SCHIFANI: “PRONTO A RISPONDERE AI GIUDICI”. FINALMENTE
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SCHIFANI: “PRONTO A RISPONDERE AI GIUDICI”. FINALMENTE
Berluscones e finiani continuano a farsi la guerra sui famosi 5 punti. Ma per quanto tempo il governo può durare così? y(7HC0D7*KSTKKQ( www.ilfattoquotidiano.it Sabato 28 agosto 2010 – Anno 2 – n° 228 +"!"!:!?!{ € 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 SCHIFANI: “PRONTO A RISPONDERE AI GIUDICI”. FINALMENTE O Zero tituli di Marco Travaglio Il presidente del Senato rompe il silenzio dopo che Spatuzza lo ha indicato come “canale” tra Dell’Utri e i boss Graviano. Ora la verità di Peter Gomez è voluto Gaspare Spatuzza, il C’ pentito a cui il governo nega la protezione contro il parere dei magistrati, ma alla fine Renato Schifani è uscito allo scoperto. Dopo mesi e mesi d'inchieste del nostro giornale sui suoi rapporti con una serie di personaggi legati a Cosa Nostra, il presidente del Senato adesso si dice pronto a chiarire. Non con l'opinione pubblica (alle nostre richieste di spiegazioni ha fin qui risposto solo con le cause civili), ma con la procura. Di fronte a Spatuzza che sostiene di aver saputo che Schifani - quando ancora era un avvocato civilista in relazioni professionali con molti mafio-imprenditori - è stato uno dei tramite tra i vertici Fininvest e i fratelli Graviano, i ricchissimi boss condannati per le stragi del '93, il numero uno di Palazzo Madama definisce “fantasiose” le sue dichiarazioni e la notizia, riportata da l'Espresso, dell’apertura di un’inchiesta per riscontrarle. Ma “assicura la massima disponibilità con l'autorità giudiziaria qualora decidesse di occuparsi della questione”. Poi si dice certo che “eventuali verifiche” si svolgeranno “in tempi brevi al fine di pervenire ad una immediata definizione della vicenda”. A questo punto però, dopo tutti questi lunghi mesi di silenzio, l’opinione pubblica ha bisogno non di velocità, ma indagini accurate e di verità. Perché Schifani è la seconda carica dello Stato. E qui in gioco non c’è più il suo onore, ma quello del Paese. il Presidente del Senato Renato Schifani (FOTO LAPRESSE) IL VERTICE x Maroni rivendica più espulsioni, ma nessuno può verificare cosa succede dopo GHEDDAFI DA B. AFFARI E LAGER Cattive amicizie L’arrivo del dittatore libico e del suo circo riapre una pagina nera: i troppi rifugiati politici torturati e uccisi di Maurizio Chierici dc Mentre Unicredit Eni e Finmeccanica corteggiano l’azionista di Tripoli, la Fnsi chiede: visite dei giornalisti nei campi di detenzione D opo l’abbraccio da vecchi amici, Berlusconi dovrebbe chiedere al Gheddafi che arriva a Roma con il suo circo cavalli e affari, come se la passano i profughi eritrei riportati in Libia per obbedienza ai respingimenti programmati dal ministro Maroni più che mai orgoglioso d’aver fermato l’invasione straniera. Forse manca il tempo per discutere di cose tutto sommato secondarie mentre Unicredit, Eni, Enel aspettano che Tripoli apra la borsa dei milioni. Per non disturbare l’alta finanza e le piroette dei cavalli, la Federazione Nazionale della Stampa chiede il permesso di visitare i recinti dove sono sepolti i profughi fuggiti dalla dittatura più feroce del continente, eppure respinti dall’Italia che ne ha affidato la tutela a Gheddafi. Uomini e donne sfiniti da una prigionia che contempla torture e ogni abuso perché nella Libia del signore dei turbanti, le donne non sono nessuno se povere, o vittime di stupro, orfane e vedove. Peccati senza perdono; rinchiuse in centri diciamo sociali dai quali nessuna ragaz- Feltri e Perniconi pag. 2 - 3 z za è mai uscita. I giornalisti italiani offrono di consolidare l’amicizia con una trasparenza finora negata alle organizzazioni umanitarie alle quali è proibito controllare se la disperazione dei prigionieri sia davvero terribile come testimoniano voci che svaniscono nel silenzio. Chissà perché la Libia proibisce di mettere naso negli “affari interni”; l’Italia si fida mentre 245 rifugiati politici, respinti con l’allegria di un ministro contento, sono passati da un lager all’altro, rinchiusi nei container bollenti in viaggio verso il deserto del sud. Spariti. Bisogna dire che è imbarazzante per Berlusconi aprire il discorso. Amicizie e interessi africani consigliano di lasciar perdere. Gheddafi è amico di Isayas, dittatore eritreo: ha fatto sparire 11 ministri ed espulso l’ambasciatore italiano Bandini perché voleva sapere dove erano finiti. Ma Isayas è anche amico della famiglia Berlusconi: Paolo ha in progetto di costruire mille