Presentazione di PowerPoint - Osservatorio Sociale Regionale
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Presentazione di PowerPoint - Osservatorio Sociale Regionale
Integrazione socio-sanitaria Modelli regionali a confronto Teresa Marzocchi Assessore alle politiche sociali- Regione Emilia-Romagna Pescara, 6 novembre 2014 La strada percorsa dall’Emilia Romagna: Legge Regionale n. 2/2003 - Norme per la promozione della cittadinanza sociale per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali • Richiamo ai principi della Legge nazionale 328/00 e del Piano sociale nazionale 20012003 e accentuazione su: Centralità della comunità, valore e ruolo della famiglia, partecipazione attiva dei cittadini, iniziative di reciprocità e mutuo - aiuto, autonomia e vita indipendente, diritto a educazione e sviluppo psico-fisico dei minori… • Definisce gli strumenti per la programmazione, concertazione e partecipazione • Definisce gli strumenti per la regolazione e la qualità del sistema integrato (accreditamento fornitori, accesso ai servizi, formazione operatori, adeguamento strutture, ecc.) • Stabilisce gli ambiti associativi dei Comuni • Risorse e finanziamento del sistema integrato (istituzione del Fondo sociale regionale) La strada percorsa dall’Emilia Romagna: Legge nazionale 328/00- legge regionale 2/03 Sperimentazione in ER del modello di pianificazione locale integrata previsto dalla normativa (anni 2003-2008) Approvazione del primo Piano sociale e sanitario regionale 2008-2010 (PSSR) Avvio dei Piani di zona distrettuali per la salute e il benessere sociale 20092011 primo Piano sociale e sanitario a livello nazionale: forte richiamo alla integrazione tra politiche sociali e sanitarie I principi del PSSR 2008-2010: il Welfare di comunità Ausl Scuola Distretto Regione Famiglia Terzo Settore Altre istituzioni OO.SS. Enti Locali Nuovi approcci …. La Salute secondo l’OMS "Uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o di infermità."(OMS, 1948) Secondo la Carta di Ottawa (1986) per la Promozione della salute, la salute è una risorsa per la vita quotidiana, non l’obiettivo del vivere. La salute è un concetto positivo che valorizza le risorse personali e sociali, come pure le capacità fisiche. La salute si raggiunge allorché gli individui sviluppano e mobilitano al meglio le proprie risorse, in modo da soddisfare prerogative sia personali (fisiche e mentali), sia esterne (sociali e materiali). Alcuni studi internazionali hanno effettuato una stima quantitativa dell’impatto di alcuni fattori (cosiddetti determinanti della salute ) sulla longevità delle comunità, utilizzata come indicatore indiretto dello stato di salute: i fattori socio-economici e gli stili di vita, contribuiscono per il 40-50%, lo stato e le condizioni dell’ambiente per il 20-30%, l’eredità genetica per un altro 20-30% e i servizi sanitari per il 10-15%. Il cittadino al centro di una rete di: • • • • di istituzioni di altri soggetti della comunità di professionalità di risorse • Assunzione di piena responsabilità del pubblico – compito di regia a garanzia del sistema di accesso e di assistenza • Condivisione obiettivi con formazioni della società civile e privato che accettano di svolgere funzioni pubbliche • Presa in carico globale: no! al cittadino che gira come una “trottola” si! alla comunità che si organizza attorno a suo bisogno Verso l'integrazione... Istituzionale: identifica responsabilità coordinate dei vari soggetti del territorio (Regione, Comuni, AUSL, ecc.). Comunitaria: attivare l’intera comunità locale (soggetti istituzionali, economici e sociali, a partire dal Terzo settore) con responsabilità puntuali e distinte nelle fasi (programmazione, organizzazione e produzione di servizi). Gestionale: integrazione dei fattori organizzativi e delle risorse: accesso, continuità assistenziale, risorse economiche, sistema informativo. Professionale: modelli integrati e multidisciplinari di intervento e presa in carico (case management, lavoro in equipe, UVM, ecc.). Quali