3. POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO

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3. POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO
3. POLITICA COMMERCIALE E
DI ACCESSO AL MERCATO
3.a) Barriere Tariffarie
Per quanto concerne specificatamente gli interessi italiani (ed europei), l’Accordo commerciale tra Messico
e Unione Europea ha prodotto significativi esiti in termini di progressiva riduzione dei dazi doganali
all’importazione e, pertanto, tale aspetto non sembra determinare particolari criticità per la presenza e
l’attività del sistema italiano, ad eccezione di quei comparti che, proprio per volontà messicana, non sono
stati inseriti nell’accordo e che quindi non godono dei relativi benefici (i.e.: i prodotti tessili).
Una descrizione dettagliata delle tariffe doganali praticate dal Messico si può trovare al sito internet del
Ministero dell’Economia locale http://www.economia.gob.mx oppure al sito dell’Unione Europea
http://europa.eu.int.
3.b) Barriere Non Tariffarie
Misure Sanitarie e Fitosanitarie
Le barriere non tariffarie che penalizzano maggiormente l’export italiano sono costituite prevalentemente
dalle misure sanitarie e fito-sanitarie. In effetti, nonostante le agevolazioni previste dall’Accordo UEMessico, la mancanza di regole assolutamente definite nel campo d’interesse in questo Paese determina
occasionalmente il blocco dell’importazione dei prodotti italiani. Inoltre, occorre rilevare che risultano allo
stato in vigore delle quote compensatorie applicate su alcuni prodotti provenienti dall’Unione Europea che,
configurandosi negli effetti come una sorta di velato protezionismo, limitano ulteriormente la libera
circolazione delle merci. In quest’ambito, a livello dei rapporti bilaterali, è in via di definitiva risoluzione il
principale contenzioso tra Italia e Messico che da alcuni decenni ha riguardato il divieto di esportazione in
Messico di carni di origine suina, in seguito alla individuazione circa trent’anni fa di focolai di peste suina
in Sardegna, poi rientrati. A seguito di interventi al più alto livello presso le Autorità messicane realizzati
dall’Ambasciata, ha avuto luogo nel novembre 2004 una missione ispettiva del Governo messicano presso un
campione di stabilimenti italiani del settore. A seguito dei risultati positivi di tale missione, il settore è stato
finalmente avviato alla liberalizzazione a partire dal 2005, seppure con qualche problematica di carattere
tecnico-doganale ancora dovuta alla fase transitoria. Contenziosi minori concernono l’importazione di kiwi e
mele, bloccate a seguito dell’introduzione di misure sanitarie e fito-sanitarie, ma anche in questo caso
l’Ambasciata sta provvedendo a svolgere ogni passo utile a risolvere la questione. Dal 1º agosto 2005,
inoltre, il Messico ha imposto misure compensatorie a titolo definitivo alle importazioni dall’UE di olio
d’oliva per presunte distorsioni al principio della concorrenza derivanti da supposti sussidi alle esportazioni
praticati da Spagna ed Italia (le misure si applicano quando il prezzo di riferimento alla dogana è inferiore a
0,45US$ al Kg)..
Burocrazia ed Applicazione del Diritto.
Dai contatti intercorsi sul tema delle barriere non tariffarie con i principali importatori di prodotti italiani
operanti in Messico, è emerso che per quanto concerne generi alimentari quali vino, pasta, formaggi, olio
(con l’esclusione per quest’ultimo della “sansa”, la cui importazione è attualmente proibita), aceto, sottolii e
sottaceti, non esistono particolari restrizioni; è stata però evidenziata un’elevata farraginosità e mancanza di
trasparenza a livello burocratico, che comporta l’obbligo di fornire un’articolata documentazione relativa
all’origine e alla certificazione di qualità del prodotto. Per quanto riguarda l’importazione degli insaccati,
come detto del tutto proibita fino all’inizio del 2005 e recentemente liberalizzata, si sottolinea che la scarsa
trasparenza e la complessità delle norme in materia fito-sanitaria limitano notevolmente l’iniziativa degli
importatori. La complessità e scarsa trasparenza delle procedure burocratiche inerenti le importazioni causa
seri impedimenti al normale afflusso di prodotti europei; in particolare, oltre alle complessità delle procedure
di sdoganamento, si segnalano le pesanti imposizioni derivanti dall’obbligo di etichettatura e di apposizione
di particolari sigilli a gran parte dei prodotti destinati ad essere immessi nel mercato messicano; inoltre, serie
criticità derivano dalla non completa conformità del sistema di classificazione merceologica (ATECO) ai
principali standards internazionali. La recente concessione in outsourcing al sistema privato della gestione di
gran parte delle attività inerenti alle procedure doganali non sembra fino ad oggi aver portato i risultati
auspicati.
