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GIALLE
notizie dalla Federazione Nazionale Profumieri
FENAPRO
CARO PRESIDENTE,
BENVENUTO TRA NOI!
FILO DIRETTO
Per far sentire la vostra
voce scrivete a:
FENAPRO
Corso Venezia, 49
20121 Milano
www.fenapro.it
Abbiamo letto con molto interesse la lettera aperta di
Dario Belletti, pubblicata sulla nostra rivista
all’indomani della sua elezione a presidente del
Gruppo cosmetici in profumeria. Il dottor Belletti, dice
cose sagge. Parla di collaborazione tra industria e
distribuzione, di ripresa del dialogo, invoca un
momento di confronto comune perché tutti assieme
si cerchi di reagire all’immobilismo in cui ci si è venuti
a trovare. Bene, anzi benissimo. Ci perdonerà però la
sorpresa, visto che sono anni che andiamo
predicando le stesse identiche cose all’industria, ma
sono sempre rimaste lettera morta! Abbiamo più volte
sollecitato la necessità di cooperazione con le varie
aziende, così come la creazione di apposite
commissioni di lavoro, per cercare di risolvere insieme
i problemi. Ma, niente. L’opportunità di dibattito è
sempre scemata, ogni nostro tentativo di confronto
naufragato. E anche quando, in tutti questi anni,
abbiamo organizzato dibattiti a tema, che fungessero
da stimolo alla ripresa delle trattative, sono andati
deserti dalla maggior parte degli industriali. Quindi,
ben venga lo sprone del nuovo presidente, è musica
per le nostre orecchie! Da parte nostra, possiamo
assicurare che porteremo idee e contributi.
Auspicando che davvero qualcuno, adesso, abbia
voglia di ascoltare.
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Confcommercio
Format sul negozio
nell’era
di Internet
Il punto vendita fisico continuerà
in futuro ad avere una sua ragion
d’essere, purché sappia evolversi.
È quanto emerso dall’indagine
Confcommercio-Format sul negozio
nell’era digitale da poco pubblicata.
Internet, come è noto, sta modificando
in maniera radicale il contesto competitivo
nel commercio al dettaglio, così come negli
altri comparti dell’economia. Si diffondono
gli acquisti online, soprattutto tra i giovani.
L’utilizzo della rete in mobilità, poi, prefigura
un’ulteriore rivoluzione, tanto da spingerci
a immaginare un futuro in cui tutti gli acquisti
saranno effettuati online, e pochi grandi
negozi faranno da showroom per i giganti
della rete. Confcommercio, confortata
dai risultati dell’indagine sul negozio nell’era
di Internet, propugna invece la tesi che
i negozi fisici abbiano ancora un futuro,
purché gli operatori retail imparino a
utilizzare le nuove tecnologie e le loro regole.
Il negozio ha alcune caratteristiche distintive
che nessun player online potrà mai copiare,
perché “è lì, sulla strada, gestito da persone
in carne e ossa che vivono nella stessa
comunità, sullo stesso territorio del cliente”.
Per questo, comprare in un negozio
di qualità è “decisamente un’esperienza
appagante” e “una città senza negozi,
gestiti da persone competenti e
appassionate, sarebbe un’enorme perdita
in termini sociali e di qualità della vita”.
punti di forza: prossimità
e relazione personale
La tesi che ‘tradizionale’ è bello, emerge
anche dall’indagine ConfcommercioFormat sul negozio nell’era di Internet, dove
un’ampia maggioranza di consumatori,
76%, e di imprenditori, 66%, ritiene che
i negozi tradizionali tra 10 anni avranno
ancora un ruolo importante, ma solo se
capaci di emozionare e di coinvolgere il
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Il 40,6% delle imprese dichiara di avere un sito
web, percentuale che è molto più elevata per
quelle con oltre i 5 addetti (75%). Il 73,7%
delle realtà che hanno un sito web dichiara
di utilizzarlo esclusivamente come vetrina,
mentre il 26,3% lo usa anche per il commercio
elettronico, collegato per altro all’attività di
vendita del negozio fisico. Soltanto il 19,3%
delle imprese utilizza i social network per la
propria attività, percentuale che sale al 33,3%
per le aziende con oltre 5 addetti. Bassa anche
la percentuale delle imprese che partecipano
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a iniziative di vendita tramite siti di e-commerce
specializzati,15,6%, aggregatori 13%, couponing
5,5%. Gestire un negozio in questo mutato
contesto è sicuramente una sfida complessa.
