Programma operativo di indirizzo - Provincia di Massa

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Programma operativo di indirizzo - Provincia di Massa
Provincia di Massa-Carrara
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Settore Servizi di Staff e Ufficio di Gabinetto della Presidenza
Servizio Programmazione Territoriale – S.I.T.
INDICE
Introduzione...................................................................................................................... 3
1. Quadro normativo e legislativo di riferimento ............................................................. 4
2. Procedimento di formazione piano............................................................................... 6
3. Prescrizioni e criteri del P.R.A.E.R. ............................................................................. 8
3.1 Specificazione del quadro conoscitivo ed integrazioni .......................................... 8
3.2 Criteri per l’individuazione delle prescrizioni localizzative................................... 9
3.3 Coordinamento dell’attività estrattiva nei bacini di cave contermini..................... 9
3.4 Zone di reperimento di materiali ornamentali storici ........................................... 10
3.5 Cave dismesse ...................................................................................................... 10
3.6 Monitoraggio delle province ................................................................................ 10
3.7 Misure di salvaguardia.......................................................................................... 10
4. Quadro conoscitivo di riferimento e ulteriori ricerche da svolgere.............................11
4.1 Quadro delle conoscenze disponibili.....................................................................11
4.2 Ulteriori ricerche da svolgere ............................................................................... 13
5. Indirizzi e linee guida per la valutazione integrata..................................................... 15
5.1 Quadro generale e riferimenti normativi .............................................................. 15
5.2 Disposizioni del P.T.C. per la valutazione integrata dei Piani di Settore ............. 16
5.3 Elementi per la valutazione di incidenza.............................................................. 17
6. Programma e gruppo di lavoro ................................................................................... 19
7. Attività di comunicazione e partecipazione................................................................ 21
8. Enti e organismi competenti e soggetti interessati ..................................................... 22
APPENDICE. Tabelle di riepilogo del dimensionamento definito dal P.R.A.E.R......... 24
PIANO PROVINCIALE DELLE ATTIVITA’ ESTRATTIVE DI RECUPERO DELLE
AREE ESCAVATE E DI RIUTILIZZO DEI RESIDUI RECUPERABILI (P.A.E.R.P.)
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Introduzione
Il Consiglio Regionale della Toscana ha definitivamente approvato il “Piano Regionale
delle Attività Estrattive di Recupero delle Aree Escavate e di Riutilizzo dei Residui
Recuperabili (P.R.A.E.R.)” con deliberazione n. 27 del 27/02/2007, pubblicata sul
B.U.R.T. quale supplemento del n. 13 del 28/03/2007. Quasi contemporaneamente è
stato inoltre approvato, con decreto del Presidente della Giunta Regionale 23 febbraio
2007 n. 10/R, il regolamento recante istruzioni tecniche per la redazione degli strumenti
della pianificazione provinciale e comunale in materia di cave e torbiere, in attuazione
dell’articolo 6 della L.R. 78/1998. Ulteriori indirizzi ed indicazioni metodologiche per
la formazione del piano provinciale sono inoltre contenuti nelle norme (Prescrizioni e
criteri per l’attuazione - Parte I) e nella relazione (Capitolo 5) dello stesso P.R.A.E.R..
La stessa L.R. 78/98 stabilisce che a seguito dell’approvazione del Piano regionale le
Province sono tenute ad adottare il Piano delle Attività Estrattive e dei materiali
Recuperabili (P.A.E.R.P.) entro un anno dall’entrata in vigore del P.R.A.E.R.. Le
province sono pertanto tenute ad avviare precocemente i lavori per la redazione del
quadro conoscitivo e propositivo del piano provinciale anche tenuto conto che esse
dovranno teoricamente adottarlo entro il 28/03/2007 (il termine decorre infatti dalla
pubblicazione sul B.U.R.T. del Piano regionale). Nelle more di formazione del piano
provinciale (ovvero fino all’approvazione del P.A.E.R.P.) il P.R.A.E.R. stabilisce inoltre
che restano operanti le previsioni del P.R.A.E. vigente e gli eventuali aggiornamenti che
nel frattempo dovessero rendersi necessari per dare continuità di esercizio al settore.
Per quanto riguarda inoltre le aree estrattive ricadenti all’interno del Parco Regionale
delle Alpi Apuane, la competenza alla redazione del Piano, in attuazione del P.R.A.E.R.,
è attribuita ai sensi della LR n. 65/1997 all’Ente Parco che la esercita nell’ambito della
definizione del Piano del Parco e del Regolamento del Parco.
La Giunta provinciale di Massa-Carrara ha pertanto formalizzato un primo
provvedimento (Deliberazione G..P. n° 295 del 2/8/07) volto a dare avvio ai lavori di
formazione del piano provinciale e nel quale è stato stabilito di:
− dare indirizzo alla Dirigente Settore Servizi di Staff-Servizio Programmazione
Territoriale S.I.T. affinché avvii i lavori della formazione del P.A.E.R.P.,
individuando nel Servizio Programmazione Territoriale S.I.T. la struttura competente
a definire il percorso procedurale e ad elaborare nel dettaglio il programma operativo
al fine di consentire il formale avvio del procedimento di formazione del piano e
l’individuazione degli approfondimenti conoscitivi con il fine di individuare
puntualmente le ulteriori ricerche da svolgere anche tramite affidamento di specifico
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incarico o contratto di ricerca con struttura universitaria di livello regionale;
− dare indirizzo alla Dirigente del Settore Servizi di Staff, sentito il Direttore Generale,
affinché provveda alla istituzione di uno specifico gruppo di lavoro costituito da
funzionari e tecnici dei servizi: Programmazione Territoriale, Difesa suolo, ambiente,
programmazione economica, agricoltura e foreste per la formazione del piano
provinciale che sarà compensato con le modalità di cui al D.Lgs. 163 del 12/04/2006
secondo il vigente Regolamento interno approvato con delibera del Consiglio
Provinciale n° CP 30/2006 e a procedere all’affidamento di specifico incarico o
contratto di ricerca, per gli approfondimenti di natura tecnico scientifica sulle risorse
lapidee, con struttura universitaria di livello regionale e secondo, stante le
caratteristiche tecnico scientifiche di detto studio, le procedure negoziate previste
dall’Articolo 57 del Decreto Legislativo 12 Aprile 2006 n° 163 recante “Codice dei
Contratti Pubblici, relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive
2004/17/CE e 2004/18/CE, nonchè in conformità con l’articolo 30 del D.lgs.
267/2000 (T.U.E.L.)”,
− dare atto che, ai sensi dell’Articolo 3 Comma 18 della Legge 24/12/2003 n° 350, le
suddette operazioni di realizzazione del piano provinciale, una volta definite in
termini procedurali, operativi e finanziari, costituiranno operazione d’investimento
per l’amministrazione e che la relativa spesa potrà essere coperta con l’accessione di
apposito mutuo da contrarsi e già previsto in bilancio previsionale 2007.
Il presente documento pertanto ha i contenuti di “Programma operativo” di indirizzo
con la finalità di definire in dettaglio:
− l’organizzazione del gruppo di lavoro e il processo di formazione del piano;
− il quadro normativo e legislativo di riferimento, nonchè le prescrizioni e gli indirizzi
definiti a livello regionale, per la redazione del P.A.E.R.P.;
− il procedimento di formazione ed i soggetti competenti e/o i portatori di interesse da
coinvolgere;
− il quadro conoscitivo di riferimento, le ulteriori ricerche da svolgere e gli
orientamenti per la formazione del quadro progettuale.
1. Quadro normativo e legislativo di riferimento
Il P.A.E.R.P. (di cui all’articolo 7 della L.R. 78/1998) è l’atto di pianificazione settoriale
attraverso il quale la Provincia attua gli indirizzi e le prescrizioni dei due settori del
P.R.A.E.R. (settore 1 inerti e settore 2 pietre ornamentali) e, in quanto elemento e
contenuto del Piano Territoriale di Coordinamento provinciale (P.T.C. articolo 6),
assume i principi sull’uso e la tutela delle risorse del territorio, contenuti nel Piano di
Indirizzo Territoriale e nel P.T.C. stesso ai sensi della L.R. 01/2005. Sono elementi
essenziali di ciascun settore del P.A.E.R.P.:
a) la specificazione del quadro conoscitivo delle risorse estrattive, dei giacimenti, dei
materiali recuperabili individuati dal P.R.A.E.R. e delle altre risorse del territorio
potenzialmente interessate dai processi estrattivi, assieme al censimento delle attività
estrattive in corso;
b) le prescrizioni localizzative delle aree estrattive in relazione al dimensionamento e ai
criteri attuativi definiti dal P.R.A.E.R., ai fini della pianificazione comunale di
adeguamento;
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c) il programma di monitoraggio del P.A.E.R.P. anche ai fini della verifica del rispetto
del dimensionamento definito dal P.R.A.E.R..
