sezione di Vieste

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sezione di Vieste
sezione di Vieste
Logbook - giornale di bordo - periodico - n° 57 - novembre 2016
Ci stiamo preparando per la nuova stagione turistica?
Pizzomunno Cup
Contro la Croce
Piazza Garibaldi e dintorni /1
Franco Baresi a Vieste
Chi vuole la Moldaunia?
Il decoro in ambito portuale
Le ricette del pescatore
IERI, OGGI, FAMIGLIA,
GRATITUDINE
Yesterday, Today,
Family, Gratefulness/1
Incontro con Padre
Paolo Dall’Oglio
Il vento - A spasso con
la meteorologia/3
…Perché Sanremo è Sanremo!
Concorso di poesia
alla LNI Vieste
2
LOGBOOK
giornale di bordo - periodico
Num. 57– novembre 2016
LEGA NAVALE SEZ. VIESTE
Associazione di protezione ambientale
Porto di Vieste - Scalo Marittimo Sud
71019 Vieste (FG)
Tel/Fax 0884 702698
Presidente Carmine Prencipe
(responsabile)
La redazione:
Coordinatore: Nino Patrone
Bartolo Baldi
Annamaria Cellamare
Lucio Mura
Franco Ruggieri
Kiara Sciannamè
Collaborazione di
Francesco Aliota, Marcello Cavallo,
Francesco Clemente, Maria di Dona,
Giovanni Masi, Raffaele Pennelli,
Sandro Troiano.
[email protected]
Articoli, lettere e foto non richiesti
non si restituiscono.
http://www.leganavale.it/
vieste
Sommario
Franco Baresi a Vieste
pag. 2
Contro la Croce
pag. 3
Incontro con Padre Paolo Dall’Oglio
pag. 4
Chi vuole la Moldaunia?
pag. 6
Pizzomunno Cup
pag. 8
…Perché Sanremo è Sanremo!
pag. 9
IERI, OGGI, FAMIGLIA, GRATITUDINE
pag.10
Yesterday, Today, Family, Gratefulness
pag.12
Piazza Garibaldi e dintorni /1
pag.15
Il vento - A spasso con la meteorologia/3
pag.18
Le ricette del pescatore
pag.19
Il decoro in ambito portuale
pag.20
Concorso di poesia alla LNI Vieste
pag.20
E-mail: [email protected]
Franco Baresi, bandiera del Milan
degli anni ’80 e ’90 è stato ospite
d’onore al Cine Teatro Adriatico in un
incontro organizzato dall’associazione
sportiva Nuova Gioventù Vieste – Milan Academy, lunedì 10 ottobre.
Nella sala affollata di sportivi e tifosi
era presente il sindaco Giuseppe
Nobiletti che ha voluto portare il
saluto della città al grande campione.
Una leggenda dello sport più popolare tra i giovani e gli adulti, il calcio,
l’ex capitano del Milan, tra le squadre
a livello internazionale più vincenti
di tutti i tempi, è stato sempre un
esempio di lealtà in campo, fedeltà
ad una squadra, rappresentando
quei valori del calcio che ormai vanno, purtroppo, estinguendosi.
Tra quelli che ho visto giocare
negli ultimi 30 anni, come lui, posso
citare, tra gli altri, Paolo Maldini,
recordman in serie A con la stessa
squadra, Milan, Francesco Totti,
Roma, Xavier Zanetti, Inter, Alessandro Del Piero, Juventus.
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Contro la Croce
aperitivo letterario con Mario Mauro
alla LNI Vieste
Nino Patrone
L
’ultimo aperitivo letterario dell’estate 2016
si è tenuto presso la Veleta
Bistrò, della sezione di Vieste della Lega Navale Italiana.
Mario Mauro, senatore
ed autore di ''Contro la
croce”, ha presentato il
libro scritto con Matteo
Forte sul martirio dei cristiani in Medio Oriente,
rispondendo alle domande
poste, senza reticenza in
una serata interessante,
alla presenza di un attento
pubblico.
L’autore, per spiegare il
titolo, ha innanzitutto ricordato un episodio accaduto
nel 2005 in Indonesia, una
nazione musulmana con
circa 200 milioni di abitanti.
“… Nel centro di Giacarta,
città molto ricca, con più
grattacieli che in altre città
occidentali, tre ragazze di
13, 14 e 15 anni si svegliano per andare a scuola,
vestite all’occidentale, discutono tra loro e si avvicinano alla scuola gestita da
suore. Vengono fermate da
un gruppo di giovani che
chiedono dove stanno andando. Le tre ragazze vengono subito decapitate non
appena dicono che stanno
andando alla scuola cattolica”.
Così l’autore: “L’annuale
Rapporto sulla libertà reli-
giosa dice che le persecuzioni anticristiane sono aumentate in 17 paesi del
mondo sui 22 analizzati, tra
l’ottobre 2013 ed il giugno
2015, con circa 150 milioni
di cristiani oggetto di persecuzione. Dall’anno in cui è
stato editato Guerra ai cristiani (2010), il pamphlet
scritto con Matteo Forte e
Vittoria Venezia, la sola
Chiesa cattolica ha contato
86 nuovi martiri, uccisi a
motivo della loro fede in
Gesù Cristo e i cui nomi
sono
stati
raccolti
dall’Agenzia Fides”.
Recentemente le tv di
tutto il mondo hanno parlato “della straziante vicenda
di Asia Bibi, una donna pakistana e madre di quattro
figli, trascinata in carcere e
accusata del reato di blasfemia e della storia della sudanese Meriam, accusata
dalla famiglia di origine di
apostasia e incriminata; per
fortuna, approfittando della
doppia cittadinanza sudanese e americana del marito la
famiglia ha lasciato il Paese
alla volta degli Stati Uniti”.
L’autore sottolinea che
solo Papa Francesco sollecita sul tema della generale
persecuzione a motivo della
fede e non manca di ricordare, nella maggior parte
delle occasioni pubbliche, le
violenze anticristiane. (Vedi
Introduzione di Mario Mauro).
“C’è un progetto di potere per contrastare il Cristianesimo nel mondo e
Papa Francesco ha evidenziato che c’è una guerra
mondiale a pezzi in corso.
Prendere in ostaggio i cristiani, umiliandoli e uccidendoli, serve a fomentare
ulteriormente la divisione
tra i popoli. Bisogna creare
le condizioni politiche in
modo che i cristiani possano vivere pacificamente
nella propria terra. Favorire i rapporti con le nazioni
islamiche, basandoci sul
principio della reciprocità:
se si consente di aprire da
noi le moschee, perché
non dobbiamo chiedere
con libertà, da occidentali,
per il rispetto della libertà
di tutti, che vengano aperte chiese, per es. in Arabia
Saudita e perché non dobbiamo chiedere che vengano tutelate le chiese in
Terra Santa, che è il luogo
che ha visto fiorire le prime comunità cristiane?”
Ricordiamo gli interventi
in breve.
Assessore della Regione
Puglia, Leo Di Gioia:
“Abbiamo bisogno di un
turismo qualificato e di
una politica nuova fatta da
giovani”.
Sindaco di Vieste, Giu-
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seppe Nobiletti: “Vieste non
deve essere solo luogo di
divertimento, ma anche di
cultura; bisogna cambiare
quindi modo di fare turismo”.
Assessore alla Cultura,
Graziamaria Starace, organizzatrice dell’evento:
“Siamo contenti di aver
organizzato questi incontri
letterari con l’associazione
Seconda Stella a Destra.
Capo Redattore della Redazione di Foggia de La
Gazzetta del Mezzogiorno,
Filippo Santigliano: “Dietro
l’ISIS ci sono interessi economici, soprattutto delle
materie prime, come gas e
petrolio”.
Sono anche intervenute
Savina Disanti e Valeria
Totaro di Seconda Stella a
Destra.
Presenti anche il vice sin-
daco Rossella Falcone, gli
assessori Mariella Pecorelli,
Dario Carlino e l’incaricata
alla sanità Rita Cannarozzi,
oltre ad alcuni soci della LNI
Vieste.
La serata si è conclusa
con un riferimento al Gesuita Paolo Dall’Oglio scomparso in Siria nel 2013, con
la speranza che possa presto tornare tra noi.
Incontro con Padre Paolo Dall’Oglio nel deserto siriano
Franco Ruggieri
N
ella primavera del
2008 decisi di effettuare un viaggio in Siria e
Libano per completare le
mie conoscenze sulla Terra
Santa. Raccolgo un gruppo
di 13 persone che non conoscevo prima, da tutta
Italia, e insieme in agosto
facciamo uno dei più bei
viaggi della nostra vita. La
Siria si è dimostrata ai nostri occhi come una nazione
magnifica, con città bellissime e persone molto cordiali
ed ospitali. Un crogiuolo di
razze e religioni che in un
regime autoritario convivevano, seppure in un labile
equilibrio, in pace: musulmani sciiti, sunniti, alawiti e
kurdi, drusi e dervisci sufi,
cristiani ortodossi, armeni,
copti, cattolici maroniti e
melchiti, e perfino alcune
famiglie di ebrei.
