1 - Patarini e Arialdo da Cucciago
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1 - Patarini e Arialdo da Cucciago
Il Mille 1 - Patarini e Arialdo da Cucciago Il Millecento 2 - Arnaldisti, Petrobrusiani ed Enriciani 3 - Gioacchino da Fiore e Flagellanti 4 - Valdesi e Umiliati 5 - San Francesco Il Duecento 6 - Catari 7 - Ruggero Bacone 8 - Jacopone da Todi 9 - Gerardo Segarelli e Fra' Dolcino Il Trecento 10 - Jacquerie, Ciompi, Tyler e Ball Il Quattrocento 11 - Jan Huss e Taboriti 12 - Giovanni Pico della Mirandola 13 - Tommaso Moro Il Cinquecento 14 - Munzer, levellers, diggers e ranters 15 - Giordano Bruno 16 - Fra' Paolo Sarpi 17 - Galileo Galilei 18 - Tommaso Campanella Il Seicento 19 – Pirati Il Settecento 20 - Jonathan Wild e Henry Fielding 21 - Voltaire 22 - Denis Diderot 23 - Jean-Jacques Rousseau 24 - Meslier, Deschamps e Condorcet 25 - William Blake 26 - Mary Wollstonecraft 27 - William Godwin 28 - Claude-Henri de Saint Simon 29 - Georg Wilhelm Friedrich Hegel 30 - Robert Owen 31 - Charles Fourier 32 - Enragés 33 - Gracco Babeuf L’Ottocento 34 - Trade Unions 35 - Max Stirner 36 - Pierre-Joseph Proudhon 37 - John Humphrey Noyes 38 - Aleksandr Herzen 39 - Michail Bakunin 40 - Henry David Thoreau 41 - Karl Marx 42 - Lev Tolstoj 43 - Louise Michel 44 - Elisée Reclus 45 - Emily Dickinson 46 - Toro Seduto 47 - Josiah Warren e Benjamin Ricketson Tucker 48 - Petr Kropotkin 49 - Carlo Cafiero 50 - Anselme Bellegarigue 51 - Ernest Coeurderoy e Joseph Déjacque 52 - Errico Malatesta 53 - Oscar Wilde 54 - Francesco Saverio Merlino 55 - Francisco Ferrer Y Guardia 56 - Pietro Gori 57 - Emma Goldman e Aleksandr Berkman 58 - Mohandas Karamchand Gandhi 59 - Rosa Luxemburg 60 - Albert Joseph "Libertad" 61 - Jules Bonnot 62 - La Banda del Matese Il Novecento 63 - Marius Alexander Jacob (Arsenio Lupin) 64 - Joe Hill 65 - Carlo Tresca 66 - Emiliano Zapata 67 - Clovis Abel Pignat 68 - Nestor Makhno 69 - Victor (Serge) Kibalcic 70 - Radowitzky, Liabeuf e Kotoku 71 - Vaillant, Henry e Caserio 72 - Buenaventura Durruti 73 - Sandro Pertini 74 - Camillo Berneri 75 - Albert John Luthuli 76 - Carlo Rosselli 77 - Gaetano Bresci 78 - Gino Lucetti e Angelo Sbardellotto 79 - Severino Di Giovanni 80 - IWW 81 - Alfonso Failla 82 - Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti 83 - Nelson Mandela 84 - Marcello Bernardi 85 - Kurt Gustav Wilckens 86 - Malcolm X 87 - Ernesto "Che" Guevara 88 - Martin Luther King 89 - Bob Dylan 90 - Beat Generation 91 - "Chico" Mendez 92 - Ken Saro-Wiwa 93 - Iqbal Masih 94 - EZLN/Marcos 1 - Patarini e Arialdo da Cucciago La Pataria è un movimento politico-religioso affermatosi a Milano verso la metà dell’XI secolo contro le oppressioni dell’alto clero corrotto. Si richiama al cristianesimo primitivo contro la corruzione, il lassismo morale e l’eccessiva interferenza del clero negli affari mondani. Le ricerche sulla Pataria hanno messo in luce molti aspetti fondamentali del movimento, ma un punto è rimasto e tuttora rimane misterioso: il significato del nome. La parola “pataria” non ha corrispondenti nell’italiano attuale. L’ipotesi più accreditata e fondata vuole che il termine derivi da una voce dialettale indicante una professione umile, legata al mondo dei rigattieri e dei robivecchi. Il popolo più umile, numeroso nel movimento ribelle, viene ingiuriato dagli avversari con il nome di “patarino”, ossia straccione. Abilità del movimento è quella di impadronirsi di un insulto per farne un’identità e una bandiera. La Pataria nasce per opporsi all’elezione – nel 1045 – di Guido da Velate ad arcivescovo di Milano. Uno dei più energici protagonisti del movimento milanese è Arialdo da Cucciago, di origini rurali e figlio di una famiglia di benestanti proprietari terrieri. Arialdo nasce intorno al 1010 e ha l’occasione di studiare a Varese, Milano e all’estero – probabilmente in Francia. E’ un personaggio di rilievo che non esita a criticare i malcostumi del neoeletto Guido da Velate e del clero. CONTINUA… 2 - Arnaldisti, Petrobrusiani ed Enriciani Arnaldo da Brescia è un sacerdote predicatore che si batte contro la proprietà ecclesiastica. Non proclama nessuna eresia. Vuole che la Chiesa si liberi dei propri beni e viva delle decime; critica la cattiva vita dei chierici; non riconosce l’efficacia dei sacramenti somministrati da chi è in peccato, anzi nega a loro di poterli dare e agli altri di riceverli, preferendo alla loro attività sacramentale quella dei laici: “Non deve il popolo aver i sacramenti dai cattivi sacerdoti, né comunicare ad essi i loro peccati, ma piuttosto confessarseli l’un l’altro”. Nel 1139 papa Innocenzo II lo prega di star zitto e di lasciar l’Italia. Conosce una vera e propria popolarità fra i suoi seguaci, soprattutto fra i più poveri, e