stato si è provveduto a definire l’obiettivo di raccolta di ogni frazione merceologica in
ogni area di raccolta. Si è poi potuto calcolare l’obiettivo medio di raccolta di ogni area di raccolta ed
infine quello medio a livello provinciale.
Questa procedura consente di formulare delle ipotesi di recupero concretamente raggiungibili se si
applicano le modalità di riorganizzazione del servizio illustrate nei capitoli successivi.
5.1
Suddivisione in aree omogenee della Provincia di Savona ai fini
dell’individuazione degli obiettivi di raccolta
Al fine di identificare degli ambiti territoriali in cui approfondire la pianificazione relativa alla gestione
delle raccolte differenziate si è provveduto ad analizzare le caratteristiche socio-economiche ed
infrastrutturali dei 69 Comuni della Provincia. La descrizione delle caratteristiche territoriali più
importanti relative ai diversi aree di raccolta viene riportata nei capitoli successivi per rendere più
chiara l'illustrazione delle modalità proposte per la gestione dei rifiuti urbani.
L'analisi e la verifica dei dati riportati nella tabella precedente e soprattutto lo studio delle
caratteristiche delle rete viaria e delle tipologie abitative ha suggerita di non mantenere la suddivisione
in sub-bacini già adottata nel Piano approvato nel 2002, poiché venivano raggruppati Comuni con
caratteristiche molto diverse (comuni montani con comuni turistici ecc.). In particolare si è preferito
abbinare il Comune di Savona e quello di Albenga, poiché si è valutata che questi due Comuni
presentino caratteristiche comuni in termini di possibile riorganizzazione della raccolta.
Va comunque considerato che queste modalità di aggregazioni dei Comuni non comportano
l'adozione di una modalità di raccolta standardizzata per tutto l’area di raccolta (come si chiarirà nei
capitoli successivi) ma che queste sono finalizzate ad individuare gli obiettivi di raccolta più idonei e
praticabili.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
B.O.R.
Tab. 33 - Suddivisione in aree di raccolta dei Comuni della Provincia di Savona
COMUNE
Densità
per kmq
Numero
abitanti
(ISTAT 2001)
Rifiuti totali
[ton/a]
RD
[ton/a]
%RD
RU pro-capite
(kg/ab.anno)
ALBENGA
Ingauna
621,5
23.588
18.136
4.101
22,6%
SAVONA
Giovo
913,9
61.776
35.997
7.828
21,7%
582,7
808,8
85.364
54.133
11.929
22,0%
634,1
TOTALE
768,9
ALTARE
Borm ida
188,3
2.188
1.019
160
15,7%
465,6
CAIRO MONTENOTTE
Borm ida
134,9
13.457
7.191
818
11,4%
534,4
CARCARE
Borm ida
546,5
5.716
2.892
922
31,9%
505,9
DEGO
Borm ida
28,7
1.964
960
92
9,6%
489,0
VADO LIGURE
Giovo
341,8
8.282
6.196
960
15,5%
748,1
147,4
31.607
18.258
2.952
16,2%
577,6
ALASSIO
Ingauna
604,3
11.268
10.788
1.707
15,8%
957,4
ALBISOLA SUPERIORE
Giovo
376,3
10.808
6.428
971
15,1%
594,7
TOTALE
ALBISSOLA MARINA
Giovo
1757,2
5.680
3.664
347
9,5%
645,1
ANDORA
Ingauna
214,1
7.186
7.983
1.323
16,6%
1110,9
BERGEGGI
Giovo
311,7
1.224
1.013
193
19,1%
827,8
BORGHETTO S.S.
Pollupice
950,4
5.379
4.608
592
12,9%
856,7
BORGIO VEREZZI
Pollupice
717,5
2.358
2.062
222
10,8%
874,4
CELLE LIGURE
Giovo
551,7
5.444
4.303
827
19,2%
790,5
CERIALE
Ingauna
470,7
5.773
5.674
611
10,8%
982,9
FINALE LIGURE
Pollupice
342,4
11.794
10.204
1.090
10,7%
865,2
LAIGUEGLIA
Ingauna
781,7
2.059
2.448
317
12,9%
1188,8
LOANO
Pollupice
785,1
11.419
9.736
1.445
14,8%
852,6
NOLI
Pollupice
306,2
2.965
2.193
198
9,0%
739,7
PIETRA LIGURE
Pollupice
888,4
9.077
7.914
807
10,2%
871,9
SPOTORNO
Pollupice
467,2
4.171
4.489
959
21,4%
1076,2
VARAZZE
Giovo
280,6
13.840
10.052
897
8,9%
726,3
443,7
110.445
93.560
12.507
13,4%
847,1
TOTALE
BOISSANO
Pollupice
237,7
2.258
1.056
120
11,4%
467,6
CALICE LIGURE
Pollupice
75,5
1.500
701
93
13,3%
467,5
CISANO S.N.
Ingauna
129,1
1.781
1.391
153
11,0%
781,2
GIUSTENICE
Pollupice
51,3
922
400
49
12,3%
434,3
ORCO FEGLINO
Pollupice
45,9
856
423
33
7,9%
493,6
ORTOVERO
Ingauna
110,9
1.317
525
41
7,9%
398,9
QUILIANO
Giovo
142,2
7.285
3.460
332
9,6%
475,0
TOIRANO
Pollupice
112,1
2.312
1.288
164
12,7%
557,1
TOVO SAN GIACOMO
Pollupice
226,0
2.311
898
115
12,9%
388,7
VEZZI PORTIO
Pollupice
71,2
759
343
25
7,2%
452,5
728,6
VILLANOVA D'ALBENGA
Ingauna
126,5
2.153
1.569
338
21,5%
116,4
23.454
12.055
1.465
12,1%
514,0
93,7
587
220
35
16,1%
374,3
Pollupice
47,5
575
237
11
4,7%
411,7
Borm ida
21,4
654
501
37
7,4%
765,6
BORMIDA
Borm ida
20,2
442
153
12
7,7%
345,3
CALIZZANO
Borm ida
25,0
1.592
768
119
15,5%
482,3
CASANOVA LERRONE
Ingauna
31,5
769
375
91
24,3%
487,4
CASTELBIANCO
Ingauna
19,4
295
129
17
13,4%
436,5
CASTELVECCHIO
Ingauna
11,6
198
76
9
11,5%
381,9
CENGIO
Borm ida
201,0
3.735
1.501
185
12,3%
401,8
COSSERIA
Borm ida
75,3
1.056
395
38
9,7%
373,6
ERLI
Ingauna
14,7
257
98
24
24,1%
382,7
GARLENDA
Ingauna
115,9
1.183
688
153
22,2%
581,7
GIUSVALLA
Giovo
22,2
466
183
15
8,1%
392,0
MAGLIOLO
Pollupice
37,0
789
336
12
3,6%
426,0
MALLARE
Borm ida
39,7
1.296
514
49
9,5%
396,6
MASSIMINO
Borm ida
16,8
125
25
0
0,0%
198,4
MILLESIMO
Borm ida
204,8
3.331
1.481
274
18,5%
444,5
MIOGLIA
Giovo
28,0
542
270
23
8,3%
498,4
MURIALDO
Borm ida
23,2
871
300
39
12,9%
344,4
NASINO
Ingauna
10,4
218
79
9
11,6%
362,5
ONZO
Ingauna
27,1
220
78
25
32,0%
353,0
OSIGLIA
Borm ida
16,1
464
206
34
16,7%
445,0
PALLARE
Borm ida
43,8
949
382
45
11,8%
402,7
PIANA CRIXIA
Borm ida
27,6
821
342
22
6,4%
416,2
PLODIO
Borm ida
67,0
605
171
25
14,5%
282,0
PONTINVREA
Giovo
33,1
861
501
55
11,1%
581,4
RIALTO
Pollupice
27,3
573
179
23
12,7%
312,2
ROCCAVIGNALE
Borm ida
40,7
725
338
43
12,8%
466,3
SASSELLO
Giovo
17,6
1.799
1.405
224
15,9%
780,8
STELLA
Giovo
67,8
3.042
1.809
368
20,4%
594,6
STELLANELLO
Ingauna
43,0
828
299
39
13,0%
361,1
TESTICO
Ingauna
19,7
223
98
15
15,7%
439,2
URBE
Giovo
27,6
848
453
15
3,3%
534,6
VENDONE
Ingauna
42,6
403
137
28
20,7%
338,9
Ingauna
26,9
346
145
29
20,2%
417,7
38,6
31.688
14.867
2.142
14,4%
469,2
TOTALE
ARNASCO
Ingauna
BALESTRINO
BARDINETO
ZUCCARELLO
TOTALE
Pagina 112 di 379
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Le principali caratteristiche delle 5 aree di raccolta sono riassunte nella tabella successiva.
Tab. 34 - Principali caratteristiche delle 5 aree di raccolta della Provincia di Savona
TOTALE
Densità
TOTALE
AREA
abitanti
RIFIUTI
per kmq
RIFIUTI t/a
kg/ab.anno
82.597
652
53868
Area di Savona e Albenga
400
526
16443
31.231
Area industriale
531
106.044
894
94785
Area turistica
196
21.856
538
11762
Area fascia primo entroterra
75
30.800
497
15319
Area montana
226
272.528
718
369035
TOTALE
% RD
23,3%
17,2%
13,8%
10,6%
15,0%
16,8%
Nella figura successiva viene evidenziata con vari colori la suddivisione geografica delle cinques aree
di raccolta precedentemente illustrati.
Fig. 12 - Illustrazione cartografica della suddivisione in aree di raccolta della Provincia di Savona
Pagina 113 di 379
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
5.2
L'analisi quali-quantitativa della composizione e dei flussi dei rifiuti in
relazione alla definizione degli obiettivi di recupero
Per analizzare la composizione dei rifiuti in Provincia di Savona, in relazione alle esigenze di
approfondimento relative all'elaborazione del Piano provinciale, si è provveduto ad individuare le
seguenti zone in cui compiere le analisi merceologiche:
- Zona caratterizzata dalla presenza di utenze commerciali e uffici in Savona: Centro storico;
- Zona residenziale in Savona: Quartiere Legino;
- Zona caratterizzata dalla presenza di utenze artigianali ed industriali in Savona: Zona
PAIP;
- Comune rappresentativo della zona turistica: Loano;
- Comune rappresentativo della zona pedemontana: Calizzano;
- Comune rappresentativo della fascia del primo entroterra: Toirano.
Nel mese di febbraio 2005 sono state quindi effettuate le prime sei analisi merceologiche mentre nel
successivo mese di luglio sono state condotte le ultime sei analisi per conoscere quali cambiamenti
nella composizione dei rifiuti vengono rilevati in un periodo fortemente influenzato dai flussi turistici.
Inoltre i notevoli scostamenti della presenza percentuale di alcune frazioni (+ o - 200 %) può essere
spiegata solo in parte a cause dovute alle diverse caratteristiche socio-economiche delle zone
considerate. Molto probabilmente l'affidabilità dei dati è legata alla rappresentatività del campione
rispetto alla realtà esaminata e quindi, anche per le realtà non influenzate pesantemente dai flussi
turistici, si rende necessaria una nuova campagna di analisi merceologiche da svolgersi al più presto.
In Provincia di Savona erano state comunque già effettuate delle analisi merceologiche, ma tali analisi
erano state condotte con metodologie non standardizzate e quindi non comparabili con quelle
effettuate recentemente. L’importanza di queste analisi deriva dall’esigenza di comprendere quale
siano i materiali presenti nel rifiuto residuo ancora potenzialmente intercettabili e recuperabili per
pianificare l'organizzazione delle raccolte differenziate.
Le prime indicazioni che emergono dalla comparazione delle diverse analisi merceologiche, possono
far rilevare che la composizione dei rifiuti in aree dove non si riscontra la presenza di attività
artigianali, commerciali e di servizio, risulta notevolmente diversa da quella media provinciale. Se si
valuta ad esempio la presenza di cartone ondulato si possono rilevare elevate differenze percentuali
tra il quartiere residenziale (1,7 %), il quartiere centrale che presenta molti esercizi commerciali (9,04
%) e, in termini assai rilevanti, il quartiere caratterizzato dalla presenza di utenze artigianali ed
industriali (11,71 %). Al contrario per i contenitori in plastica si può rilevare come sia cospicua la
presenza di tale materiale nel rifiuto residuo nel quartiere residenziale (3,08 %) in confronto alla
presenza, seppure consistente, rilevata nel quartiere caratterizzato dalla presenza di utenze artigianali
ed industriali (1,60 %) e nel centro storico (2,29 %). Tali indicazioni possono far meglio comprendere
l’importanza della domiciliarizzazione della raccolta della carta in certe zone (centro storico ed aree
residenziali) mentre per il cartone può essere più efficace una raccolta su appuntamento per le utenze
artigianali e commerciali (il centro storico e la zona del PAIP).
Per quanto riguarda l’umido si può rilevare che la percentuale più rilevante è rintracciabile nel
quartiere residenziale (38 %) mentre nella zona caratterizzate dal centro storico e, ancor di più, nella
presenza di attività artigianale ed industriali la presenza è più contenuta (rispettivamente nella misura
del 25 % e del 10 %) ma risulta pur sempre assai consistente. Per comprendere le reali potenzialità
della raccolta dell’umido bisogna però includere anche l’umido presente nella frazione “sottovaglio”.
Infatti la frazione denominata "sottovaglio" rappresenta il materiale che oltrepassa una griglia con una
luce di 20 mm (distanza standard fissata a livello nazionale) utilizzata per l'analisi merceologica dei
rifiuti. In questa frazione non vengono ulteriormente distinte le diverse componenti: organico, carta,
vetro ecc. Questa denominazione non implica che il 5-6 % circa dei RU non risulta "separabile", ma
solo che l'analisi merceologica eseguita partendo dal "rifiuto tal quale" non viene spinta fino ad una
differenziazione totale. Infatti la procedura per la determinazione della composizione merceologica
deriva dall'approccio "a valle" al problema dei rifiuti ancora oggi predominante. Ma adottando
l'approccio "a monte" e cioè se, invece di buttare tutto nello stesso sacchetto e poi tentare di separare
le varie componenti, si conferissero le varie componenti in sacchetti diversi, il termine "sottovaglio"
non avrebbe motivo di esistere e la composizione merceologica risulterebbe essere quella effettiva
senza alcun grado di indeterminatezza.
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Tab. 35 – Composizione merceologica al netto delle RD in vari contesti della Provincia di Savona (media pesata delle due analisi per ogni zona)
FRAZIONE MERCEOLOGICA
SV - Legino
SV - Zona PAIP
SV - Centro
Toirano
Loano
Calizzano
%
%
%
%
%
%
Sottovaglio < 20 mm
4,94
3,33
4,83
6,00
5,89
5,73
Organico
37,69
10,30
25,01
28,07
24,08
26,62
Verde
0,48
3,23
1,06
1,64
4,04
1,76
Plastica film
5,10
12,94
4,98
5,80
7,66
5,20
Altra plastica
4,10
12,11
6,36
4,57
5,45
3,34
Cont. in plastica riciclabile
3,08
1,60
2,29
2,76
2,74
2,47
Carta riciclabile
6,27
9,34
6,06
8,49
9,27
8,43
Altra carta
7,08
5,78
6,75
7,66
7,02
5,50
Cartone teso
3,10
2,65
3,80
3,70
3,40
3,03
Cartone ondulato
1,67
11,71
9,04
6,69
7,72
8,18
Pannolini
5,12
1,30
3,23
3,68
6,38
7,68
Poliaccoppiati
2,55
1,29
3,58
3,82
2,19
3,25
Legno
0,44
2,23
1,08
2,13
1,49
0,62
Tessili
3,13
5,04
3,27
3,24
2,17
3,36
Pelli e cuoio
0,57
0,10
0,28
0,25
0,04
Vetro
6,79
2,83
6,91
6,60
4,23
8,52
Altri inerti
5,54
6,56
4,27
2,20
2,22
3,63
Alluminio
0,62
0,21
0,49
0,65
0,65
0,56
Metalli ferrosi
1,36
6,28
5,72
1,69
2,88
1,77
Metalli non ferrosi
0,34
1,07
0,30
0,31
0,42
0,32
Pile
0,02
0,01
0,03
0,08
0,04
Farmaci
0,03
0,01
0,01
Contenitori T/F
Altri rifiuti pericolosi
0,10
0,70
0,02
TOTALE
100,00
100,00
100,00
100,00
100,00
100,00
Pagina 115 di 379
Per valutare la reale composizione dei rifiuti urbani a monte della raccolta si può comunque stimare
che il "sottovaglio" sia in realtà composta da circa il 60 % di umido, 10 % di carta, 10 % di plastica, 10
% di vetro, 5 % di alluminio e 5 % di inerti. Applicando le stime di cui sopra per il sottovaglio, tenendo
conto della frazione ingombranti ed accorpando alcune frazioni merceologiche si possono riformulare i
dati per ottenere le composizioni merceologiche semplificata delle varie aree di raccolta della tab. 36.
Tab. 36 – Composizione merceologica al netto delle raccolte differenziate nei vari aree di raccolta
Frazioni
Zona Montana
Zona
Primo
Zona
Savona e
merceologiche
%
turistica
entroterra
industriale
Albenga
%
%
%
%
Umido
33,4
26,3
35,2
26,1
32,7
Verde
0,9
4,5
0,9
1,4
1,0
Carta
14,7
18,8
18,9
15,3
15,2
Cartone
9,7
11,4
10,4
12,3
9,0
Alluminio
0,9
0,9
0,9
0,7
0,8
Metalli ferrosi
1,9
2,9
1,9
5,9
4,0
Vetro
8,8
4,7
7,2
6,5
6,9
Plastica imballaggi
3,8
3,7
4,0
3,7
4,0
Altra plastica
8,4
13,3
9,8
14,3
12,1
Legno
0,5
1,0
1,5
1,2
0,9
Tessili e cuoio
3,4
2,2
3,4
3,9
3,8
Pannolini
8,4
6,6
4,2
3,0
4,0
Inerti
4,8
2,9
1,6
5,1
5,4
R.U.P.
0,1
0,1
0,1
0,5
0,3
Ingombranti
0,3
0,2
0,1
0,0
0,0
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Per comprendere la reale entità dei vari flussi di materiali recuperabili e quindi identificare gli obiettivi
di recupero si deve però far riferimento alla composizione dei rifiuti al lordo dei materiali già raccolti in
modo differenziato e che, naturalmente, possono far variare in modo significativa la valutazione dei
flussi intercettati o potenzialmente intercettabili. Per ottenere la corretta quantificazione dei flussi di
produzione dei rifiuti in Provincia di Savona si è quindi provveduto a calcolare i flussi di rifiuti al netto
delle raccolte differenziate (suddivisi nelle 16 frazioni di cui sopra) basandosi sull’ultimo dato
disponibile per la produzione di rifiuto indifferenziato (dati 2005) ed applicando la suddivisione
percentuale della tab. 36 per ogni area di raccolta (vedi tab. 37). Si è poi provveduto a sommare, per
ogni frazione merceologica, i rispettivi quantitativi raccolti in modo differenziato nel 2005 in ogni area
di raccolta (riportati in tab. 38) e si è così ottenuta la tab. 39 che rappresenta la ripartizione
merceologica del totale dei rifiuti urbani prodotti al lordo delle raccolte differenziate.
Tab. 37 – Quantificazione dei flussi di rifiuti urbani al netto delle raccolte differenziate nelle varie aree
di raccolta nel 2005.
Frazioni
Zona
Zona
Primo
Zona
Savona e
merceologiche
Montana
turistica
entroterra
industriale
Albenga
t/a
t/a
t/a
t/a
t/a
Umido
4.236
3.733
21.437
4.630
13.565
Verde
117
92
3.697
139
408
Carta
1.871
2.001
15.355
2.151
6.302
Cartone
1.226
1.106
9.269
1.268
3.714
Alluminio
109
96
747
108
317
Metalli ferrosi
238
202
2.355
565
1.654
Vetro
1.122
758
3.851
978
2.865
Plastica imballaggi
484
422
3.045
570
1.671
Altra plastica
1.071
1.036
10.834
1.714
5.023
Legno
58
157
836
124
362
Tessili e cuoio
432
358
1.820
535
1.568
Pannolini
1.067
444
5.369
563
1.650
Inerti
603
173
2.345
760
2.227
R.U.P.
9
7
54
45
132
Ingombranti
82
5
38
0
0
Spazzamento
0
216
0
0
744
Totale
10.591
81.053
14.151
42.203
12.725
Pagina 116 di 379
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Tab. 38 – Quantificazione dei flussi delle raccolte differenziate nelle varie aree di raccolta nel 2005.
Frazioni
Zona Montana
Zona
Primo
Zona
Savona e
merceologiche
t/a
turistica
entroterra
industriale
Albenga
t/a
t/a
t/a
t/a
Umido
0
0
0
0
0
Verde
19
1.547
184
325
2.227
Carta
425
2.815
311
1.406
3.394
Cartone
142
1.106
113
602
792
Alluminio
0
0
0
0
0
Metalli ferrosi
19
661
102
388
614
Vetro
623
4.182
382
687
1.529
Plastica imballaggi
176
862
157
260
1.269
Altra plastica
Legno
48
783
133
314
1.768
Tessili e cuoio
10
134
15
93
29
Inerti
R.U.P.
Ingombranti
293
226
10
2
249
Totale
2.142
12.507
1.465
4.107
11.927
Tab. 39 – Quantificazione dei flussi di produzione di rifiuto urbano al lordo delle raccolte differenziate
nelle varei aree di raccolta.
Frazioni
Zona Montana
Zona
Primo
Zona
Savona e
merceologiche
t/a
turistica
entroterra
industriale
Albenga
t/a
t/a
t/a
t/a
Umido
4.236
21.437
3.733
4.630
13.565
Verde
136
5.244
276
464
2.635
Carta
2.295
18.170
2.312
3.557
9.696
Cartone
1.368
10.375
1.219
1.869
4.506
Alluminio
109
747
96
108
317
Metalli ferrosi
257
3.016
304
953
2.268
Vetro
1.745
8.033
1.140
1.665
4.394
Plastica imballaggi
660
3.907
578
831
2.940
Altra plastica
1.071
10.834
1.036
1.714
5.023
Legno
106
1.619
290
438
2.130
Tessili e cuoio
442
1.954
373
628
1.597
Pannolini
1.067
5.369
444
563
1.650
Inerti
603
2.345
173
760
2.227
R.U.P.
302
280
17
47
381
Ingombranti
470
229
64
30
57
Spazzamento
0
216
0
0
957
Totale
14.867
12.056
93.776
18.258
54.344
Basandosi sui dati di produzione della tabella 39 è stata quindi analizzata la quantità già recuperata in
rapporto alla potenzialità di recupero delle varie frazioni e si è quindi provveduto ad identificare gli
obiettivi di raccolta per ogni area di raccolta territoriale. La tabella successiva riassume quindi gli
obiettivi di raccolta (che sono stati definiti sia per il 2010 che per il 2015) e, di conseguenza, i
quantitativi che si prevede di poter intercettare entro il prossimo quinquennio (tab. 42) e entro il
prossimo decennio (tab. 43).
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Tab. 40 – Quantificazione degli obiettivi di raccolta differenziata nelle varie aree di raccolta al 2010.
Frazioni
Zona
Zona
Primo
Zona
Savona e
TOTALE
merceologiche
Montana
turistica
entroterra industriale
Albenga
PROVINCIA
% kg/ab.a % kg/ab.a % kg/ab.a % kg/ab.a % kg/ab.a
% kg/ab.a
Umido
45%
56 55%
89 65%
70 70%
126 70%
109
61
92
Verde
60%
2 60%
24 70%
6 75%
13 70%
21
64
18
Carta
55%
41 65%
111 70%
52 70%
114 70%
82
67
88
Cartone
60%
26 70%
67 70%
26 75%
62 75%
39
71
49
Alluminio
35%
1 40%
3 45%
1 50%
2 50%
2
43
2
Metalli ferrosi
25%
2 40%
11 50%
5 55%
24 55%
15
47
12
Vetro
60%
33 70%
52 70%
25 70%
52 70%
36
69
42
Plastica imballaggi 45%
9 55%
19 65%
11 70%
25 65%
22
60
18
Legno
35%
1 45%
7 55%
5 60%
12 60%
15
54
0
Tessili e cuoio
40%
6 45%
8 40%
5 50%
14 50%
10
46
9
R.U.P.
35%
3 40%
1 35%
0 40%
1 40%
2
38
9
Ingombranti
40%
6 40%
1 45%
1 55%
1 50%
0
42
0
Totale
40,3
187 47,5
394 56,3
206 56,0
446 55,1
354 50,5
341
Tab. 41 – Quantificazione degli obiettivi di raccolta differenziata nelle varie aree di raccolta al 2015.
Frazioni
Zona
Zona
Primo
Zona
Savona e
TOTALE
merceologiche
Montana
turistica
entroterra industriale
Albenga
PROVINCIA
% kg/ab.a % kg/ab.a % kg/ab.a % kg/ab.a % kg/ab.a
% kg/ab.a
Umido
60%
72 70%
108 80%
82 80%
137 80%
119
74
106
Verde
75%
3 80%
29 80%
6 80%
13 80%
23
80
20
Carta
65%
47 80%
134 80%
57 80%
128 80%
91
79
102
Cartone
70%
29 80%
73 80%
27 80%
62 80%
37
79
51
Alluminio
45%
2 65%
4 65%
2 65%
3 65%
2
63
3
Metalli ferrosi
45%
4 65%
18 65%
6 70%
30 70%
19
67
16
Vetro
75%
40 80%
57 80%
27 80%
57 80%
39
79
46
Plastica imballaggi 60%
12 65%
21 70%
10 80%
25 75%
21
69
19
Legno
60%
2 65%
10 70%
6 75%
15 70%
18
68
0
Tessili e cuoio
45%
6 55%
10 60%
7 60%
17 60%
12
57
11
R.U.P.
40%
4 50%
1 55%
0 50%
1 50%
2
47
10
Ingombranti
50%
7 65%
1 70%
1 75%
1 70%
0
58
0
Totale
50,4
228 58,5
467 66,2
232 64,1
488 62,6
382 60,1
389
Come si può notare gli obiettivi di recupero variano in modo considerevole nei vari contesti passando
dal 40 % circa della zona montana al 55 % del area di raccolta di Savona ed Albenga.
Queste differenze devono essere valutate alla luce dell’analisi dei diversi contesti territoriali riportata
nei capitoli successivi.
Nelle due tabelle successive viene riepilogato il quantitativo totale di rifiuti che dovrebbero essere
recuperati rispettivamente al 2010 ed al 2015. L’obiettivo medio di raccolta differenziata a livello
provinciale rispetto al totale dei rifiuti prodotti passerà quindi dal 50,5 % del 2010 al 60,1 % del 2015.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Tab. 42 – Riepilogo flussi rifiuti urbani, obiettivi di raccolta differenziata in Provincia di Savona al 2010
Fraz. Merceologiche
RU al lordo
Obiettivo RD
Obiettivo
RU
delle RD al
2010
RD 2010
Residuo
2010 (t/a)
(% su fraz.)
(t/a)
al 2010 (t/a)
Umido
41.143
61,0
25.107
16.036
Verde
7.434
64,5
4.791
2.643
Carta
36.031
66,5
23.969
12.062
Cartone
18.760
70,9
13.302
5.457
Alluminio
1.348
43,0
580
768
Metalli ferrosi
6.797
47,0
3.194
3.604
Vetro
16.566
69,0
11.426
5.141
Plastica imballaggi
8.420
59,5
5.014
3.406
Altra plastica
19.678
0,0
0
19.678
Legno
4.583
53,8
2.466
2.117
Tessili e cuoio
4.994
46,4
2.318
2.676
Pannolini
9.093
0,0
0
9.093
Inerti
6.109
0,0
0
6.109
R.U.P.
1.028
38,4
395
633
Ingombranti
823
41,6
342
481
Spazzamento
1.173
0,0
0
1.173
Totale
183.981
50,5
92.903
91.078
Tab. 43 - Riepilogo flussi rifiuti urbani, obiettivi di recupero in Provincia di Savona al 2015
Fraz. Merceologiche
RU al lordo
Obiettivo RD
Obiettivo
RU
delle RD al
2015
RD 2015
Residuo
2015 (t/a)
(% su fraz.)
(t/a)
al 2015 (t/a)
Umido
39.162
74,0
28.961
10.201
Verde
6.966
79,9
5.567
1.399
Carta
35.190
79,0
27.815
7.375
Cartone
17.545
79,3
13.907
3.638
Alluminio
1.304
63,4
827
477
Metalli ferrosi
6.626
66,6
4.413
2.213
Vetro
15.796
79,5
12.555
3.241
Plastica imballaggi
7.424
69,4
5.149
2.275
Altra plastica
19.088
0,0
0
19.088
Legno
4.463
68,5
3.056
1.407
Tessili e cuoio
4.994
56,7
2.832
2.162
Pannolini
8.890
0,0
0
8.890
Inerti
6.109
0,0
0
6.109
R.U.P.
1.028
47,1
484
543
Ingombranti
789
57,7
455
333
Spazzamento
1.173
0,0
0
1.173
Totale
176.547
60,1
106.022
70.526
Pagina 119 di 379
Provincia di Savona
5.3
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Area di Raccolta di Savona e Albenga
I Comuni di Savona e Albenga sono quelli di maggiore dimensione e presentano una elevata
complessità e varietà delle tipologie residenziali.
Nel Comune di Savona sono presenti diversi insediamenti produttivi, le aree portuali mercantili e vari
insediamenti residenziali.
Nel Comune di Albenga sono invece presenti anche molte imprese agricole che caratterizzano
soprattutto la zona dell’entroterra.
Tab. 44 - Caratteristiche del territorio di Savona e Albenga
TOTALE
Densità
TOTALE
COMUNI
abitanti
RIFIUTI
per kmq
RIFIUTI t/a
kg/ab.anno
ALBENGA
23.588
621,5
768,9
18.136
SAVONA
61.776
913,9
582,7
35.997
TOTALE
85.364
808,8
634,1
54.133
% RD
22,6%
21,7%
22,0%
Relativamente ai dati dell'attuale impostazione del servizio si può rilevare un consistente aumento
della produzione procapite nel Comune capoluogo, mentre il dato assai elevato (per la forte
connotazione turistica) di Albenga è rimasto abbastanza costante negli ultimi anni. Per Albenga si
deve infatti tenere in debita considerazione la presenza di flussi turistici che generano una forte
crescita della produzione di rifiuti nei mesi interessati dal flusso turistico (prevalentemente da luglio a
settembre).
La tipologia urbana dei due centri è caratterizzata da nuclei storici con forti problematiche viarie e
zone di nuova edificazione ad alta densità abitativa.
Attraverso l'analisi di varie esperienze di gestione integrata dei rifiuti urbani in ambiti territoriali
omogenei (in particolare vari comprensori venete e lombardi) si è verificato che tali esigenze possono
essere soddisfatte soltanto con la domiciliarizzazione del servizio di raccolta e la contestuale
riorganizzazione complessiva del servizio. Infatti la revisione del sistema di raccolta del rifiuto residuo
consente tra l’altro di disincentivare il conferimento dell’indifferenziato e, parimenti, favorire e rendere
più comoda l’opera di conferimento differenziato che altrimenti verrebbe attuata soltanto dagli utenti
più sensibili. Vi è sostanzialmente un mutuo rapporto di causa/effetto tra aumento delle raccolte
differenziate, diminuzione del rifiuto urbano residuo da smaltire e riduzione di volumi e frequenze di
raccolta predisposti per la raccolta dello stesso.
L’aumento della differenziazione delle frazioni riciclabili, soprattutto di quelle secche e voluminose,
può consentire (ed allo stesso tempo è favorita da) una diminuzione del volume dei manufatti destinati
alla intercettazione del rifiuto residuo. Nei capitoli successivi verrà quindi approfondita l'impostazione
del servizio in relazione alle varie frazioni merceologiche.
Per quanto riguarda i flussi di rifiuti dell’Area di raccolta di Savona ed Albenga di seguito si riporta una
tabella riepilogativa generale che riporta anche gli obiettivi di raccolta individuati sulla base dell’analisi
della situazione di questa specifica area di raccolta riportate nei paragrafi successivi.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Tab. 45 – Riepilogo flussi ed obiettivi di raccolta differenziata nel area di raccolta di Savona e Albenga
al 2010
Fraz.
RD 2005 RU al lordo RU al lordo
RU al
Obiettivo RD 2010
RU
Merceologiche
t/a
delle RD
delle RD
lordo
RD % al
t/a
residuo
sudd. %
2005
delle RD
2010
t/a al
2010
2010
t/a
t/a
t/a
% su fraz
t/a
t/a
%
Umido
0
24,96
13.565
12.886
70%
9.021
3.866
Verde
2.227
4,85
2.635
2.503
70%
1.752
751
Carta
3.394
17,84
9.696
9.696
70%
6.787
2.909
Cartone
792
8,29
4.506
4.280
75%
3.210
1.070
Alluminio
0
0,58
317
311
50%
156
156
Metalli ferrosi
614
4,17
2.268
2.268
55%
1.247
1.021
Vetro
1.529
8,09
4.394
4.263
70%
2.984
1.279
Plastica imballaggi
1.269
5,41
2.940
2.764
65%
1.797
967
Altra plastica
0
9,24
5.023
5.023
0%
0
5.023
Legno
1.768
3,92
2.130
2.130
60%
1.278
852
Tessili e cuoio
29
2,94
1.597
1.597
50%
798
798
Pannolini
0
3,04
1.650
1.650
0%
0
1.650
Inerti
0
4,10
2.227
2.227
0%
0
2.227
R.U.P.
249
0,70
381
381
40%
152
229
Ingombranti
57
0,10
57
55
50%
27
27
Totale
214
1,76
957
957
0%
0
957
5.3.1
Carta e cartoni
L'attuale impostazione del servizio a Savona e Albenga è incentrata sulla raccolta con contenitori
stradali per le utenze domestiche integrato da un servizio in via di estensione per la raccolta della
carta e del cartone presso le grandi utenze e gli esercizi commerciali.
Queste modalità di raccolta possono garantire un aumento sensibili delle quota di carta e cartone
recuperati attualmente ma possono difficilmente far raggiungere gli obiettivi di raccolta
precedentemente considerati.
Relativamente al capoluogo della provincia si ritiene che la scelta della capillarizzazione della raccolta
della carta prodotta dalle utenze domestiche possa essere progressivamente diffusa in tutte le zone
residenziali. La presenza di contenitori stradali potrebbe essere comunque mantenuta per integrare la
raccolta domiciliare. Infatti in altre realtà in cui è diffusa la raccolta porta a porta (ad es. a Torino con il
Progetto Cartesio) è stato verificato che le due modalità di raccolta possono coesistere efficacemente.
La raccolta porta a porta può essere inoltre effettuata integrando tale servizio con la raccolta
differenziata della carta negli uffici pubblici e può consentire di ottenere alti indici di recupero ed ottima
qualità dei materiali recuperati attraverso l’organizzazione di un sistema di raccolta relativamente
semplice e poco costoso.
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Provincia di Savona
5.3.2
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Raccolta del vetro
L'attuale impostazione del servizio di raccolta delle bottiglie di vetro a Savona ed Albenga è incentrata
sulla raccolta con campane stradali (da 3000 o 2000 litri).
Tale raccolta non può essere migliorata soltanto attraverso l'aumento del numero di postazioni di
raccolta (considerando che l'attuale media provinciale è già arrivata ad un contenitore ogni 340
abitanti) ma dovrà essere integrata, soprattutto per soddisfare le esigenze delle grandi utenze, con la
raccolta domiciliare (con bidoni da 120-240 litri) presso alcune utenze specifiche (Bar, Ristoranti,
Mense) e la possibilità del conferimento presso nelle stazioni ecologiche.
Presso le stazioni ecologiche è possibile il conferimento di grandi quantitativi, da parte soprattutto di
esercizi pubblici (bar, ristoranti, mense) o di piccoli artigiani, sempre rispettando i limiti di assimilabilità
dettate dai regolamenti comunali e le disposizioni specifiche dettate dal CONAI. Operativamente
andrà prevista una benna riservata alle lastre di vetro, materiale che andrà smaltito separatamente da
quello per le bottiglie, ed una raccolta separata rispettivamente per tubi al neon, lampadine elettriche e
vetri al piombo. La separazione del vetro in base alla colorazione non appare opportuna, come invece
accade in altre realtà del Nord-Europa, non riscontrando, per ora, particolare interesse da parte delle
industrie di riciclaggio.
Inoltre, nelle zone ad elevata densità di popolazione, si dovrebbe adottare una raccolta domiciliare
con la dotazione ad ogni condominio di un bidone da 120/240/360 litri (da scegliere in base al numero
di famiglie servite) in comodato d'uso gratuito.
5.3.3
Raccolta della plastica
L'attuale impostazione del servizio a Savona ed Albenga prevede la raccolta dei soli contenitori per
liquidi in plastica ed è incentrata sulla raccolta con cassonetti stradali (da 1100 o 1700 litri).
Per quanto riguarda la scelta dei metodi di raccolta da adottare (domiciliare o a contenitori stradali)
bisogna evidenziare che nell’aree del concentrico urbano di Savona ed Albenga si dovrebbe
prevedere l’attivazione della raccolta domiciliare con sacchi semitrasparenti mentre nelle zone esterne
a minore densità abitativa si può mantenere l’attuale tipologia di raccolta con contenitori stradali (al
fine di contenere i costi di raccolta).
Come già accennato precedentemente si ritiene che la raccolta degli imballaggi metallici con gli
imballaggi in plastica sia un opzione abbastanza efficiente per conciliare le esigenze di una
intercettazione cospicua dei due materiali con la necessità di contenere i costi delle raccolte.
Infatti si deve ricordare che i contenitori in plastica per liquidi devono comunque essere sottoposti a
processi di selezione prima del loro avvio alle attività di riciclo.
Questa modalità di raccolta può essere attivata previa verifica della disponibilità al ritiro dei materiali
da parte dei vari Consorzi di filiera. Con l’entrata in funzione di un Centro di selezione e valorizzazione
si potrà utilizzare la capacità di cernita dell'impianto ma tali attività di selezione dovranno comunque
essere rimborsate integralmente dai Consorzi interessati.
Per quanto riguarda i sacchi in polietilene, i film e cassette in plastica, tali materiali possono essere
conferiti da parte di utenze commerciali o produttive (agricoltori, commercianti) presso le stazioni
ecologiche. Per le cassette può essere valutata l'opportunità di prevedere - presso le stazioni
ecologiche complesse - un'apposita trituratrice; bisogna tenere presente che tale materiale triturato
attualmente ha una valutazione sul mercato di 200 €/t, prezzo decisamente maggiorato (rispetto a
quello delle cassette tal quali) in quanto i recuperatori preferiscono tale materiale così trattato per le
minori volumetrie e per un più facile riutilizzo. Sarebbe inoltre opportuno promuovere forme di
riduzione di tale tipologia di rifiuto attraverso la promozione di circuiti di vuoto a rendere, in particolare
presso le attività ristorative e da alberghiere.
5.3.4
Beni durevoli ed ingombranti
Attualmente il servizio di raccolta degli ingombranti risulta assai lacunoso a causa dell'abitudine
all'abbandono su strada. Tale abitudine risulta difficile da sradicare ed è quindi necessario operare
una forte opera di controllo e sensibilizzazione degli utenti.
La raccolta di materiali ingombranti (mobili, elettrodomestici, beni durevoli) attualmente adottata (su
chiamata/prenotazione telefonica) dovrebbe essere integrata con il sistema di conferimento presso le
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
stazioni ecologiche; per tale motivo si suggerisce di adottare una frequenza del servizio a domicilio
quindicinale, in modo da indurre gli utenti a recarsi direttamente presso le stazioni ecologiche.
Per alcune categorie (invalidi, persone anziane ecc.) va comunque previsto un servizio di raccolta
presso il domicilio (senza richiedere di portare i materiale a livello stradale).
Presso le stazioni ecologiche va eseguita una prima separazione di frigoriferi, mobili in legno,
strumenti elettronici e ingombranti in ferro, attraverso alcune benne/container scarrabili.
La successiva opera di valorizzazione può consentire di recuperare il 60-80 % del totale conferito.
5.3.5
Raccolta e valorizzazione dell’umido
Per quanto riguarda il recupero degli scarti di cucina nella zona del concentrico urbano di Savona ed
Albenga si dovrebbe adottare un circuito di raccolta domiciliarizzato. Se, in alcune situazioni, non
fosse possibile il ricovero dei contenitori all'interno del condominio (es. per mancanza di spazi privati
interni), si consiglia l’organizzazione di una raccolta “di prossimità” con il posizionamento di contenitori
di piccole dimensioni (80-120-240 litri) sul fronte stradale. In questo caso è necessario comunque
abbinare ogni contenitore ad un unico condominio (attraverso la cessione in comodato d'uso gratuito)
ed eventualmente dotare gli stessi contenitori di chiavistelli.
Per la raccolta dello scarto di cucina dovranno quindi essere impiegati contenitori di dimensioni
relativamente contenute anche per impedire il conferimento congiunto di umido (scarto alimentare) e
scarto verde. Le scelte operative sull’organizzazione delle raccolte dovrebbero quindi privilegiare le
raccolte:
• con secchielli o sacchetti, nelle zone a tipologia residenziale con villette (carico manuale)
• con “secchi” o “mastelli” da 20-30 litri, per le strutture condominiali o di corte sino a 5 famiglie
circa (carico manuale)
• con bidoni da 80-120-240 litri per strutture condominiali più grandi (carico meccanizzato)
La separazione della frazione umida presso le utenze domestiche richiede comunque la:
distribuzione - alla singola utenza familiare - di sacchetti e relativi secchielli di capienza ridotta
(circa 8-10 lt.) che aiutino nel contenimento di un materiale ad elevata fermentescibilità e ricco di
acqua e impediscano il recapito al circuito di raccolta di materiali estranei (es. bottiglie, tetrapak,
ecc.), che generalmente sono di grandi dimensioni;
l’adozione di frequenze di raccolta, per la zona costiera, di 3 volte/settimana nel periodo estivo e 2
volte a settimana nel resto dell'anno.
E' opportuno che il sacchetto a perdere sia a tenuta e possibilmente in materiale biodegradabile e
trasparente, allo scopo di consentire l’ispezione visiva del materiale conferito all’atto della raccolta e/o
del conferimento all’impianto.
Presso le grandi utenze potrà essere adottato l'impiego di:
•
uno o più contenitori dedicati (tipicamente bidoni carrellati da 120 - 240 litri) per i ristoranti e
alberghi eventualmente dotati di coperchi dotati di presidi per la circolazione ed il trattamento delle
arie esauste all'interno dello stesso.
• contenitori di grandi dimensioni, purché “personalizzati” (ovvero dedicati ad una utenza
specifica e responsabile del contenitore) per utenze con alta produzione specifica quali i servizi di
ristorazione, campeggi e supermercati alimentari.
Bisogna infatti considerare che la produzione specifica di scarto alimentare delle attività
ristorative/alberghiere può essere stimata tra i 200 – 300 g/pasto, a seconda che si tratti di catering o
attività di preparazione diretta dei pasti.
Per prevenire l'imbrattamento dei contenitori di raccolta si può inoltre prevedere l'utilizzo di fodere in
polietilene o materiale biodegradabile, a seconda delle modalità richieste dall'impianto di
compostaggio. Questo accorgimento tende inoltre a contenere gli interventi di lavaggio e disinfezione
dei manufatti di raccolta, operazione di pulizia che spesso viene delegata all'assegnatario del
contenitore stesso.
La pratica del compostaggio domestico dovrà infine essere fortemente incentivata in particolar modo
per quelle parti del territorio dei comuni di Albenga e Savona che si caratterizzano per la presenza di
abitazioni che dispongono di un giardino o di un orto; infatti laddove c’è un giardino che produce scarti
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
verdi è anche possibile valorizzare e riciclare direttamente tali scarti mediante il compostaggio
domestico.
5.3.6
Raccolta e recupero del verde
Su tale flusso è necessario intervenire - da un lato – con programmi di incentivazione del
compostaggio domestico secondo obiettivi, criteri e modalità specificati precedentemente e dall’altro,
istituendo circuiti di raccolta che consentano l’intercettazione del verde delle utenze che non ritengono
di adottare le pratiche di autocompostaggio.
Per la gestione dello scarto verde nelle zone vocate di Savona ed Albenga si dovrebbero quindi
adottare le seguenti modalità di gestione e conferimento che devono essere intese come
complementari:
1. compostaggio domestico, adeguatamente sostenuto e promosso dalle amministrazioni di Savona
ed Albenga attraverso delle riduzione della TARSU nella misura del 10-15 %;
2. conferimento diretto presso le stazioni ecologiche comunali ed eventuale ritiro del materiale già
triturato da impiegare nell'attività di compostaggio domestico;
3. istituzione di un circuito di raccolta a domicilio, dato che la bassa attrattività (per insetti e roditori)
dello scarto ne consente la ritenzione nel giardino per tempi relativamente prolungati; la frequenza
di raccolta tipica può variare da 1 a 2 volte al mese, in modo da rendere il servizio non troppo
“comodo” per l’utente ma incentiva la raccolta presso le utenze turistiche dei mesi estivi. Un
circuito di conferimento domiciliarizzato troppo spinto tenderebbe al contrario ad aumentare, come
è successo in alcune realtà nazionali e estere, i quantitativi di verde (e di umido) da gestire da
parte del servizio, arrivando anche a 200 -300 kg/ab. per anno.
5.3.7
Raccolta dei rifiuti pericolosi
Per la raccolta differenziata dei rifiuti urbani pericolosi (vernici, solventi, prodotti chimici, tubi
fluorescenti) verranno di norma utilizzate le piattaforme complesse e, possibilmente, anche presso
quelle semplificate evitando così l’utilizzo di contenitori stradali. Questo ultimo sistema andrebbe
evitato poiché, anche se consente un comodo conferimento da parte dei cittadini, può permettere
l'introduzione nei contenitori (collocato all'esterno e quindi non controllati) di materiali impropri assai
problematici considerati gli alti costi di smaltimento.
Presso le stazioni ecologiche si potranno invece controllare i conferimenti da parte degli addetti alla
gestione (evitando così di smaltire a spese dell’amministrazione rifiuti di origine industriale).
Per quanto riguarda le batterie esauste delle automobili si dovrebbe prevedere la collocazione di
contenitori specifici presso le piattaforme complesse che dovranno essere successivamente
consegnate al COBAT (Roma: Via Toscana, 1 00187 tel. 06/487951 fax 486985 n° verde
167869120), istituito dalla legge 475/88.
Anche per il recupero degli olii lubrificanti esausti dei motori si dovrebbe prevedere la collocazione
di contenitori specifici presso le piattaforme complesse. Tale materiale deve poi essere conferito al
Consorzio Nazionale Obbligatorio degli oli usati (Roma: Via del Giorgione, 59 - 00147 tel. 06/596931
n° verde 167863048), quale organismo di natura priv atistica, senza scopo di lucro, costituito da
imprese che immettono al consumo lubrificanti di base e imprese di rigenerazione che dagli oli usati
producono basi lubrificanti rigenerate.
Per il recupero degli olii usati vegetali si dovrebbe prevedere la collocazione di contenitori specifici
presso le piattaforme complesse ed inoltre conviene attivare una raccolta specifica presso alcune
utenze specifiche (ristoranti, pizzerie, mense) distribuendo uno o più contenitori a chiusura ermetica
da 10-20 litri. Tale materiale deve poi essere conferito al Consorzio nazionale olii usati vegetali e
minerali .
Per la raccolta delle pile e degli accumulatori esausti (per cellulari, computer ecc.) si possono
diffondere in modo capillare dei contenitori in plastica (da 20-25 litri) presso i negozi che vendono pile
(ad esempio fotografi, elettricisti) evitando così di dover utilizzare dei contenitori stradali.
Infine, relativamente ai farmaci scaduti, le principali azioni per ottimizzare la raccolta differenziata
sono le seguenti:
-
diffusione di contenitori di ridotte dimensioni (25-30 litri) all’interno delle farmacie, degli ospedali,
delle aziende sanitarie ecc.;
Pagina 124 di 379
Provincia di Savona
-
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
campagne di sensibilizzazione per la riduzione dei volumi conferiti: infatti le confezioni o le scatole
vuote, i foglietti illustrativi e quant'altro non sia a diretto contatto con il medicinale va recuperato a
parte, a seconda del materiale (in genere si tratta di confezioni di carta o vetro, da collocare quindi
nei rispettivi contenitori);
5.3.8
Raccolta del secco residuo/non riciclabile (“resto”)
Vi è un mutuo rapporto di causa/effetto tra aumento delle raccolte differenziate, diminuzione del rifiuto
urbano residuo da smaltire e riduzione dei volumi predisposti per la raccolta dello stesso. L’aumento
della differenziazione delle frazioni riciclabili, soprattutto di quelle secche e voluminose, può consentire
(ed allo stesso tempo è favorita da) una diminuzione del volume dei manufatti destinati alla
intercettazione del rifiuto residuo. Nel Comune di Savona, per il servizio di raccolta del secco
indifferenziato, è attualmente in corso la progressiva sostituzione dei cassonetti stradali da 1.100 litri
con cassonetti stradali da 2400 litri.
Mantenendo l'attuale sistema di raccolta attraverso contenitori stradali, si ottiene un indubbio
contenimento dei punti di prelievo; tuttavia va tenuto conto del fatto che:
Non si attiva un sistema che induca le utenze ad un maggiore responsabilità nel conferimento dei
propri rifiuti.
E' difficile controllare il flusso di rifiuti delle attività produttive, che viene immesso - impropriamente
- nel circuito dei rifiuti urbani.
I circuiti di raccolta differenziata assumono i connotati di un sistema a “partecipazione volontaria”;
molto materiale recuperabile viene inserito in realtà nel rifiuto residuo, e ciò non ne consente una
sostanziale riduzione in volume (es. per la carta) ed in fermentescibilità (con specifico riferimento
all’organico alimentare); con ciò stesso, vengono a mancare alcuni dei più significativi strumenti
di integrazione operativa, quali la riduzione dei volumi e/o delle frequenze di raccolta, e le raccolte
differenziate mantengono dunque delle caratteristiche “aggiuntive”, con inevitabili aumenti dei
costi.
Nel caso delle utenze produttive e di negozi e attività commerciali spesso i rifiuti prodotti sono costituiti
da materiali di tipologia uniforme e di notevoli possibilità di riciclaggio e reimpiego (p.es. imballaggio di
plastica a e cartone, sfridi di produzione, ecc.). Sarà quindi opportuno organizzare invece una
personalizzazione del servizio per le principali attività produttive e acquisire maggiori informazioni
attraverso la realizzazione di un'indagine sulla effettiva consistenza di tali attività.
Il passaggio da una struttura di conferimento anonima ad una raccolta domiciliarizzata tramite
l’assegnazione dei manufatti per la raccolta alle singole utenze è quindi consigliabile soprattutto per:
responsabilizzare il cittadino/utente nella riduzione del conferimento dei rifiuti;
modulare le volumetrie di raccolta in base alle effettive esigenze da parte delle utenze
domestiche e della attività commerciali/produttive;
evitare il conferimento improprio di alcune tipologie di rifiuti all’interno dei contenitori incustoditi;
limitare l'impatto visivo dei contenitori (e dell’abbandono di rifiuti nei pressi dei contenitori) in
contesti storici di alto pregio architettonico e ad elevata fruizione turistica.
Si dovrà quindi progressivamente riorganizzare l'attuale impostazione del servizio per adottare una
tipologia di conferimento del rifiuto residuo personalizzato mediante l'utilizzo di sacchi trasparenti (da
30-60 litri) per le utenze monofamiliari e bidoni carrellati (soprattutto di volume medio-piccolo: 80 - 120
- 360 litri) per le utenze di dimensioni maggiori. Va comunque sempre previsto l’utilizzo di sacchi
trasparenti anche quando si utilizzano bidoni personalizzati. Tale scelta dovrà comunque, ed
ovviamente, confrontarsi:
•
•
con la situazione operativa pregressa (compresi i mezzi già disponibili per la raccolta);
con la progettualità in essere , soprattutto laddove abbia già generato finanziamenti per acquisti
specifici.
Pagina 125 di 379
Provincia di Savona
5.4
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Area di raccolta della zona industriale
L’ area di raccolta della zona industriale è formata da sei Comuni con una popolazione residente
complessiva di circa 39.000 abitanti e rappresenta la zona più vicina all’autostrada Torino-Savona.
Questa area di raccolta rappresenta, per importanza e consistenza delle attività, il primo polo
industriale della Provincia per quanto riguarda l'economia insediata.
In quest’area coesistono insediamenti abitativi, industriali, turistici ed agricoli.
Tab. 46 – Caratteristiche del territorio della zona industriale
TOTALE
Densità
TOTALE
COMUNI
abitanti
RIFIUTI
per kmq
RIFIUTI t/a
kg/ab.anno
ALTARE
2.188
188,3
465,6
1.019
CAIRO MONTENOTTE
13.457
134,9
534,4
7.191
CARCARE
546,5
505,9
2.892
5.716
DEGO
1.964
28,7
489,0
960
QUILIANO
7.285
142,2
475,0
3.460
VADO LIGURE
341,8
748,1
6.196
8.282
TOTALE
38.892
230,4
536,3
21.718
% RD
15,7%
11,4%
31,9%
9,6%
9,6%
15,5%
15,6%
Relativamente ai dati dell'attuale impostazione del servizio di raccolta dei rifiuti urbani si può rilevare
un consistente aumento della produzione procapite nel Comune di Vado Ligure (dove è cominciata la
sostituzione dei contenitori da 1100 litri con quelli 2400 litri).
Per comprendere le reali cause di questo aumento della produzione dei rifiuti si devono analizzare
alcuni fattori che possono essere riassunto qui di seguito:
1. l'aumento dell'intercettazione di rifiuti del servizio pubblico risulta spesso correlato alla variazione
delle modalità di raccolta del rifiuto indifferenziato che possono favorire ed agevolare il
conferimento di rifiuti speciali di origine industriale non assimilati agli urbani o impropri (ad es.
inerti) mediante l'adozione di contenitori di sempre maggiori dimensioni (2400-3200 litri). Al
contrario l'adozione di sistemi di raccolta di tipo domiciliare favorisce una responsabilizzazione
degli utenti e semplificano le attività di controllo rendendo praticamente impossibili i conferimenti
impropri;
2. le dinamiche di assimilazione ai rifiuti urbani di rifiuti speciali provenienti dal settore industriale ed
artigianale effettuate dalle amministrazioni comunali (spesso per aumentare gli introiti della tassa
rifiuti) provocano un aumento dei quantitativi conferiti più o meno considerevole in relazione alla
situazione precedente (infatti molte amministrazioni assimilano rifiuti che vengono già conferiti, in
modo improprio, nel proprio sistema di raccolta);
3. l'attivazione di nuove forme di raccolta differenziata può indurre una maggiore intercettazione
complessiva di rifiuti anche se tale flusso aggiuntivo viene destinato al recupero; in particolare, la
raccolta domiciliare ed intensiva della frazione verde (es. con bidoni di grande volume anche
nelle zone con massiccia diffusione di villette con giardino) può determinare, oltre al positivo
superamento di alcune pratiche improprie di gestione di questi materiali (ad es. l'abbandono, la
combustione ecc,), anche una tendenza all’abbandono delle pratiche di compostaggio domestico;
i sistemi di raccolta del verde devono dunque trovare un punto di equilibrio tra la necessità di
fornire un sistema di raccolta differenziata e quella di promuovere la pratica
dell’autocompostaggio; torneremo verosimilmente sul tema con maggiori dettagli in prossimi
interventi su questa tribuna.
Per determinare a quali motivazioni debba essere imputato l'aumento della produzione procapite è
attualmente in corso una valutazione della serie storica di dati di produzione dei rifiuti urbani in
relazione alle variazioni delle modalità di raccolta dei rifiuti (differenziata e non) ed alle modifiche dei
criteri di assimilazione.
Per quanto riguarda i flussi di rifiuti di questa area di raccolta, di seguito si riporta una tabella
riepilogativa generale che riporta anche gli obiettivi di raccolta individuati sulla base dell’analisi della
situazione di questa specifica area riportate nei paragrafi successivi.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Tab. 47 – Riepilogo flussi ed obiettivi di raccolta differenziata nel area di raccolta della zona industriale
al 2010
Fraz.
RD 2005 RU al lordo RU al lordo
RU al
Obiettivo RD 2010
RU
Merceologiche
t/a
delle RD
delle RD
lordo
RD % al
t/a
residuo
sudd. %
2005
delle RD
2010
t/a al
2010
2010
t/a
t/a
t/a
% su fraz
t/a
t/a
%
Umido
0
25,36
4.630
3.935
70%
2.755
1.181
Verde
325
2,54
464
371
75%
279
93
Carta
1406
19,48
3.557
3.557
70%
2.490
1.067
Cartone
602
10,24
1.869
1.813
75%
1.360
453
Alluminio
0
0,59
108
105
50%
53
53
Metalli ferrosi
388
5,22
953
953
55%
524
429
Vetro
687
9,12
1.665
1.615
70%
1.131
485
Plastica imballaggi
260
4,55
831
772
70%
541
232
Altra plastica
0
9,39
1.714
1.714
0%
0
1.714
Legno
314
2,40
438
438
60%
263
175
Tessili e cuoio
93
3,44
628
628
50%
314
314
Pannolini
0
3,08
563
563
0%
0
563
Inerti
0
4,16
760
760
0%
0
760
R.U.P.
2
0,26
47
47
40%
19
28
Ingombranti
30
0,16
30
29
55%
16
13
Spazzamento
0
0,00
0
0
0%
0
0
Totale
4.107
100,00
18.258
17.302
56,3%
9.742
7.560
5.4.1
Carta e cartoni
Per la realtà della zona industriale si ritiene che la scelta della capillarizzazione della raccolta del
cartone presso le grandi utenze commerciali ed artigianali possa costituire uno standard operativo
opportuno, perseguendo l’obiettivo del conseguimento di elevati traguardi di intercettazione di un
materiale che si caratterizza per:
• elevate possibilità di recupero;
• forte stagionalità dei quantitativi prodotti;
• notevole ingombro del materiale se conferito nei cassonetti di raccolta per il secco non-riciclabile.
Questo tipo di soluzione dovrà essere adottata operando però un'ottimizzazione dei percorsi di
raccolta che coinvolga tutti i Comuni con elevata presenza di attività commerciali ed industriali in modo
da servire anche quei Comuni che per dimensione territoriale o per densità di attività produttive non
giustificherebbero l’attivazione di un servizio esclusivamente dedicato.
Nel caso della frazione cartacea ad uso grafico prodotta dalle utenze domestiche è possibile
mantenere, perlomeno in alcune zone, la raccolta mediante contenitori stradali o con circuiti di
prossimità; tale scelta tuttavia finisce per aumentare l'impatto visivo dei contenitori disposti sul
territorio (da evitarsi in zone ad elevato valore paesaggistico quali i centri storici ad elevata fruizione
turistica) e limita notevolmente le rese quali-quantitative di raccolta per la comprensibile peggiore
comodità di conferimento da parte degli utenti e minore responsabilizzazione degli stessi.
Per i contesti summenzionati (centri storici) e per le aree vocate alla raccolta domiciliare (zone con
elevata densità abitativa) risulta quindi preferibile l’adozione di un circuito domiciliarizzato di raccolta
della carta.
Nelle zone ad elevata dispersione dei nuclei abitativi o comunque con un densità abitativa mediobassa si dovrebbero invece utilizzare dei contenitori dedicati (cassonetti da 2400 litri). Il materiale
potrebbe essere così raccolto con l’utilizzo di compattatori a caricamento laterale al fine di ridurre i
costi della raccolta. Questa modalità di ottimizzazione consente inoltre di trovare un impiego
alternativo almeno ad una quota dei mezzi ed ai contenitori (opportunamente adattati) attualmente
utilizzati per la raccolta dell’indifferenziato (in particolare a Savona).
In aggiunta all’intercettazione mirata degli imballaggi e della carta attraverso la domiciliarizzazione del
servizi risulta comunque opportuno prevedere anche la possibilità di conferimento diretto presso le
stazioni ecologiche comunali o zonali.
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Provincia di Savona
5.4.2
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Raccolta del vetro
Il servizio di raccolta delle bottiglie di vetro nella zona industriale risulta attualmente incentrata sulla
raccolta con campane stradali (da 3000 o 2000 litri).
Tale impostazione del servizio può essere integrata, soprattutto per soddisfare le esigenze delle
grandi utenze, con la raccolta domiciliare (con bidoni da 120-240 litri) presso alcune utenze specifiche
(Bar, Ristoranti, Mense) e la possibilità del conferimento presso le stazioni ecologiche.
Risulta inoltre opportuno facilitare il conferimento delle bottiglie di vetro da parte di utenze con
notevole produzione specifica (quali bar, ristoranti, agriturismi, ecc.) valutando la dislocazione di
alcune campane con "open box", dotate anche di uno sportello aggiuntivo con apertura a chiavistello.
La raccolta congiunta di vetro e lattine in campane stradali, pur essendo diventata uno standard
operativo sempre più diffuso per la praticità dei conferimenti e per i bassi costi di raccolta e selezione
dei materiali, dovrà essere concordata, in specifici incontri da effettuarsi in presenza
dell’Amministrazione Provinciale, con i responsabili dei Consorzi di filiera valutando come opzione in
alternativa alla raccolta della plastica e delle lattine.
5.4.3
Raccolta della plastica
L'attuale impostazione del servizio nei Comuni della zona industriale prevede essenzialmente la
raccolta dei soli contenitori per liquidi in plastica ed è incentrata sulla raccolta con campane (20003000 litri) e cassonetti stradali (da 1100 o 2400 litri).
Per quanto riguarda la scelta dei metodi di raccolta da adottare (domiciliare o a contenitori stradali) si
deve evidenziare che tale scelta deve essere effettuata tenendo in considerazione le caratteristiche
specifiche di tale materiale (basso peso specifico) che influiscono sui costi di raccolta (fino a 250 €/t
con i tradizionali sistemi a cassonetto stradale e fino a 500 €/t per la raccolta domiciliare con sacchi
semitrasparenti da 80-100 litri) relativamente ai bassi quantitativi intercettabili (fino a 10 kg/ab/anno
con contenitori stradali e 20 kg/ab/anno con la raccolta domiciliare).
Tenendo conto della situazione specifica della zona industriale si consiglia di mantenere, almeno per
le zone a maggiore dispersione abitativa, l’abbinamento del conferimento presso i contenitori stradali
con la possibilità di conferimento di tali imballaggi presso le stazioni ecologiche quale integrazione dei
circuiti di raccolta differenziata degli imballaggi in plastica.
Per quanto riguarda i teli agricoli (assai presenti in queste zone), i sacchi in polietilene, i film e
cassette in plastica, tali materiali possono essere conferiti da parte di utenze commerciali o produttive
(agricoltori, commercianti) presso le stazioni ecologiche.
5.4.4
Beni durevoli ed ingombranti
L’attuale servizio di raccolta degli ingombranti nella zona industriale viene principalmente attuata su
chiamata o prenotazione telefonica oppure in container posizionati in aree comunali.
Considerato che gli ingombranti sono uno dei flussi più consistenti tale servizio dovrebbe essere
integrato con il sistema di conferimento presso le stazioni ecologiche.
La raccolta di materiali ingombranti (mobili, elettrodomestici, beni durevoli) presso le stazioni
ecologiche dovrebbe comunque essere integrata con un sistema di asportazione su
chiamata/prenotazione telefonica (almeno per i Comuni che non hanno ancora organizzato tale
servizio). Si suggerisce però di adottare una frequenza del servizio a domicilio di tipo mensile, in modo
da indurre gli utenti a recarsi direttamente presso le stazioni ecologiche.
5.4.5
Raccolta e valorizzazione dell’umido
Per quest’ area di raccolta l’estensione della raccolta dell’umido risulta essenziale per permettere di
raggiungere gli obiettivi di raccolta individuati dalla Provincia.
Per quanto riguarda le modalità di raccolta da adottare per il recupero degli scarti di cucina nell’ area
di raccolta della zona industriale si ritiene preferibile l’adozione di un circuito di raccolta
domiciliarizzato almeno laddove le condizioni lo permettono (cioè la medio-alta densità abitativa) o, se
non è possibile la domiciliarizzazione stretta (es. per mancanza di spazi privati interni), si consiglia
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
l’organizzazione di una raccolta “di prossimità” con il posizionamento di contenitori di piccole
dimensioni (80-120-240 litri).
Anche per questa area si consiglia di adottare una raccolta dello scarto di cucina “in purezza” (senza
miscelazione con il verde che in queste zone risulta assai consistente) poiché tale raccolta rende
possibile l'impiego di mezzi non compattanti, con contenitori a "vasca" e caricamento sia manuale
(mastelli) che meccanizzato (bidoni). Tali mezzi dovranno essere utilizzati quali mezzi satelliti rispetto
a mezzi di maggiori dimensioni o a container a tenuta da posizionarsi in luoghi baricentrici ai servizi di
raccolta per consentire di trasportare l’umido con mezzi più grandi e quindi con costi inferiori.
Per la raccolta dello scarto di cucina dovranno essere impiegati contenitori di dimensioni relativamente
contenute per impedire il conferimento congiunto di umido e scarto verde secondo quanto già indicato
nei paragrafi precedenti. La realizzazione della raccolta dell'umido presso le utenze domestiche
residenti dovrà comunque prevedere l'esclusione di alcune zone della area industriale dove, per la
bassa densità abitativa o per la lontananza dai percorsi principali di raccolta, la raccolta risulta troppo
onerosa e comunque senza un equilibrio costi/benefici. In tali situazioni andrà fortemente incentivata
la pratica del compostaggio domestico.
Per quanto riguarda i “gruppi dispersi” e le zone spiccatamente rurali, è opportuno puntare anche alla
promozione del riutilizzo degli scarti organici a scopo di mangime e per la produzione di compost
domestico, quale alternativa alla raccolta della frazione umida.
5.4.6
Raccolta e recupero del verde
Anche in questa area, come in tutta la Provincia di Savona, il recupero del verde dovrà essere
integrato attraverso:
• programmi di incentivazione del compostaggio domestico secondo obiettivi, criteri e modalità già
specificati in precedenza e dall’altro;
• circuiti di raccolta che consentano l’intercettazione del verde delle utenze, che non ritengono di
adottare le pratiche di autocompostaggio.
In tutti i Comuni dell’ area di raccolta dovrebbero essere attivate le seguenti iniziative sinergiche:
1. compostaggio domestico, adeguatamente sostenuto e promosso dalle singole Amministrazioni;
2. conferimento diretto presso le stazioni ecologiche comunali (ed eventuale ritiro di scarti verdi già
triturati).
Relativamente alle zone a maggiore densità abitativa si propone di integrare tali servizi con
l’attivazione di un circuito di raccolta a domicilio almeno per il periodo estivo. Tale circuito, dato che la
bassa attrattività (per insetti e roditori) dello scarto ne consente la ritenzione nel giardino per tempi
relativamente prolungati, dovrà adottare una frequenza di raccolta non superiore alle 1 o 2 volte al
mese, in modo da rendere il servizio non troppo “comodo” per l’utente. Un circuito di conferimento
domiciliarizzato troppo spinto tenderebbe al contrario ad aumentare, come è successo in alcune realtà
nazionali e estere, i quantitativi di verde (e di umido) da gestire da parte del servizio, arrivando anche
a 200 -300 kg/ab.anno.
In Provincia di Savona l’attivazione della raccolta del verde può essere effettuata anche in assenza di
un impianto di compostaggio comprensoriale per le frazioni organiche. Infatti dei siti per il solo
compostaggio degli scarti verdi possono essere predisposti in breve tempo presso alcune Stazioni
ecologiche.
Gli scarti di manutenzione del verde presentano infatti condizioni processistiche particolari:
• la bassa fermentescibilità ne consente il compostaggio con sistemi "estensivi" ed all'aperto
(assenza di impatti olfattivi rilevanti);
• la presenza di buone percentuali di materiale strutturale (potature, tosature di siepe, fogliame
coriaceo, ecc.) consente l'innalzamento delle dimensioni dei cumuli, il che consente risparmi di
superficie e rende i cumuli tendenzialmente indipendenti dalle condizioni atmosferiche
("autocoibentazione", con minore dispersione di calore e di umidità);
• tali condizioni operative (altezza dei cumuli, buona strutturazione) conferiscono buone capacità
"assorbenti" nei confronti delle precipitazioni atmosferiche, il cui destino è in gran parte quello di
inumidire i materiali, venire utilizzate per i processi microbici e dunque evaporare facendo da
volano termico; le acque di percolazione alla base dei cumuli sono poche (in cumuli ben strutturati
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
dell'ordine del 20 % sul totale delle precipitazioni) e - in ragione del basso tenore in azoto delle
matrici - relativamente povere di composti azotati.
Tutto ciò segnala la possibilità di una gestione all'aperto dei materiali; l’intercettazione delle
precipitazioni atmosferiche sui cumuli è d’altronde opportuna onde evitare gli eccessivi disseccamenti
che si riscontrerebbero a lungo termine sotto copertura in conseguenza della evaporazione non
bilanciata da precipitazioni. La gestione di tali materiali si può dunque configurare come un tipico
processo estensivo, con gestione all'aperto, basso livello di controllo termico ed igrometrico sulla
biomassa, bassi input energetici, tempi di processo medio-lunghi; in relazione alla loro semplicità
costruttiva, i siti per il compostaggio degli scarti verdi possono essere più propriamente definiti come
"piazzole" od "aree attrezzate per il compostaggio" anziché come "impianti".
5.4.7
Raccolta dei rifiuti pericolosi
Per la raccolta dei rifiuti pericolosi, dei farmaci, delle pile valgono le stesse considerazioni già riportate
nel paragrafo 6.3.7.
Inoltre, considerata la vocazione agricola di una parte dell’area di raccolta, presso le stazioni
ecologiche si potrebbe considerare l’opportunità di organizzare il conferimento (previo accordo con le
categorie interessate) dei rifiuti pericolosi prodotte dagli agricoltori (contenitori per fitofarmaci, teli
agricoli contaminati da sostanze chimiche ecc.)
Infine, per quanto riguarda i Comuni non serviti dalle stazioni ecologiche complesse o semplificate, si
può valutare l’opportunità dell’utilizzo di un mezzo mobile attrezzato. I cittadini potranno così conferire
presso il mezzo mobile i vari materiali pericolosi nei giorni prestabiliti (abitualmente nella giornata di
mercato). L’operatore addetto alla gestione del mezzo mobile opererà sia la corretta suddivisione dei
vari materiali sia un’ opera di sensibilizzazione ed informazione.
5.4.8
Raccolta del secco residuo/non riciclabile (“resto”)
Attualmente in questa area di raccolta il servizio di raccolta del secco indifferenziato viene effettuato
principalmente mediante cassonetti stradali anche se in alcuni Comuni le zone dei centri storici
vengono servite da un circuito di raccolta mediante sacchi depositati sul ciglio stradale nei giorni di
raccolta.
Mantenendo l’attuale sistema di raccolta attraverso contenitori stradali si ottiene un indubbio
contenimento dei punti di prelievo; tuttavia va tenuto conto del fatto che:
non si attiva un sistema che induca le utenze ad un maggiore responsabilità nel conferimento dei
propri rifiuti;
é difficile controllare il flusso di rifiuti della attività produttive che viene immesso – impropriamente
– nel circuito dei rifiuti urbani;
i circuiti di raccolta differenziata assumono i connotati di un sistema a “partecipazione volontaria”;
molto materiale recuperabile viene inserito in realtà nel rifiuto residuo, e ciò non ne consente una
sostanziale riduzione in volume (es. per la carta) ed in fermentescibilità (con specifico riferimento
all’organico alimentare); con ciò stesso, vengono a mancare alcuni dei più significativi strumenti di
integrazione operativa, quali la riduzione dei volumi e/o delle frequenze di raccolta, e le raccolte
differenziate mantengono dunque delle caratteristiche “aggiuntive”, con inevitabili aumenti dei costi.
Il passaggio da una struttura di conferimento anonima ad una raccolta domiciliarizzata o almeno di
“prossimità” tramite l’assegnazione dei manufatti per la raccolta alle singole utenze è quindi
consigliabile soprattutto per:
responsabilizzare il cittadino/utente nella riduzione del conferimento dei rifiuti;
modulare le volumetrie di raccolta in base alle effettive esigenze da parte delle utenze
domestiche e della attività commerciali/produttive;
evitare il conferimento improprio di alcune tipologie di rifiuti all’interno dei contenitori incustoditi;
limitare l’impatto visivo in contesti storici di alto pregio architettonico.
Va dunque valutata la possibilità, per l’evoluzione futura del sistema, di adottare – ove la viabilità e la
struttura urbanistica lo rendano praticabile – una tipologia di conferimento del rifiuto residuo
personalizzato mediante l’utilizzo di sacchi trasparenti (da 30-60 litri) per le utenze monofamiliari e
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
bidoni carrellati (soprattutto di volume medio-piccolo: 80–120–360 litri) per le utenze di dimensioni
maggiori. Va comunque sempre previsto l’utilizzo di sacchi trasparenti anche quando si utilizzano
bidoni personalizzati.
Tale scelta dovrà comunque, ed ovviamente, confrontarsi:
•
•
con la situazione operativa pregressa (compresi i mezzi già disponibili per la raccolta);
con la progettualità in essere , soprattutto laddove abbia già generato finanziamenti per acquisti
specifici.
In particolare, nel caso della personalizzazione dei servizio di raccolta, le volumetrie necessarie per la
frazione secca indifferenziata possono essere disposte sia mediante sistemi “a sacco” da esporre nel
giorno di raccolta, sia mediante la distribuzione a ciascun edificio, in ragione del numero di famiglie
coinvolte, di uno o più bidoni carrellati; entrambe le soluzioni consentono una personalizzazione e
responsabilizzazione dell’utente.
Tale strategia può certamente essere presa in considerazione per i principali centri urbani e per le
frazioni periferiche di questa area.
Una situazione differente invece si propone nel caso degli insediamenti isolati; tale metodologia
difficilmente risulta applicabile in “gruppi dispersi” e nelle zone a connotazione più rurale. In questi
contesti si potrà quindi valutare la possibilità di mantenere i contenitori di maggiori dimensioni come
“punti di accentramento” onde evitare una notevole amplificazione dei costi correlati alla
domiciliarizzazione del servizio in tali aree.
5.5
Area di raccolta della zona turistica
Il territorio della zona turistica comprende 16 comuni ed una popolazione residente complessiva di
circa 106.000 abitanti che, nel corso del periodo estivo, a causa del massiccio afflusso turistico,
supera le 200.000 unità.
Come accennato, questa area di raccolta è caratterizzata da una forte vocazione turistica che
determina un notevole incremento della popolazione soprattutto durante il periodo estivo. Ciò
comporta varie problematiche relativamente ai rifiuti da smaltire, alle operazioni di pulizia del suolo
pubblico ed alle acque di scarico da depurare. Nell'area si ritrovano insediamenti artigianali, legati
soprattutto alle attività turistiche ed alla trasformazione dei prodotti agricoli (principalmente olio,
prodotti ortofrutticoli e vino).
Tab. 48 – Caratteristiche del territorio della zona turistica
COMUNI
ALASSIO
ALBISOLA SUPERIORE
ALBISSOLA MARINA
ANDORA
BERGEGGI
BORGHETTO S.S.
BORGIO VEREZZI
CELLE LIGURE
CERIALE
FINALE LIGURE
LAIGUEGLIA
LOANO
NOLI
PIETRA LIGURE
SPOTORNO
VARAZZE
TOTALE
abitanti
11.268
10.808
5.680
7.186
1.224
5.379
2.358
5.444
5.773
11.794
2.059
11.419
2.965
9.077
4.171
13.840
110.445
Densità
per kmq
604,3
376,3
1757,2
214,1
311,7
950,4
717,5
551,7
470,7
342,4
781,7
785,1
306,2
888,4
467,2
280,6
443,7
TOTALE
TOTALE
RIFIUTI
RIFIUTI t/a
kg/ab.anno
957,4
10.788
594,7
6.428
645,1
3.664
1110,9
7.983
827,8
1.013
856,7
4.608
874,4
2.062
790,5
4.303
982,9
5.674
865,2
10.204
1188,8
2.448
852,6
9.736
739,7
2.193
871,9
7.914
1076,2
4.489
726,3
10.052
847,1
93.560
Pagina 131 di 379
% RD
15,8%
15,1%
9,5%
16,6%
19,1%
12,9%
10,8%
19,2%
10,8%
10,7%
12,9%
14,8%
9,0%
10,2%
21,4%
8,9%
13,4%
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Relativamente ai dati di produzione pro-capite dei rifiuti urbani si deve rilevare una produzione più alta
di quella media a livello provinciale a causa della fortissima connotazione turistica di questi Comuni.
La connotazione turistica risulta estremamente evidente se si considerano i dati di produzione mensile
di rifiuti che presentano una elevatissima crescita della produzione di rifiuti nei mesi interessati dal
flusso turistico (prevalentemente da giugno a settembre).
In alcuni comuni dell’area (ad es. Alassio) sono state realizzate delle sperimentazioni relative
all’utilizzo di cassonetti interrati. Tali attrezzature possono essere realizzate secondo quattro tipologie:
interrati con o senza compattazione e fuori terra con o senza compattazione. Per i dispositivi interrati è
previsto che, quando i contenitori siano pieni, vengano sollevati da dispositivo idraulico.
Relativamente all’efficacia di tale soluzione, si possono evidenziare le seguenti problematiche:
• i tempi di svuotamento vengono aumentati a causa dell’attesa del sollevamento dei dispositivi;
• esiste la concreta possibilità che i costi di manutenzione e di ripristino incidano in misura assai
consistente sui costi di raccolta determinandone un aumento significativo;
• il difficile reperimento di luoghi adatti al posizionamento di tali dispositivi ne rende comunque assai
difficile la diffusione. Questa eventualità, assai probabile considerata la difficoltà di reperimento di
spazi idonei nel territorio considerato, determinerebbe l’insufficienza di tale modalità per garantire
una comoda partecipazione di tutti i cittadini ai programmi di raccolta differenziata facendo
assumere a tale modalità un carattere integrativo di altre modalità di raccolta.
Per quanto riguarda i flussi di rifiuti di questa area di raccolta, di seguito si espone una tabella
riepilogativa generale che contiene anche gli obiettivi di raccolta individuati sulla base dell’analisi della
situazione di questa specifica area.
Tab. 49 – Riepilogo flussi ed obiettivi di raccolta differenziata nell’ area di raccolta della zona turistica
al 2010
Fraz.
RD 2005 RU al lordo RU al lordo
RU al
Obiettivo RD 2010
RU
Merceologiche
t/a
delle RD
delle RD
lordo
RD % al
t/a
residuo
sudd. %
2005
delle RD
2010
t/a al
2010
2010
t/a
t/a
t/a
% su fraz
t/a
t/a
%
Umido
0
22,86
21.437
17.149
55%
9.432
7.717
Verde
1.547
5,59
5.244
4.195
60%
2.517
1.678
Carta
2.815
19,38
18.170
18.170
65%
11.811
6.360
Cartone
1.106
11,06
10.375
10.167
70%
7.117
3.050
Alluminio
0
0,80
747
732
40%
293
439
Metalli ferrosi
661
3,22
3.016
3.016
40%
1.206
1.810
Vetro
4.182
8,57
8.033
7.873
70%
5.511
2.362
Plastica imballaggi
862
4,17
3.907
3.712
55%
2.042
1.670
Altra plastica
0
11,55
10.834
10.834
0%
0
10.834
Legno
783
1,73
1.619
1.619
45%
729
891
Tessili e cuoio
134
2,08
1.954
1.954
45%
879
1.075
Pannolini
0
5,73
5.369
5.369
0%
0
5.369
Inerti
0
2,50
2.345
2.345
0%
0
2.345
R.U.P.
226
0,30
280
280
40%
112
168
Ingombranti
191
0,24
229
222
40%
89
133
Spazzamento
216
0,23
216
216
0%
0
216
Totale
12.507
100,00
93.776
87.855
47,5%
41.737
46.117
5.5.1
Carta e cartoni
Anche per la realtà della zona turistica si ritiene che la scelta della capillarizzazione della raccolta del
cartone nei centri con maggiore attività turistiche e commerciali possa costituire uno scelta operativa
assai vantaggiosa anche in considerazione della:
• elevate possibilità di recupero;
• forte stagionalità dei quantitativi prodotti;
• notevole ingombro del materiale se conferito nei cassonetti di raccolta per il secco non-riciclabile.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Inoltre una raccolta personalizzata di queste frazioni presso commercianti e negozianti contribuisce
anche a garantire maggiormente il decoro urbano assai importante in zone, quali quella della riviera,
ad elevata fruizione turistica.
Questo tipo di soluzione dovrà essere adottata in tutti gli ambiti, eventualmente stabilendo percorsi
ottimizzati di raccolta attraverso quei comuni che per dimensione territoriale o per densità di attività
produttive non giustificano l’attivazione di un servizio esclusivamente dedicato.
Nel caso della frazione cartacea ad uso grafico prodotta dalle utenze domestiche non risulta
consigliabile la raccolta mediante contenitori stradali o con circuiti di prossimità poiché tale modalità
accresce l'impatto visivo dei contenitori disposti sul territorio (da evitarsi in zone ad elevato valore
paesaggistico quali quelle costiere ed i centri ad elevata fruizione turistica) e limita notevolmente le
rese quali-quantitative di raccolta per la comprensibile peggiore comodità di conferimento da parte
degli utenti e minore responsabilizzazione degli stessi.
Per l’area di raccolta della zona turistica risulta quindi preferibile l’adozione di un circuito
domiciliarizzato di raccolta della carta. Tale circuito, al fine di garantire l’esigenza del decoro estetico
(particolarmente sentito in centri ad elevata fruizione turistica), potrà essere realizzato attraverso la
cessione in comodato d’uso gratuito di bidoni di varia volumetria (120-240-360 litri in relazioni al
numero di famiglie coinvolte) oppure di contenitore di polipropilene riutilizzabili da 60-80 litri di
capienza (altezza 60-65 cm, larghezza 40-45 cm, profondità 25-30 cm) appositamente distribuiti. Si
può così evitare l’utilizzo di sacchi in polietilene, non conformi alla tipologia del materiale raccolto (in
tal caso si renderebbe necessario un intervento dell’operatore, o il conferimento in impianto provvisto
di rompisacco separatore). La frequenza di raccolta sarà di norma settimanale o quindicinale con un
incremento delle frequenze nel periodo estivo.