Le Province, a seguito degli approfondimenti del quadro conoscitivo delle risorse
estrattive, dei giacimenti, dei materiali recuperabili/assimilabili e delle altre risorse del
territorio potenzialmente interessate, possono integrare le localizzazioni delle risorse
estrattive e dei giacimenti individuati dal P.R.A.E.R. nel relativo territorio, fornendo le
relative ed esplicite motivazioni.
Le Province provvedono altresì al censimento delle attività estrattive in esercizio e delle
cave dismesse che presentino situazioni di degrado ambientale, da intendersi quale
fondamentale elemento conoscitivo per la programmazione provinciale volto alla tutela
e alla valorizzazione del patrimonio ambientale, economico e professionale individuato,
che dovrà riportare lo stato di attuazione delle autorizzazioni rilasciate dai Comuni, con
particolare riferimento alle tipologie dei materiali estratti, ai metodi di coltivazione ed
alle potenzialità estrattive residue anche in termini temporali.
Ai fini dell’attuazione del dimensionamento del P.R.A.E.R. le Province individuano le
prescrizioni localizzative delle aree estrattive da recepirsi nella pianificazione comunale
di adeguamento, dimostrando, per ciascuna tipologia di materiali, il rispetto delle
quantità da estrarre. Le quantità di inerti da estrarre potranno essere ridotte in funzione
della dimostrata capacità di analogo soddisfacimento dei fabbisogni da ottenersi
mediante il recupero e l’utilizzazione di “materiali assimilabili” di cui al comma 2
dell’art. 2 della L.R. 78/98.
Per gli approfondimenti del quadro conoscitivo preliminare alle modifiche e
integrazioni dei giacimenti individuati dal P.R.A.E.R. e per la definizione dei criteri
provinciali rivolti ai Comuni, le Province assicurano il perseguimento dei seguenti
obiettivi prioritari:
− incentivare il recupero di aree degradate e in particolare delle aree di cava dismesse;
− applicare i principi di sviluppo sostenibile contenuti negli strumenti del governo del
territorio vigenti, per il rispetto e la tutela delle risorse essenziali del territorio, quali
il paesaggio, l'
assetto idrogeologico, il sistema infrastrutturale, la tutela delle falde
acquifere.
Il regolamento recante istruzioni tecniche per la redazione degli strumenti della
pianificazione provinciale e comunale in materia di cave e torbiere, in attuazione
dell’articolo 6 della L.R. 78/1998, precedentemente richiamato, specifica inoltre che
l’elaborazione del quadro conoscitivo del piano provinciale tiene conto dei seguenti
contenuti essenziali:
a) approfondimenti delle conoscenze relative alle risorse estrattive ed ai giacimenti;
b) approfondimenti delle conoscenze relative ai materiali recuperabili e assimilabili di
cui all’articolo 2, comma 2, della L.R. 78/1998;
c) verifica dettagliata delle risorse essenziali del territorio, di cui all’articolo 3 della
L.R. 1/2005 (Norme per il governo del territorio), potenzialmente interessate;
d) censimento delle attività estrattive in esercizio, con la specificazione dello stato di
attuazione delle autorizzazioni rilasciate dai comuni, della tipologia dei materiali
estratti, dei metodi di coltivazione e delle potenzialità estrattive residue anche in
termini temporali;
e) vincoli e limitazioni d’uso del territorio, compresi quelli eventualmente stabiliti da
atti di pianificazione territoriale e ambientale;
f) approfondimento delle conoscenze relative alle cave e alle zone di reperimento di
materiali ornamentali storici;
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g) individuazione generale delle cave dismesse in condizioni di degrado ambientale e
per le quali non vi sia preventivo impegno alla risistemazione, evidenziando quelle
che necessitano di interventi tesi a ridurre o eliminare il degrado;
h) ricognizione e consistenza dei materiali di recupero derivanti dall’estrazione dei
materiali ornamentali.
E’ da precisare infine che i comuni di Massa e Carrara, nell’attuare le disposizioni del
P.A.E.R.P. e la disciplina del P.R.A.E. (prescrizioni e criteri per l’adeguamento della
pianificazione comunale), per le parti dei bacini del proprio territorio che risultino
esterni al perimetro del Parco regionale delle Alpi Apuane e della relativa area contigua,
applicano, anche quelle relative agli agri marmiferi di cui alla legge regionale 5
dicembre 1995 n. 104 (Disciplina degli agri marmiferi di proprietà dei Comuni di Massa
e Carrara) e successive modifiche, sulla base di principi di omogeneità dell’utilizzo
della risorsa, gli stessi indirizzi contenuti nella Parte III punto 1.3. del P.R.A.E.
(raccordo con la disciplina del piano del parco regionale delle alpi apuane). In
particolare, secondo le indicazioni di legge, la programmazione delle attività estrattive
dovrà avvenire nel quadro dei seguenti indirizzi:
− individuazione di soluzioni localizzative e tecnologiche tese a valorizzare le risorse
minerarie e a tutelare le risorse territoriali in genere;
− tutela dei materiali pregiati evitando l’esaurimento della risorsa;
− approfondimento di ipotesi di escavazione in sotterraneo, da assoggettare ad attente
verifiche strutturali;
− recupero delle aree escavate dismesse e di quelle interessate da ravaneti che
presentino condizioni di degrado;
− tutela dei siti di archeologia industriale, quali lizze e ravaneti storici che
costituiscono elementi qualificanti del territorio;
− individuazione di scelte del piano tese a tutelare la sicurezza dei lavoratori nella
coltivazione delle cave.
2. Procedimento di formazione piano
L’articolo 10 della L.R. n° 1/2005 individua fra “gli Atti del governo del territorio”,
anche i piani di settore, qualora incidano sull’assetto costituito dagli strumenti di
pianificazione territoriale in vigore, determinando modifiche o variazioni di essi;
pertanto, per la formazione del P.A.E.R.P., è necessario procedere con le modalità
definite dal Titolo II Capo II della L.R. 1/2005.
Sulla base delle disposizioni di legge, in considerazione che il P.A.E.R.P. andrà a
costituirsi come parte integrante e sostanziale del quadro conoscitivo e propositivo del
P.T.C., il procedimento di formazione sarà quindi quello previsto per gli strumenti della
pianificazione territoriale.
La nuova legge regionale individua infatti un unico procedimento (noto come “giusto
procedimento”) che risulta costituito da diverse fasi, le cui prestazioni sono
univocamente definite, dotato della flessibilità necessaria per adeguarsi alle diverse
tipologie di piano, ed all’effettivo rispetto dei principi di sussidiarietà (verticale e
orizzontale), differenziazione e adeguatezza tra i soggetti del governo del territorio
(Regione, Provincia, Comune).
L’iter procedurale per la formazione del piano si compone in particolare delle seguenti
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fasi tra loro consequenziali:
1. La comunicazione dell’avvio del procedimento. I soggetti istituzionali che intendono
approvare strumenti di pianificazione o loro varianti comunicano a tutti i soggetti
pubblici interessati, l’avvio del procedimento con un provvedimento che indica:
- gli obiettivi, le azioni, gli effetti (ambientali e territoriali) attesi;
- il quadro conoscitivo di riferimento (comprensivo dell’accertamento dello stato delle
risorse interessate) e le eventuali ricerche da svolgere;
- l’indicazione degli enti e degli organismi pubblici tenuti a fornire gli apporti tecnici e
conoscitivi idonei ad incrementare il quadro conoscitivo;
- la specificazione delle linee guida essenziali inerenti la valutazione integrata da
effettuare;
- l’indicazione degli enti e degli organismi pubblici competenti all’emanazione di
pareri e nulla osta richiesti ai fini dell’approvazione (Regione, Provincia, Ente Parco,
Autorità di Bacino, Soprintendenza, A.T.O., ecc.);
- l’indicazione dei termini entro i quali gli apporti e gli atti di assenso devono
pervenire all’amministrazione competente l’approvazione.
Contestualmente all’avvio del procedimento il soggetto istituzionale nomina il “Garante
della comunicazione”. L’amministrazione promotrice può acquisire gli apporti tecnici e
conoscitivi e gli atti di assenso di tutti i soggetti interessati mediante indizione di una
conferenza dei servizi.
2. L’interazione con gli altri soggetti. L’amministrazione promotrice predispone
preliminarmente il progetto dello strumento di pianificazione territoriale (quadro
conoscitivo, quadro progettuale, valutazione integrata).
L’amministrazione promotrice può acquisire, sul progetto predisposto, gli apporti tecnici
e conoscitivi, i pareri, nullaosta o assensi comunque denominati di tutti i soggetti
interessati mediante indizione di una conferenza dei servizi. Qualora dall’esame del
progetto predisposto emergano profili di incoerenza o incompatibilità rispetto ad altri
strumenti
della
pianificazione
territoriale
l’amministrazione
competente
all’approvazione provvede all’attivazione delle procedure per la conclusione di apposito
“accordo di pianificazione”.
