Air France 447 - Oceano Pacifico
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Air France 447 - Oceano Pacifico
Docenti: CASO STUDIO PIETRO CARLO CACCIABUE ITALO ODDONE Air France 447 A cura del gruppo n° 01 Velivolo Coinvolto: A330-200 • Marco Rossetti - 844546 Data: 01 Giugno 2009 • Alice Violaine Saletta - 847750 • Cesare Filippo Salvi - 845257 • Arseni Souryal - 8456261! di 19 ! Indice Introduzione……………………………………………………………………………………… 4 Metodi e Tassonomie impiegate………………………………………………………… 4 Cronologia di volo………………………………………………………………………… 5 Classificazione cause primarie…………………………………………………………… 7 Osservazioni Generali………….…………………………………………………………. 8 Stato del velivolo………………………………………………………………… 8 Tubi ti Pitot.….…………………………………………………………………… 8 Condizioni meteorologiche……..…………………….…………………………………. 8 Tabella informazioni relative ai piloti………………….………………………………… 9 Angolo di attacco e allarme di stallo…………………….……………………………… 9 Analisi ISAAC Evento n°1……..……………………………….……………………………… 10 Analisi ISAAC Evento n°2……..……………………………….……………………………… 11 Analisi ISAAC Evento n°3……..……………………………….……………………………… 12 Analisi ADREP Evento n°1…….……………………………….……………………………… 13 Analisi ADREP Evento n°2…….……………………………….……………………………… 14 Analisi ADREP Evento n°3…….……………………………….……………………………… 15 Confronto….…..…….………………………………..………..………………….…………….. 16 Conclusione………………………………….…………….…………………………….………. 18 Raccomandazioni di Sicurezza………………………………….……………..…………..….. 19 ! di 19 2 ! INTRODUZIONE Nel seguente documento viene riportata l’analisi retrospettiva dell’incidente aereo avvenuto il 1° giugno 2009, alle ore 02:14 UTC, quando il volo Air France 447, effettuato con l’Airbus A330-200, proveniente dall’aeroporto Galeão di Rio de Janeiro e diretto a Paris Charles de Gaulle, scomparve dagli schermi radar mentre sorvolava acque internazionali nell’Oceano Pacifico. Non vi fu nessun sopravvissuto tra i 216 passeggeri a bordo e i 12 membri dell’equipaggio. METODI E TASSONOMIE IMPIEGATE Nell’analisi dell’incidente sono state impiegate due diverse tassonomie: ADREP (“Accident/Incident Data Reporting”) e ISAAC. La scelta della prima tassonomia viene esemplificata dal fatto che essa, basandosi sul modello SHELL, permette di catalogare la totalità degli eventi associati ad un’occorrenza, cioè quelli sia puramente tecnici e meccanici che, soprattutto, quelli correlati a fattori umani; quest’ultimi risultano di notevole importanza nell’incidente considerato. Inoltre, un altro elemento alquanto vantaggioso di tale tassonomia è la sua completezza dal momento che, contenendo riferimenti anche ai codici di classificazioni ATA, porta alla definizione di un numero molto rilevante di classi, termini e voci, tali da coprire tutto il dominio dell’aviazione e le aree collegate. A tal proposito, ADREP risulta quindi di ottima utilità nell’inquadrare al meglio l’incidente considerato. Per quanto riguarda ISAAC, essa risulta ben applicabile al caso in quanto si focalizza sulla distinzione tra errori latenti ed errori attivi mirando così a catturare queste differenze e ad offrire all’analista uno strumento per identificare gli errori commessi ad alto livello di una organizzazione e c h e r a p p r e s e n t a n o g l i elementi patogeni di errori commessi a livello più basso ed in prima linea. ! di 19 3 ! CRONOLOGIA DI VOLO Alle 22:03 del 31 maggio 2009, l’Airbus A330-200 della compagnia aerea Air France decolla dall’aeroporto Galeão di Rio de Janeiro pronto ad effettuare un volo diretto di undici ore fino a Paris Charles de Gaulle, in contatto con il centro di controllo brasiliano ATLANTICO (sulla rotta INTOL-!19 SALPU-ORARO-TASIL). A bordo vi sono 216 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio tra cui un capitano e due primi ufficiali. Al momento della partenza, ai comandi del velivolo vi sono il comandante Marc Dubois (58 anni, 10.988 ore di volo totali, al momento dell’incidente uno dei piloti più anziani dell’Air France) e il primo ufficiale Pierre Cedric Bonin (32 anni, pilota dell’A330 da circa un anno). Alle 01:35, dopo aver informato precedentemente il controllore ATLANTICO di aver passato il punto INTOL, l’equipaggio trasmette il codice SELCAL e il test viene portato a termine con successo, ma i tentativi di stabilire una connessione con DAKAR falliscono. Poco dopo, i piloti si trovano sul punto di entrare nella zona di convergenza intertropicale al livello di volo 350 e rilevano il fatto che l’alta temperatura significa non poter salire al livello di volo 370. Alle ore 01:45, l’aeroplano entra in una zona turbolenta, appena prima di SALPU. Nota: Alle 00:30 l’equipaggio aveva ricevuto informazioni da terra riguardo la presenza di tale zona di convergenza tra SALPU e TASIL. Poco dopo le 01:52 la turbolenza cessa. Alle 02:00, il capitano lascia il posto al primo ufficiale David Robert (37 anni) ed assiste allo scambio di informazioni tra i due co-piloti, durante il quale il primo ufficiale ai comandi (seduto sulla destra) avvisa che stanno per entrare in una zona di turbolenza e che “sfortunatamente non possiamo salire molto per il momento perché la temperatura sta scendendo più lentamente del previsto” e che il collegamento con DAKAR era fallito. Allora il Capitano lascia la cabina di pilotaggio senza aver stabilito quale dei due co-piloti avesse dovuto tenere i comandi dell'aereo. In questi casi, le norme prevedono che, in assenza del comandante, il co-pilota ai comandi (Pilot Flying) è colui che ne fa le veci. L’aereo raggiunge il punto ORARO. Vola al livello 350 e a Mach 0,82. L’assetto è circa 2,5 gradi. Il peso e bilanciamento dell’aereo sono circa 205 tonnellate e 29%. Due minuti dopo, entrando in una zona di forte turbolenza il primo ! di 19 4 ! ufficiale non ai comandi sostiene l’opportunità di effettuare una lieve virata a sinistra: i piloti modificano leggermente la rotta verso sinistra. Alle 02:10, il pilota automatico si disattiva a causa dei cristalli di ghiaccio formatisi sui tubi di Pitot e il co-pilota di destra assume i comandi. Senza alcun evidente motivo, quest’ultimo tira su la cloche, portando l’aereo ad aumentare l’assetto di 11 gradi in dieci secondi. L’avviso di stallo si innesca per due volte di fila. I piloti si rendono allora conto di non avere indicate le velocità corrette, ma non ne comprendono il perché. Cosicché il copilota constata ad alta voce che l’aereo sta salendo sempre più e chiede diverse volte al co-pilota di destra di scendere. Questi allora spinge giù la cloche riducendo l’assetto e la velocità verticale. L’aereo è a circa 37.000 piedi (11.227 m) e continua a salire. La velocità sul display sul lato sinistro ritorna ad essere valida e indica 223 nodi (413 km/h) L’aereo ha perso circa 50 nodi (93 km/h) da quando il pilota automatico si è disconnesso e da quando è iniziata la salita. Non riuscendo a risolvere la situazione, il co-pilota di sinistra chiama il capitano svariate volte mentre l’avviso di stallo si innesca nuovamente, in maniera continua. Il primo ufficiale ai comandi continua a cabrare causando il perdurare della situazione di stallo dell’aereo. L’altitudine dell’aereo raggiunge il suo massimo a 38.000 piedi (11.582 m); il suo assetto e angolo di attacco sono di 16 gradi. Alle 02:11:42 il Capitano rientra in cabina. Durante i secondi successivi, tutte le velocità indicate sui display risultano non più valide e l’allarme di stallo si ferma, dopo aver suonato