strumenti per attuare questo modello di integrazione Il PSSR definisce: Sistema di governance e di pianificazione/programmazione territoriale Strumenti tecnici per realizzarla (uffici, convenzioni, protocolli operativi, ecc.) Strumenti di regolazione del sistema (accreditamento, accesso, ecc.) Fonti di finanziamento del sistema Sistema informativo a supporto del monitoraggio e della valutazione Obiettivi di benessere sociale per area di bisogno (anziani, persone con disabilità, infanzia e adolescenza, responsabilità familiari, giovani, immigrati stranieri, povertà ed esclusione sociale) Cosa si intende per GOVERNANCE un orientamento a programmare, attuare e verificare le azioni in uno spirito di collaborazione e di confronto tra i diversi soggetti istituzionali coinvolti e di concertazione e negoziazione con i soggetti non istituzionali, in particolare con i soggetti del Terzo settore Alcuni principi del sistema regionale di governance La centralità degli Enti Locali e della Regione nella pianificazione e programmazione, regolazione e realizzazione dei servizi sociali, sanitari e socio sanitari La separazione tra le funzioni pubbliche di governo (committenza) e quella di produzione Il distretto quale ambito ottimale per l’esercizio del governo e per l’organizzazione associata delle relative funzioni amministrative La partecipazione delle formazioni sociali alla funzione di pianificazione/programmazione e un ruolo riconosciuto nella produzione e gestione dei servizi A quali livelli si sviluppa la governance Livello della Regione Emilia-Romagna Livello della Conferenza territoriale sociale e sanitaria (11) Livello dei Comuni (348) raggruppati in ambiti distrettuali (38) Governance di livello regionale: Governance di livello regionale Livello politico Cabina di Regia per le politiche sociali e sanitarie Confronto con Conferenza regionale Terzo Settore /confronto con Sindacati Livello tecnico Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali Integrazione con altre DG •Leggi settoriali •Piano regionale triennale sociale e sanitario: Programma annuale degli interventi sociali e sociosanitari e relativo finanziamento (Fondo sociale regionale) Linee annuali di programmazione e finanziamento del Servizio sanitario regionale Piano regionale per la prevenzione Approvati da Assemblea legislativa e Giunta Regionale Conferenza regionale del Terzo Settore Cos’è: Cosa fa: • Deve essere consultata dalla Regione in occasione dell’ adozione di leggi, regolamenti e provvedimenti che interessano il terzo settore, in particolare in materia di: strumento istituito con legge regionale (n. 3/99) per il confronto e la concertazione tra Giunta regionale e soggetti rappresentativi del Terzo Settore E’ composta da: – Assessore regionale alle Politiche sociali (che la presiede) – da 9 a 15 membri in rappresentanza dei soggetti di Terzo settore tutela e promozione dei diritti di cittadinanza; istruzione e formazione e creazione di lavoro; ricreazione sociale, promozione sportiva e tempo libero; promozione, organizzazione e distribuzione culturale; assistenza sociale e promozione della salute; tutela ed educazione ambientale. 14 Governance di livello intermedio: Governance di livello intermedio: Nell’ambito della Conferenza territoriale Sociale e Sanitaria Provincia, Comuni e AUSL, ciascuno per le rispettive competenze, realizzano il coordinamento delle politiche sociali, socio sanitarie e sanitarie. La CTSS svolge importanti funzioni di: •di indirizzo: emanazione di un Atto di indirizzo in materia sociale e socio-sanitaria •di riequilibrio territoriale, per es. nella ripartizione delle risorse: riparto fondo regionale per la nonautosufficienza; riparto risorse in c/capitale (strutture sociali e socio-sanitarie) •di raccordo e coordinamento: es. attuazione linee guida violenza E’ un organismo politico che comprende tutti i sindaci dei Comuni e il presidente della Provincia dell’ambito territoriale afferente all’Azienda sanitaria. I Comuni sono titolari delle funzioni