G. Bazzini*, M. Imbriani** Introduzione Possiamo
Transcript
G. Bazzini*, M. Imbriani** Introduzione Possiamo
LE SCALE DI MISURA IN TERAPIA OCCUPAZIONALE G. Bazzini*, M. Imbriani** Introduzione Possiamo inserire a pieno titolo le scale di misura fra i cosiddetti “indicatori” ed in particolare in questo capitolo le considereremo come elemento portante degli indicatori di risultato (outcome) degli interventi riabilitativi e specificatamente dei programmi di terapia occupazionale. Ultimamente l’interesse per lo studio di questi indicatori appare prioritario ed il motivo è legato a diversi fattori: l’evidenza non sempre chiara dell’efficacia delle cure e quindi l’esigenza di clinici e ricercatori di fornire prove documentate dell’efficacia dei programmi sanitari proposti ed applicati, il progressivo aumento dei costi in medicina, gli sforzi per il miglioramento della qualità delle cure, la variabilità degli esiti delle cure stesse, ed altri ancora. Di conseguenza le ricerche sulle scale di misura dell’outcome sono attualmente l’approccio preferito per affrontare tutti questi problemi e per documentare in modo scientifico i rapporti fra costi, qualità ed efficacia dei trattamenti stessi (1). Studi di questo tipo si interessano quindi sia di singoli trattamenti sia di programmi terapeutici e mirano alla valutazione sistematica degli effetti dell’intervento sanitario–riabilitativo in termini di appropriatezza, efficacia ed efficienza, nonché all’identificazione di problematiche degne di ulteriori approfondimenti e ricerche. Le scale di misura di seguito illustrate forniscono indicazioni per una pianificazione più consapevole di attività cliniche e gestionali, in termini di risorse di cui disporre, di necessità degli utenti da soddisfare, di strategie operative da considerarsi adeguate e di risultati terapeutici da attendersi. Il loro utilizzo facilita tra l’altro la validazione * Servizio di Fisiatria Occupazionale ed Ergonomia, Istituto Scientifico di Pavia e di Montescano, Fondazione Salvatore Maugeri–IRCCS. ** Direttore Scientifico Fondazione “Salvatore Maugeri”– IRCCS, Pavia. 11 12 G. Bazzini, M. Imbriani di regole di condotta sanitaria e di linee guida per la pratica clinica in riabilitazione, analisi (anche comparative) correlate all’efficacia di determinati trattamenti, scelte sulle migliori modalità di somministrazione dell’intervento riabilitativo, e così via. La valutazione in terapia occupazionale Le scale di misura fanno parte della valutazione funzionale, che è un metodo per descrivere le possibilità e le limitazioni onde misurare l’uso individuale delle diverse capacità comprese nell’esecuzione di compiti necessari alla vita quotidiana, attività del tempo libero, occupazioni professionali, influenze sociali ed altri comportamenti richiesti. I termini assessment ed evaluation sono entrambi utilizzati in riferimento a procedure sia strettamente valutative, sia terapeutiche, ma non è corretto considerarli sinonimi. Per assessment (=valutazione) si deve intendere la somma dei risultati delle procedure di evaluation (=misurazione) utilizzate. La misurazione si riferisce quindi ai singoli dati raccolti dalle specifiche procedure. La valutazione è un processo d’esame più globale e più ampio tramite il quale vengono determinati e giudicati il valore e la qualità del comportamento del paziente. Si tratta di un processo necessario e di un pre–requisito per il piano di trattamento. La valutazione in ambito riabilitativo, e più specificatamente in ambito di terapia occupazionale, dovrebbe indagare ogni aspetto della disabilità del paziente e coglierne le reciproche interazioni per poi individuare gli elementi utili alla pianificazione del trattamento. In più essa dovrebbe essere in grado di individuare e definire quell’insieme di modificazioni del comportamento post–lesionale che nel loro insieme vengono definite come recupero. Le scale di misura per la valutazione dell’outcome La Foundation for Health Services Research ha definito nel ‘94 sinteticamente gli outcome come gli effetti dei processi sanitari sulla salute e sul benessere dei pazienti e delle popolazioni (2). Concetto ampliato due anni dopo dall’Institute of Medicine statunitense 2. Le scale di misura in terapia occupazionale 13 che ha raggruppato gli indicatori di outcome in: 1) sintomi e segni clinici; 2) benessere e funzioni mentali ed emotive; 3) funzioni fisiche, cognitive e sociali; 4) soddisfazione delle cure; 5) qualità della vita salute–correlata; 6) costi ed utilizzo appropriato delle risorse (3). Basaglia definisce l’outcome come “l’insieme dei risultati ottenuti dai diversi programmi terapeutici sulle singole menomazioni e disabilità, nonché degli interventi sugli handicap residui ed è espressione del recupero obiettivo acquisito e delle percezioni soggettive che contribuiscono a determinare la qualità di vita della persona”. Distingue inoltre fra outcome globale o generale (per es. livello di qualità di vita) ed outcome specifico (stabilizzazione della patologia, autosufficienza motoria, ecc.). Propone infine la distinzione fra outcome globale (=il risultato finale di tutti gli interventi), outcome funzionale (=risultato relativo ad uno specifico set di parametri), outcome sociale (=risultato finale degli interventi di riabilitazione sociale) (4). Taricco ci ricorda poi come gli indicatori di esito dovrebbero essere in grado di dirci se il