questo basta per essere cacciato dalla Francia. Sono elementi sociali e aspirazioni diverse quelle che fanno capo ad Arnaldo. Trova seguito nel popolo di Brescia; nel ceto medio di Roma, che vuole restaurare la Repubblica antica contro l’aristocrazia e il papa; presso gli scolari poveri di Parigi, che mendicano di porta in porta per sé e per il maestro; nelle case dei nobili signori di Alemagna, che avevano avuto mille problemi con vescovi e conventi per terre e giurisdizioni. Nel 1147 invita il pontefice a rinunciare all’uso della forza militare e a vivere secondo il modello degli apostoli. L’anno dopo papa Adriano IV lo bandisce da Roma. Comincia allora per Arnaldo una vita errabonda. Nonostante la protezione di alcuni nobili, non riesce a sfuggire a lungo alla vendetta congiunta del pontefice e dell’imperatore. Preso ed imprigionato nel 1155, viene strangolato e poi bruciato e le sue ceneri gettate nel Tevere. I suoi discepoli (Arnaldisti), numerosi soprattutto nell’Italia settentrionale, si collegheranno gradatamente a movimenti successivi più forti – valdesi e catari. CONTINUA… 3 - Gioacchino da Fiore e Flagellanti Nel XII secolo ogni papa si sforza di superare il proprio predecessore nel concedere poteri straordinari agli inquisitori. L’odio verso chi amministra le leggi contro l’eresia e – di riflesso – verso il papa e la Chiesa, si fa sempre più evidente. La gente, scontenta e disperata, ha sempre più la tendenza a prendere le armi non solo contro gli inquisitori o emissari papali, ma contro il clero in generale – come faranno in Francia nel 1251 i Pastorelli. La Chiesa medievale si trova frequentemente di fronte a situazioni del genere. E’ anche per questo motivo che tre papi implorano l’abate calabrese Gioacchino da Fiore (1130 ca. – 1202) affinché scriva un libro su di un nuovo schema di storia universale. Nella solitudine della Sila, l’abate – reduce dall’Oriente – si dà allo studio dei due Testamenti, dopodiché diffonde per il mondo con la predicazione e con gli scritti, in forma di salmi e di commentari ai libri sacri, vaghe e strane previsioni. Secondo l’interpretazione di Gioacchino la divinità ha stabilito che la storia del mondo si svolga in tre distinte ere. Le prime due – quella della servitù e della disciplina – già trascorse, la terza – quella della libertà – ancora da iniziare, ma imminente. Secondo i suoi calcoli, l’ultima sarebbe cominciata tra il 1200 e il 1260 e terminata alla venuta di un secondo Anticristo e del giudizio universale. CONTINUA… 4 - Valdesi e Umiliati Il movimento valdese prende il nome da Pietro Valdo (1140 ca. - 1217 ca.). Valdo – agiato mercante di Lione – verso il 1170-1176 è attratto dalla “vita apostolica” dopo la lettura fattagli in lingua volgare di un passo dei Vangeli: “Va, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi”. Abbandona la famiglia e la sua lucrosa attività, e distribuisce le sue ricchezze ai poveri. Insieme ad alcuni amici, si dedica alla predicazione itinerante. Valdo e i suoi compagni, “idioti o illetterati”, predicano il distacco dai beni di questo mondo sulle pubbliche piazze e nelle case. Questo vale loro, nel 1184, una condanna da parte del Concilio di Trento. L’arcivescovo di Lione li richiama invano al silenzio, divieto in seguito rinnovato da papa Alessandro III con lo stesso risultato. La diffusione del movimento è rapida. Sorgono le prime comunità “valdesi” nella Francia meridionale e in Italia, seguite da quelle nella Francia settentrionale, in Spagna, Germania, Svizzera, Austria, Boemia, Ungheria e Polonia. CONTINUA… 5 - San Francesco Nasce nel 1181 ad Assisi da una famiglia arricchita col commercio. Suo padre, Pietro Bernardone – mercante di stoffe, usuraio e benestante – decide di chiamarlo Francesco per ricordarsi sempre della Francia, paese dove fa i migliori affari. Francesco trascorre la sua giovinezza in negozio, aiutando l’attività del padre, e divertendosi con gli amici. In negozio sa fare il suo mestiere ed è il vanto del papà. Alla sera e durante i giorni di festa trascorre il tempo con gli amici mangiando, bevendo, danzando e cantando fino a tardi. In negozio si fermano mercanti venuti da lontano, dai quali sente numerose leggende e racconti – materiale che rende interessanti le serate con gli amici. A chi lo ascolta canta storie di guerra, di cavalieri e d’amore, imitando i trovatori della Provenza. Nel 1202 partecipa alla guerra contro Perugia, che si trasforma in un massacro per i giovani di Assisi: arcieri e fanti vengono tutti uccisi, i cavalieri imprigionati – Francesco tra questi. Essere cavaliere significa possedere un cavallo, vuol dire essere ricco – almeno da poter pagare il riscatto. Quando il padre lo paga, Francesco ha già trascorso un anno in prigione. CONTINUA…