Risposta UE ad un Vicinato in movimento

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Risposta UE ad un Vicinato in movimento
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GRUPPO DEI 10
PER UNA UNIONE EUROPEA
PIU’ DINAMICA E FORTE
Palazzo Baldassini – Roma
Risposta UE ad un Vicinato in movimento
Documento n. 31 – febbraio 2012
Introduzione
- Articolazioni della Politica di Vicinato
- Conflitti interni al vicinato e nei confronti dell’UE
- Il problema dell’islamismo
I. Nuova strategia con Vicini a Sud e ad Est
1) Trattato di Lisbona: Vicinato nuove regole
2) Evoluzione dei rapporti UE col vicinato
a) Europartenariato mediterraneo
b) Politica europea di Vicinato (PEV)
c) Unione per il Mediterraneo (UpM)
d) Partenariato Orientale
3) Nuova Politica Europea: Vicinato in mutazione
a) Democrazia e prosperità - Mediterraneo Sud
b) Strategia complessiva Vicinato in mutazione
II. Partenariato strategico UE - Russia
Elenco Documenti Gruppo dei 10
Istituto Luigi Sturzo
Palazzo Baldassini – Via delle Coppelle, 35 – 00186 Roma
e-mail: [email protected]
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GRUPPO DEI 10
PER UNA UNIONE EUROPEA
PIU’ DINAMICA E FORTE
Palazzo Baldassini – Roma
Risposta UE ad un Vicinato in movimento
Documento n. 31 – febbraio 2012
Introduzione
- Articolazioni della Politica di Vicinato
- Conflitti interni al Vicinato e nei confronti dell’UE
- Il problema dell’islamismo
I. Nuova strategia con Vicini a Sud e ad Est
1) Trattato di Lisbona: Vicinato nuove regole
2) Evoluzione dei rapporti UE col vicinato
a) Europartenariato mediterraneo
b) Politica europea di Vicinato (PEV)
c) Unione per il Mediterraneo (UpM)
d) Partenariato Orientale
3) Nuova Politica Europea: Vicinato in mutazione
a) Democrazia e prosperità - Mediterraneo Sud
b) Strategia complessiva Vicinato in mutazione
II. Partenariato strategico UE-Russia
Elenco Documenti Gruppo dei 10
Istituto Luigi Sturzo
Palazzo Baldassini – Via delle Coppelle, 35 – 00186 Roma
e-mail: [email protected]
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INDICE
PRESENTAZIONE DEL “GRUPPO DEI 10”
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COMPOSIZIONE DEL “GRUPPO DEI 10”
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PRINCIPI, VALORI ED OBIETTIVI
DELL’UNIONE EUROPEA
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Introduzione
- Articolazioni della Politica di Vicinato
- Conflitti interni al Vicinato e nei confronti dell’UE
- Il problema dell’islamismo
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I. Nuova strategia con Vicini a Sud e ad Est
1) Trattato di Lisbona: Vicinato nuove regole
2) Evoluzione dei rapporti UE col vicinato
a) Europartenariato mediterraneo
b) Politica europea di Vicinato (PEV)
c) Unione per il Mediterraneo (UpM)
d) Partenariato Orientale
3) Nuova Politica Europea: Vicinato in mutazione
a) Democrazia e prosperità Mediterraneo Sud
b) Strategia complessiva Vicinato in mutazione
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II. Partenariato strategico UE-Russia
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Elenco Documenti Gruppo dei 10
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PRESENTAZIONE DEL “GRUPPO DEI 10”
Il “Gruppo dei 10”, avviato con la presidenza dell’ Amb.
Cesidio Guazzaroni, è composto da personalità ed esperti di
politica internazionale, che in gran parte e per lungo tempo
sono stati attori, con ruoli diversi, del processo di
integrazione europeo.
Il Gruppo si ispira a 4 forti convinzioni:
b) Difficoltà di gestire, con le regole attuali, una Unione che
ha accolto progressivamente Paesi molto differenti tra loro;
conseguente necessità di estendere il voto a maggioranza e
di razionalizzare il funzionamento delle Istituzioni, in
particolare del Parlamento, della Commissione e del
Consiglio, senza alterare quel loro equilibrio che
rappresenta l’originalità della Comunità.
c) Impegno nel non compiere passi indietro, ma anche nel non
legare il processo integrativo al ritmo di chi, per varie
motivazioni oggettive, è più lento; consentire quindi ai Paesi più
motivati e disponibili di fungere da traino per raggiungere
prima quegli obiettivi già peraltro accettati unanimemente.
Il metodo delle cooperazioni intergovernative più avanzate
tra alcuni Stati membri, già previsto dal Trattato, deve essere
reso più agevole e capace di estendersi a tutti i settori
dell’integrazione. E’ inoltre necessario mantenerlo
nell’ambito istituzionale dell’Unione Europea. In questo
modo sarà possibile trasformare gradatamente i diversi
interessi nazionali in interessi comunitari.
d) Rilevanza della Carta dei fondamentali valori individuali,
sociali e collettivi, modernamente interpretati, che costituiscono
l’attuale base comune di libertà dell’Unione. Questa esigenza è
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ancor più evidente con l’ingresso di altri Paesi europei, alcuni dei
quali provengono da diverse esperienze costituzionali.
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COMPOSIZIONE DEL GRUPPO DEI 10
Membri
- Dott. Achille Albonetti. Direttore responsabile della “Rivista Affari
Esteri”, Rappresentante della Fondazione Alcide De Gasperi, già Direttore
di Gabinetto della Commissione CEE.
- Amb. Piero Calamia. Già Rappresentante Permanente dell’Italia
presso le Comunità Europee.
- Prof. Carlo Dell’Aringa. Professore Ordinario di Economia politica
all’Università Cattolica di Milano, Membro della “European Employment
Task Force” presso la Commissione dell’UE, Rappresentante della
Fondazione Giulio Pastore.
- Prof. Luigi Vittorio Ferraris. Già Ambasciatore d’Italia in
Germania e Sottosegretario di Stato agli Esteri.
- Dott. Gerardo Mombelli. Già Direttore di Gabinetto della
Commissione CEE e Rappresentante della Commissione Europea in Italia.
- Dott. Ing. Flavio Mondello. Docente e membro CdA del Collegio
Europeo di Parma, già Rappresentante Permanente della Confindustria
presso le Comunità Europee e Presidente del Gruppo Piccole e Medie
Imprese della Confindustria Europea.
