Presentazione di PowerPoint - Osservatorio Sociale Regionale

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Presentazione di PowerPoint - Osservatorio Sociale Regionale
Integrazione socio-sanitaria
Modelli regionali a confronto
Teresa Marzocchi
Assessore alle politiche sociali- Regione Emilia-Romagna
Pescara, 6 novembre 2014
La strada percorsa dall’Emilia Romagna:
Legge Regionale n. 2/2003 - Norme per la promozione della cittadinanza sociale per la
realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali
• Richiamo ai principi della Legge nazionale 328/00 e del Piano sociale nazionale 20012003 e accentuazione su:
 Centralità della comunità, valore e ruolo della famiglia, partecipazione attiva dei cittadini,
iniziative di reciprocità e mutuo - aiuto, autonomia e vita indipendente, diritto a educazione
e sviluppo psico-fisico dei minori…
• Definisce gli strumenti per la programmazione, concertazione e partecipazione
• Definisce gli strumenti per la regolazione e la qualità del sistema integrato
(accreditamento fornitori, accesso ai servizi, formazione operatori, adeguamento
strutture, ecc.)
•
Stabilisce gli ambiti associativi dei Comuni
•
Risorse e finanziamento del sistema integrato (istituzione del Fondo sociale regionale)
La strada percorsa dall’Emilia Romagna:
Legge nazionale 328/00- legge regionale 2/03
Sperimentazione in ER del modello di pianificazione locale integrata previsto
dalla normativa (anni 2003-2008)
Approvazione del primo Piano sociale e sanitario regionale 2008-2010 (PSSR)
Avvio dei Piani di zona distrettuali per la salute e il benessere sociale 20092011
primo Piano sociale e sanitario a livello nazionale:
forte richiamo alla integrazione tra politiche sociali e sanitarie
I principi del PSSR 2008-2010:
il Welfare di comunità
Ausl
Scuola
Distretto
Regione
Famiglia
Terzo
Settore
Altre
istituzioni
OO.SS.
Enti Locali
Nuovi approcci ….
La Salute secondo l’OMS
"Uno stato di completo benessere fisico,
mentale e sociale e non la semplice
assenza dello stato di malattia o di
infermità."(OMS, 1948)
Secondo la Carta di Ottawa (1986) per la Promozione
della salute, la salute è una risorsa per la vita
quotidiana, non l’obiettivo del vivere. La salute è
un concetto positivo che valorizza le risorse
personali e sociali, come pure le capacità fisiche.
La salute si raggiunge allorché gli individui sviluppano
e mobilitano al meglio le proprie risorse, in
modo da soddisfare prerogative sia personali
(fisiche e mentali), sia esterne (sociali e
materiali).
Alcuni studi internazionali hanno effettuato
una stima quantitativa dell’impatto di
alcuni fattori (cosiddetti determinanti
della salute ) sulla longevità delle
comunità, utilizzata come indicatore
indiretto dello stato di salute: i fattori
socio-economici e gli stili di vita,
contribuiscono per il 40-50%, lo stato e le
condizioni dell’ambiente per il 20-30%,
l’eredità genetica per un altro 20-30% e i
servizi sanitari per il 10-15%.
Il cittadino al centro di una rete di:
•
•
•
•
di istituzioni
di altri soggetti della comunità
di professionalità
di risorse
• Assunzione di piena responsabilità del pubblico – compito di regia a garanzia del
sistema di accesso e di assistenza
• Condivisione obiettivi con formazioni della società civile e privato che accettano di
svolgere funzioni pubbliche
• Presa in carico globale:
no! al cittadino che gira come una “trottola”
si! alla comunità che si organizza attorno a suo bisogno
Verso l'integrazione...
Istituzionale:
identifica responsabilità coordinate dei vari soggetti del territorio (Regione,
Comuni, AUSL, ecc.).
Comunitaria:
attivare l’intera comunità locale (soggetti istituzionali, economici
e sociali, a partire dal Terzo settore) con responsabilità puntuali e distinte nelle
fasi (programmazione, organizzazione e produzione di servizi).
Gestionale:
integrazione dei fattori organizzativi e delle risorse:
accesso, continuità assistenziale, risorse economiche, sistema informativo.
Professionale:
modelli integrati e multidisciplinari di intervento e presa in carico (case
management, lavoro in equipe, UVM, ecc.).