5.5.2
Raccolta del vetro
In questa area di raccolta l’attuale servizio di raccolta del vetro effettuato con campane stradali
dovrebbe essere integrato, soprattutto per soddisfare le esigenze delle utenze commerciali (Bar,
Ristoranti, Pizzerie, Alberghi), con la raccolta domiciliare (con bidoni da 120-240-360 litri) e la
possibilità del conferimento presso le stazioni ecologiche. Con questa impostazione della raccolta si
può migliorare il decoro urbano e rendere al contempo possibile il conferimento di oggetti voluminosi
quali damigiane, fiaschi e lastre.
Nel zone a maggiore congestione urbanistica ed alta densità abitativa (centri storici, zone balneari
ecc.) si potrà inoltre sostituire il servizio di raccolta con campane stradali (anche per prevenire la
spesso diffusa abitudine all'abbandono di materiali presso i contenitori) mediante l’utilizzo di bidoni da
120-240 litri (simili a quelli posizionati presso i Bar) da fornire in comodato d’uso gratuito ai vari
condomini.
Relativamente alle problematiche relative alla sensibilizzazione delle utenze turistiche, la Provincia
dovrà promuovere la realizzazione di una specifica campagna di comunicazione che, coinvolgendo i
proprietari (o le agenzie intermediarie) degli immobili a prevalente fruizione turistica, dovrà individuare
gli strumenti per veicolare opportunamente le informazioni (opuscoli, depliant ecc.) e gli strumenti
(sacchetti, contenitori ecc.) necessarie alla corretta partecipazione a programmi di raccolta
differenziata degli imballaggi in vetro.
5.5.3
Raccolta della plastica
L'attuale impostazione del servizio in questa area prevede normalmente la raccolta dei soli contenitori
per liquidi in plastica ed è incentrata sulla raccolta con cassonetti stradali e campane (da 1100 o 3000
litri). Relativamente alla scelta dei metodi di raccolta da adottare (domiciliare o a contenitori stradali)
nella zona turistica si devono tenere in considerazione non soltanto i costi delle due opzioni di raccolta
ma anche le esigenze di decoro urbano (prioritarie in questi contesti) e le problematiche relative alle
elevatissimi oscillazione delle produzioni di tali imballaggi nel periodo estivo (a causa dell’elevata
fruizione turistica).
Alla luce di queste considerazioni si può consigliare di privilegiare la modalità di raccolta domiciliare
che, anche se maggiormente costosa, permette di coinvolgere capillarmente anche le zone
caratterizzate da un elevata densità urbanistica ed una viabilità assai problematica. La modalità
organizzativa più adatta a questo contesto dovrebbe essere il conferimento in sacchi colorati
semitrasparenti (ad es. gialli) da 80-100 litri che potrebbero essere conferiti nella tarda serata per
essere raccolti da mezzi a vasca (tipo daily con 5 mc utili) alle prime ore del mattino seguente
(evitando così problematiche dovute all’intenso traffico del periodo estivo). La frequenza di raccolta
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
dovrebbe essere bisettimanale nel periodo estivo (ad es. lunedì e giovedì mattina) e settimanale nel
resto dell’anno. L’aumento delle frequenza di raccolta del periodo estivo consentirebbe una
semplificazione delle modalità di partecipazione anche alle utenze che affittano locali per periodi di
soggiorno limitati.
Anche per gli imballaggi in plastica la sensibilizzazione delle utenze turistiche dovrà comunque essere
oggetto di una specifica campagna di comunicazione che, coinvolgendo i proprietari (o le agenzie
intermediarie) degli immobili a prevalente fruizione turistica, dovrà individuare gli strumenti per
veicolare opportunamente le informazioni (opuscoli, depliant ecc.) e le dotazioni (sacchetti, contenitori
ecc.) necessarie alla corretta partecipazione a programmi di raccolta differenziata.
Sarebbe infine opportuno promuovere forme di riduzione di tale tipologia di rifiuto attraverso la
promozione di circuiti di vuoto a rendere, in particolare presso le attività ristorative e da alberghiere
assai diffuse nella zona turistica.
5.5.4
Raccolta delle lattine
Anche per quanto riguarda i Comuni della zona turistica la raccolta delle lattine risulta attualmente
scarsamente diffusa anche se alcuni Comuni effettuano la raccolta congiunta di lattine e vetro nelle
campane stradali. In riferimento all’area di raccolta turistica si sconsiglia l’adozione di circuiti di
raccolta monomaterale per la raccolta delle lattine (con l’unica esclusione delle raccolte delle
associazioni di volontariato o presso utenze specifiche quali bar, ristoranti, pizzerie ecc.) e si rimanda
alle valutazione delle raccolta combinate illustrate nei paragrafi precedenti.
Relativamente alla tempistica di attivazione del servizio è inoltre possibile, nel caso in cui
nell’immediato i recuperatori o i Consorzi di filiera non siano disponibili a ritirare il materiale da raccolta
combinata (plastica-lattine o vetro-lattine), rinviare l’attivazione della raccolta sino all’entrata in
funzione degli impianti di separazione e valorizzazione.
5.5.5
Beni durevoli ed ingombranti
L’attuale servizio di raccolta degli ingombranti nei Comuni della zona turistica viene principalmente
attuata attraverso il conferimento diretto in container posizionati in aree comunali.
Considerato che il problema del corretto recupero degli ingombranti risulta particolarmente importante
in questi Comuni (visto che la pratica dell’abbandono di questi materiali causa un pessimo impatto per
il decoro urbano) si prevede di realizzare una stazione ecologica a servizio dei comuni con più di
2.000 abitanti totali. L’individuazione di numerose stazioni ecologiche è stata attuata proprio per
cercare di favorire il conferimento di tali materiali non imponendo agli utenti tempi di percorrenza
troppo elevati per raggiungere tali strutture.
La raccolta di materiali ingombranti (mobili, elettrodomestici, beni durevoli) presso le stazioni
ecologiche dovrà comunque essere integrata con un sistema di asportazione su
chiamata/prenotazione telefonica; per tale motivo si suggerisce di adottare una frequenza del servizio
a domicilio mensile (ed eventualmente settimanale o quindicinale solo nel periodo estivo), in modo da
indurre gli utenti a recarsi direttamente presso le stazioni ecologiche.
Per contenere i costi di adeguamento o di realizzazione delle stazioni ecologiche saranno
caratterizzati da una struttura assai semplificata in cui si prevede di effettuare lo stoccaggio
provvisorio separato di elettrodomestici, ingombranti in ferro e mobili in legno nonché dei principali
materiali recuperabili (vetro, verde, cartone ecc.) attraverso alcune benne/container scarrabili.
5.5.6
Raccolta e valorizzazione dell’umido
Nell’area di raccolta della zona turistica la raccolta dell’umido non risulta ancora attuata da nessun
Comune. Per queste zone l’attivazione della raccolta dell’umido risulta invece essenziale per
permettere di raggiungere gli obiettivi di raccolta individuati dalla Provincia.
Considerata la spiccata vocazione turistica di questa area di raccolta risulta assai importante e
prioritaria l’attivazione di un circuito specifico di raccolta differenziata della frazione umida presso i
principali alberghi, bar e ristoranti. Presso queste utenze la produzione specifica di scarto alimentare
delle attività ristorative/alberghiere può essere stimata tra i 200 – 300 g/pasto, a seconda che si tratti
di catering o attività di preparazione diretta dei pasti.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Anche nell’area di raccolta turistica, per quanto riguarda le modalità di raccolta da adottare per il
recupero degli scarti di cucina, si ritiene preferibile l’adozione di un circuito di raccolta domiciliarizzato
che prevede la cessione in comodato d’uso gratuito dei contenitori o bidoni alle stesse utenze
coinvolte. Laddove non risulti possibile la domiciliarizzazione stretta (es. per mancanza di spazi privati
interni) si consiglia l’organizzazione di una raccolta “di prossimità” con il posizionamento di contenitori
di piccole dimensioni (80-120-240 litri). Anche in questo caso è comunque necessario abbinare ogni
contenitore ad un unico condominio (attraverso la cessione in comodato d'uso gratuito) ed
eventualmente dotare gli stessi contenitori di chiavistelli; quest’ultima modalità di raccolta si differenzia
dal diffuso metodo di raccolta effettuato con bidoni stradali posizionati accanto ai contenitori di grandi
dimensioni per i RU sia per i maggiori tassi di recupero dello scarto alimentare (fino a ed oltre i 200
g/ab.giorno) sia per il grado di purezza merceologica ottenuto (2-3 % di impurità max contro il 5-10%
tipico dei sistemi a contenitore stradale).
Anche per l’area di raccolta turistica si consiglia di adottare una raccolta dello scarto di cucina “in
purezza” (senza miscelazione con il verde che in queste zone risulta assai consistente) poiché tale
raccolta rende possibile l'impiego di mezzi non compattanti, con contenitori a "vasca" e caricamento
sia manuale (mastelli) che meccanizzato (bidoni). Tali mezzi dovranno essere utilizzati quali mezzi
satelliti rispetto a mezzi di maggiori dimensioni o a container a tenuta da posizionarsi in luoghi
baricentrici ai servizi di raccolta per consentire di trasportare l’umido con mezzi più grandi e quindi con
costi inferiori.
Per la raccolta dello scarto di cucina dovranno essere impiegati contenitori di dimensioni relativamente
contenute per impedire il conferimento congiunto di umido e scarto verde. La realizzazione della
raccolta dell'umido presso le utenze domestiche residenti e fluttuanti dovrà comunque prevedere
l'esclusione di alcune zone della zona turistica dove, per la bassa densità, la raccolta risulta troppo
onerosa e comunque senza un equilibrio costi/benefici. In tali situazioni andrà fortemente incentivata
la pratica del compostaggio domestico.
5.5.7
Raccolta e recupero del verde
Su tale flusso è necessario intervenire - da un lato – con programmi di incentivazione del
compostaggio domestico secondo obiettivi, criteri e modalità specificati al paragrafo precedente e
dall’altro, istituendo circuiti di raccolta che consentano l’intercettazione del verde delle utenze
turistiche o da quelle che non ritengono di adottare le pratiche di autocompostaggio.
Per la gestione dello scarto verde nelle zone vocate (abitazioni dotate di verde condominiale o
giardini) si dovrebbero quindi adottare le seguenti opzioni di gestione e conferimento che devono
essere intese come complementari:
1. compostaggio domestico, adeguatamente sostenuto e promosso dalle singole Amministrazioni;
2. conferimento diretto presso le stazioni ecologiche comunali;
3. istituzione di un circuito di raccolta a domicilio.
Per l’ultima opzione la frequenza di raccolta tipica può variare da quindicinale a settimanale nel
periodo estivo, considerata sia la bassa attrattività (per insetti e roditori) dello scarto che ne consente
la ritenzione nel giardino per tempi relativamente prolungati, sia le esigenze particolari di utenze che
utilizzano le abitazioni solo nel weekend o per brevi periodi dell’anno.
In effetti un circuito di conferimento domiciliarizzato troppo spinto tende ad aumentare, come è
successo in alcune realtà nazionali e estere, i quantitativi di verde (e di umido) da gestire da parte del
servizio, arrivando anche a 200 -300 kg/ab.anno ma la spiccata fruizione turistica di queste zone non
consente di ottenere una larga diffusione del compostaggio domestico (almeno per le utenze non
stanziali).
5.5.8
Raccolta dei rifiuti pericolosi
Per la raccolta dei rifiuti pericolosi, dei farmaci, delle pile valgono le stesse considerazioni già riportate
nel paragrafi relativi alle precedenti aree di raccolta. Nel contesto della zona turistica risulta inoltre
assai importante una raccolta capillare degli olii vegetali secondo le modalità già descritte nei paragrafi
precedenti.
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5.5.9
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Raccolta del secco residuo/non riciclabile (“resto”)
Attualmente nell’ area di raccolta della zona turistica il servizio di raccolta del secco indifferenziato
viene effettuato principalmente mediante cassonetti stradali (generalmente da 1.100 litri) anche se in
alcuni Comuni le zone dei centri urbani ad alta densità abitativa vengono servite da un circuito di
raccolta mediante sacchi depositati sul ciglio stradale nei giorni di raccolta.
L'attuale sistema di raccolta attraverso contenitori stradali consente un indubbio contenimento dei
punti di prelievo ma va tenuto conto del fatto che:
Si devono gestire delle elevate fluttuazione dei quantitativi intercettati a fronte di una volumetria a
disposizione dei conferimenti che, certamente, non è possibile variare in base alle diverse
esigenze del periodo estivo. In questo modo si può agire soltanto sulle frequenze ma
l’assembramento di rifiuti all’esterno dei contenitori risulta assai frequente.
Non si attiva un sistema che induca le utenze ad un maggiore responsabilità nel conferimento dei
propri rifiuti.
I circuiti di raccolta differenziata assumono i connotati di un sistema a “partecipazione volontaria”;
molto materiale recuperabile viene inserito in realtà nel rifiuto residuo, e ciò non ne consente una
sostanziale riduzione in volume (es. per la carta) ed in fermentescibilità (con specifico riferimento
all’organico alimentare); con ciò stesso, vengono a mancare alcuni dei più significativi strumenti di
integrazione operativa, quali la riduzione dei volumi e/o delle frequenze di raccolta, e le raccolte
differenziate mantengono dunque delle caratteristiche “aggiuntive”, con inevitabili aumenti dei costi.
Un ulteriore elemento a sfavore dell’impiego di cassonetti stradali è costituito dalla difficile adattabilità
del sistema alle forti escursioni stagionali della produzione dei rifiuti (superiore al 100 % nei mesi di
luglio e agosto a causa dell’elevata presenza turistica).
Il passaggio da una struttura di conferimento anonima ad una raccolta domiciliarizzata o almeno di
“prossimità” tramite l’assegnazione dei manufatti per la raccolta alle singole utenze è quindi
consigliabile soprattutto per:
limitare l'impatto visivo dell’abbandono dei rifiuti nei pressi dei contenitori in contesti storici di alto
pregio architettonico o ad elevata fruizione turistica;
responsabilizzare il cittadino/utente nella riduzione del conferimento dei rifiuti;
modulare le volumetrie di raccolta in base alle effettive esigenze da parte delle utenze
domestiche e della attività commerciali/produttive;
ottimizzare i tempi di svuotamento richiedendo di esporre i contenitori soltanto se quasi
completamente pieni attraverso l’applicazione di tariffa proporzianale di tipo volumetrico.
Si rende quindi necessaria un evoluzione del sistema per adottare – ove la viabilità e la struttura
urbanistica lo rendano praticabile - una tipologia di conferimento del rifiuto residuo personalizzato
mediante l'utilizzo di bidoni carrellati (soprattutto di volume medio-piccolo: 80 - 120 - 360 litri) per le
utenze domestiche e non domestiche.
Una situazione differente invece si propone nel caso degli insediamenti isolati delle zone
pedemontane della zona turistica; la raccolta domiciliare risulta infatti più costosa nelle zone a bassa
densità abitativa e con connotazione più rurale. In questi contesti si potrà quindi valutare la possibilità
di mantenere i contenitori di maggiori dimensioni come “punti di accentramento” onde evitare una
notevole amplificazione dei costi correlati alla domiciliarizzazione del servizio in tali aree.
Pagina 136 di 379
Provincia di Savona
5.6
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Area di raccolta della fascia del primo entroterra
Questa area di raccolta è formato da 10 Comuni con una popolazione residente complessiva di
16.000 abitanti circa e presenta una connotazione spiccatamente agricola. Relativamente ai dati di
produzione pro-capite dei rifiuti urbani si deve rilevare una produzione più bassa di quella media a
livello provinciale a causa della elevata diffusione della pratica dell’autoconsumo della sostanza
organica (per alimentazione dei piccoli allevamenti e produzione di ammendante). Per quanto riguarda
i flussi di rifiuti di questa area di raccolta, di seguito si riporta una tabella riepilogativa generale che
indica anche gli obiettivi di raccolta individuati sulla base dell’analisi della situazione di questa
specifica area.
Tab. 50 – Caratteristiche del territorio della zona del primo entroterra
Densità
TOT. RU
COMUNI
abitanti
per kmq
kg/ab.anno
BOISSANO
2.258
237,7
467,6
CALICE LIGURE
75,5
467,5
1.500
CISANO S.N.
1.781
129,1
781,2
GIUSTENICE
922
51,3
434,3
ORCO FEGLINO
856
45,9
493,6
ORTOVERO
1.317
110,9
398,9
TOIRANO
2.312
112,1
557,1
TOVO SAN GIACOMO
226,0
388,7
2.311
VEZZI PORTIO
759
71,2
452,5
VILLANOVA D'ALBENGA
2.153
126,5
728,6
TOTALE
16.169
118,6
516,1
Tab. 51– Riepilogo flussi ed obiettivi di raccolta differenziata nell’ area
entroterra al 2010
Fraz.
RD 2005 RU al lordo RU al lordo
RU al
Merceologiche
t/a
delle RD
delle RD
lordo
sudd. %
2005
delle RD
2010
t/a
t/a
t/a
%
Umido
0
30,96
3.733
3.359
Verde
184
2,29
276
249
Carta
311
19,18
2.312
2.312
Cartone
113
10,11
1.219
1.158
Alluminio
0
0,80
96
94
Metalli ferrosi
102
2,52
304
304
Vetro
382
9,46
1.140
1.106
Plastica imballaggi
157
4,80
578
538
Altra plastica
0
8,59
1.036
1.036
Legno
133
2,40
290
290
Tessili e cuoio
15
3,09
373
373
Pannolini
0
3,69
444
444
Inerti
0
1,44
173
173
R.U.P.
10
0,14
17
17
Ingombranti
59
0,53
64
61
Spazzamento
0
0,00
0
0
Totale
1.465
100,00
12.056
11.514
5.6.1
TOT. RU
t/a
1.056
701
1.391
400
423
525
1.288
898
343
1.569
8.594
% RD
11,4%
13,3%
11,0%
12,3%
7,9%
7,9%
12,7%
12,9%
7,2%
21,5%
11,8%
di racc. della zona del primo
Obiettivo
RD % al
2010
% su fraz
65%
70%
70%
70%
45%
50%
70%
65%
0%
55%
40%
0%
0%
35%
45%
0%
56,0%
RD 2010
t/a
t/a
2.184
174
1.618
811
42
152
774
350
0
159
149
0
0
6
28
0
6.447
RU
residuo
t/a al
2010
t/a
1.176
75
694
347
51
152
332
188
1.036
130
224
444
173
11
34
0
5.067
Carta e cartoni
Per la realtà della fascia del primo entroterra si ritiene che la scelta della capillarizzazione della
raccolta del cartone presso le grandi utenze commerciali ed artigianali possa essere adottata solo nei
Comuni di maggiori dimensioni.
Nel caso della frazione cartacea ad uso grafico prodotta dalle utenze domestiche si ritiene possibile
mantenere, perlomeno nelle zone a media e bassa densità abitativa, la raccolta mediante contenitori
stradali o con circuiti di prossimità; tale scelta tuttavia finisce per aumentare l'impatto visivo dei
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
contenitori disposti sul territorio (da evitarsi in zone ad elevato valore paesaggistico e nei centri storici)
e limita notevolmente le rese quali-quantitative di raccolta per la comprensibile peggiore comodità di
conferimento da parte degli utenti e minore responsabilizzazione degli stessi.
Per i contesti summenzionati (centri storici) e per le aree vocate alla raccolta domiciliare (zone con
elevata densità abitativa) può risultare quindi preferibile l’adozione di un circuito domiciliarizzato di
raccolta della carta.
Nelle zone ad elevata dispersione dei nuclei abitativi o comunque con un densità abitativa mediobassa si dovrebbero invece utilizzare dei contenitori dedicati.
5.6.2
Raccolta del vetro
Il servizio di raccolta delle bottiglie di vetro in questa zona risulta attualmente incentrata sulla raccolta
con campane stradali (da 3000 o 2000 litri).
Risulta inoltre opportuno facilitare il conferimento delle bottiglie di vetro da parte di utenze con
notevole produzione specifica (quali bar, ristoranti, agriturismi, ecc.) valutando la dislocazione di
alcune campane con "open box", dotate anche di uno sportello aggiuntivo con apertura a chiavistello.
5.6.3
Raccolta della plastica
L'attuale impostazione del servizio nei Comuni di questa area prevede essenzialmente la raccolta dei
contenitori per liquidi in plastica ed è incentrata sulla raccolta con campane (2000-3000 litri) e
cassonetti stradali (da 1100 o 2400 litri).
Per quanto riguarda la scelta dei metodi di raccolta da adottare (domiciliare o a contenitori stradali) si
deve evidenziare che tale scelta deve essere effettuata tenendo in considerazione le caratteristiche
specifiche di tale materiale (basso peso specifico) che influiscono sui costi di raccolta.
Tenendo conto della situazione specifica di questa area si consiglia di mantenere, almeno per le zone
a maggiore dispersione abitativa, la raccolta con contenitori stradali.
Questa tipologia di raccolta necessita comunque di spazi in cui collocare i contenitori che potrebbero
risultare assai difficili da identificare nei centri storici di alcuni Comuni (senza considerare le
problematiche dovute al pessimo impatto estetico degli stessi).
In queste zone si dovrebbe quindi sperimentare la raccolta domiciliare con la dotazione agli utenti di
sacchi trasparenti da 100 litri di capienza ed un frequenza di raccolta settimanale nel periodo estivo e
quindicinale nel periodo invernale.
Per quanto riguarda i teli agricoli (assai presenti in queste zone), i sacchi in polietilene, i film e
cassette in plastica, tali materiali possono essere conferiti da parte di utenze commerciali o produttive
(agricoltori, commercianti) presso le stazioni ecologiche o presso specifici contenitori (dotati di chiave).
5.6.4
Beni durevoli ed ingombranti
L’attuale servizio di raccolta degli ingombranti in questa area viene principalmente attuata attraverso
container posizionati in aree comunali.
Considerato che gli ingombranti sono uno dei flussi più consistenti tale servizio dovrebbe essere però
integrato con un diffuso sistema di conferimento presso le stazioni ecologiche localizzate in zone di
facile accesso lungo gli assi viari principali.
5.6.5
Raccolta e valorizzazione dell’umido
Per quanto riguarda le modalità di raccolta da adottare per il recupero degli scarti di cucina nel
comprensorio di questa area si ritiene preferibile l’adozione di un circuito di raccolta domiciliarizzato
almeno laddove le condizioni lo permettono (cioè la medio-alta densità abitativa) o, se non è possibile
la domiciliarizzazione stretta (es. per mancanza di spazi privati interni), si consiglia l’organizzazione di
una raccolta “di prossimità” con il posizionamento di contenitori di piccole dimensioni (80-120-240 litri).
Per la raccolta dello scarto di cucina dovranno essere impiegati contenitori di dimensioni relativamente
contenute per impedire il conferimento congiunto di umido e scarto verde. La realizzazione della
raccolta dell'umido presso le utenze domestiche residenti dovrà comunque prevedere l'esclusione di
alcune zone dell’area dove, per la bassa densità abitativa o per la lontananza dai percorsi principali di
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
raccolta, la raccolta risulta troppo onerosa e comunque senza un equilibrio costi/benefici. In tali
situazioni andrà fortemente incentivata la pratica del compostaggio domestico.
Per quanto riguarda i “gruppi dispersi” e le zone spiccatamente rurali, è opportuno puntare anche alla
promozione del riutilizzo degli scarti organici a scopo di mangime e per la produzione di compost
domestico, quale alternativa alla raccolta della frazione umida (che non verrà neanche proposta come
possibile opzione al compostaggio domestico).
5.6.6
Raccolta e recupero del verde
Anche in questa area, come in tutta la Provincia di Savona, il recupero del verde dovrà essere
integrato attraverso:
• programmi di incentivazione del compostaggio domestico secondo obiettivi, criteri e modalità già
specificati in precedenza;
• circuiti di raccolta che consentano l’intercettazione del verde delle utenze che non ritengono di
adottare le pratiche di autocompostaggio.
In tutti i Comuni del comprensorio dovrebbero essere attivate le seguenti iniziative sinergiche:
1. compostaggio domestico, adeguatamente sostenuto e promosso dalle singole Amministrazioni;
2. conferimento diretto presso le stazioni ecologiche comunali (ed eventuale ritiro di scarti verdi già
triturati);
Relativamente alle zone a maggiore densità abitativa si propone di integrare tali servizi con
l’attivazione di un circuito di raccolta a domicilio almeno per il periodo estivo. Tale circuito, dato che la
bassa attrattività (per insetti e roditori) dello scarto ne consente la ritenzione nel giardino per tempi
relativamente prolungati, dovrà adottare una frequenza di raccolta non superiore alle 1 o 2 volte al
mese, in modo da rendere il servizio non troppo “comodo” per l’utente. Un circuito di conferimento
domiciliarizzato troppo spinto tenderebbe al contrario ad aumentare, come è successo in alcune realtà
nazionali e estere, i quantitativi di verde (e di umido) da gestire da parte del servizio, arrivando anche
a 200 -300 kg/ab.anno.
5.6.7
Raccolta dei rifiuti pericolosi
Per la raccolta dei rifiuti pericolosi, dei farmaci, delle pile valgono le stesse considerazioni già riportate
nei paragrafi relativi alle aree di raccolta precedenti.
Inoltre, considerata la vocazione agricola dell’area, presso le piattaforme si dovrebbe considerare
l’opportunità di organizzare il conferimento (previo accordo con le categorie interessate) dei rifiuti
pericolosi prodotte dagli agricoltori (contenitori per fitofarmaci, teli agricoli contaminati da sostanze
chimiche ecc.)
Infine, per quanto riguarda i Comuni non serviti dalle stazioni ecologiche, si può valutare l’opportunità
dell’utilizzo di un mezzo mobile attrezzato. I cittadini potranno così conferire presso il mezzo mobile i
vari materiali pericolosi nei giorni prestabiliti (abitualmente nella giornata di mercato). L’operatore
addetto alla gestione del mezzo mobile opererà sia la corretta suddivisione dei vari materiali sia
un’opera di sensibilizzazione ed informazione.
5.6.8
Raccolta del secco residuo/non riciclabile (“resto”)
Attualmente in questa area il servizio di raccolta del secco indifferenziato viene effettuato
principalmente mediante cassonetti stradali (generalmente da 1.100 litri).
Anche per questa area va pianificata l’evoluzione futura del sistema – ove la viabilità e la struttura
urbanistica lo rendano praticabile – verso una tipologia di conferimento del rifiuto residuo
personalizzato mediante l’utilizzo di sacchi trasparenti (da 30-60 litri) per le utenze monofamiliari e
bidoni carrellati (soprattutto di volume medio-piccolo: 80 – 120 – 360 litri) per le utenze di dimensioni
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
maggiori. Va comunque sempre previsto l’utilizzo di sacchi trasparenti anche quando si utilizzano
bidoni personalizzati.
Una situazione differente invece si propone nel caso degli insediamenti isolati; tale metodologia
difficilmente risulta applicabile in “gruppi dispersi” e nelle zone a connotazione più rurale. In questi
contesti si potrà quindi valutare la possibilità di mantenere i contenitori di maggiori dimensioni come
“punti di accentramento” onde evitare una notevole amplificazione dei costi correlati alla
domiciliarizzazione del servizio in tali aree.
5.7
Area di raccolta della zona montana
Il territorio della zona montana comprende ben 35 Comuni con una popolazione residente
complessiva di circa 31.000 abitanti.
Tab. 52 – Caratteristiche del territorio della zona montana
COMUNI
ARNASCO
BALESTRINO
BARDINETO
BORMIDA
CALIZZANO
CASANOVA LERRONE
CASTELBIANCO
CASTELVECCHIO
CENGIO
COSSERIA
ERLI
GARLENDA
GIUSVALLA
MAGLIOLO
MALLARE
MASSIMINO
MILLESIMO
MIOGLIA
MURIALDO
NASINO
ONZO
OSIGLIA
PALLARE
PIANA CRIXIA
PLODIO
PONTINVREA
RIALTO
ROCCAVIGNALE
SASSELLO
STELLA
STELLANELLO
TESTICO
URBE
VENDONE
ZUCCARELLO
TOTALE
abitanti
587
575
654
442
1.592
769
295
198
3.735
1.056
257
1.183
466
789
1.296
125
3.331
542
871
218
220
464
949
821
605
861
573
725
1.799
3.042
828
223
848
403
346
905
Densità
per kmq
93,7
47,5
21,4
20,2
25,0
31,5
19,4
11,6
201,0
75,3
14,7
115,9
22,2
37,0
39,7
16,8
204,8
28,0
23,2
10,4
27,1
16,1
43,8
27,6
67,0
33,1
27,3
40,7
17,6
67,8
43,0
19,7
27,6
42,6
26,9
38,6
TOTALE
TOTALE
RIFIUTI
RIFIUTI t/a
kg/ab.anno
374,3
220
411,7
237
765,6
501
345,3
153
482,3
768
487,4
375
436,5
129
381,9
76
401,8
1.501
373,6
395
382,7
98
581,7
688
392,0
183
426,0
336
396,6
514
198,4
25
444,5
1.481
498,4
270
344,4
300
362,5
79
353,0
78
445,0
206
402,7
382
416,2
342
282,0
171
581,4
501
312,2
179
466,3
338
780,8
1.405
594,6
1.809
361,1
299
439,2
98
534,6
453
338,9
137
417,7
145
469,2
14.867
% RD
16,1%
4,7%
7,4%
7,7%
15,5%
24,3%
13,4%
11,5%
12,3%
9,7%
24,1%
22,2%
8,1%
3,6%
9,5%
0,0%
18,5%
8,3%
12,9%
11,6%
32,0%
16,7%
11,8%
6,4%
14,5%
11,1%
12,7%
12,8%
15,9%
20,4%
13,0%
15,7%
3,3%
20,7%
20,2%
14,4%
Relativamente ai dati di produzione pro-capite dei rifiuti urbani si deve rilevare una produzione molto
più bassa di quella media a livello provinciale a causa della elevata diffusione della pratica
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
dell’autoconsumo della sostanza organica e del verde (per alimentazione dei piccoli allevamenti e
produzione di ammendante nonché per la combustione nei camini delle potature). La spiccata
connotazione rurale risulta estremamente evidente se si considerano i dati dell’analisi merceologica
riferita a questo area di raccolta che sono certamente influenzati da tali pratiche.
Per quanto riguarda i flussi di rifiuti di questa area di raccolta, di seguito si riporta una tabella
riepilogativa generale che riporta anche gli obiettivi di raccolta individuati sulla base dell’analisi della
situazione di questa specifica area e riportati nei paragrafi successivi.
Tab. 53 – Riepilogo flussi ed obiettivi di raccolta differenziata nel’l area di racc. della zona montana al
2010
Fraz.
RD 2005 RU al lordo RU al lordo
RU al
Obiettivo RD 2010
RU
Merceologiche
t/a
delle RD
delle RD
lordo
RD % al
t/a
residuo
sudd. %
2005
delle RD
2010
t/a al
2010
2010
t/a
t/a
t/a
% su fraz
t/a
t/a
%
Umido
0
28,49
4.236
3.812
45%
1.716
2.097
Verde
19
0,91
136
115
60%
69
46
Carta
425
15,44
2.295
2.295
55%
1.262
1.033
Cartone
142
9,20
1.368
1.341
60%
804
536
Alluminio
0
0,73
109
106
35%
37
69
Metalli ferrosi
19
1,73
257
257
25%
64
193
Vetro
623
11,74
1.745
1.710
60%
1.026
684
Plastica imballaggi
176
4,44
660
634
45%
285
348
Altra plastica
0
7,20
1.071
1.071
0%
0
1.071
Legno
48
0,71
106
106
35%
37
69
Tessili e cuoio
10
2,98
442
442
40%
177
265
Pannolini
0
7,18
1.067
1.067
0%
0
1.067
Inerti
0
4,06
603
603
0%
0
603
R.U.P.
293
2,03
302
302
35%
106
196
Ingombranti
388
3,16
470
456
40%
182
274
Spazzamento
0
0,00
0
0
0%
0
0
Totale
2.142
100,00
14.867
14.318
40,3%
5.767
8.552
5.7.1
Carta e cartoni
Per la raccolta del cartone nella realtà dell’area di raccolta montana si ritiene preferibile privilegiare la
modalità di conferimento diretto presso le stazioni ecologiche.
Nel caso della frazione cartacea ad uso grafico prodotta dalle utenze domestiche è consigliabile
eseguire la raccolta mediante contenitori stradali o con circuiti di prossimità.
In aggiunta all’intercettazione operata attraverso i contenitori stradali risulta comunque opportuno
prevedere anche la possibilità di conferimento diretto presso le stazioni ecologiche comunali o zonali.
5.7.2
Raccolta del vetro
Nell’ area di raccolta montana l’attuale servizio di raccolta del vetro effettuato con campane. In questa
area si ritiene preferibile il mantenimento della raccolta stradale con un incremento delle postazioni di
raccolta per favorire una maggiore partecipazione al servizio.
5.7.3.
Raccolta della plastica
L'attuale impostazione del servizio prevede normalmente la raccolta dei soli contenitori per liquidi in
plastica ed è incentrata sulla raccolta con cassonetti stradali e campane (da 1100 o 3000 litri).
Relativamente alla scelta dei metodi di raccolta da adottare (domiciliare o a contenitori stradali) nella
zona montana si consiglia di mantenere il conferimento presso i contenitori stradali con la possibilità di
conferimento di tali imballaggi presso le stazioni ecologiche quale integrazione dei circuiti di raccolta
differenziata degli imballaggi in plastica.
Per quanto riguarda i teli agricoli (assai presenti in queste zone), i sacchi in polietilene, i film e
cassette in plastica, tali materiali possono essere conferiti da parte di utenze commerciali o produttive
(agricoltori, commercianti) presso le stazioni ecologiche o presso specifici contenitori (dotati di chiave).
Pagina 141 di 379
Provincia di Savona
5.7.4
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Beni durevoli ed ingombranti
L’attuale servizio di raccolta degli ingombranti in questa area viene principalmente attuata attraverso il
conferimento diretto in container posizionati in aree comunali.
Considerato che gli ingombranti sono uno dei flussi più consistenti tale servizio dovrebbe essere però
integrato con un diffuso sistema di conferimento presso le stazioni ecologiche localizzate in zone di
facile accesso lungo gli assi viari principali.
5.7.5
Raccolta e valorizzazione dell’umido
Per questo area di raccolta l’estensione della raccolta dell’umido non risulta comunque essenziale per
raggiungere gli obiettivi di raccolta (più contenuti rispetto agli altri comprensori) individuati dalla
Provincia proprio in considerazione della peculiarità di tale Area di raccolta.
Per quanto riguarda il recupero degli scarti di cucina si propone dunque di circoscrivere la raccolta
dell’umido solo ai Comuni di maggiore dimensione (Cengio, Millesimo e Stella) poiché la medio-alta
densità abitativa del concentrico urbano (e solo di quello) permette di adottare una raccolta
domiciliarizzata o “di prossimità” con il posizionamento di contenitori di piccole dimensioni (120-240
litri).
Per quanto riguarda i “gruppi dispersi” e le zone spiccatamente rurali, è opportuno puntare
esclusivamente alla promozione del riutilizzo degli scarti organici a scopo di mangime e per la
produzione di compost domestico, quale alternativa (già assai praticata) alla raccolta della frazione
umida.
5.7.6
Raccolta e recupero del verde
Anche nella zona montana, come in tutta la Provincia di Savona, il recupero del verde dovrà essere
integrato attraverso:
• programmi di incentivazione del compostaggio domestico secondo obiettivi, criteri e modalità già
specificati;
• circuiti di raccolta che consentano l’intercettazione del verde delle utenze che non ritengono di
adottare le pratiche di autocompostaggio.
A differenza delle altre aree della Provincia di Savona non si ritiene opportuna l’adozione di circuiti
domiciliarizzati di raccolta del verde poiché la bassa densità abitativa rende troppo onerosa tale
opzione e comunque senza un equilibrio costi/benefici. In tali situazioni andrà fortemente incentivata
la pratica del compostaggio domestico.
5.7.7
Raccolta dei rifiuti pericolosi
Per la raccolta dei rifiuti pericolosi, dei farmaci, delle pile valgono le stesse considerazioni già riportate
nei paragrafi relativi alle aree di raccolta precedenti.
Inoltre, considerata la vocazione agricola dell’area, presso le piattaforme si dovrebbe considerare
l’opportunità di organizzare il conferimento (previo accordo con le categorie interessate) dei rifiuti
pericolosi prodotti dagli agricoltori (contenitori per fitofarmaci, teli agricoli contaminati da sostanze
chimiche ecc.)
Infine, per quanto riguarda i Comuni non serviti dalle stazioni ecologiche, si può valutare l’opportunità
dell’utilizzo di un mezzo mobile attrezzato. I cittadini potranno così conferire presso il mezzo mobile i
vari materiali pericolosi nei giorni prestabiliti (abitualmente nella giornata di mercato). L’operatore
addetto alla gestione del mezzo mobile opererà sia la corretta suddivisione dei vari materiali sia
un’opera di sensibilizzazione ed informazione.
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Provincia di Savona
5.7.8
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Raccolta del secco residuo/non riciclabile (“resto”)
Attualmente nella zona montana il servizio di raccolta del secco indifferenziato viene effettuato
principalmente mediante cassonetti stradali di piccole dimensioni (generalmente da 660-1.100 litri).
Considerando le peculiarità dell’area di raccolta montana si consiglia di mantenere l’attuale modalità
di conferimento con contenitori stradali. L’unica eccezione è costituita dal concentrico urbano dei
Comuni maggiori (Cengio, Millesimo e Stella) in cui si dovrebbe preferire la raccolta domiciliare a patto
di poter ottimizzare i percorsi con un servizio che coinvolga più comuni.
Per tali zone si può considerare di sperimentare il passaggio da una struttura di conferimento anonima
ad una raccolta domiciliarizzata o almeno di “prossimità” tramite l’assegnazione dei manufatti per la
raccolta alle singole utenze è quindi consigliabile soprattutto per responsabilizzare il cittadino/utente
nella riduzione del conferimento dei rifiuti e consentire l’applicazione della tariffa.
5.8
Organizzazione amministrativa per l’ottimizzazione della gestione dei
rifiuti urbani e pianificazione delle strutture di supporto alla raccolta
differenziata
La gestione dei rifiuti urbani deve essere organizzata sulla base di ambiti territoriali ottimali, di
seguito anche denominati ATO, delimitati dal piano regionale, secondo criteri finalizzati principalmente
al superamento della frammentazione delle gestioni attraverso un servizio di gestione integrata dei
rifiuti, al conseguimento di adeguate dimensioni gestionali, definite sulla base di parametri fisici,
demografici, tecnici e sulla base delle ripartizioni politico-amministrative e alla valorizzazione di
esigenze comuni e affinità nella produzione e gestione dei rifiuti.
Ai sensi della legge Regionale n° 18/1999, il terri torio della Provincia di Savona viene individuato,
per quanto concerne l’organizzazione della gestione dei rifiuti, come Ambito Territoriale Ottimale.
Obiettivo della normativa nazionale e regionale è la promozione della coesione sociale e territoriale,
attraverso l’accesso al servizio di tutti gli utenti e consumatori finali al livello qualitativo predefinito dalle
competenti autorità locali, l’obbligo per il soggetto incaricato della gestione di provvedere
all’erogazione dello stesso senza interruzioni, in condizioni di efficacia, efficienza ed economicità e
parità di accesso al servizio da parte degli utenti, secondo logiche di tipo industriale, con il
conseguente superamento delle frammentazioni esistenti ed il conseguimento di adeguate dimensioni
gestionali.
Secondo la legislazione comunitaria e sulla base della disciplina generale della materia, occorre
fondamentalmente distinguere fra programmazione e regolamentazione generale e gestione ed
erogazione del servizio integrato. Mentre la gestione ed erogazione dei servizi di interesse economico
generale può essere organizzata in collaborazione con il settore privato, o affidata ad imprese
pubbliche o private, la programmazione e regolamentazione generale spetta necessariamente alle
autorità pubbliche, che assumono la responsabilità di definire gli obblighi e le funzioni del servizio
pubblico.
La gestione dei rifiuti è qualificata espressamente dal nostro ordinamento giuridico come servizio
pubblico locale, obbligatorio, gestito dall’Ente locale nelle forme previste dall’ordinamento e con
l’obiettivo di soddisfare, o sviluppare le esigenze delle comunità locali. In particolare, sotto il profilo
tecnico, il ciclo dei rifiuti si articola in diverse fasi, che possono essere così sintetizzate:
• spazzamento, raccolta integrata e trasporto;
• recupero delle frazioni differenziate;
• trattamento e smaltimento finale della frazione indifferenziata.
Lo spazzamento, la raccolta ed il trasporto dei rifiuti sono le attività che impegnano più personale,
mentre la realizzazione e la conduzione di impianti per il trattamento e lo smaltimento della frazione
indifferenziata costituiscono fasi che comportano una maggiore applicazione tecnologica e, di
conseguenza, l’apporto di privati specializzati. La strategia Integrata di gestione dovrà privilegiare
soluzioni tecnico organizzative e/o impiantistiche, anche innovative, finalizzate al conseguimento dei
seguenti obiettivi:
• raccolta differenziata della frazione verde, nonché di quella putrescibile relativa ad utenze
selezionate, per il successivo conferimento ad impianti di bioconversione;
• la raccolta differenziata della frazione secca recuperabile, per il successivo conferimento a
impianti di recupero;
• la raccolta della rimanente frazione dei rifiuti solidi urbani, operando prioritariamente (in
funzione della tipologia degli impianti esistenti o di prevista realizzazione) la separazione della frazione
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
umida a monte, mediante raccolta differenziata presso l’utente; in via subordinata, operando la
separazione a valle prima dell’impianto di smaltimento o di recupero.
Nel nuovo Codice ambientale, approvato con decreto legislativo n° 152/2006 del 3 aprile 2006,
tutte le attività che rientrano nella “gestione” (raccolta, trasporto, recupero e smaltimento dei rifiuti,
compreso il controllo di queste operazioni, il controllo delle discariche dopo la chiusura, la
realizzazione e gestione degli impianti) sono soggette ad un unico regime e affidate ad unico
soggetto in quanto l'organizzazione fondata su ambiti territoriali ottimali persegue come scopo " il
superamento della frammentazione delle gestioni attraverso un servizio di gestione integrata dei rifiuti
e il conseguimento di adeguate dimensioni gestionali ".
Ad oggi la gestione dei rifiuti solidi urbani nei sessantanove Comuni compresi nel territorio
provinciale risulta frammentata e non omogenea: alcuni Comuni o loro raggruppamenti si avvalgono di
società a capitale interamente pubblico, altri Comuni si avvalgono di società miste pubblico-private
mentre, per la maggioranza dei casi, il servizio è dato in appalto o gestito in economia.
In relazione al conseguimento degli obiettivi indicati dal Codice Ambientale, considerate le
caratteristiche geomorfologiche del territorio, le diverse condizioni di sviluppo economico e la diversa
complessità delle operazioni che compongono il ciclo integrato, l’attuazione degli interventi previsti dal
Piano avverrà in modo progressivo, con il superamento graduale dei metodi tradizionali di
intercettazione dei rifiuti ed applicazione di forme idonee di domiciliarizzazione della raccolta,
attraverso l’individuazione di bacini di raccolta più limitati rispetto all’intero territorio provinciale, ma
comunque idonei a soddisfare i requisiti di sostenibilità economica e tecnica tipici dei modelli integrati.
In particolare, le aree di raccolta (i Bacini di Raccolta Ottimali) indicate dal Piano mireranno al
raggiungimento di soglie dimensionali idonee ad ottimizzare progressivamente l’incremento della
produttività, efficacia ed efficienza della raccolta integrata dei rifiuti, per garantire un’effettiva
valorizzazione dei materiali post consumo da parte dei Consorzi di recupero, oppure per il tramite di
idonei impianti di valorizzazione anche energetica, previa verifica della sussistenza di adeguati livelli di
tutela ambientale e di tutela della salute pubblica.
Per conseguire questi risultati, fatte salve diverse disposizioni della normativa vigente, il Piano
Provincialeha articolato su due livelli l’ambito di pianificazione degli interventi di attuazione del sistema
di gestione dei rifiuti della Provincia di Savona. Il Sistema integrato seguirà pertanto la seguente
struttura:
• Ambito Territoriale Ottimale per il recupero delle frazioni differenziate, il trattamento
e lo smaltimento della frazione indifferenziata;
• Bacini di Raccolta Ottimale per lo spazzamento, la raccolta integrata ed il trasporto.
5.8.1
L’Ambito Territoriale Ottimale
Secondo quanto stabilito dalle vigenti norme di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, oggi
contenute nel nuovo Codice dell’Ambiente la gestione dei rifiuti urbani è organizzata sulla base di
ambiti territoriali ottimali (A.T.O.), individuati dalla legge regionale n° 18/1999 nel territorio del le quattro
Province liguri.
I Comuni organizzano la gestione dei rifiuti solidi urbani dell’A.T.O. mediante le forme associative
di cui al Testo Unico Enti Locali n° 267/2000, ovve ro scegliendo tra la forma della convenzione di
cooperazione e quella del consorzio. Il precedente Piano provinciale di gestione dei rifiuti urbani e
assimilati, approvato nel giugno 2002, aveva indicato il Consorzio come soluzione preferibile per
garantire l’efficacia e la snellezza dell’azione amministrativa. I 69 Comuni della Provincia di Savona
hanno comunque optato all’unanimità per la forma della convenzione di cooperazione ed hanno
istituito l’ATO Rifiuti ai sensi dell’articolo 27 della Legge Regionale n° 18/1999. La Provincia di Sa vona
è l’Ente incaricato del coordinamento dei Comuni. La struttura dell’ATO Rifiuti Savonese, definita
“AUTORITA’ D’AMBITO”, è stata così organizzata:
• Presidente: individuato nel Presidente della Provincia o suo delegato;
• Assemblea d’Ambito: costituita dalla Conferenza dei sindaci dei Comuni ricadenti nell’Ambito
Territoriale Ottimale;
• Direttore: nominato dall’Assemblea d’Ambito, su proposta della Provincia di Savona, ha le
responsabilità organizzative e gestionali della struttura operativa dell’Autorità;
• Segreteria d’Ambito: struttura tecnico-amministrativa a supporto dell’Assemblea d’Ambito. La
Segreteria svolge le attività di predisposizione degli atti di programmazione e tecnico-gestionali
necessari all’attuazione del Sistema Integrato di gestione dei rifiuti previsto dal P.P.G.R., sulla
base degli indirizzi approvati dall’Assemblea d’Ambito.
Pagina 144 di 379
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
La Provincia, nell’attuale sistema convenzionale, esercita il ruolo di Ente incaricato del
coordinamento costituendo presso la propria sede una struttura organica, la Segreteria d’Ambito,
finanziata dai Comuni, per l’attuazione del Piano Provinciale dei Rifiuti. L’Autorità d’Ambito organizza il
servizio e determina gli obiettivi da perseguire per garantire la gestione secondo criteri di efficienza,
efficacia, economicità, trasparenza e a tal fine provvede a:
a) elaborare, approvare ed aggiornare il Piano d’Ambito;
b) realizzare gli Interventi previsti nel Piano provinciale e nel Piano d’Ambito, individuando i
soggetti cui affidare la realizzazione, gestione ed erogazione dell’intero servizio, comprensivo delle
attività di gestione e realizzazione degli impianti; la raccolta, raccolta differenziata,
commercializzazione e smaltimento completo di tutti i rifiuti urbani ed assimilati prodotti all’interno
dell’A.T.O., secondo le norme settoriali e generali di riferimento (parte quarta del D.Lgs. 152/2006 e
s.m.i., ovvero art. 113 del D.Lgs. 267/2000 per quanto non disciplinato dalla norma settoriale);
c) dare organica attuazione all’Accordo Quadro ANCI – CONAI; regolare i rapporti tra i gestori
dello Smaltimento e il/i gestori del Sistema di spazzamento, raccolta integrata e trasporto dei Bacini di
Raccolta Ottimale;
d) redigere i rapporti sulla realizzazione del Piano d’Ambito e sulle capacità di smaltimento
dell’A.T.O.;
e) determinare la tariffa e le modalità di transizione al Sistema Tariffario di cui all’art. 238 del
D.lgs. 152/2006, dando applicazione al metodo normalizzato ivi previsto e indicare le modalità con le
quali dovrà essere assicurata la sua introitazione;
Tenuto conto delle novità introdotte dal D. Lgs. n° 152/2006, le quali precisano che “l’Autorità
d’Ambito è una struttura dotata di personalità giuridica alla quale gli Enti locali partecipano
obbligatoriamente ed alla quale è trasferito l’esercizio delle loro competenze in materia di gestione
integrata dei rifiuti”, la Provincia supporterà i Comuni dell’A.T.O. nelle attività di adeguamento delle
forme di cooperazione esistenti tra Enti locali, al nuovo profilo istituzionale dell’Autorità d’Ambito di cui
all’art. 201 del citato Codice Ambientale, nel rispetto delle norme regionali, o in difetto secondo le
norme generali di cui al D.Lgs. 267/2000 e s.m.i.. Considerate le difficoltà operative riscontrate in
questi anni, si ritiene comunque di mantenere l’indicazione preferenziale per la forma del consorzio,
che è la più idonea ad assicurare un efficace funzionamento interno dell’Autorità d’Ambito.
5.8.2
Forme di gestione degli interventi.
L’Autorità d’Ambito deve assicurare l’attivazione del Sistema Integrato di Gestione dei rifiuti che, ai
sensi delle vigenti disposizioni nazionali e comunitarie di riferimento, prevede che l’attività di
smaltimento dei rifiuti rappresenti soltanto la fase residuale della gestione dei rifiuti e istituisce un
modello gestionale comprendente l’intero ciclo (dalla raccolta, al trasporto, al recupero, allo
smaltimento, al controllo di ciascuna di tali operazioni, delle discariche e degli impianti di smaltimento
anche dopo la loro chiusura).
Il nuovo modello integrato, in sintesi, è polarizzato sul principio di minimizzazione dello
smaltimento finale dei rifiuti e correlativamente sulla massimizzazione (o ottimizzazione) delle attività
prevenzione della produzione, potenziamento delle attività di riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti,
attraverso modelli efficienti di raccolta differenziata e soluzioni tecnologiche finalizzate alla produzione
di combustibile (CDR), nonché la produzione di “compost da rifiuti”.
L’Autorità d’Ambito altresì istituisce in regime di privativa (secondo le disposizioni di cui alla parte
quarta del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., ovvero di cui all’art. 112 e seguenti del T.U.E.L. D.Lgs. 267/2000
e s.m.i. per quanto non disciplinato dal Codice Ambientale) i servizi relativi alla fase di trattamento e
smaltimento della frazione indifferenziata delle seguenti categorie di rifiuti:
• rifiuti urbani, compresi i rifiuti urbani pericolosi;
• rifiuti assimilati agli urbani;
• scarti, scorie, ceneri, polveri, fanghi e liquami prodotti dagli impianti pubblici di recupero e
smaltimento dei rifiuti;
• fanghi e rifiuti derivanti da impianti pubblici di potabilizzazione e depurazione delle acque.
Il funzionamento del Sistema di gestione integrata sarà quindi assicurato da:
un soggetto gestore per le operazioni di spazzamento, raccolta integrata e trasporto, per la
conduzione degli impianti di produzione di compost e CDR di qualità e per le discariche esistenti e in
esercizio, attraverso un contratto di servizio, che definisca le condizioni tecnico-economiche di
accesso agli impianti. Tale documento dovrà definire altresì le procedure di arbitrato e i poteri
surrogatori in caso di eventuali inadempienze dei soggetti partecipanti, nonché le forme per la
vigilanza sulla corretta applicazione dello stesso durante la gestione ed erogazione dei servizi;
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
le convenzioni tra A.T.O. ed i Consorzi di Filiera per la valorizzazione delle frazioni
differenziate;
disposizioni Provinciali che, anche in sede di autorizzazione agli impianti, assicurino una
gestione tecnica ed economica secondo le modalità concordate nelle Convenzioni di cui sopra e delle
disposizioni normative e pianificatorie di riferimento.
L’Autorità d’Ambito elabora, secondo gli indirizzi e i contenuti del presente Piano, entro sei mesi
dall’approvazione del P.P.G.R., salvo diversa disciplina settoriale o generale, un programma di
attuazione denominato Piano d’Ambito, i cui contenuti sono definiti agli art. 201 e art. 203, comma 3
del D.Lgs. 152/2006 e, in quanto compatibili con le norme di riferimento, di seguito riassunti:
i progetti preliminari, completi dei relativi piani economici e finanziari, degli interventi previsti nel
Piano provinciale;
i progetti preliminari dei servizi di raccolta e del sistema dei trasporti, completi dei relativi piani
economici e finanziari;
la definizione dei tempi per la realizzazione degli interventi di cui alla lettera a);
lo schema di assetto gestionale che espliciti le attività di raccolta integrata e trasporto, i servizi e
gli impianti di smaltimento e trattamento della frazione indifferenziata da affidare in gestione;
lo schema di Convenzione con i Consorzi obbligatori per il recupero delle frazioni di rifiuto raccolte
in modo differenziato, al fine di consentirne la piena valorizzazione ed il recupero;
il Piano degli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi, articolato su base decennale per
i servizi di trattamento e smaltimento della frazione indifferenziata, ivi comprese le convenzioni
con gli impianti di discarica esistenti e le relative tariffe di smaltimento e su base quinquennale per
i servizi di spazzamento, raccolta integrata e trasporto;
la previsione dell’importo delle tariffe articolate per singole voci di costo, da effettuarsi su base
almeno triennale, nonché le modalità progressive di attuazione garantendo la gradualità degli
adeguamenti tariffari;
gli obiettivi e gli standards dei servizi di gestione dei rifiuti eventualmente articolati per aree.
Per garantire un governo efficiente e sostenibile dei vari flussi di trattamento, l’Autorità d’Ambito,
fatto salvo quanto previsto nel presente Piano in merito alle fasi di spazzamento, raccolta integrata e
trasporto, entro tre mesi dall’approvazione del Piano degli Interventi provvederà all’affidamento della
gestione ed erogazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti, comprensivi della gestione e
realizzazione degli impianti per il trattamento e lo smaltimento della frazione indifferenziata.
La Provincia, in sede di autorizzazione alla costruzione degli impianti, disciplinerà le condizioni e le
modalità di accesso agli impianti comuni all'ATO e il destino dei flussi residui, recependo le indicazioni
delle Convenzioni e di quanto previsto dal Piano d’Ambito.
5.8.3
I Bacini Ottimali di Raccolta
I Bacini Ottimali di Raccolta (B.O.R.) sono i Bacini di utenza per la gestione del sistema di
spazzamento, di raccolta Integrata (indifferenziata + differenziata) e trasporto. Detti bacini sono stati
definiti in maniera tale da garantirne la corrispondenza con potenziali aree di raccolta omogenee,
nonché nel rispetto di una situazione amministrativa, quella delle Comunità Montane, ben radicata nel
territorio della Provincia: tutti i Comuni, tranne Savona, ne fanno parte.
In sede di attuazione potranno essere previste opportune forme di salvaguardia per la città
capoluogo, considerata la peculiare conformazione urbanistica e la complessità del tessuto urbano e
socioeconomico.
Come già accennato, l’Ambito savonese parte da una situazione di estrema frammentazione
gestionale, mancando una esperienza di gestione comune e integrata tra le diverse amministrazioni,
La citata legge regionale n° 18/1999 consente la de finizione di sub-ambiti gestionali all’interno
dell’Ambito Territoriale Ottimale. Per l’organizzazione e la gestione dei servizi di spazzamento,
raccolta integrata e trasporto, l’Autorità d’Ambito potrà avvalersi di questa opportunità, individuando un
soggetto unico gestore per ogni Bacino Ottimale di Raccolta. I soggetti gestori individuati dall’Autorità
d’Ambito provvederanno ad una gestione unitaria, in ogni Bacino dei servizi di raccolta dei rifiuti sia
della frazione indifferenziata, sia delle frazioni raccolte separatamente per la loro valorizzazione.
Poiché fine primario della organizzazione della gestione dei rifiuti all’interno di un ambito ottimale deve
essere il superamento della frammentazione odierna, i Bacini di Raccolta Ottimale devono essere
intesi come sub-ambiti di autosufficienza minima, ovvero soglie minimali di aggregazione tra Enti locali
al sotto delle quali non si può scendere, ma al di sopra delle quale si può e si deve andare se le
condizioni socioeconomiche della zona lo consentono.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Nel caso in cui si realizzassero le condizioni per una gestione più aggregata e sovradimensionata
rispetto al singolo Bacino Ottimale di Raccolta, detta soluzione sarà da preferire.
L’Autorità d’Ambito procederà all’affidamento in qualità di stazione appaltante, mentre i Comuni
manterranno i poteri di verifica sulla puntuale esecuzione delle raccolte (modalità, frequenze, tempi
ecc.). Gli Enti locali in sede di programmazione tecnica, economica e finanziaria degli interventi relativi
al sistema di raccolta integrata, trasporto e spazzamento, collaboranno attivamente con la struttura
operativa dell’Autorità d’Ambito nelle attività propedeutiche all’affidamento unitario della gestione ed
erogazione di tali servizi.
A tal fine la Provincia sosterrà le iniziative degli Enti locali e degli operatori pubblici o privati
gestori, tendenti a più elevati livelli di aggregazione gestionale, purché tali ipotesi consentano effettivi
e significativi incrementi della produttività ed economicità del servizio di raccolta integrata, trasporto e
spazzamento, garantendo più agevolmente il conseguimento degli obiettivi di programmazione, nel
rispetto del diritto comunitario e nazionale di riferimento.
In sintesi i Bacini di Raccolta Ottimali dell'A.T.O. Provincia di Savona sono i seguenti:
• Comune di Savona e Comunità Montana del Giovo;
• Comunità Montana Alta Valle Bormida;
• Comunità Montana Pollupice;
• Comunità Montana Ingauna.
La ripartizione dei Comuni nei 4 Bacini Ottimali di Raccolta (B.O.R,):
Bacino
BACINO 1 - Comune di Savona e Comunità Montana del Giovo
BACINO 2- Comunità Montana Alta Valle Bormida
BACINO 3 - Comunità Montana Pollupice
BACINO 4 - Comunità Montana Ingauna
Totale
Abitanti
123.709
40.772
58.881
57.735
281.097
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Fig. 13 – Rappresentazione cartografica dei Bacini Ottimali di Raccolta
Bacini
Comuni
Urbe, Sassello, Varazze, Mioglia, Giusvalla, Pontinvrea, Stella,
BACINO 1 - Comunità Montana del Giovo e Comune di
Albisola Superiore, Albissola Marina, Celle Ligure, Quiliano, Vado
Savona
Ligure, Bergeggi, Savona
Piana Crixia, Dego, Cairo Montenotte, Cengio, Cosseria, Plodio,
BACINO 2: Comunità Montana Alta Valle Bormida
Carcare, Altare, Roccavignale, Millesimo, Pallare, Mallare,
Massimino, Murialdo, Osiglia, Bormida, Calizzano, Bardineto.
Spotorno, Noli, Vezzi Portio, Orco Feglino, Calice Ligure, Rialto,
BACINO 3: Comunità Montana Pollupice
Magliolo, Tovo S.G., Borgio Verezzi, Pietra Ligure, Giustenice,
Boissano Loano, Toirano, Borghetto S.S., Balestrino,Finale Ligure.
Castelvecchio di R.B., Erli, Zuccarello, Ceriale, Albenga, Cisano
S.N., Arnasco, Castelbianco, Nasino, Onzo, Vendone, Ortovero,
BACINO 4: Comunità Montana Ingauna
Villanova d’Albenga, Alassio, Garlenda, Casanova Lerrone,
Testico, Stellanello, Andora, Laigueglia.
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Provincia di Savona
5.8.4
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Gestione unitaria degli appalti
Al fine di dare organica attuazione agli interventi previsti dal Piano Provinciale, l’Autorità d’Ambito
provvederà ad una gestione unitaria, in ogni Bacino Ottimale di Raccolta, sia della frazione
indifferenziata che delle frazioni raccolte separatamente per la loro valorizzazione.
L’ottimizzazione della produttività del Sistema di raccolta integrato in termini di effettiva
valorizzazione dei rifiuti raccolti in modo differenziato, la valorizzazione energetica e la riduzione dello
smaltimento finale può essere raggiunta soltanto operando su una scala dimensionale
significativamente più ampia di quella del singolo comune. Pertanto il superamento di una gestione
strettamente comunale degli appalti per i servizi di raccolta costituisce una delle priorità e delle
condizioni di successo per l'attuazione dell'intero Piano Provinciale di gestione dei rifiuti.
L’Autorità d’Ambito opererà in qualità di stazione appaltante, in nome e per conto dei Comuni
partecipanti esercitando pienamente i poteri disciplinari dell’appaltatore, mentre i Comuni manterranno
i poteri di verifica sulla puntuale esecuzione delle raccolte (modalità, frequenze, tempi ecc.). L’Autorità
d’Ambito, in collaborazione con gli Enti locali partecipanti, provvederà alla programmazione degli
interventi previsti dal Piano, al coordinamento degli appalti e concessioni esistenti fino alla loro
scadenza naturale, promuovendo anche, ove se ne ricorrano le condizioni, la rinegoziazione di quelli
in corso per uniformare, su aree territoriali omogenee, il livello e la gestione dei servizi ai nuovi
standard ed agli obiettivi previsti dal P.P.G.R. nel rispetto delle vigenti normative.
La Provincia di Savona, in collaborazione con l’Autorità d’Ambito, promuoverà accordi al fine di:
uniformare le condizioni di appalto per i servizi;
adeguare gli appalti in corso alle prescrizioni del Piano provinciale, con particolare riferimento
all'attivazione e alla qualità dei servizi di raccolta differenziata;
rendere efficace il nuovo sistema tariffario.
Sulla base dei criteri e delle indicazioni contenuti nel Piano Provinciale, l’Autorità d’Ambito
promuoverà anche l'omogeneizzazione dei Regolamenti comunali di organizzazione tecnica dei
servizi e quelli di applicazione della tariffa.
In attesa dell’individuazione del Gestore unico dei Bacini Ottimali di Raccolta, il ricorso a soluzioni
transitorie per la salvaguardia della continuità dell’erogazione dei servizi di igiene urbana è consentito
soltanto entro i termini consentiti dalle vigenti norme nazionali e comunitarie di riferimento e per il
tempo strettamente necessario al completamento delle attività tecnico-amministrative propedeutiche
all’indizione dei corrispondenti procedimenti amministrativi.
L’Autorità d’Ambito procederà all’indizione delle procedure di affidamento della gestione delle
operazioni di raccolta integrata, trasporto e spazzamento e per la realizzazione e gestione degli
impianti ad esso funzionali, secondo gli indirizzi approvati dagli Enti locali per i Bacini di Riferimento
entro tre mesi dalla approvazione del Piano degli Interventi.
Gli operatori predisporranno i corrispondenti progetti operativi di raccolta sulla base delle esigenze
dell’intero bacino di riferimento e delle indicazioni tecnico-organizzative del Piano provinciale,
verificando di concerto con gli Enti locali e con l’Autorità d’Ambito, le modalità di subentro ai
concessionari/affidatari del servizio che risultino ancora legittimamente titolati allo svolgimento degli
stessi, in modo da consentirne l’immediato adeguamento ai nuovi indirizzi pianificatori provinciali.
Per l’attuazione del Piano, l’Autorità d’Ambito darà applicazione alle disposizioni nazionali o
comunitarie relative ai servizi pubblici di interesse economico generale, assicurando che la
realizzazione, gestione ed erogazione del servizio sia affidata a soggetti con accertata capacità
tecnica e finanziaria, che sia garantita la separazione tra proprietà pubblica delle reti e degli impianti
dalla gestione ed erogazione del servizio, valutando eventualmente anche l’opportunità di ricorrere a
idonee forme di Partenariato Pubblico Privato, per ottemperare alle disposizioni di coordinamento in
materia di finanza pubblica in termini compatibili con il conseguimento degli obiettivi di pianificazione,
fatta salva l’osservanza delle norme di riferimento. Tali ipotesi verranno verificate di concerto con gli
Enti locali di riferimento, per assicurarne l’idoneità a soddisfare effettivamente, in senso tecnico ed
economico le specifiche esigenze locali.
Qualora entro nove mesi dall'approvazione del Piano Provinciale non fosse avviata in modo
organico la realizzazione dei servizi di raccolta differenziata e degli impianti di supporto previsti per
ciascun bacino, compromettendo la possibilità di conseguimento degli obiettivi normativi di riferimento,
la Provincia, compatibilmente con le norme di riferimento, potrà promuovere l’avvio di poteri sostitutivi
nei confronti dell’Autorità d’Ambito e/o degli Enti locali inadempienti.
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Provincia di Savona
5.8.5
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Localizzazione e realizzazione delle stazioni ecologiche
Il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Piano provinciale e quindi la reale efficacia dello strumento
nella sua concreta applicazione alla realtà della Provincia di Savona, dipende in gran parte dal grado
di incidenza effettivo delle raccolte differenziate nel processo di gestione dei rifiuti urbani.
Da questo punto di vista un sistema di infrastrutture a supporto della raccolta differenziata (le stazioni
ecologiche) si configura come elemento di ottimizzazione tecnico - logistica del sistema, agendo
contemporaneamente da terminale di conferimento per le frazioni provenienti dalla raccolta
differenziata e da punto di partenza dei materiali agli impianti di recupero o di smaltimento.
Il numero di questi impianti dipende dagli obiettivi individuati dalla Provincia e soprattutto dalle
soluzioni tecnico-organizzative ottimali per raggiungerli; le competenze relative alla progettazione
esecutiva, alla costruzione e alla gestione spettano, invece, all’Autorità dell’Ambito Territoriale
Ottimale.
I costi di investimento medi delle stazioni ecologiche sono stati calcolati, stimando gli impegni di spesa
relativi alle seguenti voci:
• realizzazione delle opere civili;
• acquisto e installazione delle apparecchiature elettromeccaniche;
• sistemazione dell’area;
• imprevisti.
Tab. 54 - Costi di investimento medio per la realizzazione di una stazione ecologica
Unità di Misura
Prezzo Unitario € Quantità
Sistemazione Area
2.000
Mq
€ 90,00
Edifici
Mq
€ 240,00
150
Impianti
1
A corpo
€ 20.000,00
Contenitori
Cadauno
€ 500,00
13
Container
Cadauno
€ 7.500,00
5
Varie
A corpo
€ 20.000,00
1
TOTALE
Costo Totale €
€ 180.000,00
€ 36.000,00
€ 20.000,00
€ 6.500,00
€ 37.500,00
€ 20.000,00
€ 300.000,00
Di seguito vengono illustrate le scelte operate per la corretta localizzazione delle stazioni ecologiche.
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Provincia di Savona
Fig. 14 –
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Localizzazione stazioni ecologiche nel Bacino 1: Savona e Comunità Montana del Giovo
Savona
Quiliano, Vado Bergeggi
Albisola
Superiore,
Albisola
Marina, Stella
Varazze, Celle
Pontinvrea, Mioglia, Giusvalla,
Sassello, Urbe
TOTALE
Abitanti
Serviti
59.907
% Abitanti/
Bacino
50,44 %
16.170
19.479
13,62 %
16,40 %
18.765
4.442
15,80 %
3,74 %
118.760
100 %
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Comune sede
di staz.
Savona
Quiliano
Albisola
Superiore
Varazze
Pontinvrea
Note
2
stazioni
ecologiche
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Fig. 15 – Localizzazione stazioni ecologiche nel Bacino 2 : Comunità Montana Alta Valle Bormida
Cairo Montenotte, Dego, Piana
Crixia
Carcare, Pallare, Plodio, Bormida,
Altare, Mallare
Millesimo, Cosseria, Roccavignale,
Cengio, Murialdo, Origlia, Calizzano,
Bardineto, Massimino
TOTALE
Abitanti
Serviti
16.183
% Abitanti/
Bacino
40,68 %
11.131
27.98 %
Comune sede
di staz.
Cairo
Montenotte
Carcare
12.461
31.34 %
Millesimo
39.775
100 %
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Note
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Fig. 16 – Localizzazione stazioni ecologiche nel Bacino 3 Comunità Montana Pollupice
Spotorno, Noli, Vezzi
Finale Ligure, Orco, Calice, Rialto
Pietra,
Borgio,
Tovo
S.G.,
Magliolo, Giustenice
Loano
Borghetto
S.S.,
Toirano,
Balestrino, Bissano
TOTALE
Abitanti
Serviti
7.439
14.662
14.455
% Abitanti/
Bacino
13,05 %
25,75%
25,40 %
Comune sede
di staz.
Spotorno
Finale Ligure
Pietra Ligure
10.567
9.760
18,55
17,15
Loano
Borghetto S.S.
56.883
100 %
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Note
Già esistente
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Fig. 17 – Localizzazione stazioni ecologiche nel Bacino 4 Comunità Montana Ingauna
Ceriale
Albenga, Cisano, Arnasco,
Castelvecchio,
Erli,
Zuccarello,
Castelbianco,
Nasino
Villanova
D’Albenga,
Garlenda,
Casanova,
Ortovero, Vendone, Onzo
Andora,
Laigueglia,
Stellanello, Testico
Alassio
TOTALE
Abitanti
Serviti
5.277
26.059
% Abitanti/
Bacino
9,24 %
45,60 %
Comune sede
di staz.
Ceriale
Albenga
5.458
9,55 %
Villanova
D’Albenga
9.894
17,31 %
Andora
10.449
57.137
18,28 %
100 %
Alassio
Note
Progetto
finanziato R.L.
In questo paragrafo è determinato il numero delle stazioni ecologiche necessarie allo svolgimento del
servizio e ne viene indica la localizzazione ottimale. Spetta all’Autorità dell’Ambito Territoriale Ottimale
la individuazione puntuale delle aree in cui le stesse dovranno essere costruite. L’A.T.O. potrà anche
individuare un sito in un Comune diverso da quello indicato nel Piano, purché sia rispettata
l’aggregazione di Comuni prevista dal Piano e si tratti di un sito baricentrico e funzionale al servizio di
raccolta
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
6
IMPIANTI DI RECUPERO E TRATTAMENTO DEI RIFIUTI
RESIDUI
6.1
Analisi quali-quantitativa dei rifiuti urbani residui a valle della raccolta
differenziata
La fase successiva dello studio riguarda l’identificazione delle necessità impiantistiche per il
trattamento del rifiuto residuo in Provincia di Savona. Tali esigenze possono essere valutate, in sede
di prima approssimazione, dal calcolo della quota residua di rifiuti non recuperata, assumendo le
seguenti ipotesi di scenario:
- si prevede che la produzione di rifiuti cali in modo abbastanza significativo nel primo quinquennio
per poi stabilizzarsi nell’ultimo quinquennio a seguito dell’applicazione delle iniziative idonee alla
loro gestione (in particolare l’estensione ulteriore del compostaggio domestico, l’introduzione della
tariffazione puntuale del servizio, l’applicazione delle iniziative provinciali per il contenimento della
produzione di rifiuti);
-
viene prevista una concreta attivazione delle iniziative che potranno far raggiungere gli obiettivi di
raccolta precedentemente descritti. D’altronde, anche se tali obiettivi venissero raggiunti con
qualche anno di ritardo, non risulta comunque opportuno sovradimensionare le potenzialità
impiantistiche poiché, quando poi le amministrazioni locali avranno adottato con successo le
strategie di riduzione e riciclaggio, la carenza di rifiuti da trattare potrebbe creare dei problemi
conomici ai gestori degli impianti di trattamento. Queste situazioni non incentivano inoltre il
raggiungimento degli obiettivi di raccolta poiché la raccolta differenziata diventa antitetica al
trattamento del residuo.
Di seguito vengono riportati i dati ottenuti applicando il metodo precedentemente descritto.
Tab. 55 – Riepilogo flussi rifiuti urbani, obiettivi di raccolta differenziata in Provincia di Savona al 2009
ed al 2014
Fraz. Merceologiche
RU residuo al
RU
RU residuo al
RU
2009
Residuo
2014
Residuo
%
al 2009 (t/a)
%
al 2014 (t/a)
Umido
20,24
18.521
19,37
16.168
Verde
4,08
3.736
3,85
3.215
Carta
12,33
11.281
11,43
9.536
Cartone
5,88
5.378
5,37
4.483
Alluminio
0,76
692
0,75
626
Metalli ferrosi
4,16
3.810
4,12
3.441
Vetro
5,37
4.919
5,02
4.191
Plastica imballaggi
4,12
3.768
3,99
3.326
Altra plastica
20,51
18.773
22,27
18.586
Legno
2,64
2.415
2,59
2.163
Tessili e cuoio
3,19
2.924
3,18
2.657
Pannolini
9,25
8.462
10,04
8.378
Inerti
6,24
5.708
6,77
5.651
R.U.P.
0,68
625
0,66
549
Ingombranti
0,22
197
0,21
175
Spazzamento
0,34
313
0,37
309
Totale
100
91.525
100
83.456
La figura successiva riporta le previsioni di sviluppo della raccolta differenziata dal 2005 al 2014
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Fig. 18 - Previsioni di sviluppo della raccolta differenziata dal 2005 al 2014 in kg/ab.anno intercettati.
400
RD prev
RD prev
350
300
250
200
150
100
50
-
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
RD prev
39
36
55
69
80
80
111
116
141
170
207
247
295
326
330
334
338
343
Il problema del corretto dimensionamento degli impianti risulta comunque assai complesso poiché
viene influenzato anche dalle seguenti variabili:
- le proiezioni sull’andamento della produzione totale di rifiuti nell’arco temporale oggetto della
pianificazione sono influenzate anche da politiche che possono essere condotte soltanto a livello
nazionale e questo rende assai difficili le stime del loro probabile impatto delle politiche di
riduzione dei rifiuti (diminuzione della presenza di sovraimballaggi, revisione di normative sulla
tariffazione del servizio, adozione di nuove direttive europee e normative più restrittive ecc.);
- la stima sul quantitativo di rifiuti speciali assimilabili agli urbani non intercettati dal servizio
pubblico di raccolta ma potenzialmente conferibili ad impianti per rifiuti non pericolosi e del loro
potere calorifico;
- la stima sul quantitativo di rifiuti speciali non assimilabili agli urbani che potrebbero essere
conferiti, in base a specifiche convenzioni, agli impianti di trattamento e recupero del bacino;
- la valutazione della percentuale di scarti da inviare a smaltimento derivanti dagli impianti di
selezione, recupero e riciclaggio dei rifiuti. In relazione agli impianti di compostaggio la
percentuale di scarti, comunque modesta, è influenzata dalla tipologia di servizio di raccolta
(minori impurità sono presenti nei circuiti porta a porta), e dall’impiego di sacchetti in materiale
biodegradabile piuttosto che di polietilene. Per quanto riguarda le frazioni secche riciclabili si deve
considerare una quota assai ridotta di scarti poiché è stata prevista la massiccia diffusione di
raccolte domiciliari e monomateriali che non comportano una cospicua produzione di scarti.
In base a queste considerazioni si può stimare, in fase di prima approssimazione, la necessità di
trattamento di circa 90.000 t/a di rifiuto residuo al 2009 e di 80.000 t/a di rifiuto residuo al 2014.
Va comunque chiarito che il flusso di rifiuti derivante dallo spazzamento stradale (quantificato nel 2 %
del totale dei rifiuti prodotti) ed il flusso degli ingombranti per un totale di circa 3.000 t/a non saranno
indirizzati agli impianti di trattamento della frazione residua. Dovranno essere invece conferiti
direttamente negli impianti di interramento controllato, o avviati ad idonei sistemi di recupero, per
evitare la contaminazione dell’indifferenziato a causa della concentrazione di metalli pesanti nello
spazzamento stradale e le problematiche tecniche provocate dai rifiuti ingombranti negli impianti di
selezione.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
6.2
Confronto ed analisi economica dei vari scenari delle tecnologie più
idonee al trattamento del rifiuto urbano residuo
Una volta individuati i fabbisogni di trattamento si dovranno valutare e confrontare le varie tecniche di
trattamento ipotizzabili (preselezione, incenerimento, produzione di CDR ecc.) tenendo conto delle
seguenti priorità di valutazione:
• compatibilità tecnica ed economica delle varie tecnologie di trattamento con l’applicazione delle
normative vigenti ed in corso di approvazione (ad esempio esigenze di pretrattamento della
frazione residua precedenti all’interramento in discarica) e con i quantitativi di trattamento
pianificati;
• valorizzazione del sistema impiantistico presente a livello provinciale per la collocazione dei
materiali prodotti (ad es. il CDR di qualità) in impianti industriali esistenti che devono però essere
tecnologicamente compatibili e fornire idonee garanzie di protezione dell’ambiente;
• adozione delle tecnologie che garantiscono la massima tutela ambientale coniugando al
contempo l’esigenza di un favorevole rapporto costo/benefici;
• adozione di modalità di trattamento affidabili ed abbastanza consolidate per evitare di favorire
l’adozione di tecnologie promettenti, ma ancora non validate,
•
che potrebbero comportare seri rischi per il territorio provinciale in caso insorgessero
problematiche non attualmente prevedibili.
Una volta identificate le tecnologie compatibili con le specifiche esigenza della territorio si potranno
stabilire le necessità quantitative e qualitative dello smaltimento degli scarti di selezione da raccolte
differenziate, dei materiali ottenuti dalla selezione dei rifiuti residui, dalle eventuali scorie dei processi
di trattamento dei rifiuti non altrimenti trattabili (ad es. spazzatura stradale).
Relativamente alla scelta della tipologia impiantistica per il trattamento della frazione residua si deve
anzitutto considerare la priorità al recupero energetico della frazione combustibile, alla riduzione al
minimo del ricorso allo smaltimento in discarica e comunque alla riduzione dell’impatto ambientale
degli impianti di interramento controllato.
Negli ultimi anni, rispetto alla riduzione degli effetti collaterali dello smaltimento in discarica, sono stati
realizzati vari studi generalmente focalizzati sull’importanza di ridurre il più possibile la putrescibilità
dei materiali da smaltire. Infatti la sostanza organica, fermentando in condizioni anaerobiche,
comporta la produzione di biogas (con forte effetto-serra per la alta concentrazione in metano) e di
percolato ad elevato carico organico e azotato; le sostanze putrescibili determinano inoltre delle
modifiche al profilo della discarica che richiedono rimodellamenti periodici e mettono a repentaglio
l’efficacia delle linee di drenaggio del biogas e la tenuta dei teli di contenimento.
Questi impatti ostacolano il risanamento dell’area e rappresentano aspetti preoccupanti sia per i
gestori del territorio sia per la popolazione che abita nei dintorni dell’area.
Alla luce di tali considerazioni il recente D.Lgs. 36/2003 sullo smaltimento in discarica, recependo la
Direttiva 99/31/CE, definisce i seguenti obiettivi:
- diminuire il quantitativo di rifiuti biodegradabili da avviare a discarica (173, 115, 81 kg/anno per
abitante, rispettivamente entro 5, 8 e 15 anni);
- garantire che i rifiuti da collocare in discarica siano trattati preventivamente allo scopo di ridurre
l’attitudine a fermentare e produrre gas clima alteranti e percolati (questa previsione era stata
d’altronde sostanzialmente anticipata a livello nazionale dall’art. 5 comma 6 del D.lgs. 22/97).
Gli strumenti attualmente a disposizione per conseguire pienamente tali obiettivi sono essenzialmente
due: il primo è la raccolta differenziata dello scarto umido, il secondo è qualsiasi pre-trattamento
(biologico o termico) che permetta la mineralizzazione della componente organica putrescibile prima
dell’interramento del rifiuto, o la sua stabilizzazione (ossia la degradazione delle componenti
putrescibili).
In generale la raccolta differenziata ed i pretrattamenti devono essere combinati in modo da garantire
una gestione dell’impianto di interramento controllato ambientalmente sostenibile. Infatti, anche
laddove viene effettuata un’efficace raccolta differenziata dello scarto di cucina si rilevano ancora
elevate quantità di sostanza organica all’interno del rifiuto residuo (pari a circa il 10-20 %).
Pertanto il pretrattamento del rifiuto residuo deve comunque essere effettuato anche nei contesti dove
viene praticata la raccolta dell’umido. Il punto cruciale è stabilire quali siano i parametri da considerare
per giudicare soddisfacente l’abbattimento di fermentescibilità del materiale da avviare a smaltimento
in discarica.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Non va inoltre dimenticato che la recente direttiva europea sull'incenerimento, allo scopo di
minimizzare il carico ambientale degli inceneritori, ha introdotto una serie di previsioni tecniche (quali i
limiti alle emissioni, le temperature di combustione, l'efficienza minima del recupero energetico) che
convergono nel richiedere preferibilmente la bruciatura delle sole porzioni del rifiuto residuo ad elevato
potere calorifico. A tale scopo molti degli impianti di più recente progettazione o costruzione
prevedono la vagliatura in ingresso, con avvio a incenerimento delle sole componenti grossolane di
sopravaglio, in cui si concentrano materiali cartacei e plastici, mentre il sottovaglio, che contiene
porzioni importanti di scarto alimentare (ancora presente nel rifiuto residuo anche in caso di sviluppo
delle raccolte differenziate) viene deviato dal flusso da incenerire. Si genera conseguentemente la
necessità di trattare il sottovaglio, ed il trattamento biologico è perfettamente adatto a tale scopo.
Per quanto riguarda le tipologie impiantistiche si deve considerare che, nella maggior parte dei casi,
gli impianti di trattamento meccanico-biologico sono costituiti da una sezione di trattamento biologico
(aerobico o anaerobico) finalizzata alla stabilizzazione della frazione putrescibile. Queste tipologie
impiantistiche possono essere connesse od integrate ad impianti di raffinazione e condizionamento
della frazione combustibile per la produzione di frazione secca o di CDR (Combustibile Derivato dai
Rifiuti).
Va poi considerato che il fabbisogno di trattamento della frazione organica derivante da raccolta
differenziata non è attualmente soddisfatto e tale problema è destinato ad acuirsi con la progressiva
diffusione della raccolta differenziata dell’umido a livello provinciale. Si renderà pertanto necessario
realizzare un impianti di trattamento meccanico-biologico, che dovrebbe essere progettato in modo da
essere progressivamente convertibile al compostaggio di qualità al crescere dei quantitativi di frazione
organica raccolti in modo differenziato.