A Damasco, nelle viuzze
adiacenti la Strada Dritta in
fondo alla quale è ubicata
la Casa di Anania in cui San
Paolo fu curato dopo la
folgorazione,
la
gente
quando capiva che eravamo italiani, ci invitava ad
entrare nelle loro case per
mostrarci le cose più care:
le immagini di Gesù e della
Vergine Maria.
In Italia, mentre studiavo
l’organizzazione del viaggio
mi imbattei in una notizia
straordinaria: la ricostruzione del Monastero di Mar
Musa ad opera del gesuita
italiano Paolo Dall’Oglio,
che intorno ad esso aveva
creato una comunità cristiana di ortodossi e cattolici e che non disdegnava la
convivenza con giovani
musulmani desiderosi di
ricercare la vera pace spirituale nell’unico e comune
Dio. Decido che Mar Musa
doveva essere una nostra
tappa.
Dal mio diario di viaggio
ho tratto questo stralcio.
26.8.2008 Dopo Ma’alula
dove si parla ancora
l’aramaico, la lingua di Cristo, continuiamo per Mar
Musa dove ci aspetta una
scalinata di oltre 300 gradini, che si inerpica su una
montagna arida. Il caldo è
torrido e ci prepariamo alla
scalata come ad un’impresa
sportiva. Elia Kajmini, la
nostra guida siriana, ci dice
di andare avanti perché lui,
cardiopatico, deve salire
con il suo passo. Qua e là
si vedono tentativi riusciti
di rimboschimento. Vi è
anche un orto con alberi di
melograni.
Finalmente siamo in cima, sfiancati, sfiatati e
sudati, ma felici di essere
arrivati al Monastero di Mar
Musa, tenuto dal gesuita
padre Paolo Dall’Oglio, con
saio grigio, cordiale, energico, poliglotta. Un missionario d’altri tempi ma al
passo con i cambiamenti
5
culturali. Lo vediamo intento
a tenere una lezione di ecologia del deserto ad un gruppo
di francesi appartenenti ad
una associazione di solidarietà. Ci salutiamo e ci offre un
inaspettato ma beneaugurante thè alla menta. Parliamo
del suo confratello e mio concittadino padre Vincenzo
Ruggieri, studioso di storia
cristiana antica e Direttore
dell’Istituto Orientale. Ci invita, infine, a restare a mangiare con loro alle 14,30, ma per
noi è troppo tardi. Quindi si
decide di anticipare il pranzo,
sotto la tettoia, con i prodotti
del Monastero ed il cibo che
avevamo con noi. Prima però
visitiamo la Chiesa con gli
antichi affreschi ivi custoditi,
guidati da una suora laica:
Huda. Il panorama sul deserto è bellissimo.
Vorremmo restare ancora,
magari a dormire la notte in
questa oasi di pace, ma il
nostro itinerario non ce lo
permette. Dobbiamo arrivare
al Krak des Chavaliers che
chiude alle 17,30.
Padre
Paolo
Dall’Oglio
(1954), romano, missionario
gesuita in Siria, prima espulso
dal governo come persona
indesiderata, è stato poi rapito dai terroristi durante la
crisi siriana. E’ un uomo di
notevole spessore culturale,
testimone di un autentico e
primitivo cristianesimo, in una
terra ove l’odio interreligioso
(soprattutto tra musulmani
sunniti, sciti e alawiti) ha
causato centinaia di migliaia
di morti innocenti. E’ riconosciuto a livello internazionale
Franco Ruggieri
con il gruppo
che ha fatto
visita al Monastero di Mar
Musa,
tenuto
d al
g es ui ta
padre
Paolo
Dall’Oglio.
come il più importante
operatore di pace in Siria,
amato dai cristiani delle
diverse confessioni, stimato dai musulmani. E’ stato
il fondatore del Monastero
di Mar Musa nel deserto
siriano, oasi di pace per
cristiani e musulmani.
Posso dire, senza ombra di
dubbio di aver conosciuto
un fervente testimone di
Cristo.
Della sua sorte vi sono
notizie discordanti, alcune
parlano della sua morte
avvenuta dopo pochi giorni
dalla cattura, altre di un
recente video che proverebbe di essere ancora in
vita. Il Vaticano comunica
che tali notizie non sono
attendibili e che si spera
nella sua sopravvivenza.
Nel cuore di chi l’ha conosciuto è sicuramente vivo.
In tutto il mondo si prega
per la sua liberazione. Inoltriamo a Dio la nostra supplica affinché
ritorni la
pace in Siria e Padre Paolo
sia quanto prima liberato.
Con una riflessione di
Mons. Angelo Spina, Vescovo di Sulmona-Valva,
su: “La misericordia del
Signore nel cuore di don
Antonio”, presso la ConCattedrale di Vieste, è
stato ricordato il transito
dalla sua vita terrena,
avvenuto il 27 agosto del
1954, del Servo di dio don
Antonio Spalatro.
Ricordiamo
l’impegno
dei
Sacerdoti
e
dell’Associazione “Amici di
don Antonio Spalatro”
Vieste.
Circondata dalla sua
numerosissima famiglia,
composta da 8 figli, oltre
a tantissimi nipoti e pronipoti, all’età di quasi 104
anni è serenamente volata
al cielo la signora Lucia
Demaria, madre del presidente del comitato di
Santa Maria di Merino,
Alfredo Micale.
Donna sempre attenta ai
valori della fede ha sempre sostenuto le opere di
tutte le parrocchie che ha
frequentato con molto
impegno.
6
Chi vuole la Moldaunia?
Giovanni Masi
R
ecentemente mi è
capitato di leggere di
una fantomatica regione
italiana, di nome Moldaunia,
che potrebbe nascere dalla
secessione di Foggia (e provincia) dalla Puglia, per
l’auto annessione al Molise,
la piccola Regione confinante. E questo perché, secondo Gennaro Amodeo, ingegnere e iniziatore del relativo movimento, Bari, quale
sede del Governo Regionale,
presterebbe poca attenzione
alle terre della Daunia, o di
Capitanata, come altrimenti
viene indicata la Provincia di
Foggia.
L’ultima volta che si prestò
una certa attenzione a questa strana storia fu nel 2011,
subito dopo il varo della
legge sul riordino delle province. Sulla questione è illuminante una cronaca del
tempo, di Giovanna Greco,
datata, appunto, 26 agosto
2011, tratta da Foggia Today.
“L'ultima manovra
finanziaria del governo nazionale, con il suo pesante
carico di tagli su province e
comuni, ottiene come primo
effetto quello di conferire
nuovo vigore a vecchi sogni
mai sopiti di aggregazioni
t e r r i t o r i a l i .
E
se Serracapriola (Fg) scalpita in queste ore per annettersi al Molise, quest'ultimo
pensa al Molisannio. Torna
in auge, infatti, il vecchio
progetto che vuole le
province di Isernia e Campobasso insieme al beneventano (il Sannio, appunto) per una regione
tutta nuova, … Dalle parole ai fatti: questa mattina incontro istituzionale
tra il presidente del consiglio regionale molisano,
Michele Picciano, e il consigliere regionale campano Luca Colasanto, entrambi Pdl. Obiettivo:
avviare concretamente il
progetto Molisannio”.
“… un incontro interlocutorio, certo, ma che
vuol essere la prima tappa - ha spiegato
Picciano- di un percorso
che sfocerà, mi auguro, in
un referendum propositivo”.
Un'accelerata senza
precedenti, insomma, …
che rischia di far soccombere definitivamente quel
progetto di Moldaunia
tanto caro all'ingegnere
Gennaro Amodeo che da
dieci anni si batte per
unire la Capitanata al
Molise. … Ma resta tranquillo [Gennaro Amodeo]:
“Sono costantemente in
contatto con il governatore regionale molisano
Michele Iorio” dice, “il
progetto di Moldaunia va
avanti. Peraltro il Molise
non farebbe un buon affare ad annettersi al be-
neventano. Cosa possono
offrire? Una regione con
meno di 600mila abitanti,
cifra che non è in grado di
salvaguardare le due province di Benevento e Campobasso. Per non parlare
del territorio. Montagne su
montagne. Noi portiamo il
Gargano, il tavoliere, un
territorio ampio e variegato, oltre ad un bottino di
700mila abitanti che, sommati alla popolazione molisana, farebbero vivere ben
due province, Foggia e
Campobasso. Va da sé che,
successivamente, si potrebbero annettere anche
altri territori, quali il Sannio
appunto, ma il progettomadre resta la Moldaunia.