Quali strumenti per attuare
questo modello di integrazione
Il PSSR definisce:
Sistema di governance e di pianificazione/programmazione territoriale
Strumenti tecnici per realizzarla (uffici, convenzioni, protocolli operativi, ecc.)
Strumenti di regolazione del sistema (accreditamento, accesso, ecc.)
Fonti di finanziamento del sistema
Sistema informativo a supporto del monitoraggio e della valutazione
Obiettivi di benessere sociale per area di bisogno (anziani, persone con disabilità,
infanzia e adolescenza, responsabilità familiari, giovani, immigrati stranieri, povertà
ed esclusione sociale)
Cosa si intende per GOVERNANCE
un orientamento a programmare, attuare e verificare le azioni
in uno spirito di collaborazione e di confronto tra i diversi
soggetti istituzionali coinvolti e di concertazione e
negoziazione con i soggetti non istituzionali, in particolare
con i soggetti del Terzo settore
Alcuni principi del sistema regionale di governance
 La centralità degli Enti Locali e della Regione nella pianificazione e
programmazione, regolazione e realizzazione dei servizi sociali, sanitari e
socio sanitari
 La separazione tra le funzioni pubbliche di governo (committenza) e quella
di produzione
 Il distretto quale ambito ottimale per l’esercizio del governo e per
l’organizzazione associata delle relative funzioni amministrative
 La partecipazione delle formazioni sociali alla funzione di
pianificazione/programmazione e un ruolo riconosciuto nella produzione e
gestione dei servizi
A quali livelli si sviluppa la governance
 Livello della Regione Emilia-Romagna
 Livello della Conferenza territoriale sociale e sanitaria (11)
 Livello dei Comuni (348) raggruppati in ambiti distrettuali
(38)
Governance di livello regionale:
Governance di livello regionale
Livello
politico
Cabina di Regia
per le politiche
sociali e sanitarie
Confronto con
Conferenza
regionale Terzo
Settore /confronto
con Sindacati
Livello
tecnico
Direzione
Generale
Sanità e
Politiche Sociali
Integrazione con
altre DG
•Leggi settoriali
•Piano regionale triennale
sociale e sanitario:
 Programma annuale degli
interventi sociali e sociosanitari
e relativo finanziamento (Fondo
sociale regionale)
 Linee annuali di
programmazione e
finanziamento del Servizio
sanitario regionale
 Piano regionale per la
prevenzione
Approvati da Assemblea
legislativa e Giunta
Regionale
Conferenza regionale del Terzo Settore
Cos’è:
Cosa fa:
•
Deve essere consultata dalla Regione in
occasione dell’ adozione di leggi,
regolamenti e provvedimenti che
interessano il terzo settore, in particolare
in materia di:
strumento istituito con legge regionale (n.
3/99) per il confronto e la concertazione
tra Giunta regionale e soggetti
rappresentativi del Terzo Settore
E’ composta da:
– Assessore regionale alle Politiche
sociali (che la presiede)
– da 9 a 15 membri in rappresentanza
dei soggetti di Terzo settore
 tutela e promozione dei diritti di
cittadinanza;

istruzione e formazione e creazione di
lavoro;

ricreazione sociale, promozione sportiva
e tempo libero;

promozione, organizzazione e
distribuzione culturale;

assistenza sociale e promozione della
salute;

tutela ed educazione ambientale.
14
Governance di livello intermedio:
Governance di livello intermedio:
Nell’ambito della Conferenza territoriale Sociale e
Sanitaria Provincia, Comuni e AUSL, ciascuno per
le rispettive competenze, realizzano il
coordinamento delle politiche sociali, socio
sanitarie e sanitarie. La CTSS svolge importanti
funzioni di:
•di indirizzo: emanazione di un Atto di indirizzo in
materia sociale e socio-sanitaria
•di riequilibrio territoriale, per es. nella ripartizione
delle risorse: riparto fondo regionale per la nonautosufficienza; riparto risorse in c/capitale
(strutture sociali e socio-sanitarie)
•di raccordo e coordinamento: es. attuazione linee
guida violenza
E’ un organismo politico che
comprende tutti i sindaci dei Comuni
e il presidente della Provincia
dell’ambito territoriale afferente
all’Azienda sanitaria.
I Comuni sono titolari delle funzioni
amministrative, di programmazione,
progettazione e realizzazione del sistema
locale dei servizi sociali.