nostro intervento rieducativo ha ottenuto per il paziente un “miglioramento pratico della funzione che non solo sia mantenuto nel tempo e generalizzabile ma sia anche rilevante per la vita del paziente” (5). Gli indicatori di risultato sono quindi quei parametri (numerici, qualificativi, altro) che devono documentare l’efficacia terapeutica di un determinato trattamento/intervento sanitario. Purtroppo però l’efficacia terapeutica non è un fenomeno monodimensionale, bensì risente di molteplici fattori e soprattutto può essere definita con diverse priorità a seconda del punto di vista (del paziente, dei familiari, dei sanitari, degli amministrativi, ecc.). La poliedricità del concetto di risultato è tale che qualcuno preferisce addirittura spostare l’attenzione sulla valutazione dei programmi terapeutici, intendendo una varietà di procedure sistematiche di raccolta ed analisi di dati miranti a sviluppare, migliorare e validare interventi riabilitativi presi nella loro globalità (6). Infine, come ben ricordano Telaro e Liberati (7), gli effetti di un trattamento (rieducativo) risulteranno dalla somma di almeno 4 fattori, agenti ovviamente in proporzioni diverse in ogni paziente: — storia naturale della patologia; — effetto specifico del trattamento; — effetto placebo = per cui vi saranno modificazioni inconsapevoli do- 14 G. Bazzini, M. Imbriani vute alla coscienza del paziente stesso di essere trattato; — effetto Hawthorne = per cui vi saranno modificazioni inconsapevoli dovute alla coscienza del paziente stesso di far parte di un (eventuale) studio. Le scale di misura utilizzate come indicatori di risultato possono anche essere riferite a tre tipologie di categorie: — clinica (rispondono al quesito: “le prestazioni fornite sono appropriate e raggiungono i risultati attesi, come il recupero della funzione e/o la riduzione della disabilità?”); — qualità di vita (rispondono al quesito: “le prestazioni sanitarie migliorano il benessere del paziente e/o il suo ritorno alla vita precedente?”); — soddisfazione (rispondono alla domanda: “il paziente è soddisfatto delle cure ricevute, ed in particolare della loro accessibilità e tempestività?”). Attenendosi alla classificazione dell’OMS (8), i risultati degli interventi terapeutici in medicina riabilitativa possono essere principalmente misurati a livello di: 1) funzione e struttura corporea, 2) attività (ex–disabilità), 3) partecipazione (ex–handicap). Le misure di funzione e struttura corporea si riferiscono a parametri ana- Figura 1 – Schema dell’ICF. 2. Le scale di misura in terapia occupazionale 15 tomici (tipo di lesione midollare, estensione di una lesione ischemica cerebrale, entità dell’ingrandimento ventricolare sinistro ecc.) o funzionali. Questi ultimi (goniometria del deficit articolare, severità di paralisi, grado di spasticità, ecc.) sono essenziali per capire perché alcuni pazienti migliorano in una certa funzione e altri no e per quantificare la gravità di un caso clinico. Esempi: Glasgow Come Scale, ecc. (9). Le misure di attività, quali ad esempio FIM (10), Barthel Index (11), PECS (12), costituiscono il livello più comune ed appropriato per valutare i programmi di riabilitazione medica di pazienti degenti. Infatti questi programmi dedicano la maggior parte dei loro sforzi ad una gamma relativamente limitata di problemi o obiettivi funzionali e si applicano a pazienti con gravi disabilità o problematiche complesse: è ovvio quindi che un miglioramento in funzioni fondamentali, quali le capacità di camminare, muoversi ed eseguire attività elementari della vita quotidiana, rappresenti un obiettivo di primaria importanza per il team riabilitativo. Inoltre, è particolarmente importante misurare le effettive prestazioni del paziente, piuttosto che quello che egli è capace di fare ma non fa. Le misure di partecipazione, quali ad esempio la WHO Handicap Scale (13), CHART (14), si riferiscono specificatamente alla vita delle persone disabili in quanto elementi della società. L’ottimizzazione della partecipazione è un obiettivo appropriato per i programmi di riabilitazione globali e in particolare per le ultime fasi della riabilitazione, che comprendono la riabilitazione psico–sociale ed i servizi di supporto ad una vita indipendente. Questo campo di misura è tuttavia influenzato pesantemente da molti fattori al di fuori del controllo dei programmi di riabilitazione medica (supporto familiare, etnìa, reddito, storia prelavorativa, barriere architettoniche, attitudini sociali, ecc.). Caratteristiche delle scale di misura Fra i requisiti principali che deve possedere una qualunque misurazione in campo scientifico ed in particolare gli strumenti di misura clinici vi sono: definizione operativa, utilità, affidabilità (ripetibilità), validità, sensibilità. L’utilità deriva da diversi fattori (istruzioni, costo, tempo, accettabilità) ed è connessa alle modalità di somministrazione della misurazione (o del test), che potrà essere: osservazione diretta, intervista strutturata, questio- 16 G. Bazzini, M. Imbriani nari autosomministrabili, giudizio clinico, prestazione a tempo, bilancio medico. L’affidabilità è il grado con cui una misurazione fornisce informazioni ripetibili e stima l’estensione con la quale uno strumento misura per esempio l’effettiva differenza nelle funzioni della vita quotidiana tra le persone. È l’estensione che riflette vere differenze piuttosto