Contaminazione e impurità
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Contaminazione e impurità
Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo CONTAMINAZIONE E IMPURITÀ IN RELAZIONE ALL’ANTICA INDIA MERIDIONALE DRAVIDICA GIADA FRANCHINI Il lavoro ha l’intento di esaminare i concetti della contaminazione e dell’impurità in relazione all’antica India meridionale dravidica. Si sono consultati i più antichi testi in lingua tamil, quelli detti del ; in modo particolare, è stata prestata attenzione all’impurità della donna, vista nel momento del parto – di cui non sono attestate descrizioni dirette eccetto riferimenti evidenti nei testi – e nel periodo immediatamente successivo, del quale risultano notizie documentate anche per quanto concerne la conseguente contaminazione e impurità del figlio appena nato. In MK. () 600-603 si parla del periodo successivo al parto: “Dopo aver generato figli per la gioia dei mariti Studi Linguistici e Filologici Online ISSN 1724-5230 Volume 8.1 (2010) – pagg. 1-33 G. Franchini – “Contaminazione e impurità in relazione all’antica India meridionale dravidica” Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo stillando ambrosia dai giovani, alti, fiorenti seni, donne di facoltosa famiglia, con la vasta parentela, si bagnano nell’acqua degli stagni, poiché è finito il puerperio dall’odore di carne fresca.” Il testo espone il momento successivo al parto, come ci è riferito dal gerundio passato della radice del verbo paya ‘generare’; è allora che i mariti gioiscono per la loro paternità e le donne fanno il bagno purificatorio di notte nell’acqua degli stagni. Il componimento mette in luce i giovani, seni delle donne, abbondanti, , in quanto sono gonfi di latte, stillano ambrosia, amirutam, sono definiti fioriti, , e sbocciati in seguito alla gravidanza. Finita l’impurità della carne, , in seguito all’aver partorito, le donne si bagnano nell’acqua degli stagni, forse ritenuti sacri 1, per lavare via in modo definitivo l’odore di carne fresca () di cui ancora sono portatrici, caratteristico dell’aver recentemente figliato. La terminologia presente in MK. 600-603 mostra che la condizione delle donne è detta ‘puerperio dall’odore di carne fresca’. Il composto permette di considerare in modo più dettagliato il fatto che l’intensa emanazione di odori fosse fonte di disgusto. Questo tema è spesso ricorrente nei testi che riguardano il momento successivo al 1 Hart III G., The Poems of Ancient Tamil, Berkley, 1975, pag. 94; Panattoni E., I Dieci Canti, vol. II, Milano, 1997, pag. 156. 2 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo parto, quando la ferita aperta della partoriente odora di fresco e di carne impura poiché ancora sporca di sangue. In tamil esiste precisamente un termine, pulavu, che indica l’odore intenso e ripugnante, soprattutto relativo alla carne fresca o al pesce, utilizzato anche in riferimento alla carne della donna che ha partorito. In Fabricius tale termine è tradotto con ‘flesh, raw meat, fish; hell; smell of flesh or fish’ 2; in questa traduzione si nota che il senso di disgusto e di bassezza proprio dell’odore della carne e del pesce viene curiosamente associato all’ambiente più basso per eccellenza, l’inferno. Nel Tamil Lexicon il termine è reso con ‘to smell raw flesh; to dislike, abhor; flesh, raw meat, fish; blood’ 3. Pulavu è, inoltre, collegato al termine , che in Fabricius viene tradotto con ‘flesh, fish, meat; stench of raw-meat or fish; blood, serum’ 4; in Winslow’s ‘flesh’ 5; nel Pre Pallavan Tamil Index ‘meat’ 6. A sua volta pulavu è legato alla radice pulai; in Fabricius è ‘baseness, wickedness, evil’ 7; nel Tamil Lexicon ‘baseness; uncleanness; defilement; vice, evil way; lie; animal food; outcaste’ 8; in Swamy ‘flesh of fish’ 9; nel Pre 2 Fabricius J.P., Tamil and English Dictionary, Tranquebar, 1972, sub voce. 3 Tamil Lexicon, University of Madras, 1982, sub voce. 4 Fabricius J.P., Tamil and English Dictionary, Tranquebar, 1972, sub voce. 5 Winslow’s, English-Tamil Dictionary, New Delhi, 1983, sub voce. 6 Subrahmanian N., Pre Pallavan Tamil Index, Madras, 1966, sub voce. 7 Fabricius J.P., Tamil and English Dictionary, Tranquebar, 1972, sub voce. 8 Tamil Lexicon, University of Madras, 1982, sub voce. 3 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo Pallavan Tamil Index il termine pulai è connesso con pulaiyar con la seguente spiegazione ‘very low caste people engaged in butchery: they are not to be seen with oil on body but only after bathing’ 10. I concetti espressi dalle diverse traduzioni, quindi, spesso si allontanano dall’idea del disgusto propriamente legato al fetore di carne cruda o di pesce e si legano, in senso più astratto, all’idea del disgusto morale e della bassezza. A conferma di tale significato più astratto è possibile notare che i termini suddetti derivano tutti dal termine pul, tradotto nel Tamil Lexicon come ‘smallness, in quantity, number or value; meanness, lowness, baseness’ 11; in Mousset-Dupuis come ‘herbe, petitesse, bassesse, faiblesse, homme vile, de peu d’importance’ 12; in Swamy ‘want, defect’ 13; nel Pre Pallavan Tamil Index ‘Grass, the chief