La professione medico veterinaria: condizioni e prospettive

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La professione medico veterinaria: condizioni e prospettive
La professione medico veterinaria
Condizioni e prospettive
nei primi dieci anni di attività
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La ricerca è stata coordinata da Silvia Zucconi
e lo sviluppo del rapporto è stato curato
da Romina Filippini.
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Nomisma ringrazia il presidente FNOVI
dott. Gaetano Penocchio e il vicepresidente
dott.ssa Carla Bernasconi per il prezioso supporto
garantito nella definizione del percorso di ricerca.
Un particolare ringraziamento va rivolto alla
dott.ssa Roberta Benini per il costante e puntuale
contributo garantito in tutte le fasi di studio.
Si ringraziano inoltre gli Ordini provinciali che
hanno promosso l’iniziativa presso i loro iscritti e i
medici veterinari che hanno partecipato all’indagine.
La professione
medico
veterinaria
Condizioni e prospettive nei primi dieci anni di attività
Rapporto Nomisma 2010
Indice
Presentazione 7
Gaetano Penocchio, Presidente F.N.O.V.I.
Introduzione 9
Piera Magnatti, Consigliere Delegato Nomisma
1. La professione medico veterinaria in cifre 11
1.1. Premessa 11
1.2. Demografia della professione in breve 13
1.3. I giovani medici veterinari 16
1.4. L’indagine Nomisma-Fnovi sulla professione veterinaria:
caratteristiche e aspetti metodologici 18
1.4.1. Finalità conoscitive e metodologia di indagine 18
1.4.2. Il profilo del campione di indagine 19
2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? 25
2.1. Una finestra sulla professione di oggi 25
2.5.3. Forme di sottoccupazione dei giovani medici veterinari 29
2.1.1. Giovani medici veterinari liberi professionisti in Italia:
organizzazione e sviluppo del settore 33
2.2. Le attuali condizioni professionali dei giovani medici veterinari 39
2.2.1. La mobilità sul territorio per la ricerca di un lavoro 39
2.2.2. L’impegno lavorativo 41
2.2.3. La professione nel 2009: flessibilità o precarietà? 43
2.2.4. Pluriattività: scelta o necessità? 46
3. Percorsi formativi e professionali 51
3.1. Il percorso formativo dei giovani medici veterinari 51
3.2. Formazione e mondo del lavoro 60
3.3. Le principali tappe del percorso professionale 64
3.3.1. Un giudizio sulle prime esperienze lavorative 72
4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti 77
4.1. La soddisfazione professionale 77
4.2. Gli interventi urgenti per la professione:
cosa chiedono i giovani professionisti? 87
5. Il sistema universitario e le competenze richieste dal mercato del lavoro 99
5.1. Punti di forza e di debolezza dell’università 99
5.1. Opinione dei medici veterinari sull’attuale formazione universitaria 110
6. L’innovazione necessaria alla professione 115
6.1. Meccanismi di ammissione ai corsi di laurea 116
6.2. Le figure paraprofessionali 119
6.3. Facoltà di medicina veterinaria:
nuove aperture e rispetto degli standard europei 121
6.4. Gli ambiti di competenze da potenziare
durante la formazione universitaria 123
6.5. La gestione del periodo di tirocinio 125
6.6. Relazione fra università e territorio 128
6.7. L’abilitazione professionale 132
7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? 137
7.1. Scenari occupazionali 137
7.2. Problematiche e futuro della professione 147
8. Alcune considerazioni di sintesi 157
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Presentazione
di Gaetano Penocchio
Presidente - F.N.O.V.I. Federazione Nazionale degli Ordini Veterinari Italiani
La professione medico veterinaria è stata già nel 2005 oggetto di un’attenta analisi che riguardava la categoria nella sua completezza e i cui risultati sono stati
pubblicati nel “Libro Bianco della professione veterinaria in Italia”.
Negli ultimi anni la professione ha subito sensibili mutamenti dovuti a diversi
fattori:
• numero degli iscritti in costante aumento
• aumento della componente femminile
• contrazione del mercato conseguente alla recessione economica del nostro paese
• progressivo aumento delle strutture dedicate alla cura degli animali da affezione
• diminuzione del patrimonio zootecnico
• mancanza di turn over nelle aziende locali del Servizio Sanitario Nazionale
• precariato crescente nelle Università
Il complesso di tutte queste condizioni ha creato una situazione sfavorevole soprattutto per le colleghe e il colleghi iscritti da meno di dieci anni e che sono stati
identificati come oggetto di questa nuova indagine sulla professione commissionata a Nomisma.
La Federazione ha ritenuto necessario avere una “fotografia”, un quadro preciso, aggiornato e oggettivo su cosa fanno o cosa sono costretti a fare i giovani medici veterinari, quali siano le loro opinioni sul percorso universitario, quali le loro
aspettative, il loro grado di soddisfazione e le loro problematiche.
I dati raccolti, elaborati e analizzati, forniscono un quadro che conferma le difficoltà incontrate dai medici veterinari nell’affrontare i primi anni della loro vita
professionale e lavorativa alla conclusione di un percorso formativo universitario
di grande impegno.
8 | La professione medico veterinaria
L'indagine dimostra chiaramente che il numero di laureati in medicina veterinaria sia in esubero rispetto alle reali richieste del mercato rendendo difficile la
possibilità di ritrovare uno sbocco professionale ed una remunerazione adeguati
alla complessità del loro percorso formativo che non si esaurisce con la laurea ma
prosegue spesso con corsi professionalizzanti e post universitari.
Da questo emerge uno scenario della professione su cui sorgono spontanee
alcune considerazioni, e l'auspicio della Fnovi – che ha voluto impegnare notevoli
risorse ed energie nella realizzazione di questo progetto – è quello di mettere a disposizione di tutte le componenti interne ed esterne alla categoria uno strumento
utile per proseguire nella ricerca di soluzioni possibili e condivise che migliorino la
vita e la professione dei medici veterinari.
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Introduzione
di Piera Magnatti
Consigliere Delegato - Nomisma
Il trend in forte crescita del numero dei medici veterinari in Italia negli ultimi
10 anni porta alla luce nuovi e preoccupanti interrogativi sulle reali esigenze del
mercato del lavoro e sulle ripercussioni che le giovani generazioni, spinte dalla
passione per la professione veterinaria, si troveranno ad affrontare all’ingresso nel
mondo del lavoro.
È così che le aspettative dei giovani professionisti si scontrano oggi con una
realtà che non rispecchia le speranze e le attese di chi, solo qualche anno prima, si
accingeva ad intraprendere la carriera di medico veterinario.
Il mutato contesto economico e sociale, anche alla luce della recente crisi che ha
investito con varia intensità tutti i settori, congiuntamente alla diminuzione delle
opportunità in alcuni campi tradizionali di attività e, soprattutto, la forte concorrenza che ha spinto al ribasso le tariffe delle prestazioni, hanno senz’altro contribuito
a disegnare un quadro sempre più critico delle condizioni occupazionali dei medici
veterinari italiani; situazione che delinea connotati decisamente più preoccupanti
per le prospettive di carriera dei giovani di recente ingresso nella professione. Un
brillante percorso formativo e rilevanti esperienze professionalizzanti non sono
sufficienti a garantire al giovane medico veterinario una carriera professionale adeguata e spesso non esiste alternativa all’avvio della libera professione. Non vi sono
garanzie di stabilità, né dal punto vista reddituale né della continuità lavorativa, e
il giovane professionista viene proiettato in un mercato fortemente concorrenziale
in cui la ricompensa della professionalità acquisita non è un fatto scontato.
A cinque anni dal Libro Bianco sulla professione veterinaria, che aveva messo in
evidenza limiti e difficoltà della professione, nuovi e urgenti problemi si affacciano sul percorso di chi sceglie la carriera medico veterinaria; con sempre maggior
urgenza viene richiesta una ridefinizione del ruolo e delle competenze del medico
veterinario per un miglior riposizionamento sul mercato occupazionale.
10 | La professione medico veterinaria
Con l’intento di identificare le possibili fragilità del percorso formativo e le criticità che rischieranno di compromettere il futuro della professione, F.N.O.V.I. ha
scelto di concentrare l’attenzione sui soli professionisti iscritti all’Ordine negli ultimi 10 anni. Il focus sui giovani diventa così una scelta strategica, poiché osservare
le dinamiche che oggi li coinvolgono significa individuare percorsi più adeguati per
il domani, significa cioè costruire un futuro.
L’obiettivo della ricerca è quindi quello di fornire una base di conoscenze utili a
guidare uno sviluppo equilibrato della professione medico veterinaria alla luce delle recenti evoluzioni; uno strumento che, accanto all’analisi delle dinamiche che
coinvolgono la professione in ambito nazionale, si propone come un nuovo punto
di riferimento per l’evoluzione della professione medico veterinaria nei prossimi
10 anni.
Non solo vengono investigati i problemi di inserimento professionale, ma ci si
interroga sulle reali opportunità che la professione può ancora offrire e si raccolgono opinioni in merito ai cambiamenti realmente necessari per favorire lo sviluppo
di competenze adeguate alle esigenze del mercato.
Quale sarà fra 10 anni il numero di medici veterinari che potranno essere impiegati? Quale è l’opinione e quali le aspettative dei giovani medici veterinari rispetto al futuro? A questi ed altri interrogativi la nuova indagine ha inteso dare
risposta. Risposta che diventa più attuale raccogliendo informazioni e riscontri da
parte di professionisti che ancor oggi hanno un’esperienza diretta delle dinamiche
occupazionali, avendo essi stessi la necessità di consolidare la propria posizione
lavorativa.
| 11
1.
La professione
medico veterinaria in cifre
1.1. Premessa
Già nel 2005 il Libro Bianco sulla professione veterinaria in Italia ha evidenziato le
peculiarità e, soprattutto, ha segnalato alcuni limiti e difficoltà della professione,
fornendo tutti gli strumenti necessari per disporre di una previsione sulle dinamiche del mercato del lavoro. Il quadro che ne è emerso ha mostrato in modo chiaro
un mercato del lavoro della professione veterinaria contraddistinto da una forte
congestione che nella migliore delle ipotesi raggiunge un equilibrio generando
ogni giorno forme di occupazione precaria.
A quasi cinque anni da tali riflessioni, la presente ricerca ha inteso individuare,
da un lato, le possibili evoluzioni intercorse e dall’altro focalizzare l’attenzione su
alcuni aspetti specifici, alla luce delle recenti dinamiche che hanno riguardato la
professione veterinaria.
I principali caratteri demografici della professione mostrano nuovamente trend
di crescita e segnalano continue trasformazioni, tali da rendere necessaria la focalizzazione dell’analisi sulle attuali modalità di accesso al mondo del lavoro e l’inserimento nella professione, fornendo gli strumenti per valutare le prospettive della
domanda di lavoro dei giovani medici veterinari. L’andamento del tasso di crescita
del numero di professionisti presenti in Italia rende infatti urgente la necessità di
studiare attentamente le dinamiche professionali di coloro che si accingono (o lo
hanno fatto da poco) ad entrare nel mondo del lavoro.
Il presente lavoro propone un’attenta analisi strutturale delle caratteristiche
dell’occupazione dei giovani1 medici veterinari: tale percorso, seppur realizzato in
maniera critica e circostanziata, non consente di costruire un profilo approfondito
delle attuali modalità di accesso al mondo del lavoro e di determinare con precisione le criticità e le opportunità della professione medico veterinaria; non consente
1 Non si fa riferimento all’età anagrafica, ma ad una iscrizione all’Ordine non superiore ai 10 anni.
12 | La professione medico veterinaria
inoltre di valutare le condizioni lavorative nei primi anni di attività; non permette
di leggere le informazioni con una declinazione spaziale (in quali aree, settori,
target professionali, …) e di definire i possibili nuovi percorsi di cui necessita la
professione. Una rilevazione diretta sui professionisti appare quindi lo strumento più idoneo a colmare tale vuoto cognitivo e consente di fondare le successive
fasi di pianificazione della professione sulla base di una conoscenza approfondita
e precisa. La realizzazione di un’indagine campionaria rappresenta così l’unico
strumento attraverso il quale è possibile definire lo stato dell’arte sulle attuali caratteristiche di accesso ed inserimento alla professione veterinaria in Italia, con
particolare riguardo ad alcuni aspetti qualitativi altrimenti non rilevabili. Al fine
di avere un quadro esaustivo sulle condizioni e le prospettive della professione, le
analisi sono state condotte concentrando l’attenzione sulle dinamiche più recenti,
considerando come target di riferimento i medici veterinari di recente ingresso nel
mondo lavorativo, iscritti all’Ordine da non più di 10 anni.
Nel capitolo 1, all’analisi preliminare del settore, che evidenzia le caratteristiche
strutturali della professione medico veterinaria in Italia e l’evoluzione intercorsa
nell’ultimo decennio, segue la descrizione degli step metodologici che hanno portato alla definizione e realizzazione dell’indagine diretta su un campione rappresentativo di giovani medici veterinari.
I capitoli successivi sono focalizzati su una descrizione analitica dei principali
risultati derivanti dall’indagine, in particolare nel capitolo 2 vengono analizzati i
tratti distintivi che caratterizzano l’attività professionale dei neo-iscritti all’Ordine,
in relazione alle reali opportunità lavorative offerte dal mercato. Meritano particolare attenzione alcune forme di sottoccupazione dei giovani medici veterinari e la
scelta che porta alla pratica della libera professione.
Il capitolo 3 è focalizzato sull’analisi dei percorsi seguiti dai giovani medici veterinari fino allo svolgimento dell’attività attuale. L’analisi attenta di tutto il percorso
seguito fino all’ingresso nel mondo del lavoro, ha consentito di mettere in evidenza peculiarità e criticità che hanno caratterizzato l’inserimento professionale dei
giovani medici veterinari negli ultimi anni, anche in relazione a specifiche caratteristiche personali e dell’attività professionale.
A tal proposito si è ritenuto utile raccogliere anche il giudizio dei giovani medici
veterinari in merito alla propria attività. Il capitolo 4 riporta quindi il grado di soddisfazione e le possibili aree di intervento per una miglior qualificazione professionale, emerse dalle indicazioni dei medici veterinari stessi.
Il capitolo 5 mette in evidenza l’opinione dei medici veterinari sul sistema di formazione universitario, con particolare riferimento alla percezione sui punti di forza
e di debolezza dell’attuale sistema formativo. Il capitolo 6 prosegue con la descrizione dell’opinione dei medici veterinari in merito ad alcune ipotesi di riforma che
si prospettano per il sistema formativo universitario, relative al periodo di tirocinio
e all’opportunità di collegamento fra università e territorio.
Capitolo 1. La professione medico veterinaria in cifre | 13
Infine, il capitolo 7 delinea gli scenari occupazionali che si prospetteranno per
i neo iscritti all’ordine nel prossimo decennio, con l’intento di delineare, non soltanto le difficoltà cui andranno incontro, ma anche le nuove opportunità che si
profilano per chi vorrà intraprendere la professione di medico veterinario.
1.2. Demografia della professione in breve
Nel 2009 il numero di iscritti all’Ordine dei medici veterinari era pari a 27.537,
ben il 40,4% in più rispetto al 1999. Non solo in termini assoluti i medici veterinari
in Italia sono in continua espansione ma anche i tassi di crescita sono sempre più
elevati: se nel quinquennio 1999-2004 l’incremento è stato pari al 17,9%, dal 2004
al 2009 la variazione è stata addirittura superiore (+19,1%).
Figura 1.1. Medici veterinari iscritti all’Ordine (1999, 2004, 2009)
(consistenze e variazioni percentuali)
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati FNOVI.
Il 16,8% dei medici veterinari italiani esercita in Lombardia (4.634 iscritti), l’11%
in Emilia Romagna (3.038) e il 9,6% in Piemonte (2.647). La macro-area del paese in cui vi sono più medici veterinari è però il Sud, con 8.379 iscritti all’Ordine
(30,4%). Segue il Nord Ovest con 7.922 iscritti, cioè il 28,8% del totale dei medici
veterinari italiani.
Rispetto al 2004 le regioni in cui si sono registrate le variazioni più consistenti nel
numero di medici veterinari sono la Puglia (+27,8%), la Sicilia (+26,9%) e l’Abruzzo (+24,8%). Il Sud, oltre che per la maggiore consistenza numerica, si distingue
anche per la maggiore crescita nell’ultimo quinquennio, come già l’analisi regionale ha evidenziato. Il numero di medici veterinari è cresciuto del 23,6%. Anche
le regioni dell’Italia centrale registrano un numero di iscritti in forte espansione
rispetto al dato nazionale (+22,3%). Il Nord Ovest è l’area in cui la crescita dei
professionisti, seppur sempre a due cifre (+12,2%), è più contenuta.
14 | La professione medico veterinaria
Figura 1.2. Medici veterinari iscritti all’Ordine - Analisi per regione (2009)
(nella mappa: composizione percentuale; in tabella: consistenze e variazioni percentuali)
REGIONE
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Liguria
Nord Ovest
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Numero
Var. %
2004-2009
2.647
12,5
99
6,5
4.634
11,3
542
20,4
7.922
12,2
366
14,4
1.876
16,0
467
14,7
Emilia Romagna
3.038
23,5
Nord Est
5.747
19,7
Toscana
1.956
24,5
Umbria
824
14,9
723
23,2
Lazio
Marche
1.986
23,2
Centro
5.489
22,3
689
24,8
Abruzzo
Molise
213
17,0
Campania
2.089
24,5
Puglia
1.283
27,8
Basilicata
305
13,8
Calabria
735
11,2
1.699
26,9
Sicilia
Sardegna
1.366
24,5
Sud Isole
8.379
23,6
27.537
19,1
Italia
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati FNOVI.
Capitolo 1. La professione medico veterinaria in cifre | 15
Un ulteriore indicatore per misurare la rilevanza della professione veterinaria in
Italia è il VET Ratio, ovvero il numero di medici veterinari ogni mille abitanti. Nel
2009 questo indice era pari a 0,45 a fronte di un valore pari a 0,34 nel 1999, segnando così un incremento del 32,9%.
In termini espliciti, ciò significa che se nel 1999 c’erano circa 34 medici veterinari
ogni 100.000 residenti, oggi ce ne sono quasi 46; uno dei valori più alti di tutta
Europa. Rispetto al numero di abitanti, l’Italia ha più medici veterinari del Regno
Unito (0,38), della Francia (0,25) e persino della Germania (0,43)2.
Figura 1.3. Numero di medici veterinari ogni 1.000 abitanti (1999, 2004, 2009)
(incidenza per 1.000 abitanti e variazioni percentuali)
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati FNOVI.
Figura 1.4. Numero di medici veterinari ogni 1.000 abitanti - Analisi per regione (2004 e 2009)
(incidanza per 1.000 abitanti)
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati FNOVI.
2 Elaborazioni Nomisma su dati 2008 Royal College of Veterinary Surgeons, Ordre des Vétérinaires e
Bundestierärztekammer.
16 | La professione medico veterinaria
L’analisi regionale del VET Ratio (fig. 1.4) mostra un valore decisamente più alto
in Umbria, dove ogni 100.000 abitanti ci sono 92 medici veterinari, in Sardegna
(0,82), in Valle d’Aosta (0,78) e in Emilia Romagna (0,70). Negli ultimi 5 anni la
Sardegna si distingue inoltre per un’impennata dell’indicatore che è passato da
0,67 a 0,82, registrando così un forte aumento (+22,5%).
Incrementi significativi vi sono stati anche in Puglia (+26,8%), in Sicilia (+26,3%)
e in Campania (+23,4%), regioni in cui però il VET Ratio per il 2009 è inferiore alla
media, rispettivamente 0,31, 0,34 e 0,36.
1.3. I giovani medici veterinari
I medici veterinari iscritti all’Ordine da non più di 10 anni – e che quindi hanno un’anzianità lavorativa ancora non pienamente compiuta – costituiscono una
parte rilevante dei medici veterinari che attualmente esercitano in Italia. Sono ben
11.110 (40,3% del totale) i medici veterinari che si sono iscritti all’Ordine tra il 1999
e il 2009; di questi 4.933 (pari al 17,9% del totale) si sono iscritti da meno di 5 anni
(fig. 1.5).
Figura 1.5. Medici veterinari iscritti all’Ordine per anno di iscrizione (2009)
(valori percentuali)
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati FNOVI.
La figura 1.6 illustra l’incidenza delle nuove generazioni di professionisti in ogni
singola regione. Il profilo del medico veterinario è molto differente nelle diverse
zone del paese.
Nelle Marche, ad esempio, i medici veterinari iscritti all’Ordine da non più 10
anni costituiscono la maggioranza dei professionisti della regione (51,2%). Anche
in Sicilia e Abruzzo rappresentano una quota rilevante (47,9% e 47,3% rispettivamente).
Sul fronte opposto si distingue la Basilicata dove gli iscritti all’Ordine dopo il
1999 sono invece solo il 24,6% del totale dei medici veterinari; composizione analoga anche tra gli iscritti in Molise, con una incidenza pari al 28,2%.
Capitolo 1. La professione medico veterinaria in cifre | 17
Figura 1.6. Incidenza dei medici veterinari iscritti all’Ordine da non più di 10 anni
- Analisi per regione (2009)
(valori percentuali sul totale degli iscritti)
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati FNOVI.
Uno dei fenomeni più significativi degli ultimi anni è il progressivo aumento della presenza di donne nella veterinaria. La figura 1.7 evidenzia chiaramente questa
tendenza.
Tra gli iscritti all’Ordine da più di 10 anni circa un medico veterinario su quattro
è donna (24,5%); nel quinquennio 1999-2004 tale proporzione raddoppia (54,1%).
Negli ultimi 5 anni l’equilibrio si è ulteriormente spostato vedendo donne in netta
maggioranza (62,9%).
Figura 1.7. Medici veterinari iscritti all’Ordine per genere e anno di iscrizione (2009)
(valori percentuali)
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati FNOVI.
18 | La professione medico veterinaria
1.4. L’indagine nomisma-fnovi sulla professione veterinaria:
caratteristiche e aspetti metodologici
1.4.1. Finalità conoscitive e metodologia di indagine
Gli ambiti conoscitivi dell’indagine rivolta ai medici veterinari iscritti all’Ordine
da non più di 10 anni hanno riguardato tre aspetti fondamentali.
Innanzitutto la rilevazione ha inteso fotografare le caratteristiche del percorso
professionale dei giovani medici veterinari, individuandone i principali tratti che
lo contraddistinguono (tempi di inserimento nel mercato occupazionale, numero
di lavori svolti nell’arco della carriera lavorativa, caratteristiche principali dei lavori
precedenti), soddisfazione rispetto alle aspettative e al reddito percepito, aspetti
positivi e negativi della professione, problemi più urgenti per la professione, strumenti formativi più utili per l’ingresso nel mondo del lavoro.
Il secondo aspetto approfondito è stato inoltre il giudizio rispetto al mondo universitario. L’obiettivo principale dell’indagine è stato in questo caso quello di raccogliere l’opinione dei giovani professionisti sulla capacità del sistema formativo
universitario di garantire una adeguata acquisizione di competenze rispetto alle
esigenze del mondo del lavoro. Sono quindi stati rilevati i punti di forza e di debolezza del sistema universitario e l’opinione in merito ad alcune ipotesi di riforma
(meccanismi di selezione per l’accesso ai corsi di laurea e dell’esame di stato per
l’abilitazione professionale, modalità organizzative dei tirocini, ambiti professionali da promuovere).
Da ultimo, l’indagine ha identificato quali potranno essere, nell’opinione dei
giovani professionisti, gli scenari occupazionali nei prossimi 10 anni, rilevando
giudizi su quale sarà l’andamento del numero dei medici veterinari in relazione
ai vari ambiti professionali, sul tempo necessario ad un neo-laureato a trovare
un lavoro, su problemi e opportunità che si profilano per la professione medicoveterinaria nell’immediato scenario futuro.
A tali obiettivi conoscitivi il questionario di rilevazione, di tipo strutturato e a
prevalente risposta semi-chiusa, ha dedicato specifiche sezioni di indagine. Il questionario è risultato piuttosto complesso, con una durata media di 30 minuti; ciononostante i medici veterinari intervistati hanno mostrato notevole interesse verso
i temi oggetto di analisi e il tasso di risposta3 è risultato elevato, pari al 56%.
L’indagine è stata realizzata nel periodo dal 5 novembre 2009 al 4 dicembre
2009. Complessivamente sono state realizzate 810 interviste telefoniche4 a medici veterinari iscritti all’Ordine da non più di 10 anni, numerosità campionaria
3 Il tasso di risposta indica le interviste andate a buon fine sul totale dei contatti telefonici effettuati ai
medici veterinari appartenenti alla popolazione di riferimento.
4 Con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interview).
Capitolo 1. La professione medico veterinaria in cifre | 19
che assicura un margine massimo di errore5 pari al 3,3% per le stime complessive
sull’intera popolazione di riferimento.
Tali impostazioni metodologiche, assieme ad un accurato piano di campionamento di cui di seguito si illustrano le principali caratteristiche, sono in grado di
garantire alta affidabilità dei risultati proposti non solo a livello del campione nel
suo complesso ma anche per alcuni target di analisi (ad esempio per area geografica, ambito professionale, anno di iscrizione all’Ordine …).
Il piano di campionamento, che rappresenta uno degli step cruciali dell’indagine, da cui dipendono qualità e precisione dei risultati, definisce le regole che
consentono di costruire il campione in modo da rappresentare una miniatura della
popolazione di riferimento. In particolare, per l’universo oggetto di analisi (medici
veterinari iscritti all’Ordine da non più di 10 anni) si è ritenuto opportuno adottare
un piano di campionamento stratificato in base a parametri che, da un’analisi preliminare e dalle conoscenze a priori del settore, si ritengono direttamente correlati
ai tratti caratteristici della professione veterinaria. In sostanza, si è costruito un
campione che ripropone analoghe proporzioni della popolazione di riferimento
su due caratteri determinanti del collettivo studiato: area geografica di iscrizione
all’Ordine e target professionale.
L’ammontare complessivo delle interviste è stato innanzi tutto ripartito in funzione dell’area geografica dell’Ordine di iscrizione dell’intervistato, seguendo un
criterio di allocazione delle interviste proporzionale alla effettiva distribuzione
territoriale dei medici veterinari nelle macro-aree del paese (Nord Ovest, Nord
Est, Centro, Sud e Isole). All’interno di ogni macro-area sono state rispettate anche le proporzioni relative all’ambito professionale prevalente dell’intervistato. La
classificazione a priori adottata ha suddiviso l’ambito professionale prevalente nei
due macro-gruppi individuabili dall’anagrafica di riferimento: medico veterinario
libero professionista e medico veterinario non libero professionista. All’interno del
gruppo più numeroso dei liberi professionisti sono state rispettate delle quote, definite a priori, in base alla attività prevalente in: animali da compagnia, animali da
reddito e altri animali.
1.4.2. Il profilo del campione di indagine
Al fine di delineare le caratteristiche del campione di medici veterinari coinvolti
nell’indagine, nel presente paragrafo sono descritti alcuni elementi che ne connotano i principali tratti anagrafici (Ordine in cui è iscritto, anno di iscrizione, sesso,
ambito professionale di attività, università in cui ha conseguito la laurea), riportando, ove possibile, il confronto con l’universo di rifermento composto dai medici
veterinari italiani iscritti all’Ordine da non più di 10 anni.
5 Al livello fiduciario del 95%.
20 | La professione medico veterinaria
In generale, rispetto alle principali variabili anagrafiche, il campione risulta rispecchiare la distribuzione reale, rilevata nella popolazione di riferimento; si può
pertanto affermare, con buona approssimazione, che il campione rappresenta una
miniatura della popolazione e i risultati campionari possono essere estesi a tutto
l’universo di riferimento.
Così come nell’universo, quasi un terzo dei medici veterinari intervistati, iscritti
all’Ordine da non più di 10 anni sono iscritti nelle regioni del Sud e delle Isole,
tuttavia, la consistenza più elevata si riscontra in Lombardia (16%). Le regioni del
Nord Ovest rappresentano nel complesso un quarto del campione, mentre la parte
restante si ripartisce quasi equamente fra il Nord Est e il Centro6 (tab.1.1).
Tabella 1.1. Regione di iscrizione all’ordine: distribuzione del campione di indagine e dell’universo
di riferimento
Regione
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Liguria
Nord Ovest
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
CAMPIONE
UNIVERSO
Numerosità
%
Numerosità
%
67
8,3
2.647
9,6
2
0,3
99
0,4
131
16,1
4.634
16,8
8
1,0
542
2,0
208
25,7
7.922
28,8
7
0,9
366
1,3
81
9,9
1.876
6,8
7
0,9
467
1,7
70
8,6
3.038
11,0
Nord Est
165
20,3
5.747
20,9
Toscana
44
5,4
1.956
7,1
Umbria
33
4,1
824
3,0
2,6
Emilia Romagna
Marche
36
4,5
723
Lazio
64
7,9
1.986
7,2
Centro
177
21,8
5.489
19,9
21
2,6
689
2,5
3
0,4
213
0,8
Campania
79
9,8
2.089
7,6
Puglia
58
7,2
1.283
4,7
1
0,2
305
1,1
21
2,5
735
2,7
6,2
Abruzzo
Molise
Basilicata
Calabria
Sicilia
32
4,0
1.699
Sardegna
45
5,5
1.366
5,0
Sud Isole
261
32,1
8.379
30,4
Italia
810
100,0
27.537
100,0
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
6 In fase di elaborazione dei risultati è stato adottato un sistema di ponderazione per le principali
variabili descrittive al fine di rendere la struttura del campione ancora più omogenea all’universo.
Capitolo 1. La professione medico veterinaria in cifre | 21
Anche in termini di anni di iscrizione all’Ordine il campione riflette le proporzioni della popolazione oggetto di studio, con una quota leggermente superiore
degli iscritti da 5 anni o più (53,7% del campione) rispetto agli iscritti da meno di
5 anni (46,3%) (tab.1.2).
Tabella 1.2. Anni di iscrizione all’Ordine: distribuzione del campione di indagine e dell’universo
di riferimento
CAMPIONE
Anni di iscrizione all’ordine
UNIVERSO
Numerosità
%
Numerosità
%
375
46,3
4.933
44,4
meno di 5 anni
5 anni o più
435
53,7
6.177
55,6
Totale
810
100,0
11.110
100,0
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
La ripartizione per genere ricalca perfettamente la popolazione con una preponderanza di iscritte femmine (56,7%) rispetto ai maschi (43,3%), risultato dell’incremento della componente femminile, come già menzionato nel paragrafo precedente (tab.1.3).
Tabella 1.3. Genere: distribuzione del campione di indagine e dell’universo di riferimento
Genere
CAMPIONE
UNIVERSO
Numerosità
%
Numerosità
%
Maschio
351
43,3
4.933
44,4
Femmina
459
56,7
6.177
55,6
Totale
810
100,0
11.110
100,0
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Relativamente al target professionale, non è possibile effettuare un confronto diretto con la popolazione di riferimento dal momento che questa informazione non
è aggiornata nell’anagrafica dei medici veterinari italiani iscritti all’Ordine.
La distribuzione campionaria rispetto al tipo di attività esercitata evidenzia una
netta preponderanza della libera professione: il 71,8% degli intervistati esercita
prevalentemente in qualità di libero professionista, mentre le altre tipologie professionali presentano numerosità decisamente inferiori. Si rileva invece una quota
non trascurabile di professionisti iscritti all’Ordine ma che in realtà, al momento
dell’intervista, non esercitano la professione: il 3,9% risulta infatti disoccupato ed
un altrettanto 3,1% esercita professioni non attinenti agli studi fatti.
Analizzando i principali rami di attività dei medici veterinari liberi professionisti,
emerge con evidenza la netta prevalenza degli animali da compagnia (se ne occupa nel complesso, oltre l’80% degli intervistati, di cui il 78% in forma prevalente).
Decisamente bassa invece la percentuale di medici veterinari che si occupano di
animali selvatici. Per quanto riguarda gli animali esotici si nota una netta differenza fra la prima risposta e la risposta multipla: quasi nessuno si occupa di animali
22 | La professione medico veterinaria
esotici in forma prevalente, ma se si considera l’insieme degli ambiti professionali
praticati la quota sale al 14,4%.
Tabella 1.4. Target professionale: distribuzione del campione di indagine
Ambito professionale
Libero Professionista
- Animali da compagnia
CAMPIONE
Numerosità
%
582
71,8
454
56,0
- Animali da reddito
73
9,0
- Equini
31
3,8
- Altri animali
23
2,8
Pubblico
67
8,3
Università, ricerca
54
6,7
Industria
21
2,7
2
0,3
Associazione Allevatori
Altro
84
10,3
- Disoccupato
32
3,9
- Altra professione
25
3,1
- Borsista/Tirocinante
12
1,4
- Altro
Totale
15
1,9
810
100,0
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Tabella 1.5. Ramo di attività del medico veterinario libero professionista: distribuzione del campione
di indagine
(valori percentuali)
CAMPIONE
1a
citazione
∑
citazioni
Animali da compagnia
78,1
82,3
Animali da reddito
12,6
18,0
Equini
5,4
9,7
Animali esotici
1,1
14,4
Animali selvatici
0,2
0,8
Altro
2,7
5,8
100,0
Totale
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Le analisi dei risultati campionari, riportate nei capitoli seguenti, sono state effettuate sul totale degli intervistati e su alcune variabili di stratificazione riguardanti le caratteristiche anagrafiche e dell’attività professionale; nello specifico i target
analizzati sono i seguenti:
• Area geografica di iscrizione all’Ordine (Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e
Isole)
• Anni di iscrizione all’Ordine (meno di 5 anni, da 5 a 10 anni)
Capitolo 1. La professione medico veterinaria in cifre | 23
•
Target professionale7 (libero professionista – animali da compagnia, libero professionista – animali da reddito, libero professionista – equini, libero professionista – altri animali, pubblico, università/ricerca, industria/associazioni, altro)
• Genere (maschi, femmine)
Un’ulteriore specifica sulle caratteristiche del campione analizzato riguarda
l’università in cui i medici veterinari hanno conseguito la laurea. Quasi il 40% si è
laureato in un Ateneo di una grande città dove è attivo un corso di laurea in medicina veterinaria (tab. 1.6). A Bologna si è laureato il 15,9% dei veterinari, a Milano
il 12,8% e a Napoli l’11%; più bassa la percentuale di laureati presso l’università di
Torino, pari all’8,5%.
A Perugia ha ottenuto il titolo il 10,7% dei veterinari, mentre appena il 3,7% ha
frequentato l’università a Teramo e l’1,9% a Camerino. Nell’elenco non compaiono l’università di Catanzaro e quella di Udine; infatti a Udine non è attivo un
corso di laurea specialistico in medicina veterinaria e nell’ateneo di Catanzaro,
pur non essendovi una facoltà di medicina veterinaria, è presente un corso di laurea specialistica in veterinaria inter-ateneo, attivo però solo dall’anno accademico
2003/2004. Solo lo 0,7% ha ottenuto il titolo in un’università straniera.
Tabella 1.6. Campione di indagine: università in cui è stata conseguita la laurea
%
Bologna
15,9
Milano
12,8
Napoli
11,0
Perugia
10,7
Torino
8,5
Bari
6,9
Parma
6,4
Pisa
5,7
Padova
5,7
Sassari
5,1
Messina
5,1
Teramo
3,7
Camerino
1,9
Estera
0,7
Totale
100,0
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
7 In alcuni specifici target professionali il campione presenta numerosità piuttosto contenute (tab.1.4).
Si è ritenuto utile mantenere l’analisi per tutti i target professionali rilevati in quanto tali dati forniscono comunque indicazioni qualitative di tendenza rispetto alla totalità dell’universo di riferimento.
| 25
2.
Giovani medici veterinari oggi:
quale professione?
Inquadrare una professione significa innanzitutto proporre una fotografia aggiornata sui principali ambiti lavorativi, sulle caratteristiche che definiscono il tipo
di impiego (numero di lavori svolti, tipologia di contratto, modalità di collaborazione, numero di ore lavorate, …) e sulla percezione in merito agli aspetti rilevanti
(durata del rapporto, reddito percepito).
Nel presente capitolo sono quindi analizzate le caratteristiche dell’attività professionale dei medici veterinari iscritti all’Ordine dal 1999 in poi, allo scopo principale di descrivere quali siano, ad oggi, le reali opportunità lavorative di chi si
avvicina allo svolgimento della professione medico veterinaria.
2.1. Una finestra sulla professione di oggi
Tra i giovani medici veterinari è la professione privata l’ambito lavorativo di gran
lunga prevalente (fig 2.1): oltre il 71% degli iscritti da non più di dieci anni svolge
tale tipologia di attività. Se tale sbocco è di per sé dominante anche tra i veterani,
occorre considerare come negli anni recenti tale ramo di attività incorpori quote
sempre più elevate di professionisti. Tra gli iscritti all’Ordine da più di 10 anni l’incidenza è infatti di poco superiore al 60%. Tra gli altri ambiti, l’8,3% è invece occupato in ambito pubblico, il 6,7% lavora nelle università o svolge attività di ricerca, il
2,6% lavora presso l’industria, lo 0,3% nelle associazioni di allevatori.
La differente configurazione degli ambiti di attività prevalente non è il solo elemento rilevante. È importante infatti considerare che tra i giovani iscritti all’Ordine
vi sia un 10,3% la cui attività professionale esula gli ambiti più tradizionali.
Per circoscrivere compiutamente i differenti gruppi di professionisti, di seguito è
proposta l’analisi delle principali caratteristiche di ciascuno. Ai liberi professionisti,
ambito professionale più rilevante, è dedicato l’intero paragrafo successivo in cui
26 | La professione medico veterinaria
si analizzano dettagliatamente diversi elementi, tra cui le motivazioni che hanno
indotto alla scelta della libera professione e l’organizzazione del lavoro.
Al fine di focalizzare ulteriormente le principali problematiche di accesso alla
professione, una sezione specifica è stata dedicata anche all’analisi delle caratteristiche dei medici veterinari iscritti all’Ordine che attualmente svolgono attività in
altri ambiti.
Figura 2.1. Gli ambiti professionali del giovane medico veterinario
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Per quanto riguarda i medici veterinari pubblici, la maggioranza (61,7%) è impiegata presso le aziende sanitarie locali mentre il 23,8% lavora negli istituti zooprofilattici.
Il 10% dei giovani medici veterinari impiegati nel settore pubblico ha trovato
occupazione presso il Ministero della Salute, mentre l’1,4% opera negli assessorati
provinciali e regionali. Altri enti pubblici raccolgono il 3,1% dei medici veterinari
del pubblico impiego (fig. 2.2).
Figura 2.2. Medico veterinario pubblico: enti presso cui lavora in forma prevalente
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Capitolo 2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? | 27
La massiccia presenza di medici veterinari assunti nel settore pubblico con contratti a tempo determinato – ben il 38,6% (fig. 2.3) – contrasta con l’immagine
canonica dei lavoratori di questo comparto.
Se a questa percentuale si aggiungono i borsisti e i tirocinanti (14,3%), la gran
parte dei giovani medici veterinari pubblici (52,9%) risulta essere un precario o
quanto meno con una occupazione a ‘scadenza’.
Figura 2.3. Tipologie contrattuali del medico veterinario pubblico
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Un quadro più preciso della situazione dei medici veterinari pubblici si ricava
dalla figura successiva (fig. 2.4).
Del 38,6% con contratto a tempo determinato, il 43,7% non è impiegato in qualità di dipendente ma con convenzioni atipiche. I nuovi assunti hanno quindi non
solo contratti di durata limitata, ma anche caratterizzati da minori garanzie.
Figura 2.4. Medico veterinario pubblico: tipologia contrattuale …
(valori percentuali)
… a tempo indeterminato
… a tempo determinato
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Qual è invece il profilo dei medici veterinari che svolgono attività di ricerca? Il
62,8% sta frequentando un dottorato o è un ricercatore universitario (fig. 2.5). Ciò
28 | La professione medico veterinaria
non stupisce sia considerata la giovane età di buona parte dei medici veterinari
oggetto dello studio che i tempi lunghi che caratterizzano la carriera universitaria.
Solo il 16,1% è un professore universitario a contratto. Più bassa la quota di impiegati in altri istituti pubblici dediti alla ricerca (9,2%).
Il 12,0% svolge altre attività, tra cui la ricerca in istituti privati o come libero
professionista.
Figura 2.5. Ambito dell’attività professionale dei medici veterinari impiegati nella ricerca
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Anche in questo ambito il precariato è un fenomeno diffuso: senza considerare
i dottorandi, anche tra i ricercatori (universitari e non) e gli accademici le forme di
collaborazioni atipiche sono particolarmente frequenti (assegnisti, collaboratori a
progetto, professori a contratto, etc.).
Solo il 2,6% dei giovani medici veterinari svolgono una attività nell’industria
(2,6%). In tale ambito l’industria farmaceutica è il primo datore di lavoro, impiegando il 45,9% dei medici veterinari.
Segue l’industria mangimistica, con il 29,3% di impiegati, e l’industria alimentare con l’8,4% (fig. 2.6).
Figura 2.6. Ambito dell’attività professionale dei medici veterinari impiegati nell’industria
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Capitolo 2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? | 29
Gli impiegati dell’industria sono tra i lavoratori più stabili. Il 67,7% ha un contratto a tempo indeterminato. Rimane comunque significativa la quota di precari,
pari al 26,3%, di cui però solo il 3,7% ha un contratto a progetto (fig. 2.7).
Figura 2.7. Tipologia contrattuale dei medici veterinari impiegati nell’industria
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
2.5.3. Forme di sottoccupazione dei giovani medici veterinari
Oltre il 10% dei giovani medici veterinari non ha una occupazione negli ambiti
professionali più tradizionali. Confluiscono nella categoria residuale ‘altro’, differenti tipologie di professionisti accomunati da fenomeni di sottoccupazione e
precarietà, non sempre riconducibili al fatto che parte di questi sono ai primordi
della carriera.