Infatti, un impianto per il trattamento meccanico biologico (TMB) dell’indifferenziato è, in pectore, un
impianto che può essere convertito progressivamente alla produzione di compost di qualità. Ciò può
avvenire anche gradualmente, con la crescita della raccolta differenziata, in tutti gli impianti in cui la
sezione biologica sia sufficientemente modulare da permettere l’utilizzo separato di bacini, trincee,
vasche, containers o aree rispettivamente per il trattamento biologico del rifiuto residuo, da un lato, e
per il compostaggio di qualità, dall’altro.
La scelta della tecnica di trattamento dovrà infine soddisfare il principio di autosufficienza su tutta la
filiera della gestione in ottemperanza all’articolo 182 comma 3 del Dlgs 152/2006, che stabilisce che
“lo smaltimento dei rifiuti è attuato con il ricorso ad una rete integrata ed adeguata di impianti di
smaltimento, attraverso le migliori tecniche disponibili e tenuto conto del rapporto tra i costi e i benefici
complessivi, al fine di:
a) realizzare l'autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi in ambiti territoriali
ottimali;
b) permettere lo smaltimento dei rifiuti in uno degli impianti appropriati più vicini ai luoghi di produzione
o raccolta,, al fine di ridurre i movimenti dei rifiuti stessi, tenendo conto del contesto geografico o della
necessità di impianti specializzati per determinati tipi di rifiuti;
c) utilizzare i metodi e le tecnologie più idonei a garantire un alto grado di protezione dell'ambiente e
della salute pubblica.”
Tra le azioni possibili si può analizzare quella riferita all’ulteriore raffinazione della frazione secca derivante da selezione meccanica - al fine di produrre un combustile da rifiuto (C.D.R.) da immettere
sul mercato o cedere ad utenze industriali esistenti (ad es. centrali termoelettriche o cementifici).
Alla luce delle considerazioni precedenti si è poi provveduto ad operare un confronto meramente
economico dei diversi scenari tecnologici compatibili con il raggiungimento degli obiettivi di Piano.
L’analisi economica non è l’unica variabile da tenere in considerazione ma è certamente assai
importante cosi come lo sono le valutazioni ambientali e quelle di qualità del servizio erogato ai
cittadini. Si tratta di stime che si appoggiano sulle considerazioni contenute nell’allegato numero 4
“Analisi dei costi di realizzazione e di gestione degli impianti di trattamento dei RU” del presente
documento. Sono state inoltre utilizzate e rielaborate le tabelle relative agli scenari economici del
Piano attualmente in vigore, al suo capitolo quarto, “tabella 1 - RAFFRONTO TRA FASI DEL PIANO
(esclusa fiscalità generale)” di pag. 66, e “tabella 2 - CONFRONTO DEGLI EFFETTI DELLE
ASSUNZIONI DELL'ANALISI” di pag. 68.
L’analisi risponde all’esigenza dell’Amministrazione Provinciale di valutare i costi complessivi che
ognuna delle varie opzioni di piano può comportare. Per i costi odierni, non è possibile avere un dato
certo poiché l’amministrazione provinciale non dispone di dati aggiornati e validati e si è sinora
scontrata con una forte ritrosia delle aziende e dei Comuni a comunicare alla Provincia la
scomposizione fra costi smaltimento, di raccolta, di spazzamento, di amministrazione.
Tali difficoltà pongono gli estensori del piano nella condizione di dover assumere la stima di “costo
attuale” contenuta nel Piano Provinciale di Gestione Rifiuti in vigore maggiorandola semplicemente di
un 5,5% assunto come dato di inflazione media del periodo intercorso tra la stima del precedente
piano ed oggi. Il PPGR in vigore, cosi come il presente aggiornamento identificano la situazione
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
attuale come non prorogabile a causa dell’adeguamento normativo europeo, nazionale e regionale
sulla gestione dei rifiuti urbani. Bisogna infatti tenere conto dell’obbligo alla post conduzione delle
discariche, dell’obbligo al pretrattamento dei rifiuti residui prima della loro collocazione in discarica ed
infine del divieto assoluto di conferire in discarica rifiuti con potere calorifico superiore ai 13.000 KJ per
chilogrammo.
Tali obblighi, se si rimanesse a livelli di raccolta differenziata molto bassi (come quelli attuali), rendono
obbligatorio un trattamento biologico (di tipo aerobico o anaerobico) del rifiuto urbano, che comporta
dei costi di investimento impiantistici e di gestione abbastanza cospicui. Il trattamento necessario è
ovviamente più semplice e con costi molto più contenuti se, attraverso le raccolte differenziate seccoumido, si riesce a intercettare a monte la gran parte della frazione organica del rifiuto.
I costi di pretrattamento del rifiuto residuo sono infatti legati alla sua composizione (in particolare
contenuto di materiali putrescibili) e quindi un investimento per la riorganizzazione della fase di
raccolta comporta una contestuale riduzione dei costi della fase di trattamento finale (sia per i minori
quantitativi da trattare, sia per la differente qualità dei rifiuti residui).
La tabella che segue mostra il raffronto compiuto dal piano in vigore tra lo “scenario attuale” (con dati
del 1999) e quello definito “fase 3” cioè quello indicato dal Piano in vigore come preferibile cioè il
completamento della dotazione impiantistica della Provincia raggiungendo il 35% di RD e realizzando
impianti di selezione, di termovalorizzazione e smaltimento solo per le ceneri e gli scarti di selezione.
Va segnalato che lo scenario con “inclusa fiscalità generale” riportato nel Piano in vigore non risulta
più applicabile poiché l’applicazione del CIP6 non è più possibile, essendo entrata in vigore la nuova
direttiva 77/2001 sulla “promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel
mercato interno dell’elettricità” che ha ridotto drasticamente i contributi della fiscalità generale per il
sostegno alla termovalorizzazione dei rifiuti urbani. Va poi segnalato che il Piano in vigore ha
sottostimato il costo della termovalorizzazione non computando i costi di trasporto all’impianto (che
invece sono stati contabilizzati per tutte le altre tecnologie). Per facilitare il raffronto tra gli scenari è
stato inoltre inserito il costo annuo procapite delle varie fasi.
La tabella 57 è stata redatta aggiungendo ai dati del Piano in vigore un differenziale del 5,5% riferito ai
cinque anni di distanza tra le due elaborazioni per contabilizzare almeno in parte l’inflazione che su
alcuni settori tra i quali le raccolte rifiuti ed i trasporti in generale è stata significativa. Tale tabella
illustra oltre alla situazione attuale, la stima della situazione impiantistica del piano in vigore
escludendo i contributi di fiscalità generale alla costruzione e funzionamento dell’impianto, cosi come
l’ipotesi peraltro discutibile di dover sostenere dei costi per l’allocazione del compost o della FOS, per
quest’ultima considerazione rimandiamo alle approfondite considerazioni contenute nella bozza
dell’aggiornamento del PPGR.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Tab. 57 - Raffronto costi tra "scenario attuale" e quello con "preselezione ed incenerimento"
tratti entrambi dal Piano in Vigore.
Situazione attuale (secondo stime piano
in vigore)
Costo Costo
Costo
Quant.
unit.
unit.
annuo
(€/t)
(€/ab)
(€)
(t/a)
A) RACCOLTA
Indifferenziata
R. D. vetro
R. D. multimateriale
R. D. carta
R. D. cartone
R. D. legno
R. D. ferro e altri metalli
R. D. ingombranti
R. D. tessile
R. D. verde
R. D. umido (domiciliare)
B) RICICLO
Trasporto (25 km)
Vetro
Multimateriale
Carta
Cartone
Legno
Ferro e altri metalli
Ingombranti
Tessile
C) COMPOSTAGGIO
Trasporto (35 km)
Trattamento
Conferimento compost
D) SELEZIONE
Trasporto (40 km)
Trattamento
Stabilizzazione
Conferimento FOS
E) TERMOVALORIZZAZIONE
Trasporto (40 km)
Trattamento
Vendita energia
F) SMALTIMENTI
Tal quale
Da riciclo
Da compostaggio
Da selezione
Da stabilizzazione
Da termovalorizzazione
(scorie)
Da termovalorizzazione
(ceneri)
QUANTITÀ TOTALE
195.000
19.198.596 195.000
180.000
6.000
0
4.000
1.500
1.500
500
1.500
0
0
95
95
123
161
161
112
209
209
114
114
61
2
0
2
1
1
0
1
0
0
0
191
0
25.196.898
17.156.679 125.000
571.889
5.000
0
5.000
642.695 18.000
241.283
6.000
167.754
5.500
104.574
2.000
313.722
3.000
0
1.000
0
7.000
95
0
123
161
161
112
209
209
209
209
42
2
2
10
3
2
1
2
1
5
11.914.360
476.574
612.739
2.892.126
964.042
614.373
418.296
627.444
209.148
1.464.037
0
17.500
286
18
5.004.304
187.362
40.849
0
3
0
82
11
0
65
0
136
0
0
1
1
0
1
0
1
1.523.949
124.182
0
408.492
196.076
0
359.473
0
408.492
27
0
30.000
15.000
6.000
0
4.000
1.500
1.500
500
1.500
3
0
79
0
-72
54
-65
136
0
0
0
0
0
0
0
1
0
-107.297
81.698
-32.679
204.246
91.000
45.500
5.000
5.000
18.000
6.000
5.500
2.000
3.000
0
27
0
0
1.000
27.233
1.775.035
0
0
0
0
0
0
0
0
24.500
24.500
4
69
0
6
0
0
0
0
93.681
1.681.355
9.800
0
0
0
4
17
32
2
8
4
3.868.150
544.656
2.178.626
1.144.868
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0 125.000
0 125.000
0 35.625
0
0
0
0
0
83.125
4
143
0
42
9.326.698
0
11.862.073
16.032
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
83.125
-31
-9
-2.535.376
180.000
0
0
0
0
65
65
65
65
65
42
0
0
0
0
11.764.580
11.764.580
0
0
0
0
0
5.500
7.350
6.250
8.906
65
65
65
65
65
0
1
2
1
2
4.433.504
0
359.473
480.387
408.492
582.238
0
87
0
0
20.781
87
6
1.810.983
0
191
0
0
4.156
191
3
792.475
236
164
195.000
195.000
COSTO TOTALE
COSTO UNITARIO
INCREMENTO % DA
ATTUALE
COSTO ADDIZIONALE
TOTALE
Fase 3 Piano in vigore cioè previsione costi
incenerimento(esclusa fiscalità generale)
Costo
Costo
Costo
Quant.
unit.
unit.
Annuo
(€/kg)
(€/ab)
(€)
(t/a)
31.150.538
160
111
46.124.234
48%
53
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14.973.696
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Le tabelle che seguono, la 58 e la 59, riportano una stima dei costi derivanti dall’applicazione del
sistema indicato dall’aggiornamento del PPGR. Si tratta di un sistema di raccolta dei rifiuti urbani
prevalentemente domiciliare, che permette di raggiungere valori di raccolta differenziata
estremamente elevati, tali da consentire a parecchie province italiane (anche con elevati flussi turistici)
di superare il 50% di raccolta differenziata. La tabella n° 58 costruisce una stima del costo
dell’applicazione della raccolta porta a porta sulla Provincia di Savona. Viene fatta una stima che può
oscillare tra 117 € e 131€ annui ad abitante.
La differenza tra le due stime è data da un diverso costo di raccolta stimato per un sistema porta a
porta applicato ad un territorio come la Provncia di Savona. La stima prudenzialmente individua un
valore di minima ed uno di massima, 74 e 88 € ad abitante all’anno. Si è poi scelto di tenere in
considerazione nelle analisi successive solo il secondo valore, quello maggiore, in relazione alla
vocazione turistica del territorio della Provincia di Savona.
Si puntualizza che le voci riportate nella tabella successiva sono voci di costo e non di flusso di
materia, cioè alcuni flussi che non rappresentano un costo per l’ente non vi sono riportati, o vi sono
indicati come pari a zero, ad esempio lo smaltimento degli scarti del compostaggio di qualità (la cui
quantità relativa dipendono dal tipo di raccolta stradale o domiciliare); nel riportare le tariffe medie di
conferimento dell’organico ad impianti di questa dimensione, avendo analizzato la situazione del nord
Italia, è stata utilizzata una tariffa di conferimento inclusiva di tutti gli oneri accessori, compreso lo
smaltimento dei sovvalli.
Un'altra fondamentale differenza rispetto alle previsioni di costo di riciclo del PPGR in vigore è la
differente qualità merceologica dei materiali raccolti con il sistema stradale (che presenta sempre livelli
di impurezze molto elevati) rispetto a quelle normalmente rilevate per il sistema domiciliare (che grazie
ad un maggior controllo dei conferimenti fa ottenere una presenza di scarti molto contenuta). La
drastica riduzione di impurezze ottenuta con la diffusione dei sistemi domiciliari consente di poter
conferire direttamente il materiale raccolto presso le piattaforme convenzionate CONAI senza dover
sostenere costi per la selezione e valorizzazione dei materiali. Gli impianti di selezione e
valorizzazione dei materiali da raccolta differenziata per la rimozione degli scarti sono invece quasi
sempre necessari nel caso di utilizzo del modello stradale per la raccolta differenziata ed infatti, nel
Piano in vigore, tali costi erano stati contabilizzati.
Il Piano in vigore prevedeva inoltre la diffusione della raccolta multimateriale di vetro, plastica e
metalli. Tale modello di raccolta è stato progressivamente abbandonato in Italia proprio per l’elevata
presenza di scarti (dal 20 al 30 % del totale) che comportano un costo di selezione particolarmente
elevato. Il problema deriva forse dalla difficile comprensione, da parte degli utenti, di una raccolta
differenziata che, contrariamente alle attese, chiede invece di mischiare di nuovo materiali difficilmente
separabili e chiaramente incompatibili. Attualmente si sta invece diffondendo la raccolta congiunta di
plastica e metalli che comporta minori presenze di scarti e che in varie realtà (Milano, Padova, Parma
ecc.) non comporta maggiori costi di selezione poiché, tramite specifici accordi con il CONAI, tali costi
vengono sostenuti dalle stesse piattaforme convenzionate CONAI senza maggiori oneri per i Comuni.
Nel Piano approvato nel 2002 si affermava infine che “..i costi unitari di raccolta differenziata (utilizzati
nelle analisi) debbano essere considerati addizionali al costo unitario di raccolta indifferenziata..” (pag.
18
62) poiché il modello di gestione adottato è quello che nel Manuale ANPA è stato definito come
“aggiuntivo”. A questo proposito si può riportare quanto afferma lo stesso manuale nazionale a
proposito di questo sistema: “..Lo schema di raccolta di tipo aggiuntivo è evidentemente inadeguato
rispetto alle nuove linee di tendenza ed agli impegni fissati dal Decreto Ronchi: plafonato dal punto di
vista della capacità di intercettazione, risulta antieconomico se “forzato” al di là di certi livelli e
presenta una serie non marginale di inconvenienti (impatto ambientale e urbanistico, disottimizzazione
nell’impiego delle risorse, e così via). Si rende dunque indispensabile il passaggio a modelli più
adeguati, più coerenti con le nuove strategie più sopra delineate: occorre infatti adottare quella che si
definisce una modalità di raccolta “integrata”. Con ciò si intende un modello di raccolta che non è
avulso dal circuito di raccolta del rifiuto indifferenziato, con il quale anzi si deve “integrare”; un modello
che tendenzialmente privilegia la personalizzazione dei servizi, ovvero la messa a disposizione di
servizi “su misura” delle differenti categorie di produttori di rifiuti: per esemplificare, se con il sistema
aggiuntivo tutti i produttori di rifiuto vetroso, famiglie, bar, ristoranti, chioschi eccetera, dovevano
conferire le bottiglie allo stesso contenitore, solitamente la campana stradale, ora si tratta di fornire un
servizio di migliore qualità, che faciliti il compito del conferimento separato alle differenti categorie di
produttori, ad esempio dotando gli esercizi pubblici di propri contenitori “dedicati”, con frequenze di
vuotatura specificamente studiate per rispondere alle loro esigenze (mancanza di spazi per il deposito
dei contenitori e così via); un modello quindi che privilegia raccolte domiciliari, o meglio una
18
“Manuale ANPA Raccolta differenziata aspetti progettuali e gestionali” edito dal Ministero
dell’Ambiente nel 2000
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
integrazione ben programmata tra raccolte domiciliari, a partecipazione tendenzialmente
“obbligatoria”….
La presente proposta di Piano, proprio per ottimizzare i costi di gestione del sistema senza incorrere
nei problemi evidenziati nel Manuale ANPA, adotta proprio il modello di sistema integrato descritto in
modo esemplare nella pubblicazione del Ministero dell’Ambiente.
Infatti, per evitare di incorrere negli aumenti di costo normalmente riscontrati allorquando si cerca di
ottenere il 35 % di raccolta differenziata “forzando” il sistema stradale per raggiungere delle quote di
intercettazione incompatibili con le normali capacità di questo sistema, si deve evitare di aggiungere
semplicemente degli ulteriori servizi di raccolta differenziata (che comportano inevitabilmente soltanto
un aumento di costi con un aumento marginale delle quote percentuali di raccolta differenziata) ma
riorganizzare complessivamente il servizio al fine di ottenere un servizio ben progettato in ogni sua
parte ed in particolare per la frazione residua che, raggiungendo livelli di raccolta differenziata anche
superiori al 50 %, non può certo permanere nelle stesse condizioni di frequenza di raccolta e volumi
assegnati che erano adeguati in presenza di livelli di raccolta differenziata quasi inesistenti.
Non deve quindi destare stupore che un modello che prevede “soltanto” il 35 % di raccolta
differenziata (ma che risulta “aggiuntivo” e quindi non ottimizzato) possa costare di più di un modello
che prevede il 50 % di raccolta differenziata (ma con modalità integrate e ben progettate).
La stima dei costi per la raccolta differenziata al 50 % è stata comunque operata facendo riferimento
ai modelli più costosi in assoluto (sistemi che prevedono l’uso di bidoni domiciliari e non solo
dell’esposizione di sacchetti semitrasparenti) poiché, per la presenza di molte zone con una spiccata
vocazione turistica, si è preferito fare riferimento ai modelli di raccolta che consentono una maggiore
performance in termini di decoro urbano. Tale scelta comporta una previsione di costi maggiore ma
risulta assolutamente cautelativa per non incorrere in problemi dovuti ad una parziale sottovalutazione
dei nuovi costi di raccolta.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Tab. 58 - Scenario con raccolta porta a porta, biostabilizzazione dell'indifferenziato e discarica
ipotesi con costo di raccolta minimo
ipotesi con costo di raccolta massimo
Costo
Costo
Costo
Costo
Quantità
unitario
procapite
Costo annuo
unitario
procapite
Costo annuo
(t/a)
(€/t)
(€/ab)
(€) medio
(€/t)
(€/ab)
(€) medio
A) RACCOLTA
174.000
120
74
20.812.130
146
88
24.749.560
Indifferenziato
80.899
66
19
5.343.655
73
21
5.906.145
R. D. vetro
10.299
109
4
1.124.980
137
5
1.406.225
0
0
0
0
0
0
0
R. D. multimateriale
R. D. carta
20.527
137
10
2.812.450
164
12
3.374.940
R. D. cartone
4.139
136
2
562.490
136
2
562.490
R. D. legno
1.977
142
1
281.245
142
1
281.245
R. D. ferro e altri metalli
3.748
150
2
562.490
150
2
562.490
R. D. imballaggi plastici
3.902
721
10
2.812.450
793
11
3.093.695
R. D. tessile
1.888
149
1
281.245
149
1
281.245
R. D. verde
5.104
110
2
562.490
165
3
843.735
23.753
249
21
5.906.145
332
28
7.874.860
0
0
2
562.490
R. D. umido (domiciliare)
R. D. R.U.P.
283
0
0
0
0
ALTRE RD
7.983
0
0
0
0
R. D. ingombranti
9.498
59
2
562.490
59
0
-468.983
B) RICICLO
Indifferenziato Trasporto
(25 km)
80.899
3
1
255.354
3
1
255.354
Vetro
10.299
-23
-1
-236.877
-23
-1
-236.877
0
0
0
0
0
0
0
20.527
-5
0
-102.635
-5
0
-102.635
Cartone
4.139
-10
0
-41.390
-10
0
-41.390
Legno
1.977
-3
0
-5.101
-2,58
0
-5.101
Ferro e altri metalli
3.748
-15
0
-56.220
-15
0
-56.220
R. D. imballaggi plastici
3.902
-72
0
-282.115
-72,3
0
-282.115
Tessile
1.888
0
0
0
0
0
0
R. D. verde
5.104
0
0
0
0
0
0
23.753
0
0
0
0
0
0
R. D. R.U.P.
283
0
0
0
0
0
0
Ingombranti
9.498
0
0
0
0
0
0
C) COMPOSTAGGIO
34.000
64
8
2.172.000
64
8
2.172.000
Trasporto (35 km)
34.000
4
0
132.000
4
0,5
132.000
Trattamento
34.000
60
7
2.040.000
60
7
2.040.000
D) Biostabilizzazione
85.000
95
18
5.038.000
95
18
5.038.000
Trasporto (40 km)
73.000
5
0
328.500
4,5
0
328.500
Stabilizzazione
73.000
60
16
4.380.000
60
16
4.380.000
Conferimento FOS
12.000
31
1
366.000
30,5
1
366.000
F) SMALTIMENTI
60.000
90
19
5.400.000
90
19
5.400.000
5.000
90
2
450.000
90
2
450.000
55.000
90
18
4.950.000
90
18
4.950.000
Multimateriale
Carta
R. D. umido (domiciliare)
Da riciclo
Da stabilizzazione
QUANTITÀ TOTALE
COSTO TOTALE
COSTO UNITARIO
INCREM. % DA ATTUALE
COSTO ADDIZION. TOT.
-468.983
174.000
32.953.147
189
117
36.890.577
212
6%
1.802.609
Pagina 163 di 379
131
18%
5.740.039
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Tab. 59 - Scenario con raccolta porta a porta, biostabilizzazione dell'indifferenziato, discarica e produzione CDR
ipotesi con costo di raccolta
ipotesi con costo di raccolta
minimo
massimo
Costo
Costo
Costo
Costo
Costo
Costo
Quantità unitario procapite annuo (€)
unitario
procapite annuo (€)
(€/t)
(€/ab)
medio
(€/t)
(€/ab)
medio
(t/a)
A) RACCOLTA
174.000
120
74
20.812.130
146
88
24.749.560
Indifferenziato
80.899
66
19
5.343.655
73
21
5.906.145
R. D. vetro
10.299
109
4
1.124.980
137
5
1.406.225
0
0
0
0
0
0
0
20.527
137
10
2.812.450
164
12
3.374.940
R. D. cartone
4.139
136
2
562.490
136
2
562.490
R. D. legno
1.977
142
1
281.245
142
1
281.245
R. D. ferro e altri metalli
3.748
150
2
562.490
150
2
562.490
R. D. imballaggi plastici
3.902
721
10
2.812.450
793
11
3.093.695
R. D. tessile
1.888
149
1
281.245
149
1
281.245
R. D. verde
5.104
110
2
562.490
165
3
843.735
23.753
249
21
5.906.145
332
28
7.874.860
283
0
0
0
0
0
0
R. D. multimateriale
R. D. carta
R. D. umido (domiciliare)
R. D. R.U.P.
ALTRE RD
7.983
0
0
0
0
0
0
R. D. ingombranti
9.498
59
2
562.490
59
2
562.490
0
-468.983
B) RICICLO
-468.983
Indifferenziato Trasporto (25 km)
80.899
3
1
255.354
3
1
255.354
Vetro
10.299
-23
-1
-236.877
-23
-1
-236.877
Multimateriale
0
0
0
0
0
0
0
20.527
-5
0
-102.635
-5
0
-102.635
Cartone
4.139
-10
0
-41.390
-10
0
-41.390
Legno
1.977
-3
0
-5.101
-2,58
0
-5.101
Ferro e altri metalli
3.748
-15
0
-56.220
-15
0
-56.220
R. D. imballaggi plastici
3.902
-72
0
-282.115
-72,3
0
-282.115
Tessile
1.888
0
0
0
0
0
0
R. D. verde
5.104
0
0
0
0
0
0
Carta
R. D. umido (domiciliare)
23.753
0
0
0
0
0
0
R. D. R.U.P.
283
0
0
0
0
0
0
Ingombranti
9.498
0
0
0
0
0
0
C) COMPOSTAGGIO
34.000
64
8
2.172.000
64
8
2.172.000
Trasporto (35 km)
34.000
4
0
132.000
4
0,5
132.000
Trattamento
34.000
60
7
2.040.000
60
7
2.040.000
Conferimento compost
0
0
0
0
0
0
0
D) Biostabilizzazione
85.000
95
18
5.038.000
95
18
5.038.000
Trasporto (40 km)
73.000
5
0
328.500
4,5
0
328.500
Stabilizzazione
73.000
60
16
4.380.000
60
16
4.380.000
Conferimento FOS
12.000
31
1
366.000
30,5
1
366.000
F) SMALTIMENTI
60.000
90
19
2.700.000
90
19
2.700.000
5.000
90
2
450.000
90
2
450.000
0
0
0
0
0
0
Da riciclo
Da compostaggio
Da selezione
Da stabilizzazione
25.000
90
8
2.250.000
90
8
2.250.000
G) PRODUZIONE CDR
37.000
85
11
3.145.000
85
11
3.145.000
Pagina 164 di 379
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Segue Tab. 59
QUANTITÀ TOTALE
174.000
COSTO TOTALE
COSTO UNITARIO
33.398.147
192
119
215
INCREM. % DA ATTUALE
COSTO ADDIZION. TOT.
37.335.577
133
7%
20%
2.247.609
6.185.039
La tabella n° 60 riassume le precedenti 57, 58, 59 nelle loro righe finali di conclusioni. Le prime due
colonne riportano i dati di cui a tab 57, le ultime colonne riportano i dati di cui a tab. 58 e tab. 59, cioè
l’ipotesi in discussione, di un sistema di raccolta porta a porta al 50 % di raccolta differenziata con
trattamento di biostabilizzazione del residuo o con biostabilizzazione e produzione di CDR. Emerge
nettamente come la dimensione della Provincia di Savona non consenta le ottimizzazioni di costo (che
altrove potrebbero essere possibili) necessarie per gli impianti di termovalorizzazione. Infatti i
termovalorizzatori presentano dei punti di pareggio molto elevati e sicuramente superiori alla
produzione di rifiuti della Provincia di Savona. Questo tipo di impianti negli anni ha dovuto adeguarsi
ad una serie di normative e leggi che obbligano gli impianti di nuova costruzione a dotarsi di presidi
tecnologici sempre più complessi tali da ridurre l’inquinamento emesso. Tali dispositivi tecnologici
hanno dei costi notevoli tali da superare anche la metà dei costi di realizzazione di un impianto. Questi
costi trovano una sostenibilità economica ottimale in impianti che possono accogliere almeno 300.000
tonnellate annue. Impianti di termovalorizzazione inferiori a tale potenzialità ricettiva hanno via via un
costo a tonnellata di materiale trattato, inversamente proporzionale alla taglia.
Le stime contenute nella tabella 57 e poi riportate aggiornandole nella tabella 60, provenienti dal
19
PPGR in vigore, pur con alcune sottostime dei costi ed escludendo alcune voci di costo ,
identificavano già come la termovalorizzazione fosse l’ipotesi più onerosa.
Per tutte le considerazioni sopraesposte bisogna considerare come più attendibile lo scenario
impiantistico del piano in vigore che prevede un aumento di costo del 48% attestandosi sui 164 € ad
abitante. Per questi motivi una rimodulazione dei costi che investa maggiormente sulla raccolta
differenziata invece che sull’impiantistica di smaltimento risulta l’opzione più economica se confrontata
con quella adottata dal Piano in vigore. I costi di tale opzione comportano aumenti di costi medi dal 18
al 20 % rispetto ai valori attuali, in funzione della diversa opzione scelta, presentate schematicamente
nella tab. 58 e tab. 59.
19
Si potrà osservare che la termovalorizzazione è l’unica opzione per la quale gli estensori del piano precedente
non hanno previsto costi di trasporto, cosi come alcune raccolte differenziate, i RUB, rifiuti urbani pericolosi
oppure la plastica, non erano state previste.
Pagina 165 di 379
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Tab. 60 - Tabella di raffronto tra i vari scenari
Piano Fase 3 cioè
previsione costi
incenerimento da
piano in vigore
Situazione attuale
(secondo stime piano
in vigore)
Costo
Costo
procapite
(€/ab.anno)
Costo
Annuo
Costo
procapite
Annuo
(€)
€/ab.anno
(€)
68 19.198.596
A) RACCOLTA
1
B) RICICLO
187.362
C) COMPOSTAGGIO
D) BIOSTABILIZZAZIONE
selezione
90 25.196.898
Costo
Costo
procapite
€/ab.anno
42 11.764.580
111 31.150.538
INCREMENTO COSTO
6.2.1
Costo
Annuo
Costo
procapite
Annuo
(€)
(€/ab.anno)
(€)
88 24.749.560
88 24.749.560
5
1.523.949
-2
-468.983
-2
-468.983
6
1.775.035
8
2.172.000
8
2.172.000
14
3.868.150
18
5.038.000
18
5.038.000
33
9.326.698
16
4.433.504
19
5.400.000
10
2.700.000
11
3.145.000
G) PRODUZIONE CDR
TOTALI
PPGR 2005 ipotesi 2 porta a porta biostabilizzazione e
Produzione di CDR
(scenario con costo di
raccolta massimo)
o
E) TERMOVALORIZZAZIONE
F) SMALTIMENTI
PPGR 2005 ipotesi 1 porta a porta biostabilizzazione e
poi discarica
(scenario con costo
di raccolta massimo)
164 46.124.234
131 36.890.577
133 37.335.577
48%
18%
20%
Caratteristiche del CDR
Per meglio valutare l’opzione precedentemente illustrata della bioessicazione del rifiuto residuo e
successiva produzione di CDR viene di seguito approfondita la tematica della produzione e dell’uso
del CDR in Italia ed all’estero.
Nell’ambito del recupero energetico da rifiuti, la produzione di combustibili derivati da rifiuti, meglio noti
con l’acronimo di RDF (Refuse Derived Fuel) e, a livello nazionale, di CDR (Combustibile derivato dai
rifiuti), si pone come soluzione alternativa al recupero di energia effettuato direttamente negli impianti
di incenerimento sui rifiuti urbani indifferenziati (RU) che residuano a valle delle operazioni di raccolta
differenziata (RD), laddove, attraverso questa soluzione, si può garantire la sostituzione di altri
combustibili fossili e quindi evitare di creare nuove fonti di emissioni.
La storia del RDF risale ai primi anni ’70 e la sua origine è riconducibile al tentativo di promuovere
l’impiego di un combustibile alternativo a basso costo, che permettesse di fronteggiare la crisi
petrolifera. Tale combustibile non ebbe però molta diffusione a livello nazionale (le principali
esperienze furono quelle dell’ENICHEM a Ravenna), principalmente a causa della mancanza di
garanzie qualitative sulle sue caratteristiche che implicavano risvolti operativi, oltre che di carattere
energetico ed ambientale.
Contrariamente ad allora, però, attualmente, tale materiale può, nel rispetto di alcune precise
caratteristiche e prescrizioni riguardanti la sua produzione ed utilizzo, trovare impiego come
combustibile alternativo in impianti di combustione o co-combustione, quali le centrali termoelettriche,
le centrali termiche di teleriscaldamento, i cementifici, nonchè altri insediamenti produttivi a livello
industriale.
La produzione di CDR viene effettuata a partire da rifiuti residui da raccolta differenziata., tramite
trattamenti, per lo più di tipo meccanico-biologico. Tali trattamenti sono finalizzati a ridurre la
disomogeneità, il contenuto di inquinanti e, se necessario, l’umidità del materiale in ingresso. Le
tecnologie si differenziano e si articolano in forme più o meno complesse, in funzione principalmente:
− della provenienza e tipologia dei rifiuti disponibili;
− dell’impiego finale del combustibile derivato.
In particolare l’impiego finale influenza notevolmente le caratteristiche richieste per i CDR; tenendo
conto dei diversi fattori locali e della tipologia dei rifiuti disponibili, è possibile affermare che ciascun
produttore viene a trovarsi nelle condizioni di dover mettere in atto una propria tecnica
“personalizzata” di produzione.
Pagina 166 di 379
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
In particolare, poiché è spesso necessario conseguire ridotti livelli di umidità (aumentando
conseguentemente il PCI, Potere Calorifico Inferiore, del combustibile), occorre prevedere uno stadio
d’essiccamento, realizzato di norma con impianti di trattamento meccanico biologico (TMB).
A questo fine deve essere realizzata una fase di stabilizzazione biologica, effettuata sulla frazione
umida separata per vagliatura (ai fini di un suo corretto smaltimento in discarica), oppure sull’intera
massa in ingresso, allo scopo di ridurre drasticamente il contenuto d’umidità ed incrementare la
produzione specifica di CDR (la frazione organica resta, in questo caso "inglobata"”nel prodotto
finale).
Un ulteriore stadio importante di trattamento è costituito dalle vagliatura, effettuata sia a monte sia a
valle di operazioni di riduzione della pezzatura. Ciò in considerazione del fatto che alcuni composti
pericolosi quali i metalli pesanti, tendono ad accumularsi nelle frazioni più fini e possono quindi essere
allontanati tramite operazioni (anche in successione) di selezione eseguite con vagli di adeguata
apertura delle maglie e/o con raffinazioni eolico-densimetriche. La progressiva esclusione degli
spazzamenti stradali dai flussi di RU conferito al trattamento tende ad ogni modo a comportare una
riduzione delle concentrazioni in metalli pesanti, ed a rendere superflua la separazione del fine. In
ogni caso, con la vagliatura primaria o la separazione finale, il fine tende a finire nel sottovaglio e/o
negli scarti, e dunque a non interferire con la qualità del CDR.
La vagliatura non risulta tuttavia efficace ai fini della riduzione del contenuto di cloro, proveniente per
lo più da manufatti in PVC, presenti in un campo dimensionale molto ampio. Più efficaci sono i sistemi
di classificazione aeraulica/pneumatica, che separano in base alla densità, ma sopratutto i sistemi di
selezione automatica, quali, ad esempio, i sistemi a spettroscopia Nir (Near InfraRed) o quelli basati
su sistemi a sensori multipli.
Sono sempre presenti inoltre anche uno o più stadi di rimozione dei metalli, siano essi ferrosi (tramite
separatore magnetico) e non ferrosi (tramite separatore a correnti indotte), al fine di migliorare la
qualità del prodotto finale e limitare il rischio di danni alle apparecchiature. I metalli separati sono
potenzialmente riciclabili.
La tipologia di rifiuto disponibile e la qualità richiesta per il CDR determinano la complessità dei
trattamenti necessari, influenzando di conseguenza i quantitativi di scarti da avviare a discarica.
A questo riguardo si possono evidenziare due contrapposte strategie di trattamento: la selezione
“attiva” e quella “passiva”.
La selezione attiva identifica quei trattamenti finalizzati ad enucleare unicamente le frazioni ad alto
potere calorifico e ridotto contenuto di inquinanti. La sua applicazione dà luogo, come conseguenza,
ad un maggiore quantitativo di scarti da smaltire in discarica, solo in parte bilanciato dalle migliori
caratteristiche qualitative del combustibile derivato.
La selezione passiva si limita invece alla separazione delle frazioni indesiderate (es.: plastiche
clorurate, metalli, inerti, frazioni organiche ad elevato contenuto d’umidità), aumentando la resa
quantitativa di CDR ottenuto e riducendo i quantitativi di materiali da avviare a discarica.
L’applicazione di una o dell’altra alternativa non può essere generalizzata e anche l’aspetto
economico non è determinante ai fini di una loro univoca individuazione.
Il prodotto ottenuto può richiedere ulteriori trattamenti, derivanti essenzialmente da esigenze tecniche
e commerciali dell’utilizzatore finale o da motivazioni legate al trasporto. In questo contesto possono
essere previste ulteriori riduzioni di pezzatura, la compattazione, il confezionamento in balle e la
formatura (pellets, bricchette, chips, eccetera).
6.2.2
Quadro legislativo nazionale relativo alla produzione ed utilizzo di CDR
Per favorire il recupero energetico dai rifiuti, il D.lgs 22/1997 (il cd “Decreto Ronchi”) aveva previsto
una fase intermedia di trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati, al fine di ottenere un combustibile
derivato, avente caratteristiche più omogenee e costanti rispetto ai rifiuti urbani tal quali. In particolare
il DM 5 Febbraio 1998, che resta in vigore fino alla emanazione delle norme tecniche previste dal d.
lgs. n° 152/2006, ne disciplina attualmente la prod uzione e l’utilizzo, consentendo di avvalersi delle
procedure semplificate previste per l’esercizio di impianti in cui sono effettuate operazioni di recupero
di rifiuti non pericolosi di cui agli articoli 214 e 216 del D.lgs. 152/2006.
L’articolo 183 comma 1, lettera r) del d. lgs. n° 1 52/2006 definisce così il combustibile da rifiuti:
“il combustibile classificabile, sulla base delle norme UNI 9903-1 e successive modifiche e
integrazioni, come RDF di qualità normale , che è recuperato dai rifiuti urbani e speciali non pericolosi
mediante trattamenti finalizzati a garantire un potere calorifico adeguato al suo utilizzo, nonché a
ridurre e a controllare:
• il rischio ambientale e sanitario;
Pagina 167 di 379
Provincia di Savona
•
•
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
la presenza di materiale metallico, vetri, inerti, materiale putrescibile e il contenuto di umidità;
la presenza di sostanze pericolose, in particolare ai fini della combustione”.
La lettera s) del medesimo articolo, invece, così definisce il combustibile da rifiuti di qualità:
“il combustibile classificabile, sulla base delle norme tecniche UNI 9903-1 e successive modifiche e
integrazioni, come RDF di qualità elevata, cui si applica l’articolo 229”.
Detto articolo 229 del d. lgs. n° 152/2006 classifi ca il combustibile da rifiuto come rifiuto speciale.
Esclude invece dalla applicazione della normativa sui rifiuti il CDR di qualità (CDR-Q), prodotto
nell’ambito di un processo produttivo che adotti un sistema di gestione per la qualità basato sullo
standard UNI-EN ISO 9001 e destinato all’effettivo utilizzo in co-combustione, come definita
dall’articolo 2, comma 1, lettera g) del Decreto del Ministro dell’Industria del Commercio e
dell’Artigianato 11 novembre 1999, in impianti di produzione di energia elettrica e in cementifici.
Per quanto riguarda la produzione, il punto 14 dell’allegato 1 al DM 5 Febbraio 1998 ne disciplina le
relative attività individuando anche, attraverso i Codici del Catalogo europeo dei rifiuti (CER), tipologie
e caratteristiche dei rifiuti speciali non pericolosi che possono essere aggiunti ai rifiuti urbani
indifferenziati che costituiscono la matrice base, presente in quantità almeno pari al 50% in peso.
Riguardo all’impiego del CDR come combustibile alternativo (in impianti dedicati e non) il punto 1 del
suballegato 1 dell’allegato 2 del DM 5 Febbraio 1998 fissa requisiti e prescrizioni per le caratteristiche
minimali del prodotto (sinteticamente riportate nella tabella 62), i criteri progettuali ed operativi degli
impianti utilizzatori, nonchè i limiti alle emissioni in atmosfera degli inquinanti, fissati a valori persino
più restrittivi di quelli all’epoca in vigore per gli impianti di incenerimento di rifiuti.
Tale combustibile deriva da un processo di raffinazione della frazione secca, tramite successivi
trattamenti di triturazione, essiccamento, addensamento, nonché di eventuale miscelazione di una
quota, non superiore al 50% in peso, di rifiuti speciali ad elevato potere calorifico (plastiche, gomme,
legno, eccetera), mirati a migliorarne le caratteristiche di combustibilità, di trasportabilità e di
stoccabilità.
Tab. 62 - Caratteristiche richieste per il CDR ex DM 5 Febbraio 1998
Parametro
u.m.
Potere calorifico
MJ/kg t.q.
Umidità
% peso t.q
Ceneri
% peso s.s.
Cloro
% peso t.q.
Zolfo
% peso t.q.
Piombo
mg/kg s.s.
Cromo
mg/kg s.s.
Rame (composti solubili)
mg/kg s.s.
Manganese mg/kg
mg/kg s.s.
Nichel
mg/kg s.s.
Arsenico
mg/kg s.s.
Cadmio+Mercurio
mg/kg s.s.
Legenda: t.q. = materiale tal quale; s.s. = sostanza secca
Valore limite
min. 15
max 25
max 20
max 0,9
max 0,6
max 200
max 100
max 300
max 400
max 40
max 9
max 7
A livello nazionale, la normativa tecnica di riferimento è attualmente la Norma Uni-CTI 9903
(Combustibili solidi non minerali ricavati da rifiuti) versione Marzo 2004. Essa regolamenta la
classificazione, le caratteristiche chimico-fisiche, le prescrizioni per l’impiego ed il trasporto dei
combustibili solidi ricavati da rifiuti, indicati convenzionalmente come RDF (Refuse Derived Fuels)
destinabili ad usi termici civili ed industriali.
In particolare la UNI 9903-1 (“Specifiche e classificazione”) individua, sulla base delle caratteristiche
chimico-fisiche e con particolare riguardo al contenuto di inerti ed inquinanti, due classi di qualità per
l’RDF:
− RDF di qualità elevata
− RDF di qualità normale.
Le caratteristiche minimali richieste per le due classi di qualità sono sinteticamente elencate nella
tabella 63, nella quale sono anche riportate per confronto le analoghe prescrizioni previste dal DM 5
Febbraio 1998.
Come può rilevarsi dall’esame dei dati riportati nella suddetta tabella per l’RDF di qualità normale
vengono prescritte caratteristiche corrispondenti a quella del D.M. 1998, per cui sia l’RDF di qualità
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che quello normale risultano adeguati alla norma giuridica che risulta attualmente quella vincolante ai
fini dell’impiego di CDR come combustibile alternativo in impianti industriali (dedicati e non),
usufruendo del regime semplificato previsto per l’esercizio di cui agli articoli 214 e 216 del Dlgs
152/2006.
Tab. 63 - Caratteristiche dei combustibili derivati dai rifiuti
Parametro
u.m.
RDF
qualità
elevata
Umidità
% massa t.q.
max 18
Pci
MJ/kg s.s.
min 20
Ceneri
% massa s.s.
max 15
Cloro totale
% massa t.q.
max 0,7
Zolfo
mg/kg t.q.
max 0,3
Pb
mg/kg s.s.
max 100
Cr
mg/kg s.s.
max 70
Cu
mg/kg s.s.
max 50
Mn
mg/kg s.s.
max 200
Zn
mg/kg s.s.
max 50
Ni
mg/kg s.s.
max 30
As
mg/kg s.s.
max 5
Cd + Hg
mg/kg s.s.
max 3 + 1
6.2.3
RDFqualità
normale
max 25
min 15
max 20
max 0,9
max 0,6
max 200
max 100
max 300
max 400
-max 40
max 9
max 7
CDR ex D.M.
5.02.1998
max 25
min 15
max 20
max 0,9
max 0,6
max 200
max 100
max 300
max 400
-max 40
max 9
max 7
Il mercato del CDR
Si è già evidenziato che la combustione di CDR finalizzata al recupero energetico (sotto forma di
energia elettrica e/o termica) può essere effettuata sia presso impianti dedicati che presso impianti
industriali che utilizzano combustibili solidi tradizionali.
L’impiego del CDR in impianti dedicati non presenta alcun problema di carattere tecnico in quanto le
tecnologie disponibili sul mercato, sia di combustione che di depurazione dei fumi, consentono il
rispetto dei limiti normativi alle emissioni sempre più restrittivi, che vengono dettati da motivazioni di
tutela ambientale.
La co-combustione diretta di CDR in impianti industriali esistenti risulta essere, allo stato attuale, una
tecnica che richiede specifiche verifiche in funzione dell’impianto ricettore.
Infatti, oltre a richiedere una preparazione più spinta del combustibile (soprattutto per quanto riguarda
il contenuto di umidità e la pezzatura del materiale), devono essere analizzate le problematiche
connesse con il maggior contenuto di composti alogenati e di metalli presente nei CDR rispetto ai
combustibili tradizionali, che potrebbe dare luogo, sopratutto negli impianti di produzione di energia, a
fenomeni di sporcamento e corrosione, oltre che compromettere il possibile riutilizzo delle ceneri di
combustione.
Riguardo all’effettiva capacità di utilizzo di CDR è possibile stimare, a livello europeo, un potenziale
mercato compreso fra 24 e 46 Mt/a (come riportato nella tabella 64): (Fonte: ENEA).
Tab. 64 - Potenziale mercato per l’impiego dei CDR in Europa (*)
Settore
Consumo
Mercato
energetico
(Mt/a)
Cementifici
3-4 MJ/kg clinker
172 (**)
Centrali
-145 (***)
termoelettriche
Produzione calce
4 MJ/kg calce
20
Totale
Sostituzione
combustibile (%)
30-50
5-10
Potenziale
richiesta (Mt/a)
7-12
16-32
30-50
1-2
24-46
(*) Assumendo un PCI medio di riferimento pari a 19 MJ/KG per il CDR
(**) Dato 1995 sulla produzione di cemento. Si è assunto una richiesta di 0,75 kg clinker/kg cemento
(***) Dato 1999 sul consumo di combustibili solidi, espresso come tonn. equival. di petrolio con PCI = 41,9 MJ/kg
Fonte: ENEA.
Considerato che in Europa viene stimato un quantitativo di rifiuti urbani annualmente smaltito in
discarica pari a 110 Mt/a, e stimando di poter recuperare da 1 t di rifiuti urbani, 0,20 t di CDR, i dati
precedentemente riportati indicano, in prima approssimazione,
che il mercato europeo è
potenzialmente in grado di recepire la quasi totalità del CDR producibile dai rifiuti urbani attualmente
smaltiti in discarica.
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Per quanto riguarda la situazione italiana è stato stimato un potenziale impiego di circa 0,7 Mt/a nelle
centrali termoelettriche, prevedendo una quota di sostituzione di circa il 10% in peso (corrispondenti a
circa il 6-8% come apporto termico) del carbone impiegato, pari a circa 7 Mt/a:
Nei cementifici, alla luce delle sperimentazioni condotte sia all’estero che in Italia, è stata ipotizzata
una quota media di sostituzione dei combustibili tradizionali dell’ordine del 20-30%, espressa come
apporto termico al processo. Tenuto conto dei livelli di fabbisogno energetico da combustibili fossili
che si possono stimare in circa di 2 Mtep/anno (Mtep = milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, al
quale viene assegnato un PCI di 41,9 MJ/Kg), la potenzialità di utilizzo di CDR risulta dell’ordine di
0,8-1,3 Mt/a nell’ipotesi, ottimistica, che tutti i cementifici sul territorio nazionale si dotino degli impianti
e delle infrastrutture necessarie per la co-combustione. Ne consegue, in definitiva, una potenzialità
massima di utilizzo del CDR pari a 1,5-2 Mt/a.
In queste condizioni si potrebbe trovare sbocco al trattamento di circa 4-6 Mt/a di rifiuti urbani, cioè
indicativamente pari al 18-27% delle circa 22,0 Mt/a di rifiuti urbani attualmente smaltiti in discarica.
Va tuttavia rilevato che, attualmente, le condizioni di mercato del CDR appaiono ancora piuttosto
problematiche poiché vi è un eccesso di offerta di CDR rispetto ad una potenzialità di conferimento
ancora piuttosto limitata.
In queste condizioni, salvo alcuni casi specifici (ad es. per la Provincia di Venezia), i soggetti che
producono CDR anziché ottenerne un utile, considerato che il combustibile alternativo prodotto fa
risparmiare altri combustibili tradizionali (principalmente carbone), sono spesso costretti a sostenere
dei costi per il conferimento del prodotto agli utilizzatori finali.
Il mercato si sta però evolvendo in modo positivo ed i costi di cessione del CDR si stanno
progressivamente riducendo. Tale fenomeno si può spiegare con l’avvio di diversi impianti progettati
specificatamente per la combustione del CDR e con la messa a regime del sistema dei Certificati
Verdi che stanno spingendo varie centrali termoelettriche ad imitare quanto sta accadendo presso la
Centrale termoelettrica ENEL di Fusine.
Una recente indagine condotta a livello nazionale per saggiare la disponibilità e l’interesse delle
industrie locali all’utilizzazione del CDR ha fornito in effetti risultati molto incoraggianti. E’ emerso
infatti un notevole interesse per la sostituzione del carbone (il cui costo è notevolmente aumentato
negli ultimi anni) con il CDR e si potuto appurare che alcuni cementifici utilizzano già, per una quota
parte, tale combustibile importandolo anche da altre province (si può citare il caso del cementificio di
Robilante nella confinante Provincia di Cuneo).
Si assiste quindi ad un decollo del mercato del CDR che viene favorito sia dal nuovo assetto
normativo che pone il CDR di alta qualità (a norma UNI 9903) sullo stesso piano del carbone (e quindi
non più sottoposto alle normative che regolano i Rifiuti Speciali come succede ancora per il CDR di
qualità base, normato dal Dlgs 4/02/98) sia dall’aumento progressivo del prezzo dei combustibili fossili
(una tendenza che gli analisti ritengono sempre più consistente nel medio e lungo periodo).
Va inoltre considerato che le esperienze precedenti di altre province (ad es. Cuneo, Venezia,
Bergamo ecc.) che hanno scelto di puntare alla realizzazione di CDR di alta qualità (anziché limitarsi
al CDR di qualità base o alla combustione della frazione secca) hanno dimostrato che non tardano a
manifestarsi le proposte industriali per l’utilizzo di questo combustibile (ad es. con la Pirelli a Cuneo,
l’ENEL a Venezia, la BAS Power a Bergamo ecc.). poiché la possibilità di sostituire in parte un
combustibile sempre più caro (il carbone) oppure di poter utilizzare un combustibile a basso o nullo
costo di approvvigionamento (il CDR) è ritenuta dagli addetti ai lavori sempre più conveniente.
La Provincia di Savona ha già svolto una indagine di mercato in via ufficiosa, suscitando l’interesse di
alcune società, che hanno manifestato la propria disponibilità a prendere in considerazione di
utilizzare CDR di qualità prodotto nel territorio provinciale. Quando saranno realizzati gli impianti
previsti dal Piano si provvederà a concretizzare le offerte e a definire gli accordi per l’utilizzo del CDR
di qualità prodotto.
6.2.4
Produzione e smaltimento attuali di CDR
Secondo un’indagine svolta dall’ENEA, all’inizio del 2003 erano complessivamente presenti sul
territorio nazionale 50 impianti di produzione di CDR, di cui 27 operativi, 6 in avviamento e 17 in
costruzione.
Per quanto riguarda gli impianti operativi, la situazione al 2003 era caratterizzata da una capacità
complessiva di trattamento pari a circa 4,3 Mt/a di RU, cui corrispondeva una produzione di CDR pari
a circa 1,4 Mt/a.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Sempre secondo ENEA, per l’anno 2005, era possibile stimare, (ipotizzando l’entrata in funzione dei
soli impianti in corso di realizzazione) una capacità complessiva di trattamento pari a 7,5 Mt/a di rifiuti
urbani ed una corrispondente produzione nominale di CDR pari a 2,6 Mt/a.
Non tutti gli impianti operativi nel 2003 riuscivano ad inviare il CDR prodotto verso forme di recupero
energetico, sia esso effettuato in impianti dedicati, ovvero come combustibile alternativo in cementifici
o centrali termoelettriche.
Secondo quanto rilevato nel corso della succitata indagine, nel 2003 erano 14 gli impianti di
produzione che inviavano il loro CDR ad impianti dedicati di recupero energetico, a cui si
aggiungevano 2 cementifici per un totale di circa 0,5 Mt/a, circa il 35% della produzione totale. La
restante quantità, pari a circa 0,9 Mt/a, era destinata allo smaltimento in discarica o stoccata ai fini di
eventuali impieghi futuri.
6.3
Identificazione della tipologia impiantistica per il trattamento dei rifiuti
urbani residui
Alla luce delle valutazioni precedenti le soluzioni impiantistiche di piano devono essere
necessariamente incentrate sull’attuazione del sistema integrato di gestione dei rifiuti basato sulla
massimizzazione delle attività di riciclaggio, tramite la raccolta differenziata e, per quanto concerne il
rifiuto residuo indifferenziato, sulla scelta tra le due ipotesi che comportano i minori aumenti di costi
medi e cioè devono limitarsi a confrontare l’opzione della biostabilizzazione e successiva messa a
dimora in discarica del materiale biostabilizzato (che comporta un aumento di costo pari al 18 %
rispetto alla situazione attuale) con l’opzione della bioessicazione con la successiva produzione di
CDR (che comporta un aumento di costo pari al 20 % rispetto ai valori attuali).
La scelta tra queste due opzioni deve però tenere anche conto dell’attuale vincolo legislativo (Dlgs
36/2003) che impone di non conferire in discarica i rifiuti con un PCI maggiore di 13.000 kj/kg e della
priorità da attribuire al recupero energetico rispetto allo smaltimento in discarica sancito più volte dalla
normativa europea e nazionale.
Tenendo conto di questi vincoli l’unica opzioni attuabile rimane quella della bioessicazione e
produzione di CDR con contemporanea stabilizzazione del rifiuto residuo a basso potere calorifico da
conferire a stoccaggio in sicurezza, in linea con le previsioni strategiche della Direttiva 99/31/CE e
nell’ottica di uno smaltimento finale di un prodotto a fermentescibilità ridotta e, quindi, con riduzione
del percolato, della produzione di biogas, nonché dell’impatto ambientale dello stesso stoccaggio
(odori, aerosol, ecc.). L’unica strategia ambientalmente ed economicamente adottabile è quindi quella
della massima valorizzazione dell’altissimo potere calorifico del rifiuto urbano che verrà ancora
residuato allorquando verranno raggiunti gli obiettivi di Piano per quanto riguarda la raccolta
differenziata poiché si deve tener conto che, nelle zone dove sono già stati ottenuti tali risultati, il PCI
dei rifiuti residui risulta molto alto e perfino superiore a quanto previsto per il CDR di qualità base
(15.500 kj/kg). Considerato che anche la Provincia di Savona è destinate a raggiungere elevati livelli
di raccolta differenziata risulta evidente che l’assetto impiantistico deve tenere conto di questa
caratteristica dei rifiuti residui e quindi la strategia più opportuna, sia dal punto di vista ambientale che
economico, è senz’altro la produzione di CDR di elevata qualità che attualmente trova sbocco
principalmente presso i cementifici (si segnala ad esempio l’iniziativa promossa dalla Provincia di
Cuneo e dalla Pirelli Ambiente, denominata IDEA GRANDA, per la produzione di CDR di alta qualità
utilizzato presso il Cementificio di Robilante).
Da quanto illustrato nei paragrafi precedenti emerge quindi che il riutilizzo del CDR prodotto a livello
provinciale presso impianti industriali esistenti deve però essere ulteriormente verificato per garantire
che non comporti alcun peggioramento delle emissioni ed approfondito in relazione alle specifiche
esigenze dei singoli impianti industriali con cui dovrà essere sviluppato un accordo preventivo che
regolamenti tale conferimento.
Si sottolinea che, negli schemi di flusso di materia, il riutilizzo di CDR come combustibile può essere
collocato anche come “extra piano provinciale”; infatti tale prodotto è assimilabile ad un rifiuto
proveniente da un processo industriale e pertanto non rientra strettamente all’interno delle tipologie di
rifiuto oggetto della pianificazione provinciale.
La produzione di un CDR di qualità elevata consente infatti di puntare alla successiva collocazione sul
mercato dei combustibili alternativi.
Per rispondere alla necessità di smaltimento dei rifiuti dopo la raccolta differenziata della Provincia di
Savona occorre pertanto prevedere la realizzazione di:
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Provincia di Savona
−
−
−
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
due impianti di selezione/ trattamento e stabilizzazione della frazione indifferenziata dei rifiuti
urbani con produzione CDR;
due impianti di valorizzazione/recupero della frazione umido-verde da raccolta differenziata. con
produzione di compost,
almeno due impianti di stoccaggio in sicurezza degli scarti degli impianti di selezione/trattamento
(ad esempio la FOS per la parte non avviata a operazioni paesistico-ambientali)) e delle frazioni
non trattabili o recuperabili.
Le necessità di Piano riferite alla domanda di smaltimento sono già state definite in:
− Impianti per il trattamento dei rifiuti urbani residui allo scenario di piano (2014) per circa 80.000
t/anno;
− Impianti per il trattamento di frazione umida e verde per 34.000 t/anno (al 2014).
Mentre per quanto concerne il fabbisogno impiantistico per il trattamento della frazione umida e verde
lo scenario al 2014 prevede un marcato incremento della potenzialità di trattamento rispetto alla
situazione attuale (da circa 9.000 t/a autorizzate a Villanova d’Albenga alle 34.000 t/a circa a regime),
nel caso del trattamento del rifiuto indifferenziato, la situazione si capovolge.
La riduzione della frazione residua dei rifiuti urbani dallo stato attuale al 2014 è prevista pari al 50 %
circa (da 160.000 t/a a 83.000 t/anno); di queste, 80.000 t/anno saranno destinate al trattamento
meccanico biologico ed alla produzione di CDR, mentre le restanti 3.000 t/a (spazzatura stradale,
ingombranti non recuperati) saranno inviate direttamente a siti di stoccaggio in sicurezza, in quanto
non trattabili o recuperabili.
In coerenza con quanto sopra la stima delle potenzialità degli impianti di trattamento dei rifiuti residui
dovrebbe essere condotta tenendo conto dei quantitativi prodotti a regime (nel 2014). Una eccezione
a questo criterio è costituita però dagli impianti di trattamento meccanico-biologico poiché, tenendo
conto del deficit impiantistico provinciale riguardo alla produzione di compost di qualità, risulta
opportuno dimensionare tali impianti tenendo conto della possibile doppia vocazione funzionale.
Infatti si deve considerare che, nella maggior parte dei casi, gli impianti di trattamento meccanicobiologico sono costituiti da una sezione di trattamento biologico (aerobico o anaerobico) finalizzata
alla stabilizzazione della frazione putrescibile che funzionano con lo stesso meccanismo (insufflazione
d’aria, controllo dell’umidità, raffinazione finale ecc.) utilizzato negli impianti di compostaggio per
frazioni organiche raccolte in modo differenziato.
Quindi un impianto per il trattamento biologico dell’indifferenziato può essere convertito
progressivamente alla produzione di compost di qualità. Ciò può avvenire anche gradualmente, con la
crescita della raccolta differenziata, in tutti gli impianti in cui la sezione biologica sia sufficientemente
modulare da permettere l’utilizzo separato di bacini, trincee, vasche, containers o aree rispettivamente
per il trattamento biologico del rifiuto residuo, da un lato, e per il compostaggio di qualità, dall’altro.
Questa caratteristica degli impianti di trattamento meccanico-biologico, se opportunamente
valorizzata, permette di dare flessibilità al sistema di trattamento poiché questi impianti (che possono
essere realizzati in tempi relativamente brevi) possono rispondere sia all’esigenza di trattare tutto il
rifiuto indifferenziato nelle fase iniziale (quando non sono ancora stati raggiunti gli obiettivi di piano)
sia nel fase a regime in cui la quantità di rifiuto residuo sarà calata in modo decisivo senza dover
incorrere in rilevanti problemi gestionali ed economici.
La somma delle potenzialità degli impianti di trattamento meccanico biologico dovrebbe quindi essere
la somma delle esigenze di trattamento dell’indifferenziato e dell’umido e verde nello scenario a
regime e risulta pari a 101.000 t/a (80.000 t/a di residuo + 21.000 di organico da RD).
Per quanto concerne il recupero energetico della frazione combustibile, sono state esaminate due
ipotesi:
− la separazione e il riutilizzo della frazione secca combustibile da quella a matrice prevalentemente
organica da stabilizzarsi con produzione di FOS (Frazione Organica Stabilizzata);
− la bioessiccazione del rifiuto residuo, sfruttando l’energia della frazione organica residua.
In un caso o nell’altro, il prodotto derivante dalla biostabilizzazione o dalla separazione della frazione
prevalentemente secca (sopravaglio) sarà trattato e valorizzato fino a produrre un CDR almeno
corrispondente al D.M. 5.02.1998 e al RDF di qualità normale secondo UNI 9903-1.
Rispetto al ciclo di trattamento del rifiuto indifferenziato previsto per la produzione di frazione secca
combustibile (o di bioessiccato), le unità di produzione CDR saranno dotate di linee ulteriori specifiche
per:
− separazione di plastiche clorurate (tipo classificazione aeraulica);
− separazione spinta dei metalli (Fe + Al);
− separazione inerti.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
6.3.1 Schemi integrati per il trattamento/recupero del rifiuto urbano residuo e dell’organico
da raccolta differenziata.
Il Piano provinciale prevede la realizzazione di uno schema integrato per il recupero e la
valorizzazione energetica della frazione residuale dei rifiuti urbani, nonchè per la valorizzazione della
frazione organica proveniente da raccolta differenziata.
Lo schema di Piano prevede la possibilità di unificare nelle medesime unità tecnologiche il trattamento
della frazione residua di rifiuti urbani (indifferenziata) e della frazione organica da raccolta
differenziata. per più motivazioni:
- sia la biostabilizzazione (o la bioessicazione) della frazione residua che il compostaggio della
frazione organica da raccolta differenziata possono essere effettuate mediante schemi di
processo similari, in unità modulari (tipo biocontainer, biotunnel, trincee dinamiche o
semplicemente andane su postazioni separate) poste in parallelo, consentendo quindi ampia
flessibilità impiantistica e sinergie operative e gestionali;
- nella Provincia di Savona, ad un progressivo incremento della raccolta differenziata della frazione
organica non corrisponde una adeguata offerta impiantistica; attualmente non sono in attività
impianti di trattamento dell’organico per produzione di compost di qualità e pertanto l’intera
produzione provinciale deve essere attualmente conferita ad impianti di trattamento ubicati
all’esterno della Provincia.
A loro volta le tecniche di pretrattamento del rifiuto residuo sono state suddivise secondo due
soluzioni:
- Soluzione A: pretrattamento meccanico, con successiva separazione dei rifiuti urbani in due
flussi, di cui uno (sopravaglio) a composizione dominante di sostanza “secca” ed uno (sottovaglio)
a composizione dominante di sostanza “umida”. Il flusso a matrice “secca” e combustibile viene
poi sottoposto a raffinazione (separazione plastiche clorurate, Fe + Al, triturazione) per la
produzione di CDR. Il flusso a matrice prevalentemente umida viene destinato a stabilizzazione
biologica di tipo aerobico per la produzione di F.O.S. (Frazione organica stabilizzata) da smaltire
in siti di stoccaggio in sicurezza.
- Soluzione B: bioessiccazione dei rifiuti mediante un sistema di macinatura/triturazione primaria
dell’intero quantitativo in ingresso, successiva fase di trattamento aerobico nella quale il rifiuto
viene portato a 50÷70 °C con produzione di calore che viene utilizzato per aumentare la
temperatura e la capacità evaporativa dei flussi d’aria e quindi, ridurre di conseguenza il contenuto
d’acqua e stabilizzare la massa di rifiuti. Successiva raffinazione per produzione di CDR mediante
separazione Fe + Al, vagliatura e separazione FOS ed inerti, compattazione del residuo.
6.3.2 Bilanci di materia degli impianti di Piano.
Nella stima di Piano dei bilanci di materia relativi alle unità impiantistiche succitate, si è tenuto conto
che tali unità dovranno operare su un rifiuto residuo da un sistema di raccolta differenziata ad alta
efficienza (53,4 % di raccolta differenziata a regime).
Vengono di seguito esposti i criteri relativi ai rendimenti impiantistici e alle caratteristiche qualitative
delle diverse frazioni di materia; i valori medi attendibili, in funzione delle caratteristiche dei rifiuti
urbani e delle percentuali di rendimento sono:
Soluzione A
Rifiuto in ingresso (100%): PCI =>14.000 ÷15.000 KJ/Kg (3.500 ÷ 3.750 Kcal/kg)
Frazione secca combustibile (dopo separazione): 50÷60% con PCI = 19.000 KJ/Kg (4.500
Kcal/Kg)
F.O.S.: 25% se non raffinata , 10÷15% se raffinata per ottenere i limiti di qualità Del. C.M.
27/7/84.
Metalli a recupero: 4-5%
Scarti: 6-10%, Scarti in caso di raffinazione della FOS 10-15%
Perdite acqua evaporata e degradazione organico: 12÷15%
Dopo raffinazione frazione secca per produzione CDR:
CDR: 40÷50% con PCI = 20.000 KJ/Kg (5.000 Kcal/Kg)
Inerti: 5÷15%
Metalli a recupero: 2%
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Soluzione B
Rifiuto in ingresso (100%): PCI = 14.000 KJ/Kg (3.500 Kcal/kg)
Rifiuto bioessiccato: 70-80 % con PCI = 17.500 KJ/Kg (4.200 Kcal/Kg)
Perdite acqua evaporata e degradazione organico: 15-20%
Dopo raffinazione bioessiccato per produzione CDR:
CDR (bioessiccato raffinato): 50÷60% con PCI = 19.000÷20.000 KJ/Kg (4.600÷5.000 Kcal/Kg)
Fe + Metalli : 5%
Scarti: 20÷25% (fine + inerti)
Unità di compostaggio/stabilizzazione della frazione organica (umida+verde) da raccolta differenziata.
Il bilancio di materia medio utilizzato per i calcoli degli impianti di compostaggio è il seguente:
Rifiuto in ingresso da raccolta differenziata.: 100%
Compost di qualità: 42,50%
Scarti: 10%
Perdite per evaporazione H2O e degradazione organico: 47,50%.
Lo schema integrato di piano con i bilanci generali di materia nelle due ipotesi impiantistiche è
riassunto nelle Figg. seguenti.
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Fig. 19 - Soluzione A: schema di trattamento con separazione secco/umido e produzione CDR (scenario anno 2014)
CARTA, VETRO PLASTICA, METALLI - 61.000 tonn/anno
R.D. 53,4%
96.000 tonn/anno
PRODUZIONE
RU
R.U. INDIFF.
80.000 t/anno
UMIDO+VERDE
34.000 tonn/anno
SEPARAZIONE SECCO UMIDO
STABILIZZ. FRAZ. UMIDA
Fraz. Secca
Com b. 55 %
44.000 t/anno
RAFFINAZIONE CDR
COMPOSTAGGIO
H2Oevap.+Degr.Organico
47,5% - 16.000 tonn/anno
SCARTI - 10%
3.500 tonn/anno
COMPOST QUALITA'
42,5% - 14.500 tonn/anno
CDR - 45%
36.000 t/anno - 20.000 KJ/Kg
179.000 t/anno
RECUPERO
H2Oev.+Org.Deg.
12,5%
10.000 t/anno
SCARTI
8%
6.400 t/anno
METALLI
4,5%
3.600 t/anno
FOS
20%
16.000 t/anno
SPAZZ. + ING.
3.000 t/anno
METALLI
2%
1.600 t/anno
INERTI
8%
6.400 t/anno
STOCCAGGIO IN SICUREZZA da un m in. di 19.300 a un m ax. di 35.300 t/anno
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RECUPERO
RECUPERO
PRODUZIONE E.E.
63.000 MWh/anno
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Fig. 20 – Soluzione B: schema di trattamento con bioessicazione e produzione CDR (scenario anno 2014)
CARTA, VETRO PLASTICA, METALLI - 61.000 tonn/anno
R.D. 53,4%
96.000 tonn/anno
PRODUZIONE
RU
R.U. INDIFF.
80.000 t/anno
TRITURAZIONE
BIOESSICCAZIONE
UMIDO+VERDE
34.000 tonn/anno
BIOESSIC. 75 %
60.000 t/anno
RAFFINAZIONE CDR
COMPOSTAGGIO
H2Oevap.+Degr.Organico
47,5% - 16.000 tonn/anno
SCARTI - 10%
3.500 tonn/anno
COMPOST QUALITA'
42,5% - 14.500 tonn/anno
CDR - 60%
48.000 t/anno - 19.000 KJ/Kg
179.000 t/anno
H2Oev.+Org.Deg.
17,50%
14.000 t/anno
METALLI
5%
4.000 t/anno
SCARTI
7,5 %
6.000 t/anno
SPAZZ. + ING.
3.000 t/anno
FINI+INERTI
10 %
8.000 t/anno
STOCCAGGIO IN SICUREZZA - 20.500 t/anno
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RECUPERO
RECUPERO
PRODUZIONE E.E.
75.000 MWh/anno
7
Il periodo transitorio: definizione delle azioni da intraprendere e
della tempistica.
7.1
Premessa
Per periodo transitorio si intende il lasso di tempo che intercorre tra la data di approvazione definitiva del
Piano provinciale per la gestione dei rifiuti urbani e assimilati e l'attuazione di tutte le misure previste dal
Piano medesimo, ovvero l'applicazione del sistema di raccolta porta a porta su una porzione significativa del
territorio provinciale e l'entrata in funzione degli impianti di trattamento e recupero previsti dal Piano. La fine
del periodo transitorio si può ragionevolmente collocare, per le considerazioni espresse nel presente
capitolo, alla fine del 2009.
Tutte le misure previste nel Piano devono essere considerate interconnesse e sinergiche, e gli effetti positivi
del Piano potranno essere valutati solo se le diverse azioni saranno portate avanti in modo coordinato, sotto
la regia dell' A.T.O. Diversamente, qualora nella fase di attuazione venisse meno la caratteristica di
"integrazione" del sistema scelto dal Piano, difficilmente sarà possibile traguardare gli obiettivi prefissati.
La Provincia di Savona, rispetto al sistema cui la normativa europea e nazionale oggi si riferisce, si trova in
condizioni arretrate e di forte difficoltà. Infatti le disposizioni normative contenute nel decreto legislativo n°
152/2006 si riferiscono ad una situazione che di fatto è già costituita da forme di cooperazione più o meno
spinte tra i Comuni, ad esempio l'esistenza di consorzi di gestione, operanti su gran parte del territorio
italiano. Come è noto, invece, in Provincia di Savona si ha una situazione di estrema frammentazione e
differenziazione della gestione del servizio di igiene urbana, con la quasi totale assenza di esperienze di
integrazione significative (si può citare solo la recente cooperazione tra i Comuni di Vado Ligure, Quiliano,
Spotorno, Noli, Bergeggi e Vezzi Portio, che svolgono il servizio in forma integrata avvalendosi della SAT).
Deve essere innanzi tutto chiarito, pertanto, che il sistema disegnato dal Piano è un sistema integrato e che
solo in questa ottica devono essere interpretate ed attuate le misure in esso previste. Lo sforzo apprezzabile
della maggior parte dei Comuni di presentare in forma aggregata i progetti per il Bando provinciale per
l'incremento della raccolta differenziata, in corso di svolgimento, deve proseguire per passare dal concetto di
aggregazione a quello, molto più profondo, completo e complesso, di integrazione, abbandonando lo spirito
fortemente individualistico e la ricerca dell'autosufficienza a tutti i costi, che ha caratterizzato fin qui l’operato
dei singoli comuni della Provincia di Savona, per passare a strumenti condivisi, che consentano all'A.T.O. di
operare nell'interesse di tutti i Comuni.
Il successo o il fallimento del Piano si gioca su questo discrimine, ovvero sulla volontà dei Comuni di
superare l'arretratezza dei modelli attualmente vigenti e sull'efficacia dei provvedimenti legislativi regionali,
previsti dal d. lgs. n° 152/2006, che devono fornir e agli A.T.O. gli strumenti necessari per approdare ad un
sistema di gestione moderno, che tuteli l'ambiente, migliori la qualità della vita e favorisca la vocazione
turistica del territorio.
Per contro il successo o il fallimento del Piano non si gioca sui numeri e sui quantitativi di rifiuti da trattare o
da conferire in discarica: sono numeri del tutto compatibili con la potenzialità degli impianti e del territorio, se
saranno gestiti nel modo corretto e secondo le linee indicate dalla normativa vigente e dal Piano.
7.2
Stato delle discariche e previsioni impiantistiche
Attualmente la Provincia di Savona è dotata di quattro impianti di discarica per rifiuti urbani: la discarica di
Cima Montà in Comune di Savona, la discarica Boscaccio in Comune di Vado Ligure, la discarica Casei in
Comune di Magliolo e la discarica Ramognina in Comune di Varazze. In quest’ultima conferiscono i propri
rifiuti urbani anche i Comuni di Arenzano e Cogoleto, appartenenti alla Provincia di Genova, in virtù di un
Accordo stipulato nel 2000, che viene rinnovato di anno in anno. La situazione relativa allo stato
autorizzatorio e alle volumetrie ancora disponibili è illustrata nel Capitolo 2.5.
Anticipatamente rispetto alle previsioni, la discarica di Cima Montà ha cessato gli abbancamenti il 31
gennaio 2007, e i rifiuti urbani di Savona vengono attualmente conferiti alla discarica Boscaccio in Comune
di Vado Ligure. La discarica di Magliolo invece cesserà l’attività il 31 dicembre 2007.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Il Piano, seguendo gli indirizzi e gli obiettivi posti dalla normativa comunitaria, recepita dal decreto legislativo
n° 152/2006, disegna un sistema di organizzazione d el ciclo dei rifiuti urbani, che supera la concezione in
base alla quale gli impianti di smaltimento sono considerati il fulcro del sistema e tutte le altre attività
propedeutiche o accessorie rispetto ad essi.
Nel nuovo sistema la raccolta differenziata diventa l’elemento principale e qualificante di tutta l’attività
relativa alla gestione dei rifiuti urbani, gli impianti sono considerati come supporto o affiancamento alla
raccolta e funzionali in primo luogo al recupero o al riciclaggio, sia delle frazioni raccolte separatamente sia
del rifiuto indifferenziato. In questo quadro acquistano maggior rilevanza, al posto delle discariche, gli
impianti destinati al recupero della “risorsa” rifiuto, ovvero gli impianti di produzione di compost industriale e
gli impianti di biostabilizzazione/produzione di CDR, in entrambi i casi di qualità, i primi destinati al recupero
della frazione organica attraverso la produzione di compost, i secondi al recupero del rifiuto secco
indifferenziato mediante produzione di energia.
Dalle analisi merceologiche svolte risulta che la frazione umida rappresenta più del 30% dei rifiuti prodotti in
ambito urbano. La raccolta separata ed il conseguente utilizzo di detta frazione, che potrà comunque essere
ridotta grazie alla pratica del compostaggio domestico, assume carattere di priorità. A tal fine infatti il Piano
prevede la necessità di almeno due impianti di compost industriale di qualità. Detti impianti sono in corso di
realizzazione. In particolare i lavori per l’impianto di Villanova d’Albenga sono già in esecuzione, essendo
stato approvato il progetto, che ha beneficiato di un finanziamento regionale. Per quanto riguarda l’impianto
che sarà realizzato presso la discarica Boscaccio, è stato presentato il progetto definitivo, in corso di esame
da parte della Provincia. Entrambi gli impianti dovrebbero pertanto entrare in funzione nel secondo semestre
2007 o, al più tardi, entro il primo semestre del 2008.
Al fine di incentivare il passaggio in tempi brevi al sistema di raccolta porta a porta, la Provincia ha deciso di
sostenere economicamente i Comuni disponibili a questo cambiamento, anche grazie ad un finanziamento
regionale destinato specificamente alla riduzione del conferimento del rifiuto biodegradabile in discarica, per
cui, quando i Comuni si saranno attrezzati in tal senso, avranno anche la possibilità di conferire il rifiuto
umido in impianti presenti nell’A.T.O.
L’ esperienza del Comune di Albenga, che primo in Provincia sta estendendo gradualmente a tutto il suo
territorio la raccolta differenziata domiciliare, è la dimostrazione concreta che in poco tempo è possibile
aumentare significativamente le percentuali di raccolta differenziata, passando dal 22,59% precedente alla
applicazione del nuovo sistema a percentuali superiori al 40% già nei primi mesi di attuazione della raccolta
domiciliare, seppure limitata per ora alle zone periferiche del Comune.
Per quanto concerne gli impianti di biostabilizzazione e produzione di CDR di qualità, invece, il discorso è più
complesso, in quanto non sono ancora avviati, in data odierna, i progetti per la costruzione dei due impianti
previsti dal Piano. Pertanto la realizzazione degli stessi dovrà essere inserita nel Piano degli Interventi, che
l’A.TO. deve redigere entro sei mesi dall’entrata in vigore del Piano definitivo. Si può comunque
ragionevolmente ipotizzare la data di avvio degli impianti entro la fine del 2009, poiché le tecnologie
costruttive che si possono attuare consentono di realizzare tali impianti in circa 10-14 mesi dall’apertura del
cantiere. Bisogna infatti considerare che tali tecnologie di trattamento risultano ormai ampiamente
consolidate e che la biostabilizzazione aerobica del rifiuto residuo consiste essenzialmente nella
realizzazione di biocelle (analoghe a quelle in uso in moltissimi impianti di compostaggio), di sistemi di
captazione e trattamento delle are esauste (i cosiddetti biofiltri) e di platee coperte per la fase di “curing” del
biostabilizzato con teli semipermeabili mentre, per quanto riguarda la frazione secca, si tratta di impianti che
effettuano una ulteriore riduzione del livello di umidità, una raffinazione ulteriore per togliere eventuali metalli
residui e una eventuale miscelazione con altri flussi di materiali ad elevato potere calorifico. A titolo
esemplificativo si può citare l’impianto realizzato dalla società mista pubblico-privata denominata “Idea
Granda” che, per conto del Consorzio cuneese, ha realizzato un impianto che sta attualmente producendo
un CDR di elevata qualità, che viene poi venduto al cementificio Buzzi di Robilante.
Tale impianto è stato realizzato ed avviato in circa 6 mesi all’interno di un capannone già esistente.
Lo smaltimento nelle discariche di Cima Montà e di Magliolo sarà pertanto sostituito da un sistema di
impianti di concezione diversa, che tratteranno il rifiuto con finalità di recupero, di materia come di energia, e
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
dalla previsione di discariche di servizio ai medesimi impianti, nelle quali saranno abbancati i residui delle
lavorazioni non recuperabili e i rifiuti risultanti dallo spazzamento delle strade.
Fino al 31 dicembre 2007 i Comuni del ponente avranno assicurati i servizi della discarica di Magliolo. Per i
due anni successivi, il 2008 e il 2009, resteranno in funzione le discariche di Boscaccio e di Ramognina. La
prima presenta un residuo abbancabile di circa 1.000.000 di mc, la seconda di circa 190.000 mc. Nel 2008,
con l’entrata in funzione dei due impianti di compost industriale di qualità, potranno essere sottratte al
conferimento in discarica circa 10.000 ton/anno di rifiuto umido, oltre alla diminuzione fisiologica dei
conferimenti derivante dal graduale aumento delle percentuali di raccolta differenziata, che si registreranno
grazie alla adozione del sistema di raccolta domiciliare o di prossimità, e che si può quantificare
prudenzialmente intorno alle 55.000 ton/anno. Nel 2009, con gli impianti di compostaggio a regime, si potrà
raccogliere separatamente circa 20.000 ton/anno di rifiuto umido.
Per gli anni relativi al periodo transitorio, ovvero il triennio 2007, 2008 e 2009 si può pertanto elaborare una
proiezione, secondo il seguente schema:
Anno Quantità
Rifiuti
complessivamente
complessivamente
disponibili in discarica prodotti (in tonnellate)
(in tonnellate)
Rifiuti
destinati
RD
Rifiuti destinati al Quantità
alla compostaggio
residue
discarica
(in tonnellate)
tonnellate)
(in tonnellate)
2007 1.720.000
190.000
35.000
5.000
1.570.000
2008 1.570.000
188.000
45.000
10.000
1.437.000
2009 1.437.000
186.000
55.000
20.000
1.326.000
in
(in
Per la lettura dello schema è necessario tenere presente che:
•
si considera una riduzione costante dell'ordine dell'1% dei rifiuti complessivamente prodotti negli anni,
tenuto conto della diffusione della pratica del compostaggio domestico;
•
nel 2007, con l'avvio dei progetti per la raccolta domiciliare entro il primo semestre, si stima un aumento
della percentuale media provinciale di raccolta differenziata a fine anno intorno al 20%;
•
nel 2008 si stima un incremento della media provinciale di raccolta differenziata dell'ordine del 30%;
•
nel 2009, infine, si stima la raccolta differenziata nell'ordine del 40%.
Si tratta comunque di stime prudenziali, in quanto la riduzione dei rifiuti alla fonte per il compostaggio
domestico potrebbe essere più consistente e la raccolta differenziata, se attuata in modo corretto e il più
possibile diffuso sul territorio, potrebbe anche dare risultati più positivi.
Si sta pensando per il 2007, al fine di consentire ai Comuni di iniziare subito anche la raccolta separata della
frazione umida, alla possibilità di prevedere per un periodo limitato, in attesa dell'entrata in funzione degli
impianti di compostaggio industriale, un sistema di trattamento in discarica del rifiuto organico raccolto
separatamente, finalizzato alla produzione di compost da utilizzare come ammendante in un'area percorsa
da incendio e messa a disposizione in via sperimentale da un Comune, al fine di monitorare i risultati
dell'impiego del compost nella rinaturalizzazione dei terreni.
Alla fine del 2009 risultano comunque disponibili nelle discariche di Boscaccio e di Ramognina delle
volumetrie che consentono di soddisfare le necessità relative al restante periodo di vigenza del Piano (2010
- 2017) anche nel caso in cui la realizzazione della nuova discarica a servizio dell'impianto di produzione di
CDR fosse ultimata successivamente alla scadenza del 31 dicembre 2009. Dal 2010, infatti, con l’attivazione
di tutte le tipologie di impianti previste, la quantità di rifiuti non recuperabili da abbancare diventerà modesta,
intorno alle 20.000/30.000 ton/anno.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
La disponibilità totale delle volumetrie in discarica lascia pertanto una zona di margine nel caso in cui gli
obiettivi di raccolta differenziata posti nel Piano non fossero realizzati nei tempi previsti, consentendo ancora
alcuni anni di autosufficienza per porre in essere le eventuali azioni compensative necessarie.