Ci pensino bene”.
Il programma di Gennaro
Amodeo, come si può vedere, è vasto, ricco di spirito imprenditoriale e di conquista, ma privo dei famosi
conti con l’oste.
E qui di osti ce ne sono
almeno due, trascurando al
momento il parere e la
volontà dei cittadini.
Il primo oste, infatti, il
Molise, ha messo subito le
carte in chiaro, e lo ha
detto francamente ai cugini
del Molisannio: il capoluogo di Regione è e resterà
Campobasso.
Il secondo oste, il Consiglio Provinciale di Foggia, a
prescindere dalla clausola
7
posta dal Molise, sicuramente nota all’Amodeo, ha
respinto, il 26 luglio 2016,
la richiesta di referendum
popolare da parte del Movimento Moldaunia.
E dal mio punto di vista il
Consiglio Provinciale ha
scritto una bella pagina,
assumendosi, almeno in
questo caso, le proprie responsabilità. Il mio voto, in
ogni caso, per quel che
vale, sarebbe contrario.
E adesso, anche per far
piacere a Gennaro Amodeo,
entriamo nel merito della
politica, praticata dalla e
nella Regione Puglia, limitatamente, però, ad alcuni
capitoli del settore trasporti
dell’area di Capitanata.
Primo Capitolo: Trasporti
ferroviari.
La stazione ferroviaria di
Foggia e le sue immediate
vicinanze furono bombardate pesantemente dagli Anglo-Americani, nel 1943,
perché Foggia, strategicamente, era ed è un importante nodo ferroviario. Qui
la rete ferroviaria primaria
si biforca: una linea va verso il Nord via Pescara, Ancona, Bologna, e un’altra va
verso Ovest-Nord Ovest, via
Napoli, Roma. A più di
settant’anni da quegli eventi bellici, ne hanno capito la
portata anche Bari e Foggia, ma il piano di ammodernamento della tratta
Foggia Benevento, che collega la Puglia a Napoli e
Roma, è ancora allo studio.
E così, frane permettendo,
si viaggia su una linea pro-
Abbiamo già trattato l’argomento della Moldaunia, nel Logbook n°33 di
febbraio 2012, con un articolo di Bartolo Baldi, che metteva in evidenza
un problema di grande attualità: il desiderio di alcuni cittadini della provincia di Foggia di staccarsi dalla Regione Puglia e chiedere un referendum per confluire nella Moldaunia.
Temiamo, purtroppo, che il problema principale non sia Bari ma che
Foggia (o Campobasso) forse sarebbe, rispetto ad altri capoluoghi di
Regione, una città con minore capacità imprenditoriale, organizzazione
amministrativa, arte e conservazione di beni culturali.
Comunque nell’ultima seduta congiunta del Consiglio Provinciale con
l’Assemblea dei Sindaci, per discutere sul Referendum Provinciale sul
passagggio della Capitanata dalla Regione Puglia al Molise, era
presente solo una minoranza di sindaci.
Il Consiglio Provinciale ha deliberato, con voto unanime, di ritenere che
per poter intervenire sulla materia siano necessari interventi legislativi
chiarificatori che specifichino il ruolo e le funzioni delle Province, pur
affermando, l’interesse per le attività e le proposte del Comitato.
gettata
alla
fine
dell’Ottocento, molto tortuosa e a binario unico. Responsabilità: a carico di Bari,
capoluogo di Regione, e di
Foggia come Comune interessato e come sede di
Provincia.
Secondo Capitolo: Trasporti aerei e Aeroporto
“Gino Lisa”.
La Puglia è una Regione
bene attrezzata per quanto
riguarda l’Aeronautica Militare. Ospita, senza fare ulteriori menzioni, e proprio
nelle terre di Capitanata,
Amendola, l’Aeroporto Militare più grande d’Italia e
futura base degli F-35. Non
così attrezzata risulta essere
nel campo dell’Aviazione
civile. Foggia, per esempio,
come sede di Provincia, avrebbe potuto pensare a un
grande aeroporto civile, nel
suo Tavoliere, dalle parti di
Ortanova, per rendere ottimi
servizi alla Puglia e ad almeno tre regioni limitrofe
(Basilicata, Campania, Molise). Non lo ha fatto. Ma
Foggia, come sede di Comu-
ne ha fatto di peggio: ha
soffocato il “Gino Lisa” permettendo costruzioni di
edifici e strade troppo vicine al sedime aeroportuale,
e a fondo pista. Responsabilità: a carico di Foggia
come sede di Provincia e
come sede di
Comune
interessato.
Terzo Capitolo: Trasporti
su gomma da Siponto a
Margherita di Savoia.
La strada più conveniente
per raggiungere Bari da
Manfredonia, è costituita
ancora dal budello delle
paludi, strettissimo e pericolosissimo, tra Siponto,
Zapponeta e Margherita di
Savoia.
Se
ogni
cinquant’anni si adeguano
quattro o cinque chilometri,
come è avvenuto di recente, sul primo tronco, dopo il
passaggio a livello di Siponto, ci vorranno ancora sei
secoli fino a Margherita.
Responsabilità: a carico dei
Comuni di Manfredonia,
Monte Sant’Angelo, Mattinata, Vieste, perché a questi Comuni appartengono
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gli utenti di quell’ arteria
palustre. Ovviamente, nelle
responsabilità è coinvolta
direttamente Foggia, come
sede di Provincia; e, forse,
anche Bari, come capoluogo di Regione.
Quarto capitolo: Trasporti
su gomma: Superstrada
Garganica.
Come è noto, questa
superstrada, che doveva
collegare anche Vieste e
Peschici, è bloccata a Sud
nel Comune di Mattinata e
al Nord nel Comune di Vico
del Gargano. Perché? Non
si è mai capito. Qui,
l’ombra del campanile è
molto lunga, ma non a
sufficienza a coprire il grave errore strategico, che
danneggia economicamente tutto il Gargano. I tanti
turisti che affollano le spiagge di Peschici e di Vieste,
tanto per essere più chiari,
afflitti dalle infinite curve dei
percorsi attuali, desistono
dal visitare i centri interni,
ancorché famosi come S.
Giovanni
e
Monte
Sant’Angelo, Carpino, e soprattutto Vico, il più vicino,
caratteristico per il suo unico
Centro storico.
E intanto
quell’ombra punisce severamente i cittadini di Vieste e
di Peschici, che hanno necessità di raggiungere
l’Ospedale di S. Giovanni
Rotondo. Responsabilità: a
carico dei Comuni di Mattinata, Vieste, Peschici, Vico del
Gargano e, naturalmente, a
carico di Foggia come sede
di Provincia, e di Bari, come
capoluogo di Regione.
Pizzomunno Cup
La regata Pizzomunno
Cup, ventiquattresima edizione della Gargano Summer Race, organizzata
dalla sezione di Manfredonia della Lega Navale italiana ha chiuso la stagione
della vela d'altura dell'ottava zona Fiv e il giro di Puglia.
Un record di partecipazione con 58 imbarcazioni
provenienti dalla Puglia,
dal Molise e dall'Abruzzo.
La gara si è sviluppata in
due giorni e ha riservato
molte sorprese ed un buon
livello di difficoltà.
Il trofeo Challenger
“Pizzomunno Cup” è stato
vinto dall'imbarcazione
“Indigo” e dalla sezione di
Manfredonia della LNI, che
si è anche aggiudicata il
trofeo Challenger “Adolfo
Frattarolo”, trofeo che viene
assegnato alla società che
ottiene più punti in assoluto.
Viva soddisfazione ha espresso il presidente della
LNI Manfredonia, Donato
D'Andrea, che ha evidenziato come le condizioni climatiche, sicuramente buone e
vantaggiose nella tratta
Manfredonia-Vieste, siano
state proibitive, invece, nella
tratta del ritorno da Vieste a
Manfredonia.
In chiusura, non posso
non fare un cenno alla Certosa di Paolo Portoghesi,
costruita nella splendida
Baia di Campi.
E’ abbandonata, subito
dopo il “fine lavori”, da più
di venti anni, ai vandali,
alle ortiche, ai rovi e alle
lucertole! In un mio scritto
contro i sedicenti neoborbonici, proposi, qualche
anno addietro, di adibire
questo magnifico istituto a
scuola alternata per le carceri minorili di Palermo, di
Bari e di Napoli.
Mi ripeto in questa sede,
nella speranza di intoppare
in “una qualche sensibilità”
delle cosiddette Autorità
competenti, che alloggiano
nel Comune di Vieste e, a
Bari, nel Palazzo della Regione Puglia.