La Provincia è il soggetto istituzionale con
competenze di coordinamento sull’area
delle politiche sociali e dell’integrazione tra
queste e altre politiche ( lavoro,
formazione, pianificazione territoriale..)
L'AUSL è il soggetto che governa sul piano
tecnico e amministrativo, il sistema dei
servizi sanitari e, con i Comuni, quello dei
servizi socio-sanitari
Strumento tecnico è l’ufficio di supporto, costituito da
Provincia, AUSL, in coordinamento permanente con Uffici
di Piano distrettuali
Governance di ambito distrettuale:
L’ambito distrettuale
• L’ambito distrettuale è un’articolazione territoriale, coincidente con uno o più
comuni.
• Ciascun ambito distrettuale deve comprendere, di norma, una popolazione non
inferiore a 60.000 abitanti e nelle aree urbane non inferiore a 80.000 abitanti.
• Nasce come riferimento per il Distretto sanitario (L.R. 19/94), cioè quella
struttura organizzativa e funzionale delle Aziende USL cui è affidata la gestione
delle strutture e dei servizi ubicati nel territorio di competenza e destinati
all'assistenza sanitaria di base e specialistica di primo livello, nonché
l'organizzazione dell'accesso dei cittadini residenti ad altre strutture e presidi
• Oggi è l’ambito di riferimento per la programmazione sociale, socio-sanitaria
e sanitaria (territoriale)
Forme associative: arriveranno a coincidere con
gli ambiti distrettuali? (L.R. 11/2012 – L.R. 12/2013)
Governance di ambito distrettuale:
Comitato di Distretto
Profilo di
(con presenza del
Direttore del distretto sanitario)
Comunità
Livello
politico
Confronto con
Terzo settore e
Sindacati
Livello
tecnico
Ufficio di piano
Piano di zona
triennale per la
salute e il
benessere sociale
Accordi e
intese
Programmi
attuativi
annuali
Approvato con
accordo di
programma
L’ufficio di piano
 E’ lo strumento tecnico-gestionale integrato di ambito distrettuale
 E’ costituito tramite convenzione tra Comune e Azienda Sanitaria
 Svolge le seguenti funzioni:
 Supporto ad elaborazione e valutazione della programmazione di area sociale e
sociosanitaria
 Supporto all’attuazione della programmazione sociale e socio-sanitaria (utilizzo dei
fondi e verifica in itinere dei risultati)
 Funzione di raccordo tra Regione e Comuni per applicazione dei criteri di qualità dei
servizi, per rilevazione dati, ecc.
Il ciclo della programmazione
1
2
Analisi
dei bisogni:
criticità e
punti di forza
Indirizzi strategici/
Obiettivi (Piani)
3
Programmare
Servizi, risorse
e interventi
5
Rendicontazione
Monitoraggio
Valutazione
4
Attuazione di
Piani/Programmi
Piano di zona distrettuale per la salute e il benessere sociale
(triennale):
Contiene:
I bisogni della popolazione emergenti da profilo di comunità, confronto con
servizi e risorse disponibili
Individua le priorità strategiche per le aree: sociale, socio sanitaria e
sanitaria territoriale
Traduce le priorità in obiettivi da realizzare nel triennio
Specifica le integrazioni con le politiche che concorrono a realizzare gli
obiettivi di benessere e salute individuati
Definisce strumenti tecnico organizzativi e azioni per realizzare integrazione
gestionale e professionale e continuità assistenziale
Stabilisce indicatori di realizzazione degli obiettivi
APPROVATO CON ACCORDO DI PROGRAMMA
IL TERZO SETTORE SOTTOSCRIVE PROTOCOLLI DI ADESIONE
Accordo di programma
AdP come contratto di diritto pubblico - sottoscritto solo da enti
pubblici, MA con l’adesione da parte del privato sociale finalizzato a coordinare i diversi soggetti pubblici, titolari di
funzioni istituzionali, per realizzare iniziative che richiedono
un’azione integrata di tutte le parti coinvolte.
Il profilo di comunità: leggere e misurare il disagio, ma anche il
benessere delle comunità locali….
Natalità,
mortalità,
speranza di vita
Mobilità
Ambiente
Sicurezza
Profilo
demografico
Profilo
Socio
economico
Capitale
sociale
Ambito
Culturale
ricreativo
Salute e
stili di
vita
Cosa trae il Politico/decisore dal PdC?