- Prof. Luigi Paganetto. Presidente della Fondazione Universitaria
Ceis Economia Tor Vergata, Ordinario di Economia Internazionale e
Segretario Generale della International Economic Association (IEA).
- Dott. Filippo Maria Pandolfi. Già Parlamentare, Ministro:
Finanze, Tesoro, Industria, Agricoltura, Membro del Consiglio della
Comunità Europea e V. Presidente della Commissione Europea.
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- Avv. Prof. Virginio Rognoni. Già V. Presidente del Consiglio
Superiore della Magistratura, Parlamentare, Ministro: Interno, Grazia e
Giustizia, Difesa, Membro del Consiglio della Comunità Europea e della
NATO.
- Dott. Enrico Vinci. Già Segretario Generale del Parlamento
Europeo.
Invitati Permanenti:
- Amb. Rocco Cangelosi. Consigliere di Stato, già Consigliere
Diplomatico del Presidente della Repubblica e Rappresentante Permanente
dell’Italia presso l’Unione Europea, Docente al Collegio Europeo di Parma.
- Amb. Enrico Pietromarchi. Già Rappresentante Permanente
Aggiunto dell’Italia presso Comunità Europee e Nato.
Membro di diritto:
Dott.ssa Flavia Nardelli. Segretario Generale
dell’Istituto Luigi Sturzo Roma
Coordinatore:
Dott. Ing. Flavio Mondello
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PRINCIPI. VALORI, OBIETTIVI
DELL ’U NIONE
E UROPEA
Nel formulare proposte valide a proiettare nel futuro una Unione
Europea più dinamica e forte noi riteniamo sia essenziale partire,
anzitutto, da certe premesse fondamentali che hanno ispirato,
finora, per oltre cinquant’anni tutto il processo unitario europeo.
L’Unione Europea si è realizzata attraverso l’Unione libera e
volontaria, senza alcun impiego di forza; attualmente ha il
consenso liberamente espresso dai rispettivi popoli dei 27 Stati
europei, sovrani e democratici, di uguale dignità e di diversa
tradizione politica e culturale.
Gli obiettivi fondamentali e permanenti del processo evolutivo
comunitario ed i princípi, gli ideali ed i valori cui esso dovrà
sempre ispirarsi sono ripresi nel Trattato costituzionale
dell’Unione e sono validissimi nel mondo globalizzato di oggi.
Si possono elencare:
-
sostituire alle rivalità secolari una fusione dei loro interessi
essenziali;
porre i fondamenti di Istituzioni capaci di indirizzare un
destino ormai condiviso;
rafforzare le difese della pace e della libertà, facendo appello
agli altri popoli d’Europa, animati dallo stesso ideale, perché
si associno al loro sforzo;
dimostrare attaccamento ai principi della libertà, della
democrazia e dell’uguaglianza ed al rispetto dei diritti
dell’uomo, delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto;
intensificare le solidarietà tra i popoli ispirandosi alle eredità
culturali, religiose e umanistiche, consapevoli del patrimonio
spirituale e morale dell’Unione;
promuovere il progresso economico e sociale dei loro
popoli;
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-
garantire che i progressi compiuti sulla via dell’integrazione
economica si accompagnino a paralleli progressi
dell’integrazione politica;
rafforzare la cittadinanza comune dei cittadini dei loro Paesi;
mantenere integralmente l’acquis comunitario e svilupparlo.
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Risposta UE ad un Vicinato in
movimento
Introduzione
Il Consiglio Europeo del 23 giugno 2011 ha approvato la
proposta, avanzata dall’Alto Rappresentante di Politica Estera
Catherine Ashton e dalla Commissione, di una rinnovata ed
ambiziosa politica europea nei confronti dell’insieme dei Paesi
del suo vicinato ad Est ed a Sud impegnati ad emergere come
società più democratiche e prospere in un processo di
trasformazione in rapida evoluzione.
Va tuttavia rilevato che il Consiglio dei Capi di Stato e di
Governo non si è trovato d’accordo nel sollecitare ai due
proponenti l’inquadramento in un Documento ad hoc delle
relazioni con i soli Paesi mediterranei. In questo modo si sarebbe
meglio dimostrata l’ eccezionale attenzione dell’Unione Europea
ai loro profondi cambiamenti e la decisa volontà di ridare
dinamismo ad una politica mediterranea che ha perso il suo
slancio: l’obiettivo a lungo termine dovrebbe essere una stretta
associazione politica dei partner più avanzati con l’UE e
l’integrazione economica nel “mercato interno”.
L’UE si è impegnata a meglio proiettare nelle due aree confinanti
le esperienze comunitarie di integrazione economica, di
cooperazione politica e di impegno sui diritti umani.
Ha inteso non solo promuovere e sostenere riforme e
modernizzazioni con una assistenza tecnica e finanziaria
migliorata e rafforzata con nuovi strumenti, ma anche realizzare
più stretti legami culturali, educativi, ambientali, tecnici e
scientifici e d affrontare problemi sempre più rilevanti di mobilità
e di gestione della migrazione per evitare movimenti clandestini.
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La finalità primaria dell’UE era e continua ad essere quella di
favorire negli adiacenti 10 Paesi meridionali (Algeria, Egitto, Israele,
Giordania, Libano, Libia-osservatore, Marocco,Territori Palestinesi occupati,
Siria, Tunisia) e 6 orientali (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia,
Moldova, Ucraina) amicizia e progresso economico e sociale,
tenendo conto di reciproci interessi, garantendo reciproco
rispetto, pur riconoscendo la necessità di non sviluppare una
politica uniforme di partenariato a causa della grande differenza
tra i Paesi dell’Est e quelli del Mediterraneo.
Il nuovo Trattato di Lisbona sull’Unione Europea introduce per
la prima volta con l’articolo 8 una specifica base giuridica per la
Politica europea di Vicinato: ” l’Unione Europea sviluppa con i
Paesi limitrofi delle relazioni privilegiate al fine di creare uno
spazio di prosperità e buon vicinato, fondato sui valori
dell’Unione e caratterizzato da relazioni strette e pacifiche basate
sulle cooperazioni”. Aggiunge che gli accordi con questi Paesi
possono comportare diritti e obblighi reciproci e la possibilità di
condurre azioni in comune da attuarsi con una concertazione
periodica.