Il 37,8% di tale gruppo (il 4% dei giovani medici veterinari nel complesso) è disoccupato. In particolare, tra chi si è iscritto all’Ordine da meno di 5 anni (dal 2005
in poi), il tasso di disoccupazione sale al 6%.
Accanto ai disoccupati vi è poi un 14,0% che sta svolgendo il tirocinio e un 17,9%
che vive altre condizioni lavorative assolutamente precarie poiché ha collaborazioni intermittenti in disparati ambiti professionali. Preoccupante inoltre come il
30,3% di questi (3,5% del totale) sia costretto a svolgere una professione diversa
da quella di medico veterinario.
Accorpando tutte le forme di forte precarietà e disoccupazione, ed escludendo i
tirocinanti la cui condizione è correlabile agli esordi della carriera, sono il 7% del
totale i giovani medici veterinari con la carriera ancora incerta. Considerata la rilevanza del fenomeno il dato merita un approfondimento ulteriore.
Negli ultimi cinque anni la situazione sembra essere decisamente peggiorata,
con una forte impennata del numero di disoccupati. La maggior parte dei disoccupati si riscontra infatti fra i medici veterinari iscritti all’Ordine da meno tempo:
se l’incidenza dei disoccupati fra gli iscritti da 5 anni o più è pari al 2%, la stessa
percentuale supera il 6% fra gli iscritti da meno di 5 anni (tab. 2.1).
30 | La professione medico veterinaria
Figura 2.8. Situazione occupazionale dei medici veterinari che attualmente svolgono attività in ‘altri’
ambiti
(valori percentuali)
* Medici veterinari che svolgono attività sporadiche in ambiti non ricorrenti.
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Tabella 2.1. Incidenza di disoccupati e di chi svolge professioni non veterinarie per area geografica,
anni d’iscrizione all’Ordine, genere ed età
(valori percentuali)
Disoccupato
Altre professioni
non veterinarie
Nord Ovest
3,2
2,8
Nord Est
2,3
5,5
Centro
5,2
2,9
Sud Isole
4,6
2,1
Area di iscrizione all’Ordine
Anni di iscrizione
meno di 5 anni
6,1
3,3
5 anni o più
2,0
3,0
Femmine
4,8
2,6
Maschi
2,8
3,9
Genere
Età
24-34
3,8
3,1
35-44
4,3
3,4
oltre 44
1,6
2,0
Totale
3,9
3,1
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Bisogna però considerare che, oltre ad un probabile squilibrio strutturale del mercato del lavoro, sulle condizioni occupazionali dei più giovani incide anche una più
alta percentuale di chi, avendo finito gli studi, cerca una prima occupazione. Tuttavia, le difficoltà occupazionali dei neo-iscritti sono evidenti anche dal dato relativo
all’incidenza dei professionisti ‘non praticanti’, che stanno svolgendo professioni
non inerenti l’attività di medico veterinario.
L’incidenza dei medici veterinari disoccupati sale significativamente nelle regioni del Centro, del Sud e delle Isole (5,2% e 4,6% rispettivamente), mentre nelle
regioni del Nord Est è più alta la percentuale di giovani medici veterinari che sono
Capitolo 2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? | 31
attualmente occupati in un ambito professionale diverso (5,5% contro il 3,1% del
dato complessivo). Il divario che emerge tra le diverse zone del paese è probabilmente specchio del differente andamento del mercato del lavoro macro-regionale:
il numero di disoccupati nelle regioni settentrionali è inferiore perché con più facilità si trovano lavori alternativi, anche se spesso di ripiego, non essendo attinenti
all’attività medico veterinaria.
Differenze rimarcabili si riscontrano anche rispetto al genere. L’incidenza di disoccupati tra le donne raggiunge quasi il 5%. I giovani medici veterinari maschi
sembrano invece avere, qualora non vi siano altre possibilità, un più facile accesso
ad altri settori occupazionali.
Utilizzando le informazioni raccolte dall’indagine si può provare a tracciare un
profilo dei nuovi professionisti ad oggi disoccupati. Si tratta in prevalenza di donne
iscritte all’Ordine da meno di 5 anni, che esercitano in una regione del Sud o del
Centro e con un curriculum accademico qualitativamente solo di poco inferiore
rispetto a quello dei loro colleghi (tab 2.2).
Per conseguire la laurea hanno impiegato mediamente 8 mesi in più rispetto alla
media, con un voto di laurea solo leggermente più basso (101 su 110, contro 103
del totale).
La maggioranza dei disoccupati (56,6%), inoltre, dopo aver conseguito il titolo si
è dedicato all’approfondimento di alcuni settori, anche se la stessa percentuale sale
al 74,1% nel complesso dei medici veterinari iscritti da non più di 10 anni.
Le differenze del percorso accademico non sono tali da poter spiegare le difficoltà lavorative.
È inoltre interessante notare che esistono alcune differenze nei campi di approfondimento. Se da un lato è vero che circa la metà dei medici veterinari attualmente disoccupati ha indirizzato la propria formazione nell’ambito degli animali
da compagnia, la stessa percentuale sul totale dei medici veterinari è ancora superiore (61,3%). Da rilevare, nonostante le gravi difficoltà del settore, che nel 2005
si stimava che l’86% degli animali da compagnia fosse in cura presso un medico
veterinario8.
Al contrario, rispetto al totale dei medici veterinari iscritti all’Ordine da massimo
10 anni, i disoccupati sono più spesso specializzati in campi meno tradizionali e
più di nicchia (quali la riproduzione animale e gli animali da laboratorio).
Un ulteriore elemento di criticità è riconoscibile nell’alta percentuale di professionisti che non hanno mai praticato l’attività di medico veterinario, neanche in
passato: il 46,3% di chi attualmente non è impiegato come medico veterinario, in
realtà risulta non avere mai svolto la professione (fig. 2.9).
8 ETAMETA- ANMVI 2005 Le strutture Veterinarie private per animali da compagnia, www.anmvi.it.
32 | La professione medico veterinaria
Tabella 2.2. Il percorso formativo dei veterinari disoccupati e di chi svolge professioni in ambito non
veterinario
Disoccupato
Formazione
Tempo impiegato per conseguire la laurea
7 anni e
10 mesi
Voto di laurea
Dopo la laurea ha approfondito le conoscenze (% Sì)
Totale iscritti
<= 10 anni
Altre professioni
8 anni e
1 mese
7 anni e
2 mesi
101
101
103
56,6
62,4
74,1
Campi di approfondimento (valori percentuali, ∑ delle citazioni)
Animali da compagnia
49,3
58,5
61,3
Animali da reddito
24,8
28,9
22,9
Animali esotici
10,4
0,0
10,0
Equini
24,3
8,1
12,2
Acquacoltura
4,7
8,1
3,9
Sanità pubblica veterinaria
13,3
6,1
13,4
Alimentazione animale
14,1
19,2
8,9
Altro *
35,2
27,3
23,0
* Acquacoltura, riproduzione animale, malattie infettive dermatologia, fisioterapia, farmacologia…
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Tra chi in passato ha esercitato l’attività, una larga maggioranza ha lavorato nel
settore privato (41,8%), mentre percentuali ridotte provengono dal settore pubblico (8,8%) e dall’industria (3,1%).
I medici veterinari che esercitano la libera professione rappresentano la categoria più consistente, che tra i giovani raggiunge oltre il 70%. Nell’ultimo decennio,
quindi ogni dieci nuovi medici veterinari iscritti all’Ordine, circa sette sono impiegati come liberi professionisti.
Figura 2.9. Carriera professionale dei medici veterinari che attualmente svolgono un’attività in ‘altri’
ambiti
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Capitolo 2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? | 33
2.1.1. Giovani medici veterinari liberi professionisti in Italia: organizzazione e sviluppo
del settore
Proprio perché la categoria dei liberi professionisti è la più consistente, è importante osservare più nello specifico questo ambito evidenziandone, laddove possibile, i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni. Il Libro Bianco sulla professione
veterinaria del 2005 aveva già illustrato alcune delle principali caratteristiche di
questo ramo dell’attività medico veterinaria; l’indagine 2009, rivolgendosi specificatamente ai soli medici veterinari iscritti all’Ordine negli ultimi 10 anni, che quindi esercitano da poco tempo l’attività di medico veterinario, vuole ulteriormente
evidenziare le condizioni lavorative dei nuovi professionisti e delineare le possibili
tendenze evolutive.
Nel presente paragrafo sono illustrati così i tratti più rilevanti dei giovani liberi
professionisti, mostrando, laddove possibile, le differenze rispetto a quanto rilevato nel 2005 sui medici veterinari iscritti all’Ordine nel suo complesso.
Diversi sono gli ambiti lavorativi della professione (fig. 2.10); tuttavia i giovani
medici veterinari esercitano in forma prevalente attività professionali inerenti la
cura degli animali da compagnia (78,1%). Il 12,6% si occupa soprattutto di animali
da reddito e una percentuale ancora più esigua si interessa di equini (5,4%). Appena l’1,1% si occupa di animali esotici e lo 0,2% di animali selvatici. Vi è poi un
2,7% la cui attività è dedita ad altri ambiti.
Se si considerano comunque tutti gli ambiti professionali trattati, non vi sono
sostanziali differenze tra le diverse attività, fatta eccezione per coloro che si occupano di animali esotici che raggiungono il 9,7% e superano i medici veterinari che
si occupano di ‘altre’ specie.
Figura 2.10. Medico veterinario libero professionista: settore di attività prevalente
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
34 | La professione medico veterinaria
Per un gran numero di giovani medici veterinari la decisione di dedicarsi alla
libera professione o di garantirsi un impiego nel settore privato, è stata, almeno in
parte, una scelta obbligata.
Ben il 55,6% ha indicato l’assenza di altri sbocchi tra le ragioni principali che
hanno indotto a scegliere tale percorso professionale (fig. 2.11). Un elemento che
meriterebbe più approfondite riflessioni. Accanto alla scelta obbligata, una parte
rilevante di giovani liberi professionisti segnala il forte interesse per alcune specifiche branche dell’attività medico veterinaria: il 51,2% dei medici veterinari si è
indirizzato verso questo settore spinto da passioni maturate già durante gli studi
universitari.
Un altro fattore di considerevole rilievo è la maggiore autonomia che la libera
professione può garantire (46,2% dell’insieme delle citazioni), mentre possibilità
di carriera e aspettative economiche non raccolgono che un numero modesto di
citazioni (entrambe segnalate dal 12,4% dei giovani medici veterinari).
Figura 2.11. Per quali motivi ha scelto la libera professione?
(valori percentuali, insieme delle citazioni)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
In relazione all’ambito professionale, variano le motivazioni che hanno indotto i
medici veterinari a scegliere la libera professione.
I liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia si dividono tra
l’interesse per questo ambito della medicina veterinaria (52,9%) e l’assenza di altri
sbocchi lavorativi percorribili (54%). Anche se per una larga percentuale di giovani
medici veterinari che si occupano di animali da compagnia il proprio campo di
attività ha indubbie attrattive, non va sottovalutato che oltre la metà ha dovuto intraprendere questa carriera per mancanza di opportunità alternative. Molti giovani
professionisti, una volta entrati nel mercato del lavoro, hanno dovuto rinunciare in
parte alle loro ambizioni iniziali. Da questo punto di vista è grave la situazione di
Capitolo 2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? | 35
chi si occupa di ‘altri’ animali (selvatici, esotici etc.); addirittura l’81,6% si è trovato
costretto ad intraprendere questa tipologia di attività, mentre solo il 25,7% aveva
maturato nel corso degli studi uno specifico interesse.
Tra i liberi professionisti che si occupano di equini la motivazione preponderante
è la maggiore autonomia lavorativa (62,3%), seguita però da un forte interesse
specifico: ben il 56,9% dichiara di aver scelto questa professione sulla base di preferenze sviluppate durante l’università (fig. 2.12).
Figura 2.12. Per quali motivi ha scelto la libera professione? - Analisi per target professionale
(valori percentuali, prime 3 motivazioni)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Nel Sud e nelle Isole l’inclinazione personale verso un particolare ambito professionale ha un peso meno rilevante nella scelta d’intraprendere la libera professione
(46%) (fig. 2.13).
Più importanti sembrano essere la prospettiva di autonomia (48,9%) e l’assenza
di altri sbocchi, motivazione che in questa parte del paese raggiunge addirittura il
66,2% delle citazioni, risultato che sconta chiaramente le condizioni economiche
ed occupazionali del contesto in generale.
Le risposte dei medici veterinari che praticano nel Nord Est sono più omogenee:
il 48,7% ha optato per il settore privato in mancanza di altre opzioni, il 47% nella speranza di una maggiore indipendenza lavorativa e il 46,1% per un interesse
specifico.
Nel Nord Ovest (57,5%) e nelle regioni del Centro (55,9%) i giovani medici veterinari sembrano essere stati guidati in primo luogo da una specifica propensione
verso alcuni settori professionali e solo in un secondo momento dalla scarsità di
altri sbocchi occupazionali.
È però importante sottolineare che nelle regioni dell’Italia centrale ben il 55,1%
dei medici veterinari iscritti all’Ordine da non oltre 10 anni ritiene non vi fossero
carriere alternative.
36 | La professione medico veterinaria
Figura 2.13. Per quali motivi ha scelto la libera professione? - Analisi per area geografica
(valori percentuali, prime 3 motivazioni)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Almeno in parte, l’esigenza d’indipendenza sembrerebbe essere stata soddisfatta.
Lavora esclusivamente da solo il 39,8% del totale dei liberi professionisti. Il 35,1%
esercita la professione collaborando con altri medici veterinari; una quota inferiore
ma comunque significativa (23%) esercita, invece, in qualità di socio (fig. 2.14).
Figura 2.14. Lei lavora… - Confronto 2005 e 2009
(valori percentuali)
Indagine 2005
Esclusivamente
da solo
Collabora/
in associazione
con altri
60,0%
40,0%
* praticanti, tirocinanti …
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla
professione veterinaria in Italia, 2005.
Rispetto al 2005, i giovani medici veterinari che lavorano esclusivamente da soli
sono il 40% (a fronte del 60%), ma si deve considerare la differente anzianità professionale dei due campioni d’indagine, che ha un forte impatto su tale decisione.
Esaminando più nel dettaglio i risultati dell’indagine 2009, si osserva, infatti, che
Capitolo 2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? | 37
tra i medici veterinari entrati nell’Ordine da meno di 5 anni la percentuale scende
al 32,7%.
I liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia raramente lavorano da soli. Solo il 31,3% rientra in questa tipologia, mentre il 35% è coadiuvato
o coadiuva altri medici veterinari.
I medici veterinari che si occupano di animali da reddito operano, al contrario,
prevalentemente da soli (76,3%).
Nelle regioni del Sud e nelle Isole, dove è particolarmente sentita l’aspettativa
di una posizione lavorativa autonoma, il 51,1% è un libero professionista che non
usufruisce di alcuna collaborazione (fig. 2.15).
Decisamente inferiore alla media la percentuale di giovani donne che esercitano
in totale autonomia, solo il 30,9%. Al contrario più della metà degli uomini (51,5%)
pratica l’attività di medico veterinario esclusivamente da solo.
Figura 2.15. Liberi professionisti che lavorano esclusivamente da soli
- Analisi per target professionale, anni d’iscrizione, area geografica, sesso
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
I giovani liberi professionisti che si avvalgono della collaborazione di altri medici
veterinari sono il 34%.
Generalmente, quando si decide di usufruire della collaborazione di un altro
medico veterinario, si preferisce una figura a tempo pieno (fig. 2.16).
38 | La professione medico veterinaria
La quota di liberi professionisti che si avvale esclusivamente di collaboratori
part-time è minima (1,4%) e solitamente l’impiego a tempo parziale viene utilizzato quando vi sono già altri collaboratori a tempo pieno: il 14,4% dei liberi professionisti si avvale di collaboratori sia part-time che full-time.
Mediamente, chi non lavora esclusivamente da solo, si avvale dell’attività lavorativa di altri medici veterinari collaboratori per un equivalente di circa 3 unità di
lavoro, impiegate a tempo pieno9.
Il 3,2% dei giovani liberi professionisti si avvale della collaborazione continuativa di sole figure extra-veterinarie (ad esempio segretarie, esperti amministrativi…)
o di collaboratori il cui percorso formativo non è pienamente compiuto, quali tirocinanti e praticanti.
In realtà, quando non esclusivo, l’impiego dei praticanti è più diffuso. Se il 3,2%
dei professionisti utilizza tra i collaboratori solo tali tipologie di figure, occorre considerare che accanto ad altri medici veterinari almeno il 22% dei professionisti
utilizza anche praticanti o tirocinanti.
Tra i liberi professionisti che collaborano con dei tirocinanti, il numero medio di
unità di lavoro impiegate è pari a 2,8.
Per quanto riguarda la presenza di altre figure non veterinarie tra i collaboratori,
solo una quota ridotta di professionisti dichiara di avvalersene (9,8%).
Figura 2.16. L’organizzazione del laovoro nella libera professione
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
9 L’Unità di Lavoro equivale alla quantità di lavoro prestato da un occupato a tempo pieno; non
coincide con la singola persona fisica impiegata, ma risulta ragguagliato ad un numero di ore corrispondenti ad un’occupazione esercitata a tempo pieno. Le unità di lavoro sono utilizzate come unità
di misura del volume di lavoro impiegato.
Capitolo 2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? | 39
Figura 2.17. Liberi professionisti che si avvalgono anche della collaborazione di praticanti
e tirocinanti
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Figura 2.18. Liberi professionisti che si avvalgono anche della collaborazione di figure non veterinarie
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
2.2. le attuali condizioni professionali dei giovani medici
veterinari
L’osservazione dei tratti che contraddistinguono l’inquadramento professionale
e contrattuale dei giovani medici veterinari, va completata con l’esame delle reali
condizioni in cui oggi viene esercitata l’attività professionale del medico veterinario, considerando sia la mobilità richiesta per il conseguimento di un impiego,
sia il tempo dedicato al lavoro e le relative caratteristiche in merito alla continuità
lavorativa e al reddito percepito.
2.2.1. La mobilità sul territorio per la ricerca di un lavoro
Ben il 63,3% dei giovani medici veterinari dichiara di non essersi spostato dalla
provincia di origine per svolgere la professione; solo il 6,9%, dopo aver frequentato
40 | La professione medico veterinaria
altrove l’università, ha deciso di non rientrare (fig. 2.19). Sebbene vi sia una larga
maggioranza di medici veterinari che si era trasferita in un’altra provincia già per
seguire il corso di laurea (57,0%, cfr. fig. 3.2), gran parte di questi è poi tornata
nella provincia di origine per esercitare la professione.
Poco più della metà dei giovani medici veterinari che hanno lasciato la propria
provincia di origine per ragioni lavorative – senza considerare chi si era già trasferito per studiare – si è poi stabilita entro i confini della propria regione (15,3%),
mentre l’altra metà (14,5%) si è dovuta spostare in un’altra regione per poter trovare delle opportunità professionali adeguate.
Figura 2.19. Per svolgere l’attività di medico veterinario è stato necessario spostarsi dalla sua
provincia di origine?
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
I liberi professionisti, proprio in virtù delle peculiari caratteristiche della libera
professione, caratterizzata in tutto il paese da una carenza di domanda di prestazioni e da un esubero di professionisti, non sembrano essere particolarmente motivati a spostarsi per esercitare: solo il 33,2% si è allontanato dalla propria provincia
di origine (fig. 2.20).
Fanno eccezione i liberi professionisti che si occupano di equini, ben il 62,9% ha
trovato opportunità lavorative adeguate solo trasferendosi.
Rispetto ai liberi professionisti, le altre categorie professionali devono adeguarsi
maggiormente alle esigenze del mercato, il 57,9% dei medici veterinari pubblici si
è trasferito. Piuttosto alta è anche la percentuale di chi si è spostato dalla provincia
di origine per svolgere ricerca e attività accademica (47,3%).
Bisogna però precisare che una parte rilevante è rappresentata da medici veterinari che erano già fuori sede per frequentare l’università e che una volta terminati
gli studi hanno poi trovato occasioni professionali nel mondo accademico e della
ricerca.
Capitolo 2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? | 41
Figura 2.20. Per svolgere l’attività di medico veterinario è stato necessario spostarsi dalla sua
provincia di origine? - Analisi per target professionale
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
2.2.2. L’impegno lavorativo
Un altro aspetto da analizzare per comprendere le caratteristiche dell’attività
svolta dai giovani medici veterinari riguarda l’entità dell’impegno lavorativo in termini di orario. Il 72% dei medici veterinari recentemente iscritti all’Ordine lavora a tempo pieno, per un impegno complessivo mediamente superiore alle 8 ore
giornaliere (8,2). Il restante 28% lavora a tempo parziale, con un impegno di poco
inferiore alle 5 ore giornaliere (fig. 2.21).
Figura 2.21. La sua attività è a tempo pieno o a tempo parziale?
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Mentre nell’industria e nei centri di ricerca/università il numero di medici veterinari impiegati part-time è limitato (15,3% e 9,8% rispettivamente), nel pubblico
impiego e i tra i liberi professionisti si registra una maggior diffusione di lavoratori
a tempo parziale (29,9% e 30,8% rispettivamente) (fig. 2.22). Tale situazione deriva
da motivazioni diverse.
42 | La professione medico veterinaria
Nel settore pubblico i contratti prevedono orari di lavoro ben definiti in cui le
forme di collaborazione part-time non sono infrequenti. In ambito privato invece,
non sempre le opportunità offerte dal mercato riescono a garantire un impegno
tale da saturare l’intera giornata lavorativa, e il tempo parziale rappresenta spesso
una scelta obbligata.
Figura 2.22. Medici veterinari con attività a tempo parziale - Analisi per target professionale, anni
d’iscrizione, area geografica e genere
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
La percentuale di lavoratori a tempo parziale è particolarmente alta (43,9%) tra
i liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali (tra cui ad esempio quelli
selvatici ed esotici), un dato riconducibile ad una situazione più problematica di
diffusa sottoccupazione, soprattutto qualora il veterinario non sia in grado di coprire altre attività.
Abbastanza alta la percentuale anche tra i medici veterinari di equini: un medico
veterinario su tre è impiegato a tempo parziale.
Tuttavia in questa classe il carico di lavoro giornaliero è generalmente più elevato: raggiunge mediamente le 6 ore fra i lavoratori a tempo parziale e supera le 9
ore fra gli impiegati a tempo pieno.
Nelle regioni del Sud e delle Isole e al Nord Ovest la percentuale di impiegati a
tempo parziale è più alta rispetto alla media (31,2%), così come tra i medici veteri-
Capitolo 2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? | 43
nari iscritti all’Ordine più recentemente, con un’esperienza di esercizio limitata al
massimo a 4 anni (30,9%).
Per quanto riguarda le differenze di genere, non solo la disoccupazione interessa più le donne che gli uomini (cfr. tab. 2.1), ma le donne lavorano mediamente
anche un numero inferiore di ore: il 32,6% ha un’occupazione a tempo parziale,
contro il 22,2% dei maschi.
2.2.3. La professione nel 2009: flessibilità o precarietà?
Indicazioni utili per l’approfondimento delle attuali condizioni lavorative dei
neo-iscritti all’Ordine dei medici veterinari sono fornite dalla percezione dei giovani professionisti sulle garanzie di continuità dell’occupazione svolta e di stabilità
del reddito percepito.
Il 67,1% dei giovani medici veterinari considera l’attuale occupazione stabile in
termini di durata; di contro, ciò significa che il 32,9%, quasi un medico veterinario
su tre, non ha certezze sul futuro della propria attività professionale (fig. 2.23).
Chi percepisce il proprio impiego poco stabile?
Ben il 45% dei medici veterinari iscritti all’Ordine a partire dal 2005 non sembra
avere sufficienti garanzie sulla continuità dell’impiego; ciò significa che tra i più
giovani solo il 55% percepisce stabile il proprio impiego. Anche tra coloro che si
occupano di ricerca la situazione è analoga: solo il 57% considera stabile l’attuale
posizione lavorativa; tra i ricercatori non solo sono particolarmente diffusi i contratti atipici, ma anche le prospettive di una stabilizzazione sembrano essere particolarmente difficili. In generale la percezione di stabilità dei liberi professionisti
è pienamente in linea con quanto rilevato nell’insieme dei medici veterinari (il
67,9% percepisce come stabile la propria attività), ma alcune differenze si riscontrano considerando i singoli ambiti di attività.
Più preoccupante è infatti la situazione dei liberi professionisti che si interessano
di ‘altre’ specie animali: solo il 47,6% considera il proprio lavoro una attività stabile,
mentre la maggioranza si ritiene precario. Anche chi si occupa di animali da reddito ha minori certezze: il 40,6% non ha ancora garanzie in termini di continuità.
Occorre tuttavia tener presente che la posizione lavorativa dei liberi professionisti
andrebbe posta in relazione al ruolo ricoperto (collaboratore, titolare, socio) nella
struttura in cui si esercita e, nel caso in cui si possegga uno studio proprio, all’entità
dell’investimento di partenza ed alla disponibilità di capitale.
La situazione dei professionisti che lavorano nell’industria è decisamente migliore: il 73% ritiene di avere un impiego stabile; la percezione di maggiore sicurezza della propria posizione lavorativa è un elemento che va chiaramente congiunto alla ampia diffusione di forme contrattuali a tempo indeterminato, che in
tale gruppo di professionisti è decisamente più elevata (oltre il 67% ha una posizione lavorativa permanente).
44 | La professione medico veterinaria
Sembrano godere di una maggior serenità in termini di stabilità contrattuale i
medici veterinari che operano nel Nord Ovest (73%) e nel Centro (72,2%). Nelle
regioni meridionali e nelle Isole la percentuale scende invece al 60,1%.
L’appartenenza di genere ha un peso significativo anche per quanto riguarda
la stabilità del lavoro: il 72% degli uomini ha una percezione positiva per quanto
riguarda la continuità dell’attività che svolge attualmente, contro il 63,3% delle
donne. L’instabilità va collegata anche al fatto che più spesso le giovani professioniste svolgono attività part-time. In tutti i casi in cui tale scelta è subita pittosto che
voluta, è evidente che vi sia un forte riflesso sulla percezione della stabilità e della
continuità del proprio lavoro.
Figura 2.23. Considera questa sua attività lavorativa un impiego stabile in termini di continuità? Analisi per target professionale, anni d’iscrizione, area geografica e genere
(% risposte affermative)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
La situazione peggiora ulteriormente se si esaminano le valutazioni rispetto alle
condizioni remunerative (fig. 2.24). Solo la metà dei medici veterinari (50,3%) ritiene che il proprio lavoro offra stabilità economica. Tra i medici veterinari impiegati nel settore pubblico e nell’industria la situazione è sicuramente migliore: la
percentuale dei soddisfatti raggiunge rispettivamente il 67,9% e il 75,2%.
A dispetto di una certa tranquillità per quanto concerne la durata della loro attività i liberi professionisti non hanno certamente pari sicurezza economica: solo
Capitolo 2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? | 45
il 47,1% può contare su un reddito ritenuto sicuro. Circa la metà dei liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia non ritiene le proprie entrate
stabili e tra coloro che si occupano di animali da reddito la percentuale è ancora
superiore (53,6%).
I liberi professionisti che si occupano di equini, vivono una situazione particolare: se da un lato il gravoso impegno in termini di orario di lavoro, sicuramente
superiore alla media dei medici veterinari, garantisce una certa sicurezza in termini
di continuità lavorativa, dall’altro non vi è un congruo riscontro economico. Solo il
36,5% considera il proprio reddito tale da garantire una certa sicurezza economica.
Le percezioni più critiche si riscontrano però fra i medici veterinari che si occupano
di ‘altri’ animali; tra questi ultimi meno di uno su cinque (19,8%) ritiene sufficiente
il reddito guadagnato attraverso l’esercizio della professione.
Figura 2.24. Considera questa sua attività lavorativa un impiego stabile in termini di reddito? Analisi per target professionale, anni d’iscrizione, area geografica e genere
(% risposte affermative)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
I dati resi disponibili dall’Ente nazionale previdenza e assistenza veterinari (Enpav) mostrano chiaramente che nel 2008 i medici veterinari con un’età compresa
tra i 25 e i 34 anni e tra i 35 e i 44 anni (classi di età in cui s’inserisce il 94% dei
medici veterinari iscritti all’Ordine al massimo da 10 anni, oggetto del presente
studio) hanno guadagnato rispettivamente 9.422 euro e 14.054 euro all’anno in
46 | La professione medico veterinaria
media. I medici veterinari tra i 25 e i 34 anni percepiscono, quindi, meno di 800
euro mensili (fig. 2.25).
Figura 2.25. Reddito medio imponibile - Analisi per classi d’età
(2008, valori in euro)
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati ENPAV.
L’analisi per area geografica mostra come solo nel Nord Ovest la percentuale
di chi ritiene di avere un impiego stabile dal punto di vista della remunerazione è
nettamente superiore alla media (57,6%); al contrario nelle regioni del Sud e delle
Isole la percentuale scende al 45,3%.
Una disparità accentuata emerge anche dall’analisi per genere: tra i professionisti maschi il 57,5% può contare su entrate più o meno sicure, mentre tra le donne
solo il 44,5% percepisce un reddito ritenuto stabile.
2.2.4. Pluriattività: scelta o necessità?
Da quanto sin qui osservato la situazione lavorativa di una significativa parte dei
giovani medici veterinari sembra essere decisamente problematica. Non sorprende, quindi, che quasi un medico veterinario su cinque (19,5%) sia impegnato in
più lavori contemporaneamente (fig. 2.26): il 17,5% svolge due attività e il 2% ne
svolge addirittura tre o più.
La propensione a svolgere più attività contemporaneamente è più spesso associata a professionisti che percepiscono l’impiego principale come poco stabile per
continuità e/o reddito.
Ad esempio, tra i liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali la percentuale raggiunge il 25% (un professionista su quattro).
Fanno eccezione i medici veterinari impiegati nelle università e nella ricerca i
quali hanno meno certezze sia in termini di continuità lavorativa sia di reddito;
tuttavia questi dedicano la maggior parte del tempo al primo lavoro. Inferiore
Capitolo 2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? | 47
alla media anche la percentuale dei liberi professionisti, che si occupano soprattutto di animali da compagnia, che svolgono una doppia attività (16,8%): a causa
dell’elevato numero di professionisti e della forte competizione, le possibilità di
ottenere un secondo lavoro in questa branca della medicina veterinaria sono piuttosto basse.
Al contrario, superano significativamente la media i liberi professionisti impiegati nell’ambito degli animali da reddito: oltre il 36,4% dichiara di svolgere più
incarichi contemporaneamente.
La situazione che i dati disaggregati per genere mostrano è particolarmente interessante: malgrado una larga parte delle giovani professioniste lavori in condizioni precarie (cfr. fig. 2.21 e fig. 2.22) una quota inferiore alla media ha un secondo
lavoro (16,3%). Ciò non è soltanto frutto di una libera scelta – privilegiando un
impiego part-time è più difficile riuscire a svolgere più attività contemporaneamente – o di una diversa struttura della domanda di lavoro, ma anche di dinamiche
diverse nel mercato occupazionale: come già illustrato dalla tabella 2.4, mentre gli
uomini iscritti da meno di 10 anni, riescono ad inserirsi anche in contesti lavorativi
differenti (non attinenti alla medicina veterinaria), le donne rimangono più spesso
disoccupate.
La situazione lavorativa dei medici veterinari che esercitano nel Sud e nelle Isole
sembra essere particolarmente delicata.
In queste regioni, l’insoddisfazione in termini di continuità e, soprattutto, di
reddito percepito, genera una quota consistente di professionisti che svolge una
doppia attività (22,8%); tuttavia il fenomeno non raggiunge le stesse proporzioni
registrate tra i professionisti del Nord Est, dove il 26,5% integra l’attività principale
con una seconda attività.
Nelle stesse condizioni di precarietà lavorativa in ambito medico veterinario,
i professionisti del Nord Est sono comunque favoriti da un mercato del lavoro
maggiormente dinamico. Nell’analizzare le cause del fenomeno della pluriattività
vanno infatti valutate, oltre al livello di necessità dei singoli, le maggiori o minori
opportunità offerte dal tipo di formazione e dalle condizioni socio-economiche
locali.
Confermano la relazione esistente tra il numero di lavori svolti e le scarse sicurezze economiche e contrattuali garantite dal lavoro principale, le motivazioni
apportate direttamente dai giovani medici veterinari alla decisione di svolgere più
attività. Il 42,6% dei medici veterinari ha motivato la propria scelta con la necessità
di incrementare il proprio reddito, mentre il 22,4% non vuole perdere occasioni da cui potrebbero scaturire nuove opportunità lavorative (fig. 2.27). Segue poi
un 12,5% che s’impegna in altre attività per completare la formazione pratica e
un 11,9% che dichiara altri motivi, quali ad esempio l’interesse personale per gli
ambiti professionali oggetto dell’incarico o l’esistenza di un’attività di famiglia da
portare avanti.
48 | La professione medico veterinaria
Figura 2.26. Oltre all’attività prevalente, svolge anche altre attività lavorative (inerenti o non inerenti
alla professione veterinaria)? - Analisi per target professionale, anni d’iscrizione, area geografica e
genere
(% risposte affermative)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Figura 2.27. Per quale motivo ha scelto di svolgere più attività contemporaneamente?
(valori percentuali)
* Altro: per passione/interesse personale, attività di famiglia, …
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Considerando la diffusa pluriattività dei giovani professionisti, è importante
valutare il livello di soddisfazione nel suo complesso. Rispetto a quanto emerso
in precedenza, il fatto di svolgere più lavori contemporaneamente dà maggiori
sicurezze, sia in termini di continuità del rapporto lavorativo sia, soprattutto, per
quanto concerne la situazione economica.
Capitolo 2. Giovani medici veterinari oggi: quale professione? | 49
Mantenere più occupazioni contemporaneamente è anche un modo per tutelare il proprio futuro lavorativo, considerata l’alta percentuale di lavori precari: la
percentuale di giovani medici veterinari che ritiene di avere una solida posizione
professionale passa dal 67,1%, considerando la sola attività principale, al 76,1% di
chi svolge più attività (fig. 2.28). Ma nella maggior parte dei casi (50%) la soddisfazione rispetto alle prospettive occupazionali future che le diverse attività possono
garantire, è solo parziale, mentre rimane ancora elevata la quota di insoddisfatti
(24%).
Per quanto riguarda il reddito, il 67,7% dei medici veterinari che possono contare
su più lavori, è almeno in parte riuscito ad assicurarsi delle entrate ritenute sicure,
una percentuale superiore a quella garantita dalla sola attività principale (50,3%).
La quota di chi si ritiene completamente soddisfatto della stabilità della propria
retribuzione è comunque limitata (15,4%); anche in questo caso la maggior parte
dei giovani medici veterinari si considera soddisfatto solo in parte (52,3%) e non
va comunque trascurato il 32,3% che, nonostante i lavori integrativi, non ritiene di
aver raggiunto un livello adeguato di sicurezza economica.
Figura 2.28. Considerando l’insieme della attività svolte, si ritiene soddisfatto per la stabilità in
termini di …
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
| 51
3.
Percorsi formativi e professionali
Alla descrizione analitica delle caratteristiche che contraddistinguono l’attività
professionale dei giovani medici veterinari nel 2009, è importante associare l’analisi del percorso formativo e professionale intrapreso fino allo svolgimento dell’attività attuale.
La sola descrizione dell’attività attuale fornisce infatti una visione assolutamente
parziale e frammentata della realtà poiché rappresenta una fotografia statica che
non è in grado di cogliere l’iter professionale dopo la laurea.
Per una valutazione d’insieme delle recenti dinamiche occupazionali della professione veterinaria, è importante invece raccogliere tutti gli elementi necessari per
analizzare tutto l’arco della carriera lavorativa, individuando così le caratteristiche
del percorso formativo e professionale; solo in questo modo è possibile mettere in
evidenza luci ed ombre che caratterizzano l’inserimento nella professione veterinaria negli ultimi anni, anche in relazione all’offerta formativa dell’attuale sistema
universitario italiano.
3.1. Il percorso formativo dei giovani medici veterinari
È opinione radicata che il curriculum studiorum condizioni fortemente i primi
esiti professionali. Malgrado vi siano dei criteri con cui si è soliti esaminare la formazione personale (voto di laurea, anni impiegati per conseguire il titolo …), la
valutazione qualitativa del percorso universitario è invece piuttosto complessa. Le
differenze organizzative e metodologiche tra i diversi atenei, la disponibilità di
strutture e laboratori adeguati, la scelta delle specializzazioni post-laurea sono, tra
gli altri, fattori che hanno un peso rilevante sugli sbocchi occupazionali dei laureati, ma difficilmente comparabili.
Pur limitandosi ad analizzare solo alcuni degli elementi che caratterizzano il percorso e i risultati accademici dei giovani medici veterinari, l’indagine evidenzia
alcuni elementi problematici.
52 | La professione medico veterinaria
In particolare – come si vedrà – rispetto agli sbocchi occupazionali non sempre
sembra vigere un principio discriminatorio basato sul merito. Malgrado i positivi
risultati ottenuti durante l’università, una buona parte dei medici veterinari non
sembra aver trovato una occupazione stabile o soddisfacente.
Per iniziare a comprendere meglio i processi di inserimento nel mondo lavorativo e le principali criticità che si trova ad affrontare il laureato che per la prima volta
si affaccia sul mondo del lavoro, nel paragrafo seguente l’attenzione si focalizza
sull’analisi del percorso di studi seguito, a partire da eventuali altre facoltà precedentemente frequentate, ai risultati conseguiti, fino alla formazione post-laurea.
La maggioranza dei giovani medici veterinari (83,7%), fatte salve le dinamiche di
accesso ai corsi di laurea, al momento di iscriversi all’università aveva già maturato
una decisione definitiva sul proprio futuro professionale, optando subito per la
facoltà di medicina veterinaria (fig. 3.1).
Solo il 16,3% si era iscritto precedentemente ad un altro corso di laurea o facoltà.
La motivazione personale non può che essere un elemento importante considerando la durata del percorso universitario (minimo 5 anni), cui si aggiunge la necessità di superare l’esame di stato.
Se il dato complessivo dei liberi professionisti collima sostanzialmente con il valore medio – il 16,3% si era iscritto ad un altro corso di laurea prima di approdare
a medicina veterinaria – all’interno della categoria dei liberi professionisti vi sono
notevoli differenze.
Medicina veterinaria è stata la prima scelta per il 95,8% dei liberi professionisti
che si occupano di animali selvatici e animali esotici (o altre tipologie che non
rientrano in quella degli animali da compagnia o da reddito); al contrario il 20,2%
dei medici veterinari che si occupano di equini – uno medico veterinario su cinque
– ha tentato altri percorsi di studio diversi prima di approdare a veterinaria.
Rispetto alle altre tipologie professionali, tra i giovani medici veterinari impiegati
nell’industria e nelle associazioni di produttori-allevatori si registra la percentuale
più alta di studenti che si sono trasferiti da un altro corso di laurea a medicina
veterinaria, il 20,7%.
È necessario precisare che, tra i medici veterinari che avevano inizialmente compiuto scelte diverse, una buona parte aveva scelto discipline non troppo difformi;
un medico veterinario su quattro si era iscritto alla facoltà di biologia e il 22% al
corso di laurea in produzioni animali. Una circostanza che può essere messa in relazione con l’introduzione, nel 1999, del numero chiuso per l’accesso alla facoltà di
medicina veterinaria. Una parte degli studenti potrebbe aver scelto di iscriversi ad
altri corsi di laurea nell’ambito delle scienze della vita in attesa di passare l’esame
di ammissione.
Per comprendere il quadro di riferimento è importante valutare anche la mobilità degli studenti per area geografica, anno di iscrizione all’Ordine e categoria
professionale (fig. 3.2).
Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 53
Figura 3.1. Prima di iscriversi alla facoltà di medicina veterinaria si era iscritto ad altre facoltà? Analisi per target professionale, anni d’iscrizione e area geografica
(% risposte affermative)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Il 57% dei medici veterinari iscritti all’Ordine da non oltre 10 anni – e che presumibilmente ha frequentato in anni recenti l’università – ha dovuto spostarsi dalla
provincia di origine per frequentare la facoltà di medicina veterinaria. Solo il 31,9%
si è però trasferito in un’altra regione. Come già evidenziato nel Libro Bianco della
professione veterinaria in Italia10, si conferma, anche in tempi recenti, come la maggioranza degli studenti frequenti, quindi, una facoltà di medicina veterinaria attiva
in un ateneo della stessa regione di residenza.
Decisamente più bassa della media la percentuale di medici veterinari che lavorano nelle università che hanno dovuto trasferirsi in un’altra regione per studiare (17%). All’opposto, la grande maggioranza di chi è attualmente occupato
nell’industria o nelle associazioni dei produttori/allevatori ha dovuto trasferirsi per
effettuare gli studi (70,7%).
Per conseguire la laurea (fig. 3.3) gli studenti di medicina veterinaria hanno impiegato mediamente oltre 7 anni, periodo di gran lunga superiore a quello previsto
dal piano di studi; sono il 20% coloro che dichiarano di aver conseguito il titolo
in corso. Se l’analisi per anzianità professionale non rivela alcuna disparità sostanziale, qualche differenza in più, seppur lieve, emerge dall’analisi per categoria
professionale.