 Informazioni sulle caratteristiche della popolazione che governa e sui
suoi bisogni
 Informazioni sul grado di soddisfacimento dei bisogni di quella
popolazione
 Le criticità del sistema dei servizi e degli interventi
 Le risorse che la comunità mette a disposizione
 Indicazioni per affrontare i nodi problematici
Come si svolge il processo per costruire il Piano di zona
distrettuale per la salute e il benessere sociale :
L’ Ufficio di Piano:
• Coordina i vari professionisti per la ricostruzione/rielaborazione/integrazione e
lettura dei dati
• Elabora insieme alla CTSS il Profilo di comunità
• Avvia il confronto con tutte le istituzioni locali (sociale, sanità, scuola, giustizia,
ecc.) e con le formazioni sociali (terzo settore, sindacati, ecc.) – tavoli tematici
elaborano obiettivi per aree di bisogno
• Presenta al Comitato di distretto, la prima elaborazione del Piano di zona
• Il Comitato di Distretto avvia il confronto politico (che coinvolge Direttore
dell’Azienda Sanitaria), OO.SS. e Terzo settore e successivamente approva il
Piano di zona distrettuale per la salute e il benessere sociale (con Accordo di
Programma e protocolli di adesione)
Esempio - Il Profilo di Comunità
evidenzia che:
 Cresce la presenza di immigrati sul territorio
 Sempre più alunni stranieri nelle scuole
 Donne immigrate: rischio isolamento, poche opportunità di lavoro
 Accesso alla casa difficile: diffidenza, costi alti
 Problemi di accesso ai servizi: difficoltà linguistiche e irregolarità
giuridica
 + donne straniere in gravidanza seguite da consultori
 + associazioni interculturali/ + mediatori culturali
Esempio – Priorità per Piano di zona:
 Accompagnamento per inserimento abitativo: sussidi, accesso
all’edilizia comunale, affitto agevolato, ma anche sperimentazione (coHousing, accesso al credito, sostegno intermediazione immobiliare,
ecc.)
 Accompagnamento per inserimento lavorativo: sostegno
imprenditorialità misure di credito, accordi con aziende locali, ecc.
 Alfabetizzazione lingua italiana
 Rompere isolamento donne: mediazione culturale e linguistica per
accesso ai servizi, prevenzione violenza domestica, ecc.
 ………
Piano attuativo annuale
Rappresenta la declinazione annuale del PDZ e contiene:
Interventi che attuano gli obiettivi del PdZ per area di
bisogno
Risorse e impegni sui bilanci annuali dei Comuni e
dell'AUSL
Indicatori per il monitoraggio annuale
APPROVATO CON INTEGRAZIONE DELL'ACCORDO DI PROGRAMMA
O DELIBERAZIONE DEL COMITATO DI DISTRETTO
Esempio
Obiettivo: Promuovere l’integrazione sociale dei cittadini stranieri
immigrati con particolare riferimento alle donne per ridurre
l’isolamento e/o la violenza, sostenerle nella ricerca del lavoro e
nella conciliazione dei tempi di cura, vita e lavoro
Esempio
Progetto: Sviluppo e sostegno alle attività del Centro Interculturale di…….
• Corsi di italiano e di cultura generale: martedì e mercoledì ore 15.00-18.00
• Corsi di italiano nei quartieri (almeno 5 corsi pilota)
• Spazio giochi a laboratori per bambini martedì e mercoledì ore 15.00-18.00
• Partecipazione al corso di formazione per operatori comunali : “L’approccio interculturale in
ambito sociale nella rete locale dei servizi” c/o ……;
• Partecipazione al corso per operatori per costituire una rete in supporto alle donne vittime di
violenza c/o ………
• Collaborazione con i mediatori culturali
• Collaborazione con Azienda USL per favorire l’accesso ai servizi sanitari;
• Collaborazione con il progetto “Oltre la strada” rivolto a donne vittime di tratta;
• Attività, in raccordo con i Centri per l’impiego provinciali, volta a facilitare l’inserimento
lavorativo delle donne immigrate attraverso un supporto nella ricerca delle opportunità
lavorative del territorio, nella compilazione delle domande di lavoro, nella preparazione ai
colloqui.
Definizione dei costi, destinatari, soggetti coinvolti, risultati attesi, ecc.
Rete assistenziale integrata
Anche sul versante sanitario, la Regione Emilia-Romagna ha da tempo intrapreso un
percorso di ridefinizione dei servizi territoriali mirato a garantire la presa in carico
complessiva delle persone, attraverso la prossimità delle cure, la continuità assistenziale, la
facilitazione dell’accesso ai servizi sanitari e socio-sanitari, e il coinvolgimento delle
comunità nei processi di programmazione, monitoraggio e valutazione dei risultati.