che un errore random. La validità evidenzia il grado di accuratezza con cui un test misura ciò che si è prefisso di misurare; in quanto tale non è facilmente definibile, né testabile. La sensibilità al cambiamento (precisione) è la capacità di un test di individuare i reali cambiamenti nelle prestazioni o nelle abilità dei pazienti, significative da un punto di vista clinico. La semplicità (fattibilità) indica che il test deve poter essere utilizzabile da più esaminatori, applicabile a più pazienti e comunicabile facilmente a più operatori. Ricordiamo che i dati prodotti dai processi di “misurazione” possono essere classificati secondo 4 principali livelli (nominale, ordinale, ad intervallo e a rapporto), ognuno dei quali richiede l’utilizzo di appropriate analisi statistiche dedicate (15, 16). Alcuni esempi di scale di misura in terapia occupazionale Rinviamo anche ad altri lavori specifici sull’argomento (17, 18) e presentiamo in questo volume alcuni esempi di scale di misura utilizzabili in particolare in ambito di terapia occupazionale. Continuous–Scale Physical Functional Performance (CSPFP) Il test CSPFP (19, 20) si propone una valutazione funzionale del soggetto nelle attività della vita quotidiana mediante la simulazione dei principali compiti (v. tab. I), che vengono fatti svolgere secondo una precisa metodologia di esecuzione. Il test è diviso in tre macrosezioni in base al dispendio energetico richiesto al paziente per l’esecuzione dei vari item: 1–5 (compiti a basso dispendio energetico), 6–12 (compiti a medio dispendio energetico), 2. Le scale di misura in terapia occupazionale 17 13–15 (compiti ad elevato dispendio energetico) (Fig. 2 a, b, c e 3 a, b, c). Ogni item deve essere svolto secondo una precisa metodologia; per Tabella I – Valori di riferimento del CSPFP. a) COMPITO VALORI DI RIFERIMENTO 1 portare pesi 4–9 sec.; 2–29 Kg 2 versare acqua 5–18 sec.; 2–4,5 Kg 3 indossare la giacca 10–60 sec. 4 raccogliere da terra 5 raggiungere mensole 6 spazzare 15–75 sec. 7 riempire la lavatrice 18–60 sec. 8 lavatrice–asciugatrice 15–50 sec. 9 fare il letto 50–260 sec. 10 usare l’aspirapolvere 20–90 sec. 11 alzarsi dal pavimento 5–50 sec. 12 aprire porta anti–incendio 2,5–8 sec. 13 prendere l’autobus 14–65 sec.; 2–27 Kg 14 fare la spesa 35–145 sec.; 2–27 Kg 15 salire le scale 4–14 sec. b) 2,5–10 sec. cm (altezza del polso a braccio innalzato) c) Figura 2 – Item del CSPFP: portare pesi (a), versare acqua (b), spazzare (c). 18 G. Bazzini, M. Imbriani a) b) c) Figura 3 – Item del CSPFP: fare il bucato (a), fare il letto (b), usare l’aspirapolvere (c). esempio: — nell’item 1 il soggetto deve spostare un contenitore con dei pesi da un ripiano a un altro (altezza dei ripiani 90 cm, distanza fra i 2 di circa 148 cm) aggiungendo via via sacchetti di sabbia nel contenitore fino a quando non raggiunge il peso massimo che pensa di riuscire a spostare in sicurezza; il Terapista Occupazionale dovrà misurare il peso spostato ed il tempo impiegato; — nell’item 9 il soggetto deve rifare il letto, a suo piacimento ma il più velocemente possibile, mettendo dapprima il lenzuolo, poi la coperta, infine i 2 cuscini al capo del letto (dimensioni del letto: 192 X 134 cm, ad un’altezza da terra di 50 cm); il terapista deve registrare il tempo complessivo impiegato; — nell’item 14 il soggetto deve riempire 3–4 borse della spesa con la quantità massima di prodotti che pensa di riuscire a portare in sicurezza, portarle dal “supermercato” (distante 18 metri), salire i gradini (che simulano l’autobus), ridiscenderli, camminare verso casa (altri 18 metri), aprire la porta e poggiare le borse su un ripiano; il terapista deve misurare il peso complessivo trasportato ed il tempo impiegato. È quindi così possibile fornire un report sintetico indicativo dei vari aspetti dell’individuo (articolarità e forza di arti sup. ed inf., resistenza, coordinazione, ecc.) che risultano maggiormente deficitari e che andrebbero migliorati mediante programmi mirati di terapia occupazionale. Questo test è in corso 2. Le scale di misura in terapia occupazionale 19 di utilizzo presso l’Istituto Maugeri di Pavia su pazienti cardiopatici in fase riabilitativa (21). Gli obiettivi dell’utilizzo di questo test riguardano: l’indicazione di un range di valori di impegno cardiovascolare che mediamente corrisponda al tipo di attività svolta; un più completo inquadramento dell’impegno sistemico del disabile nelle attività di vita quotidiana; la proposta di un “indicatore” significativo di risultato dei programmi di terapia occupazionale, unitamente a quelli semi–quantitativi tradizionalmente utilizzati di routine; maggior personalizzazione del trattamento di T.O. per il raggiungimento delle autonomie personali. Physical Performance Test (PPT) Il PPT (22) è un test molto semplice, proposto inizialmente per popolazioni anziane, che indaga soprattutto le funzioni motorie in alcune attività quotidiane selezionate. Si compone di 9 item (oppure 7, nella forma breve) in cui viene misurato il tempo impiegato per la loro esecuzione (tab. II) (Fig. 4 a, b, c, d). La griglia prevede quindi l’assegnazione di un punteggio da 0 a 4 punti per ciascun item, con un totale disponibile di 36 punti (28 nella forma breve). Secondo gli Autori l’affidabilità interosservatori è molto buona, mentre discreta la correlazione con altre scale. Canadian Occupational Performance Measure (COPM) 1 La Canadian Occupational Performance Measure (23, 24) (vers. franc.: La mesure canadienne du rendement occupationnel, trad. da M. Marazzani, L. Gauthier e L. Trudel) (trad. ital.: P. Gaia, Lugano) è uno strumento che si prefigge di coinvolgere il paziente nella stesura e nella valutazione del processo terapeutico, in quanto il paziente viene invitato dal terapista occupazionale a riflettere per identificare e descrivere quali sono a suo avviso i problemi più significativi che riscontra nella vita quotidiana (nella cura di sé, nel tempo libero, nelle attività produttive) e che vorrebbe migliorare, e quali 1 Il test COPM è acquistabile presso: L’Association Canadienne des Ergothérapeutes. 