product of the Mullai tract, fodder for cows, horses and deer’ e si precisa che esso è ‘used for tratching of sheds; a defeated person was made to eat this; if he did so, he was not to be killed; perhaps they were to be treated as cows. Even a hungry tiger would not eat this’ 14. Inoltre, in malayalam si trova pula ‘pollution; defilement, especially 9 Swamy J., English-Tamil, Tamil-English Dictionary, New Delhi, 1996, sub voce. 10 Subrahmanian N., Pre Pallavan Tamil Index, Madras, 1966, sub voce. 11 Tamil Lexicon, University of Madras, 1982, sub voce. 12 Mousset-Dupuis, Dictionnaire Tamoul-Français, New Delhi, 1981, sub voce. 13 Swamy J., English-Tamil, Tamil-English Dictionary, New Delhi, 1996, sub voce. 14 Subrahmanian N., Pre Pallavan Tamil Index, Madras, 1966, sub voce. 4 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo by a case of birth or death’ 15. Il termine compare anche in telugu nella forma pullu ‘little, small’, ed è passato al sanscrito pala, palaka, come si legge in DEDR 4552 16 e come testimoniano vari dizionari: in Cappeller il termine è tradotto ‘flesh, meat’ 17; in Boehtlingk-Roth ‘fleisch’ 18; ancora in Mayrhofer ‘fleisch’ 19; invece in Turner 20 ed in Benfey 21 pala, palaka sono ‘mire, mud’, evidenziando così diversamente il concetto di bassezza, disgusto e ripugnanza: dall’idea di repulsione legata strettamente all’odore della carne e del pesce si passa a qualcosa di altrettanto basso ed infimo, come il fango e la melma. È interessante, dunque, notare come il termine pulavu sia spesso in stretto contatto con il concetto della crudezza della carne, con il fatto che un cibo sia non cotto, non trattato, grezzo, con riferimento ancora al sangue. L’idea della crudezza può legarsi anche al cambiamento di colore che la carne e il pesce subiscono quando non vengono cotti, 15 Gundert H., Malayalam and English Dictionary, Osnabrck, 1970, sub voce. 16 Burrow T.- Emeneau M. B., A Dravidian Etymological Dictionary, Oxford, 1984, sub voce. 17 Cappeller C., Sanskrit-English Dictionary, Strassburg, 1891, sub voce. 18 Boehtlingk-Roth, Sanskrit Vörterbuch, Osnabrck, Wiesbaden, 1966, sub voce. 19 Mayrhofer M., Etymologisches Wrterbuch des Altiindoarischen, Heidelberg, 1986-2001, sub voce. 20 Turner R. L., A Comparative Dictionary of the Indo-Aryan Languages, New York-Toronto, 1966, sub voce. 21 Benfey T., A Sanskrit-English Dictionary, London, 1866, sub voce. 5 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo soprattutto se si trovano in ambienti caldo-umidi; infatti, in tale occasione questi cibi assumono un colore verdastro, causato dalla putrefazione, dal disfacimento e dalla decomposizione. Pertanto, pulavu può dirsi connesso con il concetto di bassezza, disgusto e impurità in genere e, nello specifico caso della donna che ha partorito, viene associato alla crudezza dell’odore del sangue. Da considerarsi in modo dettagliato è anche l’altro termine che compare nel composto in MK. 600-603, , che si riferisce propriamente all’impurità della donna nel momento successivo al parto. Esso comprende vari significati, attestati in diversi dizionari, così come segue: in Fabricius è tradotto con ‘ceremonial impurity; skin; newness, recency’ 22; nel Tamil Lexicon ‘recency of delivery, as of a woman; that which is recently born; greenness; ceremonial impurity due to child-birth; newness; skin’ 23, con riferimento, quindi, a qualcosa che è venuto da poco alla luce e pertanto è collegato all’idea del verde, del non ancora maturo, del fresco, a qualcosa che si rinnova, come la pelle, e che è ancora in contatto con la placenta; in Visvanatha Pillai è ‘being recently calved yeaned; ceremonial impurity; skin; newness, recency’ 24; in Mousset-Dupuis ‘état d’une vache qui vient de vêter, impureté légale d’une femme accouchée (qui 22 Fabricius J. P., Tamil and English Dictionary, Tranquebar, 1972, sub voce. 23 Tamil Lexicon, University of Madras, 1982, sub voce. 24 V. Visvanatha Pillai, A Dictionary Tamil and English, Madras, 1929, sub voce. 6 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo dure 12 jours selon les Indous), nouveauté, peau’ 25, con riferimento alla contaminazione non solo umana ma anche animale. Lo stato della donna dopo il parto è descritto in Kali. (Kalittokai) 28, 1-4: “Come una donna che giace dopo aver partorito, con turbamento di chi si preoccupa, poiché soffre per la malattia dell’utero, per quanto non sia cambiata l’antica bellezza, così la terra ampia ha finito lo stato di verdezza, ha dato molti frutti sorgendo a nuova bellezza poiché ha lasciato l’impurità contaminante.” Il testo affronta il paragone tra la donna che ha partorito e la natura che ha fruttificato; in entrambi i casi i soggetti manifestano ancora la 25 Mousset-Dupuis, Dictionnaire Tamoul-Français, New Delhi, 1981, sub voce. 7 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo loro bellezza in seguito alla perdita di impurità connessa con la procreazione 26. È fondamentale osservare che la gravidanza è chiamata ‘malattia dell’utero’,, ed è fonte di preoccupazione per coloro che sono vicini alla donna. Come attestato in Kali. 28, il parto è considerato una forma di