Risposta UE ad un Vicinato in movimento
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Risposta UE ad un Vicinato in movimento
1 GRUPPO DEI 10 PER UNA UNIONE EUROPEA PIU’ DINAMICA E FORTE Palazzo Baldassini – Roma Risposta UE ad un Vicinato in movimento Documento n. 31 – febbraio 2012 Introduzione - Articolazioni della Politica di Vicinato - Conflitti interni al vicinato e nei confronti dell’UE - Il problema dell’islamismo I. Nuova strategia con Vicini a Sud e ad Est 1) Trattato di Lisbona: Vicinato nuove regole 2) Evoluzione dei rapporti UE col vicinato a) Europartenariato mediterraneo b) Politica europea di Vicinato (PEV) c) Unione per il Mediterraneo (UpM) d) Partenariato Orientale 3) Nuova Politica Europea: Vicinato in mutazione a) Democrazia e prosperità - Mediterraneo Sud b) Strategia complessiva Vicinato in mutazione II. Partenariato strategico UE - Russia Elenco Documenti Gruppo dei 10 Istituto Luigi Sturzo Palazzo Baldassini – Via delle Coppelle, 35 – 00186 Roma e-mail: [email protected] 2 3 GRUPPO DEI 10 PER UNA UNIONE EUROPEA PIU’ DINAMICA E FORTE Palazzo Baldassini – Roma Risposta UE ad un Vicinato in movimento Documento n. 31 – febbraio 2012 Introduzione - Articolazioni della Politica di Vicinato - Conflitti interni al Vicinato e nei confronti dell’UE - Il problema dell’islamismo I. Nuova strategia con Vicini a Sud e ad Est 1) Trattato di Lisbona: Vicinato nuove regole 2) Evoluzione dei rapporti UE col vicinato a) Europartenariato mediterraneo b) Politica europea di Vicinato (PEV) c) Unione per il Mediterraneo (UpM) d) Partenariato Orientale 3) Nuova Politica Europea: Vicinato in mutazione a) Democrazia e prosperità - Mediterraneo Sud b) Strategia complessiva Vicinato in mutazione II. Partenariato strategico UE-Russia Elenco Documenti Gruppo dei 10 Istituto Luigi Sturzo Palazzo Baldassini – Via delle Coppelle, 35 – 00186 Roma e-mail: [email protected] 4 INDICE PRESENTAZIONE DEL “GRUPPO DEI 10” 5 COMPOSIZIONE DEL “GRUPPO DEI 10” 7 PRINCIPI, VALORI ED OBIETTIVI DELL’UNIONE EUROPEA 9 Introduzione - Articolazioni della Politica di Vicinato - Conflitti interni al Vicinato e nei confronti dell’UE - Il problema dell’islamismo 11 15 19 21 I. Nuova strategia con Vicini a Sud e ad Est 1) Trattato di Lisbona: Vicinato nuove regole 2) Evoluzione dei rapporti UE col vicinato a) Europartenariato mediterraneo b) Politica europea di Vicinato (PEV) c) Unione per il Mediterraneo (UpM) d) Partenariato Orientale 3) Nuova Politica Europea: Vicinato in mutazione a) Democrazia e prosperità Mediterraneo Sud b) Strategia complessiva Vicinato in mutazione 22 23 24 25 26 29 31 34 34 38 II. Partenariato strategico UE-Russia 42 Elenco Documenti Gruppo dei 10 45 5 PRESENTAZIONE DEL “GRUPPO DEI 10” Il “Gruppo dei 10”, avviato con la presidenza dell’ Amb. Cesidio Guazzaroni, è composto da personalità ed esperti di politica internazionale, che in gran parte e per lungo tempo sono stati attori, con ruoli diversi, del processo di integrazione europeo. Il Gruppo si ispira a 4 forti convinzioni: b) Difficoltà di gestire, con le regole attuali, una Unione che ha accolto progressivamente Paesi molto differenti tra loro; conseguente necessità di estendere il voto a maggioranza e di razionalizzare il funzionamento delle Istituzioni, in particolare del Parlamento, della Commissione e del Consiglio, senza alterare quel loro equilibrio che rappresenta l’originalità della Comunità. c) Impegno nel non compiere passi indietro, ma anche nel non legare il processo integrativo al ritmo di chi, per varie motivazioni oggettive, è più lento; consentire quindi ai Paesi più motivati e disponibili di fungere da traino per raggiungere prima quegli obiettivi già peraltro accettati unanimemente. Il metodo delle cooperazioni intergovernative più avanzate tra alcuni Stati membri, già previsto dal Trattato, deve essere reso più agevole e capace di estendersi a tutti i settori dell’integrazione. E’ inoltre necessario mantenerlo nell’ambito istituzionale dell’Unione Europea. In questo modo sarà possibile trasformare gradatamente i diversi interessi nazionali in interessi comunitari. d) Rilevanza della Carta dei fondamentali valori individuali, sociali e collettivi, modernamente interpretati, che costituiscono l’attuale base comune di libertà dell’Unione. Questa esigenza è 6 ancor più evidente con l’ingresso di altri Paesi europei, alcuni dei quali provengono da diverse esperienze costituzionali. 7 COMPOSIZIONE DEL GRUPPO DEI 10 Membri - Dott. Achille Albonetti. Direttore responsabile della “Rivista Affari Esteri”, Rappresentante della Fondazione Alcide De Gasperi, già Direttore di Gabinetto della Commissione CEE. - Amb. Piero Calamia. Già Rappresentante Permanente dell’Italia presso le Comunità Europee. - Prof. Carlo Dell’Aringa. Professore Ordinario di Economia politica all’Università Cattolica di Milano, Membro della “European Employment Task Force” presso la Commissione dell’UE, Rappresentante della Fondazione Giulio Pastore. - Prof. Luigi Vittorio Ferraris. Già Ambasciatore d’Italia in Germania e Sottosegretario di Stato agli Esteri. - Dott. Gerardo Mombelli. Già Direttore di Gabinetto della Commissione CEE e Rappresentante della Commissione Europea in Italia. - Dott. Ing. Flavio Mondello. Docente e membro CdA del Collegio Europeo di Parma, già Rappresentante Permanente della Confindustria presso le Comunità Europee e Presidente del Gruppo Piccole e Medie Imprese della Confindustria Europea. - Prof. Luigi Paganetto. Presidente della Fondazione Universitaria Ceis Economia Tor Vergata, Ordinario di Economia Internazionale e Segretario Generale della International Economic Association (IEA). - Dott. Filippo Maria Pandolfi. Già Parlamentare, Ministro: Finanze, Tesoro, Industria, Agricoltura, Membro del Consiglio della Comunità Europea e V. Presidente della Commissione Europea. 8 - Avv. Prof. Virginio Rognoni. Già V. Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Parlamentare, Ministro: Interno, Grazia e Giustizia, Difesa, Membro del Consiglio della Comunità Europea e della NATO. - Dott. Enrico Vinci. Già Segretario Generale del Parlamento Europeo. Invitati Permanenti: - Amb. Rocco Cangelosi. Consigliere di Stato, già Consigliere Diplomatico del Presidente della Repubblica e Rappresentante Permanente dell’Italia presso l’Unione Europea, Docente al Collegio Europeo di Parma. - Amb. Enrico Pietromarchi. Già Rappresentante Permanente Aggiunto dell’Italia presso Comunità Europee e Nato. Membro di diritto: Dott.ssa Flavia Nardelli. Segretario Generale dell’Istituto Luigi Sturzo Roma Coordinatore: Dott. Ing. Flavio Mondello 9 PRINCIPI. VALORI, OBIETTIVI DELL ’U NIONE E UROPEA Nel formulare proposte valide a proiettare nel futuro una Unione Europea più dinamica e forte noi riteniamo sia essenziale partire, anzitutto, da certe premesse fondamentali che hanno ispirato, finora, per oltre cinquant’anni tutto il processo unitario europeo. L’Unione Europea si è realizzata attraverso l’Unione libera e volontaria, senza alcun impiego di forza; attualmente ha il consenso liberamente espresso dai rispettivi popoli dei 27 Stati europei, sovrani e democratici, di uguale dignità e di diversa tradizione politica e culturale. Gli obiettivi fondamentali e permanenti del processo evolutivo comunitario ed i princípi, gli ideali ed i valori cui esso dovrà sempre ispirarsi sono ripresi nel Trattato costituzionale dell’Unione e sono validissimi nel mondo globalizzato di oggi. Si possono elencare: - sostituire alle rivalità secolari una fusione dei loro interessi essenziali; porre i fondamenti di Istituzioni capaci di indirizzare un destino ormai condiviso; rafforzare le difese della pace e della libertà, facendo appello agli altri popoli d’Europa, animati dallo stesso ideale, perché si associno al loro sforzo; dimostrare attaccamento ai principi della libertà, della democrazia e dell’uguaglianza ed al rispetto dei diritti dell’uomo, delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto; intensificare le solidarietà tra i popoli ispirandosi alle eredità culturali, religiose e umanistiche, consapevoli del patrimonio spirituale e morale dell’Unione; promuovere il progresso economico e sociale dei loro popoli; 10 - garantire che i progressi compiuti sulla via dell’integrazione economica si accompagnino a paralleli progressi dell’integrazione politica; rafforzare la cittadinanza comune dei cittadini dei loro Paesi; mantenere integralmente l’acquis comunitario e svilupparlo. 11 Risposta UE ad un Vicinato in movimento Introduzione Il Consiglio Europeo del 23 giugno 2011 ha approvato la proposta, avanzata dall’Alto Rappresentante di Politica Estera Catherine Ashton e dalla Commissione, di una rinnovata ed ambiziosa politica europea nei confronti dell’insieme dei Paesi del suo vicinato ad Est ed a Sud impegnati ad emergere come società più democratiche e prospere in un processo di trasformazione in rapida evoluzione. Va tuttavia rilevato che il Consiglio dei Capi di Stato e di Governo non si è trovato d’accordo nel sollecitare ai due proponenti l’inquadramento in un Documento ad hoc delle relazioni con i soli Paesi mediterranei. In questo modo si sarebbe meglio dimostrata l’ eccezionale attenzione dell’Unione Europea ai loro profondi cambiamenti e la decisa volontà di ridare dinamismo ad una politica mediterranea che ha perso il suo slancio: l’obiettivo a lungo termine dovrebbe essere una stretta associazione politica dei partner più avanzati con l’UE e l’integrazione economica nel “mercato interno”. L’UE si è impegnata a meglio proiettare nelle due aree confinanti le esperienze comunitarie di integrazione economica, di cooperazione politica e di impegno sui diritti umani. Ha inteso non solo promuovere e sostenere riforme e modernizzazioni con una assistenza tecnica e finanziaria migliorata e rafforzata con nuovi strumenti, ma anche realizzare più stretti legami culturali, educativi, ambientali, tecnici e scientifici e d affrontare problemi sempre più rilevanti di mobilità e di gestione della migrazione per evitare movimenti clandestini. 