Nell’ambito delle relazioni di vicinato le “cooperazioni” sono
inquadrate nella Politica Comune Esteri e Sicurezza e si devono
ora svolgere sulla base di precise norme, inserite nel Titolo V,
articoli 21 e 22 del Trattato, che danno anche un maggior ruolo
alla Commissione. Si istituzionalizza, dunque, e si rafforza
quanto precedentemente si era stabilito, ma scarsamente
applicato mancando prescrizioni di Trattato.
Il principio che sottintende a lungo termine la Politica Europea
nei confronti dei vicini è quello di consentire ad ognuno di
questi Paesi di intensificare i suoi legami con l’Unione Europea
nella misura delle sue aspirazioni, dei suoi disegni specifici e
delle capacità di cui dispone, con la possibilità di realizzare con
l’UE una Associazione politica più stretta e di perseguire una
graduale integrazione nel “mercato interno” comunitario.
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Al processo euro-mediterraneo del 1995, detto “di Barcellona”,
che ha tentato, senza particolare successo, attività multilaterali
attraverso Accordi associativi, si è sostituita una più ampia
Politica Europea di Vicinato allo scopo di privilegiare accordi
bilaterali attraverso ”Piani d’Azione” concordati, finalizzati a
dare maggiore impulso, oltre che in campo economico e di libero
scambio, anche nell’ambito dei diritti dell’uomo e della
democratizzazione.
Ancor prima dello spontaneo “risveglio arabo” contro regimi
autoritari, l’Unione Europea aveva cominciato a rendersi conto
che, nei fatti, continuava a perseguire esclusivamente nel suo
Vicinato l’obiettivo della stabilità e della sicurezza, divenuto
prioritario alla fine della “guerra fredda”.
Per reagire a rapide, profonde evoluzioni in atto la
preoccupazione maggiore dei Paesi membri dell’UE stava
sempre più concentrandosi su tre forti esigenze di sicurezza: la
garanzia di una continuità di approvvigionamenti energetici, la
lotta al terrorismo di Alkaeda, il freno all’immigrazione
clandestina.
Rimaneva in ombra la richiesta di rispettare i valori universali,
nonostante fossero elementi fondanti della identità dell’Unione
Europea: diritti dell’uomo, libertà, democrazia e Stato di diritto.
In altri termini sostanzialmente l’UE aveva trattato con taluni
regimi non democratici senza contestare il loro autoritarismo.
le profonde aspirazioni di cambiamento per la riconquista della
libertà in aree adiacenti all’Europa comunitaria, che hanno
avviato mutamenti radicali in tutto il mondo arabo, fanno
diventare prioritario l’obiettivo di subordinare ogni accordo al
rispetto di questi valori.
In tal senso si sono già espressi con fermezza il Parlamento
Europeo, la Commissione ed il Consiglio: l’UE ha offerto ai
vicini del Sud un “Partenariato per la democrazia e la prosperità
condivisa con il Mediterraneo orientale” . Istituendolo nel marzo
2011 ha voluto rispondere immediatamente alle rivolte ed alle
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aspirazioni democratiche nell’Africa settentrionale: ha effettuato
interventi finanziari di emergenza, decisa a rendere più efficaci le
relazioni con i Paesi della riva Sud del Mediterraneo. Ai vicini
dell’Est ha offerto un “Accordo di Associazione nel quadro del
Partenariato Orientale”.
E’ opportuno rilevare che il bacino del Mediterraneo , con i
recenti sviluppi nel mondo arabo, sta riacquistando un ruolo
strategico nell’evoluzione geopolitica mondiale. Dopo il grande
allargamento dell’Unione Europea, la Politica comunitaria
mediterranea ha equilibrato con il baricentro della costruzione
europea che si era eccessivamente spostato nella direzione
Centro-Nord.
L’Unione Europea ha pertanto nominato un proprio
“Rappresentante speciale dell’UE per il Mediterraneo
meridionale”, (lo spagnolo Bernardino Leòn), col mandato di
perseguire gli obiettivi PEV decisi dal Consiglio Europeo dell’11
marzo 2011 e di favorire uno stretto coordinamento con tutte le
parti internazionali coinvolte nel processo di trasformazione
democratica della regione: l’ Unione Africana, il Consiglio degli
Stati Arabi del Golfo, la Conferenza Islamica, la Lega degli Stati
Arabi e le Nazioni Unite.
Spetta al Comitato Politico e di Sicurezza UE , insieme all’Alto
Rappresentante di politica estera Catherine Ashton, dare
l’orientamento strategico e la direzione politica al Rappresentante
speciale.
E’ soprattutto l’Italia, profondamente immersa nelle acque del
Mediterraneo, che non deve perdere l’occasione del
potenziamento della politica mediterranea.
D’altra parte va rilevato con soddisfazione che il primo accento
della Politica estera del nuovo Governo italiano è stato posto
sullo scacchiere, considerato cruciale, del Mediterraneo.
In un momento in cui, dopo gli sconvolgimenti della “primavera
araba”, in molti Paesi dell’area la situazione, appare incerta (ad es.
in Libia la fine della guerra non significa ancora la fine dei conflitti di potere) il
Ministro degli Esteri italiano col collega tunisino ha assunto
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l’iniziativa di rilanciare il Gruppo dei “5+5” (Italia, Francia,
Spagna, Portogallo, Malta con Algeria, Marocco, Libia, Tunisia,
Mauritania) creato nel 1990 per la promozione della
cooperazione politica e della solidarietà intra-mediterranea,
attualmente di particolare rilevanza nel processo di pacificazione
della regione.
La nuova Politica Europea di Vicinato deve diventare un mezzo
per evidenziare le capacità dell’UE ad essere uno dei principali
attori in una regione sempre più rilevante dello scacchiere
internazionale. Così contribuirà notevolmente a proseguire nel
senso della storia dell’integrazione europea che, anche con
maggiori trasferimenti di sovranità in campo economico, dovrà
sbocciare in una Unione politica.
Articolazioni della Politica Europea con i Vicini
La “Politica Europea di Vicinato (PEV) che si è deciso di
rinnovare” affonda le sue radici in quella varata nel 2004, e ne
mantiene l’impianto di intervento e l’obiettivo: tener conto dei
bisogni e capacità di 16 Paesi vicini (vedi pag. 12) le cui prospettive
di avvenire hanno implicazioni dirette e significative sull’UE.
