Catalogo 052 PRIMA TRIENNALE DI GRAFICA
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Catalogo 052 PRIMA TRIENNALE DI GRAFICA
GRAFICA-2 PRIMA TRIENNALE DI GRAFICA CITTÀ DI BRESCIA L’OPERA GRAFICA DI GIUSEPPE GUERRESCHI AAB EDIZIONI COMUNE DI BRESCIA PROVINCIA DI BRESCIA ASSOCIAZIONE ARTISTI BRESCIANI GRAFICA-2 PRIMA TRIENNALE DI GRAFICA CITTÀ DI BRESCIA L’OPERA GRAFICA DI GIUSEPPE GUERRESCHI a cura di Mauro Corradini 25 settembre - 14 ottobre 1998 sala dei santi Filippo e Giacomo - via delle Battaglie, 61/i - Brescia feriale e festivo 15-19 lunedì chiuso galleria aab - vicolo delle stelle, 4 - Brescia feriali e festivi 15,30 -19,30 lunedì chiuso AAB EDIZIONI Il consiglio direttivo dell’Associazione Artisti Bresciani (A.A.B.) all’inizio del suo mandato, nel 1996, ha deliberato di programmare mostre nazionali o internazionali di grafica con cadenza triennale, allo scopo di dare spazio e voce ad una “tecnica” che talora, per pregiudizi non del tutto superati, è ritenuta di secondaria o marginale importanza, mentre rappresenta il nucleo costitutivo del processo artistico ed esige un rigore e una disciplina che sembrano richiamare un mondo artigianale antico. Il consiglio direttivo ha altresì stabilito di qualificare ogni edizione con una particolare connotazione, decidendo, per l’edizione 1998, di privilegiare la tecnica calcografica e di invitare artisti nati dopo il primo gennaio 1960 per offrire un panorama rappresentativo dell’attività delle giovani generazioni. La Triennale di grafica è definita Città di Brescia perché è organizzata in collaborazione con l’assessorato alla cultura del Comune di Brescia. La prima edizione è stata affidata al professor Mauro Corradini in virtù del fatto che egli, studioso e critico d’arte, è noto in tutto il Paese in particolare proprio per ciò che attiene alla produzione grafica e al disegno. A norma del regolamento alla sezione dedicata agli artisti contemporanei, ospitata nella sala comunale dei Santi Filippo e Giacomo, viene affiancata una mostra che presenta l’opera grafica di un maestro del nostro secolo, Giuseppe Guerreschi, allestita nella sede dell’Associazione. L’Associazione Artisti Bresciani esprime il più vivo ringraziamento al professor Mauro Corradini per la serietà dell’impegno, la qualità del lavoro organizzativo e di studio e la disponibilità dimostrata in ogni fase progettuale e pratica della manifestazione; ai giovani artisti, che hanno reso possibile con la loro partecipazione l’avvio dell’impegnativa e ambiziosa iniziativa; alla signora Augusta Laura Guerreschi, al signor Max Guerreschi e alla Galleria Bellinzona di Milano per la loro generosa disponibilità. Il direttore Francesca Manola Il presidente Vasco Frati 3 Regolamento 1. L’Associazione degli artisti bresciani (in sigla A.A.B.), agenzia culturale pubblica fondata nel 1945, convenzionata con il Comune di Brescia e collaborante con i Civici Musei d’Arte e Storia, l’Amministrazione provinciale di Brescia e l’Associazione “Brescia mostre - Grandi eventi”, ha deliberato di organizzare con regolare cadenza esposizioni nazionali o internazionali di opere grafiche (tecniche riproducibili), assegnando all’iniziativa la denominazione di TRIENNALE DI GRAFICA CITTÀ DI BRESCIA Ogni Triennale sarà affidata alla competenza di un critico di fama nazionale e avrà specifiche connotazioni. 2. La prima edizione della Triennale sarà realizzata nel periodo dal 26 settembre al 14 ottobre 1998 ed è riservata agli operatori artistici nati o residenti o attivi in Italia che siano nati dopo il primo gennaio 1960. Saranno consentite solo le tecniche calcografiche. La cura della prima Triennale è affidata al critico professor Mauro Corradini, a cui spetterà la scelta degli artisti invitati e la selezione degli artisti che intendano partecipare all’iniziativa. 3. L’A.A.B. si impegna ad informare dell’iniziativa accademie di belle arti, critici e artisti presenti nei repertori nazionali direttamente o per il tramite di comunicati resi pubblici dagli organi di informazione di massa. 4. Gli artisti che intendano partecipare alla prima edizione della Triennale dovranno inviare o consegnare il materiale informativo (cataloghi, fotografie, recensioni eccetera) alla sede dell’A.A.B. (vicolo delle Stelle 4 - 25122 Brescia), a proprie spese e cura, entro il 30 aprile 1998. L’A.A.B. si impegna a comunicare l’esito della selezione a tutti gli artisti di cui sopra entro il 31 maggio 1998 e a ordinare e conservare il materiale pervenuto nella propria biblioteca, aperta al pubblico. 5. Gli artisti selezionati dovranno inviare, a proprie spese e cura, alla sede dell’A.A.B. entro il 30 giugno 1998: – tre opere grafiche, di cui almeno una inedita, corniciate e con le modalità che saranno indicate; – la riproduzione fotografica in bianco e nero delle tre opere; – un curriculum/biografia completo, aggiornato e possibilmente discorsivo. 6. L’A.A.B. si impegna, a proprie spese e cura, ad allestire la mostra delle opere degli artisti selezionati e a pubblicare un catalogo con la riproduzione fotografica delle opere stesse. Le lastre delle opere inedita potranno essere utilizzate per una tiratura speciale, secondo condizioni da concordare. 7. Le opere verranno restituite a cura dell’A.A.B. e a spese degli artisti. 8. Collateralmente alla mostra delle opere degli artisti selezionati e nello stesso periodo la A.A.B. organizzerà una esposizione/omaggio dedicata alle opere di un importante autore vivente o recentemente scomparto. Per l’edizione 1998 l’esposizione/omaggio verrà dedicata alle opere di Giuseppe Guerreschi. 9. Per ogni informazione gli artisti interessati potranno rivolgersi alla segreteria dell’A.A.B. (tel. e fax 030-45222; dal martedì al sabato, dalle 15.30 alle 19.30), contattando le dottoresse Francesca Manola e Silvia Gozzetti, o al curatore della Triennale, professor Mauro Corradini (via Valle di Mompiano 54 - 25133 Brescia; tel. 030-2005882). 10. L’A.A.B., pur offrendo condizioni di sicurezza per la propria sede e garantendo la massima cura, sarà esonerata da qualsiasi forma di responsabilità (danni, furti eccetera) nei confronti delle opere consegnate. Brescia, 15 gennaio 1998 4 Alcune riflessioni su una rassegna di grafica, racchiusa in un’anagrafe ristretta Mauro Corradini 1. Introducendo il suo testo, edito da Mondadori quasi trenta anni orsono, La collezione di stampe, Ferdinando Salamon annota che nella seconda parte del libro, dopo aver dedicato la prima alla “descrizione della stampa”, affronta e racconta “l’interessante, secolare, talora drammatica storia del foglietto di carta”1. Il grande studioso non manca di sottolineare come la nostra età – meglio sarebbe affermare: il nostro secolo – abbia posto la necessità di ri-qualificare la stampa, conosciuta nella storia attraverso il termine generico di “incisione”, con il nuovo aggettivo di “originale”. Tale necessità, avvertita già all’inizio del decennio settanta, assume oggi un’urgenza ancor più consistente, dal momento che la riproduzione dell’opera dei maestri acclarati, da sempre patrimonio minore dei graveurs, è diventata in forme sempre più massicce appannaggio dei mezzi fotomeccanici. Ricorda ancora, lo studioso ed esperto di grafica, che artisti di fama, all’inizio del nostro secolo, hanno concesso, con ingenuità o con leggerezza, la tiratura con mezzi fotomeccanici e successivamente hanno firmato le copie, di opere proprie: in altri casi – e si tratta ancora e sempre di artisti di chiara fama – alcuni di loro hanno concesso che si utilizzassero le litografie originali, create come illustrazioni di testi, per tirature pressoché illimitate, limitandosi tuttavia a firmarne soltanto le poche copie numerate. Sono episodi che hanno riaperto il problema circa l’originalità dell’opera grafica, originalità che si realizza in precise e determinate condizioni. Le “aperture” effettuate dai maestri – e si ricordavano, senza citarli direttamente, gli esempi di Braque, Miró e Chagall – hanno tuttavia costituito una indicazione, spesso un vincolo, al cui interno si sono inserite numerose esperienze, a far capo da quelle di coloro che, non conoscendo che superficialmente il linguaggio incisorio, preferiscono quello fotomeccanico, fino a giungere a quelle di coloro che trovano più agevole (semplice) far riprodurre un disegno fotomeccanicamente, che eseguire direttamente una litografia. Al percorso semplificato del mezzo fotomeccanico si aggiunge a volte quello innovativo (o presunto tale): l’uso di materiali alternativi di certo non toglie nulla all’originalità dell’opera calcografica, purché vengano rispettati i criteri minimi, che si raccomandano ad ogni riunione di addetti 1 F. Salamon, La collezione di stampe, Milano, Mondadori, 1971, p. VIII. 5 ai lavori con manifesti e dichiarazioni2. Di certo, in troppi casi, la prevalenza di opere realizzate fotomeccanicamente mette in seria discussione non tanto i risultati ottenuti, poiché, dal punto di vita artistico, nessuna regola preventiva è valida, ma i termini di appartenenza: una fotografia, per esemplificare, non è una stampa d’arte originale, ma è una fotografia originale: non si vuole (almeno in questa sede) affermare che l’una sia più significativa dell’altra; si vogliono solo indicare le opere attraverso i termini specifici. Tale rottura degli schemi ha una sua giustificazione culturale all’interno della storia delle avanguardie: la forte ripresa, avvenuta negli anni sessanta, ma con anticipazioni e annunci nel decennio precedente, delle componenti new-dada, ha favorito l’abbandono dei mezzi più tradizionali; la nascita di esperienze come quelle che sono emerse nell’ultimo quarantennio, dal concettualismo alla body art, alla land art, ha spostato radicalmente i termini della produzione tradizionale, al cui interno anche la grafica ha un suo spazio specifico. Ne sono conseguiti, specie tra le più giovani generazioni, due percorsi a forbice, sempre più divergenti. Da una parte sono emerse le forme “altre”, che spesso hanno poco a che fare con la tradizione, ma rinviano piuttosto a processi produttivi dove l’artista appare come un architetto che progetta, ma manualmente o poco o nulla esegue, se non il piano (progetto) generale. È una tendenza che si manifesta in quasi tutti i movimenti caratterizzati dall’impiego delle poetiche minimali, dall’uso dei materiali di origine industriale, e così via. Per quel che riguarda la relazione con la grafica originale, o tradizionale, quella che si ottiene incidendo o elaborando manualmente una matrice, sono assimilabili alle tendenze indicate anche quelle che provengono direttamente dal cuore del dadaismo, e hanno voluto utilizzare l’oggetto d’uso, a volte lo scarto, a partire da quello pubblicitario, del manifesto strappato, come base per la produzione di immagini (uniche, ma anche seriali). Si tratta di opzioni estetiche lontane dai mezzi tradizionali; e tale distanza diviene emblematica, quasi palpabile, in campo grafico, che abbisogna, al contrario, di lente misure, di ritmi, di segni, che prendono forma e vigore solo in quella particolare modalità che è il rapporto della mano (che incide) con la lastra. Forse basterebbe presentare le elaborazioni poetiche di questa natura per quel che sono, operazioni anche riproducibili, realizzate con mezzi altri (ma non per questo meno degni, almeno poeticamente) rispetto a quelli della calcografia. 2 Si ricorda la “Dichiarazione di Vienna”, da molti utilizzata come metro di paragone per la certificazione di “originalità” della stampa d’arte: approvata al “Terzo congresso delle arti plastiche”, tenutosi a Vienna nel 1960, la dichiarazione si compone di cinque paragrafi; dopo quella di Vienna, vale la pena di richiamare, per l’ampia accettazione, quella del Comitato nazionale della stampa, redatta nel dicembre 1964, e riportata su “Nouvelle de l’Estampe”, nel febbraio 1965. 6 Sull’altro versante, al contrario, è rimasta la pattuglia degli incisori, quelli che frequentano d’estate Urbino, che godono al profumo dell’inchiostro tipografico, e hanno le mani annerite e sporche a causa del costante contatto con esso. Se dunque è venuta emergendo una linea di ricerca, al cui interno la grafica appare luogo occasionale, spesso spurio nel suo uso, quando non addirittura contrario alle norme richiamate più sopra in nota, se dunque è venuta emergendo una concezione che fa dell’artista stesso e della sua sacralità l’unico termine di riferimento, sul lato opposto si è venuto quasi definendo in forme maniacali un gruppo – nemmeno tanto sparuto – di amanti dell’incisione, che intendono non allontanarsi dalle norme, intendono recuperare tecniche obsolete – come la “maniera nera”, riemersa alla gloria produttiva nell’ultimo ventennio –; si è venuta cioè divaricando la forbice della ricerca, attraverso la specificità rimarcata: nel caso dell’incisione, si è come formato una sorta di cenacolo per adepti rigorosi, che cercano nella lastra quella medesima vibrazione-tensione-emozione, che altri cercano con altri, e a volte più massmediali, mezzi linguistici. 2. Puntata l’indagine su un campione giovane, ma impossibilitato ad essere giovanissimo per le difficoltà intrinseche del mezzo, la Prima Triennale di grafica dell’Associazione Artisti Bresciani non ha privilegiato alcuna tendenza, ma ha tentato di privilegiare (scegliere) la qualità. Per un probabile legame “interno” al mezzo linguistico, che nel contatto con la lastra trova la sua giustificazione, i linguaggi che sono emersi e si presentano, per quanto non esaustivi, dimostrano, anche attraverso un vasto campione di giovani, che la ricerca incisoria ha molte relazioni con la storia dell’incisione, più che con la storia (recente) dell’immagine. Avviene che la stampa, racchiusa in quel circolo informale, cui più sopra si è fatto cenno, appaia come una sorta di sfida, di ricerca linguistica, portata alla follia dal gesto amoroso che scava la lastra: per questo, ai partecipanti ad una rassegna come quella che stiamo presentando, appare sotterraneamente più ovvio (quasi più significativo) confrontarsi con il segno di Bartolini (per citare un nome esemplare), che con Beuys. La lastra salva il segno, potremmo dire. E negli andamenti differenti che si aprono sia alla narratività che all’emozione, sia alla fantasia surreale che alla trascrizione palpitante dei ritmi e delle pulsioni interiori, negli andamenti differenziati che traducono questa temperie storica, non configurabile in alcuna linea definitiva, come se solo la differenziazione individuale traducesse il clima dell’età nostra, alla fine ritroviamo la forza del segno che sovrasta ogni tendenza. È come se le poetiche legate all’iconografia o le ricerche legate all’aniconicità trovassero un loro particolare punto d’incontro nella materia dell’incisione, nel segno, che dell’incisione è l’aspetto più profondo. Appare abbastanza consolante un simile panorama. Non solo perché arricchisce l’universo del segno di volti e autori in gran parte all’alba della loro storia; ma soprattutto perché testimonia una con7 tinuità, che tuttavia permane ed è inquadrabile solo all’interno dei parametri dell’attualità. Si può cioè essere attuali anche incidendo una lastra, con le antiche magíe dei primi incisori; si può documentare il tempo travagliato che attraversiamo, si possono tradurre le tensioni e le emozioni, che spesso accelerate ed accentuate sembrano l’immancabile corredo delle generazioni che emergono dopo il diluvio delle ideologie, attraverso un segno che si piega ai bisogni nuovi del mondo dell’immagine. Mi capita spesso, per ragioni di mestiere, di andare a rileggere la rapida obsolescenza di numerose esperienze nuove: basta scorrere i cataloghi di un ventennio (recente), per rendersi conto di come molte esperienze innovative (alla comparsa) e dirompenti (all’apparenza) siano rapidamente naufragate nei luoghi dell’oblio. Esperienze che spesso hanno attraversato il loro tempo con una puntualità espressiva significativa sono di fatto finite nell’angolo buio della memoria, con la stessa rapidità con cui si mette la sordina alle esperienze della politica o ai clamori della cronaca. Dov’è Gorbaciov?, vien da chiedersi. Una parte di questa rapida mortalità appartiene alla logica della vita. E tuttavia riteniamo che, proprio in virtù e in forza di una tecnica, che vive sul rigore del segno, e si invera sulla lastra per far emergere sotterranee emozioni, proprio in virtù di una legittimità “di mestiere” (monacale e maniacale, ad un tempo) che recupera e fa proprio un linguaggio, costruito sulla tradizione, anche se aperto al nuovo, i giovani che espongono nella prima rassegna triennale dedicata all’incisione non finiranno rapidamente nella stanza