3. La certificazione e l’adozione del provvedimento. L’amministrazione promotrice
provvede all’adozione del provvedimento proposto, “certificando”:
- il rispetto delle norme legislative e regolamentari,
- la compatibilità della proposta con gli strumenti di pianificazione territoriale e nel
caso del P.A.E.R.P. anche di conformità al P.R.A.E.R..
A tal fine il Responsabile del procedimento assicura l’acquisizione di tutti i pareri
richiesti dalla legge e provvede ad allegare agli atti da adottare il rapporto del garante
della comunicazione unitamente alla relazione di sintesi concernente la valutazione
integrata. A seguito dell’adozione del piano il responsabile provvede al deposito e alla
pubblicazione dello stesso, nonchè alla formale comunicazione della deliberazione agli
altri soggetti istituzionali, mediante trasmissione degli atti.
4. L’approvazione. Con il provvedimento di approvazione l’amministrazione promotrice
può apportare a quanto adottato esclusivamente le modifiche attinenti alle questioni di
propria esclusiva competenza. Qualora sia attivata la procedura dell’accordo di
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pianificazione si procede all’approvazione solo successivamente alla conclusione
dell’accordo stesso.
3. Prescrizioni e criteri del P.R.A.E.R.
Le prescrizioni e i criteri stabiliti dal P.R.A.E.R. da applicarsi nella definizione del
P.A.E.R.P. riguardano in particolare:
- le modalità di formazione del quadro conoscitivo e le possibili integrazioni al
P.R.A.E.R.;
- i criteri per l’individuazione delle prescrizioni localizzative e gli indirizzi per il
coordinamento dell’attività estrattiva nei bacini di cave contermini;
- le modalità per l’individuazione delle zone di reperimento di materiali ornamentali
storici;
- ulteriori indicazioni circa cave dismesse, monitoraggio delle province e misure di
salvaguardia.
Di seguito si riportato, in forma sintetica, gli estratti delle disposizioni del P.R.A.E.R.
richiamate che risultano pertanto il riferimento prioritario per la definizione del quadro
conoscitivo e propositivo del piano provinciale.
3.1 Specificazione del quadro conoscitivo ed integrazioni
Le Province, per la individuazione delle prescrizioni localizzative di cui all’articolo 8,
comma 1, lett. b) della legge regionale 3 novembre 1998 n.78, effettuano
approfondimenti del quadro conoscitivo delle risorse estrattive, dei giacimenti, dei
materiali recuperabili e assimilabili e delle altre risorse del territorio potenzialmente
interessate.
A seguito di detti approfondimenti, le Province, nel rispetto dei principi contenuti nel
Piano regionale e dei criteri di cui al successivo paragrafo 3.2, possono integrare la
localizzazione delle risorse estrattive e dei giacimenti individuati dal P.R.A.E.R. nel
relativo territorio, fornendo adeguate motivazioni.
Il censimento delle attività estrattive in esercizio, da intendersi quale fondamentale
elemento conoscitivo per la programmazione provinciale volto alla tutela e alla
valorizzazione del patrimonio economico e professionale individuato, specifica lo stato
di attuazione delle autorizzazioni rilasciate dai Comuni, con particolare riferimento alle
tipologie dei materiali estratti, ai metodi di coltivazione ed alle potenzialità estrattive
residue anche in termini temporali. Nel caso in cui le ulteriori localizzazioni dei
giacimenti interessino siti di importanza regionale, di cui all’allegato D della legge
regionale 6 aprile 2000 n. 56 (Norme per la conservazione e la tutela degli habitat
naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche), tali localizzazioni devono
essere adeguatamente motivate e basate sulla unicità del materiale da estrarre non
reperibile all'
esterno di tali siti e accompagnate da una apposita relazione di incidenza,
ai sensi dell’articolo 15 comma 2 della stessa legge regionale 6 aprile 2000 n. 56, dalla
quale emerga chiaramente la significatività degli effetti che l’eventuale attività estrattiva
può produrre sugli elementi naturali che il sito stesso intende tutelare, oltre che le
eventuali mitigazioni e compensazioni necessarie.
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3.2 Criteri per l’individuazione delle prescrizioni localizzative
Le Province, nella individuazione delle prescrizioni localizzative, assicurano il
perseguimento dei seguenti obiettivi prioritari:
− incentivare il recupero di aree degradate e in particolare delle aree di cava dismesse;
− applicare i principi dello sviluppo sostenibile contenuti nelle norme per il governo
del territorio vigenti, nel rispetto delle invarianti strutturali contenute negli strumenti
di pianificazione territoriale;
− garantire il rispetto dei vincoli e delle limitazioni d’uso del territorio derivanti da
disposizioni di legge con particolare riferimento alla tutela e valorizzazione del
paesaggio;
− evitare trasformazioni irreversibili delle falde idriche e dell’assetto idrogeologico,
incentivando interventi tesi al mantenimento o al miglioramento della qualità e
quantità delle acque di falda e delle specie arboree esistenti;
− valutare la compatibilità con la rete infrastrutturale esistente e le eventuali necessità
di adeguamento;
− valutare gli ambiti dei bacini di utenza dei materiali estratti, al fine della riduzione
delle distanze di percorrenza dei mezzi di trasporto utilizzati;
− incentivare le sinergie tra le attività estrattive e quelle di trasformazione al fine di
ridurre gli effetti negativi sulle risorse del territorio.
Le Province, ai fini dell’attuazione del dimensionamento del P.R.A.E.R., individuano le
prescrizioni localizzative delle aree estrattive da recepirsi nella pianificazione comunale
di adeguamento, dimostrando, per ciascuna tipologia di materiali, il rispetto delle
quantità da estrarre indicate nelle tabelle allegate al P.R.A.E. (tabelle A, B, C e D per i
materiali del Settore I, e tabelle E ed F, per i materiali del Settore II. Le tabelle si
riferiscono al decennio 2003-2012 (vedi appendice al presente documento). Ai fini del
dimensionamento sono da aggiungere le quantità di materiale residuale dalla estrazione
e lavorazione dei materiali ornamentali da utilizzare per leganti, rilevati e granulati
(indicati nella tabella G nella appendice al presente documento).
Il rispetto del dimensionamento del P.R.A.E.R. è da intendersi attuato dalle Province,
sulla base di proprie verifiche e motivazioni, anche se raggiunto con una tolleranza del
5% in più o in meno rispetto al quantitativo annuo definito dal P.R.A.E.R.. Nel caso in
cui le Province che, a seguito dell’elaborazione del quadro conoscitivo, verifichino
l’impossibilità, per oggettiva carenza di giacimenti, di far fronte al dimensionamento dei
materiali estraibili previsto dal P.R.A.E.R., possono promuovere la conclusione di un
accordo di pianificazione finalizzato all’approvazione del P.A.E.R.P..
Considerato che l’individuazione delle risorse e dei giacimenti da parte del P.R.A.E.R. è
effettuata sulla base della vigente pianificazione di bacino attuata nel quadro delle
competenze di cui alla legge 19 maggio 1989 n. 183 (Norme per il riassetto
organizzativo e funzionale della difesa del suolo) e alla legge 3 agosto 1998 n. 267, le
prescrizioni localizzative del P.A.E.R.P. devono tenere conto degli obiettivi, delle
finalità e delle disposizioni discendenti dall’approvazione dei P.A.I. e di altri atti di
programmazione di bacino.
3.3 Coordinamento dell’attività estrattiva nei bacini di cave contermini
Nei bacini estrattivi ove è ipotizzato l’esercizio contemporaneo di cave contermini e in
particolare nelle aree interessate da cave di versante (ad esempio nei bacini marmiferi di
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Massa e Carrara, di Firenzuola e della Montagnola senese), al fine di garantire la
necessità di coordinamento dell’attività estrattiva e di assicurare le opportune condizioni
di sicurezza, il P.A.E.R.P. può definire indirizzi rivolti ai Comuni al fine di delimitare
ambiti di intervento omogeneo. In tali ambiti potranno essere adottate specifiche
procedure e modalità estrattive che tengano conto, anche tramite l’incentivazione dei
consorzi di cui all’articolo 17 della L.R. 78/98, delle esigenze di prevenzione dei
potenziali effetti di interferenza tra cave contigue durante gli interventi estrattivi, della
opportunità di utilizzo di viabilità e di infrastrutture comuni e della eventuale necessità
di accesso ad aree collettive per lo stoccaggio degli sterili.