12 La finalità primaria dell’UE era e continua ad essere quella di favorire negli adiacenti 10 Paesi meridionali (Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia-osservatore, Marocco,Territori Palestinesi occupati, Siria, Tunisia) e 6 orientali (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova, Ucraina) amicizia e progresso economico e sociale, tenendo conto di reciproci interessi, garantendo reciproco rispetto, pur riconoscendo la necessità di non sviluppare una politica uniforme di partenariato a causa della grande differenza tra i Paesi dell’Est e quelli del Mediterraneo. Il nuovo Trattato di Lisbona sull’Unione Europea introduce per la prima volta con l’articolo 8 una specifica base giuridica per la Politica europea di Vicinato: ” l’Unione Europea sviluppa con i Paesi limitrofi delle relazioni privilegiate al fine di creare uno spazio di prosperità e buon vicinato, fondato sui valori dell’Unione e caratterizzato da relazioni strette e pacifiche basate sulle cooperazioni”. Aggiunge che gli accordi con questi Paesi possono comportare diritti e obblighi reciproci e la possibilità di condurre azioni in comune da attuarsi con una concertazione periodica. Nell’ambito delle relazioni di vicinato le “cooperazioni” sono inquadrate nella Politica Comune Esteri e Sicurezza e si devono ora svolgere sulla base di precise norme, inserite nel Titolo V, articoli 21 e 22 del Trattato, che danno anche un maggior ruolo alla Commissione. Si istituzionalizza, dunque, e si rafforza quanto precedentemente si era stabilito, ma scarsamente applicato mancando prescrizioni di Trattato. Il principio che sottintende a lungo termine la Politica Europea nei confronti dei vicini è quello di consentire ad ognuno di questi Paesi di intensificare i suoi legami con l’Unione Europea nella misura delle sue aspirazioni, dei suoi disegni specifici e delle capacità di cui dispone, con la possibilità di realizzare con l’UE una Associazione politica più stretta e di perseguire una graduale integrazione nel “mercato interno” comunitario. 13 Al processo euro-mediterraneo del 1995, detto “di Barcellona”, che ha tentato, senza particolare successo, attività multilaterali attraverso Accordi associativi, si è sostituita una più ampia Politica Europea di Vicinato allo scopo di privilegiare accordi bilaterali attraverso ”Piani d’Azione” concordati, finalizzati a dare maggiore impulso, oltre che in campo economico e di libero scambio, anche nell’ambito dei diritti dell’uomo e della democratizzazione. Ancor prima dello spontaneo “risveglio arabo” contro regimi autoritari, l’Unione Europea aveva cominciato a rendersi conto che, nei fatti, continuava a perseguire esclusivamente nel suo Vicinato l’obiettivo della stabilità e della sicurezza, divenuto prioritario alla fine della “guerra fredda”. Per reagire a rapide, profonde evoluzioni in atto la preoccupazione maggiore dei Paesi membri dell’UE stava sempre più concentrandosi su tre forti esigenze di sicurezza: la garanzia di una continuità di approvvigionamenti energetici, la lotta al terrorismo di Alkaeda, il freno all’immigrazione clandestina. Rimaneva in ombra la richiesta di rispettare i valori universali, nonostante fossero elementi fondanti della identità dell’Unione Europea: diritti dell’uomo, libertà, democrazia e Stato di diritto. In altri termini sostanzialmente l’UE aveva trattato con taluni regimi non democratici senza contestare il loro autoritarismo. le profonde aspirazioni di cambiamento per la riconquista della libertà in aree adiacenti all’Europa comunitaria, che hanno avviato mutamenti radicali in tutto il mondo arabo, fanno diventare prioritario l’obiettivo di subordinare ogni accordo al rispetto di questi valori. In tal senso si sono già espressi con fermezza il Parlamento Europeo, la Commissione ed il Consiglio: l’UE ha offerto ai vicini del Sud un “Partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con il Mediterraneo orientale” . Istituendolo nel marzo 2011 ha voluto rispondere immediatamente alle rivolte ed alle 14 aspirazioni democratiche nell’Africa settentrionale: ha effettuato interventi finanziari di emergenza, decisa a rendere più efficaci le relazioni con i Paesi della riva Sud del Mediterraneo. Ai vicini dell’Est ha offerto un “Accordo di Associazione nel quadro del Partenariato Orientale”. E’ opportuno rilevare che il bacino del Mediterraneo , con i recenti sviluppi nel mondo arabo, sta riacquistando un ruolo strategico nell’evoluzione geopolitica mondiale. Dopo il grande allargamento dell’Unione Europea, la Politica comunitaria mediterranea ha equilibrato con il baricentro della costruzione europea che si era eccessivamente spostato nella direzione Centro-Nord. L’Unione Europea ha pertanto nominato un proprio “Rappresentante speciale dell’UE per il Mediterraneo meridionale”, (lo spagnolo Bernardino Leòn), col mandato di perseguire gli obiettivi PEV decisi dal Consiglio Europeo dell’11 marzo 2011 e di favorire uno stretto coordinamento con tutte le parti internazionali coinvolte nel processo di trasformazione democratica della regione: l’ Unione Africana, il Consiglio degli Stati Arabi del Golfo, la Conferenza Islamica, la Lega degli Stati Arabi e le Nazioni Unite. Spetta al Comitato Politico e di Sicurezza UE , insieme all’Alto Rappresentante di politica estera Catherine Ashton, dare l’orientamento strategico e la direzione politica al Rappresentante speciale. E’ soprattutto l’Italia, profondamente immersa nelle acque del Mediterraneo, che non deve perdere l’occasione del potenziamento della politica mediterranea. D’altra parte va rilevato con soddisfazione che il primo accento della Politica estera del nuovo Governo italiano è stato posto sullo scacchiere, considerato cruciale, del Mediterraneo. In un momento in cui, dopo gli sconvolgimenti della “primavera araba”, in molti Paesi dell’area la situazione, appare incerta (ad es. in Libia la fine della guerra non significa ancora la fine dei conflitti di potere) il Ministro degli Esteri italiano col collega tunisino ha assunto 15 l’iniziativa di rilanciare il Gruppo dei “5+5” (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Malta con Algeria, Marocco, Libia, Tunisia, Mauritania) creato nel 1990 per la promozione della cooperazione politica e della solidarietà intra-mediterranea, attualmente di particolare rilevanza nel processo di pacificazione della regione. La nuova Politica Europea di Vicinato deve diventare un mezzo per evidenziare le capacità dell’UE ad essere uno dei principali attori in una regione sempre più rilevante dello scacchiere internazionale. Così contribuirà notevolmente a proseguire nel senso della storia dell’integrazione europea che, anche con maggiori trasferimenti di sovranità in campo economico, dovrà sbocciare in una Unione politica. Articolazioni della Politica Europea con i Vicini La “Politica Europea di Vicinato (PEV) che si è deciso di rinnovare” affonda le sue radici in quella varata nel 2004, e ne mantiene l’impianto di intervento e l’obiettivo: tener conto dei bisogni e capacità di 16 Paesi vicini (vedi pag. 12) le cui prospettive di avvenire hanno implicazioni dirette e significative sull’UE. La PEV interviene per mezzo di “Piani d’azione” concordati bilateralmente (non ancora concordati con Bielorussia, Libia, Siria), in un quadro istituzionale di Ministri degli Esteri cui si è aggiunto il Parlamento Europeo. La PEV che intende venir incontro alle aspirazioni dei Paesi partner in termini di maggiore libertà e di una migliore qualità della vita, persegue in particolare l’obiettivo di una integrazione commerciale centrata sulla soluzione di problemi doganali, su precise operazioni di riforme interne, sulla armonizzazione delle regolamentazioni, sull’avvio di gemellaggi. Ad esempio una prima iniziativa, fortemente voluta dall’UE, è l’accordo sub regionale di Libero Scambio di Agadir firmato nel 2004 tra Marocco,Tunisia, Egitto, Giordania, con un mercato di più di 100 milioni di persone, retto da Istituzioni comuni che 16 facilitano l’integrazione dei 4. Esempio da sviluppare nell’intera area mediterranea. Con la PEV rinnovata, l’Unione, continuando a perseguire lo sviluppo economico e sociale dei singoli Paesi, intende apportare un maggior sostegno alle trasformazioni democratiche del vicinato meridionale dell’Europa. Deve anche perfezionare i Piani d’azione rendendoli più incisivi e centrati su un numero limitato di priorità in materia di riforme: sono condizioni necessarie per un miglior collegamento tra obiettivi politici e programmi di assistenza. L’UE deve inoltre rendere l’aiuto comunitario più accessibile alle organizzazioni della “società civile” che influenzano, facilitandolo, un contesto democratico. La nuova Politica di Vicinato intende dunque apportare una risposta più ambiziosa in particolare ai profondi mutamenti che si stanno concretizzando, talvolta anche con qualche difficoltà, nel Mediterraneo Sud (Egitto, Libia, Tunisia), alle evoluzioni in corso in Algeria, in Marocco, in Giordania, in Libano. Intende anche contribuire con fermezza a bloccare l’arresto della dura repressione in corso in Siria. Rimane tuttavia inteso che, nel caso di mancata od insufficiente realizzazione delle riforme concordate, l’UE si riserva di ridurre il livello del suo aiuto che è pur sempre condizionato : “più fondi in cambio di più riforme”. - La “Unione per il Mediterraneo” è un nuovo quadro politico, al massimo livello di Capi di Stato e di Governo, che collega alla Unione Europea 16 Paesi rivieraschi (Albania, Algeria, Bosnia/Erzegovina, Croazia, Egitto, Giordania, Israele, Libia, Libano, Marocco, Mauritania, Monaco, Montenegro, Palestina, Tunisia, Turchia). E’ stata creata nel 2004 su iniziativa di Sarkozy, col sostegno degli allora Premier Prodi e Zapatero, per rafforzare l’iniziale azione del Partenariato UE-Nord Africa che aveva avuto scarso successo, e per completare le relazioni bilaterali tra l’UE ed i suoi partner attraverso una azione più 17 pragmatica, concentrata su 6 rilevanti e prioritari progetti comuni a livello regionale. Purtroppo l’Unione è stata rallentata nel suo stimolo allo sviluppo delle economie arabe mediterranee perché il processo di pace israelo-palestinese è tuttora in una situazione di stallo ed inoltre perché taluni leader firmatari sono stati nel frattempo rovesciati nel corso della Primavera araba. Inoltre la grave crisi economico-finanziaria dell’UE ha ridotto le possibilità di investimento nei progetti comuni; non sono stati neppure avviati quelli relativi alle autostrade del mare ed alle PMI, mentre è stata creata solo l’Università Euro Mediterranea. Attualmente la Francia insiste sul ruolo che Parigi e Roma debbono svolgere all’interno di questa Unione, anch’essa però da migliorare, per il rafforzamento della cooperazione tra l’UE ed i Paesi della riva Sud del Mediterraneo. - Il “Partenariato Orientale”: è stato creato nel 2008 su iniziativa polacco-svedese tra l’UE e 6 Paesi ex URSS (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova, Ucraina), abbastanza vicini per collocazione geografica e per modelli economici oltre che culturali. Obiettivo è il rafforzamento delle relazioni reciproche con i paesi dell’Europa dell’Est e del Caucaso del Sud ai fini di una progressiva convergenza verso politiche e temi UE di comune interesse che comprendono anche la Politica di Sicurezza e di Difesa comune. Un punto di arrivo dovrebbe essere la creazione di una Area di Libero Scambio e la conclusione di Accordi di Associazione con particolari disposizioni in materia di interdipendenza energetica. - La “Sinergia Mar Nero”. E’ stata promossa dall’UE nel 2007 per sviluppare, attraverso specifici programmi, una cooperazione regionale tra i 10 Paesi dell’Area (ad Ovest: Grecia, Bulgaria, Romania, Moldova; a Nord: Ucraina; ad Est: Georgia, Armenia, Azerbaigian; a Sud: Turchia). 