buia, dove più facilmente i volti si dimenticano. La rassegna propone un relativamente piccolo numero di incisori invitati (poco meno di 60); nella esiguità delle proposte, la mostra testimonia la frantumazione delle esperienze poetiche del mondo giovanile. L’occasionalità dell’appuntamento, la prima edizione della rassegna, sono fattori sufficienti a giustificare l’improbabile esaustività della mostra stessa. Alcune costanti, alcuni percorsi, che in mostra, attraverso il percorso espositivo, si esplorano assai meglio, sono tuttavia rintracciabili. E stupisce, dopo tanto concettualismo, dopo tanto minimalismo, la persistenza, di alta qualità, del mondo del racconto, del bisogno linguistico di documentare l’emozione di fronte alle cose del mondo: magari non più e non solo il paesaggio, ma una realtà più intima, più personale, più profondamente individuale: è la tendenza che sembra collegarsi con la grande tradizione narrativa, ed ha in Bartolini e nel suo incedere espressivo uno dei suoi numi tutelari, almeno nel nostro secolo. Una seconda tendenza poetica sembra maggiormente risentire dei percorsi informali, che hanno, in forme diverse, attraversato la nostra storia artistica recente; materia, spessori, che emergono dall’acido diretto, grumi e segni accavallantisi, sembrano rappresentare il sostrato per un percorso che punta direttamente a mettere in luce la palpitante vibrazione individuale dell’emozione. Anche in questo caso gli esempi e le esperienze cui 8 rifarsi sono molteplici: in questi giovani sembra emergere il desiderio di dar conto del proprio impatto individuale con la lastra, di un minuto procedere nei confronti di uno spazio infinitesimale, che si vuole organizzare, al fine di testimoniare una propria traccia, una propria presenza, un labile segno di un passaggio. Vi è infine una linea poetica, in una certa misura trasversale, caratterizzata dall’imperio del segno stesso: sembra emergere sia nel versante dell’aniconicità, che nel versante narrativo e iconografico. Tendenza che si connota anch’essa per il forte legame con il mondo infantile, come emerge da molteplici segni; sia, in altri casi, nella messa in luce di un mondo poetico e onirico; mondo ri-vissuto sulla falsariga della surrealtà, avvertita e interpretata attraverso un sogno ad occhi aperti; sia, ancora, nell’azzeramento del mondo delle cose, per dare vigore all’iterazione, all’insistita ricerca di una via interiore, che si riversi sulla lastra attraverso forme neoprimitive: tendenza dove la forza incisoria sembra rinvigorire la complessità dei mondi poetici, in forme diverse tutti collocabili sotto l’insegna di quell’individuale, che sembra costituire l’unico livello costitutivo dell’universo giovanile. La molteplicità delle proposte riconferma l’accenno iniziale: essere il mondo giovanile non determinato da una corrente o da una tendenza poetica, ma piuttosto caratterizzato dalla commistione, dalla compresenza di differenti scelte stilistiche e di elaborati, forti contesti individuali, connotanti l’intero stuolo degli espositori. Un grande artista ha affermato che l’opera d’arte contemporanea non è altro che l’impronta digitale del singolo artista: affermazione mai tanto vera come in questo caso, in cui l’universo giovanile si manifesta, con quel soggettivismo che sembra essere il sotterraneo supporto di ogni caratterizzazione, da cui deriva la non centralità di alcun linguaggio, piuttosto la contraddittoria molteplicità dei linguaggi. Sotto l’universo delle poetiche esiste una certezza, rintracciabile appunto nella qualità tecnica, nella lastra, si diceva più sopra, che salva il segno. Anche per questa ragione, la rassegna che si è costruita come un viatico per gli autori degli anni che verranno rende un doveroso omaggio ad un grande della seconda metà del secolo. Giuseppe Guerreschi (Milano, luglio 1929 - Saint Laurent du Var, maggio 1985), con il rigore del segno e una interna coerenza, una razionalità che nel segno trova la sua risposta stilistica più alta, ha attraversato la seconda metà del secolo, a partire dagli anni cinquanta, fino alla morte. L’omaggio a Guerreschi vuole rappresentare una traccia di quella continuità, che la mostra, nel suo insieme, esprime. È all’interno del segno – e quale segno!, si direbbe, mutando e parafrasando la lucida espressione rivolta a Monet – che si compie la sutura tra le generazioni, e quel patrimonio di lucide emozioni, che ha attraversato lo specchio della nostra recente esperienza, può continuare a dialogare con le espressioni più fresche e giovani, può lievitare sotterraneamente, all’interno delle rinnovate esperienze che si raccolgono in questa sintetica carrellata. 9 Paolo Aquilini nato a Como il 15/1/1969 residente a 22020 San Fermo della Battaglia (Co) in via Volta 10/a tel. 0338-9150503 Dopo aver ottenuto nel 1988 il diploma di maestro d’arte applicata presso l’Istituto statale d’arte di Cantù, Paolo Aquilini si è iscritto all’Accademia di belle arti Aldo Galli di Como diplomandosi nel 1994 in pittura e restauro pittorico ed iniziando ad insegnare nel corso di tecniche dell’incisione calcografica. Dal 1990, dopo una breve esperienza legata alla serigrafia, si occupa come libero professionista di incisione calcografica, sia come artista che come stampatore, e di xilografia in legno di testa. Sempre presso l’Accademia Galli cura corsi interdisciplinari in collaborazione con docenti di chimica, storia dell’arte e fotografia artistica. Il suo interesse per l’incisione non si limita agli aspetti puramente storici e filologici, ma si allarga ai problemi chimici e merceologici della stampa, sviluppando ed allargando le conoscenze che gli derivano dalla collaterale attività di conservatore, restauratore ed editore. Numerose le sue partecipazioni ad esposizioni e a concorsi sia nazionali che internazionali; le sue opere sono state richieste come patrimonio permanente dalla Fondazione lombarda per la grafica d’arte di Stezzano (Bg) e dal Museo della grafica di Bagnacavallo (Ra). 10 Totem 1997 tecnica mista diretta su zinco mm 495 x 345 Luogo, 1998 tecnica mista diretta su zinco mm 290 x 280 11 Agostino Arrivabene nato a Rivolta d’Adda (Cr) l’11/6/1967 residente a 26025 Gradella di Pandino (Cr) in via Valletta 17 tel. 0373-90655 Agostino Arrivabene si è diplomato all’Accademia di belle arti di Brera a Milano ed ha iniziato l’attività espositiva nel 1990 con una mostra collettiva presso la Galleria Aquarius di Cremona. Parallelamente all’attività espositiva -svolta prevalentemente in territorio italiano (Roma, Suzzara, Crema, Milano, Reggio Emilia, dove nel 1998 ha realizzato la mostra personale L’arte segreta di Agostino Arrivabene presso il Caffé Arti e Mestieri)- e alla partecipazioni a concorsi a Roma, Suzzara, Crema, ha eseguito illustrazioni per opere pubblicate dalle case editrici Frassinelli, Pan Gross, Pulcinoelefante, Edizioni dell’Ariete. Oltre alle incisioni, realizza anche ex libris. Atena, 1994 acquaforte su zinco mm 160 x 140 HIV - I condannati, 1990 acquaforte - acquatinta su zinco mm 150 x 200 12 13 Eva Aulmann nata a Stoccarda (Germania) il 5/1/1972 residente a 50134 Firenze in via Giovanni Fabroni 50 tel. 055-494606 Dopo aver conseguito il diploma di maturità presso la Freie Waldorfschule Uhlandshöhe ed essersi trasferita in Italia, dal 1992 al 1996 l’artista ha frequentato la sezione di scultura dell’Accademia di belle arti di Firenze e dal 1993 al 1996 la scuola di incisione dell’Accademia di belle arti Vairo Mongatti, sempre di Firenze. Nel 1996 Eva Aulmann ha vinto una borsa di studio bandita dalla scuola internazionale di grafica Il Bisonte del capoluogo toscano, che le ha permesso di ampliare le sue nozioni tecniche e, allo stesso tempo, di approfondire la ricerca artistica. L’inizio dell’attività espositiva è avvenuta nel 1993 in contemporanea con le prime partecipazioni a concorsi nazionali ed internazionali. Ha seguito lo stage organizzato dal Freie Kunststudienstätte Ottersberg di Brema (Germania), dedicato all’approfondimento dell’uso dell’arte a fini terapeutici. Sue opere sono presenti nella Raccolta Bertarelli del Palazzo Sforzesco a Milano e nel Gabinetto di stampe antiche e moderne di Bagnacavallo (Ra). 14 L’astice, 1998 acquaforte su zinco mm 340 x 490 Girasoli con lucertola, 1996 acquaforte su zinco mm 200 x 400 15 Marco Belladelli nato a Genova il 30/10/1969 residente a 16100 Genova in via D. Fiasella 5 tel. 0368-3904578 Marco Belladelli si è diplomato in pittura all’Accademia di belle arti di Brera a Milano nel 1994, iniziando sin dal 1991 a presentarsi in rassegne collettive di pittura e di incisione, prediligendo nella seconda arte le tecniche dell’acquaforte e della puntasecca. Nel 1995 ha aderito all’Associazione incisori liguri, con la quale ha esposto al Museo d’arte contemporanea di Villa Croce a Genova. Fra il 1995 e il 1997 l’artista ha partecipato a numerose ed importanti manifestazioni nazionali a Genova e a Porto Venere e si è presentato, tra l’altro, sia alla rassegna Etruriarte -mostra-mercato di arte contemporanea- che all’esposizione di fogli originali del repertorio degli incisori italiani della Pinacoteca di Bagnacavallo. Nel 1998 ha proposto sue opere grafiche e pittoriche a Biella, Genova, Torino. Maschera, 1996 puntasecca mm 145 x 145 Maschera, 1998 puntasecca mm 145 x 145 16 17 Tiziano Bellomi nato a Verona il 2/9/1960 residente a 37036 San Martino Buon Albergo (Vr) in via Luigi Gottardi 8/A tel. 045-994350 Tiziano Bellomi, pittore e incisore, dopo aver frequentato il Liceo artistico statale di Verona si è diplomato in discipline pittoriche presso l’Accademia di belle arti G.B. Cignaroli della città natale, dove è stato allievo di Nereo Tedeschi. In seguito ha partecipato al corso annuale organizzato dalla Scuola internazionale di grafica di Venezia, sotto la guida di Matilde Dolcetti e Greg Murr. È stato socio fondatore dell’Associazione culturale incisori veronesi, con la quale continua a collaborare. Le sue prime incisioni risalgono al 1984; da allora non ha mai abbandonato la pratica di questa arte, lavorando prettamente con le tecniche dell’acquaforte e dell’acquatinta. 18 Interno post-industriale, 1998 acquaforte su rame mm 400 x 286 Paesaggio urbano con semafori, 1997 acquaforte su rame mm 279 x 196 19 Emilio Belotti nato a Castelli Calepio (Bg) il 3/8/1964 residente a 24068 Seriate (Bg) in via Brusaporto 64 tel. 035-300466 Dopo gli studi artistici presso il Liceo artistico di Bergamo, l’artista ha seguito il corso di iconografia presso il Centro studi russi di Seriate (Bg) e quello di arte musiva a Spilimbergo (Pn), per poi diplomarsi in pittura all’Accademia di belle arti di Brera a Milano. L’inizio della sua partecipazione a mostre collettive, dalle quali gli derivano riconoscimenti e premi di prestigio, risale al 1978; nel 1981 ha vinto il premio Gandosso, nella cui giuria figurava il critico Raffaele De Grada, e il premio Pace a Mosca ed iniziato la serie di rassegne personali in spazi espositivi importanti in Italia e all’estero (Innsbruck, Muhen in Svizzera, Wiesbaden in Germania, Brescia, Bergamo, Milano eccetera). Parallelamente all’attività di grafico e in virtù delle sue esperienze scolastiche, Belotti ha realizzato mosaici, vetrate ed affreschi in luoghi pubblici privati e di culto. Nel 1997, in occasione delle manifestazioni collaterali organizzate per la Biennale di Venezia, ha ricevuto dalla Comunità Europea e con il patrocinio dell’ENIT il Premio europea per la pittura. A Bergamo insegna disegno e storia dell’arte. 20 Passioni, 1998 acquaforte, acquatinta e acido diretto su rame mm 306 x 202 Polvere, 1996 acquaforte, acquatinta, puntasecca e acido diretto su rame mm 237 x 153 21 Maria Pina Bentivenga nata a Stigliano (Mt) il 10/4/1973 domiciliata a 00100 Roma in via Cola di Rienzo 140 tel. 06-3235391 Nel 1991, dopo aver conseguito il diploma magistrale presso l’Istituto F. Alderisio di Stigliano (Mt), Maria Pina Bentivenga si è iscritta al corso di pittura dell’Accademia di belle arti di Roma, iniziando nel 1993 ad interessarsi alla tecnica dell’incisione. Diplomatasi in pittura nel 1995, ha ottenuto la maturità in arte applicata-tecniche di incisione nel 1997. Le prime presenze in mostre collettive nazionali risalgono al 1993, mentre la prima partecipazione a concorsi a carattere grafico è del 1995. Nel 1997 ha ottenuto il primo premio ex aequo all’ex tempore di pittura organizzata in occasione dell’Art’Estate 1997 del comune di Castro dei Volsci (Fr) ed ha partecipato al premio Hendrick Cristian Handersen indetto dall’Accademia di San Luca di Roma. Caffarella, 1997 acquaforte su zinco mm 179 x 310 Paesaggio fantastico, 1997 acquaforte su zinco mm 297 x 464 22 23 Giovanni Bonaldi nato a Serina (Bg) il 17/4/1965 residente a 24017 Serina in via Pineta 1 tel. 0345-66169 Conseguita la maturità artistica presso il Liceo artistico statale di Bergamo, Giovanni Bonaldi si è diplomato con lode in pittura presso la Nuova Accademia di belle arti di Milano, dove, per l’incisione, aveva seguito gli insegnamenti del maestro Walter Valentini. A seguito di una serie di esperienze didattiche e lavorative (nel 1987-1988 è stato assistente al corso di strutturazione dello spazio della Nuova Accademia tenuto da Gianni Colombo, nel 1991 docente di educazione artistica presso una scuola media, nel 1992 collaboratore con Umberto Mariani per la realizzazione della mostra antologica del maestro presso il Nuovo Museo Archeologico di Teramo), nel 1993 l’artista ha vinto il concorso ordinario di discipline pittoriche ed è diventato titolare della cattedra di figura disegnata presso il Liceo artistico di Treviglio, dove attualmente insegna anatomia artistica. Dopo le prime esperienze espositive, realizzate a Milano, Bergamo, Como, nel 1995 è stato invitato dalla Nuova Accademia di belle arti di Milano a partecipare alla mostra di opere di artisti-docenti e assistenti N.A.B.A. 1980-1995 presso il Circolo culturale San Fedele. Nel 1996 ha partecipato al Premio San Carlo Borromeo (palazzo della Permanente di Milano), venendo segnalato e premiato dalla critica. Nell’ottobre dello stesso anno ha incontrato la poetessa Alda Merini, con la quale ha stretto amicizia ed avviato un’interessante collaborazione artistica: da questa esperien24 za sono nati due libri, Curva di fuga e Il grande gioco della solitudine, con incisioni di Bonaldi e poesie inedite di Alda Merini. La prima personale risale al 1997, quando le sue opere sono state presentate alla galleria Masserini di Bergamo. Nel 1998 l’artista ha presentato al Calisto Cafè di Vailate (Cr) i disegni per il nuovo libro di poesie di Alda Merini Salmi della gelosia; ha esposto a Convivio -manifestazione realizzata in occasione della Fiera di Milano- il progetto abito-scultura realizzato per la stilista Daniela Gerini e ha presentato il libro Curva di fuga al Castello Sforzesco di Soncino (Cr) e allo Spazio Arte di Faragera d’Adda (Cr). Tentativo di respirazione, 1996 ceramolle su ottone mm 415 x 200 Curva di fuga, 1997 ceramolle e acquaforte su ottone mm 275 x 200 25 Sandra Bortolazzo nata ad Asolo (Tv) il 16/12/1968 residente a 31017 Crespano del Grappa (Tv) in via San Paolo 4 tel. 0423-53719 Sandra Bortolazzo si definisce un’artista “multimediale”, esprimendosi come poeta -con lo pseudonimo di Giovanna Frene-, pittrice, incisore, critica foto-cinematografica, restauratrice di oli, tempere ed opere d’arte applicata. Nel 1990 ha conseguito il diploma in pittura presso l’Accademia di belle ar ti di Venezia e si è iscritta all’indirizzo di letteratura italiana della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova, sviluppando una tesi su Andrea Zanzotto. Dal 1991 è componente dell’Associazione incisori veneti di Venezia, mentre dal 1996 è iscritta all’archivio dei giovani artisti italiani di Padova. Numerose le rassegne alle quali ha partecipato, non solo per il settore grafico (Bagnacavallo, Cagliari, Bergamo), ma anche per il design (Venezia), la pittura (Padova) e l’installazione. Nel 1994 il D.A.R.S. di Udine le ha commissionato, insieme ad altri artisti, una cartella con una stampa a tiratura limitata in favore del fondo Chance per le donne della ex Jugoslavia. 