Catalogo 052 PRIMA TRIENNALE DI GRAFICA

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Catalogo 052 PRIMA TRIENNALE DI GRAFICA
GRAFICA-2
PRIMA TRIENNALE DI GRAFICA
CITTÀ DI BRESCIA
L’OPERA GRAFICA DI GIUSEPPE GUERRESCHI
AAB EDIZIONI
COMUNE DI BRESCIA
PROVINCIA DI BRESCIA
ASSOCIAZIONE ARTISTI BRESCIANI
GRAFICA-2
PRIMA TRIENNALE DI GRAFICA
CITTÀ DI BRESCIA
L’OPERA GRAFICA DI GIUSEPPE GUERRESCHI
a cura di
Mauro Corradini
25 settembre - 14 ottobre 1998
sala dei santi Filippo e Giacomo - via delle Battaglie, 61/i - Brescia
feriale e festivo 15-19
lunedì chiuso
galleria aab - vicolo delle stelle, 4 - Brescia
feriali e festivi 15,30 -19,30
lunedì chiuso
AAB EDIZIONI
Il consiglio direttivo dell’Associazione Artisti Bresciani (A.A.B.) all’inizio
del suo mandato, nel 1996, ha deliberato di programmare mostre nazionali o internazionali di grafica con cadenza triennale, allo scopo di dare
spazio e voce ad una “tecnica” che talora, per pregiudizi non del tutto superati, è ritenuta di secondaria o marginale importanza, mentre rappresenta il nucleo costitutivo del processo artistico ed esige un rigore e una
disciplina che sembrano richiamare un mondo artigianale antico.
Il consiglio direttivo ha altresì stabilito di qualificare ogni edizione con
una particolare connotazione, decidendo, per l’edizione 1998, di privilegiare la tecnica calcografica e di invitare artisti nati dopo il primo gennaio
1960 per offrire un panorama rappresentativo dell’attività delle giovani
generazioni.
La Triennale di grafica è definita Città di Brescia perché è organizzata in collaborazione con l’assessorato alla cultura del Comune di Brescia.
La prima edizione è stata affidata al professor Mauro Corradini in virtù
del fatto che egli, studioso e critico d’arte, è noto in tutto il Paese in particolare proprio per ciò che attiene alla produzione grafica e al disegno.
A norma del regolamento alla sezione dedicata agli artisti contemporanei, ospitata nella sala comunale dei Santi Filippo e Giacomo, viene affiancata una mostra che presenta l’opera grafica di un maestro del nostro secolo, Giuseppe Guerreschi, allestita nella sede dell’Associazione.
L’Associazione Artisti Bresciani esprime il più vivo ringraziamento al professor Mauro Corradini per la serietà dell’impegno, la qualità del lavoro
organizzativo e di studio e la disponibilità dimostrata in ogni fase progettuale e pratica della manifestazione; ai giovani artisti, che hanno reso possibile con la loro partecipazione l’avvio dell’impegnativa e ambiziosa iniziativa; alla signora Augusta Laura Guerreschi, al signor Max Guerreschi e
alla Galleria Bellinzona di Milano per la loro generosa disponibilità.
Il direttore
Francesca Manola
Il presidente
Vasco Frati
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Regolamento
1. L’Associazione degli artisti bresciani (in sigla A.A.B.), agenzia culturale pubblica
fondata nel 1945, convenzionata con il Comune di Brescia e collaborante con i
Civici Musei d’Arte e Storia, l’Amministrazione provinciale di Brescia e l’Associazione “Brescia mostre - Grandi eventi”, ha deliberato di organizzare con regolare
cadenza esposizioni nazionali o internazionali di opere grafiche (tecniche riproducibili), assegnando all’iniziativa la denominazione di
TRIENNALE DI GRAFICA CITTÀ DI BRESCIA
Ogni Triennale sarà affidata alla competenza di un critico di fama nazionale e avrà
specifiche connotazioni.
2. La prima edizione della Triennale sarà realizzata nel periodo dal 26 settembre al
14 ottobre 1998 ed è riservata agli operatori artistici nati o residenti o attivi in
Italia che siano nati dopo il primo gennaio 1960. Saranno consentite solo le tecniche calcografiche.
La cura della prima Triennale è affidata al critico professor Mauro Corradini, a cui
spetterà la scelta degli artisti invitati e la selezione degli artisti che intendano partecipare all’iniziativa.
3. L’A.A.B. si impegna ad informare dell’iniziativa accademie di belle arti, critici e artisti presenti nei repertori nazionali direttamente o per il tramite di comunicati
resi pubblici dagli organi di informazione di massa.
4. Gli artisti che intendano partecipare alla prima edizione della Triennale dovranno
inviare o consegnare il materiale informativo (cataloghi, fotografie, recensioni eccetera) alla sede dell’A.A.B. (vicolo delle Stelle 4 - 25122 Brescia), a proprie spese
e cura, entro il 30 aprile 1998.
L’A.A.B. si impegna a comunicare l’esito della selezione a tutti gli artisti di cui sopra entro il 31 maggio 1998 e a ordinare e conservare il materiale pervenuto nella propria biblioteca, aperta al pubblico.
5. Gli artisti selezionati dovranno inviare, a proprie spese e cura, alla sede
dell’A.A.B. entro il 30 giugno 1998:
– tre opere grafiche, di cui almeno una inedita, corniciate e con le modalità che
saranno indicate;
– la riproduzione fotografica in bianco e nero delle tre opere;
– un curriculum/biografia completo, aggiornato e possibilmente discorsivo.
6. L’A.A.B. si impegna, a proprie spese e cura, ad allestire la mostra delle opere degli
artisti selezionati e a pubblicare un catalogo con la riproduzione fotografica delle
opere stesse.
Le lastre delle opere inedita potranno essere utilizzate per una tiratura speciale,
secondo condizioni da concordare.
7. Le opere verranno restituite a cura dell’A.A.B. e a spese degli artisti.
8. Collateralmente alla mostra delle opere degli artisti selezionati e nello stesso periodo la A.A.B. organizzerà una esposizione/omaggio dedicata alle opere di un importante autore vivente o recentemente scomparto. Per l’edizione 1998 l’esposizione/omaggio verrà dedicata alle opere di Giuseppe Guerreschi.
9. Per ogni informazione gli artisti interessati potranno rivolgersi alla segreteria dell’A.A.B. (tel. e fax 030-45222; dal martedì al sabato, dalle 15.30 alle 19.30), contattando le dottoresse Francesca Manola e Silvia Gozzetti, o al curatore della Triennale, professor Mauro Corradini (via Valle di Mompiano 54 - 25133 Brescia; tel.
030-2005882).
10. L’A.A.B., pur offrendo condizioni di sicurezza per la propria sede e garantendo la
massima cura, sarà esonerata da qualsiasi forma di responsabilità (danni, furti eccetera) nei confronti delle opere consegnate.
Brescia, 15 gennaio 1998
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Alcune riflessioni su una rassegna di grafica,
racchiusa in un’anagrafe ristretta
Mauro Corradini
1. Introducendo il suo testo, edito da Mondadori quasi trenta anni orsono, La collezione di stampe, Ferdinando Salamon annota che nella seconda
parte del libro, dopo aver dedicato la prima alla “descrizione della stampa”, affronta e racconta “l’interessante, secolare, talora drammatica storia
del foglietto di carta”1. Il grande studioso non manca di sottolineare come la nostra età – meglio sarebbe affermare: il nostro secolo – abbia posto la necessità di ri-qualificare la stampa, conosciuta nella storia attraverso il termine generico di “incisione”, con il nuovo aggettivo di “originale”.
Tale necessità, avvertita già all’inizio del decennio settanta, assume oggi
un’urgenza ancor più consistente, dal momento che la riproduzione dell’opera dei maestri acclarati, da sempre patrimonio minore dei graveurs, è
diventata in forme sempre più massicce appannaggio dei mezzi fotomeccanici.
Ricorda ancora, lo studioso ed esperto di grafica, che artisti di fama, all’inizio del nostro secolo, hanno concesso, con ingenuità o con leggerezza,
la tiratura con mezzi fotomeccanici e successivamente hanno firmato le
copie, di opere proprie: in altri casi – e si tratta ancora e sempre di artisti di chiara fama – alcuni di loro hanno concesso che si utilizzassero le
litografie originali, create come illustrazioni di testi, per tirature pressoché illimitate, limitandosi tuttavia a firmarne soltanto le poche copie numerate.
Sono episodi che hanno riaperto il problema circa l’originalità dell’opera
grafica, originalità che si realizza in precise e determinate condizioni.
Le “aperture” effettuate dai maestri – e si ricordavano, senza citarli direttamente, gli esempi di Braque, Miró e Chagall – hanno tuttavia costituito
una indicazione, spesso un vincolo, al cui interno si sono inserite numerose esperienze, a far capo da quelle di coloro che, non conoscendo che superficialmente il linguaggio incisorio, preferiscono quello fotomeccanico,
fino a giungere a quelle di coloro che trovano più agevole (semplice) far
riprodurre un disegno fotomeccanicamente, che eseguire direttamente
una litografia.
Al percorso semplificato del mezzo fotomeccanico si aggiunge a volte
quello innovativo (o presunto tale): l’uso di materiali alternativi di certo
non toglie nulla all’originalità dell’opera calcografica, purché vengano rispettati i criteri minimi, che si raccomandano ad ogni riunione di addetti
1 F. Salamon, La collezione di stampe, Milano, Mondadori, 1971, p. VIII.
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ai lavori con manifesti e dichiarazioni2. Di certo, in troppi casi, la prevalenza di opere realizzate fotomeccanicamente mette in seria discussione
non tanto i risultati ottenuti, poiché, dal punto di vita artistico, nessuna
regola preventiva è valida, ma i termini di appartenenza: una fotografia,
per esemplificare, non è una stampa d’arte originale, ma è una fotografia
originale: non si vuole (almeno in questa sede) affermare che l’una sia più
significativa dell’altra; si vogliono solo indicare le opere attraverso i termini specifici.
Tale rottura degli schemi ha una sua giustificazione culturale all’interno
della storia delle avanguardie: la forte ripresa, avvenuta negli anni sessanta,
ma con anticipazioni e annunci nel decennio precedente, delle componenti new-dada, ha favorito l’abbandono dei mezzi più tradizionali; la nascita di esperienze come quelle che sono emerse nell’ultimo quarantennio, dal concettualismo alla body art, alla land art, ha spostato radicalmente i termini della produzione tradizionale, al cui interno anche la grafica
ha un suo spazio specifico. Ne sono conseguiti, specie tra le più giovani
generazioni, due percorsi a forbice, sempre più divergenti.
Da una parte sono emerse le forme “altre”, che spesso hanno poco a che
fare con la tradizione, ma rinviano piuttosto a processi produttivi dove
l’artista appare come un architetto che progetta, ma manualmente o poco
o nulla esegue, se non il piano (progetto) generale. È una tendenza che si
manifesta in quasi tutti i movimenti caratterizzati dall’impiego delle poetiche minimali, dall’uso dei materiali di origine industriale, e così via. Per
quel che riguarda la relazione con la grafica originale, o tradizionale, quella
che si ottiene incidendo o elaborando manualmente una matrice, sono assimilabili alle tendenze indicate anche quelle che provengono direttamente dal cuore del dadaismo, e hanno voluto utilizzare l’oggetto d’uso, a volte lo scarto, a partire da quello pubblicitario, del manifesto strappato, come base per la produzione di immagini (uniche, ma anche seriali).
Si tratta di opzioni estetiche lontane dai mezzi tradizionali; e tale distanza
diviene emblematica, quasi palpabile, in campo grafico, che abbisogna, al
contrario, di lente misure, di ritmi, di segni, che prendono forma e vigore
solo in quella particolare modalità che è il rapporto della mano (che incide) con la lastra.
Forse basterebbe presentare le elaborazioni poetiche di questa natura
per quel che sono, operazioni anche riproducibili, realizzate con mezzi altri (ma non per questo meno degni, almeno poeticamente) rispetto a
quelli della calcografia.
2 Si ricorda la “Dichiarazione di Vienna”, da molti utilizzata come metro di paragone per la certificazione di “originalità” della stampa d’arte: approvata al “Terzo congresso delle arti plastiche”, tenutosi a Vienna nel 1960, la dichiarazione
si compone di cinque paragrafi; dopo quella di Vienna, vale la pena di richiamare, per l’ampia accettazione, quella del Comitato nazionale della stampa, redatta nel dicembre 1964, e riportata su “Nouvelle de l’Estampe”, nel febbraio
1965.
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Sull’altro versante, al contrario, è rimasta la pattuglia degli incisori, quelli
che frequentano d’estate Urbino, che godono al profumo dell’inchiostro
tipografico, e hanno le mani annerite e sporche a causa del costante contatto con esso.
Se dunque è venuta emergendo una linea di ricerca, al cui interno la grafica appare luogo occasionale, spesso spurio nel suo uso, quando non addirittura contrario alle norme richiamate più sopra in nota, se dunque è venuta emergendo una concezione che fa dell’artista stesso e della sua sacralità l’unico termine di riferimento, sul lato opposto si è venuto quasi
definendo in forme maniacali un gruppo – nemmeno tanto sparuto – di
amanti dell’incisione, che intendono non allontanarsi dalle norme, intendono recuperare tecniche obsolete – come la “maniera nera”, riemersa
alla gloria produttiva nell’ultimo ventennio –; si è venuta cioè divaricando
la forbice della ricerca, attraverso la specificità rimarcata: nel caso dell’incisione, si è come formato una sorta di cenacolo per adepti rigorosi, che
cercano nella lastra quella medesima vibrazione-tensione-emozione, che
altri cercano con altri, e a volte più massmediali, mezzi linguistici.
2. Puntata l’indagine su un campione giovane, ma impossibilitato ad essere
giovanissimo per le difficoltà intrinseche del mezzo, la Prima Triennale di grafica dell’Associazione Artisti Bresciani non ha privilegiato alcuna tendenza, ma ha
tentato di privilegiare (scegliere) la qualità. Per un probabile legame “interno” al mezzo linguistico, che nel contatto con la lastra trova la sua giustificazione, i linguaggi che sono emersi e si presentano, per quanto non esaustivi,
dimostrano, anche attraverso un vasto campione di giovani, che la ricerca incisoria ha molte relazioni con la storia dell’incisione, più che con la storia
(recente) dell’immagine. Avviene che la stampa, racchiusa in quel circolo
informale, cui più sopra si è fatto cenno, appaia come una sorta di sfida, di ricerca linguistica, portata alla follia dal gesto amoroso che scava la lastra: per
questo, ai partecipanti ad una rassegna come quella che stiamo presentando,
appare sotterraneamente più ovvio (quasi più significativo) confrontarsi con
il segno di Bartolini (per citare un nome esemplare), che con Beuys.
La lastra salva il segno, potremmo dire.
E negli andamenti differenti che si aprono sia alla narratività che all’emozione, sia alla fantasia surreale che alla trascrizione palpitante dei ritmi e
delle pulsioni interiori, negli andamenti differenziati che traducono questa
temperie storica, non configurabile in alcuna linea definitiva, come se solo
la differenziazione individuale traducesse il clima dell’età nostra, alla fine
ritroviamo la forza del segno che sovrasta ogni tendenza. È come se le
poetiche legate all’iconografia o le ricerche legate all’aniconicità trovassero un loro particolare punto d’incontro nella materia dell’incisione, nel
segno, che dell’incisione è l’aspetto più profondo.
Appare abbastanza consolante un simile panorama.
Non solo perché arricchisce l’universo del segno di volti e autori in gran
parte all’alba della loro storia; ma soprattutto perché testimonia una con7
tinuità, che tuttavia permane ed è inquadrabile solo all’interno dei parametri dell’attualità. Si può cioè essere attuali anche incidendo una lastra,
con le antiche magíe dei primi incisori; si può documentare il tempo travagliato che attraversiamo, si possono tradurre le tensioni e le emozioni,
che spesso accelerate ed accentuate sembrano l’immancabile corredo
delle generazioni che emergono dopo il diluvio delle ideologie, attraverso
un segno che si piega ai bisogni nuovi del mondo dell’immagine.
Mi capita spesso, per ragioni di mestiere, di andare a rileggere la rapida
obsolescenza di numerose esperienze nuove: basta scorrere i cataloghi di
un ventennio (recente), per rendersi conto di come molte esperienze innovative (alla comparsa) e dirompenti (all’apparenza) siano rapidamente
naufragate nei luoghi dell’oblio. Esperienze che spesso hanno attraversato
il loro tempo con una puntualità espressiva significativa sono di fatto finite nell’angolo buio della memoria, con la stessa rapidità con cui si mette
la sordina alle esperienze della politica o ai clamori della cronaca.
Dov’è Gorbaciov?, vien da chiedersi.
Una parte di questa rapida mortalità appartiene alla logica della vita.
E tuttavia riteniamo che, proprio in virtù e in forza di una tecnica, che vive sul rigore del segno, e si invera sulla lastra per far emergere sotterranee emozioni, proprio in virtù di una legittimità “di mestiere” (monacale
e maniacale, ad un tempo) che recupera e fa proprio un linguaggio, costruito sulla tradizione, anche se aperto al nuovo, i giovani che espongono
nella prima rassegna triennale dedicata all’incisione non finiranno rapidamente nella stanza buia, dove più facilmente i volti si dimenticano.
La rassegna propone un relativamente piccolo numero di incisori invitati
(poco meno di 60); nella esiguità delle proposte, la mostra testimonia la
frantumazione delle esperienze poetiche del mondo giovanile. L’occasionalità dell’appuntamento, la prima edizione della rassegna, sono fattori
sufficienti a giustificare l’improbabile esaustività della mostra stessa. Alcune costanti, alcuni percorsi, che in mostra, attraverso il percorso espositivo, si esplorano assai meglio, sono tuttavia rintracciabili. E stupisce, dopo
tanto concettualismo, dopo tanto minimalismo, la persistenza, di alta qualità, del mondo del racconto, del bisogno linguistico di documentare l’emozione di fronte alle cose del mondo: magari non più e non solo il paesaggio, ma una realtà più intima, più personale, più profondamente individuale: è la tendenza che sembra collegarsi con la grande tradizione narrativa, ed ha in Bartolini e nel suo incedere espressivo uno dei suoi numi
tutelari, almeno nel nostro secolo.
Una seconda tendenza poetica sembra maggiormente risentire dei percorsi informali, che hanno, in forme diverse, attraversato la nostra storia
artistica recente; materia, spessori, che emergono dall’acido diretto, grumi
e segni accavallantisi, sembrano rappresentare il sostrato per un percorso
che punta direttamente a mettere in luce la palpitante vibrazione individuale dell’emozione. Anche in questo caso gli esempi e le esperienze cui
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rifarsi sono molteplici: in questi giovani sembra emergere il desiderio di
dar conto del proprio impatto individuale con la lastra, di un minuto procedere nei confronti di uno spazio infinitesimale, che si vuole organizzare,
al fine di testimoniare una propria traccia, una propria presenza, un labile
segno di un passaggio.