18 La regione, oltre a rappresentare uno strategico punto di incrocio tra Europa, Asia Centrale e Medio Oriente, è ricca di risorse naturali ed è area di concentrato traffico energetico, ed inoltre ha un grande potenziale di sviluppo. - Il “ Partenariato strategico UE-Russia”, avviato nel 1997, ha voluto andare oltre la Politica di Europea di Vicinato perché si è posto come programma la costruzione di 4 “Spazi comuni” (sicurezza, economia, ricerca, istruzione) ai quali il Presidente Medvedev ha successivamente chiesto ed ottenuto di aggiungere un 5° Spazio comune: il “Partenariato per la modernizzazione della Russia”. Con quest’ultimo Mosca intende coinvolgere la società civile per realizzare trasformazioni tecnologiche, attrarre capitali per gli investimenti, attuare riforme strutturali economiche. Il Presidente russo ritiene che, soprattutto insieme alla società civile, si possono riformare le Istituzioni politiche basandole su valori democratici e realizzare riforme giudiziarie che rafforzino lo Stato di diritto: condizioni queste ritenute essenziali per la modernizzazione. Ciò nonostante, ancora nell’ultima riunione di vertice UE-Russia del 15 dicembre 2011, l’Unione ha insistito nel manifestare preoccupazioni per la difesa dei diritti umani e per la libertà dei giornalisti in particolare nel Caucaso del Nord. La Russia, che mantiene in Euro il 41% delle proprie riserve monetarie , si è dichiarata pronta ad investire mezzi finanziari per sostenere nell’attuale crisi l’economia europea l’Eurozona, perché l’UE, con le forti importazioni energetiche, è il primo partner commerciale di Mosca mentre la Russia è il terzo dell’UE. Conflitti interni al Vicinato e nei confronti dell’UE 19 All’interno dell’Area adiacente l’UE, dalla Moldova al Caucaso meridionale, dal Medio Oriente al Sahara occidentale, sussistono purtroppo conflitti sia interni che nei confronti dell’UE: - L’Iran sta sviluppando, attraverso l’arricchimento dell’uranio, un programma nucleare, considerato minaccioso dall’AIEA per le possibili implicazioni militari: il mondo occidentale reagisce attraverso sanzioni che si allargano dal petrolio al settore finanziario ed alla Banca Centrale di Teheran. L’UE rifiuta l’ipotesi di qualsiasi reazione militare e, contando sul possibile indebolimento della dirigenza iraniana che potrebbe essere indotta a negoziare, approva l’embargo petrolifero attuandolo però solo dopo 6 mesi per consentire ai propri importatori di accordarsi con esportatori alternativi e per consentire il rispetto di quei contratti con Teheran che garantiscono il rimborso di debiti, per esempio quello contratto dall’Iran con l’ENI. (I maggiori importatori di petrolio dall’Iran sono nell’ordine: Cina, India, Giappone, Italia). Intanto l’Iran ha reagito all’embargo bloccando, per ora, le sue esportazioni in Francia ed in Gran Bretagna. L’UE ha acquistato nel 2011 un quinto del petrolio prodotto in Iran. - In Siria, nonostante la Lega Araba abbia ingiunto il ritiro del Presidente Bashar al-Assad, continua la violenta repressione contro i movimenti popolari : il regime non rispettando le promesse di ampie riforme, ha certamente compromesso la propria legittimità. L’UE condanna severamente il Governo Siriano, applica sanzioni economiche e finanziarie, sostiene le forti pressioni della Lega Araba e chiede all’ONU di adottare tutte le misure utili perché cessi la repressione. E’ anche preoccupata per le attività militari siriane nei pressi della frontiera turca. Purtroppo il Consiglio di Sicurezza dell’ONU non ha ancora adottato una risoluzione comune contro il Governo siriano a causa dell’atteggiamento contrario di Russia e Cina, anche se Mosca, 20 incominciando a riconoscere che la situazione in Siria si sta aggravando, sta tentando una composizione diplomatica senza abbattere Bashar al Asad. 60 Paesi “Amici della Siria”condannano la repressione e sollecitano una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, mentre Kofi Hannan è stato nominato Emissario congiunto di ONU e Lega Araba per mettere fine alla violenza ed alla crisi umanitaria. Nel frattempo il Referendum Costituzionale lanciato dal Governo ha suscitato forti dubbi sul suo valore. - Il conflitto tra Israele ed i Territori palestinesi non si placa nonostante l’azione del “Quartetto” (UE, Russia, USA, ONU) che propone di raggiungere la pace con la formula dei “due Stati” nella parte occidentale della Palestina , anche se questa prospettiva comincia ad indebolirsi L’ UE, in definitiva, ha accolto con favore le recenti proposte del Presidente Obama, d’altra parte in linea con le precedenti posizioni comunitarie, ed ha invitato tutte le parti ad astenersi da azioni unilaterali nei confronti dei contendenti: teme che una autonoma creazione di uno Stato palestinese ai confini di Israele venga minacciata da Tel Aviv con costruzioni di nuove abitazioni, restrizioni economiche nei confronti di attività commerciali palestinesi, e limitazioni imposte alla crescita demografica del Paese. - Libano: continua la Missione ONU (UNIFIL:36 Paesi), nuovamente sotto comando italiano, per monitorare la cessazione delle ostilità al confine Libano-Israele. Obiettivo: collaborare con l’esercito libanese al disarmo dei gruppi armati dopo la conclusione delle operazioni israeliane in territorio libanese contro l’organizzazione armata di Hezbolllah alleato della Siria e dell’Iran. - Alcuni problemi regionali che sussistono e richiedono un impegno comune Russia-UE: . le questioni in sospeso Moldova-Trasnistria . l’applicazione dell’accordo su: sicurezza, stabilità, integrità territoriale della Geogia 21 . il conflitto non risolto dell’Alto-Karabak. Il problema dell’islamismo Un problema da affrontare nel rinnovare la Politica UE con i Vicini riguarda la presenza di gruppi e partiti di estrazione islamista che si stanno affermando nei nuovi centri di potere a seguito della “primavera Araba”. Il preconcetto di una loro incapacità di convivere con la democrazia, con la libertà religiosa e di opinione, col rispetto della donna e delle minoranze, non può essere accettabile, tanto più se al potere sono giunti con libere elezioni. Tuttavia ogni giudizio al riguardo deve essere riservato sulla base del loro effettivo comportamento e del loro concreto operare, non dunque sulle loro radici religiose, ma neppure semplicemente sulle loro dichiarazioni di intenzione. La posizione dell’Unione Europea sul problema islamista si basa sul Trattato di Lisbona nel cui Preambolo si precisa che la fondazione dell’Unione Europea si è ispirata alle diverse eredità culturali, religiose ed umanistiche dell’Europa. Si aggiunge che da tali eredità si sono sviluppati, nel rispetto delle culture e delle tradizioni, i diritti inviolabili della persona, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza e dello Stato di diritto: valori questi che derivano dal patrimonio spirituale e morale dell’Unione. In particolare l’art. 17 precisa che “l’Unione rispetta e non pregiudica lo status di cui le chiese e le associazioni o comunità religiose godono negli Stati membri in virtù del diritto nazionale” e si sottolinea che ”riconoscendone l’identità ed il contributo specifico, l’Unione mantiene un dialogo aperto, trasparente e regolare con tali chiese e organizzazioni”. I Nuova strategia nei confronti dei vicini 22 a Sud e ad Est L’esigenza di una nuova strategia delle relazioni dell’UE con i vicini e di una nuova e più efficace impostazione della Politica Europea di Vicinato, a seguito di una ampia riflessione effettuata nell’estate del 2010 dalle Istituzioni comunitarie insieme a Paesi partner, è stata rafforzata ed accelerata dai recenti traumatici avvenimenti che hanno scosso l’insieme della regione del Mediterraneo Sud. Questi eventi, considerati di proporzioni epiche, hanno infatti dimostrato che il sostegno dato sino ad ora dall’UE alle riforme politiche avviate nei Paesi vicini ha portato a risultati deludenti. Il rovesciamento di regimi repressivi installati da lungo tempo in Tunisia, Egitto, Libia e la violenta repressione delle contestazioni popolari in corso in Siria, hanno portato il Consiglio Europeo del 4 febbraio 2011 ad innovare con urgenza la strategia nei confronti del Vicinato per meglio sostenere i processi di transizione in atto verso forme di governance democratica che comportino pluralismo, migliori possibilità di prosperità economica e stabilità regionale. Sull’esigenza di cambiamento hanno anche influito la persistenza di situazioni conflittuali in Medio Oriente, di cui la più preoccupante rimane quella arabo-israeliana, e la necessità di sostenere lo sviluppo di positive riforme costituzionali in Marocco ed in Giordania. Nei riguardi del fronte Est del Vicinato europeo , che non è suscettibile di adesioni all’UE e non è stato oggetto di transizioni traumatiche dalla caduta dell’Unione Sovietica, l’UE ha ritenuta necessaria una maggiore incisività delle sue relazioni con i 6 ex satelliti dell’URRS, mentre prosegue positivamente il rapporto privilegiato con la Russia attraverso un ben strutturato Partenariato strategico. 