“Anche se - come sottolineato da Fabio Fulvio
- sono le grandi superfici, i temibili concorrenti
di ieri, a soffrire maggiormente i nuovi
concorrenti online di oggi e di domani.
Ecco perché un negozio indipendente
può giocare una partita diversa, e ritagliarsi
il suo spazio, in certi casi, di enorme
successo, anche nell’era di internet”.
Acquisti on line, sì e no
Il 55,6% dei consumatori dichiara di aver
fatto almeno una volta un’esperienza
di acquisto on line. Prima di farlo, ci si
informa soprattutto visitando il sito ufficiale
del produttore o leggendo recensioni sui siti
specializzati. Tra i consumatori che non
hanno mai acquistato on line - il 44,4% 3 su 5 motivano questa scelta in prevalenza
con l’impossibilità di provare il prodotto
desiderato o la scarsa fiducia nei siti on line.
Altre ragioni importanti riguardano
l’impossibilità di interagire con una persona
fisica, venditore o commesso; l’assenza
di una connessione a Internet; l’impossibilità,
una volta effettuato l’acquisto, di portare
subito via il prodotto; il timore di lasciare
i dati della propria carta di credito e quello
che il prodotto arrivi danneggiato o
comunque non conforme alla descrizione
presente sul sito e, infine, l’idea che possa
risultare complicato restituire il prodotto
certificaz ione di qualità: a che punto siamo?
Prosegue il lavoro della Fenapro
per l’affermazione del progetto
inerente la Certificazione
di Qualità, che punta a valorizzare
il lavoro del profumiere. A che
punto sono i lavori? Prima,
un riassunto delle puntate
precedenti. Nei mesi scorsi,
la Fenapro ha coinvolto nel suo
progetto la società IMQ, istituto
specializzato nella certificazione
di qualità, affinché, con
l’affiancamento di un ‘Comitato
di esperti della distribuzione
di cosmetici’ nominato dalla
stessa federazione, elaborasse
un manuale dei requisiti per
l’accesso alla certificazione
e individuasse i segni distintivi
che ciascun negozio aderente alla
rete della certificazione di qualità
avrebbe dovuto avere per essere
riconosciuto dai consumatori.
Lo scorso giugno c’è stato
l’incontro Roma tra Dino
Cimaglia, responsabile dell’area
legale presso l’Unione Nazionale
Consumatori, e il presidente
Nicola Ostuni. L’incontro ha
confermato il grande interesse
e l’apprezzamento dell’UNC circa
i contenuti del progetto, oltre alla
disponibilità a contribuire per
la sua affermazione nell’ambito
della filiera cosmetica. Poi, si
è partiti con la programmazione,
presso le Confcommercio
capoluogo di regione, di una serie
di incontri a livello regionale
e provinciale. Il progetto,
lo ricordiamo, si regge su
un’adesione iniziale minima
di 1.000 punti di vendita, per poi
incrementarsi fino a 2.000/2.500
aderenti. In Confcommercio
l’iniziativa è stata accolta
con grande interesse
e la federazione, proprio in questi
giorni, sta avendo una serie
di incontri al vertice per entrare,
finalmente, nell’ultima fase,
quella divulgativa e di
coinvolgimento/reclutamento
delle profumerie che vogliono
veder riconosciuto da un ente
accreditato il processo per
raggiungere la certificazione.
