SCHIFANI: “PRONTO A RISPONDERE AI GIUDICI”. FINALMENTE

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SCHIFANI: “PRONTO A RISPONDERE AI GIUDICI”. FINALMENTE
Berluscones e finiani continuano a farsi la guerra sui famosi
5 punti. Ma per quanto tempo il governo può durare così? y(7HC0D7*KSTKKQ(
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Sabato 28 agosto 2010 – Anno 2 – n° 228
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SCHIFANI: “PRONTO A RISPONDERE
AI GIUDICI”. FINALMENTE
O
Zero tituli
di Marco Travaglio
Il presidente del Senato rompe il silenzio
dopo che Spatuzza lo ha indicato come “canale”
tra Dell’Utri e i boss Graviano. Ora la verità
di Peter Gomez
è voluto Gaspare Spatuzza, il
C’
pentito a cui il governo nega
la protezione contro il parere dei
magistrati, ma alla fine Renato
Schifani è uscito allo scoperto.
Dopo mesi e mesi d'inchieste del
nostro giornale sui suoi rapporti
con una serie di personaggi legati a Cosa Nostra, il presidente del
Senato adesso si dice pronto a
chiarire. Non con l'opinione
pubblica (alle nostre richieste di
spiegazioni ha fin qui risposto solo con le cause civili), ma con la
procura. Di fronte a Spatuzza che
sostiene di aver saputo che Schifani - quando ancora era un avvocato civilista in relazioni professionali con molti mafio-imprenditori - è stato uno dei tramite tra i
vertici Fininvest e i fratelli Graviano, i ricchissimi boss condannati
per le stragi del '93, il numero
uno di Palazzo Madama definisce
“fantasiose” le sue dichiarazioni
e la notizia, riportata da l'Espresso,
dell’apertura di un’inchiesta per
riscontrarle. Ma “assicura la massima disponibilità con l'autorità
giudiziaria qualora decidesse di
occuparsi della questione”. Poi si
dice certo che “eventuali verifiche” si svolgeranno “in tempi
brevi al fine di pervenire ad una
immediata definizione della vicenda”. A
questo punto però,
dopo tutti questi lunghi mesi di silenzio,
l’opinione pubblica
ha bisogno non di velocità, ma indagini accurate e di verità. Perché Schifani
è la seconda carica dello Stato. E
qui in gioco non c’è più il suo
onore, ma quello del Paese.
il Presidente
del Senato
Renato Schifani
(FOTO LAPRESSE)
IL VERTICE x Maroni rivendica più espulsioni, ma nessuno può verificare cosa succede dopo
GHEDDAFI DA B. AFFARI E LAGER
Cattive amicizie
L’arrivo del dittatore libico e del suo circo riapre
una pagina nera: i troppi rifugiati politici torturati e uccisi
di Maurizio Chierici
dc
Mentre Unicredit
Eni e Finmeccanica
corteggiano
l’azionista di Tripoli,
la Fnsi chiede:
visite dei giornalisti
nei campi
di detenzione
D
opo l’abbraccio da
vecchi amici, Berlusconi dovrebbe chiedere al Gheddafi che
arriva a Roma con il suo circo
cavalli e affari, come se la passano i profughi eritrei riportati in Libia per obbedienza ai
respingimenti programmati
dal ministro Maroni più che
mai orgoglioso d’aver fermato l’invasione straniera. Forse
manca il tempo per discutere
di cose tutto sommato secondarie mentre Unicredit, Eni,
Enel aspettano che Tripoli
apra la borsa dei milioni. Per
non disturbare l’alta finanza e
le piroette dei cavalli, la Federazione Nazionale della Stampa chiede il permesso di visitare i recinti dove sono sepolti i profughi fuggiti dalla dittatura più feroce del continente, eppure respinti
dall’Italia che ne ha affidato la
tutela a Gheddafi. Uomini e
donne sfiniti da una prigionia
che contempla torture e ogni
abuso perché nella Libia del
signore dei turbanti, le donne
non sono nessuno se povere,
o vittime di stupro, orfane e
vedove.
Peccati senza perdono; rinchiuse in centri diciamo sociali dai quali nessuna ragaz-
Feltri e Perniconi pag. 2 - 3 z
za è mai uscita. I giornalisti
italiani offrono di consolidare l’amicizia con una trasparenza finora negata alle organizzazioni umanitarie alle
quali è proibito controllare
se la disperazione dei prigionieri sia davvero terribile come testimoniano voci che
svaniscono nel silenzio. Chissà perché la Libia proibisce di
mettere naso negli “affari interni”; l’Italia si fida mentre
245 rifugiati politici, respinti
con l’allegria di un ministro
contento, sono passati da un
lager all’altro, rinchiusi nei
container bollenti in viaggio
verso il deserto del sud. Spariti. Bisogna dire che è imbarazzante per Berlusconi aprire il
discorso. Amicizie e interessi
africani consigliano di lasciar
perdere. Gheddafi è amico di
Isayas, dittatore eritreo: ha fatto sparire 11 ministri ed espulso l’ambasciatore italiano Bandini perché voleva sapere dove
erano finiti. Ma Isayas è anche
amico della famiglia Berlusconi: Paolo ha in progetto di costruire mille appartamenti nel
lungo mare di Massaua. E per
rilassare l’ospite, il fratello presidente lo ha invitato a Villa
Certosa. Scortesia chiedere a
Gheddafi dei fuggitivi che non
sopportano Isayas. Eppure i
giornalisti inopportuni insistono: vogliono vedere.