26 Midons, 1994 acquaforte su zinco mm 300 x 230 Paesaggio trascendentale, 1994 acquaforte su zinco mm 200 x 256 27 Sandro Bracchitta nato a Ragusa il 24/9/1966 residente a 97100 Ragusa in via degli Aceri 23 tel. 093-2251501 Sandro Bracchitta si è diplomato all’Istituto d’arte di Comiso e ha poi frequentato, terminando gli studi nel 1990, il corso di pittura dell’Accademia di belle arti di Firenze. Nel 1992 ha ottenuto una borsa di studio per la scuola di specializzazione di grafica Il Bisonte di Firenze iniziando, l’anno successivo, una collaborazione come assistente del maestro Viggiano. Nel 1997 ha ricevuto l’incarico di docente di tecniche di incisione presso l’Accademia di belle arti di Lecce; attualmente insegna disegno al Liceo artistico di Modica. La sua attività espositiva si è iniziata nel 1991 e ha portato l’artista in numerose località italiane (Firenze, Siracusa, Ragusa, Catania, Palermo, Bologna eccetera) e straniere (Chamaliéres in Francia, Cadaques Burgos Ibiza in Spagna, Lubiana, Cracovia, Sint-Niklaas in Belgio, Kharkiu in Russia, Uzice in Croazia, Gyor e Budapest in Ungheria, Sapporo, Tallin in Estonia, Beijing in Cina) ove ha partecipato a concorsi e competizioni che lo hanno spesso visto fra gli artisti vincitori o selezionati. 28 Anabasis II, 1997 puntasecca e carborundum mm 890 x 610 Anabasis III, 1997 puntasecca e carborundum mm 800 x 500 29 Agnese Brusca nata a Priverno (Lt) il 30/6/1972 residente a 04015 Priverno in via del Montanino 56 tel. 0773-911074 Dopo il diploma in decorazione, conseguito all’Accademia di belle arti di Roma, l’artista ha studiato ed approfondito le tecniche dell’incisione presso la scuola del maestro Pippo Gambino, con il quale ha poi iniziato una collaborazione nella sezione di litografia e calcografia dell’Accademia di Roma. Nel medesimo istituto ha poi ottenuto l’incarico di docente del corso di tecniche dell’incisione. Dal 1994 partecipa a importanti rassegne nazionali collettive, iniziando nel 1995 a presentarsi anche in mostre personali a Roma, Gaeta, Sermoneta (Lt). Nel 1997 ha allestito una mostra personale di incisioni presso il Centro culturale universitario Casa De Porras dell’Università di Granada in Spagna, mentre nel 1998 è stata fra le protagoniste di Arte a scuola - Ipotesi di un laboratorio, manifestazione organizzata presso la Scuola media Giacomo Matteotti di Aprilia. 30 Promesse, 1998 vernice molle e acquatinta su zinco mm 250 x 195 Presenze, 1997 acquaforte, acquatinta e vernice molle su zinco mm 295 x 225 31 Vincenzo Burlizzi nato a Melissano (Le) il 14/7/1967 residente a 73055 Taviano (Le) in via Crispi 2 tel. 0833-589029 L’artista, dopo essersi diplomato al Liceo classico di Casarano (Le), ha frequentato per sei anni la Facoltà di Architettura di Firenze, sostenendo numerosi esami. Dell’ottobre 1995 è la decisione di abbandonare l’università per dedicarsi completamente al disegno e all’incisione. Iscrittosi alla Scuola internazionale per la specializzazione della grafica d’arte Il Bisonte di Firenze, Vincenzo Burlizzi ha frequentato, grazie anche a due borse di studio messe a disposizione dal signor Kazumune Kenju, i corsi annuali 19951996, 1996-1997 e 1997-1998; nel giugno 1996 ha inoltre conseguito la maturità d’arte applicata presso l’Istituto statale d’arte di Parabita (Le). Dal 1996 è assistente al corso estivo di incisione a colori del professor Swietlan Kraczyna a Barga (Lu). La sua attività espositiva ha inizio nel 1995 in mostre collettive di grafica realizzate a Firenze (Galleria D.E.A., mostre di fine anno de Il Bisonte), Barga (mostre di fine anno dei corsi di incisione a colori), Bagnacavallo, Salsomaggiore Terme, a Cadaques in Spagna e Città di Panama. La sue prime due personali (Vincenzo Burlizzi-Mostra di incisioni e Vincenzo Burlizzi-Grafica) risalgono al 1996 e sono state organizzate entrambe a Firenze, la prima presso la Galleria D.E.A., la seconda presso STUD. 32 Directions, 1998 acquaforte, acquatinta, bulino e maniera zucchero mm 400 x 550 Filles de Kilimanjaro, 1997 acquaforte, acquatinta e bulino mm 485 x 300 33 Maura Cantamessa nata a Trescore Balneario (Bg) il 3/3/1966 residente a 24060 Spinone al Lago (Bg) in via Armando Diaz 36 tel. 035-810347 Maura Cantamessa, dopo la maturità artistica, nel 1991 si è diplomata in pittura presso l’Accademia di belle arti di Brera a Milano. I suoi studi di incisione sono legati ai maestri Hsiao Chin, Angela Occhipinti e Claudio Sugliani e alla frequentazione, nel 1992, del corso di calcografia istituito dall’Accademia Raffaello di Urbino. Oltre all’attività di incisore, l’artista svolge in proprio quella di stampatore ed è titolare delle Edizioni El Bagatt di Bergamo, che propongono libri a tiratura limitata dove si affiancano ai testi grafiche originali. Essa stessa ha realizzato calcografie originali per pubblicazioni d’arte: Pier Paolo Pasolini, sei poesie con calcografie anche di Arianna Mobili e uno scritto di Francesco Leonetti, Luce luce lontana con testi poetici di Fabrizio De André e uno scritto di Alessandro Gennari. Nel 1996, in occasione della presentazione del libro dedicato a Pier Paolo Pasolini, ha realizzato la sua prima personale presso la biblioteca civica Angelo May di Bergamo ed ha partecipato al Premio San Carlo Borromeo del Museo della Permanente di Milano. 34 ... una penisola ..., 1998 ceramolle, maniera a penna, acquatinta all’acido diretto, sovrapposizione a collage del carattere tipografico su rame mm 370 x 250 ... il fantasma più recente, 1998 ceramolle, maniera a penna, acquatinta all’acido diretto, stampa con fondino su rame mm 250 x 370 35 Flavio Capoferri nato a Costa Valle Imagna (Bg) l’1/10/1963 residente a 24030 Costa Valle Imagna in via Giuseppe Brumana 8 tel. 035-865136 Flavio Capoferri, che è anche scultore, ha iniziato gli studi artistici presso il Liceo artistico statale di Bergamo, proseguendoli poi con la frequentazione dell’Accademia Carrara della città, ove si è diplomato nel 1992. Rilevanti per la sua carriera artistica sono stati i due premi ricevuti l’uno nel 1991, a seguito della partecipazione al concorso nazionale di calcografia Città di Gorlago (Bg), l’altro, dedicato dall’Accademia Carrara a Gianna Maffeis, nel 1992; proprio in conseguenza di essi Flavio Capoferri è stato invitato a partecipare, dal 1992 al 1994, alla rassegna dedicata all’arte di stampa Graphos di San Giovanni Binaco (Bg) e a quella, denominata Gianna Maffeis, organizzata al centro culturale di Gorle (Bg). Numerose sono poi state le esposizioni, sia collettive che personali, tenute tra il 1993 e il 1996. Nel 1997 ha ricevuto un riconoscimento per la sua attività calcografica grazie alla selezione di alcune opere poi esposte presso la Galleria Ceribelli di Bergamo nella rassegna Arte a Bergamo. Ultime notizie, coordinata dall’Accademia Carrara e dalla Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo. 36 Infiltrazione, 1998 acido diretto su rame mm 355 x 275 Superfici, 1998 acido diretto e acquatinta mm 295 x 195 37 Claudia Casaletti nata a Biella il 15/12/1967 residente a 19025 Porto Venere (Sp) in via Colonna 31 tel. 015-63433 Nel 1992 Claudia Casaletti si è diplomata all’Accademia di belle arti di Brera a Milano iniziando poi a partecipare ad alcune rassegne collettive di incisione e pittura organizzate dal Sindacato nazionale artisti del capoluogo lombardo e di Genova; di questo periodo sono anche le sue presenze al Salon II presso la galleria Seno di Milano e alla mostra Linee incise allestita alla Villa Tittoni Traversi di Desio. Nel 1995 ha aderito all’Associazione incisori liguri, con la quale ha esposto al Museo d’arte contemporanea di Villa Croce di Genova e a Genova Nervi, Urbino, Apricale (Im). Nel 1996 ha collaborato con Incontro con la stampa d’autore organizzato in occasione del Premio Biella per l’incisione e l’anno successivo ha partecipato ad Etruriarte di Venturina (Li), all’esposizione di fogli originali del repertorio di incisori italiani antichi e moderni della Pinacoteca di Bagnacavallo, alla IV Biennale di grafica di Castelleone (Cr) ed alla IV e V edizione di Andiamo al Piazzo, collettiva di grafica e pittura di artisti biellesi. Nel 1998 ha esposto alla galleria Ce n’est qu’un debut di Torino, a Genova e Biella. 38 Comparsa, 1998 puntasecca su plexiglass mm 180 x 100 Comparsa, 1998 puntasecca su zinco mm 150 x 150 39 Stefano Ceccarelli nato a Firenze il 23/1/1963 residente a 50125 Firenze in Costa San Giorgio 32 tel. 055-2344819 Stefano Ceccarelli ha frequentato a Firenze il Liceo artistico, ove si è diplomato nel 1982; è proprio con gli studi superiori che l’artista ha appreso l’arte incisoria e ha iniziato la sua attività artistica. Dal 1979 al 1983 ha partecipato a cinque mostre collettive di pittura e di grafica organizzate presso il circolo Il Caminetto di Firenze. Nel 1988 si è classificato al primo posto per la grafica al concorso di pittura e grafica organizzato al Quartiere 5 del capoluogo toscano, realizzando tre anni più tardi una mostra di grafica alla galleria Il Punto di Firenze, ove erano raccolti dieci anni di lavoro. Dal 1996 è presente con quattro acqueforti nell’Archivio storico della grafica italiana di Mantova, mentre dall’anno successivo è inserito nel Repertorio degli incisori italiani (vol. II) del Gabinetto di stampe antiche e moderne del Comune di Bagnacavallo. Sempre nel 1997 ha vinto con l’opera Il Cristo la selezione al IV Premio Torre Strozzi di Modena Arte e natura - Arte e sacro, premio al quale è seguita la mostra correlata (aprile-maggio 1998) e la pubblicazione di un catalogo. Fino al 1998 ha realizzato settanta lastre. 40 Pascolo in Mbarara, 1995 acquaforte mm 200 x 330 Raccogli sermenti, 1991 acquaforte mm 240 x 180 41 Livio Ceschin nato a Pieve di Soligo (Tv) il 28/11/1962 residente a 31010 Ponte della Priula (Tv) in via Moro 18 tel. 0438-445010 Si è formato frequentando l’Istituto d’arte di Venezia e i corsi dell’Accademia Raffaello di Urbino ed ha iniziato ad incidere nel 1991, eseguendo da allora più di una trentina di incisioni, soprattutto acquaforti. Dal 1996 alcun sue opere sono pubblicate negli annuari della libreria antiquaria Prandi di Reggio Emilia; Livio Ceschin è presente anche nella Raccolta di stampe Achille Bertarelli di Milano e nel Gabinetto nazionale di stampe di Bagnacavallo. Nel 1993 e nel 1994 ha partecipato a molti concorsi e premi organizzati in Italia (San Zenone Po-Pavia, Sassari, Cordignano-Treviso, Milano, Genova) e all’estero (Cracovia); nel 1993 ha realizzato anche una mostra personale al Quartiere Fiera di Pordenone in occasione della prima mostra d’arte contemporanea Artisti a Pordenone ‘93. Dal 1995 al 1997, oltre ad essere presente a molte rassegne collettive (a Bologna, Padova, Lubiana in Slovenia, Sant’Agostino-Ferrara, Milano, Kharkiv-Ucraina, Bitola in Macedonia, Ovada-Alessandria, Sarcelles in Francia, Ortona, Modica, Chartrettes in Francia) e a vari concorsi (San Zenone Po-Pavia, Casale Monferrato-Alessandria, Cracovia), ha realizzato anche la mostra Livio Ceschin e Bruno Missieri alla galleria Fogolino di Trento e quattro esposizioni personali: nel 1996 ad Asolo (Tv) e Piacenza, nel 1997 a Norimberga in Germania e a Conegliano (Tv) (Fascino di paesaggi incontaminati). 42 Del 1998 sono altre tre personali: ancora a Asolo, a Jesolo e a Cortina d’Ampezzo. La vecchia, 1993 puntasecca su zinco mm 160 x 130 Sulla neve, tra pini e betulle, 1996 acquaforte su rame mm 270 x 500 43 Cristina Cherchi nata a Salò (Bs) il 23/9/1972 residente a 25054 Marone (Bs) in via Gandane 59 tel. 030-9827263 Cristina Cherchi ha studiato al Liceo artistico Giorgio Oprandi di Lovere (Bg), diplomandosi nel 1989 alla scuola serale dell’Istituto d’arte Caravaggio di Brescia; ha poi conseguito il diploma di maestro d’arte a Castelmassa (Ro). In seguito ha frequentato l’Accademia di belle arti Carrara di Bergamo, ottenendo nel 1994 il Premio Maffeis Milesi per l’incisione e discutendo l’anno successivo una tesi sul graffitismo urbano con Renata Boero, Claudio Sugliani e Angela Vattese. Nel 1998 è stata selezionata per un corso tenuto a Pietra Rubbia (Ps), dedicato alla lavorazione dei metalli, diretto dallo scultore Eliseo Mattiacci e presieduto da Arnaldo Pomodoro. La sua attività espositiva ha inizio nel 1992 con una mostra realizzata nella chiesa di San Bartolomeo ad Albino (Bg). Negli anni 1995 e 1996 ha partecipato a numerose rassegne e competizioni d’arte, ottenendo spesso riconoscimenti significativi: primo premio under ventidue per la sezione di grafica al Premio nazionale d’arte di Sarezzo (Bs), primo premio per la grafica al Premio nazionale d’arte di Darfo Boario Terme (Bs), primo premio per la grafica al Premio regionale d’arte Stazione insieme di Brescia. Nel 1996 è stata segnalata per la cartolina d’artista al MI ART di Milano. Nel 1998 ha partecipato al concorso triennale organizzato dall’A.A.B. per artisti under trenta, risultando fra le quattro artiste segnalate. 44 Le pale, 1998 acquatinta, maniera a penna e acido diretto su rame mm 175 x 95 Vortice, 1996 acquatinta, acquaforte, ceramolle e maniera a penna su zinco mm 320 x 240 45 Paola Corti nata a Milano il 26/7/1963 residente a 20146 Milano in via Marostica 19 tel. 02-4078334 Dopo aver conseguito il diploma all’Accademia di belle arti di Brera a Milano, l’artista ha iniziato ad applicarsi al disegno tessile e all’incisione. Le sue prime presenze a concorsi italiani e stranieri si riferiscono al primo dei due settori a cui Paola Corti ha rivolto la sua attenzione: nel 1986 infatti ha ricevuto il primo premio al Premio Italia per il tessuto stampato, mentre nel 1986 e nel 1988 ha partecipato in qualità di finalista per l’Italia al primo e al terzo concorso internazionale per designer di tessuti indetti dalla Fashion Foundation di Tokyo. La prima mostra di acqueforti, allestita presso la libreria internazionale Sperling e Kupfer di Milano, risale al 1990. Nel 1991 Paola Corti è presente alla mostra legata al Premio per giovani incisori italiani organizzata al Museo di Villa Croce di Genova; nella seconda edizione della medesima iniziativa (1995) è risultata fra gli artisti selezionati. Nel 1993 e nel 1996 ha partecipato alla mostra del Repertorio degli incisori italiani del Gabinetto di stampe antiche e moderne del Comune di Bagnacavallo. 46 L’albero del parco, 1998 acquaforte su zinco mm 320 x 245 Santa Maria di Salina, 1997 acquaforte e puntasecca su zinco Ø mm 140 47 Jacopo Dalmastri Giugni nato a Bologna il 2/11/1963 residente a 40050 Livergnano (Bo) in via Nazionale 270 tel. 051-778800 Jacopo Dalmastri Giugni si è diplomato all’Accademia di belle arti di Bologna, ove sono tuttora conservati suoi dipinti e acqueforti. La sua attività espositiva, inizialmente caratterizzata dalla partecipazione a rassegne collettive emiliane e lombarde, risale al 1981, con una mostra allestita presso la galleria Nuovo Ruolo di Forlì; dal 1995 l’artista espone anche all’estero in collaborazione con la Galleria L’Ariete di Bologna (a Düsseldorf e Colonia, a Strasburgo, a Barcellona), continuando a presentarsi anche sul territorio nazionale (Torino, Milano, Bologna). Numerose anche le rassegne personali iniziate nel 1983 con una mostra di pittura e grafica, Jacopo e Silvia, allestita presso il palazzo comunale di Bertinoro (Fo). Jacopo Dalmastri Giugni ha anche partecipato a concorsi e premi nazionali, ricevendo nel 1986 il primo premio al concorso Giorgio Morandi bandito dall’Accademia di belle arti di Bologna e il primo premio ex aequo al concorso Collegio Venturoli di Bologna; è risultato poi fra gli artisti segnalati nel 1987 al concorso internazionale Città di Anghiari (Ar) riservato a giovani incisori e nel 1988 alla rassegna Giovani incisori italiani organizzata presso il Museo di Villa Croce di Genova. 48 Senza titolo, 1991 acquaforte su zinco mm 383 x 292 Senza titolo, 1989 acquaforte su zinco mm 290 x 232 49 Alessandro De Bei nato a Treviso il 22/8/1971 residente a 31100 Treviso in viale IV novembre 105 tel. 0422-579121 Alessandro De Bei si è diplomato in pittura nel 1995 presso l’Accademia di belle arti di Venezia, specializzandosi poi, grazie ad una borsa di studio vinta per la frequenza al corso annuale 19961997, in incisione presso la Scuola internazionale di arti grafiche Il Bisonte di Firenze. Dopo una prima partecipazione, nel 1994, alla LXXIX collettiva della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, si è dedicato quasi esclusivamente alla sua formazione artistica e culturale, per ripresentarsi solo nel 1997 in rassegne pubbliche: la collettiva di grafica organizzata dalla scuola fiorentina Il Bisonte, la Mostra internacional de miniprint di Cadaques e la mostra Emergenza. Nuove immagini under 28 allestita presso le logge della Basilica Palladiana di Vicenza. Una sua opera è conservata presso il Gabinetto di stampe antiche e moderne del Comune di Bagnacavallo. 