La PEV interviene per mezzo di “Piani d’azione” concordati
bilateralmente (non ancora concordati con Bielorussia, Libia,
Siria), in un quadro istituzionale di Ministri degli Esteri cui si è
aggiunto il Parlamento Europeo.
La PEV che intende venir incontro alle aspirazioni dei Paesi
partner in termini di maggiore libertà e di una migliore qualità
della vita, persegue in particolare l’obiettivo di una integrazione
commerciale centrata sulla soluzione di problemi doganali, su
precise operazioni di riforme interne, sulla armonizzazione delle
regolamentazioni, sull’avvio di gemellaggi.
Ad esempio una prima iniziativa, fortemente voluta dall’UE, è
l’accordo sub regionale di Libero Scambio di Agadir firmato nel
2004 tra Marocco,Tunisia, Egitto, Giordania, con un mercato di
più di 100 milioni di persone, retto da Istituzioni comuni che
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facilitano l’integrazione dei 4. Esempio da sviluppare nell’intera
area mediterranea.
Con la PEV rinnovata, l’Unione, continuando a perseguire lo
sviluppo economico e sociale dei singoli Paesi, intende apportare
un maggior sostegno alle trasformazioni democratiche del
vicinato meridionale dell’Europa. Deve anche perfezionare i
Piani d’azione rendendoli più incisivi e centrati su un numero
limitato di priorità in materia di riforme: sono condizioni
necessarie per un miglior collegamento tra obiettivi politici e
programmi di assistenza. L’UE deve inoltre rendere l’aiuto
comunitario più accessibile alle organizzazioni della “società
civile” che influenzano, facilitandolo, un contesto democratico.
La nuova Politica di Vicinato intende dunque apportare una
risposta più ambiziosa in particolare ai profondi mutamenti che
si stanno concretizzando, talvolta anche con qualche difficoltà,
nel Mediterraneo Sud (Egitto, Libia, Tunisia), alle evoluzioni in
corso in Algeria, in Marocco, in Giordania, in Libano. Intende
anche contribuire con fermezza a bloccare l’arresto della dura
repressione in corso in Siria.
Rimane tuttavia inteso che, nel caso di mancata od insufficiente
realizzazione delle riforme concordate, l’UE si riserva di ridurre il
livello del suo aiuto che è pur sempre condizionato : “più fondi
in cambio di più riforme”.
- La “Unione per il Mediterraneo” è un nuovo quadro politico, al
massimo livello di Capi di Stato e di Governo, che collega alla
Unione Europea
16 Paesi rivieraschi (Albania, Algeria,
Bosnia/Erzegovina, Croazia, Egitto, Giordania, Israele, Libia,
Libano, Marocco, Mauritania, Monaco, Montenegro, Palestina,
Tunisia, Turchia). E’ stata creata nel 2004 su iniziativa di
Sarkozy, col sostegno degli allora Premier Prodi e Zapatero, per
rafforzare l’iniziale azione del Partenariato UE-Nord Africa che
aveva avuto scarso successo, e per completare le relazioni
bilaterali tra l’UE ed i suoi partner attraverso una azione più
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pragmatica, concentrata su 6 rilevanti e prioritari progetti comuni
a livello regionale.
Purtroppo l’Unione è stata rallentata nel suo stimolo allo
sviluppo delle economie arabe mediterranee perché il processo di
pace israelo-palestinese è tuttora in una situazione di stallo ed
inoltre perché taluni leader firmatari sono stati nel frattempo
rovesciati nel corso della Primavera araba.
Inoltre la grave crisi economico-finanziaria dell’UE ha ridotto le
possibilità di investimento nei progetti comuni; non sono stati
neppure avviati quelli relativi alle autostrade del mare ed alle
PMI, mentre è stata creata solo l’Università Euro Mediterranea.
Attualmente la Francia insiste sul ruolo che Parigi e Roma
debbono svolgere all’interno di questa Unione, anch’essa però da
migliorare, per il rafforzamento della cooperazione tra l’UE ed i
Paesi della riva Sud del Mediterraneo.
- Il “Partenariato Orientale”: è stato creato nel 2008 su iniziativa
polacco-svedese tra l’UE e 6 Paesi ex URSS (Armenia,
Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova, Ucraina), abbastanza
vicini per collocazione geografica e per modelli economici oltre
che culturali. Obiettivo è il rafforzamento delle relazioni
reciproche con i paesi dell’Europa dell’Est e del Caucaso del Sud
ai fini di una progressiva convergenza verso politiche e temi UE
di comune interesse che comprendono anche la Politica di
Sicurezza e di Difesa comune.
Un punto di arrivo dovrebbe essere la creazione di una Area di
Libero Scambio e la conclusione di Accordi di Associazione con
particolari disposizioni in materia di interdipendenza energetica.
- La “Sinergia Mar Nero”. E’ stata promossa dall’UE nel 2007
per sviluppare, attraverso specifici programmi, una cooperazione
regionale tra i 10 Paesi dell’Area (ad Ovest: Grecia, Bulgaria,
Romania, Moldova; a Nord: Ucraina; ad Est: Georgia, Armenia,
Azerbaigian; a Sud: Turchia).
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La regione, oltre a rappresentare uno strategico punto di incrocio
tra Europa, Asia Centrale e Medio Oriente, è ricca di risorse
naturali ed è area di concentrato traffico energetico, ed inoltre ha
un grande potenziale di sviluppo.
- Il “ Partenariato strategico UE-Russia”, avviato nel 1997, ha
voluto andare oltre la Politica di Europea di Vicinato perché si è
posto come programma la costruzione di 4 “Spazi comuni”
(sicurezza, economia, ricerca, istruzione) ai quali il Presidente
Medvedev ha successivamente chiesto ed ottenuto di aggiungere
un 5° Spazio comune: il “Partenariato per la modernizzazione
della Russia”.
Con quest’ultimo Mosca intende coinvolgere la società civile per
realizzare trasformazioni tecnologiche, attrarre capitali per gli
investimenti, attuare riforme strutturali economiche.
Il Presidente russo ritiene che, soprattutto insieme alla società
civile, si possono riformare le Istituzioni politiche basandole su
valori democratici e realizzare riforme giudiziarie che rafforzino
lo Stato di diritto: condizioni queste ritenute essenziali per la
modernizzazione.