All’interno di questa visione – che pone la persona e la sua comunità al centro della
programmazione ed erogazione dei servizi – il Distretto è il luogo riconosciuto come ambito
ottimale per garantire una risposta assistenziale integrata, sia sotto il profilo delle risorse che
degli strumenti e delle competenze professionali. Il Distretto è infatti prossimo alla comunità
locale che, attraverso i suoi momenti rappresentativi e programmatori (PAL, PdZ, etc…) si
vede garantita nelle proprie specifiche esigenze di salute.
Rete assistenziale integrata
La rete assistenziale distrettuale della Regione Emilia-Romagna si sviluppa su quattro aree, che pur avendo
tutte finalità di assistenza generale alla popolazione, si rivolgono in modo specifico a target di popolazione
con bisogni salute differenziati, ma con un approccio trasversale e integrato che vede al centro i bisogni del
singolo cittadino
•Servizi territoriali, forniti da Sanità Pubblica, Salute Mentale, Cure Primarie, per la promozione della salute e
l’erogazione delle cure;
•Cure Intermedie rivolte prevalentemente a cittadini non autosufficienti o che comunque necessitano di
assistenza domiciliare o residenziale;
•Servizi a sostegno della Comunità, erogati da Enti Locali, Terzo Settore, Associazioni dei pazienti e loro
famigliari, che contribuiscono a formare e sostenere la rete assistenziale territoriale dei care-giver;
•Cure Ospedaliere, sempre più destinate al trattamento dei soli problemi sanitari acuti
Ricapitolando:
RER
PSSR 2008-2010 e altri strumenti
di programmazione regionali
Livello regionale
CTSS
Livello intermedio
Ufficio
di supporto
Piano di zona
distrettuale per la
salute e il
benessere
Sociale 2009-2011
Livello distrettuale
Indirizzi per il raccordo tra
politiche sociali e sanitarie
Profilo di
Comunità
Programma
Attuativo
Annuale
Comitato
di Distretto
Ufficio
di Piano
Piano Attuativo
Locale sanitario
-rete ospedaliera
- sanità territoriale
Aziende
sanitarie
Piano
annuale
delle azioni
e Budget
Il sistema di finanziamento delle politiche sociali
Legge 8 novembre 2000, n. 328 “Legge quadro per la
realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi
sociali”
Articolo 4 “Sistema di finanziamento delle politiche sociali”
La realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi
sociali si avvale di un finanziamento plurimo a cui concorrono,
secondo competenze differenziate e con dotazioni finanziarie
afferenti ai rispettivi bilanci, i soggetti cui competono la
programmazione e l’organizzazione del sistema di servizi : Enti
locali, Regioni, Stato
SISTEMA FINANZIAMENTO L.328/00
STATO
FNPS
REGIONE
FNPS
COMUNI
FNPS
+
RISORSE
REGIONALI
+
RISORSE
REGIONALI
+
RISORSE DEI
COMUNI
Il Fondo nazionale per le politiche sociali
• E’ la principale fonte di finanziamento statale degli interventi di assistenza
alle persone e alle famiglie.
• E’ stato istituito nel 1998 attraverso l’accorpamento in un unico fondo degli
stanziamenti previsti dalle diverse leggi tematiche
• Una quota del Fondo nazionale finanzia i cosiddetti “diritti soggettivi” gestiti
tramite l’Inps (assegni per il nucleo familiare, assegni per la maternità, ecc..)
• Una quota del Fondo, ripartita tra le Regioni, contribuisce a finanziare la
rete integrata dei servizi sociali territoriali; le Regioni attribuiscono tali
risorse sulla base delle rispettive programmazioni.