malattia, la quale suscita angoscia e apprensione in coloro che assistono la partoriente, in quanto è portatrice di impurità e contaminazione. Ella non ha perso la bellezza di un tempo, ma, come la natura quando fruttifica, risplende di una nuova beltà. Nel passo viene esaminato lo stato della terra, che a sua volta, come è accaduto per la donna, ha lasciato la condizione di impurità contaminante, pulliya , successiva al ‘parto’, e ha terminato lo stato di verdezza, pacumai, sbocciando e fruttificando in tutto il suo splendore. Degni di nota sono i termini , participio passato della radice verbale pul, precedentemente analizzata a proposito di ciò che è basso, di poco conto, contaminante, e pacumai, tradotto nel Tamil Lexicon come ‘greenness, verdure; coolness; tenderness; newness; freshness; 26 Il paragone tra la donna e la natura è un argomento ricorrente nella letteratura tamil; la vegetazione simbolizza la vita, la crescita e pertanto viene connessa con la donna, la quale possiede in sé la capacità di creazione, di messa al mondo. In modo particolare, il paragone risulta maggiormente evidente nel momento della pubertà, inteso come lo sbocciare del corpo femminile, del fiorire in tutta la sua bellezza. (Cfr. Ak 7; Kuuntokai 337; A. M. Dubianski, Ritual and Mythological Sources of the Early Tamil Poetry, Groningen, 2000, pag. 89). 8 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo rawness; prosperity’ 27, con un collegamento fra l’essere verde di colore e l’idea della verde età, dell’età giovanile. In Visvanatha Pillai è reso con ‘greenness, verdure, rawness’ 28, e si congiunge strettamente al concetto di crudità; in Mousset-Dupuis è ‘couleur verte, verdeur, fraîcheur, crudité, prospérité’ 29; nel Tamil-Portuguese Dictionary è ‘verdura, item abundancia’ 30, in Swamy ‘greenness, rawness’ 31, in Winslow’s ‘greenness’ 32. Il termine pacumai è connesso con paca ‘to be green’ 33. In MPK. () 48-49 si dice che i menestrelli viaggiano ‘senza l’impurità’, : “Senza l’impurità, seduti mandano via le afflizioni 27 Tamil Lexicon, University of Madras, 1982, sub voce. V. Visvanatha Pillai, A Dictionary Tamil and English, Madras, 1929, sub voce. 29 Mousset-Dupuis, Dictionnaire Tamoul-Français, New Delhi, 1981, sub voce. 30 Anta de Proença’s Tamil-Portuguese Dictionary A. D. 1679, prepared for publication by Xavier S. Thani Nayagam, University of Malaya, Kuala Lumpur, 1966, sub voce. 31 Swamy J., English-Tamil, Tamil-English Dictionary, New Delhi, 1996, sub voce. 32 Winslow’s, English-Tamil Dictionary, New Delhi, 1983, sub voce. 33 Burrow T., Emeneau M. B., A Dravidian Etymological Dictionary, Oxford, 1984, sub voce. 28 9 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo nella foresta sparsa di sabbia e lavata dalla pioggia monsonica…” Qui si fa uso dell’espressione , composta dal verbo il 34, che indica la non esistenza, il non esserci, e dal termine , che contraddistingue la condizione di impurità in seguito all’aver partorito. Pertanto il composto fa riferimento, nel suo significato generale e letterale, all’assenza di impurità dopo il parto, senza specificare se questa sia riferita alle donne che hanno appena partorito, o ai bambini generati. Lo stato di impurità coinvolgeva entrambi: tuttavia, non viene indicato chi ne sia il portatore: infatti, si dice che i menestrelli viaggiavano da soli per le montagne, su terreni impervi, difficilmente praticabili, senza la compagnia di persone affette da impurità, non specificando chi esse siano. Dunque, è possibile supporre che i menestrelli non portassero in viaggio le donne che avevano partorito da poco, ancora deboli e ostacolate nei movimenti, proprio per evitare loro le difficoltà legate ai percorsi da compiere, ma è lecito anche credere che il termine indicante la mancanza di impurità si riferisca ai bambini appena nati, lasciati in disparte perché troppo piccoli per affrontare lunghi spostamenti. Poiché il passo è di difficile interpretazione, è conveniente considerare un’altra traduzione, come quella di Chelliah: “O chief of this fine band who jewels fine receive as gifts! They rest relieved of toil, their 34 Fabricius J.P., Tamil and English Dictionary, Tranquebar, 1972, sub voce. 10 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo children left behind, beneath refreshing shades that are as cool as water fresh of pools in which one bathes in sandy woods where cleansing waters flow” 35. Qui allude all’assenza dei bambini, tenuti in disparte; pertanto, la mancanza di impurità sarebbe associata alla mancata all’allontanamento presenza dei delle puerpere. neonati, Tuttavia, senza sembra riferimenti legittimo ipotizzare che il termine in questione sia da associare alle puerpere, poiché il tema dell’allontanamento delle donne che hanno recentemente partorito è confermato da PPA.