Acqua e Fuoco - WordPress.com
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Il Racconto di Acqua e di Fuoco Acqua viveva in un villaggio di pescatori arroccato su ripide rocce, come la costiera Amalfitana in Campania o Maratea in Basilicata, Fuoco era un boscaiolo, a tratti cacciatore, delle alte montagne che sorgevano più nell'entroterra al di là della grande pianura dove scorre il fiume Sinni. Ragazzi svegli e avventurosi amavano fare lunghe passeggiate alla scoperta delle frastagliate e selvagge e splendide terre che li ospitavano. C'era un piccolo particolare non si capivano parlavano lingue diverse Anzi a dir la verità non si conoscevano neanche. Forse si erano intravisti in occasione di una di quelle grandi feste rituali che organizzano paesi diversi per celebrare la pace e la buona convivenza. Comunque, ridendo e scherzando, in una di queste scampagnate, una più lunga del solito, Acqua, assieme ad alcuni suoi amici, si era avventurata nella vasta pianura al di là del Sinni, verso Nord, attraverso piani deserti e brulli e campi fino ad arrivare in una radura boscosa e mentre erano spaparanzati sull'erba a bere e a mangiare, a parlare e a cantare. All'improvviso dall'alto venne un grande ventata che fece volare i piatti, poi una grande ombra sempre più larga apparve sul terreno e per pochi metri i ragazzi non si videro o, piuttosto, si sentirono, spazzati da capo a piedi come da una scopa di saggina. Un enorme albero capovolto era piombato dal cielo. Albero Conoscenza era una quercia enorme alta quanto il cielo, la vedevi piccolina solo a distanza di orizzonte, là dove la terra si incontra quasi con il cielo, era piantata sottosopra, vale a dire con le radici in cielo e le fronde che sfioravano la terra. Ad ogni foglia, ad ogni ramo, erano appesi oggetti luoghi, situazioni salami dolci ed ogni ben di dio, riproduzioni di città, come quelle piccole cupole di vetro piene d'acqua, dove piccole città vengono lentamente sommerse dalla neve, più spettacolare di tutte è Venezia che per il fatto che sommersa dall'acqua spesso lo è veramente, dentro la cupoletta ti da l'idea di qualcosa di vero. Si potevano cogliere i salami e mangiare o, invece, anche soltanto guardare splendidi uccelli, gioielli, panorami, godersi il freschetto dell'aria di mare sopra un'isola greca o assaporare il profumo dei più diversi fiori, i quadri più belli da ammirare. Per chi poi era più intraprendente era anche possibile gettarsi a capofitto e vagare per le vie di New York o i canali di Amsterdam o a piazza san Marco a Venezia e catapultati nell'ampollina di vetro sembrare una di quelle formichine che si vedono guardando gli uomini da un grattacielo o da un elicottero. Tutto questo era così divertente che i ragazzi presero a venire spesso da quelle parti, a organizzare feste e soggiorni. Anche Fuoco era venuto a conoscenza di quel giardino e con un gruppetto lo si vedeva comparire spesso sul prato della radura. Ma fuoco non era come gli altri, non si accampava sul prato, non faceva pic-nic. Fuoco era uno degli intraprendenti, visitava ogni volta un luogo diverso: oggi un monastero del Tibet, domani l'Osteria dell'Oca Giuliva, un'altro giorno la piazza di Dubrovnic o un ballo in maschera dei tempi di Re sole. Spariva appena arrivato e stava assente finché non era l'ora di andare via. Un brutto giorno qualcun altro scopri dell'esistenza di Albero Conoscenza, qualcuno volle appropriarsene, qualcuno rivendicò il possesso di quella radura, altri rivendicarono il fatto che invece quello era un luogo pubblico e andava protetto, salvaguardato, che era una risorsa per l'intero paese, per tutti i paesi vicini, che se ne poteva fare un museo per proteggerlo, ovviamente, a pagamento, ovviamente, per mantenerlo, alla fine qualcuno lo comprò e decise di costruire un muro di piombo altissimo, quasi fino al cielo, profondamente piantato nella terra per chilometri e chilometri, spesso come le mura della fortezza più inespugnabile e mi viene in mente Castel del Monte. Un giorno i ragazzi arrivarono nella radura allegri e spensierati come sempre e si videro sbarrato il passo. Ci si può immaginare lo sgomento, il dolore, la rabbia, per giorni e giorni furono organizzati gruppi che ispezionassero il perimetro del