3.4 Zone di reperimento di materiali ornamentali storici
Le zone di reperimento di materiali ornamentali storici, evidenziate nella cartografia del
P.R.A.E.R. con la sigla ST, individuano siti di cave inattive già utilizzati per interventi
architettonici che hanno acquisito valore storico o ambientale. Tali siti rappresentano
una risorsa per il reperimento di materiali unici, indispensabili per il restauro dei
monumenti, compatibilmente con la tutela del territorio interessato. A tale proposito, le
Province possono approfondire il quadro conoscitivo e individuare specifici indirizzi
rivolti ai Comuni.
3.5 Cave dismesse
Al fine di incentivare il recupero ambientale di cave dismesse che presentino situazioni
di degrado ambientale e per le quali non vi sia preventivo impegno alla risistemazione,
le Province individuano il quadro conoscitivo delle cave dismesse, evidenziando quelle
che necessitano di interventi tesi a ridurre o eliminare il degrado, ed individuare
specifici indirizzi rivolti ai Comuni.
3.6 Monitoraggio delle province
Il programma di monitoraggio del P.A.E.R.P. ha una cadenza massima biennale.
Contiene un rapporto sullo stato di attuazione del dimensionamento previsto dal
P.R.A.E.R., prendendo anche in esame eventuali e documentate proposte di modifica e
di integrazione del P.A.E.R.P. pervenute alle Province nel periodo di monitoraggio.
Ove, dal monitoraggio del P.A.E.R.P., emergesse la necessità di rivedere i fabbisogni
definiti dal P.R.A.E.R. per una o più tipologie di materiali da estrarre, la Provincia
provvede a presentare alla Regione specifica richiesta di adeguamento, accompagnata
dal quadro conoscitivo che evidenzia tale necessità.
3.7 Misure di salvaguardia
Le Province possono procedere all’individuazione delle misure di salvaguardia di cui
all’articolo 8, comma 1, lettera e), della legge regionale 3 novembre 1998 n.78, nel caso
di prescrizioni localizzative di aree estrattive la cui attuazione si renda urgente per dare
risposta a situazioni di tutela ambientale o rischio occupazionale e per le quali sia stato
predisposto un piano di coltivazione e di risistemazione ambientale, in coerenza con gli
indirizzi dello strumento urbanistico comunale vigente.
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4. Quadro conoscitivo di riferimento e ulteriori ricerche da svolgere
4.1 Quadro delle conoscenze disponibili
Il quadro conoscitivo di riferimento per l’avvio dei lavori di formazione del P.A.E.R.P. è
attualmente costituito da:
− i dati e le informazioni appartenenti al quadro conoscitivo e propositivo del P.T.C.;
− le ricerche in corso di definizione per la formazione del nuovo P.T.C.;
− le informazioni e i supporti cartografici disponibili presso il Servizio S.I.T. della
provincia;
− i dati archiviati dal servizio di Informazione Geologica (geologia, - Suolo e
sottosuolo) del S.I.G. della Regione Toscana;
− i dati contenuti e recuperabili nell’ambito del “Progetto marmi” della Regione
Toscana e dell’Università di Siena (Centro di GeoTecnologie);
− i dati e le informazioni contenute nel quadro conoscitivo e propositivo del P.A.I. del
Bacino Toscana Nord.
Scendendo nel dettaglio delle conoscenze del P.T.C. la provincia con l’allestimento del
primo piano ha avviato una iniziale campagna di indagini volte a definire le conoscenze
di base relative alle risorse naturali, successivamente integrate e approfondite con
specifiche analisi volte a garantire un quadro conoscitivo coerente e funzionale alla
costruzione della successiva specifica Variante di Conformità al P.I.T..
Complessivamente, in riferimento alle risorse naturali, l’attuale quadro conoscitivo è
costituito da:
- la “carta geologica”, comprendente il rilievo (al dettaglio della scala 1:25.000)
geolitologico del territorio provinciale, l’identificazione dei principali geotopi
segnalati da studi e ricerche scientifiche, ma anche l’individuazione di alcune
emergenze gemorfologiche (circhi, depositi e gradini glaciali, cordini morenici,
sorgenti, marmitte, grotte, doline, paleoalvei lacustri, località fossillifere e
paleoetnografiche, ripe marine);
- la “carta della natura”, comprende il rilievo (al dettaglio della scala 1:50.000) del
paesaggio vegetale, nonchè delle principali emergenze naturalistiche (faunistiche,
floristiche e gomorfologiche) presenti in stazioni puntiformi;
- la “carta della vulnerabilità e del rischio idrogeologico”, comprendente da una parte
l’individuazione dei bacini idrografici, dei principali dissesti (frane e aree a franosità
diffusa) e delle aree ad elevata propensione al dissesto, dall’altra gli ambiti di
salvaguardia (A e B) delle principali aste fluviali indicate dal P.I.T., le aree ad elevato
e moderato rischio di esondazione, le aree soggette a ristagno delle acque piovane.
Come per le risorse naturali anche per quelle culturali la provincia con l’allestimento del
primo piano ha realizzato alcune prime indagini di base, anche in questo caso
successivamente integrate e approfondite con specifiche analisi volte a garantire un
quadro conoscitivo coerente e funzionale alla costruzione della specifica Variante di
Conformità al P.I.T.. Complessivamente, in riferimento alle risorse culturali, l’attuale
quadro conoscitivo è costituito da:
- l’analisi del sistema insediativo e infrastrutturale di livello provinciale, dedotto
principalmente per interpretazione della C.T.R., contenente l’identificazione della
rete viaria e ferroviaria (distinta per livello di importanza), delle principali
- 11 -
infrastrutture puntuali per la mobilità (porti, approdi turistici, aeroporti), nonchè una
lettura di base degli insediamenti in funzione della destinazione prevalente
(produttiva, residenziale, etc.) e della densità edilizia;
- la grossolana ricognizione dei principali beni storico culturali, contenente la
localizzazione dei centri storici (suddivisi per livello di importanza), dei castelli e dei
borghi fortificati, delle principali fortificazioni, nonchè delle aree archeologiche
sottoposte a vincolo diretto e di quelle non vincolate ma considerate di interesse
archeologico;
- la localizzazione di alcuni servizi pubblici sovracomunali (sanitari, scolastici,
sportivi ed espositivi) e un primo censimento (con dati aggregati a livello comunale
ma non localizzati) della consistenza delle principali strutture turistico ricettive
(alberghi, hotel, residence, affittacamere, ostelli, rifugi campeggi).
Per quanto riguarda le informazioni disponibili presso il Sistema Informativo
Territoriale della Provincia sono ad oggi disponibili ed utilizzabili le seguenti
cartografie in formato vettoriale (estensioni file: dxf, dwg e shp),
- la copertura completa della C.T.R. in scala 1:10.000 (10K) aggiornata all’anno
1995/1998;
- la copertura completa della C.T.R. in scala 1:2.000 (2K) aggiornata all’anno
2000/2001 esclusivamente per i comuni di Massa e Carrara (mancano pertanto per
l’area di studio solo alcuni limitati quadranti dei comuni di Montignoso e Fivizzano);
- la copertura quasi completa della C.T.R. in scala 1:5.000 aggiornata agli anni
1973/92 a seconda delle aree, nonchè di quella 1:10.000 ottenuta per fotoriduzione
della precedente;
- il mosaico completo dei fogli catastali alla scala 1:5.000 (originali in scala
1:1000/1:2.000), il cui anno di aggiornamento varia da comune a comune (e
comunque non successivo al 1970) nonchè di quello 1:10.000 ottenuto per
fotoriduzione del precedente;
- la copertura completa della C.T.R. in scala 1:25.000, avente come base i tipi delle
tavolette I.G.M. aggiornati e mosaicati dalla regione nel 1980;
- la carta del territorio provinciale in scala 1:50.000 e la carta del territorio regionale in
scala 1:100.000;
- la copertura completa delle foto aeree, in parte ortorettificate (edizione AIMA) volo
2003.
Per l’intero territorio provinciale sono inoltre disponibili i seguenti ulteriori tematismi,
(che talvolta risultano il dato disaggregato di elementi del quadro conoscitivo del P.T.C.:
- carta geolitologica (scala di acquisizione 1:25.000);
- carta della franosità (scala di acquisizione 1:25.000);
- carta della stabilità dei versanti (scala di acquisizione 1:25.000);
- carta della Permeabilità (scala di acquisizione 1:25.000);
- carta dell’uso del suolo (scala di acquisizione 1:25.000, anno 1985);
- carta della Natura (scala di acquisizione 1:50.000, anno 2000);
- carta delle acque e sorgenti pubbliche (scala di acquisizione 1:25.000);
- vincoli (Idrogeologico, D.Lgs 468/2001, Archeologico, paesaggistici – Ex Galasso L.