10 Nomisma, Fnovi, Libro Bianco della professione veterinaria, 2005, Agra edizioni, p. 24.
54 | La professione medico veterinaria
Figura 3.2. Per frequentare il corso di laurea in medicina veterinaria è stato necessario spostarsi
dalla sua provincia di origine? - Analisi per target professionale, anni d’iscrizione e area geografica
(% risposte affermative distinte per tipo di spostamento)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Figura 3.3. Anni impiegati per il conseguimento della laurea - Analisi per target professionale, anni
d’iscrizione e area geografica
(valore medio)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 55
I liberi professionisti specializzati in equini hanno impiegato 5,8 anni, un numero di anni decisamente inferiore rispetto al dato generale. Solo leggermente
sotto la media il tempo necessario ai ricercatori, agli accademici e agli impiegati in
industrie e associazioni (6,9). Poco di più (7,5) impiegano invece gli iscritti all’Ordine che non rientrano in alcuna categoria, essendo disoccupati, tirocinanti, o non
esercitando la professione.
Per quanto riguarda l’analisi geografica, solo i medici veterinari del Nord Ovest
impiegano un tempo leggermente inferiore (6,7 anni). In tutte le altre zone del
paese occorrono più di 7 anni.
Il voto medio di laurea è alto, 103 punti su un massimo di 110 (fig. 3.4). Il 20%
dei laureati che si sono iscritti all’Ordine negli ultimi 10 anni ha ottenuto il massimo dei voti, il 24,3% ha conseguito un voto compreso tra 105 e i 109 e un medico
veterinario su quattro ha riportato una votazione inferiore a 105, ma comunque
superiore a 100. Solo il 10,1% si è laureato con un voto inferiore a 95.
Figura 3.4. Voto di laurea
(valore medio)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
L’analisi per iscrizione e area geografica non mostra forti disparità. Qualche differenza in più, invece, la si desume dall’analisi per gruppo professionale (fig. 3.5).
Chi ha ottenuto voti più alti si è più spesso dedicato alla carriera accademica:
gli impiegati nell’università e nella ricerca, hanno ottenuto risultati decisamente
superiori con un voto medio di 105.
Nell’ambito dei liberi professionisti spicca invece il dato di coloro che si occupano di equini, con una votazione media di quasi 106.
Buoni anche i risultati dei medici veterinari impiegati nell’industria e nelle associazioni, che in media hanno ottenuto 104. Leggermente sotto la media i voti
ottenuti dai liberi professionisti che si occupano di animali esotici, selvatici o altre
tipologie che non rientrano tra gli animali da compagnia e da reddito.
56 | La professione medico veterinaria
Figura 3.5. Voto medio di laurea - Analisi per target professionale e anni d’iscrizione
(valore medio)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
La formazione dei medici veterinari non si limita alla laurea (fig. 3.6).
L’indagine ha rilevato che ben il 74,1% ha approfondito gli studi frequentando
corsi professionalizzanti, master o effettuando esperienze di lavoro all’estero. La
figura 3.6 dà conto delle differenze riscontrate. La percentuale cresce, infatti, sino
al 92,8% tra i medici veterinari del settore pubblico (in cui rientrano non solo i
medici veterinari del Servizio Sanitario Nazionale, ma anche gli impiegati degli
assessorati all’agricoltura e dei corpi militari dello Stato) e raggiunge l’88,6% tra
i liberi professionisti che si occupano di specie esotiche, animali selvatici e altre
tipologie.
Al di sotto della media la percentuale di chi ha sviluppato ulteriormente la propria formazione tra i medici veterinari occupati nell’industria o nelle associazioni
di categoria (62%). Va sottolineato come anche fra i medici veterinari che al momento non esercitano la professione, una quota elevata (65,9%) ha ampliato la
propria formazione dopo la laurea.
Al crescere dell’anzianità professionale aumenta anche il numero di medici veterinari che possiede titoli di specializzazione o ha effettuato esperienze qualificanti
in altri paesi. Il 77,4% di chi è iscritto da almeno 5 anni ha frequentato master o
corsi, contro il 70,1% di chi svolge l’attività da meno di 5 anni.
Tra i veterinari delle regioni meridionali e delle isole ben il 79,9% si è impegnato
in studi post-laurea, contro il 69,5% del Centro.
Le preferenze dei laureati in medicina veterinaria per quanto riguarda la formazione post-universitaria si rivolgono soprattutto allo svolgimento di periodi di
praticantato o di stage in azienda, favorendo quindi i percorsi formativi in cui è
possibile approfondire principalmente le competenze clinico-pratiche.
Questo è il quadro della situazione a tre anni dalla laurea: oltre il 60% dei laureati ha infatti svolto un periodo di tirocinio; il 31,3% ha invece partecipato ad uno
stage aziendale.
Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 57
Figura 3.6. Dopo la laurea, ha approfondito le proprie conoscenze?
- Analisi per target professionale e anni d’iscrizione
(% risposte affermative)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Anche le scuole di specializzazione rappresentano uno strumento formativo di
interesse: il 22,9% dei laureati si è indirizzato verso tale percorso per approfondire
le proprie conoscenze. Dottorati di ricerca (11,5%) e master universitari (10,6%)
vengono invece seguiti da una quota inferiore di neo-laureati.
Figura 3.7. Gli strumenti formativi post-laurea: tipologie di corsi frequentati dai giovani medici
veterinari a tre anni dalla laurea
(2008, valori percentuali, insieme delle citazioni)
Fonte: Almalaurea.
In generale negli ultimi anni è aumentata notevolmente l’attenzione verso gli
animali da compagnia. Ben il 61,3% dei giovani medici veterinari ha deciso di
58 | La professione medico veterinaria
approfondire dopo la laurea questo ambito professionale, rispetto al 19% rilevato dall’indagine 2005, che aveva coinvolto tutti i professionisti, anche quelli con
un’anzianità lavorativa superiore ai 10 anni.
La tabella 3.1 mostra gli ambiti di approfondimento delle differenti categorie
professionali, mentre la tabella 3.2 illustra i dati distinti per area geografica e anni
di iscrizione all’Ordine. Come è lecito attendersi, i campi di approfondimento sono
strettamente connessi sia con la carriera professionale intrapresa che con le caratteristiche economiche, sociali e geografiche del luogo in cui si esercita la professione. In particolare, l’86,6% dei liberi professionisti che si occupano di animali
da compagnia ha scelto di approfondire materie relative alla cura dei pet, il 79,7%
dei liberi professionisti che si occupano di animali da reddito dopo la laurea ha
migliorato le proprie conoscenze in questo campo professionale e il 94,3% dei
medici veterinari che si dedicano agli equini ha scelto una formazione inerente
questi animali.
Gli ambiti di studio post-laurea non vengono comunque scelti solo in base alle
caratteristiche immediate dell’attività lavorativa: il 12,3% dei professionisti che si
occupano prevalentemente di animali da compagnia dopo la laurea ha perfezionato le proprie conoscenze anche sugli animali da reddito e il 12% di questi ha
acquisito conoscenze in medicina degli animali esotici. Allo stesso modo, il 17,2%
dei medici veterinari che curano gli animali da reddito ha ampliato le proprie conoscenze post-laurea anche sugli animali da compagnia.
Le modalità di ampliamento delle competenze universitarie indica una diffusa
necessità di pluri-conoscenze tra i professionisti che operano in ambito privato che
chiaramente privilegia l’ambito di attività prevalente, non trascurando però gli altri
campi professionali.
I medici veterinari impiegati nel settore pubblico hanno invece preferito ampliare le proprie conoscenze in materia di sanità pubblica (49,2%), animali da reddito
(33,4%) e sicurezza alimentare (26,5%).
Gli ambiti di approfondimento delle competenze di ricercatori ed accademici
sono più ampie: il 38,9% ha acquisito conoscenze nella cura degli animali da compagnia, il 28,4% negli animali da reddito, il 22,5% negli equini e il 18,2% nella
sanità pubblica.
Tra i medici veterinari impiegati nell’industria e nelle associazioni, gli animali
da compagnia e da reddito rappresentano il focus di approfondimento prevalente,
citato rispettivamente dal 54,8% e dal 26,2%; anche i temi relativi alla sicurezza
alimentare rappresentano un ambito di forte interesse, dal momento che il 19,3%
ha approfondito questo settore dell’attività.
La cura degli animali da compagnia è il campo di studi post-laurea preferito,
indipendentemente dalla regione in cui si esercita la professione, con un picco
nelle regioni del Centro (71% delle citazioni), dove anche gli studi sugli equini
alimentano un particolare interesse (19,8%).
12,0
6,4
2,2
17,7
Animali esotici
Alimentazione animale
Sicurezza alimentare
Altro *
8,6
11,9
15,5
5,6
11,9
12,6
79,7
17,2
LP - Animali
da reddito
4,2
0,0
8,6
10,0
94,3
4,4
3,5
13,5
LP - Equini
28,1
24,4
12,8
31,4
4,8
27,5
11,9
26,3
LP - Altri
animali
* Acquacoltura, riproduzione animale, malattie infettive dermatologia, fisioterapia, farmacologia …
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
5,7
6,2
Equini
12,3
Sanità pubblica veterinaria
86,6
Animali da compagnia
LP - Animali
compagnia
Animali da reddito
(valori percentuali, insieme delle citazioni)
Tabella 3.1. Campi di approfondimento post-laurea - Analisi per target professionale
16,3
4,3
8,0
12,0
11,6
7,5
20,1
71,2
Totale
Liberi
Professionisti
22,8
26,5
14,2
4,9
7,9
49,2
33,4
18,5
Pubblico
33,6
2,1
7,6
6,8
22,5
18,2
28,4
38,9
Università,
ricerca
3,7
19,3
0,0
5,3
11,9
6,9
26,2
54,8
Industria
30,1
12,7
13,8
3,2
15,4
17,9
27,8
49,8
Altro
19,2
7,7
8,9
10,0
12,2
13,4
22,9
61,3
Totale
iscritti
<=10 anni
Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 59
60 | La professione medico veterinaria
La cura degli animali esotici è un bisogno formativo particolarmente diffuso tra
i professionisti delle regioni del Nord Ovest (14,9%), dove al contrario è più bassa
la quota di chi si impegna nel campo della sicurezza alimentare (3,4%). I temi
della sicurezza alimentare (12,5%) e della nutrizione animale (12,2%) trovano più
spazio al Sud e nelle Isole, accanto ad una spiccata attenzione per gli animali da
reddito (29,6%).
Tabella 3.2. Campi di approfondimento dopo la laurea - Analisi per area geografica
(valori percentuali, insieme delle citazioni)
Nord
Ovest
Nord
Est
Centro
Sud
Isole
Iscritti
< 5 anni
Iscritti
da 5-10 anni
Totale iscritti
<=10 anni
Animali da compagnia
61,6
61,1
71,0
55,5
64,3
59,0
61,3
Animali da reddito
23,1
15,6
18,2
29,6
22,3
23,3
22,9
Sanità pubblica veterinaria
11,5
16,8
12,4
13,5
10,3
15,9
13,4
Equini
9,3
9,8
19,8
11,2
12,4
12,1
12,2
Animali esotici
14,9
11,0
5,8
8,3
10,8
9,3
10,0
Alimentazione animale
8,1
5,7
7,4
12,2
9,1
8,8
8,9
Sicurezza alimentare
3,4
8,5
4,1
12,5
7,1
8,6
7,7
13,9
24,4
19,0
20,1
19,8
19,3
19,2
Altro *
* Acquacoltura, riproduzione animale, malattie infettive dermatologia, fisioterapia, farmacologia …
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
3.2. formazione e mondo del lavoro
Purtroppo, non sempre una brillante carriera universitaria garantisce un iter professionale altrettanto coerente: di frequente agli esordi della carriera i medici veterinari si vedono costretti a svolgere anche occupazioni non strettamente attinenti
agli studi. Già i primi incarichi occupazionali evidenziano che le aspettative sulla
professione maturate durante il percorso universitario sono in realtà disattese.
Nonostante l’introduzione di strumenti per ampliare le conoscenze pratiche (tirocini, corsi professionalizzanti …), il nodo critico rimane il passaggio tra studio e
lavoro, problema non nuovo anche alle altre professioni. In tale ottica, quali sono gli
strumenti formativi più utili per l’ingresso nella professione medico veterinaria?
I giovani medici veterinari, iscritti all’Ordine da non più di 10 anni, ritengono
che lo strumento più utile per l’ingresso nel mondo del lavoro, ancor prima di una
buona formazione universitaria, sia il periodo di tirocinio presso medici veterinari
(41,9%). Se si considera l’insieme delle citazioni, in seconda posizione, in ordine
di importanza, accanto alla preparazione universitaria, si colloca la partecipazione
a corsi professionalizzanti, chiave di accesso al lavoro per il 35,1% dei medici veterinari. L’aver conseguito una laurea in medicina veterinaria sembra dunque non
essere sufficiente a garantire un’occupazione adeguata e si sente la necessità di
approfondire le proprie conoscenza con l’esercizio pratico della professione.
Una quota decisamente più modesta pensa che il tirocinio presso le strutture
universitarie sia stato particolarmente utile ai fini occupazionali (16,6% nell’insie-
Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 61
me delle citazioni) e una percentuale ancora inferiore reputa significativo l’aver
effettuato un periodo di praticantato all’estero (10,1%). Infine, solo l’1,8% ha indicato il tirocinio presso un ente pubblico come rilevante ai fini occupazionali. Su
questo ultimo dato sembrano incidere, ancora una volta, le modalità di accesso al
settore pubblico, vincolato al superamento di un concorso.
Figura 3.8. Quali sono gli strumenti formativi che Le sono stati più utili per l’ingresso nel mondo del
lavoro?
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Alcune differenze si rilevano infatti per categoria professionale (tab. 3.3). L’aver
svolto un’esperienza formativa nel proprio ambito di attività è un fattore significativo ai fini occupazionali, anche se non sempre determinante. Nel settore
dell’istruzione e della ricerca un buon curriculum accademico è decisamente importante, come segnalato dal 47,1% dei medici veterinari intervistati. Maggiore
anche la percentuale di chi ritiene che l’aver svolto un tirocinio in università sia
stato d’aiuto (ben il 28,9% dei ricercatori e degli accademici l’ha indicato contro il
16,6% della media); tuttavia, anche per l’accesso a questi ambiti professionali, i periodi di praticantato presso gli studi privati sembrano essere molto utili (35,1%).
Benché il 34,4% dei medici veterinari impiegati nell’industria riconosca che l’aver
svolto uno stage presso una di queste strutture abbia favorito il loro ingresso nel
mondo del lavoro, il tirocinio presso liberi professionisti è citato dal 55,6%.
Per chi intraprende la libera professione un’esperienza lavorativa presso una
struttura privata è essenziale (82,4% delle citazioni). Fanno eccezione i liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali. Al momento di cercare lavoro hanno
tratto maggior beneficio dall’aver frequentato un corso professionalizzante (60,9%)
e dalla preparazione fornita dall’università (46,3%). I medici veterinari che si occupano di equini si distinguono invece per l’importanza attribuita alle esperienze
all’estero, sia nell’ambito del percorso formativo, sia, soprattutto come esperienza
pratica di tirocinio.
50,9
16,4
21,3
4,2
2,9
4,1
0,0
0,0
0,0
0,2
100,0
Tirocinio presso veterinari
Corsi professionalizzanti
Formazione universitaria
Tirocinio presso università
Tirocinio all’estero
Esperienza di studio all’estero
Tirocinio presso l’industria
Tirocinio presso enti pubblici
Tesi di laurea
Altro
Totale
1,9
0,0
0,6
2,1
6,6
7,7
15,0
33,3
36,5
85,9
∑
citaz.
100,0
4,1
0,0
0,0
2,9
1,3
1,3
8,8
21,3
14,9
45,4
1a
citaz.
6,2
2,7
2,2
7,8
2,4
2,7
16,4
31,5
33,8
73,9
∑
citaz.
LP Animali
reddito 100,0
0,0
0,0
0,0
0,0
16,8
17,6
3,2
7,5
13,2
41,7
1a
citaz.
0,0
0,0
0,0
0,0
22,6
39,8
16,5
7,5
29,0
79,3
∑
citaz.
LP Equini Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
1a
citaz.
LP Animali
compagnia 100,0
0,0
0,0
0,0
5,8
0,0
7,8
0,0
42,1
25,1
19,2
1a
citaz.
3,5
0,0
0,0
15,1
3,5
17,1
0,0
46,3
60,9
44,1
∑
citaz.
LP Altri animali (valori percentuali; prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazioni)
100,0
0,6
0,0
0,0
0,6
4,3
3,7
4,5
21,4
16,4
48,5
1a
citaz.
2,4
0,3
0,7
3,2
6,8
9,2
14,7
32,2
36,7
82,4
∑
citaz.
Totale
Liberi
Professionisti
100,0
3,1
0,0
0,0
0,0
2,9
5,5
7,5
42,8
19,5
18,7
1a
citaz.
6,9
0,0
9,0
4,2
2,9
12,4
17,4
54,8
43,5
32,6
∑
citaz.
Pubblico 100,0
3,2
0,0
0,0
0,0
6,2
5,6
16,4
40,6
13,4
14,6
1a
citaz.
12,1
1,8
1,5
7,5
16,7
14,9
28,9
47,1
22,4
35,1
∑
citaz.
Università,
ricerca 100,0
4,0
0,0
0,0
16,3
0,0
8,3
5,4
27,6
12,7
25,7
1a
citaz.
8,3
0,0
4,3
34,4
5,4
8,3
17,4
31,7
22,4
55,6
∑
citaz.
Industria 100,0
8,6
0,0
3,5
0,0
4,6
8,4
5,8
23,0
13,5
32,6
1a
citaz.
52,5
∑
citaz.
14,2
0,0
3,5
10,3
4,6
13,4
25,5
30,8
23,4
Altro Tabella 3.3. Quali sono gli strumenti formativi che Le sono stati più utili per l’ingresso nel mondo del lavoro? - Analisi per target professionale
100,0
1,6
0,0
0,2
1,0
4,2
4,4
5,7
24,9
16,1
41,9
1a
citaz.
4,3
0,4
1,8
5,0
7,0
10,1
16,6
35,1
35,1
72,2
∑
citaz.
Totale
iscritti
<= 10 anni 62 | La professione medico veterinaria
0,6
4,5
23,8
5,9
3,8
4,7
1,5
0,2
0,0
2,2
100,0
Formazione universitaria
Tirocinio presso università
Tirocinio all’estero
Esperienza di studio all’estero
Tirocinio presso l’industria
Tirocinio presso enti pubblici
Tesi di laurea
Altro
Totale
73,8
12,2
100,0
1,1
0,0
0,2
0,6
3,8
4,8
5,5
25,8
19,4
38,8
1
citazione
a
4,2
0,2
2,4
4,6
7,8
10,8
14,6
33,9
39,8
70,9
∑
citazioni
Iscritti da 5-10 anni
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
1,0
5,5
6,0
9,1
19,1
36,6
29,3
45,7
∑
citazioni
Tirocinio presso veterinari
1
citazione
Corsi professionalizzanti
a
Iscritti < 5 anni
100,0
2,6
0,0
0,0
0,4
4,2
4,2
6,6
25,7
17,5
38,8
1
citazione
a
7,3
0,5
2,6
3,8
7,8
8,9
16,5
36,7
35,2
67,8
∑
citazioni
Nord Ovest
(valori percentuali; prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazioni)
100,0
1,6
0,0
0,0
0,8
3,9
2,9
5,6
21,3
17,8
46,1
1
citazione
a
2,3
1,2
1,4
4,7
8,1
10,9
15,7
31,6
40,6
72,0
∑
citazioni
Nord Est
100,0
0,0
0,0
0,0
0,6
2,5
3,7
7,5
29,8
9,3
46,6
1
citazione
a
2,5
0,0
1,9
5,6
5,0
11,2
20,5
38,5
30,4
79,5
∑
citazioni
Centro
100,0
1,8
0,0
0,6
1,7
5,5
5,9
4,0
23,3
18,5
38,7
1
citazione
a
4,5
0,0
1,3
5,7
7,0
9,8
14,8
33,7
34,6
71,1
∑
citazioni
Sud Isole
100,0
1,6
0,0
0,2
1,0
4,2
4,4
5,7
24,9
16,1
41,9
1a
citazione
4,3
0,4
1,8
5,0
7,0
10,1
16,6
35,1
35,1
72,2
∑
citazioni
Totale iscritti
<= 10 anni
Tabella 3.4.Quali sono gli strumenti formativi che Le sono stati più utili per l’ingresso nel mondo del lavoro? - Analisi per anni d’iscrizione e area geografica
Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 63
64 | La professione medico veterinaria
I requisiti per l’accesso al settore pubblico sembrano essere in parte differenti. I
medici veterinari di questo settore ritengono particolarmente utili gli studi universitari (54,8%) e i corsi professionalizzanti (43,5%), mentre i tirocini presso i privati
sono citati da un terzo dei medici veterinari intervistati.
Rispetto all’anno d’iscrizione all’Ordine (tab. 3.4), una delle differenze più significative riguarda il ruolo dei corsi professionalizzanti. Tra gli iscritti da almeno
5 anni, il 39,8% ritiene che i corsi professionalizzanti siano stati importanti per
trovare lavoro, mentre tra i medici veterinari iscritti all’Ordine più recentemente
(meno di 5 anni) i corsi professionalizzanti sono citati dal 29,3%. Più rilevante, per
questi ultimi, il tirocinio presso privati.
Anche tra i medici veterinari che esercitano nel Nord Est (tab. 3.4) la percentuale di chi ritiene particolarmente utili i corsi professionalizzanti è elevata (ben
il 40,6%). Nelle regioni del Centro, invece, assumono più importanza, rispetto
alle altre regioni, le esperienze di tirocinio svolte presso le università: il 20,5% dei
medici veterinari che esercitano in quest’area pensa siano state molto utili ai fini
occupazionali.
3.3. LE principali tappe del percorso professionale
Completato il percorso formativo che abilita all’esercizio della professione veterinaria, quale è lo scenario occupazionale che il giovane medico veterinario si trova
ad affrontare? Qual è il percorso professionale che porta all’occupazione attuale?
I giovani medici veterinari, pur avendo un’esperienza professionale limitata
(al massimo 10 anni), hanno già svolto mediamente almeno due lavori (fig. 3.9).
Analizzando il dato per anzianità professionale, si nota che tra i medici veterinari
iscritti all’Ordine da meno di 5 anni il numero di lavori svolti è leggermente più
alto. Il divario, seppur minimo, potrebbe indicare che dal 1999 ad oggi i rapporti
di lavoro sono connotati da una minore continuità, dalla natura più occasionale.
A parziale sostegno di questa ipotesi, il Libro Bianco della professione veterinaria
in Italia del 2005 aveva stimato che durante l’arco dell’intera carriera i medici veterinari, senza distinzione di anzianità (si ricorda che in quella occasione erano
stati considerati tutti i medici veterinari iscritti all’Ordine, quindi anche quelli con
iscrizione superiore a 10 anni e con ampia esperienza lavorativa), avevano svolto in
media 2,1 lavori, un numero più basso di quello rilevato per i neo-iscritti all’Ordine
(2,3) nell’indagine 2009. Solo un monitoraggio continuo e approfondito delle condizioni occupazionali nei prossimi anni potrà però fornire elementi sufficienti per
delineare con precisione le linee evolutive della situazione lavorativa dei giovani
professionisti.
La situazione professionale dei medici veterinari pubblici e dei liberi professionisti che si occupano di ‘altre’ tipologie di animali è maggiormente caratterizzata
da un alto grado di instabilità; infatti i medici che esercitano in questi campi hanno
Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 65
svolto mediamente un numero maggiore di lavori, rispettivamente 2,8 e 2,7 in un
massimo di dieci anni di attività. Se i liberi professionisti che si occupano di particolari categorie di animali (ad esempio animali selvatici ed esotici) risentono probabilmente delle ridotte dimensioni del mercato di riferimento, il dato dei medici
veterinari del comparto pubblico è probabilmente da imputarsi, almeno in parte,
alla necessità di superare un concorso pubblico per poter accedere all’impiego,
anche se negli ultimi anni è aumentato il numero dei lavoratori atipici (il 31,2% dei
giovani medici veterinari del settore pubblico lavora con contratti atipici o come
borsista/tirocinante). Considerate le difficoltà, è quindi lecito ipotizzare che il settore pubblico non sia il primo sbocco professionale per i neo-laureati.
Il grande numero di liberi professionisti che si occupano di pet in Italia e la forte
concorrenza che ne deriva contribuisce ad aumentare la precarietà dei rapporti di
lavoro. Rispetto ai liberi professionisti che si occupano di animali da reddito o di
equini (2,0), i medici che si occupano di animali da compagnia hanno dovuto cambiare lavoro più spesso ed in media hanno sperimentato 2,4 lavori diversi.
Ricercatori e impiegati delle università hanno sperimentato invece mediamente
un numero inferiore di lavori (1,9) ed infatti solitamente intraprendono queste
carriere, giovani che hanno da poco conseguito la laurea.
Figura 3.9. Numero di lavori svolti nel complesso (sia precari che stabili)
- Analisi per target professionale, anni d’iscrizione e area geografica
(valore medio)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
66 | La professione medico veterinaria
Nel Sud e nelle Isole, in media, nei primi 10 anni dall’iscrizione, i medici veterinari hanno svolto 2 lavori. Il numero sale leggermente nel Centro (2,2) e raggiunge
un valore pari a 2,5 e 2,6 rispettivamente nel Nord Est e nel Nord Ovest. Il minor
numero di impieghi nelle regioni meridionali deve essere interpretato anche alla
luce della difficoltà di accesso al mercato del lavoro e della mancanza di opportunità professionali alternative che caratterizza queste zone. La più alta mobilità
lavorativa delle regioni del Centro e del Nord può, quindi, essere indice di un’economia complessivamente più dinamica mostrando talvolta anche risvolti positivi.
Al Centro e al Nord le opportunità lavorative non sono quindi necessariamente
stabili ma il mercato del lavoro è senz’altro più dinamico e in grado di offrire più
opportunità, offrendo ai giovani medici veterinari più occasioni per accumulare
esperienze professionali.
Analizzando più nel dettaglio i dati, si può notare che tra le ‘nuove leve’ la percentuale di chi ha svolto uno, massimo due lavori è del 65,9%, mentre il 14,7%
ha avuto tre esperienze di lavoro diverse e il 19,4%, cioè quasi un giovane medico
veterinario su cinque, ha sperimentato almeno quattro lavori differenti in massimo
10 anni di attività (fig. 3.10). Nel 2005, il 71% dei veterinari aveva svolto al massimo 2 lavori in tutta la vita professionale, il 15,1% tre e una percentuale inferiore
(12,2%) aveva lavorato in almeno quattro posti diversi.
Ciò significa che la flessibilità dei rapporti di lavoro dei giovani medici veterinari
si è in molti casi trasformata in una preoccupante forma di precarietà.
Figura 3.10. Considerando la sua carriera professionale, quanti lavori ha svolto complessivamente
(sia precari che stabili)? - Confronto 2005 e 2009
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla
professione veterinaria in Italia, 2005.
Dal momento che il 50,6% dei giovani medici veterinari, in un breve lasso di
tempo, ha cambiato, almeno un lavoro è importante individuarne le caratteristiche
principali.
Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 67
Il 56,7% dei medici veterinari che hanno svolto diversi lavori, sono stati occupati
sempre nello stesso ambito professionale, mentre il 43,3% ha mutato anche settore occupazionale (fig. 3.11).
Differente la situazione degli iscritti all’Ordine a partire dal 2005. Oltre ad avere
un numero medio di lavori leggermente superiore alla media (2,4), più della metà
(51,2%) ha mutato anche ambito d’attività.
Rispetto alle altre categorie i medici veterinari che lavorano nel settore della ricerca e dell’istruzione hanno goduto, da questo punto di vista, di una minore stabilità: il 47,5% ha cambiato ambito di attività. Al contrario, chi oggi è impiegato
nell’industria e nelle associazioni di categoria ha per lo più accumulato esperienza
in un unico settore professionale (63,9%). La situazione dei liberi professionisti
è piuttosto variegata. Il dato complessivo dei liberi professionisti è solo di poco
inferiore alla media (56,3%), ma a seconda dei campi di attività il percorso professionale risulta essere molto differente. Benché mediamente abbiano svolto un
numero minore di lavori (2,0), i medici veterinari che si occupano di equini hanno
più di frequente avuto occasione di misurarsi con lavori eterogenei: il 57,9% ha
cambiato sfera di attività.
Figura 3.11. I lavori svolti rientravano tutti nello stesso ambito professionale?
- Analisi per target professionale, anni d’iscrizione e area geografica
(% risposte affermative)
* chi non ha mai esercitato l’attività di medico veterinario è escluso dall’analisi
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
68 | La professione medico veterinaria
Quasi tutti gli impieghi dei medici veterinari del Sud e delle Isole rientrano in
un unico ambito professionale (63,9%), mentre ben il 49,2% dei medici veterinari
delle regioni centrali ha cambiato tipologia. La maggior parte dei medici veterinari
che hanno cambiato almeno un posto di lavoro ha effettuato un’esperienza presso un libero professionista (70,9%). Una quota minore, ma degna di attenzione
(36,9%), ha accettato anche impieghi non attinenti agli studi svolti. Segue poi un
22,2% che è stato impiegato nel settore pubblico e un 13,7% che ha collaborato
con un ente di ricerca o un’università (fig. 3.12).
Figura 3.12. Ambiti di attività delle esperienze professionali svolte durante l’intero percorso
lavorativo
(valori percentuali, insieme delle citazioni)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
La figura 3.13 approfondisce il dato relativo ai giovani professionisti che hanno
accettato impieghi al di fuori del settore medico-veterinario.
I liberi professionisti che si interessano di equini hanno, non solo cambiato diverse tipologie di lavoro (cfr fig. 3.11), ma hanno spesso ricoperto mansioni al di
fuori dell’ambito medico-veterinario (66,6%); allo stesso modo è alta la quota di
medici veterinari che si occupano di ‘altri’ animali (46,8%). In generale, se confrontato con quello dei loro colleghi, il percorso professionale dei liberi professionisti è caratterizzato da una maggiore necessità di rivolgersi verso campi lavorativi
non attinenti agli studi: oltre il 38% ha infatti sperimentato attività lavorative che
esulano la professione veterinaria. Anche tra i medici veterinari che attualmente
sono impiegati dall’industria è diffuso l’aver maturato esperienze non attinenti
alla formazione universitaria (43,7%); viceversa, i gli impiegati nel settore pubblico
(73%), i ricercatori e gli accademici (66,1%), sono stati in passato impiegati per lo
più solo in settori legati agli studi fatti.
L’analisi per anni di iscrizione evidenzia un’evoluzione preoccupante della situazione: mentre il 70% dei medici veterinari iscritti all’Ordine da almeno 5 anni
Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 69
ha potuto limitare la propria attività professionale a lavori in linea con il percorso
di studi, tra i medici veterinari con iscrizione più recente, ben il 45,1% ha dovuto
accettare lavori estranei alla propria preparazione accademica.
Per quanto riguarda l’analisi geografica, la maggioranza dei professionisti che
esercita nel Sud (70,5%) ha intrapreso solo attività attinenti agli studi. Se tale condizione di per sé è positiva, va comunque correlata con la situazione più generale
che sta vivendo il mercato del lavoro nelle diverse aree del paese. Si era già in precedenza evidenziato come la percentuale di medici veterinari disoccupati (cfr. tab.
2.1) sia più elevata al Sud e nelle Isole rispetto alle altre regioni italiane (4,6% contro una media nazionale del 3,9%). Accanto a tali considerazioni, occorre prendere
in esame anche il livello complessivo di disoccupazione, che in qualche modo influisce sulla possibilità di trovare opportunità di lavoro alternative: nel III trimestre
2009 il tasso di disoccupazione era pari al 12,4% nelle regioni meridionali, contro
il 7,8% della media nazionale11; in tale contesto di deciso svantaggio delle regioni
meridionali sul fronte occupazionale, l’attività di medico veterinario, pur con tutte
le problematiche di inserimento professionale che stanno emergendo negli ultimi
anni, presenta possibilità di impiego sostanzialmente in linea con il mercato del
lavoro nel Sud e nelle Isole.
Anche nel Nord Ovest il numero di giovani costretto a prestare attività fuori
dall’ambito medico-veterinario è piuttosto ridotto, ma le motivazioni di tale situazione sono differenti da quanto sottolineato per le regioni meridionali. Nel Nord
Ovest il mercato del lavoro strettamente collegato alla professione veterinaria offre
più opportunità ai giovani che più spesso riescono a collocarsi in posizioni lavorative pertinenti.
Nel Nord Est e nel Centro, al contrario, la percentuale di chi ha accettato impieghi estranei alla professione veterinaria sale al 43,3% e al 44,7%. Laddove il mercato del lavoro è più dinamico, le opportunità di praticare anche attività alternative
sono più elevate. Per completare il quadro del percorso professionale intrapreso
dai giovani medici veterinari è importante valutare anche quali sono stati i tempi
medi di attesa tra un’occupazione e l’altra e definire le caratteristiche distintive dei
lavori precedenti.
Chi si è iscritto all’Ordine dal 1999 in poi tra un’occupazione e l’altra ha atteso
circa 7 settimane, poco meno di 2 mesi (tab. 3.5). I tempi aumentano tra i medici veterinari che esercitano nel Sud e nelle Isole, con una attesa che raggiunge
mediamente le 10 settimane. I medici veterinari del Nord Ovest hanno tempi di
attesa inferiori, più o meno 1 mese. Il tempo che intercorre tra una occupazione e
l’altra è in progressivo aumento: gli iscritti all’Ordine da non più di 5 anni hanno
bisogno di almeno 8 settimane mentre tra gli altri le settimane necessarie a trovare
un lavoro erano appena 6.
11 Fonte: Istat, 2009.
70 | La professione medico veterinaria
Figura 3.13. I lavori svolti rientravano anche in ambiti professionali non attinenti agli studi
- Analisi per target professionale, anni d’iscrizione e area geografica
(% risposte affermative)
* chi non ha mai esercitato l’attività di medico veterinario è escluso dall’analisi.
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Tabella 3.5. Il percorso professionale dei giovani veterinari: ore lavorate retribuzione e tempi di
attesa tra una occupazione e l’altra - Analisi per anni d’iscrizione, area geografica e attinenza del
lavoro all’ambito veterinario
(valori medi)
Ore lavorative
giornaliere
Retribuzione
oraria
Retribuzione
mensile
Tempi d’attesa
tra occupazioni
(ore)
(€)
(€)
(settimane)
Totale iscritti <= 10 anni
7,5
5,8
868
7,0
Iscrizione < 5 anni
7,0
5,2
724
8,4
Iscrizione da 5-10 anni
7,9
6,2
985
6,0
Nord Ovest
7,7
5,7
875
4,8
Nord Est
7,7
5,9
900
5,2
Centro
7,0
5,6
780
8,4
Sud Isole
7,4
6,0
888
10,0
Solo lavori NON ATTINENTI agli studi
6,1
4,8
592
10,4
Solo lavori ATTINENTI agli studi
7,8
6,0
930
6,2
di cui:
Isciritti < 5 anni
7,3
5,0
739
7,7
Iscritti da 5-10 anni
8,1
6,4
1.040
5,1
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 71
In generale, a dispetto di un mercato del lavoro sostanzialmente flessibile, che
dovrebbe comunque favorire le progressioni di carriera e migliorare le condizioni economiche, il livello retributivo medio è basso. I medici veterinari nei primi
anni di attività percepiscono mediamente una remunerazione inferiore ai 900 euro
mensili, per un impegno lavorativo inferiore alle 40 ore settimanali (in media 7,5
ore al giorno).
Le caratteristiche rilevate contribuiscono nuovamente a delineare un quadro occupazionale in progressivo cambiamento. Anche le condizioni contrattuali si sono
modificate nel corso degli anni in maniera significativa.
Chi si è iscritto all’Ordine dopo il 2004 ha guadagnato, dai primi, lavori in media 724 euro al mese, lavorando circa 7 ore al giorno, mentre chi nel 2004 era già
iscritto ha percepito un compenso di 985 euro mensili per un impegno giornaliero
di quasi 8 ore.
Forti differenze si riscontrano soprattutto in relazione agli ambiti di lavoro. I
giovani medici veterinari che non sono riusciti subito ad inserirsi nel proprio settore professionale hanno dovuto sopportare difficoltà decisamente maggiori: oltre
10 settimane di attesa fra un lavoro e l’altro, un orario lavorativo inferiore alle 30
ore settimanali, una retribuzione oraria assolutamente bassa (4,8 euro in media)
e uno stipendio mensile inferiore ai 600 euro. Sono questi i tratti caratteristici del
fenomeno della sottoccupazione.
Migliori le condizioni di coloro che hanno svolto solo professioni attinenti all’attività medico-veterinaria, che ha garantito ritorni economici sicuramente maggiori
anche a fronte di un impegno superiore in termini di tempo (quasi 8 ore al giorno in media). Concentrando dunque l’attenzione esclusivamente sulla professione veterinaria, l’esperienza lavorativa assume un ruolo sicuramente rilevante. Gli
iscritti all’Ordine da più di 5 anni hanno percepito una retribuzione oraria media,
considerando il complesso dei lavori svolti, pari a 6,4 euro all’ora, contro appena
5 euro dei colleghi più giovani. A fronte di un impegno lavorativo a tempo pieno,
ciò significa una retribuzione mensile di oltre 1.000 euro, il 40% in più rispetto a
chi ha una esperienza lavorativa inferiore ai 4 anni (che percepisce meno di 740
euro al mese).
Più esperienza significa anche meno difficoltà a trovare lavoro. I tempi di attesa
fra occupazioni si accorciano sensibilmente passando da quasi 2 mesi di attesa per
gli iscritti all’Ordine dopo il 2004, ad appena 1 mese e 1 settimana per gli iscritti
da più tempo.
Questi dati però si prestano ad una duplice lettura: se da un lato è vero che
la professione veterinaria richiede una valida esperienza sul campo, dall’altro si
leggono anche segnali di una situazione che va via via deteriorandosi, in cui le
difficoltà per coloro che si affacciano alla professione negli ultimi anni sono sempre
più penalizzanti.
72 | La professione medico veterinaria
3.3.1. Un giudizio sulle prime esperienze lavorative
I medici veterinari iscritti all’Ordine negli ultimi 10 anni danno un giudizio eterogeneo delle loro prime esperienze lavorative. Se da un lato una buona parte dei
lavori svolti ha contribuito alla crescita professionale dei giovani medici veterinari,
migliorandone la preparazione, dall’altro il rapporto di lavoro è caratterizzato da
un alto grado di precarietà e da una remunerazione ampiamente insoddisfacente.
I lavori svolti precedentemente, seppur precari, hanno anche aspetti meritevoli:
solo il 4,7% dei giovani medici veterinari non riconosce alcun aspetto positivo.
Il 70,4%, una cospicua maggioranza, ritiene che gli impieghi precedenti abbiano
consentito di arricchire le proprie conoscenze e ampliare le competenze (fig. 3.14),
mentre il 26,1% apprezza la varietà delle mansioni e delle attività in cui ha potuto
cimentarsi.
Le prime esperienze lavorative sono state molto importanti ai fini formativi, ma
si tratta di esperienze del tutto precarie e molto spesso i neo-veterinari continuano
a cercare alternative. Una quota rilevante (29,8%), ritiene così che tra i principali
meriti dei lavori svolti vi sia l’apertura di nuovi sbocchi lavorativi. Tra gli aspetti positivi, inoltre, il 17,7% dei medici veterinari indica l’orario di lavoro ridotto, citato
soprattutto dalle donne.
Figura 3.14. Il percorso professionale dei giovani medici veterinari: gli aspetti positivi dell’insieme
delle esperienze precedenti all’attuale occupazione
(valori percentuali, insieme delle citazioni)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Gli aspetti negativi delle esperienze maturate precedentemente all’attuale occupazione (fig. 3.15) riguardano soprattutto la precarietà della condizione lavorativa
(68,9%); per il 27,3% l’orario di lavoro eccessivamente gravoso è il principale elemento di criticità. Nonostante il numero medio di ore lavorative sia in linea con
gli standard (7,5, cfr. tabella 3.5), va tuttavia sottolineato che le condizioni occu-
Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 73
pazionali sono piuttosto eterogenee: vi sono, da un lato, giovani medici veterinari
sottoccupati, per cui le prime esperienze lavorative hanno garantito un impegno
di solo 1-2 ore al giorno (2% del totale), mentre, dall’altro lato, vi sono medici veterinari la cui carriera iniziale è stata caratterizzata da attività che hanno richiesto
un impegno molto gravoso, anche superiore alle 10 ore giornaliere (7% del totale).
Concentrando l’attenzione sulle attività lavorative strettamente attinenti alla professione veterinaria, l’incidenza di coloro che, all’inizio della carriera, lavorano più
di 8 ore al giorno è pari al 30% mentre sono più del 9% coloro che lavorano anche
più di 10 ore.
Accanto alla situazione di “normalità” convivono due gruppi di professionisti
le cui condizioni lavorative sono agli antipodi. Da un lato, vi sono giovani professionisti ampiamente sottoccupati e dediti ad attività lontane dall’ambito medicoveterinario; dall’altro vi sono invece medici veterinari con maggiore facilità a trovare un impiego, il cui impegno è però decisamente intenso (con più di 10-11 ore
lavorati al giorno).
Tra gli altri elementi problematici, legati agli esordi professionali, il 24,9% dei
medici veterinari lamenta di essere stato impiegato in attività non attinenti al proprio settore; e per il 20,2% l’aver svolto attività scarsamente professionalizzanti è
stato un elemento davvero penalizzante.
Figura 3.15. Il percorso professionale dei giovani medici veterinari: gli aspetti negativi dell’insieme
delle esperienze precedenti all’attuale occupazione
(valori percentuali, insieme delle citazioni)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
L’analisi delle opportunità lavorative della professione veterinaria non può prescindere dalla valutazione dei tempi necessari al conseguimento di una occupazione stabile. Le condizioni lavorative dei giovani medici veterinari non sono certamente rassicuranti se si pensa che oltre il 20% dichiara di non ricoprire ancora
74 | La professione medico veterinaria
posizioni che possono essere considerate stabili, né per durata del contratto né per
l’ammontare del reddito percepito.