Non è importante vivere il
mare su grandi o piccole barche, ma è importante viverlo
nel rispetto della natura.
Sentite condoglianze al
socio della LNI Vieste,
Maurizio Lucatelli, per la
dipartita del caro padre
Mimì.
“Angelo alla banchina”,
così era conosciuto Angelo
Granatiero, bravo artigiano, grande lavoratore,
cortese e accomodante,
che non perdeva mai la
calma e improntava il suo
lavoro come un divertimento.
Così lo vogliamo ricordare. Ciao Angelo!
9
...Perché Sanremo è Sanremo!
Bartolo Baldi
R
ecentemente, con la
squisita organizzazione da parte del Reverendo Don Antonio De
Padova, ho potuto partecipare ad un pellegrinaggio
verso Lourdes.
Fra le tante tappe che
non sto qui a descrivere,
abbiamo potuto visitare, in
lungo ed in largo, anche la
città di Sanremo, famosa
in tutto il mondo per essere la città dei fiori e del
festival della canzone italiana. Praticamente un
mondo totalmente diverso
dal nostro per il decoro,
l’ordine e la manutenzione
dell’arredo urbano.
Bella scoperta, potrebbe
obiettare qualcuno. Sanremo è Sanremo! E su questo credo che non ci sia
proprio nulla da obiettare.
Tuttavia,
osservando
bene la costa, le spiagge, i
lidi, ho notato (e ho fatto
notare agli amici di viaggio) come la costa di Sanremo sia sicuramente sotto tono rispetto a quella
garganica. Ed è su questo
che penso di potermi
“appigliare”.
Una città come Sanremo,
che è sicuramente ad alta
valenza turistica in ogni
tempo dell’anno, riesce a
gestire le proprie bellezze
naturalistiche ed urbanistiche in modo notevolmente
superiori alle nostre.
Cominciamo dal lungo-
mare. Lo stesso, oltre alla
pulizia, si presentava tutto
civettuolo. Le aiuole erano
ben curate ed artisticamente ornate con fiori e con
monumenti. La pavimentazione fatta a mosaico era
tutta antisdrucciolevole, i
sedili puliti e per nulla scarabocchiati come invece
accade da noi. La pavimentazione stradale non presentava una sola buca e i bidoni della spazzatura, pur essendo pieni, esalavano profumi e non puzze.
Allora mi chiedo quale sia
la prerogativa che li contraddistingua rispetto a noi.
Sicuramente l’alto senso
civico, il rispetto verso le
cose comuni, la responsabilità di dare alla propria città
il decoro necessario che
invogli il visitatore al positivo per far venire loro la
voglia di frequentare questa
città anche quando i riflettori
sulle edizioni dei festival
canori o sui carri ricchi di
fiori sono lontani e spenti.
Dalla loro abitudine del
bello siamo lontani anni luce
ma credo che dovremmo
sforzarci di mettere in mostra tutti i nostri lati positivi,
a cominciare dalla nostra
storia, dalle nostre tradizioni,
dalle nostre bellezze culturali
e religiose. Forse non potremo mai essere capaci di
metterci allo steso livello. Ma
se Sanremo è Sanremo, Vieste potrebbe diventare la
regina del Gargano.
Un appello in questo senso
alla nuova amministrazione
comunale e agli stessi viestani. Un albero già cresciuto
difficilmente lo si può raddrizzare. Ma un albero che
sta crescendo prenderà sicuramente la forma che desideriamo imporre.
In memoria di Antonio Lombardi
Carissimo Antonio,
la notizia del tuo decesso
ha vibrato come una lama
sferzata contro il vuoto.
Sembra davvero strano
come le persone battagliere
come te debbano soccombere impotenti davanti a un
male che spesso non perdona, ma a volte è possibile
sconfiggere.
“La croce muta”, il titolo
del tuo libro, è stata la pena e la gioia, la vittoria e la
sconfitta di un male interiore
che già ti aveva trafitto.
Forse la croce muta che ti
ha fatto ombra ora saprà
riprendersi ciò che le appartiene.
Sono convinto che ora hai
raggiunto la verità (da qualunque parte sia) e che per
tanto tempo hai cercato.
A noi resta il sogno di poter vivere in una città ammantata di colori.
Bartolo Baldi
10
Un’americana d’origine viestana si racconta
IERI, OGGI, FAMIGLIA, GRATITUDINE
traduzione di Nino Patrone - adattamento di Ludovico Ragno
Cari Ludovico, Italo, Filomena e Cecilia,
oggi mi sono svegliata
con un veemente bisogno
di raccontarvi la mia storia
allo scopo di parteciparvi
quanto grande è stato nella
mia vita il vostro impatto.
La storia ha inizio nella
cittadina di Vieste. Questo
nome mi fermavo spesso a
guardarlo su un globo terrestre che il mio patrigno
mi aveva donato. Sapevo
che era il luogo d’origine
del mio cognome Ragno e
di mio padre, che non ho
mai conosciuto, vissuto lì
nei primi 9 anni della sua
vita. Si chiamava Domenico. Anche lui non aveva
conosciuto suo padre Giuseppe fino a quell’età. Giuseppe aveva lasciato Vieste
nel 1912, alla ricerca di
prospettive future negli
Stati Uniti. Erano rimaste al
paese la moglie Filomena,
incinta di mio padre e i
primi due figli, Sante e
Michele. Un altro figlio Pasquale morì o prima della
partenza di Giuseppe o
mentre era lontano.
Non so molto di nonno
Giuseppe, poiché è morto
qualche anno prima della
mia nascita. Ma so che
viveva a Franklin nel New
Jersey. So anche che nonna Filomena vendeva salsa
di pomodoro nella sua casa
a Vieste per potersi pagare
Nel n° 47 di Logbook abbiamo preso in considerazione la
storia di una grande famiglia viestana, quella di Gaetano Cappabianca che nel 1903 partì per l’America, perché “sognava una
vita felice e libera dalla miseria”. Ora i Cappabianca con i
D’errico sono una grande famiglia americana benestante che
continua a tenere contatti di vero affetto con Vieste.
In questo numero Christine Ragno, con la sua appassionata e
sincera lettera ci parla di un’altra grande famiglia viestana,
quella di Giuseppe Ragno che partì da Vieste nel 1912, alla
ricerca di prospettive future negli Stati Uniti, raggiunto in seguito dalla moglie Filomena Mazzone.
In questo numero pubblichiamo la lettera in italiano con
l’adattamento di L. Ragno ed una prima parte dell’originale in
inglese, mentre l’ultima parte sarà pubblicata nel prossimo Lb a
beneficio dei nostri lettori americani ma anche degli italiani che
vogliono gustare l’originale.
il viaggio con i figli negli
Stati Uniti e ricongiungersi
con il marito. Dal registro
della nave su cui viaggiò
risulta quanto segue:
Nome
Filomena Mazzone
Arrivo
1 ott. 1922
Nascita
1886
Età
36 anni
Genere
Femminile
Partenza
Napoli
Nazionalità
Italiana (Sud)
Nave
Giulio Cesare
Porto
New York, NY
Per un qualche motivo la
famiglia Ragno si trasferì nel
mio luogo di nascita, Berwick Pennsylvania, una bellissima zona lungo il fiume
Susquehanna, dal nome di
una tribù indiana nel nord
est dello stato. Qui i miei
nonni fondarono il Flat Iron
Cafè, un bar di quartiere e
ristorante italiano che vendeva frutti di mare e preparava pasta con la salsa fatta
da nonna Filomena e pasti
americani, quali hamburger
e patatine fritte. Vivevano in
un appartamento sopra
l’azienda. Ebbero un altro
figlio Anthony e una figlia
Marianna.
Sante si trasferì a New
York e frequentò la scuola di
musica Julliard.
Domenico e Michael presero a lavorare nel barristorante. Domenico, nello
stesso tempo, faceva musica, suonava diversi strumenti, ma i preferiti erano la
fisarmonica e l’organo.
Anthony si dedicò agli
affari. Costruiva corsie per il
gioco del bowling sulla Costa
Orientale degli Stati Uniti.
Era anche un pilota d'aereo
privato. Col suo aereo andava nei posti dove costruiva.
Morì mentre era ancora in
attività, di attacco cardiaco.
Domenico a 34 anni sposò
m i a ma d re Ma r ga re t
11
(Maggie), figlia di immigrati ucraini. A Giuseppe piaceva ma a Filomena no,
non l’accettò mai, lei voleva
che
sposasse
un’italiana. Solo le insegnò
come preparare pasti italiani per il ristorante.