23 1) Trattato di Lisbona: nuove regole per il Vicinato Il Trattato di Lisbona istituzionalizza all’art. 8 (Trattato sull’Unione Europea) la capacità di sviluppare con i Paesi limitrofi, non candidati all’ingresso nell’UE, relazioni privilegiate di cooperazione per creare intorno all’UE uno spazio di prosperità e di buon vicinato fondato sul rispetto dei valori dell’Unione Europea (valori precisati all’art. 2: “dignità umana, libertà democrazia, uguaglianza, Stato di diritto, diritti umani. Valori comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà, e dalla parità tra donne e uomini”). In base al Titolo V (Trattato sul funzionamento dell’Unione) queste relazioni privilegiate, che da tempo sono state avviate in maniera non organica e talune con risultati insoddisfacenti, devono ora rispondere ad una nuova strategia ed a nuove regole che tengano conto di un insieme di interessi geopolitici, di sicurezza ed economici; è stato quindi necessario attribuire all’Alto Rappresentante di Politica Estera e di Sicurezza. insieme alla Commissione Europea , un rilevante ruolo nell’affrontare con i vicini meridionali ed orientali, per mezzo di programmi d’azione coerenti e compatibili tra loro (Accordi di Associazione e Accordi di Libero Scambio), gli aspetti globali della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC) e della tradizionale Politica esterna dell’Unione. Questa nuova impostazione confida sul regolare rapporto politico dell’Alto rappresentante e della Commissione con il Consiglio Europeo dei Capi di Stato e di Governo e sul loro costante dialogo con i Consigli dei Ministri competenti di politiche settoriali, oltre che col Parlamento Europeo. Si dovrebbe così contribuire a rendere le Politiche dell’UE e degli Stati membri maggiormente allineate, consentendo di esprimerle all’esterno con voci più coordinate e quindi più efficaci. 24 Il Trattato di Lisbona crea le condizioni perché l’Unione meglio raccolga le complesse sfide alle sue frontiere intervenendo direttamente, nell’area dei suoi vicini sulle fonti di instabilità e di conflitto, sulla non proliferazione, sulla lotta contro il terrorismo internazionale, la criminalità organizzata e la droga. Stabilisce inoltre con i suoi vicini rapporti che favoriscano la propria sicurezza energetica, e contribuiscano alla progressiva liberalizzazione degli scambi di beni, servizi, e capitali, al dialogo sociale e culturale, al meglio affrontare il cambiamento climatico e, con particolare rilievo, a rispettare i diritti umani . L’Unione sembra quindi intenzionata ad utilizzare le nuove basi giuridiche per agire e realizzare gli obiettivi che si è assegnata nei confronti del suo Vicinato. 2) Evoluzione dei rapporti UE col Vicinato Il Vicinato dell’Europa comunitaria è stato oggetto di attenzione sin dall’inizio della prima Comunità del carbone e dell’acciaio , quando l’Italia nel 1950 aveva chiesto, invano, di inserire l’Algeria nella Comunità Carbosiderurgica Europea (CECA) per poter continuare senza intralci l’importazione di minerali ferrosi. La Francia lo aveva impedito, ma aveva ottenuto di inserire nel Trattato di Parigi rapporti privilegiati col Nord Africa per non sgretolare la parte africana del suo impero coloniale. Successivamente nel 1957, col Trattato di Roma, la Francia aveva invece chiesto ed ottenuto che l’Algeria fosse integrata nella Comunità Economica Europea (CEE) essendo un Dipartimento francese: successivamente nel 1962 l’Algeria, raggiunta l’indipendenza, dovette uscire. Parigi ottenne poi che Tunisia e Marocco, resisi indipendenti, beneficiassero di regimi preferenziali di scambi attraverso Convenzioni bilaterali di Associazione economica, nel quadro di 25 una relazione istituzionalizzata stipulata dalla CEE con numerosi Paesi dell’altra sponda del Mediterraneo. L’obiettivo strategico della Comunità Economica era allora quello di impedire che il Mediterraneo cadesse nell’orbita sovietica. Sono poi seguiti 15 anni di cooperazione euro-mediterranea. Nel 1972 la CEE aveva tentato di superare la frammentazione della sua politica mediterranea lanciando nell’area un “approccio globale”. Aveva accompagnato a rapporti essenzialmente commerciali la ricerca di un equilibrio socio-economico, inserendo in Accordi di Cooperazione un sostegno allo sviluppo attraverso Piani di assistenza e misure di finanziamento. Questa nuova strategia non ebbe tuttavia il successo sperato tra l’altro per la mancanza di precisi accordi sull’ l’importazione nella CEE di prodotti petroliferi, ma soprattutto perché non si è saputo dare alle fasi di cooperazione una forte valenza politica. a) Processo di Barcellona - Europartenariato mediterraneo Con la fine della guerra fredda a seguito del crollo dell’URSS, l’UE ha avviato negli anni 90 un ampio e rapido allargamento essenzialmente all’Est e, per compensazione, su pressione spagnola, l’UE nel 1995, attraverso una solenne, anche se forse retorica, “Dichiarazione di Barcellona”, ha lanciato una ambiziosa iniziativa “multilaterale” nel Mediterraneo: il “Processo di Barcellona”. L’intenzione era quella di creare uno spazio di pace, di sicurezza e di prosperità condivisa tra UE e Paesi del Mediterraneo Sud attraverso una Zona di Libero Scambio Nord-Sud all’interno di un “Europartenariato strategico mediterraneo” fondato su tre capitoli: politico, economico, sociale. Purtroppo molti obiettivi, anche se validi, non sono stati raggiunti. 26 Le prospettive di pace e stabilità si infransero presto a causa delle violenze che hanno impedito la soluzione della crisi israeloaraba, cui si sono aggiunte relazioni critiche tra Libano, Siria, Palestina, Giordania, Israele, oltre al perdurare del conflitto nel Sahara occidentale che ha chiuso il confine tra Marocco e Algeria. Sul piano economico non si era sufficientemente tenuto conto degli effetti della globalizzazione e della esigenza di reagirvi con una vasta integrazione economica tra i Paesi del Mediterraneo Sud: non si sono infatti moltiplicate le positive esperienze dell’Accordo sub regionale di Agadir del 2004 per una Zona di Libero Scambio tra Egitto, Giordania, Marocco e Tunisia e degli accordi bilaterali Turchia/Marocco, Turchia/Tunisia, Turchia/Autorità Palestinese. La complementarietà commerciale attesa è rimasta asimmetrica, tra un Sud “fornitore di risorse naturali e di beni primari a debole valore aggiunto” ed un Nord venditore di “beni sofisticati più cari”. Il commercio agricolo euro-mediterraneo è rimasto squilibrato. b) Politica Europea di Vicinato (PEV) Nel 2004 l’UE, potenziatasi con l’allargamento a 27 Paesi membri, su proposta della Commissione ha deciso di intensificare ed approfondire le relazioni con i 16 Paesi più vicini (Vedi elenco nell’Introduzione, pag. 12): 10 Stati del Mediterraneo Sud, tre nuovi Stati indipendenti dell’Est e tre del Caucaso meridionale che, pur non essendo direttamente confinanti con l’UE, condividono con la vocazione europea una identità regionale). Le ha inquadrate in una “Politica Europea di Vicinato” (PEV) che, senza proporre future adesioni alla UE e condividendo i principali obiettivi del Processo di Barcellona, si è proposta di garantire il consolidamento di uno spazio comune di prosperità, stabilità e sicurezza. 27 L’UE si era dunque promessa di creare, a livello “bilaterale”, le condizioni per la realizzazione di riforme sia politiche che economiche, sociali ed istituzionali tali da consentire il ravvicinamento alle Politiche ed alle norme dell’UE. L’Unione Europea si era offerta di dare ai Paesi vicini, in contropartita di loro effettive riforme, una maggiore integrazione nei programmi e nelle reti dell’UE, una maggiore assistenza ed un maggiore accesso al mercato unico dell’UE. L’intenzione principale dell’UE è stata quella di guidare i singoli Paesi della vicine aree meridionale ed orientale verso lo sviluppo ed il benessere attraverso “Piani d’azione”, in funzione sia dei bisogni e delle capacità di ciascuno che degli interessi dell’UE. Piani che comportavano, inoltre, sollecitazioni a realizzare delle cooperazioni sub regionali. Il modello della PEV doveva essere quello occidentale di democrazia e di economia di mercato. La graduale integrazione economica, l’ assistenza finanziaria ed il dialogo politico, insiti in ciascun Piano, avrebbero dovuto essere subordinati, alle revisioni strutturali dei sistemi sia economici che politici, da realizzarsi nel pieno rispetto della democrazia, dello Stato di diritto e del diritto dell’uomo. In realtà queste condizioni sono state, troppo sovente, scavalcate dalle esigenze, considerate prioritarie dai Governi dell’UE, di ottenere nell’immediato sicurezza energetica, lotta al terrorismo e contrasto ad immigrazioni clandestine. La situazione determinatasi non è stata sufficientemente presa in considerazione dalla Commissione Europea, nonostante avesse, tra l’altro, il compito di monitorare i progressi realizzati rispetto ai traguardi prestabiliti in ciascun Piano d’azione. Sinteticamente si può rilevare che a Sud la PEV si è data il compito di incoraggiare i Paesi a raccogliere i frutti che avrebbero dovuto essere del Partenariato Euro-mediterraneo, sia nel campo del commercio, attraverso la promozione di reti e di 28 mercati infrastrutturali , con particolare rilievo all’energia e sia attraverso lo sviluppo di forme innovative di cooperazione. All’Est la PEV ha puntato su una migliore cooperazione regionale, incoraggiando lo sviluppo di organismi esistenti quali: Consiglio d’Europa, Cooperazione economica Mar Nero, Consiglio degli Stati del Mar Baltico. In questa area orientale la PEV ha dimostrato di essere cosciente della aspirazione di Ucraina e Moldova di far parte di un futuro allargamento dell’UE, trattandosi di Paesi europei,. Il cammino delle loro riforme per l’eventuale adesione è però ancora troppo lungo, per cui il problema non è stato posto all’ordine del giorno. La Moldova, peraltro, non fa parte della “Politica di Stabilizzazione e di Associazione” che si applica ai Paesi dei Balcani occidentali ai quali è riconosciuta la possibilità di adesione all’UE. La Politica del Vicinato all’Est non ha tuttavia sviluppato tutti i suoi effetti in Bielorussia ed in Siria perché i loro regimi autoritari ed i loro comportamenti repressivi sono oggetto di forte crescente contestazione da parte dell’UE oltre che del mondo arabo e delle Nazioni Unite, in particolare degli USA. L’accordo di Associazione con la Siria in ambito PEV, già firmato, non è più stato ratificato e quindi non si è avviato il relativo“Piano d’Azione”. Se la Turchia entrerà nell’UE, allora anche l’Iran e l’Iraq avranno una frontiera in comune con l’Unione e si porrà il problema della loro partecipazione alla Politica di Vicinato. Per ora il cammino dell’adesione turca è lungo e difficile a causa dell’opposizione di Parigi e delle perplessità di Berlino di inglobare un Paese islamico e sostanzialmente non europeo, anche se si sono riscontrati nel febbraio 2012 progressi soddisfacenti nel negoziato di adesione a proposito di una “nuova agenda positiva”. Questa comprende risultati tangibili nel campo dei Visti, della mobilità e della migrazione, del ravvicinamento alle norme e alle pratiche comunitarie nei settori del commercio e dell’Unione Doganale. 