Accanto a chi è ancora è costretto al precariato, vi sono i giovani medici veterinari che hanno invece incontrato difficoltà nella ricerca di un lavoro stabile registrando gravi ritardi. Il 36,3% dichiara infatti di aver impiegato più di due anni prima di riuscire a ricoprire posizioni che avessero ragionevoli garanzie di continuità
contrattuale; tra questi, vi è anche chi dopo la laurea ha passato oltre cinque anni a
svolgere incarichi assolutamente transitori con nessuna promessa di stabilità (3,8%
del totale). Per fortuna c’è anche il rovescio della medaglia. Infatti, una minoranza,
ancorché abbastanza rilevante, è riuscita a trovare un lavoro stabile entro 6 mesi
dalla laurea (22,5%). Oltre a questi, un ulteriore 20,9% dichiara di aver trovato un
lavoro stabile impiegando un periodo di tempo compreso da 6 mesi ad un anno.
Quindi complessivamente quattro veterinari su dieci hanno trovato una occupazione stabile in un tempo ragionevole, non superiore all’anno.
Tali risultati mostrano quindi che il 72% dei giovani medici veterinari ha trovato
un lavoro stabile entro 5 anni dalla laurea12.
Chi riesce ad inserirsi stabilmente nel mercato del lavoro solo dopo pochi mesi
dalla laurea? Quali sono invece le principali caratteristiche di chi fatica maggiormente a trovare un lavoro sicuro?
Figura 3.16. Quanto tempo è trascorso dalla fine degli studi alla prima occupazione stabile?
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla
professione veterinaria in Italia, 2005.
12 L’indagine Almalaurea del 2008, realizzata su tutte le facoltà mostra come il 70,4% dei laureati
pre-riforma trova lavoro stabile entro 5 anni dalla laurea. Tale incidenza è pari all’86,6% tra i laureati
in ingegneria, all’80,7% in economia, al 78,8% in farmacia, al 76,5% in giurisprudenza. La stessa
indagine evidenzia che i laureati in medicina veterinaria con un impiego stabile dopo 5 anni dal titolo
sono il 74,5% del totale. Tale informazione si riferisce esclusivamente alla coorte di coloro che hanno
conseguito il titolo durante l’anno accademico 2002-2003, con un coinvolgimento di 186 intervistati.
Si ricorda invece che l’indagine Nomisma-Fnovi analizza un collettivo di medici veterinari iscritti
all’Ordine da non più di 10 anni, indipendentemente dall’anno di laurea. Considerando che i due
universi non sono perfettamente sovrapponibili, le due indagine forniscono informazioni sostanzialmente in linea.
Capitolo 3. Percorsi formativi e professionali | 75
Tabella 3.6. Tempo trascorso tra la fine degli studi e la prima occupazione stabile
- Chi è più rapido e chi è più in difficoltà - Analisi per anni di iscrizione, area geografica e genere
(Incidenza percentuale nei singoli gruppi di analisi)
Tempo necessario a trovare la prima occupasione stabile
Meno di 6 mesi
Non ancora trovato
Totale iscritti da <=10 anni
22,5
20,4
Iscritti < 5 anni
14,7
30,8
Iscritti da 5-10 anni
25,7
12,1
Nord Ovest
31,9
17,2
Nord Est
20,3
15,0
Centro
21,8
23,1
Sud Isole
17,4
23,7
Maschi
24,6
16,2
Femmine
21,0
23,9
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Sono i medici veterinari iscritti da 5-10 anni i giovani che riescono a trovare più
velocemente un lavoro stabile dopo la laurea; tra questi il 25,7% impiega infatti
meno di 6 mesi nella ricerca a fronte di una incidenza sul totale dei giovani pari
al 22,5%. La differenza emerge ancor più limpida se si confronta la quota tra gli
iscritti da meno di cinque anni, che è pari al 14,7%.
Anche l’area geografica in cui si esercita la professione e il genere sono fattori che incidono sulle opportunità lavorative. In particolare l’iscrizione all’Ordine
nelle provincie del Nord Ovest e i maschi sono le condizioni che maggiormente
incidono sulle probabilità di ricoprire lavori stabili in tempi brevi. Infatti nel Nord
Ovest quasi un medico veterinario su tre ricopre posizioni solide entro sei mesi
dalla laurea. Mentre tra i maschi il 24,6% impiega meno di sei mesi a fronte del
21% registrato tra le donne.
L’influenza di tali fattori è pari modo importante anche quando si osservano le
caratteristiche di coloro che non hanno ancora oggi un impiego stabile.
Oltre il 30% di chi è iscritto all’Ordine da non più di 5 anni non ha ancora trovato
un lavoro stabile; tra gli iscritti da 5-10 anni tale incidenza scende al 12%; questi
numeri evidenziano così una situazione in progressivo deterioramento delle opportunità lavorative del mercato occupazionale dei medici veterinari. Tra gli altri
fattori condizionanti le occasioni di ricerca di un lavoro sicuro vi sono ancora una
volta la localizzazione nelle regioni del Centro o meridionali e il genere (tabella
3.6). L’individuazione del tempo medio necessario a trovare un lavoro stabile è
l’informazione che aiuta a completare il quadro conoscitivo sulle opportunità lavorative dei giovani medici veterinari. Anche questo dato conferma chiaramente che
negli ultimi 5 anni la situazione risulta essersi ulteriormente aggravata.
Se gli iscritti all’Ordine dal 1999 al 2004 in genere hanno impiegato meno di 2
anni a trovare il primo impiego, i medici veterinari che si sono iscritti dal 2005 in
poi hanno impiegato un tempo superiore: una media di circa 6 mesi in più rispetto
ai colleghi iscritti in precedenza.
76 | La professione medico veterinaria
Particolarmente penalizzati sono gli impiegati nel settore pubblico, con 3 anni
e 9 mesi di attesa. La spiegazione di questo dato va ricercata probabilmente nelle
procedure di selezione attraverso cui si accede al pubblico impiego; lo svolgimento
di un concorso pubblico richiede generalmente diversi mesi. I liberi professionisti
aspettano mediamente di meno, un tempo di poco superiore all’anno e mezzo
(fig. 3.17); tra questi la categoria dei medici veterinari che si occupano di animali
da reddito sembrano trovare le condizioni di mercato più favorevoli, con 1 anno e
mezzo di attesa.
La situazione dei medici veterinari che esercitano nelle regioni meridionali e
nelle Isole è preoccupante, poiché dalla laurea al primo impiego passano 2 anni
e mezzo. Nel Nord Est e nel Nord Ovest i tempi sono mediamente più bassi, ma
comunque superiori all’anno.
Figura 3.17. Tempo medio trascorso dalla fine degli studi alla prima occupazione
- Analisi per target professionale, anni d’iscrizione e area geografica
(mesi trascorsi)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
| 77
4.
Soddisfazione e aspettative
dei giovani professionisti
L’osservazione dei tratti che contraddistinguono la professione dei giovani medici veterinari agli esordi della carriera va completata con la percezione che gli
stessi professionisti hanno in merito alla propria attività. Nel tentativo di definire
il grado di soddisfazione derivante dall’esercizio della professione medico veterinaria, emerge un quadro non rassicurante. Per una riqualificazione dell’attività
professionale vengono infine delineate quelle che sono, secondo i professionisti
di recente ingresso nel mondo del lavoro, le problematiche su cui intervenire con
maggiore urgenza.
4.1. La soddisfazione professionale
Innanzitutto il concreto esercizio dell’attività medico veterinaria viene messa in
relazione con le aspirazioni degli esordi.
Tra i giovani medici veterinari, un professionista su quattro sembra essere piuttosto deluso dalla propria carriera. Alto inoltre il numero di chi si dichiara soddisfatto solo in parte (54,3% dei giovani medici veterinari). Le stesse informazioni
erano state raccolte durante l’indagine 2005 svolta su tutti i professionisti iscritti
all’Ordine.
I risultati mostrano evidentemente una situazione in progressivo deterioramento: la percentuale di medici veterinari che dichiara di aver realizzato le proprie
aspettative professionali diminuisce, passando dal 38,4% del 2005 al 21,2% del
2009, mentre aumenta, in maniera speculare, la quota di chi non ritiene di aver in
alcun modo raggiunto i propri obiettivi. La figura 4.1 mette a confronto i risultati
delle due indagini.
78 | La professione medico veterinaria
Figura 4.1. Considerando la sua carriera professionale fino ad oggi, le aspettative professionali
che aveva quando era uno studente sono state soddisfatte? - Confronto 2005 e 2009
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla
professione veterinaria in Italia, 2005.
Come è lecito attendersi, i più delusi sono coloro che al momento non esercitano
la professione medico veterinaria (fig. 4.2): il 52,8% dichiara di aver disatteso le
proprie aspirazioni professionali.
Risulta però una quota di insoddisfatti piuttosto rilevante anche tra i medici veterinari impiegati nell’industria (35,8%). Il dato è interessante in quanto sembra
slegato da ragioni economiche e/o contrattuali: rispetto alle altre categorie, i lavoratori dell’industria sembrano infatti essere discretamente tutelati (cfr. fig. 2.7);
tuttavia solo il 7,4% si dichiara completamente soddisfatto. Come si vedrà meglio
in seguito, nonostante la possibilità di godere di condizioni stabili, lo scontento
deriva soprattutto dalla discrepanza fra il percorso di studio effettuato e le effettive
mansioni svolte in ambito lavorativo.
Tra i liberi professionisti si distinguono nettamente coloro che si occupano di
‘altri’ animali: la percentuale di coloro che sono completamente soddisfatti scende
drasticamente al di sotto del 5%, aumentando per contro il numero di coloro che
sono decisamente poco contenti (39,4%). Anche tra i liberi professionisti che si
occupano di equini e di animali da compagnia la percentuale di soddisfatti è bassa, malgrado il forte interesse personale che li aveva motivati nella scelta (cfr. fig.
2.12).
Chi sembra aver maggiormente realizzato le proprie aspirazioni è la categoria
dei medici veterinari pubblici – l’89,6% ritiene di aver raggiunto, almeno in parte, i propri obiettivi. Parimenti, anche gli impiegati nell’università e nella ricerca
risultano per lo più soddisfatti rispetto alle aspettative che avevano da studenti;
in questo caso però si tratta di una categoria professionale con caratteristiche ben
diverse, per cui, per molti, l’ingresso nel mondo del lavoro non si è ancora del tutto
espletato.
Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 79
Figura 4.2. Considerando la sua carriera professionale fino ad oggi, le aspettative professionali
che aveva quando era uno studente sono state soddisfatte? - Analisi per target professionale
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Tra i medici veterinari iscritti all’Ordine dopo il 2004, solo il 16,4% ritiene di aver
realizzato le proprie aspettative, mentre tra chi è nell’Ordine da più tempo (5-10
anni) la percentuale raggiunge il 25,1% (fig. 4.3). Il dato si presta ad una duplice
lettura, data dalla sovrapposizione di una situazione lavorativa che progressivamente è andata deteriorandosi con una maggior esperienza professionale che concede agli iscritti da più tempo maggiori opportunità di carriera.
In generale, la maggioranza dei medici veterinari, indipendentemente dalla regione in cui esercitano, si ritiene solo parzialmente soddisfatta della propria carriera (54,3%). Nel Sud e nelle Isole è però più forte la percezione di una discrepanza
tra le iniziali ambizioni e la realtà lavorativa: il 30% è completamente deluso della
propria esperienza come medico veterinario (a fronte di un 24,5% registrato sul
totale).
Anche relativamente al genere si riscontrano livelli di soddisfazione differenti:
un quarto degli uomini dichiara di aver completamente realizzato le aspettative
che aveva quando era studente, mentre fra le donne decisamente più alta è la percentuale di insoddisfazione (27,4%, contro il 20,8% degli uomini).
Ma quali sono i motivi principali della diffusa insoddisfazione?
Una buona parte dei nuovi medici veterinari iscritti all’Ordine (39,9%) riconosce
nell’assenza di procedure di reclutamento dei professionisti basate sul merito uno
dei motivi che hanno impedito di realizzare le proprie aspirazioni. Segue un 35,3%
che vede limitate prospettive di carriera. Il 23,9% ritiene, invece, che un grave limite della propria situazione professionale stia nel divario tra le effettive mansioni
svolte e il livello d’istruzione raggiunto. Retribuzioni inadeguate e precarietà dei
rapporti di lavoro raccolgono un numero inferiore di citazioni, ma comunque superiore al 10% (rispettivamente 10,9% e 13,4%).
80 | La professione medico veterinaria
Figura 4.3. Considerando la sua carriera professionale fino ad oggi, le aspettative professionali
che aveva quando era uno studente sono state soddisfatte? - Analisi per anni d’iscrizione, area
geografica e genere
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Le tabelle 4.1 e 4.2 raccolgono le cause d’insoddisfazione più probabili secondo
le indicazioni espresse dai medici veterinari, analizzate per categoria professionale
di appartenenza, anni di iscrizione all’Ordine, luogo di esercizio della professione
e genere.
A seconda della carriera intrapresa varia l’origine del senso di frustrazione.
Tra gli impiegati nel settore pubblico, ad esempio, la responsabilità è attribuita
prevalentemente alle prospettive di carriera limitate (43,2%) e alla breve durata dei
rapporti di lavoro. Come già visto, al contrario di ciò che si è solitamente indotti
a credere, oltre la metà (52,9%) dei giovani nel settore pubblico ha un contratto a
tempo determinato.
Tra gli impiegati nell’industria, dove lo scontento è particolarmente diffuso, è il
divario tra le mansioni svolte e il titolo di studio ad avere il peso maggiore (40,1%),
anche la scarsa rispondenza tra gli studi svolti e l’attuale occupazione è fattore di
insoddisfazione (17,5% contro il 7,2% della media). In tale contesto ha una influenza il fatto che molti medici veterinari dell’industria si occupano di sicurezza
alimentare, ambito che non sempre viene approfondita durante il ciclo di studi.
Rispetto a tutte le altre categorie, per i liberi professionisti l’origine del divario
tra aspettative iniziali e la pratica professionale è imputabile prevalentemente alla
mancanza di efficienti meccanismi di selezione per l’accesso alla professione (indicato dal 43,9%), in grado di considerare le effettive competenze maturate e la
preparazione.
Lo scarso riconoscimento del merito raggiunge i valori più alti tra i liberi professionisti che si occupano di animali da reddito e di ‘altri’ animali (esotici, selvatici
etc.), dove tale fattore è citato rispettivamente dal 56,8% e dal 67,9%.
4,8
3,1
1,8
7,5
Impiego non attinente agli studi svolti
Altro: difficoltà a trovare lavoro
Altro: crisi economica
Altro *
* ha iniziato da poco, concorrenza …
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
11,2
12,9
24,5
Divario tra livello d’istruzione e mansioni svolte
Esperienze professionali di durata limitata
34,2
Retribuzione non adeguata
40,9
Limitate prospettive di carriera
11,5
8,1
0,0
7,7
9,2
7,2
20,7
24,6
56,8
LP - Animali LP - Animali
compagnia
reddito
Scarso riconoscimento del merito nell’accesso alla professione
(valori percentuali, insieme delle citazioni)
27,0
0,0
7,7
0,0
5,2
11,7
30,1
28,3
39,4
LP Equini
4,6
0,0
3,9
0,0
23,5
0,0
17,1
59,5
67,9
9,0
2,3
3,0
4,7
12,5
10,2
24,0
33,8
43,9
LP - Altri Totale Liberi
animali Professionisti
12,3
0,0
4,7
11,1
1,8
32,3
18,7
43,2
29,3
Pubblico
Tabella 4.1. Per quale motivo le aspettative professionali non sono state soddisfatte? - Analisi per target professionale
5,2
0,0
3,0
15,4
0,0
31,4
33,0
42,9
14,1
Università,
ricerca
7,2
0,0
0,0
17,5
5,8
9,4
40,1
28,2
35,3
Industria
9,2
0,0
15,9
20,4
14,0
17,1
12,4
41,7
29,6
Altro
9,0
1,8
3,9
7,2
10,9
13,4
23,9
35,3
39,9
Totale
iscritti
<=10 anni
Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 81
1,7
8,1
Altro: crisi economica
Altro *
* ha iniziato da poco, concorrenza …
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
5,5
9,9
Retribuzione non adeguata
5,3
15,9
Esperienze professionali di durata limitata
Altro: difficoltà a trovare lavoro
25,5
Divario tra livello d’istruzione e mansioni svolte
Impiego non attinente agli studi svolti
34,5
36,3
Limitate prospettive di carriera
Iscritti
< 5 anni
Scarso riconoscimento del merito nell’accesso alla professione
(valori percentuali, insieme delle citazioni)
9,7
1,9
2,6
8,8
11,8
11,3
22,6
34,4
44,8
Iscritti
da 5-10 anni
6,4
0,5
3,2
5,7
13,3
14,2
24,6
39,9
38,3
Nord Ovest
9,9
0,0
3,7
7,4
8,3
10,9
28,0
35,4
42,7
Nord Est
8,3
1,7
4,1
5,8
12,4
16,5
22,3
34,7
30,6
Centro
10,7
3,9
4,3
9,2
9,7
12,6
22,0
32,1
45,1
Sud Isole
7,8
0,6
4,9
5,8
11,4
15,0
22,7
40,2
37,4
Femmine
Tabella 4.2. Per quale motivo le aspettative professionali non sono state soddisfatte? - Analisi per anni d’iscrizione, area geografica e genere
10,6
3,5
2,5
9,2
10,2
11,3
25,7
28,6
43,4
Maschi
9,0
1,8
3,9
7,2
10,9
13,4
23,9
35,3
39,9
Totale
iscritti
<=10 anni
82 | La professione medico veterinaria
Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 83
Ciò sembra confermare che i medici veterinari impiegati in tali ambiti (cfr. fig.
2.12) sono stati indotti alla scelta della libera professione dalla situazione contingente del mercato del lavoro, non avendo trovato sbocchi alternativi.
Le aspettative dei liberi professionisti che si occupano soprattutto di animali da
reddito sono state influenzate anche dalla crisi economica attuale.
L’analisi per area geografica evidenzia una situazione più omogenea. Sia nel
Nord Est che nelle regioni meridionali, due contesti socialmente ed economicamente differenti, è più alta della media la percentuale di giovani medici veterinari
che ritengono l’accesso alla professione minato dalla mancanza di criteri di riconoscimento del merito (42,7% e 45,1%). Tra i professionisti che esercitano nel Nord
Ovest, allo scarso riconoscimento del merito si aggiunge il problema delle limitate
prospettive di carriera (39,9% delle citazioni), mentre nel Centro è più sentito,
rispetto alla media nazionale, il problema del precariato, citato dal 16,5% contro il
13,4% della media.
Con il passare del tempo, inoltre, si nota un acuirsi dei problemi legati alla precarietà dell’attività lavorativa: la mancanza di stabilità dei rapporti di lavoro e la
durata limitata delle esperienze professionali segna negativamente il giudizio dei
medici veterinari iscritti all’Ordine da meno tempo, il 15,9% la indica come causa
di insoddisfazione (contro l’11,3% degli iscritti da 5 anni o più) insieme alla difficoltà di trovare lavoro (5,3% contro il 2,6% degli scritti da 5-10 anni).
Preoccupante il dato relativo alle giovani professioniste, soprattutto se si tiene
conto del quadro complessivo dell’occupazione femminile in Italia: il 40,2% ritiene
di avere limitate prospettive di carriera, contro il 28,6% dei colleghi maschi.
Secondo i dati resi noti dall’Enpav per il 2008 (cfr. fig. 2.23) i medici veterinari tra
i 25 e i 44 anni13 percepiscono un reddito medio che oscilla tra i 780 euro al mese
(25-34 anni) e i 1.100 (35-44 anni). A ciò – come messo in evidenza dall’indagine
(cfr. fig. 2.21) – si aggiunge il diffuso problema della scarsa stabilità dei proventi
derivanti dall’esercizio della professione.
Considerati tutti questi elementi non stupisce che ben il 36,3% dei giovani medici veterinari sia completamente insoddisfatto della propria situazione economica,
mentre il 47,8% è soddisfatto solo parzialmente. Rispetto a quanto rilevato nel
2005 per l’insieme dei professionisti, la percezione relativa alla propria condizione
economica è peggiorata (fig. 4.4). La crisi economica, la saturazione del mercato di
riferimento e la minor anzianità lavorativa dei medici veterinari coinvolti nell’indagine 2009 (massimo 10 anni) sono probabilmente tra i fattori all’origine del deterioramento della situazione. La percentuale dei soddisfatti si è quasi dimezzata,
passando dal 29,5% al 15,9% e cresce decisamente la quota di chi ritiene la propria
retribuzione adeguata solo in parte (47,8%, contro il 36,6%).
13 Classe di età prevalente tra i veterinari appartenenti all’Ordine da 10 anni al massimo.
84 | La professione medico veterinaria
Figura 4.4. Considerando il reddito percepito dalla sua attività di medico veterinario, si ritiene
soddisfatto? - Confronto 2005 e 2009
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla
professione veterinaria in Italia, 2005.
Particolarmente problematica la situazione degli iscritti all’Ordine che sono costretti a svolgere attività in altri campi, hanno forme di collaborazione sporadiche
o sono disoccupati (fig. 4.5).
Figura 4.5. Considerando il reddito percepito dalla sua attività di medico veterinario, si ritiene
soddisfatto? - Analisi per target professionale
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Il 52,8% è insoddisfatto del reddito percepito. Abbastanza sorprendentemente
la situazione è ancora più critica per i liberi professionisti che si occupano di animali diversi da quelli da reddito o da compagnia: il 58,7% non ritiene sufficiente il
proprio reddito. Più alta della media anche la quota di scontenti tra i liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia (solo l’11% percepisce un reddito
soddisfacente, contro il 15,9% della media).
Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 85
In generale l’intero settore dei liberi professionisti appare deluso del trattamento
economico: il 38,8% si dichiara insoddisfatto, contro il 18,7% degli impiegati pubblici, il 19,4% dei lavoratori dell’industria e il 25% dei medici veterinari del settore
della ricerca.
L’analisi per anni di iscrizione all’Ordine conferma la crescente condizione
di precarietà della professione medico veterinaria. Solo il 12,6% di chi è iscritto
all’Ordine da non più di 5 anni è soddisfatto, contro il 18,6% di chi è iscritto da
5-10 anni. Da notare in particolare che tra chi si è iscritto all’Ordine dal 2005 in poi
è particolarmente alta la quota di completa insoddisfazione; ben il 45,4% ritiene
assolutamente inadeguato il proprio reddito, contro il 28,9% di chi si è iscritto tra
il 1999 e il 2004 (fig. 4.6).
Figura 4.6. Considerando il reddito percepito dalla sua attività di medico veterinario, si ritiene
soddisfatto? - Analisi per anni d’iscrizione, area geografica e genere
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
A dispetto di una diffusa percezione d’insicurezza legata alla mancanza di garanzie economiche, nel Nord Est una quota leggermente maggiore, seppur sempre minoritaria, di medici veterinari ritiene adeguato il reddito che percepisce
dall’esercizio della professione (20,4%). In qualsiasi caso in tutte le aree del paese
la maggioranza dei giovani professionisti sembra ritenere non del tutto adeguata
la retribuzione per l’attività svolta. Preoccupante la situazione dei medici veterinari che esercitano nelle regioni meridionali e nelle isole: il 43,3% è del tutto
scontento.
Ma quali sono i criteri in base a cui i medici veterinari giudicano inadeguato il
loro reddito?
Il 45,8% dei giovani professionisti lo ritiene insufficiente rispetto alle ore lavorate e il 40,6% lo considera non proporzionato alle responsabilità effettivamente
assunte durante l’esercizio della professione. Un ulteriore elemento di insoddisfa-
86 | La professione medico veterinaria
zione indicato dai medici veterinari è la scarsa corrispondenza tra le competenze
possedute e la remunerazione percepita, un problema indicato dal 38%.
La tabella 4.3 mostra le differenze rilevate tra le diverse categorie professionali.
I medici veterinari pubblici segnalano una retribuzione inadeguata non tanto rispetto all’orario di lavoro (solo il 18,6% lo indica), quanto piuttosto rispetto
alle competenze possedute (42,9%) e alle responsabilità del lavoro (42,3%), dal
momento che la maggior parte è impiegata nel Servizio Sanitario Nazionale, con
compiti di tutela della salute dei cittadini.
Ancora una volta fra i medici veterinari impiegati nell’industria, emerge la percezione di incongruità rispetto alle competenze possedute (59,3% delle citazioni).
Come già visto in precedenza, l’occupazione nei settori industriali dà maggiori
garanzie di stabilità, sia per continuità del lavoro che per reddito, ma le mansioni
svolte spesso esulano dallo specifico percorso di studi, contribuendo a generare
una insoddisfazione riferibile proprio dalla discordanza fra aspettative professionali e reali funzioni espletate.
Tabella 4.3. Per quale motivo non si ritiene soddisfatto del reddito percepito?
- Analisi per target professionale
(valori percentuali, insieme delle citazioni)
LP - Animali
compagnia
LP Animali
reddito
LP Equini
LP Altri
animali
Totale
Liberi
Profes.
Pubblico
Università,
ricerca
Industria
Totale
iscritti
<=10 anni
Remunerazione inadeguata rispetto a …
…ore lavorate
48,9
48,2
56,3
39,5
48,8
18,6
42,5
34,0
45,8
…responsabilità
possedute
41,1
38,2
53,1
52,8
41,9
42,3
28,8
38,8
40,6
...competenze
possedute
35,8
53,4
23,7
48,7
37,9
42,9
36,9
59,3
38,0
...posizione
occupata
24,0
17,3
21,3
15,6
22,7
26,8
25,7
28,2
23,5
Altro *
10,7
2,5
8,5
3,8
9,2
16,0
18,9
7,7
11,6
* Precarietà del lavoro, concorrenza, scarsa domanda, attualmente non percepisce reddito …
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Tra i liberi professionisti in generale, è sentito il problema di una retribuzione
oraria insufficiente (48,8%), in particolar modo tra coloro che si occupano di equini
(56,3%). Fanno eccezione i medici veterinari che si occupano di ‘altri’ animali, più
spesso impiegati part-time, che considerano il reddito percepito inadatto soprattutto a compensare le responsabilità di cui si fanno carico. I medici veterinari che si
occupano di animali da reddito, invece, lamentano più spesso una inadeguatezza
dei compensi rispetto alle competenze possedute (53,4% delle citazioni)
La prospettiva cambia anche in funzione della maggiore o minore anzianità di
iscrizione all’Ordine (tab. 4.4). Tra i gli iscritti all’Ordine da meno di 5 anni, e che
quindi hanno potuto accumulare una esperienza professionale più bassa, la retribuzione è considerata scarsa rispetto alle ore lavorate (49,8%). I colleghi iscritti
all’Ordine da più tempo, invece, ritengono che il reddito percepito non rispecchi
Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 87
né le responsabilità derivanti dalla loro occupazione, né la preparazione professionale maturata (48,8% e 42,5%).
Tabella 4.4. Per quale motivo non si ritiene soddisfatto del reddito percepito?
- Analisi per anni d’iscrizione, area geografica e genere
(valori percentuali, insieme delle citazioni)
Iscritti Iscritti da
< 5 anni 5-10 anni
Remunerazione inadeguata rispetto a …
Nord
Ovest
Nord
Est
Centro
Sud
Femmine
Isole
Maschi
Totale
iscritti
<=10 anni
49,8
42,4
48,5
44,3
44,4
45,4
46,2
45,3
45,8
... responsabilità possedute
31,1
48,8
40,3
41,7
47,4
36,0
42,6
37,9
40,6
... competenze possedute
32,8
42,5
42,7
37,9
33,1
37,5
36,7
39,8
38,0
... posizione occupata
25,6
21,7
20,9
19,9
20,3
29,4
22,9
24,2
23,5
Altro *
15,6
8,1
9,7
12,5
13,5
11,2
12,8
9,9
11,6
... ore lavorate
* Precarietà del lavoro, concorrenza, scarsa domanda, attualmente non percepisce reddito …
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
L’area geografica in cui si esercita la professione non incide particolarmente
sui fattori che determinano la scarsa soddisfazione economica dei giovani medici veterinari. In quasi tutte le zone del paese, la remunerazione sembra essere
in primo luogo insufficiente rispetto alle ore lavorate, e in particolare nel Nord
Ovest (48,5%). Fa eccezione il Centro, dove il 47,4% dei medici veterinari ritiene
il proprio reddito insoddisfacente se confrontato con le responsabilità professionali. Quasi il 30% dei professionisti che esercitano nelle regioni del Sud e delle
Isole ritiene poi che non vi sia corrispondenza tra la posizione occupata e la remunerazione percepita. Sui motivi di insoddisfazione non si riscontrano sostanziali
differenze rispetto al genere, da segnalare solo la più elevata percentuale di donne insoddisfatte per l’incongruenza della retribuzione rispetto alle responsabilità
possedute (42,6% contro il 37,9% degli uomini).
4.2. Gli interventi urgenti per la professione: cosa chiedono i
giovani professionisti?
La valutazione della professione basata esclusivamente sulle condizioni materiali di esercizio e sulle prospettive di carriera non è esaustiva e deve essere completata prendendo in esame comunque tutti gli aspetti della vita lavorativa del
medico veterinario. Occorre così delineare quali siano gli aspetti positivi e quelli
negativi della professione, non dimenticando di individuare quali dovrebbero essere i problemi da risolvere con maggiore tempestività al fine di favorire il percorso
lavorativo dei giovani medici veterinari. Nonostante un iter professionale piuttosto
faticoso, i giovani medici veterinari trovano nella loro attività stimoli importanti
(tab. 4.5). Il 42,1% ritiene che le esperienze svolte sino ad ora abbiano consentito
di crescere professionalmente, acquisendo ulteriori competenze.
88 | La professione medico veterinaria
Tale motivazione è più forte per gli impiegati nel settore pubblico e fra i liberi
professionisti che si occupano di animali da compagnia. La crescita professionale
è un punto nodale soprattutto per i medici veterinari dell’università e della ricerca
(50%), dal momento che, più di altri, hanno occasione di aggiornare continuamente la propria preparazione e di confrontarsi con le nuove frontiere della professione. Inoltre l’attività di ricerca svolta a seguito dell’attività formativa, garantisce una
maggiore acquisizione di competenze pratiche, utili all’ingresso nel mondo del
lavoro, che spesso sono carenti durante il percorso di studi.
Lo sviluppo delle proprie abilità è, invece, un elemento che sembra avere minor
rilievo nell’esperienza dei medici veterinari che si occupano di ‘altri’ animali (solo
il 23,6% cita tale elemento tra i fattori positivi). Per i medici veterinari di questa
categoria è l’autonomia del lavoro il vero elemento vantaggioso (54,9%).
In generale, fra gli aspetti positivi dell’attività lavorativa attuale, l’autonomia
del lavoro si colloca in seconda posizione, indicata dal 34,9% dei medici veterinari. Questo dato è però influenzato dal diverso tipo di attività lavorativa svolta e
dall’inquadramento contrattuale: vale infatti per i liberi professionisti (38,3% delle
citazioni) la cui indipendenza è garantita proprio dall’esercizio della libera professione, e, in misura lievemente inferiore, per i medici veterinari impiegati nella
ricerca (30,9%), che sono per lo più iscritti a percorsi di dottorato e che, in qualità
di studenti, non hanno l’obbligo di attenersi ad orari di lavoro prestabiliti.
Altri lati positivi di rilievo sono le relazioni con i colleghi (23,9%) e con gli utenti/
clienti (20,4%). I positivi rapporti di lavoro che si instaurano con i colleghi sono
citati soprattutto dagli impiegati nell’industria (31,8% delle citazioni), mentre le
relazioni con i clienti assumono chiaramente maggiore importanza nell’ambito dei
liberi professionisti, soprattutto fra coloro che si occupano di animali da reddito,
dove la percentuale di citazioni raggiunge quasi il 30%.
Il 18,8% ha poi indicato il progresso della medicina veterinaria, in termini di
strumenti e tecnologie a disposizione; tale aspetto è più importante per i liberi
professionisti che si occupano di equini (29,3%). Mentre una quota più limitata
trova una motivazione importante nella qualità delle prestazioni e dei servizi offerti (11,3%), nel riconoscimento sociale dell’attività (10,8%) e nella varietà dei servizi
svolti (10,7%). In particolare, tra i medici veterinari del pubblico impiego è molto
più forte la consapevolezza di svolgere una funzione importante per la collettività,
indicata dal 21,7%.
Infine, la stabilità professionale viene citata come aspetto positivo, solo dal 6,3%
dei medici veterinari. Ad una lettura più attenta in realtà si nota che sono quasi
esclusivamente gli impiegati nell’industria e nel settore pubblico che identificano
la stabilità professionale come un punto di forza della propria attività (27,1% e
20,9% delle citazioni rispettivamente).
La tabella 4.6 riporta l’opinione dei medici veterinari sugli aspetti positivi della
vita professionale, disaggregati per area geografica e per anno d’iscrizione all’Or-
Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 89
dine. Quanto più gli anni di pratica diminuiscono, tanto più significativa sembra
essere ciascuna esperienza di lavoro in termini di sviluppo delle proprie abilità e
competenze. Ben il 48,5% dei medici veterinari iscritti all’Ordine dopo il 2004 ha
indicato la crescita professionale tra gli aspetti positivi principali, contro il 37%
degli iscritti da almeno 5 anni.
Un altro punto di forza dell’attività lavorativa per i neo-iscritti sono i rapporti
con i colleghi, che raccolgono il 27,7% delle citazioni, contro il 20,8% dei colleghi
con un’anzianità lavorativa maggiore. Per questi ultimi, al contrario, il principale
aspetto positivo sembra essere l’autonomia del lavoro, indicata dal 41,3%.
La regione in cui si esercita l’attività non influenza particolarmente l’individuazione degli aspetti positivi sulla professione. Crescita professionale e autonomia
del lavoro sono gli aspetti più favorevoli in tutte le aree del paese; anche se con
sensibili variazioni nell’intensità delle citazioni fornite.
In tutte le regioni del Nord sono particolarmente importanti le buone relazioni
con i colleghi (28,8% nel Nord Ovest e 31,6% nel Nord Est), ma solo una quota
limitata di medici veterinari ritiene che il riconoscimento sociale per l’attività svolta
sia tale da poter essere di stimolo (6,7% e 7,8%). Nel Sud e nelle Isole, al contrario,
ben il 14,4% dei medici veterinari considera un punto di forza la percezione di
svolgere un’attività importante per la collettività.
Senza dubbio, la precarietà del lavoro e le condizioni economiche insoddisfacenti
sono per i giovani medici veterinari gli aspetti negativi principali della professione
(tab. 4.7), indicati rispettivamente dal 32,4% e dal 35%. Anche la forte competizione del mercato del lavoro è un elemento di disagio: quasi il 27% dei medici veterinari ritiene che abbia influito negativamente sulla propria attività professionale
in modo significativo. La combinazione di questi tre elementi combinati può così
danneggiare seriamente le condizioni lavorative dei professionisti più giovani.
La precarietà del lavoro colpisce prevalentemente i medici veterinari impiegati
nel settore della ricerca (49,1%), i liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali (57%), e gli impiegati pubblici (42,2%).
Per quanto riguarda le condizioni economiche è particolarmente preoccupante
il dato dei liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia. Ben il
38,6% ritiene che i compensi non siano remunerativi, ad indicare una larga parte di
giovani professionisti che sta lavorando sotto costo. Ma il fenomeno riguarda indistintamente tutti i liberi professionisti, per cui questa opzione raggiunge il 37,5%.
Il problema dei bassi compensi sembra legarsi alla forte concorrenza del mercato del lavoro; in effetti l’eccessiva competizione è una forte preoccupazione per
i liberi professionisti (29,3%) e in particolar modo per chi si occupa di animali da
compagnia (29%), di ‘altri’ animali (30,6%) e di equini, tra i quali raggiunge addirittura il 37,5%.
6,0
4,3
3,4
1,5
1,7
100,0
Qualità delle prestazioni /servizi offerti
Riconoscimento sociale per l’attività
Varietà dei servizi svolti
Stabilità del lavoro
Altro
Totale
0,0
1,1
5,6
1,1
1,8
1,8
22,5
6,2
33,3
26,4
1a
cit.
100,0
2,2
3,6
7,3
9,5
13,7
21,5
21,5
24,9
34,5
44,3
∑
cit.
∑
cit.
4,3
0,0
3,2
0,0
3,2
6,9
4,3
9,0
43,3
26,0
1a
cit.
∑
cit.
4,4
0,0
0,0
0,0
11,6
9,3
4,2
14,8
41,4
14,3
1a
cit.
∑
cit.
1,7
1,3
3,6
3,5
5,6
8,7
9,8
9,7
23,6
32,6
1a
cit.
3,1
13,4
9,8
10,3
2,7
4,5
5,7
6,7
8,9
34,8
1a
cit.
0,0
7,5
7,1
6,1
5,6
8,4
6,6
5,0
17,9
35,8
1a
cit.
0,0
12,5
5,4
6,6
0,0
7,4
14,8
9,4
27,1
16,8
1a
cit.
∑
cit.
0,0
1,8
10,9
2,3
8,8
8,3
8,1
5,1
22,6
32,2
1a
cit.
Altro
100,0
4,0
27,2
14,8
6,6
0,0
7,4
18,1
31,8
27,1
24,3
Industria
100,0
1,8
13,5
15,1
7,9
11,7
21,9
8,0
20,7
30,9
50,0
cit.
Università,
ricerca
100,0
3,1
20,9
19,6
21,7
9,6
8,1
17,2
22,9
17,7
44,2
∑
cit.
Pubblico
100,0
2,9
3,1
8,6
9,9
11,7
20,2
22,2
23,9
38,3
41,6
∑
cit.
Totale
Liberi
Professionisti
100,0
4,4
0,0
11,3
3,5
11,6
17,8
23,6
24,1
54,9
23,6
LP Altri
animali
100,0
7,4
0,0
10,1
3,2
3,2
28,5
15,0
18,0
49,1
40,1
LP Equini
100,0
4,6
2,2
15,0
17,3
2,9
9,4
29,3
20,3
52,1
31,1
LP Animali
reddito
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
9,9
Continuo miglioramento degli
strumenti a disposizione
10,0
Relazioni con i colleghi
8,4
19,7
Relazioni con gli utenti/clienti
35,0
Crescita professionale
1a
cit.
Autonomia del lavoro
LP Animali
compagnia
(valori percentuali; prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazioni)
Tabella 4.5. Quali sono i principali aspetti positivi dell’attività di medico veterinario svolta fino ad oggi? - Analisi per target professionale
1,6
3,2
4,8
4,3
5,3
8,2
9,3
8,8
22,0
32,5
1a
cit.
100,0
0,0
6,2
17,5
11,1
14,2
18,5
17,4
24,6
24,8
45,6
∑
cit.
2,7
6,3
10,7
10,8
11,3
18,8
20,4
23,9
34,9
42,1
∑
cit.
Totale
iscritti
<=10 anni
90 | La professione medico veterinaria
15,5
10,6
7,6
7,9
4,7
5,5
5,2
1,3
1,3
100,0
Relazioni con i colleghi
Relazioni con gli utenti/clienti
Continuo miglioramento degli strumenti
a disposizione
Qualità delle prestazioni /servizi offerti
Riconoscimento sociale per l’attività
Varietà dei servizi svolti
Stabilità del lavoro
Altro
Totale
2,4
4,1
11,0
10,6
12,5
21,0
17,3
27,7
26,9
48,5
∑
citazioni
100,0
1,8
4,8
4,5
3,4
5,9
8,5
10,6
7,4
27,1
26,1
1a
citazione
2,9
8,1
10,5
10,9
10,3
17,0
22,9
20,8
41,3
37,0
∑
citazioni
Iscritti da 5-10 anni
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
40,4
Crescita professionale
1a
citazione
Autonomia del lavoro
Iscritti < 5 anni
33,1
100,0
0,8
1,8
5,2
1,7
4,1
9,2
9,5
13,4
21,0
3,0
6,8
12,1
6,7
8,3
20,5
21,5
28,8
33,4
46,4
∑
citazioni
Nord Ovest
1a
citazione
(valori percentuali; prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazioni)
100,0
0,8
2,9
7,4
3,7
6,6
9,1
9,7
11,0
21,1
27,7
1a
citazione
2,1
5,8
13,6
7,8
13,2
21,1
17,8
31,6
34,1
38,1
∑
citazioni
Nord Est
100,0
1,9
3,8
4,4
5,0
6,9
8,7
8,8
8,1
20,6
31,9
1a
citazione
2,5
5,6
10,6
13,1
12,5
18,1
18,1
21,2
36,2
40,6
∑
citazioni
Centro
100,0
2,5
4,2
3,2
6,4
4,5
6,5
9,1
4,2
24,1
35,4
1a
citazione
3,0
6,7
7,9
14,4
11,7
16,3
22,5
16,8
35,6
42,2
∑
citazioni
Sud Isole
100,0
1,6
3,2
4,8
4,3
5,3
8,2
9,3
8,8
22,0
32,5
1a
citazione
2,7
6,3
10,7
10,8
11,3
18,8
20,4
23,9
34,9
42,1
∑
citazioni
Totale
iscritti <=10 anni
Tabella 4.6. Quali sono i principali aspetti positivi dell’attività di medico veterinario svolta fino ad oggi? ? - Analisi per anni d’iscrizione e area geografica
Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 91
92 | La professione medico veterinaria
Da notare che per alcune categorie professionali altri fattori giocano un ruolo
negativo rilevante. Ad esempio l’eccessiva burocratizzazione del lavoro è una seria
difficoltà sia per i medici veterinari pubblici (37,6%) che per i liberi professionisti
degli animali da reddito (36,8%).