in continuazione per 54 secondi. L’altitudine è di 35.000 piedi (10.668 m), l’angolo di attacco supera i 40 gradi e la velocità verticale (di discesa) è di 10.000 piedi/minuto (51 m/s). Il pitch dell'aereo è inferiore ai 15 gradi e la potenza dei motori è al 100%. Le oscillazioni di rollio raggiungono i 40 gradi. Il pilota cabra a sinistra per 30 secondi. L'aereo comincia a perdere sensibilmente quota, ma i piloti non capiscono cosa stia succedendo. Nei secondi successivi le conversazioni dimostrano che i piloti non riescono a riconoscere la situazione di stallo e perciò, non capacitandosi della situazione, non effettuano alcuna manovra di correzione. Alle 02:12.02 il co-pilota dice “non ho alcuna indicazione” e il pilota risponde “nessuna delle indicazioni che abbiamo è valida”. Circa quindici secondi dopo, il co-pilota ai comandi spinge giù la cloche e l’angolo di attacco diminuisce, i dati delle velocità tornano validi e si riaccende l’allarme di stallo, ma tale evento non aiuta i piloti a comprendere ciò che sta succedendo. Successivamente il co-pilota non ai comandi spinge giù la cloche ma il muso dell’aereo non si abbassa come dovrebbe succedere, generando nuova portanza e permettendo quindi all’aereo di salire, poiché, a causa della particolare configurazione dei comandi dell’Airbus, stando il co-pilota ai comandi compiendo un’azione opposta (ovvero tirare su la cloche) i comandi si annullano. ! di 19 5 ! Soltanto alle 02:13:40, quando il primo ufficiale ai comandi dice “Ma io sono completamente in cabrata da prima” il comandante realizza essere stato proprio il primo ufficiale a causare e protrarre la situazione di stallo e dice “No no no non salire più”. Tuttavia è troppo tardi: l’aereo precipita con una velocità di 3.600 metri al minuto e 3 minuti e 30 secondi dopo l’inizio della fase di stallo, l’aeromobile tocca la superficie dell’oceano ad una velocità pari circa a 200 km/h; le registrazioni si bloccano alle 02:14:28 e l’impatto distrugge all’istante la struttura dell’aereo. CLASSIFICAZIONE CAUSE PRIMARIE L’incidente derivò dalla seguente successione di eventi: • Temporanea incoerenza tra i dati delle velocità di volo indicati, in conseguenza all’ostruzione dei tubi di Pitot causata da cristalli di ghiaccio che portano in particolare alla disconnessione del pilota automatico • Inappropriati input di controllo destabilizzano la traiettoria di volo • I piloti non realizzano la causa della perdita dei dati delle velocità e non identificano l’appropriata procedura. • Mancata identificazione da parte dell’ufficiale non ai comandi (Pilot Not Flying) della deviazione della traiettoria di volo e correzione insufficiente da parte dell’ufficiale ai comandi (Pilot Flying) • I piloti non identificano l’avvicinamento allo stallo • Il fallimento dell’equipaggio nella diagnosi di situazione di stallo, e conseguentemente, la mancanza di una qualsiasi azione che avrebbe reso possibile il recovery Sostanzialmente, come affermato da Alain Bouillard, investigatore capo all’ufficio francese di inchiesta ed analisi per la sicurezza dell’aviazione civile (BEA) incaricato di risolvere il caso del volo Air France 447, la causa dell’incidente non è stato il congelamento dei tubi di Pitot ma l’incapacità dei piloti di capire e correggere la situazione di stallo. “Le compagnie aeree devo essere pronte a spendere di più per l’addestramento al volo manuale di base e l’addestramento cognitivo dei loro piloti” indi per cui vi è anche una sorta di errore latente nella preparazione/addestramento dei piloti. ! di 19 6 ! OSSERVAZIONI GENERALI Dati Tecnici A330-200 “The A330 is the world's most popular mid-size aircraft, operated by over 100 