431/85 - L. 1497/39 (scala di acquisizione 1:25.000);
- aree protette (S.I.R., A.N.P.I.L., Parco Regionale Alpi Apuane, Parco Nazionale
Appennino, aree b) c) D.C.R. 296/88);
Ai seguenti tematismi sono inoltre da aggiungere quelli discendenti dal progetto di
informatizzazione dei Piani Strutturali comunali (progetto “E-Toscana - Rete Telematica
- 12 -
Regione Toscana”, misura F.E.S.R. 2.8.1) e nel caso specifico le carte della pericolosità
geomorofologica e idraulica limitatamente ai comuni di Aulla, Bagnone, Casola L.,
Comano, Licciana N., Montignoso, Mulazzo, Podenzana, Pontremoli, Tresana e
Villafranca L..
Risulterà infine a breve termine disponibile il modello tridimensionale del territorio
(Digital Terrain Model - D.T.M.) provinciale mediante l’impiego delle moderne
tecnologie G.I.S. costruito sulla base delle informazioni topologiche contenute nella
carta tecnica regionale in scala 1:10.000. Con il modello ottenuto si prevede inoltre la
realizzazione di carte derivate (pendenze ed esposizioni) che risultano strumenti utili per
l’elaborazione di successive analisi, nonchè l’elaborazione di un programma di
navigazione interattiva (Fly-Through) che associa alle informazioni topologiche l’orto
foto e/o l’immagine satellitare ortorettificata.
E’ disponibile infine la cartografia in formato shape, realizzata dal Servizio S.I.T. della
Provincia, con l’indicazione degli areali corrispondenti alle autorizzazioni all’attività
estrattiva relativamente ai comuni di Aulla, Carrara, Casola L., Comano, Fivizzano,
Fosdinovo, Massa, Montignoso, Pontremoli, Zeri.
In relazione alle informazioni recuperabili nell’ambito del “progetto marmi”, che risulta
indicativamente circoscritto ai comuni di Massa e Carrara, esse riguardano in
particolare:
- la carta delle tipologie merceologiche dei ravaneti, in scala 1:10.000 in formato pdf;
- la carta giacimentologica degli agri marmiferi, in scala 1:10.000 in formato pdf;
- la carta strutturale degli agri marmiferi, in scala 1:10.000 in formato pdf;
- la relazione generale correlata alle cartografie sopradescritte, nonchè il compendio di
relazioni e indagini - con specifici approfondimenti - sui diversi siti estrattivi;
In relazione infine alle informazioni recuperabili nell’ambito del Sistema Informativo
Geografico Regionale (informazione geologica) della Regione Toscana esse riguardano
in particolare:
- la carta geologica di base in scala 1:10.000, con sezioni correlate, in formato pdf e in
formato e00 per arcinfo;
- la carta geologica di base della Toscana in scala 1:250.000, in formato pdf e shape;
- la carta pedologica in scala 1:10.000 in formato pdf, corredata della relazione
descrittiva per lo sviluppo di metodologie volte alla realizzazione della carta dei suoli
della Toscana;
- le carte tematiche derivate, in scala 1:10.000 in formato shape ed in particolare la
carta litotecnica e la carta della permeabilità, corredate della relativa relazione
illustrativa;
- l’inventario dei corpi idrici in formato shape e dei fenomeni franosi in formato dbf,
corredate delle relative relazioni descrittive.
4.2 Ulteriori ricerche da svolgere
Considerando il quadro conoscitivo esistente (descritto al precedente paragrafo), le
ulteriori ricerche da svolgere sono quelle sostanzialmente deducibili dalle disposizioni
di legge e dalle prescrizioni direttamente definite in sede di programmazione regionale.
In particolare la costruzione del quadro conoscitivo prevede quindi sostanzialmente i
seguenti contributi analitici:
a) predisposizione di adeguati strumenti cartografici e fotografici di supporto alle
analisi e al progetto, mediante l’aggiornamento della C.T.R. in scala 1:2000 già
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esistente (comuni di Massa e Carrara) e l’implementazione della stessa per le aree
mancanti (Montignoso e Fivizzano), da redigersi sulla base di appropriate riprese
aeree ortorettificate;
b) approfondimento delle conoscenze relative alle risorse estrattive ed ai giacimenti;
nonchè dei materiali recuperabili e assimilabili, mediante specifiche indagini dirette
sul campo e l’implementazione a scala di maggiore dettaglio delle carte e delle
sezioni geologiche e giacimentalogiche esistenti;
c) verifica dettagliata delle risorse essenziali del territorio, di cui all’articolo 3 della
L.R. 1/2005 (Norme per il governo del territorio), potenzialmente interessate con
particolare attenzione per le risorse naturali e culturali, ovvero:
− analisi delle emergenze geomorfologiche, della vegetazione e degli ecosistemi di
flora e fauna, dell’uso del suolo rurale, comprensiva di approfondimenti
relativamente alle falde idriche e all’assetto idrogeologico;
− analisi delle strutture antropiche, degli insediamenti ed i beni culturali e/o
archeologici, verifica della rete infrastrutturale e delle dotazioni tecnologiche;
− individuazione delle componenti e dei fattori di interesse e rilevanza paesistico –
percettiva.
d) censimento e schedatura dettagliata delle attività estrattive in esercizio, con la
specificazione:
− dello stato di attuazione delle autorizzazioni rilasciate dai comuni (con le verifiche
di carattere amministrativo e dimensionale e delle potenzialità estrattive residue
anche in termini temporali);
− della tipologia e varietà dei materiali estratti e dei metodi e tecniche di
coltivazione, comprensiva dell’indicazione delle modalità di approvvigionamento
e smaltimento delle risorse (acqua, energia, rifiuti e scarti di lavorazione, ecc.);
− della struttura e dell’organizzazione aziendale titolare dell’autorizzazione
comprensiva dell’indicazione delle principali dotazioni meccaniche,
infrastrutturali e di personale impiegato;
− del rilievo cartografico dell’attuale assetto planoaltimetrico del sito estrattivo
(fronti di cava attivi e non attivi, piazzali, ravaneti attivi e non attivi, infrastrutture
e attrezzature di servizio alle attività, aree non trasformate, manufatti ed opere
d’arte esistenti, ecc.);
e) ricognizione dei vincoli e delle limitazioni d’uso del territorio derivanti da
disposizioni di legge, compresi quelli eventualmente stabiliti da strumenti di
pianificazione territoriale e atti di governo del territorio (Piano territoriale di
coordinamento, Piani strutturali, Regolamenti urbanistici, ecc.), con particolare
riferimento per le pianificazioni settoriali attinenti alla tutela e valorizzazione
dell’ambiente e del paesaggio;
f) approfondimento delle conoscenze relative alle cave e alle zone di reperimento di
materiali ornamentali storici, con specifiche indicazioni cartografiche;
g) individuazione delle cave dismesse in condizioni di degrado ambientale e per le quali
non vi sia preventivo impegno alla risistemazione, evidenziando quelle che
necessitano di interventi tesi a ridurre o eliminare il degrado in atto;
h) ricognizione e consistenza dei materiali di recupero derivanti dall’estrazione dei
materiali ornamentali.
Occorre infine precisare che alcuni ravaneti del bacino estrattivo di Massa-Carrara
(Sponda, Ponti di Vara e Canale Boccanaglia) sono perimetrati come “Siti di Interesse
Nazionale” (D.M. del 19/10/2005), ovvero siti inquinati soggetti a bonifica in quanto la
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presenza degli stessi ravaneti crea intorbidamento delle sorgenti ubicate a valle dei
medesimi ravaneti. In questo quadro è stato recentemente approvato (D.M. del
19/10/2005) il relativo progetto di bonifica, a cura del Comune di Carrara, che prevede
il recupero della rete idrografica superficiale mediante operazioni di asportazione e
risagomatura dei materiali costituenti i ravaneti anche attraverso la realizzazione di
opere aggiuntive, rimodellamento dei versanti, rinaturalizzazione con tecniche di
ingegneria naturalistica, rimozione di opere non conformi e dei materiali estranei. Stante
la rilevanza del progetto esso dovrà essere acquisto come parte integrante del quadro
conoscitivo del futuro P.A.E.R.P..
5. Indirizzi e linee guida per la valutazione integrata
5.1 Quadro generale e riferimenti normativi
La forma di valutazione prevista dalla Direttiva comunitaria 2001/42 e recepita dalla
Regione Toscana deve assumere di fatto la complessità e la completezza di una
“Valutazione integrata” su cui basare la formazione e le scelte degli strumenti e degli
atti di governo del territorio che indubbiamente costituiscono processi decisionali
integrati. Modalità questa che consente di "superare" in termini positivi la pesante
riserva statale in materia di tutela dell'
ambiente.
Le modalità procedurali per la valutazione integrata di piani e programmi indicate della
Legge Regionale prevedono che:
- la Regione, le Province e i Comuni provvedono alla previa effettuazione di una
valutazione integrata degli effetti territoriali, ambientali, sociali ed economici dei
loro atti;
- la valutazione integrata consiste nella verifica tecnica di compatibilità relativamente
all’uso delle risorse;
- la valutazione integrata può essere effettuata anche in più momenti procedurali, a
partire dalla prima fase utile delle elaborazioni. Essa deve intervenire
preliminarmente alla definizione di qualunque determinazione impegnativa
garantendo specifiche modalità per l’informazione e la consultazione del pubblico.