Lo scarso riconoscimento sociale è un elemento critico per il 26,5% degli iscritti
all’Ordine che non stanno esercitando la professione o sono disoccupati e per il
29,5% dei liberi professionisti che si occupano di animali diversi da quelli da reddito o da compagnia, vale a dire le categorie che occupano le posizioni più marginali all’interno dell’universo professionale dei medici veterinari, sia in termini di
soddisfazione personale che di condizioni lavorative (reddito percepito, stabilità
lavorativa).
Solo i medici veterinari che esercitano nel Nord Est non riconoscono nel binomio scarsa remunerazione-precarietà i principali aspetti negativi dell’attività lavorativa (tab. 4.8).
I bassi compensi percepiti sono indicati dal 31,9% contro il 35% della media,
mentre l’instabilità dei rapporti di lavoro è un problema ‘solo’ per il 27% dei medici
veterinari di queste regioni, contro il 32,4% del dato complessivo. In questa area
sembra essere, invece, decisamente più preoccupante l’eccessiva concorrenza del
mercato del lavoro (32,5%) e la burocratizzazione (27,5%).
In generale in tutta le regioni del Nord gli obblighi derivanti dal rispetto delle
procedure burocratiche sembrano essere eccessivamente gravosi; anche nel Nord
Ovest, infatti, questo aspetto è indicato tra gli elementi negativi dal 28,5% dei
medici veterinari.
La soddisfazione per il reddito derivante dall’attività medico veterinaria è particolarmente bassa tra i medici veterinari del Centro e del Sud e Isole (cfr. fig. 4.6)
ed infatti in queste regioni la percentuale di chi segnala la condizione economica
come uno dei principali problemi (rispettivamente 36,9% e 36,3%) è superiore a
quella rilevata per le regioni dell’Italia settentrionale.
La precarietà del lavoro è anche la prima questione su cui i medici veterinari
iscritti all’Ordine negli ultimi 10 anni vorrebbero che si intervenisse con maggior
urgenza (fig. 4.7); il 30,5% la segnala come intervento prioritario. Seguono la necessità di valorizzare le competenze (16,9%) e la modifica del sistema universitario
(10,7%).
Solo il 4,8%, invece, indica l’aumento dei compensi come necessità primaria;
tuttavia, se si considera l’insieme delle citazioni (risposta multipla), ben il 29,8%
dei medici veterinari lo giudica come uno dei principali problemi da risolvere.
Osservando l’insieme delle risposte, anche la qualità della formazione acquista
un peso decisamente rilevante, indicata dal 25,7% dei medici veterinari. Un tema
connesso sia con la valorizzazione delle competenze personali che con la modifica
del sistema universitario.
11,8
9,4
5,9
4,0
3,4
Scarsa disponibilità di tempo per
l’aggiornamento
Scarso riconoscimento sociale
Eccessivo numero di ore lavorate
Strumenti tecnici non adeguati
per esercitare la professione
Difficoltà ad acquisire abilità
professionali specifiche
1,3
6,5
9,2
7,9
4,2
23,0
100,0
6,1
5,9
11,5
20,0
25,0
19,7
8,8
19,9
19,3
1a
cit.
∑
cit.
0,0
6,4
3,2
2,6
13,3
24,1
8,5
22,2
19,7
1a
cit.
∑
cit.
0,0
0,0
0,0
20,2
7,8
3,5
4,2
45,7
18,5
1a
cit.
∑
cit.
2,8
4,3
5,9
9,3
10,8
14,4
11,9
21,2
19,5
1a
cit.
2,7
12,6
0,0
6,3
11,5
27,0
5,5
27,0
7,3
1a
cit.
5,1
8,2
7,1
12,0
3,4
21,5
5,4
32,2
5,1
1a
cit.
0,0
0,0
9,7
11,1
12,2
19,4
10,0
24,4
13,2
1a
cit.
11,4
1,8
9,0
4,3
17,4
13,3
21,7
21,0
1a
cit.
Altro
100,0
4,4
5,6
9,7
18,9
15,7
28,4
22,5
33,4
33,4
∑
cit.
Industria
100,0
6,6
12,0
7,1
22,3
9,7
29,1
13,5
49,1
23,7
∑
cit.
Università,
ricerca
100,0
8,6
15,0
1,5
19,0
15,8
37,6
19,5
42,2
17,0
∑
cit.
Pubblico
100,0
5,5
5,9
11,9
19,4
23,1
22,3
29,3
29,2
37,5
∑
cit.
Totale
Liberi
Professionisti
100,0
5,8
0,0
0,0
29,5
11,3
17,1
30,6
57,0
32,9
LP Altri
animali
100,0
2,6
6,4
9,6
16,9
23,4
28,4
37,5
37,0
31,4
LP Equini
100,0
3,1
7,8
19,1
13,6
15,2
36,8
27,1
29,1
35,1
LP Animali
reddito
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
100,0
12,9
Eccessiva burocratizzazione del
lavoro
Totale
27,3
13,0
29,0
20,1
Precarietà del lavoro
Eccessiva competizione del
mercato del lavoro
∑
cit.
38,6
1a
cit.
LP Animali
compagnia
19,6
Compensi professionali non
remunerativi
(valori percentuali; prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazione)
Tabella 4.7. Quali sono i principali aspetti negativi dell’attività di medico veterinario svolta fino ad oggi? - Analisi per target professionale
2,7
5,6
5,4
9,3
10,0
16,3
10,9
22,6
17,3
1a
cit.
100,0
2,1
11,4
5,8
26,5
8,3
19,5
25,4
38,5
43,2
∑
cit.
5,6
7,4
10,2
19,9
20,5
24,1
26,9
32,4
35,0
∑
cit.
Totale
iscritti
<=10 anni
Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 93
2,7
Difficoltà ad acquisire abilità professionali specifiche
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
100,0
5,5
Strumenti tecnici non adeguati per esercitare la professione
Totale
7,5
3,4
Scarsa disponibilità di tempo per l’aggiornamento
Eccessivo numero di ore lavorate
11,0
Eccessiva burocratizzazione del lavoro
Scarso riconoscimento sociale
10,2
14,0
Eccessiva competizione del mercato del lavoro
16,1
29,6
Compensi professionali non remunerativi
1a
cit.
Precarietà del lavoro
∑
cit.
6,6
7,8
9,4
17,2
22,5
20,1
29,2
40,6
32,9
Iscritti
< 5 anni
(valori percentuali; prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazioni)
100,0
2,7
5,6
6,9
10,7
9,2
18,2
11,5
16,9
18,3
1a
cit.
4,8
7,1
10,9
22,1
18,8
27,3
25,0
25,7
36,7
∑
cit.
Iscritti
da 5-10 anni
100,0
1,8
5,1
3,4
10,5
10,0
21,4
6,8
22,0
19,0
1a
cit.
4,2
6,7
10,7
22,8
17,7
28,5
24,7
32,6
34,3
∑
cit.
Nord Ovest
100,0
3,1
4,7
7,0
9,3
10,2
17,5
14,9
21,0
12,2
1a
cit.
∑
cit.
5,2
6,1
9,5
16,9
19,5
27,5
32,5
27,0
31,9
Nord Est
100,0
2,5
3,8
9,4
6,9
13,8
16,9
10,0
16,9
20,0
1a
cit.
∑
cit.
5,6
5,0
16,2
17,5
26,2
22,5
21,9
31,9
36,9
Centro
100,0
3,3
7,6
3,3
9,8
7,5
10,9
12,3
27,8
17,5
1a
cit.
∑
cit.
7,0
10,4
6,3
21,1
19,6
19,4
28,4
35,9
36,3
Sud Isole
100,0
2,7
5,6
5,4
9,3
10,0
16,3
10,9
22,6
17,3
1a
cit.
5,6
7,4
10,2
19,9
20,5
24,1
26,9
32,4
35,0
∑
cit.
Totale
iscritti
<=10 anni
Tabella 4.8 - Quali sono i principali aspetti negativi dell’attività di medico veterinario svolta fino ad oggi? - Analisi per anni d’iscrizione e area geografica
94 | La professione medico veterinaria
Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 95
Figura 4.7. Problemi urgenti della professione medico veterinaria
(valori percentuali; prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazioni)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Le tabelle 4.9 e 4.10 danno conto delle differenze rilevate in base alla categoria
professionale, l’area geografica in cui si esercita e l’anno d’iscrizione all’Ordine.
In generale, i temi identificati come urgenti sono gli stessi riconosciuti come particolarmente critici. Il 36,2% dei liberi professionisti che si occupano di animali da
compagnia ritiene prioritario un intervento per migliorare i compensi professionali
giudicati poco remunerativi, contro il 29,8% del totale. Tra i medici veterinari che
si occupano di equini e di ‘altri’ animali emerge invece l’idea di reintrodurre anche
i minimi tariffari (rispettivamente 32,5% e 27,4%), probabilmente per fronteggiare
la pesante competizione.
Da notare che la maggior parte dei liberi professionisti (38,1%) segnala l’esigenza di valorizzare maggiormente la preparazione e le competenze acquisite. Uno
degli elementi più critici che ostacolano il realizzarsi delle aspettative professionali
e di carriera dei giovani impiegati come liberi professionisti, viene identificato proprio nella mancanza di un adeguato sistema di selezione su cui fondare l’accesso
alla professione (cfr tab. 4.1).
Particolarmente importante per i medici veterinari iscritti all’Ordine ma che non
stanno esercitando – che, è opportuno ricordarlo, rappresentano il 10,3% dei giovani medici veterinari – è la riforma dell’università.
Un intervento per regolamentare i rapporti di lavoro precari è invece particolarmente auspicato dai giovani del settore pubblico (58,5%), dai liberi professionisti
che si occupano di ‘altri’ animali (59,3%) e dai ricercatori e accademici (45,4%).
0,4
0,9
100,0
Ridurre facoltà/iscritti
Altro
Totale
1,1
2,4
6,7
1,1
4,6
7,6
3,3
14,7
4,2
7,0
5,1
22,5
19,5
1a
cit.
100,0
1,7
3,3
3,7
10,5
16,3
17,1
16,8
23,2
25,4
36,2
33,7
36,4
38,9
∑
cit.
∑
cit.
2,6
0,0
0,0
3,2
2,6
5,7
13,7
10,7
14,2
5,8
10,6
23,3
7,5
1a
cit.
∑
cit.
0,0
0,0
0,0
0,0
7,9
4,2
4,2
4,4
0,0
3,5
11,3
9,3
55,1
1a
cit.
∑
cit.
0,6
1,0
1,4
2,1
4,7
8,5
3,9
9,2
6,3
6,1
10,0
17,2
29,0
1a
cit.
1,2
0,0
0,0
0,0
8,4
6,5
1,4
2,7
4,5
1,2
19,1
15,3
39,7
1a
cit.
0,0
0,0
3,3
5,3
6,1
10,5
5,2
1,8
14,9
0,0
6,7
16,7
29,5
1a
cit.
0,0
0,0
0,0
4,3
5,4
9,4
9,4
3,3
4,3
4,0
0,0
18,6
41,3
1a
cit.
0,0
2,3
0,0
2,1
8,4
8,5
1,8
3,5
7,8
0,0
18,3
14,7
32,6
1a
cit.
43,8
∑
cit.
0,6
0,9
1,3
2,2
5,4
8,5
3,8
7,6
6,8
4,8
10,7
16,9
30,5
1a
cit.
3,8
1,9
7,2
12,7
16,8
17,4
18,2
20,5
25,7
29,8
32,9
37,4
40,8
∑
cit.
Totale
iscritti
<=10 annii
100,0
3,9
2,3
9,2
9,3
19,9
20,5
27,8
10,3
26,9
17,1
37,5
34,0
Altro
100,0
0,0
5,4
11,8
10,9
18,1
14,8
31,1
12,7
28,2
26,4
36,1
33,6
45,3
∑
cit.
Industria
100,0
8,1
0,0
15,3
28,8
22,0
20,0
12,3
5,1
39,7
12,2
21,7
33,8
45,4
∑
cit.
Università,
ricerca
100,0
5,8
0,0
10,4
19,3
12,7
18,5
9,8
10,3
30,0
13,3
36,0
37,2
58,5
∑
cit.
Pubblico
100,0
3,4
2,2
5,7
10,8
16,5
16,9
18,5
24,2
23,7
34,4
33,0
38,1
38,0
∑
cit.
Totale
Liberi
Professionisti
100,0
4,2
0,0
7,8
8,5
23,0
13,6
27,3
27,4
10,0
16,4
36,3
46,3
59,3
LP Altri
animali
100,0
2,6
0,0
11,1
15,0
19,0
15,2
27,9
32,5
30,1
29,6
43,2
33,4
26,6
LP Equini
100,0
5,4
4,9
15,2
11,5
14,6
18,0
22,0
25,4
15,4
31,3
23,5
48,3
30,0
LP Animali
reddito
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
2,3
0,7
Nuovi criteri per abilitazione
4,7
Modificare accesso all’università
Rafforzare coll. con università
3,3
9,1
Tutela riserva professione
8,5
Reintrodurre minimi tariffari
Recuperare legittimazione sociale
6,1
6,4
10,7
Modificare sistema universitario
Qualità della formazione
16,3
Migliorare i compensi
30,6
Precarietà della professione
1a
cit.
LP Animali
compagnia
Valorizzare competenze
(valori percentuali; prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazioni)
Tabella 4.9 . Quali sono i problemi della professione veterinaria su cui è necessario impegnarsi con maggiore urgenza? - Analisi per target professionale
96 | La professione medico veterinaria
1,7
1,4
0,8
100,0
Nuovi criteri per abilitazione
Ridurre facoltà/iscritti
Altro
Totale
1,9
2,5
8,0
12,3
18,3
16,4
16,9
19,2
28,6
100,0
0,4
0,5
0,9
2,4
5,8
8,5
4,1
8,4
6,4
4,8
9,8
19,8
28,1
1
cit.
a
5,5
1,5
6,6
13,0
15,6
18,2
19,3
21,5
23,3
30,9
30,2
40,8
36,7
∑
cit.
Iscritti da 5-10 anni
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
4,9
2,0
Modificare accesso all’università
Rafforzare coll. con università
3,5
6,7
Reintrodurre minimi tariffari
8,5
7,2
Recuperare legittimazione sociale
28,4
4,9
Migliorare i compensi
Qualità della formazione
Tutela riserva professione
36,1
11,8
Modificare sistema univitario
33,1
45,9
33,5
13,2
∑
cit.
Valorizzare competenze
1
cit.
a
Iscritti < 5 anni
Precarietà della professione
25,9
1
cit.
a
100,0
0,8
1,6
1,3
2,1
7,8
10,4
5,4
6,5
6,5
4,9
10,2
30,3
34,3
37,4
39,1
∑
cit.
4,2
2,8
6,6
12,9
19,5
16,5
18,8
19,6
26,4
Nord Ovest
16,6
(valori percentuali; prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazioni)
100,0
1,2
0,0
1,2
1,2
4,3
7,4
3,3
6,8
5,2
4,4
16,1
19,2
29,5
1
cit.
a
Nord Est
7,4
2,7
10,9
12,4
15,9
16,1
17,2
16,3
21,5
24,0
34,0
34,9
38,0
∑
cit.
100,0
0,0
0,6
1,9
3,8
6,3
5,6
3,1
8,1
9,4
5,6
10,0
12,5
33,1
1
cit.
a
Centro
3,1
0,6
8,8
14,4
18,1
13,1
19,4
19,4
24,4
35,0
38,8
31,9
44,4
∑
cit.
100,0
0,3
1,1
0,9
1,9
3,4
9,5
3,3
8,8
6,3
4,6
8,2
18,5
33,2
1
cit.
a
Sud Isole
1,8
1,6
4,3
11,5
14,3
21,8
17,6
24,5
28,7
29,6
27,1
42,4
41,8
∑
cit.
100,0
0,6
0,9
1,3
2,2
5,4
8,5
3,8
7,6
6,8
4,8
10,7
16,9
30,5
1a
cit.
3,8
1,9
7,2
12,7
16,8
17,4
18,2
20,5
25,7
29,8
32,9
37,4
40,8
∑
cit.
Totale
iscritti <=10 anni
Tabella 4.10 - Quali sono i problemi della professione veterinaria su cui è necessario impegnarsi con maggiore urgenza? - Analisi per anni d’iscrizione e area geografica
Capitolo 4. Soddisfazione e aspettative dei giovani professionisti | 97
98 | La professione medico veterinaria
Se si osservano i dati in base all’anno d’iscrizione all’Ordine, la differenza più
rilevante riguarda la precarietà del lavoro. Il problema dell’instabilità dei rapporti
di lavoro è considerato urgente dal 36,7% dei medici veterinari che si sono iscritti
all’Ordine tra il 1999 e il 2004. Tra coloro che si sono iscritti dopo il 2004 la percentuale sale al 45,9%. Inoltre, tra questi ultimi, particolarmente rilevante sembra
essere la richiesta di una modifica del sistema universitario (36,1%). Un dato significativo, considerando che si tratta verosimilmente dei primi laureati con il nuovo
ordinamento.
La necessità di una riforma del sistema universitario è indicata anche dal 38,8%
dei medici veterinari che esercitano nelle regioni del Centro, una percentuale decisamente superiore alla media (32,9%). Al contrario questa necessità non è particolarmente sentita tra i medici veterinari delle regioni meridionali e delle Isole
(27,1%) che ritengono molto più importante valorizzare le competenze personali
(42,4%).
| 99
5.
Il sistema universitario
e le competenze richieste
dal mercato del lavoro
Gli studi universitari rappresentano il primo e il più importante momento di
acquisizione di competenze teoriche e pratiche. È quindi di grande interesse individuare i punti di forza e di debolezza dell’attuale sistema universitario e la congruenza della formazione maturata durante tale periodo rispetto alle esigenze richieste dal mercato occupazionale. Nel presente capitolo sono quindi riportate le
opinioni dei giovani medici veterinari rispetto a tali elementi.
5.1. Punti di forza e di debolezza dell’università
Il rapporto tra formazione universitaria e sbocchi occupazionali non si basa su
automatismi ma su meccanismi complessi. Una parte consistente dei giovani medici veterinari ritiene che la connessione tra i due percorsi sia piuttosto fragile; è
soprattutto per questo motivo che il giudizio dei giovani medici veterinari italiani
sulla formazione universitaria è alquanto critico.
Il 25% – un medico veterinario su quattro – ritiene che all’università non siano
riconducibili fattori di eccellenza. Non ci sono però solo i critici; il 21,4% dei giovani medici veterinari individua nella competenza dei docenti il principale punto di
forza delle facoltà di medicina veterinaria (fig. 5.1). Oltre a riconoscere le doti d’insegnamento dei docenti, i medici veterinari mostrano apprezzamento per l’istruzione di base fornita dall’università (17,4%).
La dotazione di strutture e attrezzature è un punto di forza delle facoltà di veterinaria italiane per il 12,4% degli intervistati. Gli altri fattori proposti (esperienza
clinico-pratica, copertura di tutti i campi di specializzazione, numero di studenti,
collaborazione con il settore privato etc.) raccolgono citazioni che non raggiungono il 10% delle risposte.
100 | La professione medico veterinaria
Anche nel Libro Bianco 2005 era stata valutata l’opinione rispetto ai punti di
forza del sistema universitario. La figura 5.1 mostra così il confronto tra le due
indagini rispetto al fattore ritenuto più positivo; la situazione non è di fatto cambiata poiché anche allora un medico veterinario su quattro era severo rispetto alla
formazione garantita dal sistema universitario.
Vi sono però alcune distinzione che pare opportuno sottolineare. Nel 2005 il
29,7% dei medici veterinari riteneva che la preparazione dei professori universitari
fosse un elemento di qualità per l’intero sistema; come si ricordava in precedenza,
seppur la competenza dei docenti rimanga anche per i giovani il primo elemento
positivo, il giudizio appare ora più tiepido.
Alcuni specifici aspetti, tuttavia, godono ora di un giudizio migliore. La presenza
di attrezzature adeguate era indicata nel 2005 come elemento di eccellenza solo
dal 6,2% dei medici veterinari, mentre nel 2009 la stessa percentuale è raddoppiata, raggiungendo il 12,4%.
Anche la percezione generale sull’istruzione di base fornita dall’università è migliorata passando dal 14,8% di chi considerava tale aspetto il primo punto di forza
del sistema universitario nel 2005, al 17,4% del 2009. La collaborazione tra le università e il settore privato scende invece dall’8,8% al 2,6%.
Figura 5.1. Quali sono oggi i punti di forza dell’università? - Confronto 2005 e 2009
(valori percentuali; prima citazione)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla
professione veterinaria in Italia, 2005.
Se si fa riferimento all’insieme dei fattori positivi individuati, indipendentemente dalla priorità (fig. 5.2), l’apprezzamento complessivo dei giovani veterinari si
focalizza sulla buona istruzione di base ricevuta durante gli anni di studio, segna-
Capitolo 5. Il sistema universitario e le competenze richieste dal mercato del lavoro | 101
lata dal 30,9% – percentuale sostanzialmente in linea con quella registrata nel 2005
(28,4%) – e sulla competenza dei docenti, che tuttavia rispetto all’indagine del
2005 raccoglie un numero di citazioni decisamente inferiore, passando dal 41,6%
al 27,4%.
In deciso declino la quota di coloro che indica tra gli elementi di forza del sistema universitario l’esperienza pratica: nel 2005 tale fattore raccoglieva il 22,2%
dell’insieme delle citazione; ora tale fattore è invece segnalato solo dal 13,2% dei
giovani.
Figura 5.2. Quali sono oggi i punti di forza dell’università? - Confronto 2005 e 2009
(valori percentuali, insieme delle citazioni)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla
professione veterinaria in Italia, 2005.
La percentuale di chi non vede punti di forza nell’università è particolarmente
alta tra i veterinari impiegati nell’industria, dove la percentuale raggiunge il 31,9%
(tab. 5.1).
Se paragonato all’orientamento complessivo espresso dai giovani veterinari, anche i liberi professionisti sono generalmente più critici; il 27,4% ritiene che
nell’università non vi sia alcun ambito qualitativamente degno di nota. All’interno
della categoria dei liberi professionisti l’insoddisfazione per il sistema delle facoltà
di veterinaria in Italia cresce tra i veterinari che si occupano di animali da reddito
(29,0%) e di animali da compagnia 27,9%
All’opposto è opportuno sottolineare come tra i ricercatori e i dipendenti pubblici, la percentuale di chi non vede aspetti particolarmente positivi nel sistema universitario è più bassa, anche se non trascurabile (15,9% e 14,7% rispettivamente).
Migliore, dunque, il giudizio complessivo dei medici veterinari pubblici: se il
14,7% ritiene che non vi siano elementi di qualità, oltre la metà (50,7%) considera
102 | La professione medico veterinaria
molto buona la preparazione di base fornita dall’università e quasi un terzo riconosce le competenze dei docenti (30,2%).
Differenze significative si registrano per quanto riguarda il giudizio sulle dotazioni tecniche a disposizione degli studenti.
Il 25,3% dei liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia indica
gli strumenti e le attrezzature come aspetti di eccellenza delle facoltà di veterinaria;
ma tra i liberi professionisti che lavorano con gli animali da reddito la percentuale
scende al 16,5% e tra i veterinari che si occupano di ‘altri’ animali si abbassa ulteriormente al 9,3%.
Interessante anche il giudizio sulle esperienze pratiche maturate durante gli studi universitari.
Il 22,7% dei medici veterinari che lavorano nel settore della ricerca le ritiene un
punto di forza dell’attuale sistema universitario, mentre la stessa percentuale è
molto più bassa per le altre categorie professionali (nessuno dei veterinari impiegati nell’industria le considera rilevanti). L’anno d’iscrizione all’Ordine non incide
significativamente sull’opinione dei giovani medici veterinari italiani riguardo gli
elementi di forza dell’università (tab. 5.2).
Qualche differenza emerge invece per area geografica.
Nelle regioni meridionali e nelle isole il giudizio è generalmente più critico: ben
il 28,7% ritiene che l’università italiana non abbia oggi caratteristiche di particolare
valore14. Tra questi, il principale punto di forza viene comunque identificato con la
preparazione del corpo docente (elemento di eccellenza per il 24,7% dei giovani
veterinari iscritti ad un Ordine delle regioni meridionali – 28,3% nell’insieme delle
citazioni). Al contrario per quanto riguarda la preparazione di base solo il 25,6%
dei medici veterinari che esercitano nel Sud e nelle Isole considera la formazione
degli studenti un punto di forza dell’università contro il 30,9% della media.
Per quanto riguarda la dotazione strutturale delle facoltà di veterinaria, i giudizi
migliori si raccolgono nelle regioni del Nord (nel Nord Est in particolare, i consensi
raggiungono quasi il 30%), mentre la quota di chi ritiene che le attrezzature e gli
equipaggiamenti siano un punto di forza dell’università italiana, scende al 17,5%
nelle regioni del Sud e delle Isole.
Secondo i giovani medici veterinari non sono tanti i punti di eccellenza delle
università. Molti degli aspetti presi in esame non raggiungono livelli soddisfacenti,
tanto da diventare addirittura elementi di fragilità per l’intero sistema. L’indagine
ha infatti individuato i punti di debolezza del sistema universitario italiano, elencando gli stessi fattori che già erano stati citati tra gli elementi positivi.
14 Poiché per studiare si registrano fenomeni di mobilità sul territorio, il giudizio espresso non necessariamente è riconducibile alle facoltà appartenenti alla stessa area oggetto dell’analisi. Non vi è
necessariamente corrispondenza biunivoca tra area geografica di iscrizione all’Ordine e area geografica in cui si sono realizzati gli studi.
3,6
2,9
3,6
2,1
1,4
0,8
27,9
Copertura di tutti i campi di
specializzazione
Collaborazione tra università e
privato
Numero degli studenti
Elevato numero di facoltà
Percorsi di studio adeguati alle
esigenze del mercato
Altri
Nessun punto di forza
29,0
0,0
0,0
3,0
4,1
2,5
6,6
8,9
9,5
100,0
27,9
5,5
9,1
12,3
11,9
14,0
25,3
19,2
17,2
1a
cit.
∑
cit.
20,5
0,0
0,0
0,0
7,5
3,1
6,4
6,4
18,4
17,5
20,2
1a
cit.
∑
cit.
22,9
0,0
0,0
0,0
4,2
0,0
17,8
0,0
3,5
32,2
19,4
1a
cit.
∑
cit.
27,4
0,6
1,1
2,0
3,9
2,7
4,7
8,3
13,6
20,4
15,1
1a
cit.
14,7
0,0
1,3
1,6
2,8
2,8
13,8
7,0
7,2
18,4
30,4
1a
cit.
∑
cit.
15,9
0,0
2,4
0,0
6,3
2,4
0,0
15,1
9,0
24,6
24,3
1a
cit.
31,9
0,0
0,0
0,0
11,4
3,3
9,6
0,0
0,0
21,4
22,4
1a
cit.
∑
cit.
19,6
1,0
1,3
0,0
6,4
1,9
5,4
5,0
13,2
28,9
17,3
1a
cit.
∑
cit.
25,0
0,5
1,2
1,6
4,4
2,6
5,4
8,1
12,4
21,4
17,4
1a
cit.
∑
cit.
25,0
1,7
3,9
4,9
8,9
10,5
12,8
13,2
22,0
27,4
30,9
Totale
iscritti
<=10 anni
100,0
19,6
3,1
1,3
3,2
12,3
4,4
13,8
12,3
19,2
37,4
37,4
Altro
100,0
31,9
0,0
0,0
0,0
14,7
14,1
22,4
0,0
7,4
25,5
35,1
Industria
100,0
15,9
0,0
5,7
3,6
9,5
10,3
5,6
22,7
28,3
29,8
40,6
∑
cit.
Università,
ricerca
100,0
14,7
0,0
4,1
4,1
4,1
10,9
18,0
11,9
12,6
30,2
50,7
Pubblico
100,0
27,4
2,0
4,2
5,5
8,7
11,2
12,3
13,2
23,5
25,5
26,7
∑
cit.
Totale
Liberi
Professionisti
100,0
22,9
4,2
0,0
3,5
4,2
5,8
23,6
0,0
9,3
40,1
43,5
LP Altri
animali
100,0
20,5
0,0
0,0
0,0
10,7
3,1
6,4
9,6
24,8
25,1
36,6
LP Equini
100,0
29,0
3,2
5,1
8,6
6,6
9,5
14,0
13,9
16,5
25,6
30,4
LP Animali
reddito
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
100,0
1,8
8,8
Esperienza clinica/pratica
Totale
4,6
14,5
Strutture e attrezzature
24,5
24,8
14,2
20,2
∑
cit.
Buona istruzione di base
1a
cit.
LP Animali
compagnia
Competenza dei docenti
(valori percentuali; prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazioni)
Tabella 5.1. Quali sono oggi i punti di forza dell’università? - Analisi per target professionale
Capitolo 5. Il sistema universitario e le competenze richieste dal mercato del lavoro | 103
0,7
1,5
0,2
Elevato numero di facoltà
Percorsi di studio adeguati alle esigenze del mercato
Altri
100,0
31,8
17,4
25,8
100,0
0,9
0,9
2,3
4,9
2,7
5,5
7,2
11,6
20,8
24,0
1,2
3,2
4,2
9,2
10,4
12,8
13,8
22,6
28,6
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Totale
24,0
2,6
5,2
Copertura di tutti i campi di specializzione
4,0
9,1
Esperienza clinica/pratica
Numero degli studenti
13,3
Strutture e attrezzature
Collaborazione tra università e privato
17,3
22,1
Buona istruzione di base
Nessun punto di forza
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud Isole
Totale iscritti
<=10 anni
25,8
2,2
4,5
5,4
8,7
10,6
12,7
12,7
21,5
26,3
30,1
100,0
25,9
0,0
0,4
2,4
3,9
2,1
4,1
8,1
12,3
23,6
17,2
25,9
0,5
2,8
6,5
7,6
11,5
12,7
11,5
22,7
29,8
32,3
100,0
22,6
0,6
0,8
0,6
3,1
3,3
8,4
5,3
20,3
16,4
18,6
22,6
2,5
2,7
0,6
6,8
10,0
15,8
10,2
29,5
23,9
33,7
100,0
20,5
0,0
2,9
2,3
3,5
1,8
5,9
9,9
14,0
18,7
20,5
20,5
1,2
5,3
5,3
10,5
9,4
11,7
18,7
21,0
26,3
34,5
100,0
28,7
1,4
0,8
1,0
6,4
3,3
4,2
8,5
6,3
24,7
14,7
28,7
2,7
4,6
5,9
10,2
10,8
11,7
12,8
17,5
28,3
25,6
100,0
25,0
0,5
1,2
1,6
4,4
2,6
5,4
8,1
12,4
21,4
17,4
25,0
1,7
3,9
4,9
8,9
10,5
12,8
13,2
22,0
27,4
30,9
1a
1a
1a
1a
1a
1a
1a
∑
∑
∑
∑
∑
∑
∑
citazione citazioni citazione citazioni citazione citazioni citazione citazioni citazione citazioni citazione citazioni citazione citazioni
Competenza dei docenti
Iscritti < 5 anni Iscritti da 5-10 anni
(valori percentuali; prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazioni)
Tabella 5.2. Quali sono oggi i punti di forza dell’università? - Analisi per anni d’iscrizione e area geografica
104 | La professione medico veterinaria
Capitolo 5. Il sistema universitario e le competenze richieste dal mercato del lavoro | 105
Per i giovani medici veterinari il problema principale è la mancanza di tempi e
spazi adeguati per le esperienze cliniche e pratiche (30,9%). Tale fattore rappresenta un forte elemento di criticità anche perché, come già sottolineato nei paragrafi precedenti, per un miglior inserimento nella carriera veterinaria, è fortemente
sentito il bisogno dell’esercizio pratico della professione; l’acquisizione delle abilità
professionali non può prescindere dall’attività pratica sul campo. La scarsa possibilità di maturare le esperienze clinico-pratiche ha un forte impatto anche sulle
opportunità di carriera. Proprio questo, tuttavia, è il principale punto di debolezza
segnalato per le facoltà di medicina veterinaria in Italia.
Un medico veterinario su cinque sostiene inoltre che è la scarsa preparazione dei
docenti a mettere a rischio la qualità dell’università italiana. Tale giudizio è davvero severo anche se occorre sottolineare che la valutazione sull’operato dei docenti
universitari non è univoca, rilevando pareri discordanti, strettamente dipendenti
dalla propria esperienza personale.
Accanto al 20,1% dei giovani medici veterinari, secondo cui la scarsa capacità dei
docenti è un forte elemento di criticità delle facoltà italiane, convive un altro 21,4%
che è invece convinto della idoneità dei professori (cfr fig. 5.1). Tale situazione è
sintomo di una forte eterogeneità presente non solo tra le diverse facoltà ma anche
tra i diversi percorsi di studio intrapresi.
Tra gli altri elementi di negatività, il 14,2% pensa poi che sia il numero di studenti iscritti a veterinaria ad essere troppo elevato; una quota analoga (13,9%) ritiene
che sia il numero di facoltà ad essere eccessivo.
Il confronto con l’indagine del 2005 evidenzia alcune differenze rispetto ai fattori
di debolezza.
In particolare, nel 2005, ben il 22,6% dei medici veterinari riteneva che l’elevato
numero di facoltà di veterinaria in Italia inficiasse la qualità complessiva del sistema, mentre solo il 16,5% riteneva la mancanza di esperienza pratica la lacuna più
grave.
Tali differenze sono chiaramente riconducibili alla diversa anzianità ed esperienza degli intervistati nei due momenti di indagine. I più giovani sono maggiormente
preoccupati di quegli elementi che hanno ripercussioni dirette sull’acquisizione
delle competenze necessarie all’accesso del mercato del lavoro (esperienza clinica,
competenze dei docenti).
I medici veterinari considerati nel complesso, dove sono quindi presenti anche
gli iscritti da più tempo, hanno lo sguardo rivolto maggiormente a quei fattori che
nel lungo periodo riproducono effetti sul sistema e che possono produrre effetti
negativi sulla professione, sostanzialmente riconducibili all’eccessiva competizione del mercato occupazionale (eccessivo numero di facoltà e di studenti).
Se si analizza l’insieme delle citazioni fornite, indipendentemente dalla priorità
segnalata, oltre la metà dei giovani medici veterinari (53,6%) condivide l’opinione
che la carenza di occasioni in cui esercitare la pratica della professione veterinaria
106 | La professione medico veterinaria
sia un elemento dequalificante per l’università italiana; tuttavia ben il 44,8% giudica l’elevato numero di facoltà uno degli elementi di maggiore fragilità del sistema,
cui si aggiunge il 39,5% che indica, tra gli elementi penalizzanti, l’elevato numero
di studenti iscritti. Percentuali simili si erano registrate già nel 2005.
Figura 5.3. Quali sono oggi i punti di debolezza dell’università? - Confronto 2005 e 2009
(valori percentuali; prima citazione)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla
professione veterinaria in Italia, 2005.
Il problema del numero delle facoltà è strettamente connesso con il numero di
veterinari che esercitano in Italia in rapporto alla popolazione, uno dei più alti di
tutta Europa e che, come si è detto nel primo capitolo, negli ultimi 10 anni è aumentato significativamente (+32,9%). In Italia attualmente sono attive 14 facoltà,
in Francia 4, in Gran Bretagna 7 e in Germania 5. Solo la Spagna (11) ha un numero di facoltà di veterinaria che si avvicina al nostro15.
La scarsa competenza dei docenti è citata dal 27,4% dei veterinari.
In modo analogo è valutata la collaborazione tra università e privati, citata come
elemento critico dal 27,4% dei giovani medici veterinari. Il rapporto tra questi due
mondi non è percepito come elemento negativo prioritario, ma allo stesso modo
non sembra essere ritenuto nemmeno un fattore particolarmente sinergico alla
qualità dell’università.
Nella tabella 5.3 sono illustrati i risultati relativi all’insieme delle risposte distinte
per categoria professionale, mentre nella tabella 5.4 sono riportati i dati per anno
d’iscrizione e area geografica.
15 Fonte: Federation of Veterinarians of Europe.
Capitolo 5. Il sistema universitario e le competenze richieste dal mercato del lavoro | 107
Figura 5.4. Quali sono oggi i punti di debolezza dell’università? - Confronto 2005 e 2009
(valori percentuali, insieme delle citazioni)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla
professione veterinaria in Italia, 2005.
L’insufficiente spazio dedicato alla pratica è un problema molto grave per i liberi professionisti che si occupano di equini: il 41,7% lo indica come il principale
punto di debolezza (prima risposta), contro il 30,9% del totale. Tra i veterinari che
attualmente lavorano nell’industria l’ordinamento degli elementi negativi è diverso. Il 23,7% ritiene l’elevato numero di studenti l’ostacolo più grande per il buon
funzionamento del sistema universitario, mentre il 22,1% indica come elemento
negativo la mancanza di esperienze cliniche e pratiche.
Considerando l’insieme delle citazioni, in alcune tipologie professionali i veterinari che indicano l’elevato numero di facoltà come un punto di fragilità del sistema
universitario, sono addirittura più numerosi rispetto a quelli che segnalano la carenza di esperienza clinica e pratica.
In particolare, nel settore della ricerca il 59,5% ritiene che vi siano troppe facoltà,
contro il 44,8% rilevato sul totale. Anche tra i medici veterinari impiegati presso
l’industria e tra i liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali la percentuale è elevata, superiore al 56%.
Da ultimo, si sottolinea come una buona parte dei liberi professionisti che si occupano di animali diversi da quelli da compagnia e da reddito (29,1%), i veterinari
pubblici (31,9%) e gli iscritti all’Ordine che non esercitano (26,4%) ritenga che i
percorsi di studio, non rispondendo alle esigenze del mercato, influiscano negativamente sulla qualità degli studi universitari.
In base all’anzianità lavorativa cambia parzialmente la percezione di quelli che
sono i principali problemi delle facoltà di medicina veterinaria.
3,8
3,2
0,2
0,9
100,0
Percorsi inadeguati al mercato
Scarsa specializzazione
Strutture e attrezzature
Istruzione di base
Altro
Totale
1,9
1,8
5,3
2,2
5,5
6,3
22,7
14,7
14,2
25,4
1a
citaz.
100,0
1,9
5,0
18,5
21,7
20,0
25,4
30,1
40,2
41,9
56,4
∑
citaz.
0,0
0,0
3,2
0,0
0,0
8,4
14,3
18,7
13,7
41,7
1a
citaz.
∑
citaz.
0,0
0,0
5,8
4,2
12,0
3,5
13,6
22,2
12,2
26,5
1a
citaz.
0,9
0,4
3,6
3,4
4,9
5,8
22,4
14,7
11,9
32,0
1a
citaz.
0,0
2,7
3,6
1,2
5,1
13,6
9,7
11,9
24,0
28,2
1a
citaz.
2,4
0,0
8,5
9,4
7,7
7,2
8,8
12,5
20,5
23,0
1a
citaz.
0,0
4,2
0,0
0,0
0,0
12,7
17,0
23,7
20,3
22,1
1a
citaz.
1,1
1,2
4,4
2,4
5,5
7,5
21,1
10,3
14,2
32,3
1a
citaz.
∑
citaz.
0,9
0,8
3,9
3,4
5,0
6,9
20,1
14,2
13,9
30,9
1a
citaz.
2,2
4,9
19,7
20,1
22,2
27,4
27,4
39,5
44,8
53,6
∑
citaz.
Totale
iscritti
<= 10 anni
100,0
3,1
2,8
29,8
12,0
26,4
33,2
31,0
31,2
42,1
54,2
Altro
100,0
0,0
4,3
18,8
24,6
23,6
35,4
25,7
33,1
56,4
47,9
∑
citaz.
Industria
100,0
3,8
5,0
24,4
29,7
20,0
35,5
14,7
28,0
59,5
38,7
∑
citaz.
Università,
ricerca
100,0
4,4
4,3
14,7
13,5
31,9
28,2
14,5
42,5
46,7
55,7
∑
citaz.
Pubblico
100,0
1,7
5,2
18,5
20,9
20,7
25,4
29,6
41,8
43,1
54,9
∑
citaz.
Totale
Liberi
Professionisti
100,0
0,0
0,0
16,0
12,0
29,1
24,2
21,3
42,9
56,5
52,2
∑
citaz.
LP Altri
animali
100,0
0,0
6,9
11,7
18,0
17,9
37,0
21,1
52,0
45,1
61,7
LP Equini
100,0
1,8
7,8
22,0
20,1
23,3
20,1
33,2
46,5
45,3
43,0
∑
citaz.
LP Animali
reddito
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
5,6
4,7
Scarsa collab. università/privato
14,1
23,4
Elevato numero di studenti
11,4
Competenza dei docenti
32,7
Esperienza clinica/pratica
1a
citaz.