7.3
Azioni da intraprendere nel periodo transitorio
Per la riuscita degli obiettivi del Piano sarà necessario il concorso delle seguenti azioni, che prevedono il
contributo di diversi soggetti, impegnati ciascuno per le proprie competenze.
1
Entro il 30 aprile 2007, come previsto nel Bando provinciale per l'incremento della raccolta differenziata,
dovranno essere avviati i progetti ammessi al cofinanziamento. Ciò consentirà la copertura di buona
parte del territorio provinciale, se si considera che al Bando hanno risposto 62 Comuni su 69 e che il
Comune di Savona, che non ha partecipato al Bando, sta predisponendo un progetto per la applicazione
graduale della raccolta porta a porta con finanziamento autonomo. Questi progetti, che usufruiscono
anche del finanziamento regionale per l'intercettazione della frazione biodegradabile, prevedono tutti
l'incentivazione della pratica del compostaggio domestico, almeno nelle zone periurbane e rurali.
Pertanto il Bando si propone di incidere sulla produzione dei rifiuti in due diverse direzioni:
a) da un lato favorendo la diminuzione alla fonte delle quantità di rifiuti prodotte, attraverso la pratica del
compostaggio domestico;
b) dall'altro lato ponendo le condizioni per l'incremento della raccolta differenziata, attraverso l'adozione del
sistema di raccolta domiciliare o di prossimità.
In particolare nelle zone urbane, dove può essere più problematico praticare il compostaggio domestico,
si propenderà per la raccolta differenziata spinta, comprensiva anche della frazione umida, che sarà
destinata alla produzione di compost industriale. Nelle zone del primo entroterra e nelle zone montane,
nelle quali, per le caratteristiche morfologiche del territorio e per la presenza di piccoli nuclei abitati e
molte case sparse, sarà più conveniente adottare la raccolta di prossimità, si darà maggior incentivo al
compostaggio domestico. L'amministrazione provinciale ha scelto di far precedere il Bando
all'approvazione definitiva del Piano, al fine di sostenere fin da subito il processo di trasformazione del
ciclo integrato dei rifiuti urbani, necessario per il conseguimento degli obiettivi posti dalla legislazione e
dal Piano medesimo.
2
L’Autorità dell’Ambito Territoriale Ottimale dovrà, subito dopo l’approvazione del Piano, redigere entro
sei mesi il Piano degli Interventi, ed avviare prioritariamente la realizzazione degli impianti di
biostabilizzazione e produzione di CDR di qualità e la costruzione delle stazioni ecologiche previste dal
Piano; contemporaneamente dovrà stipulare con CONAI l’Accordo Quadro per la destinazione a
recupero e riciclaggio delle frazioni di rifiuto differenziato raccolto, per consentire ai Comuni di riscuotere
i contributi. L' A.T.O. dovrà inoltre, non appena saranno maturate le condizioni previste dalla legge,
sostituire la tassa con la tariffa al fine di rendere più equo il trattamento fiscale dei cittadini.
3
I Comuni dovranno concentrare i propri sforzi sull’incremento della raccolta differenziata, in particolare
per quanto concerne la intercettazione della frazione umida, applicando i metodi illustrati nel Piano e
utilizzando i finanziamenti che Provincia e Regione stanno mettendo a loro disposizione.
4
La Provincia di Savona dovrà porre in essere tutte le iniziative di sua competenza per agevolare il
processo di trasformazione del sistema, intervenendo nella ricerca di finanziamenti per la realizzazione
degli impianti previsti e nella stipula di Accordi che agevolino le operazioni di raccolta differenziata (ad
es. gestione imballaggi, utenze turistiche ed economiche, etc. ) e fornendo ogni forma di supporto,
anche finanziario, che possa essere utile al raggiungimento degli obiettivi del Piano.
A tal proposito la Provincia per il 2007 si è fatta carico di lanciare una campagna di sensibilizzazione per
il compostaggio domestico e per la raccolta differenziata, che, in termini generali, prepari la popolazione
e le categorie economiche più interessate alla trasformazione del sistema di gestione del ciclo dei rifiuti
urbani, che i Comuni stanno per operare in attuazione dei progetti cofinanziati dal Bando provinciale.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Come anticipato nelle premesse, non si può prescindere dal ricercare l’integrazione il più possibile spinta tra
i Comuni, perché solo in questo modo sarà possibile affrontare e sostenere l’impatto economico del
passaggio al nuovo sistema. E’ necessario comunque tener conto che, a fronte di un indubbio aumento nelle
spese di gestione per la raccolta domiciliare, si avrà una compensazione derivante dalla diminuzione
consistente delle spese per il conferimento in discarica, dalla riduzione dei conferimenti di rifiuti “impropri” e
dalla eliminazione delle sacche di abusivismo. L’esperienza del Comune di Albenga è significativa, in quanto
attualmente, pur con un sistema non ancora del tutto compiuto, sta realizzando un saldo in attivo del servizio
considerato nella sua globalità, dallo spazzamento allo smaltimento finale.
La gestione integrata è un obiettivo che deve essere perseguito non solo perché lo richiede la legge, che
individua nell’ ATO il soggetto cui fanno capo le competenze dei Comuni in materia di gestione dei rifiuti, ma
anche perché è comunque l’unica soluzione possibile per fornire ai cittadini un servizio che sia efficace,
efficiente ed economico. Il passaggio dalla tassa alla tariffa consentirà di premiare i cittadini virtuosi e di
mitigare la pressione economica sull’utenza.
In questo periodo dovrà inoltre essere completato il percorso dell’A.T.O. verso una forma giuridica autonoma
rispetto alla Provincia, che gli consenta di assumere in proprio oneri finanziari e impegni verso l’esterno, in
una parola la personalità giuridica, che possieda inoltre meccanismi interni di formazione della volontà rapidi
e snelli. Per ottenere ciò non è necessario attendere l’emanazione di una norma nazionale o regionale in
questo senso, che pure si auspica, ma sarà sufficiente ripensare la forma di cooperazione prescelta
inizialmente dai Comuni e valutare l’opportunità di passare alla forma del consorzio di funzioni, l’unica che
può dare loro la forza necessaria per portare avanti il progetto di integrazione imposto dalla normativa
vigente.
Nel frattempo sarà preziosa l’azione di coordinamento e di mediazione da parte delle Comunità Montane,
che all’interno del Piano si considera comunque strategica per conseguire la gestione integrata del ciclo dei
rifiuti urbani, anche se non è più stato possibile assegnare loro il ruolo di stazione appaltante, ormai di
esclusivo appannaggio dell’Autorità d’Ambito.
7.4
Cronoprogramma
In conclusione, viene di seguito schematicamente evidenziata l'evoluzione temporale del sistema, anno per
anno, definendo un programma ottimale (e verosimile) di entrata in funzione del sistema impiantistico
previsto.
Nella figure successive viene operata una simulazione, per gli anni 2007-2015, dell'evoluzione della
produzione e della raccolta differenziata dei rifiuti urbani, evidenziando la destinazione dei flussi generati dal
sistema di gestione.
Punto di partenza è la situazione attuale, in cui nessuno dei rifiuti prodotti nell'ambito ha come destinazione il
pretrattamento.
Per il prossimo anno (2008) si prevede l’attivazione degli impianti di compostaggio.
Si considera inoltre che dal 2010 siano a regime gli impianti di biostabilizzazione e produzione di CDR.
I dati indicati nelle figure sono approssimati alle migliaia di tonnellate.
Per quanto riguarda le azioni compensative in caso di fallimento/slittamento di un obiettivo si deve
considerare che gli impianti di trattamento meccanico-biologico sono costituiti da una sezione di trattamento
biologico (aerobico o anaerobico) finalizzata alla stabilizzazione della frazione putrescibile che funzionano
con lo stesso meccanismo utilizzato per la produzione di compost da frazioni organiche raccolte in modo
differenziato.
Quindi un impianto per il trattamento biologico dell’indifferenziato può essere convertito progressivamente
alla produzione di compost di qualità e, viceversa, un impianto di compostaggio può essere utilizzato anche
per la biostabilizzazione del rifiuto residuo. Queste conversioni possono avvenire anche gradualmente, con
la crescita della raccolta differenziata, in tutti gli impianti in cui la sezione biologica sia sufficientemente
modulare da permettere l’utilizzo separato di bacini, trincee, vasche, containers o aree rispettivamente per il
trattamento biologico del rifiuto residuo, da un lato, e per il compostaggio di qualità, dall’altro.
Questa caratteristica degli impianti di trattamento meccanico-biologico, se opportunamente valorizzata,
permette di dare flessibilità al sistema di trattamento poiché questi impianti (che possono essere realizzati in
tempi relativamente brevi) possono rispondere sia all’esigenza di trattare tutto il rifiuto indifferenziato nelle
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
fase iniziale (quando non sono ancora stati raggiunti gli obiettivi di Piano) sia nella fase a regime in cui la
quantità di rifiuto residuo sarà diminuita in modo decisivo senza dover incorrere in rilevanti problemi
gestionali ed economici.
Il sistema previsto può inoltre contare su volumetrie residue delle discariche provinciali ancora consistenti e
quindi l’eventuale ritardato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata previsti non comporta
comunque il rischio di dover smaltire in discariche extraprovinciali nel breve e medio periodo.
Pagina 182 di 379
Figura 1
SCENARIO ANNO 2007
Carta, vetro, plastica ecc.
RECUPERATORI
35.000 t
Verde e Umido
COMPOSTAGGIO
5.000 t
Raccolta differenziata
190.000 t/a di RU
Indifferenziato
compost grigio per recuperi
ambientali
DISCARICHE
da 150.000 t
Pagina 183 di 379
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Figura 2
SCENARIO ANNO 2008
Carta, vetro, plastica ecc.
RECUPERATORI
45.000 t
Raccolta differenziata
Verde e Umido
188.000 t/a di RU
COMPOSTAGGIO DI
QUALITÀ
10.000 t
Indifferenziato
Scarti
Compost
DISCARICHE da
133.000 t
Pagina 184 di 379
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Figura 3
SCENARIO ANNO 2009
Carta, vetro, plastica ecc.
RECUPERATORI
55.000 t
Raccolta differenziata
Verde e Umido
186.000 t/a di RU
COMPOSTAGGIO DI
QUALITÀ
20.000 t
Indifferenziato
Scarti
Compost
DISCARICHE
da 113.000 t
Pagina 185 di 379
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Figura 4
SCENARIO ANNO 2010
RECUPERATORI
63.000 t
Carta, vetro, plastica ecc.
Raccolta differenziata
COMPOSTAGGIO DI
QUALITÀ
25.000 t
Verde e Umido
184.000 t/a di RU
Indifferenziato
Ingombranti non
recuperabili Spazzamento
PRETRATTAMENTO
89.000 t
CDR di qualità
39.000 t
RECUPERO ENERGETICO
in sostituzione del polverino di
carbone
Frazione ad alto
contenuto di
umidità
Scarti
Compost
BIOSTABILIZZAZIONE
50.000 t
Biostabilizzato
(copertura cave, ripristini ambientali,
ecc.)
18.000 t
Energia ed emissioni
DISCARICHE
da 20.000 t a 35.000 t
Pagina 186 di 379
Scarti
Evaporaz. acqua
12.000 t
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Figura 5
SCENARIO ANNO 2011
RECUPERATORI
65.000 t
Carta, vetro, plastica ecc.
Raccolta differenziata
COMPOSTAGGIO DI
QUALITÀ
25.000 t
Verde e Umido
182.000 t/a di RU
Indifferenziato
Ingombranti non
recuperabili Spazzamento
PRETRATTAMENTO
85.000 t
CDR di qualità
37.000 t
RECUPERO ENERGETICO
in sostituzione del polverino di
carbone
Frazione ad alto
contenuto di
umidità
Scarti
Compost
BIOSTABILIZZAZIONE
48.000 t
Biostabilizzato
(copertura cave, ripristini ambientali,
ecc.)
17.000 t
Energia ed emissioni
DISCARICHE
da 18.000 t a 30.000 t
Pagina 187 di 379
Scarti
Evaporaz. acqua
12.000 t
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Figura 6
SCENARIO ANNO 2012
RECUPERATORI
65.000 t
Carta, vetro, plastica ecc.
Raccolta differenziata
COMPOSTAGGIO DI
QUALITÀ
27.000 t
Verde e Umido
180.000 t/a di RU
Indifferenziato
Ingombranti non
recuperabili Spazzamento
PRETRATTAMENTO
82.000 t
CDR di qualità
36.000 t
RECUPERO ENERGETICO
in sostituzione del polverino di
carbone
Frazione ad alto
contenuto di
umidità
Scarti
Compost
BIOSTABILIZZAZIONE
46.000 t
Biostabilizzato
(copertura cave, ripristini ambientali,
ecc.)
16.000 t
Energia ed emissioni
DISCARICHE
da 17.000 t a 30.000 t
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Scarti
Evaporaz. acqua
11.500 t
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Figura 7
SCENARIO ANNO 2013
RECUPERATORI
66.000 t
Carta, vetro, plastica ecc.
Raccolta differenziata
COMPOSTAGGIO DI
QUALITÀ
27.000 t
Verde e Umido
179.000 t/a di RU
Indifferenziato
Ingombranti non
recuperabili Spazzamento
PRETRATTAMENTO
78.000 t
CDR di qualità
35.000 t
RECUPERO ENERGETICO
in sostituzione del polverino di
carbone
Frazione ad alto
contenuto di
umidità
Scarti
Compost
BIOSTABILIZZAZIONE
43.000 t
Biostabilizzato
(copertura cave, ripristini ambientali,
ecc.)
15.000 t
Energia ed emissioni
DISCARICHE
da 16.000 t a 30.000 t
Pagina 189 di 379
Scarti
Evaporaz. acqua
11.000 t
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Figura 8
SCENARIO ANNO 2014
RECUPERATORI
68.000 t
Carta, vetro, plastica ecc.
Raccolta differenziata
COMPOSTAGGIO DI
QUALITÀ
27.000 t
Verde e Umido
178.000 t/a di RU
Indifferenziato
Ingombranti non
recuperabili Spazzamento
PRETRATTAMENTO
75.000 t
CDR di qualità
34.000 t
RECUPERO ENERGETICO
in sostituzione del polverino di
carbone
Frazione ad alto
contenuto di
umidità
Scarti
Compost
BIOSTABILIZZAZIONE
41.000 t
Biostabilizzato
(copertura cave, ripristini ambientali,
ecc.)
14.500 t
Energia ed emissioni
DISCARICHE
da 15.000 t a 30.000 t
Pagina 190 di 379
Scarti
Evaporaz. acqua
11.000 t
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Figura 9
SCENARIO ANNO 2015
RECUPERATORI
70.000 t
Carta, vetro, plastica ecc.
Raccolta differenziata
COMPOSTAGGIO DI
QUALITÀ
27.000 t
Verde e Umido
176.000 t/a di RU
Indifferenziato
Ingombranti non
recuperabili Spazzamento
PRETRATTAMENTO
70.000 t
CDR di qualità
33.000 t
RECUPERO ENERGETICO
in sostituzione del polverino di
carbone
Frazione ad alto
contenuto di
umidità
Scarti
Compost
BIOSTABILIZZAZIONE
37.000 t
Biostabilizzato
(copertura cave, ripristini ambientali,
ecc.)
14.000 t
Energia ed emissioni
DISCARICHE
da 14.000 t a 28.000 t
Pagina 191 di 379
Scarti
Evaporaz. acqua
11.000 t
8
STRATEGIE PER L’INFORMAZIONE ED IL COINVOLGIMENTO
DELLA POPOLAZIONE
In questo paragrafo viene affrontata una tematica che deve sempre essere posta al centro di ogni
strategia di riorganizzazione di un servizio di gestione dei rifiuti. Infatti le esperienze avviate negli ultimi
anni, in particolare dopo il notevole impulso dato al settore con l'emanazione del decreto Ronchi,
dimostrano che l’informazione ed il coinvolgimento della popolazione rappresentano un tassello
indispensabile, anche se da solo non sufficiente, per realizzare un sistema efficace di raccolte
differenziate, sistema che dipenderà in ultima analisi dal grado di adesione delle utenze (vedi fig.
successiva).
Fig. 21 - Schematizzazione di un sistema di gestione "integrata " dei rifiuti urbani
Sistema di raccolta
comodo, efficiente,
integrato
Adesione
delle utenze
sensibilizzazione,
incentivazione,
vigilanza, controlli
Impianti di trattamento
compostaggio, selezione, recupero
energetico, discarica
Nel caso specifico della gestione integrata dei rifiuti proposta dalla Provincia di Savona si evidenzia la
necessità di un comportamento corretto e consapevole delle utenze domestiche che di quelle non
domestiche, che dovranno cambiare radicalmente le proprie abitudini consolidate di conferimento dei
rifiuti. Le finalità economiche ed ambientali di questa evoluzione devono quindi essere ben comunicate e
comprese dalla popolazione per rendere più facile l’assimilazione delle nuove modalità di raccolta e
gestione dei rifiuti urbani.
Dovendo procedere alla stesura di un insieme coordinato di interventi si devono innanzitutto privilegiare
le azioni che prevedono l’impiego di persone qualificate quali: educatori, intervistatori e soggetti deputati
a trasmettere l’informazione mediante un “contatto” diretto con il “ricettore” dell’informazione stessa.
Inoltre si deve rilevare che alcune iniziative possono coniugare le esigenze delle attività di comunicazione
con quelle di raccolta di dati sul territorio (numero di utenze, disposizione dei contenitori ecc.) e
monitoraggio del servizio. Con queste modalità si punta al contatto diretto tra il personale addetto alla
comunicazione e gli utenti per fornire una più completa informazione sulle modalità di effettuazione delle
varie tipologie di raccolta rifiuti e creare una positiva interazione tra gli utenti ed i gestori del servizio.
D’altronde prima in Germania e poi anche in Italia sono state da tempo utilizzate con successo le figure
dei “responsabili di zona della raccolta differenziata” o degli “amici del riciclo” che, dopo un’opportuna
fase di formazione, svolgono un'azione di comunicazione ed educazione ambientale più vicina
all'utilizzatore e quindi un servizio capillare calato nel territorio interessato.
In questo modo agli addetti, generalmente giovani di associazioni di volontariato locali o studenti
universitari con incarichi a tempo parziale, vengono affidate delle zone presso le quali svolgere:
− azioni di informazione ed educazione ambientale per migliorare la consapevolezza dei problemi
causati dalla mancata riduzione dei rifiuti e dal loro mancato recupero;
− azione di promozione della raccolta differenziata e del riciclo;
− organizzazione di incontri collettivi da tenersi in punti di aggregazione;
− consulenza per aiutare a risolvere piccoli problemi legati a dubbi sulla raccolta differenziata o al
compostaggio domestico oppure a difficoltà di smaltimento di particolari tipologie di rifiuti;
− indagine sui vari servizi di raccolta;
− monitoraggio del territorio e dei nuovi servizi.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Infine bisogna considerare che, per la razionalizzazione degli investimenti in campagne di
comunicazione, è opportuno rilevare come la standardizzazione auspicabile dei sistemi di raccolta
differenziata, quantomeno in ambiti territorialmente omogenei ed estesi quali quelli provinciali,
contribuisce fortemente alla massimizzazione dell’efficacia e, contestualmente, al contenimento dei costi
delle campagne; la possibile gestione di tali iniziative a livello sovracomunale ottiene cioè due grandi
effetti positivi: abbassa la spesa a livello dei singoli Comuni (per economie di scala e per la
standardizzazione di iniziative e matrici) e dà un effetto di visibilità diffusa ed omogeneità all'azione dei
Comuni vicini.
Si può infine sottolineare che con l’attivazione della raccolta della frazione umida, per la relativa
complessità delle modalità di attuazione (consegna di secchielli, sacchetti per il primo contenimento del
materiale e materiali informativi per le indicazioni per il corretto conferimento), si rende necessaria una
specifica progettazione delle iniziative di informazione e sensibilizzazione che dovranno puntare ad
obiettivi abbastanza ambiziosi (un sostanziale cambiamento delle abitudini quotidiane di conferimento dei
propri scarti).
Per consegnare i manufatti ed informare correttamente i cittadini è necessario raggiungere tutta la
popolazione coinvolta nella raccolta dell’umido attraverso un contatto diretto e capillare tra gli operatori
addetti a queste importantissime attività e gli utenti del servizio. Queste capillari campagne di
informazione (organizzate in occasione dell’attivazione della raccolta dell’umido e reiterate per sostenere
nel tempo l’iniziativa) costituiscono delle formidabili occasioni di rilancio e consolidamento delle altre
raccolte differenziate poiché, a completamento delle informazioni relative alla frazione umida, risulta
molto conveniente abbinare le informazioni relative all’attivazione o riorganizzazione degli altri circuiti di
raccolta.
8.1
Tipologia d’azioni ed interventi
Di seguito vengono proposte specifiche azioni di informazione, coinvolgimento e sensibilizzazione (i tre
termini non sono sinonimi) che possiamo suddividere in più categorie, a seconda della loro dipendenza
dall’assetto di gestione definitivo e della tempistica rispetto alla quale debbono essere attivate.
Fig. 22 - Azioni d'informazione in relazione all'iter di trasformazione del sistema di gestione dei RU
INDIPENDENTI
Alcune categorie
di azioni di informazione
e forme di
coinvolgimento
PRECEDENTI L’ATTIVAZIONE DI NUOVI SERVIZI
CONTEMPORANEE ALL’AVVIO DI NUOVI CIRCUITI DI RACCOLTA
DIFFERENZIATA
SUCCESSIVE ALL’AVVIO DEI CIRCUITI
RAFFORZATIVE
8.2
Azioni precedenti la riorganizzazione del servizio
Tali azioni vengono avviate parallelamente alla stesura del progetto esecutivo di gestione integrata dei
rifiuti. Si tratta di azioni conoscitive, con lo scopo di verificare le varie esigenze delle specifiche utenze per
la corretta predisposizione all’esecuzione delle raccolte differenziate. Tali interventi devono essere
realizzati mediante interviste e questionari elaborati per specifiche categorie di utenza quali:
popolazione residente;
commercianti, attività di servizio e produttive;
attività agricole.
La conduzione delle interviste mediante la compilazione dei questionari da parte di intervistatori consente
una maggiore affidabilità nelle risposte e permette a tali soggetti – presumibilmente i futuri educatori alle
raccolte differenziate e alle azioni di informazione – di prendere contatto con la popolazione locale,
conoscere problematiche ed esigenze di gestione dei rifiuti che difficilmente potrebbero essere previste
nell’ambito della stesura dei questionari. Inoltre queste attività iniziano a “dare visibilità” al progetto
sperimentale di gestione.
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Provincia di Savona
8.3
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Azioni indipendenti
In questa categoria rientrano quelle azioni la cui realizzazione “non dipende” in maniera vincolante dal
periodo temporale in cui vengono attivate le nuove forme integrate di gestione dei rifiuti. Si tratta di
interventi che prevedono un potenziamento degli sforzi e delle raccolte differenziate già esistenti sul
territorio. Come intervento principale è ipotizzabile una strategia a breve periodo incentrata sulla ulteriore
diffusione della pratica del compostaggio domestico per il riciclo della sostanza organica, ulteriormente
suddivisibile in:
attività di educazione al compostaggio nelle scuole;
attività di sensibilizzazione per la popolazione residente mediante la formazione e l’impiego degli
educatori al compostaggio.
La realizzazione di percorsi didattici nelle scuole consente di integrare alcuni argomenti “tipici”
dell’educazione ambientale (ciclo della sostanza organica, dell’acqua, ecc.) con la tematica dei rifiuti
(scarsità delle risorse, l’impatto dell’uomo sul suo ambiente, le possibilità del recupero di alcuni materiali).
Inoltre tale azione coinvolge le famiglie in tale pratica.
L’attivazione di tale pratica non interferisce con le attuali modalità di raccolta dei rifiuti urbani e non
preclude future scelte di gestione della frazione umida e verde; al contrario il compostaggio domestico
avvia una strategia di educazione e informazione che tendenzialmente aiuta a prevenire il conferimento di
rifiuto verde al sistema di raccolta dei rifiuti urbani e diminuisce pertanto il quantitativo complessivo di
rifiuti da gestire.
Il compostaggio – inoltre - consente di coinvolgere trasversalmente varie categorie di utenza e della
società civile che spaziano dalle famiglie, alla scuola e alle associazioni di volontariato.
In tal senso una scelta ed un impegno consapevole, in ambito comunale costituiscono un primo passo
verso una gestione attenta dei rifiuti in area parco e una promozione del reimpiego del materiale
recuperato.
8.4
Azioni contemporanee alla riorganizzazione del servizio
Tali azioni devono essere progettate con precisione contestualmente alla definizione puntuale degli
scenari di gestione adottati.
Per le utenze domestiche vanno organizzate le seguenti azioni informative:
incontri collettivi per la presentazione delle iniziative e la discussione preventiva;
informazione sulla raccolta differenziata rivolta alla popolazione residente tramite contatti diretti in
occasione della consegna dei manufatti per la raccolta (secchielli, bidoni ecc.);
educazione e spiegazione di una corretta raccolta separata di tipo secco/umido anche tramite
banchetti informativi presso mercati, punti di incontro ecc.;
eventuali spot radiotelevisivi per rafforzare l’iniziativa.
Per le utenze non domestiche si devono pianificare azioni volte a promuovere la diffusione della raccolta
differenziata presso le attività alberghiere, di ristorazione, gli uffici pubblici e privati, le banche, ad
esempio attraverso la concessione di un marchio del tipo “Amici del riciclo” (sotto forma di adesivi di
adeguate dimensioni) che testimonia l’adesione dell’utenza alle iniziative di raccolta differenziata
promosse dai Comuni e/o dall’Agenzia.
8.5
Azioni di educazione nelle scuole
Le attività nelle scuole potranno avere finalità propedeutiche all’avvio di nuove modalità di raccolta. Altre
attività dovranno essere finalizzate alla educazione ad un consumo più consapevole, altre azioni
andranno attivate in contemporanea con le campagne di sensibilizzazione per gli adulti (p.es.: avvio nuovi
sistemi di raccolta) adeguando linguaggi e contenuti alle diverse classi d’età:
compostaggio domestico;
raccolta della carta;.
iniziative del tipo “Disimballiamoci
indagine del territorio (tipo puliamo il mondo);
adotta la stazione ecologica.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
I contenuti specifici delle singole azioni e degli interventi dovranno essere elaborati dai soggetti che si
incaricheranno di svolgerle fattivamente nelle scuole. In questa sede tuttavia è opportuno sottolineare che
l'educazione "ambientale" inerente la tematica dei rifiuti dovrà essere proposta non come una materia che
sia ulteriore fornitrice di conoscenze, ma piuttosto come una maniera diversa di avvicinarsi alla realtà che
circonda il mondo della scuola che deve consentire un approccio trasversale a tutte le discipline:
l'esigenza di uscire fuori dai confini dell'aula, della scuola, di fare esperienza di contatto diretto con
l'ambiente e proporre progetti locali.
Tutto questo rientra in uno sforzo educativo che vuole gli studenti protagonisti critici della conoscenza
acquisita e attori propositivi di nuove soluzioni e nuovi modelli di comportamento.
In quest’ottica si può pensare di valutare le proposte di riorganizzazione del servizio insieme alle classi
che intendono approfondire l’argomento. Si potranno così rendere protagonisti del cambiamento gli
studenti ed il mondo della scuola e far tesoro di importanti suggerimenti che possono provenire da questo
importantissimo confronto.
8.6
Azioni successive e rafforzative
La diffusione dei risultati raggiunti nel campo delle raccolte differenziate rappresenta un’occasione per
gratificare le utenze che si sono applicate in tale compito, e costituisce un nuovo modo di dialogare e
rafforzare il collegamento tra cittadino ed istituzioni; a tal fine le azioni devono prevedere:
diffusione dei risultati mediante affissione pubblica, serate informative;
presentazione dei lavori e dei progetti didattici avviati nelle scuole;
eventuale realizzazione di un calendario a supporto delle raccolte differenziate;
Si dovrebbero inoltre attivare azioni dimostrative per la riduzione dei quantitativi di rifiuti urbani da gestire,
tra cui:
promozione dell’utilizzo del vuoto a rendere;
utilizzo di stoviglie riutilizzabili nelle mense pubbliche e private;
adozione di materiali monouso, anche noti come “usa e getta” di facile riciclabilità (es. stoviglie in
materiale biodegradabile) per le feste e le sagre;
impiego di compost di qualità nelle aree verdi del comune.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
9
LOCALIZZAZIONE DEI SITI IDONEI E NON IDONE
9.1
RIFERIMENTO NORMATIVO
9.1.1
Le competenze introdotte dal D.Lgs. n° 152/20 06
Allo Stato spettano la determinazione dei criteri generali per la elaborazione dei piani regionali ed il
coordinamento dei piani stessi nonché l’indicazione dei criteri generali relativi alle caratteristiche delle
aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti.
Sono di competenza delle Regioni la predisposizione, l’adozione e l’aggiornamento, sentiti le Province, i
Comuni e le Autorità d’Ambito, dei Piani regionali di gestione dei rifiuti e la definizione dei criteri per
l’individuazione, da parte delle Province, delle aree idonee e non idonee alla localizzazione degli impianti
di smaltimento e di recupero dei rifiuti.
Le Regioni privilegiano la realizzazione di impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti in aree industriali,
compatibilmente con le caratteristiche delle aree medesime, incentivando le iniziative di autosmaltimento.
Tale disposizione non si applica alle discariche.
Alle Province competono l’individuazione, sulla base delle previsioni del piano territoriale di
coordinamento di cui all’articolo 20, comma 2, d. lgs. 18 agosto 2000, n° 267, ove già adottato, e del le
previsioni di cui all’art. 199, comma 3, lettere d) e h), sentiti l’Autorità d’Ambito e i comuni, delle zone
idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti urbani, nonché delle zone non idonee
alla localizzazione di impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti.
La delimitazione degli ambiti territoriali ottimali per la gestione dei rifiuti urbani e assimilati spetta alle
Regioni ai sensi dell’articolo 196 comma 1 lettera g) del d.lgs. n° 152/2006.
9.1.2
Le indicazioni della L.R. 18/1999
La Legge Regionale n° 18 del 21 Giugno 1999 “Adegua mento delle discipline e conferimento delle
funzioni agli enti locali in materia di ambiente, difesa del suolo ed energia”, a riguardo della
localizzazione di siti idonei e non idonei indica:
Piano regionale di gestione dei rifiuti
Il piano regionale di gestione dei rifiuti deve contenere:
•
•
i criteri di individuazione delle aree non idonee alla localizzazione, da parte delle Province, degli
impianti;
i criteri per l'individuazione delle aree e degli impianti adatti allo smaltimento dei rifiuti unitamente alle
condizioni ed ai criteri tecnici in base ai quali gli impianti di gestione dei rifiuti, ad eccezione delle
discariche, possono essere localizzati nelle aree destinate ad insediamenti produttivi.
Piano provinciale di gestione dei rifiuti
La legge regionale n° 18/1999 affida alla Provincia l’esercizio delle funzioni di pianificazione e
programmazione a livello provinciale in materia di gestione dei rifiuti. Secondo l’articolo 32 comma 1 della
l. r. n° 18/1999 il Piano provinciale di gestione d ei rifiuti costituisce specificazione settoriale del piano
territoriale di coordinamento (PTC) di cui all'articolo 17 della L.R. 36/1997. In particolare, sulla base delle
linee evolutive previste per i diversi settori economici e le aree territoriali al Piano provinciale spettano:
• l'individuazione delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e recupero dei
rifiuti urbani, con indicazioni plurime per ogni tipo di impianto, nonché le zone non idonee alla
localizzazione di impianti di smaltimento e di recupero di rifiuti speciali;
• l'individuazione all'interno degli ATO di aree di raccolta differenziata che ottimizzino il sistema della
raccolta in relazione alle tipologie ed alla quantità di rifiuti prodotti, all'economia dei trasporti, alle
soluzioni tecniche adottate e alle dimensioni e caratteristiche territoriali degli Ambiti Territoriali
Ottimali di riferimento;
• l'individuazione dei metodi e delle tecnologie di smaltimento più idonei in relazione alle quantità e
caratteristiche dei rifiuti, agli impianti esistenti ed alle prescrizioni del piano regionale.
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Provincia di Savona
9.1.3
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Le indicazioni del Piano Regionale di gestione dei rifiuti
Il Piano Regionale indica, sulla base dell'articolo 196 del D.Lgs n° 152/2006 i criteri per la locali zzazione
degli impianti di gestione o smaltimento definitivo dei rifiuti e specificatamente:
• la definizione di criteri per l’individuazione, da parte delle province, delle aree non idonee alla
localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti, nel rispetto die criteri generali
indicati nell’articolo 195, comma 1 lettera p);
• rifiutala definizione die criteri per l’individuazione dei luoghi o impianti idonei allo smaltimento e la
determinazione, nel rispetto delle norme tecniche di cui all’articolo 195 comma 2 lettera a), di
disposizioni speciali pe rifiuti di tipo particolare.
Per maggiore chiarezza, si ritiene utile riportare le principali definizioni,di cui all’articolo 183 del d. lgs. n°
152/2006, relative a:
• Gestione dei rifiuti: la raccolta, il trasporto, il recupero e la smaltimento dei rifiuti, compreso il controllo
di queste operazioni, nonché il controllo delle discariche dopo la chiusura.
• Recupero: le operazioni che utilizzano rifiuti per generare materie prime secondarie, combustibili o
prodotti, attraverso trattamenti meccanici, termici, chimici o bilogici, incluse la cernita o la selezione,
e, in particolare, le operazioni previste nell’Allegato C alla parte quarta del d. lgs. 152/2006.
• Smaltimento: ogni operazione finalizzata a sottrarre definitivamente una sostanza, un materiale o un
oggetto dal circuito economico e/o di raccolta e, in particolare, le operazioni previste nell’Allegato B
alla parte quarta del d. lgs. 152/2006.
Si possono pertanto definire impianti di gestione di rifiuti tutti i sistemi di recupero o smaltimento,
compresi quelli di biostabilizzazione e/o produzione di CDR, di produzione di compost industriale e le
discariche.
L'approccio metodologico utilizzato per individuare criteri di localizzazione è stato supportato da numerosi
studi che la Regione Liguria ha intrapreso nel tempo per individuare i siti idonei all'insediamento di
impianti per lo smaltimento dei rifiuti; i diversi fattori che evidenziano il grado di fattibilità degli interventi
possono essere sintetizzati in:
•
•
•
9.2
fattori escludenti che precludono la localizzazione di impianti;
fattori penalizzanti che rendono necessari ulteriori approfondimenti per valutare la realizzabilità
degli interventi in relazione agli specifici usi del suolo e alle caratteristiche morfologiche dell'area
specialmente nell’ambito della stesura di cartografie con differenti gradi di suscettività alla
localizzazione;
fattori preferenziali che per le loro caratteristiche intrinseche, dovrebbero favorire realizzazione
degli impianti.
IL PIANO DELLA PROVINCIA DI SAVONA
A completezza di quanto fin qui esposto, appare necessario puntualizzare sui concetti di privativa e di
gestione integrata dei rifiuti in rapporto agli strumenti di programmazione, siano essi di competenza
regionale o provinciale. Appare del tutto evidente come conoscere e condividere i limiti e l’ambito in cui
la Provincia è chiamata ad operare sia un fondamentale punto di partenza nella redazione di un
documento di programmazione come il Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti.
L’evoluzione normativa in materia di gestione dei rifiuti urbani, di rapporto fra la pianificazione regionale e
provinciale e il parziale venir meno della privativa comunale, l’obbligo di gestione all’interno di ATO, ha
suscitato infatti un vivace dibattito e soprattutto molteplici dubbi interpretativi, si ritiene quindi doveroso
che venga delineato un percorso fondato su scelte condivise:
• per gestione dei rifiuti urbani la normativa intende il ciclo completo (raccolta, trasporto, smaltimento
e recupero): sono infatti da inquadrarsi nell’ambito della nozione di gestione integrata dei rifiuti
urbani, comprensiva anche della raccolta differenziata e delle attività di recupero, le attribuzioni
pianificatorie alle Regioni e alle Province;
• la gestione dei rifiuti urbani è un servizio pubblico essenziale;
• la gestione del servizio (di gestione dei rifiuti urbani) è svolto in parte in regime di privativa ed in
parte aperto al mercato;
• l’intero servizio di gestione dei rifiuti urbani è soggetto a tariffa secondo quanto disposto
dall’articolo 238 del D.Lgs 152/2006.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Il Decreto Ronchi, nella sua originale stesura, riconosceva ai Comuni una privativa (e quindi una riserva
alla mano pubblica) sulla gestione dei rifiuti urbani: in base a tale privativa comunale, dunque, anche l’
attività di recupero (e quindi la realizzazione e la gestione dei relativi impianti) rientrava nella sfera
pubblica.
La modifica introdotta dall’articolo 23, comma 1, lettera e) della Legge n° 179/2002, ha effetto
esclusivamente sul soggetto gestore del servizio (per le attività di recupero non più necessariamente il
comune o suo concessionario), ma non influisce sulla disciplina complessiva della gestione dei rifiuti
urbani e, nello specifico, sulle competenze relative alla pianificazione
Il venir meno della privativa comunale, a partire dal 1 Gennaio 2003, sulle attività di recupero dei rifiuti
urbani e la “restituzione al mercato” non sottraggono dette attività alla pianificazione regionale e
provinciale come argomentato precedentemente.
La pianificazione ha infatti per oggetto la gestione dei rifiuti urbani nel suo complesso (raccolta, trasporto,
smaltimento e recupero), non solo una sua fase e il principio dell’autosufficienza impiantistica nell’Ambito
Territoriale Ottimale permane pienamente.
Solo in assenza di impianti pubblici (recupero) già in esercizio nell’ATO, che possano soddisfare l’intero
fabbisogno, è ipotizzabile che la pianificazione preveda la realizzazione di nuovi impianti o soluzioni
alternative di gestione: linea di indirizzo pianificatorio del P.P.G.R. della Provincia di Savona.
In questo contesto si può realizzare l’innovazione dell’apertura al mercato: un soggetto privato può
proporre, in uno dei siti idonei individuati dal PPGR, la realizzazione di un impianto di trattamento e
recupero di rifiuti urbani per le sole frazioni derivanti dalla raccolta differenziata, oppure l’A.T.O., con
procedura ad evidenza pubblica, può ricercare impianti (di trattamento/recupero) esistenti, anche privati,
cui affidare la gestione dei rifiuti, il tutto sempre in conformità alla pianificazione provinciale e regionale di
riferimento.
Il concetto di realizzare impianti solo nei siti individuati dal presente PPGR è da intendersi per qualsiasi
impianto di gestione dei rifiuti (Rifiuti Urbani) qualunque sia la natura del provvedimento autorizzatorio,
forma ordinaria (ex articoli 208 e 210 del D.lgs 152/2006) e forma semplificata (ex articoli 214 e 216 del
D.lgs 152/2006)
Premesso che le indicazioni del Piano Regionale, pur avendo una caratteristica di generalità, risultano
essere comunque vincolanti nella scelta dei siti, il Piano Provinciale si propone di ispirare le proprie scelte
basandosi su alcuni principi “fondamentali”:
• trasparenza del processo decisionale;
• salvaguardia ambientale attraverso il principio irrinunciabile del minimo consumo delle risorse
territoriali e paesistico ambientali disponibili, con particolare riguardo a quelle irriproducibili e a quelle
riproducibili a costi elevati e a lungo termine; con particolare attenzione a luoghi già compromessi dai
punti di vista ambientale, sociale ed economico (aree industriali dismesse, cave dimesse, siti di ex
discarica, ecc.).
La finalità si sintetizza soprattutto in una maggior qualificazione gestionale del sistema di smaltimento, la
riconversione delle aree improduttive e la conservazione e riqualificazione degli ambienti periurbani
divenuti oggetto di degrado ambientale, con degli obiettivi che possono essere così riassunti:
• garantire un adeguato sistema di smaltimento rifiuti;
• tutelare l’igiene e la salute degli abitati;
• tutelare gli interessi socio-economici diffusi;
• tutelare l’ambiente naturale non antropizzato;
• tutelare l’immagine del paesaggio;
• tutelare le emergenze storico-archeologiche;
• tutelare l’ambiente marino costiero.
Più in particolare risulta necessario:
• proteggere le zone che hanno mantenuto un alto grado di stato naturale o di rilevante pregio
paesistico e tutelare i residui tratti non urbanizzati;
• promuovere il recupero di aree degradate o il consolidamento di quelle in precario stato di equilibrio
ambientale;
• definire i criteri per la realizzazione di opere ed impianti volti allo smaltimento e recupero dei rifiuti;
• migliorare l’immagine e la funzionalità degli impianti e delle discariche esistenti, con particolare
riferimento alle condizioni operative e di utilizzo dei volumi residui.
Per raggiungere questi obiettivi il Piano indica le seguenti azioni:
• incentivare la protezione e la conoscenza delle aree di interesse naturalistico;
• migliorare ed utilizzare le aree industriali inutilizzate o scarsamente utilizzate;
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Provincia di Savona
•
•
•
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
eliminare o ridurre le presenze di impianti ambientalmente e paesisticamente incompatibili come
attività a rischio di inquinamento;
migliorare la fluidità del traffico legata ai trasporti di rifiuti, da e lungo la costa;
riconvertire le aree dismesse o sottoutilizzate in ambiti e zone industriali.
L’applicazione dei “principi” sopraelencati nella localizzazione dei siti, guardando quindi più al riuso che al
consumo di nuove risorse, trasforma il piano Provinciale anche in un adeguato strumento di recupero
ambientale, territoriale e socio-economico.
9.2.1
Metodologie applicate
La procedura per l'individuazione di aree potenzialmente idonee ad accogliere gli impianti di smaltimento
dei rifiuti può essere articolata in almeno due fasi distinte che potremmo definire di macrolocalizzazione e
localizzazione puntuale:
Nella fase di macrolocalizzazione si considerano i vincoli territoriali che insistono su vaste porzioni di
territorio escludendo, in tal modo, le aree che non rispondono ai criteri ambientali, territoriali, tecnologici
fissati dalle leggi, dai criteri del Piano Regionale o definiti in sede di impostazione del piano provinciale.
Applicando il metodo della sovrapposizione di carte tematiche, si selezionano solo le aree che, in via
preliminare, risultano conformi ai criteri adottati e si escludono, dalle fasi successive di indagine, le altre
porzioni di territorio (aree non idonee). In questa fase si segnalano, per le aree residue, i fattori in grado
di condizionare l'effettiva localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti (fattori penalizzanti e fattori
preferenziali).
Nella fase di localizzazione puntuale si considerano solo le aree risultanti dalla selezione effettuata nella
fase precedente e gli studi specifici sono finalizzati all'individuazione dei singoli siti di impianto di
smaltimento rifiuti. In parte questa fase è già stata realizzata nel lavoro propedeutico al Piano “Studio per
l’individuazione dei siti idonei alla localizzazione di impianti per lo smaltimento dei rifiuti” redatto dal
Settore Difesa e Promozione dell’Ambiente.
Nella fase di microlocalizzazione:
• si applicano i fattori di esclusione di carattere puntuale;
• si esaminano i fattori penalizzanti, eventualmente si registrano e valutano altri fattori condizionanti o
escludenti derivanti dagli specifici usi del suolo o dalle caratteristiche morfologiche dell'area;
• si esaminano i fattori preferenziali in grado di orientare le indagini verso quelle aree che, per le loro
caratteristiche intrinseche, dovrebbero presentare minori svantaggi nel caso di realizzazione delle
opere.
La definizione preliminare dei criteri ha lo scopo di:
• assicurare trasparenza alla procedura, rendendola ripercorribile e verificabile in qualsiasi momento e
da chiunque;
• creare un clima di fiducia e di credibilità attorno a tutto il processo di pianificazione;
• verificare la coerenza con gli altri atti e gli indirizzi di pianificazione territoriale e settoriale, ed
eventualmente di introdurre criteri integrativi.
9.2.1.1 Macrolocalizzazione
Nella fase di macrolocalizzazione si applicano criteri che hanno valenza di vincolo assoluto (fattori
escludenti) e si individuano quei criteri che possono eventualmente condizionare la scelta o costituire
un'opportunità di localizzazione degli impianti, cioè i fattori penalizzanti e i fattori preferenziali. Tutti questi
fattori sono determinati dall'applicazione della normativa vigente, dalla considerazione delle esperienze in
atto, da considerazioni di protezione ambientale e territoriale, dalla conformità con altri strumenti di
pianificazione provinciale o regionale, nonchè da indirizzi politici dell'Amministrazione.
Si determinano quindi in questo modo due categorie di aree:
•
•
le "aree non idonee", escluse automaticamente dal processo di localizzazione;
le “aree potenzialmente idonee”, su cui si concentrerà il processo di localizzazione di dettaglio ed a
loro volta classificabili in funzione della presenza o meno di fattori penalizzanti e preferenziali.
Su questo ultimo punto appare comunque opportuno specificare che la selezione delle aree, effettuata
nella fase di macrolocalizzazione, risente certamente dei limiti informativi degli strumenti utilizzati (livello
di aggiornamento, scala di dettaglio dei dati, criteri di redazione delle carte) per cui le aree identificate e
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
definite “potenzialmente idonee" sono zone al cui interno la disponibilità eventuale di singoli siti deve
essere verificata in fase di microlocalizzazione, quando possibile, o addirittura in fase di progettazione,
con la conseguenza che alcune di queste aree potrebbero risultare non idonee alla fine del processo di
localizzazione.
9.2.1.2 Localizzazione puntuale
Dato per scontato che la fase di macrolocalizzazione permette di escludere una grossa porzione di
territorio cioè le ”aree non idonee”, in questa fase del processo localizzativo, che sarà esclusivamente
rivolto a quelle aree identificate come “potenzialmente idonee”, si applicano quei fattori escludenti, già
individuati per la fase di macrolocalizzazione, che necessitano di una verifica puntuale o che per
mancanza di informazioni omogenee non è stato possibile applicare nella fase. I fattori penalizzanti e
preferenziali sono utilizzati per qualificare lo stato dei luoghi ed identificare dei siti all'interno delle aree
potenzialmente idonee individuate.
Risultato finale del processo di microlocalizzazione è l'indicazione di una rosa di siti, con indicazione
plurima per tipologia d’impianto, da mettere a confronto allo scopo di individuare il sito che presenta
minore vulnerabilità ambientale.
Per la scelta finale può essere necessario introdurre scale di valutazione, che fissino una gerarchia di
importanza anche all'interno di ciascuna classe di criteri (penalizzanti e preferenziali) considerati e
consentano di procedere ad un ordinamento dei siti. L'ordinamento delle aree in classi ha lo scopo di
avviare le indagini di dettaglio su una rosa ristretta di siti.
9.2.2
MACROLOCALIZZAZIONE DEI SITI NON IDONEI
Facendo riferimento alle disposizioni legislative vigenti e alla pianificazione regionale, le categorie dei
impianti che sono state prese in considerazione sono le seguenti:
TIPOLOGIE IMPIANTISTICHE
•
Impianti a tecnologia complessa RSU:
Impianti per la produzione di compost di qualità
Impianti di recupero delle frazioni riciclabili (selezione e valorizzazione carta, plastica, metalli,
vetro,ecc.)
Impianti di trattamento della frazione indifferenziata (biostabilizzazione, produzione CDR, ecc.)
Discariche per inerti
Discariche per rifiuti non pericolosi;
Discariche per rifiuti pericolosi;
Impianti a tecnologia complessa Rifiuti Speciali;
•
•
L'approccio metodologico utilizzato per la definizione dei criteri per l'individuazione dei siti non idonei è
quello di caratterizzare il territorio provinciale sulla base di parametri oggettivi quali gli strumenti di
pianificazione regionali e provinciali.
L'incrocio tra gli elementi di impatto, ricavati dalla normativa esistente, dal Piano regionale dei rifiuti, da
considerazioni di protezione ambientale e paesaggistica e le diverse categorie di impianti, ha consentito
la costruzione di alcune di sintesi.
I dati contenuti nelle varie tabelle consentono di individuare per quali caratteristiche o voci di tabella
un'area risulta non idonea all'insediamento di un impianto di smaltimento o di trattamento dei rifiuti.
Per i siti che sono esclusi dalla non idoneità, le indicazioni penalizzante o preferenziale, cui sarà
necessario attenersi nella ricerca di un sito adatto ad ospitare un impianto di smaltimento o trattamento
dei rifiuti, sono contrassegnate dalla indicazione con le prescrizioni da seguire. Tali prescrizioni sono
frutto di studi ed esperienze consolidate in diverse realtà italiane.
Si ritiene comunque necessario che ogni sito eventualmente idoneo quale sede di impianto venga
inquadrato territorialmente per una estensione radiale di almeno 2 kmq.
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Provincia di Savona
Discarica per
rifiuti inerti
L'impianto
deve
essere
preferibilmente
collocato in cave
abbandonate
o
dismesse o non più
in
esercizio
in
funzione del loro
recupero
o
ripristino
ambientale.
La coltivazione di
una
discarica
finalizzata
alla
realizzazione
di
strutture di pubblica
utilità (ad esempio
impianti
sportivi)
costituisce
un
elemento
favorevole
per
l’insediamento
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Discarica per
rifiuti non
pericolosi
Per i siti posti in
vicinanza dei punti
di
attingimento
idrico
è
indispensabile
stabilire il rapporto
tra
condizioni
stratigrafiche
del
sottosuolo
all’intorno
dell’impianto
e
falde acquifere, in
particolare
con
quella interessata
da prelievo a scopo
potabile.
L’impianto
dovrà
preferibilmente
essere situato a
valle del punto di
prelievo,
rispetto
alla direzione di
deflusso
delle
acque sotterranee.
L’esistenza di cave
abbandonate
e/o
dimesse, di aree
degradate
già
sottratte
all’agricoltura
costituisce
un
elemento
favorevole
per
l’insediamento
di
una discarica.
La
distanza
inferiore ai 500 m
tra il perimetro della
discarica
e
il
perimetro del più
prossimo
“centro
edificato”
è
da
ritenersi un fattore
escludente
alla
idoneità del sito.
Discarica per
rifiuti pericolosi
Per i siti posti in
vicinanza dei punti
di attingimento
idrico è
indispensabile
stabilire il rapporto
tra condizioni
stratigrafiche del
sottosuolo
all’intorno
dell’impianto e
falde acquifere, in
particolare con
quella interessata
da prelievo a scopo
potabile.
L’impianto
dovrà
preferibilmente
essere situato a
valle del punto di
prelievo,
rispetto
alla direzione di
deflusso
delle
acque sotterranee.
Impianti a
tecnologia
complessa RSU
Per i siti posti in
vicinanza dei punti
di
attingimento
idrico
è
indispensabile
stabilire il rapporto
tra
condizioni
stratigrafiche
del
sottosuolo
all’intorno
dell’impianto
e
falde acquifere, in
particolare
con
quella interessata
da prelievo a scopo
potabile.
L’impianto
dovrà
preferibilmente
essere situato a
valle del punto di
prelievo,
rispetto
alla direzione di
deflusso
delle
acque sotterranee.
L’esistenza di cave
abbandonate
e/o
dimesse costituisce
un
elemento
favorevole
per
l’insediamento
di
una discarica.
L’esistenza di cave
abbandonate
e/o
dimesse costituisce
un
elemento
favorevole
per
l’insediamento
di
una discarica.
La
distanza
inferiore ai 500 m
tra il perimetro della
discarica
e
il
perimetro del più
prossimo
“centro
edificato”
è
da
ritenersi un fattore
escludente
alla
idoneità del sito.
La
distanza
inferiore ai 500 m
tra il perimetro della
discarica
e
il
perimetro del più
prossimo
“centro
edificato”
è
da
ritenersi un fattore
escludente
alla
idoneità del sito.
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Impianti a
tecnologia
complessa RS
L’insediamento
dovrà
avvenire
esclusivamente in
aree
funzionalmente
specializzate (zone
industriali) adatte
per l’insediamento
di attività insalubri
di I classe, di
dimensioni
di
almeno un ettaro.
L’impianto
dovrà
essere dotato delle
soluzioni tecniche e
delle
misure
preventive
che
garantiscano
l’esercizio
nella
massima sicurezza
e salvaguardia per
l’ambiente.
Andranno
anche
valutate adeguate
fasce di rispetto dei
“centri edificati” che
potranno variare da
200 a m. 100 sui
diversi fronti del
lotto.
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Riferimento PTCP o altri Piani Regionali
Discarica
Discarica
Voci
per rifiuti
per rifiuti
inerti
non
pericolosi
Discarica
per rifiuti
pericolosi
Impianti a
tecnologia
complessa
RSU
Impianti a
tecnologia
complessa
RS
Zone
di
Conservazione
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Zone
di
Mantenimento
ove
comprese
nei sistemi di
interesse
naturalistico
ambientale
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Strutture Urbane
Qualificate (SU),
Parchi
Urbani
(PU) e Valori di
Immagine (IU)
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Zone
di
Mantenimento
sia in assetto
morfologico sia
vegetazionale
art.64 e 71 PTCP
penalizzanti
penalizzanti
penalizzanti
penalizzanti
penalizzanti
P2, P4, P10
P2, P4, P10
P2, P4, P10
P2, P4, P10
P2, P4, P10
Zone
di preferenziali
Trasformazione
preferenziali
preferenziali
preferenziali
preferenziali
Aree degradate, preferenziali
discariche
esistenti o non
più attive e cave
dismesse
Preferenziali Preferenziali
preferenziali
preferenziali
(1)
(1)
(1) Relativamente alla riqualificazione di aree degradate con particolare riferimento alle
cave
abbandonate o non più in coltivazione, presenti su affioramenti di rocce compatte a prevalente
componente argillosa (argilliti, argilloscisti etc.)
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
PTC – Assetto paesistico
Discarica
Voci
per rifiuti
inerti
Discarica
per rifiuti
non
pericolosi
Discarica
per rifiuti
pericolosi
Impianti a
tecnologia
complessa
RSU
Impianti a
tecnologia
complessa
RS
Zone ANI – CE
del PTCP
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Aree vincolate ai
sensi del DM
24/04/1985
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
(1)
(2)
Aree vincolate ai
sensi ex legge
1497/1939
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Nuclei
Storici
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Siti Archeologici
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Manufatti
Emergenti
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
e
centri
(3)
(1)
(1) Esclusa riqualificazione di cave dismesse e/o abbandonate
(2) Esclusi ampliamenti di discariche esistenti solo se le caratteristiche del luogo e le misure correttive da
adottare indichino che il nuovo progetto non costituisca un grave rischio ecologico.
(3) Penalizzanti per impianti di compostaggio di qualità e produzione CDR: solo se le caratteristiche del
luogo e le misure correttive da adottare indichino che il nuovo progetto non costituisca un grave rischio
ecologico.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
PTC – Assetto Ambientale
Discarica
Voci
per rifiuti
inerti
Discarica
per rifiuti
non
pericolosi
Discarica
per rifiuti
pericolosi
Impianti a
tecnologia
complessa
RSU
Impianti a
tecnologia
complessa
RS
Aree
Protette
Provinciali
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Parchi Regionali
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Siti di Importanza
Comunitaria SIC
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Zone
protezione
Speciale ZPS
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Discarica
per rifiuti
non
pericolosi
Discarica
per rifiuti
pericolosi
Impianti a
tecnologia
complessa
RSU
Impianti a
tecnologia
complessa
RS
a
PTC – Assetto Idrogeologico
Discarica
Voci
per rifiuti
inerti
Fasce
di
inondabilità (1)
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Frane attive (2)
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Frane quiescenti
(3)
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Aree
a
suscettività
di
dissesto alta (4)
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Frane
stabilizzate
e
relitte o con stato
di attività non
determinato IFFI
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Aree
carsiche
individuate dalla
L.R. 14/90
penalizzanti
non idonee
non idonee
penalizzanti
penalizzanti
Grotte segnalate
dal
Catasto
Speleologico
Ligure
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Geositi (5)
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
(1)Derivate dai Piani di Bacino per quanto riguarda il versante tirrenico, dallo studio sulle aree di
inondabilità per conto della Provincia di savona relativamente ai bacini delle Bormide.
(2) Pg4 nei bacini tirrenici, frane attive in PAI e IFFI.
(3) Pg3a nei bacini tirrenici, frane quiescenti in PAI e IFFI.
(4) Pg3b nei bacini tirrenici.
(5) Dati forniti dal Centro Documentazione geositi, Dipartimento polis, facoltà di architettura, Università di
Genova.
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Provincia di Savona
9.2.3
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
MICROLOCALIZZAZIONE
La prima analisi o macrolocalizzazione copre quindi tutta la superficie della provincia dividendo
sostanzialmente il territorio in aree certamente non idonee ed in aree potenzialmente idonee mentre con
la seconda analisi o microlocalizzazione il presente Piano, permette di valutare in modo puntuale, con
criteri precisi e trasparenti, tutte quelle “aree potenzialmente idonee” su cui viene proposta la realizzazioni
di impianti di gestione dei rifiuti.
L'approccio metodologico utilizzato per la definizione dell’idoneità di un sito è quello di caratterizzare il
territorio provinciale sulla base di parametri oggettivi quali gli strumenti urbanistici, le carte tematiche e le
leggi in vigore sotto gli aspetti:
• urbanistici o sistema A
• ambientale o sistema B
• fisici o sistema C
Ogni aspetto o sistema è stato suddiviso in più sottosistemi e per ognuno di questi sono stati individuati
gli elementi che oggettivamente consentono di classificare fisicamente il territorio:
Sistema A
A1 - Ambiti di rispetto degli usi urbani
A2 - Ambiti di tutela dei Beni Culturali
A3 - Infrastrutture viarie ed accessibilità del territorio, infrastrutture tecnologiche e servizi.
Sistema B
B1 - Ambiti di tutela Ambientale
B2 - Ambiti di tutela Paesaggistica
B3 - Aree agricole con elevati investimenti infrastrutturali ed elevato valore di sottrazione;
B4 - Sensibilità colturale alla contaminazione con polveri.
Sistema C
C1 - Rischio di contaminazione delle falde acquifere;
C2 - Elementi idrogeologici;
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
TABELLA A 1: AMBITI DI RISPETTO DEGLI USI URBANI
Riferimento PRG o PUC
Discarica per Discarica per Discarica per
Voci
rifiuti inerti
rifiuti non
rifiuti
pericolosi
pericolosi
Aree
residenziali
compatibili
Impianti a
tecnologia
complessa
RSU
Impianti a
tecnologia
complessa
RS
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
(1) (2)
(2)
non idonee
non idonee
(3)
(3)
Valutazione dei
progetti sulle
base del
modello
localizzativi
delle tabelle A1
e seguenti
Valutazione dei
progetti sulle
base del
modello
localizzativi
delle tabelle A1
e seguenti
e
(zone A, B, C )
Aree per servizi
di
interesse
pubblico
(2)
(zone F)
Aree produttive
ed assimilabili
non idonee
preferenziali
preferenziali
P1, P2
P1, P2
Valutazione dei
progetti sulle
base del
modello
localizzativi
delle tabelle A1
e seguenti
non idonee
(zone D)
Aree Agricole
(zone E)
non idonee
(1) Esclusi interventi finalizzati alla realizzazione di impianti sportivi
(2) Escluse le aree specificatamente destinate dai PRG o PUC: dovrà comunque essere fatta una
valutazione dei progetti sulle base del modello localizzativo puntuale del PPGR.
(3) Escluse cave dismesse e/o abbandonate
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
TABELLA A 2: AMBITI DI TUTELA BENI CULTURALI
Discarica
Discarica
Discarica
Voci
per rifiuti
per rifiuti
per rifiuti
inerti
non
pericolosi
pericolosi
Impianti a
tecnologia
complessa
RSU
Impianti a
tecnologia
complessa
RS
Beni Culturali ai
sensi degli articoli
10 e 11 del D.Lgs n°
42 del 2004
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Ambito di tutela di
complessi e/o edifici
di interesse storico,
architettonico,
culturale maggiore,
archeologici e dei
beni culturali definiti
agli articoli 10 e 11
del D.Lgs 42/2004
(0 - 500 m)
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Ambito di tutela di penalizzanti penalizzanti penalizzanti penalizzanti penalizzanti
complessi e/o edifici
P4
P4
P4
P4
P4
di interesse storico,
architettonico,
culturale maggiore,
archeologici e dei
beni culturali definiti
agli articoli 10 e 11
del D.Lgs 42/2004
(500 – 1000 m)
Fasce di rispetto di
cimiteri, beni militari
e siti di importanza
storica
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Per l’identificazione dei beni, mobili o immobili, sottoposti a vincolo culturale e/o paesaggistico si fa
riferimento a quanto contenuto nel D.Lgs 42/2004 “Codice dei beni Culturali e del Paesaggio”
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
TABELLA A 3:
INFRASTRUTTURE
VIARIE,
INFRASTRUTTURE TECNOLOGICHE E SERVIZI
ACCESSIBILITÀ
DEL
TERRITORIO,
Discarica per
rifiuti inerti
Discarica per
rifiuti non
pericolosi
Discarica per
rifiuti
pericolosi
Impianti a
tecnologia
complessa
RSU
Impianti a
tecnologia
complessa RS
Fasce di tutela dalle
autostrade,
strade
statali,
ferrovie,
aeroporti
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Zone che interessano
direttamente
o
in
termini di interferenza
visuali
grandi
infrastrutture
di
comunicazione
penalizzanti
penalizzanti
penalizzanti
penalizzanti
penalizzanti
P2
P4, P5
Dotazione
di
infrastrutture esistenti,
viabilità
d'accesso
esistente o facilmente
realizzabile,
disponibilità
di
collegamenti stradali e
ferroviari esterni ai
centri abitati
preferenziali
preferenziali
preferenziali
preferenziali
preferenziali
Baricentricità del sito
rispetto al bacino di
produzione
e
di
smaltimento dei rifiuti
del materiale prodotto
preferenziali
preferenziali
preferenziali
preferenziali
preferenziali
Idonea distanza da
edifici residenziali (500
m)
preferenziali
preferenziali
preferenziali
preferenziali
preferenziali
Zone con aree di
contorno all’impianto di
dimensioni
tali
da
permettere
la
realizzazione di opere
di mitigazione
preferenziali
preferenziali
preferenziali
preferenziali
preferenziali
Attività a rischio
incidente rilevante
di
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Fasce di tutela
gasdotti, oleodotti
da
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
P3
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
TABELLA B 1: AMBITI DI TUTELA AMBIENTALE
Discarica per
rifiuti inerti
Discarica per
rifiuti non
pericolosi
Discarica per
rifiuti pericolosi
Impianti a
tecnologia
complessa
RSU
Impianti a
tecnologia
complessa RS
riserve naturalistiche
soggette a vincolo
legislativo o norme di
salvaguardia , ambiti
naturalistici
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
itinerari di interesse
storico ed ambientale
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
corsi
d’acqua
rilevanza
paesaggistica
relative
fasce
rispetto (m. 150)
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
corsi
d’acqua
di
rilevanza
paesaggistica minore
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
boschi
e
foreste
demaniali
specchi d’acqua di
interesse ambientale
Aree carsiche, grotte e
doline ai sensi della
L.R. 14/90
Zone individuate come
siti
di
interesse
comunitario
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
penalizzante
P10
non idonee
non idonee
penalizzante
P10
penalizzante
P10
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
di
e
di
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
TABELLA B 2: AMBITI DI TUTELA PAESAGGISTICA
Voci
Discarica
per rifiuti
inerti
i territori costieri compresi in
penalizzanti
una fascia della profondità
di 300 metri dalla linea di
battigia, anche per i terreni
elevati sul mare
territori contermini ai laghi
non idonee
compresi in una fascia della
profondità di 300 metri dalla
linea di battigia, anche per i
territori elevati sui laghi
i fiumi, i torrenti, i corsi
non idonee
d'acqua iscritti negli elenchi
previsti dal testo unico delle
disposizioni di legge sulle
acque ed impianti elettrici,
approvato
con
R.D.
1775/1933 e le relative
sponde o piedi degli argini
per una fascia di 150 metri
ciascuna
le montagne per la parte
non idonee
eccedente i 600 metri sul
livello del mare sia per la
catena alpina sia per la
catena appenninica
i parchi e le riserve
non idonee
nazionali
o
regionali,
nonché
i
territori
di
protezione
esterna
dei
parchi
i territori coperti da foreste e
penalizzanti
da
boschi,
ancorché
percorsi o danneggiati dal
fuoco, e quelli sottoposti a
vincolo di rimboschimento,
come definiti dal D.Lgs
227/2001 ex art. 2, commi 2
e6
le zone umide incluse
non idonee
nell'elenco
previsto
dal
D.P.R. 448/1976
Beni
paesaggistici
non idonee
individuati ai sensi del
D.Lgs 42/2004 ex art.142
lettere e), h), l), m)
Discarica
per rifiuti
non
pericolosi
Discarica
per rifiuti
pericolosi
Impianti a
tecnologia
complessa
RSU
Impianti a
tecnologia
complessa
RS
penalizzanti
penalizzanti
penalizzanti
penalizzanti
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
penalizzanti
penalizzanti
penalizzanti
penalizzanti
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
Per l’identificazione dei beni, mobili o immobili, sottoposti a vincolo culturale e/o paesaggistico si fa
riferimento a quanto contenuto nel D.Lgs 42/2004 “Codice dei beni Culturali e del Paesaggio”, in
particolare quanto contenuto nell’ex articolo 157.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
TABELLA B 3: AREE AGRICOLE CON ELEVATI INVESTIMENTI INFRASTRUTTURALI
ED
ELEVATO VALORE DI SOTTRAZIONE
Discarica per Discarica per Discarica per
Impianti a
Impianti a
rifiuti inerti
rifiuti non
rifiuti
tecnologia
tecnologia
pericolosi
pericolosi
complessa
complessa
RS
RSU
impianti
esistenti/in
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
principali impianti di
sollevamento idraulico
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
altri impianti consorziali
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
aree con il massimo
consumo
irriguo
(irrigazione turnata)
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
aree
ad
elevato
consumo irriguo
penalizzanti
penalizzanti
penalizzanti
penalizzanti
penalizzanti
P7
P7
P7
P7
P7
aree
con
recenti
investimenti consortili
per l’irrigazione e la
bonifica
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
zone a vigneti d.o.c.
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
zone ad alta densità di
vigneti, frutteti e oliveti
penalizzanti
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
zone ad alta densità di
coltivazioni orticole
penalizzanti
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
zone ad alta densità di
vivai
penalizzanti
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
principali
idrovori
progetto
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
TABELLA B 4: SENSIBILITA’ COLTURALE ALLA CONTAMINAZIONE CON POLVERI
Discarica per
Discarica per
Discarica per
Impianti a
Impianti a
rifiuti inerti
rifiuti non
rifiuti
tecnologia
tecnologia
pericolosi
pericolosi
complessa
complessa
RSU
RS
a
- aree
sensibilità
massima
b
c
d
e
con
Penalizzanti
Penalizzanti
Penalizzanti
Penalizzanti
non idonee
- aree con
sensibilità molto
elevata
ininfluente
ininfluente
Penalizzanti
Penalizzanti
Penalizzanti
aree
sensibilità
elevata
ininfluente
con
P8/4
ininfluente
Penalizzanti
ininfluente
Penalizzanti
P8/3
- aree con
sensibilità medio
elevata
ininfluente
- aree con
sensibilità media
ininfluente
ininfluente
ininfluente
ininfluente
Penalizzanti
P8/2
ininfluente
ininfluente
La legenda si riferisce ai seguenti tipi di colture :
a) aree con sensibilità massima (orticoltura)
b) aree con sensibiltà molto elevata (orticoltura + frutticoltura + olivocultura)
c) aree con sensibilità elevata (foraggicoltura da latte)
d) aree con sensibilità medio-elevata (foraggicoltura da carne)
e) aree con sensibilità media (viticoltura + frutticoltura)
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ininfluente
ininfluente
Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
TABELLA C1: RISCHIO DI CONTAMINAZIONE DELLE FALDE ACQUIFERE
Discarica
per rifiuti
inerti
aree con grado di rischio penalizzanti
elevato : sottosuolo costituito
P10/2
da terreni a granulometria in
prevalenza grossolana ed a
elevata permeabilità ; settori
che evidenziano una notevole
e repentina variabilità laterale
del sottosuolo
Discarica
per rifiuti
non
pericolosi
Discarica
per rifiuti
pericolosi
non idonee
non idonee
Impianti a
tecnologia
complessa
RSU
Impianti a
tecnologia
complessa
RS
penalizzanti penalizzanti
P10/2
P10/2
non idonee
ininfluente
ininfluente
aree con grado di rischio basso preferenziali preferenziali preferenziali
: sottosuolo costituito da terreni
a granulometria in prevalenza
fine di tipo argilloso e con
basso grado di permeabilità
ininfluente
ininfluente
aree con grado di rischio penalizzanti penalizzanti
medio : sottosuolo costituito da
P10/2
P10/2
terreni a granulometria in
prevalenza limosa ed a media
permeabilità
punto di attingimento idrico a
scopo potabile da corso
d’acqua (fascia di rispetto di
200 m) D.P.R. 236/88 e s.m.i
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
punto di attingimento idrico a
scopo potabile da falda
sotterranea (fascia di rispetto
di 200 m) D.P.R. 236/88 e
s.m.i
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
affioramenti
litologici
che preferenziali preferenziali preferenziali preferenziali preferenziali
presentino limitata permeabilità
per porosità o fratturazione
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
TABELLA C 2: ELEMENTI IDROGEOLOGICI
Discarica per Discarica per Discarica per
rifiuti inerti
rifiuti non
rifiuti
pericolosi
pericolosi
fascia di
acquiferi
ricarica
degli
penalizzanti
non idonee
non idonee
P10
Impianti a
tecnologia
complessa
RSU
Impianti a
tecnologia
complessa
RS
penalizzanti
penalizzanti
P10
P10
le aree individuate a rischio
inondazione in base al
piano di bacino o piano di
bacino stralcio redatto ai
sensi della L.R. 9/93 e s.m.i
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
le aree golenali e tutte le
aree di ambito fluviale che
possano concorrere alla
riqualificazione ambientale
dello stesso ed il cui utilizzo
sia in contrasto con le
finalità previste dalla L.R.
9/93 e s.m.i
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
aree individuate a rischio ai
sensi della L.R. 45/96 e
s.m.i
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
caratteristiche orografiche
tali da rendere necessarie
ingenti
opere
di
regimazione idraulica tra
cui,
principalmente
il
tombinamento dei corpi
idrici superficiali
penalizzanti
penalizzanti
penalizzanti
penalizzanti
penalizzanti
caratteristiche orografiche
tali da permettere la
regimazione delle acque
esclusivamente mediante
opere superficiali
preferenziali
preferenziali
preferenziali
preferenziali
preferenziali
Aree su terreni sciolti
alluvionali sedi di corpi idrici
sotterranei utilizzati per
approvvigionamento
idropotabile
penalizzanti
non idonee
non idonee
penalizzanti
penalizzanti
Aree a rischio idrogeologico
elevato e molto elevato ai
sensi del D.L. 180/98 s.m.i
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
non idonee
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
ELENCO DELLE PRESCRIZIONI
(Il codice è quello utilizzato nelle tabelle di riferimento)
descrizione
0
nessuna prescrizione particolare
P1
P5
valutazione della presenza di residenza stabile (che nel caso di discariche, vale fino
ad una distanza di 200 m)
ricostruzione dell'andamento dei venti dominanti, al fine di realizzare apposite
schermature, prevalentemente arboree, con funzione di abbassamento della soglia di
rumorosità, di riduzione dell'effetto olfattivo e delle polveri
identificazione delle principali viste paesaggistiche, con controllo dell'elemento verticale
(camino)
identificazione delle principali viste paesaggistiche, al fine di realizzare apposite
schermature prevalentemente arboree, con funzione di attenuazione dell'impatto visivo
particolare attenzione alla sistemazione finale
P6
valutazione della presenza di aree a prato stabile da considerare non idonee
P7
valutazione della presenza della coltura indicata da considerare non idonea
P8
/1/2/3/4 verifiche analitiche con simulazione della eventuale dispersione di polveri (il n°
indica la crescente sensibilità delle colture prevalenti)
preventiva valutazione dei materiali ammissibili
P2
P3
P4
P9
P10
P11
P12
/1/2/3 installazione di adeguati impianti di monitoraggio delle falde acquifere,
progressivamente sviluppati
verifica, al fine di garantire le condizioni di sicurezza, dello stato delle arginature, della
portata del corso d'acqua e delle variazioni del suo livello rispetto alle quote del piano
campagna circostante
valutazione delle condizioni morfologiche e topografiche locali, al fine della non idoneità
delle aree particolarmente depresse e quelle poste tra corsi d'acqua ravvicinati
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Provincia di Savona
9.3
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
LO STUDIO PER LE INDICAZIONI PLURIME DEI SITI IDONEI ALLA LOCALIZZAZIONE DI
IMPIANTI PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI
Oggi non sono più proponibili sistemi organizzativi legati alla raccolta del rifiuto in modo
indifferenziato, né sistemi di smaltimento legati a singole tecnologie progettate per il rifiuto tal quale o,
peggio, al collocamento in discarica del rifiuto raccolto in modo indifferenziato.
Emerge quindi la necessità di realizzare un sistema integrato di gestione dei rifiuti, definibile come
"l'insieme delle attività, delle strutture e
degli interventi, interconnessi tra loro,
Sistema di
atti ad ottimizzare tutte le fasi della
gestione Attuale
gestione dei rifiuti, in modo da ricavarne
i migliori risultati, sia organizzativi, sia in
termini di riutilizzo, anche energetico,
sia nello smaltimento definitivo, con
l'intento
di
minimizzare
l'impatto
ambientale, comunque presente nella
gestione dei rifiuti. In tale ambito la
Non esiste
rd
RSU
Compostaggio
raccolta differenziata ed i conferimenti
separati vanno intesi come il primo
indispensabile anello del sistema in tutte
Riciclo
le realtà territoriali".
rifiuto
Residuo
Stradali
Non esistono
trattamenti
meccanico e
biologici
Discarica
In specifico, in un sistema di tipo
integrato, non si possono considerare le
varie raccolte differenziate come
“aggiuntive”, cioè sovrapponibili l’una
all’altra, ma si deve prevedere un
complesso di raccolte in cui ognuna
possa trarre il maggior giovamento
dall’altra. In quest’ottica la separazione
spinta delle frazioni più pesanti o
problematiche (come l’organico) può
permettere la “ritaratura” del sistema
dell’indifferenziato e semplificare e
ottimizzare i trattamenti successivi.
Si pensi ad esempio al maggior potere
calorifico del rifiuto
indifferenziato se privato dell’organico e alla necessità di pretrattamenti meno
spinti. Il sistema integrato sarà quindi costituito da un approccio integrato tra strategie di raccolta
differenziata e modalità di raccolta della frazione residua nonché dalla disponibilità di una serie di
impianti, discariche e strutture di servizio per il trattamento dei rifiuti urbani residui.
Per quanto riguarda le opzioni tecnologiche, si fa riferimento al principio della "migliore opzione per
l'ambiente, tenendo conto dei costi economici e sociali".
Il PPGR si propone in questa ottica di realizzare un profondo cambiamento dell’attuale sistema di
gestione dei rifiuti, passando dal modello basato principalmente sullo smaltimento del rifiuto tal quale
nelle quattro pubbliche discariche di Magliolo, Vado Ligure, Savona e Varazze, ad un sistema di gestione
più complesso centrato sulla Raccolta Differenziata, con la trasformazione del Rifiuto residuo in CDR e lo
smaltimento a discarica dei soli residui di lavorazione, garantendo comunque, attraverso una oculata
gestione delle attuali volumetrie disponibili in discarica, lo smaltimento per un periodo transitorio di
passaggio tra i due sistemi.
Per quanto riguarda la destinazione delle frazioni oggetto di Raccolta Differenziata, ovvero il fabbisogno
di trattamento/valorizzazione, si opererà avviando a livello di ATO la convenzione con il CONAI e i relativi
CONSORZI di FILIERA mentre, per rispondere alla necessità di smaltimento/trattamento dei rifiuti residui
dopo la raccolta differenziata, le valutazioni contenute in questo Piano hanno evidenziato la necessità di
un fabbisogno impiantistico per la Provincia di Savona che può essere riassunto in:
• Uno/due impianti di selezione/trattamento e stabilizzazione della frazione indifferenziata dei RU con
produzione CDR;
• Uno/due impianti di valorizzazione/recupero della frazione umido-verde da raccolta differenziata. con
produzione di compost di qualità;
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Provincia di Savona
•
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Almeno due impianti di stoccaggio in sicurezza (discarica) degli scarti degli impianti di
selezione/trattamento e delle frazioni non trattabili o recuperabili.
L’indicazione approssimata sul numero di
impianti
necessari
deriva
dalla
Sistema di
considerazione che, come è stato più volte
gestione
evidenziato in questo documento, la
integrato
Provincia esercita funzioni di pianificazione e
programmazione
che
consistono
nell'individuazione delle zone idonee alla
localizzazione degli impianti di smaltimento
e recupero dei rifiuti urbani, con indicazioni
Compostaggio
rd
RSU
plurime per ogni tipo di impianto, nonché
delle zone non idonee alla localizzazione di
impianti di smaltimento e di recupero di rifiuti
speciali, che costituiscono attività di
Riciclo
specificazione
settoriale
del
Piano
Territoriale di Coordinamento (PTC) di cui
all'articolo 17 della L.R. 36/1997.
E’ invece all’ATO, attraverso la redazione di
Impianti per il
uno strumento chiamato Piano degli
rifiuto
trattamenti
Interventi, che spetta la scelta del numero
Residuo
meccanico e
biologici
esatto di impianti necessari (compresa la
localizzazione per quelli ancora da
realizzare) ad attuare quanto contenuto nel
P.P.G.R.
A questo proposito è evidente che il Piano
Stradali
Discarica
degli Interventi sia lo strumento operativo
più adatto ad assolvere a questa funzione
poiché, senza scendere nei particolari,
approfonditi peraltro in altre parti del PPGR,
per sua natura è uno strumento di tipo economico-industriale e non pianificatorio come il P.P.G.R.
Dovendo quindi la Provincia, nel suo strumento di pianificazione, “limitarsi” a dare delle indicazioni di siti
plurime per ogni tipo di impianto, si è utilizzato come spunto di partenza una serie di studi e documenti
già realizzati a partire dagli anni 90.
La Provincia di Savona, già a partire dal 1997, aveva predisposto uno “Studio per l’individuazione dei siti
idonei alla localizzazione di impianti per lo smaltimento dei rifiuti”. Tale documento, redatto dall’Ufficio
Pianificazione e Progettazione del Settore Difesa e Promozione Ambientale, approvato con delibera del
Consiglio Provinciale n°151/81352 del 06/11/1998, e ra indicato come valido documento propedeutico alla
formazione del Piano Provinciale per la Gestione dei Rifiuti da sottoporre comunque a successiva verifica
alla luce dei criteri fissati dal Piano Regionale all’epoca in fase di redazione.
Considerando che tale studio fu già redatto in linea alle indicazioni del Decreto Legislativo 22/97 e che gli
elementi di base utilizzati per la redazione di tale documento si erano poi rilevati in linea con quanto
previsto dal Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti approvato nel 2001, durante la redazione del
P.P.G.R. approvato nel 2002, si ritenne che tale studio risultasse ancora una valida base per
l’individuazione dei siti idonei.
Nel versione originale (1997) del citato studio venivano individuati in modo puntuale 17 siti che, valutati
sulla base di precisi criteri, risultavano idonei alla localizzazione di impianti per la gestione dei rifiuti.
Nel P.P.G.R. del 2002, dopo revisione/aggiornamento i siti da considerarsi idonei risultavano ancora 15.
Ancora oggi, a dimostrazione della bontà del lavoro in allora svolto, le schede dei siti indicati nello studio
del 1997 e del P.P.G.R. 2002 risultano essere una valida base di supporto per la redazione di questa
“rivisitazione” del Piano Provinciale.
Per la redazione del nuovo P.P.G.R. i “vecchi” siti, nonché quelli nuovi, sono stati sottoposti ad una
accurata istruttoria tecnica volta sia ad aggiornare la situazione sia ad approfondire la conoscenza dei
luoghi. Dopo aver sottoposto ogni sito alla valutazione dei criteri contenuti nel Piano, per ogni sito
risultato idoneo è stata compilata una “scheda riassuntiva” che ne descrive lo stato ed evidenzia le
eventuali criticità.
Nel dettaglio sono stati indicati (vedi anche le tabelle seguenti)
• Tre siti idonei per impianti di produzione CDR (Albenga, Vado Ligure, Cairo Montenotte). Per il sito di
Albenga, vista la distanza dalle discariche di bacino di Vado e Varazze, è stata ipotizzata anche la
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Provincia di Savona
•
•
•
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
realizzazione di una discarica di servizio per soli residui di lavorazione. Il dimensionamento di tale
discarica è da valutarsi in sede di progettazione in quanto direttamente legata al dimensionamento
dell’impianto di produzione del CDR.
Tre siti idonei per impianti di compost di qualità (Villanova, Vado Ligure, Cairo Montenotte).
L’impianto di Villanova è in corso di realizzazione.
Tre siti idonei per la collocazione e/o ricollocazione di attività di selezione/valorizzazione di rifiuti
secchi da Raccolta Differenziata già presenti sul territorio;
Quattro impianti di discarica controllata (Magliolo, Vado Ligure, Savona e Varazze). Gli impianti di
Magliolo e Savona saranno chiusi ad esaurimento delle volumetrie autorizzate alla data di
approvazione del presente P.P.G.R. e comunque entro il 31/12/2007. Gli impianti di Vado Ligure e
Varazze sono indicati come impianti di smaltimento al servizio dell’intero ATO.
Così come previsto dal Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti si è inoltre provveduto ad una valutazione
di Sostenibilità di ogni singolo sito. Utilizzando gli indicatori proposti dalla Regione Liguria si è proceduto
all’analisi dei siti proposti effettuando un confronto sia in termini qualitativi che quantitativi che, attraverso
l’utilizzo di opportuni punteggi, ha permesso di stilare una “classifica” di sostenibilità tra le varie soluzioni
proposte.