L’orrore
nel deserto
A sinistra, un
fermo
immagine del
video de
“l’Espresso”
girato da
Fabrizio Gatti
nprimarie e veleni
Bersani è leader
per statuto
Ma corrono in troppi
Telese pag. 4z
CATTIVERIE
Itaca, trovata la casa di
Ulisse. Ora ci vive il
cognato.
(www.spinoza.it)
gni tanto, leggendo i dati sulla diffusione del
nostro giornale, aumentata anche in agosto, ci
domandiamo il perché. In fondo siamo in
quattro gatti a fare un piccolo quotidiano
ancora pieno di errori e ingenuità, tipici della minore
età. Poi però leggiamo altre gloriose testate e qualche
perché salta fuori. L’altro giorno Mario Gerevini del
Corriere della sera scopre che la società di famiglia di
Corrado Passera, amministratore di Intesa San Paolo
(prima banca italiana, azionista del Corriere), quello
che l’altro giorno tuonava al Meeting di Rimini contro
“la classe dirigente italiana che fa indignare”, ha fatto
rientrare da Madeira, “zona franca al largo del
Portogallo”, 10 milioni ivi parcheggiati dal 1999. La
notiziona è finita a pagina 35 del Corriere, che nelle
pagine precedenti doveva pubblicarne di ben più
importanti, tipo: “Negli Usa vendono zoo e
parchimetri”, “Il tesoro svizzero di Duvalier” (l’ex
dittatore di Haiti, mica l’amministratore della prima
banca italiana), “Il Maradona d’Asia via per un bicchier
d’acqua”, “La figlia di Cameron nasce in Cornovaglia”,
“Vietato non assumere con Facebook”, “Paris Hilton
segnala un ladro su Twitter”, “A Natale la tv 3D senza
occhialini”, “Il personal trainer in ufficio contro lo
stress da rientro”, “Se Wall Street cucina italiano”,
“L’acqua fa dimagrire”, “L’altro finale di Alamo”, il
cruciverba dell’estate. Al confronto, il Tg1 di
Minzolingua pare quasi un telegiornale. Secondo
esempio: l’altroieri l’Espresso anticipa lo scoop di Lirio
Abbate sulle nuove accuse di mafia lanciate da
Gaspare Spatuzza a Renato Schifani. Il quale, secondo
il pentito ritenuto attendibile dalla Procura nazionale
antimafia e da quelle di Firenze, Caltanissetta e
Palermo, sarebbe stato l’ufficiale di collegamento tra i
fratelli Graviano (mandanti delle stragi di via d’Amelio,
Milano, Firenze e Roma) e il duo Berlusconi-Dell’Utri,
prima di essere eletto senatore nel collegio di
Corleone. Naturalmente queste accuse vanno
riscontrate, ma sono un’altra notiziona che finirebbe
in prima pagina su tutti i giornali e nei titoli di tutti i tg
in qualsiasi paese democratico. Dunque non in Italia.
Infatti è stata totalmente ignorata da tutti i tg e
campeggiava sulla prima pagina di un solo quotidiano:
il nostro. Si dirà: gli altri l’avran data nelle pagine
interne. Sì, buonanotte. A parte la Repubblica, che l’ha
confinata in un articoletto a pagina 25, gli altri non le
hanno dedicato mezza riga. Zero assoluto su Il Giornale
e su Libero (e si capisce). Ma anche sulla Stampa. E sul
Corriere che, dopo aver riempito paginate con i finti
scandali su Di Pietro e Fini (cucina Scavolini
compresa), è in tutt’altre faccende affaccendato:
sviolinate a Marchionne e a Napolitano (che peraltro,
sul caso Melfi, dicono l’uno l’opposto dell’altro), una
lettera di Stefania Craxi contro Tremonti che ha osato
citare quel pericoloso incensurato di Berlinguer
anziché il pregiudicato Bettino, il sorteggio di
Champions League, il solito cruciverba dell’estate, la
solita lettera di James Bondi. Che saranno mai, in una
giornata così pregna di eventi epocali, le nuove
accuse di mafia al presidente del Senato? Oltretutto,
riferendole, si finirebbe per dare ragione a quei pochi
giornalisti che in questi anni han continuato a
chiedere conto a Schifani di certe sue liaisons
dangereuses, nel silenzio della grande stampa e dei
politici di destra e di sinistra (la seconda carica
dell’Antistato è attesa con tutti gli onori a Torino, alla
festa nazionale del Pd). Anziché riprendere lo scoop
dell’Espresso, il Pompiere preferisce anticipare quello
ben più succulento di Panorama: il ministro Maroni,
fotografato con una simpatica coppola in testa, intima
alla mafia di “arrendersi”, mettendo fra l’altro in
pericolo qualche prezioso alleato. Ma nessuno pensi
che l’occultamento del caso Schifani sia censura o
servilismo verso il Pdl. In attesa di tempi migliori, il
Pompiere combatte B. con i messaggi subliminali. Ieri
infatti pubblicava un succulento articolo sull’isola di
Sant’Elena. Capìta la sottile metafora?