appartamenti nel lungo mare di Massaua. E per rilassare l’ospite, il fratello presidente lo ha invitato a Villa Certosa. Scortesia chiedere a Gheddafi dei fuggitivi che non sopportano Isayas. Eppure i giornalisti inopportuni insistono: vogliono vedere. L’orrore nel deserto A sinistra, un fermo immagine del video de “l’Espresso” girato da Fabrizio Gatti nprimarie e veleni Bersani è leader per statuto Ma corrono in troppi Telese pag. 4z CATTIVERIE Itaca, trovata la casa di Ulisse. Ora ci vive il cognato. (www.spinoza.it) gni tanto, leggendo i dati sulla diffusione del nostro giornale, aumentata anche in agosto, ci domandiamo il perché. In fondo siamo in quattro gatti a fare un piccolo quotidiano ancora pieno di errori e ingenuità, tipici della minore età. Poi però leggiamo altre gloriose testate e qualche perché salta fuori. L’altro giorno Mario Gerevini del Corriere della sera scopre che la società di famiglia di Corrado Passera, amministratore di Intesa San Paolo (prima banca italiana, azionista del Corriere), quello che l’altro giorno tuonava al Meeting di Rimini contro “la classe dirigente italiana che fa indignare”, ha fatto rientrare da Madeira, “zona franca al largo del Portogallo”, 10 milioni ivi parcheggiati dal 1999. La notiziona è finita a pagina 35 del Corriere, che nelle pagine precedenti doveva pubblicarne di ben più importanti, tipo: “Negli Usa vendono zoo e parchimetri”, “Il tesoro svizzero di Duvalier” (l’ex dittatore di Haiti, mica l’amministratore della prima banca italiana), “Il Maradona d’Asia via per un bicchier d’acqua”, “La figlia di Cameron nasce in Cornovaglia”, “Vietato non assumere con Facebook”, “Paris Hilton segnala un ladro su Twitter”, “A Natale la tv 3D senza occhialini”, “Il personal trainer in ufficio contro lo stress da rientro”, “Se Wall Street cucina italiano”, “L’acqua fa dimagrire”, “L’altro finale di Alamo”, il cruciverba dell’estate. Al confronto, il Tg1 di Minzolingua pare quasi un telegiornale. Secondo esempio: l’altroieri l’Espresso anticipa lo scoop di Lirio Abbate sulle nuove accuse di mafia lanciate da Gaspare Spatuzza a Renato Schifani. Il quale, secondo il pentito ritenuto attendibile dalla Procura nazionale antimafia e da quelle di Firenze, Caltanissetta e Palermo, sarebbe stato l’ufficiale di collegamento tra i fratelli Graviano (mandanti delle stragi di via d’Amelio, Milano, Firenze e Roma) e il duo Berlusconi-Dell’Utri, prima di essere eletto senatore nel collegio di Corleone. Naturalmente queste accuse vanno riscontrate, ma sono un’altra notiziona che finirebbe in prima pagina su tutti i giornali e nei titoli di tutti i tg in qualsiasi paese democratico. Dunque non in Italia. Infatti è stata totalmente ignorata da tutti i tg e campeggiava sulla prima pagina di un solo quotidiano: il nostro. Si dirà: gli altri l’avran data nelle pagine interne. Sì, buonanotte. A parte la Repubblica, che l’ha confinata in un articoletto a pagina 25, gli altri non le hanno dedicato mezza riga. Zero assoluto su Il Giornale e su Libero (e si capisce). Ma anche sulla Stampa. E sul Corriere che, dopo aver riempito paginate con i finti scandali su Di Pietro e Fini (cucina Scavolini compresa), è in tutt’altre faccende affaccendato: sviolinate a Marchionne e a Napolitano (che peraltro, sul caso Melfi, dicono l’uno l’opposto dell’altro), una lettera di Stefania Craxi contro Tremonti che ha osato citare quel pericoloso incensurato di Berlinguer anziché il pregiudicato Bettino, il sorteggio di Champions League, il solito cruciverba dell’estate, la solita lettera di James Bondi. Che saranno mai, in una giornata così pregna di eventi epocali, le nuove accuse di mafia al presidente del Senato? Oltretutto, riferendole, si finirebbe per dare ragione a quei pochi giornalisti che in questi anni han continuato a chiedere conto a Schifani di certe sue liaisons dangereuses, nel silenzio della grande stampa e dei politici di destra e di sinistra (la seconda carica dell’Antistato è attesa con tutti gli onori a Torino, alla festa nazionale del Pd). Anziché riprendere lo scoop dell’Espresso, il Pompiere preferisce anticipare quello ben più succulento di Panorama: il ministro Maroni, fotografato con una simpatica coppola in testa, intima alla mafia di “arrendersi”, mettendo fra l’altro in pericolo qualche prezioso alleato. Ma nessuno pensi che l’occultamento del caso Schifani sia censura o servilismo verso il Pdl. In attesa di tempi migliori, il Pompiere combatte B. con i messaggi subliminali. Ieri infatti pubblicava un succulento articolo sull’isola di Sant’Elena. Capìta la sottile metafora?