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di Giovanna Maffina
chi ha Internet?
cliente. Il 14% dei consumatori e il 27%
degli imprenditori pensa, invece, che
i punti vendita tradizionali spariranno e che
il mercato sarà esclusivamente on line,
mentre secondo il 10% dei consumatori
e il 7% degli imprenditori continueranno
a esistere ma ricopriranno solo un ruolo
di consulenza e di assistenza sui prodotti.
Sono queste le 3 macro tendenze
evidenziate nell’indagine ConfcommercioFormat sul negozio nell’era di Internet, tesa
ad analizzare il rapporto di imprenditori
e consumatori nei confronti delle nuove
tecnologie. Dalla prevalenza della prima,
risulta evidente come ogni negozio fisico
ha un enorme punto di forza rispetto ai suoi
concorrenti online: è lì, sulla strada, gestito
da persone che vivono nella stessa
comunità del cliente. La prossimità,
la relazione personale, l’appartenenza
a una comunità sono carte importanti
da giocare nei confronti della concorrenza.
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in caso di insoddisfazione. Resta vero che
il web ha oggi un impatto largo, profondo
ed esteso sui comportamenti dei
consumatori. Infatti, anche per chi non
la utilizza, la rete ha assunto un
fondamentale ruolo di “guida degli acquisti”,
tanto che il 54,9% dei consumatori dichiara
di aver cercato un prodotto su internet prima
di rivolgersi al negozio tradizionale. Per
quanto riguarda le tipologie di consumatori,
l’acquirente tradizionale è soprattutto donna,
di età superiore ai 45 anni, coniugata
o convivente, residente in comuni superiori
ai 40 mila abitanti; l’heavy e-shopper
è principalmente uomo, sotto i 45 anni,
non coniugato e residente in famiglia,
in comuni con meno di 40 mila abitanti.
Le motivazioni per comprare in un negozio
fisico cambiano molto tra acquirenti
tradizionali (che non hanno mai comprato
online) ed heavy e-shoppers (che hanno
comprato 5 o più beni online negli ultimi
12 mesi). Per i primi, la fiducia nel venditore
e la fedeltà nei confronti di un negozio
sono ancora valori importanti, insieme
alla verifica dell’oggetto da acquistare
e alla relazione con una persona fisica,
mentre gli altri danno molto valore alla
verifica dell’oggetto da acquistare
e alla possibilità di averlo subito.
Imprese e internet
Oltre la metà delle imprese del commercio,
il 56,8%, ha dichiarato di utilizzare qualche
indicatore per misurare le performance della
propria attività. Di queste, il 44% si serve
dell’analisi degli incassi giornalieri, mentre
percentuali più ridotte di aziende puntano
sulla rotazione delle scorte per categoria
di prodotto (21,9%) e l’analisi dei margini per
il valore medio delle giacenze dei prodotti
(19,3%). Il 43,2% non effettua alcun controllo
di performance sulla propria attività. Sono
pochissime, inoltre, quelle che dispongono
del cosiddetto ‘cruscotto di gestione’, per
verificare l’andamento di tutte le principali
variabili aziendali: l’11,4% delle realtà con
un addetto, il 13,3%, tra i 2 e i 5 e il 29,2%
di quelle con oltre 5. La mancanza di un
reale controllo gestionale giornaliero è l’anello
debole della catena, come sottolineato da
Fabio Fulvio, responsabile settore politiche
per lo sviluppo Confcommercio-Imprese
per l’Italia, “ancora oggi, la maggioranza
dei piccoli negozianti utilizza l’incasso della
giornata come indicatore, a volte unico,
del successo del business. Per competere,
è necessario imparare a essere più analitici,
perché è inutile studiare dei modi per
portare più persone nel negozio,
se poi nessuno le conta!”.
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chiusure obbligatorie: si o no?
Nel 2011 il decreto Salva Italia del governo
Monti aveva fatto piazza pulita di tutte
le chiusure obbligatorie, cancellandole
in un sol colpo. Oggi il governo potrebbe
decidere di fare retromarcia rapidissima.