Dopo alcuni mesi Giuseppe e Filomena si trasferirono in una casa a circa un
miglio dal ristorante, con
un po’ di terreno vicino,
dove lui si divertiva a coltivare pomodori e piante di
girasole giganti. Giuseppe
non sopravvisse molto al
figlio Anthony, morì per un
attacco cardiaco, seguito il
giorno dopo dalla moglie
Filomena, nel 1963, qualche mese prima dell'assassinio di Kennedy. A gestire
il ristorante rimasero Michael e Domenico. Era una
vita difficile, e Michael dopo un po’ di anni lasciò
anche lui, trasferendosi in
una città della Florida, dove si pensionò.
Restarono Domenico e
Margaret che ebbero prima
di me un figlio, Joseph, e 7
anni dopo una figlia,
Kathy. In quel periodo mio
padre Domenico ebbe un
attacco cardiaco. Sopravvisse ma indebolito. La
sera della vigilia di Capodanno del 1965, mentre il
ristorante era affollato di
avventori ebbe un nuovo
attacco cardiaco e morì.
Aveva 51 anni, mia madre
39, mio fratello 17, mia
sorella 10 ed io 8 mesi.
Credo che a farmi scrivere
questa lettera c’entri in
qualche modo il numero 51,
che coincide con gli anni di
mio padre e, dopo 50 anni,
con i miei 51 di oggi 2015.
A quel punto la maggior
parte della famiglia Ragno
era andata.
Di mio padre conservo degli
scritti, di mio nonno dipinti e
un braciere portato dall’Italia.
Marianna rimase a Berwick.
Mia madre si sposò di nuovo quando io avevo 4 anni.
Aveva bisogno di aiuto. Mio
fratello dopo la laurea si era
arruolato nell’esercito americano. Il Flat Iron Cafè che i
nonni Giuseppe e Filomena
avevano aperto ci aveva permesso di vivere bene e frequentare l’università.
Il non aver conosciuto mio
padre mi ha lasciato la sensazione di una terribile perdita
per la mia vita. Il dolore è
stato così forte che mi ha
spinto ad andare a Vieste.
Per informazioni sul paese,
mi aiutarono la signora Esther Pellegrino e sua figlia
Maria, viestane d’America,
che l’anno prima erano state
a Vieste, le quali mi misero in
contatto con Giammichele di
Explora Gargano, che mi consigliò l’albergo Rocca sul mare. Prima di partire alcune
persone negli Stati Uniti mi
avvisarono dell'insicurezza
esistente nell'Italia meridionale. Ma io non mi scoraggiai. Ero determinata a vedere la terra dei miei progenitori e partii. Arrivai a Bari in
aereo e da Bari a Vieste in
macchina. Le curve della
strada erano tante e quali
non avevo mai visto, però mi
L’americana di origine
viestana Christine Ragno
con Ludovico Ragno, sindaco di Vieste per 2 mandati amministrativi.
felicitai quando imboccai
una via con alberi di palma
e la gente che passeggiava
tranquillamente sui marciapiedi.
E’ stato il viaggio più
significativo della mia vita.
Il sig. Mafrolla titolare
dell’albergo in cui alloggiavo, telefonò al mio
“parente più conosciuto”, il
maestro Ludovico Ragno.
Nei giorni seguenti, in giro
per il paese con Ludovico e
suo nipote Italo, che parlava un po’ d’inglese, abbiamo incontrato parenti di
Vieste e qualcuno che aveva conosciuto persone di
famiglia, altresì visitato la
cattedrale e il castello.
Ludovico e Italo sono stati
molto affabili con me, lieti
di aiutarmi a capire la mia
origine. Mi hanno fornito
informazioni genealogiche
e raccontato aneddoti dei
miei antenati, alcuni dei
quali Ludovico aveva cono-
12
sciuto.
La mia prima visita a Vieste aveva superato ogni
aspettativa. E’ una bella
cittadina. E poi mi sono
sentita a mio agio. In giro
per la parte antica del paese ho immaginato di vedere
mio padre Domenico correre sui ciottoli delle strade,
e, passando in riva al mare,
di vederlo nuotare nel tratto dalla banchina allo scoglio col faro.
Durante la seconda visita
a Vieste con mio marito
Roger e i nostri due figli ho
chiesto a Ludovico e Italo
se avevo parenti da parte
di mia nonna Filomena
Mazzone. Mi indicarono una
signora,
nipote
dell’omonima mia nonna,
che si trovava a Vieste in
vacanza. La contattammo e
qualche sera dopo le fa-
cemmo visita. Nell’attesa
ero un po’ preoccupata,
temevo di essere indiscreta.
Invece il suo benvenuto mi
mostrò una persona dolcissima. Insistette nell’offrirci il
gelato, che fu molto gradito,
e mi invitò a guardare alle
pareti le vecchie fotografie
di parenti del passato. La
visita fu coinvolgente fino a
qualche lacrima.
Attraverso Filomena ho
conosciuto la figlia Cecilia e
il marito Sergio. Ci hanno
accolto con calore e generosità quando abbiamo fatto
loro visita a Sarzana. Aver
conosciuto la famiglia di
Filomena nella mia vita è
stato un dono di cui sono
molto grata.
In una terza visita a Vieste
si unì anche mia nipote Kate, la quale una mattina si è
tuffata, con noi spettatori
nello stesso tratto di mare
e lo ha ripercorso a forti
bracciate.
Per concludere voglio
ringraziare il Cielo per i figli
Shane e Alec, che sono la
mia vita, sicuramente al
top delle gratificazioni. Ma
devo dire pure che sono
infinitamente grata alle
famiglie Ragno e Mazzone
per aver accettato la mia
famiglia nelle loro case.
Poter presentare ai miei
figli la loro origine italiana è
stato molto importante per
me.
Spero che questa lettera
possa farvi comprendere il
mio apprezzamento e la
gratitudine per tutte le
attenzioni che mi avete
mostrato.
Con affetto, Christine
Yesterday, Today, Family, Gratefulness
Christine’s letter from the USA / 1
C
ari Ludovico, Italo,
Filomena e Cecilia,
Today I awoke with an
overwhelming need to tell
you my story in order to
convey how great your impact has been in my life.
The story begins in a tiny
town called Vieste, Italy. The
name of that town I would
look at often as I explored
the world on a globe of the
earth that my step-father
had given me. This point on
the tip of the spur of a boot
shaped country along a sea
called the Adriatic.
I knew this place was
where my name of Ragno
and the father I never
knew spent the first 9
years of his life. His name
was Dominick (Domenico).
He too did not know his
own father Giuseppe during
his first 9 years.
Giuseppe had left Vieste
to find a future in the
U.S.A. He left behind his
wife Filomena who was
pregnant with my father,
and his other sons Sante
and Michael. There was
another son Pasquale who
died either before Giuseppe
left or while he was away.
I do not know much of
Giuseppe’s story, as he died
a few years before I was
born. I do know he lived in
Franklin New Jersey. I also
know that Filomena sold
spaghetti sauce from her
home in Vieste in order to
make enough money to
travel to the U.S. with her
sons and rejoin Giuseppe.
This brave woman made
her voyage with her 3 sons:
(records from the ship – a
ship that was later de-
13
stroyed during World War
II):
The Giuseppe Ragno
family.
Michael Ragno, Leanna
Ragno (Mike's wife),
Filomena Ragno,
Margaret Malencore Ragno (Domnick's wife),
Domnick Ragno,
Giuseppe Ragno,
Marianna Ragno,
Anthony Ragno.
Name Filomena Mazzone, Arrival
1,Oct. 1922, Birth 1886, Age 36,
Gender Female, Departure Naples,
Nationality Italian Southern),
Ship Giulio Cesare,
Port New York NY.
At some point the Ragno
family moved to my birthplace – Berwick Pennsylvania. It is a beautiful area
along the Susquehanna
River named after an Indian tribe in the northeast
part of the state. Giuseppe
sharpened knives, ice
skates and other blades.
We still have two machetes
that a customer failed to
pick up after sharpening.
During prohibition of alcohol, he sold the wine he
made.
Eventually, they established the Flat Iron Café. It
was a neighborhood bar
and Italian restaurant that
sold seafood, pasta with
Filomena’s sauce and
American meals such as
hamburgers and French
fries. They lived in the
apartment above the business. They had another
son Anthony and a daughter Marianna.
Sante moved to New
York and attended the Julliard School of music
Domenico and Michael
worked in the Flat Iron.
Domenico was a musician
and played a variety of
instruments but his favorites were the accordion and
the organ. Anthony became a businessman building bowling alleys along the
East Coast of the U.S. He
also was a private pilot flying his plane to the building
sites.
At age 34, Domenico married my mother Margaret
(Maggie) the daughter of
U k ra i ni an imm i gr ant s.