LP Animali
compagnia
Elevato numero di facoltà
(valori percentuali; prima risposta in ordine di importanza e insieme delle citazioni)
Tabella 5.3. Quali sono oggi i punti di debolezza dell’università? - Analisi per target professionale
108 | La professione medico veterinaria
6,9
3,7
3,7
3,4
0,8
0,0
100,0
Scarsa collab. università/privato
Percorsi inadeguati al mercato
Scarsa specializzazione
Strutture e attrezzature
Istruzione di base
Altro
Totale
0,6
5,6
19,5
21,8
22,3
28,4
25,6
38,7
43,6
60,0
100,0
1,7
0,7
4,3
3,1
6,1
6,9
21,3
13,4
15,0
27,5
3,5
4,2
19,9
18,7
22,2
26,5
29,0
40,2
45,8
48,0
100,0
1,2
0,5
2,8
4,5
6,2
6,4
18,3
16,2
13,8
30,1
52,4
1,3
4,9
17,6
20,6
25,3
27,4
22,8
43,6
44,4
25,5
100,0
0,8
0,6
2,0
2,0
4,5
8,3
17,2
15,3
23,8
50,5
1,6
5,1
10,3
23,1
23,8
24,6
27,1
43,0
54,9
31,4
100,0
0,6
1,1
5,1
4,6
4,6
5,7
20,0
14,9
12,0
1,7
4,0
25,2
22,3
18,9
29,7
27,4
38,9
45,2
52,0
100,0
1,0
0,8
5,1
2,7
4,6
7,3
23,5
11,3
9,3
34,4
3,6
5,3
23,6
16,4
21,1
27,5
31,4
34,6
38,5
57,4
100,0
0,9
0,8
3,9
3,4
5,0
6,9
20,1
14,2
13,9
30,9
2,2
4,9
19,7
20,1
22,2
27,4
27,4
39,5
44,8
53,6
∑
citazioni
Totale iscritti
<=10 anni
1a
∑
citazioni citazione
Sud Isole
1a
∑
citazioni citazione
Centro
1a
∑
citazioni citazione
Nord Est
1a
∑
citazioni citazione
Nord Ovest
1a
∑
citazioni citazione
Iscritti da 5-10
anni
1a
∑
citazioni citazione
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
15,1
18,8
Competenza dei docenti
12,8
Elevato numero di studenti
34,8
Elevato numero di facoltà
1a
citazione
Iscritti < 5 anni
Esperienza clinica/pratica
(valori percentuali; prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazioni)
Tabella 5.4. Quali sono oggi i punti di debolezza dell’università? - Analisi per anni d’iscrizione e area geografica
Capitolo 5. Il sistema universitario e le competenze richieste dal mercato del lavoro | 109
110 | La professione medico veterinaria
Sempre con riferimento all’insieme delle citazioni, il 60% degli iscritti all’Ordine
da meno di 5 anni – e che quindi non possono avere un’esperienza professionale
superiore ai 4 anni – ritiene che il principale limite delle facoltà di veterinaria italiane sia l’insufficiente spazio riservato alle esercitazioni pratiche. Tra i medici veterinari iscritti da più di 5 anni, invece, questo aspetto raccoglie il 48% delle citazioni,
mentre sono più numerosi rispetto al totale i veterinari che indicano l’elevato numero di facoltà (45,8%) e di studenti (40,2%) tra i punti di debolezza.
I professionisti che esercitano nel Nord Est ritengono le conseguenze negative
dell’elevato numero di facoltà attive sul territorio italiano (54,9%) perfino più gravi
della mancanza di un’adeguata esperienza pratica e clinica durante il percorso di
studi (che pure viene indicata dal 50,5%). In generale, nelle regioni del Nord i
medici veterinari sono abbastanza preoccupati dal numero di studenti iscritti a veterinaria, che – ritenuto troppo alto – sembra influire negativamente sulla qualità
del sistema. Nel Nord Est il 43% dei medici veterinari indica questa risposta e nel
Nord Ovest il 43,6%, contro il 38,9% dei medici veterinari delle regioni del Centro
e il 34,6% dei medici veterinari del Sud e Isole. Viceversa, nelle regioni centrali
e meridionali una discreta percentuale di giovani veterinari riconosce come un
problema di una certa rilevanza l’inadeguatezza delle strutture e delle attrezzature
delle facoltà di veterinaria, segnalato rispettivamente dal 25,2% e dal 23,6%, contro il 17,6% del Nord Ovest e il 10,3% del Nord Est.
5.1. Opinione dei medici veterinari sull’attuale formazione
universitaria
Rispetto alle esigenze del mercato del lavoro, meno di un terzo dei medici veterinari iscritti all’Ordine da non più di 10 anni (30,2%) ritiene di avere una preparazione più che adeguata. Il 39,3% considera invece le competenze acquisite appena
sufficienti; il 30,5% dei professionisti addirittura reputa la propria formazione lacunosa o completamente insufficiente (fig. 5.5).
Una buona parte dei giovani veterinari sembra quindi confrontarsi con le richieste del mondo del lavoro con grande fatica, poiché gli strumenti professionali di
cui dispone non sono idonei.
Al di là della formazione personale, caratterizzata anche da una certa soggettività, il 38,3% dei medici veterinari è comunque convinto che le facoltà italiane attualmente forniscano le competenze strettamente necessarie, mentre ben il 43,1%
considera la preparazione fornita inadeguata, del tutto o in parte, e solo il 18,6%
la giudica buona o ottima.
Rispetto a quanto rilevato nell’indagine del 2005, la situazione non sembra essere molto cambiata. Si evidenzia, tuttavia, una diminuzione della percentuale di chi
ritiene che la formazione degli studenti sia buona (dal 20,2% al 17,3%) e l’aumento
della percentuale di chi la giudica sufficiente (dal 34% al 38,3%).
Capitolo 5. Il sistema universitario e le competenze richieste dal mercato del lavoro | 111
Figura 5.5. Giudizio sulla formazione universitaria rispetto al mercato del lavoro
(valori percentuali)
Formazione personale dell’intervistato
Formazione universitaria attuale
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla
professione veterinaria in Italia, 2005.
I liberi professionisti sembrano generalmente i meno soddisfatti della propria
preparazione universitaria rispetto alle richieste del mondo del lavoro. In particolare solo il 24% dei liberi professionisti che si occupano di equini e il 22,3% di chi si
occupa di animali da reddito ritiene più che sufficiente la propria formazione (fig.
5.6). Anche tra gli iscritti all’Ordine che al momento non esercitano la professione
la percentuale di chi ritiene di aver sviluppato, durante gli anni universitari, competenze decisamente soddisfacenti è piuttosto bassa (26,8%). Valori decisamente superiori si riscontrano tra i veterinari pubblici (40,8%), i veterinari impiegati
nell’industria (45,7%) e tra i ricercatori e gli accademici (40,1%).
Le regioni in cui i giovani veterinari sembrano con maggior fatica affrontare le
esigenze del lavoro sono quelle del Nord Est: appena uno su quattro (25,6%) ritiene la propria formazione più che sufficiente, contro il 30,2% della media. Nel Nord
Ovest, a dispetto di una percentuale di professionisti superiore alla media che giudica soddisfacente la propria formazione universitaria (31,2%), sono più numerosi
i medici veterinari che giudicano negativamente il sistema formativo universitario
nel complesso (solo il 17,7% lo ritiene adeguato).
Nella valutazione della propria preparazione l’anno di iscrizione all’Ordine influisce limitatamente. In generale i medici veterinari che si sono iscritti all’Ordine
dopo il 2005 (e che tendenzialmente hanno una minor anzianità lavorativa) danno
un giudizio leggermente più positivo; il 31,4% ritiene almeno buona la propria
preparazione rispetto al 29,3% dei veterinari iscritti da almeno 5 anni.
Se si passa ad esaminare, più in generale, la formazione attualmente offerta agli
studenti dal sistema universitario la differenza diminuisce. Il 19,3% dei veterinari
iscritti al massimo da 4 anni e il 18% dei veterinari iscritti almeno da 5 anni la giudicano buona o ottima.
112 | La professione medico veterinaria
Figura 5.6. Giudizio sulla formazione universitaria rispetto al mercato del lavoro
- Analisi per target professionale, anni d’iscrizione e area geografica
(Percentuale giudizi positivi - ottimo+buono)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Inoltre, tra i neo-iscritti all’Ordine è più alta la percentuale di chi ritiene la formazione universitaria attuale inadeguata rispetto alle esigenze professionali (45%
rispetto al 41,3% degli iscritti all’Ordine sino al 2005).
Nelle aree del paese in cui i giudizi sulla propria preparazione personale sono
mediamente più critici, sono anche più dure le valutazioni sulla qualità della didattica in generale.
Nel Nord Est solo il 13,7% ritiene che gli strumenti e le competenze professionali forniti dall’università italiana siano più che adeguati per le necessità lavorative e
il 48,1% li ritiene del tutto o in parte insoddisfacenti. In linea con quanto visto nelle
domande precedenti (cfr. tab. 5.2), la valutazione sulla formazione universitaria
dei veterinari che esercitano nelle regioni del Centro è leggermente più positiva: il
29,2% ritiene che possa essere giudicata almeno ad un buon livello, se comparata
con le richieste della professione.
Per quanto riguarda le tipologie professionali, i medici veterinari impiegati nelle
università stesse o nei centri di ricerca esprimono un giudizio migliore: il 28,5%
pensa che sia buona o ottima. Decisamente critico invece il giudizio dei liberi professionisti che si occupano di equini e di animali da reddito. Ben il 56,8% dei primi
e il 47,9% dei secondi ritiene inadeguata la preparazione fornita dall’università.
Rispetto a quanto rilevato nel 2005, i giovani veterinari sono generalmente più
Capitolo 5. Il sistema universitario e le competenze richieste dal mercato del lavoro | 113
ottimisti nei confronti delle capacità del sistema universitario italiano di adattarsi
alle future esigenze del mercato occupazionale (fig. 5.7). Considerando l’evoluzione delle condizioni del mercato nei prossimi 10 anni, la percentuale di chi ritiene
completamente inadeguata la formazione data dalle università cala dal 21,8% al
19,2, mentre chi la ritiene solo per alcuni aspetti insoddisfacente scende dal 46,8%
del 2005 al 38,2%.
Ciò nonostante, la maggioranza (57,4%) dei medici veterinari iscritti all’Ordine
da 10 anni al massimo è convinta che allo stato attuale l’università italiana non
possa misurarsi con le richieste future provenienti dal mercato del lavoro. È inoltre
opportuno sottolineare che, anche tra chi esprime un giudizio positivo, solo l’1,6%
reputa completamente adeguata la preparazione professionale avuta durante gli
anni universitari, mentre il 41% la giudica suscettibile di miglioramenti.
Figura 5.7. Considerando le caratteristiche del mercato occupazionale dei prossimi 10 anni, secondo
Lei, l’attuale formazione universitaria italiana è adeguata? - Confronto 2005 e 2009
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla
professione veterinaria in Italia, 2005.
I medici veterinari iscritti all’Ordine dopo il 2004 – e che presumibilmente hanno
compiuto i loro studi più recentemente – sono però meno ottimisti: solo il 39,7%
ritiene che l’attuale formazione universitaria sia adeguata o necessiti solo di alcune
riforme per poter far fronte ai cambiamenti in corso nel mercato del lavoro (fig.
5.8). I professionisti del Nord Est sono ancora una volta i più critici riguardo alla
congruenza tra i profili professionali richiesti dal mercato e la formazione universitaria: il 60,9% la ritiene inadeguata, del tutto o in parte.
Tra i veterinari delle regioni centrali e meridionali l’università gode di una discreta reputazione: ben il 44,1% e il 44,9% ritengono che la preparazione fornita
sia, almeno in parte, confacente a quelle che saranno le esigenze future; tuttavia
proprio nelle regioni del Centro il 21,7% – oltre 1 veterinario su 5 – la reputa del
tutto inadatta.
114 | La professione medico veterinaria
Particolarmente critici sono poi i liberi professionisti che non si occupano di
animali da compagnia. Il 67,2% dei veterinari che si occupano di equini ritiene
che entro 10 anni la preparazione fornita dalle università non sarà più adatta a
soddisfare completamente le necessità professionali. L’opinione di una significativa parte dei liberi professionisti degli animali da reddito è ancora più radicale: il
33,8% ritiene, infatti, che in nessun modo le competenze fornite attualmente dalle
università saranno compatibili con le necessità future. Infine, solo il 21,5% di chi si
occupa di ‘altri’ animali esprime un giudizio positivo.
Figura 5.8. Considerando le caratteristiche del mercato occupazionale dei prossimi 10 anni, secondo
Lei, l’attuale formazione universitaria italiana è adeguata? - Analisi per target professionale, anni di
iscrizione e area geografica
(percentuale giudizi positivi – adeguata + potrebbe migliorare)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
| 115
6.
L’innovazione necessaria
alla professione
La valutazione della percezione dei giovani medici veterinari sulla formazione
maturata durante il percorso universitario non è sufficiente ad avere un quadro
esaustivo. Non è infatti sufficiente a valutare quali siano i cambiamenti realmente
necessari per favorire lo sviluppo di competenze adeguate alle esigenze del mercato occupazionale e quali siano i percorsi innovativi atti a favorire l’accesso e l’inserimento nel mondo del lavoro.
I veloci mutamenti nel mercato del lavoro in generale, e di quello medico veterinario in particolare, rendono necessario soffermare l’attenzione sull’efficacia di
alcune novità che già oggi stanno riguardando la professione. E rendono ancora
più determinante la valutazione di alcune possibili iniziative di innovazione che
potrebbero apportare elementi migliorativi per le opportunità lavorative dei giovani professionisti.
È importante quindi conoscere l’opinione dei giovani professionisti su alcuni
aspetti cruciali al fine di poter acquisire un quadro aggiornato, valutato con gli
occhi di chi ha esperienza diretta, dei mutamenti del mercato occupazionale.
L’indagine ha così consentito di acquisire l’opinione dei giovani professionisti in
merito ai seguenti aspetti:
• Meccanismi di ammissione ai corsi di laurea;
• Corsi di laurea triennali per figure paraveterinarie;
• Creazione di nuove facoltà di medicina veterinaria;
• Valutazione delle facoltà di medicina veterinaria secondo gli standard europei da
parte di un organismo indipendente;
• Ambiti di competenze da promuovere durante il percorso universitario;
• Caratteristiche del periodo di tirocinio;
• Intensificazione dei rapporti tra università e territorio;
• Meccanismi di abilitazione professionale.
116 | La professione medico veterinaria
Nei paragrafi successivi sono illustrate le principali evidenze emerse dall’indagine.
6.1. Meccanismi di ammissione ai corsi di laurea
I giovani medici veterinari, pur non ritenendo che la modifica delle procedure
di ammissione all’università sia tra i problemi più urgenti per la professione (cfr.
fig. 5.4), sono convinti in buona parte (40%) che l’alto numero di studenti sia un
elemento di criticità per il sistema delle facoltà di medicina veterinaria in Italia. Ne
consegue che una cospicua maggioranza (63,7%) ritiene poco adeguati anche i
meccanismi di selezione per l’ammissione ai corsi di laurea in medicina veterinaria. A questa si aggiunge poi un 17,7% che non li ritiene assolutamente idonei.
Figura 6.1. Ritiene idonei i meccanismi di selezione per l’ammissione ai corsi di laurea in medicina
veterinaria?
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Le differenze rilevate dall’analisi per categoria professionale, area geografica e
anno d’iscrizione all’Ordine non sono sostanziali (fig. 6.2).
Spesso, inoltre, ad una più alta percentuale di giudizi positivi sui meccanismi di
ammissione alle facoltà di medicina veterinaria corrisponde anche una più ampia
quota di giudizi decisamente negativi.
Ciò succede, ad esempio, tra i medici veterinari dell’industria e delle associazioni, tra i ricercatori e gli accademici e nel settore pubblico, ma anche tra i professionisti delle regioni del Sud e delle Isole. Fanno eccezione i medici veterinari che
esercitano nel Nord Est: il 23,9% di questi ritiene adeguati i meccanismi di ammissione alle facoltà di medicina veterinaria (contro il 18,6% del totale) mentre una
percentuale inferiore alla media (13,7%) li ritiene completamente insoddisfacenti.
Si differenziano poi i liberi professionisti che si occupano di equini. Il 72,2% ritiene
poco efficaci le procedure di selezione.
Considerata l’ampia quota di valutazioni critiche, è importante sottolineare che
ben il 48,4% dei medici veterinari iscritti all’Ordine negli ultimi 10 anni, ritiene che
il primo provvedimento da attuare sia la diminuzione dei posti disponibili.
Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 117
Figura 6.2. Ritiene idonei i meccanismi di selezione per l’ammissione ai corsi di laurea in medicina
veterinaria? - Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Anche considerando l’insieme delle citazioni, questa rimane la soluzione su cui
si concentra la maggior parte dei consensi (58,1%). Il 19,9% (44,6%, considerando
l’insieme delle citazioni) ritiene invece che la selezione debba piuttosto avvenire
a percorso avviato, condizionando l’ammissione al secondo anno di corso in base
ai risultati raggiunti nel primo. Una quota più modesta (14,5%) propende per una
modifica dell’impianto dei test d’ingresso alle facoltà, opzione che, considerando
l’insieme delle risposte, raccoglie comunque il favore di un medico veterinario su
quattro (25,8%). La valutazione della carriera scolastica è invece considerata la
condizione principale per l’ammissione al corso di medicina veterinaria per il 9,8%
dei giovani professionisti, ma raggiunge il 24,6% dei consensi se si considera l’insieme delle citazioni (prime due riforme da introdurre per migliorare le procedure
di selezione).
Rispetto all’ipotesi di ridurre il numero degli studenti vi sono poche perplessità.
Particolarmente favorevoli sembrano essere gli impiegati nell’industria e nelle associazioni dei produttori/allevatori (71,5%) e i liberi professionisti che si occupano
di equini (71,4%). Al di sotto del dato medio è invece il consenso che si riscontra
tra i medici veterinari del settore pubblico (49,1%) e i ricercatori (40,5%).
La proposta di vincolare l’ammissione al secondo anno ai risultati conseguiti
durante il primo è accolta con favore soprattutto dai liberi professionisti che si
occupano di animali da reddito, tra cui raccoglie il 58,3% delle citazioni, contro
una media del 44,6%. Anche i medici veterinari che si occupano di ‘altri’ animali
apprezzano questa idea (58,5%), così come i medici veterinari che lavorano nelle
118 | La professione medico veterinaria
università stesse o nella ricerca in generale (54,5%). Va sottolineato che tra questi
ultimi la possibilità di valutare l’idoneità degli studenti alla fine del primo anno
riscuote un consenso maggiore rispetto alla riduzione del numero di studenti.
Figura 6.3. Quali azioni dovrebbero essere adottate per migliorare i meccanismi di selezione
per l’ammissione ai corsi di laurea in medicina veterinaria?
(valori percentuali, prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazioni)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Meno favorevoli a questa proposta sembrano essere i liberi professionisti che si
occupano di animali da compagnia (41,9%), i medici veterinari pubblici (37,2%) e
gli impiegati nell’industria (26,1%).
Rispetto ad una selezione prevista alla fine del primo anno i medici veterinari dell’industria sembrano preferire, infatti, la revisione della struttura del test di
ammissione (33,0%), un’ipotesi che comunque è apprezzata anche tra i coloro che
lavorano presso le università o nel settore della ricerca (38,7%).
Tra gli impiegati nel settore pubblico e nell’industria, è invece la valutazione
della carriera scolastica pregressa a riscuotere un consenso piuttosto consistente,
indicata rispettivamente dal 35,6% e dal 36,6%.
In tutte le aree del paese sembra prevalere l’idea della necessità di tagliare i
posti disponibili nelle singole facoltà di medicina veterinaria. Nel Nord Est ben il
68,3% segnala questa proposta come la soluzione per migliorare l’efficacia degli
strumenti di selezione. Al contrario, l’idea di modificare il test d’ingresso raccoglie
solo il 18,1% delle citazioni contro il 25,1% delle regioni meridionali, il 29,1% delle
regioni del Centro e il 29,6% del Nord Ovest. Sempre nel Nord Ovest la proposta
di ammettere gli studenti al secondo anno in base ai risultati del primo riscuote
un discreto successo (49,2%). Anche tra i medici veterinari che esercitano nel Sud
e nelle Isole questa possibilità è abbastanza apprezzata, segnalata dal 45,5%, una
percentuale superiore a quella del Nord Est (40,7%) e del Centro (41,1%).
Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 119
Figura 6.4. Quali azioni dovrebbero essere adottate per migliorare i meccanismi di selezione
per l’ammissione ai corsi di laurea in medicina veterinaria? - Analisi per target professionale
(valori percentuali, prime 3 citazioni)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Figura 6.5. Quali azioni dovrebbero essere adottate per migliorare i meccanismi di selezione
per l’ammissione ai corsi di laurea in medicina veterinaria? - Analisi per area geografica
(valori percentuali, prime 3 citazioni)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
6.2. Le figure paraprofessionali
Per quanto riguarda l’istituzione di corsi triennali in aree paraveterinarie, da parte di alcune facoltà di medicina veterinaria, il giudizio dei giovani professionisti è
molto netto: l’85,5% dei medici veterinari che sono entrati nell’Ordine negli ultimi
10 anni, ritiene che non vi possano essere sbocchi occupazionali per questi nuovi
professionisti.
120 | La professione medico veterinaria
Figura 6.6. Alcune facoltà di medicina veterinaria hanno istituito corsi di laurea di durata triennale
in aree paraveterinarie. Lei ritiene che il mercato del lavoro attuale consenta di offrire opportunità a
queste nuove figure?
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Più nel dettaglio, l’unico settore professionale che esprime un’opinione significativamente differente è quello della ricerca. Il 25,4% ritiene che nel mercato del
lavoro vi sia spazio per queste nuove professioni; tuttavia anche in questo comparto, dove operano per lo più i medici veterinari impiegati nelle università stesse, tre
su quattro danno un giudizio negativo.
Figura 6.7. Lei ritiene che il mercato del lavoro attuale consenta di offrire opportunità a nuove figure
professionali in aree paraveterinarie? - Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area
geografica
(% risposte affermative)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 121
I più critici sono, senza dubbio, i liberi professionisti che si occupano di animali
diversi da quelli da reddito e da compagnia. Nessuno ritiene che attualmente vi
sia una richiesta specifica di queste nuove figure professionali. A tale proposito
è opportuno richiamare all’attenzione che gran parte dei liberi professionisti di
‘altri’ animali (l’81,6%) ha intrapreso questa carriera spinto dalla mancanza di altri
sbocchi professionali (cfr. fig. 2.12).
Anche tra gli impiegati nel settore pubblico la valutazione dei corsi triennali è
molto severa: il 95,0% ritiene che non vi siano sbocchi occupazionali.
Dall’esame delle risposte per anni di iscrizione all’Ordine emerge qualche differenza. Solo il 17,8% dei medici veterinari iscritti da meno di 5 anni (e che quindi
hanno un’esperienza professionale non superiore a 4 anni) pensa che per queste
nuove figure vi siano opportunità lavorative; tale quota si riduce ulteriormente tra
gli iscritti all’Ordine da più tempo (11,6%).
Un po’ più alta della media anche la percentuale dei medici veterinari del Nord
Est che danno un giudizio positivo su tali corsi di laurea (20,1%).
6.3. Facoltà di medicina veterinaria: nuove aperture e rispetto
degli standard europei
Decisamente negativo il giudizio riguardo alla possibilità di aprire altre facoltà di
medicina veterinaria (fig. 6.8). Il 93,7% è in totale disaccordo, il 2,6%ha una posizione neutra rispetto a tale ipotesi mentre solo il 3,7% è favorevole. Tale posizione
è coerente con l’opinione diffusa che uno dei problemi più gravi del sistema universitario italiano è proprio il numero eccessivo di facoltà di medicina veterinaria
(44,8%) e, di conseguenza, anche l’elevato numero di studenti (cfr. par. 5.1).
Figura 6.8. Attualmente l’Italia è il paese europeo con il maggior numero di facoltà e di studenti
in medicina veterinaria. Rispetto all’apertura di nuove facoltà Lei è?
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
L’analisi per categoria professionale, anni d’iscrizione all’Ordine e area geografica evidenzia una contrarietà alla proposta di aprire nuove facoltà di medicina ve-
122 | La professione medico veterinaria
terinaria pressoché omogenea (fig. 6.9). La percentuale di chi si dichiara d’accordo
raggiunge il suo massimo valore tra gli impiegati nell’industria, dove raggiunge
appena il 7,4%. Tra i liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali e di
equini non vi è addirittura nessuna voce completamente favorevole. Tale posizione
è comunque da sottolineare: anche tra coloro che potrebbero beneficiare dell’apertura di nuove facoltà la contrarietà è prevalente. Sono leggermente più possibilisti i
ricercatori e gli accademici: il 6,0% non è né a favore né contrario e il 5,3% è esplicitamente favorevole (nel complesso 11,3% di giudizi non contrari).
Rispetto alle altre aree geografiche, i medici veterinari del Nord Est sono decisamente ostili alla proposta: solo il 3,9% non si dichiara in disaccordo.
Figura 6.9. Rispetto all’apertura di nuove facoltà in medicina veterinaria Lei è?
- Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica
(% di accordo)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Oltre ad opporsi all’apertura di nuove facoltà, è importante sottolineare che i
medici veterinari che sono entrati a far parte dell’Ordine negli ultimi 10 anni sono
largamente convinti (94,9%) che tutte le facoltà attualmente attive sul territorio
italiano dovrebbero sottoporsi al giudizio di un organismo indipendente per verificare il rispetto degli standard europei (fig. 6.10).
A livello europeo opera già da qualche anno l’European Association of Establishments for Veterinary Education (EAEVE) che ha lo scopo di esaminare il rispetto
delle direttive europee16 e degli standard accademici da parte degli istituti.
16 Direttiva 2005/36/EC del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 dicembre 2005, riguardante il
riconoscimento delle qualifiche professionali; definisce i requisiti minimi dell’istruzione veterinaria.
Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 123
Figura 6.10. Ritiene che le facoltà esistenti dovrebbero essere tutte valutate da un organismo
indipendente per verificare il rispetto degli standard europei?
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Fino ad oggi – ma sono programmate diverse verifiche nelle università italiane
per il 2010 – l’EAEVE, attraverso il comitato costituito congiuntamente con la Federation of Veterinarians of Europe (FVE), ha verificato e approvato il rispetto delle
direttive europee in sole quattro facoltà italiane (Bologna, Torino, Bari, Perugia),
mentre una è stata approvata sotto condizione (Teramo) e per le altre facoltà sono
state riscontrate in alcuni casi carenze gravi. La valutazione degli atenei italiani e
del rispetto dei parametri fissati a livello europeo sembra essere quindi una necessità non più prorogabile per tutti i giovani medici veterinari.
6.4. Gli ambiti di competenze da potenziare durante la
formazione universitaria
Importante è valutare quali siano gli ambiti della medicina veterinaria da potenziare durante il percorso universitario al fine di acquisire le competenze necessarie
richieste dal mercato del lavoro.
Fatta eccezione per alcune discipline che raccolgono un numero limitato di preferenze (sperimentazione animale e medicine complementari), i giovani medici
veterinari ritengono tutti gli altri settori quasi ugualmente importanti.
In prima posizione, fra gli ambiti ritenuti importanti rispetto alle attuali opportunità offerte dal mercato, si distingue la sicurezza alimentare: secondo il 76,1% dei
giovani medici veterinari il settore della qualità e sicurezza alimentare dovrebbe essere promosso con moduli professionalizzanti all’interno delle università. Si tratta
di un ambito di approfondimento ancora poco diffuso (cfr. par. 3.1), ma che può
offrire una qualche opportunità lavorativa, soprattutto in quei settori che riescono
a garantire condizioni contrattuali migliori quali il settore pubblico e l’industria.
Seguono, con oltre il 69% delle citazioni, gli animali da compagnia, ambito già
molto diffuso, e la sanità pubblica. In quarta e quinta posizione, pari merito con
oltre il 66% delle citazioni, si collocano la medicina comportamentale e gli animali
da allevamento o da reddito, che rispetto all’indagine del 2005, sembrano perde-
124 | La professione medico veterinaria
re molti punti in termini di garanzie sulle aspettative professionali e di reddito.
Fra gli altri ambiti importanti, da potenziare all’interno delle università si citano
l’epidemiologia, l’educazione sanitaria, gli animali esotici, con oltre il 63% delle
preferenze, e infine la protezione ambientale (59,6%), l’acquacoltura (52,6%) e le
produzioni biologiche (50,2% delle citazioni).
Tabella 6.1. In relazione alle attuali opportunità che offre il mercato del lavoro, quali settori
dovrebbero essere promossi con moduli professionalizzanti all’interno dell’università? - Analisi
per target professionale, anni di iscrizione e area geografica
(3 ambiti più citati, valori percentuali)
LP - Animali compagnia
Animali da compagnia
(77,9%)
Animali esotici
(72,9%)
Medicina
comportamentale
(71,6%)
LP - Animali reddito
Animali allevamento/
reddito
(84,0%)
Sicurezza/qualità
alimentare
(82,0%)
Sanità pubblica
(67,3%)
LP - Equini
Animali allevamento/
reddito
(78,2%)
Epidemiologia
(64,1%)
Animali esotici
(63,1%)
Sicurezza/qualità
alimentare
(84,3%)
Animali esotici
(65,8%)
Acquacoltura
(63,0%)
Animali da compagnia
(73,2%)
Sicurezza/qualità
alimentare
(71,1%)
Medicina
comportamentale
(68,5%)
Sicurezza/qualità
alimentare
(91,0%)
Sanità pubblica
(83,1%)
Epidemiologia
(81,3%)
Sanità pubblica
(79,1%)
Animali allevamento/
reddito
(77,7%)
Sicurezza/qualità
alimentare
(73,7%)
Industria
Sicurezza/qualità
alimentare
(95,7%)
Acquacoltura
(74,7%)
Animali allevamento/
reddito
(73,6%)
Altro
Sicurezza/qualità
alimentare
(90,8%)
Sanità pubblica
(75,5%)
Protezione ambientale
(74,5%)
Iscritti <5 anni
Sicurezza/qualità
alimentare
(75,1%)
Sanità pubblica
(72,7%)
Animali da compagnia
(72,4%)
Iscritti da 5-10 anni
Sicurezza/qualità
alimentare
(77,0%)
Animali da compagnia
(66,9%)
Sanità pubblica
(65,9%)
Nord Ovest
Sicurezza/qualità
alimentare
(73,0%)
Animali allevamento/
reddito
(66,7%)
Animali esotici
(63,9%)
Nord Est
Sicurezza/qualità
alimentare
(78,7%)
Sanità pubblica
(75,1%)
Epidemiologia
(71,4%)
Centro
Sicurezza/qualità
alimentare
(75,3%)
Animali da compagnia
(69,5%)
Animali allevamento/
reddito
(66,7%)
Sud Isole
Sicurezza/qualità
alimentare
(77,6%)
Animali da compagnia
(75,0%)
Medicina
comportamentale
(74,7%)
Totale iscritti
<=10 anni
Sicurezza/qualità
alimentare
(76,1%)
Animali da compagnia
(69,5%)
Sanità pubblica
(69,1%)
LP - Altri animali
Liberi Professionisti
Pubblico
Università, ricerca
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 125
Alcune differenze tuttavia si evidenziano a seconda degli ambiti professionali.
La tabella 6.1 mostra (per target professionale, anni di iscrizione all’Ordine e area
geografica) i primi tre ambiti che, secondo i giovani medici veterinari, dovrebbero
essere promossi con moduli professionalizzanti nell’università italiana.
Coloro che si occupano di animali da compagnia citano soprattutto il proprio
settore come ambito da potenziare all’interno delle università, seguito dagli animali esotici e dalla medicina comportamentale. I liberi professionisti che si occupano di animali da reddito e di equini fra gli ambiti da promuovere citano più
spesso gli animali da allevamento (84,0% e 78,2% rispettivamente). La sicurezza
alimentare passa in seconda posizione per i liberi professionisti che si occupano di
animali da reddito mentre non rientra fra i primi tre ambiti citati da chi si occupa di
equini. Questi ultimi infatti attribuiscono maggiore importanza all’epidemiologia
(64,1%) e agli animali esotici (63,1%).
Quello della sicurezza e qualità alimentare è il settore che raccoglie più pareri
favorevoli fra i medici veterinari pubblici (91,0%) ed gli impiegati nell’industria
(95,7%), mentre la sanità pubblica è il settore più citato dai medici veterinari impiegati nella ricerca (79,1%). Si sottolinea come anche una buona parte di impiegati nel settore pubblico cita proprio la sanità pubblica fra gli ambiti da promuovere (83,1%).
Mentre non si rilevano particolari evidenze nella distinzione per anni di iscrizione all’Ordine, alcune differenze emergono per area geografica: oltre alla sicurezza
alimentare, che rimane l’ambito più citato in tutte le aree, nelle regioni meridionali
viene data maggiore importanza agli animali da compagnia (75,0%) ed alla medicina comportamentale (74,7%); nel Centro si citano più spesso gli animali da
compagnia e da allevamento (69,5% e 66,7% rispettivamente); le regioni del Nord
Est si distinguono per l’ampio favore espresso verso la sanità pubblica (75,1%) e
l’epidemiologia (71,4%); infine, nelle regioni del Nord Ovest, in terza posizione
dopo la sicurezza alimentare e gli animali da allevamento, si collocano gli animali
esotici che raggiungono il 63,9% delle citazioni.
6.5. La gestione del periodo di tirocinio
Considerata l’importanza che lo sviluppo delle capacità professionali e delle
esperienze pratiche rivestono per i medici veterinari, è evidente che il tirocinio è
ritenuto un momento fondamentale della loro preparazione.
Nei capitoli precedenti si è già visto quale funzione eserciti il periodo di praticantato nell’agevolare l’ingresso dei medici veterinari nel mondo del lavoro. I medici
iscritti all’Ordine negli ultimi 10 anni ritengono che un periodo svolto presso un
veterinario privato sia particolarmente utile, mentre meno certezza vi è riguardo
ai tirocini svolti presso l’industria, gli enti pubblici e l’università. Rispetto all’attuale organizzazione del praticantato, pertanto, la quasi totalità dei giovani (96,0%)
126 | La professione medico veterinaria
medici veterinari ritiene necessario un maggior coordinamento con le realtà produttive (fig. 6.11).
L’idea di prolungare il periodo di tirocinio, che attualmente corrisponde a 30
crediti formativi (circa 3 mesi e mezzo), convince la maggioranza dei medici veterinari: ben il 64,9% si dichiara d’accordo con tale ipotesi.
Figura 6.11. Ritiene che il periodo di tirocinio debba essere …
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Rispetto all’eventualità di prolungare il tirocinio, i più dubbiosi sembrano essere
i medici veterinari iscritti all’Ordine che al momento non esercitano: il 43,2% è
contrario. Dato abbastanza interessante considerato che la maggioranza di questa
categoria è al momento disoccupata o lavora in ambiti professionali completamente diversi.
Rispetto all’approvazione registrata per l’insieme dei giovani (64,9%), i professionisti che lavorano nell’industria e i liberi professionisti che si occupano di ‘altri’
animali mostrano un più diffuso consenso, rispettivamente il 69,2% e il 68,0%.
Un deciso sostegno all’ipotesi di prolungamento del tirocinio, proviene anche
dai medici veterinari che esercitano nel Sud e nelle Isole (70,6%). Nelle regioni del
Nord Est approva l’idea una percentuale più bassa (59,2%).
Infine, è abbastanza rilevante che, rispetto all’anzianità di iscrizione all’Ordine,
siano i membri giovani (iscritti da meno di 5 anni) i più disponibili a un’innovazione in tal senso (66,5%), sottolineando così ancora una volta l’esigenza di approfondire l’esperienza clinico-pratica.
Anche l’idea di spostare il praticantato al termine degli studi incontra un largo
consenso (59,6%); tuttavia sembra suscitare qualche perplessità in più: il 40,4% si
dichiara in disaccordo.
Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 127
Figura 6.12. Ritiene che il periodo di tirocinio debba essere prolungato?
- Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica
(% risposte affermative)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
La figura 6.13 illustra le opinioni dei medici veterinari in merito alla proposta di
svolgere il praticantato dopo la laurea in base alla categoria professionale, all’area
geografica in cui si esercita la professione e all’anno d’iscrizione all’Ordine.
Gli impiegati nel settore pubblico sono d’accordo con tale ipotesi di innovazione: il 74,2% pensa che il tirocinio dovrebbe essere svolto al termine degli studi.
Anche la maggioranza dei liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali
apprezzerebbe questa modifica (65,3%). Più limitato il consenso tra i medici veterinari che lavorano presso l’industria, dove il 46,7% è contrario.
Se l’opportunità di prolungare il periodo di praticantato è valutata positivamente
dai medici veterinari iscritti all’Ordine da 4 anni al massimo, la possibilità di posticiparlo dopo il completamento degli studi trova più favorevoli gli iscritti all’Ordine
più anziani (iscritti tra il 2004 e il 1999). Tra questi ultimi, infatti, la percentuale di
risposte affermative sale al 64,2%.
Ancora una volta chi lavora nel Sud e Isole sembra essere più propenso ad intervenire sulle modalità di realizzazione del tirocinio: il 65,8% vorrebbe che fosse
effettuato dopo la laurea. Nel Nord Ovest, invece, la percentuale dei contrari è
abbastanza rilevante (45,7%).
128 | La professione medico veterinaria
Figura 6.13. Ritiene che il periodo di tirocinio, attualmente parte integrante del corso di laurea in
medicina veterinaria, debba essere svolto successivamente alla laurea?
- Analisi per target professionale, anni di iscrizione all’Ordine e area geografica
(% risposte affermative)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
6.6. Relazione fra università e territorio
La necessità di una stretta relazione tra le facoltà di medicina veterinaria e le
realtà economiche del territorio non è solo funzionale ad agevolare il passaggio
tra studio e lavoro. La presenza di stabilimenti di macellazione, di allevamenti,
di industrie agroalimentari e farmaceutiche è di grande importanza per la qualità
stessa della didattica. Tra i requisiti minimi per l’attivazione di un corso di laurea specialistico a ciclo unico in medicina veterinaria il Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca ha incluso la disponibilità, anche attraverso eventuali convenzioni con qualificate istituzioni pubbliche e private, di un ospedale
veterinario, di un’azienda zootecnica e di un macello17.
L’80,8% dei giovani professionisti è quindi convinto che le facoltà di medicina
veterinaria debbano essere collegate al contesto socio-economico di riferimento
(fig. 6.14).
17 Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Comitato nazionale per la valutazione del
sistema universitario, Requisiti minimi per l’attivazione del corso di laurea specialistica a ciclo unico
in Medicina Veterinaria, ottobre 2002; DOC 12/02.
Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 129
Figura 6.14. Ritiene che una facoltà debba essere collegata alla realtà socio-economica del territorio
(alla presenza di allevamenti, di stabilimenti di macellazione, di industrie agroalimentari ...) ?
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
La necessità di un raccordo maggiore tra università e territorio è particolarmente
avvertita tra i liberi professionisti che si occupano di animali da reddito (85,8%),
di ‘altri’ animali (87,2%) e tra gli iscritti all’Ordine che al momento non stanno
esercitando (86,4%).
Un po’ meno sensibili a questo tema sembrano essere i liberi professionisti che
si occupano di equini: il 29,1% non ritiene il legame con la realtà economica del
territorio un requisito fondamentale per le facoltà di medicina veterinaria.
Figura 6.15. Ritiene che una facoltà debba essere collegata alla realtà socio-economica del territorio?
- Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica
(% risposte affermative)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
130 | La professione medico veterinaria
Anche il 26,5% degli impiegati nel settore pubblico condivide questo parere.
Particolarmente persuasi dell’importanza di una sinergia tra università e territorio
sono i medici veterinari che esercitano nelle regioni del Sud e delle Isole: l’86,3%
ritiene che sia un elemento imprescindibile, contro il 74,3% dei medici veterinari
che esercitano nel Centro, il 77,9% del Nord Ovest e l’82,5% del Nord Est.
Una percentuale ancor più alta (85,6%) pensa che vi debbano essere delle forme
di collaborazione tra le facoltà di medicina veterinaria e il territorio in cui queste
hanno sede.
Figura 6.16. Ritiene che una Facoltà debba essere collegata al territorio mediante rapporti
di collaborazione?
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Come visto per l’ipotesi precedente, anche in questo caso i liberi professionisti che si interessano di animali da reddito e di ‘altri’ animali (esotici, selvatici,
etc.) sono i maggiori sostenitori della necessità della creazione di forme di stretta
collaborazione tra le università e il contesto sociale ed economico di riferimento,
indicata rispettivamente dal 93,5% e dal 96,5%. Un’opinione che sembra essere
condivisa dai medici veterinari impiegati nell’industria e nelle associazioni, dove
il 90,6% considera di grande importanza che le facoltà di medicina veterinaria e le
strutture economiche, istituzionali e sociali cooperino.
Secondo i medici veterinari iscritti all’Ordine da 10 anni al massimo, la collaborazione con i territori dovrebbe avvenire sia attraverso rapporti diretti con le singole realtà produttive (67,4%) e professionali (66,6%), sia avvalendosi degli Ordini
provinciali, che possono svolgere una funzione di mediazione tra le esigenze accademiche e di studio e le necessità economiche e sociali dei contesti di riferimento.
Per avviare una collaborazione tra gli atenei e il territorio in cui questi sono inseriti, i liberi professionisti ritengono più utile privilegiare i rapporti diretti tra le
università e i singoli professionisti. Tale ipotesi è condivisa dal 79,4% di coloro
che si occupano di animali da reddito; vi è forte consenso verso tale modalità di
collaborazione anche tra chi si occupa di equini (75,1%) e di animali da compagnia
(68,6%).
Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 131
Figura 6.17. Ritiene che una facoltà debba essere collegata al territorio mediante rapporti
di collaborazione? - Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica
(% risposte affermative)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Figura 6.18. In quale forma dovrebbe manifestarsi la collaborazione fra facoltà e territorio?
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Secondo i liberi professionisti che si occupano di animali da reddito è inoltre
molto rilevante la collaborazione tra università e realtà produttive locali (80,1%).
Forse proprio in ragione dell’ambito professionale in cui si trovano ad operare,
132 | La professione medico veterinaria
questa idea è apprezzata anche da una larga maggioranza di medici veterinari impiegati nelle industrie stesse (79,1%) o che lavorano nelle università e nella ricerca
(77,0%). Al contrario, in questi due settori un numero inferiore alla media reputa
efficace il contributo di una relazione diretta tra facoltà e singoli professionisti,
rispettivamente il 49,3% e il 53,8%.
I liberi professionisti che si dedicano ad animali non convenzionali sembrano
avere maggiori perplessità circa l’idea di affidare la collaborazione tra università
e territorio ai rapporti diretti con i privati, siano essi professionisti o aziende e
industrie.
