Progetto: Parlez-vous global? Éduquer au développement

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Progetto: Parlez-vous global? Éduquer au développement
Progetto: Parlez-vous global? Éduquer au développement entre migration et
citoyenneté mondiale
Finanziatore : Unione Europea – DEAR (Development Education Awareness Raising) – Lotto 1
(Apprendimento globale nell’ambito dell’educazione formale)
Partner: CISV, Compagnia di San Paolo, Cospe, Stretta di Mano, APDD –Agenda21 (Romania),
UNMFREO (Francia) e Südwind (Austria)
Paesi coinvolti: Europa (Austria, Francia, Italia, Romania) e Africa (Burkina Faso, Senegal e Benin)
DURATA: dal 1/01/2013 al 31/12/2015
Obiettivo generale
Contribuire al sostegno pubblico in favore degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, con particolare attenzione
all’Africa Subsahariana, e al consolidamento di pratiche di educazione allo sviluppo nell’ambito dell’educazione
formale
in
Europa.
Obiettivo specifico
Far crescere le competenze degli attori dell’educazione formale in Europa in rapporto alle problematiche dello
sviluppo globale, così come il loro impegno attivo nella lotta contro la povertà nel sostegno all’espansione della
giustizia, dei diritti umani e degli stili di vita sostenibili.
Pertinenza dell’azione
L’azione favorisce il sostegno pubblico in favore del raggiungimento degli Obiettivi del Millennio, soprattutto per
quanto riguarda gli Obiettivi 1 e 8, con attenzione particolare all’Africa Subsahariana. Essa permette di
riflettere sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo, ponendo l’accento su una questione globale di pubblico
interesse, sia per i paesi membri dell’UE sia per i paesi partner, ovvero la migrazione.
La migrazione e il co-sviluppo rappresentano una questione sociale da trasformare in oggetto di educazione,
con il contributo dei saperi e delle discipline scolastiche e della Educazione allo Sviluppo.
I 4 paesi membri in cui si svilupperà l’azione hanno un differente livello di impegno sulla DEAR.
In Francia e in Austria è stata adottata e sviluppata una strategia nazionale di DEAR, in Italia e Romania non
ancora, anche se in Italia una legge nazionale (L.49/87) ne fa menzione.
Questa azione, realizzata in collaborazione dagli attori del territorio di 4 paesi membri, facendo ricorso alle
ICT4D (Information and ComunicationTecnologies for Development) con i 3 paesi partner dell’Africa può
divenire un importante strumento di cambiamento nei piani di formazione degli istituti scolastici e negli school
curricula che sono in corso di revisione, apportando una risposta ai bisogni di rigenerazione culturale di tutta la
vita delle comunità locali, in un quadro di cooperazione internazionale e di rispetto dei diritti umani.
Gruppi target
I gruppi target sono gli insegnanti e gli allievi delle scuole a partire dal 2° grado, soprattutto nei contesti ove vi è
una forte componente di adolescenti di origine migrante.
L’azione si rivolge inoltre agli studenti universitari delle Facoltà di Scienze della Formazione, futuri insegnanti,
con lo scopo di rafforzare la formazione iniziale degli insegnanti e la coerenza delle politiche educative.
Contesto
1
Molte ricerche recenti hanno rilevato un deficit di conoscenza negli attori dell’educazione formale in Italia e in
2
Francia in rapporto alle problematiche dello sviluppo, a causa della debolezza dello politiche pubbliche per la
DEAR. Ma in questo contesto di crisi internazionale diviene ancora più urgente accrescere le competenze
sociale e civiche per promuovere lo sradicamento della povertà, l’espansione della giustizia e dell’equità sociale e
dei diritti umani.
La possibilità di incontrarsi direttamente tra insegnanti e allievi europei e africani può inoltre contribuire a
ridurre gli stereotipi reciproci e la xenofobia, che distorcono la percezione delle questioni globali in gioco.