29 Si è aggiunto tuttavia il preoccupante problema della recente decisione del Parlamento francese di tradurre in giustizia chi nega il genocidio armeno effettuato dalla Turchia nel 1915. Ne sono conseguite dure reazioni del Governo turco. Le precedenti diverse fonti di finanziamento delle iniziative comunitarie nei confronti dei Paesi confinanti sono state concentrate dalla PEV in un “Nuovo Strumento Finanziario di Vicinato e di Partenariato” che per il periodo 2007-2013 aveva messo in bilancio 11,2 miliardi di Euro e che a seguito dei traumatici recenti avvenimenti raggiungerà i 18,2 miliardi di Euro nel 2014-2020 ( più del 50%). Altri finanziamenti sono stati messi a disposizione del Vicinato con un “Fondo Investimenti “ alimentato dal bilancio UE e con interventi della Banca Europea degli Investimenti e della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS). Un particolare sostegno all’azione delle rappresentanze della società civile è stato deciso con un Fondo di 65 milioni di Euro per il 2011/2012. c) Unione per il Mediterraneo Il Partenariato Euro-mediterraneo nell’ambito del Processo di Lisbona è stato gestito dai Ministri degli Esteri che però non sono riusciti a dare visibilità politica all’ importante ruolo dell’UE in quest’area strategica. Ne è conseguita una generale insoddisfazione per gli scarsi risultati dell’insieme delle politiche euro-mediterranee che avevano evidenziato tra gli altri, due punti particolarmente deboli più sopra indicati: la libera circolazione delle persone e la liberalizzazione degli scambi agricoli. Si è allora sviluppata nel 2007 l’iniziativa del Presidente Sarkozy, nel tentativo di rilanciare il Processo di Barcellona, con l’immediato supporto italo-spagnolo, di varare l’“Unione per il Mediterraneo” (UpM) approvata, dopo qualche peripezia, dal Consiglio Europeo nel 2008. 30 L’UpM, con sede a Barcellona, è una organizzazione intergovernativa al più alto livello dei Capi di Stato e di Governo, che si riuniscono in summit biennali, di 43 Paesi: i 27 dell’UE e 16 altri medio-orientali ed africani che si affacciano al Mediterraneo Sud (vedi pag.16 con la Libia considerata osservatore). Operativamente nell’ UpM agiscono i Ministri degli Esteri che si riuniscono annualmente insieme all’Alto Rappresentante UE delle relazioni estere ed alla Commissione Europea. L’obiettivo è stato il completamento delle preesistenti relazioni bilaterali e multilaterali tra l’UE ed i suoi partner mediterranei al fine di rafforzare la capacità di organizzare una cooperazione regionale efficace e basata sui risultati di 6 progetti economici concreti e di importanza strategica che in tutta la regione debbono diventare fonte di occupazione, di innovazione e di riduzione del forte divario di crescita con l’UE (mediamente da 1 a 6): piano solare mediterraneo, disinquinamento del Mare Mediterraneo, sviluppo di autostrade del mare e terrestri (autostrada del Maghreb e ferrovia trans-maghrebina), iniziativa mediterranea di sviluppo di Piccole e Medie imprese ed iniziativa culturale universitaria. L’Unione per il Mediterraneo, nata sotto il segno della pace per l’intera regione e della uguaglianza tra i partner, si è anch’essa scontrata con l’aggravarsi della tensione Israelo-palestinese, con lo scoppiare della gravissima crisi finanziaria e dei debiti sovrani dell’Unione Europea e con la “primavera araba” ( ha rovesciato Presidenti despoti -Tunisia, Libia, Egitto- che avevano firmato il Trattato della Unione per il Mediterraneo): situazioni che non hanno facilitato la gestione delle iniziative dell’UpM . L’unico obiettivo raggiunto sino ad ora è la creazione dell’Università euro-mediterranea a Portorose in Slovenia. Attualmente sembra tuttavia manifestarsi un accresciuto impegno di tutti i Paesi rivieraschi del Mediterraneo per una protezione della ricchezza biologica di questo Mare che si può 31 rigenerare solo in 80 anni e nel quale è concentrato il 31% del turismo internazionale ed il 25% del traffico marittimo mondiale di idrocarburi. D’altra parte la Banca per la Ricostruzione e lo Sviluppo (impegnata sino ad ora solo nei Paesi post comunisti dell’Est europeo), sollecitata dalla Commissione ad implicarsi nel finanziamento della cooperazione nel Mediterraneo, ha aperto una prima antenna a Casablanca e si è detta disposta ad investire 2,5 miliardi di Euro l’anno in Marocco, Tunisia, Egitto. In definitiva si può affermare che sino ad ora l’UpM non ha realizzato tutte le sue potenzialità e non ha prodotto i risultati auspicati e per questo necessita di una riforma cui possono contribuire, in linea col Trattato di Lisbona, potenziati ruoli dell’Alto Rappresentante e della Commissione Europea. d) Partenariato Orientale Nel 2008 Polonia e Svezia hanno voluto rispondere a crescenti critiche sul fatto che la Politica Europea di Vicinato riguarda un insieme di Paesi molto diversi per cultura, religione, approcci politici e collocazione geografica: hanno quindi proposto di concentrare in un “Partenariato Orientale” i rapporti dell’UE con i 6 Paesi membri della PEV ex satelliti dell’ URSS resisi indipendenti (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldava e Ucraina), L’attenzione deve concentrarsi su: immigrazione e liberi regimi di Visti, creazione di una Area di Libero Scambio, Associazione comprendente l’ interdipendenza energetica. L’iniziativa, subito recepita dall’UE col sostegno del Parlamento europeo , è partita dalla convinzione che la prosperità in Europa, la sicurezza e successivamente l’alleanza politica nella lotta al terrorismo, al crimine organizzato, al traffico della droga, dipendono anche notevolmente dalla stabilità di vicini alleati dell’Europa Orientale e dal successo del Partenariato Orientale. 32 Il Partenariato Orientale è istituzionalmente nato nel 2009 a Praga con una cerimonia organizzata dalla Presidenza di turno Ceca dell’UE che, a causa della ancora mancanza di ratifica Ceca del Trattato di Lisbona e della sfiducia del Presidente decretata nel frattempo dal Parlamento ceco, ha visto una polemica assenza dei principali leader (salvo la presenza della Sig.ra Merkel) invitati per la firma del Trattato. La Russia che aveva compreso la finalità politica inespressa del Partenariato Orientale, e cioè impedire una maggiore influenza di Mosca in questo spazio ex sovietico, ha dovuto accettarlo sul piano economico, mettendo però in guardia l’UE dal fare contemporanee pressioni sui membri per favorire inserimenti nella NATO. Tuttavia Vladimir Putin, appena assicurato della sua elezione a Presidente il 4 marzo 2012, ha recentemente lanciato, in polemica col Partenariato Orientale, l’idea di una “Unione euro-asiatica” che riunisca tutte le ex Repubbliche sovietiche, tra le quali, oltre alle 6 collegate con l’UE, addirittura 3 membri dell’Unione Europea: Estonia, Lituania, Lettonia. Positivo è stato invece il secondo Vertice del Partenariato Orientale del 29-30 settembre 2011 a Varsavia, dove i Capi di Stato e di Governo hanno evidenziato la prospettiva di nuove e intense relazioni contrattuali per una più stretta Associazione politica ed una integrazione economica con l’UE. E’ stato constatato che nell’ultimo decennio questa regione orientale è globalmente progredita in termini di democrazia, a volte con cambiamenti di regime, anche se debbono essere ancora affrontate sfide economiche considerevoli legate sia alla povertà, con forti differenze tra un Paese e l’altro, sia alla vulnerabilità alle influenze esterne. Il Partenariato Orientale ha comunque contribuito negli ultimi due anni a dare un forte impulso alle relazioni tra l’UE e i suoi vicini dell’Est, consolidando il difficile processo di cambiamento iniziato dopo il crollo dell’Unione Sovietica. 33 L’Ucraina sta infatti accelerando la conclusione di un accordo di Associazione, la Georgia e la Moldova hanno avviato negoziati per una Zona di Libero Scambio globale e approfondita per diventare più competitive e beneficiare dei vantaggi del “Mercato Unico”, l’Armenia sta preparandosi negoziare una Zona di Libero Scambio ugualmente globale e approfondita. Cinque Iniziative “emblematiche”sono state varate nei settori dei mercati regionali dell’elettricità, dell’efficienza energetica e delle fonti di energie rinnovabili, della gestione integrata delle frontiere (tra Ucraina e Bielorussia e tra Ucraina e Moldova), delle piccole e medie imprese, della prevenzione/ preparazione/reazione alle catastrofi naturali e della politica ambientale. Questi programmi devono essere adattati nell’ambito della nuova strategia di Vicinato. Di particolare rilievo è l’implicazione dei rappresentanti della società civile in tutti gli aspetti del Partenariato Orientale per appoggiare le riforme e per verificarne l’attuazione. La Commissione Europea ha attribuito 62,5 milioni di Euro allo specifico sostegno del Programma di azione regionale 2011 del Partenariato Orientale. L’intervento finanziario UE per questo Partenariato fa parte dell’intervento complessivo nell’ambito della Politica Europea di Vicinato. L’impegno UE con la Bielorussia (il cui il nuovo Governo sembrerebbe dare più importanza alla Russia che all’UE) è ora interrotto e potrà essere ripreso quando verranno rilasciati e riabilitati tutti i prigionieri politici e sarà posta fine alla repressione ed impegnato un dialogo politico con l’opposizione, facendo progressi nella democratizzazione e nel rispetto dei diritti umani. Tra Armenia ed Azerbaigian continua il conflitto sulla Regione dell’Alto-Karabagh popolata da Armeni e sotto il controllo dell’Armenia mentre è situata nel territorio dell’Arzebaigian. L’UE sollecita una risoluzione non militare del conflitto sotto l’arbitrato dell’OSCE. 34 Altro conflitto, tuttavia in fase negoziale, riguarda la Trasnistria, regione separatista della Moldova che può destabilizzare oltre alla Moldova anche l’Ucraina: l’UE e gli Stati Uniti sono osservatori nella fase di mediazione che coinvolge la Russia, l’Ucraina e l’OSCE. 3) La nuova Politica Europea nei confronti di un vicinato in mutazione Il processo di profonda trasformazione avviatosi con la “primavera araba”nel Vicinato meridionale, e la transizione, non certo priva di rischi e di incertezze, verso non solo migliori condizioni di vita, ma anche verso il rispetto dei diritti umani, del pluralismo, dello Stato di diritto, e della giustizia sociale, ha obbligato un salto di qualità alle relazioni tra l’Unione Europea ed il suo Vicinato meridionale. a) “Partenariato per la democrazia e la prosperità col Mediterraneo orientale” L’8 marzo 2012, di fronte all’emergenza di eventi dalle proporzioni epiche che si stavano verificando nel Vicinato del Mediterraneo meridionale, la Commissione Europea e l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza hanno proposto al Consiglio Europeo, che lo ha accolto con favore, di realizzare un “Partenariato per la Democrazia e la prosperità condivisa col Mediterraneo orientale. Lo scopo è duplice: dare una risposta immediata agli avvenimenti in corso (che forse avevano colto di sorpresa il mondo occidentale) effettuando interventi urgenti, e delineare una nuova strategia più mirata, innovativa ed ambiziosa, per tradurre in realtà le enormi speranze che si sono espresse nella regione. 