Ulteriori elementi di difficoltà derivano dal ritardo del sistema infrastrutturale messicano, che penalizza,
elevandone i costi al consumo, il sistema della distribuzione locale, nonché dal frequente ritardo nei
pagamenti delle commesse ed, in alcuni casi, dall’eccessivo sbilanciamento a favore dell’imprenditore locale
da parte del sistema giudiziario messicano in presenza di controversie.
Truffe e Contenziosi.
Degno di menzione, infine, è il fenomeno delle truffe a danni d’imprese italiane perpetrate spesso con
sistemi estemporanei; si segnala al riguardo la costante vigilanza dell’Ufficio ICE, che sventa mediamente
circa 10 casi al mese. L’Ambasciata e l’Ufficio ICE curano, anche con l’ausilio di legali di fiducia,
l’assistenza relativa ai vari casi di contenziosi commerciali tra imprese locali ed italiane. Occorre tuttavia
rilevare come tali contenziosi siano relativi a specifiche singole inadempienze da parte delle controparti
coinvolte (in alcuni casi si tratta anche di rilievi mossi contro imprese italiane) e non comunque afferenti al
sistema Paese.
3.c) Violazioni Norme sulla Tutela dei Diritti di Proprietà
Intellettuale
Diversi prodotti italiani, soprattutto nei settori della moda, delle calzature ed alimentare, sono soggetti ad una
concorrenza sleale da parte di imprese messicane che ne utilizzano il nome (ed in alcuni casi anche il
marchio) con effetti estremamente fuorvianti per il consumatore. “Prosciutto Parma”, “Parmigiano”, “Scarpe
ed Accessori Prada” sono tra i casi emblematici a conoscenza di quest’Ambasciata e di questo Ufficio ICE.
Alcuni concorrenti internazionali, come in particolare la Kraft, realizzano inoltre attività spesso
configurabili come concorrenza sleale ai danni di imprese italiane, soprattutto nel settore delle Indicazioni
Geografiche Tipiche (IIGT). Infine, vi è da rilevare come la protezione delle stesse IIGT sia limitata
esclusivamente a quanto previsto dall’Accordo TRIPs.
3.d) Problematiche Relative agli Investimenti Esteri nel Paese
Si riporta qui di seguito uno studio condotto dai Responsabili degli Uffici Economici e Commerciali delle
Ambasciate dei Ppaesi dell’Unione Europea avente ad oggetto principale il quadro legale di riferimento per
gli investimenti esteri in Messico.
Nonostante i limiti posti agli investimenti in settori riservati a entità statali o federali, il quadro legale sia
internazionale che nazionale assicura il libero corso e la sicurezza a lungo termine degli investimenti esteri.
Gli Stati Uniti (63%) e l’Unione Europea (26%) sono i principali investitori in Messico. Sebbene, negli
ultimi anni, i maggiori investimenti statunitensi ed europei abbiano riguardato il settore bancario, in generale
la struttura degli investimenti delle due economie è inversa. Mentre le società americane investono
principalmente nell’industria manifatturiera e poi nei servizi, i capitali europei vengono indirizzati in primo
luogo verso i servizi e solo in misura minore all’industria. Le sfide maggiori per gli Investimenti Esteri
Diretti (IED) sono i cambiamenti a breve termine nella regolamentazione, la questione della sicurezza a
livello personale e legale soprattutto in ambito locale, l’errata contabilizzazione degli investimenti e, nel
medio termine, la necessità di arrivare ad un accordo sugli investimenti tra UE e Messico.
Come membro dell’OMC e dell’OCSE, il Messico ha firmato diversi accordi multilaterali collegati agli IED
( ad esempio, GATS, TRIMs, Codice di Liberalizzazione dei Movimenti di Capitali). Inoltre, ha aggiunto un
capitolo sugli investimenti (cap.XI) al NAFTA, ha concluso un Trattato per la Promozione degli
Investimenti con gli USA e negli ultimi dieci anni ha negoziato numerosi Accorsi Bilaterali sugli
Investimenti (in inglese: “Bilateral Investment Treaties, BITs”), prevalentemente con Paesi europei 1.
Per il Messico, i criteri per negoziare i nuovi BITs possono essere quantitativi (si considera l’ammontare
degli investimenti) o qualitativi ( in relazione all’importanza geopolitica del Paese). Il Trattato di Libero
Scambio tra Messico ed Unione Europea tratta gli investimenti marginalmente nel capitolo investimenti a
breve termine nel modello “3” sui servizi finanziari ( stabilimento di società di servizi in altri Paesi). La
clausola di revisione del trattato prevede comunque l’estensione della copertura anche a investimenti in beni
e servizi.