50 Orfeo e Persefone, 1998 acquaforte su zinco mm 445 x 330 Identità e riflesso, 1997 acquaforte su zinco mm 490 x 395 51 Gloria Della Rossa nata a Roma il 22/4/1964 residente a 00146 Roma in via della Magliana 188 tel. 06-55284052 Già frequentando l’Accademia di belle arti di Roma Gloria Della Rossa si è dedicata all’arte dell’incisione e in particolare alla tecnica dell’acquaforte su rame. In dieci anni ha inciso circa centocinquanta lastre e ha eseguito varie sperimentazioni con la litografia, la linoleografia, l’acquatinta, la ceramolle e il bulino. Recentemente è stata selezionata per alcune mostre calcografiche nazionali, come il Premio giovani incisori italiani di Genova e il Premio Fabio Bertoni per l’incisione di Fermignano (Ps). Il suo interesse per la calcografia l’ha avvicinata al settore degli ex libris, con la produzione dei quali ha potuto partecipare a numerose mostre in Italia (Ortona-Chieti, Casale Monferrato-Alessandria, Roccalbegna - Grosseto) e all’estero (Malbork in Polonia, San Pietroburgo). Anche se ha privilegiato l’incisione in bianco e nero, ha sperimentato l’integrazione e la miscelazione di varie tecniche, come la pittura ad olio e ad acquerello, l’illustrazione botanica, la fusione del vetro, la terracotta, la miniatura su porcellana. Con le ultime due l’artista ha realizzato anche specifiche esposizioni a Roma -presso le gallerie Il Cedro, La Pigna, Il Canovaccio- e a Palermo, presso l’Orto Botanico e la Villa Malfitano. 52 Allegoria, 1998 acquaforte e puntasecca su rame mm 215 x 260 Una notte... Bach!, 1997 acquaforte e acquatinta su rame mm 285 x 275 53 Patrizio Di Sciullo nato a Fallo (Ch) il 17/12/1965 residente a 00168 Roma in via Dego 53 tel. 06-35503717 Diplomato in pittura presso l’Accademia di belle arti di Roma, l’artista ha iniziato però molto prima il suo avvicinamento all’arte incisoria, durante la frequentazione del IV Liceo artistico della capitale e sotto gli auspici del professor Mario Scarpati. Insegnante per un biennio come tecnico incisore presso il Liceo che lo vide studente e docente universitario per la cattedra di lineamenti di storia delle tecniche nel 1997 e nel 1998 con i corsi Il bulino e le tecniche di incisione diretta (1997) e L’acquaforte e le tecniche di incisione indiretta (1998), attualmente Patrizio Di Sciullo è insegnante di tecniche pittoriche e disegno presso l’Istituto europeo del Design di Roma. Dopo aver vinto il secondo premio della prima edizione del Premio per l’incisione Trattoria al Colombo di Venezia, ha partecipato a numerose rassegne nazionali dedicate alla produzione grafica. La prima mostra personale -Decadenze sancite dal tempo- organizzata presso l’Associazione culturale Dulcis Inn di Roma, è del 1988, seguita l’anno seguente dall’esposizione presso la galleria d’arte Flaccovio di Palermo. Patrizio Di Sciullo si è ripresentato a Roma nel 1994 e nel 1997, quando ha allestito presso la Galleria Il Cedro la mostra La lama il segno la carne. È socio dell’Associazione incisori veneti. 54 Con la congestione delle sue mani penetra nel mio silenzio, 1997 acquaforte, acquatinta e bulino su zinco mm 300 x 160 Quando verrà, 1989 acquaforte, maniera pittorica e bulino su zinco mm 190 x 245 55 Fernando Di Stefano nato a Sant’Elia a Pianisi (Cb) il 2/3/1971 residente a 86048 Sant’Elia a Pianisi in corso Umberto I 91 tel. 0874-816241 Conseguita nel 1989 la maturità artistica presso il Liceo artistico di Campobasso, nel 1993 si è diplomato in pittura all’Accademia di belle arti di Roma, ove a tutt’oggi collabora come assistente volontario al corso di incisione tenuto dal professor Duilio Rossoni. Pittore e incisore, Fernando Di Stefano ha partecipato a numerose mostre, concorsi e pubblicazioni, come Sculpsit Delineavit - Dodici incisioni di giovani artisti romani (edizioni Benucci di Perugia) del febbraio 1995. Nell’aprile dello stesso anno ha ricevuto la segnalazione di merito al IV concorso nazionale di calcografia Comune di Gorlago (Bg) -manifestazione alla quale ha aderito anche l’anno successivo-, partecipando poi, a luglio, al V concorso di arte grafica Ugonia Morselli di Brisighella (Rv) e alla sezione grafica della XLV mostra G.B. Salvi e Piccola Europa allestita presso palazzo Oliva di Sassoferrato (An). Nel 1996, oltre che partecipare a varie collettive e pubblicazioni (Siena all’acquaforte delle edizioni Inclub di Firenze, Egle delle edizioni Furio Romualdi sempre di Firenze), ha organizzato anche una personale di incisioni, in occasione della rassegna di arti visive Capranic’Art di Roma. Nel 1998, presso la sede della Banca d’Italia a Roma, ha realizzato la mostra Da Piranesi a Di Stefano Estro e capriccio con l’acquaforte. Alcune sue incisioni sono presenti nella Raccolta Achille Bertarelli di 56 Milano e nel Gabinetto di stampe antiche e moderne del Comune di Bagnacavallo. Capriccio di città n. 2, 1998 acquaforte su zinco mm 330 x 500 Capriccio fiorentino n. 1, 1997 acquaforte su rame mm 400 x 220 57 Diana Ferrara nata a Piove di Sacco (Pd) il 5/1/1961 residente a 30100 Venezia in San Marco 3178 tel. 041-5220981 Diana Ferrara nel 1983 si è diplomata in pittura presso l’Accademia di belle arti di Venezia; dal 1983 al 1986 ha frequentato l’atelier di incisione a bulino dell’Ecole Nationale Superiore des Beaux-arts di Parigi. Nel 1987 è stata ammessa al corso estivo di xilografia organizzato dall’Accademia Raffaello di Urbino. Assistente alla prima cattedra di incisione dell’Accademia di Venezia (dal 1986) e docente di tecniche dell’incisione all’Accademia di belle arti di Macerata (dal 1997), l’artista fa anche parte del direttivo dell’Associazione incisori veneti, con la quale ha partecipato a numerose esposizioni nazionali ed internazionali. Dal 1983 ha partecipato a numerosissime rassegne in Italia e all’estero e nel 1987 ha dato avvio alla serie di mostre personali, presentandosi alla Galleria Rèncontre d’Espace di Strasbourg. Fra il 1988 e il 1996 ha esposto a Venezia, Vienna, Melle (Cn), Bagnacavallo, Biella, Barberino Val d’Elsa (Fi), Bruxelles, Osimo (An), Conegliano (Tv), Biella, Liegi, Bergamo, Verolanuova (Bs), Ovada (Al), Oderzo (Tv), Trieste. Nel 1997 ha partecipato al Premio per l’incisione Fabio Bertoni di Fermignano e al Repertorio degli incisori italiani di Bagnacavallo. Nel 1998 è stata invitata a partecipare al Premio Biella per l’incisione organizzato dall’omonimo comune per il 1999, alla biennale dell’incisione di Mirano (Ve), al Premio Giacomo Leopardi di Recanati in occasione del bicentenario della 58 nascita del poeta, alla biennale dell’arte e del vino di Torino e al Premio Eurofestival Opere su carta. Regina di cuori, 1997 acquaforte e puntasecca mm 490 x 485 Epitaffi visuali, 1996 bulino e puntasecca mm 355 x 555 59 Nunzio Fiore nato a Chicago (USA) il 9/12/1964 residente a 70019 Triggiano (Ba) in via Monti 19 tel. 080-4682749 Nunzio Fiore ha compiuto gli studi di pittura presso l’Accademia di belle arti di Bari, dove è stato allievo di Riccardo Anthoi. Dal 1989 si è interessato di comunicazione visiva attraverso un itinerario che dalla fotografia lo ha condotto alla calcografia e all’editoria d’arte. Nel 1997 ha insegnato tecniche dell’incisione presso l’Accademia di belle arti dell’Aquila; attualmente la sua ricerca si muove tra la stampa d’arte e la grafica digitale. Dal 1993 è stato presente in numerose rassegne nazionali, fra le quali Nel segno, oltre l’immagine esposizione del 1993 realizzata a Milano, Molfetta (Ba) e Saronno (Mi)-, Personaggi importanti (1993) a cura della Regione Puglia, Biennale mediterranea di grafica multipla di Grottaglie (Ta), Mutazioni per differenza (Milano, 1994), Artescuola organizzata nel 1995 a Molfetta (Ba) e Saronno (Mi)-, Profili 996 999 (1996, Bitritto-Bari e MelzoMilano), Arte più Critica del 1997 (Molfetta). Nel 1996 ha anche partecipato al Premio giovani per l’incisione di Biella ed ha vinto il Premio acquisto alla Biennale d’arte Premio nazionale Rocco Dicillo di Triggiano (Ba). 60 Grande litofania, 1997 puntasecca, elettropunte e collografia su zinco mm 940 x 640 Anepigrafa IV, 1998 acquaforte, puntasecca e elettropunte su zinco (due matrici) mm 980 x 680 61 Alessandra Maria Fizzotti nata a Biella il 6/8/1961 residente a 13051 Biella in via Avogadro 29 tel. 015-8493104 Nel 1984 l’artista si è diplomata a pieni voti presso l’Accademia di belle arti di Venezia, segnalandosi, sotto la guida dei professori Guadagnino e Frazzi, in incisione. Dal 1985 al 1988 Alessandra Maria Fizzotti ha frequentato presso la Scuola internazionale di grafica Il Bisonte di Firenze il corso di incisione a colori tenuto da Swietlan Kraczyna ed il seminario di bulino tenuto da Gabor Peterdi. Da sempre privilegia, oltre all’attività creativa, l’insegnamento e la divulgazione della tecnica dell’incisione calcografica: ha organizzato dimostrazioni pratiche nel corso delle sue esposizioni, ha insegnato incisione presso la Olands Grafiska Skolla in Svezia e presso vari enti pubblici e privati italiani e ha realizzato un audiovisivo multimediale sulla tecnica incisoria. Ha partecipato a numerose mostre collettive e personali, alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, a Firenze (Il Bisonte, Società Dante Alighieri), alla British Academy di Roma, a Biella (palazzo Ferrero, palazzo Cisterna, palazzo della Regione), al Circolo degli artisti di Torino, al Centro congressi di Courmayeur, a Borgomanero (No), Cento (Fe), Verona, Perugia, Bologna. Sue opere sono presenti in importanti collezioni permanenti: nel Gabinetto di disegni e stampe del Museo degli Uffizi di Firenze, nel Gabinetto di stampe antiche e moderne del comune di Bagnacavallo, alla mostra permanente Arte e Re62 sistenza presso il palazzo della Regione di Biella, nella collezione Biver Banca di Biella. Senza titolo, 1998 acquaforte su ottone mm 345 x 220 Cachepot, 1997 acquaforte e ceramolle su ottone mm 350 x 245 63 Erica Forneris nata a Cuneo il 27 /4/1972 residente a 10050 Sant’Antonino di Susa (To) in via Medagli 3/b tel. 011-9631429 Dopo aver frequentato il Liceo artistico di Cuneo, Erica Forneris si è iscritta all’Accademia Albertina di belle arti di Torino, ove ha seguito i corso di pittura del professor Domenico Ceretti e il biennio di tecniche dell’incisione del professor Vincenzo Gatti con l’assistenza di Daniele Gay. Diplomatasi nel 1994 con una tesi dedicata a Mario Calandri (Mario Calandri: il tempo e i luoghi della memoria), si è divisa fra la pittura e l’incisione, con una preferenza, per quest’ultima, in particolare per la tecnica dell’acquaforte su zinco. La sua attività espositiva si è iniziata nel 1989 con partecipazioni a mostre collettive e personali di pittura nei paesi della provincia natale; la partecipazione a mostre di incisione data al 1994, quando ha realizzato una personale nella chiesa di San Nicolao a Belvedere Langhe (Cn). Altre personali sono state allestite presso la biblioteca civica Beppe Milano di Farignano (1995), nel palazzo comunale di Castellino Tanaro (Cn), nella chiesa di San Gregorio di Cherasco (Cn), presso la galleria El Pèilo di Mondovì Piazza (Cn) (1996) e al Museo civico Casa Cavassa di Saluzzo (Cn). Ha partecipato, dal 1995, a concorsi di grafica a livello nazionale: ha ottenuto il primo premio al concorso Matteo Olivero di Saluzzo (Cn) (1996; l’anno precedente aveva vinto il secondo premio), al primo concorso Città di Trinità (Cn), all’ottavo (1997) e al nono (1998) Concorso di pittura e grafica Città di Alba (Cn). 64 Vecchio sgabuzzino, 1998 acquaforte su zinco mm 180 x 107 Interno con specchiera, 1997 acquaforte su zinco mm 205 x 140 65 Paolo Fraternali nato a Urbino il 14/9/1964 residente a 61029 Urbino in via Nicolò Pellipario 42 tel. 0722-328519 Paolo Fraternali, pittore e incisore, ha conseguito la maturità d’arte applicata in calcografia presso l’Istituto statale d’arte di Urbino e si è successivamente diplomato in pittura presso l’Accademia di belle arti della stessa città, dove dal 1991 al 1995 ha insegnato tecniche dell’incisione. Nell’anno accademico 1996-1997 ha svolto il ruolo di docente presso l’Accademia di belle arti di Macerata, per poi passare (19971998) a quella di Palermo. Sin dal 1984 Paolo Fraternali ha partecipato a numerose rassegne nazionali ed internazionali di grafica (Urbino, Camerano-Ancona, Fermignano-Pesaro, Genova, Bagnacavallo, Sassoferrato-Ancona) e ha concorso in varie competizioni d’arte, fra le quali il Premio europeo Arte viva - La stampa d’arte di Senigallia (An), dove nel 1991 ha vinto il secondo premio. Nel 1993 ha avuto l’occasione di allestire una personale alla galleria tedesca Girschner in Worpwede. 66 La pieve, 1996 maniera a zucchero, acquaforte e acquatinta brunita su zinco mm 240 x 220 Ho visto un bel gioiello, 1996 cera molle e acquaforte su zinco (due matrici) mm 240 x 220 67 Elena Frontero nata a Verona il 17/5/1962 residente a 37024 Negrar (Vr) in via Ca’ Righetto 19 tel. 045-6020305 Elena Frontero, pittrice e incisore, nel 1980 si è diplomata al Liceo artistico statale di Verona e nel 1988 in discipline pittoriche presso l’Accademia di belle arti G.B. Cignaroli di Verona. Successivamente ha frequentato vari corsi di specializzazione: di incisione presso la Scuola grafica di Castelnuovo del Garda (Vr) (19971988), di xilografia presso la Scuola internazionale di grafica di Venezia (1994), di espressione e comunicazione grafica e pittorica sotto la guida di Donatella Levi (1998). Nel 1997 ha inoltre partecipato al convegno di arte e psicopatologia tenuto a Villa Santa Chiara di Verona. Dal 1991 insegna al C.E.A. di Verona e Villafranca (Vr), sviluppando ed approfondendo l’interesse verso i bambini e la loro maniera spontanea ed innocente di entrare in contatto con il mondo. Elena Frontero ha all’attivo numerose esposizioni collettive e personali ed è membro dell’Associazione incisori veneti. 68 Ricordi, 1998 puntasecca su plexiglass mm 320 x 470 Storie di bimbi, 1994 acquaforte e puntasecca su rame mm 494 x 197 69 Carla Fusi nata a Poggibonsi (Si) il 4/5/1961 residente a 53036 Poggibonsi in via della Ferrovia 55 tel. 0577-933414 Dopo il conseguimento del diploma di maturità artistica nel 1979, Carla Fusi ha frequentato l’Accademia di belle arti di Firenze, diplomandosi in pittura nel 1983. Dal 1987 al 1989 ha insegnato discipline pittoriche presso l’Istituto d’arte di Pisa; dal 1989 a tutt’oggi insegna anatomia artistica presso l’Accademia di Firenze. Nel 1983 ha seguito il corso annuale di incisione a colori organizzato dalla Scuola d’arte grafica Il Bisonte di Firenze, presso la quale ha frequentato ulteriori corsi di specializzazione nel 1987 e nel 1988. Dopo le prime esposizioni collettive, negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta (1984: Firenze e Roma, 1987: Empoli-Firenze, 1988: Firenze, 1989: Fiesole-Firenze, 1990: Firenze, 1992: Genova), nel 1996 Carla Fusi ha realizzato una mostra personale in Germania presso l’Università popolare (Volkshochschule) di Detmold. Nel 1997 è stata selezionata al concorso per l’incisione Fabio Bertoni di Fermignano e alla terza Biennale d’incisione di Acqui Terme, è stata premiata al concorso francese dedicato a Rudolphe Bresdin, ha partecipato alla biennale Der Kleingrafik di Sint Niklaas in Belgio, ed esposto al Palais Briau di Varades in Francia in occasione del Carrefour contemporain de la gravoure. Nel 1998 è stata inserita nella collettiva San Giorgio nell’ex libris di Villanova di Albenga (Sv). 70 Riflesso, 1997 acquaforte su zinco mm 160 x 150 Dittico, 1997 acquaforte su zinco mm 232 x 198 71 Daniele Gay nato a Torre Pellice (To) il 30/1/1960 residente a 10066 Torre Pellice in via Ronc Fortuna 12 tel. 0121-953118 Daniele Gay, pittore, disegnatore, restauratore di matrici, acquerellista, incisore e spesso stampatore, nel 1983 ha terminato gli studi in pittura presso l’Accademia di belle arti di Torino, dove dal 1985 insegna tecniche di incisione. A partire dal 1980, dopo la prima mostra presentata da L. Carluccio e C.L. Ragghianti e realizzata a palazzo Strozzi a Firenze, l’artista ha esposto in numerose rassegne italiane e straniere, vincendo premi sia per la pittura che per l’incisione. Sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e gallerie statali in Italia e all’estero (Torino, Venezia, Genova, Roma, Maastricht in Belgio, Varsavia eccetera). Dal 1993 ha allestito due personali in Olanda ed ha partecipato a numerose mostre collettive. Crisalide I, 1997 acquaforte mm 275 x 150 (lastra) Rose, 1997 acquaforte e acquatinta mm 110 x 145 72 73 Monika Ghedin nata a Chivasso (To) il 16/5/1966 residente a 10014 Rodallo (To) in via Montenero 2/a tel. 011-9896156 Monika Ghedin ha conseguito la maturità artistica presso l’Istituto d’arte F. Faccio di Castellamonte (To) e il diploma in pittura presso l’Accademia di belle arti di Torino. Nel 1990 ha seguito i corsi di calcografia presso l’Accademia Raffaello di Urbino; dal 1991 svolge la sua attività artistica fra Roma e Milano. Nel 1986 ha partecipato all’XI Bindelin d’or-Biennale per giovani artisti di Varese e l’anno successivo alla manifestazione Giovani di spazio A realizzata presso il palazzo Antichi Chiostri di Torino. Nel 1992 ha ricevuto il premio per l’incisione al Premio Arte ’92 G. Mondadori organizzato in occasione di Finarte a Milano e nel 1996 ha lavorato ad una installazione per la città di Exilles (To). Nel 1997, oltre alla partecipazione al Repertorio degli incisori italiani del comune di Bagnacavallo, è stato presente in una serie di mostre collettive estere: la IV Biennale internazionale di incisione di Caixa Ourense e la Biennale di incisione a Santiago de Compostela, entrambe in Spagna, e l’International Engraving Exhibition al Centro culturale Borges di Buenos Aires. Nel 1998, in una mostra collettiva al Museo d’arte moderna di Rio de Janeiro. La sua prima mostra personale, realizzata nella Saletta della Grafica di Vittorio Veneto (Tv), è del 1995. 