A completezza di quanto fin qui illustrato, appare opportuno specificare, ancora una volta, che la
selezione delle aree in questione, risente certamente dei limiti dovuti sia agli strumenti utilizzati (livello di
aggiornamento, scala di dettaglio dei dati, criteri di redazione delle carte) sia al fatto che non sono stati
valutati “progetti” ma aree. I siti identificati e definiti “idonei" devono essere ulteriormente e
necessariamente verificati in fase di progettazione, nonché obbligatoriamente sottoposti a tutte le
procedure tecnico-amministrativo richieste dalla normativa nazionale e regionale per arrivare alla
realizzazione degli impianti di gestione dei rifiuti.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Bacino della Comunità Montana Ingauna
BACINO
COMUNE
LOCALITA’
1
Comunità
Albenga
e Vallemagna
Montana
Ortovero
Ingauna
2
3
4
Comunità
Montana
Ingauna
Comunità
Montana
Ingauna
Comunità
Montana
Ingauna
Cisano
Neva
sul Cenesi
Albenga
Enesi
Villanova
d’Albenga
Chiappe
Bacino della Comunità Montana Pollupice
5
Comunità
Magliolo
Casei
Montana
Pollupice
Discarica in esercizio
Chiusura ad esaurimento delle volumetrie
autorizzate alla data di approvazione del presente
P.P.G.R. e comunque entro il 31/12/2007
Bacino della Comunità Montana del Giovo
6
Comunità
Vado Ligure
Boscaccio
Montana del
Giovo
7
Comunità
Vado Ligure
Boscaccio
Montana del
Giovo
8
Comunità
Varazze
Ramugnina
Montana del
Giovo
Bacino del Comune di Savona
9
Savona
Savona
note
Area Servizi Tecnologici
Impianto stabilizzazione e/o produzione CDR con
annessa discarica di servizio per soli residui di
lavorazione
Area industriale – ex cava d’argilla
Sito per la eventuale ricollocazione di attività di
recupero già esistenti sul territorio
Area industriale
Sito per la eventuale ricollocazione di attività di
recupero già esistenti sul territorio
Area Servizi tecnologici
Impianto di compostaggio (in corso
di
realizzazione)
Cima Montà
Bacino della Comunità Montana Alta Valle Bormida
10 Comunità
Cairo M.tte
Bragno
Montana
Valle
Bormida
Discarica in esercizio
Si conferma la destinazione
Area attigua alla Discarica in esercizio
Impianto stabilizzazione e/o produzione CDR
Impianto produzione compost di qualità
Discarica in esercizio
Si conferma la destinazione
Discarica in esercizio
Chiusura ad esaurimento delle volumetrie
autorizzate alla data di approvazione del presente
P.P.G.R. e comunque entro il 31/12/2007.
Aree industriale
Sito per la eventuale ricollocazione di attività di
recupero già esistenti sul territorio
Impianto stabilizzazione e/o produzione CDR
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
9.3.1
LA VALUTAZIONE D'IMPATTO AMBIENTALE
Rimane opportuno ricordare che i progetti dei singoli impianti di trattamento e smaltimento rifiuti
sono, in ogni caso, cioè anche quando localizzati in siti dichiarati idonei, assoggettati a Valutazione di
Impatto Ambientale (VIA) così come definito dalla Legge Regionale 30 Dicembre 1998 n° 38 " Disciplina
della valutazione d'impatto ambientale".
A questo fine sono assoggettati alla procedura di VIA in tutto il territorio regionale le seguenti
tipologie di progetti di infrastrutture di cui all’articolo 2, comma 3 (Allegato 2):
impianti di incenerimento e trattamento rifiuti con capacità superiore a 100 t/g;
impianti di trasferimento rifiuti con capacità superiore a 200 t/g;
discariche per rifiuti urbani e assimilati con capacità superiore a 100.000 mc;
discariche per rifiuti speciali, esclusi gli inerti, con capacità superiore a 300.000 mc;
centri di stoccaggio provvisorio di rifiuti speciali con potenzialità superiore a 150.000 mc;
stazioni di trasferimento di rifiuti con capacità superiore a 200 t/g.
Sono inoltre assoggettati alla procedura di VIA in tutto il territorio regionale, le seguenti tipologie di
progetti di infrastrutture in relazione alle caratteristiche del progetto e della zona interessata di cui
all’articolo 2, comma 4, lettere a), b), c) (Allegato 3):
Impianti relativi alle operazioni di cui all'allegato B lettere D2, D3, D4 e da D6 a D12 del DL.vo
22/1997 con capacità complessiva superiore a 10t/giorno;
Discariche di rifiuti con una capacità complessiva superiore a 100.000 mc escluse quelle di
competenza statale;
Centri di stoccaggio di rifiuti speciali con capacità massima superiore a 30.000 mc (operazioni di cui
all'Allegato B della parte quarta del Dlgs 152/2006, lettere D13, D14 e D15);
Impianti di smaltimento dei rifiuti mediante incenerimento o trattamento chimico di rifiuti non
pericolosi, quali definiti nell'allegato II bis lettera D9 della direttiva 75/44/CEE;
Attività di recupero di cui all'articolo 214 del decreto legislativo 152/2006;
Depositi di fanghi;
Immagazzinamento di rottami di ferro, comprese le carcasse di veicoli.
La procedura di VIA dovrà essere conforme a quanto previsto dalla stessa legge regionale.
9.3.2
STUDIO DI SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE DEI SITI PROPOSTI
Utilizzando gli indicatori indicati dalla Regione Liguria nel Piano Regionale si è proceduto
all’analisi dei siti proposti effettuando quindi un confronto sia in termini qualitativi che quantitativi.
Risulta necessario precisare che per la valutazione dei siti sono stati omessi alcuni degli indicatori
perchè ritenuti ininfluenti.
Nel dettaglio sono stati eliminati gli indicatori ambientali riguardanti
•
Riduzione del volume dei rifiuti;
•
Recupero di materia.
Per quanto riguarda i siti relativi alle discariche e ad altri impianti già esistenti o in corso di
autorizzazione, non è stata effettuata alcuna valutazione in quanto le istruttorie tecniche eseguite per
le procedure di autorizzazione rispondono già ai criteri di individuazione previste dal PPGR.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Riepilogando si sono impiegati utilmente i seguenti indicatori:
INDICATORI AMBIENTALI
Impatto aria: emissioni
Impatto acqua: consumo
Impatto acqua: inquinamento
Impatto suolo: inquinamento
Impatto suolo: occupazione
INDICATORI ECONOMICI
Trasporto
Costi
INDICATORI SOCIALI
Rischio
Accettabilità sociale
Si procede, nel seguito, ad un’analisi di dettaglio dei singoli indicatori per quanto riguarda la
sostenibilità dei siti scelti.
Indicatori Ambientali
• Impatto aria emissioni: parametro indipendente dalla tecnologia che tiene conto dell’incidenza
delle emissioni in senso massivo rispetto alla realtà territoriale in cui l’impianto va ad inserirsi.
• Impatto acqua consumo: parametro che valuta
il consumo d’acqua negli impianti di
trattamento/smaltimento sia ai fini degli usi per raffreddamento che per scopi diversi.
• Impatto acqua inquinamento: il parametro sarà valutato in rapporto all’incidenza delle emissioni in
senso massivo rispetto alla realtà territoriale in cui l’impianto si va ad inserire.
• Impatto suolo inquinamento: parametro per il quale valgono le medesime considerazioni
effettuate per il comparto acqua.
• Impatto suolo occupazione: parametro che valuta le superfici occupate dall’impianto ed i volumi
dei rifiuti destinati a trattamento.
Indicatori Economici
• Trasporti: parametro che considera il numero degli spostamenti, la centralità del sito rispetto alle
utenze, la viabilità stradale già esistente. Tale parametro è strettamente correlato al successivo
(costi), in merito alla necessità di opere per la sistemazione e il miglioramento della viabilità
esistente.
• Costi: parametro che non tiene conto dei costi di realizzazione dell’impianto, in quanto identici
nelle varie categorie esaminate e per ogni sito analizzato, bensì tiene conto delle opere
necessarie alla sistemazione viaria, alla messa in sicurezza (piani di bacino o vicinanza di
industrie a Rischio di Incidente Rilevante), all’eventuale bonifica del sito.
Indicatori Sociali
• Accettabilità sociale: in questo delicato comparto dovranno essere presi in considerazione i
seguenti fattori tenendone conto, in modo integrato, su base provinciale:
lo status quo è sempre preferito rispetto alla realizzazione di nuovi impianti;
la tecnologia ha una certa rilevanza soprattutto se si tratta di tecnologie innovative e
pulite ;
le dimensioni degli impianti hanno una notevole rilevanza nella contrattazione sociale
anche in riferimento all’ampiezza del bacino di utenza che gravita sull’impianto;
non sarà considerato nella valutazione di questo indicatore il fattore costi di
realizzazione, gestione e smaltimento rifiuti già valutato in un altro indicatore.
• Rischio: parametro che considera che in ogni singolo passaggio tecnologico aggiuntivo ed in ogni
trasporto aggiuntivo può verificarsi un evento non desiderato.
Al fine di individuare una gamma più ristretta di scelte preferibili, rispetto alla totalità dei siti individuati, è
stato elaborato un modello che consente di valutare in modo complessivo le differenti localizzazioni.
L’applicazione del modello ha comportato:
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Provincia di Savona
•
•
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
una valutazione più puntuale degli indicatori sulla base delle condizioni territoriali della Provincia di
Savona;
l’attribuzione di un peso agli indicatori in modo tale da renderli confrontabili.
Valutazione dei pesi degli indicatori
Il modello prevede di attribuire a ciascun indicatore un peso di valore compreso tra 1 e 5. Ogni
punteggio è da intendersi come espressione diretta dell’importanza del parametro (il punteggio più alto è
5 e quello più basso è 1). Analogamente a quanto già previsto al capitolo 4, sono stati accettati i pesi
proposti dal Piano Regionale:
•
•
•
INDICATORI AMBIENTALI
Impatto aria: emissioni
Impatto acqua: consumo
Impatto acqua: inquinamento
Impatto suolo: inquinamento
Impatto suolo: occupazione
TOTALE
PESI
4
1
4
4
2
15
INDICATORI ECONOMICI
Trasporto
Costi
TOTALE
PESI
3
5
8
INDICATORI SOCIALI
Rischio Ambientale
Accettabilità sociale
TOTALE
PESI
3
5
8
Tali indicatori riguardano tre aspetti della gestione dei rifiuti e precisamente:
ambientali (Impatto aria emissioni, Impatto acqua consumi, Inquinamento acqua, Inquinamento suolo,
Occupazione del suolo);
economici (Trasporti, Costi);
sociali (Rischio, Accettabilità sociale).
Posto che questa Amministrazione, nell’ambito della trasparenza delle decisioni, ritiene utile
standardizzare i pesi degli indicatori sopra indicati con le seguenti modalità:
• Peso complessivo Indicatori Ambientali: 15;
• Peso complessivo Indicatori Economici: 10;
• Peso complessivo Indicatori Sociali: 10.
La scelta effettuata da questa Amministrazione deriva da una strategia mirata a privilegiare la
tutela ambientale, considerata la morfologia e l’orografia della Provincia di Savona, rispetto ad altre
valutazioni di carattere socio-economico considerate meno preminenti.
Si riportano di seguito, pertanto, le tabelle dove vengono illustrati i pesi standardizzati degli
indicatori così come sopra valutati:
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Peso standardizzato degli Indicatori ambientali
INDICATORI AMBIENTALI
PESI STANDARDIZZATI
Impatto aria: emissioni
4
Impatto acqua: consumo
1
Impatto acqua: inquinamento
4
Impatto suolo: inquinamento
4
Impatto suolo: occupazione
2
TOTALE
15
Peso standardizzato degli Indicatori economici
INDICATORI ECONOMICI
PESI STANDARDIZZATI
Trasporto
3,8
Costi
6,2
TOTALE
10
Peso standardizzato degli Indicatori sociali
INDICATORI ECONOMICI
PESI STANDARDIZZATI
Rischio Ambientale
3,8
Accettabilità sociale
6,2
TOTALE
10
Applicazione del modello
Il prodotto del peso standardizzato dell’indicatore per il valore attribuito, per ciascun sito (vedi
Tab.1, 2, 3) fornirà il contributo dell’indicatore di sostenibilità in relazione alla valutazione del sito stesso.
La somma dei contributi di tutti gli indicatori consente pertanto di ottenere un valore indice definito
“preferibilità del sito” (vedi Tab.1bis, 2bis, 3bis).
Di seguito verranno illustrate le tabelle dove vengono riportati i valori attribuiti, suddivisi per le
singole tipologie di impianto considerate e per singoli siti proposti, da parte di questa Amministrazione ad
ogni indicatore scelto e sopra riportato:
Tab.1 Siti individuati per la localizzazione di impianti di produzione CDR: punteggi assegnati
dall’Amministrazione ad ogni singolo indicatore
BOSCACCIO BRAGNO VALLEMAGNA
Vado Ligure Cairo M.tte Albenga/Ortovero
INDICATORI SCELTI
Impatto aria: emissioni
4
4
4
Impatto acqua: consumo
3
4
4
Impatto acqua: inquinanti
4
3
2
Impatto suolo: inquinanti
5
4
3
Impatto suolo: occupazione
5
5
3
Trasporto
5
3
4
Costi
3
3
3
Rischio ambientale
3
2
2
Accettabilità sociale
2
1
1
Per il sito di Cianciarin è prevista anche la realizzazione di una discarica di servizio all’impianto.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Tab.1bis Siti individuati per la localizzazione di impianti di produzione CDR: prodotti dei punteggi
attribuiti ad ogni indicatore per il peso standardizzato dello stesso. Indicazione della “preferibiltà
del sito”.
BOSCACCIO BRAGNO VALLEMAGNA
Vado Ligure Cairo M.tte Albenga/Ortovero
INDICATORI SCELTI
Impatto aria: emissioni
16
16
16
Impatto acqua: consumo
3
4
4
Impatto acqua: inquinanti
16
12
8
Impatto suolo: inquinanti
20
16
12
Impatto suolo: occupazione
10
10
6
Trasporto
19
11,4
15,2
Costi
18,6
18,6
18,6
Rischio ambientale
11,4
7,6
7,6
Accettabilità sociale
24,8
6,2
6,2
Preferibilità del sito
138,8
101,8
93,6
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Tab.2 Siti individuati per la localizzazione di impianti di compostaggio: punteggi assegnati
dall’Amministrazione ad ogni singolo indicatore
CIAPPE
BOSCACCIO BRAGNO
Vado Ligure Cairo M.tte Villanova Albenga
INDICATORI SCELTI
Impatto aria: emissioni
4
4
4
Impatto acqua: consumo
4
4
4
Impatto acqua: inquinanti
4
4
4
Impatto suolo: inquinanti
5
5
5
Impatto suolo: occupazione
5
5
5
Trasporto
5
2
5
Costi
3
2
2
Rischio ambientale
5
5
5
Accettabilità sociale
4
2
4
Tab.2bis Siti individuati per la localizzazione di impianti di compostaggio: prodotti dei punteggi
attribuiti ad ogni indicatore per il peso standardizzato dello stesso. Indicazione della “preferibiltà
del sito”.
CIAPPE
BOSCACCIO BRAGNO
Vado Ligure Cairo M.tte Villanova Albenga
INDICATORI SCELTI
Impatto aria: emissioni
16
16
16
Impatto acqua: consumo
4
4
4
Impatto acqua: inquinanti
16
16
16
Impatto suolo: inquinanti
20
20
20
Impatto suolo: occupazione
10
10
10
Trasporto
19
11,4
19
Costi
18,6
18,6
18,6
Rischio ambientale
11,4
7,6
11.4
Accettabilità sociale
24,8
6,2
24,8
Preferibilità del sito
139,8
109,8
139,8
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Tab.3 Siti individuati per la localizzazione di impianti a tecnologia complessa (ricollocazione attività
esistenti): punteggi assegnati dall’Amministrazione ad ogni singolo indicatore
ENESI
Albenga
CENESI
Cisano Sul Neva
4
4
4
4
4
4
5
5
5
5
Trasporto
4
3
Costi
3
3
Rischio ambientale
5
5
Accettabilità
sociale
4
3
INDICATORI
SCELTI
Impatto
aria:
emissioni
Impatto
acqua:
consumo
Impatto
acqua:
inquinanti
Impatto
suolo:
inquinanti
Impatto
suolo:
occupazione
Tab.3bis Siti individuati per la localizzazione di impianti a tecnologia complessa (ricollocazione attività
esistenti): prodotti dei punteggi attribuiti ad ogni indicatore per il peso standardizzato dello stesso.
Indicazione della “preferibiltà del sito”.
ENESI
Albenga
CENESI
Cisano Sul Neva
16
16
4
4
16
16
20
20
10
10
Trasporto
15,2
11,4
Costi
18,6
18,6
Rischio ambientale
19
19
Accettabilità sociale
24,8
18,6
Preferibilità del sito
143,6
133,6
INDICATORI SCELTI
Impatto
aria:
emissioni
Impatto
acqua:
consumo
Impatto
acqua:
inquinanti
Impatto
suolo:
inquinanti
Impatto
suolo:
occupazione
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SCHEDE DEI SITI
Sono state predisposte solo le schede relative ai siti sede
di nuovi impianti.
Il bacino del Rio Vallemagna ha complessivamente una estensione di circa
40 ettari con uno sviluppo lineare di circa 1 km.
Il punto più elevato raggiunge la quota di 272 metri s.l.m. mentre il punto più
basso, alla confluenza con il Rio Arveglia si trova a circa 98 metri s.l.m.
CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE
Bacino della Comunità Montana Ingauna
SCHEDA N°1 – VALLEMAGNA
INDIVIDUAZIONE AREA GEOGRAFICA
Il sito in esame è ubicato nei Comuni di Ortovero ed Albenga, in località
Vallemagna. a Sud dell’abitato di Arnasco, da cui dista in linea d’aria circa
1,2 Km.
L’area è di proprietà di Ecoalbenga (Società che fa capo al Comune di
Albenga) e si estende per circa 170.000 mq nella valle attraversata dal Rio
Vallemagna che non risulta iscritto all’Elenco delle Acque Pubbliche della
Provincia di Savona.
L’area in questione rientra nel bacino del Fiume Centa ed è indicato come
sottobacino Vallemagna.
Le coordinate geografiche dell’area sono indicativamente: 44°04’00” di
latitudine Nord e 8°07’ 00” di longitudine Est.
RIFERIMENTI CARTOGRAFICI E CONFINI
L’area in esame è costituita da una valletta a fianchi progressivamente più
acclivi, man mano che ci si avvicina alla zona di testata.
L’asse della valle è orientato grosso modo WNW - ESE con modeste
variazioni locali.
La complessiva orientazione del sito, costituito da una valle lunga stretta e
contorta, favorisce l’inserimento di un impianto di biostabilizzazione e/o
produzione di CDR (compresa la discarica controllata di servizio)
completamente al riparo, se posta nella parte alta, da ogni qualsiasi visuale
dalle zone circostanti.
Nel sottobacino Vallemagna non sono individuate frane o dissesti; inoltre
esso è compreso in un’area a rischio geomorfologico lieve o trascurabile.
CARATTERISTICHE DEL PAESAGGIO
L’area su cui è ipotizzata la realizzazione dell’impianto è situata in una zona
isolata e piuttosto “selvaggia”, dominata da macchia mediterranea e bosco
misto di latifoglie con tracce di antiche coltivazioni di castagno nel
fondovalle.
In base ai valori termopluviometrici il sito in esame presenta un clima
tipicamente mediterraneo, con periodi estivi di siccità e con abbondanti
precipitazioni autunnali.
Il sito in esame è una valletta, attraversata dal Rio Vallemagna affluente
poco più a valle nel Rio Arveglia, delimitata a Sud dalla dorsale di Cianciarin
e a nord dalla dorsale di Gazzulin.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
CARATTERISTICHE DELLA COPERTURA VEGETALE
IDROGRAFIA ED IDROGEOLOGIA
Il sito è attraversato dal Rio Vallemagna confluente più a valle nel Rio
Arveglia. Il bacino è di dimensioni estremamente ridotte e le portate del rio
sono limitate ed occasionali.
Il Rio Vallemagna è caratterizzato da regime torrentizio e per buona parte
dell’anno non presenta acqua superficiale.
Nel tratto terminale, laddove si identifica una, sia pur modestissima, piana
alluvionale, si hanno le condizioni per la presenza, del tutto occasionale, di
una falda idrica.
In Vallemagna non risultano pozzi e/o concessioni per l’attingimento di
acqua; nel bacino del Rio Arveglia, in prossimità della Cappella di S.
Dalmazzo, si ha la presenza di un pozzo, per altro non censito. Esso attinge
acqua dalla falda presente nel materasso alluvionale del Rio Arveglia, falda
che completamente isolata rispetto alla zona del Rio Vallemagna, per la
presenza di una barriera geologica rappresentata dai “ Conglomerati di
Monte Villa” che costituiscono il substrato nell’impluvio del Rio Vallemagna.
CARATTERISTICHE GEOLITOLOGICHE
Il substrato roccioso è costituito dalla formazione dei “Conglomerati di Monte
Villa”, di età pliocenica costituiti da clasti di dimensione variabile, contenuti in
una matrice sabbioso-limosa, il tutto soggetto ad un elevato grado di
diagenesi. In corrispondenza delle pendici inferiori dei versanti il substrato è
sovrastato da coltri eluvio-colluviali, mentre meno in quota della valle si
identificano sia pur modesti depositi alluvionali.
Il substrato roccioso, peraltro poco o nulla fratturato, è di fatto impermeabile
anche nei suoi livelli più esterni e rappresenta una buona “barriera
geologica”.
Le coperture sciolte, sono permeabili per porosità, ma, stante la presenza di
una notevole frazione fine e in relazione al loro elevato grado di
addensamento, il coefficiente di permeabilità risulta molto basso.
E’ possibile l’occasionale presenza di una falda a pelo libero nelle alluvioni
di fondovalle che caratterizzano il tratto inferiore del sito.
L’assetto vegetazionale varia nei diversi versanti interessati.
La parte sommitale del versante sinistro presenta macchia mediterranea
composta da un complesso di arbusti sempreverdi fra cui corbezzolo
(Arbutus unedo), eriche (Erica arborea, E. scoparia), lentisco (Pistacia
lentiscus), terebinto (Pistacia terebinthus), fillirea (Phyllirea angustifolia),
alaterno (Rhamnus alaternus), ginestra (Spartium junceum), ginestra
spinosa (Calycotome spinosa), mirto (Myrtus communis). Dove affiora il
substrato roccioso la macchia degrada in gariga costrituita da specie
erbacee e suffrutici fra cui timo (Thymus vulgaris) e cisti (Cistus salvifolius,
C. albidus, C. monspeliensis).
La parte intermedia del versante sinistro è coperta da un bosco ceduo di
leccio (Quercus ilex) e roverella (Quercus pubescens).
La parte basale del medesimo versante ha caratteristiche più mesofile con
la comparsa di boschi misti di carpino nero (Ostrya carpinifolia), orniello
(Fraxinus ornus), castagno (Castanea sativa).
Il versante destro è costituito da una pineta sinantropica a pino marittimo
(Pinus pinaster) con alcuni esemplari di pino d’Aleppo (Pinus halepensis). Il
sottobosco è composto da arbusti della macchia mediterranea costituita qui
principalmente da eriche.
Nell’area sono riconoscibili diversi habitat inclusi nell’Allegato I della Dir.
92/43/CEE, in particolare boschi pannonici di Quercus pubescens (cod.
91H0), pseudosteppa di graminacee e piante annue dei TheroBrachypodietea (cod. 6220), foreste di Castanea sativa (cod. 9260), foreste
di Quercus ilex e Quercus rotundifolia (cod. 9340), pinete mediterranee di
pini mesogeni endemici (cod. 9540).
ASPETTI DELLA FLORA
La flora è sostanzialmente costituita da specie legate alla macchia
mediterranea ed al bosco misto di latifoglie termofile. E’ probabile la
presenza di Campanula sabatia (All. II Dir. 92/43/CEE), poichè in alcune
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
zone sommitali dei versanti si riscontrano condizioni ecologiche idonee alla
specie.
I rilievi fitosociologici si sono effettuati nel periodo di riposo vegetativo,
quindi l’identificazione delle specie erbacee è risultata più complessa. Non
sono state riscontrate in tale occasione, però, specie vegetali protette.
ASPETTI DELLA FAUNA
Lo studio si è basato su osservazioni dirette; si è riscontrata nel sito la
presenza di specie appartenenti alla fauna minore (L.R. n. 4/92, All. IV Dir.
92/43): Bufo bufo, Rana dalmatina, Rana kurtmueleri, Zamenis longissimus,
Anguis fragilis, Coronella girondica,, Malpolon monspessulanus, Natrix
maura, Tarentola mauritanica, Lacerta bilineata, Podarcis muralis, Chalcides
striatus. Tra la fauna omeoterma sono presenti volpe, faina, scoiattolo
comune, cinghiale, tasso. L’avifauna stanziale annovera la poiana, lo
sparviere, il picchio rosso maggiore e il picchio verde oltre ad alcuni silvidi.
ASPETTI ANTROPICI
Questa analisi è stata fatta utilizzando le carte del PTC Provinciale.
Le distanze possono risultare approssimate poiché si riferiscono ad un
areale e non a uno specifico progetto.
Nell’intorno di 500 metri non sono presenti centri edificati, frazioni o
conglomerati urbani.
Tra i 500 e i 1000 metri abbiamo la presenza di case sparse, comunque sui
versanti opposti della valle.
Nell'intorno di circa 2 Km dall'area considerata sono presenti luoghi sacri ed
opere inserite nel vincolo storico-archeologico.
Gli abitati di Ortovero e Arnasco sono ad una distanza (in linea d’aria) di
circa 1,2 km. Poiché i comuni citati sono la somma di diverse frazioni il
valore della distanza in sede di verifica progettuale potrebbe aumentare e/o
diminuire.
Il sito rimane comunque nascosto alla vista.
L’aeroporto di Villanova è sempre alla distanza di circa 2 km, le opere
previste non intralciano l’attività aeroportuale, valgono anche in questo caso
le considerazioni di cui sopra.
NORME DI TUTELA
Il sito ricade in area a vincolo paesistico:
• interessa un’area boscata ai sensi del D.lgs 42/2004;
• è incluso nell’areale di Decreto di vincolo 1985 (Galassino);
• risulta essere incluso, almeno in parte, nella fascia di 150 metri dalle
sponde di corsi d’acqua soggetti al vincolo paesistico ai sensi del D.lgs
42/2004. I rii su cui occorrerà effettuare le verifiche sono il Rio Arveglia e
il Torrente Mereo.
VIABILITA’ ED ACCESSO
Al momento non esiste una viabilità che consenta di raggiungere il sito in
esame.
Teoricamente l’area potrebbe essere raggiunta da mezzi di trasporto pesanti
attraverso la Strada Provinciale che da Villanova raggiunge Arnasco. In
realtà sarà necessario proseguire la viabilità in corso di realizzazione per
l’impianto di compostaggio di Ciappe (Villanova d’Albenga): dal sito di
Ciappe a quello di Vallemagna dovrà essere realizzata una nuova strada, al
fine di non interferire con la vallata di Arnasco.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
ASPETTI CRITICI E VALENZE DEL SITO
Aspetti critici:
• il sito è tutelato dal vincolo idrogeologico;
• manca la viabilità dalla provinciale al sito;
• il sito è in area soggetta a vincolo paesistico.
Valenze:
• la geomorfologia dei luoghi rappresenta per sé un’ efficace “opera di
mitigazione”;
• non sono presenti al contorno centri abitati che potrebbero essere in
qualche modo compromessi dalla presenza dell’impianto;
• il sito risulta facilmente raggiungibile dai vari comuni del ponente.
CRITICITA’ PRESENTI IN SITO ED AZIONI DI PROGETTO
• Impianti tipo: Biostabilizzazione e/o produzione CDR con annessa
discarica di servizio per soli residui di lavorazione dell’impianto;
• criticità di ordine 0 - morfologia dell’area: distribuzione logistica;
• criticità di ordine 1 - degrado ambientale: in relazione alla realizzazione di
un impianto di stabilizzazione – produzione CDR con annessa discarica
di servizio per soli residui di lavorazione dell’impianto;
• criticità di ordine 2 - infrastrutture: viabilità ed accesso;
• criticità di ordine 3 - socio-economici: agricoltura ed oliveti.
Azioni di progetto interventi da sviluppare: viabilità, instabilità di
versanti e impianti tecnologici.
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Comune:
Località
Superficie
Norma di PTCP - assetto insediativo
Norma di PTCP - assetto geomorfologico
Previsioni dello SUG
Idrografia superficiale
Viabilità in sito
Elementi geologici - morfologici
Instabilità geologica
Instabilità idrogeologica
Presenza di cave abbandonate
Presenza di discariche non autorizzate
Vincoli idrogeologici
Vincolo aree carsiche (ex L.R.14/90)
Vincoli paesistici
Vincolo sismico di 1^ cat.
Utilizzo agrario del suolo;
Derivazioni irrigue/idropotabili;
Emergenze storico-archeologiche;
Demanio marittimo, fluviale e lacuale
Demanio militare (caserme, poligoni, etc.)
Demanio forestale
Demanio tecnologico (telefoni, linee elettriche)
Proprietà
Ortovero ed Albenga
Vallemagna
170.000 mq
ANI MA
MOD - B
Albenga (Zona ST) – Ortovero (E)
Rio Vallemagna
Non presente
“Conglomerati di Monte Villa”
NO
Suscettività al dissesto PG2:media
NO
NO
SI
NO
SI, D.M. 24/4/85
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
ECOALBENGA (51% Comune di Albenga)
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Provincia di Savona
Aree di interesse naturalistico
Strutture urbane qualificate
Parchi urbani
Valori di immagine
Tessuti urbani
Nuclei isolati
Insediamenti diffusi
Insediamenti sparsi
Aree non insediate
Manufatti emergenti
Sistemi di manufatti emergenti
Aree vincolo
Colture agricole
Impianti diffusi di serre
Impianti sparsi di serre
Aree di trasformazione
Aree di cava
Autostrade esistenti
Nuove linee ferroviarie
Discariche
Industrie
Impianti tecnologici
Arterie stradali (e viabilità minore)
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
ELEMENTI SALIENTI NEL RAGGIO DI 2 KM
SI
NO
NO
NO
SI, Ortovero, Arnasco
SI
SI
SI
SI
SI
NO
SI
SI
NO
SI
SI
NO
NO
NO
NO
NO
NO
SI
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QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
Descrizione del sito
Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico (PTCP)
Per quanto concerne le indicazioni a livello territoriale, a cui ci si riferisce per
un orientamento operativo, si riportano schematicamente le previsioni di
PTCP per il sito in oggetto:
assetto insediativo: ANI MA Area non insediata – Mantenimento;
assetto vegetazionale: BCT-MO-BAT
Bosco di conifere termofile Modificabilità - Bosco angiosperme termofile;
assetto geomorfologico: MO-B Modificabilità di tipo B.
I regimi normativi nell'intorno dell'area oggetto di studio sono:
assetto insediativo: ANI MA, IS MA, IS MO-B, NI MA; NI CO e AE;
assetto vegetazionale : COL-IDS, PRT-TRZ-BAT, BCT-MO-BAT e BATCO;
assetto geomorfologico: MO-B e MA.
Piano Regolatore Generale
Nel Comune di Albenga l'area in oggetto è indicata dal PRG con la sigla “E4”
(zona boschiva, di rimboschimento e bonifica idrogeologica), all’interno di
detta zona è prevista un’area con specifica denominazione FT3 (area per
attrezzature tecnologiche).
Nel Comune di Ortovero l’area rientra in zona “EB” (zona boschiva). Questa
area necessita di valutazione approfondita in fase di progetto, sempre che sia
interessata in tutto o in parte dal progetto di realizzazione di impianto per la
gestione di RSU.
Il sito in esame è una valletta, attraversata dal Rio Vallemagna affluente poco
più a valle nel Rio Arveglia, delimitata a Sud dal rilevato di Punta Gazzulin.
Il bacino del Rio Vallemagna ha complessivamente una superficie di circa 40
ettari con uno sviluppo longitudinale di circa 1 km.
Il punto più elevato raggiunge la quota di 272 metri s.l.m. mentre il punto più
basso, alla confluenza con il Rio Arveglia si trova a circa 98 metri s.l.m.
Descrizione del progetto
Si ipotizza la realizzazione di un impianto di biostabilizzazione e/o produzione
di CDR, comprensivo di discarica di servizio per i soli residui di lavorazione,
atto a:
ricezione e stoccaggio rifiuti;
trattamento biologico - meccanico dei rifiuti finalizzato alla produzione di
CDR;
stoccaggio CDR in attesa di trasporto alla destinazione di smaltimento
finale;
smaltimento controllato dei residui di lavorazione dell’impianto.
Fasi operative
Il progetto si può ipotizzare articolato in due differenti fasi:
preparazione del sito, adeguamento della viabilità e successivo ripristino
ambientale dell'area di cantiere;
fase di esercizio dell'impianto, con mitigazione degli impatti, e sua
manutenzione.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Valutazione degli impatti
Identificazione delle componenti ambientali-bersaglio
In fase di progettazione e realizzazione saranno da considerarsi i seguenti
aspetti:
geologia ed idrogeologia : caratteristiche litologiche e morfologiche,
stabilità dei versanti, fenomeni di erosione;
idrologia ed acque superficiali : regime delle acque superficiali, qualità
dell'acqua;
relazioni biologiche : flora e fauna;
rumore : emissioni ed immissioni;
aria : sollevamento di polveri;
paesaggio : fattori fisici-biotici, colturali, di percezione visiva;
aspetti socio-economici : salute e sicurezza, attività umane locali.
Ipotesi di impatto delle fasi operative
Fase A : preparazione del sito.
In questa fase sono prevedibili impatti relativi alle emissioni di polveri e rumori
ed eventuale destabilizzazione del terreno in seguito alla costruzione
dell'impianto (aree pavimentate e asfaltate, strade, edifici, canali e recinzioni).
Fase B : esercizio dell'impianto.
Poiché le operazioni di stabilizzazione – produzione di CDR si svolgono in
ambienti chiusi non dovrebbero presentarsi problemi di impatto sull’ambiente.
Per quanto riguarda odori, rumori e/o polveri l’impianto dovrà essere dotato di
tutti quei dispositivi tecnologici atti a eliminare e/o minimizzare questi possibili
impatti. Per la discarica di servizio sono da tenere in considerazione, in
questa fase, possibili alterazioni del, sia pure poco significativo, regime delle
acque superficiali e della qualità dell'acqua.
In relazione alla circolazione dei mezzi di trasporto pesanti si devono valutare
le emissioni di rumore e inquinamento atmosferico.
COMPARTO CLIMATICO
Descrizione del clima
Analizzando i dati termopluviometrici della stazione più vicina al sito, quella di
Alassio, si osserva che la temperatura media annua è di circa 17 C° e la
precipitazione media annua è di circa 780 mm.
Un sistema per avere un quadro generale della diversità climatica territoriale è
quello di costruire un diagramma ombrotermico in cui sono indicati i valori di
temperatura e precipitazioni medie annue (Fig.1).
Dal grafico si nota chiaramente un periodo di aridità estivo, evidenziato
dall’area inclusa tra le due curve, ed un picco di piovosità nei mesi autunnali.
Fig.1. Diagramma ombrotermico della stazione di Alassio
60
50
40
30
20
10
0
120
110
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
1
3
5
7
9
temp
pioggia
11
Queste caratteristiche sono tipiche di un clima mediterraneo; ciò è stato
ulteriormente determinato attraverso diversi indici climatici:
• l’indice xeroterico si basa sul numero dei giorni della stagione secca in cui
le piante sono in deficit idrico. Il valore, superiore a 40, definisce il clima di
tipo mediterraneo;
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
l’indice di aridità estiva di Emberger si calcola attraverso il rapporto tra la
media delle precipitazioni estive e la media delle temperature del mese più
caldo. Il valore, inferiore a 7, indica un clima mediterraneo;
• l’indice di Koppen definisce il clima come mediterraneo quando le
precipitazioni di almeno un mese non superano i 30 mm.
Si è potuto, anche, procedere al calcolo dell’evapotraspirazione reale,
attraverso le formule di Coutagne e di Turc, che presuppongono soltanto la
conoscenza dell’altezza totale di precipitazione (P) riferita ad un numero di
anni statisticamente significativo e la conoscenza della temperatura media
dell’aria (T) relativa allo stesso periodo.
2
Coutagne Er = P-λ
λP
dove λ = 1/(0,8+0,14T)
2 2
Turc Er = P/ √ 0,9+(P /L )
3
dove L= 300+25T+0,05T
Per quanto riguarda il sito sono stati ricavati i seguenti valori:
Er (Coutagne)= 589 mm/a;
Er (Turc)= 627 mm/a.
COMPARTO VEGETAZIONE, FLORA E FAUNA
Descrizione naturalistica del sito
La valletta del Rio Vallemagna è un esempio di valle chiusa. Attualmente
l’ambiente naturale dell’area si presenta in buone condizioni di conservazione,
nel quale le attività umane sono molto limitate. L’unico uso agricolo del
passato è stata la castanicoltura nel fondovalle.
Il sito in esame è in fase di rinaturalizzazione. Attualmente l’assetto
vegetazionale è costituito da alcuni stadi di sviluppo (macchia bassa ed alta)
della successione dinamica che porta al climax della zona, la lecceta.
In passato la zona era coltivata, in quanto si può notare la presenza di
terrazzamenti ormai abbandonati.
La successione degli stadi vegetazionali è stata probabilmente rallentata dal
passaggio di incendi, le cui tracce sono ancora visibili.
Flora
I rilievi fitosociologici si sono effettuati nel periodo di riposo vegetativo, quindi
l’identificazione delle specie erbacee è risultata più complessa. La flora
presente nel sito è sostanzialmente costituita da specie legate alla macchia
mediterranea ed al bosco misto di latifoglie. Non sono state riscontrate, però,
specie vegetali protette che sono presenti a qualche chilometro di distanza.
Sotto questo aspetto, in fase progettuale e di realizzazione, dovranno
comunque essere svolte tutte quelle attività, anche di indagine, necessarie ad
assicurare la completa protezione e/o messa in sicurezza dei luoghi.
Fauna: elenco delle emergenze
Non disponendo di dati bibliografici riguardanti l’area in esame, l’indagine si è
basata su alcune osservazioni dirette, che hanno permesso di caratterizzare
l’area come un sito “stepping stone” per specie faunistice legate ad habitat
boscati mediterranei, con un presumibile discreto grado di diversificazione
della fauna presente.
Durante i sopralluoghi sono state riconosciute diverse specie di
Passeriformi, tra i quali pettirossi (Erithacus rebecula), merli (Turdus
merula), luì (Phylloscopus sp.), fringuelli (Fringilla coelebs),...
L’Area ricade in zone trofico-riproduttive di uccelli rapaci quali la poiana
(Buteo buteo) e lo sparviere (Accipiter nisus). Le condizioni morfologiche e
vegetazionali della zona favoriscono la permanenza di erpetofauna e
micromammiferi. Non vi sono comunque dati od osservazioni riguardanti le
zoocenosi ad invertebrati.
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COMPARTO
GEOLOGICO,
IDROGEOLOGICO
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
GEOMORFOLOGICO
ED
Inquadramento geologico
L’area in questione è dominata dalla presenza dei “conglomerati di Monte
Villa”, sovrastati, in modo discontinuo, da coltri eluvio-colluviali. In fondovalle
si hanno coperture di depositi alluvionali.
Il substrato roccioso, peraltro poco o nulla fratturato, è di fatto impermeabile
anche nei suoi livelli più esterni e rappresenta una buona “barriera geologica”.
Le coperture sciolte, sono permeabili per porosità, ma, stante la presenza di
una notevole frazione fine e in relazione al loro elevato grado di
addensamento, il coefficiente di permeabilità risulta molto basso.
E’ possibile l’occasionale presenza di una falda a pelo libero nelle alluvioni di
fondo valle che caratterizzano il tratto inferiore del sito.
Sotto questo aspetto, in fase progettuale e di realizzazione, dovranno
comunque essere svolte tutte quelle attività, anche di indagine, necessarie ad
assicurare la completa protezione e/o messa in sicurezza dei luoghi.
Inquadramento geomorfologico
L’area in esame è costituita da una valletta a fianchi progressivamente più
acclivi, man mano che ci si avvicina alla zona di testata.
L’asse della valle è orientato grosso modo WNW - ESE nel tratto più in quota,
ruota successivamente con allineamento NNW-SSE, nel tratto inferiore.
La complessiva orientazione del sito, costituito da una valle lunga stretta e
contorta, favorisce l’inserimento di un impianto per produzione di CDR
(compresa la discarica controllata di servizio) completamente al riparo, se
posta nella parte alta, da ogni qualsiasi visuale dalle zone circostanti.
Nel sottobacino Vallemagna non sono individuate frane o dissesti; inoltre esso
è ricompresso in un’area a rischio geomorfologico lieve o trascurabile.
Sotto questo aspetto, in fase progettuale e di realizzazione, dovranno
comunque essere svolte tutte quelle attività, anche di indagine, necessarie ad
assicurare la completa protezione e/o messa in sicurezza dei luoghi.
Inquadramento idrogeologico
Il sito è attraversato dal Rio Vallemagna confluente più a valle nel Rio
Arveglia, entrambi risultano essere demaniali ed inseriti nel Piano di bacino
del Fiume Centa. mentre solo il Rio Arveglia, peraltro non interessato da
alcuna localizzazione impiantistica, è indicato quale rio soggetto a vincolo
paesistico (ex acque pubbliche) di cui al T.U 490/99.
Il bacino del Rio Vallemagna è di dimensioni estremamente ridotte e le portate
del rio sono limitate ed occasionali. Il rio è caratterizzato da regime torrentizio
e per buona parte dell’anno non presenta acqua superficiale. Viene segnalata
la formazioni di possibili ristagni in alcune aree molto localizzate nel tratto
terminale nei pressi della confluenza con il Rio Arveglia e comunque fuori
dall’area interessata.
In Vallemagna non risultano pozzi e/o concessioni per l’attingimento di acqua.
Sotto questo aspetto, in fase progettuale e di realizzazione, dovranno
comunque essere svolte tutte quelle attività, anche di indagine, necessarie ad
assicurare la completa protezione dei luoghi.
COMPARTO PAESAGGIO
L’area in questione risulta essere sottoposto a vincoli paesistici:
• interessa un’area boscata ai sensi del D.lgs 42/2004;
• é incluso nell’areale di Decreto di vincolo 1985 (Galassino);
• risulta essere incluso, almeno in parte, nella fascia di 150 metri dalle
sponde di corsi d’acqua soggetti al vincolo paesistico ai sensi del D.lgs
42/2004. I rii su cui occorrerà effettuare le verifiche sono il Rio Arveglia e il
Torrente Mereo.
Questi vincoli comportano la necessità di una progettazione adeguata ed una
contenuta incidenza sul quadro paesaggistico, al fine di garantire la valenza
qualitativa ed estetica insita nel paesaggio.
L’ area interessata dal presente studio è inoltre inserita nelle zone percorse
da incendi in relazione all’incendio del 1991.
Il sito non risulta essere interessato direttamente da SIC, ZPS e/o Aree
Provinciali Protette, ma poiché queste sono presenti nell’intorno di 2 km sarà
necessario, in fase progettuale e/o di realizzazione, svolgere tutte quelle
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
attività, anche di indagine, previste per legge e necessarie ad assicurare la
completa protezione dei luoghi.
Andranno in particolare assicurate tutte le necessarie misure per annullare o
minimizzare i possibili impatti indiretti su habitat e specie del vicino SIC
IT1324909 Torrente Arroscia e Centa.
COMPARTO RUMORE
Per quanto riguarda le emissioni rumorose potenzialmente emesse dall’
impianto possono essere considerate lievi.
Mentre dovrà essere approfondito sotto questo punto di vista il passaggio di
mezzi pesanti che potrebbe deteriorare il confort acustico esistente.
COMPARTO SOCIO-ECONOMICO
Nell'intorno, di circa 2 Km dall'area considerata, sono presenti luoghi sacri ed
opere inserite nel vincolo storico-archeologico, l’Aeroporto di Villanova
d’Albenga nonché gli abitati di Ortovero e Arnasco che sono ad una distanza
in linea d’aria variabile da circa 1,2 km a 1,5 km.
Il sito non è caratterizzato direttamente dalla presenza di attività agricolo–
produttive, tuttavia i Comuni di Arnasco, Vendone, Albenga e Ortovero
(nell’intorno di 2 km dal sito) sono caratterizzati dalla presenza di colture di
pregio, in particolare olivicole, che hanno creato un importante tessuto
economico sociale.
Sarà quindi necessario, in fase progettuale e/o di realizzazione, svolgere tutte
quelle attività, anche di indagine, previste per legge e necessarie ad
assicurare la completa protezione dei luoghi e delle attività agricolo –
produttive esistenti in zona.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
L’area si divide in due settori, la zona pianeggiante dove sono situati i
capannoni e il piazzale dell’ex-cava e il fronte di cava di pendenza
subverticale, interrotto da un ampio gradone. Sulla parte inferiore di tale
fronte, caratterizzato dalla presenza di argilla affiorante, sono state
riconosciute linee di scorrimento preferenziale delle acque che hanno dato
origine a fenomeni di erosione calanchiva.
Il Rio S. Antonino nella parte più a monte costeggia il confine della proprietà
Uniplastica, per poi attraversarla dividendo i capannoni dalla ex-cava.
SCHEDA N° 2 - CENESI
INDIVIDUAZIONE AREA GEOGRAFICA
L’area in oggetto è situata in località Cenesi all’interno del territorio del
Comune di Cisano sul Neva, in prossimità dei confini con il Comune di
Arnasco e quello di Albenga.
Questa zona è una ex cava di argilla che si estende per circa 8 ha,
sviluppandosi per un dislivello di circa 49 metri, da 84 m s.l.m. a 133 m s.l.m.
RIFERIMENTI CARTOGRAFICI E CONFINI
Le coordinate geografiche dell’area sono 8°08’30” d i longitudine Est e
44°04’23” di latitudine Nord.
E’ delimitata a Nord dalla strada comunale che costeggia il Rio S. Antonino e
a Sud dal Poggio della Croce.
La distanza dal centro abitato più vicino (Cenesi) è di circa 500 mt.
CARATTERISTICHE DEL PAESAGGIO
Il paesaggio è quello caratteristico di una zona di cava, in cui emerge una
lenta rinaturalizzazione tipica di aree altamente antropizzate. I versanti
risultano con pendenza elevata ed in continuo rimaneggiamento causato dal
ruscellamento delle acque piovane. La vegetazione è presente soltanto sul
piano del gradone che delimita la parte argillosa instabile (a valle) da quella
conglomeratica più stabile (a monte).
In base ai valori termopluviometrici della stazione di Albenga, il sito in esame
presenta un clima tipicamente mediterraneo, con periodi estivi di siccità e con
abbondanti precipitazioni autunnali.
CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE
L’attività estrattiva svolta negli anni addietro dalla Ditta RDB ha decisamente
modificato la morfologia originaria dell’area, su cui insistono ancora i
capannoni industriali attualmente occupati dalla Uniplastica, azienda che si
dedica alla fabbricazione di sacchetti di plastica.
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
IDROGRAFIA SUPERFICIALE
CARATTERISTICHE PEDOLOGICHE ED USO DEL SUOLO
Il sito è lambito ed in parte attraversato dal Rio S. Antonino, iscritto nel
Registro delle Acque Pubbliche del Comune di Cisano sul Neva.
Nell’area sono assenti opere di canalizzazione delle acque superficiali.
Il piazzale di cava è interamente occupato da argille che, avendo una permeabilità assai ridotta, danno origine ad un deflusso superficiale disordinato; tale
fenomeno porta ad una confluenza delle acque nelle zone più depresse e alla
conseguente formazione di aree di ristagno.
In prossimità dei capannoni è ubicato un pozzo utilizzato dalla Uniplastica per
il raffreddamento dei macchinari.
In corrispondenza del fronte di cava, l’argilla e i conglomerati sono affioranti e
privi di copertura di vegetale.
Nell’ex piazzale di cava si è rilevata la presenza di un suolo non evoluto ed
elaborato dal sistema clima-vegetazione, caratterizzato ancora dalla quasi
totale assenza di terreno vegetale.
Nella zona intorno alla cava vi è la prevalenza di aree boschive (Pinus
pinaster) e di aree adibite a vigneto o caratterizzate da agricoltura eterogenea
e floricoltura.
CARATTERISTICHE GEOLITOLOGICHE
FRUIZIONE DEL TERRITORIO
La zona in oggetto è caratterizzata dalla presenza di argille grigie
appartenenti alla formazione delle Argille di Ortovero di età pliocenica
inferiore. A tetto di tale litotipo, sul fronte di cava, affiorano i Conglomerati di
Monte Villa (Pliocene superiore?-medio), con giacitura media pari a N 60/28.
Attualmente parte del sito è occupato da capannoni industriali per la
produzione di sacchetti di plastica.
Nell’area vasta il territorio è caratterizzato dalla presenza di aziende agricole,
mentre in prossimità dell’abitato di Cenesi vi sono le strutture turistiche del
Villaggio “Versolmar”.
Il nuovo PRG prevede per il sito di indagine una destinazione industriale
speciale di ristrutturazione e ricomposizione ambientale (DS) e di
ristrutturazione ambientale (ZRA3), essendo l’area in uno stato di degrado
tale da richiedere un organico intervento di composizione e riqualificazione
ambientale.
Nella zona DS l’edificazione è consentita per la produzione artigianale ed
industriale, il commercio di ingrosso, i servizi all’impresa, i magazzini, i
depositi ed i impianti per la conservazione, i servizi per i trasporti e gli impianti
tecnologici speciali a servizio della produzione.
CARATTERISTICHE DELLA COPERTURA VEGETALE
Sul fronte di cava la vegetazione è inesistente, sul piano del gradone che
delimita le due formazioni (argilla-conglomerato) e nella zona circostante al
fronte vi è la presenza di macchia mediterranea e boschi misti di pino
marittimo (Pinus pinaster), roverella (Quercus pubescens) e pioppo (Populus
nigra).
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
ASPETTI DELLA FLORA
PRINCIPALI MOTIVI DI INTERESSE
Durante i rilievi fitosociologici non sono state individuate specie vegetali
protette; non si può escludere comunque l’eventuale presenza di tali specie,
in quanto i rilievi sono stati effettuati nel periodo di riposo vegetativo.
Nell’area in esame va valutata la stabilità dei fronti di cava, va regimato il
flusso delle acque meteoriche superficiali e considerato l’impatto, soprattutto
visivo, dell’opera sulle zone circostanti.
NORME DI TUTELA
ASPETTI DELLA FAUNA
Nel sito sono presenti diverse specie appartenenti alla fauna minore, protette
dalla L.R. n°4 del 22 gennaio 1992.
L’area di cava non è interessata da alcun tipo di vincolo; è necessario
rispettare la distanza dai corsi d’acqua (Rio S.Antonino) regolamentata dalla
L.R. 9/93.
VIABILITA’ ED ACCESSO
ASPETTI STORICO-ARCHEOLOGICI-PALEONTOLOGICI
Nell’area in esame sono stati identificati all’interno della formazione argillosa
fossili di Età Pliocenica, di scarso interesse paleontologico.
Nell'intorno di circa 2 km dall'area considerata sono presenti luoghi sacri ed
opere inserite nel vincolo storico-archeologico:
- Comune di Cisano sul Neva:
• il centro storico di Cisano sul Neva borgo murato di fondazione medievale;
• “San Calogero”, cappella stradale medievale;
“Torre dei Saracini”, monumento funerario romano.
- Comune di Arnasco:
“Castello di Bezzo” castello tardomedievale.
- Comune di Albenga:
• “San Dalmazzo di Arveglio” chiesa medievale;
• “Santo Stefano di Massaro” chiesa medievale.
Il sito è facilmente raggiungibile dall’Autostrada, mediante la Strada Comunale
per Cenesi, deviando per circa 300m sulla Strada Comunale che costeggia il
Rio S.Antonino. Quest’ultima non è percorribile contemporaneamente da
mezzi pesanti nei due sensi di marcia.
ASPETTI CRITICI E VALENZE DEL SITO
Aspetti critici:
• la strada comunale, che serve il sito, attraversa insediamenti sparsi e non
è percorribile contemporaneamente da mezzi pesanti nei due sensi di
marcia;
• il Rio S. Antonino attraversa l’area, quindi in base alla L.R. 9/1993, sarà
necessario mantenere le distanze prescritte;
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
• il rischio di lesioni di trazione lungo il fronte di cava e la mancanza di opere
di regimazione delle acque.
Valenze:
• l’eventuale impianto ipotizzato, ove necessario, per attività di recupero di
impianti esistenti, sarà collocato in una zona, che risulta nascosta alla vista
dei centri abitati vicini; il centro storico di Cenesi è l’unico da cui è visibile il
sito;
• la zona è già stata degradata dall’attività di estrazione e in essa sono
presenti capannoni industriali, quindi l’ipotesi di un impianto non potrebbe
che aumentarne le valenze;
• il sito non è vincolato da alcuna norma di tutela e nell’intorno dei 2 Km non
sono presenti manufatti di particolare valenza storico-artistica.
CRITICITA’ PRESENTI IN SITO ED AZIONI DI PROGETTO
•
•
•
•
•
•
Impianti tipo: compostaggio, riciclaggio;
criticità di ordine 0 - morfologia dell’area: distribuzione logistica;
criticità di ordine 1 - degrado ambientale: impianti laterizi;
criticità di ordine 2 - infrastrutture: viabilità;
criticità di ordine 3 - socio-economici: agricoltura ed orti;
azioni di progetto interventi da sviluppare: viabilità, versanti e impianti
tecnologici.
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Comune:
CISANO
Località
Cenesi
Superficie
12 ha (circa)
Coordinate geografiche
8°08’30’’ E - 44°04’ 23’’ N
Norma di PTCP - assetto insediativo
IS MO-B
Norma di PTCP - assetto geomorfologico
Cava, MO-B
Previsioni dello SUG
DS (Industriale speciale di ristrutturazione e ricomposizione ambientale)
ZRA3 (ristrutturazione ambientale)
Idrografia superficiale;
Rio S.Antonino (Acque pubbliche)
Viabilità in sito
S.C. per Cenesi
Elementi morfologici
area di cava
Elementi geologici
Argille di Ortovero e Coglomerati di Monte Villa
Instabilità geologica
SI, fronte di cava
Instabilità idrogeologica
SI, erosione acque superficiali
Presenza di cave abbandonate
SI, il sito stesso
Presenza di discariche non autorizzate
NO
Vincoli idrogeologici
SI, tranne parte del piazzale di cava
Vincoli paesistici
NO
Vincolo sismico di 1^ categoria
NO
Utilizzo agrario del suolo
NO
Derivazioni irrigue/idropotabili
NO
Emergenze storico-archeologiche
NO
Demanio marittimo, fluviale e lacuale
NO
Demanio militare (caserme, poligoni, etc.)
NO
Demanio forestale
NO
Demanio tecnologico
SI, linee elettriche
Proprietà
Privata (Uniplastica)
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
ELEMENTI SALIENTI
NELL’INTORNO DI 2 KM
Aree di interesse naturalistico
Strutture urbane qualificate
Parchi urbani
Valori di immagine
Tessuti urbani
Nuclei isolati
Insediamenti diffusi
Insediamenti sparsi
Aree non insediate
Attrezzature ed impianti
Manufatti emergenti
Sistemi di manufatti emergenti
Aree vincolo conservazione
Colture agricole
Impianti diffusi di serre
Impianti sparsi di serre
Aree di trasformazione
Aree di cava
Autostrade esistenti
Nuove linee ferroviarie
Discariche
Industrie
Depuratori e impianti tecnologici
Arterie stradali (e viabilità minore)
NO
NO
NO
NO
NO
SI (Cenesi, Cisano, Conscente, Coasco, Bezzo)
SI (Cisano)
SI (Cisano, Seraccini, S.Stafano, Bezzo, S.Antonino, Villaggio turistico “Versolmar”)
SI
SI (metanodotto)
SI
NO
NO
SI (uliveti, vigneti, floricoltura e agricoltura eterogenea)
SI
SI
NO
SI, nel sito e a S.Stefano
NO
NO
NO
SI
NO
SI (S.S. per Garessio, S.C. per Cenesi, S.C. per Arnasco)
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
SCHEDA N° 3 - CIAPPE
Il sito è inserito nel contesto collinare in sponda sinistra del Torrente Arroscia
nell’ambito vallivo di un piccolo rio laterale fortemente inciso nei terreni
pliocenici, in Comune di Villanova di Alberga, nella fascia altimetrica
compresa tra gli 80 ed i 100 metri s.l.m
INDIVIDUAZIONE AREA GEOGRAFICA
CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE
Il sito in esame è ubicato nel Comune di Villanova di Albenga, in località
Ciappe, a nord del centro urbano, da cui in linea d’aria dista circa 1 Km.
L’area si estende per circa 20.000 mq.
Le coordinate geografiche dell’area sono indicativamente: 44°03'30” di
latitudine Nord e 8°07’ 45” di longitudine Est.
L’ambito di individuazione si caratterizza per la presenza di una vallecola
molto incisa con reticolato idrografico rado con aste fluviali scarsamente
gerarchizzate.
Il contesto risulta caratterizzato da forme erosive pseudo calanchive in
corrispondenza degli impluvi e laddove affiora maggiormente la coltre
pliopleistocenica; tuttavia non vengono segnalate condizioni di franosità in
atto o potenziale.
CARATTERISTICHE DEL PAESAGGIO
IDROGRAFIA SUPERFICIALE
Il sito è attualmente caratterizzato dalla presenza di un piazzale su due livelli
corrispondente ad una esistente piattaforma di supporto alla raccolta
differenziata (mai utilizzata) mentre i terreni circostanti si presentano
fortemente terrazzati.
L’area su cui è ipotizzata la realizzazione dell’impianto di compostaggio
deriverà dall’adeguamento del terreno con opere di sterro e riporto, opere di
adeguata regimatura delle acque superficiali e la tombinatura di un rio
esistente.
In base ai valori termopluviometrici della stazione dell’Istituto Nautico di
Savona, il sito in esame presenta un clima tipicamente mediterraneo, con
periodi estivi di siccità e con abbondanti precipitazioni autunnali.
Non sussistono condizioni tali da far ritenere che esista una falda freatica
superficiale in relazione alla struttura morfologica del sito in relazione alla
scarsa permeabilità dei terreni
La circolazione ipogea, in ambito profondo, nel complesso roccioso
conglomerato pliocenico, é praticamente assente. Possibili sono fenomeni di
filtrazione sub-superficiale tra le coltri e gli ammassi rocciosi nelle parti
corticali più fratturate particolarmente nelle zone morfologicamente più
depresse con asse preferenziale negli impluvi.
Prevalgono fenomeni di scorrimento superficiale nell’ambito dei rii con portate
assai modeste ed in concomitanza di eventi metereologici intensi.
RIFERIMENTI CARTOGRAFICI E CONFINI
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Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
CARATTERISTICHE GEOLITOLOGICHE
NORME DI TUTELA
L’area è dominata dalla presenza dei “conglomerati di Monte Villa”, sovrastati
da potenti coltri eluvio-colluviali. In fondovalle si hanno notevoli spessori di
depositi alluvionali.
Il substrato roccioso, peraltro poco o nulla fratturato, è di fatto impermeabile
anche nei suoi livelli più esterni e rappresenta una buona “barriera geologica”.
Le coperture sciolte, sono permeabili per porosità, ma, stante la presenza di
una notevole frazione fine e in relazione al loro elevato grado di
addensamento, il coefficiente di permeabilità risulta molto basso.
E’ possibile l’occasionale presenza di una falda a pelo libero nelle alluvioni di
fondovalle che caratterizzano il tratto inferiore del sito.
Il sito ove è prevista l’ubicazione dell’impianto di compostaggio dei rifiuti è
sottoposto al vincolo idrogeologico.
CARATTERISTICHE DELLA COPERTURA VEGETALE
Nella zona si riscontrano due tipi di associazioni vegetali: la macchia
mediterranea e la pineta.
La macchia mediterranea è composta da essenze come la ginestra (Cytisus
scoparius), l’erica (Erica arborea), il corbezzolo (Arbutus unedo), ed il lentisco
(Pistacia lentiscus); la pineta da pino marittimo (Pinus pinaster) e pino
d’Aleppo (Pinus halepensis).
I rilievi fitosociologici si sono effettuati nel periodo di riposo vegetativo, quindi
l’identificazione delle specie erbacee è risultata più complessa. Non sono
state riscontrate, però, specie vegetali protette.
ASPETTI DELLA FAUNA
ASPETTI STORICI
Nell'intorno di circa 2 km dall'area considerata non risulta la presenza di
luoghi sacri ed opere inserite nel vincolo storico-archeologico.
VIABILITA’ ED ACCESSO
L’area è servita da una strada dedicata, che si diparte dalla strada provinciale
per Ortovero. Al momento il sito non é raggiungibile da mezzi di trasporto
pesanti, in quanto il fondo stradale e la notevole pendenza ne rendono
difficoltosa la percorrenza. Il miglioramento della viabilità è uno dei punti
previsti in progetto.
Il sito è facilmente raggiungibile da tutto il bacino attraverso la autostrada A10,
la S.P.1 Aurelia (variante Albenga – Alassio) e la viabilità provinciale.
ASPETTI CRITICI E VALENZE DEL SITO
Lo studio si è basato su osservazioni dirette; si è riscontrata nelle vicinanze
del sito la presenza di specie appartenenti alla fauna minore.
Aspetti critici:
• la viabilità dalla provinciale al sito;
• il sito è tutelato dal vincolo idrogeologico.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Valenze:
• l’impianto ipotizzato risultata collocato in una zona fortemente baricentrica
rispetto al bacino di utenza, inoltre non sono presenti nell’intorno centri
abitati che potrebbero ricevere disagi da tale impianto;
• insiste nell’area una piattaforma per la raccolta differenziata, mai
utilizzata; le strutture adeguate e modernizzate possono essere impiegate
per il nuovo impianto, con un notevole abbattimento dei costi di
realizzazione;
• l’area si trova all’interno della piana di Albenga, zona di possibile utilizzo
del compost prodotto;
• il sito, posto nelle immediate vicinanze dello svincolo della variante
Albenga – Alassio della SP1 Aurelia, risulta facilmente raggiungibile dai
vari comuni dell’ambito ingauno.
Le diverse criticità, sulla base del rispettivo livello di influenza, sono state
affrontate nella progettazione esecutiva e vengono oggi attenuate in sede di
realizzazione dell’impianto.
QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
L’impianto previsto é già in fase di realizzazione, pertanto, per quanto
riguarda gli aspetti programmatici e progettuali, si rimanda al progetto
definitivo per l’impianto di compostaggio di qualità, autorizzato dalla Provincia
di Savona.
TIPOLOGIA IMPIANTO
Impianto di compostaggio industriale di qualità.
CRITICITA’ PRESENTI
•
•
Morfologia dell’area;
alterazioni ambientali.
AZIONI DI PROGETTO
•
•
•
Viabilità;
opere di contenimento dei versanti;
impianti tecnologici.
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TABELLA DI SINTESI
Comune:
VILLANOVA DI ALBENGA
Località
Ciappe
Superficie
4 ha (circa)
Norma di PTCP - assetto insediativo
ANI MA
Norma di PTCP - assetto geomorfologico
MO - B
Norma di PTCP - assetto vegetazionale
BTC MO BAT
Previsioni dello SUG
Zona IT (impianti tecnologici)
Idrografia superficiale
Rio senza nome
Viabilità in sito
Da migliorare quella esistente
Elementi geologici - morfologici
“Conglomerati di Monte Villa”
Instabilità geologica
NO
Instabilità idrogeologica
NO
Presenza di cave abbandonate
NO
Presenza di discariche non autorizzate
NO
Vincolo idrogeologico
SI
Vincolo aree carsiche (ex L.R.14/90)
NO
Vincoli paesistici
NO
Vincolo sismico di 1^ cat.
NO
Utilizzo agrario del suolo;
NO
Derivazioni irrigue/idropotabili;
NO
Emergenze storico-archeologiche;
NO
Demanio marittimo, fluviale e lacuale
NO
Demanio militare (caserme, poligoni, etc.)
NO
Demanio forestale
NO
Demanio tecnologico (telefoni, linee elettriche)
NO
Proprietà
comunale
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
ELEMENTI SALIENTI NEL RAGGIO DI 2 KM
Aree di interesse naturalistico
NO
Strutture urbane qualificate
NO
Parchi urbani
NO
Valori di immagine
NO
Tessuti urbani
Villanova, Ortovero.
Nuclei isolati
SI
Insediamenti diffusi
SI
Insediamenti sparsi
SI
Aree non insediate
SI
Manufatti emergenti
NO
Sistemi di manufatti emergenti
NO
Aree vincolo
NO
Colture agricole
SI
Impianti diffusi di serre
NO
Impianti sparsi di serre
SI
Aree di trasformazione
NO
Aree di cava
NO
Autostrade esistenti
SI
Nuove linee ferroviarie
NO
Discariche non più coltivate
SI
Industrie
NO
Impianti tecnologici
NO
Infrastrutture logistiche (e viabilità minore)
SI
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
RIFERIMENTI CARTOGRAFICI E CONFINI
Bacino della Comunità Montana del Giovo
SCHEDA N° 4 - BOSCACCIO
Il sito in esame è delimitato a Est dal perimetro della discarica del “Boscaccio”
e, ad Ovest dal crinale che da Monte Mao scende in direzione Vado Ligure,
sviluppandosi mediamente dalla quota di 180 metri alla quota di 275 metri
s.l.m.
INDIVIDUAZIONE AREA GEOGRAFICA
CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE
Il sito in esame è ubicato nel Comune di Vado Ligure, in località Boscaccio, a
Sud dell’abitato di S. Genesio, da cui in linea d’aria dista circa 1,5 Km.
L’area si estende per circa 100.000 mq
Le coordinate geografiche dell’area sono indicativamente: 44°15’00” di
latitudine Nord e 8°25’ 45” di longitudine Est.
CARATTERISTICHE DEL PAESAGGIO
L’area su cui è ipotizzata la realizzazione dell’impianto di trattamento è
contigua alla discarica Boscaccio e alla Cava Colombino in una situazione di
paesaggio già degradato. L’intorno è dominato da macchia mediterranea e
bosco misto di latifoglie.
In base ai valori termopluviometrici della stazione dell’Istituto Nautico di
Savona, il sito in esame presenta un clima tipicamente mediterraneo, con
periodi estivi di siccità e con abbondanti precipitazioni autunnali.
L’area in esame è la valletta contigua, lato ovest, dell’attuale sito della
discarica del “Boscaccio”. Il sito è attraversato da un rivo (senza nome)
confluente più a valle Rio Mulini, non iscritto nel registro delle acque
pubbliche.
L’area in esame ha una superficie ben maggiore di quanto necessario per la
realizzazione degli impianti previsti. E’ evidente che al momento della
progettazione dovrà essere trovata, in base alla morfologia dell’area, la
posizione più idonea per i manufatti previsti.
IDROGRAFIA SUPERFICIALE
Il sito è attraversato da un rivo (senza nome) confluente più a valle nel Rio
Mulini, non iscritto nel registro delle acque pubbliche. La gronda di protezione
della discarica convoglia le acque in questo rivo nella parte più bassa del sito
in esame.
La roccia che caratterizza l’area è dolomitica e presenta fenomeni carsici di
non particolare entità, che conferiscono all’ammasso un certo grado di
permeabilità.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
Lo studio si è basato su osservazioni dirette; si è riscontrata nelle vicinanze
del sito la presenza di specie appartenenti alla fauna minore, soprattutto nelle
zone circostanti il Rio Calcinara ed il Rio Mulini.
CARATTERISTICHE GEOLITOLOGICHE
L’area è dominata dalla presenza dei calcari dolomitici delle Dolomie di S.
Pietro dei Monti (Anisico - Ladinico).
NORME DI TUTELA
CARATTERISTICHE DELLA COPERTURA VEGETALE
Nella zona si riscontrano tre tipi di associazioni vegetali: la macchia
mediterranea, la pineta e il bosco misto di latifoglie.
La macchia mediterranea è composta da essenze come la ginestra (Cytisus
scoparius), l’erica (Erica arborea), il corbezzolo (Arbutus unedo), ed il lentisco
(Pistacia lentiscus).
La pineta é composta da pino marittimo (Pinus pinaster) e pino d’Aleppo
(Pinus halepensis).
Il bosco di latifoglie, infine, é composto da leccio (Quercus ilex) e specie più
mesofile come la roverella (Quercus pubescens), il carpino nero (Ostrya
carpinifolia), l’orniello (Fraxinus ornus) e il castagno (Castanea savatica).
ASPETTI DELLA FLORA
I rilievi fitosociologici si sono effettuati nel periodo di riposo vegetativo, quindi
l’identificazione delle specie erbacee è risultata più complessa. Non sono
state riscontrate, però, specie vegetali protette.
Il sito ove è prevista l’ubicazione dell’impianto di trattamento dei rifiuti ricade in
parte in area a vincolo paesaggistico (D.M. 24/4/85) ed è classificata area
carsica (L.R. 14/1990).
ASPETTI STORICI
Nell'intorno di circa 2 Km dall'area considerata sono presenti luoghi sacri ed
opere inserite nel vincolo storico-archeologico:
- Comune di Vado Ligure:
• “Fornaci”, Ruderi di fornaci da calce preindustriali;
• “San Genesio”, resti di insediamento arroccato medievale con torre del XV
secolo;
• “San Genesio”, cappella di origine medievale;
• “Fossa del Re”, tracce archeologiche di sepolcreto altomedievale.
-Comune di Bergeggi:
• “Torre di Eze”, ruderi di torre di avvistamento del XVI secolo;
• “Castellaro”, insediamento arroccato ligure dell’Età del Ferro con tracce di
fortificazione tardomedievale;
• “Monte Sant’Elena”, resti di fortificazione del XVII secolo;
• “Grotta di Bergeggi”, caverna marina usata dal Neolitico all’Età del Bronzo.
ASPETTI DELLA FAUNA
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
VIABILITA’ ED ACCESSO
CRITICITA’ PRESENTI
L’area in esame è raggiungibile da mezzi di trasporto pesanti attraverso la
strada comunale che da S. Genesio raggiunge località Mei, già utilizzata dai
mezzi della Ecosavona per raggiungere la discarica “Boscaccio”.
Tale strada è facilmente raggiungibile sia da ponente che da levante
attraverso la S.S.1 Aurelia e la sua variante complanare.
•
•
•
morfologia dell’area;
alterazione ambientale;
infrastrutture.
ASPETTI CRITICI E VALENZE DEL SITO
Aspetti critici:
• il sito è tutelato dal vincolo idrogeologico.
Valenze:
• l’impianto ipotizzato risultata collocato in una zona fortemente degradata,
che l’attuale PRG conferma come destinata ad uso produttivo; inoltre non
sono presenti nell’intorno centri abitati che potrebbero essere influenzati
dalla presenza dell’impianto;
• il sito, posto nelle immediate vicinanze del casello autostradale di Savona,
risulta facilmente raggiungibile dai vari comuni dell’ambito savonese.
TIPOLOGIA IMPIANTO
•
•
•
Discarica (esistente);
impianto di stabilizzazione e/o per produzione CDR;
impianto di compostaggio industriale di qualità.
Pagina 251 di 379
TABELLA DI SINTESI
Comune:
VADO LIGURE
Località
Boscaccio
Superficie
100.000 mq
Norma di PTCP – assetto insediativ0
ANI MA
Norma di PTCP – assetto geomorfologico
MOD – B
Previsioni dello SUG
F3 – servizi pubblica utilità
Idrografia superficiale
Rii minori
Viabilità in sito
S.C. S.Genesio-loc.Mei
Elementi geologici - morfologici
Dolomie di S.Pietro dei Monti e Quarziti di Ponte di Nava
Instabilità geologica
NO
Instabilità idrogeologica
NO
Presenza di cave abbandonate
NO
Presenza di discariche non autorizzate
NO
Vincoli idrogeologici
SI
Vincolo aree carsiche (ex L.R.14/90)
SI
Vincoli paesistici
SI, D.M. 24/4/85
Vincolo sismico di 1^ categoria
NO
Utilizzo agrario del suolo
NO
Derivazioni irrigue/idropotabili
NO
Emergenze storico-archeologiche
NO
Demanio marittimo, fluviale e lacuale
NO
Demanio militare
NO
Demanio forestale
NO
Demanio tecnologico
NO
Proprietà
comunale
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Provincia di Savona
2.10
Piano di gestione dei Rifiuti Urbani
ELEMENTI SALIENTI NELL’ INTORNO DI 2 KM
Aree di interesse naturalistico
NO
Strutture urbane qualificate
NO
Parchi urbani
NO
Valori di immagine
NO
Tessuti urbani
Spotorno, Vado Ligure
Nuclei isolati
San Genesio
Insediamenti diffusi
Spotorno, Maremma, Bergeggi, Custo, San Genesio e Valle di Vado
Insediamenti sparsi
SI
Aree non insediate
SI
Manufatti emergenti
SI
Sistemi di manufatti emergenti
NO
Aree vincolo
SI
Colture agricole
SI
Impianti diffusi di serre
NO
Impianti sparsi di serre
NO
Aree di trasformazione
SI
Aree di cava
SI
Autostrade esistenti
Genova-Ventimiglia
Nuove linee ferroviarie
NO
Discariche
SI, località Boscaccio-Ecosavona
Industrie
SI
Depuratori e impianti tecnologici
NO
Arterie stradali (e viabilità minore)
SI
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QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
Il sito esaminato è stato scelto per la possibile installazione di un impianto
per il compostaggio industriale di qualità e/o un impianto per la produzione
di CDR di qualità. Devono pertanto essere rispettati i criteri generali di
localizzazione riferendosi alla disciplina prevista dai Piani di gestione dei
Rifiuti Regionale e Provinciale, nonché dalle norme di attuazione dei Piani
Urbanistici vigenti.
Piano di gestione dei rifiuti Regionale
Il sito analizzato risulta compatibile con le indicazioni generali fornite dallo
strumento pianificatorio regionale trattandosi di aree contigue ad un
impianto di discarica esistente.
Piano Provinciale di gestione dei rifiuti
Il sito sottoposto alla valutazione di idoneità attraverso l’utilizzo del modello
insediativi proposto dal PPGR risulta potenzialmente idoneo.
Ulteriori e più puntuali valutazioni saranno possibili solo in presenza di un
progetto definitivo degli impianti da realizzare.
Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico (PTCP)
Per quanto concerne le indicazioni a livello territoriale, a cui ci riferiamo per
orientamento operativo, riportiamo schematicamente le previsioni di PTCP:
•
assetto insediativo: ANI MA - Area non insediata mantenimento;
•
assetto vegetazionale: PRT TRZ BAT praterie trasformazione boschi
di angiosperme termofili;
•
assetto geomorfologico: MOD - B.
I regimi normativi nell'intorno dell'area oggetto di studio sono:
- assetto insediativo: TR, IS MO-B, IS MA, ID CO, ANI MA, TU, AE, ,NI
MA, ID MO-A, IS CE, ANI CE, SME;
- assetto vegetazionale : PRT-TRZ-BAT, BCT TRZ- BAT, COL-ISS,
PRT,BCT TRZ-BAT, BCT-TRZ-BAT-BAT-CO;
- assetto geomorfologico: MO-B, TRZ, MO-A, CO, CE, MA, TS, F, Ca.
Piano Regolatore Generale del Comune di Vado Ligure
L’area in esame è inserita nel PRG come F3 (aree di proprietà comunale),
ed è indicata nello specifico come area destinata ad attività ed impianti di
smaltimento e/o recupero rifiuti.
QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
Descrizione del sito
L’area su cui è ipotizzata la realizzazione dell’impianto di trattamento è,
come abbiamo visto, contigua alla discarica Boscaccio e alla Cava
Colombino in una situazione di paesaggio già degradato. L’intorno è
dominato da macchia mediterranea e bosco misto di latifoglie.
Il sito in esame è delimitato a Est dal perimetro della discarica il Boscaccio
e, ad Ovest dal crinale che da Monte Mao scende in direzione Vado ligure,
sviluppandosi mediamente dalla quota di 180 metri alla quota di 275 metri
s.l.m..
L’area in esame è la valletta contigua, lato ovest, dell’attuale sito della
discarica del “Boscaccio”. Il sito è attraversato da un rivo (senza nome)
confluente più a valle Rio Mulini, non iscritto nel registro delle acque
pubbliche.
Descrizione del progetto
Si ipotizza la realizzazione di un impianto di compostaggio per il
trattamento di rifiuti organici provenienti da raccolta differenziata atto a :
ricezione e stoccaggio rifiuti;
pretrattamento
meccanico
(cernita,
ormogeneizzazione
e
triturazione) dei rifiuti;
fermentazione accelerata;
maturazione e stoccaggio compost.
Per quanto riguarda la stabilizzazione e/o produzione di CDR di qualità,
durante il processo si possono individuare diverse fasi alle quali il rifiuto, è
sottoposto:
ricezione e stoccaggio rifiuti;
trattamenti meccanico biologicici;
stoccaggio cdr.(materiale stabilizzato).
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
Fasi operative
QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
140
130
120
110
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Fase A : preparazione del sito.
In questa fase sono prevedibili impatti relativi alle emissioni di polveri e
rumori ed eventuale destabilizzazione del terreno in seguito alla
costruzione dell'impianto (aree pavimentate e asfaltate, strade, edifici,
canali e recinzioni).
Fase B : esercizio dell'impianto.
In questa fase sono da tenere in considerazione alterazioni del regime
delle acque superficiali e della qualità dell'acqua.
In relazione alla circolazione dei mezzi di trasporto pesanti e all'attività
stessa dell'impianto, si devono valutare le emissioni di rumore e
inquinamento atmosferico.
9
temp
pioggia
11
Ipotesi di impatto delle fasi operative
7
70
60
50
40
30
20
10
0
1
VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI
Identificazione delle componenti ambientali- bersaglio
Sono da considerarsi i seguenti aspetti:
• geologia ed idrogeologia : caratteristiche litologiche e morfologiche,
stabilità dei versanti, fenomeni di erosione;
• idrologia ed acque superficiali : regime delle acque superficiali, qualità
dell'acqua;
• relazioni biologiche : flora e fauna;
• rumore : emissioni ed immissioni;
• aria : sollevamento di polveri;
• paesaggio : fattori fisici-biotici, culturali, di percezione visiva;
• aspetti socio-economici : salute e sicurezza, attività umane locali.
COMPARTO CLIMATICO
Descrizione del clima
Analizzando i dati termopluviometrici della stazione più vicina al sito
(Istituto Nautico di Savona) si osserva che la temperatura media annua è
di circa 16 gradi la precipitazione media annua è di circa 950 mm.
Un sistema per avere un quadro generale della diversità climatica
territoriale è quello di costruire un diagramma ombrotermico in cui sono
indicati i valori di temperatura e precipitazioni medie annue (Fig.1).
5
Il progetto si può ipotizzare articolato in due differenti fasi:
a) preparazione del sito, adeguamento della viabilità e successivo ripristino
ambientale dell'area di cantiere;
b) fase di esercizio dell'impianto, con mitigazione degli impatti e sua
manutenzione.
3
Provincia di Savona
Fig.1
ombrotermico della stazione dell’Istituto Nautico di Savona.
Diagramma
Dal grafico si nota chiaramente un periodo di aridità estivo, evidenziato
dall’area inclusa tra le due curve, ed un picco di piovosità nei mesi
autunnali.
Queste caratteristiche sono tipiche di un clima mediterraneo, ciò è stato
ulteriormente determinato attraverso diversi indici climatici:
l’indice xeroterico si basa sul numero dei giorni della stagione secca in cui
le piante sono in deficit idrico. Il valore, superiore a 40, definisce il clima di
tipo mediterraneo;
l’indice di aridità estiva di Emerger si calcola attraverso il rapporto tra la
media delle precipitazioni estive e la media delle temperature del mese più
caldo Il valore, inferiore a 7, indica un clima mediterraneo
l’indice di Koppen definisce il clima come mediterraneo quando le
precipitazioni di un mese non superano i 30 mm.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Si è potuto, anche, procedere al calcolo dell’evapotraspirazione reale,
attraverso le formule di Coutagne e di Turc, che presuppongono soltanto la
conoscenza dell’altezza totale di precipitazione (P) riferita ad un numero di
anni statisticamente significativa e la conoscenza della temperatura media
dell’aria (T) relativa allo stesso periodo.
Coutagne Er=P-P2
dove=1/(0,8+0,14T)
Turc Er=P/0,9+(P2/L2)
dove L=300+25T+0,05T3
Per quanto riguarda il sito sono stati ricavati i seguenti valori:
Er(Coutagne)=653mm/a
Er(Turc)=689 mm/a
COMPARTO FAUNA, FLORA E VEGETAZIONE
Descrizione naturalistica del sito
La zona a Sud è caratterizzata dalla presenza di essenze tipiche della
macchia mediterranea (ginestra, erica, corbezzolo, pino, etc...), a monte
della quale vi è una pineta, mentre nella parte a Nord troviamo bosco
misto di latifoglie (leccio, roverella, orniello, etc..); i castagni sono stati
rilevati solo nell’intorno del Rio Calcinara e del Rio Mulini, anche se al di
fuori della loro fascia climatica.
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Flora
Speciearboree
Famiglia Pinaceae
Pinuspinaster
Pinus halepensis
Famiglia Fagaceae
Quercuspubescens
Quercus ilex
Castaneasavatica
Famiglia Oleaceae
Faxinusornus
Famiglia Aquifoliaceae
Ilex aquifolius
Famiglia Betulaceae
Ostrya carpinofolia
Speciearbustive
Famiglia Anacardiaceae
Pistacia lentiscus
Famiglia Leguminosae
Cytisusscoparius
Ulex parviflorus
Famiglia Ranuncolaceae
ClematisVitalba
Famiglia Liliaceae
Ruscus aculeatus
Famiglia Ericaceae
Erica arborea
Arbutus unedo
Famiglia Rosaceae
Rubusulmifolium
Famiglia Cistaceae
Cistus albidus
Specieerbacee:
Famiglia Cyperaceae
Carexsp.
Famiglia Graminaceae
Agrostistenuis
Famiglia Pooideae
Festucasp.