I maggiori limiti agli IED nel quadro giuridico nazionale si basano sull’art. 27 della Costituzione messicana,
in cui si afferma che il diritto di sfruttare le risorse e il suolo della nazione si riserva solo allo Stato e ad
imprese o cittadini messicani, se necessario autorizzati da concessioni. I settori soggetti a limitazioni 2 sono
elencati specificatamente negli articoli 5-7 della Legge sugli Investimenti Esteri, che li classifica a seconda
della percentuale di partecipazione che va dallo 0% al 49%. La Legge contiene inoltre una sezione (titolo VI)
che riguarda i cosiddetti “investimenti neutrali”, una fattispecie legale che permette a persone fisiche o
giuridiche straniere di investire, rinunciando al diritto di voto, in determinati settori. Infine, la
regolamentazione applicativa della predetta Legge (RFIL), emanata dall’Esecutivo, esclude alcune attività
del settore energetico – principalmente auto-produzione – dalle limitazioni legislative. Sebbene tali misure
siano state dichiarate illegittime dalla Corte Suprema Messicana nel 2002, la decisione ha solo impedito
ulteriori tentativi di liberalizzazione ma non ha apportato cambiamenti alla stessa normativa.
In aggiunta, la RFIL disciplina la Commissione Nazionale Interministeriale per gli Investimenti Esteri,
presieduta dal Ministro dell’Economia, che ha il compito di decidere su investimenti esteri oltre il 49% nelle
attività indicate nell’art. 8 della Legge 3. Inoltre, la Commissione autorizza persone giuridiche ad
intraprendere attività commerciali in Messico ed ha la competenza di autorizzare investimenti neutrali.
La seconda istituzione che regola complessivamente gli IED in Messico è il Registro Nazionale degli
Investimenti Esteri. La Leegge sugli Investimenti Esteri prevede che tutte le società messicane con IED e gli
stranieri che intraprendono attività commerciali in Messico debbano registrarsi presentando le informazioni
basilari sulla compagnia e le omissioni sono penalizzate con multe modeste. La registrazione deve essere
rinnovata annualmente e deve essere consegnato ogni anno un rendiconto su redditi, spese e situazione
economica.
Negli ultimi 12 anni ( gennaio 1994 – settembre 2006) il Messico ha accumulato circa 193 miliardi di US$ in
IED. La quota maggiore è stata indirizzata verso l’industria manifatturiera (51,5%) seguita dai servizi
finanziari (21,5%), del commercio (9,9%), altri servizi (9,2%), di trasporti e comunicazioni (4,9%) e altro
(3%).
Il principale investitore nel 2006 sono stati gli Stati Uniti con una partecipazione del 61,5% del totale degli
IED, seguiti da Unione Europea con 28,3%. I più importanti Paesi europei che hanno investito in Messico
sono stati: Olanda (9%), Gran Bretagna (5,6%), Spagna (5,6%), e Belgio (2,6%). Solo altri tre Paesi, fuori da
queste aree, sono presenti con una percentuale superiore all’1%: Svizzera (3.1%), Canada (2,9%) e Isole
1
Attualmente con: Spagna ( dal 1996), Olanda (1999), Danimarca, Finlandia, Francia, Portogallo (2000); Germania, Austria, Svezia
(2001); Grecia, Italia (2002); Belgio, Lussemburgo (2003); Repubblica Ceca (2004); Gran Bretagna (2006, non ancora ratificato dal
Messico).
Altri Paesi: Argentina (1998), Australia (2006), Corea (2002), Cuba (2001), Irlanda (2006), Panama (2006), Svizzera (1996),
Uruguay (2002), India (2007)
Stato: Tutte le attività riguardanti petrolio, energia, servizi postali e telegrafici, emissione di banconote e monete,
controllo di porti e aeroporti.
Nazioni: Trasporto passeggeri, gas-station, canali televisivi e radio pubbliche, istituti creditizi, banche di sviluppo.
10% FI: Società cooperative di produzione.
20& FI: Trasporto aereo.
49& FI: Istituti di deposito e assicurativi, uffici di cambio, magazzini di deposito generale, amministratori di fondi
pensioni, produzione e commercio di esplosivi, armi da fuoco, ecc. , pubblicazione di giornali, investimenti in
compagnie che detengono proprietà adibite ad uso agricolo, pesca, amministrazione di porti, alcuni servizi portuali,
concessioni di rete fissa.
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Alcuni trasporti marittimi, servizi portuali e di aviazione, istituzioni per l’istruzione, servizi legali, società di
infomazione creditizia, istituzioni per le certificazione delle merci, agenzie assicurative, società di telefonia cellulare,
costruzioni di oleodotti, perforazioni di pozzi petroliferi, costruzione, gestione e sfruttamento di ferrovie, investimenti
in compagnie con un capitale superiore ai 112 milioni di euro.