110 Eglinton Avenue West, 3rd Floor, Toronto, ON (CANADA). M4R 1A3. 20 G. Bazzini, M. Imbriani Tabella II — Assegnazione dei punteggi nel PPT. Funzione 4 punti 3 punti 2 punti 1 punto 0 punti 1. Scrivere una frase definita # < 10 sec 10,5 –15 15,5 — 20 > 20 incapace 2. Simulare il mangiare ## < 10 sec 10,5 –15 15,5 — 20 > 20 incapace 3. Sollevare un libro e metterlo sopra una mensola < 2 sec 2,5 — 4 4,5 — 6 >6 incapace 4. Mettersi e togliersi la giacca < 10 sec 10,5 — 15 15,5 — 20 > 20 incapace 5. Raccogliere una moneta dal pavimento < 2 sec 2,5 — 4 4,5 — 6 >6 incapace 6. Eseguire una giravolta su se stessi (360°) ––– ––– movimento continuo e stabile ––– movimento a scatti ed instabile 7. Camminare per 15 metri < 15 sec 15,5 –20 20,5 — 25 > 25 incapace 8. Salire una rampa di scale <5 5,5 –10 10,5 — 15 > 15 incapace 9. Salire le scale (numero di rampe di scale in salita e discesa: massimo 4) 4—0 Nel testo originale inglese la frase è: “whales live in the blue ocean”. Il soggetto deve spostare uno per volta 5 fagioli da una tazza ad un’altra poste sul tavolo davanti a lui usando un cucchiaino. # ## A B Figura 4 – Item del PPT: scrivere una frase (A), mettere un libro su una mensola (B), raccogliere una moneta (C), salire una rampa di scale (D). 2. Le scale di misura in terapia occupazionale C 21 D attualmente sono il suo rendimento e la sua soddisfazione relativamente a questi aspetti. Questa scala di misura può quindi rientrare fra le misure di outcome e, secondo lo schema ICF (Fig. 1), esamina contemporaneamente sia l’aspetto “attività” sia l’aspetto “partecipazione”. Essa prevede uno stretto rapporto tra paziente e terapista occupazionale, in quanto si tratta di un’intervista semi–strutturata che richiede all’incirca 20–30 minuti per la sua compilazione e che viene somministrata ai pazienti prima, durante e dopo il trattamento riabilitativo in terapia occupazionale. Nel caso il paziente non sia in grado di completare la valutazione, questa può essere effettuata da un familiare o da persona che l’ha in carico per identificare i suoi problemi e le sue aspettative. Abbiamo detto che l’obiettivo è l’identificazione di quali sono, esclusivamente secondo il punto di vista del paziente o dei familiari, i problemi maggiormente significativi che egli riscontra nella vita quotidiana (nella cura di sé, nel tempo libero, nelle attività produttive). Identificate quindi le priorità, il sistema di punteggio del questionario prevede la loro valutazione relativamente al grado di rendimento e soddisfazione, secondo una scala numerica tipo Likert a 10 punti, permettendo una valutazione cosiddetta 22 G. Bazzini, M. Imbriani client centred dell’outcome come cambiamento, per questi due aspetti, intercorso dopo trattamento. COPM è quindi uno strumento di misurazione individualizzato, che evidenzia i cambiamenti che i pazienti percepiscono, nel corso del tempo, in relazione alla loro performance occupazionale, dove quest’ultima è da intendersi come il risultato di una relazione dinamica tra la persona, l’ambiente e l’attività (25). Il test COPM si compone di 4 parti (Fig. 5). La prima consiste nella stesura dei dati anagrafici del soggetto, del nome del terapista occupazionale, del programma terapeutico e della relativa data. La seconda consiste nell’identificazione da parte del soggetto, guidato dal terapista, dei suoi principali problemi di performance occupazionale. Per fare ciò il terapista segue la linea–guida seguente: – 1A–cura di sé: autonomia personale (lavarsi, vestirsi, ecc.), mobilità (spostamenti all’interno, all’esterno, ecc.), organizzarsi nella comunità (trasporti, acquisti, ecc.); – 1B–produttività: lavoro retribuito/non retribuito (trovare e/o mante- Figura 5 – Compilazione del COPM. Figura 6 – Analoghi visivi del COPM. 2. Le scale di misura in terapia occupazionale 23 nere il posto di lavoro, volontariato, ecc.), conduzione dell’economia domestica (cucinare, lavare, ecc.), attività ludiche e/o scolastiche; – 1C–tempo libero: tempo libero tranquillo (hobbies, leggere, ecc.), tempo libero attivo (sport, viaggi, ecc.), vita sociale (visite, feste, ecc.). Per ciascuno degli eventuali problemi segnalati (inseriti nella griglia sopraesposta) il paziente dovrà indicare la loro importanza, su una scala da 1 a 10, utilizzando l’analogo visivo dell’IMPORTANCE (Fig. 6, in alto). A questo punto il paziente deve essere guidato nello scegliere fra tutti i problemi eventualmente segnalati i 5 problemi per lui maggiormente significativi, riportandoli, in ordine di importanza, nel “Bilancio Iniziale” (Tab. III). Ad ognuna di queste 5 attività identificate come maggiormente problematiche il paziente deve ora assegnare un valore numerico circa l’efficacia (PERFORMANCE) con cui, secondo lui, la svolge e la soddisfazione (SATISFACTION) che ne ricava. Per assegnare questi valori numerici, da 1 a 10, il paziente ha a disposizione altri analoghi visivi specifici (Fig. 6) La terza fase consiste nel calcolo dei punteggi, che avviene nel modo seguente (Tab. 3): Tabella III – Griglia per il calcolo dei punteggi finali del COPM BILANCIO (data 1): Problemi Importanza Performance Soddisfazione Imp.x Perf. Imp. X Sodd. 1. 