(), che verrà esaminato di seguito. Inoltre, nel testo è interessante notare il richiamo alla foresta lavata dalla pioggia monsonica, , argomento che verrà analizzato in modo più dettagliato successivamente, quando si tratterà il concetto dell’impurità della natura. Il riferimento all’isolamento delle puerpere trova riscontro in PPA. 89, in cui si narra di un bardo, il quale, dopo aver incontrato un menestrello con la sua famiglia, ne compiange la sorte avversa e difficile di peregrino privo di patroni e lo invita ad andare presso , del quale ha verificato egli stesso la generosità, narrandone anche le origini mitiche, la grandezza in battaglia e illustrandone il territorio, vasto e ricco. All’interno della descrizione del paesaggio, si parla di capanne come schiene di porcospini con il 35 Chelliah J.V., Pattupattu. Ten Tamil Idylls, Madras, 1962, pag. 295. 11 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo tetto di foglie di 36 degli altipiani, in cui riposano le puerpere delle tribù di cacciatori insieme ai neonati: “(le puerpere) si rannicchiano nel sonno con i figli riposando su giacigli di pelli di cervo”. Nel testo non compare un termine esplicitamente riferito alle puerpere. Chelliah 37 utilizza ‘Eyin women, huntresses’, donne cacciatrici, mogli degli uomini delle montagne, che riposano rannicchiate con i loro piccoli, allontanate dal resto della comunità. Inoltre 38 a tale proposito, nella nota al testo, riporta un riferimento ad Ak. (Ak) 58, 4, in cui si parla di , donne che indossano ornamenti scelti, mentre riposano su letti di pelli. Pertanto, anche se non dichiarato manifestamente, pare legittimo credere che le persone a cui fa riferimento il passo siano da identificare con delle puerpere, isolate e lasciate in disparte con i loro piccoli, secondo l’antica credenza per cui esse erano ritenute contaminanti per l’aver recentemente partorito e, quindi, per l’essere entrate in contatto con il sangue e con il latte, elementi ritenuti impuri. 36 37 Phoenix dactylifera. Chelliah J.V., Pattupattu. Ten Tamil Idylls, Madras, 1962, pag. 111. 38 ., Madras, 1986. 12 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo In modo particolare si riteneva che in determinate situazioni quali la gravidanza, ma anche la pubertà e il periodo mestruale, la donna soffrisse il caldo 39. Come attesta Beck “In essence, heat is associated with life and fertility. The energy which can both activate and nullify life is a kind of heat. The heat when taken alone, however, can be highly dangerous. It must be focused and controlled in order to become a source of power which humans and superhumans can utilize” 40. Ogni tipo di impurità è considerato nella forma di calore 41, al contrario la purificazione è collegata alla freschezza e alla perdita di eccessivo calore. Questo fatto motiverebbe allora le specifiche pratiche rituali effettuate al fine di cacciare il calore, portatore di impurità e di malessere, per trovare la freschezza: indossare ghirlande di freschi fiori, intrecciare corone con foglie di margosa o di palma 42, 39 Dubianski A.M., Ritual and Mythological Sources of the Early Tamil Poetry, Groningen, 2000, pag. 11; Beck B.E.F., Colour and Heat in South Indian Ritual, Man 4 (4), 1969. 40 Beck B.E.F., Colour and Heat in South Indian Ritual, Man 4 (4), 1969, pag. 553. 41 Beck B.E.F., Colour and Heat in South Indian Ritual, Man 4 (4), 1969, pag. 562. 42 Le foglie di margosa e della palma sono credute possedere effetti rinfrescanti; per tale motivo, venivano utilizzate in molti rituali di purificazione (Beck B.E.F., Colour and Heat in South Indian Ritual, Man 4 (4), 1969, pag. 569; Reiniche L.M., Les Dieux et les Hommes. Études des cultes d’un village du Tirunelveli, Inde du Sud, Paris-La Haye-New York, 1979, pag. 177; Beck B.E.F., The Three Twins. The Telling of a South Indian Folk Epic, Bloomington, 1982, pag. 46; Whitehead H., The Village Gods of South India, Delhi, 1976, pagg. 13 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo spalmare il petto con pasta di sandalo, cospargere di gh 43 i massicci portoni delle città, decorare le lance e le pietre memoriali con penne di pavone 44, erano tutte azioni finalizzate a ristabilire la freddezza e, quindi, la purezza. Un significativo e quanto mai frequente rituale svolto in circostanze di impurità per allontanare il calore, ritrovare la freschezza e di conseguenza lo stato di purezza è il bagno, come si è visto precedentemente in MK. 600-603 a proposito delle donne, che lavavano via la fatica dell’impurità del puerperio ormai al termine, . In modo analogo, le medesime tematiche sono presenti in (), testo più tardo rispetto alla letteratura del , come si può vedere nei versi 73-76: 56-57, 64-65; Chettiyar L., Folklore of Tamil Nadu, New Delhi, 1973, pag. 68). 43 Burro chiarificato; ritenuto il miglior condimento, viene utilizzato nelle lustrazioni e per alimentare il fuoco sacro. 44 Il pavone è associato alla freddezza. 