Le disposizioni relative alla valutazione integrata si applicano tenendo a riferimento il
relativo regolamento di attuazione, recentemente approvato dalla Regione Toscana (si
veda successivo paragrafo 5.2).
Nella fase transitoria, ovvero in assenza di regolamento, già la variante al P.T.C. di
conformità al P.I.T., se pure in forma sperimentale, ha proposto e previsto (in forma di
direttiva) la costruzione di modalità di valutazione di piani e programmi (provinciali e
locali) che associano alle tradizionali valutazioni degli effetti ambientali (ormai
ampiamente utilizzate in ambito toscano) anche quelle di carattere strategico in modo da
garantire ed assicurare, sia in fase di elaborazione che in fase di attuazione, la massima
“integrazione” delle diverse forme di valutazione e le necessarie verifiche di
compatibilità rispetto al sistema delle risorse, nonchè di conformità rispetto agli
orizzonti strategici indicati dal P.T.C.. Per questi motivi le norme del P.T.C. sono
corredate di uno specifico allegato, denominato “Elementi per la valutazione ambietale
e strategica degli strumenti urbanistici”, che risulta principalmente rivolto alla
definizione di piani alla scala comunale, ma comunque utile anche per la formazione dei
- 15 -
piani settoriali.
In questo contesto innovativo il P.A.E.R.P.., anche al fine di garantire le compatibilità
economiche, infrastrutturali, ambientali, paesaggistiche e i necessari raccordi con la
successiva pianificazione di livello comunale, dovrà quindi tracciare un percorso
interpretativo e valutativo che, partendo da quadri conoscitivi maggiormente articolati e
condivisi, tenda a superare i “limiti evidenziati” nelle applicazioni di tipo tradizionale,
tipicamente ancorate a metodologie mutuate dalla valutazione di impatto ambientale,
sperimentando forme di valutazione maggiormente ancorate e sinergiche con la
pianificazione territoriale e con gli oggetti che essi disciplinano e rappresentano.
Secondo queste nuove istanze di governo del territorio risulta evidente che i percorsi
valutativi, oltre a garantire l’esatta misurazione e ponderazione degli ormai noti
indicatori di stato riferibili al sistema delle risorse(fattori ambientali), devono
necessariamente confrontarsi con ulteriori riferimenti parametrici ed assicurare le
verifiche di compatibilità direttamente ad ancoraggi spaziali di tipo territoriale e quindi
considerare gli “elementi e componenti territoriali” che caratterizzano e strutturano (in
termini organizzativi, strutturali e identitari) il territorio oggetto di pianificazione. I
fattori ambientali dovranno permanere piuttosto come indicatori di “fondo” dello
scenario di area vasta al fine di verificare le coerenze rispetto alle pianificazione di
carattere regionale e settoriale.
E’ da tenere inoltre presente che il piano dovrà anche contenere specifici
approfondimenti analitici e dati conoscitivi, riferiti agli habitat e alle specie appartenenti
ai Siti della Rete Natura 2000 che complessivamente andranno a comporre la
“Relazione di Incidenza”, e i cui contenuti ed indicazioni dovranno risultare di
riferimento per l’effettuazione, in sede di strumenti comunali, della “Valutazione di
Incidenza” ai sensi dell’articolo 6 della Direttiva Habitat (DIR 92/43 CEE) nonché alle
altre norme e direttive di carattere nazionale e regionale vigenti (DPR 357/97 e s.m.i. e
L.R. 56/00). Tale relazione integra gli elementi conoscitivi del Piano ai fini
dell’individuazione, nell’ambito della valutazione integrata, dei principali effetti che il
piano può esercitare sui Siti interessati.
5.2 Disposizioni del P.T.C. per la valutazione integrata dei Piani di Settore
La valutazione integrata comprende la verifica tecnica di compatibilità relativamente
all’uso delle risorse essenziali del territorio e si intende una “… procedura a contenuto
tecnico-scientifico avente lo scopo di fare esprimere un giudizio sulla ammissibilità
delle previsioni e delle azioni di trasformazione in relazione alle finalità della legge e ai
contenuti degli strumenti di pianificazione territoriale di riferimento…”. In particolare
la compatibilità delle previsioni viene garantita mediante:
- la “valutazione strategica di coerenza” alle disposizioni del P.T.C.., con particolare
attenzione per quelle a contenuto “Statutario” (di cui al Titolo II Capo I delle norme,
disciplina dei sistemi territoriali);
- la “valutazione degli effetti ambientali” che le azioni di trasformazioni possono
determinare sull’insieme delle componenti ed elementi territoriali costituenti risorse
essenziali del territorio (di cui al Titolo II Capo II delle norme, disciplina per la
sostenibilità dello svilupo).
E’ da tenere presente che il D.P.G.R n° 4/R del 9/2/2005 (Regolamento di attuazione
dell’articolo 11 comma 5 della L.R. 1/2005 in materia di Valutazione Integrata)
chiarisce i contenuti del processo di valutazione integrata che “… deve evidenziare, nel
- 16 -
corso di formazione dell’atto di governo del territorio, le coerenze interne ed esterne e la
valutazione degli effetti attesi che ne derivano sul piano ambientale, territoriale,
economico, sociale e sulla salute umana considerati nel suo complesso…”. In
sostanziale analogia con quanto indicato dal P.T.C. di Massa-Carrara le norme
regolamentari richiamate stabiliscono che detto processo comprenda la partecipazione
di soggetti all’amministrazione procedente e la messa a disposizione delle informazioni
relative alla valutazione stessa (si veda successivo capitolo 7), il monitoraggio degli
effetti attraverso l’utilizzo di indicatori predeterminati, la valutazione ambientale ai
sensi della Direttiva 2001/42/CEE (articolo 4 del regolamento). L’insieme delle attività
richiamate, descritte in apposita relazione argomentativa, costituisce anche la verifica di
conformità degli atti di governo del territorio (e quindi del piano settoriale) al P.T.C..
Il processo di valutazione integrata si svolge attraverso le seguenti fasi: valutazione
iniziale, intermedia e finale, contenente quest’ultima la relazione (non tecnica) di sintesi
degli effetti attesi. In particolare scendendo nel dettaglio:
- la valutazione iniziale (che trova contenuti e formalizzazione anche nel presente
documento) ha per oggetto l’esame del quadro analitico comprendente i principali
scenari di riferimento, la fattibilità tecnica, giuridico amministrativa ed economicofinanziaria degli obiettivi, la verifica di coerenza del piano in formazione con il
P.T.C. e gli altri strumenti di pianificazione territoriale che interessano lo stesso
ambito territoriale, l’individuazione di idonee forme di partecipazione;
- la valutazione intermedia ha per oggetto i quadri conoscitivi, analitici specifici da
condividere, la definizione di obiettivi specifici e le conseguenti azioni (previsioni)
per conseguirli con le possibili soluzioni alternative, la valutazione di coerenza
esterna, la valutazione degli effetti territoriali, ambientali, sociali, economici e sulla
salute umana attesi delle azioni previste (anche ai fini della scelta delle alternative),
la verifica dell’efficacia delle azioni ai fini del perseguimento degli obiettivi.
Nella valutazione intermedia si dovrà provvedere inoltre a (articolo 7 del regolamento):
a) mettere a disposizione delle autorità e del pubblico i contenuti dell’atto di governo
del territorio in corso di elaborazione al fine di acquisire pareri, segnalazioni,
proposte, contributi;
b) valutare la possibilità di integrare la proposta dell’atto di governo del territorio in
base agli eventuali pareri, segnalazioni,proposte, contributi acquisiti, trasmettendola
alle autorità interessate.
5.3 Elementi per la valutazione di incidenza
La relazione di incidenza, che dovrà essere parte integrante e sostanziale degli elaborati
costituenti l’attività valutativa del Piano, dovrà descrivere nel dettaglio, in riferimento ai
Siti della Rete Natura 2000 presenti all’interno del territorio oggetto di pianificazione,
gli habitat e le specie per le quali essi sono stati designati ed individuare gli elementi
prioritari, le criticità e i rischi reali di conservazione. Dovranno inoltre essere valutati gli
effetti diretti e indiretti, a breve e a lungo termine, reali e potenziali di ogni opera di
trasformazione del territorio prevista dal Piano ed indicate prescrizioni e misure di
mitigazione e compensazione eventualmente da approfondire in sede di redazione del
strumenti urbanistici comunali.