Vi è infine una linea poetica, in una certa misura trasversale, caratterizzata
dall’imperio del segno stesso: sembra emergere sia nel versante dell’aniconicità, che nel versante narrativo e iconografico. Tendenza che si connota anch’essa per il forte legame con il mondo infantile, come emerge
da molteplici segni; sia, in altri casi, nella messa in luce di un mondo poetico e onirico; mondo ri-vissuto sulla falsariga della surrealtà, avvertita e interpretata attraverso un sogno ad occhi aperti; sia, ancora, nell’azzeramento del mondo delle cose, per dare vigore all’iterazione, all’insistita ricerca di una via interiore, che si riversi sulla lastra attraverso forme neoprimitive: tendenza dove la forza incisoria sembra rinvigorire la complessità dei mondi poetici, in forme diverse tutti collocabili sotto l’insegna di
quell’individuale, che sembra costituire l’unico livello costitutivo dell’universo giovanile.
La molteplicità delle proposte riconferma l’accenno iniziale: essere il mondo giovanile non determinato da una corrente o da una tendenza poetica,
ma piuttosto caratterizzato dalla commistione, dalla compresenza di differenti scelte stilistiche e di elaborati, forti contesti individuali, connotanti
l’intero stuolo degli espositori. Un grande artista ha affermato che l’opera
d’arte contemporanea non è altro che l’impronta digitale del singolo artista: affermazione mai tanto vera come in questo caso, in cui l’universo giovanile si manifesta, con quel soggettivismo che sembra essere il sotterraneo supporto di ogni caratterizzazione, da cui deriva la non centralità di
alcun linguaggio, piuttosto la contraddittoria molteplicità dei linguaggi.
Sotto l’universo delle poetiche esiste una certezza, rintracciabile appunto
nella qualità tecnica, nella lastra, si diceva più sopra, che salva il segno.
Anche per questa ragione, la rassegna che si è costruita come un viatico
per gli autori degli anni che verranno rende un doveroso omaggio ad un
grande della seconda metà del secolo.
Giuseppe Guerreschi (Milano, luglio 1929 - Saint Laurent du Var, maggio
1985), con il rigore del segno e una interna coerenza, una razionalità che
nel segno trova la sua risposta stilistica più alta, ha attraversato la seconda metà del secolo, a partire dagli anni cinquanta, fino alla morte.
L’omaggio a Guerreschi vuole rappresentare una traccia di quella continuità, che la mostra, nel suo insieme, esprime. È all’interno del segno – e
quale segno!, si direbbe, mutando e parafrasando la lucida espressione rivolta a Monet – che si compie la sutura tra le generazioni, e quel patrimonio di lucide emozioni, che ha attraversato lo specchio della nostra recente esperienza, può continuare a dialogare con le espressioni più fresche e giovani, può lievitare sotterraneamente, all’interno delle rinnovate
esperienze che si raccolgono in questa sintetica carrellata.
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Paolo Aquilini
nato a Como il 15/1/1969
residente a
22020 San Fermo della Battaglia (Co)
in via Volta 10/a
tel. 0338-9150503
Dopo aver ottenuto nel 1988 il diploma di maestro d’arte applicata
presso l’Istituto statale d’arte di
Cantù, Paolo Aquilini si è iscritto
all’Accademia di belle arti Aldo
Galli di Como diplomandosi nel
1994 in pittura e restauro pittorico ed iniziando ad insegnare nel
corso di tecniche dell’incisione calcografica.
Dal 1990, dopo una breve esperienza legata alla serigrafia, si occupa come libero professionista di
incisione calcografica, sia come artista che come stampatore, e di xilografia in legno di testa.
Sempre presso l’Accademia Galli
cura corsi interdisciplinari in collaborazione con docenti di chimica,
storia dell’arte e fotografia artistica.
Il suo interesse per l’incisione non
si limita agli aspetti puramente storici e filologici, ma si allarga ai problemi chimici e merceologici della
stampa, sviluppando ed allargando
le conoscenze che gli derivano dalla collaterale attività di conservatore, restauratore ed editore.
Numerose le sue partecipazioni ad
esposizioni e a concorsi sia nazionali che internazionali; le sue opere
sono state richieste come patrimonio permanente dalla Fondazione lombarda per la grafica d’arte di
Stezzano (Bg) e dal Museo della
grafica di Bagnacavallo (Ra).
10
Totem 1997
tecnica mista diretta su zinco
mm 495 x 345
Luogo, 1998
tecnica mista diretta su zinco
mm 290 x 280
11
Agostino Arrivabene
nato a Rivolta d’Adda (Cr) l’11/6/1967
residente a
26025 Gradella di Pandino (Cr)
in via Valletta 17
tel. 0373-90655
Agostino Arrivabene si è diplomato all’Accademia di belle arti di
Brera a Milano ed ha iniziato l’attività espositiva nel 1990 con una
mostra collettiva presso la Galleria
Aquarius di Cremona.
Parallelamente all’attività espositiva -svolta prevalentemente in territorio italiano (Roma, Suzzara,
Crema, Milano, Reggio Emilia, dove
nel 1998 ha realizzato la mostra
personale L’arte segreta di Agostino
Arrivabene presso il Caffé Arti e
Mestieri)- e alla partecipazioni a
concorsi a Roma, Suzzara, Crema,
ha eseguito illustrazioni per opere
pubblicate dalle case editrici Frassinelli, Pan Gross, Pulcinoelefante,
Edizioni dell’Ariete.
Oltre alle incisioni, realizza anche
ex libris.
Atena, 1994
acquaforte su zinco
mm 160 x 140
HIV - I condannati, 1990
acquaforte - acquatinta su zinco
mm 150 x 200
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Eva Aulmann
nata a Stoccarda (Germania) il 5/1/1972
residente a
50134 Firenze
in via Giovanni Fabroni 50
tel. 055-494606
Dopo aver conseguito il diploma
di maturità presso la Freie Waldorfschule Uhlandshöhe ed essersi
trasferita in Italia, dal 1992 al 1996
l’artista ha frequentato la sezione
di scultura dell’Accademia di belle
arti di Firenze e dal 1993 al 1996
la scuola di incisione dell’Accademia di belle arti Vairo Mongatti,
sempre di Firenze.
Nel 1996 Eva Aulmann ha vinto
una borsa di studio bandita dalla
scuola internazionale di grafica Il
Bisonte del capoluogo toscano,
che le ha permesso di ampliare le
sue nozioni tecniche e, allo stesso
tempo, di approfondire la ricerca
artistica.
L’inizio dell’attività espositiva è avvenuta nel 1993 in contemporanea
con le prime partecipazioni a concorsi nazionali ed internazionali.
Ha seguito lo stage organizzato dal
Freie Kunststudienstätte Ottersberg di Brema (Germania), dedicato all’approfondimento dell’uso
dell’arte a fini terapeutici.
Sue opere sono presenti nella Raccolta Bertarelli del Palazzo Sforzesco a Milano e nel Gabinetto di
stampe antiche e moderne di Bagnacavallo (Ra).
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L’astice, 1998
acquaforte su zinco
mm 340 x 490
Girasoli con lucertola, 1996
acquaforte su zinco
mm 200 x 400
15
Marco Belladelli
nato a Genova il 30/10/1969
residente a
16100 Genova
in via D. Fiasella 5
tel. 0368-3904578
Marco Belladelli si è diplomato in
pittura all’Accademia di belle arti
di Brera a Milano nel 1994, iniziando sin dal 1991 a presentarsi in
rassegne collettive di pittura e di
incisione, prediligendo nella seconda arte le tecniche dell’acquaforte
e della puntasecca.
Nel 1995 ha aderito all’Associazione incisori liguri, con la quale ha
esposto al Museo d’arte contemporanea di Villa Croce a Genova.
Fra il 1995 e il 1997 l’artista ha
partecipato a numerose ed importanti manifestazioni nazionali a Genova e a Porto Venere e si è presentato, tra l’altro, sia alla rassegna
Etruriarte -mostra-mercato di arte
contemporanea- che all’esposizione di fogli originali del repertorio
degli incisori italiani della Pinacoteca di Bagnacavallo.
Nel 1998 ha proposto sue opere
grafiche e pittoriche a Biella, Genova, Torino.
Maschera, 1996
puntasecca
mm 145 x 145
Maschera, 1998
puntasecca
mm 145 x 145
16
17
Tiziano Bellomi
nato a Verona il 2/9/1960
residente a
37036 San Martino Buon Albergo (Vr)
in via Luigi Gottardi 8/A
tel. 045-994350
Tiziano Bellomi, pittore e incisore,
dopo aver frequentato il Liceo artistico statale di Verona si è diplomato in discipline pittoriche presso l’Accademia di belle arti G.B.
Cignaroli della città natale, dove è
stato allievo di Nereo Tedeschi.
In seguito ha partecipato al corso
annuale organizzato dalla Scuola
internazionale di grafica di Venezia,
sotto la guida di Matilde Dolcetti e
Greg Murr.
È stato socio fondatore dell’Associazione culturale incisori veronesi,
con la quale continua a collaborare.
Le sue prime incisioni risalgono al
1984; da allora non ha mai abbandonato la pratica di questa arte, lavorando prettamente con le tecniche dell’acquaforte e dell’acquatinta.
18
Interno post-industriale, 1998
acquaforte su rame
mm 400 x 286
Paesaggio urbano con semafori, 1997
acquaforte su rame
mm 279 x 196
19
Emilio Belotti
nato a Castelli Calepio (Bg) il 3/8/1964
residente a
24068 Seriate (Bg)
in via Brusaporto 64
tel. 035-300466
Dopo gli studi artistici presso il Liceo artistico di Bergamo, l’artista
ha seguito il corso di iconografia
presso il Centro studi russi di Seriate (Bg) e quello di arte musiva a
Spilimbergo (Pn), per poi diplomarsi in pittura all’Accademia di
belle arti di Brera a Milano.
L’inizio della sua partecipazione a
mostre collettive, dalle quali gli derivano riconoscimenti e premi di
prestigio, risale al 1978; nel 1981
ha vinto il premio Gandosso, nella
cui giuria figurava il critico Raffaele
De Grada, e il premio Pace a Mosca ed iniziato la serie di rassegne
personali in spazi espositivi importanti in Italia e all’estero (Innsbruck, Muhen in Svizzera, Wiesbaden in Germania, Brescia, Bergamo, Milano eccetera).
Parallelamente all’attività di grafico
e in virtù delle sue esperienze scolastiche, Belotti ha realizzato mosaici, vetrate ed affreschi in luoghi
pubblici privati e di culto.
Nel 1997, in occasione delle manifestazioni collaterali organizzate
per la Biennale di Venezia, ha ricevuto dalla Comunità Europea e
con il patrocinio dell’ENIT il Premio europea per la pittura.
A Bergamo insegna disegno e storia dell’arte.
20
Passioni, 1998
acquaforte, acquatinta e acido diretto
su rame
mm 306 x 202
Polvere, 1996
acquaforte, acquatinta, puntasecca e
acido diretto su rame
mm 237 x 153
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Maria Pina Bentivenga
nata a Stigliano (Mt) il 10/4/1973
domiciliata a
00100 Roma
in via Cola di Rienzo 140
tel. 06-3235391
Nel 1991, dopo aver conseguito il
diploma magistrale presso l’Istituto
F. Alderisio di Stigliano (Mt), Maria
Pina Bentivenga si è iscritta al corso di pittura dell’Accademia di belle arti di Roma, iniziando nel 1993
ad interessarsi alla tecnica dell’incisione.
Diplomatasi in pittura nel 1995, ha
ottenuto la maturità in arte applicata-tecniche di incisione nel 1997.
Le prime presenze in mostre collettive nazionali risalgono al 1993,
mentre la prima partecipazione a
concorsi a carattere grafico è del
1995.
Nel 1997 ha ottenuto il primo
premio ex aequo all’ex tempore di
pittura organizzata in occasione
dell’Art’Estate 1997 del comune di
Castro dei Volsci (Fr) ed ha partecipato al premio Hendrick Cristian
Handersen indetto dall’Accademia
di San Luca di Roma.
Caffarella, 1997
acquaforte su zinco
mm 179 x 310
Paesaggio fantastico, 1997
acquaforte su zinco
mm 297 x 464
22
23
Giovanni Bonaldi
nato a Serina (Bg) il 17/4/1965
residente a
24017 Serina
in via Pineta 1
tel. 0345-66169
Conseguita la maturità artistica
presso il Liceo artistico statale di
Bergamo, Giovanni Bonaldi si è diplomato con lode in pittura presso
la Nuova Accademia di belle arti di
Milano, dove, per l’incisione, aveva
seguito gli insegnamenti del maestro Walter Valentini.
A seguito di una serie di esperienze didattiche e lavorative (nel
1987-1988 è stato assistente al
corso di strutturazione dello spazio della Nuova Accademia tenuto
da Gianni Colombo, nel 1991 docente di educazione artistica presso una scuola media, nel 1992 collaboratore con Umberto Mariani
per la realizzazione della mostra
antologica del maestro presso il
Nuovo Museo Archeologico di Teramo), nel 1993 l’artista ha vinto il
concorso ordinario di discipline
pittoriche ed è diventato titolare
della cattedra di figura disegnata
presso il Liceo artistico di Treviglio, dove attualmente insegna anatomia artistica.
Dopo le prime esperienze espositive, realizzate a Milano, Bergamo,
Como, nel 1995 è stato invitato
dalla Nuova Accademia di belle arti
di Milano a partecipare alla mostra
di opere di artisti-docenti e assistenti N.A.B.A. 1980-1995 presso
il Circolo culturale San Fedele.
Nel 1996 ha partecipato al Premio
San Carlo Borromeo (palazzo della
Permanente di Milano), venendo
segnalato e premiato dalla critica.
Nell’ottobre dello stesso anno ha
incontrato la poetessa Alda Merini,
con la quale ha stretto amicizia ed
avviato un’interessante collaborazione artistica: da questa esperien24
za sono nati due libri, Curva di fuga
e Il grande gioco della solitudine, con
incisioni di Bonaldi e poesie inedite di Alda Merini.
La prima personale risale al 1997,
quando le sue opere sono state
presentate alla galleria Masserini di
Bergamo.
Nel 1998 l’artista ha presentato al
Calisto Cafè di Vailate (Cr) i disegni per il nuovo libro di poesie di
Alda Merini Salmi della gelosia; ha
esposto a Convivio -manifestazione
realizzata in occasione della Fiera
di Milano- il progetto abito-scultura realizzato per la stilista Daniela
Gerini e ha presentato il libro Curva di fuga al Castello Sforzesco di
Soncino (Cr) e allo Spazio Arte di
Faragera d’Adda (Cr).
Tentativo di respirazione, 1996
ceramolle su ottone
mm 415 x 200
Curva di fuga, 1997
ceramolle e acquaforte su ottone
mm 275 x 200
25
Sandra Bortolazzo
nata ad Asolo (Tv) il 16/12/1968
residente a
31017 Crespano del Grappa (Tv)
in via San Paolo 4
tel. 0423-53719
Sandra Bortolazzo si definisce
un’artista “multimediale”, esprimendosi come poeta -con lo pseudonimo di Giovanna Frene-, pittrice, incisore, critica foto-cinematografica, restauratrice di oli, tempere ed opere d’arte applicata.
Nel 1990 ha conseguito il diploma in pittura presso l’Accademia
di belle ar ti di Venezia e si è
iscritta all’indirizzo di letteratura
italiana della facoltà di Lettere e
Filosofia dell’Università di Padova, sviluppando una tesi su Andrea Zanzotto.
Dal 1991 è componente dell’Associazione incisori veneti di Venezia,
mentre dal 1996 è iscritta all’archivio dei giovani artisti italiani di Padova.
Numerose le rassegne alle quali ha
partecipato, non solo per il settore
grafico (Bagnacavallo, Cagliari, Bergamo), ma anche per il design (Venezia), la pittura (Padova) e l’installazione.
Nel 1994 il D.A.R.S. di Udine le ha
commissionato, insieme ad altri artisti, una cartella con una stampa a
tiratura limitata in favore del fondo
Chance per le donne della ex Jugoslavia.
26
Midons, 1994
acquaforte su zinco
mm 300 x 230
Paesaggio trascendentale, 1994
acquaforte su zinco
mm 200 x 256
27
Sandro Bracchitta
nato a Ragusa il 24/9/1966
residente a
97100 Ragusa
in via degli Aceri 23
tel. 093-2251501
Sandro Bracchitta si è diplomato
all’Istituto d’arte di Comiso e ha
poi frequentato, terminando gli
studi nel 1990, il corso di pittura
dell’Accademia di belle arti di Firenze.
Nel 1992 ha ottenuto una borsa di
studio per la scuola di specializzazione di grafica Il Bisonte di Firenze iniziando, l’anno successivo, una
collaborazione come assistente del
maestro Viggiano.
Nel 1997 ha ricevuto l’incarico di
docente di tecniche di incisione
presso l’Accademia di belle arti di
Lecce; attualmente insegna disegno
al Liceo artistico di Modica.
La sua attività espositiva si è iniziata nel 1991 e ha portato l’artista in
numerose località italiane (Firenze,
Siracusa, Ragusa, Catania, Palermo,
Bologna eccetera) e straniere
(Chamaliéres in Francia, Cadaques
Burgos Ibiza in Spagna, Lubiana,
Cracovia, Sint-Niklaas in Belgio,
Kharkiu in Russia, Uzice in Croazia, Gyor e Budapest in Ungheria,
Sapporo, Tallin in Estonia, Beijing in
Cina) ove ha partecipato a concorsi e competizioni che lo hanno
spesso visto fra gli artisti vincitori
o selezionati.
28
Anabasis II, 1997
puntasecca e carborundum
mm 890 x 610
Anabasis III, 1997
puntasecca e carborundum
mm 800 x 500
29
Agnese Brusca
nata a Priverno (Lt) il 30/6/1972
residente a
04015 Priverno
in via del Montanino 56
tel. 0773-911074
Dopo il diploma in decorazione,
conseguito all’Accademia di belle
arti di Roma, l’artista ha studiato
ed approfondito le tecniche dell’incisione presso la scuola del maestro Pippo Gambino, con il quale
ha poi iniziato una collaborazione
nella sezione di litografia e calcografia dell’Accademia di Roma.
Nel medesimo istituto ha poi ottenuto l’incarico di docente del corso di tecniche dell’incisione.