Il 64,4% favorirebbe invece formule che prevedono il coinvolgimento degli Ordini provinciali. Anche secondo la maggioranza dei medici degli animali da compagnia (65,2%), così come di quelli che si occupano di equini (66,7%), l’intervento
dell’Ordine è importante per favorire la cooperazione tra le istituzioni universitarie
e le strutture del territorio.
Malgrado raccolga un numero più limitato di citazioni, l’azione di collegamento
dell’Ordine è considerata di grande rilevanza tra i ricercatori e gli accademici e tra
i medici veterinari impiegati nell’industria, dove è la seconda modalità di risposta,
preferita alle formule di collaborazione diretta con i singoli professionisti.
Figura 6.19. In quale forma dovrebbe manifestarsi la collaborazione fra facoltà e territorio?
- Analisi per target professionale
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
6.7. L’abilitazione professionale
Non sono solo i meccanismi di ammissione all’università ad essere messi in discussione; anche l’esame di stato per l’abilitazione professionale previsto al termine
del percorso universitario sembra essere non adeguato per valutare le competenze
Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 133
e la preparazione necessarie per l’abilitazione all’esercizio della professione.
In questo caso il giudizio è ancora più severo. Il 30% ritiene che l’esame di stato, così come è attualmente organizzato, non sia per nulla valido. Il 53,4% ne dà
invece un giudizio parzialmente negativo e solo il 16,6% lo ritiene perfettamente
funzionale (fig. 6.20).
Figura 6.20. Ritiene adeguato l’esame di stato per l’abilitazione professionale medico veterinaria?
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
La figura 6.21 illustra le risposte disaggregate per ambito d’attività professionale,
anno d’iscrizione e area geografica.
Dall’osservazione dei dati emergono solo alcune differenze, seppur limitate, tra
le diverse aree della professione.
Figura 6.21. Ritiene adeguato l’esame di stato per l’abilitazione professionale medico veterinaria?
- Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
134 | La professione medico veterinaria
Rispetto al dato medio i liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali
sono ancora più critici. Il 43,0% ritiene del tutto inadeguato l’attuale esame di
stato. Allo stesso modo, tra i medici veterinari del settore pubblico (35,1%) e i
liberi professionisti che si occupano di equini (36,6%) il numero di chi esprime un
giudizio totalmente negativo è superiore alla media.
Leggermente migliore la valutazione degli impiegati nell’industria. Il 28% ritiene che l’esame di stato sia adeguato, mentre una percentuale inferiore (20,3%) è
convinta che, allo stato attuale, sia inefficiente.
Per migliorare la situazione, il 36,1% dei giovani medici veterinari è dell’opinione che l’esame di abilitazione dovrebbe contenere una parte specifica di prove
per valutare le abilità professionali, e il 34,5% ritiene importante che l’esame sia
uniforme in tutto il territorio italiano. Segue poi un 22,1% che richiede la riorganizzazione delle commissioni giudicatrici. Considerando l’insieme delle citazioni,
l’omogeneità delle prove di abilitazione alla professione diventa la prima richiesta,
segnalata dal 48,1%, mentre la valutazione delle abilità professionali raccoglie il
42,2% delle risposte. Anche la riorganizzazione delle commissioni è vista con favore da una significativa quota di medici veterinari: il 38,1% la indica tra le principali riforme da introdurre.
Figura 6.22. Quali sono le iniziative più urgenti da introdurre per migliorare l’esame di stato
per l’abilitazione professionale medico veterinaria?
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Come evidenziato dalla figura 6.9, i liberi professionisti che si occupano di animali non convenzionali (62,4%), i medici veterinari del settore dell’istruzione e
della ricerca (61,5%) e quelli impiegati nell’industria e nelle associazioni (63,3%)
sono i più convinti della necessità di uniformare le prove di esame su tutto il territorio italiano. Tra i liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia
prevale invece l’esigenza di valutare, insieme alle conoscenze teoriche, le abili-
Capitolo 6. L’innovazione necessaria alla professione | 135
tà professionali. Il 45,9% suggerisce una riforma dell’esame di stato in tal senso,
mentre il 44,1% vorrebbe prove uniformi in tutta Italia.
La richiesta di includere nell’esame anche le capacità personali indispensabili
per l’esercizio della professione trova un alto numero di sostenitori tra i liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali – dove raggiunge addirittura il 54,9%
–, ma anche tra gli iscritti all’Ordine che al momento non esercitano la professione
(47,2%). Viceversa questa ipotesi convince una quota minore di medici veterinari impiegati nell’industria (29,2%) e di professionisti che si dedicano alla ricerca
(26,5%). Per questi ultimi – la maggioranza lavora nelle università stesse – la revisione dell’organizzazione delle commissioni è molto più importante e raccoglie
il 41,9% delle citazioni. L’opinione dei liberi professionisti in equini diverge da
quella di tutti gli altri. L’iniziativa che riscuote il maggiore consenso è la riorganizzazione delle commissioni d’esame, chiesta dal 44,1%. Seguono la valutazione
delle abilità professionali (41,8%) e l’uniformità delle prove d’esame (33,9%).
Figura 6.23. Quali sono le iniziative più urgenti da introdurre per migliorare l’esame di stato
per l’abilitazione professionale medico veterinaria? - Analisi per target professionale
(valori percentuali, prime 3 motivazioni)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
L’opinione sulle riforme da introdurre nell’esame di stato variano significativamente a seconda della regione in cui si esercita la professione (fig. 6.24).
Nelle regioni del Sud e delle Isole, così come nel Centro, la necessità prevalente
è la valutazione delle abilità professionali, indicata rispettivamente dal 46,7% e
dal 44,5%; tuttavia se i medici veterinari del Centro indicano la riorganizzazione
delle commissioni come seconda istanza (41,8%), un’alta percentuale di medici
veterinari del Sud e delle Isole (45,0%) è convinta invece dell’importanza di uniformare le prove d’esame. Ancora più convinti di ciò sembrano essere i colleghi
delle regioni settentrionali.
136 | La professione medico veterinaria
Nel Nord Ovest in particolare su questa proposta si concentra il 58% delle preferenze.
Figura 6.24. Quali sono le iniziative più urgenti da introdurre per migliorare l’esame di stato
per l’abilitazione professionale medico-veterinaria? - Analisi per area geografica
(valori percentuali, prime 3 motivazioni)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
| 137
7.
Professione medico veterinaria:
quali prospettive?
7.1. Scenari occupazionali
La difficile condizione lavorativa dei giovani medici veterinari non sembra essere
destinata ad una rapida risoluzione. Nel 2005 il Libro Bianco aveva già evidenziato
come il futuro professionale apparisse incerto: il 78,1% dei medici veterinari prevedeva per il 2020 un numero di occupati sostanzialmente stabile o addirittura in
diminuzione. Già allora tale prospettiva appariva decisamente grave soprattutto
se messa in relazione con l’andamento del numero dei medici veterinari iscritti
all’Ordine e dei laureati. A partire dalle evidenze emerse dall’indagine, le previsioni individuavano un decremento del numero di medici veterinari occupati al 2020
pari al -2%/-4%.
Come si sono modificate le attese? Durante questi cinque anni sono intervenuti
cambiamenti che rendono necessaria la riformulazione delle previsioni? Qual è
l’opinione dei giovani medici veterinari rispetto al futuro?
A tutti questi interrogativi la nuova indagine sulla professione ha inteso dare
risposta. Risposta che diventa non solo più attuale ma anche più puntuale perché
raccoglie informazioni e riscontri da parte di professionisti che ancor oggi hanno
un’esperienza diretta delle dinamiche occupazionali, avendo essi stessi la necessità
di consolidare la propria posizione lavorativa.
Cosa pensano allora i giovani professionisti? Rispetto alla situazione attuale,
quale sarà, nel 2020, tra dieci anni, il numero di medici veterinari che potranno
essere impiegati?
L’opinione sulle prospettive occupazionali è ancora una volta negativa: il 79,1%
ritiene che il numero dei professionisti occupati nel 2020 sarà più basso o al limite
inalterato.
138 | La professione medico veterinaria
Rispetto al 2005, a fronte di una diminuzione della percentuale di medici veterinari che prevede un calo superiore al 10% del numero di posti di lavoro (si
passa dal 26,2% del 2005 al 16,8% del 2009), crescono significativamente sia la
percentuale di chi ritiene che il mercato sarà sostanzialmente immobile (dal 25,5%
al 33,2%) sia la quota di medici veterinari che ritiene probabile una diminuzione
del numero di occupati compresa tra il -3% e il -10%. Una larga parte (15,6%) di
chi prevede invece un aumento del numero di posti di lavoro crede comunque che
l’incremento non potrà essere superiore al 10%.
Figura 7.1. Quale sarà l’andamento del numero di medici veterinari impiegati stabilmente in Italia
tra 10 anni rispetto ai medici veterinari occupati oggi? - Confronto 2005 e 2009
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla
professione veterinaria in Italia, 2005.
Al fine di facilitare una miglior comprensione degli orientamenti espressi riguardo all’impiego tra 10 anni dei medici veterinari in Italia, si propone per ciascuna
segmentazione proposta (target professionale, anni di iscrizione all’Ordine, area
geografica) il calcolo del saldo, indicatore che rappresenta la differenza tra quanti
hanno espresso una previsione positiva e quanti hanno invece preventivato un
decremento, al netto della percentuale di coloro che dichiarano una stabilità del
numero di impiegati.
Il pessimismo prevale in tutte le tipologie di medici veterinari. Indipendentemente infatti dalla regione in cui si esercita, dall’anzianità di iscrizione all’Ordine
e dalla categoria professionale, i giovani medici veterinari che si attendono una
flessione del numero complessivo di occupati sono sempre di più rispetto a chi
prevede invece una crescita (ciò dà origine a saldi sempre negativi).
Decisamente pessimisti i liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali
(saldo pari a -54,2%), di animali da reddito (saldo pari a -35,2%) e gli iscritti all’Ordine che non esercitano (saldo pari a -38,9%).
Capitolo 7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? | 139
Figura 7.2. Quale sarà l’andamento del numero di medici veterinari impiegati stabilmente in Italia
tra 10 anni rispetto ai medici veterinari occupati oggi? - Analisi per target professionale, anni
di iscrizione e area geografica
(saldo *)
* SALDO: differenza fra chi dichiara una crescita e chi dichiara una diminuzione. Indica l’andamento tendenziale del
numero di medici veterinari: un saldo negativo significa una prevalenza di intervistati che prevede un calo rispetto a chi
prevede un aumento.
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Chi si è iscritto più recentemente all’Ordine sono anche più preoccupato, con
un saldo pari a -28,6%, contro il -21,9% dei medici veterinari iscritti da almeno 5
anni.
In tutte le regioni si attende poi una contrazione del numero di occupati e in
particolare nel Sud e nelle Isole, con un valore del saldo pari a -27,5%.
I molteplici ambiti dell’attività medico–veterinaria sono caratterizzati, già oggi,
da dinamiche occupazionali molto differenziate. Per questo motivo si è deciso di
esaminare in dettaglio i principali campi lavorativi al fine di individuare le opportunità future ad essi associate.
La tabella 7.1 raccoglie le aspettative dei giovani medici veterinari in merito al
numero di occupati fra 10 anni per ciascuno dei campi professionali esaminati ed
offre al tempo stesso un confronto con quanto già emerso nell’indagine del Libro
Bianco realizzata nel 2005, nella quale però erano stati coinvolti anche professionisti con anzianità lavorativa maggiore.
Quali sono gli ambiti per cui tra dieci anni è previsto un diffuso calo delle occasioni lavorative?
140 | La professione medico veterinaria
I giovani ritengono siano opportunità legate al settore degli animali da reddito a
presentare le maggiori criticità: il 51,5% dei medici veterinari iscritti all’Ordine da
al massimo 10 anni ritiene vi sarà una contrazione nel numero degli occupati. Non
molto promettenti anche le condizioni nel campo della sperimentazione animale,
della sanità pubblica, dell’acquacoltura e dell’epidemiologia; la maggior parte prevede un numero di occupati stabile.
Agli occhi dei giovani medici veterinari le maggiori opportunità sembrano esservi nell’ambito della medicina comportamentale – il 70% prevede una crescita del
numero di occupati in questo comparto – e degli animali esotici (69,8%); segue le
medicine complementari (60,8%).
Tabella 7.1. In Italia, rispetto alla situazione attuale, quale sarà tra 10 anni l’andamento del numero
di medici veterinari impiegati in …
(valori percentuali)
In calo
(a)
Stabile
In crescita
(b)
SALDO
(b-a)
SALDO
Indagine 2005
Medicina comportamentale
4,5
25,5
70,0
65,5
55,3
Animali esotici
8,6
21,6
69,8
61,2
42,6
Produzioni biologiche
8,7
32,5
58,7
50,0
47,4
Medicine alternative
11,3
27,9
60,8
49,5
38,9
Protezione ambientale
9,4
36,9
53,7
44,2
54,8
Sicurezza e qualità alimentare
11,9
32,4
55,8
43,9
47,6
Animali da compagnia
17,1
32,9
50,1
33,0
17,2
Epidemiologia
10,6
48,3
41,1
30,5
26,8
Acquacoltura
11,1
55,1
33,8
22,7
38,0
Sanità pubblica
21,4
53,0
25,6
4,2
-20,4
Sperimentazione animale
33,0
46,1
20,9
-12,1
-8,3
Animali da reddito
51,5
36,5
12,0
-39,5
-43,7
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Per una visualizzazione sintetica dei risultati, per ogni ramo di attività è stato calcolato anche il valore del saldo, ovvero la differenza tra la percentuale di chi si attende una crescita del numero di occupati e la percentuale di chi si attende un calo.
Saldi negativi si registrano nel settore degli animali da reddito (-39,5%) e della
sperimentazione animale (-12,1%), ambiti professionali per cui già nell’indagine
2005 si erano rilevate tendenze in calo (rispettivamente -43,7% e -8,3%). A differenza dell’indagine del 2005, quando il saldo era fortemente negativo (-20,4%), la
sanità pubblica registra invece un valore appena superiore a 0 (4,2%), delineando
una condizione occupazionale sostanzialmente stabile.
Per tutti gli altri ambiti i saldi sono positivi, anche se vi sono differenze significative nei valori.
Tra i giovani medici veterinari sembra essere diffusa l’opinione che la medicina comportamentale (65,5%), gli animali esotici (61,2%) e le produzioni biologiche (50%) siano campi promettenti dal punto di vista lavorativo, mentre attese
Capitolo 7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? | 141
più modeste vi sono per quanto riguarda l’acquacoltura (22,7%), l’epidemiologia
(30,5%) e gli animali da compagnia (33%).
Rispetto al 2005 le aspettative occupazionali nel campo della protezione ambientale sono percepite in ridimensionamento: il saldo scende sensibilmente passando
dal 54,8% al 44,2%; al contrario sembra essere più forte la fiducia nella crescita
del settore degli animali da compagnia, il cui saldo quasi raddoppia passando dal
17,2% del 2005 al 33% del 2009, e degli animali esotici, con un saldo che aumenta
dal 42,6% al 61,2%.
Le tabelle 7.2 e 7.3 riportano nel dettaglio le previsioni occupazionali per ogni
singolo ambito disaggregate anche per categoria professionale, anno d’iscrizione
all’Ordine e area di esercizio della professione. Allo scopo di favorire una lettura
immediata delle tabelle, sono stati evidenziati i valori che si discostano significativamente da quanto emerge per l’insieme dei medici veterinari intervistati.
A seconda della categoria professionale cui appartengono, le previsioni dei giovani medici veterinari sul numero di occupati per ciascun ramo di attività differiscono significativamente.
È interessante notare che mentre i liberi professionisti che lavorano con gli animali da reddito sono decisamente pessimisti riguardo le prospettive occupazionali
nel proprio settore – come indicato dal saldo, pari a -58,6% –, gran parte di coloro
che si occupano di animali da compagnia si attendono una crescita del numero di
occupati nel loro ambito professionale, con un saldo che raggiunge il 41,7%, valore
ben superiore a quello di tutte le altre categorie professionali.
Nel valutare le previsioni espresse, occorre sempre tenere in considerazione che
la situazione connessa ai diversi ambiti di attività presenta un mercato del lavoro
con caratteristiche molto differenti. Nel caso della libera professione il mercato è
per sua stessa definizione più ‘mobile’, in grado di assorbire un maggior numero di
medici veterinari. Nella valutazione delle effettive opportunità occorre comunque
considerare che all’aumentare del numero di professionisti si registra comunque
una maggiore competizione tale da non garantire a tutti, come già sottolineato
anche in precedenza, condizioni lavorative soddisfacenti, sia per continuità che per
reddito. Non vi è un’opinione condivisa riguardo l’andamento futuro del numero
di occupati nella sanità pubblica; tuttavia è decisamente significativo che gli stessi
impiegati nel settore pubblico prevedano una contrazione della domanda di lavoro
per questo ramo di attività (con un saldo pari a -5,7%).
Anche per quanto riguarda la sperimentazione animale i giudizi sono contrastanti: a dispetto di un saldo totale negativo, tra i ricercatori e gli accademici
(15,9%), tra i liberi professionisti che si occupano di equini (19,3%) e di animali da
reddito (3,3%) si registrano valori positivi.
Per molti degli ambiti professionali presi in esame, i medici veterinari impiegati
nell’industria e nelle associazioni hanno aspettative di crescita più contenute rispetto ai loro colleghi.
-0,1
21,3
4,9
Acquacoltura
-37,0
Animali da reddito
-58,6
3,3
25,5
-23,4
19,3
8,9
13,0
56,4
19,5
64,6
68,0
45,3
67,4
76,3
55,7
LP - Equini
-49,1
-24,7
16,8
12,0
12,5
31,3
65,6
16,9
48,1
19,9
63,3
74,5
LP - Altri
animali
-39,6
-16,7
4,9
21,5
33,2
38,3
41,9
44,3
52,0
53,2
65,5
66,6
Totale Liberi
Professionisti
-55,9
-7,0
-5,7
24,0
45,4
15,2
57,9
40,1
30,5
31,9
39,1
69,3
Pubblico
-27,4
15,9
12,7
26,5
24,7
18,3
57,3
43,6
64,3
57,3
68,3
68,1
Università,
ricerca
-51,3
-2,7
-9,4
25,3
21,3
17,8
27,6
50,9
22,3
34,8
29,0
52,5
Industria
-29,9
-6,6
5,4
26,8
6,0
24,6
42,6
45,2
45,0
42,5
53,5
56,6
Altro
-39,5
-12,1
4,2
22,7
30,5
33,0
43,9
44,2
49,5
50,0
61,2
65,5
Totale iscritti
<=10 anni
* SALDO: differenza fra chi dichiara una crescita e chi dichiara una diminuzione. Indica l’andamento tendenziale del numero di medici veterinari: un saldo negativo significa una prevalenza di
intervistati che prevede un calo rispetto a chi prevede un aumento.
(In verde il saldo più alto; in blu il saldo più basso)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
-21,9
Sperimentazione animale
Sanità pubblica
29,0
33,8
Epidemiologia
51,4
27,3
37,3
41,7
53,9
Sicurezza e qualità alim.
42,6
Protezione ambientale
42,3
48,8
53,5
52,2
LP - Animali
da reddito
Animali da compagnia
54,5
54,3
Produzioni biologiche
Medicine alternative
69,2
66,9
Medicina comportamentale
LP - Animali
compagnia
Animali esotici
(saldo*)
Tabella 7.2. In Italia, rispetto alla situazione attuale, quale sarà tra 10 anni l’andamento del numero di medici veterinari impiegati in … - Analisi per target
professionale
142 | La professione medico veterinaria
Capitolo 7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? | 143
In particolare, il saldo del settore degli animali esotici raggiunge appena il 29%
contro una media del 61,2%, quello delle medicine complementari è pari al 22,3%
contro il 49,5% del totale e quello della sicurezza alimentare arriva al 27,6% rispetto al 43,9% della media. Di tutt’altro segno le previsioni occupazionali dei liberi
professionisti che si occupano di equini, in molti casi caratterizzate da un maggior
ottimismo. Nel campo della protezione ambientale, ad esempio, il saldo raggiunge
il 68%, rispetto ad una media del 44,2%, mentre nell’epidemiologia, dove la media
è del 30,5%, il saldo raggiunge il 56,4%. Più limitate le differenze che emergono
dall’analisi per area geografica e per anno d’iscrizione all’Ordine.
Ancora una volta in merito alla sanità pubblica vi sono opinioni piuttosto diverse: tra gli iscritti all’Ordine da meno tempo (al massimo 4 anni) il saldo ha
segno positivo (9,9%), mentre i colleghi più anziani (iscritti al massimo da 10 anni)
prevedono una tendenziale stabilità dei posti di lavoro (con saldo pari a -0,8%).
Allo stesso modo, se nelle regioni settentrionali prevale l’idea che nei prossimi
anni troveranno posto nella sanità pubblica sempre meno medici veterinari, nelle
regioni del Centro e del Sud e delle Isole si attende un incremento tendenziale del
numero di occupati (saldi rispettivamente pari a +8,4% e +9,1%). Per i professionisti del Nord Est è poi decisamente preoccupante la situazione del settore degli
animali da reddito: il saldo raggiunge il -61,6%. Da ultimo è interessante notare
che tra i medici veterinari che si sono iscritti all’Ordine dopo il 2005 il campo delle
medicine complemetari sembra essere decisamente promettente, con un saldo che
raggiunge il 57,5% contro il 49,5% della media.
Tabella 7.3. In Italia, rispetto alla situazione attuale, quale sarà tra 10 anni l’andamento del numero
di medici veterinari impiegati in … - Analisi per anni di iscrizione e area geografica
(saldo*)
Iscritti
< 5 anni
Iscritti da
5-10 anni
Nord
Ovest
Nord
Est
Centro
Sud
Isole
Totale
iscritti
<=10 anni
Medicina comportamentale
63,8
66,9
64,7
68,2
63,7
65,7
65,5
Animali esotici
65,3
57,6
58,9
58,1
67,1
61,0
61,2
50,0
Produzioni biologiche
54,1
46,3
47,1
56,7
59,2
42,2
Medicine alternative
57,5
42,5
52,2
56,5
53,9
40,0
49,5
Protezione ambientale
41,4
46,6
48,6
44,9
43,4
41,0
44,2
Sicurezza e qualità alim.
46,0
42,1
42,4
38,8
40,6
50,5
43,9
Animali da compagnia
35,9
30,5
32,6
30,1
23,5
41,5
33,0
Epidemiologia
30,4
30,6
23,8
28,9
27,5
38,4
30,5
Acquacoltura
21,3
24,0
16,4
12,8
19,5
36,2
22,7
Sanità pubblica
9,9
-0,8
-1,3
-1,2
8,4
9,1
4,2
Sperimentazione animale
-4,4
-18,8
-9,8
-10,3
-11,0
-15,9
-12,1
-34,2
-44,1
-34,2
-61,6
-35,5
-32,2
-39,5
Animali da reddito
* SALDO: differenza fra chi dichiara una crescita e chi dichiara una diminuzione. Indica l’andamento tendenziale del
numero di medici veterinari: un saldo negativo significa una prevalenza di intervistati che prevede un calo rispetto a chi
prevede un aumento.
(In verde il saldo più alto; in blu il saldo più basso)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
144 | La professione medico veterinaria
In ragione a quanto sin qui esposto, secondo i medici veterinari iscritti all’Ordine
da non più di 10 anni un neo-laureato oggi mediamente impiega 3 anni per trovare
un posto di lavoro che possa essere considerato stabile in termini di continuità e/o
di reddito. Nel prossimo futuro la situazione è destinata a peggiorare ulteriormente, con una attesa media di circa 4 anni.
Tali prospettive segnalano un progressivo peggioramento delle opportunità associate alla ricerca di un lavoro stabile. I medici veterinari iscritti all’Ordine da
non più di 10 anni hanno un tempo di attesa mediamente pari a 2,5 anni (cfr. fig.
3.17). Esaminando più approfonditamente i risultati emersi dall’indagine (fig. 7.3)
si evince che se il 26,8% dei giovani medici veterinari ritiene che per un impiego
stabile oggi occorrano da 1 a 2 anni d’attesa, una percentuale equivalente (25,8%)
crede invece che sia necessario più tempo (almeno da 3 a 5 anni).
Un’ulteriore dilatazione dei tempi è attesa per i prossimi anni.
I medici veterinari prevedono che tra 10 anni un neo-laureato impiegherà mediamente più di 3 anni e mezzo per trovare un lavoro stabile. La dilatazione dei
tempi di attesa è evidente se si confrontano le percentuali di coloro che ritengano
siano necessari più di cinque anni per ricoprire un impiego stabile. Il 15,2% dei
medici veterinari ritiene che oggi debba passare un periodo così lungo prima di
ottenere un lavoro sicuro; tale quota raddoppia (30,9%) quando si passa a considerare quello che accadrà tra 10 anni.
Figura 7.3. Quanto tempo impiega un neo-laureato per trovare un lavoro stabile
(per continuità e/o remunerazione)
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Tutti i medici veterinari, indipendentemente dalla categoria professionale,
dall’area geografica in cui esercitano e dall’anno di iscrizione all’Ordine, sembrano
attendersi un deterioramento delle condizioni occupazionali per il prossimo futuro
(fig. 7.4). La stima dei tempi necessari per trovare un’occupazione sembra essere
influenzata non solo dalle previsioni occupazionali per i prossimi anni, ma anche
Capitolo 7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? | 145
dall’esperienza personale dei giovani medici veterinari. Gli impiegati nel settore
pubblico stimano che attualmente un neo-laureato impieghi 4 anni (4,1) per trovare un lavoro stabile, rispetto ad una media di 3 anni. Superiori alla media anche le
stime dei liberi professionisti che si occupano di animali diversi da quelli da reddito
o da compagnia (3,8) e degli iscritti all’Ordine che attualmente non esercitano la
professione (3,7). Un dato a cui prestare attenzione è quello dei medici veterinari
che operano nel Sud e nelle Isole, secondo i quali, già oggi, dalla laurea al primo
lavoro sicuro in termini di reddito e/o continuità passano più o meno 3 anni e mezzo, contro i 2,8 del Nord Ovest, i 2,6 del Nord Est e i 2,7 del Centro.
Figura 7.4. Quanto tempo impiega un neo-laureato per trovare un lavoro stabile (per continuità e/o
remunerazione) - Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica
(media anni)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Ancora più seria la situazione prospettata dai medici veterinari delle regioni meridionali per il prossimo futuro, con un tempo medio di attesa tra il conseguimento
della laurea e un’occupazione stabile superiore ai 4 anni. Sono i medici veterinari
del Centro, tuttavia, a prevedere un più marcato peggioramento delle condizioni
del mercato del lavoro: il tempo necessario a trovare lavoro passerebbe da 2,7 anni
a 3,5. Una dinamica simile si riscontra tra i liberi professionisti che si occupano di
equini, secondo cui fra 10 anni un laureato potrebbe impiegare circa 4 anni per
trovare un’occupazione stabile, contro i 2,6 che occorrono attualmente. Stime al
di sopra della media si rilevano poi tra gli impiegati pubblici (4,5), tra i liberi pro-
146 | La professione medico veterinaria
fessionisti che si occupano di ‘altri’ animali (4,4) e gli iscritti all’Ordine che al momento non esercitano la professione. Le prospettive di lavoro dei giovani medici
veterinari sono così deludenti che l’81% oggi sconsiglierebbe ad uno studente di
iscriversi ad un corso di laurea della facoltà di medicina veterinaria (fig. 7.5).
Figura 7.5. In relazione alle opportunità occupazionali per i medici veterinari in Italia,
oggi consiglierebbe ad uno studente di iscriversi alla facoltà di medicina veterinaria?
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Figura 7.6. In relazione alle opportunità occupazionali per i medici veterinari in Italia,
oggi consiglierebbe ad uno studente di iscriversi alla facoltà di medicina veterinaria?
- Analisi per target professionale, anni di iscrizione e area geografica
(% risposte affermative)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Capitolo 7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? | 147
Rispetto al 2005 la percentuale di chi raccomanderebbe la facoltà di medicina veterinaria ad uno studente scende drasticamente, passando dal 27,2% al 19%. Solo
coloro che lavorano a vario titolo nelle università e i ricercatori sono più incoraggianti: il 28,2% consiglierebbe ad uno studente di iscriversi a medicina veterinaria
contro il 19% della media (fig. 7.6).
Leggermente superiore alla media anche la percentuale degli impiegati nell’industria che consiglierebbe ad uno studente di intraprendere la professione del medico veterinario (23,6%). I liberi professionisti che si occupano di ‘altri’ animali
nutrono poche speranze per il futuro della professione. Il 92,2% scoraggerebbe un
giovane dall’iscriversi a medicina veterinaria; ugualmente disillusi appaiono anche
i liberi professionisti che si occupano di equini (86,8%)
In tutte le regioni del paese l’iscrizione ad una facoltà di medicina veterinaria è
considerata una scelta piuttosto rischiosa, vista la mancanza di sbocchi occupazionali, ma nel Sud e nelle Isole ben l’84,6% la sconsiglierebbe contro l’80,4% del
Nord Ovest, il 78% del Nord Est e il 79,4% del Centro.
7.2. Problematiche e futuro della professione
Per i giovani medici veterinari la difficile condizione lavorativa non sembra essere imputabile a fattori contingenti e risolvibili nel breve periodo, ma ha cause
profonde, che richiedono di ripensare alle strategie di sviluppo della professione.
È quindi importante indagare quali siano secondo i professionisti iscritti all’Ordine da meno tempo le sfide che i medici veterinari si troveranno ad affrontare nei
prossimi anni e alcuni dei nodi critici da sciogliere.
Secondo il 66,3% l’eccessivo numero di professionisti è il principale problema
della categoria, seguono a distanza la diminuzione del patrimonio zootecnico
(8,8%) e l’inadeguata preparazione dei medici veterinari rispetto alle esigenze del
mercato (6,8%).
Se si considera l’insieme delle citazioni, oltre tre medici veterinari su quattro indica l’elevato numero dei professionisti tra i fattori che incidono negativamente sul
futuro della professione. Tra le questioni critiche per la professione sono poi indicate, con percentuali simili, la diminuzione del patrimonio zootecnico (26,2%) e la
diminuzione del reddito professionale (24,6%). L’inadeguatezza delle competenze
rispetto alle richieste della società e dell’economia e la concorrenza di figure di
altri settori sono segnalate da una percentuale solo leggermente inferiore, rispettivamente il 22,6% e il 20,9%. Il numero elevato di professionisti che attualmente
operano sul territorio italiano è percepito come un problema molto serio in tutti i
campi dell’attività medico-veterinaria (tab. 7.4). Il fenomeno è però sentito come
particolarmente grave tra gli impiegati nell’industria e nelle associazioni (85,4%)
e tra i liberi professionisti che si occupano di animali da compagnia (80,4%), di
equini (80,5%) e di ‘altri’ animali (84,2%). Proprio in ragione dello specifico settore
148 | La professione medico veterinaria
in cui si trovano ad esercitare, i timori dei medici veterinari pubblici e dei liberi professionisti che si occupano di animali da reddito riguardano anche la diminuzione
del patrimonio zootecnico. La bassa remunerazione delle prestazioni professionali
è invece un problema specifico dei liberi professionisti e raggiunge proporzioni
decisamente estese tra chi si occupa di animali da compagnia (29,8%).
Figura 7.7. Quali sono le maggiori difficoltà che la professione medico-veterinaria avverte oggi
e che ancor di più si troverà ad affrontare nei prossimi 10 anni?
(valori percentuali)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
Il giudizio sulle attuali competenze dei medici veterinari è visibilmente difforme.
Solo l’11,6% degli impiegati nell’industria ritiene che la preparazione sia gravemente deficitaria rispetto alle esigenze che si evidenzieranno nei prossimi anni,
ma ben il 28,6% dei ricercatori e degli accademici segnala il problema. Tra questi
ultimi, così come tra gli iscritti all’Ordine che non esercitano la professione, è decisamente superiore alla media anche il numero dei medici veterinari (30,3%) che
vedono con apprensione l’instaurarsi di meccanismi concorrenziali con figure di
altri settori (tecnologi alimentari, biologi etc.).
Anche tra gli iscritti all’Ordine dopo il 2004, e quindi con un’anzianità lavorativa
di 4 anni al massimo, la competizione con professionisti di altri settori è avvertita
come un problema crescente, citato dal 24,7% contro il 17,6% degli iscritti all’Ordine da più tempo. I medici veterinari che hanno un’anzianità lavorativa maggiore, fino a 10 anni, sono decisamente più allarmati dalla riduzione dell’entità degli
allevamenti. Se si passa all’osservazione dei dati disaggregati per area geografica,
si nota che la diminuzione del patrimonio zootecnico è un fenomeno che desta
preoccupazioni soprattutto nelle regioni del Sud e delle Isole (30,6%) e del Nord
Est (28,9%), mentre nel Centro (27,2%) e nel Nord Ovest (26,7%) maggiori timori
derivano dalla riduzione dei compensi professionali.
7,1
Competenze inadeguate rispetto
esigenze
100,0
Altro
Totale
0,7
3,4
11,2
17,9
24,2
29,8
19,7
80,4
∑
cit.
100,0
0,0
6,6
6,7
5,1
3,6
2,9
24,9
50,2
1a
cit.
0,0
9,0
14,1
21,9
6,9
24,2
48,7
63,5
∑
cit.
LP - Animali
reddito
100,0
0,0
0,0
5,2
3,2
5,2
8,5
12,8
65,1
1a
cit.
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
1,7
0,0
Integrazione veterinari da nuovi
paesi UE
3,7
7,9
Diminuzione reddito
2,9
4,6
Creazione nuove figure
72,1
Eccessivo num. professionisti
Diminuzione patrimonio
zootecnico
Concorrenza figure altri settori
1a
cit.
LP - Animali
compagnia
0,0
3,2
7,8
5,8
36,5
28,1
28,2
80,5
∑
cit.
LP Equini
100,0
4,2
0,0
0,0
5,8
5,8
0,0
0,0
10,0
8,5
20,9
26,4
9,3
19,4
11,3
84,2
∑
cit.
LP - Altri
animali
84,2
1a
cit.
(valori percentuali; prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazioni)
100,0
0,2
2,1
3,4
4,0
6,5
7,0
7,5
69,4
1a
cit.
0,9
4,3
11,7
18,1
22,1
28,5
23,5
78,4
∑
cit.
Totale
Liberi
Professionisti
100,0
0,0
3,9
9,4
9,5
7,8
5,0
13,0
51,4
1a
cit.
0,0
3,9
21,3
25,5
24,8
10,3
43,5
63,8
∑
cit.
Pubblico
100,0
0,0
4,3
1,5
5,8
13,2
6,3
7,3
61,6
1a
cit.
0,0
11,6
6,7
30,3
28,6
16,2
25,8
64,0
∑
cit.
Università,
ricerca
100,0
0,0
0,0
11,4
10,7
0,0
0,0
23,4
54,5
1a
cit.
0,0
0,0
20,1
21,6
11,6
12,7
41,3
85,3
∑
cit.
Industria
100,0
1,2
1,2
7,5
7,4
6,2
2,5
11,2
62,8
1a
cit.
3,7
2,2
15,4
30,3
24,3
17,3
26,9
73,2
∑
cit.
Altro
100,0
0,2
2,3
4,4
5,1
6,8
6,1
8,8
66,3
1a
cit.
1,1
4,4
12,8
20,9
22,6
24,6
26,2
75,9
∑
cit.
Totale
iscritti
<=10 anni
Tabella 7.4. Quali sono le maggiori difficoltà che la professione medico-veterinaria avverte oggi e che ancor di più si troverà ad affrontare nei prossimi 10 anni?
- Analisi per target professionale
Capitolo 7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? | 149
12,3
4,5
1,9
0,3
100,0
Creazione nuove figure
Integrazione veterinari da nuovi paesi UE
Altro
Totale
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
24,7
7,1
Concorrenza figure altri settori
22,1
1,5
3,7
25,2
4,3
7,9
Diminuzione reddito
21,3
5,8
77,5
∑
cit.
Competenze inadeguate rispetto esigenze
Diminuzione patrimonio zootecnico
68,2
1a
cit.
Eccessivo num. professionisti
Iscrizione
< 5 anni
100,0
0,2
2,6
4,3
3,4
5,9
7,7
11,3
64,6
1a
cit.
∑
cit.
0,6
5,1
13,2
17,6
20,4
26,8
30,5
74,6
Iscrizione
>= 5 anni
(valori percentuali, prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazioni)
100,0
0,0
2,0
5,1
4,2
5,8
4,8
8,5
69,6
1a
cit.
0,4
4,6
13,6
21,0
24,3
26,7
20,7
77,9
∑
cit.
Nord Ovest
100,0
0,6
2,0
5,9
3,7
4,5
7,7
10,0
65,6
1a
cit.
∑
cit.
0,6
4,3
10,2
18,5
19,3
25,3
28,9
77,9
Nord Est
100,0
0,6
2,3
2,9
4,0
5,8
4,6
3,5
76,3
1a
cit.
Centro
2,3
5,8
15,0
16,2
20,2
27,2
23,7
81,5
∑
cit.
100,0
0,0
2,7
4,0
7,3
9,7
7,2
11,7
57,4
1a
cit.
∑
cit.
1,0
3,5
12,4
25,4
25,0
20,8
30,6
69,4
Sud Isole
100,0
0,2
2,3
4,4
5,1
6,8
6,1
8,8
66,3
1a
cit.
1,1
4,4
12,8
20,9
22,6
24,6
26,2
75,9
∑
cit.
Totale iscritti
<=10 anni
Tabella 7.5. Quali sono le maggiori difficoltà che la professione medico-veterinaria avverte oggi e che ancor di più si troverà ad affrontare nei prossimi 10 anni?
- Analisi per anni di iscrizione e area geografica
150 | La professione medico veterinaria
Capitolo 7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? | 151
In tutto il territorio italiano i giovani medici veterinari sono dell’opinione che
le difficoltà professionali maggiori saranno legate nei prossimi anni all’eccessivo
numero di medici veterinari che già oggi opera nel paese, e nelle regioni dell’Italia
centrale questo problema è segnalato addirittura dall’81,5% contro il 75,9% della
media. I timori dei giovani medici veterinari riguardo al futuro professionale non
sono solo basati su percezioni personali. Già oggi sono riscontrabili alcuni elementi critici che potrebbero condizionare negativamente il futuro della professione.
Uno di questi è la diminuzione del patrimonio zootecnico. Dal 2000 al 2007 la
consistenza degli allevamenti italiani si è ridotta, passando da 193 a 180 milioni di capi (-6,7%). In particolare una decisa contrazione si registra per gli equini
(-15,3%) e per il comparto avicolo (-7,9%), mentre gli ovini calano dello 0,3%. Gli
unici allevamenti che segnano un significativo incremento sono quelli dei suini,
con una crescita del 4,7%. L’incremento del numero di capi bovini e caprini negli
allevamenti è infatti più contenuto: 2,1% per i primi e solo 1,5% per i secondi.
Tabella 7.6. Consistenza degli allevamenti in Italia
(valori assoluti e valori percentuali)
2000
2003
2007
Var.
numero di capi
%
Bovini
6.231.200
6.261.130
6.364.350
2,1
Suini
8.634.930
8.580.150
9.040.250
4,7
922.660
898.220
936.840
1,5
6.808.330
8.166.980
6.790.050
-0,3
Avicoli
170.740.000
173.110.000
157.240.000
-7,9
Equini
184.840
120.570
156.610
-15,3
Totale
193.521.960
197.137.050
180.528.100
-6,7
Caprini
Ovini
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Eurostat.
Non si può non considerare, tuttavia, che i cambiamenti spesso rapidi della società e dell’economia, la necessità di una maggior tutela ambientale, nonché le
diverse esigenze in materia di fabbisogno e sicurezza alimentare potrebbero avere
un impatto positivo sulle possibilità occupazionali del medico veterinario. La possibilità di cogliere le opportunità che potrebbero crearsi dipende molto dalla capacità di ridefinire, almeno in parte, il ruolo e gli ambiti della professione veterinaria.
I giovani professionisti, pur essendo convinti che nell’immediato futuro potrebbero profilarsi condizioni a loro favorevoli, sembrano non avere una idea precisa
circa le linee di sviluppo più idonee della professione (fig. 7.8). Accanto ad un
23,7% che vede nella conservazione del patrimonio naturale la maggiore opportunità per il futuro professionale dei medici veterinari, vi è un 20,5% che considera
l’ulteriore aumento degli animali da compagnia e un rinnovato impegno in questo
settore l’ipotesi più probabile. Solo leggermente inferiore (17,5%) il numero di chi
ritiene che nel futuro i medici veterinari saranno più coinvolti nel sistema sanitario, soprattutto a causa dell’emergere, o riemergere, di nuove e vecchie patologie
152 | La professione medico veterinaria
(AH1N1, H5N1, West Nile Disease, etc.). La qualità e la sicurezza degli alimenti
sono considerati un settore chiave dal 14,3% dei medici veterinari, mentre tutte le
altre opzioni raccolgono percentuali inferiori al 10%. Ad eccezione del dato relativo alla protezione ambientale, rimasto pressoché invariato, rispetto all’indagine
2005 vi sono notevoli differenze. In particolare nel 2005 una percentuale inferiore
riteneva che migliori prospettive lavorative avrebbero potuto originarsi dall’aumento degli animali da compagnia (14,9%), o da un maggior coinvolgimento nei
servizi sanitari a causa dell’emergere di nuove patologie. Al contrario ben il 16,6%
(contro il 9,8% dell’indagine 2009) confidava nell’aumento del fabbisogno di cibi
di origine animale e il 19,3% guardava con fiducia al settore della sicurezza alimentare. Questi dati risentono anche della differente anzianità professionale dei
due campioni intervistati.
Figura 7.8. Quali potrebbero essere le nuove opportunità che si profilano per la professione
veterinaria nel futuro? - Confronto 2005 e 2009
(valori percentuali; prima citazione in ordine di importanza)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla
professione veterinaria in Italia, 2005.