35 Questa risposta immediata ha comportato: sostegno alla transizione democratica con iniziali aiuti umanitari (30 milioni di Euro), agevolazioni della cooperazione consolare e delle evacuazioni, operazioni congiunte del meccanismo di controllo alle frontiere UE-FRONTEX, ricorsi al Fondo UE per le frontiere esterne ed al Fondo per i rifugiati, ed inoltre visite dell’Alto Rappresentante, coordinate comunitariamente, in Tunisia ed in Egitto. Con la Libia durante la fase bellica erano stati subito sospesi i negoziati in corso dell’Accordo UE-Libia e proposte misure aggiuntive alle sanzioni ONU. In Tunisia dopo la fuga del Presidente Ben Alì sono stati immediatamente stanziati 17 milioni di Euro per assistere la transizione alla democrazia ed altri sono stati aggiunti per riforme ed elezioni: complessivamente per il 2011-2013 sono per ora assicurati 240 milioni di Euro. All’Egitto dopo l’imprigionamento di Mubarak sono stati garantiti per analoghe finalità 445 milioni di Euro. Tre sono i cardini del nuovo “Partenariato per la Democrazia e la Prosperità con il Mediterraneo orientale” che deve varare impostazioni differenziate per Paese e sottoporle ad una severa condizionalità (nell’aprile 2012 le tematiche della differenziazione e della condizionalità per accedere al nuovo Partenariato saranno oggetto di una Comunicazione della Commissione al Consiglio ed al P.E.): - accesso al Partenariato vincolato a seri impegni di: . progressione verso standard più elevati di diritti umani, . governante, . trasformazione democratica con elezioni libere ed eque, . sviluppo istituzionale centrato su libertà fondamentali, . riforme costituzionali, 36 . riforma del sistema giudiziario, . lotta alla corruzione, - sostegno alla società civile creando uno strumento ad hoc, . maggiori opportunità di scambi e di contatti interpersonali per i Giovani, .sostegno ad un Forum per il dialogo sociale, .sostegno alle Piccole e Medie Imprese, all’istruzione, alla formazione, al miglioramento sanitario ed alle regioni più povere. Per quanto riguarda la mobilità delle persone si è previsto il lancio di “Partenariati per la mobilità” al fine di: - gestire correttamente la circolazione di persone tra l’UE ed i Paesi del Partenariato, - garantire sicurezza attraverso il potenziamento della cooperazione locale Schengen, - assicurare la piena utilizzazione dei miglioramenti del codice UE dei Visti, - osservare la normativa per la migrazione legale, per i rimpatri e per la sorveglianza marittima nei confronti delle immigrazioni clandestine. Sul piano dell’economia della Regione mediterranea orientale Tunisia, Algeria, Marocco, Egitto, Giordania hanno relazioni abbastanza avanzate con l’UE. Alla Giordania, in contropartita alle leggi sui Partiti politici, sulla liberalizzazione dei media, e sull’accesso all’informazione della Pubblica Amministrazione, e alla legge elettorale, l’UE offre una cooperazione rafforzata sulla crescita e l’occupazione con importanti finanziamenti ai quali sarà aggiunto l’intervento della Bei e della BERS. Con l’Algeria sono in corso negoziati per rivedere la natura dei contratti di esportazione di gas che l’UE vorrebbe solo di corta UE, mentre fra qualche mese potrebbe essere deciso un gasdotto verso l’Italia a 2000 metri sotto il mare. In via di miglioramento sono i rapporti agricoli con l’Egitto. 37 Col Marocco, nonostante relazioni molto strette con l’UE sussistono difficoltà sulla mobilità dei lavoratori. I 5 Paesi della “’Unione del Maghreb Arabo”(Algeria, Marocco, Libia, Tunisia, Mauritania) hanno deciso di coordinare le loro posizioni per il rilancio del processo della loro integrazione (bloccato da precedenti divergenze Marocco-Algeria) e diventare un partner regionale nel contesto della Politica europea di Vicinato. L’insieme dei vicini meridionali potrà contare, per programmi di assistenza bilaterale, su interventi di circa 4 miliardi di Euro da parte del “Fondo Europeo di Vicinato e Partenariato” sino alla fine del 2013. La Banca Europea degli Investimenti (BEI) potrebbe erogare entro il 2013 prestiti, in operazioni gestite dallo stesso Fondo, per 6 miliardi di Euro, non appena il Consiglio avrà approvato, su richiesta del PE, la dotazione supplementare di prestiti di 1 miliardo di Euro. Analogamente, con la prossima approvazione del Consiglio relativa a reinvestimenti BEI, questa disporrà di ulteriori 200 milioni di Euro entro il 2013. Anche la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo è disposta ad investire 2,5 miliardi di Euro l’anno in Marocco, Tunisia, Egitto, Giordania. Per quanto riguarda il commercio nell’area mediterranea Sud si è inteso modulare meglio il sostegno UE accelerando accordi di liberalizzazione e concludendo la Convenzione unica sulle norme di origine. Nel lungo termine l’obiettivo è creare ZLS globali e approfondite attraverso Associazioni e Piani di Azione ed inoltre è far convergere verso le normative UE (concorrenza, appalti pubblici, tutela degli investimenti, sanità e fitosanità). A livello settoriale si dovrebbe istituire la “Comunità UEMediterraneo dell’Energia” cominciando con i Paesi del Maghreb (parte occidentale dei Paesi arabi) ed estendendola poi ai Paesi 38 PEV del Mashrek (Paesi arabi ad Est del Cairo), aprendo a loro il Trattato che con i Vicini Est e Sud-Est dell’UE ha istituito la “Comunità dell’energia”. Uno dei settori considerato prioritario del nuovo “Partenariato per la Democrazia e lo Sviluppo col Mediterraneo orientale” riguarda l’istruzione e la formazione professionale con l’intensificazione dell’accesso ai Programmi UE (Erasmus Mondus, Euromed Gioventù, Tempus). Oggetto di attenzione particolare riguarderà l’aiuto al settore agricolo attraverso la creazione di uno “Strumento europeo di Vicinato per l’agricoltura e lo sviluppo rurale”. Nei confronti del Mediterraneo Sud si sta sviluppando una intensa attività sub regionale rivitalizzando il Gruppo 5+5 (vedi Introduzione pag.15) che può catalizzare approcci collettivi e cooperazioni fondate sulla solidarietà all’interno dell’area PEV. L’Algeria ha convocato il Gruppo ad Algeri il 6 febbraio 2012 per discutere della sicurezza alimentare tra i 10 Paesi che hanno caratteristiche agricole vicine e per annodare una cooperazione economica e tecnica per sopperire ad una insufficiente produzione alimentare di fronte ad un aumento della domanda moltiplicato dalla crescita demografica. È da sottolineare che all’interno del Gruppo 5+5 è stato creato uno “Stato maggiore non permanente per interventi in casi di crisi. b) Una nuova strategia complessiva nei confronti di un Vicinato in mutazione La Commissione Europea e l’Alto Rappresentante UE per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza hanno proposto il 25 maggio 2011 al Consiglio Europeo, che la ha approvata, ed al Parlamento Europeo una nuova strategia complessiva nei riguardi delle relazioni con i 16 Paesi del Vicinato a Sud ed a Est 39 per rilevare le nuove sfide storiche alle quali sono ora confrontati. Dovrebbero dunque intervenire dei progressi in tutti gli aspetti di queste relazioni che sino ad ora hanno portato frutti limitati. L’UE deve dunque dare risposte più adatte alle rapide evoluzioni dei partner vicini di fronte a loro improvvisi cambi di regime, ed a lunghi processi di riforme e di consolidamento della democrazia. Per questo deve applicare il recente “Partenariato per la Democrazia e la Prosperità col Mediterraneo Sud” e deve rafforzare il “Partenariato Orientale”, rimanendo nella convinzione che, se spetta ai Paesi vicini decidere del loro futuro, l’UE deve sostenerli verso un maggiore benessere politico ed economico inquadrati nella democrazia, senza imporre soluzioni, e facendo trionfare in tutti la speranza sulla paura e la libertà sulla repressione. Tre sono gli obiettivi fondamentali del nuovo approccio complessivo della Politica di Vicinato inteso a stabilire e a consolidare delle democrazie “sane”, a prendere misure in favore di una crescita economica durevole ed a saper gestire più efficaci i legami transfrontalieri, disponendo di meccanismi e misure adeguati: 1) aumentare l’aiuto ai partner che approfondiscono la democrazia (creare un Fondo per la Democrazia), la libertà di pensiero, di coscienza e di religione senza stabilire un modello predefinito. Rendere l’aiuto più accessibile alla società civile e promuovere la libertà dei media. Utilizzare le possibilità offerte dalle Politiche Comuni Esteri e Sicurezza per affrontare situazioni conflittuali (tensione israelo-palestinese, confine Libano-Israele, Georgia, Moldova/Ucraina, Alto Karabagh, Sahara occidentale). 2) sostenere lo sviluppo economico e sociale: 40 - garantendo la possibilità di esercitare attività commerciali e di investire, - riducendo disuguaglianze sociali e regionali, - creando occupazione, - migliorando il livello di vita. E’ inoltre necessario: - favorire sviluppo agricolo e rurale, - stimolare ZLS ed integrazione economica tra partner regionali, - estendere il Trattato della “Comunità dell’energia” al Mediterraneo Sud. - rafforzare, come più sopra precisato, le due dimensioni regionali: il “Partenariato per la Democrazia e la prosperità condivisa col Mediterraneo orientale” ed il “Partenariato orientale”. Il consolidamento previsto del Partenariato Orientale si basa su 6 iniziative: - prendere delle misure per “concludere” ed “attuare” Accordi di Associazione, in particolare per quanto riguarda le Zone di un Libero Scambio completo ed approfondito, - proseguire nell’opera di democratizzazione, - proseguire nel processo di alleggerimento delle formalità di concessione di Visti e di liberalizzazione del regime dei Visti, - intensificare la cooperazione settoriale, in particolare nello sviluppo rurale e far partecipare Moldova e Ucraina al Trattato istitutivo della “Comunità dell’energia”, - far meglio conoscere ai cittadini i vantaggi del Partenariato Orientale, - collaborare maggiormente con la società civile ed i partner sociali. Mentre taluni vicini orientali sono manifestamente risoluti a sfruttare pienamente le possibilità offerte dal Partenariato Orientale, altri non hanno realizzato che dei progressi puntuali. 