Dal 1994 partecipa a importanti
rassegne nazionali collettive, iniziando nel 1995 a presentarsi anche in mostre personali a Roma,
Gaeta, Sermoneta (Lt).
Nel 1997 ha allestito una mostra
personale di incisioni presso il
Centro culturale universitario Casa De Porras dell’Università di
Granada in Spagna, mentre nel
1998 è stata fra le protagoniste di
Arte a scuola - Ipotesi di un laboratorio, manifestazione organizzata
presso la Scuola media Giacomo
Matteotti di Aprilia.
30
Promesse, 1998
vernice molle e acquatinta su zinco
mm 250 x 195
Presenze, 1997
acquaforte, acquatinta e vernice molle
su zinco
mm 295 x 225
31
Vincenzo Burlizzi
nato a Melissano (Le) il 14/7/1967
residente a
73055 Taviano (Le)
in via Crispi 2
tel. 0833-589029
L’artista, dopo essersi diplomato al
Liceo classico di Casarano (Le), ha
frequentato per sei anni la Facoltà
di Architettura di Firenze, sostenendo numerosi esami.
Dell’ottobre 1995 è la decisione di
abbandonare l’università per dedicarsi completamente al disegno e
all’incisione.
Iscrittosi alla Scuola internazionale
per la specializzazione della grafica
d’arte Il Bisonte di Firenze, Vincenzo Burlizzi ha frequentato, grazie
anche a due borse di studio messe
a disposizione dal signor Kazumune Kenju, i corsi annuali 19951996, 1996-1997 e 1997-1998; nel
giugno 1996 ha inoltre conseguito
la maturità d’arte applicata presso
l’Istituto statale d’arte di Parabita
(Le).
Dal 1996 è assistente al corso estivo di incisione a colori del professor Swietlan Kraczyna a Barga
(Lu).
La sua attività espositiva ha inizio
nel 1995 in mostre collettive di
grafica realizzate a Firenze (Galleria D.E.A., mostre di fine anno de Il
Bisonte), Barga (mostre di fine anno dei corsi di incisione a colori),
Bagnacavallo, Salsomaggiore Terme,
a Cadaques in Spagna e Città di
Panama.
La sue prime due personali (Vincenzo Burlizzi-Mostra di incisioni e
Vincenzo Burlizzi-Grafica) risalgono
al 1996 e sono state organizzate
entrambe a Firenze, la prima presso la Galleria D.E.A., la seconda
presso STUD.
32
Directions, 1998
acquaforte, acquatinta, bulino
e maniera zucchero
mm 400 x 550
Filles de Kilimanjaro, 1997
acquaforte, acquatinta e bulino
mm 485 x 300
33
Maura Cantamessa
nata a Trescore Balneario (Bg) il 3/3/1966
residente a
24060 Spinone al Lago (Bg)
in via Armando Diaz 36
tel. 035-810347
Maura Cantamessa, dopo la maturità artistica, nel 1991 si è diplomata in pittura presso l’Accademia di
belle arti di Brera a Milano.
I suoi studi di incisione sono legati
ai maestri Hsiao Chin, Angela Occhipinti e Claudio Sugliani e alla
frequentazione, nel 1992, del corso
di calcografia istituito dall’Accademia Raffaello di Urbino.
Oltre all’attività di incisore, l’artista
svolge in proprio quella di stampatore ed è titolare delle Edizioni El
Bagatt di Bergamo, che propongono libri a tiratura limitata dove si
affiancano ai testi grafiche originali.
Essa stessa ha realizzato calcografie originali per pubblicazioni d’arte: Pier Paolo Pasolini, sei poesie con
calcografie anche di Arianna Mobili
e uno scritto di Francesco Leonetti, Luce luce lontana con testi poetici di Fabrizio De André e uno
scritto di Alessandro Gennari.
Nel 1996, in occasione della presentazione del libro dedicato a
Pier Paolo Pasolini, ha realizzato la
sua prima personale presso la biblioteca civica Angelo May di Bergamo ed ha partecipato al Premio
San Carlo Borromeo del Museo
della Permanente di Milano.
34
... una penisola ..., 1998
ceramolle, maniera a penna,
acquatinta all’acido diretto,
sovrapposizione a collage
del carattere tipografico su rame
mm 370 x 250
... il fantasma più recente, 1998
ceramolle, maniera a penna,
acquatinta all’acido diretto,
stampa con fondino su rame
mm 250 x 370
35
Flavio Capoferri
nato a Costa Valle Imagna (Bg) l’1/10/1963
residente a
24030 Costa Valle Imagna
in via Giuseppe Brumana 8
tel. 035-865136
Flavio Capoferri, che è anche scultore, ha iniziato gli studi artistici
presso il Liceo artistico statale di
Bergamo, proseguendoli poi con la
frequentazione dell’Accademia
Carrara della città, ove si è diplomato nel 1992.
Rilevanti per la sua carriera artistica sono stati i due premi ricevuti
l’uno nel 1991, a seguito della partecipazione al concorso nazionale
di calcografia Città di Gorlago
(Bg), l’altro, dedicato dall’Accademia Carrara a Gianna Maffeis, nel
1992; proprio in conseguenza di
essi Flavio Capoferri è stato invitato a partecipare, dal 1992 al 1994,
alla rassegna dedicata all’arte di
stampa Graphos di San Giovanni Binaco (Bg) e a quella, denominata
Gianna Maffeis, organizzata al centro culturale di Gorle (Bg).
Numerose sono poi state le esposizioni, sia collettive che personali,
tenute tra il 1993 e il 1996.
Nel 1997 ha ricevuto un riconoscimento per la sua attività calcografica grazie alla selezione di alcune
opere poi esposte presso la Galleria Ceribelli di Bergamo nella rassegna Arte a Bergamo. Ultime notizie, coordinata dall’Accademia
Carrara e dalla Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo.
36
Infiltrazione, 1998
acido diretto su rame
mm 355 x 275
Superfici, 1998
acido diretto e acquatinta
mm 295 x 195
37
Claudia Casaletti
nata a Biella il 15/12/1967
residente a
19025 Porto Venere (Sp)
in via Colonna 31
tel. 015-63433
Nel 1992 Claudia Casaletti si è diplomata all’Accademia di belle arti
di Brera a Milano iniziando poi a
partecipare ad alcune rassegne
collettive di incisione e pittura organizzate dal Sindacato nazionale
artisti del capoluogo lombardo e
di Genova; di questo periodo sono
anche le sue presenze al Salon II
presso la galleria Seno di Milano e
alla mostra Linee incise allestita alla
Villa Tittoni Traversi di Desio.
Nel 1995 ha aderito all’Associazione incisori liguri, con la quale ha
esposto al Museo d’arte contemporanea di Villa Croce di Genova e
a Genova Nervi, Urbino, Apricale
(Im).
Nel 1996 ha collaborato con Incontro con la stampa d’autore organizzato in occasione del Premio Biella
per l’incisione e l’anno successivo
ha partecipato ad Etruriarte di Venturina (Li), all’esposizione di fogli
originali del repertorio di incisori
italiani antichi e moderni della Pinacoteca di Bagnacavallo, alla IV
Biennale di grafica di Castelleone
(Cr) ed alla IV e V edizione di Andiamo al Piazzo, collettiva di grafica
e pittura di artisti biellesi.
Nel 1998 ha esposto alla galleria
Ce n’est qu’un debut di Torino, a
Genova e Biella.
38
Comparsa, 1998
puntasecca su plexiglass
mm 180 x 100
Comparsa, 1998
puntasecca su zinco
mm 150 x 150
39
Stefano Ceccarelli
nato a Firenze il 23/1/1963
residente a
50125 Firenze
in Costa San Giorgio 32
tel. 055-2344819
Stefano Ceccarelli ha frequentato
a Firenze il Liceo artistico, ove si è
diplomato nel 1982; è proprio con
gli studi superiori che l’artista ha
appreso l’arte incisoria e ha iniziato la sua attività artistica.
Dal 1979 al 1983 ha partecipato a
cinque mostre collettive di pittura
e di grafica organizzate presso il
circolo Il Caminetto di Firenze.
Nel 1988 si è classificato al primo
posto per la grafica al concorso di
pittura e grafica organizzato al
Quartiere 5 del capoluogo toscano, realizzando tre anni più tardi
una mostra di grafica alla galleria Il
Punto di Firenze, ove erano raccolti dieci anni di lavoro.
Dal 1996 è presente con quattro
acqueforti nell’Archivio storico
della grafica italiana di Mantova,
mentre dall’anno successivo è inserito nel Repertorio degli incisori
italiani (vol. II) del Gabinetto di
stampe antiche e moderne del Comune di Bagnacavallo.
Sempre nel 1997 ha vinto con l’opera Il Cristo la selezione al IV Premio Torre Strozzi di Modena Arte e
natura - Arte e sacro, premio al quale è seguita la mostra correlata
(aprile-maggio 1998) e la pubblicazione di un catalogo.
Fino al 1998 ha realizzato settanta
lastre.
40
Pascolo in Mbarara, 1995
acquaforte
mm 200 x 330
Raccogli sermenti, 1991
acquaforte
mm 240 x 180
41
Livio Ceschin
nato a Pieve di Soligo (Tv) il 28/11/1962
residente a
31010 Ponte della Priula (Tv)
in via Moro 18
tel. 0438-445010
Si è formato frequentando l’Istituto d’arte di Venezia e i corsi dell’Accademia Raffaello di Urbino ed
ha iniziato ad incidere nel 1991,
eseguendo da allora più di una
trentina di incisioni, soprattutto
acquaforti.
Dal 1996 alcun sue opere sono
pubblicate negli annuari della libreria antiquaria Prandi di Reggio
Emilia; Livio Ceschin è presente
anche nella Raccolta di stampe
Achille Bertarelli di Milano e nel
Gabinetto nazionale di stampe di
Bagnacavallo.
Nel 1993 e nel 1994 ha partecipato a molti concorsi e premi organizzati in Italia (San Zenone Po-Pavia, Sassari, Cordignano-Treviso, Milano, Genova) e all’estero (Cracovia); nel 1993 ha realizzato anche
una mostra personale al Quartiere
Fiera di Pordenone in occasione
della prima mostra d’arte contemporanea Artisti a Pordenone ‘93.
Dal 1995 al 1997, oltre ad essere
presente a molte rassegne collettive (a Bologna, Padova, Lubiana in
Slovenia, Sant’Agostino-Ferrara,
Milano, Kharkiv-Ucraina, Bitola in
Macedonia, Ovada-Alessandria,
Sarcelles in Francia, Ortona, Modica, Chartrettes in Francia) e a vari
concorsi (San Zenone Po-Pavia,
Casale Monferrato-Alessandria,
Cracovia), ha realizzato anche la
mostra Livio Ceschin e Bruno Missieri alla galleria Fogolino di Trento e
quattro esposizioni personali: nel
1996 ad Asolo (Tv) e Piacenza, nel
1997 a Norimberga in Germania e
a Conegliano (Tv) (Fascino di paesaggi incontaminati).
42
Del 1998 sono altre tre personali:
ancora a Asolo, a Jesolo e a Cortina d’Ampezzo.
La vecchia, 1993
puntasecca su zinco
mm 160 x 130
Sulla neve, tra pini e betulle, 1996
acquaforte su rame
mm 270 x 500
43
Cristina Cherchi
nata a Salò (Bs) il 23/9/1972
residente a
25054 Marone (Bs)
in via Gandane 59
tel. 030-9827263
Cristina Cherchi ha studiato al Liceo artistico Giorgio Oprandi di
Lovere (Bg), diplomandosi nel
1989 alla scuola serale dell’Istituto
d’arte Caravaggio di Brescia; ha poi
conseguito il diploma di maestro
d’arte a Castelmassa (Ro).
In seguito ha frequentato l’Accademia di belle arti Carrara di Bergamo, ottenendo nel 1994 il Premio
Maffeis Milesi per l’incisione e discutendo l’anno successivo una tesi sul
graffitismo urbano con Renata Boero, Claudio Sugliani e Angela Vattese.
Nel 1998 è stata selezionata per
un corso tenuto a Pietra Rubbia
(Ps), dedicato alla lavorazione dei
metalli, diretto dallo scultore Eliseo Mattiacci e presieduto da Arnaldo Pomodoro.
La sua attività espositiva ha inizio
nel 1992 con una mostra realizzata
nella chiesa di San Bartolomeo ad
Albino (Bg).
Negli anni 1995 e 1996 ha partecipato a numerose rassegne e competizioni d’arte, ottenendo spesso
riconoscimenti significativi: primo
premio under ventidue per la sezione di grafica al Premio nazionale
d’arte di Sarezzo (Bs), primo premio per la grafica al Premio nazionale d’arte di Darfo Boario Terme
(Bs), primo premio per la grafica al
Premio regionale d’arte Stazione
insieme di Brescia.
Nel 1996 è stata segnalata per la
cartolina d’artista al MI ART di Milano.
Nel 1998 ha partecipato al concorso triennale organizzato dall’A.A.B. per artisti under trenta, risultando fra le quattro artiste segnalate.
44
Le pale, 1998
acquatinta, maniera a penna e acido
diretto su rame
mm 175 x 95
Vortice, 1996
acquatinta, acquaforte, ceramolle
e maniera a penna su zinco
mm 320 x 240
45
Paola Corti
nata a Milano il 26/7/1963
residente a
20146 Milano
in via Marostica 19
tel. 02-4078334
Dopo aver conseguito il diploma
all’Accademia di belle arti di Brera
a Milano, l’artista ha iniziato ad applicarsi al disegno tessile e all’incisione.
Le sue prime presenze a concorsi
italiani e stranieri si riferiscono al
primo dei due settori a cui Paola
Corti ha rivolto la sua attenzione:
nel 1986 infatti ha ricevuto il primo premio al Premio Italia per il
tessuto stampato, mentre nel 1986
e nel 1988 ha partecipato in qualità di finalista per l’Italia al primo e
al terzo concorso internazionale
per designer di tessuti indetti dalla
Fashion Foundation di Tokyo.
La prima mostra di acqueforti, allestita presso la libreria internazionale Sperling e Kupfer di Milano, risale al 1990.
Nel 1991 Paola Corti è presente
alla mostra legata al Premio per
giovani incisori italiani organizzata
al Museo di Villa Croce di Genova;
nella seconda edizione della medesima iniziativa (1995) è risultata fra
gli artisti selezionati.
Nel 1993 e nel 1996 ha partecipato alla mostra del Repertorio degli
incisori italiani del Gabinetto di
stampe antiche e moderne del Comune di Bagnacavallo.
46
L’albero del parco, 1998
acquaforte su zinco
mm 320 x 245
Santa Maria di Salina, 1997
acquaforte e puntasecca su zinco
Ø mm 140
47
Jacopo
Dalmastri Giugni
nato a Bologna il 2/11/1963
residente a
40050 Livergnano (Bo)
in via Nazionale 270
tel. 051-778800
Jacopo Dalmastri Giugni si è diplomato all’Accademia di belle arti di
Bologna, ove sono tuttora conservati suoi dipinti e acqueforti.
La sua attività espositiva, inizialmente caratterizzata dalla partecipazione a rassegne collettive emiliane e lombarde, risale al 1981,
con una mostra allestita presso la
galleria Nuovo Ruolo di Forlì; dal
1995 l’artista espone anche all’estero in collaborazione con la Galleria L’Ariete di Bologna (a Düsseldorf e Colonia, a Strasburgo, a Barcellona), continuando a presentarsi
anche sul territorio nazionale (Torino, Milano, Bologna).
Numerose anche le rassegne personali iniziate nel 1983 con una
mostra di pittura e grafica, Jacopo e
Silvia, allestita presso il palazzo comunale di Bertinoro (Fo).
Jacopo Dalmastri Giugni ha anche
partecipato a concorsi e premi nazionali, ricevendo nel 1986 il primo
premio al concorso Giorgio Morandi bandito dall’Accademia di
belle arti di Bologna e il primo
premio ex aequo al concorso Collegio Venturoli di Bologna; è risultato poi fra gli artisti segnalati nel
1987 al concorso internazionale
Città di Anghiari (Ar) riservato a
giovani incisori e nel 1988 alla rassegna Giovani incisori italiani organizzata presso il Museo di Villa
Croce di Genova.
48
Senza titolo, 1991
acquaforte su zinco
mm 383 x 292
Senza titolo, 1989
acquaforte su zinco
mm 290 x 232
49
Alessandro De Bei
nato a Treviso il 22/8/1971
residente a 31100 Treviso
in viale IV novembre 105
tel. 0422-579121
Alessandro De Bei si è diplomato
in pittura nel 1995 presso l’Accademia di belle arti di Venezia, specializzandosi poi, grazie ad una
borsa di studio vinta per la frequenza al corso annuale 19961997, in incisione presso la Scuola
internazionale di arti grafiche Il Bisonte di Firenze.
Dopo una prima partecipazione,
nel 1994, alla LXXIX collettiva della Fondazione Bevilacqua La Masa
di Venezia, si è dedicato quasi
esclusivamente alla sua formazione
artistica e culturale, per ripresentarsi solo nel 1997 in rassegne
pubbliche: la collettiva di grafica
organizzata dalla scuola fiorentina
Il Bisonte, la Mostra internacional
de miniprint di Cadaques e la mostra Emergenza. Nuove immagini under 28 allestita presso le logge della Basilica Palladiana di Vicenza.
Una sua opera è conservata presso il Gabinetto di stampe antiche e
moderne del Comune di Bagnacavallo.
50
Orfeo e Persefone, 1998
acquaforte su zinco
mm 445 x 330
Identità e riflesso, 1997
acquaforte su zinco
mm 490 x 395
51
Gloria Della Rossa
nata a Roma il 22/4/1964
residente a
00146 Roma
in via della Magliana 188
tel. 06-55284052
Già frequentando l’Accademia di
belle arti di Roma Gloria Della
Rossa si è dedicata all’arte dell’incisione e in particolare alla tecnica
dell’acquaforte su rame.
In dieci anni ha inciso circa centocinquanta lastre e ha eseguito varie sperimentazioni con la litografia, la linoleografia, l’acquatinta, la
ceramolle e il bulino.
Recentemente è stata selezionata
per alcune mostre calcografiche
nazionali, come il Premio giovani
incisori italiani di Genova e il Premio Fabio Bertoni per l’incisione
di Fermignano (Ps).
Il suo interesse per la calcografia
l’ha avvicinata al settore degli ex libris, con la produzione dei quali ha
potuto partecipare a numerose
mostre in Italia (Ortona-Chieti,
Casale Monferrato-Alessandria,
Roccalbegna - Grosseto) e all’estero (Malbork in Polonia, San Pietroburgo).