muro per vedere se non ci fossero buchi o entrate particolari, niente, per mesi si cercò di scavare con l'acqua per ammorbidire il terreno, per vedere se fosse stato possibile scivolare sotto. A nulla valsero le manifestazioni, le proteste, i ricorsi. Con corde e mattoni si cercò di superare il muro dall'alto ma era troppo alto. Qualcuno arrampicatosi su qualche altissimo albero li vicino cercò di spiccare un grande salto ma il muro era sempre troppo alto e anche scivoloso. Tutto finiva con qualche osso rotto o vertebra spezzata. Il giardino era chiuso, blindato. E i ragazzi dovettero mestamente rinunciare al loro giardino, ad Albero Conoscenza, alcuni tornarono alla loro vita di sempre, sempre meravigliosa ma un pò troppo calma ora, noiosa, altri non smisero di inventarsi i più curiosi espedienti per cercare di fare irruzione ma sempre con lo stesso risultato:niente. Che malinconia nel cuore di tutti loro...! Fuoco, con alcuni compagni, era l'unico che per la sua leggerezza era capace di volare. Lui e pochi altri riuscivano a visitare il giardino, a loro gran rischio e pericolo, ché i cani rabbiosi a guardia del giardino erano tanti e ben armati. Un maledetto giorno accadde una disgrazia. Un'enorme epidemia si estese in tutto il paese e nei paesi vicini. Era una strana malattia quella: ogni cosa moriva a metà, si raggrinziva e rannicchiava su se stessa, si storceva, diventava livida e purulenta, eppure non la si poteva dire morta, non la si poteva seppellire, sradicare. Ogni albero, ogni fiore, ogni animale o uomo, rattrappito, viveva così, accatastato a terra. Era un dolore terribile vedere tutto questo soprattutto per acqua da cui tutto era nato e che avrebbe riaccolto, tutto, con tutte le sue cancrene. Anche Acqua era un po’ intossicata, respirava male, preoccupata, credette di aver contratto il virus ma era solo asma le disse il dottore, con tutte quelle puzze le era venuta una terribile asma allergica. Si poteva fare ben poco ma non era grave. Fuoco anche di questo fatto non ne soffriva così tanto, non per cattiveria, anche lui lo reputava ingiusto: tutto il giardino chiuso, la malattia. Anche lui era molto triste e preoccupato, ma lui, ribadisco, lui riusciva a volare. Spesso riusciva a rifugiarsi da Albero Conoscenza, lui non stava poi così male fisicamente e poi tante cose non le vedeva non le conosceva... Un triste giorno Acqua, stanca e infangata, appoggiata al muro di piompo, con i capelli zuppi che le ornavano il viso decise che era tempo di smettere di organizzare mareggiate, temporali, acquazzoni, trombe, o che so altro, addosso a quel maledetto muro senza sortire alcun effetto e decise che ci voleva qualcosa di più ingegnoso di risolutivo. Pensò che l'unica soluzione fosse quella di chiedere aiuto a Fuoco. Pensò che l'unica possibilità era scrivergli un biglietto con la mappa del luogo dove aveva deciso di incontrarlo e una data, dal momento che non parlavano la stessa lingua, che non si capivano, comprò anche un dizionario di Fuochese per qualche parola fondamentale! Aveva scelto una profonda insenatura tra le montagne ed il mare vicino al suo villaggio, così profonda come i fiordi norvegesi, o certe insenature in Yougoslavia, che era famosa per la calma della sua acque, piuttosto sembrava un lago. Anche quando sul mare imperversavano le tempeste più pericolose e violente lì non un movimento. Si sa, l'acqua spegne il fuoco, era dunque molto pericoloso cercare di comunicare con lui, lui aveva paura, lei aveva paura, sapeva che avrebbe potuto uccidere, spegnere, quella che considerava la sua unica possibile fonte di salvezza. Pensò però che in quel luogo, dove l'unica voce del mare era il sottile e dolce acciottolio dei sassolini sul bagnasciuga, le sarebbe stato impossibile uccidere l'amico e, magari a gesti, si sarebbero capiti e messi d'accordo, tanto la situazione la conoscevano entrambi! Acqua, ansiosa e preoccupata, aspettava e finalmente Fuoco arrivò. Incuriosito dallo strano bigliettino trovato nella bottiglia del latte aveva organizzato una grigliata sulla spiaggia con alcuni amici. Un grande falò, del buon vino delle sue vigne montane e danze e balli fino al mattino. Mentre tutti si divertivano, soltanto lui sapeva del biglietto, dopo qualche ora dal