2. 3. 4. 5. TOTALI: Somma (Imp.x Perf.): Numero dei problemi = Punteggio finale PERFORMANCE (1) Somma (Imp.x Sodd.): Numero dei problemi = Punteggio finale SODDISFAZIONE (1) per ciascun problema segnalato moltiplicare il valore dell’importanza per quello della performance e poi il valore dell’importanza per quello della soddisfazione. Dividendo la somma di queste due colonne di valori per il numero dei problemi segnalati si ottiene il punteggio finale complessivo, attribuibile a performance e soddisfazione di quel paziente circa le sue attività. 24 G. Bazzini, M. Imbriani In un tempo successivo si potrà nuovamente somministrare il test al paziente e, mantenendo ovviamente invariata la colonna dei problemi e la loro importanza, ma ripetendo nuovamente tutte le altre fasi, sarà possibile ottenere sia i punteggi complessivi aggiornati, sia la loro variazione legata al trattamento di terapia occupazionale. Quebec User Evaluation of Satisfaction with Assistive Technology (QUEST) Il QUEST (26, 27), tradotto come “Valutazione della soddisfazione dell’utente rispetto all’ausilio”2 (28, 29) è uno strumento costruito per cercare di quantificare dopo un certo periodo di utilizzo la soddisfazione dell’utente cui sia stato assegnato un determinato ausilio. È bene quindi specificare che lo strumento non indaga l’attività e le prestazioni dell’individuo che utilizza l’ausilio. Infine, nella seconda parte, viene anche richiesta la soddisfazione del disabile relativamente ai servizi sanitari di fornitura degli ausili stessi. Possiamo quindi inserire questo strumento fra quelli che si pongono nel campo della “partecipazione”, anche se indaga aspetti piuttosto particolari e mirati, tipici però delle attività svolte in terapia occupazionale. Lo strumento è in veste cartacea, può essere auto–somministrato o compilato con l’aiuto del terapista occupazionale; richiede solo alcuni minuti per la sua completa compilazione. Gli aspetti indagati dai vari items sono quelli relativi all’ausilio prescritto ed utilizzato (dimensioni, peso, facilità di regolazione, stabilità e sicurezza, durata, facilità d’uso, comfort, efficacia) e quelli connessi ai servizi sanitari forniti all’utente (procedura di fornitura, riparazioni e assistenza tecnica, servizi professionali connessi e follow–up). Le risposte ad ogni items devono essere fornite su una scala numerica da 1 (che indica l’insoddisfazione) a 5 (molta soddisfazione). Nel calcolo dei punteggi complessivi si esegue quindi la somma dei punteggi dei singoli items diviso il numero delle risposte, ottenendo così sia i parziali riferiti all’ausilio ed ai servizi, sia quello finale del test. The Psychological Impact of Assistive Devices (PIADS) Il PIADS3 ha per scopo la misurazione dell’utilità di un ausilio utilizzato 2 QUEST: trad. it.: P. Fucelli–Univ. Cattolica e Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS. 2. Le scale di misura in terapia occupazionale 25 da un paziente, dal punto di vista psico–sociale (28, 30). Analogamente allo strumento precedente si propone quindi di misurare l’impatto delle tecnologie riabilitative e degli ausili sulla la qualità di vita dei loro utenti. Si compone di tre sottoquestionari: Abilità (costituito da 12 items, che indagano competenze generali di efficacia, quali l’indipendenza, l’utilità, la qualità di vita, ecc.), Adattabilità (costituito da 6 items che indagano il benessere, l’apertura a nuove esperienze, ecc.), Autostima (costituito da 8 items connessi a sentimenti generali, quali felicità, autostima, sicurezza, ecc.). All’individuo viene proposta la lista di tutti i 26 items (che si riferiscono ai vari aspetti soggettivi dell’utilizzo del loro ausilio), cui deve rispondere su una scala di Likert a sette punti (da un punteggio minimo di –3 a un massimo di +3) in modo da indicare il grado con il quale si sente influenzato dall’utilizzare o indossare il loro ausilio. Il manuale fornisce altresì un breve glossario, spesso utile per chiarire alcune voci. Il PIADS può venir utilizzato per una valutazione dell’impatto di diversi tipologie di ausilio sulle persone con disabiltà motorie, ma anche sulle protesi acustiche o visive o anche sui programmi riabilitativi effettuati, poichè indaga aspetti soggettivi come l’adeguatezza, il benessere, la fiducia, l’impaccio, ecc. The Occupational Therapy Practice Checklist for Adult Physical Rehabilitation (OTPC) La OTPC (31) non è una vera e propria scala di misura, bensì una checklist (tab. IV) che può però essere utilizzata proficuamente per la precisazione e quantificazione delle molteplici e svariate attività di terapia occupazionale che vengono solitamente effettuate nei servizi di Terapia Occupazionale. È prevista una griglia per specificare se le varie attività riguardano un intervento sul paziente di tipo precoce (P), intermedio (I), tardivo (T) o lungo tutte le fasi della rieducazione (S). 