Anche se ha privilegiato l’incisione
in bianco e nero, ha sperimentato
l’integrazione e la miscelazione di
varie tecniche, come la pittura ad
olio e ad acquerello, l’illustrazione
botanica, la fusione del vetro, la
terracotta, la miniatura su porcellana.
Con le ultime due l’artista ha realizzato anche specifiche esposizioni
a Roma -presso le gallerie Il Cedro, La Pigna, Il Canovaccio- e a
Palermo, presso l’Orto Botanico e
la Villa Malfitano.
52
Allegoria, 1998
acquaforte e puntasecca su rame
mm 215 x 260
Una notte... Bach!, 1997
acquaforte e acquatinta su rame
mm 285 x 275
53
Patrizio Di Sciullo
nato a Fallo (Ch) il 17/12/1965
residente a
00168 Roma
in via Dego 53
tel. 06-35503717
Diplomato in pittura presso l’Accademia di belle arti di Roma, l’artista ha iniziato però molto prima
il suo avvicinamento all’arte incisoria, durante la frequentazione del
IV Liceo artistico della capitale e
sotto gli auspici del professor Mario Scarpati.
Insegnante per un biennio come
tecnico incisore presso il Liceo
che lo vide studente e docente
universitario per la cattedra di lineamenti di storia delle tecniche
nel 1997 e nel 1998 con i corsi Il
bulino e le tecniche di incisione diretta (1997) e L’acquaforte e le tecniche di incisione indiretta (1998), attualmente Patrizio Di Sciullo è insegnante di tecniche pittoriche e
disegno presso l’Istituto europeo
del Design di Roma.
Dopo aver vinto il secondo premio della prima edizione del Premio per l’incisione Trattoria al Colombo di Venezia, ha partecipato a
numerose rassegne nazionali dedicate alla produzione grafica.
La prima mostra personale -Decadenze sancite dal tempo- organizzata presso l’Associazione culturale
Dulcis Inn di Roma, è del 1988, seguita l’anno seguente dall’esposizione presso la galleria d’arte Flaccovio di Palermo.
Patrizio Di Sciullo si è ripresentato
a Roma nel 1994 e nel 1997, quando ha allestito presso la Galleria Il
Cedro la mostra La lama il segno la
carne.
È socio dell’Associazione incisori
veneti.
54
Con la congestione delle sue mani
penetra nel mio silenzio, 1997
acquaforte, acquatinta e bulino
su zinco
mm 300 x 160
Quando verrà, 1989
acquaforte, maniera pittorica e bulino
su zinco
mm 190 x 245
55
Fernando Di Stefano
nato a Sant’Elia a Pianisi (Cb) il 2/3/1971
residente a
86048 Sant’Elia a Pianisi
in corso Umberto I 91
tel. 0874-816241
Conseguita nel 1989 la maturità
artistica presso il Liceo artistico di
Campobasso, nel 1993 si è diplomato in pittura all’Accademia di
belle arti di Roma, ove a tutt’oggi
collabora come assistente volontario al corso di incisione tenuto dal
professor Duilio Rossoni.
Pittore e incisore, Fernando Di
Stefano ha partecipato a numerose
mostre, concorsi e pubblicazioni,
come Sculpsit Delineavit - Dodici incisioni di giovani artisti romani (edizioni Benucci di Perugia) del febbraio 1995.
Nell’aprile dello stesso anno ha
ricevuto la segnalazione di merito al IV concorso nazionale di
calcografia Comune di Gorlago
(Bg) -manifestazione alla quale
ha aderito anche l’anno successivo-, partecipando poi, a luglio, al
V concorso di arte grafica Ugonia Morselli di Brisighella (Rv) e
alla sezione grafica della XLV
mostra G.B. Salvi e Piccola Europa
allestita presso palazzo Oliva di
Sassoferrato (An).
Nel 1996, oltre che partecipare a
varie collettive e pubblicazioni (Siena all’acquaforte delle edizioni Inclub di Firenze, Egle delle edizioni
Furio Romualdi sempre di Firenze), ha organizzato anche una personale di incisioni, in occasione
della rassegna di arti visive Capranic’Art di Roma.
Nel 1998, presso la sede della Banca d’Italia a Roma, ha realizzato la
mostra Da Piranesi a Di Stefano Estro e capriccio con l’acquaforte.
Alcune sue incisioni sono presenti
nella Raccolta Achille Bertarelli di
56
Milano e nel Gabinetto di stampe
antiche e moderne del Comune di
Bagnacavallo.
Capriccio di città n. 2, 1998
acquaforte su zinco
mm 330 x 500
Capriccio fiorentino n. 1, 1997
acquaforte su rame
mm 400 x 220
57
Diana Ferrara
nata a Piove di Sacco (Pd) il 5/1/1961
residente a
30100 Venezia
in San Marco 3178
tel. 041-5220981
Diana Ferrara nel 1983 si è diplomata in pittura presso l’Accademia
di belle arti di Venezia; dal 1983 al
1986 ha frequentato l’atelier di incisione a bulino dell’Ecole Nationale Superiore des Beaux-arts di
Parigi.
Nel 1987 è stata ammessa al corso
estivo di xilografia organizzato dall’Accademia Raffaello di Urbino.
Assistente alla prima cattedra di
incisione dell’Accademia di Venezia
(dal 1986) e docente di tecniche
dell’incisione all’Accademia di belle
arti di Macerata (dal 1997), l’artista
fa anche parte del direttivo dell’Associazione incisori veneti, con
la quale ha partecipato a numerose
esposizioni nazionali ed internazionali.
Dal 1983 ha partecipato a numerosissime rassegne in Italia e all’estero e nel 1987 ha dato avvio alla
serie di mostre personali, presentandosi alla Galleria Rèncontre
d’Espace di Strasbourg.
Fra il 1988 e il 1996 ha esposto a
Venezia, Vienna, Melle (Cn), Bagnacavallo, Biella, Barberino Val d’Elsa
(Fi), Bruxelles, Osimo (An), Conegliano (Tv), Biella, Liegi, Bergamo,
Verolanuova (Bs), Ovada (Al),
Oderzo (Tv), Trieste.
Nel 1997 ha partecipato al Premio
per l’incisione Fabio Bertoni di
Fermignano e al Repertorio degli
incisori italiani di Bagnacavallo.
Nel 1998 è stata invitata a partecipare al Premio Biella per l’incisione
organizzato dall’omonimo comune
per il 1999, alla biennale dell’incisione di Mirano (Ve), al Premio
Giacomo Leopardi di Recanati in
occasione del bicentenario della
58
nascita del poeta, alla biennale dell’arte e del vino di Torino e al Premio Eurofestival Opere su carta.
Regina di cuori, 1997
acquaforte e puntasecca
mm 490 x 485
Epitaffi visuali, 1996
bulino e puntasecca
mm 355 x 555
59
Nunzio Fiore
nato a Chicago (USA) il 9/12/1964
residente a
70019 Triggiano (Ba)
in via Monti 19
tel. 080-4682749
Nunzio Fiore ha compiuto gli studi
di pittura presso l’Accademia di
belle arti di Bari, dove è stato allievo di Riccardo Anthoi.
Dal 1989 si è interessato di comunicazione visiva attraverso un itinerario che dalla fotografia lo ha
condotto alla calcografia e all’editoria d’arte.
Nel 1997 ha insegnato tecniche
dell’incisione presso l’Accademia
di belle arti dell’Aquila; attualmente la sua ricerca si muove tra la
stampa d’arte e la grafica digitale.
Dal 1993 è stato presente in numerose rassegne nazionali, fra le
quali Nel segno, oltre l’immagine esposizione del 1993 realizzata a
Milano, Molfetta (Ba) e Saronno
(Mi)-, Personaggi importanti (1993) a
cura della Regione Puglia, Biennale
mediterranea di grafica multipla di
Grottaglie (Ta), Mutazioni per differenza (Milano, 1994), Artescuola organizzata nel 1995 a Molfetta
(Ba) e Saronno (Mi)-, Profili 996
999 (1996, Bitritto-Bari e MelzoMilano), Arte più Critica del 1997
(Molfetta).
Nel 1996 ha anche partecipato al
Premio giovani per l’incisione di
Biella ed ha vinto il Premio acquisto alla Biennale d’arte Premio nazionale Rocco Dicillo di Triggiano (Ba).
60
Grande litofania, 1997
puntasecca, elettropunte e collografia
su zinco
mm 940 x 640
Anepigrafa IV, 1998
acquaforte, puntasecca e elettropunte
su zinco (due matrici)
mm 980 x 680
61
Alessandra Maria
Fizzotti
nata a Biella il 6/8/1961
residente a
13051 Biella
in via Avogadro 29
tel. 015-8493104
Nel 1984 l’artista si è diplomata a
pieni voti presso l’Accademia di
belle arti di Venezia, segnalandosi,
sotto la guida dei professori Guadagnino e Frazzi, in incisione.
Dal 1985 al 1988 Alessandra Maria
Fizzotti ha frequentato presso la
Scuola internazionale di grafica Il
Bisonte di Firenze il corso di incisione a colori tenuto da Swietlan
Kraczyna ed il seminario di bulino
tenuto da Gabor Peterdi.
Da sempre privilegia, oltre all’attività creativa, l’insegnamento e la
divulgazione della tecnica dell’incisione calcografica: ha organizzato
dimostrazioni pratiche nel corso
delle sue esposizioni, ha insegnato
incisione presso la Olands Grafiska
Skolla in Svezia e presso vari enti
pubblici e privati italiani e ha realizzato un audiovisivo multimediale
sulla tecnica incisoria.
Ha partecipato a numerose mostre collettive e personali, alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, a Firenze (Il Bisonte, Società
Dante Alighieri), alla British Academy di Roma, a Biella (palazzo
Ferrero, palazzo Cisterna, palazzo
della Regione), al Circolo degli artisti di Torino, al Centro congressi
di Courmayeur, a Borgomanero
(No), Cento (Fe), Verona, Perugia,
Bologna.
Sue opere sono presenti in importanti collezioni permanenti: nel Gabinetto di disegni e stampe del
Museo degli Uffizi di Firenze, nel
Gabinetto di stampe antiche e moderne del comune di Bagnacavallo,
alla mostra permanente Arte e Re62
sistenza presso il palazzo della Regione di Biella, nella collezione Biver Banca di Biella.
Senza titolo, 1998
acquaforte su ottone
mm 345 x 220
Cachepot, 1997
acquaforte e ceramolle su ottone
mm 350 x 245
63
Erica Forneris
nata a Cuneo il 27 /4/1972
residente a
10050 Sant’Antonino di Susa (To)
in via Medagli 3/b
tel. 011-9631429
Dopo aver frequentato il Liceo artistico di Cuneo, Erica Forneris si è
iscritta all’Accademia Albertina di
belle arti di Torino, ove ha seguito i
corso di pittura del professor Domenico Ceretti e il biennio di tecniche dell’incisione del professor
Vincenzo Gatti con l’assistenza di
Daniele Gay.
Diplomatasi nel 1994 con una tesi
dedicata a Mario Calandri (Mario
Calandri: il tempo e i luoghi della memoria), si è divisa fra la pittura e
l’incisione, con una preferenza, per
quest’ultima, in particolare per la
tecnica dell’acquaforte su zinco.
La sua attività espositiva si è iniziata
nel 1989 con partecipazioni a mostre collettive e personali di pittura
nei paesi della provincia natale; la
partecipazione a mostre di incisione data al 1994, quando ha realizzato una personale nella chiesa di San
Nicolao a Belvedere Langhe (Cn).
Altre personali sono state allestite
presso la biblioteca civica Beppe
Milano di Farignano (1995), nel
palazzo comunale di Castellino Tanaro (Cn), nella chiesa di San Gregorio di Cherasco (Cn), presso la
galleria El Pèilo di Mondovì Piazza
(Cn) (1996) e al Museo civico Casa Cavassa di Saluzzo (Cn).
Ha partecipato, dal 1995, a concorsi di grafica a livello nazionale: ha
ottenuto il primo premio al concorso Matteo Olivero di Saluzzo
(Cn) (1996; l’anno precedente aveva vinto il secondo premio), al primo concorso Città di Trinità (Cn),
all’ottavo (1997) e al nono (1998)
Concorso di pittura e grafica Città
di Alba (Cn).
64
Vecchio sgabuzzino, 1998
acquaforte su zinco
mm 180 x 107
Interno con specchiera, 1997
acquaforte su zinco
mm 205 x 140
65
Paolo Fraternali
nato a Urbino il 14/9/1964
residente a
61029 Urbino
in via Nicolò Pellipario 42
tel. 0722-328519
Paolo Fraternali, pittore e incisore,
ha conseguito la maturità d’arte
applicata in calcografia presso l’Istituto statale d’arte di Urbino e si è
successivamente diplomato in pittura presso l’Accademia di belle
arti della stessa città, dove dal
1991 al 1995 ha insegnato tecniche
dell’incisione.
Nell’anno accademico 1996-1997
ha svolto il ruolo di docente presso l’Accademia di belle arti di Macerata, per poi passare (19971998) a quella di Palermo.
Sin dal 1984 Paolo Fraternali ha
partecipato a numerose rassegne
nazionali ed internazionali di grafica (Urbino, Camerano-Ancona,
Fermignano-Pesaro, Genova, Bagnacavallo, Sassoferrato-Ancona) e
ha concorso in varie competizioni
d’arte, fra le quali il Premio europeo Arte viva - La stampa d’arte di
Senigallia (An), dove nel 1991 ha
vinto il secondo premio.
Nel 1993 ha avuto l’occasione di
allestire una personale alla galleria
tedesca Girschner in Worpwede.
66
La pieve, 1996
maniera a zucchero, acquaforte
e acquatinta brunita su zinco
mm 240 x 220
Ho visto un bel gioiello, 1996
cera molle e acquaforte su zinco
(due matrici)
mm 240 x 220
67
Elena Frontero
nata a Verona il 17/5/1962
residente a
37024 Negrar (Vr)
in via Ca’ Righetto 19
tel. 045-6020305
Elena Frontero, pittrice e incisore,
nel 1980 si è diplomata al Liceo artistico statale di Verona e nel 1988
in discipline pittoriche presso l’Accademia di belle arti G.B. Cignaroli
di Verona.
Successivamente ha frequentato
vari corsi di specializzazione: di incisione presso la Scuola grafica di
Castelnuovo del Garda (Vr) (19971988), di xilografia presso la Scuola
internazionale di grafica di Venezia
(1994), di espressione e comunicazione grafica e pittorica sotto la
guida di Donatella Levi (1998).
Nel 1997 ha inoltre partecipato al
convegno di arte e psicopatologia
tenuto a Villa Santa Chiara di Verona.
Dal 1991 insegna al C.E.A. di Verona e Villafranca (Vr), sviluppando
ed approfondendo l’interesse verso i bambini e la loro maniera
spontanea ed innocente di entrare
in contatto con il mondo.
Elena Frontero ha all’attivo numerose esposizioni collettive e personali ed è membro dell’Associazione incisori veneti.
68
Ricordi, 1998
puntasecca su plexiglass
mm 320 x 470
Storie di bimbi, 1994
acquaforte e puntasecca su rame
mm 494 x 197
69
Carla Fusi
nata a Poggibonsi (Si) il 4/5/1961
residente a
53036 Poggibonsi
in via della Ferrovia 55
tel. 0577-933414
Dopo il conseguimento del diploma di maturità artistica nel 1979,
Carla Fusi ha frequentato l’Accademia di belle arti di Firenze, diplomandosi in pittura nel 1983.
Dal 1987 al 1989 ha insegnato discipline pittoriche presso l’Istituto
d’arte di Pisa; dal 1989 a tutt’oggi
insegna anatomia artistica presso
l’Accademia di Firenze.
Nel 1983 ha seguito il corso annuale di incisione a colori organizzato dalla Scuola d’arte grafica Il
Bisonte di Firenze, presso la quale
ha frequentato ulteriori corsi di
specializzazione nel 1987 e nel
1988.
Dopo le prime esposizioni collettive, negli anni Ottanta e nei primi
anni Novanta (1984: Firenze e Roma, 1987: Empoli-Firenze, 1988: Firenze, 1989: Fiesole-Firenze, 1990:
Firenze, 1992: Genova), nel 1996
Carla Fusi ha realizzato una mostra personale in Germania presso
l’Università popolare (Volkshochschule) di Detmold.
Nel 1997 è stata selezionata al concorso per l’incisione Fabio Bertoni
di Fermignano e alla terza Biennale
d’incisione di Acqui Terme, è stata
premiata al concorso francese dedicato a Rudolphe Bresdin, ha partecipato alla biennale Der Kleingrafik di Sint Niklaas in Belgio, ed
esposto al Palais Briau di Varades in
Francia in occasione del Carrefour
contemporain de la gravoure.
Nel 1998 è stata inserita nella collettiva San Giorgio nell’ex libris di Villanova di Albenga (Sv).
70
Riflesso, 1997
acquaforte su zinco
mm 160 x 150
Dittico, 1997
acquaforte su zinco
mm 232 x 198
71
Daniele Gay
nato a Torre Pellice (To) il 30/1/1960
residente a
10066 Torre Pellice
in via Ronc Fortuna 12
tel. 0121-953118
Daniele Gay, pittore, disegnatore,
restauratore di matrici, acquerellista, incisore e spesso stampatore,
nel 1983 ha terminato gli studi in
pittura presso l’Accademia di belle
arti di Torino, dove dal 1985 insegna tecniche di incisione.
A partire dal 1980, dopo la prima
mostra presentata da L. Carluccio
e C.L. Ragghianti e realizzata a palazzo Strozzi a Firenze, l’artista ha
esposto in numerose rassegne italiane e straniere, vincendo premi
sia per la pittura che per l’incisione.
Sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e gallerie statali in Italia e all’estero
(Torino, Venezia, Genova, Roma,
Maastricht in Belgio, Varsavia eccetera).
Dal 1993 ha allestito due personali
in Olanda ed ha partecipato a numerose mostre collettive.
Crisalide I, 1997
acquaforte
mm 275 x 150 (lastra)
Rose, 1997
acquaforte e acquatinta
mm 110 x 145
72
73
Monika Ghedin
nata a Chivasso (To) il 16/5/1966
residente a
10014 Rodallo (To)
in via Montenero 2/a
tel. 011-9896156
Monika Ghedin ha conseguito la
maturità artistica presso l’Istituto
d’arte F. Faccio di Castellamonte
(To) e il diploma in pittura presso
l’Accademia di belle arti di Torino.
Nel 1990 ha seguito i corsi di calcografia presso l’Accademia Raffaello di Urbino; dal 1991 svolge la
sua attività artistica fra Roma e Milano.
Nel 1986 ha partecipato all’XI Bindelin d’or-Biennale per giovani artisti
di Varese e l’anno successivo alla
manifestazione Giovani di spazio A
realizzata presso il palazzo Antichi
Chiostri di Torino.