Giuseppe liked her but Filomena did not. She did not
want Domenico to marry
and especially not to someone who wasn’t Italian. I am
told she had become bitter
with Giuseppe and never
accepted my mother, but
she did teach her how to
cook Italian dishes for the
restaurant.
Giuseppe and Filomena
moved to a house about a
mile from the Flat Iron and
enjoyed growing tomatoes
and giant sunflowers in his
yard. Now the families of
Michael and Domenico operated the Flat Iron.
It was a hard life and
there was no time for vacations. The business was
open 6 days a week and on
the 7th day there was cleaning and food preparation to
be done.
Domenico and Margaret
had a son Joseph and 7
years later a daughter
Kathy. After several years,
Michael’s family moved
away to operate a bar
called the Half Way House
in a different town before
retiring and moving to Florida.
Marianna remained in
Berwick. Anthony married
Margaret’s youngest sister
Evelyn (Evie) and had a son
Anthony and a daughter
Deborah.
In 1960 Anthony was
involved in an accident in
the building area of one of
his bowling alleys. He returned to his hotel that
night and was found dead
in a chair from a heart attack. His death left a lasting
impact on his family. Deborah married and had a
daughter Stacey.
One day Deborah left the
house after finding out her
husband had been unfaithful to her. She drove into
an intersection and was
struck and killed by an oncoming car. She was only in
her twenties.
Anthony lost his way and
was a fugitive from justice
after faking his own death
and hiding in the Dominican
Republic before returning to
14
Florida where he was apprehended. He now fixes
boats in Naples Florida.
Anthony’s death was also
devastating to Giuseppe
and Filomena. My young
sister still recalls how they
sobbed at his funeral. It is
an awful thing to lose a
child.
In 1963 Giuseppe
was tending his garden. He
sat in a chair on his porch
to rest and died of a heart
attack. Later that year in
November President Kennedy was assassinated. The
following day, the family
found Filomena had passed
away in her bed.
Domenico had his first
heart attack sometime during all of this tragedy. He
survived but was restricted
to very little activity. My
mother, teenage brother
and young sister ran the
Flat Iron. Then in April 1964
I came into the picture. At
this point my mother’s parents and my father’s parents had all died. In December the Christmas holidays
came.
I’m sure it was a busy
time in the Flat Iron and my
mother was running a bar
and restaurant and had a
husband in poor health and
a small baby. New Years
Eve was an especially busy
time in the bar with people
celebrating the coming of
1965.
My mother was worried
about my father who had a
respiratory infection. When
she went upstairs to the
apartment to check on him
she saw he was coughing
up blood. She called an
ambulance and had her
brothers come to tend the
bar. At midnight, my father
died in the emergency
room.
My father was 51, my
mother was 39, my brother
was 17, my sister was 10
and I was 8 months old. I
believe 51 is the reason I
am driven to write this letter. It is now 2015 and I am
51.
At that point the majority
of the Ragno family was
gone. I mentioned earlier
that I never met my father’s
only sister. Eventually I
learned why. She blamed
me for my father’s death
believing that a baby was
too much stress for him.
My mother pointed her
out to me once in the grocery store. When Marianna
saw my mother and me,
she quickly walked away.
I never met my father’s
oldest brother Sante who
also showed no interest in
knowing me or having anything to do with my family.
Only Michael returned to
Pennsylvania to visit when I
was a young child. I regret
not being mature enough to
talk to him about my father
and their experiences before he also passed away of
a heart attack when I was a
teenager.
My mother remarried when
I was 4 years old. She
needed help. My brother had
left and went to college.
Upon graduation, he was
drafted into the U.S. Army.
When I was 6 years old we
moved out of the apartment
above the Flat Iron and into
a house with a yard a couple
miles away. My mother continued to run the bar but not
the restaurant. She retired
after 44 years. The Flat Iron
Café that Giuseppe and Filomena started enabled us to
live well and attend college.
The Flat Iron also held material items that belonged to
my father and grandparents.
Most were related to music.
But there I found treasured
pieces of my father’s handwriting, paintings my grandfather made, and a small
piece of carved coral and a
brass hot coal holder that
my grandmother brought
with her from Italy.
My mother was one of 10
children so while growing up
I had lots of relatives from
her side of the family but
only knew one uncle and his
daughter Vicky and they
lived over 1200 miles away
so I rarely saw them.
(to be continued in Logbook 58)
Avviso
Si chiede la collaborazione di tutti per comunicare e pubblicare fatti e personaggi inediti
che appartengono alla piccola
grande Storia del nostro paese.
15
Piazza Garibaldi e dintorni /1
Almanacco Viestano - a cura di Franco Ruggieri
N
el 1960, ad appena
15 anni dalla fine
della seconda guerra mondiale, a Roma si svolgeva
la XVII Olimpiade dell’era
moderna. Dal balcone di
casa, al secondo piano di
piazza Garibaldi 8, osservavo capannelli di giovanotti che si esaltavano nel
rievocare le imprese di
Livio Berruti e Abebe Bikila. Ogni sera, soprattutto
nella bella stagione, usavano incontrarsi tra
l’oreficeria di Pietro Russo
“Ptruzz u rul’gger” e quella
di
To mm as o
Ni g lio
“Tommix”, i due estremi
della nostra palazzina.
Ormai li conoscevo bene
perché mia madre, Raffaelina, mi ripeteva spesso i
loro nomi: Lorenzino Bosco, Ninino Pastorella,
‘mba Cicc e suo fratello
Tommix, Alduccio Spina,
Giovanni Armiento accompagnato da Don Marco
Della Malva. I discorsi di
questi si intrecciavano
spesso con quelli di un
altro gruppo, di qualche
anno avanti: Tatonn Tricchin, Nicol Arblon, Mimì
Protano “u ‘Mbattibl”, Ignazio Piracci, Peppino
Nobile e mio padre Enzino
che oscillavano tra la Pro
Loco e la bottega di mio
zio Giannicola.
La gente della piazza
però era attratta da
Nella tradizione urbanistica italiana, ogni città o paese,
grande o piccolo che sia, ha la sua Piazza principale, in cui
si concentrano le attività più importanti, in cui le persone
lavorano, si incontrano, si salutano, vivono.
Anche Vieste ha il suo centro d’elezione che qui vogliamo
raccontare in più riprese, nell’intento di riscoprire qualcosa,
forse, dimenticata dal tempo e dalla memoria umana.
Piazza
Garibaldi
1958
un’altra voce, quella di
Cumbà G’rolm Bua coadiuvato dal socio Marvulin
Martini, che con la mano
destra portata a lato della
bocca, gridavano a squarciagola: U Paranzir…, U
Paranzir… eja arr’vet u
Paranzir … a na lir…, a na
lir…. Era il segnale che il
pesce appena scaricato
dalle barche, era giunto in
pescheria. E allora, c’era
chi si precipitava per scegliere il pescato migliore e
chi si attardava per ascoltare alla radio le ultime riprese di Nino Benvenuti, altra
medaglia d’oro nel pugilato.
Dal balcone di casa, quello sopra Tommix (oggi Bar
Garibaldi) si dominava tutta
la Piazza e allo stesso tempo
delineava il mio campo
d’azione. Avevo tre anni e
dov evo coll aborar e a l
menage familiare facendo
alcuni servizi che mia madre
non poteva svolgere, in quanto intenta ad accudire altri tre
figli più piccoli (Giuseppe,
Teresa e Luigi). Serviva qualche verdura e mi mandava da
Giovanni Sicuro “Ritaglia”, il
pane al Bottegone da Tunnin
Pellegrino, le triglie da Cumbà G’rolm. Mi dava i soldi e
dopo avermi fatto ripetere
l’elenco della spesa mi faceva
scendere e con lo sguardo mi
controllava dal balcone. I vari
negozianti, dopo avermi ser-
16
vito, mi accompagnavano
sull’uscio facendo un segno
a mia madre. Man mano che
crescevo l’orizzonte si ampliava, ma il perimetro era
sempre sotto il controllo o di
mio zio o di mio padre che
aveva lo Studio Tecnico di
Geometra in largo Pescheria
4. E così potevo arrivare
all’Ospedale Mendicicomio
dalle suore dove mia zia
Inella si intratteneva a cucire
o a ricamare (limite Nord).
Nella Piazza non potevo andare oltre il Chiosco di giornali di Ciccillo Patrone (lato
Sud), mentre Zè Nunzia, in
mezzo al fosso, rappresentava il punto più lontano e
rischioso perché fuori dallo
sguardo di mia madre (lato
Est). A Ovest mi spingevo
solo lungo via Chir. Dell’Erba
per comprare il baccalà alla
bottega di Ninino e Concettina Rosiello “Rosabetta”,
oppure il latte in polvere
Mellin alla Farmacia di Mauro
Liddo. Questa strada era
tranquilla perché mia madre
mi poteva guardare dal secondo balcone.