amministrative, di programmazione, progettazione e realizzazione del sistema locale dei servizi sociali. La Provincia è il soggetto istituzionale con competenze di coordinamento sull’area delle politiche sociali e dell’integrazione tra queste e altre politiche ( lavoro, formazione, pianificazione territoriale..) L'AUSL è il soggetto che governa sul piano tecnico e amministrativo, il sistema dei servizi sanitari e, con i Comuni, quello dei servizi socio-sanitari Strumento tecnico è l’ufficio di supporto, costituito da Provincia, AUSL, in coordinamento permanente con Uffici di Piano distrettuali Governance di ambito distrettuale: L’ambito distrettuale • L’ambito distrettuale è un’articolazione territoriale, coincidente con uno o più comuni. • Ciascun ambito distrettuale deve comprendere, di norma, una popolazione non inferiore a 60.000 abitanti e nelle aree urbane non inferiore a 80.000 abitanti. • Nasce come riferimento per il Distretto sanitario (L.R. 19/94), cioè quella struttura organizzativa e funzionale delle Aziende USL cui è affidata la gestione delle strutture e dei servizi ubicati nel territorio di competenza e destinati all'assistenza sanitaria di base e specialistica di primo livello, nonché l'organizzazione dell'accesso dei cittadini residenti ad altre strutture e presidi • Oggi è l’ambito di riferimento per la programmazione sociale, socio-sanitaria e sanitaria (territoriale) Forme associative: arriveranno a coincidere con gli ambiti distrettuali? (L.R. 11/2012 – L.R. 12/2013) Governance di ambito distrettuale: Comitato di Distretto Profilo di (con presenza del Direttore del distretto sanitario) Comunità Livello politico Confronto con Terzo settore e Sindacati Livello tecnico Ufficio di piano Piano di zona triennale per la salute e il benessere sociale Accordi e intese Programmi attuativi annuali Approvato con accordo di programma L’ufficio di piano E’ lo strumento tecnico-gestionale integrato di ambito distrettuale E’ costituito tramite convenzione tra Comune e Azienda Sanitaria Svolge le seguenti funzioni: Supporto ad elaborazione e valutazione della programmazione di area sociale e sociosanitaria Supporto all’attuazione della programmazione sociale e socio-sanitaria (utilizzo dei fondi e verifica in itinere dei risultati) Funzione di raccordo tra Regione e Comuni per applicazione dei criteri di qualità dei servizi, per rilevazione dati, ecc. Il ciclo della programmazione 1 2 Analisi dei bisogni: criticità e punti di forza Indirizzi strategici/ Obiettivi (Piani) 3 Programmare Servizi, risorse e interventi 5 Rendicontazione Monitoraggio Valutazione 4 Attuazione di Piani/Programmi Piano di zona distrettuale per la salute e il benessere sociale (triennale): Contiene: I bisogni della popolazione emergenti da profilo di comunità, confronto con servizi e risorse disponibili Individua le priorità strategiche per le aree: sociale, socio sanitaria e sanitaria territoriale Traduce le priorità in obiettivi da realizzare nel triennio Specifica le integrazioni con le politiche che concorrono a realizzare gli obiettivi di benessere e salute individuati Definisce strumenti tecnico organizzativi e azioni per realizzare integrazione gestionale e professionale e continuità assistenziale Stabilisce indicatori di realizzazione degli obiettivi APPROVATO CON ACCORDO DI PROGRAMMA IL TERZO SETTORE SOTTOSCRIVE PROTOCOLLI DI ADESIONE Accordo di programma AdP come contratto di diritto pubblico - sottoscritto solo da enti pubblici, MA con l’adesione da parte del privato sociale finalizzato a coordinare i diversi soggetti pubblici, titolari di funzioni istituzionali, per realizzare iniziative che richiedono un’azione integrata di tutte le parti coinvolte. Il profilo di comunità: leggere e misurare il disagio, ma anche il benessere delle comunità locali…. Natalità, mortalità, speranza di vita Mobilità Ambiente Sicurezza Profilo demografico Profilo Socio economico Capitale sociale Ambito Culturale ricreativo Salute e stili di vita Cosa trae il Politico/decisore dal