Nel 1992 ha ricevuto il premio per
l’incisione al Premio Arte ’92 G.
Mondadori organizzato in occasione di Finarte a Milano e nel 1996
ha lavorato ad una installazione
per la città di Exilles (To).
Nel 1997, oltre alla partecipazione
al Repertorio degli incisori italiani
del comune di Bagnacavallo, è stato presente in una serie di mostre
collettive estere: la IV Biennale internazionale di incisione di Caixa
Ourense e la Biennale di incisione
a Santiago de Compostela, entrambe in Spagna, e l’International Engraving Exhibition al Centro culturale Borges di Buenos Aires.
Nel 1998, in una mostra collettiva
al Museo d’arte moderna di Rio de
Janeiro.
La sua prima mostra personale,
realizzata nella Saletta della Grafica
di Vittorio Veneto (Tv), è del 1995.
74
Senza titolo, 1998
puntasecca
mm 840 x 270
Senza titolo, 1995
puntasecca
mm 567 x 154
75
Paola Ginepri
nata a Genova l’8/3/1960
residente a
16126 Genova
in via Venezia 13/13
tel. 010-267515
Paola Ginepri, pittrice e incisore, si
è diplomata all’Accademia Ligustica
di belle arti di Genova nel 1983;
dal 1984 insegna discipline pittoriche in un Liceo artistico del capoluogo ligure.
Dal 1987 l’artista ha esposto in
rassegne collettive nazionali dedicate all’incisione, fra le quali Matera e i suoi dintorni psicologici - 50 incisori contemporanei realizzata nel
1996 al Castello Sforzesco di Milano e ripresa, l’anno successivo, ai
Chiostri di Santa Croce a Firenze;
il II Premio nazionale per l’incisione Fabio Bertoni, edizione 1997, di
Fermignano; la III Biennale nazionale dell’incisione (1997) di Acqui
Terme; la II rassegna nazionale dell’acquaforte figurativa contemporanea di Modica, sempre del 1997.
Paola Ginepri ha inoltre partecipato a concorsi nazionali e internazionali, come le edizioni del 1992
(Bruxelles) e del 1993 (Londra) del
Concorso internazionale Young
European Artist e il Concorso
Giovani incisori italiani svoltosi al
Museo di Villa Croce di Genova
nel 1995, che l’ha vista fra gli artisti
segnalati.
Nel 1996 ha realizzato una mostra
personale dedicata sia alle opere
pittoriche che a quelle grafiche alla
Galleria d’arte Villa Gropallo di
Genova-Nervi.
Membro dell’Associazione incisori
liguri e delle Associazioni italiana e
catalana Ex Libris, dal 1991 partecipa alle varie rassegne dell’Incisione ligure contemporanea.
Sue opere si trovano presso la
Raccolta Achille Bertarelli di Milano, il Gabinetto di stampe antiche
76
e moderne di Bagnacavallo e il Museo d’arte contemporanea di Villa
Croce a Genova.
Doppio crinale, 1998
acquaforte e acquatinta su zinco
mm 180 x 198 e mm 128 x 265
Luci sui tronchi, 1996
acquaforte e acquatinta su zinco
mm 348 x 247
77
Erico Kito
nata a Osaka (Giappone) il 6/7/1965
domiciliata a
50124 Firenze
in borgo San Frediano 60
tel. 055-2654129
Erico Kito nel 1988 ha conseguito
la laurea in pittura giapponese
presso la Kyoto Seika University,
accademia di belle arti giapponese,
decidendo di trasferirsi in Italia nel
1995.
Nel 1997 si è diplomata presso la
Scuola internazionale di specializzazione per la grafica d’arte Il Bisonte di Firenze, dove ha frequentato i corsi annuali 1995-1996 e
1996-1997.
Dal 1997 è assistente al corso estivo di incisione a colori tenuto dal
professor Swetlan Kraczyna a Barga.
Dopo una serie di presentazioni in
Giappone nel corso di mostre di
incisione collettive, l’artista ha iniziato la sua attività espositiva italiana nel 1996 con la mostra di fine
corso degli allievi della Scuola Il Bisonte, realizzata presso la Galleria
Via Larga di Firenze.
In quell’anno ha partecipato anche
alla mostra del corso di incisione a
colori di Barga, alla mostra del
corso di disegno murale tenuto dal
professor P. Jochmann presso l’Università Palackèho di Olomouc
nella Repubblica Ceca e ad una
collettiva di incisione presso la
Galleria D.E.A. di Firenze.
L’anno successivo, oltre che alle
rassegne relative ai corsi del Bisonte -con la quale si è presentata
anche nel 1998- e di Barga, ha partecipato a I segni incisi, esposizione
allestita a Rigomagno (Si).
78
Aria tiepida, 1997
acquaforte, acquatinta e ceramolle
mm 300 x 240
Aria tiepida, 1997
acquaforte, ceramolle e morsura
aperta
mm 300 x 240
79
Andrea Lelario
nato a Roma il 16/10/1965
residente a
00049 Velletri (Rm)
in via Acqua Palomba 4
tel. 06-9631010
Già mentre frequentava l’Accademia di belle arti di Roma -dove nel
1990 si è diplomato in decorazione-, Andrea Lelario venne selezionato per partecipare all’ExpoArte
di Bari, sebbene solo al termine
degli studi tradizionali -con un premio dell’Accademia di Roma- si sia
dedicato con costanza all’attività
artistica.
Attualmente, presso la stessa Accademia, insegna tecniche dell’incisione, mentre dal 1995 -anno in
cui è stato direttore artistico della
rassegna di arti visive Capranic’Artcollabora al corso di tecniche dell’incisione litografica del professor
Pippo Gambino.
Numerose le rassegne collettive,
nazionali ed internazionali, alle
quali ha partecipato: a Roma, Assisi, Genova, Oderzo (Tv), Biella,
Marsala (Tp), Vicenza, Ovada, Acqui
Terme (Al), Osimo (An), Modica,
Santa Croce sull’Arno (Pi) eccetera.
Le mostre personali sono state
quasi tutte realizzate nella capitale:
quella del 1989 Incisioni, quella realizzata alla Galleria Il Cedro nel
1993 seguita nello stesso spazio da
quelle del 1996 e del 1994; nel
1994 ha realizzato una personale
presso la Galleria d’arte comunale
di Trapani.
Nel 1993 le Edizioni Inclub hanno
pubblicato l’incisione La villa dei
Quintili e nel 1995 -anno in cui l’editore Benucci ha pubblicato nella
cartella Sculpsit Delineavit l’opera
Dirupo- Il porcile.
80
Spose sorelle, 1996-1997
acquaforte e puntasecca su rame
mm 295 x 314
La via maestra, 1996
acquaforte e puntasecca su rame
mm 380 x 480
81
Simona Lombardi
nata a La Spezia il 5/2/1969
residente a
19136 La Spezia
in via degli Oleandri 3
tel. 0187-952428
Simona Lombardi ha compiuto i
suoi studi artistici a Carrara, dove
nel 1987 ha conseguito il diploma
di maturità artistica e nel 1991 il
diploma in pittura, con il massimo
della votazione, presso l’Accademia di belle arti.
Dal 1991 al 1995 ha partecipato
ad una serie di esposizioni collettive di pittura e di incisione (Carrara, Mondovì-Cuneo, Torino), vincendo nel 1992 il premio speciale
di pittura presso il Circolo Fantoni
della Spezia.
Si è dedicata anche alla ceramica oggetto del suo attuale insegnamento presso la scuola media statale C.R. Ceccardi di Isola di Ortonovo (Ms)- allestendo nel 1994 e
nel 1995 le prime personali (Simona Lombardi - Ceramiche e Il linguaggio degli oggetti).
Nel 1996 l’artista ha vinto una
borsa di studio per un corso annuale tenuto presso la Scuola internazionale di specializzazione
nella grafica d’arte Il Bisonte di Firenze.
Nel 1997, anche a seguito della segnalazione di una sua opera al concorso Fabio Bertoni di Fermignano, ha partecipato ad incontri internazionali a Chamaliéres in Francia, Cadaques e Barcellona, Wingfield in Gran Bretagna, Panama.
Nel gennaio 1998 il Circolo Benetti di Massa, in occasione di una serie di manifestazioni per il marzodonna 1998, le ha commissionato
una tiratura di cento acqueforti; nel
mese di luglio dello stesso anno ha
partecipato ad un seminario sull’incisione a colori tenuto dal professor Swetlan Kraczyna a Barga.
82
Orizzonte, 1998
acquaforte, acquatinta e bulino
su zinco
mm 185 x 215
Di terra, di acqua, di vento, 1998
ceramolle, china, zucchero e bulino
su zinco
mm 400 x 440
83
Antonio Mascia
nato a Bologna il 17/1/1960
residente a
10100 Torino
in via Filadelfia 215
tel. 011-357332
Di origini molisane, Antonio Mascia si è trasferito nel 1962 a Torino, dove ha frequentato il Liceo artistico e in seguito la sezione di
Scultura dell’Accademia Albertina
di belle arti: in questi anni ha iniziato a dedicarsi all’incisione e a collaborare con il Dipartimento di
Biologia animale dell’Università, attraverso la quale ha avviato l’attività di illustratore per alcune case
editrici.
Nei primi anni Ottanta, oltre ad
iniziare l’insegnamento che attualmente, come docente di discipline
plastiche, svolge presso il Liceo artistico Cottini, ha cominciato anche a presentarsi al pubblico, soprattutto con opere realizzate a
punta secca ed incise su lamina di
rame; nel 1984 ha vinto il primo
premio per la grafica al Premio di
pittura della città di Avigliana (To).
L’attività espositiva, inizialmente
svolta prevalentemente in territorio piemontese, si è intensificata
sempre più nel corso degli anni
Novanta: in questi anni ha partecipato -oltre che a numerose manifestazioni torinesi (alla Galleria degli Artisti, al VII e VIII Salone del libro presso il Lingotto, allo Studio
Castelli, alla Galleria Angela Signetti)- a rassegne collettive a Belgioioso (Carta dell’artista edizioni 1994,
1995 e 1996), Bologna (Arte Fiera
1994, 1995, 1996 e 1997 con la
Franco Masoero Edizioni), Pordenone (Arte Fiera 1996), Santa Croce sull’Arno (Pi) (Realtà viva dell’incisione del 1998) e Parigi (Sagà,
sempre con la Franco Masoero
Edizioni, nel 1995 e nel 1996).
Nel 1996 era fra gli artisti di Medi84
terraneo, rassegna legata allo stage
di scultura organizzato a Ispica
(Rg).
Elmo blu, 1997
puntasecca su rame
mm 140 x 245
Garnettauro, 1994
puntasecca su rame
mm 330 x 200
85
Erminia Mitrano
nata a Formia (Lt) il 31/10/1970
residente a
04024 Gaeta (Lt)
in via Indipendenza Vico 9, 15
tel. 0771-462067
Diplomatasi nel 1988 al Liceo artistico di Latina, ha conseguito nel
1993 il diploma in decorazione
presso l’Accademia di belle arti di
Roma.
Dopo aver insegnato nel 1995 tecniche dell’incisione presso l’Accademia di belle arti di Palermo, dal
1997 -studente essa stessa della
medesima materia al corso del
professor Pippo Gambino- è docente all’Accademia di belle arti di
Reggio Calabria.
Negli anni 1987, 1993 e 1994 ha
frequentato il primo, terzo e quarto stage di incisione G.B. Piranesi
di Sermoneta (Lt) (prima edizione)
e poi Latina.
Dal 1993, anno in cui ha iniziato in
maniera costante l’attività espositiva, ha partecipato a numerose mostre collettive (Roma, Gaeta, Palermo, Biella -dove nel 1996 è stata
selezionata per il Premio Biella Giovani per l’incisione-, Norcia-Perugia,
Santa Croce sull’Arno-Pisa, Reggio
Calabria, Messina, Bova SuperioreReggio Calabria) ed ha allestito diverse personali: alla Galleria il Cedro di Roma (1993), presso la Pinacoteca comunale di Trapani
(1994), presso la Galleria Comunale Aldo Manuzio di Latina (1995), a
Roma in occasione della rassegna
di arti visive Capranic’Art 1996, a
Sermoneta (Lt) (1997, Figurazioni
calcografiche), presso la Galleria
Studio 71 di Palermo (1997, Il marchio dell’ombra).
Alcune opere di Erminia Mitrano,
che è socia dell’Associazione incisori veneti, sono conservate nel
Gabinetto di stampe antiche e moderne del comune di Bagnacavallo,
86
presso il Gabinetto delle stampe di
Villa Pacchiani a Santa Croce sull’Arno, alle Accademie di belle arti
di Palermo e Reggio Calabria.
Tutto ipotetico, 1998
acquaforte e acquatinta su rame
mm 500 x 350
Così accadde, 1998
acquaforte e acquatinta al sale su rame
mm 500 x 300
87
Maria Angelica
Molinari
nata a Santiago del Cile il 23/4/1996
residente a
00146 Roma
in via Gerolamo Cardano 170
tel. 06-5562545
La sua formazione scolastica si è
sviluppata in Italia: nel 1984 si è diplomata infatti presso l’Istituto
d’arte di Potenza e nel 1990 ha
conseguito il diploma in decorazione presso l’Accademia di belle arti
di Roma.
Dal 1988 Maria Angelica Molinari
si dedica all’incisione originale, affrontando tutte le tecniche incisorie, dalla calcografia alla xilografia,
utilizzando materiali spesso insoliti
ed innovativi.
Nonostante tale sperimentazione,
l’artista non si allontana mai dalle
regole canoniche che tradizionalmente permettono di realizzare
un’incisione originale.
Maria Angelica Molinari è stata anche insegnante di incisione presso
le Accademie di belle arti di Sassari
e di Macerata.
L’attività espositiva ha avuto inizio
nel 1989, quando ha realizzato una
personale di incisioni presso l’Associazione culturale Dulcis Inn di
Roma.
Altre personali sono state allestite
nel 1994 presso Casa Buccolini a
Urbisaglia (Mc) e nella Sala consiliare del comune di Pietragalla (Pz),
nel 1996 in occasione della rassegna di arti visive Capranic’Art di
Roma (Grabado en mi alma), nel
1998 a Santiago del Cile presso la
Sala Cristoforo Colombo (En una
noche de verano), mostra ripetuta
anche a Valparaìso (Cile), in entrambi i casi con l’auspicio dell’Istituto italiano di cultura in Santiago
del Cile.
88
Grabado en mi alma, 1995
acquaforte su zinco
mm 305 x 345
Llora por cosas lejanas, 1995
acquatinta e puntasecca su zinco
mm 325 x 230
89
Paola Parisi
nata a Novara il 23/4/1966
residente a
28100 Novara
in via Don Gnocchi 19
tel. 0321-478195
Paola Parisi, pittrice incisore e fotografa, ha frequentato a Novara il
Liceo artistico Modigliani e si è in
seguito diplomata in incisione, sotto la guida dei professori Occhipinti e Hsiao, all’Accademia di belle
arti di Brera a Milano, dove per
qualche tempo ha anche svolto il
ruolo di docente; nel 1992 ha partecipato ad uno stage di incisione
organizzato presso la Olands Grafiska Skola in Svezia.
Attualmente insegna tecniche dell’incisione all’Accademia di belle
arti di Carrara.
Dal 1990, dopo un esordio come
fotografa, ha partecipato a rassegne grafiche nazionali ed internazionali, nonché a numerosi concorsi italiani ed esteri.
Ha esposto in mostre collettive a
Pescia (Pg) (1992), Stoccolma, Ortona (Ch), Milano, Novara (1993),
Borgomanero (No) (1994), Mapello
(Bg), Ankara (1995), Bagnacavallo,
Como, Soncino (Cr) (1996), Angera
(Va), Concesio (Bs), Galliate (1997),
Corbetta (Mi) (1998) eccetera.
La prima personale risale al 1994,
quando Paola Parisi ha allestito una
mostra di ceramica e incisioni presso
il Consiglio circoscrizionale nord di
Novara; altre personali sono state
poi realizzate nel 1995 a Vercelli
presso il Rock Café Tina Pica e a Novara con il patrocinio del Comune,
dove ha esposto anche l’anno successivo alla Barriera Albertina e poi
nel 1997 presso la Saletta Albertina.
Sue opere sono conservate presso
la Raccolta Achille Bertarelli di Milano e il Gabinetto di stampe antiche e moderne del comune di Bagnacavallo.
90
Senza titolo, 1998
acquatinta e bulino
mm 645 x 250
Senza titolo, 1998
acquaforte e acquatinta
mm 600 x 230
91
Daniela Pergreffi
nata a Reggio Emilia il 16/10/1969
residente a
42100 Reggio Emilia
in via degli Azzarri 41
tel. 0522-518558
Daniela Pergreffi, conseguiti la maturità classica e il diploma d’arte applicata, nel 1993 si è diplomata, ottenendo il massimo dei voti e presentando una tesi in storia dell’arte
sulla poetica di Umberto Boccioni,
in decorazione presso l’Accademia
di belle arti di Bologna; ha inoltre
frequentato la Facoltà di Architettura e i corsi di incisione tenuti a Bologna dal professor Clemente Fava.
Nel corso dell’anno accademico
1995-1996 ha insegnato tecniche
di rappresentazione presso il corso
di illustrazione dell’Istituto europeo del Design di Napoli; dal 1997
svolge attività di laboratorio presso la Città della Scienza di Napoli,
gestendo all’interno della struttura
un proprio studio di incisione.
Segnalata nell’edizione 1992-1993
del Premio di incisione Giorgio
Morandi di Bologna, ha esposto
presso il Museo Morandi nella mostra seguita alla manifestazione.
L’artista, che partecipa attivamente
anche a manifestazioni collettive di
illustrazione, ha realizzato un libro
d’arte con incisioni, presentato in
occasione della mostra Pinocchio incontra il Pulcino (Collodi, 1997), per
le edizioni Pulcinoelefante di Lecco.
Nello stesso anno ha ricevuto una
menzione speciale alla III Biennale
internazionale di incisione di San
Sisto dei Valdesi (Cs).
Nel 1998, oltre ad illustrare il libro
Il sole e la luna per le edizioni
Arthur’s Book di Reggio Emilia, ha
esposto una selezione di incisioni
raccolte sotto il titolo Immagini per
testi. Pretesti per immagini presso lo
Spazio Ibrido gestito dall’Archivio
Giovani Artisti di Reggio Emilia e a
Napoli presso la Città della Scienza.