Ciò nonostante, ancora nell’ultima riunione di vertice UE-Russia
del 15 dicembre 2011, l’Unione ha insistito nel manifestare
preoccupazioni per la difesa dei diritti umani e per la libertà dei
giornalisti in particolare nel Caucaso del Nord.
La Russia, che mantiene in Euro il 41% delle proprie riserve
monetarie , si è dichiarata pronta ad investire mezzi finanziari per
sostenere nell’attuale crisi l’economia europea l’Eurozona, perché
l’UE, con le forti importazioni energetiche, è il primo partner
commerciale di Mosca mentre la Russia è il terzo dell’UE.
Conflitti interni al Vicinato e nei confronti dell’UE
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All’interno dell’Area adiacente l’UE, dalla Moldova al Caucaso
meridionale, dal Medio Oriente al Sahara occidentale, sussistono
purtroppo conflitti sia interni che nei confronti dell’UE:
- L’Iran sta sviluppando, attraverso l’arricchimento dell’uranio,
un programma nucleare, considerato minaccioso dall’AIEA per
le possibili implicazioni militari: il mondo occidentale reagisce
attraverso sanzioni che si allargano dal petrolio al settore
finanziario ed alla Banca Centrale di Teheran. L’UE rifiuta
l’ipotesi di qualsiasi reazione militare e, contando sul possibile
indebolimento della dirigenza iraniana che potrebbe essere
indotta a negoziare, approva l’embargo petrolifero attuandolo
però solo dopo 6 mesi per consentire ai propri importatori di
accordarsi con esportatori alternativi e per consentire il rispetto
di quei contratti con Teheran che garantiscono il rimborso di
debiti, per esempio quello contratto dall’Iran con l’ENI. (I
maggiori importatori di petrolio dall’Iran sono nell’ordine: Cina,
India, Giappone, Italia).
Intanto l’Iran ha reagito all’embargo bloccando, per ora, le sue
esportazioni in Francia ed in Gran Bretagna.
L’UE ha acquistato nel 2011 un quinto del petrolio prodotto in
Iran.
- In Siria, nonostante la Lega Araba abbia ingiunto il ritiro del
Presidente Bashar al-Assad, continua la violenta repressione
contro i movimenti popolari : il regime non rispettando le
promesse di ampie riforme, ha certamente compromesso la
propria legittimità.
L’UE condanna severamente il Governo Siriano, applica
sanzioni economiche e finanziarie, sostiene le forti pressioni della
Lega Araba e chiede all’ONU di adottare tutte le misure utili
perché cessi la repressione. E’ anche preoccupata per le attività
militari siriane nei pressi della frontiera turca. Purtroppo il
Consiglio di Sicurezza dell’ONU non ha ancora adottato una
risoluzione comune contro il Governo siriano a causa
dell’atteggiamento contrario di Russia e Cina, anche se Mosca,
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incominciando a riconoscere che la situazione in Siria si sta
aggravando, sta tentando una composizione diplomatica senza
abbattere Bashar al Asad.
60 Paesi “Amici della Siria”condannano la repressione e
sollecitano una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, mentre
Kofi Hannan è stato nominato Emissario congiunto di ONU e
Lega Araba per mettere fine alla violenza ed alla crisi umanitaria.
Nel frattempo il Referendum Costituzionale lanciato dal
Governo ha suscitato forti dubbi sul suo valore.
- Il conflitto tra Israele ed i Territori palestinesi non si placa
nonostante l’azione del “Quartetto” (UE, Russia, USA, ONU)
che propone di raggiungere la pace con la formula dei “due
Stati” nella parte occidentale della Palestina , anche se questa
prospettiva comincia ad indebolirsi
L’ UE, in definitiva, ha accolto con favore le recenti proposte del
Presidente Obama, d’altra parte in linea con le precedenti
posizioni comunitarie, ed ha invitato tutte le parti ad astenersi da
azioni unilaterali nei confronti dei contendenti: teme che una
autonoma creazione di uno Stato palestinese ai confini di Israele
venga minacciata da Tel Aviv con costruzioni di nuove
abitazioni, restrizioni economiche nei confronti di attività
commerciali palestinesi, e limitazioni imposte alla crescita
demografica del Paese.
- Libano: continua la Missione ONU (UNIFIL:36 Paesi),
nuovamente sotto comando italiano, per monitorare la
cessazione delle ostilità al confine Libano-Israele.
Obiettivo: collaborare con l’esercito libanese al disarmo dei
gruppi armati dopo la conclusione delle operazioni israeliane in
territorio libanese contro l’organizzazione armata di Hezbolllah
alleato della Siria e dell’Iran.
- Alcuni problemi regionali che sussistono e richiedono un
impegno comune Russia-UE:
. le questioni in sospeso Moldova-Trasnistria
. l’applicazione dell’accordo su: sicurezza, stabilità, integrità
territoriale della Geogia
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. il conflitto non risolto dell’Alto-Karabak.
Il problema dell’islamismo
Un problema da affrontare nel rinnovare la Politica UE con i
Vicini riguarda la presenza di gruppi e partiti di estrazione
islamista che si stanno affermando nei nuovi centri di potere a
seguito della “primavera Araba”.
Il preconcetto di una loro incapacità di convivere con la
democrazia, con la libertà religiosa e di opinione, col rispetto
della donna e delle minoranze, non può essere accettabile, tanto
più se al potere sono giunti con libere elezioni. Tuttavia ogni
giudizio al riguardo deve essere riservato sulla base del loro
effettivo comportamento e del loro concreto operare, non
dunque sulle loro radici religiose, ma neppure semplicemente
sulle loro dichiarazioni di intenzione.
La posizione dell’Unione Europea sul problema islamista si basa
sul Trattato di Lisbona nel cui Preambolo si precisa che la
fondazione dell’Unione Europea si è ispirata alle diverse eredità
culturali, religiose ed umanistiche dell’Europa. Si aggiunge che da
tali eredità si sono sviluppati, nel rispetto delle culture e delle
tradizioni, i diritti inviolabili della persona, della libertà, della
democrazia, dell’uguaglianza e dello Stato di diritto: valori questi
che derivano dal patrimonio spirituale e morale dell’Unione.