loro arrivo ancora nulla era accaduto, nessuno si era presentato, nessun ufo, nessun evento, nessuna apparizione, un po’ infastidito si allontanò dal gruppo e si mise a passeggiare pensieroso lungo la riva. Si sedette, si sdraiò, si girò e rigirò, aspettò ma non accadde niente. A volte gli sembrava di udire un leggero mormorio, un sussurro, un soffio .... Troppo poco perché potesse capire. Si alzo di scatto E se ne tornò fra gli altri a gozzovigliare. Era successo che acqua non era riuscita a parlare, a gridare, a farsi sentire, in quella stretta insenatura non aveva trovato la forza. Lei aveva urlato con quanto fiato aveva in gola, o le era sembrato, ma niente, tutt'al più qualche sassolino era ruzzolato fuori dall'acqua un po’ più vicino ai piedi ed alle mani di Fuoco ma troppo lontano ancora dalla possibilità di una comunicazione. Che delusione tremenda, che sensazione di impotenza! Acqua cadde in una lunga depressione. Fuoco era un pò irritato ed infastidito. Un giorno però accadde che a Fuoco venne un terribile mal di pancia e per i dolori dovette restarsene e letto per giorni con la febbre alta. Una mattina trovò sul fornello della cucina un bricco pronto con dell'acqua e una bustina di infuso che l'erborista aveva assicurato fosse portentosa in casi simili. Fuoco provò ad accendere il fornello sotto al bricco ma il suo stato febbrile produceva fiammate così alte e potenti che non appena si avvicinava con la mano tutta l'acqua se ne volava via, evaporata in una nuvola. Fuoco si trovò circondato da centinaia di migliaia di minuscole goccioline d'acqua danzanti nell'aria che cadendo solleticavano le scoppiettanti particelle di Fuoco. Qualcuna posatasi sopra una scintilla incominciava a volteggiare in una strana danza ondeggiante in su ed in giù. Fuoco attraverso l'acqua brillava con lampi stani, disegnava figure sulle pareti, creava strani arcobaleni per tutta la cucina. L'acqua cadeva il fuoco saliva, insieme si spostavano volteggiando. Fuoco, inzuppato dalla sua nuvola di vapore, si sentì prudere dappertutto, gli venne da starnutire, si scrollò di dosso tutte le goccioline e corse via nella sua stanza. Lo starnuto aveva risvegliato i suoi dolori di pancia. E poi non si sa mai, ci manca solo il raffreddore oltre al mal di pancia! Le goccioline immediatamente caddero a terra e formarono, spente, una grande pozza... Una delle gocce però, innamorata di quella danza, rimase abbarbicata, stretta stretta alla scintilla di fuoco e rimasta sola nella stanza continuò a vagare in volute sempre più ampie e spettacolari. E danzò sul davanzale oltre la finestra aperta, giù per le vie del paesino di montagna, nella grande piazza davanti all'orologio solare del comune, giù nei campi coltivati, oltre le stalle dei cavalli, oltre le arnie delle api, danzò giù dalla montagna verso la vasta pianura, attraversò il Sinni, oltrepassò l'altopiano roccioso e brullo che nascondeva il mare e scese giù per le pareti della roccia fino al villaggio di pescatori dove abitava Acqua, vagò per le strade, girò in fondo alla chiesa, arrivò proprio davanti alla casa di Acqua che dormiva con le imposte spalancate per il caldo, ed in un baleno entrò dentro la sua stanza e continuò a danzare. Dove si posava appiccava un piccolo fuoco. Si da il caso che sul comodino fosse poggiato il polveroso vocabolario di Fuochese che, sfiorato dalla scintilla danzante, si accese in una gran fiammata. Acqua si svegliò di soprassalto e senza pensarci due volte svuotò l'intera brocca d'acqua sul vecchio volume e poi, con la brocca vuota, si lanciò alla caccia della scintilla e la catturò. Che idea geniale! pensò Acqua e per qualche giorno si chiuse nella sua stanza a pensare, a studiare la goccia danzante imprigionata nel vetro che purtroppo morì velocemente. Nel medesimo istante la piccola scintilla si spense di raffreddore e la gocciolina evaporò. Acqua capì che ciò che aveva permesso ad entrambe di resistere tutto quel tempo in vita per il lungo viaggio era stato il vento che aveva continuamente rinfrescato la goccia impedendole di sudare troppo ed allo stesso tempo alimentato il fuoco impedendo che si spegnesse. E accidenti se Acqua conosceva Vento, era un suo vecchio amico, viveva solitario in una baracca costruita alla