92
Daniela Pergreffi realizza inoltre sculture e installazioni prevalentemente
in terracotta e prototipi in creta di
oggetti destinati alla riproduzione industriale: nel 1997 ha creato Oasi della memoria, una grande installazione
all’interno della Torre dell’Uccelliera
di Carpi nell’ambito della rassegna
Nel cuore della ghiacciaia, riservata ai
sette interventi vincitori del concorso preliminare.
Sue opere si trovano presso il Gabinetto di stampe antiche e moderne di Bagnacavallo, mentre la riproduzione di una sua opera è stata inserita nel calendario 1998 edito dall’Archivio Giovani Artisti di
Reggio Emilia.
Quattro raggi, 1998
acquatinta, maniera a zucchero
e puntasecca
mm 65 x 160 e mm 255 x 160
Il castello con Matilde, il papa e il re,
1998
acquatinta, maniera a zucchero
e puntasecca su lastre sagmate
max. mm 700 x 300
93
Massimo Petringa
nato a Milano il 12/1/1964
residente a
20143 Milano
in via Tobagi 10/4
tel. 02-8138699
Nel 1982 si è diplomato presso il
Liceo artistico e nel 1987 presso
l’Accademia di belle arti di Brera a
Milano.
Massimo Petringa ha vinto vari
concorsi -fra i quali nel 1989 il
Premio per l’incisione della Trattoria al Colombo di Venezia, nel 1990
il Premio internazionale Biella per
l’incisione e nel 1993 il Premio San
Carlo Borromeo di Milano con il
patrocinio della Regione Lombardia- ed alcune sue opere sono state acquisite dalla Fondazione Epper di Ascona in Svizzera.
Dal 1990 insegna presso alcune accademie di belle arti italiane.
Nel 1988 ha iniziato a presentarsi
al pubblico attraverso una mostra,
Salon I, alla Galleria Cafiso di Milano.
Dopo alcune partecipazioni (ancora a Milano con Arte sacra in San
Simpliciano del 1989 e l’Esposizione
Accademia di Brera Sokey Academy
del 1992, a Laveno-Varese e Verbania) alternate ai concorsi, nel 1997
ha aderito alla IV Biennale Intergraf Alpe Adria, dove l’Atelier
Quattordici ha presentato alcune
sue opere insieme a quelle di Daniela Lorenzi e Manunza Mascia.
Nel 1997 è presente nella mostra
itinerante (al Castello di Sartirana
Lomellina in provincia di Pavia, a
San Paulo del Brasile e al Museo
Curitiba in Brasile) Quali differenze
II.
94
Bianca, 1995
acquaforte e acquatinta su zinco
mm 175 x 210
Il triciclo, 1996
acquaforte e acquatinta su zinco
mm 200 x 240
95
Stefania Puntaroli
nata a Prato il 30/9/1972
residente a
51037 Montale (Pt)
in via Giordano Bruno 99
tel. 0573-557777
Dopo aver conseguito il diploma
di maestro d’arte presso l’Istituto
statale d’arte P. Petrocchi di Pistoia, nel 1995 Stefania Puntaroli si
è diplomata in pittura presso l’Accademia di belle arti di Firenze.
Nel corso della sua formazione
scolastica ha scritto tre storie illustrate: I Malocchiosauri, le cui illustrazioni sono state presentate in
occasione della Fiera del Libro per
ragazzi di Bologna nel 1996, I Burlicchi e Metamorfosi.
Nel 1992 ha svolto quattro mesi di
tirocinio in design e progettazione
tessile a Costamasnaga (Co) e nel
1997 ha ottenuto il diploma di
specializzazione per l’incisione in
bianco e nero presso la Scuola internazionale di specializzazione
per la grafica d’arte Il Bisonte di Firenze; ha lavorato presso il Centro
di grafica d’arte Jyävskylän Grafikkakeskus in Finlandia e si è
iscritta alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze.
Nel 1998 ha vinto una borsa di
studio, concessa dall’Accademia Europea di Firenze, per un tirocinio di
tre mesi a Brema.
Numerose le mostre collettive e i
concorsi, di grafica ma anche pittura e illustrazione, ai quali Stefania
Puntaroli ha partecipato a partire
dal 1996 (Bologna, Agliana-Pistoia,
Livorno, Barcellona, Panama, Olofstrom in Svezia, Firenze, Rigomagno-Siena, Chamaliéres in Francia,
Prato, Salsomaggiore Terme, Bagnacavallo, Roma), giungendo a realizzare la prima personale alla fine del
1997, presso la Galleria Zoe di Firenze.
96
Achille, 1997
acquaforte su rame
mm 230 x 260
Dasy, 1997
acquaforte su zinco
mm 235 x 335
97
Lanfranco Quadrio
nato a Lecco il 29/5/1966
residente a
90141 Palermo
in via Mariano Smiriglio 46
tel. 091-329199
Lanfranco Quadrio è pittore, incisore, docente di laboratorio per il
corso di decorazione pittorica istituito presso l’Istituto statale d’arte
di Palermo.
Ha studiato nell’Istituto d’arte
presso il quale ora insegna e all’Accademia di belle arti di Palermo, ma ha iniziato a disegnare e ad
incidere sin da giovane grazie agli
insegnamenti del padre Guido, pittore e incisore.
Ha inoltre frequentato i corsi estivi di xilografia, litografia e calcografia dell’Accademia Raffaello di Urbino, diretti dai professori Carlo
Ceci e Renato Bruscaglia.
Nell’estate del 1998 ha partecipato al secondo stage avanzato di incisione organizzato presso la Galleria comunale di Cagliari dall’Associazione culturale ExMà diretta
dal professor Enk De Kramer.
L’artista ha partecipato a numerosi
concorsi e rassegne di incisione:
presso la Fondazione Bevilacqua La
Masa di Venezia, l’ExpoArte di Bari,
la Calcografia Nazionale a Roma, la
Fondazione Mormino di Villa Zito
a Palermo, palazzo Ursino a Catania, palazzo Robellini ad Aqui Terme, la loggia di San Sebastiano a
Ovada (Al), la Pinacoteca comunale di Modica.
Sue opere originali e la documentazione fotografica relativa alla sua
attività sono in visione presso l’Inclub e il Kunsthistorisches in Florenz di Firenze, il Centro diffusione d’arte Giacomo Baragli di Palermo, il Gabinetto delle stampe
antiche e moderne del comune di
Bagnacavallo.
98
Libellula con grande ala, 1997
acquaforte e bulino
mm 485 x 320
Libellula con ala sulla diagonale, 1997
bulino
mm 490 x 325
99
Anila Rubiku
nata a Durrës (Albania) il 7/11/1970
residente a
20121 Milano
in Foro Bonaparte 12
tel. 02-6595550
Anila Rubiku, scenografa pittrice e
incisore, si è laureata in scenografia presso l’Accademia di belle arti
di Tirana, iscrivendosi poi al corso
di decorazione dell’Accademia di
belle arti di Brera a Milano.
Le sue prime esperienze artistiche
si riferiscono al settore scenografico: ha partecipato ad alcuni concorsi albanesi e realizzato le scenografie per il balletto Schaharazade e La cantatrice calva di Ionesco.
La prima mostra in Italia è del
1995, quando ha partecipato alla
rassegna Salon I, organizzata dall’Accademia di Brera presso la
Galleria Bianca Pilat di Milano.
Nel 1998 è presente alla mostra
Giovani incisori dell’Accademia di belle arti di Brera Milano presso il Castello Visconteo Sforzesco del capoluogo lombardo.
Nello stesso anno è stata accolta
nell’esposizione La stampa originale. La scuola di incisione dell’Accademia di Brera fra continuità e cambiamenti - Mostra dei docenti d’incisione
di Brera e dei loro migliori allievi, allestita alla Civica Biblioteca d’arte
del Castello Sforzesco di Milano.
Nel mese di luglio del 1998 ha seguito lo stage tenuto da Hamish
Fulton presso la Scuola d’arte visiva organizzata dalla Fondazione
Antonio Ratti di Como, al quale è
seguita una mostra con i lavori del
maestro e le realizzazioni degli allievi.
100
Bashkim, 1997
acquaforte e ceramolle
mm 245 x 342
Memorie, 1997
acquaforte, acquatinta e ceramolle
mm 337 x 243
101
Giorgio Scano
nato a Guspini (Ca) il 14/2/1960
residente a
20133 Milano
in via San Rocco 13
tel. 02-70602690
Diplomatosi nel 1978 presso il Liceo artistico di Cagliari, Giorgio
Scano si è trasferito in seguito a
Roma per frequentare l’Accademia
di belle arti, dove si è diplomato
nel 1982.
Trasferitosi a Venezia, dove è entrato in contatto con il pittore Luigi Tito, nel 1987 ha esposto presso
la Galleria il Vecchio Torchio della
città lagunare una serie di carboni
e incisioni.
Nel 1989 ha vinto il primo premio
alla sezione giovani del Concorso
nazionale di grafica di Castelfranco
Veneto (Tv) e nello stesso anno si
è trasferito definitivamente a Milano, dove nel 1990 ha partecipato a
diverse collettive e ha realizzato
una personale al Café letterario
Portnoy, dove ha conosciuto alcuni
poeti, dei quali ha eseguito una serie di ritratti incisi a puntasecca,
che sono stati poi esposti nel 1992
in occasione della manifestazione
internazionale Milano Poesie allo
Spazio Ansaldo.
Dopo una serie di mostre personali alla Galleria Severgnini di Cernusco sul Naviglio (1993), a palazzo Sormani a Milano (1993, antologica), all’Imperial College of Science di Londra (1993), allo Spazio Ergi di Milano (1994), allo Studio
d’arte di Arianna Sartori a Mantova (1995) e partecipazioni a concorsi di grafica e pittura (Premio
internazionale di Biella per l’incisione 1993, segnalato; Premio 1993
città di Nova Milanese, primo premio; Premio San Carlo Borromeo
della Permanente di Milano 1993,
primo premio per la pittura), nel
gennaio del 1996 ha inaugurato
102
presso lo Studio d’arte grafica di
Milano la mostra Trittici metropolitani, che racchiudeva anni di ricerche
sul tema della città e della contemporaneità.
Ha allestito altre personali a San
Benedetto del Tronto (1996), Piacenza (1996), Pieve di Cadore (Bl),
Modica (1997), Genova (1997) sul
tema Il Ritratto. Itinerario intorno al
volto.
Sue opere sono presenti nella Raccolta Achille Bertarelli di Milano,
nella Galleria d’arte moderna di
Gallarate, nella Pinacoteca di palazzo Polara a Modica e al Museo dell’occhiale di Pieve di Cadore.
Gioco in città, 1998
acquaforte, puntasecca e bulino
mm 143 x 350
Famiglia n. 3, 1993-1994
puntasecca
mm 245 x 350
103
Adriano Scerna
nato a Roma il 21/5/1976
residente a
00186 Roma
in piazza Campo De’ Fiori 8
tel. 06-6879256
Iscrittosi nel 1989 alla sezione di
grafica dell’Istituto statale d’arte
Silvio d’Amico di Roma e diplomatosi nel 1992, Adriano Scerna nel
1993 ha frequentato i corsi brevi
di disegno dal vivo e di pittura organizzati al Camberwell College of
fine Arts e alla Islinghton Art Factory di Londra.
Nel 1995 ha conseguito il diploma
di sezione accademia al Liceo artistico Casal de Merode di Roma e
dal 1994 al 1997 ha frequentato il
corso di incisione e stampa alla
Scuola d’arti ornamentali San Giacomo della capitale; dal 1995 è
iscritto al corso di pittura dell’Accademia di belle arti di Roma.
Adriano Scerna ha iniziato l’attività
espositiva nel 1995; nel 1997 ha ricevuto il secondo premio alla V
Biennale internazionale di Grudziadz in Polonia.
Nello stesso anno ha partecipato
alla VII Biennale internazionale di
Ostròw, sempre in Polonia, alla XII
internazionale di piccole stampe di
Cadaques e alla II Internazionale di
grafica ed ex libris di Gliwice (Polonia).
104
Improvvisazione con dolmen, 1997
puntasecca e bulino su zinco
mm 78 x 104
Improvvisazione, 1997
puntasecca e bulino su zinco
mm 90 x 65
105
Andrea Serafini
nato a Agordo (Bl) il 25/8/1965
residente a
32020 Caviola di Falcade (Bl)
in corso Italia 10
tel. 0437-501252
Andrea Serafini, incisore e pittore, si è diplomato presso l’Accademia di belle arti di Venezia, ricevendo, per l’incisione, gli insegnamenti di Mario Guadagnino e
Diana Ferrara.
Nel 1993 ha vinto una borsa di
studio presso la Scuola internazionale di specializzazione per la grafica d’arte Il Bisonte di Firenze, poi
prolungata anche per l’anno accademico 1994-1995.
Nel 1995 ha partecipato, svolgendo anche il ruolo di assistente di
laboratorio, ai corsi estivi tenuti da
Swetlan Kraczyna presso casa
Cordati a Barga; l’anno successivo
è stato selezionato al I Premio
Biella per l’incisione, mentre nel
1997 è stato selezionato al II Premio nazionale Fabio Bertoni per
l’incisione.
È membro dell’Associazione incisori veneti, con la quale ha partecipato a rassegne e mostre di incisione: la VI rassegna Il segno inciso
di Osimo (An) del 1997, Aspetti
dell’incisione oggi in Italia ’98 (Gaiarine-Treviso), Realtà viva dell’incisione-Aspetti dell’incisione italiana contemporanea nell’Associazione Incisori
Veneti (Santa Croce sull’Arno,
1998).
Andrea Serafini ha anche insegnato
tecniche dell’incisione all’Accademia di belle arti di Sassari.
106
Nello studio, 1997
acquaforte su zinco
mm 295 x 239
Tavolo con ombre, 1998
acquaforte su zinco
mm 232 x 339
107
Paolo Smali
nato a Belluno il 29/7/1969
residente a
32100 Belluno
in via Tomaso Dolabella 59
tel. 041-5229271
Iscrittosi all’Accademia di belle arti
di Venezia nel 1987, ha conseguito
il diploma nel 1991 e ha dedicato il
lavoro di tesi all’opera del suo
maestro Luigi Tito, scomparso proprio in quell’anno.
Ha approfondito lo studio dell’arte
incisoria a partire dal 1989, con la
frequentazione del professor P.
Scoglio e del pittore L. Zarotti.
Dal 1992 al 1996 è stato affidatario di uno studio in palazzo Carminati a Venezia, concessogli dalla
Fondazione Bevilacqua La Masa.
Paolo Smali ha iniziato la sua attività espositiva nel 1984 con una
mostra al palazzo delle esposizioni
di Longarone (Bl), alla quale è seguita una serie di collettive.
In anni più recenti ha esposto alla
Galleria Viviani presso l’Accademia
Raffaello di Urbino (1993: Segni di
continuità), alla Galleria Bevilacqua
La Masa di Venezia (1994: SottoSopra) e si è avvicinato all’attività dell’Associazione incisori veneti.
Fra il 1994 e il 1996 ha partecipato
a rassegne allestite in spazi veneziani (Centro Espositivo Zitelle insieme alla Galleria del Leone, Galleria Bevilacqua La Masa, Galleria
B.A.C.art).
Nel 1997 ha esposto al Caffé Florian di Venezia, ove con la Biennale
in scatola sono state riunite le opere realizzate in occasione della XLVII Biennale di arti visive.
Nel 1998 la Galleria B.A.C.arte lo
ha proposto alla Fiera d’arte di Bologna, cui sono seguite due manifestazioni in collaborazione con l’Associazione degli incisori veneti
(Aspetti dell’incisione oggi in Italia,
Gaiarine-Treviso e Realtà viva del108
l’incisione a Santa Croce sull’ArnoPisa).
In questo periodo è stato invitato
dal professor G. Segato a pubblicare un’acquaforte, Interpretazioni
dantesche, per il comitato di Padova della Società Dante Alighieri.
Nudi, 1998
acquaforte su rame
mm 215 x 215
Nudo, 1997
acquaforte su rame
mm 155 x 100
109
Ottavio Spagnoli
nato a Genova il 24/2/1969
residente a
16100 Genova-Sestri Ponente
in via Merano 49-5
tel. 010-6141770
Diplomatosi nel 1988 al Liceo artistico statale Paul Klee di Genova,
Ottavio Spagnoli ha iniziato a dedicarsi all’arte dell’incisione, con una
preferenza per l’acquaforte e la
puntasecca, nel 1987.
Nel 1992, con una tesi dedicata alle incisioni di Giovanni Fattori, si è
diplomato all’Accademia Ligustica
di belle arti di Genova, dove ha seguito i corsi di incisione tenuti dai
professori G. Fieschi e N. Ottria.
È membro dell’Associazione incisori liguri.
Le prime esposizioni, dopo Giovani
incisori italiani realizzata nel 1991 al
Museo d’arte contemporanea di
Villa Croce a Genova, si sono realizzate, negli anni 1992-1995, fra il
territorio del capoluogo ligure (Nove nuovi incisori al Centro d’arte Le
Prigioni del 1992, Piccole incisioni e
Rassegna dell’Associazione Incisori Liguri alla Fondazione Sabatelli del
1993, Mostra collettiva di incisioni al
Centro civico Buranello nel 1995)
e le province più vicine: Chieri
(Quattro genovesi per Chieri alla Galleria Il Quadrato, 1993) e Chiavari
(Ge) (Acquaforte-Associazione incisori
liguri a cura di Einaudi Diffusione).
Ha partecipato ad altre esposizioni
collettive a Bagnacavallo, Sinalunga
(Si), Chianciano, Urbino, Apricale
(Im), Genova-Nervi; nel 1997 è
stato inserito nella rassegna La
città degli insetti organizzata alla
Galleria San Bernardo di Genova e
in Colore e immagini. Tecniche di incisione, mostra didattica nella quale
dodici artisti si presentavano alla
Scuola elementare di Serra Riccò
(Ge) a Genova.
110
Più recentemente (1998) ha preso
parte a Baccanalia XII. Rassegna dell’incisione ligure contemporanea (Genova) e a San Giorgio nell’ex libris di
Villanova d’Albenga (Sv).
L’artista ha partecipato anche a diversi concorsi, ottenendo spesso
riconoscimenti: nel 1992 è stato
premiato al concorso L’incisione e
le Accademie di Mondovì (To), nel
1994 è stato segnalato al Premio
città di Casale (Casale Monferrato)
e all’VIII Premio nazionale di calcografia e disegno di Villafranca (Vr),
nel 1995 è stato segnalato al concorso Giovani incisori italiani del
Museo di Villa Croce a Genova.
Nel 1996 è stato poi premiato al
concorso calcografico Segni di Toscana di Chianciano.
Dopo una collettiva limitata a soli
quattro artisti, realizzata nel 1993
a Chieri presso la Galleria Il Quadrato, Ottavio Spagnoli ha realizzato la sua prima personale nel 1996
presso l’Art Club Il Doge della sua
città.