Fondo Regionale per la non-Autosufficienza 2007 – 2013
Regione Emilia Romagna
Strumento di finanziamento del sistema dei servizi per le
persone non autosufficienti








Anno 2007
Anno 2008
Anno 2009
Anno 2010
Anno 2011
Anno 2012
Anno 2013
Anno 2014
304,1 mln
327,5 mln
446,1 mln
487,5 mln
461,6 mln
505,1 mln
509,5 mln
457,2 mln
Si alimenta con quote di:
•Fondo sanitario regionale
•Quota addizionale regionale IRPEF
•Fondo nazionale per le non-autosufficienze
Fondo Regionale per la non-Autosufficienza (DGR 509/2007)
Finanzia la rete dei servizi per anziani e disabili:
Servizi storici:
 Assegno di cura per anziani, disabilità gravissime e gravi
 Assistenza domiciliare per anziani e disabili
 Strutture diurne per anziani e per disabili
 Strutture residenziali per anziani, per disabili, soluzioni residenziali per
gravissime disabilità acquisite
Servizi innovativi:
 Ricoveri temporanei e di sollievo;
 Iniziative di emersione e qualificazione del lavoro di cura delle assistenti familiari
 Servizi di E-CARE (telesoccorso e teleassistenza)
 Sostegno alle reti informali di solidarietà sociale/servizi di prossimità (es:
“portierato sociale”; “alloggi con servizi”, ecc.)
 Consulenza e sostegno economico per adattamento ambiente domestico
Come la Regione distribuisce i fondi
• La Regione sostiene con forza la costituzione di Fondi locali di ambito
distrettuale (fondo distrettuale per la non autosufficienza; fondo sociale
locale; fondo distrettuale per emergenze minori, ecc.)
• I Fondi distribuiti dalla Regione sono per circa il 95% assegnati all’ambito
distrettuale e non ai singoli Comuni
• Il Fondo regionale per la non-autosufficienza è distribuito alle AUSL, ma la
Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria definisce il riparto per ambiti
distrettuali
Finanziamento Regionale ai Programmi Attuativi
Annuali Anni 2012-2013-2014
PAA 2012
900.000,00
PAA 2013
300.000,00
PAA 2014
300.000,00
PROVINCE
Quota provinciale per minori e immigrazione
1.137.000,00
900.000,00
900.000,00
FONDO COMUNI SINGOLI
Lotta alla Tratta
Carcere
Centri famiglie
1.285.000,00
240.000,00
345.000,00
700.000,00
1.255.000,00
210.000,00
345.000,00
700.000,00
1.460.000,00
210.000,00
550.000,00
700.000,00
40.739.285,00
40.739.285,00
33.660.745,13
32.310.745,13
41.760.538,18
40.760.538,18
500.000,00
500.000,00
PROMOZIONE SOCIALE
FONDO SOCIALE LOCALE
Fondo sociale locale per la programmazione distrettuale
Piano violenza
Piano adolescenza - Legge 14
Conciliazione/Anziani Fondo pari opportunita
NIDI
Nidi gestione
Nidi - linee guida qualità
TOTALE FONDO
1.350.000,00
7.250.000,00
7.250.000,00
7.256.000,00
7.256.000,00
7.650.000,00
7.250.000,00
400.000,00
51.311.285,00
43.371.745,13
52.070.538,18
DAL 2010 A OGGI:
La crisi ha “spiazzato” tutti
• Calo di risorse (tagli lineari, patto di stabilità, ecc.)
• Nuove emergenze sociali
2011-2012 Proroga del Piano sociale e sanitario regionale – proroga dei Piani
di zona distrettuali per la salute e il benessere sociale
2013: Aggiornamento del Piano sociale e sanitario regionale per gli anni 20132014 – Proroga e aggiornamento dei Piani di zona distrettuali per la salute e il
benessere sociale
Indicazioni attuative del Piano sociale e sanitario
2013/2014 (DAL 117/2013)
IL CONTESTO REGIONALE: TRA NUOVE EMERGENZE E RISORSE POSSIBILI (Obiettivi per la
programmazione locale)
• Impoverimento
• Immaginare e sostenere “il futuro”
• Fragilità
• Riconoscere e valorizzare il crescente contesto pluriculturale
• La comunità coesa come risorsa
• Un nuovo percorso per la programmazione integrata
• Risollevarsi dal sisma
AMBITI DI AZIONE E DI MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA REGIONALE DI WELFARE
• “Prima le donne e i bambini”: investire sull’infanzia e l’adolescenza e contrastare la violenza
• Governance e sistema dei servizi(LR 12/13 riordino forme pubbliche di gestione)
• Promuovere il riordino e consolidamento del servizio sociale territoriale
• Verso l’assistenza territoriale in sanità
Obiettivi per la programmazione locale
•
Impoverimento
–
•
Immaginare e sostenere “il futuro”
–
–
•
Il tema dell’impoverimento induce ad una reale necessità di ripensare il sistema dei servizi sociali,
ma comporta anche una riflessione sugli effetti che produce sulla salute della popolazione che vive
queste difficoltà, alla necessità di valutare l’impatto delle diseguaglianze sull’accesso ai servizi e sui
risultati di salute. Diventa più che mai necessario pensare al sociale come ad un’area di attività
ampia, collegata agli altri settori, in cui il reperimento di un lavoro, la problematica abitativa
diventano snodi fondamentali per potere attivare interventi, risorse e aiuti efficaci. Così come si
rende necessario ripensare gli stili di consumo: è possibile promuovere stili di vita che consentano di
vivere con meno risorse, perseguendo un modello di benessere diverso da quello fino ad oggi
idealizzato
In un mutato contesto economico e sociale di maggiore vulnerabilità e di rischio di tensioni sociali si
fa pressante la necessità di ripensare le politiche per le giovani generazioni, che paiono quelle
maggiormente colpite dalla crisi, in una prospettiva di comunità locale, che sia attenta ai soggetti in
crescita e che sia alla ricerca di garanzie per il proprio futuro, per la propria continuità, per il proprio
rinnovamento.