Famiglia Cichoriaceae
Taraxacumofficinalis
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Fauna
Lo studio della fauna si è basate su osservazioni dirette dove sono state
riconosciute diverse specie appartenenti alla fauna minore, protette dalla
L.R. n°4 del 2 gennaio 1992 (Tutela della fauna min ore).
Non risultano particolarmente rumorose le attività svolte durante la
lavorazione in queste tipologie di impianti, che sono contenuti all’interno di
capannoni chiusi ad eccezione delle aree di stoccaggio, inoltre il sito è
collocato in un’area isolata
COMPARTO
GEOLOGICO,
GEOMORFOLOGICO
ED
IDROGEOLOGICO
Inquadramento geologico
Il sito si trova all’interno di un’area carsica. L’area in esame ha una
superficie ben maggiore di quanto necessario per al realizzazione degli
impianti previsti. E’ evidente che al momento della progettazione dovrà
essere trovata, in base alla morfologia dell’area, la posizione più idonea
per i manufatti previsti.
Inquadramento geomorfologico
In mancanza di un progetto degli impianti appare difficile definire gli assetti
geomorfologici dell’area. Ipotesi di intervento dipendo in prima battuta da
dove esattamente si prevede di localizzare i manufatti. Si può in questa
fase prevedere la necessità di procedere a riempimenti e/o movimenti di
terreno per ricavare aree pianeggianti.
Inquadramento idrogeologico
Il sito è attraversato da un rivo (senza nome) confluente più a valle nel Rio
Mulini, non iscritto nel registro delle acque pubbliche. La gronda di
protezione della discarica convoglia le acque in questo rivo nella parte più
bassa del sito in esame. L’eventuale rischio idrogeologico dovrà essere
risolto nel corso della progettazione degli impianti.
COMPARTO PAESAGGIO
Il sito attualmente appare fortemente compromesso dall’attività di
coltivazione della adiacente discarica comunale del Boscaccio gestita dalla
Società Ecosavona.
In fase di progettazione dovranno essere previste tutte quelle
operazioni necessarie ad assicurare un perfetto inserimento degli impianti
nel paesaggio circostante.
Per quanto riguarda l’impatto visivo, il sito è percebile
dall’autostrada e dalle colline circostanti.
COMPARTO RUMORE
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
E’ caratterizzata dalla presenza di insediamenti industriali, in parte
dismessi ed in parte in attività.
Bacino della Comunità Montana Alta Val
Bormida
CARATTERISTICHE DEL PAESAGGIO
SCHEDA N° 5- BRAGNO
INDIVIDUAZIONE AREA GEOGRAFICA
Il sito in esame è ubicato nel comune di Cairo Montenotte, in località
Bragno, sulla sponda destra del F. Bormida di Spigno alla quota di circa
340m s.l.m..
L’area è definita dal Piano Territoriale di Coordinamanto degli Insediamenti
Produttivi, all’interno del Distretto n°4, come set tore n°1 dell’area n°4
(Bragno).
La sua estensione è di circa 37 ha.
L’area che ospita il sito rappresenta il fondovalle e quindi l’alveo originario
del Fiume Bormida di Spigno. Esso é delimitato da versanti collinari lungo
ambedue le sponde e si presenta marcatamente antropizzato a seguito
degli insediamenti produttivi storici ed attuali.
Il sito era di proprietà Agrimont ed era destinato alla produzione di
fertilizzanti organici.
Alcuni capannoni sono occupati da impianti per il riciclaggio di RSU e del
vetro.
Attualmente mediante lo Schema di Assetto Urbanistico presentata dalla
Società Cairo Reindustria s.c.r.l., sono state approvate dal Comune di
Cairo Montenotte le opere di urbanizzazione.
L’andamento climatico é di tipo temperato, con due picchi di piovosità uno
in primavera ed uno in autunno, e frequenti fenomeni di nivosità invernale.
IDROGRAFIA SUPERFICIALE
RIFERIMENTI CARTOGRAFICI E CONFINI
L’area è compresa tra 8°17’03” e 8°17’48”di longitu dine Est e tra 44°22’12”
e 44°23’00”di latitudine Nord ed è delimitata a Sud e a Ovest dal F.
Bormida, a Nord e a Est dalla SP Bragno-Ferrania e dal confine
individuato dal PTC con il settore n°2.
Il Fiume Bormida di Spigno lambisce a Sud e ad Ovest l’area in esame.
Dai versanti che delimitano la piana alluvionale convergono nell’asta
principale numerosi tributari laterali.
CARATTERISTICHE GEOLITOLOGICHE
CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE
L’area è ubicata nella piana alluvionale del F. Bormida di Spigno, in
sponda destra.
Il settore 1 dell’area industrializzata di Bragno è ubicato sui depositi
alluvionali, ghiaiosi e sabbiosi, a matrice talvolta argillosa, del Fiume
Bormida di Spigno.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
In tale area il substrato roccioso è caratterizzato dalla Formazione di
Molare, conglomerato poligenico con elementi di diametro massimo sui 10
cm, associato ad arenarie grossolane grigiastre (Oligocene).
CARATTERISTICHE DELLA COPERTURA VEGETALE
Essendo una zona industrializzata, il sito in esame risulta privo di
vegetazione.
In base ai dati della temperatura media del mese più freddo di 11.8°C e
delle precipitazioni di 1320 mm la zona fa parte della fascia vegetazionale
a climax del Quercion pubescenti- petraea, buona potenzialità del pino
silvestre.
riqualificazione del fronte lungo il fiume attraverso la realizzazione di una
adeguata fascia di rispetto non edificata.
Il PRG del comune di Cairo Montenotte individua l’area in esame come
zona I4, destinata all’uso industriale ed artigianale, in essa sono ammesse
opere destinate a:
produzione;
magazzinaggio e conservazione;
amministrazione;
abitazione per proprietari o direttore e per il custode;
servizi per i dipendenti;
locali per il ristoro;
servizi per i trasporti;
sedi decentrate di istituti mutualistici assistenziali, previdenziali
e
sindacati.
CARATTERISTICHE PEDOLOGICHE E D’USO DEL SUOLO
ASPETTI DELLA FLORA
L’area in esame si presenta fortemente antropizzata e l’uso del suolo é
certamente quello industriale; sono, infatti, presenti nel sito diversi impianti,
alcuni dismessi ed altri utilizzati per la depurazione della falda acquifera e
per il riciclaggio di RSU e del vetro.
Nell’area in esame non vi è alcuna presenza di specie vegetali protette, in
quanto la zona è interamente industrializzata.
Nella zona circostante non si sono effettuati rilievi sulle specie erbacee per
il fatto che il periodo è quello di riposo vegetativo.
FRUIZIONE DEL TERRITORIO
ASPETTI DELLA FAUNA
Il Piano Territoriale di Coordinamento degli Insediamenti Produttivi
adottato con delibera della giunta regionale n° 335 del 8/2/1995, prevede
per la trasformazione dell’area alcuni temi sui quali concentrare gli sforzi:
risanamento del sito e attivazione di tutte le misure necessarie a mitigare
l’impatto ambientale delle attività presenti;
cautele nell’insediamento di nuove attività; in particolare dovrà essere
evitato l’inserimento di nuove attività di pesante impatto sul contesto;
previsione di una fascia di rispetto atta a consentire la realizzazione di un
asse di scorrimento interno all’area;
Anche per quanto riguarda la fauna non sono state riscontrate specie
animali protette; il Fiume Bormida è comunque un possibile sito di
riproduzione di specie appartenenti alla fauna minore.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
ASPETTI STORICI
principale di accesso alla zona sia quella sul lato Nord, a partire dalla SP
(come previsto anche dal PTC).
Nell’intorno di 2 km dall’area considerata sono presenti le seguenti
emergenze storiche:
ASPETTI CRITICI E VALENZE
-Comune di Carcare:
• “Monte Picarotta”, nel XVIII secolo esistevano ancora ruderi del
Castello medioevale di Carcare;
• “Niprati”, casa-forte di età moderna.
-Comune di Cosseria:
• “Villa Piantelli”, villa moderna in stile di castello medioevale;
-Comune di Cairo Montenotte:
• “Castello”, ruderi del Castello signorile medioevale sovrastante il
borgo, distrutto nel XVII secolo;
• “Cairo”, borgo murato medievale di fondazione signorile con avanzi
della cinta e una porta del XIV secolo, nonchè case e palazzi di origine
medioevale.
Aspetti critici:
• vicinanza ai centri abitati di Carcare e Bragno;
• da verificare a seguito di piene straordinarie la zona esondabile del
Fiume Bormida di Spigno;
• obbligo di osservazione delle prescrizioni del PTC.
Valenze:
• viabilità di accesso alla zona;
• l’estensione dell’area è di 37 ha, quindi consentirebbe un adeguato
dimensionamento degli impianti;
• è consigliabile l’utilizzo della parte più a Sud per il loro collocamento;
• possibilità di riutilizzo dei fabbricati già esistenti.
NORME DI TUTELA
TIPOLOGIA IMPIANTO
La zona non è tutelata da nessun vincolo.
•
•
VIABILITA’ ED ACCESSO
Ricollocazione impianti recupero/selezione;
impianto
di
stabilizzazione
e/o
per
L’area è raggiungibile sul lato Nord in modo diretto dalla S.P. BragnoFerrania, sul lato Sud mediante il ponte privato sul F.Bormida di Spigno, a
partire dalla S.S. n° 29 del Colle di Cadibona.
Lo Schema di Assetto Urbanistico della società Cairo Reindustria,
approvato dall’amministrazione comunale il 07/06/1996, prevede che la via
Pagina 261 di 379
produzione
CDR.
comune:
Località
Superficie
Coordinate geografiche
Norma di PTCP - assetto insediativo
Norma di PTCP- assetto geomorfologico
Previsioni dello SUG
Idrografia superficiale;
Viabilità in sito
Elementi morfologici
Elementi geologici
Instabilità geologica
Instabilità idrogeologica
Presenza di cave abbandonate;
Presenza di discariche non autorizzate;
Vincoli idrogeologici;
Vincoli paesistici;
Vincolo sismico di 1^ cat.;
Utilizzo agrario del suolo;
Derivazioni irrigue/idropotabili;
Emergenze storico-archeologiche;
Demanio marittimo, fluviale e lacuale;
Demanio militare
Demanio forestale
Demanio tecnologico (telefoni, linee el.)
Proprietà
cairo montenotte
Bragno
37 ha circa
44°22’35’’ N - 8°17’30’’ E
AI CO
MO-B
I4 (zona industriale)
F. Bormida di Spigno
S.S. 29 e S.P. Bragno-Ferrania
area piana di fondovalle
depositi alluvionali ghiaiosi, sabbiosi, talora argillosi. Substrato
roccioso: form. di Molare.
NO
NO, verificare l’esondabilità dell’area.
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
SI (in fase di realizzazione tutte le opere di urbanizzazione)
CAIRO REINDUSTRIA
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Provincia di Savona
elementi salienti
Aree di interesse naturalistico AIN
Strutture urbane qualificate SU
Parchi urbani PU
Valori di immagine IU
Tessuti urbani TU
Nuclei isolati NI
Insediamenti diffusi ID
Insediamenti sparsi IS
Aree non insediate ANI
Attrezzature ed impianti AI
Manufatti emergenti ME
Sistemi di manufatti emergenti SME
Aree vincolo conservazione
Colture agricole
Impianti diffusi di serre
Impianti sparsi di serre
Aree di trasformazione
Aree di cava
Autostrade esistenti
Nuove linee ferroviarie
Discariche
Industrie
Depuratori e impianti tecnologici
Arterie stradali (e viabilità minore)
Percorsi storici
Piano di gestione dei rifiuti urbani
nell’intorno di 2 km
NO
SI
NO
NO
SI, Cairo Montenotte e Carcare
SI (San Pietro)
SI (Cairo Montenotte, Bragno, C.se Lidora, Carcare, Ferrania,
Pra Sottano, Valcalda-Ferriera)
SI
SI
SI
SI
NO
NO
NO
NO
NO
SI
SI
SI, SAVONA-TORINO
NO
SI
SI
SI, depuratore delle acque di falda
SI
SI
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
ALLEGATO 1
Normativa del Piano
PARTE I - NORME GENERALI
Articolo 1 - CAMPO DI APPLICAZIONE
Il Piano Provinciale per la gestione dei rifiuti urbani ed assimilati (di seguito chiamato Piano
Provinciale) è predisposto in adempimento a quanto previsto dall’ articolo 32 della legge regionale n°
18/1999 e, ai sensi dell’art. 5 del D.Lgs. 267/2000, costituisce specificazione territoriale della
pianificazione regionale di cui all’art. 199 del D.Lgs. 152/2006. Esso persegue il conseguimento degli
obiettivi generali di cui all’art. 205 e s.m.i. e di quelli specifici fissati dalle norme comunitarie comunque
applicabili.
La presente normativa si applica alla gestione dei rifiuti urbani ed assimilati agli urbani, così come
classificati all’art. 184 del decreto legislativo n° 152/2006, .
Sono rifiuti urbani:
1. i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti a uso di civile abitazione;
2. i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti a usi diversi da quelli di cui alla lettera a),
assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità, ai sensi dell’articolo 198, comma 2, lettera g) del
decreto legislativo n° 152/2006;
3. i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;
4. i rifiuti di qualunque natura o provenienza giacenti sulle strade e aree pubbliche, o sulle strade e
aree private soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi
d’acqua;
5. i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, giardini, parchi e aree cimiteriali;
6. i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti provenienti da ambito
cimiteriale diversi da quelli di cui alle lettere b), c) ed e).
Si definiscono rifiuti assimilati agli urbani quei rifiuti speciali non pericolosi che, per le proprie
caratteristiche qualitative e quantitative, vengono fatti rientrare nella categoria dei rifiuti solidi urbani
dai regolamenti comunali (dei Comuni di produzione del rifiuto) ai sensi dell’articolo 198, comma 2,
lettera g) del decreto legislativo n° 152/2006, sec ondo i criteri di cui all’articolo 195 comma 2 lettera e)
del medesimo decreto.
Con il provvedimento di assimilazione detti rifiuti perdono la qualifica di rifiuti speciali e divengono a
tutti gli effetti rifiuti solidi urbani ed in quanto tali sono assoggettati alle disposizioni contenute nel
Piano Provinciale e alle decisioni dell’Autorità dell’A.T.O.
Articolo 2 - FINALITA’
Il Piano Provinciale si propone di ottimizzare la gestione dei rifiuti urbani ed assimilati secondo criteri
di efficienza, efficacia ed economicità e trasparenza, assicurando l'autosufficienza dello smaltimento in
ambito provinciale. Il Piano Provinciale provvede a:
- individuare le iniziative per limitare la produzione dei rifiuti e per favorire il riutilizzo, il riciclaggio ed
il recupero degli stessi;
- individuare le iniziative dirette a favorire il recupero di materiali dai rifiuti anche riconvertendo,
potenziando o ampliando gli impianti esistenti;
- individuare eventuali aree/bacini ottimali di raccolta, per la gestione delle operazioni di raccolta
integrata, trasporto e spazzamento dei rifiuti urbani, al fine di conseguire maggiori livelli di
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
concorrenza, protezione dell’ambiente e valorizzazione del territorio, tenuto conto della morfologia
dello stesso e delle condizioni socioeconomiche;
definire la tipologia ed il fabbisogno degli impianti da realizzare nell'ambito provinciale, tenuto
conto dell'offerta di smaltimento e recupero da parte del sistema pubblico e privato e delle
possibilità di potenziamento o ampliamento degli impianti esistenti, nonché la loro localizzazione;
individuare le aree non idonee alla localizzazione di impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti;
definire gli indirizzi generali per la redazione da parte dell'Autorità d'Ambito di una
regolamentazione uniforme della gestione dei rifiuti urbani;
valutare il fabbisogno delle discariche necessarie per lo smaltimento della frazione non
recuperabile dei rifiuti urbani, nonché la loro localizzazione di massima.
Articolo 3 - ELABORATI DEL PIANO
Il Piano Provinciale è costituito dai seguenti elaborati:
Documento Principale
Allegato 1: Normativa del Piano.
Allegato 2: L’aggiornamento dell’Accordo CONAI-ANCI.
Allegato 3: Le stazioni ecologiche nel sistema di gestione degli impianti di trattamento dei rifiuti urbani.
Allegato 4: Analisi dei costi di realizzazione e di gestione degli impianti di trattamento dei rifiuti urbani.
Allegato 5: Valutazione Ambientale Strategica (VAS).
Allegato 6: Schede e cartografie dei siti
La Normativa del Piano è prevalente rispetto a qualsiasi altro elaborato.
Articolo 4 – PROCEDURE DI FORMAZIONE E VALIDITA’ DEL PIANO
La Provincia adotta lo Schema di Piano Provinciale e lo invia alla Regione Liguria, per la valutazione
di sostenibilità ambientale, ai Comuni e all’A.T.O., se già costituito, per la formulazione di pareri e
osservazioni. Lo Schema di Piano è inoltre depositato presso la Segreteria della Provincia e dei
Comuni per quarantacinque giorni, durante i quali chiunque può prenderne visione e presentare
osservazioni alla Provincia e alla Regione.
Dell’adozione e dell’avvenuto deposito dello Schema di Piano Provinciale è data notizia con avviso
pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Liguria e su almeno due quotidiani fra quelli
maggiormente diffusi nelle Province.
La Giunta regionale si pronuncia sulla sostenibilità ambientale del Piano Provinciale entro trenta giorni
dallo scadere del termine per le osservazioni. Tale parere è vincolante e non possono essere
apportate modifiche al Piano in contrasto con esso.
La Provincia approva il Piano Provinciale entro i successivi trenta giorni, motivando l’eventuale
difformità nei confronti dei pareri dei Comuni e dell’A.T.O., se già costituito, dando inoltre atto delle
modifiche apportate e motivando in ordine alle osservazioni non accolte.
Il Piano ha efficacia di dieci anni a partire dalla data della sua approvazione.
Il Piano Provinciale, nel rispetto di quanto stabilito dall’articolo 32 della legge regionale n° 18/19 99,
costituisce specificazione settoriale del Piano Territoriale di Coordinamento (P.T.C.) di cui all’articolo
17 della legge regionale n° 36/1997.
Articolo 5 - REVISIONE DEL PIANO
Il Piano Provinciale è sottoposto a revisione qualora se ne evidenzi una sostanziale necessità o
qualora intervengano altrettanto sostanziali modificazioni delle normative vigenti.
Spettano alla Provincia la verifica e la eventuale revisione del Piano Provinciale. Le procedure di
revisione sono le medesime di quelle di approvazione, di cui all’articolo 4.
In deroga alla precedente previsione la variazione della tipologia impiantistica di un sito, purché tale
tipologia sia coerente con il sistema di gestione individuato dal Piano provinciale vigente, e la puntuale
individuazione dei siti idonei per la localizzazione di impianti per la gestione rifiuti può essere effettuata
con deliberazione del Consiglio provinciale, su proposta della Giunta, sentito l’A.T.O. e previo parere
favorevole del Comune in cui deve essere collocato l’impianto.
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
Articolo 6 - OBBLIGO DI CONFERIMENTO DEI RIFIUTI
I Comuni sono obbligati a conferire i rifiuti prodotti (frazioni differenziate e frazione indifferenziata)
negli impianti e/o con le modalità indicate dall’Autorità d’Ambito nel rispetto delle indicazioni del Piano
Provinciale e della normativa vigente, settoriale o generale.
Gli impianti di trattamento e smaltimento che riceveranno i rifiuti provenienti dall'Ambito Ottimale
dovranno preventivamente convenzionarsi con il medesimo, pattuendo in tali convenzioni obblighi
operativi e condizioni economiche dell’esercizio delle attività connesse al conferimento di rifiuti, con la
fissazione di tariffe di conferimento per un periodo almeno quinquennale e la previsione di adeguate
garanzie per il rispetto di tali tariffe. Ove se ne riscontrino le condizioni, le convenzioni con l’A.T.O.
potranno essere stipulate da società a capitale interamente pubblico.
PARTE II – GESTIONE DEL PIANO
Articolo 7 - COMPETENZE DELLA PROVINCIA
E’ compito della Provincia:
1. convocare la Conferenza d'Ambito ai fini della costituzione dello stesso e/o in relazione a
quanto previsto dalle norme sulle forme associative degli Enti locali;
2. coordinare i Comuni ai fini della Costituzione dell’Autorità d’Ambito, in caso di scelta della
forma di cooperazione della convenzione ai sensi dell’articolo 30 del T.U.E.L. n° 267/2000;
3. favorire la stipula di convenzioni che consentano di raggiungere le sinergie previste dal Piano
provinciale;
4. promuovere accordi quadro e convenzioni con la Regione e con i diversi organismi associativi
di diritto pubblico o privato, per il recupero di particolari tipologie di materiali;
5. vigilare sul raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata prefissati;
6. sostenere le iniziative di raccolta differenziata dei Comuni;
7. promuovere e sostenere, eventualmente anche finanziariamente, la realizzazione degli
impianti necessari alla corretta attuazione del Piano provinciale;
8. predisporre, ove strettamente necessari, varianti e aggiornamenti al Piano Provinciale,
valutando le eventuali proposte formulate dagli Enti locali e/o dall’A.T.O..
La Provincia promuove, inoltre, tavoli di concertazione con le Associazioni di categoria al fine di
sensibilizzare gli operatori economici al problema della riduzione, del recupero e del riutilizzo dei rifiuti
ed assicurare la piena valorizzazione economica dei materiali post consumo nel processo produttivo,
attraverso operatori qualificati e con modalità tali da assicurare la massima protezione dell’ambiente e
della salute pubblica.
Articolo 8 – L’AMBITO TERRITORIALE OTTIMALE
L’Ambito Territoriale Ottimale (A.T.O.) per l’organizzazione della gestione dei rifiuti corrisponde al
territorio della Provincia, salvo diversa determinazione regionale.
L’Autorità dell’Ambito Territoriale Ottimale è costituita, ai sensi dell’articolo 27 della legge regionale n°
18/1999, nella forma associativa scelta dai Comuni tra quelle previste dal T.U.E.L. n° 267/2000 agli
articoli 30 (convenzione di cooperazione) e 31 (consorzio), salvo diversa disposizione regionale.
Nel caso in cui i Comuni scelgano la forma associativa della convenzione, per l’espletamento delle
proprie funzioni ed attività, l’A.T.O. si dota di una struttura operativa, la Segreteria dell’Autorità
d’Ambito. Le modalità di organizzazione e funzionamento della Segreteria sono determinate dalla
convenzione di cooperazione.
Articolo 9 – COMPETENZE DELL’AMBITO TERRITORIALE OTTIMALE.
All’A.T.O. compete l’attuazione del Piano Provinciale.
L’A.T.O. svolge funzioni di organizzazione, coordinamento e controllo della gestione dei rifiuti urbani,
al fine di conseguire gli obiettivi di programmazione regionale e provinciale. In particolare:
1. redige ed approva il Piano d’Ambito previsto all’articolo 10;
2. individua, tra i siti indicati come idonei nel Piano Provinciale, quelli destinati alla effettiva
realizzazione degli impianti;
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3. aggiudica il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani, con le procedure fissate dalle norme
nazionali e regionali di attuazione, assicurando parità di trattamento tra operatori pubblici e
privati;
4. il controllo e la verifica della corretta esecuzione dei servizi affidati;
5. provvede a coordinare i criteri per la determinazione della tariffa di cui all’articolo 238 del
decreto legislativo n° 152/2006, da applicare in og ni singolo comune;
6. redige ed adotta il Regolamento tipo relativo alla gestione dei rifiuti urbani previsto all’articolo
12;
7. provvede alla verifica della gestione operativa;
8. stabilisce gli obiettivi di raccolta differenziata in ogni singolo Comune, al fine del
raggiungimento per l’intero ambito delle percentuali previste;
9. organizza, sovrintende e verifica le iniziative campione per una graduale e monitorata
applicazione del Piano;
10. provvede all’attuazione della norma economica di cui all’articolo 20, adottando gli atti
necessari ed opportuni e prevedendo, eventualmente, azioni graduali di attuazione del Piano.
Per la realizzazione degli Interventi previsti dal Piano d’Ambito, con particolare riferimento alle nuove
dotazioni impiantistiche, l’Autorità d’Ambito definirà le necessarie intese con le Amministrazioni
direttamente interessate, stabilendo le procedure necessarie ad assicurarne la realizzazione e la
gestione da parte di imprese pubbliche o private, in possesso della necessaria capacità tecnica ed
economica e delle previste qualificazioni, ai sensi delle norme generali o settoriali comunque
applicabili.
L’Autorità d’Ambito non può svolgere attività di gestione operativa, relative alla raccolta, al trasporto, al
recupero e allo smaltimento dei rifiuti urbani.
L’A.T.O. detiene i poteri disciplinari di stazione appaltante, e procede all’attuazione delle disposizioni
particolari di cui all’art. 11.
Articolo 10 – IL PIANO D’AMBITO
L’A.T.O., entro il 30 settembre di ciascun anno, redige ed approva il Piano d’Ambito ed i relativi
aggiornamenti per l’anno successivo.
Il Piano d’Ambito, sulla base della graduale attuazione del Piano Provinciale di gestione dei rifiuti,
contiene:
1. l’individuazione delle aree di raccolta;
2. i progetti preliminari, completi dei relativi piani economici e finanziari, relativi agli interventi
previsti nel Piano Provinciale;
3. gli interventi di bonifica e di messa in sicurezza delle aree inquinate riferibili a precedenti
attività di gestione dei rifiuti a cura del servizio pubblico;
4. i progetti preliminari dei servizi di raccolta e del sistema dei trasporti, completi dei relativi piani
economici e finanziari;
5. la definizione dei tempi per la realizzazione degli interventi;
6. lo schema di assetto gestionale, il modello tecnico-organizzativo che espliciti le gestioni di
raccolta per unità territoriali omogenee, i servizi e gli impianti di smaltimento e recupero da
affidare in gestione;
7. il piano degli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi del Piano Provinciale,
articolato su base decennale per i servizi di smaltimento e quinquennale per i servizi di
raccolta e spazzamento;
8. la previsione dell’importo della tariffa articolata per singole voci di costo, da effettuarsi su base
pluriennale, nonché le modalità progressive di attuazione, garantendo la gradualità degli
adeguamenti tariffari;
9. gli obiettivi e gli standards dei servizi di gestione dei rifiuti.
La durata del Piano degli Interventi è la stessa del Piano Provinciale.
Articolo 11 – ARTICOLAZIONE DEL PIANO: AMBITO TERRITORIALE OTTIMALE E BACINI
OTTIMALI DI RACCOLTA
L’Ambito Territoriale Ottimale è il territorio della Provincia di Savona, indivisibile per le operazioni di
trattamento e smaltimento della frazione indifferenziata del rifiuto.
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
Sono altresì individuati dal Piano Provinciale, ai sensi dell’articolo 32 comma 2 lettera a) della legge
regionale n° 18/1999, i seguenti bacini ottimali di raccolta (B.O.R.), solo per le operazioni di
spazzamento, raccolta integrata e trasporto, corrispondenti ai territori di:
- Comune di Savona + Comunità Montana del Giovo;
- Comunità Monta Alta Val Bormida;
- Comunità Montana del Pollupice;
- Comunità Montana Ingauna.
I B.O.R. individuati rappresentano il frazionamento massimo consentito dal presente Piano Provinciale
per l’organizzazione dei servizi di spazzamento, raccolta integrata e trasporto e perseguono il
conseguimento di maggiori livelli di tutela ambientale e di concorrenza all’interno dell’Ambito
Territoriale Ottimale. E’ facoltà dell’Assemblea dell’A.T.O. derogare alla articolazione prevista dal
Piano provinciale, consentendo aggregazioni di comuni appartenenti a B.O.R. diversi, purché siano
sostenibili sotto il profilo economico e gestionale, non alterino in modo sostanziale la suddivisione
prevista nel Piano e non costituiscano di fatto una frammentazione disorganica rispetto all’unicità del
sistema di gestione dei rifiuti.
Fatto salvo quanto previsto dal Piano Provinciale relativamente all’organizzazione dei bacini ottimali di
raccolta dallo stesso individuati, se le condizioni socio-economico delle zone lo consentono, la
Provincia di Savona, di concerto con l’A.T.O., potrà valutare ipotesi di accordi tra i diversi bacini
tendenti a raggiungere ancor più elevati livelli di aggregazione gestionale.
L’individuazione del gestore cui affidare i servizi spetta all’A.T.O., che detiene i poteri di stazione
appaltante. I B.O.R. costituiscono mere aree ottimali di utenza per le operazioni di raccolta, trasporto e
spazzamento, strutturate in modo organico al sistema di gestione dell’A.T.O..
Articolo 12 - REGOLAMENTO COMUNALE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI
I Comuni adottano il Regolamento Comunale per la gestione dei rifiuti, sulla base dello schema-tipo
elaborato dall’Autorità d'Ambito, che dovrà stabilire:
1. le disposizioni per assicurare la tutela igienico sanitaria in tutte le fasi della gestione dei rifiuti
urbani;
2. le modalità del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani;
3. le modalità di conferimento, della raccolta differenziata e del trasporto dei rifiuti al fine di
garantire una distinta gestione delle diverse frazioni di rifiuti e promuovere il recupero degli
stessi;
4. le norme atte a garantire una distinta gestione dei rifiuti urbani pericolosi e dei rifiuti da
esumazione ed estumulazione;
5. le disposizioni necessarie ad ottimizzare le forme di conferimento, raccolta e trasporto dei
rifiuti primari di imballaggio in sinergia con altre frazioni merceologiche, fissando gli standard
minimi da rispettare;
6. le modalità di esecuzione della pesata dei rifiuti urbani prima di inviarli al recupero o allo
smaltimento;
7. l’assimilazione per qualità e quantità dei rifiuti speciali non pericolosi ai rifiuti urbani ai fini della
raccolta e dello smaltimento, sulla base dei criteri generali stabiliti dallo Stato e dalle Regioni.
3 PARTE III - NORME RELATIVE AGLI IMPIANTI PREVISTI
Articolo 13 - CARATTERISTICHE DEGLI IMPIANTI PREVISTI
Gli impianti di trattamento e smaltimento previsti dal Piano Provinciale dovranno essere realizzati nel
rispetto delle più avanzate conoscenze in materia.
Le caratteristiche di ogni impianto previsto nel Piano Provinciale sono comunque indicative e pertanto
dovranno essere specificate nel dettaglio in sede di progettazione esecutiva.
Articolo 14 - I SITI NON IDONEI
I siti non idonei alla localizzazione degli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani vengono
individuati sulla base dei criteri stabiliti dal Piano Provinciale.
Le tipologie impiantistiche da considerare sono:
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
1. impianti per la produzione di compost di qualità;
2. impianti di recupero delle frazioni riciclabili (selezione valorizzazione carta, plastica, metalli,
vetro, etc.)
3. impianti di trattamento della frazione indifferenziata (biostabilizzazione, produzione CDR, etc.);
4. discariche per inerti;
5. discariche per rifiuti non pericolosi;
6. discariche per rifiuti pericolosi;
7. impianti a tecnologia complessa per i rifiuti speciali.
PARTE IV – INTERVENTO SOSTITUTIVO
Articolo 15 – PREVISIONE DI INTERVENTO SOSTITUTIVO DA PARTE DELLA PROVINCIA
Ai sensi del coordinato disposto dell’articolo 24, comma 1 della legge regionale n° 18/1999 e s.m.i., e
degli articoli 2 e 140 del T.U.E.L. n° 267/2000, in caso di inerzia da parte di soggetti giuridici ed enti
locali che, in forma singola od associata, svolgono le attività ed i compiti previsti dal presente Piano
nell’applicare le previsioni del Piano stesso, la Provincia potrà richiedere l’attivazione dei poteri
sostitutivi, affinché i soggetti inadempienti siano diffidati ed obbligati ad adempiere entro congruo
termine.
PARTE V - MODALITA’ PER LA TRANSIZIONE AL MODELLO INTEGRATO DI GESTIONE DEI
RIFIUTI
Articolo 16 - CRITERI GENERALI PER L’AVVIO DELLE AZIONI RELATIVE ALLA RACCOLTA
DELLA FRAZIONE RICICLABILE
L’attuazione delle azioni previste dal Piano Provinciale deve avvenire con una procedura graduale
definita dall’A.T.O., sia per evitare impatti imprevisti sui costi e, quindi, sugli oneri a carico dei cittadini,
sia per verificare gli effettivi costi e benefici delle singole azioni, onde ottimizzare l’attuazione del Piano
in relazione alle specifiche peculiarità dell’area savonese.
A tal fine, entro sei mesi dall’approvazione del Piano, l’A.T.O avvierà un programma di iniziative
campione, individuando aree omogenee, allo scopo di ottenere dati reali sui costi e sui risultati delle
diverse azioni previste nel Piano Provinciale e decidere di conseguenza, sulla base di tali dati, i
percorsi migliori, in termini di efficacia e di costi, per dare attuazione, a piena scala, a quanto
pianificato. Sulla base degli esiti delle iniziative campione l’A.T.O. graduerà le iniziative del Piano.
L’attuazione graduale delle azioni previste dal Piano Provinciale sarà gestita nelle forme e nei modi
previsti dalla normativa vigente promuovendo, ove possibile, la valorizzazione del patrimonio esistente
di società pubbliche.
Articolo 17 - COORDINAMENTO DELLE ATTIVITA’ DI ATTUAZIONE DEL PIANO
La Provincia provvederà a costituire un Gruppo di coordinamento per l’applicazione graduale del
Piano, costituito da:
- l’Assessore Provinciale ai Rifiuti, che lo presiede;
- il Dirigente del Settore Difesa e Promozione Ambientale della Provincia di Savona o suo
delegato;
- il Direttore dell’A.T.O. Rifiuti o suo delegato;
- i componenti della Commissione Consultiva dell’A.T.O. Rifiuti, costituita ai sensi articolo
14 della Convenzione di cooperazione in rappresentanza dei Comuni;
- un rappresentante, indicato dall’A.T.O., delle società interamente pubbliche di raccolta
rifiuti;
- un rappresentante, indicato dall’A.T.O., delle società miste e/o private di raccolta rifiuti;
- un tecnico incaricato appositamente dalla Provincia di Savona per il supporto ai Comuni
per il raggiungimento degli obiettivi di Raccolta Differenziata definiti nel Piano.
Il Gruppo di coordinamento avrà funzione consultiva in merito a corrette azioni di progettazione, di
realizzazione e di monitoraggio delle metodologie di raccolta integrata previste dal Piano Provinciale.
La Provincia di Savona potrà comunque convocare il Gruppo di coordinamento ogniqualvolta lo
ritenga necessario per la valutazione di azioni e situazioni relative all’attuazione del Piano.
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
Per l’espletamento della sua attività consultiva il Gruppo di coordinamento si avvarrà del supporto
tecnico-amministrativo del Servizio Pianificazione della Gestione dei Rifiuti, che dovrà mettere a
disposizione del medesimo tutti i dati agli atti degli uffici ed i dati elaborati dal costituendo Osservatorio
sui Rifiuti.
Articolo 18 – CRITERI PER LA GESTIONE DEL PERIODO TRANSITORIO
Nelle more della redazione del Piano degli Interventi, le azioni previste dal Piano Provinciale saranno
attuate, in maniera graduale individuando aree omogenee e Enti pubblici locali motivati nell’attuazione
degli obiettivi del Piano.
Prima dell’avvio dell’attività in ciascuna zona specifica, saranno determinati, per tali zone, i costi attuali
di raccolta, le quantità totali e le diverse frazioni di raccolta differenziata oggi raccolte e le quantità
delle diverse frazioni raccolte inviate al riciclo.
I progetti di graduale attuazione delle azioni previste dal Piano per la raccolta differenziata
costituiranno stralcio del Piano d’Ambito di cui all’articolo 11.
Detti progetti dovranno essere predisposti secondo gli indirizzi e le linee operative tracciate dal Piano
e dovranno prevedere un adeguato sistema di monitoraggio e di verifica dei risultati.
La Provincia, nell’ambito della propria pianificazione finanziaria, avvalendosi anche di finanziamenti di
altri Enti pubblici e/o soggetti privati, si riserva la facoltà di destinare risorse in conto capitale a
sostegno dei Comuni per affrontare le spese di investimento, che il passaggio al nuovo sistema
comporta.
Dette risorse dovranno essere erogate ai Comuni attraverso l’indizione di bandi, che definiscano criteri
e modalità per l’assegnazione degli incentivi, in coerenza con quanto previsto nel Piano d’Ambito o,
qualora il medesimo non fosse ancora stato approvato dall’A.T.O., con gli obiettivi e le indicazioni
contenute nel Piano Provinciale.
Qualora entro nove mesi dall’approvazione del Piano Provinciale non fosse stata avviata la graduale
attuazione del medesimo in ciascun bacino, il Presidente della Provincia, potrà promuovere l’esercizio
dei poteri sostitutivi nei confronti delle Amministrazioni inadempienti.
Articolo 19 – NORME TRANSITORIE
Al fine di garantire la capacità e l’autonomia di smaltimento nelle more dell’avvio del sistema definitivo
per lo smaltimento della frazione non riciclabile, per tutte le esistenti discariche della Provincia con
capacità di abbancamento residue non idonee ad assicurare la ricezione degli attuali flussi fino alla
fine del 2007, saranno autorizzati ampliamenti a fronte della presentazione di idonei progetti, che
assicurino una capacità operativa, agli attuali livelli, fino alla fine del 2007 o comunque ad esaurimento
delle volumetrie assentite. Gli ampliamenti delle discariche ubicate in località Cima Montà del Comune
di Savona e in località Casei del Comune di Magliolo non potranno essere consentiti oltre i confini
attuali.
Fino alla realizzazione del sistema di destinazione della frazione non riciclabile prevista dal Piano,
fatte salve diverse cogenti norme nazionali e/o regionali, condizione per l’ammissibilità dei rifiuti urbani
ed assimilabili in discarica è la sola triturazione. Trattamenti più spinti possono essere adottati dai
gestori, sulla base di valutazioni di opportunità e previa autorizzazione della Provincia; a tal fine
potranno anche essere effettuate apposite sperimentazioni, di durata adeguata, in particolare volte ad
accelerare la produzione di gas.
In attesa dell’individuazione dei soggetti gestori, il ricorso a soluzioni transitorie per la salvaguardia
della continuità dell’erogazione dei servizi di igiene urbana è consentito soltanto nei casi previsti dalla
normativa vigente e per il tempo strettamente necessario al completamento delle attività tecnicoamministrative propedeutiche all’indizione dei procedimenti amministrativi.
Articolo 20 – NORMA ECONOMICA
La gradualità dell’attuazione del Piano Provinciale e le convenzioni di cui all’articolo 6 devono essere
tali da mantenere il più possibile contenuti i costi di gestione per ogni singolo Comune.
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ALLEGATO 2
L’aggiornamento dell’Accordo CONAI-ANCI
Nel dicembre 2004 è stato firmato il nuovo Accordo di Programma Quadro ANCI-CONAI per lo
sviluppo della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio. La stipula dell’Accordo, prevista dal
Decreto Legislativo 22/97, con validità fino al 2008, crea le condizioni per un ulteriore sviluppo della
raccolta differenziata urbana dei rifiuti di imballaggio.
L’Accordo di Programma Quadro comprende gli Allegati tecnici per filiera di materiale (acciaio,
alluminio, carta, legno e plastica) che disciplinano, attraverso la stipula di convenzioni, i rapporti
economici e gestionali fra i Comuni e i Consorzi di Filiera.
Gli obblighi delle parti sono così definiti:
• Il CONAI assicura, tramite i Consorzi di cui all’articolo 40 del Decreto legislativo 22/97 ed i
produttori non associati ai predetti Consorzi, il ritiro dei rifiuti di imballaggio provenienti dalla
raccolta differenziata, sulla base del Programma Generale di prevenzione e gestione degli
imballaggi e dei rifiuti di imballaggio di cui all’articolo 42 del Decreto legislativo 22/97.
• Il CONAI si impegna a corrispondere, tramite i Consorzi di cui all’articolo 40 del Decreto legislativo
22/97, sulla base della quantità dei rifiuti di imballaggio raccolti e conferiti, il pagamento dei
corrispettivi come fissati dal presente Accordo. Sono altresì a carico del CONAI, fatto salvo quanto
eventualmente disposto dagli allegati tecnici, eventuali oneri di movimentazione e/o trasporto,
anche fuori ambito, per il conferimento dei rifiuti di imballaggio ai centri e/o impianti indicati dal
medesimo.
• Sono a carico del CONAI, ai sensi dell’articolo 41, comma 2, lettera g) del Decreto legislativo
22/97, anche tramite i Consorzi di filiera, i costi delle campagne di informazione, sensibilizzazione
ed educazione ambientale ritenute utili ai fini dell’attuazione del Programma Generale di
prevenzione e gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio. Restano a carico dei Consorzi
di cui all’articolo 40 del predetto Decreto legislativo i costi delle campagne di informazione, a
livello locale, i cui criteri generali saranno concordati nell’ambito del Comitato di coordinamento
sulla base di quanto previsto al punto 9).
• Nell’ambito dei principi e dei ruoli dell’ANCI e del CONAI indicati nel Decreto legislativo 22/97, si
concorda che la raccolta differenziata attuata dai Comuni, dalle loro forme associative o da loro
delegati, è la fonte prioritaria di rifiuti di imballaggio concorrenti al raggiungimento degli obiettivi
nazionali di recupero del CONAI.
• Nel caso siano superati, a livello nazionale, gli obiettivi indicati nel Programma Generale di
prevenzione e gestione degli imballaggi e rifiuti di imballaggio, il CONAI si impegna a ritirare a
condizioni economiche da concordare nell’ambito del Comitato di coordinamento di cui al punto 7,
e comunque a valore positivo, i rifiuti di imballaggio raccolti nei limiti massimi di riciclaggio previsti
dalla legge.
• Spetta ai Comuni realizzare, secondo criteri che privilegiano l’efficienza, l’efficacia e l’economicità
del servizio, nonché il coordinamento con la gestione degli altri rifiuti, anche tramite i gestori dei
servizi, un adeguato sistema di raccolta differenziata attraverso i regolamenti comunali di cui
all’articolo 21, comma 2, del Decreto legislativo 22/97 anche in riferimento al comma 3, lettera c),
dell’articolo 41 del Decreto stesso.
• Nelle situazioni in cui sia funzionale la raccolta differenziata promiscua di rifiuti di imballaggio e
frazioni merceologiche a questi similari, se pur non tutte riconducibili ai rifiuti di imballaggio, le
Parti concordano, nell’ambito degli specifici allegati tecnici, il corrispettivo comunque di valore
positivo.
• I Comuni e/o i loro delegati possono, come in passato, sottoscrivere con i Consorzi di filiera la
convenzione solo per i rifiuti di imballaggio, commercializzando direttamente le frazioni
merceologiche similari una volta separate dalle frazioni di rifiuto di imballaggio. Verranno in ogni
caso forniti ai Consorzi i dati di raccolta relativi alle diverse frazioni.
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Provincia di Savona
•
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Il CONAI si impegna inoltre, anche tramite i Consorzi di filiera, a promuovere e partecipare ad
iniziative volte a prevenire e a minimizzare la produzione di rifiuti di imballaggio che coinvolgano i
consumatori, le Pubbliche Amministrazioni e gli operatori economici interessati anche attraverso
l’attivazione di accordi volontari.
I punti qualificanti dell’Accordo Quadro e degli Allegati Tecnici sono:
• l’incremento dei corrispettivi che CONAI / Consorzi di filiera riconosceranno ai Comuni per il
conferimento dei materiali provenienti da raccolta differenziata;
• l’aumento dei corrispettivi rispetto all’Accordo precedente, scaduto nel 2003, sarà tanto più
significativo quanto migliore risulterà la qualità dei materiali raccolti e ciò nel condiviso obiettivo di
incentivare i modelli più efficienti ed efficaci di raccolta differenziata, con la consapevolezza di
premiare comportamenti ambientalmente più virtuosi dopo cinque anni di operatività dell’Accordo;
• nuovo slancio alla realizzazione di campagne di comunicazione, informazione ed educazione per
accrescere la sensibilizzazione ed orientare i comportamenti dei cittadini verso la prevenzione
della produzione dei rifiuti, la raccolta differenziata e il recupero degli imballaggi. Nell’Accordo si
prevede che il sistema CONAI/Consorzi di Filiera destini, per le campagne di comunicazione
locali, il 35% del proprio budget complessivo di comunicazione;
• la promozione di Accordi volontari con le Pubbliche Amministrazioni, soggetti gestori e operatori
economici al fine di incentivare la prevenzione quantitativa e la produzione di imballaggi ecocompatibili;
• nuove condizioni per la raccolta differenziata e avvio a riciclo delle frazioni merceologiche similari;
• i Comuni possono, dove risulti funzionale ed economica la raccolta differenziata promiscua di
rifiuti di imballaggio ed altre frazioni merceologiche similari, conferire anche al sistema
CONAI/Consorzi di Filiera le frazioni similari, per le quali sarà comunque riconosciuto un valore
economico positivo;
• l’impegno, assunto dal CONAI, di ritirare ed avviare a riciclo tutti i materiali provenienti dalla
raccolta differenziata che gli verranno consegnati anche al di là degli obiettivi minimi stabiliti dalla
nuova Direttiva Europea, nel caso di loro superamento;
• l’incentivazione dello sviluppo della raccolta differenziata nelle aree “disagiate”. Particolari
condizioni economico-gestionali sono previste con l’obiettivo di favorire lo sviluppo della raccolta
differenziata e l’avvio a recupero dei rifiuti di imballaggio nelle aree del Paese particolarmente
svantaggiate (vaste zone con piccole comunità, soprattutto montane, isole minori, ecc.);
• la promozione di Accordi di programma territoriali volti ad ottimizzare la gestione integrata dei
rifiuti e ad incentivare la prevenzione e minimizzazione degli stessi, nonché promuovere l’avvio a
riciclaggio dei rifiuti di imballaggio;
Ulteriori novità sono rappresentate dalla costituzione di un Comitato paritetico per il coordinamento e
monitoraggio dell’applicazione sul territorio dell’Accordo che consentirà inoltre di attivare azioni di
miglioramento nell’operatività dell’Accordo stesso, nonché dalla condivisione della necessità che si
arrivi in tempi rapidi ad una definizione dei criteri di assimilazione ai rifiuti urbani dei rifiuti speciali
provenienti da superfici private e di un Comitato di verifica, tra le cui funzioni si sottolinea la revisione
annuale dei corrispettivi e l’approvazione delle convenzioni tipo con i Consorzi di filiera).
Le tabelle seguenti riportano i corrispettivi stabiliti negli allegati tecnici riguardanti gli specifici Consorzi
di filiera.
ACCIAIO– da raccolta differenziata
FASCIA QUALITA’
Frazioni estranee
fino al 5%
oltre 5% fino al 10%
oltre 10% fino al 15%
oltre 15% fino al 20%
ANNO 2004
Euro/ton
72,00
6100
50,00
33,00
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ANNO 2005
Euro/ton
74,71
63,29
51,88
34,24
ANNO 2006
Euro/ton
77,99
66,07
54,16
35,74
Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
ALLUMINIO – da raccolta differenziata
FASCIA QUALITA’
Frazioni estranee
fino al 4%
oltre 4% fino al 10%
oltre 10 % fino al 15%
ALLUMINIO - prestazioni aggiuntive.
Corrispettivo
per
operazioni
di
pressatura,
limitatamente alla prima fascia qualitativa (fino al 4%)
Corrispettivo per isole minori (contributo extra-forfetario
per trasporto via nave)
ANNO 2004
Euro/ton
368,00
245,00
150,00
ANNO 2005
Euro/ton
381,84
254,21
155,64
ANNO 2006
Euro/ton
398,60
265,37
162,47
ANNO 2004
Euro/ton
38,63
ANNO 2005
Euro/ton
40,08
ANNO 2006
Euro/ton
41,84
25,00
25,94
27,08
,
,
,
,
,
ALLUMINIO - da impianti di selezione Rifiuti Urbani (20% del tasso di revisione)
FASCIA QUALITA’ ANNO 2004
ANNO 2005
ANNO 2006
Euro/ton
Euro/ton
Euro/ton
Frazioni estranee
fino al 15%
150,00
151,13
152,45
oltre il 15% e fino al 30%
125,00
125,94
127,05
oltre il 30% e fino al 50%
100,00
100,75
101,64
ALLUMINIO raccolta tappi e capsule (20% del tasso di revisione)
-
FASCIA QUALITA’
Frazioni estranee
fino al 15%
oltre il 15% e fino al 35%
ANNO 2004
Euro/ton
150,00
114,00
ANNO 2005
Euro/ton
151,13
114,86
ANNO 2006
Euro/ton
152,45
115,87
ALLUMINIO - selezione dalle ceneri pesanti e scorie d’incenerimento RU (20% del tasso di revis.)
FASCIA QUALITA’ ANNO 2004
ANNO 2005
ANNO 2006
Euro/ton
Euro/ton
Euro/ton
Frazioni estranee
fino al 15%
150,00
151,13
152,45
oltre il 15% e fino al 30%
140,00
141,05
142,29
oltre il 30% e fino al 50%
130,00
130,98
132,13
LEGNO - Raccolta selettiva dei soli rifiuti di imballaggio su superficie pubblica
FASCIA QUALITA’ ANNO 2004
ANNO 2005
ANNO 2006
Frazioni estranee
Euro/ton
Euro/ton
Euro/ton
fino al 5%
12,00
12,45
13,00
oltre 5% fino al 10%
6,00
6,23
6.50
LEGNO - Raccolta congiunta rifiuti di imballaggio e rifiuti ingombranti di legno
FASCIA QUALITA’ ANNO 2004
ANNO 2005
ANNO 2006
Frazioni estranee
Euro/ton
Euro/ton
Euro/ton
fino al 5%
2,90
3,01
3,14
oltre 5% fino al 10%
1,45
1,50
1,57
PLASTICA - Raccolta di rifiuti d’imballaggio di origine domestica (“traccianti” fino al 20%)
FASCIA QUALITA’ ANNO 2004
ANNO 2005
ANNO 2006
Frazioni estranee
Euro/ton
Euro/ton
Euro/ton
fino al 6%
242,00
251,10
262,12
oltre 6% fino al 20%
170,50
176,91
184,68
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
PLASTICA - Raccolta di rifiuti d’imballaggio comunque conferiti al servizio pubblico di origine
non domestica (“traccianti” oltre il 20%)
FASCIA QUALITA’
Frazioni estranee
fino al 20%
PLASTICA - Raccolta finalizzata
FASCIA QUALITA’
Frazioni estranee
fino al 10%
oltre I 10% e fino al 20%
-
PLASTICA prestazioni aggiuntive
-
Corrispettivo per il trasporto di materiale sfuso a
distanza superiore ai 25 km
Corrispettivo per la pressatura per conferimenti da
Centro Comprensoriale con trasporto a carico di
COREPLA
Corrispettivo per la pressatura e il trasporto per
conferimenti da Centro Comprensoriale con trasporto
effettuato dal Convenzionato in base alla convenzione
Corrispettivo forfetario a parziale copertura di attività
logistiche svolte per esclusiva iniziativa del
Convenzionato
Corrispettivo per isole minori (contributo extra-forfetario
per trasporto via nave di materiale sia sfuso che
pressato)
ANNO 2004
Euro/ton
30,00
ANNO 2005
Euro/ton
31,13
ANNO 2006
Euro/ton
32,49
ANNO 2004
Euro/ton
275,00
170,50
ANNO 2005
Euro/ton
285,34
176,91
ANNO 2006
Euro/ton
297,87
184,68
ANNO 2004
Euro/ton
165,00
ANNO 2005
Euro/ton
171,00
ANNO 2006
Euro/ton
179,00
39,00
40,47
42,24
50,00
51,88
54.16
15.00
15,56
16,25
25,00
25,94
27,08
,
Nota Bene: l’adeguamento dei corrispettivi per la frazione plastica è temporaneamente sospeso per il periodo 1/1/05 -31/3/05,
in attesa delle decisioni delle parti.
CARTA raccolta imballaggi
-
FASCIA
ANNO 2004
Euro/ton
84,00
78,80
N° abitanti in convenzione
inferiore a 100 mila
Oltre100 mila
oltre 100 mila (con applicazione della Decisione N. 1
del Comitato di Verifica. che prevede una progressiva
riduzione del differenziale tra le due fasce di
corrispettivo)
84,00
ANNO 2005
Euro/ton
87,16
81,76
I Semestre
Il Semestre
87,16
86,62
ANNO 2006
Euro/ton
90,98
85,35
89,31
CARTA - conferimento Frazione Merceologica Similare
anno
2004
2005
2006
2007
2008
f.m.s. €/t
3
3,5
4
4,5
5
rifiuti di imballaggio %
22
23
24
25
25
Nota bene: le specifiche qualitative per le frazioni estranee e per le frazioni merceologiche similari, nonché i corrispettivi per
queste ultime, restano quelle già individuate all’interno dell’Allegato Tecnico Imballaggi Cellulosici (Accordo di Programma
Quadro ANCI-CONAI in vigore dal 1° gennaio 2004).
Tra le novità di maggiore rilevanza, oltre alla variazione dei corrispettivi e alle soglie qualitative, si
sottolineano l’eliminazione della raccolta “integrata” della carta, l’introduzione del concetto di
“tracciante” dei conferimenti di imballaggi plastici di origine non domestica, l’introduzione di un valore
aggiunto per i flussi di soli contenitori per liquidi (raccolta finalizzata), le condizioni di conferimento
delle raccolte multimateriale (per gli imballaggi in plastica).
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Per quanto riguarda il conferimento della carta in Provincia di Savona si deve segnalare che il
consorzio di filiera per il recupero della carta, COMIECO, si è convenzionato con le piattaforme
indicate nella tabella successiva nella Regione Liguria.
Tab. 1 - Piattaforme convenzionate con il COMIECO per il ritiro della carta in Liguria
PIATTAFORME
BENFANTE
BONAVITA ADRIANO
ECOCART
GENOVA MACERI
ECORICICLO.
F.G. RICICLAGGI
F.G. RICICLAGGI
MAUCCI MARIA & C.
INDIRIZZO
Loc. Ca Braia, 57/59/61
Corso Europa, 212
Via Lorenzi 25
Via Siffredi, 2/3
Via Pubblico Macello, 20
Via Stalingrado Fraz. Bragno
Regione Enesi
Via Val di Lochi, 2
C.A.P.
16010
16132
16152
16152
18038
17100
17100
19126
COMUNE
Borgo Fornari
Genova
Genova
Genova
San Remo
Cairo M.tte
Albenga
LA SPEZIA
Prov
GE
GE
GE
GE
IM
SV
SV
SP
TELEFONO
010/96.40.401
010/39.63.96
010/46.74.41
010/65.02.912
0184/51.60.05
019/50.55.18
0182/20.536
0187-520135
FAX
010/96.40.565
010/38.03.15
010/46.74.41
010/65.02.224
0184/51.66.00
019/50.900.01
Per quanto riguarda il conferimento degli imballaggi in plastica il Consorzio COREPLA è attualmente
convenzionato con le piattaforme indicate nella tabella successiva per quanto riguarda il territorio della
Provincia di Savona.
Tab. 3 - Piattaforme convenzionate con il COREPLA per il ritiro della plastica in Liguria
PIATTAFORME
ECOCART S.r.l.
MAUCCI MARIA & C.
INDIRIZZO
C.A.P. COMUNE Prov TELEFONO FAX
Via Lorenzi 25
16152 Genova
GE 010/46.74.41 010/46.74.41
Via Val di Lochi, 2 19126 La Spezia SP 0187-520135
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
ALLEGATO 3
Le stazioni ecologiche nel sistema di gestione integrato dei
Rifiuti Urbani
La stazione ecologica rappresenta, nelle realtà di gestione dei rifiuti più avanzate ed ottimizzate, un
tassello fondamentale che va a costruire un sistema di gestione integrata delle varie frazioni di
materiali dei rifiuti urbani (RU). Tali strutture in altre regioni vengono spesso indicate col termine di:
Piattaforma Comunale, Ricicleria, ecopiazzola, Isola ecologica, ecocentro, centro multiraccolta, ecc.
Nello scenario di gestione attuale della Provincia di Savona le stazioni ecologiche rappresentano un:
• elemento aggiuntivo, rispetto alle raccolte in essere, dato che p.es. consentono di raccogliere
alcuni materiali che sono già intercettati mediante contenitori appostiti (p.es. raccolta del vetro)
estendendo però lo spettro degli oggetti raccoglibili (p.es. lastre di vetro e damigiana, ecc)
• elemento integrato, nel senso che consentono di attivare il conferimento diretto di materiali per i
quali non è previsto uno specifico circuito di raccolta, oppure non è economicamente sostenibile
avviarne. Può essere questo il caso dello scarto verde, dei beni durevoli in disuso oppure di
alcune tipologie di imballaggio (p.es fogli di polietilene, imballaggi in polistirolo). Per quanto
riguarda i materiali ingombranti, le SE sostituiscono i tradizionali punti di conferimento che
risultano spesso incustoditi e quindi si previene l’abbandono dei rifiuti.
Tab. 1 - Esempio del ruolo aggiuntivo ed integreato di una stazione
Porta a porta
Contenitori stradali
Stazioni ecologiche
RU residuo
Ingombranti
Beni durevoli, frigoriferi
Organico
Verde, legno
Mobili, ramaglie, sfalci
Carta
Cartoni
Vetro
Damigiane, lastre, finestre
Ferrosi
Plastiche
Teli, cassette, polisitolo
RUP
Pile, farmaci, T&F
Pertanto la disponibilità di una stazione aiuta i Comuni nella organizzazione delle RD e nel
massimizzare i risultati in quanto permette di raggiungere i seguenti obiettivi:
- raccogliere gli scarti e alcune frazioni di rifiuti in maniera separata fino a raggiungere dei
quantitativi che ottimizzino i costi di trasporto verso gli impianti di smaltimento e/o di trattamento;
- realizzare un luogo di conferimento “ordinato e pulito” dove i singoli cittadini possono conferire
direttamente i loro rifiuti.
Si tratterà quindi di una struttura al servizio delle utenze (prevalentemente domestiche) la cui funzione
primaria è di favorire la separazione delle tipologie di RU da avviare a circuiti di valorizzazione e
smaltimento separati; e come tale la Stazione Ecologica dovrà avere caratteristiche di facile
raggiungibilità e di orari di apertura “comodi”. Non dovrà viceversa essere confusa con una struttura a
supporto del gestore del servizio (p.es stazione di trasferenza) e quindi ricadere nell’immaginario
collettivo come una “discarica”.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Da quanto sopra esposto, la stazione ecologica può rappresentare un utile supporto al miglioramento
complessivo del sistema raccolta differenziata e concorrere significativamente al raggiungimento degli
stessi obiettivi di legge su riciclaggio.
Ma essa può avere un altro valore aggiunto, se lo pensiamo in termini di contenuto informativo.
La stazione informa: perché può essere il centro di raccolta, elaborazione ed esposizione delle
informazioni e dei dati sulla gestione dei rifiuti e raccolta differenziata locale.
La stazione educa: perché chiede agli utenti di assumere un comportamento consapevole,
ecologicamente corretto, non elusivo verso un problema rifiuti, il cittadino è messo nella condizione di
differenziare e smaltire correttamente tutte le tipologie di rifiuti da lui prodotti, si sente
responsabilizzato della tutela e manutenzione del territorio.
La stazione comunica: perché si può conoscere (e anche vedere) cosa e quanto vi entra e vi esce.
Può ospitare spazi di accoglienza oppure può essere prevista una mostra permanente del ciclo dei
rifiuti nell’area di servizio e del personale, utilizzabile anche come sala conferenze.
In diverse realtà la stazione ecologica è diventata un luogo di aggregazione per gruppi di volontari che
la gestiscono in convenzione con il Comune o anziani che vi trovano spazi di socialità ed occasioni di
utilità sociale.
La stazione ecologica, nelle realtà più evolute, ha spesso affiancato un mercatino dell’usato. Questo
potrebbe essere possibile solo per le stazioni ecologiche complesse, dove i materiali in entrata (mobili,
suppellettili, arredamento vario, piccoli elettrodomestici, biciclette, ecc.) opportunamente sistemati o
ripuliti dagli addetti (es. personale di volontariato o cooperative di servizio esterne) possono essere
acquistati a modico prezzo (o prelevati gratuitamente). In questo modo la stazione ecologica favorisce
il raggiungimento di uno dei primi obiettivi della normativa: il riutilizzo.
Esistono poi diverse esperienze in Italia che prevedono l’utilizzo della Stazione Ecologica per avviare
sistemi di incentivazione economica dei comportamenti virtuosi e per l’applicazione della tariffa;
questo avviene p.es. mediante sistemi di pesatura dei rifiuti conferiti dagli utenti in modo differenziato,
si possono applicare delle riduzioni alla tariffa o alla tassa. In altri casi si istituiscono delle raccolte
punti: ad ogni conferimento vengono rilasciati dei bollini o dei bonus che serviranno per vincere premi
ecologici (schiacciabottiglie, composter, oggetti in carta o plastica riciclata ecc.)
1. Tipologia di strutture
Sinteticamente, per la maggior parte dei Comuni della Provincia, una stazione ecologica è una
stazione intermedia, dove i rifiuti urbani (quelli riciclabili, alcuni non riciclabili e in genere ingombranti) i
rifiuti assimilabili non pericolosi e quelli urbani pericolosi (esempio: prodotti e contenitori etichettati "T
e/o F", le pile, i farmaci scaduti e altri) giungono già separati da parte delle utenze o vengono
sommariamente separati da parte degli addetti. Ciascun materiale conferito presso la SE viene
sottoposto alle seguenti operazioni:
- raccolta in contenitori di grande capienza appositamente predisposti;
- operazioni più o meno semplificate di separazione (p.es legno dai metalli);
- eventuali azioni di riduzione volumetrica;
- trasferimento agli impianti di trasformazione o di smaltimento.
Per facilitare la realizzazione e autorizzazione di tali strutture, la Provincia propone di considerare due
tipologie in base alle loro caratteristiche operative:
•
stazioni ecologiche semplici: si tratta di strutture che dovranno favorire il conferimento
diretto delle frazioni per le quali è prevista la raccolta differenziata e/o frazioni che sono
già oggetto di preselezione da parte degli utenti. Tali strutture si prefigurano pertanto
come luogo di raccolta all’interno dell’area Comunale, dotate di contenitori di vario volume
per il conferimento separato delle frazioni. In ogni caso è prevista la loro recinzione,
custodia ed controllo degli accessi mediante personale apposito, onde prevenire
conferimenti abusivi, non autorizzati e facilitando la corretta separazione delle tipologie di
materiali da parte delle utenze conferitrici.
•
stazioni ecologiche complesse: si tratterà di strutture di dimensioni maggiori rispetto
alle precedenti, realizzate nei Comuni di maggiori dimensioni demografiche, oppure al
servizio di Consorzi e realtà sovracomunali; in aggiunta alla struttura semplice è possibile
prevedere lo svolgimento di attività di trasformazione dei rifiuti quali p.es.: separazione e
recupero di materia prima, lavorazione di alcune tipologie di materiali, operazioni che
ricadono nell’ambito della normativa sul recupero dei rifiuti.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Entrambe le strutture hanno come funzione principale il conferimento in maniera differenziata, dei
flussi dei vari materiali; le stazioni ecologiche semplici saranno prevalentemente al servizio delle
utenze domestiche, ma anche di singoli soggetti operanti nel commercio, l'artigianato e nei servizi
qualora il Comune non abbia provveduto a realizzare appositi servizi di raccolta.
Le stazioni ecologiche complesse non svolgono funzioni alternative ma complementari a quelle
semplici, in quanto è previsto da un lato il trattamento di parte delle frazioni raccolta nelle stazioni
ecologiche semplici e dall'altro la possibilità di conferimento diretto da parte di operatori del settore
della gestione dei rifiuti, e di specifiche utenze produttive. A titolo d'esempio una stazione ecologica
per le frazioni cellulosiche (carta e cartoni) potrà accettare e "processare" le frazioni raccolte nelle
stazioni ecologiche semplici, con i circuiti di raccolta stradali o domiciliari e i materiali d'imballaggio di
una specifica azienda, non assimilati ai rifiuti urbani. La maggiore complessità di queste strutture si
traduce essenzialmente nel ricorso ad un iter autorizzativo specifico e più complesso, in relazione alle
operazioni di trattamento che potranno esservi effettuate.
Ovviamente la maggiore complessità delle strutture di secondo tipo necessita di un iter autorizzativo
più lungo e complesso; nel caso delle stazioni ecologiche semplici si suggerisce fortemente di
modificare in maniera opportuna il regolamento comunale per la gestione del servizio di nettezza
urbana; al fine di semplificare la gestione di tali strutture è bene che il conferimento dei materiali
venga limitato ai soli RU e agli speciali assimilati agli urbani.
Tab. 2 - Funzioni delle due tipologie di Stazioni ecologiche
Piazzola
Semplice
3.1.1.1.1.1.1
Rapporto con l’utenza
Utenze domestiche
Si
in maniera controllata
Rifiuti urbani oggetto di
raccolta differenziata
Accesso al pubblico
Materiali in entrata
Raccolta
in maniera differenziata
Operazioni svolte
Rapporto con i siti
recupero o smaltimento
di
Rapporto con altre stazioni
ecologiche
Piazzola
Complessa
Utenza specifica e
Operatori del settore
No
solo operatori del settore
Specifiche frazioni oggetto
di raccolta differenziata
Cernita, riduzione
volumetrica, trattamenti,
avvio alle filiere
Diretto
Con trattamento
Orizzontale e non
gerarchico
Verticale e gerarchico,
come centro specializzato
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Fig. 1 - Schematizzazione delle tipologie di strutture
Tipologia delle Strutture
Piazzole
SEMPLICI
Comunali
2.
SovraComunali
Piazzole
COMPLESSE
per ambiti
sovra-comunali,
consortili e provinciali
Utenze di riferimento
Un’ulteriore elemento da tenere in considerazione al momento dell’apertura di una stazione ecologica
è la scelta del tipo di utenza.
In relazione allo spazio disponibile e alle tipologie di rifiuti raccoltegli utenti possono essere
•
i privati cittadini (è il caso di stazioni ecologiche piccole e con poche attrezzature);
•
le utenze domestiche e anche alcune le attività commerciali e artigianali (per le tipologie di
rifiuti assimilabili: imballaggi, cassette e teli in materiali plastico, polistirolo, ecc.).
In particolare la stazione ecologica dovrebbe essere aperta ad attività commerciali e artigianali di
piccole e medie dimensioni, che hanno difficoltà a stoccare gli imballaggi secondari e terziari per
ragioni di ingombro (cassette di legno o plastica, pallets, cartone, film in polietilene), e non hanno la
possibilità di stipulare convenzioni con ricuperatori privati. Con l’apertura della stazione si evita che tali
tipologie di rifiuti finiscano nei cassonetti.
Viceversa il Comune, per cautelarsi da conferimenti indiscriminati delle attività commerciali e
produttive, può definire nel regolamento comunale dei servizi di gestione i quantitativi massimi per
alcune tipologie di rifiuti (p.es. inerti, pneumatici, frigoriferi, materassi, ecc.) conferibili dal singolo
utente privato in un anno. Si può anche prevedere un registro dove segnare le generalità dei
conferitori, in tal modo verrebbero controllati i conferimenti delle utenze non domestiche o dei non
residenti (se è una stazione ecologica Comunale)
Bacino d’utenza
Per quanto riguarda il bacino d’utenza la soglia minima, adottata nella regolamentazione regionale
che ha previsto la realizzazione ditali strutture all’interno dei Piani Provinciali di gestione dei RU, è
quella dei 10.000 abitanti, quantomeno per una stazione ecologica di una certa complessità.
Ciò non toglie che in alcuni casi una stazione ecologica di buon livello (20) ha funzionato e funziona
egregiamente, grazie a una gestione efficiente e alla forte adesione degli utenti, in bacini di dimensioni
minori: l’esempio più tipico è ormai quello di Bellusco (in provincia di Milano), che ha circa 6.000
abitanti. Per quanto riguarda la maggior parte dei Comuni medio-piccoli della Provincia di Savona, si
ipotizza quindi una SE comunale semplice, e le amministrazioni possono trovarsi di fronte a due
alternative:
19
dotata cioè di quasi tutti i requisiti costruttivi e funzionali successivamente elencati.
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Provincia di Savona
•
•
Piano di gestione dei rifiuti urbani
realizzare una struttura minimale (anche denominata Isola ecologica), cioè un’area per poche
frazioni di rifiuti urbani (ingombranti, verde) senza ulteriori operazioni di cernita o di riduzione
volumetrica;
aggregarsi, realizzando una stazione ecologica semplice al servizio di più Comuni in modo da
mantenere criteri di gestione in termini di efficienza operativa e di economicità.
Di norma le SE sono poste a servizio dell’intero territorio Comunale tuttavia, in relazione a particolare
esigenze connesse alle caratteristiche locali di popolazione ed estensione, si potranno realizzare SE a
servizio di due o più Comuni di piccole dimensione (meno di 5.000 abitanti) o più centri a servizio di un
singolo Comune (es. a livello di circoscrizione).
In questo documento, ai fini del dimensionamento, sono state individuati due tipi di SE:
•
Stazione ecologica semplificata (v. tab. successiva) dimensionata per servire un numero
minimo (indicativo) di 3-5.000 abitanti;
•
Stazione ecologica complessa (v. tab. ..) dimensionata per servire un numero minimo
(indicativo) di 10.000 abitanti;
Nelle tabelle successive sono state riportati alcune sintetiche linee guida delle due tipologie di SE.
Tab. 3 - Linee guida per la progettazione delle SE semplificate
Dimensionamento
L’ecocentro semplificato può essere realizzata in ciascun comune.
Nei territori caratterizzati da presenza diffusa di comuni di piccole dimensioni
(meno di 5000 ab.) è preferibile attivare una ricicleria al servizio di più comuni.
L’ecocentro semplificato può occupare un'area variabile (orientativamente) dai
2
1.000 ai 2.500 m . Le dimensioni possono variare a seconda del numero di utenze
(domestiche e no) servite.
Caratteristiche
All'interno della SE semplificata potranno essere attivate zone separate di
stoccaggio aventi differenti caratteristiche. In particolare potranno essere
individuate, ad esempio, le seguenti aree:
- ZONA RICEZIONE UTENZE: prefabbricato ad uso guardiania dotato di:
o box ufficio;
o servizi igienici;
o box magazzino per alloggiamento contenitori per rifiuti
particolari (pile, farmaci scaduti, rifiuti etichettati t e/o f, batterie
da autoveicoli, fitofarmaci, oli esausti, etc..
- ZONA NON ASFALTATA E SUPERIORMENTE SCOPERTA e destinata al
posizionamento di cassonetti e/o container per la raccolta di frazioni
secche non pericolose;
- ZONA COPERTA CON TETTOIA destinata all’alloggiamento di contenitori
(cassoni e/o container e/o cisterne) per particolari frazioni come gli oli
e/o per rifiuti destinati a successive bonifiche e/o utilizzi (ad esempio i
frigoriferi);
- ZONA PER LO STOCCAGGIO DI RIFIUTI DA SFALCIO E POTATURE (verde
pubblico e privato), eventualmente delimitata da setti prefabbricati.
La SE, al fine di facilitare le operazioni svolte dalle utenze private, deve essere
custodita durante gli orari di apertura.
Servizi accessori
La SE semplificata, oltre a quanto già indicato, dovrà essere dotata di:
recinzione perimetrale di altezza non inferiore a 2 m;
sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche e dei servizi, nonché
delle eventuali percolazioni di liquidi provenienti da rifiuti;
allacciamento alla rete idrica per servizi igienici, lavaggio ed antincendio;
sistemi idonei di illuminazione, sicurezza, antincendio;
area per la pesatura.
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
Tab. 4 - Linee guida per la progettazione delle SE complesse
Dimensionamento
La SE complessa può essere realizzata in ciascun comune con più di 5000 ab. o a
servizio di più comuni. Per il dimensionamento del centro è possibile considerare
anche una distanza massima indicativa dai centri e/o dai comuni serviti di 30 km.
Con particolare riferimento alla raccolta degli imballaggi, potrà farsi riferimento ad
eventuali accordi raggiunti con il CONAI. La SE complessa può occupare un'area
2
variabile dai 5.000 ai 10.000 m a seconda del numero di utenze (domestiche e no)
servite.
Caratteristiche
All'interno di una SE dovranno essere attivate zone separate di stoccaggio aventi
differenti caratteristiche. In particolare potranno essere individuate le seguenti aree:
EDIFICIO O CAPANNONE CHIUSO per l'alloggio di:
a) contenitori a tenuta ed altri contenitori destinati allo stoccaggio di rifiuti come
pile, farmaci scaduti, rifiuti etichettati T e/o F, batterie da autoveicoli,
fitofarmaci, oli esausti, etc.,
a) trituratori e presse di piccole dimensioni per la compattazione di materiali
come carta e/o legno.
ZONA RICEZIONE UTENZE con locale per il custode, pesa automezzi, eventuale
pesa per scarichi di utenze domestiche, eventuali attrezzature per rilevamento
automatico ed informatizzazione delle operazioni di scarico al fine della
determinazione delle tariffe. Nello stesso locale potranno essere disponibili
opuscoli e cartelloni con informazioni sulle attività di RD e potranno essere
consegnati eventuali incentivi e/o regali previsti per le utenze domestiche.
ZONA SCOPERTA e destinata al posizionamento di cassonetti e/o campane per
raccolta di frazioni secche. Da utilizzare per le piccole utenze.
ZONA POSSIBILMENTE COPERTA CON TETTOIA, non tamponata lateralmente, dove
alloggiare contenitori (cassoni e/o container) di grande dimensione (5÷30 m³)
per frazioni secche. In tal caso il riempimento dei container avviene a cura del
personale del centro. In alternativa la zona può essere realizzata predisponendo
rampe sopraelevate e sottostanti zone tamponate lateralmente dove alloggiare i
container in box separati. Una soluzione simile facilita lo scarico dei rifiuti da
parte delle stesse utenze che utilizzando le rampe possono accedere
direttamente con i propri automezzi nella zona di scarico. In tal caso le
operazioni vanno comunque controllate da personale del centro e la rampa deve
essere dotata di apposite protezioni per evitare cadute verso il basso; se si
utilizza un area senza tettoia si dovrebbero utilizzare dei containers scarrabili a
tenuta con coperchio (in particolare per carta e cartoni).
AREA PER LO STOCCAGGIO DEI RIFIUTI INGOMBRANTI costituita da alloggiamenti
separati da setti in calcestruzzo al fine di tenere distinte le varie categorie di
ingombranti.
ZONA PER LO STOCCAGGIO DI RIFIUTI DA SFALCIO E POTATURE (verde pubblico e
privato) eventualmente delimitata da setti prefabbricati.
ZONA PER LO STOCCAGGIO DI SCARTI ALIMENTARI IN CONTAINER A TENUTA CON
COPERCHIO.
In entrambi i casi si tratta comunque di strutture recintate, custodite e ad apertura controllata. Il fattore
di cui tenere maggiormente conto è ovviamente dato dai costi di gestione e di ammortamento della
struttura.
Per regolamentare l'ingresso delle utenze - in particolare nell'ipotesi di una gestione sovracomunale esistono più soluzioni commerciali che prevedono l'automazione degli accessi e l'identificazione delle
utenze tramite badge magnetici, cartellini di identificazione,ecc: l'impiego di tali strumenti permette di:
- individuare le sole utenze dei Comuni di afferenza, evitando contestazioni ed accertamenti
al personale che gestisce la struttura;
- registrare il numero degli accessi in stazione ecologica per ogni utenza;
- avviare forme di verifica dell'effettivo utilizzo della struttura da parte delle utenze non
domestiche;
- avviare forme di "riduzione” della tarsu, in sintonia con quanto previsto dal passaggio da
tassa a tariffa del Dlgs 152/2006; in particolare ciò può avvenire registrando i conferimenti
in maniera presuntiva (numero di conferimenti) oppure ponderale (in accoppiamento ad
uno strumento di pesatura) in modo da assegnare dei bonus di sconto sulla tarsu oppure
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conferendo dei premi coerenti con i propositi di riduzione dei rifiuti (es. composter,
schiacciabottiglie, ecc).
Fig. 1 - Schematizzazione di un sistema automatico per l'accesso a SE sovra-comunali
Comuni
Identificazione
utenze
ACCESSO
regolamento accessi
quantificazione conferimento
registrazione presenze
3. Localizzazione e ubicazione
La localizzazione ottimale di una stazione ecologica è, per quanto possibile, vicina all’utenza da
servire. Possono essere realizzate all’interno delle zone industriali, o in aree interstiziali o
semi/marginali ma, fungendo da strutture complementari ai servizi di raccolta sul territorio, è
importante che siano collocate in una posizione facilmente raggiungibile dagli utenti, in modo da:
•
dare un contributo notevole al gettito della RD e, più in generale, alla funzionalità dei servizi
ed al decoro urbano;
•
contribuire alla raccolta di quelle particolari categorie di rifiuti domestici che più difficilmente
possono essere intercettati dai servizi ordinari effettuati col sistema “porta a porta” (p.es;
ingombranti);
•
prevenire il conferimento erroneo dei rifiuti speciali o pericolosi nei contenitori stradali;
•
fungere da elementi integranti delle infrastrutture cittadine al servizio della comunità.
Quando le stazioni ecologiche sono state realizzate in aree non immediatamente accessibili da parte
dell’utenza, si sono registrati due inconvenienti:
•
un sottoutilizzo dell’area;
•
l’abbandono di rifiuti all’esterno della stessa (causa la mancanza di una vigilanza passiva da
parte dei contermini).
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
4. Caratteristiche generali
4.1. Particolarità infrastrutturali
I requisiti minimi di una stazione ecologica semplice dovrebbero consistere in quelle infrastrutture che
realizzano la limitazione dell’area e il suo utilizzo in maniera controllata e custodita da parte di un
addetto.
Le infrastrutture minime consisteranno:
•
nell’appropriata recinzione di altezza superiore di 1,5 m (preferibilmente con barriera verde)
in modo da consentire l’accesso solo in presenza di personale addetto e evitare conferimenti
abusivi e/o furti;
•
nella possibilità di alloggiare contenitori di vario tipo e la possibilità di movimentarli (in area
non necessariamente coperta per i container scarrabili dei rifiuti non pericolosi; in area coperta
e opportunamente protetta per gli specifici contenitori dei rifiuti pericolosi); la scelta dei
contenitori dipenderà ovviamente dai quantitativi di materiali intercettabili;
•
nella disponibilità di un locale per il personale di custodia;
•
nell’impermeabilizzazione di parte delle aree operative (p.es raccolta dei RUP e raccolta di
materiali che possono dare origine a percolati);
•
nella dotazione di sistemi illuminanti e di sicurezza (p.es estintore antincendio), nonché delle
reti di captazione delle acque.
Dovrebbero essere protette da tettoie (vedi fig. 1) oppure da sistemi per la copertura dei container,
almeno le zone previste per:
• materiali eventualmente deteriorabili a causa delle condizioni atmosferiche (p.es cartoni);
• frazioni a conferimento più frequente (per facilitare le operazioni dell’utente);
• materiali pericolosi.
Foto 1 - Tettoia a protezione dei materiali deteriorabili presso il centro di Alessandria
In questo modo si evita il deterioramento di alcune tipologie di materiali a causa degli agenti
atmosferici e si rendono più agevoli, in caso di maltempo, le operazioni di conferimento da parte delle
utenze. Per i RUP deve essere anche realizzato un apposito pozzetto in cemento con relativo canale
di raccolta per eventuali percolati.
La struttura deve essere, come ricordato in precedenza, il più possibile funzionale alle operazioni di
conferimento da parte delle utenze. E’ meglio quindi prevedere:
•
la separazione dei flussi veicolari (conferitori di rifiuti e mezzi addetti al prelievo);
•
la realizzazione di rampe per il migliore accesso ai container;
•
prevedere percorsi chiaramente guidati ed utilizzare un codice di colori uniforme per i
contenitori, in modo da facilitare l'individuazione dei materiali e limitare conferimenti erronei da
parte dei singoli utenti.
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Qualora sia previsto la collocazione di container e benne sono necessarie una o più rampe (vedi Foto
2) che facilitino l’accesso e l’immissione dei materiali. Foto 2 - Area a due livelli di manovra presso
centro di Bellusco
Alcune tipologie di rampa vengono riportate nella figura 3:
•
rampa semplice (spesso in struttura metallica), che serve due container per volta;
•
rampa a pettine con un solo lato d'impiego;
•
rampa a pettine con doppi contenitori (a destra e sinistra), in questo caso la spina centrale
rappresenta il “flusso” delle utenze conferitrici.
La rampa è da sagomare in modo tale che sia massima l’estensione dei lati di affaccio ai container e
che questi ultimi siano posizionati diagonalmente, per facilitare le manovre necessarie per le
operazioni di prelievo.
Fig. 3 - Schemi di rampe d’accesso
Quanto indicato si riferisce a una stazione dove non si prevedono particolari interventi di trattamento
(esempio: impianti di post/selezione del secco riciclabile): una stazione cioè che non si configura
ancora come un impianto di tipo industriale, ma piuttosto come nodo di circuiti locali (anche
sovracomunali) di raccolta dei rifiuti. Naturalmente i requisiti funzionali (e, di conseguenza, le
dotazioni) sono da collegare alle specifiche esigenze. Una stazione ecologica può essere, a seconda
del sistema in cui si inserisce, una piccola isola o un’area molto articolata.
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Risulta inoltre fondamentale, prevedere percorsi chiaramente guidati ed utilizzare un codice di colore
uniforme per i contenitori che facilitino l'individuazione dei materiali e per limitare conferimenti erronei
o abusivi da parte dei singoli utenti (vedi fig. 2).
Foto 3 - Indicazione delle zone dedicate ai vari materiali della ricicleria di Milano
4.2.
Modalità di accesso e di raccolta
Per facilitare l’accesso degli utenti può essere predisposta una segnaletica colorata che indichi
chiaramente dove e come depositare i materiali. I colori della segnaletica possono riprendere i colori
dei contenitori utilizzati nei circuiti di raccolta stradali. In prossimità dell’ingresso dovrebbe essere
apposto un cartello con l’indicazione dei colori corrispondenti a ciascuna area di conferimento. Alcune
modalità di regolamento dei flussi di accesso alle SE vengono schematizzate nelle figure seguenti; in
tali figure si distinguono:
•
una situazione mediante percorso circolare, in cui l’ingresso e l’uscita coincidono;
•
una situazione adatta a strutture in cui il flusso dei veicoli è unidirezionale.