Torrente a San Carlo di Cese, 1997
acquaforte
mm 280 x 370
Vigneto nei pressi di Borgo Valditaro, 1997
acquaforte su zinco
mm 244 x 286
111
Grazia Tagliente
nata a Massafra (Ta) il 25/3/1970
residente a
74016 Massafra
in corso Roma 56
tel. 099-8809367
Grazia Tagliente, pittrice scultrice
mosaicista decoratrice e soprattutto incisore, dopo la maturità artistica conseguita presso la sezione
di Architettura del Liceo artistico
Lisippo di Taranto e il diploma in
decorazione presso l’Accademia di
belle arti di Firenze, ha frequentato
la Scuola internazionale di grafica Il
Bisonte del capoluogo toscano ottenendo l’attestato di qualifica
professionale per l’incisione in
bianco e nero.
Negli anni successivi, l’artista ha
seguito la Scuola libera del nudo di
Firenze, un corso biennale di mosaico organizzato dal Quartiere I
della stessa città, un corso di grafica pubblicitaria della Regione Toscana -per il quale ha ottenuto l’attestato di qualifica professionale-,
un corso di fotografia sempre della
Regione Toscana.
Nel 1995 ha aperto un laboratorio
di incisione nella sua città d’origine
e due anni dopo ha organizzato un
corso di incisione su linoleum
presso il SER.T dell’U.S.L. Ta1.
Dal 1996 collabora con l’associazione culturale e teatrale La Rupe;
dal 1997 insegna tecniche dell’incisione presso l’Accademia di belle
arti di Lecce.
Numerosi i riconoscimenti ricevuti
(una targa al Premio città di Avellino del 1994, il premio editoriale al
Premio Italia per le arti visive di
Borgoforte-Mantova nel 1995, il
terzo posto per la grafica al Premio Filippo De Pisis di Ferrara nel
1996, il terzo posto ad Omaggio al
Carnevale di Casalpusterlengo e il
quinto ex aequo al Premio città di
Casale a Casale Monferrato -en112
trambi del 1996-, nello stesso anno
una coppa al Premio città di Mottola-Taranto e i primi posti ai premi Ville della Padania di Cella DatiCremona e città di Palagiano-Taranto, nonché il terzo posto al G.
B. Cromer di Agna-Padova) e le presenze in mostre collettive a Firenze, Rigomagno (Si), Scandicci,
Commenda di Rende (Cs), Parigi,
Massafra, Taranto, Casale Monferrato, Chamaliéres in Francia, Lecce.
Nel mese di dicembre 1997 ha
realizzato a Taranto una personale
dedicata al tema dell’autoritratto.
Nel 1998 era presente a San Giorgio nell’ex libris ad Albenga e ha ricevuto l’incarico di realizzare i diorama per il Museo naturalistico del
Parco delle Pianelle di Martina
Franca (Ta).
Senza titolo, 1997
acquaforte e puntasecca
mm 384 x 312
Nudo, 1998
acquaforte e acquatinta
mm 50 x 35
113
Alessandra Varbella
nata a Genova il 13/9/1965
residente a
16121 Genova
in via Colombo 17
tel. 010-583089
Alessandra Varbella nel 1987 si è
diplomata all’Accademia Ligustica
di belle arti di Genova ed attualmente insegna discipline pittoriche
presso il Civico Liceo artistico N.
Barabino della sua città.
Oltre che svolgere l’attività di docente, si dedica sia all’arte incisoria
che a particolari tecniche come il
collage e il papier machè.
Recentemente ha collaborato con
l’Istituto D. Chiossone di Genova
per i non vedenti e con la ENDOM in attività e laboratori
espressivi finalizzati al recupero
della tattilità nei portatori di handicap.
Ha partecipato a diverse rassegne
ed esposizioni nazionali, tra le quali
il Concorso exlibristico Gabriele
d’Annunzio di Pescara (1988), dove
una sua opera è stata segnalata, ad
alcune collettive al Centro d’arte
Le Prigioni di Genova, ai Concorsi
Giovani incisori italiani 1991 e 1995
del Museo di Villa Croce di Genova.
Membro dell’Associazione incisori
liguri, ha esposto in collaborazione
con essa presso fondazioni, enti
pubblici e gallerie private, quali Il
Quadrato di Chieri (To), il Castello
di Apricale (Im), il palazzo Rocca di
Chiavari (Ge), il palazzo Ducale
della sua città che ha ospitato un
Laboratorio espressivo per non
vedenti, dove l’artista ha fornito alcune dimostrazioni tecniche dell’acquaforte.
Nel 1997 ha partecipato a Matera
e i suoi dintorni psicologici realizzata
al Castello Sforzesco di Milano e
poi iterata a Firenze e Matera ed è
stata segnalata per l’opera Infanzia
114
e lettere/Omaggio a Montale al premio nazionale Fabio Bertoni per
l’incisione di Fermignano.
La sua opera grafica è presente
con alcuni esemplari presso il Museo d’arte contemporanea di Villa
Croce a Genova, la Civica Raccolta
Achille Bertarelli di Milano, il Gabinetto delle stampe antiche e moderne di Bagnacavallo, il Museo internazionale dell’ex libris di Pescara.
L’amante/Omaggio a Montale, 1996
acquaforte
mm 265 x 145
Infanzia e lettere/Omaggio a Montale, 1996
acquaforte
mm 175 x 120
115
Enza Viceconte
nata a Francavilla sul Sinni (Pt) il 26/12/1962
residente a
57037 Portoferraio (Li)
in località Condotto 29
tel. 0565-918634
Pittrice ed incisore, lavora nell’arte
calcografica dal 1986, prediligendo
le tecniche dell’acquaforte e della
ceramolle.
Si è diplomata nel 1985 presso
l’Accademia di belle arti di Firenze
ed ha continuato ad approfondire
le proprie conoscenze nel settore
incisorio frequentando laboratori
e corsi specifici a Firenze e Urbino.
Dal 1992 ha partecipato a numerose collettive ed allestito personali nel proprio studio di Portoferraio, dove vive dal 1986; attualmente ha all’attivo circa sessanta lastre
e stampa in proprio.
Insolito nido, 1998
acquatinta e acquaforte su zinco
mm 245 x 320
Gatto, 1994
acquaforte e ceramolle su zinco
mm 322 x 335
116
117
Laura Villani
nata a Pavia il 14/12/1963
residente a
27100 Pavia
in via Baldo degli Ubaldi 116
tel. 0382-473306
Si è diplomata al Liceo artistico Raffaello Sanzio di Pavia e al Conservatorio di musica Giuseppe Nicolini
di Piacenza, svolgendo attività concertistica in vari gruppi da camera.
Dopo essersi dedicata per molto
tempo al disegno, Laura Villani ha
approfondito le conoscenze dell’arte incisoria frequentando i corsi
internazionali di calcografia presso
l’Accademia Raffaello di Urbino, i
corsi di tecniche incisorie tradizionali presso la Scuola internazionale
di grafica di Venezia e i corsi di tecniche incisorie sperimentali tenuti
da Riccardo Licata presso la medesima scuola.
Attualmente ha al suo attivo oltre
sessanta lastre, realizzate prevalentemente con le tecniche dell’acquaforte e della puntasecca.
La prima collettiva alla quale si è
presentata come incisore è del
1992, organizzata presso il Laboratorio d’arte San Cristoforo di Milano.
Dopo aver partecipato, nel 1993 e
nella sezione di grafica, al Premio
San Carlo Borromeo della Permanente di Milano, l’anno successivo
ha esposto in una collettiva di incisione realizzata dalla Galleria Segno Grafico di Venezia.
Nel 1996 è stata segnalata per la
grafica al X Premio città di Casale
(Casale Monferrato) e si è iscritta
al XIII Premio Biella per l’incisione.
L’anno successivo ha partecipato
alla III Biennale internazionale di
grafica ed ex libris di Casale Monferrato, alla II Rassegna nazionale
dell’acquaforte contemporanea di
Modica e alla IV Biennale nazionale
di grafica città di Castelleone (Cr).
118
Sue opere sono presenti nel Gabinetto delle stampe antiche e moderne di Bagnacavallo e nella collezione del Museo Tama Art University di Tokyo.
Racconto sospeso, 1997
acquaforte su rame
mm 110 x 104
Respiro, 1997
puntasecca su plexiglass
mm 475 x 165
119
Alessia Volpato
nata a Varese il 16/1973
residente a
21030 Grantola (Va)
in via Alessandro Manzoni 274
tel. 0332-575032
Dopo essersi diplomata al Liceo
artistico di Varese, nel 1995 Alessia
Volpato si è diplomata in pittura
con il massimo dei voti presso
l’Accademia di belle arti di Brera a
Milano.
Nel 1997 ha vinto una borsa di
studio per un corso annuale di incisione in bianco e nero presso la
Scuola internazionale di specializzazione per la grafica d’arte Il Bisonte di Firenze.
Dal 1994 partecipa a mostre collettive itineranti di incisione: Viaggio attraverso i segni allestita nel
1994 al Museo Virgiliano di Pietole
(Mn) e alla chiesa di Santa Chiara
a Casalmaggiore (Cr), Progettare l’Ignoto del 1995 alla Galleria
Braxon Assistance di Milano, alla
Torre Avogadro di Lumezzane (Bs)
e alla Galleria Il Melograno d’Oro
di Milano ed infine Giovani Linee
del 1996-1997 alla Rocca Sforzesca di Soncino (Cr), alla Sala comunale di Angera (Va) e alla Galleria Cronos Arte Contemporanea
di Concesio (Bs).
Nel 1997 ha preso parte alla mostra di fine anno de Il Bisonte, alla
mostra di incisione Tre -insieme a
Stefania Puntaroli e Kristina Restovic- presso il Polispazio Hellana di
Agliana (Pt), alla V edizione di I segni incisi -con Erico Kito e Stefania
Puntaroli- a Rigomagno (Si) ed alla
collettiva Sottovetro alla Galleria
Artemondo di Saronno (Mi).
Alessia Volpato ha partecipato anche a diversi concorsi exlibristici e
di piccole stampe, anche esteri come il Concorso internazionale ex
libris 1995 di Belgrado, il Concorso internazionale belga ex libris
120
1997, il 17th Mini Print International 1997 di Cadaques (Spagna) e il
IX Encuentro de Mini Expressiòn
di Panama.
Sole nero, 1997
maniera pittorica, acquatinta,
acquaforte e ceramolle su zinco
mm 463 x 367
Prima di..., 1997
maniera pittorica, acquatinta
e acquaforte su zinco,
mm 250 x 485 e mm 240 x 485
121
Anna Zarrillo
nata a Mondragone (Ce) l’11/1/1965
residente a
40124 Bologna
in via De’ Chiari 21
tel. 051-221083
Anna Zarrillo nel 1985 ha conseguito la maturità d’arte applicata
presso l’Istituto statale d’arte di
Bologna e nel 1990 si è diplomata
in decorazione presso l’Accademia
di belle arti della stessa città.
Dal 1988 al 1990 ha anche frequentato il corso di incisione del
maestro Luciano De Vita, sotto la
cui guida ha vinto nel 1990 il primo premio al Concorso di incisione Giorgio Morandi di Bologna e
ha deciso di dedicarsi definitivamente all’arte incisoria, cercando
di unire tale tecnica alle altre sue
esperienze creative.
L’attività espositiva si è iniziata nel
1990 con una mostra presso il
Circolo Cruna di Bologna, a cui è
seguita, l’anno successivo, Installazioni e labirinti realizzata a San Giovanni in Persiceto (Bo).
Nel 1992 l’artista è in Francia, a
Niort, per L’Europe d’art, mentre
nel 1994 ha partecipato alla collettiva Perinciso di Cavezzo (Mo), a
Menù d’arte a Bologna e alla collettiva presso l’Espace Fouriel di Sainte Etienne in Francia.
L’anno seguente ha presentato alcune sue opere all’Istituto italico
di Salonicco e a La Serre di Sainte
Etienne.
Nel 1996 ha esposto all’Associazione culturale italo francese di
Bologna.
122
Untitle, 1997
acquaforte e acquatinta
mm 258 x 260
Llum, 1998
acquaforte e acquatinta
mm 316 x 490
123
124
Le lucide emozioni nel segno scavato sulla lastra:
Giuseppe Guerreschi
Mauro Corradini
1. Quando nel 1976, presentando i suoi disegni giovanili, di studente di
Brera, Giuseppe Guerreschi dichiara di voler consegnare ai lettori quelle
pagine (disegni e versi) così come sono nati, nella loro verità di documento, il grande autore non manca di sottolineare il carattere specifico della
sua operazione artistica: “versi e disegni [...] procedono parallelamente,
per contenuto e tempo, su di un comune, sotterraneo binario [...]. In entrambe le espressioni tutto viene con insistenza soggettivizzato, assunto e
vissuto in proprio, creando e dipanando problemi in una dimensione prevalentemente esistenziale”1.
Intraprendere un viaggio attorno all’opera incisa di Guerreschi significa di
necessità rifarsi alle ragioni di una generazione, che ha fuggito il realismo
post-bellico, senza allontanarsi dall’immagine, ha saputo far propri i portati delle avanguardie, senza chiudersi nel silenzio e senza farsi distogliere
dalle polemiche di contrapposte ideologie. Per far questo, occorreva una
generazione nuova, cresciuta ancora nelle certezze del procedere pittorico – e basterebbe soffermarsi sui fogli, datati ai primi anni cinquanta, da
cui abbiamo preso indirettamente le mosse – e ancorata alla pittura, intesa come strumento per conoscere i problemi della società. È una generazione che interpreta le esperienze innovative come potenzialità da utilizzare, per inserire la propria dimensione personale all’interno di un percorso poetico socialmente e civilmente più ampio. Non si assume più “il
popolo”, tautologicamente ritenuto buono, come base della riflessione,
ma la più complessa contraddittorietà di una società in rapida e radicale
trasformazione, verso una civiltà di tipo industriale; da una società ancorata ai ritmi della terra, ad una che viene collegandosi ai nuovi ritmi sociali, imposti dalle necessità produttive dell’industria: ferie, vacanze estive,
consumi di massa.
Attraverso questa duplice dimensione, di pubblico e privato, di sociale e
individuale, cresce la prima generazione matura del dopoguerra: i giovani
degli anni cinquanta dalla scuola hanno appreso un bagaglio tecnico, che
consente alla voce di espandersi e rendersi udibile: nello stesso tempo, il
mondo individuale che freme e si agita interiormente e il rapporto (sviscerato e analizzato) tra individuale e sociale rappresentano quell’insosti-
1 Giuseppe Guerreschi, Fogli braidensi, Busto Arsizio, Edizioni Bambaia, 1977.
125
tuibile sostrato, senza il quale l’esercizio può divenire superficiale accademia, inutile edonismo nelle superiori sfere di un linguaggio, disancorato
dalla vita.
Alla metà del decennio cinquanta, Guerreschi ha 25 anni; l’esperienza culturale dell’accademia ha rafforzato il rigore della ricerca pittorica, che già
gli appartiene: basterebbe rivedere i citati suoi “fogli braidensi”, per comprendere come da subito Guerreschi operi per il museo e per la storia,
più che per la quotidianità. L’opera, prima ancora di essere una palestra di
immagini che incidono sulla realtà2, è un prodotto destinato a durare. Fin
dall’accademia, Guerreschi costruisce l’opera su scansioni e strutture che
vanno oltre l’accidentalità dell’occasione. Anche i pretesti esterni, che
vengono dalla cronaca, da un residuo neorealista non ancora del tutto
espunto, almeno negli anni iniziali del decennio cinquanta, vanno comunque meditati e riportati ad un livello di assolutezza, che ne consente l’acquisizione a livello di cultura.
Le prime opere calcografiche nascono in questo clima culturale: per
Guerreschi l’attività dell’acquaforte si presenta in forma “autonoma, autosufficiente, rispetto all’attività pittorica”3.
I temi grafici ripercorrono i nodi problematici della realtà, in forme uniche, particolari, caratteristiche, per cui il mondo poetico appare collocabile a metà strada tra la passione civile – le numerose immagini che
rinviano, per esempio, al mondo dei lager, che drammatici documenti fotografici vengono testimoniando sempre più crudamente – e il mondo
individuale, che già emerge nella prima acquaforte, dedicata alla sorella;
è la dimensione del realismo esistenziale4, movimento artistico che testimonia la presa di coscienza dei nuovi compiti che si affidano all’immagine: in un momento storico in cui appare un delitto essere verosimili, i
realisti esistenziali si dedicano all’elaborazione del reale, evidenziato da
una riscrittura narrativo-emotiva e dalla assunzione delle icone mas-
2 “Di fronte ai miei lavori mi chiedo tante cose, ma soprattutto se, e in che misura,
essi contribuiscono a chiarire la realtà, a modificarla”: G. Guerreschi, Autopresentazione, nel catalogo della mostra collettiva di opere grafiche (con Vespignani e Zancanaro), Roma, Galleria La nuova pesa, febbraio 1960.
3 Enrico Crispolti, Le acquefor ti di Guerreschi, Milano, Lerici editori, 1967,
p. 9.
4 Sul “realismo esistenziale”, si veda: AA.VV., Realismo esistenziale, catalogo della mostra tenutasi alla Permanente delle arti, gennaio-marzo 1991, Milano, Mazzotta. Il
termine “realismo esistenziale” è stato coniato da Marco Valsecchi, Un gruppo di giovani, Milano, quotidiano Il giorno, 30 aprile 1956: “Tra le componenti di questo mondo poetico ci senti un po’ di esistenzialismo e un po’ di quella amara condizione di
‘uomo senza soluzioni’ di certo cinema francese”. Va sottolineato come Valsecchi
non solo individui il clima, ma veda alcuni riferimenti verso la Francia (tra “école de
la Ruche” pittorica e nascente “nouvelle vague” cinematografica e letteraria), che
sono di diritto tra le fonti culturali del gruppo esistenziale.
126
smediali; utilizzano un registro formale, reso più individuale e duttile, dai
legami evidenti e diretti con la tradizione espressionistica; accettano il
linguaggio iconografico, almeno nelle sue leggi formali, che non vengono
trascurate, anche se non acriticamente fatte proprie. Emerge in questa
scelta poetica la sottolineatura dell’aspetto operativo, la meticolosa difesa dell’ordine compositivo ed espressivo, la professionalità del fare,
contro le insorgenti gestualità e gli occasionali automatismi, che vengono dall’invadente informale (specie quello di derivazione statunitense) e
dagli ultimi echi (un po’ superficiali) del surrealismo: anche la macchia, il
grumo sono materie pittoriche da controllare sulla lastra, come accade
in “Jzchor”, 1958, o, ancor più direttamente, in “Crocifissione alla Bovisa”, dello stesso anno.