74 Senza titolo, 1998 puntasecca mm 840 x 270 Senza titolo, 1995 puntasecca mm 567 x 154 75 Paola Ginepri nata a Genova l’8/3/1960 residente a 16126 Genova in via Venezia 13/13 tel. 010-267515 Paola Ginepri, pittrice e incisore, si è diplomata all’Accademia Ligustica di belle arti di Genova nel 1983; dal 1984 insegna discipline pittoriche in un Liceo artistico del capoluogo ligure. Dal 1987 l’artista ha esposto in rassegne collettive nazionali dedicate all’incisione, fra le quali Matera e i suoi dintorni psicologici - 50 incisori contemporanei realizzata nel 1996 al Castello Sforzesco di Milano e ripresa, l’anno successivo, ai Chiostri di Santa Croce a Firenze; il II Premio nazionale per l’incisione Fabio Bertoni, edizione 1997, di Fermignano; la III Biennale nazionale dell’incisione (1997) di Acqui Terme; la II rassegna nazionale dell’acquaforte figurativa contemporanea di Modica, sempre del 1997. Paola Ginepri ha inoltre partecipato a concorsi nazionali e internazionali, come le edizioni del 1992 (Bruxelles) e del 1993 (Londra) del Concorso internazionale Young European Artist e il Concorso Giovani incisori italiani svoltosi al Museo di Villa Croce di Genova nel 1995, che l’ha vista fra gli artisti segnalati. Nel 1996 ha realizzato una mostra personale dedicata sia alle opere pittoriche che a quelle grafiche alla Galleria d’arte Villa Gropallo di Genova-Nervi. Membro dell’Associazione incisori liguri e delle Associazioni italiana e catalana Ex Libris, dal 1991 partecipa alle varie rassegne dell’Incisione ligure contemporanea. Sue opere si trovano presso la Raccolta Achille Bertarelli di Milano, il Gabinetto di stampe antiche 76 e moderne di Bagnacavallo e il Museo d’arte contemporanea di Villa Croce a Genova. Doppio crinale, 1998 acquaforte e acquatinta su zinco mm 180 x 198 e mm 128 x 265 Luci sui tronchi, 1996 acquaforte e acquatinta su zinco mm 348 x 247 77 Erico Kito nata a Osaka (Giappone) il 6/7/1965 domiciliata a 50124 Firenze in borgo San Frediano 60 tel. 055-2654129 Erico Kito nel 1988 ha conseguito la laurea in pittura giapponese presso la Kyoto Seika University, accademia di belle arti giapponese, decidendo di trasferirsi in Italia nel 1995. Nel 1997 si è diplomata presso la Scuola internazionale di specializzazione per la grafica d’arte Il Bisonte di Firenze, dove ha frequentato i corsi annuali 1995-1996 e 1996-1997. Dal 1997 è assistente al corso estivo di incisione a colori tenuto dal professor Swetlan Kraczyna a Barga. Dopo una serie di presentazioni in Giappone nel corso di mostre di incisione collettive, l’artista ha iniziato la sua attività espositiva italiana nel 1996 con la mostra di fine corso degli allievi della Scuola Il Bisonte, realizzata presso la Galleria Via Larga di Firenze. In quell’anno ha partecipato anche alla mostra del corso di incisione a colori di Barga, alla mostra del corso di disegno murale tenuto dal professor P. Jochmann presso l’Università Palackèho di Olomouc nella Repubblica Ceca e ad una collettiva di incisione presso la Galleria D.E.A. di Firenze. L’anno successivo, oltre che alle rassegne relative ai corsi del Bisonte -con la quale si è presentata anche nel 1998- e di Barga, ha partecipato a I segni incisi, esposizione allestita a Rigomagno (Si). 78 Aria tiepida, 1997 acquaforte, acquatinta e ceramolle mm 300 x 240 Aria tiepida, 1997 acquaforte, ceramolle e morsura aperta mm 300 x 240 79 Andrea Lelario nato a Roma il 16/10/1965 residente a 00049 Velletri (Rm) in via Acqua Palomba 4 tel. 06-9631010 Già mentre frequentava l’Accademia di belle arti di Roma -dove nel 1990 si è diplomato in decorazione-, Andrea Lelario venne selezionato per partecipare all’ExpoArte di Bari, sebbene solo al termine degli studi tradizionali -con un premio dell’Accademia di Roma- si sia dedicato con costanza all’attività artistica. Attualmente, presso la stessa Accademia, insegna tecniche dell’incisione, mentre dal 1995 -anno in cui è stato direttore artistico della rassegna di arti visive Capranic’Artcollabora al corso di tecniche dell’incisione litografica del professor Pippo Gambino. Numerose le rassegne collettive, nazionali ed internazionali, alle quali ha partecipato: a Roma, Assisi, Genova, Oderzo (Tv), Biella, Marsala (Tp), Vicenza, Ovada, Acqui Terme (Al), Osimo (An), Modica, Santa Croce sull’Arno (Pi) eccetera. Le mostre personali sono state quasi tutte realizzate nella capitale: quella del 1989 Incisioni, quella realizzata alla Galleria Il Cedro nel 1993 seguita nello stesso spazio da quelle del 1996 e del 1994; nel 1994 ha realizzato una personale presso la Galleria d’arte comunale di Trapani. Nel 1993 le Edizioni Inclub hanno pubblicato l’incisione La villa dei Quintili e nel 1995 -anno in cui l’editore Benucci ha pubblicato nella cartella Sculpsit Delineavit l’opera Dirupo- Il porcile. 80 Spose sorelle, 1996-1997 acquaforte e puntasecca su rame mm 295 x 314 La via maestra, 1996 acquaforte e puntasecca su rame mm 380 x 480 81 Simona Lombardi nata a La Spezia il 5/2/1969 residente a 19136 La Spezia in via degli Oleandri 3 tel. 0187-952428 Simona Lombardi ha compiuto i suoi studi artistici a Carrara, dove nel 1987 ha conseguito il diploma di maturità artistica e nel 1991 il diploma in pittura, con il massimo della votazione, presso l’Accademia di belle arti. Dal 1991 al 1995 ha partecipato ad una serie di esposizioni collettive di pittura e di incisione (Carrara, Mondovì-Cuneo, Torino), vincendo nel 1992 il premio speciale di pittura presso il Circolo Fantoni della Spezia. Si è dedicata anche alla ceramica oggetto del suo attuale insegnamento presso la scuola media statale C.R. Ceccardi di Isola di Ortonovo (Ms)- allestendo nel 1994 e nel 1995 le prime personali (Simona Lombardi - Ceramiche e Il linguaggio degli oggetti). Nel 1996 l’artista ha vinto una borsa di studio per un corso annuale tenuto presso la Scuola internazionale di specializzazione nella grafica d’arte Il Bisonte di Firenze. Nel 1997, anche a seguito della segnalazione di una sua opera al concorso Fabio Bertoni di Fermignano, ha partecipato ad incontri internazionali a Chamaliéres in Francia, Cadaques e Barcellona, Wingfield in Gran Bretagna, Panama. Nel gennaio 1998 il Circolo Benetti di Massa, in occasione di una serie di manifestazioni per il marzodonna 1998, le ha commissionato una tiratura di cento acqueforti; nel mese di luglio dello stesso anno ha partecipato ad un seminario sull’incisione a colori tenuto dal professor Swetlan Kraczyna a Barga. 82 Orizzonte, 1998 acquaforte, acquatinta e bulino su zinco mm 185 x 215 Di terra, di acqua, di vento, 1998 ceramolle, china, zucchero e bulino su zinco mm 400 x 440 83 Antonio Mascia nato a Bologna il 17/1/1960 residente a 10100 Torino in via Filadelfia 215 tel. 011-357332 Di origini molisane, Antonio Mascia si è trasferito nel 1962 a Torino, dove ha frequentato il Liceo artistico e in seguito la sezione di Scultura dell’Accademia Albertina di belle arti: in questi anni ha iniziato a dedicarsi all’incisione e a collaborare con il Dipartimento di Biologia animale dell’Università, attraverso la quale ha avviato l’attività di illustratore per alcune case editrici. Nei primi anni Ottanta, oltre ad iniziare l’insegnamento che attualmente, come docente di discipline plastiche, svolge presso il Liceo artistico Cottini, ha cominciato anche a presentarsi al pubblico, soprattutto con opere realizzate a punta secca ed incise su lamina di rame; nel 1984 ha vinto il primo premio per la grafica al Premio di pittura della città di Avigliana (To). L’attività espositiva, inizialmente svolta prevalentemente in territorio piemontese, si è intensificata sempre più nel corso degli anni Novanta: in questi anni ha partecipato -oltre che a numerose manifestazioni torinesi (alla Galleria degli Artisti, al VII e VIII Salone del libro presso il Lingotto, allo Studio Castelli, alla Galleria Angela Signetti)- a rassegne collettive a Belgioioso (Carta dell’artista edizioni 1994, 1995 e 1996), Bologna (Arte Fiera 1994, 1995, 1996 e 1997 con la Franco Masoero Edizioni), Pordenone (Arte Fiera 1996), Santa Croce sull’Arno (Pi) (Realtà viva dell’incisione del 1998) e Parigi (Sagà, sempre con la Franco Masoero Edizioni, nel 1995 e nel 1996). Nel 1996 era fra gli artisti di Medi84 terraneo, rassegna legata allo stage di scultura organizzato a Ispica (Rg). Elmo blu, 1997 puntasecca su rame mm 140 x 245 Garnettauro, 1994 puntasecca su rame mm 330 x 200 85 Erminia Mitrano nata a Formia (Lt) il 31/10/1970 residente a 04024 Gaeta (Lt) in via Indipendenza Vico 9, 15 tel. 0771-462067 Diplomatasi nel 1988 al Liceo artistico di Latina, ha conseguito nel 1993 il diploma in decorazione presso l’Accademia di belle arti di Roma. Dopo aver insegnato nel 1995 tecniche dell’incisione presso l’Accademia di belle arti di Palermo, dal 1997 -studente essa stessa della medesima materia al corso del professor Pippo Gambino- è docente all’Accademia di belle arti di Reggio Calabria. Negli anni 1987, 1993 e 1994 ha frequentato il primo, terzo e quarto stage di incisione G.B. Piranesi di Sermoneta (Lt) (prima edizione) e poi Latina. Dal 1993, anno in cui ha iniziato in maniera costante l’attività espositiva, ha partecipato a numerose mostre collettive (Roma, Gaeta, Palermo, Biella -dove nel 1996 è stata selezionata per il Premio Biella Giovani per l’incisione-, Norcia-Perugia, Santa Croce sull’Arno-Pisa, Reggio Calabria, Messina, Bova SuperioreReggio Calabria) ed ha allestito diverse personali: alla Galleria il Cedro di Roma (1993), presso la Pinacoteca comunale di Trapani (1994), presso la Galleria Comunale Aldo Manuzio di Latina (1995), a Roma in occasione della rassegna di arti visive Capranic’Art 1996, a Sermoneta (Lt) (1997, Figurazioni calcografiche), presso la Galleria Studio 71 di Palermo (1997, Il marchio dell’ombra). Alcune opere di Erminia Mitrano, che è socia dell’Associazione incisori veneti, sono conservate nel Gabinetto di stampe antiche e moderne del comune di Bagnacavallo, 86 presso il Gabinetto delle stampe di Villa Pacchiani a Santa Croce sull’Arno, alle Accademie di belle arti di Palermo e Reggio Calabria. Tutto ipotetico, 1998 acquaforte e acquatinta su rame mm 500 x 350 Così accadde, 1998 acquaforte e acquatinta al sale su rame mm 500 x 300 87 Maria Angelica Molinari nata a Santiago del Cile il 23/4/1996 residente a 00146 Roma in via Gerolamo Cardano 170 tel. 06-5562545 La sua formazione scolastica si è sviluppata in Italia: nel 1984 si è diplomata infatti presso l’Istituto d’arte di Potenza e nel 1990 ha conseguito il diploma in decorazione presso l’Accademia di belle arti di Roma. Dal 1988 Maria Angelica Molinari si dedica all’incisione originale, affrontando tutte le tecniche incisorie, dalla calcografia alla xilografia, utilizzando materiali spesso insoliti ed innovativi. Nonostante tale sperimentazione, l’artista non si allontana mai dalle regole canoniche che tradizionalmente permettono di realizzare un’incisione originale. Maria Angelica Molinari è stata anche insegnante di incisione presso le Accademie di belle arti di Sassari e di Macerata. L’attività espositiva ha avuto inizio nel 1989, quando ha realizzato una personale di incisioni presso l’Associazione culturale Dulcis Inn di Roma. Altre personali sono state allestite nel 1994 presso Casa Buccolini a Urbisaglia (Mc) e nella Sala consiliare del comune di Pietragalla (Pz), nel 1996 in occasione della rassegna di arti visive Capranic’Art di Roma (Grabado en mi alma), nel 1998 a Santiago del Cile presso la Sala Cristoforo Colombo (En una noche de verano), mostra ripetuta anche a Valparaìso (Cile), in entrambi i casi con l’auspicio dell’Istituto italiano di cultura in Santiago del Cile. 88 Grabado en mi alma, 1995 acquaforte su zinco mm 305 x 345 Llora por cosas lejanas, 1995 acquatinta e puntasecca su zinco mm 325 x 230 89 Paola Parisi nata a Novara il 23/4/1966 residente a 28100 Novara in via Don Gnocchi 19 tel. 0321-478195 Paola Parisi, pittrice incisore e fotografa, ha frequentato a Novara il Liceo artistico Modigliani e si è in seguito diplomata in incisione, sotto la guida dei professori Occhipinti e Hsiao, all’Accademia di belle arti di Brera a Milano, dove per qualche tempo ha anche svolto il ruolo di docente; nel 1992 ha partecipato ad uno stage di incisione organizzato presso la Olands Grafiska Skola in Svezia. Attualmente insegna tecniche dell’incisione all’Accademia di belle arti di Carrara. Dal 1990, dopo un esordio come fotografa, ha partecipato a rassegne grafiche nazionali ed internazionali, nonché a numerosi concorsi italiani ed esteri. Ha esposto in mostre collettive a Pescia (Pg) (1992), Stoccolma, Ortona (Ch), Milano, Novara (1993), Borgomanero (No) (1994), Mapello (Bg), Ankara (1995), Bagnacavallo, Como, Soncino (Cr) (1996), Angera (Va), Concesio (Bs), Galliate (1997), Corbetta (Mi) (1998) eccetera. La prima personale risale al 1994, quando Paola Parisi ha allestito una mostra di ceramica e incisioni presso il Consiglio circoscrizionale nord di Novara; altre personali sono state poi realizzate nel 1995 a Vercelli presso il Rock Café Tina Pica e a Novara con il patrocinio del Comune, dove ha esposto anche l’anno successivo alla Barriera Albertina e poi nel 1997 presso la Saletta Albertina. Sue opere sono conservate presso la Raccolta Achille Bertarelli di Milano e il Gabinetto di stampe antiche e moderne del comune di Bagnacavallo. 90 Senza titolo, 1998 acquatinta e bulino mm 645 x 250 Senza titolo, 1998 acquaforte e acquatinta mm 600 x 230 91 Daniela Pergreffi nata a Reggio Emilia il 16/10/1969 residente a 42100 Reggio Emilia in via degli Azzarri 41 tel. 0522-518558 Daniela Pergreffi, conseguiti la maturità classica e il diploma d’arte applicata, nel 1993 si è diplomata, ottenendo il massimo dei voti e presentando una tesi in storia dell’arte sulla poetica di Umberto Boccioni, in decorazione presso l’Accademia di belle arti di Bologna; ha inoltre frequentato la Facoltà di Architettura e i corsi di incisione tenuti a Bologna dal professor Clemente Fava. Nel corso dell’anno accademico 1995-1996 ha insegnato tecniche di rappresentazione presso il corso di illustrazione dell’Istituto europeo del Design di Napoli; dal 1997 svolge attività di laboratorio presso la Città della Scienza di Napoli, gestendo all’interno della struttura un proprio studio di incisione. Segnalata nell’edizione 1992-1993 del Premio di incisione Giorgio Morandi di Bologna, ha esposto presso il Museo Morandi nella mostra seguita alla manifestazione. L’artista, che partecipa attivamente anche a manifestazioni collettive di illustrazione, ha realizzato un libro d’arte con incisioni, presentato in occasione della mostra Pinocchio incontra il Pulcino (Collodi, 1997), per le edizioni Pulcinoelefante di Lecco. Nello stesso anno ha ricevuto una menzione speciale alla III Biennale internazionale di incisione di San Sisto dei Valdesi (Cs). Nel 1998, oltre ad illustrare il libro Il sole e la luna per le edizioni Arthur’s Book di Reggio Emilia, ha esposto una selezione di incisioni raccolte sotto il titolo Immagini per testi. Pretesti per immagini presso lo Spazio Ibrido gestito dall’Archivio Giovani Artisti di Reggio Emilia e a Napoli presso la Città della Scienza. 