14 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo “Dopo aver unito il talismano di senape e il talismano dalla bocca tagliente, le donne innalzano il fumo e fanno chiasso, bagnandosi negli stagni, frastuono che conclude la fatica dell’impurità per aver generato figli”… Come in MK. 600-603, anche in questo passo viene affrontato il tema del bagno purificatorio, dell’acqua che toglie via la fatica e al tempo stesso l’impurità causata dall’aver partorito; in modo particolare, si pone l’attenzione sui rituali effettuati dalle donne medesime, attraverso l’utilizzo di specifici elementi capaci di allontanare gli spiriti maligni. Nei versi del passo si nota la ripetizione del termine 45, il quale denota ciò che è nemico dello spirito maligno; nello specifico, quando il termine è unito ad , indica un talismano dalla bocca tagliente, riferito alla margosa (Melia azadirachta) 46, pianta dalle foglie affilate, simili a lime pungenti, mentre, quando è unito ad aiyavi, indica un talismano composto da senape. In effetti, nella letteratura tamil antica si riscontrano numerose attestazioni relative alla pratica di bruciare senape unita a foglie di “Nemico dello spirito maligno”, senape e foglie dalla forma affilata. 46 Per ulteriori informazioni relative all’utilizzo della margosa nei rituali attualmente in pratica nell’India meridionale si veda Ayyar P.V.J., South Indian Customs, New Delhi, 2002, pp. 28-31. 45 15 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo margosa 47; tale pratica era motivata dal fatto che si credeva che mediante questo rituale si cacciasse via l’impurità del parto. Inoltre, nel passo si pone l’attenzione sul rumore che circonda le donne mentre fanno il bagno; esso è probabilmente riferito alle risa suscitate dalla gioia di potersi liberare dall’impurità che le ha tenute lontane dalle persone care, per il timore del contagio, o forse è più semplicemente un riferimento all’azione di agitare le acque per sciacquarsi. La medesima tematica si trova anche in 80-85: ō ō ō “(Si sente) l’echeggiante rumore delle offerte gettate stando in piedi e dicendo: ‘Acchiappale’, quando è arrivata la diavolessa nello spiazzo; 47 98, 281;310;328; Ak. 106. 16 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo gente di incantesimi manda via le afflizioni di chi soffre la lunga ferita, donne alla prima gravidanza e bambini indifesi, donne giovani che hanno partorito. (Si sente) il rumore delle offerte posate a terra, il grande rumore del tuono risuonante”… Nel passo si insiste sul concetto del rumore, sul suono che riecheggia e accompagna il momento in cui vengono poste offerte per liberare le donne ed i bambini dalle afflizioni connesse con l’impurità dell’aver generato e dell’essere venuti al mondo. Il parto, poiché si attua attraverso una ferita, una lacerazione della carne, è chiamato lunga ferita, , espressione che mette in risalto il male e la sofferenza fisica propri dell’atto del generare. È importante porre attenzione al termine , in quanto si trova anche in . () 100, 10-11, passo che sarà analizzato successivamente, in relazione a una ferita ancora aperta, fresca, ricevuta da un eroe durante una battaglia. 80-85, per la tematica affrontata e per la terminologia utilizzata, richiama manifestamente Kali. 28, esaminato precedentemente, in cui il parto veniva chiamato ‘malattia dell’utero’, . In 80-85 si nota come il rituale di liberazione dall’impurità del parto venisse praticato da gente di incantesimi, , persone che recitavano versi in ampi spazi comuni. Il tamil è il sanscrito 17 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo mantra, generalmente formula sacrificale, verso mistico o magico, che qui, inserito in un contesto antico e tribale, corrisponde a incantesimo. Nel passo non si hanno dati per identificare le persone che praticano gli incantesimi, in quanto non indica il genere, dato che si trova alla forma plurale. Tuttavia è probabile che si trattasse di donne, forse identificabili in fattucchiere. In effetti, sulla base di quanto visto precedentemente in . 73-76 a proposito dei rituali effettuati per allontanare le forze maligne attraverso l’utilizzo della margosa, è possibile dedurre che anche il rito di liberazione dall’impurità del parto fosse svolto dalle donne, che per loro natura erano maggiormente vicine e legate a quell’evento. Sulla base di tale considerazione, si è creduto opportuno associare il termine , gente, a persone di identità femminile. Come è stato evidenziato attraverso lo studio dei testi, l’impurità della donna che aveva partorito determinava necessariamente un suo isolamento, un allontanamento dalle persone che comunemente le stavano a fianco, per impedire che essa le contaminasse. Per questo motivo probabilmente neppure il marito poteva vedere la moglie che aveva appena partorito 48. A questo proposito nella letteratura tamil antica si dice che il marito evita l’abbraccio della moglie, timoroso di sporcarsi il petto con il seno della donna stillante latte impuro. 48 L’impurità del periodo successivo al parto è paragonata all’impurità connessa con la morte (Ferro-Luzzi E.G., Women’s Pollution Periods in Tamilnad, Anthropos (1), 1974, pag. 115). 