Tanto che il disegno di legge, che reintroduce
12 festività con le saracinesche abbassate,
è già arrivato alla commissione attività
produttive della Camera con l’obiettivo di portare
il testo in aula nel mese di ottobre. Dal canto suo,
Federdistribuzione fa notare che 13 pronunce
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della Corte Costituzionale hanno ribadito
la legittimità delle liberalizzazioni. Secondo
l’associazione, inoltre, con le 12 giornate
di chiusura obbligatoria si perderebbero 7-8.000
posti di lavoro. “Non esiste una giustificazione
economica a una marcia indietro sul Salva Italia
- ha sottolineato Cobolli Gigli, presidente di
Federdistribuzione -. Assurdo sarebbe che
a seguire questa strada fosse un governo
che ha fatto della semplificazione la sua
bandiera”. Si preannuncia battaglia.
La Commissione
UE migliora
la Sicurezza dei
cosmetici
da questo organismo provengono
due misure che limitano l’uso di tre
conservanti nei prodotti cosmetici.
La salute dei consumatori
sempre al centro del dibattito.
“Abbiamo dimostrato una volta
di più che la sicurezza dei consumatori
è fondamentale in ogni decisione che
prendiamo. I conservanti nei cosmetici
svolgono una funzione preziosa,
in quanto garantiscono che i prodotti
che utilizziamo quotidianamente siano
esenti da agenti patogeni. Ma dobbiamo
anche assicurarci che offrano
il massimo grado di protezione.
E con queste misure abbiamo raggiunto
il nostro obiettivo.” Queste le parole
del commissario europeo per la politica
dei consumatori, Neven Mimica,
all’indomani della decisione di limitare
l’utilizzo di tre specifici conservanti
nei cosmetici. La decisione della
Commissione giunge in seguito a
una valutazione del Comitato scientifico
della sicurezza dei consumatori (Cssc),
un organo consultivo indipendente
cui compito è valutare la percentuale
di rischio insita nell’utilizzo di specifiche
sostanze all’interno delle formule
cosmetiche. Nel mirino, due
conservanti, il propilparabene
e il butilparabene, per i quali si è passati
dal limite attualmente consentito
dello 0,4%, se usati individualmente,
e dello 0,8%, se miscelati con altri
esteri, allo 0,14% per l’uso sia individuale
che miscelato. Le nuove norme
si applicheranno ai prodotti immessi
sul mercato dopo il 16 aprile 2015.
Vietata anche la miscela
di methylchloroisothiazolinone
e methylisothiazolinone (MCI/MI) nei
prodotti da non sciacquare, come
le creme per il corpo, per ridurre il rischio
e l’incidenza delle allergie cutanee.
Il conservante potrà ancora essere
utilizzato in shampoo e gel doccia,
che richiedono risciacquo, in una
concentrazione massima dello 0,0015%.
La misura varrà per i prodotti immessi
sul mercato dopo il 16 luglio 2015.
No ad altri cinque
conservanti
Quest’anno la Commissione ha vietato
l’uso di altri cinque parabeni nei prodotti
cosmetici: isopropilparabene,
isobutilparabene, fenilparabene,
benzilparabene e pentilparabene
(vedi Regolamento Ue n. 358/2014 della
Commissione) a causa della mancanza
dei dati necessari per una rivalutazione.
I prodotti immessi sul mercato dopo
il 30 ottobre 2014 dovranno essere privi
di tali sostanze. I cosmetici sono
disciplinati a livello europeo dal
regolamento (Ce) n. 1223/2009 cui
scopo è garantire la sicurezza dei
consumatori e l’integrità del mercato
interno. Indipendentemente dal
processo di produzione o dai canali
di distribuzione, quando immessi sul
mercato dell’Ue devono essere sicuri.
Il fabbricante deve garantire che siano
sottoposti a una valutazione scientifica
della sicurezza condotta da esperti
prima della loro immissione sul mercato.
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