PdC? Informazioni sulle caratteristiche della popolazione che governa e sui suoi bisogni Informazioni sul grado di soddisfacimento dei bisogni di quella popolazione Le criticità del sistema dei servizi e degli interventi Le risorse che la comunità mette a disposizione Indicazioni per affrontare i nodi problematici Come si svolge il processo per costruire il Piano di zona distrettuale per la salute e il benessere sociale : L’ Ufficio di Piano: • Coordina i vari professionisti per la ricostruzione/rielaborazione/integrazione e lettura dei dati • Elabora insieme alla CTSS il Profilo di comunità • Avvia il confronto con tutte le istituzioni locali (sociale, sanità, scuola, giustizia, ecc.) e con le formazioni sociali (terzo settore, sindacati, ecc.) – tavoli tematici elaborano obiettivi per aree di bisogno • Presenta al Comitato di distretto, la prima elaborazione del Piano di zona • Il Comitato di Distretto avvia il confronto politico (che coinvolge Direttore dell’Azienda Sanitaria), OO.SS. e Terzo settore e successivamente approva il Piano di zona distrettuale per la salute e il benessere sociale (con Accordo di Programma e protocolli di adesione) Esempio - Il Profilo di Comunità evidenzia che: Cresce la presenza di immigrati sul territorio Sempre più alunni stranieri nelle scuole Donne immigrate: rischio isolamento, poche opportunità di lavoro Accesso alla casa difficile: diffidenza, costi alti Problemi di accesso ai servizi: difficoltà linguistiche e irregolarità giuridica + donne straniere in gravidanza seguite da consultori + associazioni interculturali/ + mediatori culturali Esempio – Priorità per Piano di zona: Accompagnamento per inserimento abitativo: sussidi, accesso all’edilizia comunale, affitto agevolato, ma anche sperimentazione (coHousing, accesso al credito, sostegno intermediazione immobiliare, ecc.) Accompagnamento per inserimento lavorativo: sostegno imprenditorialità misure di credito, accordi con aziende locali, ecc. Alfabetizzazione lingua italiana Rompere isolamento donne: mediazione culturale e linguistica per accesso ai servizi, prevenzione violenza domestica, ecc. ……… Piano attuativo annuale Rappresenta la declinazione annuale del PDZ e contiene: Interventi che attuano gli obiettivi del PdZ per area di bisogno Risorse e impegni sui bilanci annuali dei Comuni e dell'AUSL Indicatori per il monitoraggio annuale APPROVATO CON INTEGRAZIONE DELL'ACCORDO DI PROGRAMMA O DELIBERAZIONE DEL COMITATO DI DISTRETTO Esempio Obiettivo: Promuovere l’integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati con particolare riferimento alle donne per ridurre l’isolamento e/o la violenza, sostenerle nella ricerca del lavoro e nella conciliazione dei tempi di cura, vita e lavoro Esempio Progetto: Sviluppo e sostegno alle attività del Centro Interculturale di……. • Corsi di italiano e di cultura generale: martedì e mercoledì ore 15.00-18.00 • Corsi di italiano nei quartieri (almeno 5 corsi pilota) • Spazio giochi a laboratori per bambini martedì e mercoledì ore 15.00-18.00 • Partecipazione al corso di formazione per operatori comunali : “L’approccio interculturale in ambito sociale nella rete locale dei servizi” c/o ……; • Partecipazione al corso per operatori per costituire una rete in supporto alle donne vittime di violenza c/o ……… • Collaborazione con i mediatori culturali • Collaborazione con Azienda USL per favorire l’accesso ai servizi sanitari; • Collaborazione con il progetto “Oltre la strada” rivolto a donne vittime di tratta; • Attività, in raccordo con i Centri per l’impiego provinciali, volta a facilitare l’inserimento lavorativo delle donne immigrate attraverso un supporto nella ricerca delle opportunità lavorative del territorio, nella compilazione delle domande di lavoro, nella preparazione ai colloqui. Definizione dei costi, destinatari, soggetti coinvolti, risultati attesi, ecc. Rete assistenziale integrata Anche sul versante sanitario, la Regione Emilia-Romagna ha da tempo intrapreso un percorso di ridefinizione dei servizi territoriali