92 Daniela Pergreffi realizza inoltre sculture e installazioni prevalentemente in terracotta e prototipi in creta di oggetti destinati alla riproduzione industriale: nel 1997 ha creato Oasi della memoria, una grande installazione all’interno della Torre dell’Uccelliera di Carpi nell’ambito della rassegna Nel cuore della ghiacciaia, riservata ai sette interventi vincitori del concorso preliminare. Sue opere si trovano presso il Gabinetto di stampe antiche e moderne di Bagnacavallo, mentre la riproduzione di una sua opera è stata inserita nel calendario 1998 edito dall’Archivio Giovani Artisti di Reggio Emilia. Quattro raggi, 1998 acquatinta, maniera a zucchero e puntasecca mm 65 x 160 e mm 255 x 160 Il castello con Matilde, il papa e il re, 1998 acquatinta, maniera a zucchero e puntasecca su lastre sagmate max. mm 700 x 300 93 Massimo Petringa nato a Milano il 12/1/1964 residente a 20143 Milano in via Tobagi 10/4 tel. 02-8138699 Nel 1982 si è diplomato presso il Liceo artistico e nel 1987 presso l’Accademia di belle arti di Brera a Milano. Massimo Petringa ha vinto vari concorsi -fra i quali nel 1989 il Premio per l’incisione della Trattoria al Colombo di Venezia, nel 1990 il Premio internazionale Biella per l’incisione e nel 1993 il Premio San Carlo Borromeo di Milano con il patrocinio della Regione Lombardia- ed alcune sue opere sono state acquisite dalla Fondazione Epper di Ascona in Svizzera. Dal 1990 insegna presso alcune accademie di belle arti italiane. Nel 1988 ha iniziato a presentarsi al pubblico attraverso una mostra, Salon I, alla Galleria Cafiso di Milano. Dopo alcune partecipazioni (ancora a Milano con Arte sacra in San Simpliciano del 1989 e l’Esposizione Accademia di Brera Sokey Academy del 1992, a Laveno-Varese e Verbania) alternate ai concorsi, nel 1997 ha aderito alla IV Biennale Intergraf Alpe Adria, dove l’Atelier Quattordici ha presentato alcune sue opere insieme a quelle di Daniela Lorenzi e Manunza Mascia. Nel 1997 è presente nella mostra itinerante (al Castello di Sartirana Lomellina in provincia di Pavia, a San Paulo del Brasile e al Museo Curitiba in Brasile) Quali differenze II. 94 Bianca, 1995 acquaforte e acquatinta su zinco mm 175 x 210 Il triciclo, 1996 acquaforte e acquatinta su zinco mm 200 x 240 95 Stefania Puntaroli nata a Prato il 30/9/1972 residente a 51037 Montale (Pt) in via Giordano Bruno 99 tel. 0573-557777 Dopo aver conseguito il diploma di maestro d’arte presso l’Istituto statale d’arte P. Petrocchi di Pistoia, nel 1995 Stefania Puntaroli si è diplomata in pittura presso l’Accademia di belle arti di Firenze. Nel corso della sua formazione scolastica ha scritto tre storie illustrate: I Malocchiosauri, le cui illustrazioni sono state presentate in occasione della Fiera del Libro per ragazzi di Bologna nel 1996, I Burlicchi e Metamorfosi. Nel 1992 ha svolto quattro mesi di tirocinio in design e progettazione tessile a Costamasnaga (Co) e nel 1997 ha ottenuto il diploma di specializzazione per l’incisione in bianco e nero presso la Scuola internazionale di specializzazione per la grafica d’arte Il Bisonte di Firenze; ha lavorato presso il Centro di grafica d’arte Jyävskylän Grafikkakeskus in Finlandia e si è iscritta alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze. Nel 1998 ha vinto una borsa di studio, concessa dall’Accademia Europea di Firenze, per un tirocinio di tre mesi a Brema. Numerose le mostre collettive e i concorsi, di grafica ma anche pittura e illustrazione, ai quali Stefania Puntaroli ha partecipato a partire dal 1996 (Bologna, Agliana-Pistoia, Livorno, Barcellona, Panama, Olofstrom in Svezia, Firenze, Rigomagno-Siena, Chamaliéres in Francia, Prato, Salsomaggiore Terme, Bagnacavallo, Roma), giungendo a realizzare la prima personale alla fine del 1997, presso la Galleria Zoe di Firenze. 96 Achille, 1997 acquaforte su rame mm 230 x 260 Dasy, 1997 acquaforte su zinco mm 235 x 335 97 Lanfranco Quadrio nato a Lecco il 29/5/1966 residente a 90141 Palermo in via Mariano Smiriglio 46 tel. 091-329199 Lanfranco Quadrio è pittore, incisore, docente di laboratorio per il corso di decorazione pittorica istituito presso l’Istituto statale d’arte di Palermo. Ha studiato nell’Istituto d’arte presso il quale ora insegna e all’Accademia di belle arti di Palermo, ma ha iniziato a disegnare e ad incidere sin da giovane grazie agli insegnamenti del padre Guido, pittore e incisore. Ha inoltre frequentato i corsi estivi di xilografia, litografia e calcografia dell’Accademia Raffaello di Urbino, diretti dai professori Carlo Ceci e Renato Bruscaglia. Nell’estate del 1998 ha partecipato al secondo stage avanzato di incisione organizzato presso la Galleria comunale di Cagliari dall’Associazione culturale ExMà diretta dal professor Enk De Kramer. L’artista ha partecipato a numerosi concorsi e rassegne di incisione: presso la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, l’ExpoArte di Bari, la Calcografia Nazionale a Roma, la Fondazione Mormino di Villa Zito a Palermo, palazzo Ursino a Catania, palazzo Robellini ad Aqui Terme, la loggia di San Sebastiano a Ovada (Al), la Pinacoteca comunale di Modica. Sue opere originali e la documentazione fotografica relativa alla sua attività sono in visione presso l’Inclub e il Kunsthistorisches in Florenz di Firenze, il Centro diffusione d’arte Giacomo Baragli di Palermo, il Gabinetto delle stampe antiche e moderne del comune di Bagnacavallo. 98 Libellula con grande ala, 1997 acquaforte e bulino mm 485 x 320 Libellula con ala sulla diagonale, 1997 bulino mm 490 x 325 99 Anila Rubiku nata a Durrës (Albania) il 7/11/1970 residente a 20121 Milano in Foro Bonaparte 12 tel. 02-6595550 Anila Rubiku, scenografa pittrice e incisore, si è laureata in scenografia presso l’Accademia di belle arti di Tirana, iscrivendosi poi al corso di decorazione dell’Accademia di belle arti di Brera a Milano. Le sue prime esperienze artistiche si riferiscono al settore scenografico: ha partecipato ad alcuni concorsi albanesi e realizzato le scenografie per il balletto Schaharazade e La cantatrice calva di Ionesco. La prima mostra in Italia è del 1995, quando ha partecipato alla rassegna Salon I, organizzata dall’Accademia di Brera presso la Galleria Bianca Pilat di Milano. Nel 1998 è presente alla mostra Giovani incisori dell’Accademia di belle arti di Brera Milano presso il Castello Visconteo Sforzesco del capoluogo lombardo. Nello stesso anno è stata accolta nell’esposizione La stampa originale. La scuola di incisione dell’Accademia di Brera fra continuità e cambiamenti - Mostra dei docenti d’incisione di Brera e dei loro migliori allievi, allestita alla Civica Biblioteca d’arte del Castello Sforzesco di Milano. Nel mese di luglio del 1998 ha seguito lo stage tenuto da Hamish Fulton presso la Scuola d’arte visiva organizzata dalla Fondazione Antonio Ratti di Como, al quale è seguita una mostra con i lavori del maestro e le realizzazioni degli allievi. 100 Bashkim, 1997 acquaforte e ceramolle mm 245 x 342 Memorie, 1997 acquaforte, acquatinta e ceramolle mm 337 x 243 101 Giorgio Scano nato a Guspini (Ca) il 14/2/1960 residente a 20133 Milano in via San Rocco 13 tel. 02-70602690 Diplomatosi nel 1978 presso il Liceo artistico di Cagliari, Giorgio Scano si è trasferito in seguito a Roma per frequentare l’Accademia di belle arti, dove si è diplomato nel 1982. Trasferitosi a Venezia, dove è entrato in contatto con il pittore Luigi Tito, nel 1987 ha esposto presso la Galleria il Vecchio Torchio della città lagunare una serie di carboni e incisioni. Nel 1989 ha vinto il primo premio alla sezione giovani del Concorso nazionale di grafica di Castelfranco Veneto (Tv) e nello stesso anno si è trasferito definitivamente a Milano, dove nel 1990 ha partecipato a diverse collettive e ha realizzato una personale al Café letterario Portnoy, dove ha conosciuto alcuni poeti, dei quali ha eseguito una serie di ritratti incisi a puntasecca, che sono stati poi esposti nel 1992 in occasione della manifestazione internazionale Milano Poesie allo Spazio Ansaldo. Dopo una serie di mostre personali alla Galleria Severgnini di Cernusco sul Naviglio (1993), a palazzo Sormani a Milano (1993, antologica), all’Imperial College of Science di Londra (1993), allo Spazio Ergi di Milano (1994), allo Studio d’arte di Arianna Sartori a Mantova (1995) e partecipazioni a concorsi di grafica e pittura (Premio internazionale di Biella per l’incisione 1993, segnalato; Premio 1993 città di Nova Milanese, primo premio; Premio San Carlo Borromeo della Permanente di Milano 1993, primo premio per la pittura), nel gennaio del 1996 ha inaugurato 102 presso lo Studio d’arte grafica di Milano la mostra Trittici metropolitani, che racchiudeva anni di ricerche sul tema della città e della contemporaneità. Ha allestito altre personali a San Benedetto del Tronto (1996), Piacenza (1996), Pieve di Cadore (Bl), Modica (1997), Genova (1997) sul tema Il Ritratto. Itinerario intorno al volto. Sue opere sono presenti nella Raccolta Achille Bertarelli di Milano, nella Galleria d’arte moderna di Gallarate, nella Pinacoteca di palazzo Polara a Modica e al Museo dell’occhiale di Pieve di Cadore. Gioco in città, 1998 acquaforte, puntasecca e bulino mm 143 x 350 Famiglia n. 3, 1993-1994 puntasecca mm 245 x 350 103 Adriano Scerna nato a Roma il 21/5/1976 residente a 00186 Roma in piazza Campo De’ Fiori 8 tel. 06-6879256 Iscrittosi nel 1989 alla sezione di grafica dell’Istituto statale d’arte Silvio d’Amico di Roma e diplomatosi nel 1992, Adriano Scerna nel 1993 ha frequentato i corsi brevi di disegno dal vivo e di pittura organizzati al Camberwell College of fine Arts e alla Islinghton Art Factory di Londra. Nel 1995 ha conseguito il diploma di sezione accademia al Liceo artistico Casal de Merode di Roma e dal 1994 al 1997 ha frequentato il corso di incisione e stampa alla Scuola d’arti ornamentali San Giacomo della capitale; dal 1995 è iscritto al corso di pittura dell’Accademia di belle arti di Roma. Adriano Scerna ha iniziato l’attività espositiva nel 1995; nel 1997 ha ricevuto il secondo premio alla V Biennale internazionale di Grudziadz in Polonia. Nello stesso anno ha partecipato alla VII Biennale internazionale di Ostròw, sempre in Polonia, alla XII internazionale di piccole stampe di Cadaques e alla II Internazionale di grafica ed ex libris di Gliwice (Polonia). 104 Improvvisazione con dolmen, 1997 puntasecca e bulino su zinco mm 78 x 104 Improvvisazione, 1997 puntasecca e bulino su zinco mm 90 x 65 105 Andrea Serafini nato a Agordo (Bl) il 25/8/1965 residente a 32020 Caviola di Falcade (Bl) in corso Italia 10 tel. 0437-501252 Andrea Serafini, incisore e pittore, si è diplomato presso l’Accademia di belle arti di Venezia, ricevendo, per l’incisione, gli insegnamenti di Mario Guadagnino e Diana Ferrara. Nel 1993 ha vinto una borsa di studio presso la Scuola internazionale di specializzazione per la grafica d’arte Il Bisonte di Firenze, poi prolungata anche per l’anno accademico 1994-1995. Nel 1995 ha partecipato, svolgendo anche il ruolo di assistente di laboratorio, ai corsi estivi tenuti da Swetlan Kraczyna presso casa Cordati a Barga; l’anno successivo è stato selezionato al I Premio Biella per l’incisione, mentre nel 1997 è stato selezionato al II Premio nazionale Fabio Bertoni per l’incisione. È membro dell’Associazione incisori veneti, con la quale ha partecipato a rassegne e mostre di incisione: la VI rassegna Il segno inciso di Osimo (An) del 1997, Aspetti dell’incisione oggi in Italia ’98 (Gaiarine-Treviso), Realtà viva dell’incisione-Aspetti dell’incisione italiana contemporanea nell’Associazione Incisori Veneti (Santa Croce sull’Arno, 1998). Andrea Serafini ha anche insegnato tecniche dell’incisione all’Accademia di belle arti di Sassari. 106 Nello studio, 1997 acquaforte su zinco mm 295 x 239 Tavolo con ombre, 1998 acquaforte su zinco mm 232 x 339 107 Paolo Smali nato a Belluno il 29/7/1969 residente a 32100 Belluno in via Tomaso Dolabella 59 tel. 041-5229271 Iscrittosi all’Accademia di belle arti di Venezia nel 1987, ha conseguito il diploma nel 1991 e ha dedicato il lavoro di tesi all’opera del suo maestro Luigi Tito, scomparso proprio in quell’anno. Ha approfondito lo studio dell’arte incisoria a partire dal 1989, con la frequentazione del professor P. Scoglio e del pittore L. Zarotti. Dal 1992 al 1996 è stato affidatario di uno studio in palazzo Carminati a Venezia, concessogli dalla Fondazione Bevilacqua La Masa. Paolo Smali ha iniziato la sua attività espositiva nel 1984 con una mostra al palazzo delle esposizioni di Longarone (Bl), alla quale è seguita una serie di collettive. In anni più recenti ha esposto alla Galleria Viviani presso l’Accademia Raffaello di Urbino (1993: Segni di continuità), alla Galleria Bevilacqua La Masa di Venezia (1994: SottoSopra) e si è avvicinato all’attività dell’Associazione incisori veneti. Fra il 1994 e il 1996 ha partecipato a rassegne allestite in spazi veneziani (Centro Espositivo Zitelle insieme alla Galleria del Leone, Galleria Bevilacqua La Masa, Galleria B.A.C.art). Nel 1997 ha esposto al Caffé Florian di Venezia, ove con la Biennale in scatola sono state riunite le opere realizzate in occasione della XLVII Biennale di arti visive. Nel 1998 la Galleria B.A.C.arte lo ha proposto alla Fiera d’arte di Bologna, cui sono seguite due manifestazioni in collaborazione con l’Associazione degli incisori veneti (Aspetti dell’incisione oggi in Italia, Gaiarine-Treviso e Realtà viva del108 l’incisione a Santa Croce sull’ArnoPisa). In questo periodo è stato invitato dal professor G. Segato a pubblicare un’acquaforte, Interpretazioni dantesche, per il comitato di Padova della Società Dante Alighieri. Nudi, 1998 acquaforte su rame mm 215 x 215 Nudo, 1997 acquaforte su rame mm 155 x 100 109 Ottavio Spagnoli nato a Genova il 24/2/1969 residente a 16100 Genova-Sestri Ponente in via Merano 49-5 tel. 010-6141770 Diplomatosi nel 1988 al Liceo artistico statale Paul Klee di Genova, Ottavio Spagnoli ha iniziato a dedicarsi all’arte dell’incisione, con una preferenza per l’acquaforte e la puntasecca, nel 1987. Nel 1992, con una tesi dedicata alle incisioni di Giovanni Fattori, si è diplomato all’Accademia Ligustica di belle arti di Genova, dove ha seguito i corsi di incisione tenuti dai professori G. Fieschi e N. Ottria. È membro dell’Associazione incisori liguri. Le prime esposizioni, dopo Giovani incisori italiani realizzata nel 1991 al Museo d’arte contemporanea di Villa Croce a Genova, si sono realizzate, negli anni 1992-1995, fra il territorio del capoluogo ligure (Nove nuovi incisori al Centro d’arte Le Prigioni del 1992, Piccole incisioni e Rassegna dell’Associazione Incisori Liguri alla Fondazione Sabatelli del 1993, Mostra collettiva di incisioni al Centro civico Buranello nel 1995) e le province più vicine: Chieri (Quattro genovesi per Chieri alla Galleria Il Quadrato, 1993) e Chiavari (Ge) (Acquaforte-Associazione incisori liguri a cura di Einaudi Diffusione). Ha partecipato ad altre esposizioni collettive a Bagnacavallo, Sinalunga (Si), Chianciano, Urbino, Apricale (Im), Genova-Nervi; nel 1997 è stato inserito nella rassegna La città degli insetti organizzata alla Galleria San Bernardo di Genova e in Colore e immagini. Tecniche di incisione, mostra didattica nella quale dodici artisti si presentavano alla Scuola elementare di Serra Riccò (Ge) a Genova. 