3 PIADS: J. Jutai, Ph.D., C. Psych., Associate Professor, University of Western Ontario– School of Occupational Therapy, Faculty of Health Sciences, Elborn College–London, Ontario (CANADA) N6G 1H1. Trad. it.: F. Pedroni, ASL 14 Piemonte; Fondaz. Don Carlo Gnocchi e Univ. Cattolica del Sacro Cuore.. 26 G. Bazzini, M. Imbriani Risente dell’impostazione organizzativa anglosassone (per es. comprende le attività di terapia fisica), tuttavia secondo noi può rappresentare un’utile guida su cui costruire modalità di programmazione terapeutica o di verifica nei Servizi e nelle palestre di terapia occupazionale. Tabella IV – Checklist dell’OTPC. TIPOLOGIA DI TIPOLOGIA DI PRESTAZIONE P I T S P I T S PRESTAZIONE Valutazione Training visuo–percettivo Esercizio Ausili Facilitazione / inibizione Motilità fine Posizionamento (es. carrozzina) ADL Attività psicosociali Comunicazione Terapie fisiche Training compensatori Splint Attività artistiche Mobilizzazione tessuti molli / rilasciamento miofasciale Attività educativo–vocazionali Controllo posturale Attività di base (fare spesa, ecc.) Motilità grossolana Abilità nella gestione domestica (preparazione del pasto, ecc.) Trattamenti cognitivi Attività della vita quotidiana “Problem solving” Attività lavorative Attività educative Attività ludiche Attività di tipo pratico manuale altro Bibliografia 1. 2. 3. 4. Hoxie LA. Outcomes measurement and clinical pathways. JPO 1996; 8 (3): 93–95. Foundation For Health Services Research. Health outcomes research: a primer. Washington (DC): Foundation for Health Services Research; 1994. Institute of Medicine, Feasley J, editor. Health outcomes for older people: questions for coming decade. Washington (DC): National Academy Pr; 1996. Basaglia N (a cura di ). Progettare la riabilitazione. Il lavoro in team interprofessionale. Edi–Ermes Edit., Milano, 2002. 2. Le scale di misura in terapia occupazionale 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 27 Taricco M. L’uso delle misure di outcome in riabilitazione. Riabilitazione Oggi 2000; 8: 33–34. Johnston M.V., Wilkerson D.L., Maney M. Evaluation of the Quality and Outcomes of Medical Rehabilitation Programs. In: Rehabilitation Medicine: Principles and Practice, a cura di DeLisa J.A. Lippincott Company, Philadelphia, 1993, 2nd ed.: 240–268 Telaro E., Liberati A. Metodologia per la valutazione dell’efficacia degli interventi riabilitativi. Riabilitazione Oggi 2000; 8: 11–12. International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF). WHO, Geneva (Switzerland) 2001. Bonaiuti D. Le scale di misura in riabilitazione. S.E.U., Roma 2005. FIM: Functional Independence Measure. Strumento di misura della disabilità. Versione Italiana a cura di Tesio L., manuale d’uso. Ricerca in Riabilitazione, (suppl.) 1993, 2: S1–S44. Wade DT and Collin C. The Barthel ADL Index: a standard measure of physical disability?. International Disability Studies; 10: 64–67; 1988. Silverstein B, Fisher WP, Kilgore KM, Harley JP, Harvey RF. Applying psychometric criteria to functional assessment in medical rehabilitation: II. Defining interval measures. Arch Phys Med Rehabil; 73: 507–518; 1992. World Health Organization (WHO). International Classification of Impairments, Disabilities and Handicaps – a manual of classification relating to the consequences of disease. World Health Organization, Geneva, 1980. Whiteneck GG, Charlifue SW, Gerhart KA, Overholser JD, Richardson GN. Quantifying handicap: a new measure of long–term rehabilitation outcomes. Arch Phys Med Rehabil; 73: 519–526; 1992. Franchignoni F, Benaglia PG. Criteri per la selezione e l’uso di scale di valutazione e questionari in Medicina riabilitativa. In: Bazzini G (ed.). Il Day–hospital riabilitativo. Advances in Rehabilitation 2003; Pavia–MFB, 14: 43–51. Franchignoni F, Benevolo E, Zelaschi GP, Martino MT, Sessarego P. Considerazioni metodologiche sull’uso di misure e valutazioni in riabilitazione. In: Bazzini G (ed). Efficacia e qualità in riabilitazione motoria. Adv Occup Med Rehabil 1995; Pavia–MFB: 79–88. Bazzini G. Gli indicatori di risultato (“outcome”). In: Bazzini G (ed). Il Day–Hospital riabilitativo. Adv Rehabil 2003; Pavia–MFB: 53–74. Bazzini G, Taricco M. La valutazione funzionale del mieloleso. In: Imbriani M, Bazzini G, Franchignoni F (ed.). Argomenti di Terapia Occupazionale. Vol. I. Aracne Ed. Roma, 2006. Cress ME, Buchner DM, Questad KA, Esselman PC, de–Lateur BJ, Schwartz RS. Continuous scale physical functional performance in healthy older adults: a validation study (CSPFP). Arch Phys Med Rehabil 1996; 77: 1243–1250. Cress ME, Schechtman KB, Murlrow CD, Fiatarone MA, Gerety MB, Buchner DM Relationship between physical performance and self perceived physical function. J Am Geriat Soc 1995: 43: 93–101. Mazza A, Opasich C, Bazzini G et Al. Nuove misure di outcome di abilità fisica in pazienti ultrasettantenni cardio–operati: applicazione e utilità di un test ergonomico. Atti AMCO 2006. Reuben D.B., Sui A.L. An objective measure of physical function of elderly outpatients. J Am Geriatr Soc 1990; 38: 1105–112. Law M, Baptiste S, Carswell A, McColl MA, Polatajko H, Poolock N. Canadian Occupational Performance Measure. CAOT, Ottawa 1998. 28 G. Bazzini, M. Imbriani 24. Canadian Association of Occupational Therapists. Enabling Occupation: an Occupational Therapy Perspective. CAOT, Ottawa 2002. 