mirato a garantire la presa in carico complessiva delle persone, attraverso la prossimità delle cure, la continuità assistenziale, la facilitazione dell’accesso ai servizi sanitari e socio-sanitari, e il coinvolgimento delle comunità nei processi di programmazione, monitoraggio e valutazione dei risultati. All’interno di questa visione – che pone la persona e la sua comunità al centro della programmazione ed erogazione dei servizi – il Distretto è il luogo riconosciuto come ambito ottimale per garantire una risposta assistenziale integrata, sia sotto il profilo delle risorse che degli strumenti e delle competenze professionali. Il Distretto è infatti prossimo alla comunità locale che, attraverso i suoi momenti rappresentativi e programmatori (PAL, PdZ, etc…) si vede garantita nelle proprie specifiche esigenze di salute. Rete assistenziale integrata La rete assistenziale distrettuale della Regione Emilia-Romagna si sviluppa su quattro aree, che pur avendo tutte finalità di assistenza generale alla popolazione, si rivolgono in modo specifico a target di popolazione con bisogni salute differenziati, ma con un approccio trasversale e integrato che vede al centro i bisogni del singolo cittadino •Servizi territoriali, forniti da Sanità Pubblica, Salute Mentale, Cure Primarie, per la promozione della salute e l’erogazione delle cure; •Cure Intermedie rivolte prevalentemente a cittadini non autosufficienti o che comunque necessitano di assistenza domiciliare o residenziale; •Servizi a sostegno della Comunità, erogati da Enti Locali, Terzo Settore, Associazioni dei pazienti e loro famigliari, che contribuiscono a formare e sostenere la rete assistenziale territoriale dei care-giver; •Cure Ospedaliere, sempre più destinate al trattamento dei soli problemi sanitari acuti Ricapitolando: RER PSSR 2008-2010 e altri strumenti di programmazione regionali Livello regionale CTSS Livello intermedio Ufficio di supporto Piano di zona distrettuale per la salute e il benessere Sociale 2009-2011 Livello distrettuale Indirizzi per il raccordo tra politiche sociali e sanitarie Profilo di Comunità Programma Attuativo Annuale Comitato di Distretto Ufficio di Piano Piano Attuativo Locale sanitario -rete ospedaliera - sanità territoriale Aziende sanitarie Piano annuale delle azioni e Budget Il sistema di finanziamento delle politiche sociali Legge 8 novembre 2000, n. 328 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” Articolo 4 “Sistema di finanziamento delle politiche sociali” La realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali si avvale di un finanziamento plurimo a cui concorrono, secondo competenze differenziate e con dotazioni finanziarie afferenti ai rispettivi bilanci, i soggetti cui competono la programmazione e l’organizzazione del sistema di servizi : Enti locali, Regioni, Stato SISTEMA FINANZIAMENTO L.328/00 STATO FNPS REGIONE FNPS COMUNI FNPS + RISORSE REGIONALI + RISORSE REGIONALI + RISORSE DEI COMUNI Il Fondo nazionale per le politiche sociali • E’ la principale fonte di finanziamento statale degli interventi di assistenza alle persone e alle famiglie. • E’ stato istituito nel 1998 attraverso l’accorpamento in un unico fondo degli stanziamenti previsti dalle diverse leggi tematiche • Una quota del Fondo nazionale finanzia i cosiddetti “diritti soggettivi” gestiti tramite l’Inps (assegni per il nucleo familiare, assegni per la maternità, ecc..) • Una quota del Fondo, ripartita tra le Regioni, contribuisce a finanziare la rete integrata dei servizi sociali territoriali; le Regioni attribuiscono tali risorse sulla base delle rispettive programmazioni. Fondo Regionale per la non-Autosufficienza 2007 – 2013 Regione Emilia Romagna Strumento di finanziamento del sistema dei servizi per le persone non autosufficienti Anno 2007 Anno 2008 Anno 2009 Anno 2010 Anno 2011 Anno 2012 Anno 2013 Anno 2014 304,1 mln 327,5 mln 446,1 mln 487,5 mln 461,6 mln 505,1 mln 509,5 mln 457,2 mln Si alimenta con quote di: •Fondo sanitario regionale •Quota addizionale