18 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo In Ak. 26 la moglie si lamenta della lontananza del compagno in seguito alla propria gravidanza e si chiede angosciata quando arriverà la notte in cui egli, in pieno delirio amoroso e in preda alla passione, le chiederà di stringersi al suo forte petto e di non smettere di abbracciarlo con i suoi neri capezzoli; invece ora essa cerca tristemente di accostare i suoi seni pendenti per il latte al vigoroso petto del marito, spalmato di fragrante sandalo; ma egli teme che proprio qualche goccia di quel dolce latte possa cadere su di lui, macchiandolo di impurità. Le mani sono esitanti, ansiose del contatto, e allora il marito dolcemente cede e si curva abbracciando la moglie da dietro. Il motivo principale del distacco tra marito e moglie si spiega principalmente con la credenza che il latte stillante dal seno della donna danneggiasse la virilità dell’uomo 49. Inoltre, è interessante notare che il potere sacro della donna si pensava risiedesse soprattutto nel suo seno; pertanto, per evitare il contagio, era necessario che il marito non si avvicinasse alla moglie che aveva recentemente partorito. A testimonianza di tale credenza si può citare Ak. 177, dove si parla di “seni con ”. Il termine tamil si riferisce al potere sacro della donna: in esso risiedono le due nature, la buona e la cattiva, ed è per questa ragione che può essere rischioso per le persone 49 Hart III G., Woman and the Sacred in Ancient Tamilnad, Journal of Asian Studies, 32 (1972: Nov.-1973: Aug.), pp. 234-236. 19 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo stare vicine a essa; così marito e moglie devono essere estremamente attenti nei loro contatti. 50 Molto spesso, dunque, nel periodo successivo al parto il marito si distacca dalla moglie e inizia a frequentare le cortigiane; tale situazione viene descritta in uno dei cinque paesaggi dell’akam, il marutam, che contraddistingue il paesaggio fluviale e cittadino e la situazione dell’infedeltà. In . () 65 l’eroina dice al marito: “Nella tua città ricca d’acqua un giglio fiorisce in un campo coltivato con canna da zucchero e soddisfa la fame delle api. Non abbracciare il mio corpo che ha partorito tuo figlio, il tuo petto può rovinarsi” 51. Qui l’eroe è paragonato a un’ape occupata con un attraente fiore (la cortigiana) piuttosto che con la canna da zucchero feconda ma meno 50 Hart III G., Woman and the Sacred in Ancient Tamilnad, Journal of Asian Studies, 32 (1972: Nov.-1973: Aug.), pp. 234-236; Dubianski A.M., Ritual and Mythological Sources of the Early Tamil Poetry, Groningen, 2000. 51 Hart III G., The Poems of Ancient Tamil, Berkley, 1975, pag. 96. 20 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo profumata (l’eroina, non molto eccitante per lui, dal momento che essa ha partorito recentemente) 52. In molti poemi tamil 53 si dice che in seguito al parto e all’allontanamento della donna il marito inizia a frequentare le prostitute, , poiché la moglie è impura e quindi pericolosa per la sua virilità, perciò sono evitati i rapporti tra i coniugi 54. Oltre alla puerpera era affetto da contaminazione anche il bambino appena nato, che generalmente viveva in isolamento con la mamma per un certo periodo. In . () l’immagine del figlio neonato è spesso connessa con l’emanazione dell’odore di impurità, . In . 40-6, in merito alla situazione del marutam, legata al tema dell’infedeltà maschile, delle liti, dell’abbandono della moglie, causato dall’impurità dopo il parto, si legge: “Il figlio, che emana odore di impurità, dorme con la nutrice”. Per la medesima tematica si veda anche . 85 (Dubianski A. M., Ritual and Mythological Sources of the Early Tamil Poetry, Groningen, 2000, pag. 154). 53 Ak. 16, 26, 36, 46, 66, 116, 176, 196, 226; Ku. 258, 295, 384; Ai. 24, 48, 68, 70, 83, 85. 54 Dubianski A. M., Ritual and Mythological Sources of the Early Tamil Poetry, Groningen, 2000, pag. 152. 52 21 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo Anche in . 380-4 si trova la medesima terminologia: “Si unisce il figlio emanante odore di impurità”. È interessante notare che in questi due diversi componimenti ricorre la medesima terminologia: , figlio, , impurità della nascita, e , odore, a indicare che questi concetti sono in stretto contatto tra di loro: il neonato emanava odore di carne, di sangue fresco contaminante, concetto che rimanda con insistenza ancora al fattore dell’odore nauseante della carne fresca, alla crudità legata al sangue. In . 68, 8-9 all’interno di un contesto di lode riguardante un guerriero “capo della bella contrada”, si paragona “l’acqua gonfia” del fiume al “seno stillante latte per un neonato non più impuro, ”: “Simile a un seno stillante terminatol’impurità 22 per un bambino che ha Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo l’acqua abbondante, che abbatte gli alberi, del fiume che scorre… Il passo merita particolare attenzione, in quanto è possibile ricavarne una duplice interpretazione. Il termine principale a cui far riferimento è , impurità, che può collegarsi sia a , bambino, sia a , seno: in effetti, l’impurità può riguardare il piccolo, ma anche il seno della mamma, stillante latte e, quindi, contaminato. Per quanto riguarda lo studio della terminologia, è interessante, inoltre, soffermarsi a considerare . 