25. Johnson I, Gaia P. Lo strumento COPM. http://www.siva.it 26. Demers L, Weiss–Lambrou R & Ska B. Quebec User Evaluation of Satisfaction with Assistive Technology (QUEST). A new outcome measure. In: S.Springle (Ed.). Proceedings of the RESNA 97 Annual Conference Let’s Tango–Partenering People and Technology. Arlington (VA): RESNA Press 1997: 94–96. 27. Scherer MJ. http://www.utoronto.ca/atrc/reference/atoutcomes/ATOTools.html 28. Andrich R. Il PIADS e il QUEST: fondamenti, somministrazione, utilizzo. http://www.siva.it 29. Fucelli P. QUEST: Sperimentazione sul territorio e casi di studio. http://www.siva.it 30. Pedroni F. PIADS: sperimentazione sul territorio e casi di studio. http://www.siva.it 31. Huebner RA, Custer MG, Freudenberger L, Nichols L. The Occupational Therapy Practice Checklist for Adult Physical Rehabilitation. Am J Occup Ther 2006, 60 (4): 388–396. Bibliografia relativa all’utilizzo dei test presentati nel capitolo Continuous–Scale Physical Functional Performance • • • • • • • • • Panton LB, Kingsley JD, Toole T, Cress ME, Abboud G, Sirithienthad P, Mathis R, McMillan V. A comparison of physical functional performance and strength in women with fibromyalgia, age- and weight-matched controls, and older women who are healthy. Phys Ther. 2006 Nov;86(11):1479-88. Cress ME, Petrella JK, Moore TL, Schenkman ML. Continuous-scale physical functional performance test: validity, reliability, and sensitivity of data for the short version. Phys Ther. 2005 Apr;85(4):323-35. Petrella JK, Miller LS, Cress ME. Leg extensor power, cognition, and functional performance in independent and marginally dependent older adults. Age Ageing. 2004 Jul;33(4):342-8. Epub 2004 Apr 13. Petrella JK, Cress ME. Daily ambulation activity and task performance in communitydwelling older adults aged 63-71 years with preclinical disability. J Gerontol A Biol Sci Med Sci. 2004 Mar;59(3):264-7. Ades PA, Savage PD, Cress ME, Brochu M, Lee NM, Poehlman ET. Resistance training on physical performance in disabled older female cardiac patients. Med Sci Sports Exerc. 2003 Aug;35(8):1265-70. Miszko TA, Cress ME, Slade JM, Covey CJ, Agrawal SK, Doerr CE. Effect of strength and power training on physical function in community-dwelling older adults. J Gerontol A Biol Sci Med Sci. 2003 Feb;58(2):171-5. Cress ME, Meyer M. Maximal voluntary and functional performance levels needed for independence in adults aged 65 to 97 years. Phys Ther. 2003 Jan;83(1):37-48. Cress ME, Kinne S, Patrick DL, Maher E. Physical functional performance in persons using a manual wheelchair. J Orthop Sports Phys Ther. 2002 Mar;32(3):104-13. Slade JM, Miszko TA, Laity JH, Agrawal SK, Cress ME. Anaerobic power and physical function in strength-trained and non-strength-trained older adults. J Gerontol A Biol Sci Med Sci. 2002 Mar;57(3):M168-72. 2. Le scale di misura in terapia occupazionale • • • 29 Brochu M, Savage P, Lee M, Dee J, Cress ME, Poehlman ET, Tischler M, Ades PA. Effects of resistance training on physical function in older disabled women with coronary heart disease. J Appl Physiol. 2002 Feb;92(2):672-8. Cress ME, Buchner DM, Questad KA, Esselman PC, deLateur BJ, Schwartz RS. Exercise: effects on physical functional performance in independent older adults. J Gerontol A Biol Sci Med Sci. 1999 May;54(5):M242-8. Cress ME, Buchner DM, Questad KA, Esselman PC, deLateur BJ, Schwartz RS. Continuousscale physical functional performance in healthy older adults: a validation study. Arch Phys Med Rehabil. 1996 Dec;77(12):1243-50. Physical Performance Test • • • • • • • • Greendale GA, Salem GJ, Young JT, Damesyn M, Marion M, Wang MY, Reuben DB. A randomized trial of weighted vest use in ambulatory older adults: strength, performance, and quality of life outcomes. J Am Geriatr Soc. 2000 Mar;48(3):305-11. Reuben DB, Frank JC, Hirsch SH, McGuigan KA, Maly RC. A randomized clinical trial of outpatient comprehensive geriatric assessment coupled with an intervention to increase adherence to recommendations. J Am Geriatr Soc. 1999 Mar;47(3):269-76. Sherman SE, Reuben D. Measures of functional status in community-dwelling elders. J Gen Intern Med. 1998 Dec;13(12):817-23. Harada N, Chiu V, Damron-Rodriguez J, Fowler E, Siu A, Reuben DB. Screening for balance and mobility impairment in elderly individuals living in residential care facilities. Phys Ther. 1995 Jun;75(6):462-9. Reuben DB, Valle LA, Hays RD, Siu AL. Measuring physical function in community-dwelling older persons: a comparison of self-administered, interviewer-administered, and performance-based measures. J Am Geriatr Soc. 1995 Jan;43(1):17-23. Siu AL, Ouslander JG, Osterweil D, Reuben DB, Hays RD. Change in self-reported functioning in older persons entering a residential care facility. J Clin Epidemiol. 1993 Oct;46(10):1093-101. Reuben DB, Siu AL, Kimpau S. The predictive validity of self-report and performancebased measures of function and health. J Gerontol. 1992 Jul;47(4):M106-10. Reuben DB, Siu AL. An objective measure of physical function of elderly outpatients. The Physical Performance Test. J Am Geriatr Soc. 1990 Oct;38(10):1105-12. Canadian Occupational Performance Measure • • • Cusick A, Lannin NA, Lowe K. Adapting the Canadian Occupational Performance Measure for use in a paediatric clinical trial. Disabil Rehabil. 2007 May 30;29(10):761-6. Verkerk GJ, Wolf MJ, Louwers AM, Meester-Delver A, Nollet F. The reproducibility and validity of the Canadian Occupational Performance Measure in parents of children with disabilities. Clin Rehabil. 