regionale IRPEF •Fondo nazionale per le non-autosufficienze Fondo Regionale per la non-Autosufficienza (DGR 509/2007) Finanzia la rete dei servizi per anziani e disabili: Servizi storici: Assegno di cura per anziani, disabilità gravissime e gravi Assistenza domiciliare per anziani e disabili Strutture diurne per anziani e per disabili Strutture residenziali per anziani, per disabili, soluzioni residenziali per gravissime disabilità acquisite Servizi innovativi: Ricoveri temporanei e di sollievo; Iniziative di emersione e qualificazione del lavoro di cura delle assistenti familiari Servizi di E-CARE (telesoccorso e teleassistenza) Sostegno alle reti informali di solidarietà sociale/servizi di prossimità (es: “portierato sociale”; “alloggi con servizi”, ecc.) Consulenza e sostegno economico per adattamento ambiente domestico Come la Regione distribuisce i fondi • La Regione sostiene con forza la costituzione di Fondi locali di ambito distrettuale (fondo distrettuale per la non autosufficienza; fondo sociale locale; fondo distrettuale per emergenze minori, ecc.) • I Fondi distribuiti dalla Regione sono per circa il 95% assegnati all’ambito distrettuale e non ai singoli Comuni • Il Fondo regionale per la non-autosufficienza è distribuito alle AUSL, ma la Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria definisce il riparto per ambiti distrettuali Finanziamento Regionale ai Programmi Attuativi Annuali Anni 2012-2013-2014 PAA 2012 900.000,00 PAA 2013 300.000,00 PAA 2014 300.000,00 PROVINCE Quota provinciale per minori e immigrazione 1.137.000,00 900.000,00 900.000,00 FONDO COMUNI SINGOLI Lotta alla Tratta Carcere Centri famiglie 1.285.000,00 240.000,00 345.000,00 700.000,00 1.255.000,00 210.000,00 345.000,00 700.000,00 1.460.000,00 210.000,00 550.000,00 700.000,00 40.739.285,00 40.739.285,00 33.660.745,13 32.310.745,13 41.760.538,18 40.760.538,18 500.000,00 500.000,00 PROMOZIONE SOCIALE FONDO SOCIALE LOCALE Fondo sociale locale per la programmazione distrettuale Piano violenza Piano adolescenza - Legge 14 Conciliazione/Anziani Fondo pari opportunita NIDI Nidi gestione Nidi - linee guida qualità TOTALE FONDO 1.350.000,00 7.250.000,00 7.250.000,00 7.256.000,00 7.256.000,00 7.650.000,00 7.250.000,00 400.000,00 51.311.285,00 43.371.745,13 52.070.538,18 DAL 2010 A OGGI: La crisi ha “spiazzato” tutti • Calo di risorse (tagli lineari, patto di stabilità, ecc.) • Nuove emergenze sociali 2011-2012 Proroga del Piano sociale e sanitario regionale – proroga dei Piani di zona distrettuali per la salute e il benessere sociale 2013: Aggiornamento del Piano sociale e sanitario regionale per gli anni 20132014 – Proroga e aggiornamento dei Piani di zona distrettuali per la salute e il benessere sociale Indicazioni attuative del Piano sociale e sanitario 2013/2014 (DAL 117/2013) IL CONTESTO REGIONALE: TRA NUOVE EMERGENZE E RISORSE POSSIBILI (Obiettivi per la programmazione locale) • Impoverimento • Immaginare e sostenere “il futuro” • Fragilità • Riconoscere e valorizzare il crescente contesto pluriculturale • La comunità coesa come risorsa • Un nuovo percorso per la programmazione integrata • Risollevarsi dal sisma AMBITI DI AZIONE E DI MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA REGIONALE DI WELFARE • “Prima le donne e i bambini”: investire sull’infanzia e l’adolescenza e contrastare la violenza • Governance e sistema dei servizi(LR 12/13 riordino forme pubbliche di gestione) • Promuovere il riordino e consolidamento del servizio sociale territoriale • Verso l’assistenza territoriale in sanità Obiettivi per la programmazione locale • Impoverimento – • Immaginare e sostenere “il futuro” – – • Il tema dell’impoverimento induce ad una reale necessità di ripensare il sistema dei servizi sociali, ma comporta anche una riflessione sugli effetti che produce sulla salute della popolazione che vive queste difficoltà, alla necessità di valutare l’impatto delle diseguaglianze sull’accesso ai servizi e sui risultati di salute. Diventa più che mai necessario pensare