110 Più recentemente (1998) ha preso parte a Baccanalia XII. Rassegna dell’incisione ligure contemporanea (Genova) e a San Giorgio nell’ex libris di Villanova d’Albenga (Sv). L’artista ha partecipato anche a diversi concorsi, ottenendo spesso riconoscimenti: nel 1992 è stato premiato al concorso L’incisione e le Accademie di Mondovì (To), nel 1994 è stato segnalato al Premio città di Casale (Casale Monferrato) e all’VIII Premio nazionale di calcografia e disegno di Villafranca (Vr), nel 1995 è stato segnalato al concorso Giovani incisori italiani del Museo di Villa Croce a Genova. Nel 1996 è stato poi premiato al concorso calcografico Segni di Toscana di Chianciano. Dopo una collettiva limitata a soli quattro artisti, realizzata nel 1993 a Chieri presso la Galleria Il Quadrato, Ottavio Spagnoli ha realizzato la sua prima personale nel 1996 presso l’Art Club Il Doge della sua città. Torrente a San Carlo di Cese, 1997 acquaforte mm 280 x 370 Vigneto nei pressi di Borgo Valditaro, 1997 acquaforte su zinco mm 244 x 286 111 Grazia Tagliente nata a Massafra (Ta) il 25/3/1970 residente a 74016 Massafra in corso Roma 56 tel. 099-8809367 Grazia Tagliente, pittrice scultrice mosaicista decoratrice e soprattutto incisore, dopo la maturità artistica conseguita presso la sezione di Architettura del Liceo artistico Lisippo di Taranto e il diploma in decorazione presso l’Accademia di belle arti di Firenze, ha frequentato la Scuola internazionale di grafica Il Bisonte del capoluogo toscano ottenendo l’attestato di qualifica professionale per l’incisione in bianco e nero. Negli anni successivi, l’artista ha seguito la Scuola libera del nudo di Firenze, un corso biennale di mosaico organizzato dal Quartiere I della stessa città, un corso di grafica pubblicitaria della Regione Toscana -per il quale ha ottenuto l’attestato di qualifica professionale-, un corso di fotografia sempre della Regione Toscana. Nel 1995 ha aperto un laboratorio di incisione nella sua città d’origine e due anni dopo ha organizzato un corso di incisione su linoleum presso il SER.T dell’U.S.L. Ta1. Dal 1996 collabora con l’associazione culturale e teatrale La Rupe; dal 1997 insegna tecniche dell’incisione presso l’Accademia di belle arti di Lecce. Numerosi i riconoscimenti ricevuti (una targa al Premio città di Avellino del 1994, il premio editoriale al Premio Italia per le arti visive di Borgoforte-Mantova nel 1995, il terzo posto per la grafica al Premio Filippo De Pisis di Ferrara nel 1996, il terzo posto ad Omaggio al Carnevale di Casalpusterlengo e il quinto ex aequo al Premio città di Casale a Casale Monferrato -en112 trambi del 1996-, nello stesso anno una coppa al Premio città di Mottola-Taranto e i primi posti ai premi Ville della Padania di Cella DatiCremona e città di Palagiano-Taranto, nonché il terzo posto al G. B. Cromer di Agna-Padova) e le presenze in mostre collettive a Firenze, Rigomagno (Si), Scandicci, Commenda di Rende (Cs), Parigi, Massafra, Taranto, Casale Monferrato, Chamaliéres in Francia, Lecce. Nel mese di dicembre 1997 ha realizzato a Taranto una personale dedicata al tema dell’autoritratto. Nel 1998 era presente a San Giorgio nell’ex libris ad Albenga e ha ricevuto l’incarico di realizzare i diorama per il Museo naturalistico del Parco delle Pianelle di Martina Franca (Ta). Senza titolo, 1997 acquaforte e puntasecca mm 384 x 312 Nudo, 1998 acquaforte e acquatinta mm 50 x 35 113 Alessandra Varbella nata a Genova il 13/9/1965 residente a 16121 Genova in via Colombo 17 tel. 010-583089 Alessandra Varbella nel 1987 si è diplomata all’Accademia Ligustica di belle arti di Genova ed attualmente insegna discipline pittoriche presso il Civico Liceo artistico N. Barabino della sua città. Oltre che svolgere l’attività di docente, si dedica sia all’arte incisoria che a particolari tecniche come il collage e il papier machè. Recentemente ha collaborato con l’Istituto D. Chiossone di Genova per i non vedenti e con la ENDOM in attività e laboratori espressivi finalizzati al recupero della tattilità nei portatori di handicap. Ha partecipato a diverse rassegne ed esposizioni nazionali, tra le quali il Concorso exlibristico Gabriele d’Annunzio di Pescara (1988), dove una sua opera è stata segnalata, ad alcune collettive al Centro d’arte Le Prigioni di Genova, ai Concorsi Giovani incisori italiani 1991 e 1995 del Museo di Villa Croce di Genova. Membro dell’Associazione incisori liguri, ha esposto in collaborazione con essa presso fondazioni, enti pubblici e gallerie private, quali Il Quadrato di Chieri (To), il Castello di Apricale (Im), il palazzo Rocca di Chiavari (Ge), il palazzo Ducale della sua città che ha ospitato un Laboratorio espressivo per non vedenti, dove l’artista ha fornito alcune dimostrazioni tecniche dell’acquaforte. Nel 1997 ha partecipato a Matera e i suoi dintorni psicologici realizzata al Castello Sforzesco di Milano e poi iterata a Firenze e Matera ed è stata segnalata per l’opera Infanzia 114 e lettere/Omaggio a Montale al premio nazionale Fabio Bertoni per l’incisione di Fermignano. La sua opera grafica è presente con alcuni esemplari presso il Museo d’arte contemporanea di Villa Croce a Genova, la Civica Raccolta Achille Bertarelli di Milano, il Gabinetto delle stampe antiche e moderne di Bagnacavallo, il Museo internazionale dell’ex libris di Pescara. L’amante/Omaggio a Montale, 1996 acquaforte mm 265 x 145 Infanzia e lettere/Omaggio a Montale, 1996 acquaforte mm 175 x 120 115 Enza Viceconte nata a Francavilla sul Sinni (Pt) il 26/12/1962 residente a 57037 Portoferraio (Li) in località Condotto 29 tel. 0565-918634 Pittrice ed incisore, lavora nell’arte calcografica dal 1986, prediligendo le tecniche dell’acquaforte e della ceramolle. Si è diplomata nel 1985 presso l’Accademia di belle arti di Firenze ed ha continuato ad approfondire le proprie conoscenze nel settore incisorio frequentando laboratori e corsi specifici a Firenze e Urbino. Dal 1992 ha partecipato a numerose collettive ed allestito personali nel proprio studio di Portoferraio, dove vive dal 1986; attualmente ha all’attivo circa sessanta lastre e stampa in proprio. Insolito nido, 1998 acquatinta e acquaforte su zinco mm 245 x 320 Gatto, 1994 acquaforte e ceramolle su zinco mm 322 x 335 116 117 Laura Villani nata a Pavia il 14/12/1963 residente a 27100 Pavia in via Baldo degli Ubaldi 116 tel. 0382-473306 Si è diplomata al Liceo artistico Raffaello Sanzio di Pavia e al Conservatorio di musica Giuseppe Nicolini di Piacenza, svolgendo attività concertistica in vari gruppi da camera. Dopo essersi dedicata per molto tempo al disegno, Laura Villani ha approfondito le conoscenze dell’arte incisoria frequentando i corsi internazionali di calcografia presso l’Accademia Raffaello di Urbino, i corsi di tecniche incisorie tradizionali presso la Scuola internazionale di grafica di Venezia e i corsi di tecniche incisorie sperimentali tenuti da Riccardo Licata presso la medesima scuola. Attualmente ha al suo attivo oltre sessanta lastre, realizzate prevalentemente con le tecniche dell’acquaforte e della puntasecca. La prima collettiva alla quale si è presentata come incisore è del 1992, organizzata presso il Laboratorio d’arte San Cristoforo di Milano. Dopo aver partecipato, nel 1993 e nella sezione di grafica, al Premio San Carlo Borromeo della Permanente di Milano, l’anno successivo ha esposto in una collettiva di incisione realizzata dalla Galleria Segno Grafico di Venezia. Nel 1996 è stata segnalata per la grafica al X Premio città di Casale (Casale Monferrato) e si è iscritta al XIII Premio Biella per l’incisione. L’anno successivo ha partecipato alla III Biennale internazionale di grafica ed ex libris di Casale Monferrato, alla II Rassegna nazionale dell’acquaforte contemporanea di Modica e alla IV Biennale nazionale di grafica città di Castelleone (Cr). 118 Sue opere sono presenti nel Gabinetto delle stampe antiche e moderne di Bagnacavallo e nella collezione del Museo Tama Art University di Tokyo. Racconto sospeso, 1997 acquaforte su rame mm 110 x 104 Respiro, 1997 puntasecca su plexiglass mm 475 x 165 119 Alessia Volpato nata a Varese il 16/1973 residente a 21030 Grantola (Va) in via Alessandro Manzoni 274 tel. 0332-575032 Dopo essersi diplomata al Liceo artistico di Varese, nel 1995 Alessia Volpato si è diplomata in pittura con il massimo dei voti presso l’Accademia di belle arti di Brera a Milano. Nel 1997 ha vinto una borsa di studio per un corso annuale di incisione in bianco e nero presso la Scuola internazionale di specializzazione per la grafica d’arte Il Bisonte di Firenze. Dal 1994 partecipa a mostre collettive itineranti di incisione: Viaggio attraverso i segni allestita nel 1994 al Museo Virgiliano di Pietole (Mn) e alla chiesa di Santa Chiara a Casalmaggiore (Cr), Progettare l’Ignoto del 1995 alla Galleria Braxon Assistance di Milano, alla Torre Avogadro di Lumezzane (Bs) e alla Galleria Il Melograno d’Oro di Milano ed infine Giovani Linee del 1996-1997 alla Rocca Sforzesca di Soncino (Cr), alla Sala comunale di Angera (Va) e alla Galleria Cronos Arte Contemporanea di Concesio (Bs). Nel 1997 ha preso parte alla mostra di fine anno de Il Bisonte, alla mostra di incisione Tre -insieme a Stefania Puntaroli e Kristina Restovic- presso il Polispazio Hellana di Agliana (Pt), alla V edizione di I segni incisi -con Erico Kito e Stefania Puntaroli- a Rigomagno (Si) ed alla collettiva Sottovetro alla Galleria Artemondo di Saronno (Mi). Alessia Volpato ha partecipato anche a diversi concorsi exlibristici e di piccole stampe, anche esteri come il Concorso internazionale ex libris 1995 di Belgrado, il Concorso internazionale belga ex libris 120 1997, il 17th Mini Print International 1997 di Cadaques (Spagna) e il IX Encuentro de Mini Expressiòn di Panama. Sole nero, 1997 maniera pittorica, acquatinta, acquaforte e ceramolle su zinco mm 463 x 367 Prima di..., 1997 maniera pittorica, acquatinta e acquaforte su zinco, mm 250 x 485 e mm 240 x 485 121 Anna Zarrillo nata a Mondragone (Ce) l’11/1/1965 residente a 40124 Bologna in via De’ Chiari 21 tel. 051-221083 Anna Zarrillo nel 1985 ha conseguito la maturità d’arte applicata presso l’Istituto statale d’arte di Bologna e nel 1990 si è diplomata in decorazione presso l’Accademia di belle arti della stessa città. Dal 1988 al 1990 ha anche frequentato il corso di incisione del maestro Luciano De Vita, sotto la cui guida ha vinto nel 1990 il primo premio al Concorso di incisione Giorgio Morandi di Bologna e ha deciso di dedicarsi definitivamente all’arte incisoria, cercando di unire tale tecnica alle altre sue esperienze creative. L’attività espositiva si è iniziata nel 1990 con una mostra presso il Circolo Cruna di Bologna, a cui è seguita, l’anno successivo, Installazioni e labirinti realizzata a San Giovanni in Persiceto (Bo). Nel 1992 l’artista è in Francia, a Niort, per L’Europe d’art, mentre nel 1994 ha partecipato alla collettiva Perinciso di Cavezzo (Mo), a Menù d’arte a Bologna e alla collettiva presso l’Espace Fouriel di Sainte Etienne in Francia. L’anno seguente ha presentato alcune sue opere all’Istituto italico di Salonicco e a La Serre di Sainte Etienne. Nel 1996 ha esposto all’Associazione culturale italo francese di Bologna. 122 Untitle, 1997 acquaforte e acquatinta mm 258 x 260 Llum, 1998 acquaforte e acquatinta mm 316 x 490 123 124 Le lucide emozioni nel segno scavato sulla lastra: Giuseppe Guerreschi Mauro Corradini 1. Quando nel 1976, presentando i suoi disegni giovanili, di studente di Brera, Giuseppe Guerreschi dichiara di voler consegnare ai lettori quelle pagine (disegni e versi) così come sono nati, nella loro verità di documento, il grande autore non manca di sottolineare il carattere specifico della sua operazione artistica: “versi e disegni [...] procedono parallelamente, per contenuto e tempo, su di un comune, sotterraneo binario [...]. In entrambe le espressioni tutto viene con insistenza soggettivizzato, assunto e vissuto in proprio, creando e dipanando problemi in una dimensione prevalentemente esistenziale”1. Intraprendere un viaggio attorno all’opera incisa di Guerreschi significa di necessità rifarsi alle ragioni di una generazione, che ha fuggito il realismo post-bellico, senza allontanarsi dall’immagine, ha saputo far propri i portati delle avanguardie, senza chiudersi nel silenzio e senza farsi distogliere dalle polemiche di contrapposte ideologie. Per far questo, occorreva una generazione nuova, cresciuta ancora nelle certezze del procedere pittorico – e basterebbe soffermarsi sui fogli, datati ai primi anni cinquanta, da cui abbiamo preso indirettamente le mosse – e ancorata alla pittura, intesa come strumento per conoscere i problemi della società. È una generazione che interpreta le esperienze innovative come potenzialità da utilizzare, per inserire la propria dimensione personale all’interno di un percorso poetico socialmente e civilmente più ampio. Non si assume più “il popolo”, tautologicamente ritenuto buono, come base della riflessione, ma la più complessa contraddittorietà di una società in rapida e radicale trasformazione, verso una civiltà di tipo industriale; da una società ancorata ai ritmi della terra, ad una che viene collegandosi ai nuovi ritmi sociali, imposti dalle necessità produttive dell’industria: ferie, vacanze estive, consumi di massa. Attraverso questa duplice dimensione, di pubblico e privato, di sociale e individuale, cresce la prima generazione matura del dopoguerra: i giovani degli anni cinquanta dalla scuola hanno appreso un bagaglio tecnico, che consente alla voce di espandersi e rendersi udibile: nello stesso tempo, il mondo individuale che freme e si agita interiormente e il rapporto (sviscerato e analizzato) tra individuale e sociale rappresentano quell’insosti- 1 Giuseppe Guerreschi, Fogli braidensi, Busto Arsizio, Edizioni Bambaia, 1977. 125 tuibile sostrato, senza il quale l’esercizio può divenire superficiale accademia, inutile edonismo nelle superiori sfere di un linguaggio, disancorato dalla vita. Alla metà del decennio cinquanta, Guerreschi ha 25 anni; l’esperienza culturale dell’accademia ha rafforzato il rigore della ricerca pittorica, che già gli appartiene: basterebbe rivedere i citati suoi “fogli braidensi”, per comprendere come da subito Guerreschi operi per il museo e per la storia, più che per la quotidianità. L’opera, prima ancora di essere una palestra di immagini che incidono sulla realtà2, è un prodotto destinato a durare. Fin dall’accademia, Guerreschi costruisce l’opera su scansioni e strutture che vanno oltre l’accidentalità dell’occasione. Anche i pretesti esterni, che vengono dalla cronaca, da un residuo neorealista non ancora del tutto espunto, almeno negli anni iniziali del decennio cinquanta, vanno comunque meditati e riportati ad un livello di assolutezza, che ne consente l’acquisizione a livello di cultura. Le prime opere calcografiche nascono in questo clima culturale: per Guerreschi l’attività dell’acquaforte si presenta in forma “autonoma, autosufficiente, rispetto all’attività pittorica”3. I temi grafici ripercorrono i nodi problematici della realtà, in forme uniche, particolari, caratteristiche, per cui il mondo poetico appare collocabile a metà strada tra la passione civile – le numerose immagini che rinviano, per esempio, al mondo dei lager, che drammatici documenti fotografici vengono testimoniando sempre più crudamente – e il mondo individuale, che già emerge nella prima acquaforte, dedicata alla sorella; è la dimensione del realismo esistenziale4, movimento artistico che testimonia la presa di coscienza dei nuovi compiti che si affidano all’immagine: in un momento storico in cui appare un delitto essere verosimili, i realisti esistenziali si dedicano all’elaborazione del reale, evidenziato da una riscrittura narrativo-emotiva e dalla assunzione delle icone mas- 2 “Di fronte ai miei lavori mi chiedo tante cose, ma soprattutto se, e in che misura, essi contribuiscono a chiarire la realtà, a modificarla”: G. Guerreschi, Autopresentazione, nel catalogo della mostra collettiva di opere grafiche (con Vespignani e Zancanaro), Roma, Galleria La nuova pesa, febbraio 1960. 3 Enrico Crispolti, Le acquefor ti di Guerreschi, Milano, Lerici editori, 1967, p. 9. 4 Sul “realismo esistenziale”, si veda: AA.VV., Realismo esistenziale, catalogo della mostra tenutasi alla Permanente delle arti, gennaio-marzo 1991, Milano, Mazzotta. Il termine “realismo esistenziale” è stato coniato da Marco Valsecchi, Un gruppo di giovani, Milano, quotidiano Il giorno, 30 aprile 1956: “Tra le componenti di questo mondo poetico ci senti un po’ di esistenzialismo e un po’ di quella amara condizione di ‘uomo senza soluzioni’ di certo cinema francese”. Va sottolineato come Valsecchi non solo individui il clima, ma veda alcuni riferimenti verso la Francia (tra “école de la Ruche” pittorica e nascente “nouvelle vague” cinematografica e letteraria), che sono di diritto tra le fonti culturali del gruppo esistenziale. 