Ovviamente la scelta realizzativa andrà effettuata in base alla collocazione della struttura nel territorio
comunale, alla viabilità stradale e alla superficie disponibile.
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
Fig. 4 - Schemi funzionali di stazioni ecologiche ecologiche
Gli schemi descritti nella pagina precedente favoriscono l’ottimale gestione dei flussi in entrata e in
uscita e garantiscono l’organizzazione e la separazione di tutte le operazioni, siano esse di
AREA OPERATIVA, A DISPOSIZIONE
PER SOSTA DEI MEZZI ED.
STOCCAGGIO MATERIALI
SEPARATI (CONTAINER)
R.U.P.
GUARDIANIA E
RICEZIONE
STOCCAGGIO
VOLUMINOSI, AREA
LAVORAZIONI
PARCHEGGIO
PER GLI UTENTI
AREA OPERATIVA, A DISPOSIZIONE
PER SOSTA DEI MEZZI ED
GUARDIANIA E
RICEZIONE
STOCCAGGIO
VOLUMINOSI,
AREA LAVORAZIONI
STOCCAGGIO
MATERIALI SEPARATI
(CONTAINER)
R.U.P.
conferimento, accumulo in un’area per l’effettuazione della cernita, conferimento in differenti
contenitori, prelievo dei contenitori per l’allontanamento dei rifiuti.
•
Nel primo, che potremmo definire a doppio flusso, è molto netta la separazione tra i percorsi
dei conferitori e quelli dei mezzi di servizio.
•
Nel secondo schema, l’organizzazione funzionale può essere definita in linea. La separazione
dei flussi è meno netta, tuttavia lo scorrimento in linea consente una buona fluidità. È indicato
se la stazione ecologica deve essere realizzata su terreno lievemente degradante.
Nel secondo caso all’utenza vengono riservati due distinti cancelli uno per l’entrata e l’altro per l’uscita,
in modo da permettere, con un unico percorso circolare o semicircolare, di evitare intralci nelle diverse
operazioni.
Come è stato ricordato in precedenza, per motivi di sicurezza è opportuno prevedere una
separazione fra la zona operativa adibita allo scarico da parte delle utenze e quella riservata alla
manovra degli automezzi dei trasportatori e recuperatori. Nel caso di SE semplici, la cui realizzazione
non consente di separare chiaramente tali zone, ciò può essere attenuto impedendo l'accesso al
pubblico durante le operazioni di prelievo dei contenitori da parte dei trasportatori.
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
Nel caso di strutture più grandi, per garantire la separazione delle due zone, l’ambito riservato ai
recuperatori potrebbe essere posto a un dislivello di 1-1,7 metri (a seconda dell’altezza dei container)
rispetto a quello riservato agli utenti conferitori che permettono da un lato la facilitazione delle
operazioni di scarico da parte dell’utente, e dall’altro consentono la manovra dei mezzi pesanti in
condizioni di sicurezza.
Si possono individuare varie modalità per la raccolta dei rifiuti recuperabili; si distinguono:
•
collocazione dei materiali all’interno di cassonetti e campane;
•
impiego di benne e container scarrabili (foto 4);
•
predisposizione di aree di deposito in cemento armato (foto 5).
Foto 4 - Impiego di container scarrabili
Foto 5 - Aree di deposito in cemento armato
Le foto seguenti riprendono il conferimento da parte delle utenze (aree parcheggio, carrelli a pedana
bassa, ecc.) in una stazione dove avviene anche la pesatura e l'utilizzo di badge magnetici per
l'incentivazione ed il premio per i conferimenti.
Foto 6 - Stazione di conferimento di Coriano con sistema di pesatura
L’elenco seguente riporta alcuni contenitori impiegabili in relazione e gli utilizzi specifici; nella tabella 4
invece, sono indicati i valori medi di acquisto sul mercato delle principali tipologie di manufatti. Si
ricorda tuttavia che il Comune o il gestore della struttura deve valutare attentamente le due ipotesi di
gestione dei contenitori:
(a) acquisto ed ammortamento da parte del Comune;
(b) nolo rientrante nel servizio di asporto di determinate tipologie di rifiuti (p.es. legno, alcune tipologie
di rifiuti pericolosi, ecc).
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
La progettazione ed il collocamento dei contenitori deve prevedere gli spazi di manovra necessari ai
mezzi di raccolta. Il conferimento diretto da parte del pubblico viene facilitato mettendo a disposizione
alcuni carrelli a pianale basso, posizionati in prossimità dei posteggi per le autovetture. Inoltre
l’immissione dei materiali all’interno di benne e container necessità di rampe di accesso (in metallo o
in calcestruzzo) per le utenze conferitrici.
Esistono poi ulteriori attrezzature che possono rientrare nella dotazione e nelle attività di gestione di
una stazione ecologica, soprattutto se al servizio di più comuni:
•
elevatore a forche (muletto) per la movimentazione degli ingombranti;
•
container autocompattanti (più costosi, ma che riducono il numero di viaggi) per lo stoccaggio
delle frazioni più voluminose (cartoni e imballaggi in plastica). Oppure, per le stazioni ecologiche
complesse, dove avviene anche una fase di pre-selezione, un sistema di presso-legatura, per il
conferimento diretto di imballaggi in plastica e carta;
•
un sistema di pesatura (possibilmente 2 pese: una piccola per i singoli conferimenti e una
grande per gli automezzi) L’impianto di pesatura è molto utile, soprattutto perché consente
l’eventuale applicazione di “tariffe” e di “bonus” per il conferimento di specifiche tipologie di rifiuti,
oppure forme di detariffazione;
•
apparecchiature o attrezzature per la riduzione volumetrica dei rifiuti, (per esempio banco di
smontaggio di mobili e una pressa).
Tab. 5 - Modalità di intercettazione dei materiali
Tipologia di contenitore
Cassoni scarrabili grandi
(da 35 o 24 mc):
Cassoni scarrabili piccoli
(da 10 o 14 mc)
Benne
da (5-8 mc)
Campane
o
contenitori
stradali (da 2-3 mc):
Contenitori tipo Cobat
(vol. 1 mc):
Sacconi in juta a doppio
contenitore
caratteristiche
Materiali raccoglibili
esiste la possibilità di installare ingombranti, carta/cartoni, plastica,
coperture con teli e/o coperchi a frazione verde/sfalci/foglie.
bandella
frazioni
pesanti:
vetro,
metalli
ferrosi/non ferrosi
inerti, legname,
pneumatici usati
gli indumenti usati, prodotti tessili vari,
carta, plastica di piccole dimensioni,
vetro, lattine in alluminio e latta
contenitori
in
materiali accumulatori al piombo, filtri di oli
anticorrosivi,
(plastica
rigida usati, pesticidi e agrochimici rifiuti
rinforzata, resistenti agli urti) a urbani etichettati " T-F ", e lampade al
tenuta
neon.
con doppio involucro: interno in pile, (o in alternativa ai contenitori
plastica per il contenimento di cobat) per sacchi vuoti di pesticidi e
eventuali percolati; esterno in agrochimici, rifiuti urbani etichettati " T
juta resistente all’usura e al & F ".
trasporto.
in plastica rinforzata rigida oli minerali
oli vegetali (tenuti
munite di un foro superiore, per rigorosamente separati)
lo scarico.
Cisterne
per
l’olio
e
contenitori per lo stoccaggio
di liquidi infiammabili e
pericolosi
Contenitore per la raccolta di con apertura anti intrusione
farmaci scaduti
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Farmaci
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4.3.
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Costi di investimento delle stazioni ecologiche
I costi di realizzazione delle SE dipendono dalle caratteristiche e dalle dimensioni, dalle attrezzature in
dotazione, dalle opere accessorie che si prevedono, ecc.
Qui di seguito, al fine di avere un ordine di grandezza dei costi di investimento per la realizzazione di
una SE semplificata viene riportato un esempio indicativo.
2
Per un impianto di 1.000-1.500 m (superficie complessivamente occupata) è possibile stimare un
costo di investimento complessivo variabile tra i centomila ed i duecentomila euro. Tale impianto
sarebbe dotato almeno di:
•
prefabbricato ad uso guardiania dotato di servizi e di magazzino di ridotte dimensioni;
•
recinzione in rete metallica, con cancello per accesso pedonale e ingresso carrabile;
•
pavimentazione con asfaltatura nelle zone di stoccaggio di rifiuti che danno luogo a
percolazioni;
3
3
•
quattro scarrabili (container) da 9 m , 1 press-container da 20 m (per il cartoni, posto sotto
3
eventuale pensilina), 2 scarrabili da 30 m e circa una decina di contenitori di vario tipo per
frazioni particolari;
•
attrezzature complementari.
A titolo esemplificativo si riportano i dati relativi al centro di raccolta di Fumane (VR).
La SE è rettangolare (circa 30x40M) per una superficie complessiva di 1.344 mq. Il costo è di 60.000
euro (inclusa IVA 10%) pari a circa 45 Euro/mq che esclude i costi di acquisto delle attrezzature
(container, contenitori vari ecc.) ma comprende:
livellamento terreno e asportazione 40 cm terreno;
consolidamento del terreno con apporto e compattazione sottofondo in miste o tout venant;
pavimentazione a bitumazione oppure strato di 15 cm di macadam (massicciato);
tettoria per ingombranti a 2-3 campate, con struttura in legno e tetto in tegole;
allacciamento rete tecnologiche (luce, fogne, ecc);
recinzione in metallo altezza 2 m;
rampe di accesso in metallo per i container.
Se si analizzano unicamente i costi di realizzazione dell’area (ad esclusione delle attrezzature) il range
di costo delle SE semplificate di dimensione contenuta (350-1300 mq) oscilla tra le 25-80 €/mq, con le
strutture maggiori intorno alle 50 €/mq
Nella tabella successiva vengono riportati i costi di acquisizione e gestione delle attrezzature delle SE
semplificate o complesse.
Tab. 6 - Costo dei manufatti di raccolta per le stazioni ecologiche
Tipo di contenitore
Cassonetti
Contenitori carrellati
Benna
Campane
Container
Container compattanti elettrici
Container compattanti diesel
Container a tenuta con chiusura idraulica manuale
Volume
Costo (euro)
1100 l
120 - 360 l
5 mq
2,2-3 mc.
8-30 mc.
18-20 mc.
18-20 mc
8-12 mc.
400 -550
30 - 90
1.000 - 2.000
400 - 650
2.250 - 6.000
3.500- 6.500
3.500-6.500
3.000 - 4.000
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4.4.
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Modalità di raccolta dei materiali
All’interno della singola stazione ecologica si possono conferire materiali appartenenti essenzialmente
a due gruppi secondo le seguenti finalità di recupero e trattamento:
•
materiali costituenti dei rifiuti o già separati alla produzione che hanno valore di mercato e/o
energetico, la cui raccolta è finalizzata al riciclaggio; ne sono un esempio le frazioni secche
riciclabili (imballaggi delle filiere CONAI);
•
materiali che hanno un elevato carico inquinante e sono pericolosi per l’ambiente, la cui raccolta,
secondo quanto stabilito dal D.lgs 22/97 è finalizzata alla separazione degli inquinanti in essi
contenuti (i RUP, le pile, ecc sono un esempio).
Di seguito si illustrano sinteticamente le modalità generali di intercettazione delle principali tipologie di
materiali raccoglibili.
Plastica:
Nel caso delle plastiche vanno distinti e raccolte in maniera separata:
• bottiglie e contenitori per liquidi;
• teli e sacchi in Polietilene;
• cassette in Polietilene provenienti dal settore del commercio e dai mercati;
• polistirolo.
Teli e sacchi in polietilene, film e cassette in plastica possono essere conferiti da parte di utenze
commerciali o produttive (agricoltori, commercianti) e vanno raccolti in maniera separata.
Vetro e lattine di alluminio
Optando per la raccolta delle bottiglie di vetro, insieme alle lattine di alluminio e in banda stagnata,
oltre che tramite le tradizionali campane stradali anche presso le stazioni ecologiche si:
•
previene l'abbandono di materiali presso i contenitori, migliorando il decoro urbano;
•
rende al contempo possibile il conferimento di oggetti voluminosi quali damigiane, fiaschi, ecc;
•
evita il conferimento congiunto di bottiglie e lastre di vetro.
Presso la stazione ecologica è contemporaneamente possibile conferire grandi quantitativi, da parte
soprattutto di esercizi pubblici (bar, ristoranti, mense) o di piccoli artigiani, sempre rispettando i limiti di
assimilabilità dettate dal regolamento comunale e da disposizioni specifiche dettate dal CONAI.
Operativamente andrà prevista:
•
una benna riservata alle lastre di vetro, materiale che andrà smaltito separatamente da quello per
le bottiglie;
•
una raccolta separata rispettivamente per tubi al neon, lampadine elettriche e vetri al piombo.
La separazione del vetro in base alla colorazione, come accade in altre realtà del Nord-Europa, non
appare opportuna, non riscontrando, per ora, particolare interesse da parte delle industrie di
riciclaggio.
Carta e cartoni
Nel caso della raccolta della carta da parte delle utenze domestiche una possibilità di conferimento
presso le stazioni ecologiche andrà considerata come integrativa a quella prevista/elaborata nelle
linee guida. Per il materiale cartaceo, conferito direttamente presso la stazione ecologica, è
consigliabile innanzitutto prevedere la separazione fra carta (quotidiani, riviste, tabulati, ecc.) e
cartone, prevalentemente ondulato; in tal modo si consente una valorizzazione migliore delle frazioni
conferite e si determinano i quantitativi per le differenti frazioni rimborsabili secondo l’accordo ANCICONAI. Fra il materiale non devono essere presenti confezioni in carta accoppiata (es. CA e tetrapak)
in quanto vi sono problemi tecnici per la separazione dei materiali che le compongono, e attualmente
non vengono riciclate. La necessità di copertura della zona di raccolta di carta e cartoni va appurata
con le specifiche tecniche richieste dalla piattaforma CONAI di afferenza.
Beni durevoli ed ingombranti
La raccolta di materiali ingombranti (mobili, elettrodomestici, beni durevoli) presso la stazione
ecologica può essere integrativa ad un sistema di ritiro su prenotazione telefonica; per tale motivo si
suggerisce di adottare una frequenza mensile del servizio a domicilio, in modo da indurre gli utenti a
recarsi direttamente presso le stazioni ecologiche. Presso la stazione ecologica va eseguita una prima
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
separazione tra frigoriferi, mobili in legno, strumenti elettronici e ingombranti in ferro, attraverso la
predisposizione di più benne/container scarrabili o di zone di accumulo; l'eventualità di una successiva
cernita di tali materiali presso la stazione ecologica, prima del conferimento presso i rispettivi smaltitori
e riciclatori, andrà valutata a seconda delle caratteristiche che dovrà avere il materiale conferito.
Verde
Il conferimento del verde presso la stazione costituisce una modalità di raccolta di limitata comodità, in
modo da indurre l'autocompostaggio di questa frazione presso gli stessi orti/giardini privati, in cui il
"rifiuto" viene prodotto; questa strategia permette, sul medio periodo di limitare il quantitativo di rifiuti
da gestire. Per supportare ulteriormente la diffusione di tale pratica, presso la stazione ecologica può
essere attivato un servizio gratuito di triturazione delle ramaglie con apposito bio-trituratore. Nel caso
delle stazioni ecologiche complesse, dove ci siano le condizioni e lo spazio andrebbe valutata la
possibilità di compostaggio "su stazione" della sola frazione verde, con riutilizzo del compost per la
manutenzione di aree verdi ed aiuole pubbliche e l'applicazione presso l'agricoltura locale, in base ad
accordi di programma che mettano in risalto la vocazione biologicamente compatibile di tali colture.
Tale tipologia di trattamento viene esplicitamente prevista dalle disposizione contenute nel DMA
5/2/1998, relative alle procedure semplificate per l’esercizio di attività di recupero, che legittimano:
•
la conduzione all'aperto del compostaggio di questa tipologia di materiali, senza presidi
olfattivi;
•
la possibilità di gestire piccole iniziative su terreno non impermeabilizzato, promuovendo
oggettivamente (grazie alla possibilità di non dovere affrontare grandi oneri di investimento)
tali ipotesi operative.
Ovviamente viene stabilita una capacità massima di trattamento pari a non oltre 1.000 tonnellate
annue di materiale verde;
Rifiuti urbani pericolosi R.U.P.
Per RUP si intendono:
•
pile e batterie;
•
accumulatori;
•
farmaci;
•
contenitori per sostanze tossiche, infiammabili (simboli T&F).
Tale raccolta è complementare a quella realizzata attraverso i contenitori posizionati presso le
farmacie (per i farmaci) ed i rivenditori di elettrodomestici (pile) e permette di smaltire separatamente
tali materiali, dannosi per l'ambiente.
Va inoltre valutata la possibilità di predisporre, presso le stazioni ecologiche alcuni raccoglitori per i
contenitori e sacchi dei diserbanti e concimi chimici utilizzati nelle attività vinicole ed agricole della
zona. Per le batterie al Pb si possono richiedere direttamente ai raccoglitori autorizzati COBAT, il
noleggio gratuito dei contenitori a tenuta oppure possono essere acquistati al costo di circa 160 euro.
Al momento del ritiro i raccoglitori rilasciano copia del formulario di trasporto. L’unico obbligo per il
gestore della stazione ecologica è la tenuta del registro di carico e scarico, (art. 12 D.lgs 22/97) in
quanto le batterie indipendentemente dalla provenienza, sono classificate come rifiuti pericolosi con il
codice CER 160601 e non rientrano tra le categorie della raccolta differenziata.
Oli vegetali e minerali
La raccolta andrà effettuata in contenitori stagni, separati ed entrambi i materiali andranno avviati allo
smaltimento attraverso i rispettivi consorzi di filiera.
La produzione e la raccolta di oli vegetali interessa, soprattutto, le attività ristorative ed alberghiere.
Altro
Va considerata l'opportunità di raccogliere, almeno presso le SE maggiori, alcune delle seguenti
frazioni dei rifiuti domestici per i quali risulta antieconomico predisporre appositi servizi/circuiti di
raccolta; si tratta per lo più di materiali da avviare a smaltimento controllato o la cui recuperabilità è
resa possibile soltanto per grandi quantitativi:
• vernici e solventi, etichettati generlamente con la simbologia T&F;
• polistirolo;
• pneumatici;
• legno e "pallets";
• materassi in lana;
• materiali inerti provenienti da lavori di demolizione eseguiti direttamente dall'utenza privata.
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5. Iter autorizzativo
In questo allegato, trattando l’argomento delle stazioni ecologiche, si è fatto riferimento a tre diversi tipi
di struttura:
• le strutture minimali (corrispondenti a uno o più cassonetti stradali), ovvero aree di semplice
raccolta di poche frazioni di rifiuti urbani, senza ulteriori operazioni di cernita o di riduzione
volumetrica;
• le stazioni ecologiche semplici (corrispondenti alle cd. “isole ecologiche”), da intendersi come aree
di raccolta all’interno del territorio comunale, recintate e presidiate;
• le stazioni ecologiche complesse, di dimensioni maggiori, anche sovracomunali, con svolgimento
di attività di trasformazione dei rifiuti.
Nel primo caso, le caratteristiche di tali aree possono variare da caso a caso, con riferimento ad
elementi quali la pavimentazione e la copertura, ma di norma esse non sono presidiate e non sono
delimitate da recinzioni o confinamenti. Per tale ipotesi non è necessario alcun tipo di autorizzazione,
salvo il rispetto delle eventuali prescrizioni che siano dettate dal regolamento comunale in materia. Si
ritiene infatti che la loro realizzazione rientri nelle competenze dei Comuni, con riferimento in
particolare alla organizzazione delle modalità di conferimento, della raccolta differenziata e del
trasporto di rifiuti urbani (articolo 198 comma 2 lettera c) del decreto legislativo n° 152/2006).
Per gli altri tipi di strutture (stazioni ecologiche semplici e complesse) sussiste la necessità di una
autorizzazione ai sensi del decreto legislativo n° 152/2006. In particolare, se l’attività riguarda la
messa in riserva e viene svolta nel rispetto delle caratteristiche impiantistiche, temporali e quantitative
previste dal DM 5 febbraio 1998 per i rifiuti non pericolosi, e dal DM 12 giugno 2002, n° 161 per i ri fiuti
pericolosi, è possibile una autorizzazione in via semplificata ex articolo 216 del decreto legislativo n°
152/2006, nei casi rimanenti si rende necessaria l’autorizzazione in via ordinaria ai sensi degli articoli
208 e/o 210 del decreto legislativo n° 152/2006.
Quanto segue si riferisce solamente alle stazioni ecologiche semplici, sia Comunali che sovraComunali.
5.1.
Annotazioni sugli iter procedurali
Presso una stazione ecologica possono essere raccolti (e stoccati) dal produttore (cioè il Comune, se
parliamo di un’opera a titolarità pubblica) rifiuti urbani e assimilati di differenti tipologie, non
necessariamente valorizzabili (dunque non comprese tra quelle delle procedure semplificate) e in
alcuni casi pericolose.
In effetti, nel decreto 152/2006 non è prevista un’esplicita definizione di tale struttura, ma può essere
trovata basandosi sulle diverse funzioni attribuibili alla stazione ecologica tra cui ricordiamo:
•
il supporto alle operazioni di raccolta, permettendo l’operazione di prelievo, di cernita e di
raggruppamento dei rifiuti per il loro trasporto (articolo 138, comma 1, lettera e);
•
il deposito temporaneo (articolo 138, comma 1, lettera m) … nel luogo in cui sono prodotti i
rifiuti … (dove è importante sottolineare che per luogo di produzione dei rifiuti si intende il
Comune stesso come uno o più edifici o stabilimenti o siti infrastrutturali collegati tra loro
all’interno di un’area delimitata in cui si svolgono le attività di produzione dalle quali originano i
rifiuti (articolo 138 comma 1, lettera i).
Le strutture semplici - così come definite nella prima parte di questo documento - ricadono pertanto
nella privativa comunale. Secondo quanto specificato nell’articolo 198, spetta ai Comuni definire le
modalità del conferimento, della raccolta differenziata e del trasporto dei rifiuti urbani ed assimilati al
fine di garantire una distinta gestione delle diverse frazioni di rifiuti e promuovere il recupero degli
stessi….
5.2.
Impostazione della domanda e documentazione
La domanda di autorizzazione da rivolgere agli uffici della Provincia dovrà chiaramente esplicitare:
a) destinazione d'uso;
b) infrastrutture minimali;
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c) modalità operative.
Destinazione d'uso
Come illustrato nei capitoli precedenti presso le strutture semplici è prevista l'intercettazione separata
di rifiuti urbani provenienti dalle utenze domestiche e di quella parte dei rifiuti delle utenze non
domestiche assimilati agli urbani, nei limiti stabiliti dal regolamento comunale.
La richiesta presentata alla Provincia deve essere corredata dalla seguente documentazione:
•
relazione tecnica nella quale siano descritte dettagliatamente le modalità di conferimento,
raccolta e stoccaggio dei rifiuti;
•
planimetria dell'area con indicata la dislocazione dei vari contenitori o delle specifiche aree di
stoccaggio delle diverse tipologie di rifiuti;
•
descrizione delle modalità di recinzione dell'area e di accesso alla stessa (planimetria con
indicazione della localizzazione degli accessi);
•
certificato di destinazione urbanistica dell'area.
Infrastrutture minimali
E' opportuno che il sito della stazione ecologica sia dotato almeno delle seguenti strutture:
- recinzione che impedisca l'accesso ad estranei ed idonea illuminazione notturna;
- struttura per il ricovero dell'addetto alla sorveglianza dell'impianto durante le ore di apertura;
- dispositivi di sicurezza e antincendio.
Modalità di conduzione e gestione
Le modalità operative della SE devono prevedere la recinzione del sito e la regolamentazione
dell'accesso solamente in presenza del responsabile; il Comune dovrà comunicare alla Provincia il
nome del responsabile della stazione ecologica, gli orari e i modi di accesso al pubblico.
I materiali conferiti possono essere, in sintonia con quanto definito nel Dlgs 152/2006 e successive
modifiche:
− verde da manutenzione di orti e giardini;
− inerte da piccoli lavori di manutenzione eseguiti in proprio, purché privi di amianto;
− materiale ferroso;
− materiale in legno;
− ingombranti, mobilio, elettrodomestici, infissi;
− carta, cartone;
− vetro;
− lattine in alluminio e banda stagnata;
− contenitori in plastica, cassette e teli;
− rifiuti urbani pericolosi.
Qualora il Comune intenda intercettare anche le frazioni riportate di seguito è necessario ottenere
apposita autorizzazione alla raccolta da parte della Provincia e stipulare una convenzione con i
rispettivi consorzi di raccolta e smaltimento:
1. batterie per autotrazione esauste;
2. oli minerali e vegetali conferiti da singoli cittadini;
3. pneumatici.
Dovrà essere tenuta registrazione per qualità e quantità del materiale transitato con l'indicazione degli
impianti finali di trattamento. La registrazione dovrà essere aggiornata all'ultimo svuotamento del
contenitore.
Le modalità di raccolta e stoccaggio dei rifiuti devono garantire che
1. ciascun materiale venga raccolto separatamente secondo le tipologie di cui sopra;
2. venga garantita la separazione fino al conferimento all'impianto di trattamento;
3. il materiale sia raccolto in contenitori a tenuta stagna (bidoni, cassonetti, container, ecc) e/o sia
previsto un bacino di raccolta di eventuali percolati o delle acque di dilavamento meteoriche con
eventuale convogliamento in fognatura.
In particolare per quanto riguarda i rifiuti urbani pericolosi, le batterie e gli oli esausti dovrà essere
previsto:
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•
•
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lo stoccaggio in contenitori a tenuta stagna, dotati di idonea copertura che ne impedisca il
dilavamento;
il collocamento dei contenitori al coperto (sotto tettoia).
6. Modalità di gestione operativa
Per gestione operativa si intende l'iter che dovrà essere seguito per il conferimento dei rifiuti e per
l'invio degli stessi negli impianti di trattamento, recupero e/o smaltimento finale.
La gestione operativa comprende le seguenti fasi fondamentali :
•
stipulazione di uno o più contratti (con diverse ditte, o con il CONAI, se le dimensioni lo
consentono) per il ritiro dei materiali raccolti;
•
pianificazione dei conferimenti (tipologie di materiali raccoglibili, anche in funzione dei possibili
impianti di ricezione, quantitativi massimi stoccabili, giorni e orari di apertura al pubblico);
•
ricezione, controllo e scarico dei rifiuti nei contenitori di raccolta. Lo scarico dei rifiuti nei
contenitori predisposti nella SE, non può avvenire in assenza dell’operatore addetto al presidio e
deve essere effettuato nel rispetto delle norme di sicurezza. La ricezione e il controllo del
materiale in entrata e della documentazione di trasporto devono essere fatti per i rifiuti conferiti
dalle utenze non domestiche (commercianti, piccoli artigiani, ecc.);
•
pesata dei rifiuti e invio agli impianti di trattamento di recupero e/o allo smaltimento finale. Spetta
al gestore della stazione ecologica il compito di controllare le autorizzazioni di impianti e
trasportatori, il controllo delle pesature in uscita, registri e formulari.
6.1. La scelta degli operatori
Per quanto riguarda la scelta del personale che deve gestire la stazione, si possono ipotizzare 4
modalità di gestione con affidamento:
• alla ditta che effettua la raccolta dei rifiuti urbani;
• ad una cooperativa sociale (possibilmente già operante nel settore recupero rifiuti);
• ad una associazione di volontariato;
• congiunto: a cooperativa o concessionaria insieme ad una associazione di volontariato.
L’affidamento ad una ditta esterna, permette sicuramente delle economie di scala in quanto si
usufruirebbe di servizi e personale già esistenti. D’altro lato ci sono alti costi di esercizio dovuto alle
spese del personale, che sono le più cospicue. Inoltre il personale, pur essendo più qualificato, è
spesso poco motivato a ottenere e raggiungere un funzionamento ottimale e a fornire dei servizi
integrativi (informazione, sensibilizzazione, mercatino dell’usato ecc.) che vadano oltre il servizio
relativo all'intercettazione dei rifiuti. In caso di affidamento ad una cooperativa si otterrebbero diversi
vantaggi quali:
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
un minore costo del personale dovuto ad altre forme contrattuali;
esperienza maturata nel settore;
interesse personale degli addetti ad ottimizzare le attività di servizio per ovvii motivi
occupazionali;
possibilità di sinergie con altri soggetti operanti nel settore dei rifiuti;
flessibilità del servizio dovuta ad una strutturazione aziendale meno complessa;
possibilità in caso di cooperativa sociale di ottenere ulteriori finanziamenti;
creazione di nuovi sbocchi occupazionali anche per persone svantaggiate con conseguenti
minori costi sociali per la collettività.
Deve essere però prevista la presenza, almeno in parte, di personale qualificato.
Se l’affidamento fosse effettuato esclusivamente ad una associazione di volontariato si otterrebbero
indubbiamente costi del personale decisamente ridotti (limitati essenzialmente alle assicurazioni
necessarie). Questo tipo di gestione comporta però alcuni aspetti da valutare attentamente:
a)
generalmente una bassa professionalità degli addetti;
b)
mancanza di garanzie per la continuità del servizio;
c)
assenza di una normativa chiara e ben definita in materia;
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d)
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limitazioni alla creazione di nuovi sbocchi occupazionali.
La quarta opzione prospetta la suddivisione dei compiti e degli incarichi alle due realtà (cooperativa e
volontariato) in base alle rispettive capacità operative. Affidando alla cooperativa compiti gestionali
relativi all'apertura ed alla gestione dei singoli materiali si ottengono i vantaggi precedentemente
descritti. Il volontariato potrebbe invece occuparsi di compiti non prettamente inerenti la raccolta dei
rifiuti, ma non meno importanti, quali:
a) informazione e la sensibilizzazione delle utenze;
b) organizzazione delle visite di scolaresche;
c) altre attività dei centri (per esempio: smontaggio elettrodomestici, vendita sacchetti
biodegradabili);
d) apertura di un mercatino "dell'usato".
Affidando la gestione ad una cooperative e/o al volontariato si può considerare la possibilità di
finanziare - almeno in parte - tali servizi direttamente con i "proventi" derivanti dai contributi del
CONAI e dall'eventuale introito di cessione di alcune tipologie di materiale (in particolare per vetro,
carta, plastica). Sul numero di addetti presenti nella stazione ecologica, questo deve essere
commisurato al bacino di utenza, agli orari di apertura ed alle funzioni della stessa. Indicativamente, si
può prevedere che una stazione ecologica per un bacino di 10.000 abitanti possa essere gestita da 1
o 2 addetti.
6.2.
Orari di apertura
L’orario di apertura previsto per il pubblico deve consentire il conferimento nella giornata di Sabato e
nei pomeriggi dei giorni infrasettimanali; tale orario permette di favorire le diverse categorie d’utenza
che, inevitabilmente, avranno necessità di conferire i materiali in fasce orarie differenti. L’orario di
apertura potrà in futuro subire delle variazioni conseguenti agli afflussi riscontrati nella fase d’avvio. È
importante che la stazione ecologica abbia orari d’apertura stabiliti in modo tale da favorire la massima
fruibilità. Un esempio d’articolazione può essere il seguente:
• lunedì, mercoledì e sabato: mattina e pomeriggio, dalle ore 10 alle ore 20;
• martedì, giovedì e venerdì: pomeriggio, dalle ore 15 alle ore 20;
• domenica: dalle ore 9 alle ore 13.
Tale articolazione favorisce le diverse categorie d’utenza che, inevitabilmente, avranno necessità di
conferire in fasce orarie differenti.
La chiusura infrasettimanale al pubblico consente la manutenzione e comunque attività interne della
stazione e di accogliere eventuali visite (scolaresche, rappresentanti di altre Amministrazioni
Pubbliche, gruppi vari) senza ostacolarne il normale funzionamento.
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ALLEGATO 4
Analisi dei costi di realizzazione e di gestione degli impianti
di trattamento dei rifiuti urbani
L’analisi dei costi di investimento e di gestione delle varie tipologie impiantistiche possibili per il
trattamento dei rifiuti urbani ha il carattere di uno studio al quale debbono poi essere applicati fattori
specifici di ogni singola realtà sulla quale gli impianti potranno essere realizzati.
Per i costi di investimento può trattarsi di fattori ambientali, quali:
•
elementi peculiari al sito nel quale l’impianto deve essere realizzato (situazione viaria,
possibilità di collegamenti energetici, possibilità di impiegare calore in teleriscaldamento etc);
•
oneri relativi alle autorizzazioni ed alle prescrizioni cui l’impianto dovrà ottemperare (di tipo
sanitario, ambientale, paesaggistico, compensativo etc.);
•
dimensioni dell’impianto in funzione alle relative economie di scala;
•
qualità merceologica del rifiuto in ingresso, cioè livello raggiunto e tipologia dalle raccolte
21
differenziate ;
22
•
corretta pianificazione degli ammortamenti ;
•
condizioni di mercato dell’impiantistica: l’utilizzo di tecnologie più o meno consolidate ed i cui
prezzi di vendita sono soggetti a scelte di mercato da parte dei fornitori (prezzi di ingresso o,
al contrario, prezzi che riflettono situazioni di monopolio sul mercato).
Per i costi di gestione può trattarsi di fattori quali:
•
livello di efficienza e funzionalità che si intende ottenere, in termini di potenzialità di
trattamento (margine rispetto alla domanda attesa), di numero di linee operative, di
installazione di macchine sostitutive ecc.;
•
parametri effettivi di funzionamento in relazione a corrette stime di fermo impianto a scopo di
manutenzione ordinaria o straordinaria;
•
evoluzione attesa dei costi dell’energia in approvvigionamento ed in cessione, per quest’ultima
è strategico monitorare e prevedere l’evoluzione degli strumenti di incentivazione alla
produzione di energia da fonti rinnovabili (certificati verdi etc.).
Per le analisi di benchmark che vengono realizzate bisogna compiere una attenzione estrema nel
confrontare dati paragonabili, cioè nei quali oltre alle variabili soprariportate si inserisce, specie per
discariche ed inceneritori, la variabile degli obblighi legislativi che si vanno ad aggiungere con il
passare del tempo rendendo sempre più restrittive le normative e che vanno ad originare differenziali
di costi tra impianti autorizzati precedentemente ed altri autorizzati successivamente e quindi tenuti ad
un rispetto di normative successive.
Per i motivi esposti i costi di investimento e gestione debbono essere considerati come punti di
riferimento, valori guida sufficienti per scelte di pianificazione, ma che all’atto della realizzazione
potranno subire scostamenti anche significativi in virtù delle condizioni su esposte.
La stima dei costi di investimento è ricavata dalla:stima dei costi di realizzazione delle opere civili e
delle realizzazioni impiantistiche;
2. stima degli oneri accessori (corrispondente alle “Somme a disposizione” delle opere pubbliche)
per I.V.A., spese tecniche e collaudi, imprevisti, indagini, acquisizione delle aree, stabilita a forfait
con il 35% della stima dei costi.
21
Recenti studi ed analisi evidenziano un diretto rapporto fra il potere calorifico del rifiuto ed il grado di raccolta differenziata
raggiunto. Nello specifico l’attivazione di raccolte della frazione umida e i risultati garantiti dalle tipologie di raccolta porta a porta
dei rifiuti hanno dato risultati che, laddove si sono raggiunti livelli di rd elevati, hanno sostanzialmente innalzato il potere calorico
dei rifiuti portandolo a livelli simili a quelli del cdr e quindi tale da necessitare di un pretrattamento impiantistico minimo.
22
Da una analisi sulla situazione lombarda nel campo dell’incenerimento si rilevano infatti ammortamenti ventennali,
quindicennali, ma anche plurimi, cioè di dieci anni per le opere elettromeccaniche e di quindici per le opere civili. Questa
notevole diversità va messa in relazione con la notevole varianza in termini di complessità tecnologica degli impianti in
questione e quindi alla loro usura e obsolescenza.
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1. Impianti di valorizzazione delle raccolte differenziate
Tali impianti effettuano un trattamento allo scopo di valorizzare le seguenti frazioni:
a) Rifiuti da raccolta differenziata:
1. Carta-cartone;
2. Plastiche non clorurate;
3. Scarti di tessuto (lana, cotone, ecc.);
4. Legno non trattato (cassette di legno, pallets, traversine);
5. Rottame di ferro (non qualificato);
6. Alluminio e banda stagnata.
Per l’umido e il verde si veda il capitolo successivo. Per il vetro, il pretrattamento di tale frazione di
solito comporta la semplice deferrizzazione, una operazione tendenzialmente semplice e che può
essere affidata direttamente alle vetrerie.
b) Rifiuti ingombranti:
Tale processo ha come suo scopo quello di produrre direttamente materie prime seconde che
possono poi essere avviate alla produzione.
Le fasi classiche in cui è composto questo genere di impianto sono generalmente:
• pesa elettronica;
• fossa o piazzale per ricezione e stoccaggio rifiuti;
• selezione preliminare con polipo o con pala sul piazzale;
• vagliatura dimensionale;
• cernita (manuale o meccanizzata) su nastro trasportatore;
• separatore elettromagnetico dei ferrosi e a correnti parassite per i metalli non ferrosi;
• pressa automatica per formazione di balle (o pellettatrice per il legno);
• impianto di aspirazione aria/depolverazione;
• mezzi di movimentazione: (pala gommata, carrello elevatore attrezzato, cassoni scarrabili,
spazzatrici per pulizia piazzali).
Impianti che presentano una capacità di trattamento di 50 t/giorno (15.000 t/anno) compreso oneri
accessori, presentano investimenti (comprensivi di oneri accessori) dell’ordine di 2.000.000,00 €, con
un investimento specifico di circa 40 €/t x die.
Si può stimare che impianti similari, ma con potenzialità di lavorazione doppia, cioè 100 t/giorno
(30.000 t/anno), necessitino, comprendendo gli ineri accessori, di un investimento dell’ordine di
2.800.000,00 €, con un investimento specifico di circa 28 €/t x die.
2. Impianti di pretrattamento dei
trattamenti meccanico biologici
RU indifferenziati; biostabilizzazione,
Partendo dalla accezione comune del compostaggio come sistema tecnologico volto alla
valorizzazione agronomica della frazione organica biodegradabile, teniamo a precisare che in perfetta
corrispondenza alle previsioni ed agli obiettivi della L.475/88, del DMA 29/5/9, del D. l.vo 22/97 e sulla
scorta delle esperienze in corso in Italia, ormai diffusamente intraprese e consolidate, assumiamo
l'obiettivo strategico, della gestione differenziata dei flussi compostabili, sin dalla fase di conferimento.
Ciò non esclude la possibilità di adottare anche – in forma sinergica e complementare alla raccolta
differenziata - strategie che si basano sulla selezione impiantistica, a valle della raccolta, delle frazioni
organiche residuate nel rifiuto indifferenziato e destinate a trattamento separato (es. per migliorare le
condizioni di deposito in discarica del rifiuto residuo o per produrre ammendanti per operazioni di
recupero ambientale); gli obiettivi di tali strategie vanno tuttavia fortemente circoscritti e distinti da
quelli del compostaggio di qualità.
2.1
Definizioni
Il ruolo di questa indagine nella determinazione degli obiettivi operativi, progettuali ed organizzativi
della pianificazione provinciale richiede una accurata definizione terminologica; precisisamo dunque
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
che utilizzeremo il termine generico di "Stabilizzazione Biologica Aerobica" o “biostabilizzazione”
(SBA) in luogo di quello, processisticamente sinonimico, di "Compostaggio", che applicheremo
invece in forma ristretta e qualificante alle tecnologie di gestione differenziata delle biomasse volte
esplicitamente al recupero e valorizzazione agronomica delle stesse. Ciò ci consentirà di
sgombrare il campo da assimilazioni e confusioni tra:
a) i prodotti agronomicamente valorizzabili (che definiremo "Compost"), provenienti da
biomasse accuratamente selezionate e gestite in base ad un percorso organizzativo e tecnologico
consapevole di valorizzazione delle proprietà agronomiche ed a conseguenti azioni di marketing;
di questo flusso viene auspicato un progressivo ampliamento – in coerenza con il disposto del D.
lgs. 22/97 - per il forte contributo alla massimizzazione dei recuperi;
b) i residuati di una biostabilizzazione aerobica più o meno spinta (definita anche "Trattamento
Meccanico Biologico"), con diversi obiettivi, a carico di matrici organiche di qualità inferiore,
quali:
- selezioni meccaniche post-raccolta di RSU tal quale o del resto delle raccolte differenziate;
- fanghi civili non rispondenti ai requisiti analitici relativi alla possibilità di piena valorizzazione
agronomica.
Da quest'ultimo tipo di intervento si può ottenere un materiale igienizzato, più o meno fortemente
stabilizzato dal punto di vista biochimico, che ha perso umidità e putrescibilità, oltre ad avere
conseguito consistenti riduzioni volumetriche e ponderali (valutabili, queste ultime, nell'ordine del 4050 % del materiale trattato). Ciò ne consentirebbe l'impiego razionalizzato per le operazioni di
"capping" (copertura periodica) dei materiali collocati in discarica, in quanto una volta stabilizzato il
materiale riduce notevolmente la sua attitudine alla produzione di biogas e percolati; altro potenziale
impiego è nelle operazioni di recupero paesaggistico di siti degradati (cave e discariche esaurite),
nelle bonifiche e ripristini di siti contaminati da smaltimenti abusivi o comunque degradati; in particolari
nicchie e contesti si può anche valutare la fattibilità tecnico-organizzativa dell'impiego in ambito
"agronomico" meno nobile (es: costruzione del verde nelle aree di pertinenza di autostrade e ferrovie).
A questo materiale può essere assegnata la dizione di "Frazione Organica Stabilizzata" (FOS).
2.2
Specificità operative e biologiche della SBA
L'aspetto unificante dei due sistemi di Stabilizzazione Biologica Aerobica delle biomasse di scarto
(Compostaggio e Trattamento Biologico) è senz'altro la analogia dei processi biochimici coinvolti e
degli obiettivi perseguiti dalle tecnologie applicate.
La biostabilizzazione può infatti essere definita come: “processo biologico di tipo aerobico volto a
conseguire la mineralizzazione delle componenti organiche maggiormente degradabili
(stabilizzazione) e la igienizzazione per pastorizzazione della biomassa”.
Teniamo a precisare l'importanza ed il significato operativo di alcune delle caratteristiche
processistiche sopra definite:
a.
la stabilizzazione, ottenuta mediante la degradazione metabolica delle componenti organiche
più aggredibili, con produzione finale di acqua ed anidride carbonica, è intesa a garantire la
compatibilità tra i prodotti finali e le ipotesi di impiego agronomico o la loro collocazione in
ambito confinato (discarica); un prodotto organico "stabile", infatti:
- nel suolo agricolo non produce più metaboliti (intermedi di degradazione) ad effetto fitotossico,
nè consuma ossigeno (necessario per la trasformazione delle componenti organiche
"fresche"), sottraendolo alle piante ed ai microrganismi del suolo;
- in discarica non comporta massicci processi di degradazione anaerobica a carico delle
componenti organiche facilmente degradabili di cui la biomassa "fresca" è invece ricca;
b.
c.
la igienizzazione consente di debellare i patogeni delle piante presenti nei residui vegetali,
impedendo che il compost ne diventi vettore, nonchè i potenziali patogeni dell’uomo veicolati
dai materiali di scarto (es. dai fanghi civili); va notato che la igienizzazione avviene
sicuramente, oltre che per pastorizzzazione termica, anche per perdita progressiva delle
caratteristiche biochimiche "ospitali" nei confronti della microflora patogena da parte dei vari
materiali di scarto (es. perdita di fecalità da parte delle matrici fangose);
il processo è essenzialmente biologico e biochimico, in quanto tali processi si sono
dimostrati sinora gli unici in grado di garantire la stabilizzazione come sopra intesa, e dunque
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
la compatibilità con il sistema suolo-pianta o la stoccabilità a lungo termine in giacimento
controllato; al contrario, processi di inattivazione termica (essiccamento) o chimica (es.
calcitazione) non sono in grado di garantire tali compatibilità sul medio e lungo termine e
possono in realtà essere definiti come processi di "inertizzazione" temporanea per
disattivazione della microflora e non per completamento dei processi biochimici a carico della
sostanza organica.
Le stime dei costi relative all’impiantistica sono state aggregate per:
− capacità di trattamento;
− componenti tecnologiche sia per i pretrattamenti meccanici che delle fasi di trattamento biologico.
Le stime comprendono le opere di civili e le forniture elettromeccaniche, nonchè i mezzi di
movimentazione necessari (pale gommate, muletti caricatori ecc.).
Le capacità di trattamento di questi impianti sono in effetti riferibili alle quantità di rifiuti in entrata agli
impianti. Vengono considerati cicli di lavoro di 8 h/giorno, 5 giorni a settimana, riservando fermo
impianti da manutenzione per i giorni festivi. In caso di necessità, è possibile lavorare su più turni
giornalieri, anche se è difficile immaginare di poter far funzionare un impianto di questa natura per più
di 10, 12 ore al giorno.
Questa espansione della capacità lavorativa giornaliera può permettere di processare picchi giornalieri
o stagionali di ricezione.
Tale flessibilità nella capacità di ricezione va valutata attentamente in quanto si applica
esclusivamente alle fasi di pretrattamento meccanico del rifiuti in entrata mentre il trattamento della
linea biologica processisticamente non può essere accelerato, anche se possono essere previste
degli accorgimenti tecnici in fase di progettazione impiantistica tali da rendere possibile un aumento
nel trattamento anche della linea di maturazione biologica, andando ad incidere sullo spazio
disponibile per posizionare i cumuli o le andane, studiando possibilità di elevare maggiormente i
cumuli o sfruttare aie o corsie di riserva. Tali accorgimenti per aumentare la capacità in ingresso
debbono essere messi in relazione con le quantità autorizzate.
Per tutte le motivazioni succitate tali strumenti di incremento della capacità di ricezione di questo
genere di impianti sono citati ma non vengono presi in considerazione nei calcoli che seguono.
Analogamente nella elaborazione dei calcoli si è considerata una media di 300 giorni lavorativi annui.
Gli elementi classici da cui è composto questo genere di impianto sono generalmente:
− pesa elettronica;
− fossa o piazzale per ricezione e stoccaggio rifiuti;
− selezione preliminare con polipo o con pala sul piazzale;
− triturazione lacerazione sacchi;
− vagliatura dimensionale;
− separatore elettromagnetico dei ferrosi e a correnti parassite per i metalli non ferrosi;
− fase di omogeneizzazione dei flussi;
− composizione cumuli o trincee;
− stabilizzazione;
− maturazione;
− impianto di aspirazione aria/depolverazione;
− mezzi di movimentazione: (pala gommata, carrello elevatore attrezzato, cassoni scarrabili,
spazzatrici per pulizia piazzali).
Nella successiva tabella 1 sono riportate le stime di costo, espresse in valori massimi e minimi, relativi
a potenzialità di 65 e 360 t/giorno cioè 19.500 e 108.000t/anno.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Tab. 1 - Trattamento di stabilizzazione meccanico/biologica. Stima dei costi di investimento e degli oneri
accessori – Valori in € x 103
POTENZIALITA’ IMPIANTO
TIPO IMPIANTO
75 t/giorno
150 t/giorno
350 t/giorno
Min
Max
Min
Max
min.
Max
Pretrattamento meccanico
1
1280
1.960 2.025
2.700
semplice
Ricezione, alimentazione, separazione materiali con pala, triturazione/lacerazione, vaglio
rotante, deferrizzazione, nastri
2
3
4
5
6
Pretrattamento meccanico
2.030
2.840 3.150
4.060
5.540
6.750
completo
Ricezione, alimentazione, separazione materiali con pala, triturazione/lacerazione, vaglio
rotante, deferrizzazione, nastri, omogeneizzazione, pressatura, classificazione ad aria
Trattamento biologico semplice
680
1010 Stabilizzazione aerata 3/5 gg./maturazione frazione organica due mesi
Trattamento biologico medio
1.760
2.200 3.510
4.860
elevato
Stabilizzazione 15 gg./maturazione frazione organica, 3-4 mesi
deferrizzazione frazione secca
-
-
6.750
9.450
frantumazione
e
Trattamento biologico spinto +
6.280
8.780
12.150 16.200
CDR
Stabilizzazione 20-25 gg./maturazione frazione organica, 4-5 mesi frantumazione,
deferrizzazione e demetallizzazione frazione secca,
bioessiccazione frazione secca,
pressatura finale CDR
Trattamento biologico
10.800
anaerobico
Reattore di digestione, disidratazione, stabilizzazione aerobica
13.500
-
-
NOTE: Le opzioni da 1 a 4 possono essere funzionale ad adempiere agli obblighi di trattamento per la cessione
ad operatori che eseguono ulteriori trattamenti di valorizzazioni atti a migliorare e stabilizzare il potere calorico del
rifiuto. Tali cosi di smaltimento si configurano nel caso del Cdr P, sviluppato da Pirelli Ambiente e dalla società
Idea granda, al costo di 60-70 €/tonnellata.
Il trattamento descritto nella opzione 5 prevede l’allocazione del CDR prodotto nel mercato energetico o in un
impianto dedicato
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Tab. 2 – Costi di gestione: impianti di selezione, biostabilizzazione, produzione di CDR (solo
valori dichiarati)
Tab. 2 (segue) – Costi di gestione: impianti di selezione, biostabilizzazione, produzione di CDR
(solo valori dichiarati)
NB: le percentuali di incidenza di una voce di costo sui costi totali sono calcolate rispetto al totale delle
medie dei costi (data dalla somma delle medie dei singoli costi)
Fonte Regione Lombardia, Piano Regionale per la gestione dei Rifiuti Urbani, Milano Dicembre 2004
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I dati che seguono (tab 3) illustrano le dinamiche di tariffa applicate nella totalità dei dieci impianti di
trattamento meccanico-biologico della regione Lombardia. Le due tabelle precedenti illustrano la
composizione delle strutture dei costi presentati per impianto.
Tab. 3 – Tariffe applicate: impianti di selezione, biostabilizzazione, produzione di CDR.
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Provincia di Savona
3.
Piano digestione deirifiuti urbani
Impianti di compostaggio – Costi di esercizio e condizioni economiche
La tipologia impiantistica che viene illustrata ed analizzata in questo capitolo è strutturata per produrre
compost di qualità, cioè idoneo all’uso agricolo secondo quanto previsto dal D.M. 27.03.98 e dalla Legge
19.10.1984 n. 748 recante norme per la disciplina dei fertilizzanti
3.1
Definizione del processo e delle metodologie di funzionamento degli impianti di compostaggio.
La vasta articolazione delle opzioni tecnologiche e gestionali adottabili per la conduzione dei processi di
compostaggio si riflette ovviamente sui livelli dei costi di esercizio. In effetti, il grado di ingegnerizzazione del
processo biologico, il livello di standard ambientale (complessità delle dotazioni tecnologiche di presidio) e
l’articolazione più o meno ampia di pre- e post- trattamenti risultano, ad una analisi di sensitività, come i
parametri maggiormente influenti sui costi di esercizio.
Minore risulta invece l’influenza delle dimensioni operative: le economie di scala risultano di influenza
secondaria al di sopra di dimensioni operative minime dipendenti a loro volta dalle tecnologie di processo:
i
sostanzialmente, vi è un buon grado di integrazione operativa al di sopra delle 5000-10.000 t anno per
impianti a tecnologia “estensiva” (tipicamente per il compostaggio dei soli scarti “verdi”) e delle 20.00030.000 t/anno per impianti a tecnologia “intensiva” (es. impianti per il compostaggio dell’”umido” alimentare
con presidi olfattivi specifici).
Allo scopo di rendere uniformi le valutazioni, è opportuno standardizzare i modelli operativi di riferimento,
avendo particolare cura a considerare sistemi dotati di alcuni standard minimi di presidio ambientale.
Gli impianti per il compostaggio del solo verde su piazzali all’aperto, dotati di sistemi di drenaggio ed invaso
per le acque reflue, con dotazione operativa autonoma (trituratore, vaglio, movimentatrici meccaniche)
attestano generalmente - per capacità operative dalle 5.000 t/anno in su e con l’eventuale concorso di un
servizio di noleggio dei macchinari per le capacità operative in esubero - costi di esercizio industriale
(comprensivi cioè, oltre che degli oneri diretti di gestione, degli ammortamenti su opere civili ed attrezzature)
che si collocano generalmente nel range di costo di esercizio applicato di 20-30 €/t.
In questo caso, onde passare dal costo di esercizio alla tariffa applicata, vi può essere un sostanziale
scomputo grazie all’incidenza relativamente alta – rispetto ai costi - dei prezzi di vendita del prodotto finale.
In prima approssimazione, si consideri che da una tonnellata di biomassa in ingresso può essere ricavata, al
netto delle perdite di processo e di raffinazione (ma con un sostanziale recupero dei sovvalli legnosi in testa
al processo) una produzione di circa 1 m3 di terriccio compostato; considerando i prezzi di vendita del
compost (f.co impianto, sfuso, vagliato) si può approssimativamente assumere un contributo medio alla
copertura dei costi di esercizio, da parte della vendita del prodotto, di circa 5-15 €/t.
Risulta in definitiva che il peso economico delle iniziative di compostaggio si configura maggiormente come
servizi di differenziazione e valorizzazione di materiali di scarto piuttosto che come produzione di prodotti
agronomici per l’agricoltura.
Questa affermazione registra in realtà alcune macroscopiche virtuose eccezioni presso operatori i quali,
gestendo il prodotto finito con proprio marchio e avendo acquisito interessanti spazi commerciali nel settore
dei terricci ed ammendanti, sono in grado di generare ulteriore valore aggiunto sulla filiera di
commercializzazione del prodotto compostato, coprendo i costi di esercizio con gli introiti della vendita dei
prodotti. Si rammenta ad es. che fino a qualche anno fa - prima dell’introduzione degli obblighi di raccolta
differenziata - non era infrequente registrare ricezioni di scarti vegetali presso impianti a titolo gratuito od
addirittura con pagamento di un corrispettivo, in ragione del loro habitus di “materia prima” per la produzione
di terricci.
E’ in ogni caso evidente l’importanza dell’esistenza di un prezzo riconosciuto al prodotto finale, in quanto ciò
equivale ad attestare la presenza di una domanda effettiva per l’impiego del prodotto compostato di qualità,
legittimando la strategia nel suo complesso come strumento per la gestione integrata dei flussi di scarti
organici.
Quanto osservato sulla natura principale del compostaggio come servizio di ritiro e valorizzazione di scarti
organici anziché come attività di produzione di ammendanti è ancora più evidente nel caso degli impianti
volti al trattamento di scarti organici ad elevata fermentescibilità. In questo caso, infatti, la maggiore
articolazione operativa e l’impiego di tecnologie di processo più onerose (sia sotto l’aspetto dei costi di
investimento ed ammortamento, che sotto quello degli oneri diretti di impiego, es. consumi specifici in
carburanti o elettricità) fa aumentare il differenziale medio unitario tra costi di esercizio ed introiti della
vendita del prodotto. Facendo riferimento ad impianti di buona dimensione operativa ed in grado di rispettare
buoni standard ambientali (con specifico riferimento alla gestione degli effluenti gassosi) i costi di esercizio
oggi rilevati si collocano generalmente nel range 30-45 €/t; le tariffe vengono poi generalmente articolate in
aumento per scarti ad elevata fermentescibilità (fanghi e soprattutto “umido” domestico) ed al ribasso per le
matrici lignocellulosiche. Va notato che l’intervallo di costo sopra raffigurato è ad oggi influenzato da approcci
operativi connotati da:
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Provincia di Savona
Piano digestione deirifiuti urbani
• dimensioni operative relativamente elevate (con autorizzazioni e dotazioni atte a trattare fino a 50.00080.000 ton/anno) come quelle ad es. sviluppatesi recentemente in Veneto;
• e/o livelli di presidio ambientale buoni ma non “spinti” (grazie alla collocazioni degli impianti in contesti
“rurali” o “semi-rurali”).
Di norma si registrano più frequentemente iniziative, allo stato soprattutto in fase autorizzativa o costruttiva,
con capacità operative relativamente contenute (15.000-20.000 ton/anno) e con sistemi di trattamento delle
arie esauste particolarmente articolati (es. scrubber a doppio stadio + biofiltro; tempi di ritenzione in fase
accelerata prolungati sino a 35 giorni o completo confinamento dell’impianto, anche in fase di maturazione);
dall’esame dei project financing degli stessi, si possono evincere livelli tariffari medi (ossia ponderando le
tariffe applicate a scarti “umidi” ed a quelli “verdi” conferiti all’impianto) che, come si può evincere anche
dall’indagine effettuata su tutti gli impianti della regione Lombardia (Tab 5 e Tab 6), sono nel nord Italia
dell’ordine delle 40-50 €/t riferendosi all’anno 2001, mentre su dati riferiti al nord Italia per l’anno 2004 –
2005 ci si può riferire generalmente a range di prezzo che oscillano intorno ai 45 - 60 €/t; si rammenti che nei
project financing le tariffe vengono determinate aggiungendo agli oneri di gestione ed agli ammortamenti del
capitale investito (che propriamente vanno a costituire, insieme, il costo di esercizio) anche le spese generali
e l’utile di impresa; inoltre, a titolo prudenziale, viene spesso prevista la collocazione sul mercato del
prodotto compostato a prezzo nullo, situazione che non trova corrispondenza nello scenario operativo reale.
Le fasi principali della lavorazioni meglio dettagliate sopra, ma utile nella schematizzazione, sono costituite
da:
a)
Ricezione e accumulo dei materiali di norma:
- scarti umidi derivanti da raccolte differenziate della frazione organiche, anche raccolte differenziate
tipo “banco a banco” sui mercati e scarti di produzione o lavorazione di cibi crudi o cotti da parte di
utenze selezionate (mense, ristoranti, aziende di trasformazione o condizionamento alimentare,
catering etc);
- frazione verde; cioè materiali ligneo-cellulosici derivanti da potature, e sfalci, sia apportati da
conferimento per manutenzione di verde pubblico o da raccolte differenziate di utenze domestiche;
b)
Accumulo frazioni (al coperto, in edificio coibentato e con atmosfera interna in depressione forzata
per la frazione umida), all’aperto per il verde;
c)
Verde: triturazione (con macchine cippatrici);
d)
Materiale umido-organico da rd, rottura sacchi e selezione grossolana materiale estraneo;
e)
Omogeneizzazione linea organico-umido e linea verde;
f)
Maturazione dei cumuli aerati in uscita dalla fase di compostaggio sotto tettoie aerate, così come
descritto precedentemente;
g)
Raffinazione del prodotto con vagli di tipi diversi (vagli dimensionali rotanti, tavole densimetriche) ed
eliminazione dei residui contaminanti (plastica, cuoio, gomma, vetro) così come di quelli legnosi
(questi ultimi possono essere inseriti nuovamente in testa alla lavorazione andando ad inoculare i
batteri aerobi necessari al compostaggio);
h)
Impianto di aspirazione odori dalla fase di fermentazione accelerata con trattamento aria mediante
biofiltrazione e scrubber cioè impianti biologici o chimici mediante i quali è possibile rimuovere o
trasformare gli odori;
l)
Sistema di raccolta e stoccaggio (da inviare a trattamento) dei liquidi percolati;
Sono stati esaminati i dati (relativi a costi per investimenti in opere civili ed elettromeccaniche e oneri
accessori) relativi a impianti :
•
con potenzialità di trattamento di 100 t/giorno (30.000 t/a); investimento: 8.650.000,00 €
pari a 86,5 €/t/giorno; con potenzialità di trattamento di 160 t/giorno; stime investimento attualizzato:
11.200.000,00 €
pari a 70 €/t/giorno con potenzialità di trattamento di 190 t/giorno, stima investimento attualizzato:
12.500.000 €
pari a 65 €/t/giorno;
•
con potenzialità di trattamento di 210 t/giorno; investimento: 12.900.000,00 €, pari a 66 €/t/giorno.
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Piano digestione deirifiuti urbani
Risulta quindi la seguente stima:
Tab 4 – Stima investimento specifico rispetto alla potenzialità dell’impianto.
POTENZIALITA’
IMPIANTO
INVESTIMENTO
(t/giorno)
(€ x 10 )
(€/txd)
€ x 10 /txh
100
8.650
86,5
700,00
160
11.200
70,0
560,00
190
12.500
65,0
520,00
210
12.900
66,0
530,00
3
INVESTIMENTO
SPECIFICO
Pagina 308 di 379
3
Tab. 5 – Costi di gestione impianti di compostaggio (solo valori dichiarati)
Tab. 5 (segue) – Costi di gestione impianti di compostaggio (solo valori dichiarati)
NB: le percentuali di incidenza di una voce di costo sui costi totali sono calcolate rispetto al totale delle medie dei costi (data dalla somma delle medie dei singoli
costi)
Fonte: Regione Lombardia, Piano Regionale per la gestione dei Rifiuti Urbani, Milano Dicembre 2004
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I dati che seguono (tab 6) illustrano le dinamiche di tariffa applicate nella totalità degli impianti della regione
Lombardia. L’ultima colonna esprime le tasse che la provincia o i comuni dovessero applicare a quella
tipologia impiantistica. Le due tabelle precedenti illustrano la composizione delle strutture dei costi presentati
per impianto.
Nella tabella 6 è interessante notare che numerosi impianti di compostaggio applicano tariffe sensibilmente
differenziate tra valori minimi e massimi in funzione di una serie di fattori tra i quali quello della purezza
merceologica appare predominante. Questo fattore è indubbiamente un elemento di semplificazione nella
gestione della lavorazione e nella minore produzione di sovvalli (che hanno costi di smaltimento che come si
evince dalle tabelle 5 e 6 sono significativi). Relativamente alla purezza merceologica risultano fondamentali
le modalità di gestione del servizio di raccolta: infatti se il servizio viene effettuato con raccolte differenziate
domiciliari come nella maggior parte delle realtà lombarde, questo comporta gradi di purezza più elevate,
cosi come, se in sostituzione del polietilene per i sacchetti, si utilizzano sacchetti in materiali compostabili le
perdite si riducono ulteriormente.
Tab. 6 – Tariffe applicate: impianti di compostaggio
NB: Le tariffe medie, minime e massime sono indicate al netto dell’IVA e delle royalties
Fonte: Regione Lombardia, Piano Regionale per la gestione dei Rifiuti Urbani, Milano Dicembre 2004
La tabella che segue mostra un analisi sui costi riscontrati in alcune regioni italiane.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Fig. 1 - Confronto tariffe praticate dagli impianti di compostaggio
La tabella che segue, in lingua inglese, riporta una analisi sui costi di compostaggio espressi in euro a
tonnellata di frazione in ingresso applicati a diversi Stati europei.
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Tab. 7 – Quadro comparativo dei costi unitari per il compostaggio applicati in diversi Stati europei (€/tonn. di rifiuti)
Tab. 7 (segue) – Quadro comparativo dei costi unitari per il compostaggio applicati in diversi Stati europei (€/tonn. di rifiuti)
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
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4.
Impianti di interramento controllato per rifiuti residuali non pericolosi
Tenuto conto dell’evoluzione della normativa e dei diversi presidi ambientali che vengono richiesti per gli
impianti già in funzione ed autorizzati e per quelli di nuova realizzazione e autorizzazione, ci si riferisce
quindi ad impianti di interramento controllato concepiti per mettere a dimora i rifiuti residuali da raccolta
differenziata spinta, a loro volta sottoposti prima dell’interramento a trattamenti meccanico/biologici per la
stabilizzazione della frazione organica residua e/o la produzione di CDR.
Per la specifica conformazione geografica italiana è per lo più previsto l’insediamento di impianti di
interramento controllato in siti in origine destinati a cave di materiali, andati in disuso.
I dati citati sono relativi agli investimenti previsti su alcuni siti in fase di realizzazione, aventi ognuno diverse
caratteristiche di volumetria, di rapporto superficie/altezza e ovviamente, inseriti in contesti ambientali,
geologici e morfologici diversi.
Si prevede che i casi citati possano assorbire lo smaltimento di:
− frazione organica stabilizzata proveniente da processo di stabilizzazione biologica (con un indice di
respirazione inferiore a 500 mg O2/kg VS/h);
− scarti da pretrattamenti meccanici di selezione in impianti TMB;
− scarti da trattamento meccanico secondario di produzione CDR (essenzialmente dal separatore
balistico);
− ceneri inertizzate derivanti da termovalorizzazione dal CDR con smaltimento in discarica;
− scorie derivanti da processo di termovalorizzazione del CDR;
La nuova coltivazione di un lotto non precedentemente autorizzato, o l’apertura di nuove strutture di
interramento controllato comprendono:
•
preparazione a scopo di protezione ambientale dei siti, comprese di una protezione per
impermeabilizzazione del fondale delle vasche di ricezione e interramento, con uno strato di argilla
spesso 1,0 m, a seguito posa di membrana geotessile, strato di sabbia/bentonite di 60 cm,
geomembrana in PEAD da 2 mm, ulteriore posa di geotessile, sistema di drenaggio con tubi
fessurati in PEAD, strato di sabbia e ghiaia;
•
trasformazione, sagomatura e livellazione delle scarpate, definizione vie d’accesso e opere di
sbancamento;
•
consolidamento e impermeabilizzazione delle scarpate, mediante strato di composto di bentonite sul
terreno naturale, geotessile, membrana in PEAD 2 mm, ulteriore geotessile, geogriglia per
drenaggio;
•
“capping” finale (a discarica completamente esaurita) cioè ricopertura con da uno strato di terreno
naturale inerte spesso 1,0 m, una geomembrana in PEBD spesso 0,5 mm, uno strato geosintetico in
polipropilene e uno strato finale di terreno vegetale da 50 cm;
•
sistema di captazione biogas tenendo permanentemente in depressione la discarica, con pozzi di
combustione a torcia o sistemi di combustione centralizzata in impianti di produzione di energia
elettrica, convenzionata con certificati verdi;
•
sistema di captazione percolato, con pompaggio, stoccaggio in serbatoio per lo smaltimento finale;
•
edifici di servizio, pesa elettronica, viabilità ecc.
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
L’ analisi di vari siti in fase di realizzazione ha prodotto i seguenti valori:
Tab. 8 – Costi investimenti specifici in base ai quantitativi trattati
CAPACITA’ DISCARICA
(m3)
COSTO
INVESTIMENTO
(€ x 103)
INVESTIMENTO
SPECIFICO
(€/m3)
6.800.000
20.000
3,40
1.750.000
8.000
4,60
1.050.000
6.000
5,70
950.000
4.800
5,05
650.000
4.000
6,10
300.000
1.900
6,30
Aggiungendo a tali importi un’aliquota pari al 35% per oneri accessori (tra cui presenta una incidenza molto
3
rilevante l’acquisto delle aree), risultano costi di investimento praticamente costanti (dell’ordine dei 7-8 €/m )
3
3
per volumi fino a circa 1.000.000 m , che tendono poi a descrescere verso i 5-6 €/m per volumi fino a
3
7.000.000 m .
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Tab. 9 – Costi di gestione: impianti di discarica controllata
Tab. 9 (segue) – Costi di gestione: impianti di discarica controllata
NB: le percentuali di incidenza di una voce di costo sui costi totali sono calcolate rispetto al totale delle medie dei costi (data dalla somma delle medie dei singoli
costi)
Fonte: Regione Lombardia, Piano Regionale per la gestione dei Rifiuti Urbani, Milano Dicembre 2004
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Tab 10 – Tariffe applicate: impianti di discarica controllata (solo valori dichiarati)
NB: Le tariffe medie, minime e massime sono indicate al netto dell’IVA e delle royalties
Fonte: Regione Lombardia, Piano Regionale per la gestione dei Rifiuti Urbani, Milano Dicembre 2004
Come si può vedere dai dati sopra riportati sulla realtà lombarda e quelli della tabella 14 sotto esposta, i
trattamenti che presentano dei costi più ridotti sono quelli di interramento controllato sui quali tuttavia vige
l’obbligo di applicare la direttiva 1999/31/CE che prevede:
− obbligo di trattamento dei rifiuti prima dell’interramento;
− copertura tariffaria degli oneri di post conduzione delle discariche per i trenta anni successivi al giorno
del loro esaurimento.
Tale obbligo comporterà ulteriori aumenti di costo a conferimento portando questi ad essere in linea con i
paesi
europei
dove
tali
costi
sono
massimi.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Fig. 2 - Confronto tariffe praticate dagli impianti di discarica controllata
La tabella che segue, in lingua inglese, riporta una analisi sui costi di compostaggio espressi in euro a
tonnellata di frazione in ingresso applicati a diversi Stati europei.
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Tab. 11 – Quadro comparativo dei costi unitari dello smaltimento in discarica in diversi Stati europei (€/tonn. di rifiuti)
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5.
Impianti di termovalorizzazione
I fattori che possono influenzare il costo di investimento e quindi poi anche di gestione per un impianto di
termovalorizzazione sono molteplici:
•
tecnologie di combustione adottate (griglia, griglia raffreddata ad acqua, letto fluido ecc.);
•
capacità di ricezione giornaliera dell’impianto;
• tecnologia di realizzazione della linea di depurazione fumi; questa parte dell’impianto assume una
incidenza fondamentale nelle stime dei costi, in quanto può far variare anche al 30-40% dell’importo
base gli oneri realizzativi.
Esistono diverse tecnologie di trattamento termico e di recupero energetico che approfondiremo la più
consolidata e anche quella utilizzata da più tempo è quella degli impianti a griglia (con diverse varianti
tecnologiche) che è nata per lo smaltimento tramite incenerimento dei rifiuti e, più recentemente, è stata
adattata anche alla termovalorizzazione con un parziale recupero energetico.
5.1 Tecnologia a griglia.
Nel presente capitolo si esamineranno le stime di costruzione di termovalorizzatori a tecnologia “a griglia”
nelle varie varianti, con recupero di energia mediante vapore ad alta pressione (3-3,5 bar) che, condensato
in turbina permette recuperi di energia compresi, a seconda del PCI del rifiuto in ingresso, tra 0,65 e 0,80
kWh/kg RU alimentato.
Il rapporto fra i punti sopraccitati 2 e 3, cioè tra la capacità di ricezione di combustibile e la tecnologia per la
linea di depurazione fumi, necessita una massa critica per realizzare impianti che rende l’investimento
sostenibile economicamente solo sopra una certa società di dimensione o capacità ricettiva o quantità di
calore sopportato. Tale soglia si aggira attualmente attorno alle 300.000 tonnellate annue di ricezione per
impianti a griglia.
Circa la linea di trattamento fumi ci si riferisce ad un ciclo di trattamento basato su tecnologie prive di
riduzione catalitica selettiva finale, ma dotato di trattamenti di abbattimento ceneri e scorie (elettrofiltri e filtri
a maniche), di sostanze acide e metalli pesanti (dosaggio di biocarbonato o calce, ciclo su carbone attivo).
La stima dei costi di investimento viene effettuata in base alla potenzialità di trattamento dell’unità
considerando che una unità di questo genere lavora mediamente 7.700 ore/anno (320 giorni).
Per valutare le potenzialità di questi impianti la letteratura tecnica di settore utilizza spesso le tonnellate
annue. Questo criterio poteva risultare adatto negli impianti delle scorse generazioni nei quali la priorità
doveva essere posta allo smaltimento piuttosto che al recupero energetico.
Attualmente in funzione dell’aumento del potere calorifico del rifiuto secco residuo dovuto alla diffusione
delle raccolta differenziate spinte (che fanno raggiungere valori di PCI che raggiungono le 4500 kcal/kg per il
secco residuo) è necessario determinare in un criterio più sicuro e corretto cioè la capacità termica della
macchina o la capacità di produzione energia elettrica netta.
Un RU indifferenziato, prodotto in zone nelle quali non c’è una elevata raccolta differenziata e quindi con
scarsa o nulla raccolta dell’organico, presenta un potere calorifico di circa 2.390 kcal/kg (10.000 KJ/kg),
mentre un rifiuto residuo da RD domiciliare secco-umido o un CDR hanno un potere calorifico compreso tra
3.700 e 4.500 kcal/kg (16.000-17.000 kJ/kg).
Poichè le unità in esame sono termovalorizzatori, e la legge conferisce loro il compito di trasformare in
energia il materiale in ingresso, si ritiene che le caratteristiche di questo tipo di impianti debbano essere
valutate in potenza elettrica media netta (cioè con la sottrazione dei molti consumi energetici ed elettrici
interni all’impianto), cioè di potenza media annua cedibile alla rete elettrica.
La resa energetica lorda di questo genere di impianti, pur considerando i più moderni, oscilla tra il 21,5%
(delle unità di minori dimensioni) ed il 25,5% (di quelle di taglio maggiore) della potenza termica dei rifiuti in
ingresso. A sua volta, la potenza elettrica cedibile netta è pari mediamente al 70-75% della potenza elettrica
media prodotta.
Per effettuare la stima di investimento di unità moderne sono stati confrontati i costi di recenti unità esistenti
o in costruzione ed i valori presentati da E. Macchi nella sua relazione “Bilancio economico del recupero di
energia della termodistruzione” – Giugno 2000. Questi dati sono stati tutti attualizzati all’anno 2005 e sono
stati quindi confrontati i valori relativi agli impianti di:
− Termovalorizzatore n. 1 (da relaz. Macchi)
Potenza termica media RU: 38,6 MW. Potenza elettrica media: 9 MW (Rendimento 23,4%)
Rifiuto trattato (su 7.200 h/anno): 333,3 t/giorno
Potere calorifico rifiuto: 2.390 kcal/kg (10.000 kJ/kg)
Valore investimento attualizzato: 71.000.000,00 €
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
−
Termovalorizzatore n. 2 (da relaz. Macchi)
Potenza termica media RU: 115,7 MW. Potenza elettrica media: 28,8 MW (Rendimento 24,9%)
Rifiuto trattato (su 7.200 h/anno): 1.000 t/giorno
Potere calorifico rifiuto: 2.390 kcal/kg (10.000 kJ/kg)
Valore investimento attualizzato: 143.000.000,00 €
−
Termovalorizzatore n. 3 (da relaz. Macchi)
Potenza termica media RU: 192,9 MW. Potenza elettrica media: 49,1 MW (Rendimento 25,5%)
Rifiuto trattato (su 7.200 h/anno): 1.666 t/giorno
Potere calorifico rifiuto: 2.390 kcal/kg (10.000 kJ/kg)
Valore investimento attualizzato: 205.000.000,00 €
−
Impianto di Trezzo d’Adda:
potenza lorda di progetto: 19 MW. Potenza elettrica netta: 15 MW.
Rifiuto trattato (su 7.920 h/anno): 158.400 t/anno
PCI rifiuto: 3.400 kcal/kg (14.200 kJ/kg)
Valore investimento attualizzato (compresi costi accessori): 113.700.000,00 €
−
Impianti di Paternò:
Potenza lorda di progetto: 53 MW. Potenza elettrica netta: 45 MW
Rifiuto trattato: 405.000 t/anno
PCI rifiuto: 3.000 kcal/kg (12.530 kJ/kg)
Valore investimento attualizzato (compresi costi accessori): 180.000.000,00 €
−
Impianti di Acerra:
Potenza lorda di progetto: 105 MW. Potenza elettrica netta: 80 MW
Rifiuto trattato: 600.000 t/anno
PCI rifiuto: 3.600 kcal/kg (15.000 kJ/kg)
Valore investimento attualizzato (compresi costi accessori): 230.000.000,00 €
Ordinando i valori suesposti si ottiene la seguente tabella riassuntiva:
Tab. 12 – Costi investimenti specifici in base ai quantitativi trattati
POTENZA ELETTRICA
COSTO
COSTO SPECIFICO
MEDIA
INVESTIMENTO
INVESTIMENTO
3
(MW)
(€ x 10 )
(€/kW)
9
71.000
7.890
15
113.700
7.560
28,8
143.000
4.960
45
180.000
4.000
49,1
205.000
4.100
80
230.000
2.875
I costi di investimento riportati in tabella sono comprensivi degli oneri accessori ma non dei costi di gestione.
Per valutare la struttura dei costi di esercizio degli impianti si possono analizzare le tab. e le fig. seguenti.
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
Tab 13 – Strutturazione della tariffa di nuovi inceneritori in Lombardia (€/t RU smaltito)
Fig. 3 – Confronto composizione costi di alcuni inceneritori
Legenda: ♦Ammortamenti, ♦Smaltimenti, ♦Gestione, ♦Energia
Fonte: Regione Lombardia, Piano Regionale per la gestione dei Rifiuti Urbani, Milano Dicembre 2004
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Come si evince dalla tabella precedente esistono quattro principali componenti che concorrono a formare il
costo finale, a loro volta influenzati da numerose variabili:
l’ammortamento degli impianti,
i ricavi dalla vendita dell’energia elettrica,
i finanziamenti incentivanti la cessione di energia da fonti rinnovabili;
i costi di smaltimento scorie;
i costi di gestione.
Partiamo dai costi di investimento. Come si evince dall’analisi dei dati della tabella 13, per impianti di
dimensione simile, l’investimento ritenuto necessario per tonnellata / anno trattata già introduci una forte
differenziazione: a Bergamo (impianto a letto fluido) si ipotizza di spendere € 250 per tonnellata di capacità e
Milano € 587 (impianto a griglia raffreddata ad aria).
Su questo influisce anche il denominatore considerato; mentre l’impianto di Milano è previsto funzionare per
310 giorni /annui quello di Bergamo lo è per 330.
Vi è poi la scelta del tasso di interesse e del periodo di ammortamento; a parità di ammortamento unitario,
l’ammortamento, (ammortamento tecnico finanziario a rata costante) per € 0,52 investite è di € 0,06 per
l’impianto di Milano e di € 0,08 per quello di Bergamo.
L’altra grande voce su cui si riscontra un elevata varianza è rappresentata dalla cessione di energia elettrica,
anche qui le differenza sono marcate.
Il dato è influenzato:
• dai cambiamenti legislativi in tema di incentivazione e le incertezze interpretative (se per es l’incentivo
economico dei certificati verdi è applicabile all’intera produzione lorda o netta all’autoconsumo o se deve
essere esclusa la quota di energia elettrica prodotto con fonti non rinsavibili (plastiche prodotte con
derivati del petrolio);
• le diverse ipotesi sul potere calorifico del rifiuto trattato e le rese caloriche;
• i diversi costi ipotizzati di cessione delle scorie e ceneri.
Quanto analizzato precedentemente si riferisce ad impianti della stessa taglia mentre un fattore che esercita
una attività determinante è data dalla taglia dell’impianto che consente delle importanti economie di scala.
Sensibile è il caso del costo del personale che non è direttamente proporzionale, un inceneritore da 150 t/g
richiede circa 25 addetti alla gestione, un impianto quattro volte più grande non richiede neanche il doppio
degli addetti.
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Tab. 14 – Costi di gestione: impianti di termovalorizzazione
Tab. 14 (segue) – Costi di gestione: impianti di termovalorizzazione
Fonte:
Regione
Lombardia,
Piano
Regionale
per
la
gestione
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dei
Rifiuti
Urbani,
Milano
Dicembre
2004
L’età degli impianti rilevati è inversamente proporzionale ai ricavi dalla vendita di energia: maggiore è l’età
dell’impianto e minore è la quantità di energia ottenibile e minori quindi sono i ricavi specifici. Vi è poi un
fattore di controtendenza rispetto al dato di efficienza energetica sopraesposto cioè il fatto che i contributi
ottenuti nel passato, cioè con accordi CIP6 sono molto più vantaggiosi economicamente di tutti quelli che li
hanno succeduti (Decreto Bersani e, ora, certificati verdi).
Fig. 4 - Confronto tariffe praticate dagli impianti di termovalorizzazione
La tabella che segue, in lingua inglese, riporta una analisi sui costi di incenerimento espressi in euro a
tonnellata di rifiuto in ingresso applicati a diversi Stati europei.
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
Tab. 15 – Quadro comparativo dei costi unitari di incenerimento in diversi Stati europei (€/tonn. di
rifiuti)
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
ALLEGATO 5
VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA
DEL PIANO PROVINCIALE PER LA GESTIONE
GESTIONE
DEI RIFIUTI URBANI ED ASSIMILATI
Redazione della E.S.P.E.R. s.r.l. (Dott. Attilio Tornavacca)
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
Premessa
La valutazione ambientale strategica (VAS) è una valutazione preventiva degli impatti sull’ambiente degli
strumenti di programmazione pubblici.
La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) rappresenta quindi un processo dinamico e sistemico di
valutazione delle conseguenze ambientali di piani e programmi destinati a fornire il quadro di riferimento per
le attività di progettazione e monitoraggio.
Viene definita, nel Manuale per la Valutazione Ambientale dei Piani di Sviluppo Regionale e dei Programmi
dei Fondi strutturali dell'Unione Europea, come: "Il processo sistematico inteso a valutare le conseguenze
sul piano ambientale delle azioni proposte (politiche, piani o iniziative) nell'ambito di programmi ai fini di
garantire che tali conseguenze siano incluse a tutti gli effetti e affrontate in modo adeguato fin dalle prime
fasi del processo decisionale, sullo stesso piano delle considerazioni di ordine economico e sociale".
Si tratta di una valutazione delle conseguenze ambientali di un piano o di un programma, volta ad accertare
che il processo decisionale, in tutti i suoi passaggi, tenga nella opportuna considerazione i principi dello
sviluppo sostenibile e degli effettivi vincoli ambientali e della diretta incidenza dei piani sulla qualità
dell'ambiente.
Essa nasce dall’esigenza, sempre più radicata sia a livello comunitario, che nella promozione di politiche,
piani e programmi, insieme agli aspetti sociali ed economici, vengano considerati adeguatamente anche gli
impatti ambientali. Si è infatti compreso che l’analisi delle ripercussioni ambientali applicata al singolo
progetto (propria della Valutazione d’Impatto Ambientale) e non a monte dell’intero programma, non
permette di tenere conto preventivamente di tutte le alternative possibili.
La Valutazione Ambientale Strategica e la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) risultano strettamente
correlate e sinergiche tra loro, nascendo sostanzialmente la prima a completamento e integrazione della
seconda. Con la VIA, infatti, si attiva una procedura volta a fornire l’autorizzazione di un determinato
progetto; con la VAS si vuole aggregare il consenso attorno alle scelte effettuate relativamente al piano o al
programma di cui il singolo progetto e solo una parte. Le modalità di applicazione e adozione della VAS
sono infatti molto simili alla VIA applicata ai progetti.