41 Occorrono dunque migliori adattamenti degli strumenti del Partenariato alle diverse situazioni nazionali e la riduzione dei tempi per concludere gli accordi di Associazione che sono il mezzo più efficace per rafforzare i legami politici dell’UE con i vicini dell’Est. Per far fronte agli squilibri macroeconomici, sociali e regionali saranno sviluppati programmi pilota di sviluppo regionale. Certamente dovranno essere migliorati i programmi per la gestione delle frontiere, lo sviluppo delle PMI, la cooperazione in materia di energia, di protezione civile e di ambiente. Come per l’area Mediterranea saranno necessarie Cooperazioni sub-regionali. Dovranno sviluppasi strette cooperazioni oltre che nell’ambito della Politica di Sicurezza e di Difesa Comune (PSDC) anche nei campi della giustizia, libertà, e sicurezza interna coordinandosi con la relativa Politica Comunitaria. Analogamente dovranno realizzarsi collegamenti con le politiche comunitarie sociali e dell’occupazione. In sintesi: - per la parte mediterranea la “Nuova strategia nei confronti di un Vicinato in mutazione” rilancia e precisa le iniziative del “Partenariato per la Democrazia e la Prosperità condivisa col Mediterraneo meridionale”, - per la parte del Vicini all’Est il “Partenariato Orientale” sviluppa innovazioni aggiungendo vari incitamenti per il suo rafforzamento. La Commissione Europea prevede che per il 2004-2020 l’ammontare della spesa da bilancio dell’Unione, per programmi e progetti di cooperazione con l’insieme dei Paesi vicini raggiungerà i 18,2 miliardi di Euro. 42 Perché la spesa sia la più efficace possibile sarà essenziale rendere più veloce e flessibile il sostegno ai vicini con una maggiore differenziazione e con incentivi alle migliori performance. Includendo tutti gli altri strumenti dell’azione “esterna” dell’UE (es. l’aiuto allo sviluppo), il pacchetto complessivo da bilancio UE, (secondo l’Alto Rappresentante Catherine Ashton dovrebbe essere approvato nel 2013), ammonta a 96 miliardi di Euro. La Signora Ashton ha voluto ribadire che “Filo rosso della nuova Politica di Vicinato sarà quindi il principio che si daranno più fondi in cambio di più progressi, in particolare nel campo delle riforme democratiche e nel rispetto dei diritti umani, ma anche in ambiti come lo sviluppo economico sostenibile e l’integrazione nel mercato unico europeo”. II Partenariato strategico UE-Russia La Russia, il più grande Vicino dell’Unione Europea, è anche un partner strategico insieme al quale è possibile avere una decisiva influenza sulle principali sfide e situazioni conflittuali nel mondo. Il Partenariato strategico UE-Russia, è stato avviato nel 1997 al di fuori della Politica Europea di Vicinato (PEV) (Vedi Introduzione Pag. 18), e sta ora evolvendo rapidamente in una stretta cooperazione a sostegno della modernizzazione della Russia. Risultati positivi sono già stati raggiunti: - la piena integrazione nel sistema basato su regole internazionali del commercio (Accesso della Russia al WTO deciso nel dicembre 2011), 43 - la progressiva liberalizzazione dei Visti, tra Russia e UE, che implica una significativa razionalizzazione della politica di migrazione e di controllo delle frontiere, - il miglioramento della mobilità che sviluppa gli affari e ravvicina i rispettivi cittadini attraverso scambi di esperienza e di valori, ed accresce la cooperazione culturale. Nuovi progetti sono in preparazione con notevole contributo dell’UE: il principale è la “modernizzazione” della Russia che, oltre ad incrementare l’utilizzo di tecnologie evolute, consente un efficace e corretto “campo di gioco” economico per le imprese anche europee, un maggiore coinvolgimento dei più creativi settori della società includendo la società civile (sono già stati creati 23 partenariati di modernizzazioni), la protezione dei cittadini ed il rispetto della legge. Nell’ultimo Vertice UE-Russia (14 dicembre 2011) sono stati evidenziati i principi ed i valori della partnership strategica valutandoli sulla base degli effettivi sviluppi nei campi della politica: l’UE ha sottolineato che il supporto dell’opinione pubblica europea al Partenariato strategico è strettamente legato all’evoluzione politica in Russia. I problemi dell’energia nei rapporti con la Russia rimangono assolutamente prioritari per l’UE che ha ancora ripetuto al presidente Medvedev l’importanza di renderli trasparenti ed applicati sulla base di regole uguali per tutti gli operatori. Dalla Russia provengono un terzo del petrolio grezzo e circa un quarto del gas consumato nell’UE. Questi rifornimenti sono fondamentali per l’Europa, ma in passato non sono stati sempre affidabili: l’UE con la strategia energetica recentemente varata intende evitare che in futuro i consumatori siano colpiti dalla “interruzione” dei rifornimenti, come è già successo nel 2009. Dopo il 25 febbraio 2012 sono stati firmati quattro accordi in materia di energia, compreso l’aggiornamento di un meccanismo, 44 precedentemente concordato, in base al quale la Russia avverte l’UE se i rifornimenti rischiano riduzioni o interruzioni. Il programma nucleare dell’Iran continua ad essere una delle principali preoccupazioni dell’UE e la stretta cooperazione con la Russia, basata su punti di vista comuni, rimane essenziale per ricercare una soluzione diplomatica dell’attuale conflitto. 45 DOCUMENTI DEL GRUPPO DEI 10 “PER UNA UNIONE EUROPEA PIU’ DINAMICA E FORTE” n. 1: Un contributo ai lavori della Conferenza Intergovernativa del 2° semestre 2000 (Giugno 2000). Modifica del Trattato di Amsterdam. Princìpi, valori ed obiettivi dell’Unione Europea Dimensione e composizione della Commissione Voto nel “Consiglio” e procedure decisionali Presidenza di turno dell’Unione Europea Il Parlamento Europeo Cooperazioni rafforzate Politica estera, di sicurezza e difesa Nuovo modello europeo di “governance economica” Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea n. 2: Proposte al Consiglio di primavera a Stoccolma del 23- 24 marzo 2001 (Febbraio 2001).Coordinamento delle Politiche economiche e dell’occupazione. n. 3: Un contributo al dibattito sul futuro dell’Unione Europea in vista del Consiglio di Laeken del 14-15 Dicembre 2001 (novembre 2001). Lancio della “Convenzione Europea” Ruolo dei singoli Parlamenti nazionali nell’architettura europea Delimitazione delle competenze tra l’Unione Europea e gli Stati membri Principio della sussidiarietà Lo status della “Carta dei diritti fondamentali dell’UE” Semplificazione dei Trattati. n. 4: Contributo particolare alla Convenzione Europea (maggio 2002) Sistema istituzionale UE 46 - Ruolo internazionale e competenze UE Unione Economica e Monetaria La via verso una Costituzione europea n. 5: Contributo particolare alla Convenzione Europea sul consolidamento dell’Unione Economica Monetaria (dicembre 2002) e n. 6: Contributo particolare alla Convenzione Europea (febbraio 2003) Politica Estera e di Sicurezza Comune Rafforzamento ed organizzazione della Presidenza di turno Parlamento Europeo e cooperazione intergovernativa Ulteriori riflessioni sull’architettura istituzionale Tradizioni religiose e cultura laica. Inserimento nel Preambolo del Trattato costituzionale n. 7: Politica di Sicurezza e di Difesa Comune dell’Unione Europea (maggio 2003) Oggetto del contributo del gruppo dei 10: le proposte del Praesidium alla Convenzione L’architettura delle disposizioni sull’azione esterna dell’UE: Politica Estera e di Sicurezza Comune – PESC; Politica Sicurezza e Difesa Comune – PSDC; Relazioni economiche-commerciali esterne ecc. La definizione progressiva di una politica di difesa comune Il punto di forza: - cooperazioni strutturate per le missioni UE tra stati membri militarmente più avanzati La prospettiva finale: la difesa comune quale sbocco della politica comune di difesa n. 8: Trattato che istituisce una Costituzione europea (ottobre 2003) Il progetto della Convenzione europea e le prospettive del negoziato tra i governi 47 - Il Consiglio Europeo, il Consiglio Legislativo La Commissione Europea Il Parlamento Europeo La Politica Estera e di Sicurezza Comune La Politica di Difesa La Governance economica dell’Unione L’integrazione europea: garantire la continuazione e lo sviluppo del processo n. 9: La strategia di Lisbona per il rinnovamento economico, sociale e ambientale dell’Unione Europea (febbraio 2004) Un contributo in occasione del Consiglio Europeo di Primavera del 25-26 marzo 2004. Occupazione, crescita e competitività. I. Obiettivo della strategia di Lisbona II. Punti critici dell’applicazione della strategia di Lisbona - Coordinamento delle politiche economiche - il mercato unico di beni, servizi, capitali e lavoro. Le condizioni per sfruttarne le potenzialità - Il mercato unico dell’occupazione per creare più e migliori occasioni di lavoro. La sfida dell’invecchiamento della popolazione - Istruzione e formazione - La dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile n. 10: In occasione delle elezioni europee (maggio 2004) Ai cittadini, ai responsabili politici, ai candidati. Le sfide della prossima Legislatura I. Introduzione II. Approvazione del Trattato costituzionale Europeo: - Ruolo e composizione della Commissione - Attuazione della Politica Estera e di Sicurezza Comune - Politica di Sicurezza e Difesa Comune - Acquis comunitario 48 - Garanzia della continuazione e dello sviluppo dell’integrazione europea III. Politiche nei confronti degli Stati ed Aree prossime al territorio dell’UE IV. Attuazione della strategia di Lisbona: competitività, crescita, migliore occupazione V. Promozione del dibattito su prospettive finanziarie dell’UE adeguate alle ambizioni n. 11: I. II. III. IV. V. VI. VII. VIII. IX. X. n. 12: La strategia di Lisbona. La grande sfida economica dell’Europa - Un