operators to over 500 destinations each week. Passengers enjoy the comfort of its spacious cabin with wide seats and the lastest in-flight entertainment” (Airbus). Max Seating Range 406 13,450 km A330-200 Max Take-off Max Landing Weight Weight 242 t 182 t Overall Lenght Wing Span 58,37 m 60.30 m Stato del velivolo Il velivolo Airbus A330-200 aveva effettuato il suo primo volo il 25 febbraio 2005. L'ultimo controllo tecnico non aveva rivelato problemi, mentre l'ultima revisione risaliva al precedente 16 aprile. Fra il 5 maggio e il 31 maggio 2009 l'aereo aveva effettuato 24 voli da e verso Parigi, per diverse destinazioni in tutto il mondo. Al momento dell'incidente, il velivolo aveva totalizzato 18 870 ore di volo. L'equipaggio vantava grande esperienza di volo. Tubi di Pitot In determinate condizioni climatiche, è possibile che, in volo, si formino dei cristalli di ghiaccio sui tubi di Pitot, impendendo all’aria di entrarvi; come conseguenza i dati delle velocità riportate risultano errati (dal momento che l’aria entrante nei tubi di Pitot è necessaria alla strumentazione per ricavare la velocità aerodinamica) e il pilota automatico si disattiva. Tuttavia è sperimentalmente verificato che tale perdita di funzione è solo momentanea, di durata circa di 1 o 2 minuti, inoltre i piloti erano stati informati direttamente dalla compagnia aerea, tramite bollettino informativo, del problema, dunque non ne erano soltanto a conoscenza, ma sapevano anche come affrontarlo. ! di 19 7 ! CONDIZIONI METEREOLOGICHE Da un punto di vista meteorologico, le condizioni generali sull’Atlantico erano normali per il mese di giugno. Erano presenti cumulonembi caratteristici di questa zona, significativamente eterogenei e della durata di qualche ora. Le immagini infra-rossi scattate ogni quindici minuti dal satellite geostazionario Meteosat 9 non rendono possibile l’osservazione diretta delle condizioni presenti al livello di volo 350. L’analisi delle immagini infra-rossi non permette di concludere che l’attività temporalesca nella zona in cui il volo Air France 447 si presume essere scomparso era di carattere eccezionale, ma mostra l’esistenza di un raggruppamento di cumulonembi lungo il percorso di volo stabilito a partire dalle 00:30. Le immagini satellitari portano a pensare che, verso le 02:00, è molto probabile che vi fossero zone di turbolenza notevole al livello di volo 350, dovute ai cumulonembi. Vi è anche la possibilità di una significativa attività elettrica, ma la presenza di acqua sopraffusa è meno probabile e avrebbe dovuto in ogni caso essere ristretta a piccole quantità. Capitano Primo Ufficiale Primo Ufficiale Età 58 37 32 Ore di volo totali 10.988 6.547 2.936 Ore di volo su A330-200 1.747 4.479 807 Ore di volo nei precedenti 6 mesi 346 ore 18 atterraggi 15 decolli 204 ore 9 atterraggi 11 decolli 368 ore 16 atterraggi 18 decolli Ore di volo nei precedenti 3 mesi 168 ore, 8 atterraggi 6 decolli 99 ore 6 atterraggi 5 decolli 191 ore 7 atterraggi 8 decolli Ore di volo nei precedenti 30 giorni 57 ore 3 atterraggi 2 decolli 39 ore 2 atterraggi 2 decolli 61 ore 1 atterraggio 2 decolli ! di 19 8 ! ANGOLO DI ATTACCO E ALLARME DI STALLO Il settaggio standard del sistema di controllo fly-by-wire sull’A330 offre una protezione sull’angolo di attacco elevato che lo limita ad un valore al di sotto dell’angolo di attacco di stallo. Quando questa protezione funziona, l’aereo non può raggiungere lo stallo anche se il pilota mantiene tirata su la cloche. Al massimo angolo di attacco autorizzato dalla configurazione normale, se la cloche viene mantenuta tirata su e la portanza non è sufficiente a mantenere il livello di volo, l’angolo di attacco rimane