Occorre investire e potenziare maggiormente le politiche educative e sociali nella loro funzione
strategica di promozione del benessere per la crescita dei bambini e dei ragazzi, di sostegno alle
funzioni genitoriali, di prevenzione per rompere la catena di riproduzione delle diseguaglianze sociali
e favorire processi di inclusione.
Fragilità
–
La necessità di garantire sistemi locali di sostegno e riferimento per le persone non autonome e
fragili rappresenta un’assoluta priorità. Vi è, infatti, una parte della popolazione, che per età, per
condizioni fisiche precarie, per patologie psichiatriche, per difficoltà economiche, fragilità o assenza
dei rapporti parentali o amicali, sono particolarmente vulnerabili, non autonome e a rischio di
istituzionalizzazione. E’ importante potere riconoscere queste situazioni, consolidando le esperienze
significative sin qui realizzate, ma partendo da queste per realizzare un sistema diffuso di interventi
integrati, capaci di prevenire l’isolamento, che spesso comporta un più rapido scivolamento verso
una condizione di dipendenza, valorizzando le risorse sociali (formali e informali) delle comunità.
Obiettivi per la programmazione locale
•
Riconoscere e valorizzare il crescente contesto pluriculturale
–
•
La presenza di una popolazione sempre più eterogenea (per provenienza, lingua, cultura, religione,
condizione socio-economica) è fortemente correlata, anche se non in maniera esaustiva, al
fenomeno migratorio che rappresenta uno dei fondamentali processi di cambiamento demografico
di questi anni e del prossimo decennio. Fenomeno relativamente giovane per la nostra regione,
caratterizzato da una specifica complessità giuridica e transnazionale, esso ripropone il tema della
necessità di ridefinire, attraverso forme di reciproco interesse e coinvolgimento, un nuovo patto di
cittadinanza tra immigrati e nativi e sollecita i servizi a definire risposte efficaci a fronte di bisogni e/o
fenomeni di complessità inedita. Occorre pertanto riconoscere e valorizzare il contesto pluriculturale,
ponendo al centro le persone ed i diritti di cui sono titolari, per rafforzare la coesione sociale,
garantire pari opportunità di accesso, equità di trattamento e prevenire potenziali discriminazioni e
conflittualità sociali.
La comunità coesa come risorsa
–
La capacità di una comunità di farsi solidale nei momenti di difficoltà è una risorsa potente, la
presenza di legami di fiducia e di reti più o meno formali di aiuto è determinante per la possibilità di
far fronte alla crisi. I servizi per la salute e il benessere sociale debbono essere impegnati a
sostenere, ascoltare, ridare voce e salute alla comunità che va riconosciuta nelle sue diverse forme,
dal singolo cittadino, alle famiglie, alle forme organizzate. Attenti alle opportunità che offre, ma
anche consapevoli dei rischi (“professionalizzare troppo la comunità rischia di togliere spazi vitali/
autonomia alla comunità stessa”). Occorre riattivare le risorse della comunità al fine di programmare
e realizzare azioni, a livello locale, volte ad abbassare livelli alti di conflittualità, a mitigare gli effetti
della crisi sulle famiglie e sui singoli, a promuovere scambi e integrazioni di professionalità tra sociale
e sanitario.
