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Parola del mese GIUGNO 2015 “... spazza la casa e cerca diligentemente finché non la ritrova” (cfr Lc 15, 8-10) La dracma perduta. L’unico desiderio di Gesù è manifestare agli uomini il cuore del Padre che è nei cieli. Egli è venuto sulla terra sicuramente per aprirci le porte del cielo che, a causa del peccato di Adamo, sembravano essere chiuse. Gesù è venuto, sopratutto, per manifestare l’amore di Suo Padre per noi. Gesù parla di una donna che, avendo dieci dracme (moneta greca) e perdendone una, va, accende una lampada, spazza la casa e, trovandola, chiama le vicine e le amiche per festeggiare. In questa parabola, Gesù non usa la figura di un uomo, ma la figura di una donna. Qui vediamo raffigurato l’amore materno di Dio. Il Padre ha un amore che è tenerezza, che nasce e viene generato continuamente dal suo “ventre” (Amore – Hesed - Misericordia). Una tenerezza che non si mostra con “forza e potere”, ma rivela una donazione completa, senza limiti, che è propria della donna, della madre e della sposa. Come ci è difficile avere questo stesso amore. Se guardassimo noi stessi, potremmo capire che siamo così egoisti e superbi da rovesciare il significato dell’amore, dicendo che amare significa essere forti e decisi. Oggi il mondo sostiene questo! Le donne sono costrette a nascondersi e ad essere dure, decise, come dirigenti d’azienda, fino al punto di voler prevalere sull’uomo, prendendo possesso di tutto ciò che è maschile e perdendo a volte le loro caratteristiche di femminilità. Basta osservare quello che sta accadendo nel mondo e come i media approfittano di questo per distruggere la figura della donna. Tutto il contrario dell’amore materno del Padre. Egli è tenerezza, donazione, silenzio, disponibilità nel servire e amare. Si china, si nasconde, non appare, ma si dona soltanto. “... spazza la casa e cerca diligentemente finché non la ritrova” (Lc 15, 8) La Parola ci dice che erano dieci dracme, moneta utilizzata dai pagani e che non aveva un grande valore. Questo fa sembrare la parabola ancora più irreale. Questa donna si sforza tanto per trovare una moneta che non ha nessun valore, così siamo noi peccatori, uomini e donne che hanno perso la presenza di Dio. Per gli Ebrei, il numero dieci rappresenta la comunità. Gesù, con il numero dieci e la dracma, vuole dire ai suoi discepoli che il Padre ha a cuore tutto il mondo, che siano Giudei, Greci, cristiani, uomini di altre religioni o, addirittura, atei. La dracma potrebbe valere poco per gli economisti, tuttavia, per il Padre, ciò che conta è ciò che vale poco per il mondo, quello che non è sufficientemente apprezzato, che è scartato. Dio ha a cuore tutti, vuole che ciascuno raggiunga la salvezza e incontri il Suo amore senza misura. Dio è più madre della nostra stessa madre! È Lui che, come canta il salmo, mi conosce sin dal grembo materno e mi ama personalmente (cfr Sal 138, 13). Egli è tutto mio, esclusivamente e solamente mio e mi dà tutto. Per il Padre non può mancare nessuno e, se manca, Egli si preoccupa e non smette di cercarlo fino a che non lo trova. Per riscattare i dispersi, Egli è capace di qualsiasi cosa, al punto di offrire il Suo Figlio per morire per questa persona smarrita, morire per noi. Questo perché ama ciascuno di noi, si dimentica di Se stesso e di ciò che ama di più: il Suo Figlio unico... si dimentica di se stesso e di Suo Figlio, mettendolo in croce per me e per te! Quando finalmente capiremo questo amore immenso e senza limiti? Siamo disposti ad amare così? Egli mi ama perché mi vede figlio come suo figlio Gesù. Non ci tratta solo come uno in più, ma ci considera figli e ci ama più di Se stesso. Siamo pronti per la conversione e ad amare gli altri più di noi stessi, considerando l’altro più grande e più importante di noi? Come è lontano da questa realtà il nostro piccolo amore atrofizzato! Solamente amando così ci sentiremo figli, generati dalle viscere misericordiose del Padre. “...non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova?” (Lc 15, 8) Pulisce la casa e la cerca con attenzione, questa è l’opera misericordiosa del Padre per ciascuno di noi. Non gli importa di nient’altro. Le donna pulisce, lavora giorno e notte per trovare la dracma perduta, moneta che, ricordiamoci, non ha alcun valore economico. Il Padre celeste non si preoccupa se non vali niente, se sei il peccatore più duro e crudele. Per Lui ciò che vale davvero è che tu sei Suo figlio. Figlio peccatore, sudicio, rabbioso, violento, che come il figlio prodigo si è allontanato e ha sperperato tutta la sua eredità, ma per Lui questo non conta. Tu sei prezioso ai suoi occhi, sei la pecora smarrita che necessita di protezione e di cura. Per Lui importa solo che sei suo figlio! Spazza l’intera casa, ogni angolo della nostra vita, gli angoli doloranti, sofferti, sporchi ... Per Lui, il tempo e la fatica non contano, quello che conta siamo ciascuno di noi. Per cercarci, accende una lanterna che illumina ogni angolo buio della nostra vita. Siccome Egli offre tutto, accende una lanterna preziosa, offre Gesù stesso. Egli è la luce che può illuminare e schiarire la nostra mente corrotta. Il mondo di oggi vive nel buio più totale. Senza renderci conto rischiamo di cadere nell’inferno del nostro ‘Io’ egoista. Non è forse vero che siamo insicuri, schiavi delle passioni disordinate e pensieri depressivi? Tutto sembra buio, senza speranza. Dio Padre ci risponde e aiuta ad accendere la fiaccola della nostra casa interiore, del nostro io, per illuminare ogni angolo nascosto e fetido. Questa luce è Gesù, che muore per me, per noi, sulla croce e diventa sorgente di misericordia, prendendo su di Sé i nostri peccati. Il Padre dona tutta la luce, Suo Figlio Gesù, fino a prendersi Egli la tenebra del mondo. Gesù si fa peccato per pulire i nostri peccati e morendo ci dimostra che questo è l’unico modo per capire la misericordia del Padre, affinché viviamo la vera misericordia gli uni con gli altri. “Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dracma che avevo perduta” (Lc 15,9) Infine, trovata la dracma, la donna fa festa e chiama tutte le sue amiche. In cielo c’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte (cfr Lc 15, 10). È la gioia del Padre misericordioso, non importa il fatto che un tempo la dracma (io e te) era perduta, ma occorre festeggiare perché ciò che era perduto è stato ritrovato, il figlio è tornato a Lui. Il figlio rimane figlio anche quando si perde, tradisce o si nasconde. Dobbiamo scegliere di far festa senza guardare i nostri peccati e quelli degli altri. Accogliamo ogni persona, in particolare il peccatore, come una madre che riceve il suo figlio nel grembo e fa festa quando nasce. Perché vivere mormorando e ricordando i propri peccati e quelli degli altri? Che cosa è più salutare? Vivere di ricordi negativi o far festa esaltando l’amore del Padre che si dona e ci dona suo Figlio per amore? Siamo misericordiosi come lo è la maternità del Padre celeste! P. Antonello e P. Enrico