meglio sugli scogli presso il mare, non molto distante dal villaggio dei pescatori. Era pescatore anche lui ma anche uno spirito troppo libero per vivere in comunità. Veniva considerato un personaggio un pò pericoloso, un disadattato, un orso come suo padre, uno screanzato. Non perdeva mai l'occasione di prenderti in giro, non aveva rispetto per nessuno. Se per caso incontrava una vecchia donna che era andata a cogliere fichi non perdeva l'occasione di farle volare l'ampia gonna per aria facendole perdere l'equilibrio, facendola girare su se stessa come una trottola e facendole saltare in aria tutti i frutti appena colti; oppure in mezzo al mare si divertiva un mondo a bloccare all'improvviso qualunque spostamento d'aria, anche nelle giornate più ventose, anzi soprattutto. All'improvviso i pescatori che gli stavan più antipatici si ritrovavano bloccati, anche ad un chilometro dalla riva, sopra un mare che sembrava uno stagno di pece, aspettava che i ragazzi più danarosi del villaggio si trovassero ad una buona distanza dalla riva con i loro wind-surf, eccitati dal pensiero che fosse finalmente la giornata adatta, per spegnere ogni alito e farli tornare a casa indispettiti a forza di braccia. Acqua era l'unica che fin da piccolina aveva imparato a conoscere meglio Vento e suo padre, non ne aveva alcuna paura ed anzi li riteneva molto simpatici, che risate che si erano fatti insieme! Corse da Vento e gli espose la sua teoria. Se qualcosa fosse stato in grado di polverizzarla a tal punto da renderla leggerissima certamente col suo aiuto avrebbe potuto volare. Se quella piccola sola scintilla era arrivata fino a lei certamente lei sarebbe arrivata fino ad Albero Conoscenza. Aveva anche progettato una macchina che potesse fare di lei vapore. S'era inspirata ai vecchi profumi della nonna. Si ricordava bene quando la vedeva nel bagno spruzzare dal (vaporizzatore) in aria una nuvola di vapore per poi passarci in mezzo e lasciarsi avvolgere dalla fragranza. Aveva preso una grossa botte di ferro di quelle in cui si tiene il latte, aveva fissato alla sua sommità un setaccio di quelli fitti fitti per la farina e con un complicato meccanismo di leve e pompe idrauliche e soffietti, come quelli che si usano nei camini per alimentare il fuoco, aveva fatto in modo che l'acqua venisse spinta con forza contro il setaccio. Vento, entusiasta dello strano progetto dell'amica, tirò fuori il vecchio carretto con il quale il padre andava a vendere il pesce al mercato, caricò l'astuto marchingegno e si incamminarono verso la cima del monte Brollo dove il vento era assai forte quando soffiava, un perfetto trampolino di lancio per il loro esperimento. Non appena furono arrivati Acqua si calò dentro la botte, Vento chiuse il coperchio e cominciò a pompare. Acqua immediatamente si polverizzò in aria creando un'ampia nuvola attraverso cui i raggi del sole si divertivano a creare mille arcobaleni. Vento non si fece distrarre, si alzò immediatamente in un vortice ed incominciò a spingere la nuvola di vapore in alto, sempre più in alto, ad un'altezza tale che con il suo leggero peso, condensata in una nuvola, Acqua non poteva più cadere. A quel punto stette alla bravura di Acqua di afferrare un forte vento che veniva dal mare per cavalcarlo. Ne dovette cambiare più di uno, non tutti i venti soffiano nella stessa direzione, a volte sembra ma poi all'improvviso cambiano strada bruscamente, ma alla fine riuscì ad aggrapparsi ad un venticello, leggero ma costante, che volava proprio verso Albero Conoscenza. Quando finalmente fu giunta a destinazione scese e andò ad impigliarsi proprio contro le radici dell'albero e li, salutato e ringraziato il vento leggero, si mise ad aspettare che qualcosa accadesse. E qualcosa infatti accadde: ormai ferma in un punto, come impigliata in una rete, non godeva più della freschezza del cielo, il sole incominciò a bruciarle addosso e la nuvola in breve si sciolse in pioggia. Piovve sulle radici, sul tronco, sui rami, sulle foglie, sui salami, sui gioielli, sui vestiti, sulle piramidi nel deserto, sulla piazza Rossa, sulle gondole e sui grattacieli, sui fiori e sulla frutta, sugli uccelli dai mille colori e così Albero Conoscenza bevve Acqua e finalmente diventarono una cosa sola.