Attuazione degli obiettivi regionali
•
DGR 1089/2012 le Linee guida sperimentali per la predisposizione del Progetto Pedagogico e
della metodologia di valutazione dei servizi educativi per la prima infanzia”
•
DGR 590/2013 le Linee di indirizzo per la Promozione del benessere e la prevenzione del
rischio in adolescenza: “Progetto Adolescenza”
•
DGR 1677/2013:
–
–
Le linee di indirizzo regionali per l’accoglienza di donne vittime di violenza di genere
Le linee di indirizzo regionale per l’accoglienza e la cura di bambini e adolescenti vittime di
maltrattamento/abuso e relativi allegati
•
DGR 182/2014 Nuove linee guida regionali contro le discriminazioni
•
Protocollo integrativo Ministero Giustizia- RER (gennaio 2014): attuazione di misure volte a
“umanizzazione della pena e reinserimento delle persone detenute”
•
Percorsi laboratoriali in tema di povertà e impoverimento
–
–
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Indebitamento e stili di consumo
Le forme innovative di sostegno all’abitare
Beni alimentari e di prima necessità
Attuazione degli obiettivi regionali
L’integrazione socio-sanitaria
•
DGR 1012/2014 Linee guida regionali per il riordino del servizio sociale territoriale
•
DGR 1102/2014 Le linee di indirizzo per la realizzazione degli interventi integrati nell’area
delle prestazioni socio sanitarie integrazione rivolte a minorenni allontanati o a rischio di
allontanamento
•
DGR 1349/2014 Linee guida per lo sviluppo del sistema informativo socio-sanitario integrato
regionale (SISS )
•
DGR 291/2010 Case della salute: Indicazioni regionali per la realizzazione e l'organizzazione
funzionale
•
Fondo Regionale per la Non Autosufficienza: programmazione annuale
•
DGR 514/2009 Primo provvedimento della Giunta regionale in materia di Accreditamento dei
servizi socio-sanitari (anziani e disabili)
Attuazione degli obiettivi regionali
Il nuovo programma triennale
per l’integrazione dei cittadini stranieri 2014-2016
Occorre spostare l’attenzione delle politiche dai flussi di ingresso alla qualità
dell’integrazione.
Inclusione, equità e diritti, cittadinanza, antidiscriminazione: questi i quattro
“obiettivi strategici” individuati dal Programma, da attuare attraverso tre azioni
prioritarie:
– apprendimento e alfabetizzazione alla lingua italiana
– mediazione e formazione culturale
– informazione e conoscenza diffusa dei diritti e dei doveri
Sviluppo dell’economia sociale
3.489
3.040
Associazioni di
Promozione
Sociale
7,8 ogni
10 mila ab.
Organizzazioni
di Volontariato
6,8 ogni
10 mila ab.
723
Cooperative
Sociali
1,6 ogni
10 mila ab.
Istituzioni non profit attive e risorse umane
impiegate. Censimenti Istat 2001-2011. Italia-RER
ITALIA
Istituzioni non profit
N. di Volontari
Addetti (dipendenti)
EMILIA ROMAGNA
2001
301.191
235.232
28,0
4.758.622 3.315.327
43,5
680.811
25.116
% Istituzioni non profit E-R sul tot. Italia
8,3
TERZO SETTORE
un settore in forte
crescita negli ultimi dieci anni
% Volontari E-R su Italia
Addetti (dipendenti)
% Addetti in E-R su Italia
488.523
2011
Istituzioni non profit
N. di Volontari
Var. %
2011-2001
2011
428.550
9,0
64.395
9,5
Volume di entrate stimato: 67 miliardi di euro pari al 4,3% del Pil
(nel 2001 dai dati Istat erano 38 miliardi di euro, pari al 3,3% del Pil)
39,4
…cosa vorremmo accadesse
…indicazioni e tracce di trasformazione
• Spostamento di attenzione dalla erogazione della prestazione
all’accompagnamento, per la messa in atto di politiche abilitanti, che non si
sostituiscono alle persone, o alle comunità, ma ne sostengono le capacità
• Impegno per aumentare le opportunità di prossimità e domiciliarità
• Ampliare l’orizzonte di programmazione, uscire dall’emergenziale e dalla
prevalente gestione delle situazioni maggiormente compromesse, verso
l’individuazione dei rischi e delle possibilità di prevenzione
• Costruzione e manutenzione di «ponti», di reti, di sistemi di alleanze
• Partecipazione come strumento di avvicinamento consapevolezza e
attivazione