sempre più basso dell’angolo di attacco dello stallo e l’aereo scende. Nella configurazione alternative, non vi è più protezione dell’angolo di attacco ma l’allarme di stallo è ancora disponibile. Esso consiste in un avvertimento sonoro “STALLO, STALLO”, seguito da avvertimenti luminosi. Esso scatta nel momento in cui il più alto valore valido di angolo di attacco supera la soglia impostata per le condizioni di volo al momento considerato. Se le misurazioni delle velocità sono inferiori ai 60 nodi (111km/h) i valori dell’angolo di attacco non sono validi e l’allarme di stallo è disattivato. Ciò deriva dal fatto che il flusso d’aria deve essere sufficiente a garantire una misurazione valida da parte dei sensori dell’angolo di attacco. Su alcune tipologie di aerei (come l’Airbus A320, per esempio) a causa delle caratteristiche aerodinamiche nel momento di approccio allo stallo, la soglia di allarme è spesso indipendente dal numero di Mach e stabilita per basse altitudini. Sull’A330, come per gli aerei della medesima generazione, la soglia di allarme di stallo varia al variare del numero di Mach, in modo da innescarsi prima del fenomeno del buffet1 . Una diminuzione in velocità consegue ad un aumento dell’angolo di attacco, se il fattore di carico è costante. In questo caso, la diminuzione di velocità dipende dale condizioni di volo. Alla velocità di crociera (cruise) a Mach 0,8, margine tra l’angolo di attacco di volo e l’angolo di attacco di stallo è dell’ordine di 1,5 gradi, la velocità indicate durante l’allarme di stallo sui display sarà circa 40 nodi inferiore della velocità attuale. L’angolo di attacco è il parametro che permette l’attivazione dell’allarme di stallo. Il suo valore non viene direttamente mostrato sul display ai piloti. 1 Fenomeno aerodinamico legato al Buffetting. Condizione di flusso fortemente separato, sequenze continue di separazione e riattacco dello strato limite turbolento, con formazione e distruzione di vortici su larga scala, sono gli aspetti aerodinamici più evidenti del buffet. ! di 19 9 ! ISAAC Macroevento Condizioni di possibile Ghiacciamento Fattori Umani Errore Attivo Mistake Ingresso nella tempesta da parte dei piloti Errore Latente Violation Imposizione da parte dell’azienda di seguire la rotta più breve Guasti Tecnici Guasto Tecnico Tubi di Pitot Bloccati Fattore Contestuale Tempesta e Turbolenza Errore Latente Lack of assertiveness Mancata sostituzione dei tubi di Pitot da parte di Air France Processo organizzativo errato Mistake • Imposizione di regolamenti non orientati alla Safety • Imposizione, da parte del management, di seguire le rotte più veloci (e quindi meno dispendiose in termini di carburante) piuttosto che quelle più sicure, lontane dalla turbolenza. ! di !19 10 ISAAC Fattore Personale Lack of Teamwork Scarsa comunicazione all’interno della cabina Macroevento Stallo Fattori Umani Guasti Tecnici Errore Attivo Mistake Mancata realizzazione delle cause da parte dei Errore Attivo Violation No controllo checklist Manovra a Guasto Tecnico Ghiaccio nei tubi di Pitot: errata visulizzazione della velocità sul pannello del cockpit Fattore Contestuale Tempesta e Turbolenza Errore Latente Lack of parts Mancata sostituzione dei tubi di Pitot da parte di Air France Processo organizzativo errato Mistake • Poca esperienza dei piloti, dovuta alla carenza di addestramento sull’assetto manuale del velivolo ! di !19 11 ISAAC Macroevento Impatto STALLO Guasti Tecnici Fattori Umani Fattore Contestuale Tempesta e Turbolenza Errore Attivo Slips Pressure - Distration - Stress Mancato rispetto ed azione correttiva appropriata derivante dai continui avvisi di stallo Guasto Tecnico Ghiaccio nei tubi di