al sociale come ad un’area di attività ampia, collegata agli altri settori, in cui il reperimento di un lavoro, la problematica abitativa diventano snodi fondamentali per potere attivare interventi, risorse e aiuti efficaci. Così come si rende necessario ripensare gli stili di consumo: è possibile promuovere stili di vita che consentano di vivere con meno risorse, perseguendo un modello di benessere diverso da quello fino ad oggi idealizzato In un mutato contesto economico e sociale di maggiore vulnerabilità e di rischio di tensioni sociali si fa pressante la necessità di ripensare le politiche per le giovani generazioni, che paiono quelle maggiormente colpite dalla crisi, in una prospettiva di comunità locale, che sia attenta ai soggetti in crescita e che sia alla ricerca di garanzie per il proprio futuro, per la propria continuità, per il proprio rinnovamento. Occorre investire e potenziare maggiormente le politiche educative e sociali nella loro funzione strategica di promozione del benessere per la crescita dei bambini e dei ragazzi, di sostegno alle funzioni genitoriali, di prevenzione per rompere la catena di riproduzione delle diseguaglianze sociali e favorire processi di inclusione. Fragilità – La necessità di garantire sistemi locali di sostegno e riferimento per le persone non autonome e fragili rappresenta un’assoluta priorità. Vi è, infatti, una parte della popolazione, che per età, per condizioni fisiche precarie, per patologie psichiatriche, per difficoltà economiche, fragilità o assenza dei rapporti parentali o amicali, sono particolarmente vulnerabili, non autonome e a rischio di istituzionalizzazione. E’ importante potere riconoscere queste situazioni, consolidando le esperienze significative sin qui realizzate, ma partendo da queste per realizzare un sistema diffuso di interventi integrati, capaci di prevenire l’isolamento, che spesso comporta un più rapido scivolamento verso una condizione di dipendenza, valorizzando le risorse sociali (formali e informali) delle comunità. Obiettivi per la programmazione locale • Riconoscere e valorizzare il crescente contesto pluriculturale – • La presenza di una popolazione sempre più eterogenea (per provenienza, lingua, cultura, religione, condizione socio-economica) è fortemente correlata, anche se non in maniera esaustiva, al fenomeno migratorio che rappresenta uno dei fondamentali processi di cambiamento demografico di questi anni e del prossimo decennio. Fenomeno relativamente giovane per la nostra regione, caratterizzato da una specifica complessità giuridica e transnazionale, esso ripropone il tema della necessità di ridefinire, attraverso forme di reciproco interesse e coinvolgimento, un nuovo patto di cittadinanza tra immigrati e nativi e sollecita i servizi a definire risposte efficaci a fronte di bisogni e/o fenomeni di complessità inedita. Occorre pertanto riconoscere e valorizzare il contesto pluriculturale, ponendo al centro le persone ed i diritti di cui sono titolari, per rafforzare la coesione sociale, garantire pari opportunità di accesso, equità di trattamento e prevenire potenziali discriminazioni e conflittualità sociali. La comunità coesa come risorsa – La capacità di una comunità di farsi solidale nei momenti di difficoltà è una risorsa potente, la presenza di legami di fiducia e di reti più o meno formali di aiuto è determinante per la possibilità di far fronte alla crisi. I servizi per la salute e il benessere sociale debbono essere impegnati a sostenere, ascoltare, ridare voce e salute alla comunità che va riconosciuta nelle sue diverse forme, dal singolo cittadino, alle famiglie, alle forme organizzate. Attenti alle opportunità che offre, ma anche consapevoli dei rischi (“professionalizzare troppo la comunità rischia di togliere spazi vitali/ autonomia alla comunità stessa”). Occorre riattivare le risorse della comunità al fine di programmare e realizzare azioni, a livello locale, volte ad abbassare livelli alti di conflittualità, a mitigare gli effetti della crisi sulle