100, che descrive il momento in cui il padre vede il figlio piccino, come si legge nei versi 10-11: “I suoi occhi che hanno guardato i nemici sono ancora rossi mentre guardano il piccolo.” Il colofone, per quanto non sia sempre troppo attendibile in quanto spesso aggiunto posteriormente e da mano diversa, precisa il contenuto del testo, riferendo che la narrazione riguarda il momento in cui il padre guerriero vede il figlio appena nato: 23 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo “ quando ha visto il figlio appena nato” Il testo descrive in toni attenti e realistici l’eroe nel momento successivo alla battaglia: egli tiene in mano una lancia, ai piedi porta adorne cavigliere, ha il corpo sudato per il combattimento appena avvenuto e sul collo si vede una ferita fresca, segno di forza e vigore, in quanto l’eroe ha osato sfidare apertamente il nemico, senza voltare le spalle e darsi alla fuga. Il poema pone molta attenzione agli elementi sacri della guerra che caratterizzano l’eroe: la lancia, le cavigliere, i fiori e le foglie che indossa, specialmente le foglie di palma prese da un albero tutelare, mentre il sudore e la ferita enfatizzano l’emozione, la sacra frenesia della battaglia. Tutti questi elementi fanno parte del contesto bellico, sono proprietà caratteristiche del combattente, visto nella sua furia devastatrice, simile a “un possente elefante che abbia combattuto una tigre”. Qui però i segni della violenza e della ferocia dell’eroe sono magistralmente contrapposti alla dolcezza piena di commozione con cui egli rivolge lo sguardo al suo bambino. Non è certo se questa sia la descrizione del momento in cui il padre vede per la prima volta il figlio, dal momento che non viene esplicitamente riferito nel testo: può darsi che l’eroe rivolga uno sguardo amoroso al piccino soltanto perché, dopo un duro combattimento in cui ha dovuto mostrare forza e ferocia contro il 24 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo nemico, avverte ora il calore dell’affetto paterno, la necessità di recuperare energia attraverso lo stretto legame d’amore che lo unisce al bambino; ma può anche darsi che questa sia proprio la prima volta che l’uomo incontra il figlio, e ciò troverebbe spiegazione nella precisazione, nel testo, che si tratta di un bambino appena nato, ; da qui nascerebbe più comprensibilmente la commozione dell’eroe alla vista del suo piccino. Piai, un commentatore moderno, dichiara che “alcuni giorni dopo la nascita del bambino, il padre deve indossare abiti da guerra e, circondato da uomini valorosi, deve farsi vedere dal figlio, così da imprimergli nel cuore lo spirito bellicoso del padre. Tale era il costume tra gli antichi Tamil. 55” Tuttavia, dal testo non si capisce se l’eroe si rechi dal figlio indossando volontariamente l’armamentario da guerra in modo da infondere in lui la natura bellicosa e il coraggio, oppure se si presenti , ed. da AuvaiCu. Turaicmip Piai, 2 voll. Ceai, 1964-1962, ad locum. A tale proposito Crawley scrive che “la separazione tra il marito, la moglie ed il figlio è prolungata fino allo svezzamento del bambino, dal momento che si considera il latte, secrezione femminile, un pericoloso mezzo di trasmissione di proprietà femminili. Dunque il neonato, attraverso il contatto con la madre, viene ‘sporcato’, diviene ‘pericoloso in quanto contaminato.” Inoltre, nell’antichità si credeva che il neonato dovesse vedere quanto prima il padre, affinché le proprietà virili dell’eroe allontanassero le proprietà femminili che la madre, con la sua continua presenza durante la gravidanza, avrebbe potuto trasmettere al feto. (Crawley E., The Mystic Rose, New York, 1927, II , pag. 198). 55 25 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo così vestito al suo cospetto soltanto perché ha saputo della nascita del bambino nel momento immediatamente successivo alla fine della battaglia, e quindi non ha avuto il tempo necessario per indossare le vesti civili, preso dall’impazienza di vedere il neonato. È interessante osservare che il termine indicante la ferita dell’eroe utilizzato nel testo, , esaminato precedentemente anche in . 80-85 riguardo la lacerazione della carne durante l’atto del partorire, è affiancato a , che generalmente si riferisce a ciò che è verde, fresco, e a , per cui la lacerazione della pelle dell’eroe è connessa con la carne fresca e con l’odore fresco della carne aperta, squartata e, quindi, si può riferire anche all’odore dell’impurità legata alla nascita del bambino. La condizione del riguarda non solo gli umani, ma anche gli animali. In . 393-3 si parla della gioia di un elefante che va a cercare erba da portare alla sua elefantessa che ha appena terminato lo stato di impurità, : “È pieno di gioia poiché (essa) piena di latte ha terminato l’impurità fresca”. 26 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo Qui i termini analizzati in precedenza, quello indicante l’impurità, , e quello riferito alla freschezza, al colore verde, pacum, si trovano affiancati, strettamente connessi, per rafforzare il concetto dello stato di contaminazione successivo al parto avvenuto recentemente e ravvisabile nel fatto che l’elefantessa è detta essere piena di latte, . Inoltre, è interessante notare la connessione presente tra questo testo e MK. 600-603. In entrambi i passi viene descritta la gioia provata dai maschi: in MK. 600-603 si presenta la soddisfazione dei mariti, mentre in . 