In particolare l’art. 17 precisa che “l’Unione rispetta e non
pregiudica lo status di cui le chiese e le associazioni o comunità
religiose godono negli Stati membri in virtù del diritto nazionale”
e si sottolinea che ”riconoscendone l’identità ed il contributo
specifico, l’Unione mantiene un dialogo aperto, trasparente e
regolare con tali chiese e organizzazioni”.
I
Nuova strategia nei confronti dei vicini
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a Sud e ad Est
L’esigenza di una nuova strategia delle relazioni dell’UE con i
vicini e di una nuova e più efficace impostazione della Politica
Europea di Vicinato, a seguito di una ampia riflessione effettuata
nell’estate del 2010 dalle Istituzioni comunitarie insieme a Paesi
partner, è stata rafforzata ed accelerata dai recenti traumatici
avvenimenti che hanno scosso l’insieme della regione del
Mediterraneo Sud.
Questi eventi, considerati di proporzioni epiche, hanno infatti
dimostrato che il sostegno dato sino ad ora dall’UE alle riforme
politiche avviate nei Paesi vicini ha portato a risultati deludenti.
Il rovesciamento di regimi repressivi installati da lungo tempo in
Tunisia, Egitto, Libia e la violenta repressione delle contestazioni
popolari in corso in Siria, hanno portato il Consiglio Europeo del
4 febbraio 2011 ad innovare con urgenza la strategia nei
confronti del Vicinato per meglio sostenere i processi di
transizione in atto verso forme di governance democratica che
comportino
pluralismo, migliori possibilità di prosperità
economica e stabilità regionale.
Sull’esigenza di cambiamento hanno anche influito la persistenza
di situazioni conflittuali in Medio Oriente, di cui la più
preoccupante rimane quella arabo-israeliana, e la necessità di
sostenere lo sviluppo di positive riforme costituzionali in
Marocco ed in Giordania.
Nei riguardi del fronte Est del Vicinato europeo , che non è
suscettibile di adesioni all’UE e non è stato oggetto di transizioni
traumatiche dalla caduta dell’Unione Sovietica, l’UE ha ritenuta
necessaria una maggiore incisività delle sue relazioni con i 6 ex
satelliti dell’URRS, mentre prosegue positivamente il rapporto
privilegiato con la Russia attraverso un ben strutturato
Partenariato strategico.
23
1) Trattato di Lisbona: nuove regole per il Vicinato
Il Trattato di Lisbona istituzionalizza all’art. 8 (Trattato
sull’Unione Europea) la capacità di sviluppare con i Paesi
limitrofi, non candidati all’ingresso nell’UE, relazioni privilegiate
di cooperazione per creare intorno all’UE uno spazio di
prosperità e di buon vicinato fondato sul rispetto dei valori
dell’Unione Europea (valori precisati all’art. 2: “dignità umana, libertà
democrazia, uguaglianza, Stato di diritto, diritti umani. Valori comuni agli Stati
membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione,
dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà, e dalla parità tra donne e
uomini”).
In base al Titolo V (Trattato sul funzionamento dell’Unione) queste
relazioni privilegiate, che da tempo sono state avviate in maniera
non organica e talune con risultati insoddisfacenti, devono ora
rispondere ad una nuova strategia ed a nuove regole che
tengano conto di un insieme di interessi geopolitici, di sicurezza
ed economici; è stato quindi necessario attribuire all’Alto
Rappresentante di Politica Estera e di Sicurezza. insieme alla
Commissione Europea , un rilevante ruolo nell’affrontare con i
vicini meridionali ed orientali, per mezzo di programmi d’azione
coerenti e compatibili tra loro (Accordi di Associazione e
Accordi di Libero Scambio), gli aspetti globali della Politica
Estera e di Sicurezza Comune (PESC) e della tradizionale
Politica esterna dell’Unione.
Questa nuova impostazione confida sul regolare rapporto
politico dell’Alto rappresentante e della Commissione con il
Consiglio Europeo dei Capi di Stato e di Governo e sul loro
costante dialogo con i Consigli dei Ministri competenti di
politiche settoriali, oltre che col Parlamento Europeo.
Si dovrebbe così contribuire a rendere le Politiche dell’UE e
degli Stati membri maggiormente allineate, consentendo di
esprimerle all’esterno con voci più coordinate e quindi più
efficaci.
24
Il Trattato di Lisbona crea le condizioni perché l’Unione meglio
raccolga le complesse sfide alle sue frontiere intervenendo
direttamente, nell’area dei suoi vicini sulle fonti di instabilità e di
conflitto, sulla non proliferazione, sulla lotta contro il terrorismo
internazionale, la criminalità organizzata e la droga.
Stabilisce inoltre con i suoi vicini rapporti che favoriscano la
propria sicurezza energetica, e contribuiscano alla progressiva
liberalizzazione degli scambi di beni, servizi, e capitali, al dialogo
sociale e culturale, al meglio affrontare il cambiamento climatico
e, con particolare rilievo, a rispettare i diritti umani .
L’Unione sembra quindi intenzionata ad utilizzare le nuove basi
giuridiche per agire e realizzare gli obiettivi che si è assegnata nei
confronti del suo Vicinato.
2) Evoluzione dei rapporti UE col Vicinato
Il Vicinato dell’Europa comunitaria è stato oggetto di attenzione
sin dall’inizio della prima Comunità del carbone e dell’acciaio ,
quando l’Italia nel 1950 aveva chiesto, invano, di inserire
l’Algeria nella Comunità Carbosiderurgica Europea (CECA) per
poter continuare senza intralci l’importazione di minerali ferrosi.
La Francia lo aveva impedito, ma aveva ottenuto di inserire nel
Trattato di Parigi rapporti privilegiati col Nord Africa per non
sgretolare la parte africana del suo impero coloniale.
Successivamente nel 1957, col Trattato di Roma, la Francia aveva
invece chiesto ed ottenuto che l’Algeria fosse integrata nella
Comunità Economica Europea (CEE) essendo un Dipartimento
francese: successivamente nel 1962 l’Algeria, raggiunta
l’indipendenza, dovette uscire.
Parigi ottenne poi che Tunisia e Marocco, resisi indipendenti,
beneficiassero di regimi preferenziali di scambi attraverso
Convenzioni bilaterali di Associazione economica, nel quadro di
25
una relazione istituzionalizzata stipulata
dalla CEE con
numerosi Paesi dell’altra sponda del Mediterraneo.