In queste prime lastre, temi individuali e temi di natura politica e civile (la
tavola “Rivolta”, 1956, con un grande “No” che riporta direttamente agli
eventi ungheresi) convivono, sotto la luce, sotto il filtro, si direbbe, di una
più universale e ampia sofferenza; la partecipazione (individuale e collettiva) al senso di dolore si traduce nella coscienza che l’arte non può lenire
i mali del mondo, ma ne può rendere testimonianza: “troppe volte, la contraddittorietà rimane l’unico dato che, tangibile, confermi la nostra pre-
Jzchor, 1958
Crocifissione alla Bovisa, 1958
127
senza nella realtà”5, afferma lo stesso Guerreschi. Tale processo di maturazione subisce, quasi di necessità, un’evoluzione, una sorta di accelerazione, per effetto della storia. Il 1956, data emblematica (quasi di avvio)
per la vicenda esistenziale, rappresenta anche ideologicamente un anno di
svolta; è l’anno dell’invasione sovietica dell’Ungheria, della fuga di un popolo, dell’aprirsi di una frattura tra le forze politiche (ancora legate all’ordine sovietico) e l’intellettualità italiana che si riconosceva (o si era riconosciuta in molte delle sue espressioni più vive) nella cultura di sinistra.
L’evento ungherese non fa che accelerare fenomeni già presenti nelle
scelte poetiche degli anni centrali del decennio; la stessa dimensione
emozionale del realismo, cui si collegano le esperienze poetiche di questo
periodo, subisce una marcata accentuazione civile: se la tendenza all’assolutizzazione avrebbe potuto favorire la distanza dal quotidiano, l’urgenza
degli eventi sembra riportare la poetica di Guerreschi (ma non solo di
Guerreschi) verso una passione civile, che sotterraneamente anima la sua
ricerca e ne rappresenta spesso il nucleo fondamentale. Per questa via, la
passione civile ritorna a dar corpo alle tensioni poetiche. Non si può tuttavia ricadere nel neorealismo; troppo diverse, ormai, sono le tensioni stilistiche, troppo lontane dalle aneddotiche granulari, le poetiche introspezioni di una sofferenza aggallano una dimensione d’angoscia, che assume
nella storia volti sempre diversi: si pensi a tavole come “Ragazzi che giocano alla guerra”, 1958, o “Ultime macerie”, dello stesso anno.
2. L’impostazione stilistica del realismo esistenziale tende a costruire l’immagine secondo una deformazione di stampo espressionista. Non scompare la verità narrativa, ma si accentua la modificazione espressiva. Guerreschi è consapevole che l’iconografia è tanto più nuova, quanto più si
muove in direzione di un recupero colto della libertà linguistica delle
avanguardie: nella tavola “Rivolta”, 1956, si osservi come l’incisore sia attento a far proprie le novità linguistiche che vengono dalle avanguardie
storiche, e segnatamente dal futurismo, il cui schema spaziale viene qui
utilizzato per far risaltare una situazione emotiva; nello stesso tempo, come appare, per esempio, in una tavola più tarda, “Ragazze di Brera”, 1959,
l’incisore dimostra che l’accettazione dell’informale è l’elemento innovativo irrinunciabile all’interno di una raffigurazione che voglia stare al passo
dei tempi.
La scelta poetica della stagione “esistenziale” consiste dunque nell’inserimento dell’io all’interno del dramma della storia, nella capacità di porre in
relazione i sentimenti e le disillusioni individuali con i drammi, a volte epi-
5 G. Guerreschi, Per noi giovani, p. 24, in AA.VV., Guerreschi, Milano, Casa editrice “Il castello”, quaderni di Imago, 1964 (dichiarazione tratta da un’inchiesta condotta da
Duilio Morosini, Il realismo nella pittura, in Mondo nuovo, 15 maggio 1960).
128
ci, più spesso tragici, della storia; l’unica tavola del 1957 si intitola “Anno
zero”, opera di “qualche mese posteriore (rispetto a quella dedicata all’Ungheria: n.d.r.), e significativamente intitolata”6.
Nel periodo 1959-1963 Guerreschi amplia l’impostazione linguistica, raffinando al massimo la complessità delle sue deformazioni, facendo emergere quel segno, che diviene successivamente un carattere costante della sua
produzione calcografica, un’invenzione linguistica fondamentale, che lo colloca nella limitata cerchia dei grandi di ogni tempo: il segno, deciso e marcato, costruito per linee e spessori interni, apre la strada ad una semplificazione iconografica che recupera il mondo massmediale e, ad un tempo,
sembra aprire varchi di visione, inserendosi anche nel più ampio percorso
della grafica novecentesca, con una memoria non negata, nonostante la distanza tematica e poetica, verso il segno di Viviani.
Quelle della stagione a cavallo del 1960 sono immagini urbane, periferie e figure, alcune delle quali, come è nella commistione narrativa
Zeitkritiker, 1961-62
Uomo con foulard rosso, 1959-61
6 E. Crispolti, Le acqueforti... cit., p. 18.
129
di Guerreschi, sono desunte dal mondo della cultura, altre provengono dalla memoria, altre ancora dall’incontro occasionale (ed emotivo)
che viene attraverso la lettura; altre immagini, al contrario, vere e
proprie icone, sono l’esito dell’analisi del mondo urbano (si pensi ad
un’immagine come quella, esemplare, di “Donne di Milano-Corea”,
1961): in queste figure, la deformazione espressionista – ma si intenda il realismo magico tedesco, non quello italiano, novecentista – appare come l’aspetto linguistico decisivo. La dimensione urbana si manifesta non soltanto nell’accoglimento di temi, soggetti e immagini,
che fanno riferimento al sostrato culturale tipico di quella lontana
stagione espressiva; la città si manifesta anche nelle “veline” che fanno da sottofondo ai suoi ritratti (“Zeitkritiker”, 1962, per esempio),
oppure nell’infittirsi dei segni, a tradurre un disagio collettivo, forma
esterna di quell’anonimato, che la sociologia comincia a porre in evidenza, nella sua indagine sulla metropoli moderna; è ciò che
Crispolti7, nel fondamentale saggio sulla grafica di Guerreschi, da cui
abbiamo preso le mosse, definisce esito di una “strutturazione articolata di linguaggio”.
Il passaggio alla stagione successiva si realizza attorno alla metà del decennio sessanta. Dalla città come epidermide rugosa, prelevata per denotare storie ed emozioni, come quelle delle straordinarie “ragazze di periferia”, si trascorre alla città come convenzione di segni. Il riferimento culturale più concreto va alla “nouvelle vague” – cinematografica e letteraria
- francese, al gusto per il frammento, alla compenetrazione di segmenti
narrativi differenti, quasi che la storia non fosse altro che un sedimentarsi
sulla lastra di diversi momenti percettivi, che provengono da vari contesti.
Il “Racconto romano”, 1963, con la compresenza di situazioni diverse, tra
erotismo e recupero del quotidiano – si pensi al profilo della camionetta
che compare come bordo, sul lato destro, verticale, dell’immagine – può
segnare il luogo di svolta di una nuova avventura del segno guerreschiano.
Permangono le sue conquiste linguistiche, la capacità di coordinare nella
stessa immagine differenti dimensioni; si manifesta – si veda “Bersaglio”,
1963 – la necessità di assumere dal mondo massmediale una quantità notevole di segni-emblema, icone del nostro tempo, in concomitanza con
l’esplosione degli universi new-dada, così tipici nei nuovi realismi (d’Oltralpe o d’Oltreoceano).
L’invadenza di differenti aspetti massmediali sembra convivere con la sottolineatura di una violenza senza volto –e tuttavia sempre una violenza
urbana –, che ha come vittima la figura femminile, e come corredo i simboli del vivere contemporaneo, dai riporti di fumetto all’antenna televisiva, come nuovo simbolo della città che cresce.
7 Ivi, p. 37.
130
Se la storia rimane alimento insostituibile per la riflessione (da “Momento politico”, 1961-68, a “Grecia ’67”, 1967-68, fino ad “Agosto ’68”,
1968), la riflessione guerreschiana tende tuttavia a spostarsi sui temi
sempre più ampi e di valore fondamentale per la vita. Alla fine del decennio sessanta, la serie incisa dedicata alla figura del “Profeta” viene a
compendiare la svolta di pensiero: il profeta assume la dimensione
espressiva dell’impotenza della fede di fronte ai mali della storia. I profeti rappresentano, in anticipo sui tempi, la riproposta della conoscenza
in chiave mitica; interpretabili come una sorta di mitografia contemporanea, i profeti rappresentano forse la fine della storia, la chiusura, il
mutismo/silenzio del passato, ormai archiviato all’interno dei simboli
del mondo contemporaneo dai linguaggi massmediali (dalla pubblicità
al fumetto).
Quella dei “profeti” è forse la pagina più significativa dell’intero percorso
guerreschiano, per la svolta che segna: il dialogo con la storia si amplifica
verso quello con i valori non transeunti, con i valori eterni, quelli che misurano la fragilità dell’uomo, posto di fronte alla sua possibile fine, nella
condizione di essere e/o sparire al primo alito di vento. Nel tempo instabile della storia, gli uomini, i profeti stessi, divengono parvenze, simulacri,
icone vuote: resta solo l’effigie, il volto di un sapere e di una saggezza di
cui i tempi non vogliono (o non sanno) più servirsi.
Agosto, 1968
Momento politico, 1961-68
131
3. L’ultima stagione espressiva presenta alcune costanti; il segno distintivo
può essere rintracciato proprio nell’utilizzazione dell’esperienza personale, che guarda ai termini eterni della vita, come filtro per interpretare
ogni evento: per questo si trascorre agevolmente dal tema erotico, in cui
si manifestano congiuntamente due tipici termini guerreschiani, quello
della sopraffazione e quello dell’ironia, al tema affettivo, ripercorso attraverso i ritratti dei figli o il ritratto di alcuni amici. Alcuni eventi significativi, come la tragedia del Viet-Nam8, in un autore attento alla crudeltà della
storia – si veda, in forma esemplare, la “Scatola di carne”, 1973 – o riflessioni sotterraneamente sempre presenti nel suo pensiero, come la cultura ebraica, che trova voce in una straordinaria serie di disegni, i Proverbi
Jiddisch9, e in alcune incisioni, appaiono come i termini di riferimento di un
pendolo culturale, che costantemente si immerge nella storia, alla ricerca
delle radici tragiche del nostro tempo, e altrettanto costantemente si allontana dal quotidiano, quasi a ricercare nella distanza temporale l’unico
termine di riferimento, per chi la storia voglia viverla e non solo subirla.
Il distacco dalla quotidianità e l’attrazione verso i temi basilari della cultura e della vita sembrano sempre più assumere il peso e la consistenza di
un riferimento valoriale esclusivo.
In questa lenta evoluzione, che abbraccia l’ultimo quindicennio della sua
produzione, la donna viene sempre più documentando la sua trasformazione in simbolo erotico, in linea con le violente accelerazioni dell’immagine di massa: contro il dilagare del consumo di massa, la cultura si erge
come unico baluardo; da qui l’aumentato peso dell’ironia (spesso dell’autoironia), ma anche la continua valorizzazione di quel carattere, razionale,
lucido, della riflessione guerreschiana sull’immagine stessa: la figura femminile, definita quasi esclusivamente attraverso due gambe lunghissime, fasciate da calze e stivaletti alla moda, diviene elemento erotico; e il prestito dall’universo iconografico della pubblicità e della moda stessa non fa
che aumentare il simbolo-feticcio del tempo: la situazione domestica sparisce per lasciare il posto all’universo dell’atelier, con la sua innegabile
ostentazione.
La poetica del frammento, compresenza nella medesima immagine di icone provenienti da universi diversi, appare come un esito ormai raggiunto,
codificato. Volontariamente appartato nella sua Ospedaletti, nella solitudine dello studio, il pittore sembra lasciar entrare il mondo esterno attraverso poche finestre selezionate: la propria cultura, la passione politicocivile e la partecipazione conoscitiva: il tutto si rivolge alla cronaca, alle
immagini dei mass media, alle tensioni emotive, alla memoria e al (tentati-
8 G. Guerreschi, Viet-Nam suite, con introduzione di Danilo Montaldi, Torino, Fratelli Pozzo, 1974.
9 G. Guerreschi, Proverbi Jiddisch, Busto Arsizio, Edizioni Galleria Bambaia, 1975.
132
vo di) recupero dei valori di una poetica che sembra progressivamente –
come si diceva – spostarsi su oggetti caratterizzati da una lunga verità, dal
non contingente.
Sul versante della riflessione appare non casuale, allora, che il suo straordinario itinerario grafico si chiuda, all’inizio degli anni ottanta, con un ciclo
dedicato alla cultura dell’età della ragione: da una parte, in questo ciclo
che presentammo in un (per chi scrive) importante appuntamento alla
Bambaia10, si può ravvisare – e l’annotazione può essere estrapolata da
Starobinski11 – come nel cuore stesso della classicità si ritrovino la devianza, il fraintendimento, la rottura della norma, l’infrazione; dall’altra, come il mondo venga sempre più popolandosi di corpi senza vita, di maschere nel vero senso della parola. L’incisiva dimensione della calcografia,
così razionale ed emotivamente coinvolgente, non può nascondere l’amara presenza di un contenuto di morte, ritrovato nel mondo (rivisitato) di
Füssli: alla muta parola del profeta si è sostituita una sorta di assenza; il
dolore non può essere gridato, ma solo taciuto.
Solo il segno domina la scena. Quel mondo “sereno” di una classicità irraggiungibile dialoga con le angosce della nostra quotidianità, si volgarizza
fino alla pornografia, si sublima in un giudizio morale, che investe ogni
realtà rappresentata (si pensi al ricorrente ritratto del pittore elvetico-inglese, preso a pretesto di questo “viaggio” nella cultura). Un commosso
omaggio alla storia pittorica sembra dunque emergere come unica dimensione della riflessione artistica: anche i segni di un dialogo sul quotidiano, che pure permangono ad animare gli sfondi, si fanno più labili: si ha
la sensazione che Guerreschi voglia entrare da solo nello studio, per apprestarsi ad un dialogo con la storia dell’arte, per colloquiare con una
realtà lontana e vicina, così alta e così tangibile, così radicata nel passato e
così quotidiana; è come affermare una sostanziale limitatezza della vita,
comprensibile solo in confronto con la nostra storia culturale.
Alla tentazione di altre ricerche linguistiche, Guerreschi sembra opporre
la fragile consistenza del segno inciso, la gracile certezza di un segno, che,
unico, può travalicare il silenzio del tempo.
10 M. Corradini, Giuseppe Guerreschi. “Viaggio con Füssli”: 1979-1981, catalogo della
mostra, Busto Arsizio, Galleria Bambaia, 1984.
11 Jean Starobinski, 1979. I sogni e gli incubi della ragione, Milano, Garzanti, 1981,
p. 80: “resa al desiderio la pienezza dei suoi diritti, la ragione si trova improvvisamente accresciuta di una parte d’ombra e di sogno che fino allora aveva
escluso. La linea di demarcazione tra il giorno e la notte diventa una frontiera
interiore”.
133
Le opere
Rivolta, 1956
acquaforte su zinco
mm 245 x 198 - T. 15 es.
136
Anno zero, 1957
acquaforte su zinco
mm 200 x 418 - T. 25 es. + 6 o 7 prove
137
Ragazza che passa, 1959
acquaforte su zinco
mm 325 x 235 - I stato - T. 25 es.
138
Bambino ucciso, 1961
acquaforte su rame
mm 510 x 300 - T. 35 es.
139
Donna di Milano-Corea, 1961
acquaforte su rame
mm 420 x 570 (ovale) - T. 35 es. + 1
qualche prova
140
Ragazze e soldati, 1961-63
acquaforte su rame
mm 400 Ø - IV stato - T. 35 es.
141
Bersaglio, 1963
acquaforte a due matrici su rame
mm 308 Ø - III stato - T. 35 es.
142
Capriccio italiano, 1963
acquaforte a due matrici
su zinco e rame
mm 400 x 545 - II stato - T. 50 es.
+ 1 prova
143
Profeta, 1969
acquaforte su rame
mm 400 x 350 - T. 50 es. + 5 prove
144
Ritratto di Max, 1970
acquaforte su rame
mm 380 x 290 - T. 50 es. + V prove
145
Per una crocifissione, 1974
acquaforte su rame
mm 350 x 270 - T. 35 es. + XXXV es.
+ 3 prove
146
L’incubo e figura femminile
con testa equina, 1981
acquaforte a due matrici su rame
mm 440 x 350 - T. 99 es. + I es.
+ 7 prove
Ragazza di Hyde Park, 1984
acquaforte su rame
mm 240 x 315 - T. 50 es. + XV es.
148
Indice
pag.
3
Presentazione
pag.
4
Regolamento
pag.
5
Mauro Corradini
Alcune riflessioni su una rassegna di grafica,
racchiusa in un’anagrafe ristretta
pag. 10
Francesca Manola
Schede biografiche degli autori
Le opere
pag. 125
Mauro Corradini
Le lucide emozioni nel segno scavato sulla lastra:
Giuseppe Guerreschi
pag. 135
Le opere
150
Grafica - 2
PRIMA TRIENNALE DI GRAFICA CITTÀ DI BRESCIA
L’OPERA GRAFICA DI GIUSEPPE GUERRESCHI
25 settembre - 14 ottobre 1998
Mostra promossa dall’Associazione Artisti Bresciani
e dall’Assessorato alla cultura del Comune di Brescia
Rassegna a cura di
Mauro Corradini con la collaborazione di Giusi Lazzari e Francesca Manola
Progetto grafico
Martino Gerevini
Coordinamento editoriale
Vasco Frati e Francesca Manola
Allestimento
Anna Adami, Pierangelo Arbosti, Ermete Botticini, Roberto Formigoni,
Giuseppe Gallizioli, Giusi Lazzari, Oscar Momi
Ufficio stampa
Sonia Mangoni, Francesca Manola e Giuseppina Ragusini
Assicurazione
RAS - Riunione Adriatica di Sicurtà, Gardone Val Trompia
Direzione
Francesca Manola
Segreteria
Silvia Gozzetti
L’A.A.B. ringrazia i signori Augusta Laura e Max Guerreschi e la Galleria Bellinzona di Milano per la preziosa collaborazione prestata per la mostra dell’opera grafica di Giuseppe Guerreschi; il fotografo Mario Brogiolo e il signor Angelo Bussacchini per la loro cortese disponibilità.
Fotocomposizione, impianti e stampa
Arti Grafiche Apollonio, Brescia
Finito di stampare nel mese di settembre 1998
Di questo catalogo sono state stampate 500 copie
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