393-3 dell’elefante, nel momento successivo al parto delle mogli, quando essi sono diventati padri e le puerpere, sia donne sia elefantesse, con i seni gonfi di latte, hanno terminato lo stato di impurità. Questo parallelo tra i due testi testimonia manifestamente che la condizione di è vissuta sia dagli uomini sia dagli animali, in maniera indistinta. In Ak. 56 una vacca nel periodo del esce sulla strada ed il bardo dell’eroe, , spaventato, lascia cadere la sua arpa e si rifugia nella casa dell’eroina. È degno di nota ricordare che anche il bardo 56 era considerato contaminante, quindi è un fatto assai curioso che si 56 Il bardo era ritenuto fortemente contaminante in quanto si trovava in contatto diretto con elementi impuri. Egli suonava un particolare strumento, un tamburo, con cui allietava le famiglie abbienti, ricoperto di pelli di animali non trattate, odoranti ancora di carne fresca. Inoltre, molti bardi erano dediti ad occupazioni connesse con la pesca, ed erano creduti impuri in quanto tale mestiere consentiva loro di toccare innumerevoli animali morti ancora sporchi di sangue. 27 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo allarmi tanto nel vedere un animale. Evidentemente, la vacca nel era ritenuta impura a un grado maggiore rispetto all’impurità del bardo. Si parla di contaminazione e di purificazione per quanto riguarda la maternità e il parto anche in relazione alla natura. Ci sono numerosi riferimenti a boschi, ormai fioriti, lavati e purificati dalla pioggia, che testimoniano come la fioritura, parto della natura, comportasse la stessa impurità del parto della donna, nel modo in cui si è visto in Kali. 28 a proposito del parto della donna paragonato al parto e alla fruttificazione della terra. In PPA. 380-381 si dice: “In ogni parco lavato dalla pioggia monsonica, in giardini abbondanti di fiori”... La terminologia utilizzata nel testo sopra citato a proposito del bosco purificato dal monsone si trova anche in MPK. 48-49, già visto a proposito delle puerpere: 28 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo ... “Senza le puerpere, seduti mandano via le afflizioni nella foresta sparsa di sabbia e lavata dalla pioggia monsonica”. Entrambi i testi hanno inizio con il termine che indica propriamente il tempo dell’acqua, la stagione delle abbondanti piogge monsoniche, , le quali hanno lavato via, , l’impurità della fioritura. In MPK. 120 ricorre il medesimo tema della ricca fioritura della foresta che ha lasciato l’impurità, , grazie alla caduta della pioggia, elemento portatore di freschezza e di purezza: “Nella foresta abbondante di fiori liberata dall’impurità ad opera della tempesta.” La fioritura dei boschi e dei giardini è paragonata al parto della donna: la natura, nel periodo della gemmazione, è vista come in gravidanza, a causa del gonfiore delle gemme precedente il momento dello sbocciare; successivamente la pioggia permette al bosco di lavarsi via l’impurità del parto, cioè del suo fiorire, così come l’acqua degli stagni permette alla donna di purificarsi. Come accennato in precedenza, in generale lo stato di impurità è connesso con l’idea di calore, il quale può essere alleviato mediante appropriati riti 29 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo purificatori, solitamente legati all’utilizzo dell’acqua, portatrice di freschezza 57. In TMA. () 7-9, ancora a proposito della foresta abbondante di fiori e bagnata dalle piogge, si parla di “grandi nuvole in gravidanza avanzata”, , con riferimento esplicito al fatto che anche le nuvole, in quanto elemento naturale, sono coinvolte nel parto, poiché riversano il frutto della loro creazione, l’acqua: “Nella foresta profumata, fresca per la caduta della prima pioggia quando le nuvole grandi in gravidanza avanzata, che hanno attinto al mare, riversano la pioggia pesante nel cielo spaccato dalle luci dei fulmini.” Il tema dell’impurità dopo il parto applicato alla natura si trova anche in Ak. 139 a proposito di “bianche nuvole impure nel giorno successivo al parto”. Le nubi grandi e gonfie hanno partorito la pioggia e vengono paragonate al ventre di una donna, anch’essa vista nella condizione del generare. Pertanto, la pioggia è considerata essere 57 Si veda la nota 39. 30 Studi Linguistici e Filologici Online 8.1 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo il prodotto impuro concepito dalle nuvole, e come la mamma e il bambino odorano di carne fresca e di sangue nel momento successivo alla nascita, così anche il prodotto delle nuvole emana un odore intenso di umidità contaminante. È interessante notare la doppia natura della pioggia: essa aiuta il bosco a togliersi l’impurità portata dalla fioritura, ma nello stesso tempo diviene impura in quanto prodotto delle nubi, a sua volta è considerata frutto di un parto e, quindi, contaminante. Giada Franchini Dipartimento di Linguistica ‘T. Bolelli’ Università di Pisa [email protected] BIBLIOGRAFIA Anta de Proença’s Tamil-Portuguese Dictionary A. D. 1679, prepared for publication by Xavier S. Thani Nayagam, University of Malaya, Kuala Lumpur, 1966. Ayyar P.V.J., South Indian Customs, New Delhi, 2002. Beck B. E. 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