Tranquilla, per modo di
dire, ossia quando non era
frequentata dai traìni dei
fratelli Rinaldi Michele e Paulin. In vero, il loro passaggio
incuteva paura in noi bambini che vedevamo quei carri
enormi, con ruote giganti
che superavano le paratie
del pianale. Non so se facessero più paura i rumori delle
ferraglie e della frusta, il
nitrire sbuffante dei cavalli o
i baffoni e le urla di Paulin.
Oggi, a ragione, posso dire
che l’atteggiamento terrifico dei trainieri era assunto
per l’incolumità di noi bambini, per farci allontanare
dalla strada al loro passaggio. I traìni erano tutti
della stessa stazza ma dipinti in maniera diversa per
distinguersi. Quello di Paolo
Rinaldi portava perfino il
nome scritto in maniera
artistica. Li fermavano la
sera sulla strada alzata di
via Naccarati, subito dopo
l’ospedale nei pressi “du
Cilz”. I ragazzini si divertivano a salirci sopra per
fare lo scivolo. Mia madre
me lo aveva sempre proibito e non ci sono mai salito.
D’estate, tornando a casa
dalle suore, mi imbattevo
in una strana bottega dove
Sante Pecorelli “Muscatidd”
produceva e vendeva
ghiaccio. Spesso vedevo
uomini che trasportavano a
spalla interi blocchi, poggiati solo su un misero
straccio, oppure donne e
ragazzi con il loro contenitore e il ghiaccio dentro.
Era l’unico modo per avere
un po’ di fresco in casa
soprattutto nelle torride
giornate estive. Poco oltre,
sempre su via Naccarati
c’era all’angolo la sartoria
di C’nzin Solitro u Spaltrese. Con tanto di baffi lo
vedevo armeggiare un
grande ferro da stiro a carboni o enormi forbicioni.
Era attorniato da una mezza dozzina di ragazzi intenti
all’apprendimento del mestiere. Ognuno con il suo
banchetto, li vedevo
Sante
Pecorelli
Muscatidd
d’inverno cucire dentro la
bottega e d’estate fuori nella
strada, soprattutto nelle ore
più fresche. Tommaso Fabrizio mi raccontò che prima
della sartoria c’era la bottega
del mastro bottaio Tanin
Dimauro “Reccuzz”. Oggi il
nipote Giuseppe ha aperto
un negozio di abbigliamento
di una nota casa di moda.
Largo Pescheria rappresentava per me un luogo di
giochi ma anche di divieti.
Aveva sede un deposito di
olio con grandi piscine sotterranee tutte pavimentate e
piastrellate. Spesso la piazzetta era interessata da
grandi manovre per il caricamento dei fusti di olio sui
camion e chiaramente era
vietato giocare, solo ci era
permesso guardare a distanza di sicurezza. Addetto ai
lavori di fatica era un omone
che sembrava Ursus, taciturno ma dalla forza sovraumana. Nel periodo della campagna olearia le piscine venivano riempite e i fusti puliti
con un lungo cannello di
ottone con cui Lorenzo Tavaglione “Tre Patacch” soffiava e aspirava olio di pulitura. Sovraintendeva alle
operazioni Natalino Dirodi “U
17
Sicch”, il proprietario, un
uomo vestito sempre in
maniera distinta con
l’immancabile bocchino,
anche durante le operazioni
più concitate. Nell’ultima
porta all’angolo verso il
mare vi era un deposito di
attrezzi da pesca, ritrovo di
pescatori durante le pause.
A forma triangolare, era
delimitata da due schiere di
palazzi e dal marciapiede
su cui erano addossati alcuni chioschi che noi ragazzi chiamavamo “Baracche”.
Due erano adibite a gelaterie, quella di Benito Cellamare e quella di Raffelina
Tantimonaco “La Zannut”.
Tra le gelaterie vi erano
due baracche di legno di
alcuni ortolani, tra cui quella di Masino Colella, e altre
due erano posizionate oltre
quella di Tantimonaco.
Vendevano i prodotti dei
loro orti e furono smantellate dopo la metà degli
anni ’60. L’accesso a largo
Pescheria era stretto e permetteva appena il passaggio di un’autovettura o di
un camioncino.
All’angolo faceva bella
mostra di sé una fontana
dell’acquedotto pugliese
con tanto di fascio littorio,
e subito dopo c’era
l’entrata posteriore della
bottega di mio zio che la
usava per custodire il treruote. A seguire erano due
porte che io ricordo sempre
chiuse, quella del magazzino di farina e pasta di
Giannangelo Latorre, dove
lavorava Lalin Cappabian-
Piazza Garibaldi
Anni ‘20/’30
ca, a cui si accedeva da via
Chir. Dell’Erba e quella
dell’Avv. Vincenzo Medina
che la usava come ripostiglio
di cianfrusaglie. Il marciapiede terminava con lo Studio di
mio padre, nel quale la sera
si ritrovavano amici e clienti
per le ultime chiacchiere prima di andare a casa.
Quanti personaggi ho visto
passare da quel piccolo locale e quante storie sentite
raccontare infinite volte, per
il solo gusto di raccontarle o
forse per non dimenticarle.
Tanino Delli Santi, Michele
Mendolicchio, il notaio Alfredo D’Errico, l’Ing. Gino Ranalli, Mimmo Aliota, Lorenzo
Caizzi maestro di mio padre,
Ludovico Cariglia cugino di
mia madre, il veterinario
Giambattista Medina cugino
di mio padre, Nicolino Ricci,
erano i frequentatori più assidui. La continuazione del
marciapiede, oltre via Montella, vedeva l’esercizio di
due artigiani, la Barberia di
Libbruzzo Cariglia ed il Salone di Parrucchiere di Franco
Rinaldi e di sua sorella Pasquina “La Pumett”.
I compagni di gioco di Largo Pescheria erano i figli di
persone che lì lavoravano:
Pavlucc figlio di Libbruzzo,
Lello figlio di Benito e Matteo figlio di Lorenzo, a cui
in seguito si unì Raffaele
Del Frate proveniente da
Alba, unico juventino del
gruppo, molto bravo a
pallone. Piazza Garibaldi o
meglio “mmizz la chiazz” è
costituita da una strana
coincidenza urbanistica in
virtù della confluenza di
alcune strade importanti:
via Sante Naccarati (oggi
Viale Marinai d’Italia), via
Chir. Dell’Erba, via Fontanelle – D. Spina (u Stradon) e corso Lorenzo Fazzini. In realtà, un unico
slargo denominato Piazza
suddiviso in tante porzioni:
piazza Garibaldi che abbraccia il palazzo Spina, il
palazzo del notaio e quello
dei Ruggieri, la prima parte di corso Fazzini che
comprende il palazzo Martucci e la schiera di palazzi
che va da sotto il San Michele al palazzo Piracci,
piazza Kennedy istituita
dopo l’assassinio del presidente americano che comprende palazzo Martucci
fino alla vecchia Pescheria
e, secondo me fa parte
della Piazza anche largo
Pescheria oggi via Sante
Naccarati.
18
A spasso con la meteorologia/3
Il vento
Lucio Mura
D
opo esserci occupati
di atmosfera, Matteo
sembra essere sempre più
interessato alla scoperta di
altri argomenti correlati,
come per esempio il vento.
LB: Matteo, tu sai che
cos’è il vento?
M: Mi sono chiesto che
cosa lo provoca soprattutto.
LB: Il vento è una corrente quasi orizzontale provocata da uno spostamento di
una massa d’aria al di sopra
della superficie terrestre.
Questo movimento si verifica quando tra due punti si
determina una differenza di
pressione conseguentemente ad una differenza termica.
M: Ho letto in qualche
numero di LB che molti
diportisti si sono trovati in
difficoltà proprio a causa
del vento. Non so però che
relazione c’è tra la temperatura e la pressione.
LB: Quando aumenta la
temperatura in una massa
d’aria, provoca anche un
aumento di volume e di
conseguenza diventando
più leggera si solleva e lascia un vuoto sotto che
viene occupato da altre
masse d’aria. Questo movimento incide anche sulla
pressione, oltre che determinare i venti che sono
chiamati in questo caso
alisei e controalisei.
Gli alisei spirano in superficie mentre i controalisei
spirano in quota.
Devi tenere presente che
questi venti sono soprattutto
più spiccati sugli oceani non
essendo
influenzati
dall’orografia del terreno
dove si risente inoltre di una
differenza termica tra mare
e terra.
M: Che significa differenza
termica tra terra e mare?
LB: La terra e il mare sotto
i raggi del sole non si scaldano allo stesso modo. La
terra si scalda e si raffredda
più velocemente del mare.