Pitot: errata visulizzazione della velocità sul pannello del cockpit Errore Latente Lack of Parts Mancata sostituzione dei tubi di Pitot da parte di Air France Processo organizzativo errato Mistake • Poca esperienza dei piloti, dovuta alla carenza di addestramento sull’assetto manuale del velivolo • Imposizione di regolamenti non orientati alla Safety ! di !19 12 A D R E P Analisi effettuata con il modello ADREP, con particolare riferimento alla tassonomia ADREP-2000, le cui tabelle e i cui dati sono stati aggiornati dall'ICAO il 29 aprile 2013. FONTE: http://www.icao.int/safety/airnavigation/AIG/Pages/ADREP-Taxonomies.aspx Class 100 Category LOC-I (13) 1 Phase Type Accident Loss of aircraft control while or deviation from intended flightpath inflight 10402 Cruise 2000000 Operation of the aircraft related event 2220000 Weather encounters related event 2220100 Aircraft encountered icing conditions E v e n t o Subjetc Modifier 11300000 Descriptive Ice / Rain Protection System Factors 1.1 11341100 3020 Ice in Pitot / Static System 11341400 Descriptive Airspeed / Mach Indication Factors 1.2 11341401 2320 False indication Airspeed / Mach Indicator 11220000 Descriptive Autoflight System Factors 1.3 11221000 4090 Interrupted Autopilot System ! di !19 13 Phase Cruise 2000000 Operation of the aircraft related event 2010400 Flight systems / flight crew mismatch 2010202 Crew induced abrupt manoeuvre E v e n t o 2 Type 10402 Subjetc Descriptive Factors 2.1 Explainatory Factors 2.1 12210500 Flight crew’s perception of visual / oral warning 301000000 Human and hardware interface Modifier Person 4730 Mismatched X 3290 Inadequate Design 120700 Aircraft manufacturing Company 4070 Mismatched 10102 Co-pilot 6360 Not used X 301010100 Explainatory Design or ergonomics Factors 2.1.1 liveware - hardware interface 11251105 Descriptive Factors 2.2 Flight manuals, (flight system / flight crew) 11251104 Emergency checklist ! di !19 14 Phase Uncontrelled Descent en-route 2000000 Operation of the aircraft related event 2010400 Flight systems / flight crew mismatch 2050201 Aircraft collision with level terrain / water E v e n t o 3 Type 10406 Subjetc Modifier Person Descriptive 11341800 Factors 3.1 Stall Warning System 130 Activated X 980 Conflicting 10100 Flight Crew 10010 suspected 10100 Flight Crew 1080 Continued X 130 Continued X 103030000 Explainatory Factors 3.1 Psychological action - information processing / decision making Explainatory Factors 3.1.1 105030000 Inadequate or inaccurate knowledge Descriptive 12112000 Factors 3.2 Stall 11344400 Descriptive Ground proximity warning Factors 3.3 system / terrain avoidance warning system ! di !19 15 CONFRONTO Prendiamo ora in analisi le due tassonomie utilizzate nel presente caso, ossia ADREP ed ISAAC, per svolgerne un confronto. Partendo dall’evento 1 (ghiacciamento dei tubi di Pitot), con ADREP si ottiene una chiara e ordinata successione di ciò che caratterizza l’evento preso in considerazione. La situazione risulta descritta in modo altamente dettagliato grazie all’implemento di codici di classificazione ATA, i quali ricoprono qualsiasi scenario incidentale possibile. È quindi di subitanea comprensione il fatto che nel momento in cui l’aereo incontra condizioni di ghiaccio, i tubi di Pitot si ghiacciano, le velocità indicate cessano di essere valide e il pilota automatico si disconnette. ISAAC permette, invece, di avere un quadro più generale della situazione: si evidenziano i fattori contestuali, ovvero fattori esterni, che causano in modo logico errori attivi e guasti tecnici. Un’altra importante proprietà intrinseca di ISAAC è quella di rendere ben visibile il collegamento tra errori attivi ed