2006 Nov;20(11):980-8. Cusick A, McIntyre S, Novak I, Lannin N, Lowe K. A comparison of goal attainment scaling and the Canadian Occupational Performance Measure for paediatric rehabilitation research. Pediatr Rehabil. 2006 Apr-Jun;9(2):149-57. 30 • • • • • • • • • • • • • • • G. Bazzini, M. Imbriani Petty LS, McArthur L, Treviranus J. Clinical report: use of the Canadian Occupational Performance Measure in vision technology. Can J Occup Ther. 2005 Dec;72(5):30912. McColl MA, Law M, Baptiste S, Pollock N, Carswell A, Polatajko HJ. Targeted applications of the Canadian Occupational Performance Measure. Can J Occup Ther. 2005 Dec;72(5):298-300. Eyssen IC, Beelen A, Dedding C, Cardol M, Dekker J. The reproducibility of the Canadian Occupational Performance Measure. Clin Rehabil. 2005 Dec;19(8):888-94. Kjeken I, Dagfinrud H, Uhlig T, Mowinckel P, Kvien TK, Finset A. Reliability of the Canadian Occupational Performance Measure in patients with ankylosing spondylitis. J Rheumatol. 2005 Aug;32(8):1503-9. Carswell A, McColl MA, Baptiste S, Law M, Polatajko H, Pollock N. The Canadian Occupational Performance Measure: a research and clinical literature review. Can J Occup Ther. 2004 Oct;71(4):210-22. Review. Dedding C, Cardol M, Eyssen IC, Dekker J, Beelen A. Validity of the Canadian Occupational Performance Measure: a client-centred outcome measurement. Clin Rehabil. 2004 Sep;18(6):660-7. Chenq YH, Rodger S, Polatjko H. Experiences with the COPM and client-centred practice in adult neurorehabilitation in Taiwan. Occup Ther Int. 2002;9(3):167-84. Cup EH, Scholte op Reimer WJ, Thijssen MC, van Kuyk-Minis MA. Reliability and validity of the Canadian Occupational Performance Measure in stroke patients. Clin Rehabil. 2003 Jul;17(4):402-9. Wressle E, Lindstrand J, Neher M, Marcusson J, Henriksson C. The Canadian Occupational Performance Measure as an outcome measure and team tool in a day treatment programme. Disabil Rehabil. 2003 May 20;25(10):497-506. Ripat J, Etcheverry E, Cooper J, Tate RB. A comparison of the Canadian Occupational Performance Measure and the Health Assessment Questionnaire. Can J Occup Ther. 2001 Oct;68(4):247-53. McColl MA, Paterson M, Davies D, Doubt L, Law M. Validity and community utility of the Canadian Occupational Performance Measure. Can J Occup Ther. 2000 Feb;67(1):22-30. Toomey M, Nicholson D, Carswell A. The clinical utility of the Canadian Occupational Performance Measure. Can J Occup Ther. 1995 Dec;62(5):242-9. Law M, Polatajko H, Pollock N, McColl MA, Carswell A, Baptiste S. Pilot testing of the Canadian Occupational Performance Measure: clinical and measurement issues. Can J Occup Ther. 1994 Oct;61(4):191-7. Pollock N, Baptiste S, Law M, McColl MA, Opzoomer A, Polatajko H. Occupational performance measures: a review based on the guidelines for the client-centred practice of occupational therapy. Can J Occup Ther. 1990 Apr;57(2):77-81. Review. Law M, Baptiste S, McColl M, Opzoomer A, Polatajko H, Pollock N. The Canadian occupational performance measure: an outcome measure for occupational therapy. Can J Occup Ther. 1990 Apr;57(2):82-7. Quebec User Evaluation of Satisfaction with Assistive Technology • Chan SC, Chan AP The validity and applicability of the Chinese version of the Quebec User Evaluation of Satisfaction With Assistive Technology for people with spinal cord injury. Assist Technol. 2006 Spring;18(1):25-33.. 2. Le scale di misura in terapia occupazionale • • • • • • 31 Wessels RD, De Witte LP. Reliability and validity of the Dutch version of QUEST 2.0 with users of various types of assistive devices. Disabil Rehabil. 2003 Mar 18;25(6):26772. Demers L, Monette M, Lapierre Y, Arnold DL, Wolfson C. Reliability, validity, and applicability of the Quebec User Evaluation of Satisfaction with assistive Technology (QUEST 2.0) for adults with multiple sclerosis. Disabil Rehabil. 2002 Jan 10-Feb 15;24(1-3):21-30. Shone SM, Ryan S, Rigby PJ, Jutai JW. Toward a comprehensive evaluation of the impact of electronic aids to daily living: evaluation of consumer satisfaction. Disabil Rehabil. 2002 Jan 10-Feb 15;24(1-3):115-25. Demers L, Weiss-Lambrou R, Ska B. Item analysis of the Quebec User Evaluation of Satisfaction with Assistive Technology (QUEST). Assist Technol. 2000;12(2):96-105. Demers L, Wessels R, Weiss-Lambrou R, Ska B, De Witte LP. Key dimensions of client satisfaction with assistive technology: a cross-validation of a Canadian measure in The Netherlands. J Rehabil Med. 2001 Jul;33(4):187-91. Demers L, Weiss-Lambrou R, Ska B. Development of the Quebec User Evaluation of Satisfaction with assistive Technology (QUEST). Assist Technol. 1996;8(1):3-13. The Psychological Impact of Assistive Devices • • • • Demers L, Monette M, Descent M, Jutai J, Wolfson C The Psychosocial Impact of Assistive Devices Scale (PIADS): translation and preliminary psychometric evaluation of a Canadian-French version. Qual Life Res. 2002 Sep;11(6):583-92. Jutai J, Rigby P, Ryan S, Stickel S. Psychosocial impact of electronic aids to daily living. Assist Technol. 2000;12(2):123-31. Day HY, Jutai J, Woolrich W, Strong G. The stability of impact of assistive devices. Disabil Rehabil. 2001 Jun 15;23(9):400-4. Thyen U, Terres NM, Yazdgerdi SR, Perrin JM. Impact of long-term care of children assisted by technology on maternal health. J Dev Behav Pediatr. 1998 Aug;19(4):273-82.