contributo al Consiglio Europeo di primavera 2005 Introduzione Iniziativa di rilancio della Strategia di Lisbona. Coordinamento comunitario nei settori economia, occupazione, mercato Unione Economica e Monetaria: Patto di stabilità e strategia di Lisbona per la crescita Riposizionamento produttivo europeo Solida area europea di ricerca e di innovazione Circolo virtuoso per maggiori e migliori posti di lavoro modernizzare il modello sociale europeo Invecchiamento attivo della società Istruzione e formazione Dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile: Processo decisionale dell’UE: coinvolgimento di imprese, società civile, collettività locali Conclusioni Valori e interessi dell’UE nelle relazioni con il resto del mondo I. Lo status dell’Unione Europea nel Consiglio di sicurezza dell’Onu: - Ruolo internazionale dell’UE - Rapporto del Gruppo ad alto livello sulla riforma dell’ONU 49 II. III. n. 13: I. II. III. IV. Presenza europea nel Consiglio di Sicurezza: art. 306 del Trattato Costituzionale Proposta del Gruppo dei 10 per lo Status dell’UE nel Consiglio di Sicurezza Il ruolo dell’Unione Europea nel Fondo Monetario Internazionale Introduzione La situazione attuale Un ruolo più forte dell’UE, una presenza più efficace del FMI Proposta del Gruppo dei 10: una riforma più incisiva ed un seggio unico per l’UE L’Unione Europea, gli Stati Uniti, l’AIEA ed i programmi nucleari dell’Iran Introduzione I precedenti nucleari dell’Iran L’iniziativa in Iran di Francia, Germania, Gran Bretagna Il negoziato UE-Iran per un accordo di commercio e cooperazione La posizione del Gruppo dei 10 sui rapporti UE-Iran Ricreare la fiducia dei cittadini europei nel processo di integrazione europea. Cogliere le opportunità di una Unione Europea in evoluzione Introduzione Come difendere il modello sociale europeo Come approfondire la politica comune di difesa Come accelerare la stabilizzazione dei Balcani Occidentali nel cuore dell’Europa n.14: Riconquistare la fiducia dei cittadini europei nel processo di integrazione europea. Un percorso a doppio binario per superare l’impasse dell’Unione Europea. 50 I. Introduzione II. Proposta del Gruppo dei 10. Azioni prioritarie: - Riforma della politica economica della Comunità - Impulso alla politica comune esteri, sicurezza e difesa - Una politica comune immigrazione-integrazione e lotta alla criminalità organizzata III. Proposte del Gruppo dei 10. II Seguito del Trattato costituzionale n. 15: L’Europa della politica comune, Esteri, Sicurezza e Difesa I. Introduzione II. Alle origini di una difesa europea III. Attualità della Politica Europea di Sicurezza e Difesa (PESD) IV. Operazioni UE di sicurezza e difesa V. Conclusioni n. 16: Politica energetica comune, proposte al Consiglio di primavera 8-9 marzo 2007 I. Introduzione II. Le principali proposte del Gruppo dei 10: - L’apertura del mercato comunitario dell’energia elettrica e del gas - Mix energetico dell’UE, degli Stati membri e delle imprese - Risparmio energetico: consumi di energia razionali e intelligenti - Impedire la degenerazione climatica - Voce unica nella politica energetica esterna dell’UE n. 17: Interventi alla Celebrazione del 50° della firma dei Trattati di Roma. 26 Febbraio 2007. Prof. Giovanni Maria Flick Amb. Luigi Vittorio Ferraris On. Filippo Maria Pandolfi 51 Amb. Pietro Calamia On. Franco Frattini n. 18: Politica europea ai confini dell’Unione. Proposte al Consiglio Europeo di Bruxelles del 21-22 giugno 2007. Sintesi I. Introduzione II. Paesi confinanti: liberalizzare e modernizzare III. Dimensione Nordica: baricentro Russia IV. Sinergia Mar Nero: Hub energetico V. Mediterraneo Sud: Partenariato Strategico - Unione Mediterranea. n. 19: Implicazioni del Trattato di riforma dell’Unione Europea (Settembre 2007) Sintesi I. Abbandono del Trattato Costituzionale II. Convocazione della Conferenza Intergovernativa III. Obiettivi del Trattato di Riforma - Salvaguardia delle identità nazionali - Nuovi impegni comunitari: energia – clima - Spazio europeo: giustizia e affari interni - La voce dell’Europa nel mondo - Coordinamento delle politiche sociali nazionali - Coordinamento delle politiche economiche nazionali - Riforme istituzionali - Nuovo più democratico processo decisionale - Nuovo sistema di voto n. 20: Unione Europea: spazio comune sicurezza, giustizia (Febbraio 2008) Sintesi I. Considerazioni iniziali di libertà, 52 II. Spazio di libertà, sicurezza, giustizia - Immigrazione - Libertà di movimento per i cittadini - Sicurezza e giustizia III. Iniziative comunitarie nel 2008 IV. Trattato di Lisbona: progressi per libertà, sicurezza e giustizia n. 21: La nuova strategia Euro-Mediterranea, (Il Processo di Barcellona: una Unione per il Mediterraneo) Sintesi I. Le decisioni sino ad ora assunte dall’UE. II. Obiettivo implicito dell’Unione per il Mediterraneo III. Precedenti della nuova iniziativa mediterranea a) Il Processo di Barcellona b) La politica UE di Vicinato IV I problemi da affrontare dall’UE a) Le reazioni dei Paesi della riva Sud b) La governance dell’Unione per il Mediterraneo Conclusioni n. 22: Il ruolo Internazionale dell’Unione Europea Introduzione I. Dottrina europea delle Relazioni esterne dell’UE a) Rinnovata partnerschip atlantica b) Russia c) Balcani Occidentali e Turchia d) Cina, India e) ASEAN f) Africa g) America Latina e America Centrale II. Negoziati commerciali Doha III Nuova strategia euromediterranea IV Politica comune Esteri, Sicurezza, Difesa (PESD) a) Interessi strategici dell’Unione Europea 53 b) Rafforzamento capacità operativa militare Allegato: 21 Operazioni PESD a partire dal 2003 Conclusioni n. 23: Le elezioni europee del 6-7 giugno 2009 I. Perché votare europeo Le ragioni legate alla vita comunitaria B) ragioni legate al ruolo mondiale dell’UE - Avvio riforma finanziaria internazionale - Sospensione del conflitto Israele-Gaza - Unione per il Mediterraneo - Patto europeo per l’immigrazione - Cessate il fuoco tra Russia e Georgia - Strategia del pacchetto energia-clima - Consolidamento pace dopo i conflitti II. Parlamento Europeo: autonomia strategica dell’UE – Politica Esteri ,Sicurezza, Difesa III. Le fondamenta dell’Unione Europea IV. Il modello attuale di Unione Europea V. I Partiti nazionali e europei Elenco Documenti del Gruppo dei 10 n. 24: Dalla crisi globale e dal “si” irlandese una Unione Europea rinnovata (5 ottobre 2009) Introduzione generale I. Rafforzare la politica Esteri, Sicurezza e Difesa II. Superare l’asimmetria moneta-economia III. Attuare Cooperazioni Rafforzate e sviluppare la Cooperazione Strutturata Permanente (Sicurezza e Difesa) Elenco Documenti del Gruppo dei 10 n. 25: Unione Europea rinnovata (gennaio 2010) Introduzione I. Exit Strategy dalla crisi globale - Il consolidamento dei conti pubblici - Le politiche del lavoro nella nuova economia europea 54 - Quattro riforme II.Energia eco compatibile - Trattato di Lisbona - Iniziative UE in campo internazionale - Politica energetica comune eco compatibile generatrice di innovazioni tecnologiche e di sviluppo economico - Ricadute del Summit di Copenaghen Elenco dei Documenti del Gruppo dei 10 n. 26: Il Trattato di Lisbona ricreare fiducia nei cittadini (aprile 2010) Introduzione I Strategia Economica EU 2020 Riflessioni generali Coordinamento, sorveglianza: politiche economiche Formazione e lavoro Istruzione e ricerca II Giustizia, Libertà, Sicurezza per i cittadini Emigrazione illegale Cooperazione Sicurezza interna Clausola Solidarietà Giustizia unica penale, civile Lotta al terrorismo. Intercettazioni III Più efficacia alla Politica Estera comune Politica Estera, Sicurezza Comune (PESC) Servizio Diplomatico Europeo Politica Sicurezza e Difesa (PESD) Elenco Documenti del Gruppo dei 10 n. 27: L’Unione Europea si riprende e reagisce alla crisi globale (settembre 2010) Introduzione 55 A) Il recente passato - La BCE e la stabilità dell’Euro - Priorità UE: rigore di bilancio - Posizione UE nel G20 di Toronto - Disinnescata la crisi dell’Euro B) L’evoluzione in corso - Governo (Governance) europeo dell’economia - Lavoro e occupazione nella Governance economica - Procedure di coordinamento economico - Governance finanziaria: supervisione UE - Approfondimento del “Mercato unico” Elenco Documenti del Gruppo dei 10 n. 28: Politica di Sicurezza e di Difesa Comune(PSDC) elemento determinante della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC) Febbraio 2011 Premessa Presentazione - impegni di Politica Estera 2011 I. Avvio della Politica di Sicurezza e di Difesa Comune II. Consolidamento della Politica di sicurezza e di Difesa - Agenzia Europea per la Difesa - l’iniziativa franco britannica: 3 dic. 1998 e 2 nov. 2010 - le strutture di gestione delle capacità militari e civili PESC III. Relazioni transatlantiche USA-UE-RUSSIA - Partenariati strategici: - USA/UE - UE/Russia - UE/Cina Elenco Documenti del Gruppo dei 10 56 n. 29: Partecipare alla formazione delle leggi EU (maggio 2011) Introduzione I. Nozioni preparatorie alle consultazioni UE - L’UE e l’Unione Politica - Progressi del processo integrativo II. Come legifera l’UE -metodo comunitario -metodo intergovernativo III. Elaborazione delle proposte legislative UE IV. Metodo per coinvolgersi nel processo legislativo V. Preparazione della Politica comune dell’immigrazione Elenco Documenti del Gruppo dei 10 n. 30: Unione Europea. Sfida a scetticismo e populismo (settembre 2011) Introduzione I Progressi dell’UE 1. Governo comunitario dell’economia e dell’Euro 2. Europa dell’immigrazione e dell’accoglienza 3. Europa militare-civile della Difesa e Sicurezza II L’identità europea secondo il Trattato A) identità ispirata alle eredità dell’Europa B) relazioni identità europea-identità nazionali C) sfida nazional-populista alla identità europea D) conclusione Elenco Documenti del Gruppo dei 10 n.31: Risposta UE ad un vicinato in movimento (Febbraio 2012) Introduzione - Articolazioni della Politica di Vicinato - Conflitti interni al Vicinato e nei confronti UE 57 - Il problema dell’islamismo I. Nuova strategia con vicini a Sud e ad Est 1) Trattato di Lisbona: Vicinato nuove regole 2) Evoluzione dei rapporti UE col Vicinato a) Europartenariato mediterraneo b) Politica Europea di Vicinato (PEV) c) Unione per il Mediterraneo d) Partenariato Orientale 3) Nuova Politica Europea: Vicinato in mutazione a) Democrazia e prosperità- Mediterraneo Sud b) Strategia complessiva Vicinato in mutazione II Partenariato strategico UE-Russia Elenco Documenti del Gruppo dei 10