126 smediali; utilizzano un registro formale, reso più individuale e duttile, dai legami evidenti e diretti con la tradizione espressionistica; accettano il linguaggio iconografico, almeno nelle sue leggi formali, che non vengono trascurate, anche se non acriticamente fatte proprie. Emerge in questa scelta poetica la sottolineatura dell’aspetto operativo, la meticolosa difesa dell’ordine compositivo ed espressivo, la professionalità del fare, contro le insorgenti gestualità e gli occasionali automatismi, che vengono dall’invadente informale (specie quello di derivazione statunitense) e dagli ultimi echi (un po’ superficiali) del surrealismo: anche la macchia, il grumo sono materie pittoriche da controllare sulla lastra, come accade in “Jzchor”, 1958, o, ancor più direttamente, in “Crocifissione alla Bovisa”, dello stesso anno. In queste prime lastre, temi individuali e temi di natura politica e civile (la tavola “Rivolta”, 1956, con un grande “No” che riporta direttamente agli eventi ungheresi) convivono, sotto la luce, sotto il filtro, si direbbe, di una più universale e ampia sofferenza; la partecipazione (individuale e collettiva) al senso di dolore si traduce nella coscienza che l’arte non può lenire i mali del mondo, ma ne può rendere testimonianza: “troppe volte, la contraddittorietà rimane l’unico dato che, tangibile, confermi la nostra pre- Jzchor, 1958 Crocifissione alla Bovisa, 1958 127 senza nella realtà”5, afferma lo stesso Guerreschi. Tale processo di maturazione subisce, quasi di necessità, un’evoluzione, una sorta di accelerazione, per effetto della storia. Il 1956, data emblematica (quasi di avvio) per la vicenda esistenziale, rappresenta anche ideologicamente un anno di svolta; è l’anno dell’invasione sovietica dell’Ungheria, della fuga di un popolo, dell’aprirsi di una frattura tra le forze politiche (ancora legate all’ordine sovietico) e l’intellettualità italiana che si riconosceva (o si era riconosciuta in molte delle sue espressioni più vive) nella cultura di sinistra. L’evento ungherese non fa che accelerare fenomeni già presenti nelle scelte poetiche degli anni centrali del decennio; la stessa dimensione emozionale del realismo, cui si collegano le esperienze poetiche di questo periodo, subisce una marcata accentuazione civile: se la tendenza all’assolutizzazione avrebbe potuto favorire la distanza dal quotidiano, l’urgenza degli eventi sembra riportare la poetica di Guerreschi (ma non solo di Guerreschi) verso una passione civile, che sotterraneamente anima la sua ricerca e ne rappresenta spesso il nucleo fondamentale. Per questa via, la passione civile ritorna a dar corpo alle tensioni poetiche. Non si può tuttavia ricadere nel neorealismo; troppo diverse, ormai, sono le tensioni stilistiche, troppo lontane dalle aneddotiche granulari, le poetiche introspezioni di una sofferenza aggallano una dimensione d’angoscia, che assume nella storia volti sempre diversi: si pensi a tavole come “Ragazzi che giocano alla guerra”, 1958, o “Ultime macerie”, dello stesso anno. 2. L’impostazione stilistica del realismo esistenziale tende a costruire l’immagine secondo una deformazione di stampo espressionista. Non scompare la verità narrativa, ma si accentua la modificazione espressiva. Guerreschi è consapevole che l’iconografia è tanto più nuova, quanto più si muove in direzione di un recupero colto della libertà linguistica delle avanguardie: nella tavola “Rivolta”, 1956, si osservi come l’incisore sia attento a far proprie le novità linguistiche che vengono dalle avanguardie storiche, e segnatamente dal futurismo, il cui schema spaziale viene qui utilizzato per far risaltare una situazione emotiva; nello stesso tempo, come appare, per esempio, in una tavola più tarda, “Ragazze di Brera”, 1959, l’incisore dimostra che l’accettazione dell’informale è l’elemento innovativo irrinunciabile all’interno di una raffigurazione che voglia stare al passo dei tempi. La scelta poetica della stagione “esistenziale” consiste dunque nell’inserimento dell’io all’interno del dramma della storia, nella capacità di porre in relazione i sentimenti e le disillusioni individuali con i drammi, a volte epi- 5 G. Guerreschi, Per noi giovani, p. 24, in AA.VV., Guerreschi, Milano, Casa editrice “Il castello”, quaderni di Imago, 1964 (dichiarazione tratta da un’inchiesta condotta da Duilio Morosini, Il realismo nella pittura, in Mondo nuovo, 15 maggio 1960). 128 ci, più spesso tragici, della storia; l’unica tavola del 1957 si intitola “Anno zero”, opera di “qualche mese posteriore (rispetto a quella dedicata all’Ungheria: n.d.r.), e significativamente intitolata”6. Nel periodo 1959-1963 Guerreschi amplia l’impostazione linguistica, raffinando al massimo la complessità delle sue deformazioni, facendo emergere quel segno, che diviene successivamente un carattere costante della sua produzione calcografica, un’invenzione linguistica fondamentale, che lo colloca nella limitata cerchia dei grandi di ogni tempo: il segno, deciso e marcato, costruito per linee e spessori interni, apre la strada ad una semplificazione iconografica che recupera il mondo massmediale e, ad un tempo, sembra aprire varchi di visione, inserendosi anche nel più ampio percorso della grafica novecentesca, con una memoria non negata, nonostante la distanza tematica e poetica, verso il segno di Viviani. Quelle della stagione a cavallo del 1960 sono immagini urbane, periferie e figure, alcune delle quali, come è nella commistione narrativa Zeitkritiker, 1961-62 Uomo con foulard rosso, 1959-61 6 E. Crispolti, Le acqueforti... cit., p. 18. 129 di Guerreschi, sono desunte dal mondo della cultura, altre provengono dalla memoria, altre ancora dall’incontro occasionale (ed emotivo) che viene attraverso la lettura; altre immagini, al contrario, vere e proprie icone, sono l’esito dell’analisi del mondo urbano (si pensi ad un’immagine come quella, esemplare, di “Donne di Milano-Corea”, 1961): in queste figure, la deformazione espressionista – ma si intenda il realismo magico tedesco, non quello italiano, novecentista – appare come l’aspetto linguistico decisivo. La dimensione urbana si manifesta non soltanto nell’accoglimento di temi, soggetti e immagini, che fanno riferimento al sostrato culturale tipico di quella lontana stagione espressiva; la città si manifesta anche nelle “veline” che fanno da sottofondo ai suoi ritratti (“Zeitkritiker”, 1962, per esempio), oppure nell’infittirsi dei segni, a tradurre un disagio collettivo, forma esterna di quell’anonimato, che la sociologia comincia a porre in evidenza, nella sua indagine sulla metropoli moderna; è ciò che Crispolti7, nel fondamentale saggio sulla grafica di Guerreschi, da cui abbiamo preso le mosse, definisce esito di una “strutturazione articolata di linguaggio”. Il passaggio alla stagione successiva si realizza attorno alla metà del decennio sessanta. Dalla città come epidermide rugosa, prelevata per denotare storie ed emozioni, come quelle delle straordinarie “ragazze di periferia”, si trascorre alla città come convenzione di segni. Il riferimento culturale più concreto va alla “nouvelle vague” – cinematografica e letteraria - francese, al gusto per il frammento, alla compenetrazione di segmenti narrativi differenti, quasi che la storia non fosse altro che un sedimentarsi sulla lastra di diversi momenti percettivi, che provengono da vari contesti. Il “Racconto romano”, 1963, con la compresenza di situazioni diverse, tra erotismo e recupero del quotidiano – si pensi al profilo della camionetta che compare come bordo, sul lato destro, verticale, dell’immagine – può segnare il luogo di svolta di una nuova avventura del segno guerreschiano. Permangono le sue conquiste linguistiche, la capacità di coordinare nella stessa immagine differenti dimensioni; si manifesta – si veda “Bersaglio”, 1963 – la necessità di assumere dal mondo massmediale una quantità notevole di segni-emblema, icone del nostro tempo, in concomitanza con l’esplosione degli universi new-dada, così tipici nei nuovi realismi (d’Oltralpe o d’Oltreoceano). L’invadenza di differenti aspetti massmediali sembra convivere con la sottolineatura di una violenza senza volto –e tuttavia sempre una violenza urbana –, che ha come vittima la figura femminile, e come corredo i simboli del vivere contemporaneo, dai riporti di fumetto all’antenna televisiva, come nuovo simbolo della città che cresce. 7 Ivi, p. 37. 130 Se la storia rimane alimento insostituibile per la riflessione (da “Momento politico”, 1961-68, a “Grecia ’67”, 1967-68, fino ad “Agosto ’68”, 1968), la riflessione guerreschiana tende tuttavia a spostarsi sui temi sempre più ampi e di valore fondamentale per la vita. Alla fine del decennio sessanta, la serie incisa dedicata alla figura del “Profeta” viene a compendiare la svolta di pensiero: il profeta assume la dimensione espressiva dell’impotenza della fede di fronte ai mali della storia. I profeti rappresentano, in anticipo sui tempi, la riproposta della conoscenza in chiave mitica; interpretabili come una sorta di mitografia contemporanea, i profeti rappresentano forse la fine della storia, la chiusura, il mutismo/silenzio del passato, ormai archiviato all’interno dei simboli del mondo contemporaneo dai linguaggi massmediali (dalla pubblicità al fumetto). Quella dei “profeti” è forse la pagina più significativa dell’intero percorso guerreschiano, per la svolta che segna: il dialogo con la storia si amplifica verso quello con i valori non transeunti, con i valori eterni, quelli che misurano la fragilità dell’uomo, posto di fronte alla sua possibile fine, nella condizione di essere e/o sparire al primo alito di vento. Nel tempo instabile della storia, gli uomini, i profeti stessi, divengono parvenze, simulacri, icone vuote: resta solo l’effigie, il volto di un sapere e di una saggezza di cui i tempi non vogliono (o non sanno) più servirsi. Agosto, 1968 Momento politico, 1961-68 131 3. L’ultima stagione espressiva presenta alcune costanti; il segno distintivo può essere rintracciato proprio nell’utilizzazione dell’esperienza personale, che guarda ai termini eterni della vita, come filtro per interpretare ogni evento: per questo si trascorre agevolmente dal tema erotico, in cui si manifestano congiuntamente due tipici termini guerreschiani, quello della sopraffazione e quello dell’ironia, al tema affettivo, ripercorso attraverso i ritratti dei figli o il ritratto di alcuni amici. Alcuni eventi significativi, come la tragedia del Viet-Nam8, in un autore attento alla crudeltà della storia – si veda, in forma esemplare, la “Scatola di carne”, 1973 – o riflessioni sotterraneamente sempre presenti nel suo pensiero, come la cultura ebraica, che trova voce in una straordinaria serie di disegni, i Proverbi Jiddisch9, e in alcune incisioni, appaiono come i termini di riferimento di un pendolo culturale, che costantemente si immerge nella storia, alla ricerca delle radici tragiche del nostro tempo, e altrettanto costantemente si allontana dal quotidiano, quasi a ricercare nella distanza temporale l’unico termine di riferimento, per chi la storia voglia viverla e non solo subirla. Il distacco dalla quotidianità e l’attrazione verso i temi basilari della cultura e della vita sembrano sempre più assumere il peso e la consistenza di un riferimento valoriale esclusivo. In questa lenta evoluzione, che abbraccia l’ultimo quindicennio della sua produzione, la donna viene sempre più documentando la sua trasformazione in simbolo erotico, in linea con le violente accelerazioni dell’immagine di massa: contro il dilagare del consumo di massa, la cultura si erge come unico baluardo; da qui l’aumentato peso dell’ironia (spesso dell’autoironia), ma anche la continua valorizzazione di quel carattere, razionale, lucido, della riflessione guerreschiana sull’immagine stessa: la figura femminile, definita quasi esclusivamente attraverso due gambe lunghissime, fasciate da calze e stivaletti alla moda, diviene elemento erotico; e il prestito dall’universo iconografico della pubblicità e della moda stessa non fa che aumentare il simbolo-feticcio del tempo: la situazione domestica sparisce per lasciare il posto all’universo dell’atelier, con la sua innegabile ostentazione. La poetica del frammento, compresenza nella medesima immagine di icone provenienti da universi diversi, appare come un esito ormai raggiunto, codificato. Volontariamente appartato nella sua Ospedaletti, nella solitudine dello studio, il pittore sembra lasciar entrare il mondo esterno attraverso poche finestre selezionate: la propria cultura, la passione politicocivile e la partecipazione conoscitiva: il tutto si rivolge alla cronaca, alle immagini dei mass media, alle tensioni emotive, alla memoria e al (tentati- 8 G. Guerreschi, Viet-Nam suite, con introduzione di Danilo Montaldi, Torino, Fratelli Pozzo, 1974. 9 G. Guerreschi, Proverbi Jiddisch, Busto Arsizio, Edizioni Galleria Bambaia, 1975. 132 vo di) recupero dei valori di una poetica che sembra progressivamente – come si diceva – spostarsi su oggetti caratterizzati da una lunga verità, dal non contingente. Sul versante della riflessione appare non casuale, allora, che il suo straordinario itinerario grafico si chiuda, all’inizio degli anni ottanta, con un ciclo dedicato alla cultura dell’età della ragione: da una parte, in questo ciclo che presentammo in un (per chi scrive) importante appuntamento alla Bambaia10, si può ravvisare – e l’annotazione può essere estrapolata da Starobinski11 – come nel cuore stesso della classicità si ritrovino la devianza, il fraintendimento, la rottura della norma, l’infrazione; dall’altra, come il mondo venga sempre più popolandosi di corpi senza vita, di maschere nel vero senso della parola. L’incisiva dimensione della calcografia, così razionale ed emotivamente coinvolgente, non può nascondere l’amara presenza di un contenuto di morte, ritrovato nel mondo (rivisitato) di Füssli: alla muta parola del profeta si è sostituita una sorta di assenza; il dolore non può essere gridato, ma solo taciuto. Solo il segno domina la scena. Quel mondo “sereno” di una classicità irraggiungibile dialoga con le angosce della nostra quotidianità, si volgarizza fino alla pornografia, si sublima in un giudizio morale, che investe ogni realtà rappresentata (si pensi al ricorrente ritratto del pittore elvetico-inglese, preso a pretesto di questo “viaggio” nella cultura). Un commosso omaggio alla storia pittorica sembra dunque emergere come unica dimensione della riflessione artistica: anche i segni di un dialogo sul quotidiano, che pure permangono ad animare gli sfondi, si fanno più labili: si ha la sensazione che Guerreschi voglia entrare da solo nello studio, per apprestarsi ad un dialogo con la storia dell’arte, per colloquiare con una realtà lontana e vicina, così alta e così tangibile, così radicata nel passato e così quotidiana; è come affermare una sostanziale limitatezza della vita, comprensibile solo in confronto con la nostra storia culturale. Alla tentazione di altre ricerche linguistiche, Guerreschi sembra opporre la fragile consistenza del segno inciso, la gracile certezza di un segno, che, unico, può travalicare il silenzio del tempo. 10 M. Corradini, Giuseppe Guerreschi. “Viaggio con Füssli”: 1979-1981, catalogo della mostra, Busto Arsizio, Galleria Bambaia, 1984. 11 Jean Starobinski, 1979. I sogni e gli incubi della ragione, Milano, Garzanti, 1981, p. 80: “resa al desiderio la pienezza dei suoi diritti, la ragione si trova improvvisamente accresciuta di una parte d’ombra e di sogno che fino allora aveva escluso. La linea di demarcazione tra il giorno e la notte diventa una frontiera interiore”. 133 Le opere Rivolta, 1956 acquaforte su zinco mm 245 x 198 - T. 15 es. 136 Anno zero, 1957 acquaforte su zinco mm 200 x 418 - T. 25 es. + 6 o 7 prove 137 Ragazza che passa, 1959 acquaforte su zinco mm 325 x 235 - I stato - T. 25 es. 138 Bambino ucciso, 1961 acquaforte su rame mm 510 x 300 - T. 35 es. 139 Donna di Milano-Corea, 1961 acquaforte su rame mm 420 x 570 (ovale) - T. 35 es. + 1 qualche prova 140 Ragazze e soldati, 1961-63 acquaforte su rame mm 400 Ø - IV stato - T. 35 es. 141 Bersaglio, 1963 acquaforte a due matrici su rame mm 308 Ø - III stato - T. 35 es. 142 Capriccio italiano, 1963 acquaforte a due matrici su zinco e rame mm 400 x 545 - II stato - T. 50 es. + 1 prova 143 Profeta, 1969 acquaforte su rame mm 400 x 350 - T. 50 es. + 5 prove 144 Ritratto di Max, 1970 acquaforte su rame mm 380 x 290 - T. 50 es. + V prove 145 Per una crocifissione, 1974 acquaforte su rame mm 350 x 270 - T. 35 es. + XXXV es. + 3 prove 146 L’incubo e figura femminile con testa equina, 1981 acquaforte a due matrici su rame mm 440 x 350 - T. 99 es. + I es. + 7 prove Ragazza di Hyde Park, 1984 acquaforte su rame mm 240 x 315 - T. 50 es. + XV es. 148 Indice pag. 3 Presentazione pag. 4 Regolamento pag. 5 Mauro Corradini Alcune riflessioni su una rassegna di grafica, racchiusa in un’anagrafe ristretta pag. 10 Francesca Manola Schede biografiche degli autori Le opere pag. 125 Mauro Corradini Le lucide emozioni nel segno scavato sulla lastra: Giuseppe Guerreschi pag. 135 Le opere 150 Grafica - 2 PRIMA TRIENNALE DI GRAFICA CITTÀ DI BRESCIA L’OPERA GRAFICA DI GIUSEPPE GUERRESCHI 25 settembre - 14 ottobre 1998 Mostra promossa dall’Associazione Artisti Bresciani e dall’Assessorato alla cultura del Comune di Brescia Rassegna a cura di Mauro Corradini con la collaborazione di Giusi Lazzari e Francesca Manola Progetto grafico Martino Gerevini Coordinamento editoriale Vasco Frati e Francesca Manola Allestimento Anna Adami, Pierangelo Arbosti, Ermete Botticini, Roberto Formigoni, Giuseppe Gallizioli, Giusi Lazzari, Oscar Momi Ufficio stampa Sonia Mangoni, Francesca Manola e Giuseppina Ragusini Assicurazione RAS - Riunione Adriatica di Sicurtà, Gardone Val Trompia Direzione Francesca Manola Segreteria Silvia Gozzetti L’A.A.B. ringrazia i signori Augusta Laura e Max Guerreschi e la Galleria Bellinzona di Milano per la preziosa collaborazione prestata per la mostra dell’opera grafica di Giuseppe Guerreschi; il fotografo Mario Brogiolo e il signor Angelo Bussacchini per la loro cortese disponibilità. Fotocomposizione, impianti e stampa Arti Grafiche Apollonio, Brescia Finito di stampare nel mese di settembre 1998 Di questo catalogo sono state stampate 500 copie 151