1
Voir la rechercheréalisé par CISV, ACRA, COSPE, OXFAM Italia en 2010, Verso un sistema nazionale di educazione allo sviluppo,in
http://www.educazioneallosviluppo.net/sistemaeas.htm, avec la contributiondu MAE, AID 8659
2
Voir la recherche préliminaire réalisé en Piémont et Rhône Alpes par CISV dans le cadre du projet « Des Alpes au Sahel » (DCINSAED/2008/153-577)
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Si dice spesso, per contrastare i pregiudizi e la xenofobia, che i migranti sono una risorsa non un
problema.
E con questa affermazione si pensa solitamente ai “nostri” interessi: sono una risorsa per l’economia
italiana, che senza i lavoratori immigrati si fermerebbe, per mancanza di forza lavoro. Si citano inoltre i
contributi che i lavoratori stranieri stanno versando e che pagano le pensioni di molti di noi… Si può
arrivare anche a valorizzare le migrazioni come una risorsa per l’arricchimento culturale: le diverse
culture, da sempre, nella storia umana, si sono mescolate, meticciate, ibridate, per dar vita a qualcosa di
innovativo: si pensi alla musica, all’arte, alle abitudini culinarie...
Non sempre però prendiamo in considerazione l’altra faccia della stessa medaglia: i migranti possono
diventare attori di sviluppo per il loro paese d’origine.
Il nostro sviluppo e la nostra sicurezza dipendono sempre di più dalla stabilità e dallo sviluppo dei paesi
“esterni” all’Italia e all’Europa. Lo sviluppo degli altri è il nostro sviluppo. Così afferma anche il documento
sulla Politica di Vicinato della Comunità europea. E’ utile quindi capire e valorizzare i crescenti e diversi
legami tra territori, ben al di là degli stretti confini nazionali, per promuovere co-sviluppo, cioè uno
sviluppo comune e reciproco.
Una grande responsabilità spetta sicuramente ai Governi dei 189 paesi del mondo che si sono impegnati
solennemente nel 2000 all’ONU nella Dichiarazione del Millennio per raggiungere entro il 2015 i
fondamentali Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Ma possiamo guardare anche più vicino a noi, alla scala
locale su cui possiamo agire.
Uno dei legami tra Europa e Africa che deve essere considerato e può rivelare grandi potenzialità è la
presenza di migranti africani.
Da una parte, il flusso migratorio dimostra proprio che se non affrontiamo in modo globale e cooperativo i
problemi dello “sviluppo comune” vi saranno sempre più spostamenti di persone, con le conseguenti
drammatiche problematiche.
Ma dall’altra occorre chiedersi: cosa possono mettere in gioco i migranti per il co-sviluppo?
Sicuramente le conoscenze e le abilità acquisite nei paesi di accoglienza attraverso l’istruzione, la
formazione e le esperienze lavorative, ovvero la crescita del capitale umano; ma anche le rimesse e il
trasferimento dei risparmi accumulati nel paese di accoglienza al momento del ritorno, ovvero il capitale
finanziario; e infine i beni relazionali, e cioè le relazioni sociali, i gruppi, le reti e le organizzazioni, che
portano i migranti ad avere accesso a informazioni e risorse, ad acquisire maggiori capacità e potere, e
ad essere “ponti”, o “attori transnazionali”, tra territori di accoglienza e di origine, ovvero il capitale
sociale.
I migranti sono già attori di sviluppo. Le loro rimesse sono uno dei principali flussi finanziari che
sostengono le Bilancia dei Pagamenti di molti paesi del Sud, coprendo buona parte dei deficit
commerciali e superando di gran lunga le cifre a dono della Cooperazione, e costituiscono grandezze
macroeconomiche fondamentali per la formazione del risparmio nazionale. Sempre più riconosciuto è
inoltre l’apporto dei migranti alla rete di sicurezza sociale delle proprie famiglie e comunità, una specie di
“assicurazione sociale” in paesi dove lo stato sociale manca completamente, e consentono di aumentare
la spesa in educazione e salute, costituendo quindi il principale elemento per lo sviluppo umano.