errori latenti, con una grafica che indica il percorso a ritroso della dinamica dell’evento, dalla situazione attuale all’errore a monte, mettendo in risalto, qualora ce ne fosse il bisogno, la causa, anche per casi in cui essa si trovi in condizioni remote. Infine, sempre in relazione all’attenzione dedicata ad errori attivi ed errori latenti, ISAAC classifica espressamente gli errori (slips, lapses, mistakes, violations) conferendo così ad essi una certa gravità. Procedendo all’evento 2 (situazione di stallo) sia in ISAAC che in ADREP vengono ben evidenziati i fattori umani di mancata realizzazione della situazione e mancata correzione della stessa. ADREP risulta ancora una volta conciso nella descrizione dei fatti, grazie specialmente ai modifier che incorniciano i singoli fattori dando loro sfumature diverse, e grazie alla possibilità di indicare la persona coinvolta o responsabile per ogni fattore. Per questo evento, la differenza maggiormente manifesta nell’uso delle due diverse tassonomie si individua in considerazione dell’errore commesso a livello organizzativo: in ADREP l’organizzazione viene indicata come persona e appare meno lampante rispetto a quanto lo è in ISAAC dove essa viene posta a capo (ovvero in basso al grafico) dell’intero evento, come fattore scatenante. ! di !19 16 Per quanto riguarda l’evento 3, ISAAC si esprime ancora sui guasti tecnici, invariati rispetto all’evento 1, il che potrebbe portar via peso all’errore attivo in cabina, grandemente responsabile dell’impatto con l’acqua. In ADREP al contrario, la successione di fattori precedenti all’impatto, che potrebbero essere difficili da catalogare in quanto avvenuti pressoché contemporaneamente e nel giro di pochi minuti, riesce ad essere schematizzata in modo da rendere facile e intuitivo ad una prima lettura l’evento descritto. In conclusione: complessivamente sia ADREP che ISAAC sono strumenti altamente efficaci per l’analisi retrospettiva di incidenti; entrambe considerano tutti gli elementi che contribuiscono al verificarsi dell’incidente, dagli errori in prima linea, alle condizioni atmosferiche e quant’altro. Certamente, ISAAC diviene la tassonomia più adeguata in casi di incidenti (come il caso qui considerato del volo Air France 447) in cui i fattori umani assumono gran rilievo nello scenario complessivo. Infatti, ai fini dell’analisi retrospettiva riportata in questo documento, ISAAC riassume esaustivamente le cause e gli errori principali, nonché esemplifica l’articolazione dell’evento in modo semplice e intuitivo mediante inoltre la sua struttura grafica. ADREP ha invece il privilegio di poter classificare qualunque evento tramite codici che corrispondo a infinite situazioni di incidenti. Il pregio di ADREP risiede nella sua ESSENZIALITÀ, nell’essere esente da ripetizioni, nell’efficacia dell’utilizzo di codici leggibili a livello internazionale (con bassa probabilità di fraintendimento) anche se tali aspetti sacrificano talvolta parte dell’importanza che assumono alcuni dettagli e collegamenti (come gli errori latenti), in quanto, per come è costruito graficamente ADREP, non vengono messi in posizione di risalto, e un errore nell’inserimento del codice può deviare in senso negativo l’intera analisi. In base a ciò, è possibile affermare che ISAAC lascia più spazio all’analista nella descrizione dei fattori umani e dei guasti tecnici, mentre ADREP tende maggiormente a disporre in modo schematico e leggermente riduttivo, in termini di evoluzione, gli avvenimenti. ! di !19 17 CONCLUSIONE L’ostruzione dei tubi di Pitot da parte di cristalli di ghiaccio durante il volo era un fenomeno noto, ma che fu interpretato in modo errato da parte dell’equipaggio