L’obiettivo strategico della Comunità Economica era allora
quello di impedire che il Mediterraneo cadesse nell’orbita
sovietica.
Sono poi seguiti 15 anni di cooperazione euro-mediterranea.
Nel 1972 la CEE aveva tentato di superare la frammentazione
della sua politica mediterranea lanciando nell’area un “approccio
globale”. Aveva accompagnato a rapporti essenzialmente
commerciali la ricerca di un equilibrio socio-economico,
inserendo in Accordi di Cooperazione un sostegno allo sviluppo
attraverso Piani di assistenza e misure di finanziamento.
Questa nuova strategia non ebbe tuttavia il successo sperato tra
l’altro per la mancanza di precisi accordi sull’ l’importazione nella
CEE di prodotti petroliferi, ma soprattutto perché non si è
saputo dare alle fasi di cooperazione una forte valenza politica.
a) Processo di Barcellona - Europartenariato mediterraneo
Con la fine della guerra fredda a seguito del crollo dell’URSS,
l’UE ha avviato negli anni 90 un ampio e rapido allargamento
essenzialmente all’Est e, per compensazione, su pressione
spagnola, l’UE nel 1995, attraverso una solenne, anche se forse
retorica, “Dichiarazione di Barcellona”, ha lanciato una
ambiziosa iniziativa “multilaterale” nel Mediterraneo: il
“Processo di Barcellona”. L’intenzione era quella di creare uno
spazio di pace, di sicurezza e di prosperità condivisa tra UE e
Paesi del Mediterraneo Sud attraverso una Zona di Libero
Scambio Nord-Sud all’interno di un “Europartenariato strategico
mediterraneo” fondato su tre capitoli: politico, economico,
sociale.
Purtroppo molti obiettivi, anche se validi, non sono stati
raggiunti.
26
Le prospettive di pace e stabilità si infransero presto a causa
delle violenze che hanno impedito la soluzione della crisi israeloaraba, cui si sono aggiunte relazioni critiche tra Libano, Siria,
Palestina, Giordania, Israele, oltre al perdurare del conflitto nel
Sahara occidentale che ha chiuso il confine tra Marocco e
Algeria.
Sul piano economico non si era sufficientemente tenuto conto
degli effetti della globalizzazione e della esigenza di reagirvi con
una vasta integrazione economica tra i Paesi del Mediterraneo
Sud: non si sono infatti moltiplicate le positive esperienze
dell’Accordo sub regionale di Agadir del 2004 per una Zona di
Libero Scambio tra Egitto, Giordania, Marocco e Tunisia e degli
accordi
bilaterali
Turchia/Marocco,
Turchia/Tunisia,
Turchia/Autorità Palestinese. La complementarietà commerciale
attesa è rimasta asimmetrica, tra un Sud “fornitore di risorse
naturali e di beni primari a debole valore aggiunto” ed un Nord
venditore di “beni sofisticati più cari”. Il commercio agricolo
euro-mediterraneo è rimasto squilibrato.
b) Politica Europea di Vicinato (PEV)
Nel 2004 l’UE, potenziatasi con l’allargamento a 27 Paesi
membri, su proposta della Commissione ha deciso di
intensificare ed approfondire le relazioni con i 16 Paesi più
vicini (Vedi elenco nell’Introduzione, pag. 12): 10 Stati del Mediterraneo
Sud, tre nuovi Stati indipendenti dell’Est e tre del Caucaso
meridionale che, pur non essendo direttamente confinanti con
l’UE, condividono con la vocazione europea una identità
regionale). Le ha inquadrate in una “Politica Europea di
Vicinato” (PEV) che, senza proporre future adesioni alla UE e
condividendo i principali obiettivi del Processo di Barcellona, si è
proposta di garantire il consolidamento di uno spazio comune di
prosperità, stabilità e sicurezza.
27
L’UE si era dunque promessa di creare, a livello “bilaterale”, le
condizioni per la realizzazione di riforme sia politiche che
economiche, sociali ed istituzionali tali da consentire il
ravvicinamento alle Politiche ed alle norme dell’UE. L’Unione
Europea si era offerta di dare ai Paesi vicini, in contropartita di
loro effettive riforme, una maggiore integrazione nei programmi
e nelle reti dell’UE, una maggiore assistenza ed un maggiore
accesso al mercato unico dell’UE.
L’intenzione principale dell’UE è stata quella di guidare i singoli
Paesi della vicine aree meridionale ed orientale verso lo sviluppo
ed il benessere attraverso “Piani d’azione”, in funzione sia dei
bisogni e delle capacità di ciascuno che degli interessi dell’UE.
Piani che comportavano, inoltre, sollecitazioni a realizzare delle
cooperazioni sub regionali. Il modello della PEV doveva essere
quello occidentale di democrazia e di economia di mercato.
La graduale integrazione economica, l’ assistenza finanziaria ed il
dialogo politico, insiti in ciascun Piano, avrebbero dovuto essere
subordinati, alle revisioni strutturali dei sistemi sia economici che
politici, da realizzarsi nel pieno rispetto della democrazia, dello
Stato di diritto e del diritto dell’uomo.
In realtà queste condizioni sono state, troppo sovente, scavalcate
dalle esigenze, considerate prioritarie dai Governi dell’UE, di
ottenere nell’immediato sicurezza energetica, lotta al terrorismo e
contrasto ad immigrazioni clandestine.
La situazione determinatasi non è stata sufficientemente presa in
considerazione dalla Commissione Europea, nonostante avesse,
tra l’altro, il compito di monitorare i progressi realizzati rispetto
ai traguardi prestabiliti in ciascun Piano d’azione.
Sinteticamente si può rilevare che a Sud la PEV si è data il
compito di incoraggiare i Paesi a raccogliere i frutti che
avrebbero dovuto essere del Partenariato Euro-mediterraneo, sia
nel campo del commercio, attraverso la promozione di reti e di
28
mercati infrastrutturali , con particolare rilievo all’energia e sia
attraverso lo sviluppo di forme innovative di cooperazione.
All’Est la PEV ha puntato su una migliore cooperazione
regionale, incoraggiando lo sviluppo di organismi esistenti quali:
Consiglio d’Europa, Cooperazione economica Mar Nero,
Consiglio degli Stati del Mar Baltico.