famiglie e sui singoli, a promuovere scambi e integrazioni di professionalità tra sociale e sanitario. Attuazione degli obiettivi regionali • DGR 1089/2012 le Linee guida sperimentali per la predisposizione del Progetto Pedagogico e della metodologia di valutazione dei servizi educativi per la prima infanzia” • DGR 590/2013 le Linee di indirizzo per la Promozione del benessere e la prevenzione del rischio in adolescenza: “Progetto Adolescenza” • DGR 1677/2013: – – Le linee di indirizzo regionali per l’accoglienza di donne vittime di violenza di genere Le linee di indirizzo regionale per l’accoglienza e la cura di bambini e adolescenti vittime di maltrattamento/abuso e relativi allegati • DGR 182/2014 Nuove linee guida regionali contro le discriminazioni • Protocollo integrativo Ministero Giustizia- RER (gennaio 2014): attuazione di misure volte a “umanizzazione della pena e reinserimento delle persone detenute” • Percorsi laboratoriali in tema di povertà e impoverimento – – – Indebitamento e stili di consumo Le forme innovative di sostegno all’abitare Beni alimentari e di prima necessità Attuazione degli obiettivi regionali L’integrazione socio-sanitaria • DGR 1012/2014 Linee guida regionali per il riordino del servizio sociale territoriale • DGR 1102/2014 Le linee di indirizzo per la realizzazione degli interventi integrati nell’area delle prestazioni socio sanitarie integrazione rivolte a minorenni allontanati o a rischio di allontanamento • DGR 1349/2014 Linee guida per lo sviluppo del sistema informativo socio-sanitario integrato regionale (SISS ) • DGR 291/2010 Case della salute: Indicazioni regionali per la realizzazione e l'organizzazione funzionale • Fondo Regionale per la Non Autosufficienza: programmazione annuale • DGR 514/2009 Primo provvedimento della Giunta regionale in materia di Accreditamento dei servizi socio-sanitari (anziani e disabili) Attuazione degli obiettivi regionali Il nuovo programma triennale per l’integrazione dei cittadini stranieri 2014-2016 Occorre spostare l’attenzione delle politiche dai flussi di ingresso alla qualità dell’integrazione. Inclusione, equità e diritti, cittadinanza, antidiscriminazione: questi i quattro “obiettivi strategici” individuati dal Programma, da attuare attraverso tre azioni prioritarie: – apprendimento e alfabetizzazione alla lingua italiana – mediazione e formazione culturale – informazione e conoscenza diffusa dei diritti e dei doveri Sviluppo dell’economia sociale 3.489 3.040 Associazioni di Promozione Sociale 7,8 ogni 10 mila ab. Organizzazioni di Volontariato 6,8 ogni 10 mila ab. 723 Cooperative Sociali 1,6 ogni 10 mila ab. Istituzioni non profit attive e risorse umane impiegate. Censimenti Istat 2001-2011. Italia-RER ITALIA Istituzioni non profit N. di Volontari Addetti (dipendenti) EMILIA ROMAGNA 2001 301.191 235.232 28,0 4.758.622 3.315.327 43,5 680.811 25.116 % Istituzioni non profit E-R sul tot. Italia 8,3 TERZO SETTORE un settore in forte crescita negli ultimi dieci anni % Volontari E-R su Italia Addetti (dipendenti) % Addetti in E-R su Italia 488.523 2011 Istituzioni non profit N. di Volontari Var. % 2011-2001 2011 428.550 9,0 64.395 9,5 Volume di entrate stimato: 67 miliardi di euro pari al 4,3% del Pil (nel 2001 dai dati Istat erano 38 miliardi di euro, pari al 3,3% del Pil) 39,4 …cosa vorremmo accadesse …indicazioni e tracce di trasformazione • Spostamento di attenzione dalla erogazione della prestazione all’accompagnamento, per la messa in atto di politiche abilitanti, che non si sostituiscono alle persone, o alle comunità, ma ne sostengono le capacità • Impegno per aumentare le opportunità di prossimità e domiciliarità • Ampliare l’orizzonte di programmazione, uscire dall’emergenziale e dalla prevalente gestione delle situazioni maggiormente compromesse, verso l’individuazione dei rischi e delle possibilità di prevenzione • Costruzione e manutenzione di «ponti», di reti, di sistemi di alleanze • Partecipazione come strumento di avvicinamento consapevolezza e attivazione