Nel territorio oggetto del piano ricadono in particolare, in tutto o in parte, i seguenti Siti:
- S.I.C. Monte Borla, Rocca di Tenerano, IT5110008;
- S.I.C. Monte Sagro, IT511006;
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- S.I.C. Valli glaciali di Orto di Donna e Solco d’Equi, IT5120008;
- S.I.C. Monte Castagnolo, IT5110007;
- S.I.C. Valle del Serra, Monte Altissimo, IT5120010;
- S.I.C. Valle del Torrente Gordana, IT5110001;
- S.I.C. Monte Tambura, Monte Sella, IT5120013;
- Z.P.S. Praterie primarie e secondarie delle Apuane, IT5120015;
- S.I.R. Lago Verde e Passo del Brattello, IT5110101.
E’ bene precisare che ai sensi dell’articolo 2 comma 1 lettera m) della L.R. 56/00, un
Sito di Importanza Regionale è un’area geograficamente definita, la cui superficie è
chiaramente delimitata (come da D.C.R. n° 06/04), che contribuisce in modo
significativo a mantenere o ripristinare un tipo di habitat naturale o una specie di
interesse regionale.
Per le specie che occupano ampi territori, i Siti di Importanza Regionale corrispondono
ai luoghi, all’interno della loro area di distribuzione naturale, che presentano gli
elementi fisici e biologici essenziali alla loro vita e riproduzione. E’ considerato S.I.R.
anche un sito classificato come pSIC ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva
Habitat) o come ZPS ai sensi della Direttiva 79/409/CEE (Direttiva Uccelli), ossia i siti
della Rete ecologica europea coerente di Zone Speciali di Conservazione (Rete Natura
2000). La L.R. 56/00 “Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e
seminaturali e delle specie della flora e della fauna selvatiche (…)” attua la Direttiva
Habitat e il DPR 357/97, ampliandone il quadro di azioni previste per la conservazione
della natura.
Stante i contenuti intrinseci assegnati dalla legge al P.A.E.R.P., che difficilmente
raggiunge un dettaglio delle indicazioni progettuali tale da permettere di definire con
esattezza le probabili incidenze sulle risorse ambientali di un sito, lo studio e la
valutazione di incidenza saranno effettuate limitatamente alla localizzazione delle
diverse previsioni estrattive e degli eventuali bacini; rimandando alla pianificazione di
livello comunale e ai singoli piani attuativi, studi approfonditi di incidenza che
dovranno comunque analizzare e valutare nel particolare:
- i caratteri delle opere e degli interventi partendo dall’esatta localizzazione e
dimensione;
- i potenziali effetti diretti e indiretti sulle risorse, non solo in fase di esercizio anche in
fase di realizzazione;
- le attività di monitoraggio e i relativi indicatori da impiegare.
La relazione di incidenza del P.A.E.R.P. dovrà pertanto contenere a tal fine gli elementi,
i riferimenti metodologici, gli indirizzi e le direttive tecniche per l’effettuazione delle
valutazioni di incidenza a maggiore dettaglio. Essa dovrà sommariamente essere
articolata con i seguenti contenuti:
- quadro legislativo, definizioni e metodologie;
- inquadramento territoriale con descrizione dei caratteri dei pSIC;
- inquadramento floristico vegetazionale ed emergenze;
- inquadramento faunistico ed emergenze;
- status e norme di conservazione degli habitat e delle specie presenti nei pSIC;
- valutazione di incidenza delle previsioni di Piano sui pSIC;
- misure dirette (mitigazione, compensazione, perequazione);
- misure indirette di gestione (regolamentari, amministrative, contrattuali).
La relazione dovrà essere inoltre composta di specifici allegati volti ad arricchire il
campo di conoscenze disciplinari dei pSIC e riguardanti in particolare tabelle relative
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agli elementi naturalistici (flora, fauna, habitat), schede floristiche, schede faunistiche.
Scendendo nel dettaglio del processo, la valutazione di incidenza, tenendo conto della
relazione sopra richiamata., dovrà quindi indicativamente integrare la valutazione
ambientale con i seguenti approfondimenti analitico-valutativi:
- descrizione del sito ed individuazione degli elementi di interesse (definizione ed
individuazione degli habitat e specie di interesse comunitario e regionale per i quali è
stato individuato il sito. Per gli elementi significativi e rilevanti dovrà essere indagata
la condizione attuale di stato considerando la vulnerabilità intrinseca, le pressioni
critiche e le politiche di conservazione già in atto; inoltre si dovrà più in generale
determinare la capacità di resistenza e resilienza degli ecosistemi presenti del Sito);
- analisi delle previsioni progettuali ed individuazione delle azioni potenzialmente
incidenti sullo stato di conservazione delle risorse presenti nel sito;
- valutazione della vulnerabilità degli habitat e delle specie rispetto alle azioni previste
dal piano (analisi dell’effetto diretto e indiretto, a breve e lungo termine o
dell’impatto potenziale che le previsioni del piano possono determinare sugli
elementi naturali individuati);
- valutazione dell’impatto reale delle azioni previste e della loro incidenza anche
cumulativa sullo stato di conservazione degli habitat e delle specie (definizione e
ponderazione degli effetti e conseguenti incidenze delle previsioni sulle risorse
naturali del Sito. La valutazione discende dall’incrocio tra l’impatto reale delle
azioni, misurate attraverso la verifica puntuale delle frazioni di risorse interessate
dalle previsione e la vulnerabilità delle stesse alle singole azioni);
- giudizio di significatività delle previsioni e indicazione delle eventuali misure dirette
(direttamente prescrittive di mitigazione e compensazione comunque da rispettare a
livello di singola area estrattiva o a scala di bacino) e/o indirette da approfondire e
declinare alla scala locale (regolamentari, amministrative e contrattuali) mediante
specifiche disposizioni nel piano comunale.
6. Programma e gruppo di lavoro
Lavorare alla “costruzione” di un strumento di programmazione settoriale che, partendo
da indicazioni regionali, deve necessariamente integrarsi con le metodologie e i
contenuti del quadro strategico e statutario dello strumento della Pianificazione
Territoriale Provinciale, anch’esso in corso di elaborazione e definizione, in un ambito
territoriale peraltro caratterizzato dalla compresenza di significative risorse naturali e
culturali, talora in fase di significativa evoluzione, ovvero significativamente segnante
da processi (antichi, recenti e contemporanei) di antropizzazione, richiede un apporto di
specifiche competenze disciplinari, volte sinteticamente a:
- saggiare un processo virtuoso di coerenza tra le diverse forme di costruzione dei
quadri analitici e progettuali, favorendo l’integrazione e lo scambio di conoscenze e
elaborazioni progettuali;
- garantire il conseguimento di efficaci e condivise condizioni di coerenza tra lo
strumento di pianificazione territoriale e l’atto di governo del territorio e
conseguentemente assicurare la continuità tra quadro strategico-strutturale di tipo
territoriale e programmazione settoriale;
- garantire l’applicabilità e la traduzione efficace in strumenti operativi-attuativi del
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quadro progettuale negli strumenti di pianificazione territoriale e atti di governo del
territorio locale (comunale);
- cogliere le feconde interazioni tra le molteplici componenti e fattori (economici,
ambientali, culturali, sociali, ecc.) in modo da assicurare, in tutte le fasi del processo
di pianificazione, la valutazione integrata (ambientale e strategica) delle ipotesi
progettuali che si vengono a delineare;
- favorire il confronto leale, trasparente e democratico tra i diversi attori interessati
(pubblici e privati) per una condivisione ampia e partecipata da parte dell’intera
comunità locale (sia nelle piccole scelte di campo che nelle grandi strategie di assetto
complessivo).
Per questi motivi si ritiene opportuno formare un gruppo di lavoro significativamente
articolato, costituito da consulenti esterni e tecnici dei diversi settori della provincia
interessati. Il gruppo in particolare deve risultare composto da esperti in grado di:
− maturare una visione integrata del processo di pianificazione e di garantire attività di
valutazione appropriate al tema;
− assicurare la coerenza e l’omogeneità dei criteri metodologici rispetto alle
disposizioni legislative regionali in materia di pianificazione territoriale e
programmazione settoriale;
− garantire elevati e qualificati livelli di conoscenza, mediante approcci e metodologie
disciplinari universalmente riconosciuti dalla comunità scientifica.