Vergini (2,4%). Questi dati, per quanto attuali, non rappresentano necessariamente la realtà, dato che
numerose società europee investono in Messico attraverso le loro filiali americane. Quindi, è probabile che la
partecipazione europea sia più alta e quella americana inferiore. Ma, per ragioni pratiche, tale problema
statistico sembra difficilmente risolvibile.
Dal 1999 al marzo del 2006 gli europei hanno investito in primo luogo nei servizi (44,7%), seguiti
dall’industria manifatturiera (37,9%) e dal commercio (5,7%). Al contrario, la struttura dei flussi di capitale
americano riguarda in primo luogo l’industria manifatturiera (46,6%), poi i principali servizi (34,7%) e infine
il commercio (12,3%). Nonostante tale comportamento inverso, il sottosettore che riceve le maggiori somme
di danaro da entrambe le economie è quello bancario.
Cinque principali settori destinatari degli IED di Unione Europea e Stati Uniti (1999 – marzo 2006)
Nr
Sottosettori UE
UE-invest
Per
Sottosettori USA
US-invest.
milioni di US$ c.
milioni di US$
(%)
1
Banca
7.187
21.6 Banca
19.134
2
Servizi professionali
2.45
7.4 Industria Automobilistica
7.149
3
Industria Auto
1.822
5.5 Commercio
4.619
4
Vendita all’ingrosso di
1.809
5.4 Vendita
all’ingrosso
di
4.546
prodotti non alimentari
prodotti non alimentari
5
Elettricità
1.639
4.9 Produzione di macchinari
4.179
e dispositivi elettronici
Totale
33.219
100 Totale
79.682
Perc.
(%)
24
9
5.8
5.7
5.2
100
Dall’entrata in vigore nel 2001 del Trattato dl Libero Scambio fra Messico e UE, gli investimenti diretti
europei in Messico sono aumentati 4 di ben il 52%, mentre gli IED totali sono aumentati solo del 19%.
Tuttavia, escludendo i grandi investimenti spagnoli ed inglesi (circa 7000 milioni di US$) nel settore
bancario in tale periodo, l’incremento si riduce all’11%.
Nell’aprile del 2006 una controversa riforma della Legge sugli Investimenti che introduceva maggiori
restrizioni per gli “investimenti neutrali” è stata discussa al Congresso Messicano. Il tentativo di modifica è
stato bloccato grazie alle intense attività di lobbying da parte di un’ampia coalizione di camere nazionali ed
internazionali che si opponevano alla riforma. Questo processo ha dimostrato che si è tenuto conto
dell’opinione degli investitori internazionali nel Parlamento messicano. Il Ministero dell’Economia annunciò
che le modifiche al RFIL sarebbero state limitate al livello tecnico e discusse ulteriormente al fine di
calmierare gli argomenti dei promotori di una riforma che sarebbe stata, tra l’altro, incompatibile con la
“standstill clause” del capitolo sui servizi del Trattato di Libero Scambio tra Messico e UE.
Sebbene le imprese europee situate in Messico reputino in generale il quadro giuridico chiaro e il clima
generale degli investimenti positivo, un problema chiave per gli investitori esteri in Messico rimane la
persistente mancanza di sicurezza legale nell’applicazione delle norme vigenti, particolarmente nell’area
grigia che si verifica prima che il caso venga formalmente discusso (per esempio, arbitrato) e durante la fase
di esecuzione del giudice rimandata alla responsabilità delle autorità locali. La sicurezza personale per i
dirigenti stranieri residenti in Messico, e la sicurezza in generale, nonostante i recenti progressi,
rimangono una sfida per le istituzioni messicane e rappresentano un ostacolo rilevante per gli
investitori esteri. Infine, a livello locale ci sono stati casi di contratti non rispettati a seguito del cambio di
amministrazione (ogni tre anni a livello municipale, ogni sei anni a livello statale e federale).
Non meno importante è la presenza di persistenti barriere d’accesso al mercato che le società europee devono
affrontare come, ad esempio, i problemi legati alla protezione dei diritti di proprietà intellettuale, le pratiche
monopolistiche e non competitive in settori spesso esclusi dal rispetto delle regole di accesso al mercato
messicano e quindi non aperti agli IED. Nonostante alcune limitazioni possano essere giustificate da ragioni
politiche, sociali o perfino storiche, il mercato messicano conta troppi settori che senza giustificazione non
possono essere oggetto di IED. Ciò non solo riduce le opportunità per gli investitori europei, ma si riflette
pure sui consumatori messicani, tra i quali è necessario considerare le numerose compagnie europee situate o
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1994- 2000: 17.196 milioni di $US; 2001-2006: 26.171 milioni di US$.
operanti nel Paese. Al fine di discutere tale tema a livello europeo, occorrerebbe intensificare le discussioni
sulle clausole di revisione del Trattato di Libero Scambio tra UE e Messico in materia di investimenti.