presente in cabina al momento dell’incidente, nonostante la perdita totale di informazioni sulla velocità di volo fosse segnalato nel manuale di sicurezza. Secondo le procedure, in seguito alla realizzazione della mancanza di informazioni, i piloti avrebbero dovuto diagnosticare in tempi rapidi il problema e operare di conseguenza sulla spinta e sull’assetto di volo. A causa però dell’errata interpretazione dei segnali questo non avvenne, infatti la failure dei tubi di Pitot colse di sorpresa i piloti del velivolo. Le difficoltà di manovra dovute alla mancanza di informazioni portarono a un eccessivo input di comandi per il beccheggio e per la salita, portando così l’aeromobile ad avere un elevato angolo di attacco. La destabilizzazione dovuta alla salita del velivolo e alla modifica dell’assetto e della velocità verticale di salita si sommò all’errata indicazione della velocità dell’aeromobile e ai messaggi ECAM, sfavorendo ulteriormente la corretta diagnosi. L’equipaggio probabilmente non riuscì mai a comprendere che il problema era dovuto “semplicemente” alla perdita di tre fonti riguardo la velocità di volo. Il fallimento dei tentativi di comprendere la natura della situazione e la mancanza di coesione da parte dell’equipaggio si alimentarono a vicenda, facendo raggiungere una totale perdita del controllo cognitivo sulla situazione. In seguito all’analisi del comportamento tenuto dall’equipaggio del velivolo, non è possibile catalogare la perdita di informazioni sulla velocità di volo come “major”. Questa classificazione suppone però la necessità di maggiori feedback operativi, che permettano miglioramenti durante l’addestramento dei piloti, nelle informazioni trasmesse ad essi e nella sequenza di procedure da eseguire. L’aeroplano andò in stallo per diverso tempo, come segnalato dall’allarme di stallo e dal forte buffet. Nonostante la persistenza di queste condizioni i piloti non compresero la situazione di stallo e di conseguenza non attuarono manovre di recupero per poter ritornare all’assetto di volo corretto. Il doppio fallimento delle risposte procedurali pianificate mostra i limiti del modello di safety utilizzato in quel periodo. Infatti, quando è richiesto l’intervento dell’equipaggio, si suppone che questo sia capace di riprendere/ mantenere il controllo del velivolo e di diagnosticare rapidamente il procedimento da eseguire, secondo il protocollo. Al contrario, in questo caso, la iniziale inabilità di mantenere il controllo dell’aeromobile portò alla mancata comprensione della situazione e perciò precluse l’esecuzione delle procedure stabilite dalla normativa. ! di !19 18 Il caso studio evidenzia debolezze nei due copiloti: gli input inappropriati da parte del PF nei controlli di volo ad alta quota non furono notificati dal PNF, a causa dell’assenza di un efficiente monitoraggio della rotta di volo. L’allarme di stallo e il buffeting non furono inoltre identificati, questo probabilmente dovuto alla mancanza di training specifico. La disconnessione del pilota automatico richiede sempre un preciso e regolare addestramento che permette di acquisire le abilità necessarie per assicurare la safety di volo. L’esame dei verbali dell’ultimo addestramento dei copiloti ha evidenziato il fatto che non fossero addestrati a manovrare l’aereo con comandi manuali per il recupero dello stallo ad alta quota. Raccomandazioni di Sicurezza Un metodo per ridurre la probabilità di incidenti simili sarebbe quello di aumentare le ore di addestramento dei piloti, soprattutto per manovre di volo in condizioni atmosferiche avverse e anche in mancanza di informazioni attendibili da parte degli strumenti di bordo. Fonti: ! di !19 19