Secondo questo approccio si prevede pertanto di costituire un “nucleo tecnico
intersettoriale” interno all’ente (settore agricoltura e foreste, difesa suolo, ambiente,
programmazione economica) coordinato dal servizio programmazione territoriale
(responsabile del procedimento) e coadiuvato da consulenze professionali di carattere
specialistico (mediante specifiche convenzioni di incarico). In particolare si prevede di
attivare le seguenti consulenze specialistiche:
− un istituto di ricerca universitario (con eventuali contratti di ricerca o borse di studio
ad esse relazionate) per gli approfondimenti, le analisi e i rilievi di natura tecnico
scientifica sul sistema delle risorse lapidee, nonchè sulle componenti ed i fattori del
sistema fisico interessati dal piano (geologia, geomorfologia, idrogeologia, ecc.);
− un urbanista, esperto in pianificazione ambientale e paesaggistica, con il compito di
contribuire alla definizione degli approfondimenti conoscitivi sulle risorse culturali e
gli aspetti paesistico percettivi, nonchè di formulare le indicazioni metodologiche
necessarie alla conduzione della valutazione integrata del piano;
− un ecologo, esperto in analisi delle risorse ambientali e delle problematiche inerenti
la conservazione di ecosistemi ed habitat, con il compito di contribuire alla
definizione degli approfondimenti conoscitivi sulle risorse naturali e sul paesaggio
vegetale, nonchè di approfondire le analisi necessarie alla definizione delle
valutazioni di incidenza (Direttiva Habitat) del piano;
− un esperto in economia con specializzazione nella valutazione dei sistemi economici
locali per la definizione del quadro macroeconomico generale entro cui inquadrare il
settore estrattivo, anche in forma diacronica (dinamica ed evoluzione degli scenari
recenti e possibili prospettive), con specifici approfondimenti sulla caratterizzazione
della struttura economica di livello locale;
− un esperto in elaborazioni cartografiche e sistemi informativi territoriali con specifica
considerazione per la costruzione di banche dati e cartografie tematiche con
l’impiego delle moderne tecnologie G.I.S., con il compito di assicurare nell’intero
processo la redazione dei necessari supporti cartografici e delle conseguenti
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elaborazioni di editing e stampa finale.
7. Attività di comunicazione e partecipazione
L’attuazione di un efficace processo partecipativo richiede, in genere, una fase
preparatoria di ricerca e coinvolgimento degli attori locali ed una certa libertà nei tempi
di svolgimento, affinché tra i partecipanti si costruisca un sufficiente livello di
conoscenza dei temi, si converga verso un linguaggio comune e si determini la fattiva
proposizione di idee progettuali.
Per una buona riuscita del processo di partecipazione, inoltre, è importante mettere in
rapporto la popolazione, i diversi attori locali e i decisori con il territorio, inteso come
unità organica complessa e particolarmente articolata. In altre parole, è necessario che le
varie azioni che andranno a ricadere nel territorio, messe in atto dai diversi attori e
regolamentate dagli atti di governo del territorio, siano viste e concepite all’interno di
una visione complessiva in modo da evitare sovrapposizioni e contraddizioni e trovare,
invece, proficue e fattive sinergie.
Nel caso specifico, quindi, queste esigenze si devono calare nella realtà ambientale,
economica e territoriale del contesto apuano e si devono inoltre conciliare con la
necessità di redigere il piano in tempi sufficientemente brevi, ciò anche con l’obiettivo
di dare risposte immediate ed efficaci alle attività produttive esistenti che risentono in
maniera decisiva delle rapide mutazioni dei mercati nazionali e internazionali.
In questo quadro gli attori locali da coinvolgere nel processo di partecipazione (di cui si
da conto nel successivo capitolo) possono essere indicativamente individuati in:
- soggetti istituzionali: rappresentanti politici, altri enti pubblici di governo e gestione
del territorio;
- parti sociali: associazioni sindacali, rappresentanti di categorie economiche e sociali;
- gruppi di espressione della società civile: associazioni di volontariato, associazioni
culturali, associazioni ambientaliste, ecc.;
- abitanti e residenti del territorio interessato dal piano.
Sulla base di queste premesse, nasce quindi l’esigenza di elaborare e progettare un
percorso partecipativo organizzato sia su scala territoriale sia su locale, nel quale le
attività che saranno condotte avranno come finalità immediata l’apporto di conoscenze
ed indicazioni per la redazione delle ipotesi progettuali, ma (al fine di lasciare alla
partecipazione ed ai suoi attori i tempi necessari) potranno continuare anche in momenti
successivi in modo da condurre approfondimenti ed elaborare azioni o progetti comuni
che potranno essere poi valutati con la pianificazione di livello comunale.
Il processo partecipativo dovrà pertanto articolarsi in diversi momenti ed attività tra loro
interconesse che, utilizzando vari metodi e strumenti, privilegino momenti di dialogo
collettivo e la condivisione delle informazioni, cercando di costruire le condizioni
essenziali per favorire l’inclusione e il dialogo/interazione tra diversi soggetti.
Con queste premesse, anche in conformità alle disposizioni di cui al Titolo II Capo III
della L.R. 1/2005, dovrà quindi essere precocemente individuata la figura, interna
all’Ente provinciale, che dovrà assolvere al ruolo di “Garante della Comunicazione”
che, come indicato dalla legge, dovrà assicurare la conoscenza effettiva e tempestiva
delle scelte e dei supporti conoscitivi relativi alle fasi procedurali di formazione del
piano e promuovere, nelle forme e con le modalità più idonee, l’informazione e la
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comunicazione del procedimento medesimo. In questo contesto sembrerebbe inoltre
auspicabile l’istituzione della “Casa del Garante”, ovvero di un luogo (materiale/fisico e
immateriale/digitale) aperto ed accessibile al pubblico che assicuri la funzione di
sportello informativo e divulgativo.
Riferimento obbligatorio per lo svolgimento di tali funzioni sarà inoltre lo specifico
“Regolamento” della Provincia approvato con Delibera C.P. n° 38 del 28 settembre
2006 (forme e modalità di comunicazione, destinatari della comunicazione, rapporti
sull’attività, ecc.).
Ferma restando il ruolo di coordinamento generale del “responsabile del procedimento”,
l’attività del garante dovrà necessariamente coordinarsi ed integrarsi con il processo di
valutazione integrata (in tutte le sue fasi, si veda al riguardo il precedente capitolo 5) in
modo da garantire un percorso virtuoso che associ alle tecniche valutative
tradizionalmente conosciute (ambientali, strategiche, socio-economiche, ecc.) la
verifica, il confronto trasparente e democratico sui metodi adottati, nonchè sulle
“regole” per la definizione delle decisioni. In questo al “nucleo tecnico intersettoriale”
interno all’Ente (vedi precedente capitolo 7) dovrà essere anche assegnato il compito di
assicurare, nelle forme ritenute opportune:
− la continua informazione-comunicazione sullo stato di avanzamento del piano e
l’eventuale interazione con le esigenze dimostrate dal garante;
− i necessari apporti collaborativi alla valutazione ientegrata in modo da permettere in
tutte le fasi del procedimento la verifica di coerenza del piano con le diverse
programmazioni settoriali.
8. Enti e organismi competenti e soggetti interessati
Tenendo conto delle finalità e degli specifici caratteri settoriali del piano, nonchè del
percorso metodologico descritto nei paragrafi precedenti, gli Enti e gli organismi
pubblici a cui richiedere di fornire eventuali apporti tecnici e conoscitivi utili e/o idonei
ad incrementare il quadro conoscitivo di riferimento, anche ai fini della valutazione
integrata della variante, sono:
- la Regione Toscana;
- la Soprintendenza per i Beni Architettonici, per il Paesaggio e per il Patrimonio
Artistico, Storico e Demoantropologico di Lucca e Massa-Carrara;
- la Soprintendenza Archeologica della Toscana;
- il Parco delle Alpi Apuane;
- l’Autorità di Bacino Toscana Nord;
- L’Autorità di Bacino Interregionale del fiume Magra
- l’Ufficio Regionale Tutela Acqua e Territorio (Massa);
- le agenzie regionali (A.R.P.A.T., I.R.P.E.T., ecc.);
- A.T.O. 1 Toscana Nord (per quanto riguarda la risorsa idrica);
- i comuni della provincia;
- le associazioni sindacali di categoria;
- le associazioni delle imprese di categoria ;
- le associazioni ambientaliste;
- il Corpo Forestale dello Stato;
- l’Azienda A.U.S.L. n° 1 (Massa-Carrara).
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- Camera Commercio e Industria Massa-Carrara
- Internazionale Marmi Macchine
- Distretto Lapideo
Gli Enti pubblici che risultano invece competenti all’espressione del parere di
competenza ai fini dell’approvazione del piano risultano essere:
- la Regione Toscana;
- la Soprintendenza per i Beni Architettonici, per il Paesaggio e per il Patrimonio
Artistico, Storico e Demoantropologico di Lucca e Massa-Carrara;
- la Soprintendenza Archeologica della Toscana;
- l’Autorità di Bacino Toscana Nord;
- Autorità di Bacino interregionale del fiume Magra
- A.T.O. 1 Toscana Nord (per quanto riguarda la risorsa idrica).
In considerazione della entità delle ipotesi progettuali potenzialmente prefigurate
secondo le finalità del piano settoriale, si ritiene di stabilire in giorni 90 il termine entro
cui si possono far pervenire i contributi e suggerimenti eventualmente previsti.
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APPENDICE.
Tabelle di riepilogo del dimensionamento definito dal P.R.A.E.R.
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