Nelle ore notturne la terra
ha la temperatura bassa che
si sposta sul mare determinando la brezza di terra
mentre di giorno avviene il
contrario. In certi punti della
terra, specie sull’Oceano
Indiano, si creano dei venti
stagionali che sono chiamati
monsoni. Ma forse è meglio
parlare dei venti caratteristici di casa nostra.
M: E cioè?
LB: Tu che sei viestano
avrai senz’altro sentito parlare dello scirocco, del maestrale e del grecale.
M: Si ne ho sentito parlare.
LB: Lo scirocco è un vento
caldo che spira tra ESE e
SSE che si spinge anche in
quota
originando
un’atmosfera torbida e umi-
da. E’ un vento di origine
africana.
Il grecale generalmente è
un vento freddo proveniente dai Balcani, NNE ed ENE
con annuvolamenti intensi e
rovesci. Predomina in Adriatico e Ionio
Il maestrale è un vento
freddo proveniente da N o
NNW che, dopo aver fiancheggiato l’arco alpino occidentale, sfocia nei nostri
mari con velocità molto
elevate.
Altro vento presente sulla
nostra Vieste è il libeccio,
detto garbino in Adriatico (o
a Vieste carabino), che proviene da SW prettamente
meridionale. In particolare
trasporta sabbia molto fine
tanto da offuscare in parte
l’atmosfera. E’ un vento
molto caldo e secco.
Come vedi a seconda
delle località i venti prendono nomi diversi e si trasformano climatologicamente a
seconda dei luoghi che attraversano.
Come ti avevo accennato
prima, il vento è uno spostamento di una massa
d’aria rispetto alla superficie
terrestre. Ma se questo
spostamento avviene con
una velocità costante il vento è definito teso. Se invece
la velocità varia per effetto
di rinforzi ma senza che
esso cambi direzione si
19
verifica un vento a raffiche.
M: Ho sentito parlare di
groppi di vento, che significa?
LB: I groppi sono come raffiche o rinforzi ma di grandi
dimensioni che si accompagnano a masse di aria fredda
mentre scendono da rilievi
orografici.
M: Come si calcola la velocità del vento?
LB: In metri al secondo,
in chilometri l’ora, in nodi
e in miglia orarie.
M: Con quali strumenti
si misura la velocità del
vento?
LB: Con l’anemometro
(ne esistono di vari tipi) e
si
registra
con
l’anemografo.
Per oggi direi che pos-
siamo chiudere qui il nostro
discorso meteorologico.
Sono semplici nozioni che ti
hanno fatto conoscere i
rudimenti di questa materia
appassionante.
La prossima volta affronteremo
l’argo mento
“nubi”.
Glossario
VENTO
VENTO TESO
GROPPO
RAFFICA
MAESTRALE
LIBECCIO
SCIROCCO
GRECALE
BREZZA
ALISEI
CONTROALISEI
ANEMOMETRO
ANEMOGRAFO
spostamento di masse d’aria atmosferiche dovuto a differenze di temperatura e di
pressione tra un luogo e l’altro.
piuttosto sostenuto e forte.
raffica di vento violento, improvviso e di breve durata.
improvviso e violento colpo di vento, incostante con repentine variazioni
d’intensità.
vento freddo da NW tipico del Mediterraneo.
chiamato GARBINO in Adriatico. Vento caldo da SW tipico del Mediterraneo.
vento caldo e umido da SE.
vento impetuoso da NE caratteristico del mediterraneo meridionale.
di mare e di terra. Venticello fresco il vento che spira il mattino e la sera alternativamente da direzioni opposte.
venti costanti che spirano sia a Nord che a Sud del tropico all’Equatore con tendenza a spostarsi a Ovest.
venti equatoriali che spirano in direzione contraria agli Alisei ma negli strati più
alti dell’atmosfera.
strumento che misura la velocità del vento.
strumento che registra la direzione e la velocità del vento.
Le ricette del pescatore
Pescatrice ai ferri
Ingredienti per 4 persone:
1 pescatrice di circa
1 kg
cipolla
1
prezzemolo
qualche foglia
alloro
1 foglia
timo
succo di 1/2 limone
olio q. b.
sale
Preparazione:
1. Privare la pescatrice della testa, delle pinne e della pelle
e poi ricavare dei filetti da lavare e asciugare.
2. Mettere il pesce in un piatto fondo, coprirlo con la cipolla affettata finemente, con le foglie di prezzemolo, l'alloro,
il timo, il succo di limone, due cucchiaiate di olio e lasciare
riposare il tutto a temperatura ambiente per circa 2 ore.
3. Scaldare sul fuoco una piastra per la cottura ai ferri,
fare sgocciolare le fettine di pesce e adagiarle sulla piastra
voltandole delicatamente a metà cottura.
4. Dopo 8 minuti per parte, aggiungere un po’ di sale e
servire ben caldo.
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Gestione quotidiana concernente il decoro in ambito portuale
Nella nota pubblicata nel
Logbook 56, abbiamo cercato di porre all’attenzione
della nuova Amministrazione Comunale, nonché dei
lettori, la non corretta gestione dei servizi nel Molo
Sud del Porto di Vieste.
Cerchiamo di insistere.
I frequentatori abituali
dell’ambito portuale pongono all’attenzione di chi è
preposto alla gestione,
nonché pulizia e manutenzione del decoro che tale
ambito portuale non ha un
aspetto decoroso, ma versa, invece, in uno stato di
abbandono, con accumulo
di sporcizia, bottiglie rotte,
raccolta dei rifiuti fatta in
modo episodico e non quotidianamente, con bei vasi
nuovi contenenti erbacce e
piante insignificanti, con
mancanza di decorosi contenitori per l’immondizia.
Non si capisce perché si
verifica questo stato di abbandono relativo alla pulizia
quotidiana necessaria ad un
decoro di una parte del paese frequentato da turisti e
viestani e polo di attrazione
non indifferente, atteso che
le attività commerciali presenti in ambito portuale versano al Comune l’importo
della tassa di rifiuti (TARI),
come previsto per legge.
A quanto pare il Genio Civile Opere Marittime non si fa
carico della gestione dei
servizi, per cui non si vede
alcun servizio svolto, ma è
compito del Comune coordinare con questo ed altri
enti la gestione del decoro
in ambito portuale, in modo che possa esserci un
servizio quotidiano ed in
tutto il periodo dell’anno.
Nel suo articolo in questo numero, Bartolo Baldi
mette in evidenza come la
costa sanremese, pur inferiore come bellezza naturale alla costa viestana,
presenti “decoro, ordine,
pulizia e manutenzione
dell’arredo
urbano” in
qualsiasi periodo dell’anno.
La Lega Navale Italiana - Il Comune di Vieste - Il Centro d’Arte Club Vieste
bandiscono il concorso di poesia inedita italiana
“L’ORA DEI POETI … ERA ORA“
REGOLAMENTO
I concorrenti possono inviare da uno a tre componimenti non superiori a trenta versi. Di ogni
composizione devono essere inviate cinque copie.
Queste non dovranno portare alcuna firma. Nel
plico contenente le poesie, i concorrenti invieranno in una busta chiusa le proprie generalità,
l’indirizzo, il numero di telefono e, se in possesso,
l’indirizzo di posta elettronica. Cinque i premi:
Premio dell’Amministrazione comunale ad una
poesia a tema libero;
Premio della critica ad una poesia a tema libero;
Premio della Giuria ad una poesia a tema libero;
Premio Punto d’Arte Club ad una poesia avente
come tema il Gargano;
Premio L. N. I. ad un componimento avente come tema il mare.
I plichi contenenti il tutto nonché una banconota
da venti euro quale contributo spese, dovranno
essere inviati ad uno dei seguenti indirizzi: Prof.
RAFFAELE PENNELLI Via Santa Margherita 59 -
71019 Vieste (FG) e Maestro SAVERIO SCIANCALEPORE Via Trieste 12 - 71019 Vieste (FG).
Il giorno della proclamazione dei vincitori
avverrà nel mese di giugno 2017. La data ed
il luogo della proclamazione saranno comunicati ai partecipanti via e-mail, telefonicamente
o con avviso postale. I plichi dovranno essere
inviati entro e non oltre il 28 febbraio 2017.
Per ulteriori informazioni telefonare ai seguenti numeri: 334/7341946 oppure al
340/1700219.
Se il concorrente lo riterrà opportuno, potrà
scegliersi il lettore che darà voce al proprio
componimento. I premi dovranno essere
ritirati dai concorrenti o da persone da loro
stessi delegate. Ad ogni concorrente sarà
assegnato un attestato di partecipazione.
Il Comitato Organizzatore non fa parte della
Giuria; il suo compito è quello di consegnare a
quest’ultima i lavori pervenuti in maniera
anonima.