Gli studiosi oggi dicono che è troppo semplicistico
dividere il processo migratorio in due spazi ben
distinti, quello di origine e quello di destinazione. Invece l’attenzione va posta sulla capacità dei migranti
di essere e vivere contemporaneamente in uno spazio che incrocia i confini politici e geografici.
I migranti sostengono relazioni sociali molteplici che legano le società di origine con quelle di
accoglienza. I migranti definiscono i propri interessi, prendono decisioni, creano relazioni e reti e
compiono attività tra i due paesi e le due realtà
Ma finora questi capitali e queste attività sembra costituiscano soprattutto grandi potenzialità
inespresse, che non si traducono sufficientemente in processi di sviluppo dei villaggi e delle città di
origine. Occorre studiare e ricercare per conoscere in modo più preciso queste tendenze che pure sono
in atto.
Zone d’intervento
Italia : Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Liguria, Sardegna
Autria:Vienna, Styria, Vorarlberg, Upper Austria, Tyrol.
Francia: Basse Normandie, Poitou-Charentes, Haute Normandie, Nord-Picardie, Midi-Pyrénées,
Provence-Languedoc, Franche-Comté, Bretagne, Pays de la Loire, Centre -Ile de France, Auvergne,
Aquitaine-Limousin, Champagne-Lorraine, Rhône-Alpes, Bourgogne.
Romania: regioni di Bucharest, Buzau, Cluj e Mures.
Scambi scolastici con scuole di Senegal, Burkina Faso e Benin
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Risultati specifici attesi
R.1 Dei curricula scolastici disciplinari e interdisciplinari sono concepiti con metodologie condivise e
partecipative, e realizzati in 204 scuole, per un migliore integrazione delle questioni dello sviluppo nei sistemi di
educazione formale sui temi della migrazione e della cittadinanza mondiale.
R.2 Gli attori competenti nel campo dell’educazione formale si mobilitano nei territori europei e africani target
e scambiano esperienze e buone pratiche in rete.
R. 3 Le esperienze educative capitalizzate sono moltiplicate nei 4 paesi, le linee metodologiche sono presentate
e condivise con le istituzioni nazionali e con la Commissione Europea.
Attività previste
R1 :
1.1. 19 corsi di formazione degli insegnanti nei 7 paesi
1.2. Elaborazione dei piani di formazione (curricula) botton up adatti ai differenti contesti scolastici.
1.3. Sperimentazione dei piani di formazione in 32 istituti scolastici in UE e in 12 in Africa.
1.4. Realizzazione di almeno 23 scambi educativi.
1.5. 17 workshops e stages per futuri insegnanti in Europa.
1.6. Elaborazione e sperimentazione diretta di strumenti di valutazione dell’apprendimento.
1.7. Disseminazione in un maggior numerodi scuole (192) in Europa nella secondo anno scolastico.
R2 :
2.1. Partecipazione ai seminari EuropeAid a Bruxelles.
2.2. 17 Seminari regionali in Europa.
2.3. 7Seminari nazionali nei sette paesi
2.4. Forum finale in Italia
2.5. Advocacy meeting a Bruxelles.
R3 :
3.1.Implementazione di un sito didattico, Spazio WEB
3.2. Utilizzo di strumenti web 2.0. per gli studenti (webconference, webinar, socialnetworking, citizenjournalism)
3.3. Kit didattico finalizzato alla disseminazione.
3.4. Pubblicazione di capitalizzazione con raccomandazioni per lepolitiche pubbliche di Educazione allo Sviluppo
e alla Cittadinanza Mondiale edei 7 paesi e della
3.5 Attività di visibilità attraverso i media, tra cui 2 puntate della trasmissione RADICI di Rai 3.
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