Se si considera l’insieme delle citazioni, il quadro sembra confondersi ulteriormente. L’aumento degli animali da compagnia, la necessità di maggiori controlli
sulla qualità degli alimenti e un maggior coinvolgimento nei sistemi sanitari sono
indicati da un numero di giovani medici veterinari quasi uguale, rispettivamente il
36,1%, il 35,5% e il 35,3%. Poco più bassa la percentuale di chi vede nella preservazione del patrimonio ambientale una delle maggiori opportunità (l 32,6%).
Orientamenti più chiari erano emersi dall’indagine precedente, quando ben il
51,1% riteneva che dalle nuove esigenze in materia di alimentazione sarebbero
potute derivare nuove opportunità, mentre il 47,1% faceva affidamento sulla crescente richiesta di professionisti da impiegare nelle attività di tutela ambientale.
L’apparente disorientamento dei medici veterinari con un’anzianità professio-
Capitolo 7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? | 153
nale limitata (massimo 10 anni) è senza dubbio un elemento che dovrebbe essere
meglio esaminato; d’altro canto è opportuno tener presente che le informazioni
disponibili per alcuni campi di attività, come la tutela ambientale, sono ancora
molto limitate.
Figura 7.9. Quali potrebbero essere le nuove opportunità che si profilano per la professione
veterinaria nel futuro? - Confronto 2005 e 2009
(valori percentuali; insieme delle citazioni)
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009 e indagine Nomisma-FNOVI Libro Bianco sulla
professione veterinaria in Italia, 2005.
Le opinioni delle singole tipologie professionali circa le possibilità lavorative future sono riportate nella tabella 7.7.
Non tutte le categorie condividono l’idea che la protezione ambientale sia il settore emergente del futuro. Per i liberi professionisti che si occupano di animali da
compagnia, ad esempio, la principale opportunità per l’intera categoria dei medici
veterinari potrebbe derivare dall’aumento degli animali da compagnia (27,5%).
Gli impiegati nell’industria sono della stessa opinione: il 22,6% si attende un incremento degli animali da compagnia, e quindi anche del mercato a loro legato
(mangimi e non solo). Secondo i dipendenti pubblici e i liberi professionisti che si
occupano di animali da reddito la crescente attenzione della società per la qualità
degli alimenti potrebbe essere la risorsa principale per il futuro sviluppo della professione veterinaria, come indicato rispettivamente dal 35,6% e dal 26,6%.
I liberi professionisti che si occupano di equini (37,4%) e gli iscritti all’Ordine che
al momento non stanno esercitando (29,4%) sono invece convinti più di altri che le
prospettive lavorative future siano legate ai temi della protezione ambientale.
Se si passa all’analisi dell’insieme delle citazioni, si nota che sono i liberi professionisti, e in particolar modo chi si occupa di animali da compagnia, a nutrire
grandi aspettative riguardo l’aumento del numero dei pet in Italia.
1,0
8,1
12,2
22,5
32,9
33,2
23,4
44,9
∑
cit.
100,0
0,0
2,7
13,4
9,0
12,1
21,9
26,6
14,3
1a
cit.
1,1
4,1
18,7
23,5
17,9
31,9
56,2
30,9
∑
cit.
LP - Animali
reddito
15,7
1a
cit.
LP Equini
100,0
0,0
0,0
8,6
5,8
37,4
21,8
10,7
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
100,0
9,2
Più fabbisogno di cibi di origine
animale
Totale
10,8
Salvaguardia delle specie e
dell’ambiente
4,3
25,2
Preservazione del patrimonio
ambientale
0,6
14,7
Diffusione/riemergere di nuove
epidemie
Altro
7,7
Aumento del patrimonio
zootecnico
27,5
Qualità e sicurezza alimentare
1a
cit.
Aumento animali da compagnia
LP - Animali
compagnia
0,0
7,4
8,5
12,7
48,1
33,5
33,4
40,1
∑
cit.
100,0
0,0
0,0
13,7
23,0
14,3
31,9
9,3
7,8
1a
cit.
∑
cit.
4,2
5,8
13,7
27,3
17,8
37,7
34,2
29,9
LP - Altri
animali
(valori percentuali, prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazioni)
100,0
0,5
3,7
9,9
10,8
23,7
16,7
10,3
24,4
1a
cit.
1,1
7,5
12,9
22,3
31,2
33,3
28,6
42,2
∑
cit.
Totale Liberi
Professionisti
100,0
0,0
0,0
12,2
3,0
18,2
25,1
35,6
5,9
1a
cit.
∑
cit.
0,0
1,2
18,5
16,4
26,1
49,3
60,4
16,6
Pubblico
100,0
3,6
6,4
12,9
11,4
26,3
8,3
21,7
9,4
1a
cit.
∑
cit.
5,2
6,4
15,3
19,2
37,0
31,6
51,6
22,3
Università,
ricerca
100,0
0,0
0,0
16,3
13,4
14,7
15,3
17,7
22,6
1a
cit.
∑
cit.
0,0
0,0
20,3
31,6
27,6
32,3
55,0
22,6
Industria
Tabella 7.7. Quali potrebbero essere le maggiori opportunità che si profilano per la professione medico-veterinaria nel futuro?
100,0
1,6
5,5
3,1
7,0
29,4
22,7
19,2
11,5
1a
cit.
Altro
2,8
6,5
5,9
20,0
46,1
41,7
47,4
21,9
∑
cit.
100,0
0,7
3,6
9,8
9,9
23,7
17,5
14,3
20,5
1a
cit.
1,4
6,5
13,0
21,6
32,6
35,3
35,5
36,1
∑
cit.
Totale iscritti
<=10 anni
154 | La professione medico veterinaria
14,8
18,6
22,5
8,7
10,7
4,6
0,9
100,0
Diffusione/Riemergere di nuove epidemie
Preservazione del patrimonio ambientale
Salvaguardia delle specie e dell’ambiente
Più fabbisogno di cibi di origine animale
Aumento del patrimonio zootecnico
Altro
Totale
1,4
7,3
12,6
19,2
31,5
37,4
36,9
34,3
∑
cit.
0,6
2,8
9,0
10,9
24,8
16,4
13,9
21,6
1a
cit.
Iscritti
5-10 anni
100,0
Fonte: indagine Nomisma-FNOVI La professione medico veterinaria, 2009.
19,2
Aumento animali da compagnia
1a
cit.
Qualità e sicurezza alimentare
Iscritti
< 5 anni
1,5
5,9
13,4
23,7
33,5
33,5
34,3
37,6
∑
cit.
(valori percentuali, prima citazione in ordine di importanza e insieme delle citazioni)
100,0
1,7
2,1
8,4
10,2
23,6
18,1
16,0
19,9
1a
cit.
∑
cit.
2,5
4,9
11,6
21,2
34,2
33,2
35,6
38,7
Nord Ovest
100,0
0,8
0,6
10,9
7,7
27,6
14,7
16,5
21,2
1a
cit.
Nord Est
2,0
2,4
14,3
24,0
33,9
33,9
35,2
36,2
∑
cit.
100,0
0,5
5,3
7,1
10,0
24,1
17,1
12,4
23,5
1a
cit.
Centro
1,2
8,2
10,0
21,8
33,5
34,1
34,1
36,5
∑
cit.
100,0
0,0
5,6
12,1
10,8
21,2
18,9
13,0
18,4
1a
cit.
Sud Isole
0,3
9,3
15,3
20,3
29,9
38,7
36,6
33,7
∑
cit.
100,0
0,7
3,6
9,8
9,9
23,7
17,5
14,3
20,5
1a
cit.
∑
cit.
1,4
6,5
13,0
21,6
32,6
35,3
35,5
36,1
Totale iscritti
<=10 anni
Tabella 7.8. Quali potrebbero essere le maggiori opportunità che si profilano per la professione medico-veterinaria nel futuro? - Analisi per anni di iscrizione e
area geografica
Capitolo 7. Professione medico veterinaria: quali prospettive? | 155
156 | La professione medico veterinaria
Tra questi ultimi questa opzione raccoglie il 44,9% delle risposte, contro il 16,6%
dei dipendenti pubblici e il 22,3% dei ricercatori e degli accademici. Rispetto ad
un dato medio del 35,5%, ben il 56,2% di chi si occupa di animali da reddito e il
60,4% dei medici veterinari pubblici prevedono che si apriranno nuove possibilità
nel campo della sicurezza e della qualità alimentare. Il 49,3% degli impiegati pubblici ritiene, inoltre, che nei prossimi anni potrebbe essere richiesta una maggiore
presenza dei medici veterinari nel Sistema sanitario (opinione che trova però una
discreta approvazione anche tra le altre categorie professionali, con un numero di
citazioni che si mantiene ovunque superiore al 30%).
La tabella 7.8 riporta i dati disaggregati per anno d’iscrizione all’Ordine e per
area geografica. Se l’analisi della prima risposta non rivela differenze significative,
qualche elemento in più si può trarre dall’osservazione della risposta multipla.
Gli iscritti all’Ordine a partire dal 2005 sembrano riporre più fiducia in un maggior coinvolgimento nei servizi sanitari (37,4%) e nelle attività legate al controllo
della qualità e della sicurezza degli animali (36,9%) piuttosto che nell’aumento del
numero degli animali da compagnia (34,3%). I medici veterinari che esercitano
nel Sud Italia condividono questo orientamento: il 38,7% indica come probabile
un rinnovato impegno nel Sistema sanitario in ragione dell’emergere di nuove
patologie, il 36,6% è convinto che si potranno acquisire ulteriori competenze nel
settore della sicurezza alimentare, mentre una percentuale inferiore (33,7%) attende un nuovo impulso per l’attività dall’aumento degli animali da compagnia. È
comunque opportuno sottolineare che, anche in questi casi, la variazione rispetto
ai dati medi è piuttosto contenuta.
| 157
8.
Alcune considerazioni di sintesi
Lo studio sulla condizione professionale dei giovani medici veterinari, unitamente alle evidenze segnalate dal Libro Bianco sulla professione veterinaria del 2005,
consentono di tracciare un quadro complessivo della professione in Italia, sottolineandone le radicali trasformazioni avvenute negli ultimi anni.
L’alto numero di medici veterinari che opera attualmente in Italia, il mutato contesto economico e sociale, la necessità di ampliare gli ambiti lavorativi, la competizione con figure professionali provenienti da altri settori e la diminuzione delle
opportunità in alcuni campi di tradizionale attività sono elementi che richiedono
da subito un’attenta ridefinizione del ruolo e delle competenze del medico veterinario.
La scelta di concentrare l’attenzione sui professionisti iscritti all’Ordine negli
ultimi 10 anni ha avuto chiaramente un intento progettuale preciso: già oggi è possibile identificare in nuce le possibili fragilità del percorso formativo e le criticità del
mercato del lavoro che rischieranno di compromettere il futuro della professione,
così come in prospettiva le nuove possibilità d’impiego.
I fattori caratterizzanti che emergono dallo studio, per non rimanere solo pura
descrizione, devono potersi trasformare in elementi chiave in grado di inserirsi in
un nuovo spazio comune di riflessione. Devono poter divenire capisaldi conoscitivi
per favorire principi utili ad un processo di trasformazione per la professione. Percorso che oggi più che mai è necessario ad assicurare un futuro professionale non
solo a chi entrerà nell’Ordine nei prossimi anni ma anche a chi già esercita oggi.
Ciò che emerge dalla ricerca è chiaro e nitido: i primi 10 anni di attività non sono
solo incerti ma persino difficili per molti professionisti.
Sono incerti poiché gli esordi di carriera sono oggi minati da difficoltà che spesso
non sono nemmeno ipotizzabili al momento delle scelte formative; poiché spesso
l’ambito professionale è scelto per esclusione, come unica strada possibile; poiché,
per un largo periodo professionale, la concorrenza è tale che il compenso è addirittura inferiore all’ormai leggendaria “generazione 1000 euro”; poiché tante e
difficilmente immaginabili sono le situazioni di sottoccupazione.
158 | La professione medico veterinaria
I primi 10 anni di attività sono inoltre difficili poiché spesso questo lasso di tempo, tutto o quasi, è necessario per potersi guadagnare una posizione professionale
stabile, sicura, soddisfacente.
Gli elementi che emergono, riportati di seguito in sintesi, non possono essere
solo elementi conoscitivi. Ma devono divenire elementi fondanti le decisioni che
riguardano il futuro della professione; devono essere pietre miliari su cui generare
nuovi percorsi e costruire nuovi assetti. Devono essere elementi fondanti per dare
futuro, per innovare, per garantire una proiezione verso il domani.
I medici veterinari in Italia
In Italia operano attualmente 27.537 medici veterinari; ogni 100.000 abitanti vi
sono 46 medici veterinari, un valore superiore anche a quello di grandi paesi europei come Francia e Germania. Il numero di medici veterinari italiani, che già
oggi sembra essere non equilibrato rispetto alle esigenze reali, nei prossimi anni è
destinato a salire ulteriormente.
Tra l’altro, la crescita del numero di professionisti è disomogenea sia per area
geografica che per genere: negli ultimi 5 anni gli iscritti all’Ordine sono complessivamente cresciuti di oltre 4.400 unità (+19,1%, a fronte di un incremento del
+17,9% registrato tra il 1999 e il 2004). In termini relativi l’incremento più elevato
si è registrato nelle regioni del Centro (+22,3%), del Sud e delle Isole (+23,6%);
nello stesso periodo la variazione degli iscritti nel Nord Ovest è stata decisamente
più contenuta (+12,2%).
Il dato più eclatante è però relativo al recente andamento degli iscritti per genere. Oggi, fra gli iscritti all’Ordine da più di 10 anni, il 24,5% è donna; negli ultimi
5 anni tale proporzione è quasi triplicata: ogni cento nuovi professionisti 63 sono
donne.
Le forti dinamiche di crescita dei professionisti sono chiare anche considerando
l’elevata incidenza delle nuove generazioni: oggi i professionisti iscritti da non più
di 10 anni sono 11.110 e rappresentano poco più del 40% del totale.
Tale ‘affollamento’ ha ripercussioni soprattutto sulle condizioni occupazionali
dei giovani: circa il 10,3% non esercita la professione veterinaria pur essendo iscritto all’Ordine; di questi quasi il 4% è disoccupato e il 3% è impegnato in un altro
campo professionale. Il tasso di disoccupazione (6%) aumenta tra chi si è iscritto
all’Ordine dopo il 2004. Allo stesso modo, la mancanza di lavoro sembra colpire in
maggior misura le donne (5,2%) e i medici veterinari che esercitano nelle regioni
del Centro, del Sud e delle Isole.
Nonostante occupati, molti giovani hanno un’attività ancora incerta, precaria.
Il fenomeno interessa anche il pubblico impiego, comparto in cui lavora l’8,3%
dei giovani professionisti. Sebbene il settore pubblico significhi di solito maggiori
garanzie per i lavoratori, occorre sottolineare che spesso per i giovani veterinari
Capitolo 8. Alcune considerazioni di sintesi | 159
non è così: ben il 52,9% dei medici veterinari impiegati in ambito pubblico ha un
contratto a tempo determinato. La situazione tra gli universitari, che rappresentano circa il 6,7% dei giovani medici veterinari, è ancora più problematica. In questo
settore le formule di collaborazione atipiche sono molto diffuse e, per quanto riguarda la carriera accademica sono necessari molti anni per arrivare ad occupare
una posizione stabile.
A differenza dei colleghi, il 67,7% degli impiegati nell’industria ha un contratto
a tempo indeterminato; tuttavia solo il 2,9% degli iscritti all’Ordine negli ultimi 10
anni lavora in questo ambito.
La libera professione
Da sempre i liberi professionisti sono la categoria più consistente. Anche per i
giovani tale ambito è lo sbocco occupazionale prevalente: la libera professione è
esercitata dal 71,8% degli iscritti all’Ordine da non più di 10 anni.
Le professioni legate alla cura degli animali da compagnia assorbono da sole
il 78,1% dei liberi professionisti iscritti all’Ordine a partire dal 1999. L’attività di
libero professionista assimila però ruoli e occupazioni molto differenti. Soltanto il 39,8% dei giovani medici veterinari esercita da solo, rispetto al 60% rilevato
dall’indagine del 2005, in cui erano stati esaminati anche professionisti con anzianità lavorativa elevata. Aumentano invece le formule di cooperazione a vario
titolo con i colleghi: il 23% è socio di uno studio e il 35,1% lavora in collaborazione
con altri medici veterinari (sia in qualità di titolare, sia come prestatore d’opera).
Proprio nel settore degli animali da compagnia lo spazio per le imprese individuali
sembra essersi ristretto: solo il 31,3% lavora autonomamente.
In generale, l’organizzazione del lavoro prevede il coinvolgimento di un numero
limitato di persone: in media vengono impiegate meno di 3 unità di lavoro a tempo pieno; tuttavia quando si decide di usufruire della collaborazione di un altro
medico veterinario, si preferisce una figura full-time, mentre l’impiego a tempo
parziale viene utilizzato quando vi sono già altri collaboratori a tempo pieno. Le
modalità d’impiego dei praticanti sono differenti, privilegiando le collaborazioni
a tempo parziale. Decisamente pochi poi i liberi professionisti che si servono di
figure extra-veterinarie, quali segretarie o amministrativi, sia a tempo parziale che
pieno (meno del 10%). Le motivazioni che hanno indotto i giovani a scegliere la
libera professione indicano come questa sia spesso considerata la scelta risolutiva
della crisi occupazionale. Gli ambiti di attività in cui i liberi professionisti operano
continuano a mantenere una forte attrattiva – il 51,2% dei giovani medici ha deciso
di lavorare nel settore privato spinto da un interesse maturato durante gli studi, tuttavia spesso la libera professione, e la conseguente apertura di partita IVA,
sembra essere l’unica strada percorribile: il 56,6% ha scelto d’intraprendere questa
carriera per mancanza di altri sbocchi.
160 | La professione medico veterinaria
Le condizioni lavorative
Il 66,8% dei giovani è rimasto ad esercitare nella provincia di origine, probabilmente proprio perché la maggioranza dei medici veterinari ha intrapreso la libera
professione; tuttavia gli impiegati dal settore pubblico (57,9%) e dall’università
(47,3%) si sono spesso trasferiti.
In generale, l’impegno lavorativo è a tempo pieno; comunque è alta la quota di
giovani medici veterinari che lavora part-time (28%). Rispetto all’industria e alla
ricerca (15,3% e 9,8% rispettivamente), il numero dei medici veterinari impiegati a
tempo parziale come liberi professionisti (30,8%) e nel settore pubblico è più alto
(29,9%).
Negli ambiti dove il mercato di riferimento è piuttosto limitato, la percentuale di
lavoratori a tempo parziale sale decisamente. E’ il caso dei liberi professionisti che
si occupano soprattutto di animali diversi da quelli da reddito o da compagnia: sale
al 43,9% la quota di chi lavora a tempo parziale.
L’impegno lavorativo è caratterizzato tuttavia da una grande variabilità: da un
lato vi è chi, non per scelta, ha un ridotto orario di lavoro, celando in realtà situazioni di sottoccupazione; dall’altro vi è chi lavora full-time con incarichi che richiedono un impegno ben superiore alle 8 ore giornaliere.
La precarietà dei giovani medici veterinari riguarda sia la durata dell’occupazione che il reddito da essa garantito. Considerate le prospettive di continuità nel
tempo quasi un medico veterinario su tre ritiene che il proprio lavoro sia insicuro e
ben il 52,9% non ha entrate stabili. Le giovani professioniste risentono più dei loro
colleghi maschi di questa situazione, così come gli iscritti all’Ordine dopo il 2004:
il 45% non ha garanzie sulla durata del proprio lavoro e il 62,4% non può fare affidamento su un reddito certo. Per far fronte a questa emergenza il 19,5% dei giovani professionisti ha intrapreso una seconda attività. Solo svolgendo diversi lavori
contemporaneamente si riesce a raggiungere un livello di stabilità almeno in parte
soddisfacente, soprattutto per quanto riguarda la continuità dell’occupazione. E’
più problematica invece la situazione economica: il 32,3%, pur avendo più di un
lavoro, non pensa di poter contare su un reddito costante. Il legame tra la diffusa
precarietà e la necessità di svolgere più lavori è chiaro. Una larga parte dei medici
veterinari (42,6%) si è impegnata in un’attività aggiuntiva per raggiungere un reddito soddisfacente, mentre il 22,4% spera di inserirsi in un nuovo contesto professionale. Di solito il numero di medici veterinari con una seconda occupazione aumenta nelle categorie più colpite dal precariato, ma questo non è un dato assoluto.
Malgrado un’alta percentuale di donne non veda nel proprio lavoro garanzie di
stabilità in termini di continuità (36,7%) e di reddito (55,5%), solo il 16,3% svolge
più di un lavoro contro il 23,5% dei maschi. La differenza non è dovuta soltanto ad
una questione di scelte personali, ma ha radici anche nelle disparità di genere che
caratterizzano le opportunità lavorative in Italia.
Capitolo 8. Alcune considerazioni di sintesi | 161
L’ingresso nel mondo del lavoro
L’ingresso dei nuovi laureati nel mondo del lavoro è decisamente problematico:
il 56,6% deve attendere oltre un anno per trovare una occupazione; mediamente il
tempo di attesa per il primo lavoro è di almeno due anni.
Le difficoltà non sono legate tanto alla ricerca del primo impiego ma alla possibilità di ricoprire posizioni che diano garanzie di stabilità. Tant’è vero che il 20,4%
dei giovani professionisti iscritti all’Ordine da non più di 10 anni non ha a tutt’oggi
ancora un impiego sicuro; al tempo stesso è elevata la quota di chi ha dovuto attendere da due a cinque anni (14,4%) o addirittura più di cinque anni (3,8%).
Le opportunità del mercato del lavoro si stanno sempre più restringendo: infatti
il 30,8% degli iscritti da meno di 5 anni non ha oggi un lavoro che offre garanzie
(continuità e reddito).
Nei primi 10 anni di attività i giovani medici veterinari hanno svolto più di due
lavori (2,3) e il 34,1% ha sperimentato almeno tre posti diversi. Questo ultimo dato
è abbastanza preoccupante: l’indagine del 2005, dove erano inclusi i professionisti con un’anzianità lavorativa superiore ai 10 anni, aveva rilevato che nell’arco
dell’intera carriera solo il 27,3% aveva svolto tre lavori differenti.
Non solo chi si è iscritto all’Ordine negli ultimi 10 anni ha cambiato più posti
di lavoro, ma spesso ha dovuto mutare campo di attività (43,3%). Il trasferimento da un ambito professionale all’altro, se in alcuni casi permette di accumulare
esperienze e accrescere la propria competenza, è talvolta controproducente per
la formazione di un curriculum omogeneo. La situazione è aggravata dalla diffusa
necessità di spostarsi anche in ambiti diversi da quello medico veterinario.
La maggior mobilità di alcune categorie è da interpretarsi anche come indizio di
un mercato più dinamico, sintomo è che nelle regioni del Sud e delle Isole è minore sia il numero di lavori svolti che la percentuale di giovani medici veterinari ha
cambiato settore di attività (36,1%), associando però una più alta disoccupazione.
La flessibilità del mercato, favorendo la mobilità dei lavoratori, dovrebbe facilitare le progressioni di carriera e il miglioramento delle condizioni remunerative, diminuendo al contempo la disoccupazione. Il mercato lavorativo dei giovani
medici veterinari italiani sembra essere però più precario che flessibile; le prime
esperienze lavorative in media garantiscono un reddito inferiore a 870 euro mensili, per un impegno di quasi 8 ore giornaliere. L’orario di lavoro è uno dei dati più
significativi. Quasi un giovane medico veterinario su quattro lavora mediamente
più di 8 ore al giorno (alcuni anche fino a 12 ore giornaliere), ma vi è anche chi nel
suo percorso professionale lavora in genere meno di 10 ore alla settimana (uno dei
tratti tipici della sottoccupazione o dell’occupazione a chiamata).
Le esperienze professionali di chi si è iscritto all’Ordine dopo il 2004 sono ancora
più faticose: lo stipendio medio si abbassa a 724 euro mensili e aumentano i tempi
di attesa tra un’occupazione e l’altra: più di 2 mesi. Anche le giovani professioniste
162 | La professione medico veterinaria
hanno un percorso in salita: la retribuzione media dei primi lavori è di 750 euro.
Nel complesso i lavori svolti precedentemente hanno contribuito significativamente al miglioramento e all’ampliamento delle conoscenze e delle abilità professionali, come indicato dal 70,4% dei giovani medici veterinari. Difficilmente però
questi lavori sono stati considerati delle vere opportunità professionali, soprattutto
a causa dell’inconsistenza delle prospettive per il futuro. E’ quindi inevitabile che
si continui nella ricerca di un lavoro, anche se non sono molti i giovani medici veterinari (29,3% sull’insieme delle citazioni) che hanno potuto sfruttare conoscenze
e contatti acquisiti sul posto di lavoro per crearsi nuovi impieghi.
Sbocchi occupazionali e percorso di studi
Valutare come il percorso di studi influenzi gli sbocchi occupazionali non è
operazione semplice. I parametri che abitualmente si utilizzano per giudicare la
formazione personale offrono una realtà solo parziale. Limitandosi alla sola osservazione del voto di laurea o degli anni necessari per conseguire il titolo è possibile
ricavare qualche osservazione generale sulla preparazione dei giovani medici veterinari, che in qualche caso contrasta con quelli che sono gli esiti lavorativi.
I risultati conseguiti sono generalmente buoni: il voto medio di laurea si attesta
intorno al 103. I tempi per conseguire la laurea sono invece più lunghi rispetto a
quanto previsto dal piano di studi: mediamente gli studenti terminano gli studi in 7 anni contro i 5 programmati. L’interesse e l’impegno non si esauriscono
dopo aver ottenuto il titolo: ben il 74,1% dopo gli studi ha approfondito le proprie
conoscenze, sia attraverso corsi di specializzazione e master, sia attraverso corsi
professionalizzanti.
La motivazione personale sembra avere radici solide. Al momento dell’iscrizione
all’università, la facoltà di medicina veterinaria è stata la prima scelta per l’83,7%
dei giovani professionisti. Ciò non stupisce considerando che nel 1999 per l’accesso alle facoltà di medicina veterinaria è stato istituito il numero chiuso.
Non vi è una marcata differenza tra il curriculum accademico delle diverse categorie professionali. Il dato sembrerebbe in parte confermare che in molti casi non
vi è un rapporto diretto tra la riuscita professionale e il percorso di studi o le abilità
personali. A questo proposito un dato esemplificativo è quello dei medici veterinari che al momento non stanno esercitando la professione (sia perché disoccupati,
sia perché lavorano in altri settori): il voto medio di laurea è solo di poco inferiore,
102, mentre la durata degli studi è sostanzialmente identica e il 65,9% dopo l’università ha continuato ad approfondire la propria preparazione.
Importante è il dato delle giovani professioniste. I risultati accademici sono mediamente superiori a quelli dei colleghi maschi eppure il percorso professionale è
più faticoso. Le disparità del mercato del lavoro in Italia non sono probabilmente
sufficienti a spiegare questa contraddizione. Un altro fattore di differenziazione è
Capitolo 8. Alcune considerazioni di sintesi | 163
l’ambito di approfondimento delle competenze post lauream: più spesso le donne
intraprendono delle percorsi formativi finalizzati all’acquisizione di maggiori conoscenze nell’ambito degli animali da compagnia (66,7% delle giovani professioniste a fronte del 54,7% dei colleghi); mentre l’alimentazione animale e gli animali
da reddito restano ambiti di approfondimento prettamente maschili.
Soddisfazione professionale
Considerata la carriera sino ad oggi maturata, solo il 21,2% dei giovani professionisti pensa di aver raggiunto gli obiettivi che si era prefissato da studente, percentuale inferiore a quella rilevata dall’indagine del 2005 (38,4%). Sul minor livello
di soddisfazione incide la limitata anzianità professionale del campione; tuttavia è
importante sottolineare che quasi un giovane medico veterinario su quattro è del
tutto scontento del proprio percorso professionale, un dato che potrebbe far pensare a una progressiva discrepanza tra realtà lavorativa e aspirazioni dei laureati.
Ovviamente, chi è stato più duramente colpito dalla crisi occupazionale e al momento non sta esercitando l’attività di medico veterinario è maggiormente demoralizzato: il 52,8% è completamente insoddisfatto della propria carriera. Il 27,4%
delle donne e il 30% dei giovani medici veterinari che esercitano nel Sud e Isole
ritengono di non aver realizzato nessuno dei progetti iniziali; ma anche coloro che
operano su mercati fortemente concorrenziali o in settori più specializzati hanno
spesso dovuto rinunciare alle proprie aspirazioni. E’ il caso dei liberi professionisti
che si occupano di animali da reddito e di ‘altri’ animali: malgrado l’interesse che
li aveva sostenuti nella scelta di dedicarsi alla libera professione, la quota di insoddisfatti è particolarmente elevata.
Per valutare la realizzazione delle aspettative professionali non si prendono in
considerazione solo parametri quantitativi o oggettivamente osservabili (reddito,
tipo di contratto) ma anche criteri che rispondono a logiche differenti. I medici veterinari impiegati nell’industria e nelle associazioni degli allevatori e dei produttori, pur avendo una posizione lavorativa più solida, non sembrano essere appagati:
solo il 7,4% si dichiara soddisfatto. Ciò dipende dalle mansioni svolte, considerate
dal 40,1%, inadeguate rispetto al livello d’istruzione e talvolta ritenute non attinenti agli studi svolti. Il problema sembrerebbe essere legato anche ai modelli in
base ai quali i giovani iscritti all’Ordine elaborano le loro aspettative.
In generale le principali ragioni di frustrazione dei giovani medici veterinari sono
legate alle limitate prospettive di carriera (35,5% sul totale delle citazioni) e allo
scarso riconoscimento del merito nell’accesso alla professione (39,9%). In particolare, sono i liberi professionisti – la categoria di gran lunga più numerosa – a sentirsi penalizzati dalla mancanza di un adeguato riconoscimento del merito, situazione certamente legata alla forte competizione professionale di tale ambito. Spesso
infatti non è più sufficiente avere competenze e qualità professionali elevate per
164 | La professione medico veterinaria
veder riconosciuto il proprio valore: la situazione del mercato occupazionale congiuntamente alla diffusa crisi congiunturale ha enfatizzato altre leve competitive,
che spesso privilegiano la convenienza più del merito.
Oltre ad aver ridimensionato le proprie aspirazioni professionali, i nuovi iscritti
all’Ordine si confrontano con una condizione economica problematica. Il 47,8% si
ritiene solo in parte soddisfatto e il 36,3% è del tutto insoddisfatto. La situazione
sembra essere peggiorata negli ultimi anni. Il 45,4% dei medici veterinari che si
sono iscritti dopo il 2005 considera del tutto inadatto il proprio reddito. Questa
percezione trova una parziale conferma nei dati empirici. Per il 2008 il reddito
imponibile dei medici veterinari con un età inferiore ai 44 anni (classe di età in
cui rientra la maggioranza degli iscritti all’Ordine da 10 anni al massimo) è stato
inferiore ai 15.000 euro. In particolare i giovanissimi, tra i 25 e i 34 anni, hanno
percepito in media 9.422 euro, meno di 800 euro al mese. Ancora una volta chi
si dedica ad ambiti professionali dove c’è forte concorrenza (come gli animali da
compagnia), o a settori di nicchia (animali esotici, selvatici etc.) sembra più vulnerabile economicamente. Nel complesso però è tutta la libera professione ad essere
in sofferenza, soprattutto se si raffronta il reddito percepito con le ore lavorate, o
con le responsabilità di cui ci si deve fare carico.
La valutazione dell’attività professionale si compone di numerose variabili e
sembra impossibile riuscire a riassumerla in un giudizio complessivo. Malgrado
i segnali di scontento, i giovani medici veterinari sono riusciti a sfruttare le esperienze di lavoro per crescere professionalmente (42,1%), e talvolta per formarsi
una posizione più autonoma (34,9%). Ci sono però alcuni problemi che appaiono
particolarmente gravi e che rischiano di compromettere il futuro della professione:
l’eccessiva competizione (26,9% sul totale delle citazioni), il precariato (32,4%) e
l’inadeguata remunerazione (35%). Tre questioni che hanno un impatto diverso a
seconda dell’ambito professionale in cui si esercita, ma che indubbiamente hanno
rilevanza per l’intera categoria. Nell’immediato, gli interventi devono quindi concentrarsi sulla lotta al precariato (40,8%, risposta multipla) e sulla valorizzazione
delle competenze (37,4%), che deve prevedere anche la riforma del funzionamento delle facoltà di medicina veterinaria in Italia (32,9%).
La formazione universitaria e il mercato del lavoro
Importante anche lo sguardo alla formazione intrapresa durante il percorso universitario.
La ricerca ha inteso valutare non tanto la qualità delle facoltà di medicina veterinaria in Italia, quanto piuttosto la rispondenza tra formazione universitaria ed
esigenze professionali. In quest’ottica i giovani medici veterinari giudicano la preparazione fornita dagli atenei appena proporzionata al bisogno alle nuove richieste del mercato del lavoro (38,3%), o addirittura carente (43,1%). Il giudizio sulla
Capitolo 8. Alcune considerazioni di sintesi | 165
preparazione personale è leggermente migliore, ma il 30,5% dei giovani medici
veterinari giudica la propria formazione inadeguata a misurarsi con le nuove sfide
professionali.
Chi si è iscritto all’Ordine negli ultimi 10 anni è convinto che nel prossimo decennio la professione sia destinata a subire trasformazioni tali da rendere inevitabile una riforma dei modelli didattici universitari, riforma che secondo la maggioranza (57,4%) dovrà essere radicale, dal momento che la formazione attuale sarà
con tutta probabilità decisamente inadatta alla nuova configurazione del mercato
e alla richiesta di nuove competenze.
In discussione non sono né la competenza dei docenti né la preparazione di base
fornita (i soli due aspetti dell’università italiana che i giovani professionisti ritengono pienamente validi). I problemi delle facoltà di medicina veterinaria in Italia
sembrano essere ‘strutturali’: la mancanza di una consona preparazione pratica
e clinica (53,6% sul totale delle citazioni), l’elevato numero di facoltà (44,8%) e
l’eccessivo numero di studenti (39,5%). La mancanza di esperienza pratica diventa
molto rilevante al momento dell’ingresso nel mondo del lavoro. Forse proprio per
questo il 72,1% dei giovani medici veterinari ha indicato il tirocinio presso un privato tra gli strumenti più utili per l’esercizio della professione, contro il 35,1% che
ha indicato la formazione universitaria.
Alcune proposte di intervento
A compimento della riflessione sulla preparazione universitaria, soprattutto in
relazione al futuro sviluppo della professione di medico veterinario, è importante
valutare alcune proposte di riforma concrete.
Poiché uno dei principali fattori di fragilità della professione è l’alto numero di
laureati, i giovani medici veterinari sono concordi nel ritenere che non si debbano aprire nuove facoltà di medicina veterinaria (93,7%). Decisamente sfavorevole
anche il giudizio sulla possibilità di istituire nuovi corsi di laurea in aree paraveterinarie: l’85,5% è convinto che non vi siano sbocchi occupazionali per queste
nuove figure. Le facoltà non sono esenti da critiche costruttive. E’ quasi unanime
il consenso riguardo la necessità di sottoporre tutte le facoltà a verifica da parte di
organismi terzi, per valutare il rispetto degli standard stabiliti a livello europeo.
Uno degli elementi chiave per la buona qualità della didattica è il rapporto tra
atenei e il contesto di riferimento: la presenza di ospedali didattici, macelli e aziende agro-zootecniche è giudicata indispensabile per la buona funzionalità di una
facoltà di medicina veterinaria. Le collaborazioni tra le realtà produttive locali e le
università vanno quindi intensificate, dando spazio ai rapporti diretti, ma anche
coinvolgendo maggiormente gli Ordini provinciali, che sono chiamati a mediare le
diverse esigenze. Il tirocinio, come si è visto, è uno degli strumenti più importanti
nel percorso formativo dei medici veterinari, soprattutto considerate le carenze di
166 | La professione medico veterinaria
esperienza pratica fornita dall’università. Per questo motivo sembra essere importante che il periodo di praticantato sia gestito insieme alle realtà produttive (96%)
e ulteriormente prolungato (64,9%). Attualmente, infatti, il tirocinio dura circa 3
mesi e mezzo, un tempo considerato troppo esiguo per acquisire almeno alcune
delle abilità pratiche necessarie. Qualche dubbio in più vi è rispetto alla collocazione dello stesso: il 59,6% è favorevole all’idea di posticiparlo dopo la laurea, mentre
il 40,4% preferisce che continui ad essere parte integrante del piano di studi.
Oltre ai percorsi formativi, i neo-iscritti all’Ordine ritengono che si debba intervenire sulle prove di accesso all’università e sull’esame di stato per l’abilitazione, entrambi considerati inadeguati. Il senso di un’eventuale riforma delle prove
d’ammissione dovrebbe essere il contenimento del numero degli studenti di medicina veterinaria, diminuendo il numero dei posti disponibili, come chiesto dal
58,1% e la selezione di studenti motivati e meritevoli, vincolando l’ammissione al
secondo anno ai risultati conseguiti nel primo (44,6%). Le modifiche richieste per
l’esame di stato sono invece orientate a garantire maggior equità – considerando
l’insieme delle risposte, il 48,1% vorrebbe prove uniformi su tutto il territorio italiano – e a introdurre nella valutazione accanto alle competenze teoriche anche le
abilità professionali (42,2%).
Gli interventi suggeriti sembrano sostanzialmente dettati dalla necessità di elaborare strumenti di valutazione delle competenze più efficaci e di ripristinare forme
di competizione sul mercato del lavoro meglio regolamentate. In questo contesto
si comprende come mai l’81% dei professionisti che si sono da poco iscritti all’Ordine sconsiglierebbe l’iscrizione ad un corso di laurea in medicina veterinaria.
Prospettive future
La crisi economica internazionale ha aggravato una situazione occupazionale
complessivamente già critica e che non sembra destinata a risolversi in un tempo
breve. Le prospettive lavorative dei giovani medici veterinari per i prossimi anni
sono poco promettenti. Gli squilibri strutturali e i mutamenti sociali ed economici
che caratterizzano il mercato del lavoro si sono manifestati già da diversi anni e
impongono una riflessione complessiva sul futuro della professione.
A fronte di un sicuro aumento del numero di laureati, nella migliore delle ipotesi nel prossimo decennio il numero di medici veterinari impiegati stabilmente
si manterrà stabile (il 33,2% di chi si è iscritto all’Ordine negli ultimi 10 anni ritiene plausibile questa ipotesi); tuttavia la maggior parte dei giovani professionisti (45,9%) è convinta che il numero di occupati sia destinato a diminuire, con
una variazione superiore al -3%. Complessivamente per il 2020 si prevede un decremento del numero di medici veterinari occupati compreso tra il -2% e il-3%,
confermando sostanzialmente quanto già stimato dal Libro Bianco del 2005. In
particolare i settori professionali in declino sembrano essere quello degli animali
Capitolo 8. Alcune considerazioni di sintesi | 167
da reddito e della sperimentazione animale, mentre il numero di impiegati nella
sanità pubblica dovrebbe fermarsi ai livelli attuali.
È importante sottolineare che le previsioni sul settore degli animali da compagnia – il campo di attività che assorbe la maggioranza dei giovani medici veterinari – sono discordi. Chi attualmente opera in questo ambito è più ottimista sulle
prospettive di crescita, mentre per le altre categorie professionali le aspettative in
proposito sono più modeste.
La prima ripercussione pratica della contrazione del numero di posti di lavoro
è l’allungamento dei tempi necessari per la ricerca di un lavoro stabile. Secondo i
neo-iscritti all’Ordine se oggi occorrono in media tre anni per trovare un’attività
sicura, alla fine del prossimo decennio potrebbero essere necessari quasi quattro
anni.
Opportunità e sfide del prossimo futuro
I problemi dell’attività del medico veterinario sono dunque abbastanza evidenti.
L’alto numero di medici veterinari che attualmente operano in Italia, la diminuzione del patrimonio zootecnico e la conseguente contrazione delle opportunità lavorative, una preparazione universitaria poco adeguata e la forte concorrenza sono i
fattori che nei prossimi anni potrebbero avere ripercussioni negative significative.
Per i giovani medici veterinari sembra invece più difficile delineare quali potrebbero essere i fattori di crescita per la professione e le branche di attività che potrebbero essere di conseguenza potenziate. Un impegno più intenso nelle attività
di preservazione del patrimonio ambientale, lo sviluppo degli ambiti legati ai temi
della sicurezza alimentare, l’aumento della popolazione degli animali da compagnia e il maggior coinvolgimento nel sistema sanitario nazionale sono considerate
tutte ipotesi abbastanza plausibili, ma nessuna in particolare catalizza le aspettative e viene proposta come una reale opportunità alternativa.
Nel 2005 la situazione sembrava essere più definita: la conservazione ambientale
e la sicurezza alimentare erano i due campi più promettenti. Di sicuro una limitata
esperienza professionale non favorisce la capacità previsionale, ma non va trascurato che la concorrenza di altre figure professionali in tema di ambiente e sicurezza
alimentare (biologi, biotecnologi, nutrizionisti etc.) porta a previsioni più modeste
e riconduce le aspettative negli ambiti di competenza tradizionali
La precarietà delle condizioni lavorative e l’incertezza delle prospettive occupazionali se da un lato rendono ormai improrogabile una seria riflessione sulla
funzione del medico veterinario, dall’altro costringono di fatto i singoli individui a
scelte obbligate, limitandone l’autonomia decisionale; si tratta di un meccanismo
che può essere interrotto solo se anche i medici veterinari più giovani saranno
chiamati ad essere parte attiva nel processo decisionale.