Entrambe le procedure avviano un processo decisionale, ma mentre nella VIA il rapporto tra il soggetto
proponente e il soggetto competente ad esprimere una valutazione è di tipo autorizzativo, nella VAS la
relazione tra l’autorità che elabora il piano o programma e l’autorità con competenze ambientali è
tendenzialmente di tipo consultivo.
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
La normativa di settore
La normativa europea
Il quadro normativo in cui si inserisce tale strumento di valutazione della programmazione parte a livello
comunitario dalla Direttiva 2001/42/CE.
Adottata nel 2001, la direttiva VAS integra la direttiva sulla valutazione dell’impatto ambientale del 1985.
Mentre la direttiva dell’85 riguarda la valutazione dell’impatto ambientale di progetti, la più recente mira a
garantire che le decisioni più strategiche concernenti piani e programmi siano esaminate preventivamente.
La direttiva riguarda l’uso del territorio nonché piani e programmi settoriali, come quelli riguardanti i rifiuti.
Stabilisce inoltre che prima di adottare tali decisioni occorre valutare l’impatto sull’ambiente naturale e
antropico e consultare il pubblico. La normativa nazionale di recepimento doveva essere adottata al più tardi
nel luglio 2004 (cfr. IP/04/975).
Nel suo Allegato 1 la direttiva riporta gli argomenti di tale rapporto ambientale. Queste materie possono
essere così riassunte:
- definizione degli obiettivi dello strumento di pianificazione e del rapporto con altri piani o programmi, in
particolar modo degli strumenti aventi obiettivi inerenti le tematiche ambientali (punti a-e );
- aspetti atti a definire l’attuale qualità dell’ambiente, la sua probabile evoluzione, sia nel caso in cui lo
strumento di pianificazione venga adottato, sia nella ipotesi in cui non lo sia, definendo nel dettaglio le
peculiarità dei territori su cui lo strumento di programmazione va ad incidere e le problematiche
ambientali esistenti e quelle di prevedibile insorgenza. (punti b-c-d);
- conseguenze significative dello strumento di pianificazione sui territori e sull’ecosistema (punto f);
- misure di compensazione dei disagi ambientali, cioè provvedimenti presi per impedire, ridurre e
compensare gli eventuali impatti ambientali dello strumento pianificatorio (punto g);
- definizione delle diverse alternative possibili e, per ciascuna, le motivazioni della scelta ritenuta
preferibile, indicando il metodo e le eventuali difficoltà incontrate (punto h);
- definizione di un piano per il monitoraggio degli effetti dello strumento di programmazione (punto i);
- sintesi non tecnica, (punto j).
La normativa nazionale
La recente Legge della in campo ambientale varata dal governo comprende anche l’obbligo di recepire nel
cosiddetto testo unico anche la Direttiva 2001/42/CE a cui l’Italia doveva già essersi adeguata entro il 21
luglio 2004. Il Consiglio dei Ministri ha già approvato in via definitiva ed ora il testo è alla firma del Presidente
della Repubblica.
Il Testo unico riordina sei materie: le procedure di valutazione ambientale; la difesa del suolo; la tutela e la
gestione delle acque; i rifiuti e le bonifiche; la tutela dell'aria; il danno ambientale. Per quanto riguarda la
VAS viene proposto un meccanismo di coordinamento tra VIA e VAS e tra Via e Ippc. L’Unione delle
Province Italiane (UPI) ha però inviato delle osservazioni secondo cui si rileva, in via generale, come lo
schema di decreto appaia non coerente con lo scopo di riordinare la complessa normativa nazionale in
materia di VIA, VAS e IPPC/Aia, poiché il testo proposto tenderebbe a confondere le procedure di VAS con
quelle di Via, che non appaiono due elementi destinati ad interrelarsi, come è di fatto nella realtà, ma solo
due momenti distinti e consequenziali. L’UPI rileva inoltre che la fase di consultazione e informazione al
pubblico, che devono rappresentare elementi prioritari in ordine ai piani e programmi, risulta poco valorizzata
e solo come appendice terminale di un lungo processo decisionale.
La normativa regionale
Considerata l’assenza di riferimenti normativi nazionali in merito, la Regione Liguria non ha ancora introdotto
una legislazione regionale di applicazione della VAS anche se la L.R. 30 dicembre 1998, n. 38 pubblicata nel
B.U. Liguria 20 gennaio 1999, n. 1, dal titolo “Disciplina della valutazione di impatto ambientale” al Capo II
prevede la VIA su piani e programmi e all’art. 5 va a trattare la “Sostenibilità ambientale inerente a piani e
programmi”.
Inoltre la Legge regionale 21 giugno 1999 n. 18, stabilisce che il Piano di Agenda 21 della Regione Liguria
assume il ruolo di piano regionale dell'ambiente e ha il compito di introdurre i principi e i contenuti dello
sviluppo sostenibile nella pianificazione regionale complessiva e di comparto.
Nello specifico il Piano di Agenda 21 affronta il tema dell’applicazione della VAS nel capitolo 9.1. Vi si
afferma che la passata esperienza, in cui l’elemento ambiente è stato considerato solo in termini di
valutazione finale dagli effetti di determinate opere, ha manifestato un’inadeguatezza non tanto del metodo
operativo quanto del momento in cui la valutazione interviene: ossia a scelta compiuta. Infatti anche se la
VIA a quel punto ha il potere di definire le scelte giuste o sbagliate e di rinviare il tutto al mittente, tuttavia le
risorse messe in campo in termini di pianificazione, progettazione, studi di approfondimento ambientale
risultano sprecate.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Secondo il Piano di Agenda 21 regionale risulta pertanto evidente che, attraverso la VAS, deve essere
inserito l’elemento ambiente nelle valutazioni delle scelte sin dal momento della pianificazione e della
programmazione.
Un altro problema metodologico individuato dal Piano regionale è quello di una più completa integrazione tra
gli obiettivi di sostenibilità e le azioni specifiche che possono essere intraprese nella pianificazione o nella
programmazione degli altri settori e ancora gli indicatori che consentono di valutare se e quanto i piani e i
programmi riescono a conseguire quegli obiettivi. In tal senso deve essere l’interdisciplinarietà il metodo per
connettere la disponibilità di dati al processo decisionale, mediante figure professionali in grado di gestire il
dato e arricchire il progetto di ulteriori specifici elementi.
La Provincia di Savona, nella esplicazione delle sue competenze in materia pianificatoria, oltre che alla
normativa nazionale e regionale precedentemente citata, deve anche rispondere alla legge regionale 21
giugno 1999, n° 18 “Adeguamento delle discipline e conferimento delle funzioni locali in materia di ambiente,
difesa del suolo ed energia”, che al capo III detta i principi e le modalità di svolgimento delle attività della
Provincia e degli altri enti locali nell’ambito della gestione dei rifiuti, recependo fedelmente la normativa
comunitaria e nazionale. In particolare ripropone, per l’organizzazione della gestione dei rifiuti solidi urbani,
la coincidenza dei confini degli ambiti territoriali ottimali con quelli delle amministrazioni provinciali.
Secondo detta normativa regionale il piano provinciale di gestione dei rifiuti costituisce specificazione
settoriale del piano territoriale di coordinamento (P.T.C.) di cui all’articolo 17 della legge regionale n°
36/1977, già adottato dalla Provincia ed in corso di approvazione. In particolare, sulla base delle linee
evolutive previste per i diversi settori economici e le aree territoriali, il Piano provinciale analizza l’andamento
tendenziale della produzione dei rifiuti e valuta le possibili azioni di razionalizzazione della gestione degli
stessi. Il Piano provinciale deve inoltre contenere:
•
•
•
•
•
•
•
l’individuazione delle eventuali gestioni sub-provinciali;
l’individuazione delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e al recupero dei rifiuti
urbani, con indicazioni plurime per ogni tipo di impianto, nonché le zone non idonee alla localizzazione di
impianti di smaltimento e di recupero di rifiuti speciali;
l’individuazione, all’interno dell’ A.T.O., di aree di raccolta differenziata che ottimizzino il sistema della
raccolta in relazione alle tipologie ed alla quantità di rifiuti prodotti, all’economia dei trasporti, alle
soluzioni tecniche adottate e alle dimensioni e caratteristiche territoriali degli A.T.O. di riferimento;
l’individuazione dei metodi e delle tecnologie di smaltimento più idonei in relazione alle quantità e
caratteristiche dei rifiuti, agli impianti esistenti ed alle prescrizioni del piano regionale;
l’individuazione delle frazioni di rifiuto oggetto di raccolta differenziata in relazione agli obiettivi e relative
modalità di recupero;
il fabbisogno di discariche necessarie per lo smaltimento della frazione non recuperabile dei rifiuti urbani
per un periodo non inferiore a dieci anni;
lo studio di sostenibilità ambientale di cui alla legge regionale n° 38/1998.
Il Piano di gestione dei rifiuti costituisce infine il modello di riferimento per la nuova strategia di pianificazione
in materia ambientale, i cui principi, sono stati introdotti dalla legge regionale n.38/98 "Disciplina della
valutazione di impatto ambientale".
Questi obblighi normativi devono essere applicati tenendo conto delle ulteriori prescrizioni contenute nel
Piano di gestione dei rifiuti della Regione Liguria, approvato dal Consiglio regionale con deliberazione n.17
del 29 febbraio 2000.
Tale Piano rappresenta il primo passo del processo di adeguamento degli atti di pianificazione regionali ai
principi ispiratori del decreto legislativo "Ronchi" n.22 del 1997. Il Piano regionale propone un ventaglio di
possibili soluzioni per la gestione dei rifiuti, fra le quali gli enti locali, cui il legislatore nazionale ha assegnato
compiti organizzativi e gestionali, potranno scegliere. Il Piano si pone quindi quale strumento a supporto di
Comuni e Province, responsabili delle scelte tecnologiche e localizzative, per assolvere ai propri compiti
tramite processi decisionali trasparenti e ricostruibili a posteriori, in quanto sviluppati con un corredo di
informazioni oggettive ed accessibili a chiunque, e sulla base di una valutazione preventiva degli effetti
derivanti dalle varie scelte possibili. Il Piano individua infatti quattro Ambiti Territoriali Ottimali, i cui confini
corrispondono ai limiti amministrativi delle quattro province.
Il Piano di gestione dei rifiuti costituisce infine il modello di riferimento per la nuova strategia di pianificazione
in materia ambientale, i cui principi, sono stati introdotti dalla legge regionale n.38/98 "Disciplina della
valutazione di impatto ambientale".
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Approccio e metodologia della VAS
Seguendo le indicazioni riportate nella normativa comunitaria e dalle esperienze sviluppate da altri contesti,
si è deciso di realizzare una VAS che fosse comprensibile sia dai tecnici sia dai cittadini.
La procedura di applicazione della VAS inizia delineando le finalità dell’analisi, accertandone la coerenza
con le normative di riferimento, dei piani e dei programmi sovraordinati (Capitolo 3); tale rilievo è stato svolto
considerando sia gli obblighi definiti dagli strumenti settoriali sia le indicazioni provenienti dai Piani di
programmazione e tutela dell'ambiente che vanno ad incidere sul territorio della Provincia di Savona. In
particolare sono stati analizzati gli obiettivi del PTCP della Provincia di Savona.
Tramite tale verifica si definisce a quali obiettivi e a quali settori di azione ambientale si vanno a riferire le
azioni e gli indirizzi del PPGR. Già da questa fase è possibile rilevare eventuali indicazioni di criticità
relativamente a:
- matrici ambientali che potrebbero essere influenzate negativamente dalle indicazioni del Piano;
- criticità da affrontare con particolare attenzione;
- possibili discrasie tra obiettivi del Piano e obiettivi generali di tutela dell'ecosistema.
Questa valutazione ha quindi anche lo scopo di focalizzare gli aspetti che potrebbero comportare delle
effettive controindicazioni ambientali.
Preliminarmente alla definizione delle possibili conseguenze del Piano viene individuato e definito lo stato
ambientale di partenza, focalizzandosi sul settore rifiuti (Capitolo 4). Questo fase comprende l’identificazione
degli indicatori principali di pressione e della evoluzione nel tempo di tali indicatori.
Per analizzare il sistema di gestione dei RU si procede con una sua scomposizione mediante un metodo
simile a quella utilizzato per l'Analisi del ciclo di vita, e si procede poi alla valutazione di "pressioni/effetti
positivi" determinati sull'ambiente dai singoli anelli del sistema. Dopo questa verifica, per segmento
dell’insieme, viene operato uno studio di dettaglio per ogni comparto per porre in rilievo, per quanto
possibile, la diversità tra la possibile evoluzione senza l'attuazione del Piano e gli effetti pianificati.
A questo studio segue la valutazione delle conseguenze del Piano sull’ambiente si identifica un elenco dei
punti di forza e delle criticità del Piano (Capitolo 4), cioè un bilancio anche critico del Piano, prendendo in
considerazione anche la realizzabilità delle soluzioni prospettate. Dopo aver stimato eventuali criticità o
impatti ambientali negativi del piano si propongono eventuali misure di compensazione e mitigazione
(Capitolo 5).
Come si accennava precedentemente, la VAS comprende anche un Programma di monitoraggio (Capitolo
6). Tale parte della VAS individua gli strumenti e le modalità per individuare strumenti di verifica
dell’avanzamento delle iniziative e di effettivo monitoraggio dell’impatto ambientale del Piano Provinciale.
Infine i contenuti delle varie parti della VAS sono poi raccolti e sintetizzati in una sintesi non tecnica finale
(Capitolo 7) .
Di seguito sono riassunte in ordine cronologico le fasi di sviluppo della VAS.
1. Valutazione della situazione ambientale
Individuazione e presentazione delle informazioni sullo stato dell’ambiente e delle risorse naturali.
Elaborazione di dati di riferimento della Provincia, e sulle interazioni positive e negative tra tali contesti e i
principali settori interessati dall’applicazione del Piano.
2. Obiettivi, finalità e priorità
Individuazione obiettivi,finalità e priorità nella campo della gestione di rifiuti coerenti con gli obiettivi di sviluppo
sostenibile che la Provincia intende conseguire grazie all’applicazione del PPGR.
3. Bozza di proposta di sviluppo
Operare per garantire che gli obiettivi e le priorità ambientali siano integrati a pieno titolo nel piano e
individuazione delglii obiettivi e le priorità di sviluppo
4. Valutazione ambientale della bozza
Valutare le implicazioni, dal punto di vista ambientale, delle priorità di sviluppo previste di proposta del Piano e il
grado di integrazione delle problematiche ambientali nei rispettivi obiettivi, priorità, finalità e indicatori.
5. Indicatori in campo ambientale
Individuare indicatori ambientali e di sviluppo sostenibile intesi a quantificare e semplificare le informazioni in
modo da agevolare, sia da parte dei responsabili delle decisioni che da parte del pubblico, la comprensione
delle interazioni tra l’ambiente e i problemi chiave del settore Contribuire allo sviluppo della versione definitiva
del piano, tenendo conto nella decisione definitiva in merito al Piano dei risultati della valutazione.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Definizione delle finalità del piano Confronto con gli obiettivi fissati da altri
strumenti
Analisi ambientale
Definizione
della
situazione
presente
individuazione dei settori impattati dalla gestione
rifiuti (consumo di suolo, emissioni in atmosfera
ecc.)
Indicatori
Valutazione effetti del piano
Confronto condizione presente - ed evoluzione
attesa
Individuazione limiti e punti di forza
Misure di compensazione e mitigazione
Piano di monitoraggio
Sintesi non tecnica
6. Integrazione dei risultati della valutazione
Contribuire allo sviluppo delle versione definitiva del Piano, tenendo conto nella decisione definitiva in merito al
Piano dei risultati della valutazione.
7. Monitoraggio dell'applicazione del Piano
Monitorare per tutta la durata del Piano la sua reale applicazione anche al fine di operare le necessarie
integrazioni e correzioni in itinere.
Nella figura precedente si è cercato di riassumere la metodologia applicata.
Fig. 1 - Metodo di elaborazione della VAS adottato.
.Tali indicatori dovranno essere quantificati per contribuire a individuare e a spiegare i mutamenti nel tempo.
Il PPGR in relazione agli obiettivi ambientali e di settore
Il nuovo Piano Provinciale di Gestione Rifiuti: strategie ed obiettivi generali
Il nuovo Piano per la gestione dei Rifiuti Urbani nel territorio della Provincia di Savona, può schematicamente
essere riassunto in questi punti:
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Provincia di Savona
-
-
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
una produzione/raccolta procapite annua di 692 kg che risulta superiore alla media regionale (che nel
2002 era di 598 kg/ab/anno) e sta sempre crescendo negli ultimi anni;
una raccolta differenziata complessiva del 16,7% al 2004, che registra una crescita di circa 0,5 punti
percentuali dal 2003 al 2004 e del 3,9 % dal 2002 al 2003, che risulta quindi ancora lontana dagli obiettivi
normativi;
una situazione territoriale fortemente disomogenea che vede molti comuni della zona turistica e della
primo entroterra superare la soglia del 25% (ad es. Alberga ed Alassio) di raccolta differenziata ma con
produzioni procapite fortemente sopra la media e un territorio montano con scarsi risultati di
differenziazione ma produzioni contenute;
il capoluogo con raccolte differenziate superiori alla media della Provincia di Savona (20,7 %);
una quasi totale omogeneità gestionale dei sistema di raccolta basati su contenitori stradali e raccolte
differenziate aggiuntive;
la totale assenza delle raccolte dello scarto da cucina per la mancanza di impianti di trattamento della
frazione organica;
una rete di stazione ecologiche non ancora sviluppata;
una buona presenza di impianti di smaltimento che però consiste attualmente soltanto in impianti di
discarica senza alcun pretrattamento per la riduzione dell’impatto ambientale dei rifiuti conferiti.
Partendo dalla ricognizione dello stato di fatto, nel Piano Provinciale di Gestione Rifiuti, sulla base delle
priorità fissate dalla legislazione in materia di gestione rifiuti, sono state pianificate una serie di azioni volte al
conseguimento, alla scala della Provincia di Savona, delle seguenti finalità:
riduzione della produzione dei rifiuti: la finalità è quella di rallentare e annullare il trend di crescita della
produzione (o meglio, della "raccolta") procapite, che negli anni 1999-2004 è cresciuta del 11,6%,
prevedendo invece una riduzione nella produzione. Tale riduzione sarà effetto delle politiche previste nel
piano a questo scopo. Il Piano arriva a porsi l’obiettivo di ridurre dell’ 1% all’anno la quantità dei rifiuti
prodotti entro il 2010;
1. aumento ed ottimizzazione della raccolta differenziata: tramite una metodo di analisi territoriale e
verifica delle migliori metodologie di raccolta applicabili, si è individuato come obiettivo raggiungibile per
il 2009 il 49,4% e per il 2014 il 53,4% di RD. Questa procedura consente di formulare delle ipotesi di
recupero concretamente raggiungibili se si applicano le modalità di riorganizzazione del servizio
identificate nel Piano. In specifico tali obiettivi sono stati definiti mediante l’applicazione dalle seguenti
attività di studio descritte in ordine di successione logica:
• stima della evoluzione dei quantitativi raccolti anche in relazione alle dinamiche demografiche;
• analisi territoriale e suddivisione dei vari contesti territoriali della Provincia;
• verifica della composizione merceologica, dei flussi di materiali già recuperati e dei materiali ancora
presenti nel rifiuto residuo in ogni area di raccolta;
• individuazione delle modalità di raccolta applicabili nei vari contesti di ogni area di raccolta;
• valutazione della potenzialità di intercettazione dei vari sistemi di raccolta anche in relazione alla loro
parziale applicabilità all’intero contesto territoriale in esame;
• definizione dell’obiettivo di raccolta di ogni frazione merceologica in ogni area di raccolta. Si è poi
potuto calcolare l’obiettivo medio di raccolta di ogni area di raccolta ed infine quello medio a livello
provinciale;
massimizzazione della capacità di recupero di materia e di energia: per i flussi non intercettati tramite
raccolte differenziate si prevede un ulteriore processo di bioessicazione che consenta di smaltire in
sicurezza gli scarti del processo (opportunamente biostabilizzati), l’ulteriore recupero di materia (per i
metalli) ed il recupero di energia della frazione ad alto potere calorifico;
minimizzazione della pressione degli impianti di interramento controllato: come conseguenza degli
obiettivi precedenti il ruolo degli impianti di interramento controllato verrà ad essere di tipo residuale sia
dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo (verranno smaltiti flussi omogenei di rifiuti con
ridotta presenza di materiale putrescibile);
2. autosufficienza della Provincia di Savona per lo smaltimento: il sistema impiantistico previsto dal
PPGR permetterà l'autosufficienza dell'ambito territoriale ottimale per quanto riguarda lo smaltimento e,
tramite il processo di localizzazione, permetterà la minimizzazione degli impatti dovuti al trasporto.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Obiettivi degli Strumenti generali di pianificazione e tutela ambientale
I punti di riferimento in termini di pianificazione ambientale e sviluppo sostenibile cui la pianificazione
territoriale ed il PPGR devono riferirsi, sono in particolare il VI Programma di azione ambientale dell'Unione
Europea e, in base ai contenuti della legge regionale 21 giugno 1999 n. 18, il Piano di Agenda 21 della
Regione Liguria che, secondo tale legge regionale, costituisce il piano regionale dell'ambiente e ha il compito
di introdurre i principi e i contenuti dello sviluppo sostenibile nella pianificazione regionale complessiva e di
comparto. Tali strumenti legislativi fissano le politiche ambientali nel medio periodo a livello comunitario e su
scala regionale.
Risulta poi assolutamente strategico, per le conseguenze energetiche legate alla gestione dei rifiuti, il
Protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas clima alteranti, che comunque è recepito interamente dal
Programma di azione ambientale dell'Unione Europea.
Oltre a questi strumenti legislativi e di pianificazione il PPGR deve anche confrontarsi con numerose altre
indicazioni provenienti da strumenti che vanno dalla scala europea a quella della Provincia di Savona. Di
seguito viene sviluppato questo confronto, mettendo in rilevo coerenze od eventuali discrasie.
Il VI Programma di azione ambientale dell'Unione Europea -"Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra
scelta"
Nel VI programma comunitario di azione in materia ambientale viene evidenziato che, nonostante il V
programma abbia raggiunto importanti obiettivi, in Europa si continua ad assistere al peggioramento di
diverse problematiche ambientali.
Nello specifico si rileva come gli effetti dei gas clima alteranti sui mutamenti climatici siano un dato di fatto
scientificamente provato e che le popolazioni dovranno adattarsi agli effetti di tali cambiamenti.
Relativamente al consumo di risorse si sostiene che il livello di sfruttamento attuale sta superando la soglia
di saturazione dell'ecosistema e la sua potenzialità di assorbire rifiuti ed emissioni.
In particolare la crescita dei rifiuti nei paesi comunitari è strettamente collegata al consumo di risorse naturali
ed alla crescita dell'inquinamento. Il suolo viene individuato quale risorsa limitata e scarsa che deve
sopportare un continuo aumento della pressione antropica.
In base a queste considerazioni sono state fissate quattro aree di azione prioritario:
- ambiente, salute e qualità della vita;
- risorse naturali e rifiuti;
- mutamenti climatici;
- natura e biodiversità.
Finalità generale e primaria del programma europeo è quello di "sganciare le pressioni ambientali dalla
crescita economica"; il concetto di fondo è la definizione della priorità delle azioni preventive e di riduzione
dell'inquinamento alla fonte, del principio "chi inquina paga", e del principio di precauzione.
Per le quattro aree di azione il programma si pone l’obiettivo di :
- contribuire a un elevato livello di qualità della vita e di benessere sociale per i cittadini attraverso un
ambiente in cui il livello dell'inquinamento non provochi effetti nocivi per la salute umana e l'ambiente e
attraverso uno sviluppo urbano sostenibile;
- garantire una migliore efficienza delle risorse e una migliore gestione delle risorse e dei rifiuti ai fini del
passaggio a modelli di produzione e consumo più sostenibili, dissociando pertanto l'impiego delle risorse
e la produzione dei rifiuti dal tasso di crescita economica, e cercando di garantire che il consumo di
risorse rinnovabili e non rinnovabili non superi la capacità di carico dell'ambiente.
- porre in evidenza i cambiamenti climatici come la sfida principale per i prossimi 10 anni, oltre a contribuire
all'obiettivo a lungo termine di stabilizzare le concentrazioni dei gas a effetto serra nell'atmosfera ad un
livello tale da escludere qualsiasi pericolosa interferenza delle attività umane sul sistema climatico.
Pertanto il programma si prefigge l'obiettivo a lungo termine di limitare a 2° C l'aumento globale mas simo
della temperatura rispetto ai livelli del periodo preindustriale e di mantenere la concentrazione di CO2 al
di sotto di 550 ppm. Nel lungo periodo tale azione comporterà probabilmente una riduzione complessiva
delle emissioni di gas a effetto serra del 70 % rispetto ai livelli del 1990, come riconosciuto dal Gruppo
intergovernativo di esperti dei cambiamenti climatici (IPCC); viene confermato inoltre l'obiettivo
comunitario di riduzione delle emissioni dell'8% (su base 1990) entro il 2008-2012 ai sensi del protocollo
di Kyoto (l'obiettivo specifico per l'Italia è stato definito al 6,5%).
- tutelare, conservare, ripristinare e sviluppare il funzionamento dei sistemi naturali, degli habitat naturali e
della flora e fauna selvatiche allo scopo di arrestare la desertificazione e la perdita di biodiversità,
compresa la diversità delle risorse genetiche, nell'Unione europea e su scala mondiale.
In aggiunta agli obiettivi summenzionati, riguardanti la salvaguardia dell’ambiente, il programma definisce
azioni specifiche per le singole aree prioritarie: tali indicazioni rimangono comunque riferite ad una scala di
azione europea.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Anche considerando questi limiti è possibile e necessario, nell'ottica dell'Agenda 21, convertire tali
indicazioni in obiettivi e linee di azione tarate sulla scala della Provincia di Savona.
Per verificare la corrispondenza degli obiettivi specifici del PPGR con le indicazioni comunitarie si deve però
tener conto della differente scala di riferimento puntando quindi ad una valutazione prettamente qualitativa
degli obiettivi.
In particolare agli articoli dal 5° all'8° il Progr amma pianifica in modo specifico gli interventi prioritari della
Comunità Europea. Nella tabella che segue si riportano le azioni che risultano direttamente correlabili al
campo di azione del PPGR e quale sia la corrispondenza con le finalità del Piano provinciale.
Dallo studio proposta appare chiaro che gli obiettivi del PPGR della Provincia di Savona risultano coerenti
con il programma europeo sia nelle linee generali sia nel dettaglio del settore rifiuti.
Tab. 1 - Verifica degli indirizzi del PPGR con il VI programma di azione ambientale UE
Area di intervento
VI programma - obiettivi prioritari
Corrispondenza obiettivi nel PPGR
risorse naturali e conseguire una sensibile riduzione delle Corrispondenza - ridurre la produzione
rifiuti
quantità di rifiuti prodotte (art.8.1)
dei rifiuti urbani
conseguire una maggiore efficienza delle corrispondenza
campagne
di
risorse e il passaggio a modelli di comunicazione e sensibilizzazione produzione e di consumo più sostenibili sistemi tariffari di tipo "chi inquina
(art.8.1)
paga" capace di responsabilizzare i
produttori - promozione di accordi di
programma e certificazione ambientale
delle imprese.
conseguire una sensibile riduzione delle corrispondenza - minimizzazione dei
quantità di rifiuti destinati all'eliminazione rifiuti a smaltimento - promozione di
(art.8.1).
accordi di programma.
incentivare il riutilizzo, dare la priorità al corrispondenza – massimizzazione
recupero, segnatamente al riciclaggio; della raccolta differenziata con la
(art.8.1)
possibilità di recupero di materia recupero energetico e di materia dai
flussi di indifferenziato.
i rifiuti destinati all'eliminazione dovrebbero corrispondenza - conseguimento a
essere eliminati in modo sicuro; (art.8.1)
livello provinciale di una dotazione
impiantistica efficiente e programmata
sulla base della minimizzazione degli
impatti.
il sito di trattamento dei rifiuti destinati allo corrispondenza
–
autosufficienza
smaltimento dovrebbe essere situato il più dell'ambito per lo smaltimento dei rifiuti
possibile vicino al luogo di produzione dei urbani - localizzazione degli impianti di
medesimi, sempre ché ciò non comporti una smaltimento per compostaggio per
riduzione dell'efficacia per quanto riguarda le rifiuti urbani tramite analisi di
operazioni di trattamento dei rifiuti. (art.8.1). baricentricità.
ridurre le emissioni di gas ad effetto serra corrispondenza - minimizzazione delle
nell'ambito della strategia di gestione dei distanze di trasporto - riduzione delle
rifiuti (art. 5.2.v).
emissioni di metano generato da
sostanza organica in discarica.
cambiamenti climatici ridurre le emissioni dei gas ad effetto serra corrispondenza
criterio
di
nel settore dei trasporti (art. 5.2 iii)
baricentricità e prossimità per la
localizzazione
di
impianti
di
trattamento/smaltimento rifiuti
ridurre le emissioni di gas ad effetto serra corrispondenza - minimizzazione delle
nell'ambito della strategia di gestione dei distanze di trasporto - riduzione delle
rifiuti (art. 5.2.v)
emissioni di metano generato da
sostanza organica in discarica.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Obiettivi della legislazione nazionale
Le principali indicazioni comunitarie in materia di rifiuti sono state recepite col Decreto Legislativo 152/2006 ,
che esplicita le priorità relative alla gestione dei rifiuti.
Principio cardine della norma è quello che i rifiuti "devono essere recuperati o smaltiti senza pericolo per la
salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente".
Secondo il decreto, le autorità competenti attivano iniziative allo scopo di "favorire, in via prioritaria, la
prevenzione e la riduzione della produzione e della nocività dei rifiuti", inoltre devono favorire "la riduzione
dello smaltimento finale dei rifiuti" tramite riutilizzo, riciclaggio e recupero di materia, e l'utilizzo dei rifiuti per
produrre energia. Tra le opzioni esposte, viene individuato dalla normativa europea e nazionale che il
recupero di materia è prioritario rispetto al recupero energetico.
Gli obiettivI di raccolta differenziata dei rifiuti urbani sono posti per il 2006 almeno al 35%, per 2008 almeno
al 45% e per il 2012 almeno al 65%.
Riguardo la dotazione di impianti la legislazione prevede che gli ambiti territoriali ottimali assicurino una
gestione unitaria del ciclo rifiuti urbani e l'autosufficienza nello smaltimento, e che comunque debbano
garantire " lo smaltimento dei rifiuti in uno degli impianti appropriati più vicini, al fine di ridurre i movimenti dei
rifiuti stessi".
Di particolare rilevanza nella strategia di gestione complessiva dei rifiuti sono le previsioni del recente D.Lgs.
36/03 (non compreso nelle schede regionali), il cosiddetto Decreto Discariche. Nel dettaglio, col nuovo testo
si prevede la riduzione massiccia dell'apporto di sostanza organica in discarica tramite un programma
specifico che ogni regione dovrà elaborare ad integrazione del piano di gestione rifiuti. Tale programma
dovrà tendere, in ciascun Ambito Territoriale Ottimale, a portare i quantitativi di sostanza biodegradabile
smaltita in discarica al di sotto di :
- 173 kg/anno per abitante entro il 2008;
- 115 kg/anno per abitante entro il 2011;
- 81 kg/anno per abitante entro il 2018.
Inoltre a partire dal 2007 non si potranno più smaltire in discarica rifiuti con potere calorifico superiore ai
13.000 kJ/kg, al fine di evitare lo spreco di materiali potenzialmente adatti al recupero energetico. Gli
orientamenti del PPGR sono in linea con tali dettami in quanto:
- si persegue la massima intercettazione della frazione organica dei rifiuti urbani da avviare a
compostaggio in un sistema impiantistico capace di trattare anche materiali biodegradabili provenienti da
aziende del settore agroalimentare;
- per i flussi di rifiuti non avviabili a recupero di materia si persegue il recupero energetico tramite un
sistema impiantistico di trattamento e produzione di CDR.
Tramite tali azioni si dovrebbe pervenire agevolmente al conseguimento degli obiettivi, almeno per gli apporti
da rifiuti urbani.
Una serie di impegni e obiettivi di sostenibilità tratti da accordi internazionali, norme e dalle politiche
comunitarie è stato redatto dall'Agenzia Nazionale per l'Ambiente (ANPA) nel documento “Linee guida per le
Agende 21 Locali in Italia”; questo riferimento è stato utilizzato anche per la valutazione degli obiettivi anche
nella VALSAT del PTCP.
La correlazione tra gli obiettivi e le azioni di Piano con tali obiettivi sono evidenziate tramite la tabella
successiva. Tali tabelle riporta l'elenco degli obiettivi delle “Linee guida per le Agende 21" (come integrate
nella VALSAT del PTCP) che hanno una certa attinenza con gli obiettivi del PPGR.
Legenda delle schede
+ effetti del Piano coerenti agli obiettivi di sostenibilità
effetti del Piano in contrasto con gli obiettivi di sostenibilità
? effetti del Piano da valutare
Gli effetti indicati con segno "-", o "?" saranno valutati in dettaglio successivamente nel capitolo sulla
valutazione degli Effetti del Piano.
L’analisi delle tabelle riportate di seguito può evidenziare come il Piano appaia coerente (o privo di
interazioni significative) con l'elenco degli obiettivi di sostenibilità definiti dall'ANPA. Vi sono tuttavia alcuni
punti di possibile criticità che saranno presi in considerazione con maggiore dettaglio nel capitolo
successivo.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Tab. 2 - Verifica di corrispondenza del PPGR con le “Linee guida per le Agende 21 Locali"
Interazione
con obiettivi
PPGR
COMPARTO ARIA
Riduzione
progressiva
nel
tempo
concentrazioni di inquinanti atmosferici
delle
Rispetto dei valori limite di qualità dell’aria e
progressivo conseguimento / mantenimento dei
valori guida.
Progressiva
riduzione,
fino
alla
totale
eliminazione degli episodi di inquinamento acuto
(superamenti dei valori di attenzione e/o
allarme).
Riduzione
progressiva
delle
emissioni
atmosferiche di SO2, NOx, COV, O3
Adeguamento della rete monitoraggio e controllo
(n. e distribuzione centraline, metodi e procedure
controllo su immissioni e concentrazioni,
redazione del rapporto annuale)
RISORSE IDRICHE
+
+
SUOLO E SOTTOSUOLO
Riduzione del consumo di inerti pregiati e non.
Emissioni dovute al trasporto rifiuti e al
sistema impiantistico - L'impatto dei gas
climalteranti provenienti dalla discarica viene
ridotto mediante la biossicazione.
Emissioni dovute al trasporto rifiuti e al
sistema
impiantistico
–
Per
la
riorganizzazione del servizio di raccolta dei
rifiuti deve essere pianificata l’adozione di
mezzi a basso impatto (mezzi elettrici, a GPL
e a gas metano)
+
vedi sopra
+
Mediante l’utilizzo di CDR di alta qualità in
sostituzione di polverino di carbone (che reca
sempre una certa quantità di zolfo) viene
diminuita l’emissione di SO2
?
In via di attuazione
Interazione
con obiettivi
PPGR
Forme di interazione
+
L’adozione di un sistema di gestione dei rifiuti
efficace e le azioni di sensibilizzazione ai
cittadini, contribuiscono a
prevenire
sversamenti ed episodi di abbandono di rifiuti
pericolosi . Lo smaltimento in discarica sarà
limitato a frazioni biostabilizzate che riducono
la possibilità di inquinamento della falda.
Stabilizzazione e progressiva riduzione delle
concentrazioni di inquinanti più critici nelle acque
di approvvigionamento
Rispetto dei limiti e conseguimento dei valori
guida e degli obiettivi di qualità (“ambientale” e
“per specifica destinazione”) delle acque
superficiali, marine e sotterranee.
Forme di interazione
+
Interazione
con obiettivi
PPGR
vedi sopra
Forme di interazione
Si persegue la promozione del recupero dei
rifiuti da costruzione e demolizione e di un
+
adeguato sistema di trattamento di questi
materiali
Riduzione dei fenomeni di rischio e degrado
Le previsione di nuove discariche, per quanto
provocati da attività umane (frane, aree
dedicate
alla
frazione
biostabilizzata,
degradate, siti contaminati,...)
comporta comunque un ulteriore consumo di
suoli.
+
Riduzione delle cause/sorgenti di rischio e
L’adozione di un sistema moderno di
degrado (nuova urbanizzazione in aree a rischio
trattamento dei rifiuti urbani ha come
o sensibili, prelievi, scarichi al suolo e
presupposto il controllo dei rischi e limita le
contaminazioni in aree vulnerabili, manufatti in
possibilità di contaminazione e sversamenti.
aree instabili o fasce fluviali, consumo e
L'individuazione di aree non idonee ad
impermeabilizzazione eccessiva del suolo,
ospitare impianti permette di evitare le zone
estrazione di inerti,...).
più vulnerabili
+
Adeguamento degli strumenti e delle procedure
Viene previsto un sistema di monitoraggio
di monitoraggio
degli impatti presso gli impianti di trattamento
Interazione
Forme di interazione
CONSUMI E RIFIUTI
con obiettivi
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
con obiettivi
PPGR
Minimizzazione della produzione di rifiuti
(riduzione dei consumi di prodotti usa e getta e
ad alto contenuto di imballaggio)
Limitazione
dell’impiego
(sostituzione)
di
sostanze ad alto impatto ambientale
Soddisfazione dei bisogni locali il più possibile
con beni prodotti localmente
Crescita della Raccolta Differenziata di RU
+
+
+
+
Crescita dell’impiego degli scarti e residui
dell’attività di demolizione.
Riduzione netta dell’impiego di discariche.
+
+
Ottimizzazione
dell’efficienza
energeticoambientale degli impianti di trattamento finale
+
Sviluppo di nuove imprese e posti di lavoro mirati
alla sostenibilità del settore.
+
Incrementare il recupero energetico e di materia
nell’industria e nel terziario.
Attuazione di interventi locali in materia di
prevenzione e gestione rifiuti (Piani, impianti,
investimenti pubblici e privati)
+
+
Interazione
con obiettivi
PPGR
ENERGIA ED EFFETTO SERRA
Crescita dell’utilizzo di fonti rinnovabili e in
sostituzione delle fonti fossili
+?
Ottimizzazione
energetico
dell’efficienza
nel
consumo
+?
Contenimento e/o riduzione dei consumi
energetici.
Riduzione delle emissioni climalteranti, associate
al bilancio energetico locale
+?
+
Riduzione di impatti locali (emissioni, odori,
prelievi e scarichi idrici)
+
Sviluppo di nuove imprese e posti di lavoro mirati
alla sostenibilità del settore
+
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Vengono specificate e dettagliate le azioni
per dare concretezza a tale obiettivo
Si persegue lo stesso obiettivo tramite
promozione di accordi di programma e di
sensibilizzazione dei consumatori
Con la promozione delle attività di tariffazione
puntuale vengono favorite le aziende locali
che utilizzano imballi a rendere
Si persegue la massimizzazione della
raccolta differenziata
Si persegue la promozione del recupero dei
rifiuti da costruzione e demolizione e di un
adeguato sistema di trattamento di questi
materiali
Si prevede un ruolo marginale per gli impianti
di interramento controllato
Si punta alla produzione di combustibili di alta
qualità per migliorare le condizioni di
combustione negli impianti di destinazione
Si promuove un sistema impiantistico capace
di soddisfare le esigenze locali e si pianifica
una modalità di raccolta "labour intensive"
Si favorisce il consumo di combustibili
alternativi nel comparto industriale
La provincia ha stanziato e stanzierà fondi
per l'attivazione delle azioni necessarie al
conseguimento degli obiettivi fissati
Forme di interazione
La sostituzione di combustibili fossili
mediante la produzione di combustibili
alternativi da rifiuti, pur non costituendo una
reale fonte rinnovabile, permette di limitare
l’estrazione di fonti fossili ed il loro trasporto
Viene
ridotto
l’impatto
derivante
dell’estrazione di fonti fossili e si riduce
l’energia impiegata per il loro trasporto
Minimizzazione delle distanze di trasporto dei
rifiuti
La minimizzazione di sostanze biodegradabili
in discarica consente una riduzione delle
emissioni di metano ed il recupero delle
frazioni organiche tramite compostaggio
permette di fissare nel suolo rilevanti
quantitativi di carbonio altrimenti emessi a
breve termine sotto forma di CO2 e CH4
Il pretrattamento dei rifiuti prima del loro
interammento in discarica permette di ridurre
sensibilmente l’emissione di odori. La
riduzione dei quantitativi di rifiuti residui da
smaltire in discarica permette inoltre di ridurre
il carico derivante dal traffico indotto dai
mezzi di conferimento
L’utilizzo di fonti alternative a basso costo
permette di rendere più competitive le
aziende che utilizzano tali combustibili.i
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
Obiettivi della legislazione regionale
Le attività programmatorie della Regione Liguria sono disciplinate dalla legge 18\94 (norme sulle procedure
di programmazione) che indica nel Programma regionale di sviluppo l’atto di programmazione principale e
l'atto di coordinamento e di programmazione delle attività dirette alla promozione della comunità regionale.
Il Programma regionale di sviluppo si compone di:
a) quadro di riferimento di durata quinquennale;
b) piano degli interventi di durata annuale;
c) strumento della valutazione di efficacia diretto al riscontro degli esiti
Il quadro di riferimento del programma regionale di sviluppo 1997 - 2001 è stato approvato dal consiglio
regionale nel 1997, e negli anni seguenti si è dato corso alla approvazione dei piani annuali di intervento. Il
quadro di riferimento del programma regionale di sviluppo si fonda su 4 linee strategiche:
• la competizione globale;
• la valorizzazione delle risorse locali e ambientali;
• il miglioramento della qualità della vita;
• il potenziamento delle capacità di governo regionale.
La programmazione regionale ambientale ha avuto sino al 1999 due fondamenti : le Linee guida del Progetto
Ambiente, approvate con Deliberazione Consiliare 29 luglio 1993 n. 138 e il Documento Regionale di
Programma per l'attuazione del Piano Triennale di Tutela dell'Ambiente 1994/96 approvato con
deliberazione consiliare 14 giugno 1994 n. 61 e successivamente modificato e integrato dalla deliberazione
consiliare 22 dicembre 1994 n. 115.
L'esigenza di rivedere le Linee guida del Progetto ambiente è necessaria per adeguarlo alla evoluzione
culturale scientifica e normativa. Inoltre con il decreto legislativo 112/98, è stato abolito il Piano Triennale di
Tutela Ambientale.
Per mezzo del Piano di Agenda 21 la Regione Liguria ha quindi aggiornato e sostituito il precedente Piano
Triennale di Tutela Ambientale effettuando uno studio della situazione ambientale del territorio regionale e,
facendo riferimento alle indicazioni del VI Programma di azione ambientale della Comunità europea, ha
fissato gli obiettivi di salvaguardia riferiti ai problemi prioritari della Regione Liguria.
Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti il Piano di Agenda 21 stabilisce che tale tematica sarà affrontata
attraverso la riduzione della quantità e pericolosità dei rifiuti, la raccolta differenziata, il recupero e l’utilizzo di
materie seconde e di tecnologie pulite e si rimanda al Piano di gestione dei rifiuti della Regione Liguria,
approvato dal Consiglio regionale con deliberazione n.17 del 29 febbraio 2000.
Tale Piano rappresenta il primo passo del processo di adeguamento degli atti di pianificazione regionali ai
principi ispiratori del decreto legislativo "Ronchi" n.22 del 1997. Il Piano regionale propone un ventaglio di
possibili soluzioni per la gestione dei rifiuti, fra le quali gli enti locali, ai quali il legislatore nazionale ha
assegnato compiti organizzativi e gestionali, potranno scegliere. Il Piano prevede che le Province possano
scegliere le tecnologie per la realizzazione degli impianti di trattamento e le localizzazioni più idonee
secondo le rispettive situazioni ma con alla base il rispetto di obiettivi di sostenibilità che vengono
puntualmente definiti dallo stesso Piano. In particolare viene stabilito l’obiettivo minimo del 35 % di RD e del
pretrattamento dei rifiuti urbani residui (per separare la frazione secca dalla frazione ad elevata presenza di
sostanza organica) prima del conferimento all’impianto di trattamento finale (sia esso un inceneritore o una
discarica).
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
Tab. 3 – Confronto tra gli obiettivi del PPGR e gli obiettivi dettati dai Piani regionali
ARGOMENTI
OBIETTIVI REGIONALI
OBIETTIVI DEL PPGR
Gestione
ecoefficiente
delle risorse
naturali
- massimizzazione del recupero
• Uso sostenibile delle risorse
di materia e di energia dai
• Integrare
i
criteri
di
Gestione
Rifiuti urbani
• Prevenzione e riduzione della
rifiuti
campagne di comunicazione e
sensibilizzazione
alla
prevenzione dei rifiuti
introduzione di sistemi tariffari
personalizzati di
tipo "chi
inquina paga" capace di
responsabilizzare le utenze ad
una minore produzione di
rifiuto
- promozione di accordi di
programma con la grande
distribuzione per la riduzione
degli imballaggi
promozione di una politica di
"acquisti verdi"
- Crescita
della
raccolta
differenziata da un livello del
16,7% al 2004 ad un valore
attorno al 53% al 2014
- Avvio a recupero e riciclaggio
dei flussi provenienti da
raccolta differenziata
- Preselezione/trattamento del
rifiuto indifferenziato al fine di
un ulteriore recupero di
materia
- Conseguimento di un sistema
impiantistico che garantisca
l'autosufficienza di smaltimento
dell'ambito della Provincia di
Savona
- Definizione
di
una
rete
impiantistica
capace
di
recuperare la frazione organica
proveniente
da
raccolta
differenziata
per
produrre
compost di qualità
conservazione della risorsa e di
uso sostenibile in tutte le politiche (agricoltura, industria,
pianificazione territoriale ed
urbanistica, etc.)
• Responsabilizzare
e
coinvolgere i produttori e i
consumatori nella gestione e
impiego efficiente delle risorse
produzione
di
rifiuti
con
particolare
riferimento
agli
imballaggi
• Potenziamento della raccolta
differenziata
• Incentivazione delle forme di
riciclaggio e riutilizzazione dei
materiali contenuti nei rifiuti
• Completamento del sistema di
smaltimento dei rifiuti che non
possono essere reimpiegati o
riciclati
garantendo
l’autosufficienza
su
base
regionale e l’impiego delle
migliori tecnologie disponibili
(BAT).
Le interazioni del PPGR con altri settori ambientali riguardano anche il tema della protezione del suolo e
della
lotta
alla
desertificazione
adottando
gli
obiettivi
illustrati
di
seguito.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Tab. 4 – Confronto tra gli obiettivi del PPGR e gli obiettivi regionali di protezione dei suoli.
ARGOMENTI
OBIETTIVI REGIONALI
OBIETTIVI DEL PPGR
Protezione
• Incremento della sostanza - tramite il recupero della frazione
suolo e
organica da RD, e l'impiego del
organica dei suoli
compost
in
agricolura
si
desertificazione
restituisce al suolo sostanza
organica altrimenti destinata a
discarica o incenerimento
Riduzione dei • Decremento della sostanza - tramite il recupero della frazione
rischi connessi
organica da RD, si riduce
organica nei RU smaltiti in
alla gestione
sensibilmente
la
sostanza
discarica
dell discariche
organica presente nei RU
residuio
L’analisi degli schemi precedenti fa emergere una sostanziale corrispondenza tra obiettivi del Piano e
indirizzi regionali.
PTCP della Provincia di Savona
La legislazione regionale assegna ai PTCP (i Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale) compiti di
indirizzo in materia di rifiuti e il compito di individuare le zone non idonee alla localizzazione degli impianti di
smaltimento e recupero dei rifiuti.
Questo secondo aspetto ha come conseguenza che la valutazione sull'impatto territoriale degli impianti e
sulla loro corretta localizzazione ai fini della tutela del territorio siano già state sviluppate all'interno dello
strumento di pianificazione generale.
La tabella seguente esprime le indicazioni dell’attuale PTCP e mette in evidenza la corrispondenza o meno
di tali indirizzi all’interno del PPGR.
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Piano di gestione dei rifiuti urbani
Tab. 5 – Confronto tra gli obiettivi del PPGR e gli indirizzi del PTCP.
PPGR
Indirizzi PTCP
Ridurre la produzione e la pericolosità dei rifiuti governando la
riconversione ecocompatibile dei processi produttivi dell'industria.
- indirizzo confermato
Minimizzare gli impatti ambientali degli impianti destinati allo
smaltimento dei rifiuti.
- indirizzo confermato
Sviluppare il riutilizzo e la valorizzazione delle frazioni di rifiuti
come risorsa energetica (sostituto di materia prima).
- indirizzo confermato
Conseguire gli obiettivi quantitativi di raccolta differenziata e
riutilizzo previsti dal D. Lgs. 22/97 mediante la riorganizzazione
dei servizi di nettezza ed igiene urbana (N.U. e I.U.).
Ridurre progressivamente lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani in
discarica al 25 - 30%; per il 2007 tendenziale abbandono della
discarica come sistema di smaltimento; soprattutto per i rifiuti
prodotti fuori dall'ambito provinciale salvaguardare le aree
sensibili del territorio nella fase di localizzazione di nuovi impianti
privilegiando siti a carattere produttivo ecologicamente attrezzati.
- indirizzo confermato
Contenere i costi di smaltimento
dimensionamento ottimale degli impianti.
il
- indirizzo confermato
Assicurare la coerenza con gli strumenti di pianificazione
urbanistica.
- indirizzo confermato
anche
attraverso
- indirizzo confermato
Le analisi effettuate confermano sostanzialmente una precisa corrispondenza tra le indicazioni del Piano di
Coordinamento ed obiettivi del PPGR.
Agenda 21 Provinciale - Piano d’azione locale del forum rifiuti
La Provincia di Savona, dopo aver aderito alla Carta di Aalborg e al Coordinamento delle Città Sostenibili, ha
deciso di iniziare il proprio percorso di Agenda 21 locale proprio partendo dal Piano provinciale di gestione
dei rifiuti, in particolare per far conoscere in modo approfondito gli obiettivi del Piano e giungere ad una
condivisione delle forme di attuazione con la comunità e gli attori operanti nel territorio, ritenendo che senza
la partecipazione dei cittadini non si può pensare di riuscire a incidere in modo significativo sulle pratiche che
interessano la riduzione a monte dei rifiuti o la raccolta differenziata.
Nel mese di maggio 2003 è stato istituito il Forum Permanente per l’attuazione del Piano provinciale di
gestione dei rifiuti, che ha svolto la propria attività attraverso l’articolazione in tre Forum tematici, che si sono
occupati rispettivamente di educazione ambientale e formazione, di riduzione, raccolta differenziata e riciclo,
nonché di trattamento finale della frazione indifferenziata. I Forum tematici hanno lavorato per tutto l’anno
2004, con una partecipazione limitata, a fronte dei circa 250 attori che erano stati invitati a partecipare,
evidenziando comunque spunti interessanti di lavoro, che sono stati inseriti in alcuni Piani d’Azione, che la
Provincia ha intenzione di realizzare compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili, anche ricorrendo a
finanziamenti esterni.
E’ mancata in particolare la partecipazione degli operatori economici e commerciali, il cui apporto è
fondamentale per la realizzazione degli obiettivi di riduzione dei rifiuti alla fonte. Si dovranno pertanto
studiare nuovi percorsi per recuperare una presenza ritenuta strategica ai fini dell’attuazione del Piano.
Gli esiti delle discussioni avvenute nel corso dei Forum tematici hanno costituito riferimento per
l’elaborazione delle linee guida della rivisitazione del Piano provinciale di gestione dei rifiuti. Il Forum rifiuti
proseguirà nella propria attività, svolgendo incontri e Conferenze tematiche, per diffondere e stimolare la
discussione in merito alla rivisitazione del Piano provinciale di gestione dei rifiuti e giungere alla definizione
di nuovi progetti mirati alla realizzazione degli obiettivi che la stessa si prefigge.
Nell’ambito dei lavori dell’Agenda 21 provinciale è stata poi condotta un inchiesta sul tema della gestione
sostenibile dei rifiuti realizzata da parte dell’Assessorato all’Educazione Ambientale. Il sondaggio statistico
sulla gestione sostenibile dei rifiuti condotto presso le scuole e le famiglie costituisce sicuramente un primo
importante passo per instaurare un dialogo con i cittadini e renderli protagonisti attivi nella produzione dei
rifiuti. Il sondaggio statistico ha avuto una duplice valenza:
• ha permesso di coinvolgere i cittadini e sensibilizzarli riguardo il tema della raccolta differenziata;
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Provincia di Savona
•
Piano di gestione dei rifiuti urbani
ha consentito alla Provincia di ottenere dati attendibili riguardo le abitudini delle famiglie, le metodologie
di raccolta dei rifiuti e le eventuali problematiche, logistiche e informative, che possono in qualche modo
influenzare il risultato finale di una giusta raccolta differenziata.
Dall’analisi dei questionari emerge un dato estremamente importante, forse l’elemento chiave per il futuro di
azioni comunicative e attività di sensibilizzazione: l’approccio dei cittadini aperto e positivo nei confronti
dell’argomento rifiuti e soprattutto rispetto alla raccolta differenziata.
Infatti alla domanda “Che significato ha per lei la raccolta differenziata?” ben il 65,2 % del campione ha
risposto “Un importante recupero di materiali, un risparmio di risorse” ed una altro 34,4 % ha risposto “Un
modo civile di contribuire allo sviluppo sostenibile”. Solo una percentuale del 4,4 % giudica la raccolta
differenziata “Un’attività troppo impegnativa per il tempo e gli spazi” ed un altro 1,8 % “Una perdita di tempo”.
Per tutti i rifiuti conferibili al servizio di RD la principale causa della mancata raccolta è riconducibile a
problemi legati ai contenitori stradali, perché sono troppo lontani o insufficienti (addirittura assenti).
Si evince quindi immediatamente l’esigenza dei cittadini di partecipare ad un servizio più comodo e di
ricevere maggiori informazioni, riguardo la raccolta dei rifiuti, le isole ecologiche, il compostaggio domestico,
i sistemi di smaltimento dei rifiuti presenti sul territorio e la ricaduta ambientale dei comportamenti. Un terzo
circa degli intervistati ammette di sentirsi insufficientemente informato su questi temi così importanti.
Nonostante, infatti, i dati reali di raccolta differenziata in Provincia di Savona non siano entusiasmanti, spicca
una notevole disponibilità degli intervistati a partecipare alla RD e ricevere maggiori informazioni sulle
tematiche in oggetto.
Le principale cause per la mancata partecipazione alla RD emerse dall’analisi delle risposte al questionario
sono quindi due:
• carenza informativa da parte delle amministrazioni locali;
• sistema di raccolta, con contenitori stradali, giudicato non soddisfacente per la scomodità dello stesso e
per la carenza dei punti di raccolta.
Effetti del Piano
Stato di fatto
La Provincia di Savona, che conta circa 270 mila abitanti, è suddivisa in un notevole numero di Comuni, 69,
dei quali, però, solo 8 superano le 10 mila unità. Molti Comuni, 12, hanno meno di 500 abitanti.
Lo stato di fatto in merito al sistema dei rifiuti urbani presenta nel complesso elementi di criticità (soprattutto
facendo riferimento alle migliori esperienze presenti sul territorio italiano), ma anche situazioni valutabili
come possibili opportunità. Riprendendo quanto detto nella sintesi del paragrafo 1.1 si possono effettuare le
seguenti considerazioni:
- la produzione pro-capite annua (o meglio l'intercettazione), dal 1999 ad oggi, presenta un trend di
crescita media di circa 19,5 kg/anno, raggiungendo nel 2004 il valore di 692 kg/ab.anno; va quindi
sottolineata la problematicità di tale tendenza alla crescita ma si deve altresì rilevare che il dato della
Provincia di Savona appare influenzato in modo sensibile dalla produzione di rifiuti del comparto turismo
e quindi non deve essere valutato in modo troppo severo il dato superiore alla media regionale (che nel
2002 era già di 598 kg/ab/anno);
- il risultato di raccolta differenziata della Provincia di Savona , del 16,7 % al 2004, appare ancora lontano
dall'obiettivo del 35% fissato per il 2003 dalla legislazione (e dalle punte di eccellenza di altri territori); la
crescita media della RD negli ultimi anni di circa due punti percentuali all’anno è la concreta
dimostrazione dell'impossibilità di raggiungere gli obiettivi di legge nei prossimi 2-3 anni a meno di
ristrutturazioni consistenti del sistema di raccolta della Provincia di Savona;
- analizzando gli smaltimenti dalla prospettiva della produzione pro-capite la situazione è abbastanza
stabile in quanto il valore di 575 kg/abitante del 2005 risulta leggermente superiore a quello registrato nel
1999 (565 kg/ab.anno); tale dato comporta un leggero aumento del quantitativo totale avviato a
smaltimento (nel 2004 circa 160.000 t), comportando una pressione consistente ed in aumento sul
comparto ambientale;
- a livello comunale la situazione è fortemente diversificata: molti comuni della zona turistica e della
pianura superano la soglia del 25% di raccolta differenziata pur con produzioni pro-capite fortemente
sopra la media (dovute in gran parte alla maggiore intercettazione del verde), mentre nel territorio
montano gli scarsi risultati di differenziazione si accompagnano a produzioni contenute;
- dalla prospettiva dei sistema di raccolta si registra una certa omogeneità gestionale basata su contenitori
stradali e raccolte differenziate aggiuntive scarsamente tarate sulle esigenze del territorio; in questo
quadro è completamente assente la diffusione delle raccolte dello scarto da cucina;
- la rete di stazione ecologiche della provincia è assolutamente insufficiente;
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Provincia di Savona
-
-
Piano di gestione dei rifiuti urbani
si registra la mancanza di impianti di trattamento della frazione organica, anche se è in fase di appalto un
piccolo impianto nel comune di Villanova d’Albenga;
dalla prospettiva impiantistica il territorio è caratterizzato da costi di conferimento in discarica piuttosto
contenuti (rispetto alla media del nord Italia) e da una discreta sovrabbondanza di potenzialità di
smaltimento in discarica che si traduce nell’importazione di RU dalla vicina Provincia di Genova e di rifiuti
speciali anche da altre regioni. L’assoluta carenza impiantistica, assolutamente critica allo stato attuale
appare tuttavia un'opportunità dalla prospettiva della pianificazione, consentendo di prevedere un sistema
impiantistico razionale e moderno;
il recupero di energia da combustione di rifiuti appare essere nullo, visto che in provincia non esiste un
impianto apposito;
il sistema impiantistico orientato al recupero delle frazioni secche risulta essere invece abbastanza
strutturato contando diversi impianti tra cui varie piattaforme CONAI.
Gli indicatori numerici che illustrano gli aspetti fin qui considerati sono riportati nello schema seguente. Oltre
al valore dell'indicatore all'anno 2005 sono riportati un giudizio qualitativo e le tendenze in atto (se di
miglioramento o peggioramento).
Tab. 6 – Valutazione sintetica degli indicatori che illustrano la situazione attuale.
Valore al
Indicatori
Tendenza
Giudizio
2005
Raccolta pro-capite (kg/ab/anno)
683
peggioramento
Raccolta differenziata (% di rifiuto recuperato sul totale)
16,1%
Stabile con lieve
miglioramento
Avviato a smaltimento (kg/ab/anno)
573
lieve
peggioramento
Avviato a smaltimento (t/anno)
161.329
lieve
peggioramento
Autosufficienza di smaltimento (% dello smaltito)
105%
stabile
Percentuale trattamento tecnologico dell' indifferenziato
stabile
≈0%
Impianti di compostaggio in provincia - potenzialità di
0
trattamento (t/anno)
Dotazione stazioni ecologiche (abitanti/stazione attiva)
1/100.000
stabile
Lieve
miglioramento
Riguardo alcuni degli indicatori proposti è necessario puntualizzare le modalità di calcolo:
- percentuale di raccolta differenziata: è data dal rapporto tra rifiuti raccolti separatamente effettivamente
avviati a recupero (sono esclusi i materiali raccolti in maniera separata ma non recuperati, come alcuni
ingombranti) e il totale di quelli raccolti;
- rifiuti avviati a smaltimento (totale e pro-capite): sono dati dalla somma dei rifiuti indifferenziati, degli
spazzamenti e dei flussi raccolti in maniera separata ma comunque avviati a smaltimento (es. alcuni
ingombranti, e i rifiuti cimiteriali);
- autosufficienza di smaltimento: è il rapporto tra quantità di rifiuti effettivamente smaltita in provincia e
totale a smaltimento (vedi punto precedente);
- percentuale trattamento tecnologico dell'indifferenziato: rappresenta la percentuale di rifiuto trattato in
impianti tecnologici (viene esclusa la discarica senza pretrattamento), sul totale dei rifiuti smaltiti;
- presenza di impianti di compostaggio: rappresenta il numero di impianti di compostaggio per la
produzione di compost di qualità. Tale dato risulta particolarmente problematico poiché tale assenza può
pregiudicare le possibilità di avvio della raccolta della frazione organica;
- stazioni ecologiche: il numero di stazioni per abitante è un indicatore utile a definire un indicatore di
qualità del servizio.
Interazioni del Piano con le matrici ambientali principali
Per valutare opportunamente gli effetti del Piano sulle varie matrici ambientali risulta assai importante
approfondire l’analisi dei settori in cui si può riscontrare una reale interazione positiva o negativa, tra le scelte
effettuate dal PPGR e l’ambiente in cui tali scelte vanno ad insistere.
Tale processo di progressiva messa a fuoco un primo riferimento è rappresentato dalle matrici di valutazione
utilizzate nel capitolo 1, in particolare da quelle riferite agli obiettivi definiti nel manuale ANPA. Le prime
valutazioni sulle liste di controllo consentono infatti di evidenziare i settori in cui vi siano interazioni certe o
probabili tra PPGR e altre politiche ambientali. Accanto a queste valutazioni è comunque utile scomporre il
sistema di gestione dei rifiuti nelle sue componenti, valutando le singole interazioni col sistema ambiente. La
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
figura che segue, e, in maniera più analitica, lo schema successivo, mettono in risalto tali rapporti causaeffetto. Attraverso questo processo di progressivo approfondimento saranno poi analizzati in modo
approfondito le interazioni del Piano nei diversi comparti ambientali.
Fig. 2 - Schema generale di valutazione del ciclo di vita dei materiali/rifiuti.
Energia
Acquisizione
materie
prime
Energia
Produzione
materiali
Energia
Energia
Energia
Produzione
prodotto
Uso e
consumo
del prodotto
Destino finale:
riuso, recupero,
incenerimento,
discarica
Rifiuti
Rifiuti
F
Riuso
Rifiuti
Rifiuti
Riciclaggio prodotto
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Tab. 7- Principali effetti (positivi o negativi) del sistema di gestione dei RU sui settori ambientali oggetto di pianificazione
Campi di azione
del PPGR
Sistema di conferimento
Sistema di raccolta
Trasporto
Recupero delle
secche della RD
frazioni
Impianti di compostaggio
Impianti
indifferenziato
trattamento
Combustione del CDR
Discariche
Principali effetti del sistema di gestione dei rifiuti sui settori ambientali
Risorse/
Mutamenti
Territorio
Aria
Acque
energia
climatici
Maggiore fruibilità
dei centri storici con
l’eliminazione
dei
contenitori stradali
consumi
di emissioni di CO2
emissioni dovute ai
combustibile
da combustibile
mezzi di raccolta
consumi
di emissioni di CO2
emissioni dovute ai
combustibile
da combustibile
mezzi di trasporto
riciclaggio
di
materia
con
risparmio di materia
prima
e
combustibile
recupero di materia
organica
come
ammendante
consumi
di
emissioni
in
combustibile
atmosfera
/recupero risorse
recupero calore ed emissioni di CO2 scorie/ceneri
da emissioni
in
energia elettrica
smaltire
atmosfera
nel
emissioni
di consumo
del
percolati che possono
metano
territorio
inquinare la falda
Paesaggio/
Ecosistemi
Eliminazione
dei
cassonetti stradali
in zone di pregio
inserimento
territorio
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Rifiuti
Come emerso in dettaglio nel capitolo 3 gli obiettivi e le azioni del Piano sono coerenti a quanto previsto
dalla legislazione di settore e dalle indicazioni dettate dalla Regione.
Appare tuttavia utile un breve riepilogo degli effetti del Piano tramite macro-indicatori (riferiti agli obiettivi
quantificabili numericamente) relativi ai rifiuti urbani.
Va però ribadito che nel PPGR vengono definiti gli obiettivi a breve periodo (2009) e quelli a regime (2014).
La tabella che segue evidenzia come il Piano abbia effetti positivi su tutti gli indicatori.
Tab. 8 – Confronto sintetico degli obiettivi del nuovo PPGR.
Indicatori
2005
2010
2015
Dati
obiett.
obiett.
attuali
PPGR
PPGR
Raccolta pro-capite (kg/ab/anno)
683
658
658
Raccolta differenziata (% di rifiuto recuperato sul totale)
16,1%
50,5%
60,1%
Avviato a smaltimento (kg/ab/anno)
573
363
315
Avviato a smaltimento (t/anno)
161.329
91.525
83.376
Autosufficienza di smaltimento (% dello smaltito)
105%
100%
100%
Percentuale trattamento tecnologico dell' indifferenziato
100%
100%
≈ 0%
Impianti di compostaggio in provincia - potenzialità di
0
31.000
34.000
trattamento (t/anno)
Dotazione stazioni ecologiche (abitanti/stazione attiva)
1/100.000
1/15.000
1/15.000
L'obiettivo definito per la produzione deve esser giudicato tenendo conto che in realtà tale indicatore non
rileva effettivamente la mole di rifiuti prodotti dai cittadini residenti, ma rappresenta di fatto un quantitativo
intercettato (che comprende anche i rifiuti prodotti dai turisti e quote di rifiuti speciali conferiti impropriamente
e di speciali assimilati).
La previsione di riduzione della produzione procapite al 2014 è uno degli obiettivi più importanti del nuovo
Piano poiché punta ad un inversione di tendenza rispetto all’andamento registrato negli anni precedenti: la
figura che segue mette in evidenza l’andamento attualmente in atto della produzione complessiva di RU e
della RD nonché l’inversione di tendenza che ci si impegna a raggiungere grazie alla messa a regime delle
specifiche attività previste dal nuovo Piano.
Fig. 3 - Confronto tra trend di produzione rifiuti in atto e previsioni di Piano
800
700
600
RD prev
500
RU residui
400
300
200
100
0
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
RD prev
39
36
55
69
80
80
111
116
141
170
207
247
295
326
330
334
338
343
RU residui
555
568
565
600
569
579
570
576
544
508
465
417
363
332
328
324
320
315
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Va comunque tenuto presente che il monitoraggio che verrà effettuato durante l'arco di vigenza del Piano
permetterà di verificare se esista la possibilità di effettuare ulteriori interventi che puntino ad ottenere risultati
ancora più ambiziosi.
Fig. 4 -
Confronto tra il trend di crescita della raccolta differenziata in atto e secondo le previsioni di Piano
400
RD prev
RD prev
350
300
250
200
150
100
50
-
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
RD prev
39
36
55
69
80
80
111
116
141
170
207
247
295
326
330
334
338
343
La combinazione tra previsioni di crescita della produzione pro-capite degli RSU e raccolta differenziata
permette di ottenere i valori attesi di smaltimento pro-capite e quelli determinati dal Piano (figura
successiva). I risultati mostrano come gli effetti sommati della diminuzione del trend di produzione e la
crescita sensibile della raccolta differenziata permettano di abbattere fortemente le quantità avviate a
smaltimento.
Fig. 5 - Confronto tra il trend degli smaltimenti in atto e le previsioni di Piano
800
RU residui
700
600
500
555 568 565
600
569 579 570 576
544
508
465
400
417
363
300
332 328 324 320
315
200
2014
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
0
1997
100
Per quanto riguarda la scelta di puntare alla produzione di CDR di alta qualità va evidenziato come, agli
effetti positivi del recupero energetico associato a tale produzione di combustibile alternativo, si associa
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
inoltre una ridotta produzione di ceneri e di altri rifiuti speciali assimilati (anche pericolosi) legati ai sistemi di
abbattimento delle emissioni rispetto ad altre tecniche di smaltimento della frazione secca (ad es.
l’incenerimento in forni a griglia). Questo risultato viene ottenuto attraverso una attenta lavorazione della
frazione secca (sopravaglio) al fine di eliminare tutti i materiali non combustibili o basso potere calorifico
Aria
Come emerge dalla tabella 2, gli effetti più significativi sulla qualità dell'aria prodotti dal sistema di gestione
rifiuti proposto dal Piano sono imputabili alle emissioni dei mezzi impiegati per raccolta e trasporto, e dalla
combustione del CDR se questo combustibile verrà impiegato in Provincia di Savona. Va infatti rilevato che
secondo l’attuale normativa, ribadita dal nuovo testo unico in via di emanazione, il CDR di qualità normale è
classificato come Rifiuto Speciale (e quindi non può essere vincolato dalla pianificazione provinciale) mentre
il CDR di qualità elevata non è neppure sottoposto alla disciplina sui rifiuti (art 219 del nuovo testo unico) e
quindi può circolare liberamente come gli altri combustibili che può sostituire. Va comunque considerato che
tali emissioni non risultano aggiuntive a quelle attualmente provenienti dagli impianti industriali esistenti ma
risultano migliorative poiché sostituiscono le emissioni provenienti da combustibili tradizionali (polverino di
carbone di origine fossile) con altre provenienti in quota parte da biomasse (carta e cartone residui non
intercettati in modo differenziato) ed in parte dal petrolio (plastiche di scarto non raccolte in modo
differenziato).
L’unica alternativa possibile per azzerare le emissioni derivanti dalla combustione del CDR è costituita dalla
scelta di limitarsi alla biostabilizzazione del rifiuto residuo, ma si deve tenere conto dell’attuale vincolo
legislativo (Dlgs 36/2003) che impone di non conferire in discarica i rifiuti con un P.C. maggiore di 13.000
kj/kg e della priorità da attribuire al recupero energetico rispetto allo smaltimento in discarica sancito più
volte dalla normativa europea e nazionale.
Tenendo conto di questi vincoli l’unica opzioni attuabile rimane quella della bioessicazione con produzione di
CDR di alta qualità attraverso la lavorazione della frazione secca e la contemporanea stabilizzazione della
frazione a basso potere calorifico da conferire a stoccaggio in sicurezza, in linea con le previsioni strategiche
della Direttiva 99/31/CE e nell’ottica di uno smaltimento finale di un prodotto a ridotta fermentescibilità e,
quindi, con riduzione del percolato, della produzione di biogas, nonché dell’impatto ambientale dello stesso
stoccaggio (odori, aerosol, ecc.). Bisogna inoltre considerare che, allorquando verranno raggiunti gli obiettivi
di Piano per quanto riguarda la raccolta differenziata (54 % a regime), la composizione merceologica del
rifiuto residuo subirà una drastica variazione per l’intercettazione a monte di una quota significativa di
materiale putrescibile. Infatti nei contesti in cui sono già stati raggiunti gli obiettivi di raccolta differenziata
adottati nel Piano si rileva un potere calorifico del rifiuto urbano residuo estremamente alto e perfino
superiore a quanto previsto per il CDR di qualità base (15.500 kj/kg).
Considerato che anche la Provincia di Savona è destinata a raggiungere elevati livelli di raccolta
differenziata risulta evidente che l’assetto impiantistico deve tenere conto di questa caratteristica dei rifiuti
residui e quindi la strategia più opportuna, sia dal punto di vista ambientale che economico, è senz’altro la
produzione di CDR di elevata qualità che attualmente trova sbocco principalmente presso i cementifici (si
segnala ad esempio l’iniziativa promossa dalla Provincia di Cuneo e dalla Pirelli Ambiente, denominata IDEA
GRANDA, per la produzione di CDR di alta qualità utilizzato presso il Cementificio di Robilante).
Va comunque sottolineata l’esigenza di condurre ulteriori studi ed approfondimenti per definire ulteriormente
le caratteristiche qualititative che devono essere conseguite nella fase di produzione del CDR per valorizzare
al meglio tale combustibile presso impianti industriali localizzati in Provincia di Savona o in Province
confinanti. La Provincia intende inoltre sottoporre a protocolli di controllo e monitoraggio l’utilizzo del CDR
prodotto a livello provinciale presso impianti industriali esistenti per garantire che questa scelta operativa non
comporti alcun peggioramento delle emissioni.
Per quanto riguarda gli impatti legati alla raccolta bisogna considerare che le emissioni ad essa connessa
sono un aspetto inevitabile dell’attuale sistema di gestione. La scelta di stabilire un obiettivo di raccolta a
regime del 53,4 % di RD e della conseguente esigenza di riorganizzare il sistema di raccolta nelle zone ad
alta e media densità abitativa con modalità di raccolta secco-umido fa aumentare l’utilizzo di mezzi di piccola
dimensione e va analizzata anche dal punto di vista degli impatti ambientali che potrebbe provocare.
Di seguito vengono analizzati gli impatti provocati dalla ristrutturazione dei sistemi di raccolta da
indifferenziato con raccolta stradale a secco-umido con integrazione delle raccolte differenziate di carta,
vetro e plastica.
Il modello di analisi dell’impatto, in base alle capacità volumetriche dei contenitori ed alla concentrazione
della frazione organica nel residuo, determina il numero di frequenze di svuotamento delle frazioni residue,
ed in base a queste, gli impatti provocati dai sistemi di raccolta. I parametri considerati per la valutazione
degli impatti, espressi in ab/anno, sono:
quantità di materiali plastici e biodegradabili forniti al sistema (sacchetti e contenitori), rappresentativi
degli impatti provocati per la produzione degli stessi;
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
quantità di mezzi di raccolta necessari, espressi in funzione del volume dei veicoli;
distanze percorse dai mezzi, rappresentativo delle emissioni in atmosfera;
gasolio consumato dai veicoli di raccolta;
acqua ed energia elettrica consumata dal sistema;
numero di operatori necessari per la gestione del sistema;
costi di gestione (compresi i costi per i sacchetti in plastica o biodegradabili).
I parametri caratterizzanti la realtà della Provincia di Savona, i sistemi di raccolta, il rifiuto intercettato, ecc.,
esaminate in questo studio, sono descritti nelle tabelle successive.
Tab. 9 - Parametri generali utilizzati nel modello di calcolo
Parametri
Valori
-1
-1
Prod. proc. R.S.U. (kg ab giorno )
Peso sacchetti plastica 25 lt. (gr.)
Peso sacchetti biod. 7 lt. (gr.)
Peso e volumetrie contenitori (kg)
Durata vita dei mezzi (anni)
1.25-1.75
7
8
1 - 150
5
Parametri
Valori
Durata vita dei contenitori (anni)
-1
-1
Acqua lavaggio mezzi (l orautilizzo mc )
-1
Acqua lavaggio contenitori (l mcconten. )
-1
-1
Acqua lavaggio garage (l mq giorno )
-1
-1
Consumo en. el. garage (Wh mq giorno )
8
1
50
9
11
Tab. 10 – Freq. di svuotamento (n/sett.) adottate nel modello per ogni sistema di raccolta
Parametri
Sistema di
raccolta
Zona urbana
a
Rifiuto indifferenziato
cs-d
4-6
a
Residuo nei contenitori
cs-d
1-3
Raccolta frazione organica
d
2-3
Umido da utenze specifiche
d
6
a
Raccolta diff. carta e cartone
cs-d
0.5-2
Raccolta differenziata plastica
cs
0.5
Raccolta differenziata vetro
cs
1
a
Legenda: cs = contenitore stradale; d = domiciliare; zona del centro storico
Tab. 11 - Caratteristiche dei mezzi utilizzati
Parametri
Volume medio (mc)
Tempo svuotamento cassonetti (secondi)
Tempo svuotamento bidoni (secondi)
Tempo svuotamento mastelli (secondi)
Numero operatori
-1
Consumi durante il ciclo di raccolta (km l )
-1
Consumi durante il trasporto (km l )
-1
Consumi durante le fermate (l ora )
Caricamento
laterale
24-28
60
1
1.5
3
5
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Caricamento
posteriore
20
120
2-3
1.5
3
5
Zona rurale
4
2-3
2-3
3
0.5
0.5
0.5
Mezzo a vasca
4-7
120
30
1-2
3
6
3
Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Tab. 12 - Parametri caratterizzanti zona urbana e vasta in funzione della densità abitativa
Parametri
Zona urbana Zona urbana
Zona rurale
ad alta
a media
a bassa densità
densità
densità
abitativa
abitativa
abitativa
-1
Densità abitativa (ab kmq )
1.000-9.000
100-1.000
50-100
Rifiuto domestico sul totale (%)
45-50
56-60
67
Rifiuto Verde (%)
1-3
5-10
13
Organico da utenze specifiche (%)
6-9
4-7
3
Utenze commerciali (%)
38-48
23-35
17
-1
Velocità di spostamento tra cassonetti (km h )
10-15
Distanza tra le frazioni (km)
0
200
0
Distanza percorso di trasporto a/r (km)
10
10
60
-1
Velocità media di trasporto (km h )
50
50
35-45
Popolazione servita raccolta umido (%)
100
95-100
40
Popolazione servita raccolta frazioni secche (%)
100
95-100
70
52
26-52
26
Frequenza lavaggio cassonetti indifferenziato
12-26
20
Frequenza lavaggio cassonetti secco
12-26
40
Autocompostaggio nelle aree non servite (%)
5
Nelle tabelle successive vengono confrontati gli impatti ambientali ed economici di aree a diversa
caratterizzazione abitativa, relativi rispettivamente ai sistemi di raccolta del rifiuto indifferenziato e seccoumido.
In tabella 15 si riportano, invece, per ogni area, le variazioni di impatto conseguenti all’introduzione dei
sistemi di raccolta differenziata.
I risultati riportati nelle tabelle mostrano i seguenti aspetti:
l’introduzione dei sistemi di raccolta secco-umido, ed a maggior ragione l’integrazione con le raccolte
tradizionali di carta/vetro/plastica comporta una riduzione dell’uso dei sacchetti da parte delle utenze,
essendo, l’uso a perdere di questi, caratteristica funzionale della raccolta della frazione umida;
la differenziazione di sistemi di raccolta differenziata comporta come prevedibile un incremento delle
distanze percorse dai mezzi e dei consumi di carburante; anche l’incremento dei consumi viene ridotto
grazie all’utilizzo di mezzi più piccoli e quindi a minor consumo specifico;
nei sistemi secco-umido, la frequenza dei lavaggi e, quindi, il consumo idrico si riducono notevolmente,
per la riduzione del rifiuto putrescibile nei contenitori del secco residuale o, addirittura, vengono eliminati
quando i contenitori vengono rimossi con l’adozione della raccolta a sacchi trasparenti;
i consumi di energia elettrica sono funzione della superficie dei garage;
nelle aree urbane, la bassa concentrazione della frazione organica nel residuo permette di diminuire
ulteriormente le frequenze di svuotamento dei cassonetti in seguito all’introduzione dei sistemi di
raccolta differenziata dei materiali secchi, per cui anche tale sistema presenta non più caratteristiche
“aggiuntive”, ma “integrate”;
nelle aree rurali, invece, l’elevata concentrazione di sostanza organica nel residuo (circa 20%) non
permette una maggiore riduzione delle frequenze di svuotamento in seguito all’attivazione delle raccolte
differenziate di materiali “secchi”;
all’incremento del numero di operatori per la raccolta secco-umido non corrisponde un incremento dei
costi di gestione, in quanto la minore frequenza di lavaggio dei contenitori stradali, i minori costi di
smaltimento per la riduzione del rifiuto residuo e l’utilizzo di mezzi con minore costo specifico di impiego
riequilibrano i maggiori costi del personale; tali vantaggi economici sono maggiormente evidenti nelle
aree vaste, ove l’introduzione dell’autocompostaggio permette di ridurre ulteriormente le frequenze di
raccolta del residuo.
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Provincia di Savona
Piano di gestione dei rifiuti urbani
Tab. 13 - Confronto tra aree a diversa densità abitativa degli impatti del sistema di raccolta
Parametri
Aree ad alta Aree a media Aree a bassa
densità*
densità
densità
Q.tà sacchetti biodegradabili (kg ab-1 anno-1)
Quantità plastica per sacchetti (kg ab-1 anno-1)
1,18
1,12
1,07
Quantità plastica per contenitori (kg ab-1 anno-1)
0,33
0,44
0,55
Quantità di veicoli (litri ab-1 anno-1)
0,55
0,85
1,50
Distanze percorse (km ab-1 anno-1)
1,23
2,01
8,28
Consumo gasolio (litri ab-1 anno-1)
1,12
2,01
4,47
Consumo acqua (litri ab-1 anno-1)
120,9
100,9
141,2
Consumo E.E. (Wh ab-1 anno-1)
27,2
31,3
57,3
Numero di operatori (operatori ab-1 anno-1)
9,8 E-05
3,0 E-04
5,5 E-04
Costi esercizio (Lire ab-1 anno-1)
30.358
37.903
65.870
Costi esercizio+ammortamento (Lire ab-1 anno-1)
36.655
46.998
81.893
Tab. 14 - Confronto tra aree a diversa densità ab. degli impatti del sistema secco-umido
Parametri
Aree ad alta Aree a media
densità*
densità
Q.tà sacchetti biodegradabili (kg ab-1 anno-1)
0,59
0,47
Quantità plastica per sacchetti (kg ab-1 anno-1)
0,54
0,53
Quantità plastica per contenitori (kg ab-1 anno-1)
0,41
0,51
Quantità di veicoli (litri ab-1 anno-1)
0,39
0,63
Distanze percorse (km ab-1 anno-1)
1,67
3,43
Consumo gasolio (litri ab-1 anno-1)
1,22
2,13
Consumo acqua (litri ab-1 anno-1)
119,1
118,8
Consumo E.E. (Wh ab-1 anno-1)
47,3
44,6
Numero di operatori (operatori ab-1 anno-1)
2,2 E-04
4,2 E-04
Costi esercizio (Lire ab-1 anno-1)
33.122
41.615
Costi esercizio+ammortamento (Lire ab-1 anno-1)
37.031
47.729
Aree a bassa
densità
0,18
0,73
0