In questa area orientale la PEV ha dimostrato di essere cosciente
della aspirazione di Ucraina e Moldova di far parte di un futuro
allargamento dell’UE, trattandosi di Paesi europei,. Il cammino
delle loro riforme per l’eventuale adesione è però ancora troppo
lungo, per cui il problema non è stato posto all’ordine del giorno.
La Moldova, peraltro, non fa parte della “Politica di
Stabilizzazione e di Associazione” che si applica ai Paesi dei
Balcani occidentali ai quali è riconosciuta la possibilità di
adesione all’UE.
La Politica del Vicinato all’Est non ha tuttavia sviluppato tutti i
suoi effetti in Bielorussia ed in Siria perché i loro regimi
autoritari ed i loro comportamenti repressivi sono oggetto di
forte crescente contestazione da parte dell’UE oltre che del
mondo arabo e delle Nazioni Unite, in particolare degli USA.
L’accordo di Associazione con la Siria in ambito PEV, già
firmato, non è più stato ratificato e quindi non si è avviato il
relativo“Piano d’Azione”.
Se la Turchia entrerà nell’UE, allora anche l’Iran e l’Iraq avranno
una frontiera in comune con l’Unione e si porrà il problema della
loro partecipazione alla Politica di Vicinato.
Per ora il cammino dell’adesione turca è lungo e difficile a causa
dell’opposizione di Parigi e delle perplessità di Berlino di
inglobare un Paese islamico e sostanzialmente non europeo,
anche se si sono riscontrati nel febbraio 2012 progressi
soddisfacenti nel negoziato di adesione a proposito di una
“nuova agenda positiva”. Questa comprende risultati tangibili nel
campo dei Visti, della mobilità e della migrazione, del
ravvicinamento alle norme e alle pratiche comunitarie nei settori
del commercio e dell’Unione Doganale.
29
Si è aggiunto tuttavia il preoccupante problema della recente
decisione del Parlamento francese di tradurre in giustizia chi nega
il genocidio armeno effettuato dalla Turchia nel 1915. Ne sono
conseguite dure reazioni del Governo turco.
Le precedenti diverse fonti di finanziamento delle iniziative
comunitarie nei confronti dei Paesi confinanti sono state
concentrate dalla PEV in un “Nuovo Strumento Finanziario di
Vicinato e di Partenariato” che per il periodo 2007-2013 aveva
messo in bilancio 11,2 miliardi di Euro e che a seguito dei
traumatici recenti avvenimenti raggiungerà i 18,2 miliardi di
Euro nel 2014-2020 ( più del 50%). Altri finanziamenti sono stati
messi a disposizione del Vicinato con un “Fondo Investimenti “
alimentato dal bilancio UE e con interventi della Banca Europea
degli Investimenti e della Banca Europea per la Ricostruzione e
lo Sviluppo (BERS).
Un particolare sostegno all’azione delle rappresentanze della
società civile è stato deciso con un Fondo di 65 milioni di Euro
per il 2011/2012.
c) Unione per il Mediterraneo
Il Partenariato Euro-mediterraneo nell’ambito del Processo di
Lisbona è stato gestito dai Ministri degli Esteri che però non
sono riusciti a dare visibilità politica all’ importante ruolo dell’UE
in quest’area strategica. Ne è conseguita una generale
insoddisfazione per gli scarsi risultati dell’insieme delle politiche
euro-mediterranee che avevano evidenziato tra gli altri, due punti
particolarmente deboli più sopra indicati: la libera circolazione
delle persone e la liberalizzazione degli scambi agricoli.
Si è allora sviluppata nel 2007 l’iniziativa del Presidente Sarkozy,
nel tentativo di rilanciare il Processo di Barcellona, con
l’immediato supporto italo-spagnolo, di varare l’“Unione per il
Mediterraneo” (UpM) approvata, dopo qualche peripezia, dal
Consiglio Europeo nel 2008.
30
L’UpM, con sede a Barcellona, è una organizzazione
intergovernativa al più alto livello dei Capi di Stato e di Governo,
che si riuniscono in summit biennali, di 43 Paesi: i 27 dell’UE e
16 altri medio-orientali ed africani
che si affacciano al
Mediterraneo Sud (vedi pag.16 con la Libia considerata osservatore).
Operativamente nell’ UpM agiscono i Ministri degli Esteri che si
riuniscono annualmente insieme all’Alto Rappresentante UE
delle relazioni estere ed alla Commissione Europea.
L’obiettivo è stato il completamento delle preesistenti relazioni
bilaterali e multilaterali tra l’UE ed i suoi partner mediterranei al
fine di rafforzare la capacità di organizzare una cooperazione
regionale efficace e basata sui risultati di 6 progetti economici
concreti e di importanza strategica che in tutta la regione
debbono diventare fonte di occupazione, di innovazione e di
riduzione del forte divario di crescita con l’UE (mediamente da 1 a
6): piano solare mediterraneo, disinquinamento del Mare
Mediterraneo, sviluppo di autostrade del mare e terrestri
(autostrada del Maghreb e ferrovia trans-maghrebina), iniziativa
mediterranea di sviluppo di Piccole e Medie imprese ed iniziativa
culturale universitaria.
L’Unione per il Mediterraneo, nata sotto il segno della pace per
l’intera regione e della uguaglianza tra i partner, si è anch’essa
scontrata con l’aggravarsi della tensione Israelo-palestinese, con
lo scoppiare della gravissima crisi finanziaria e dei debiti sovrani
dell’Unione Europea e con la “primavera araba” ( ha rovesciato
Presidenti despoti -Tunisia, Libia, Egitto- che avevano firmato il
Trattato della Unione per il Mediterraneo): situazioni che non
hanno facilitato la gestione delle iniziative dell’UpM . L’unico
obiettivo raggiunto sino ad ora è la creazione dell’Università
euro-mediterranea a Portorose in Slovenia.
Attualmente sembra tuttavia manifestarsi un accresciuto
impegno di tutti i Paesi rivieraschi del Mediterraneo per una
protezione della ricchezza biologica di questo Mare che si può
31
rigenerare solo in 80 anni e nel quale è concentrato il 31% del
turismo internazionale ed il 25% del traffico marittimo mondiale
di idrocarburi.
D’altra parte la Banca per la Ricostruzione e lo Sviluppo
(impegnata sino ad ora solo nei Paesi post comunisti dell’Est
europeo), sollecitata dalla Commissione ad implicarsi nel
finanziamento della cooperazione nel Mediterraneo, ha aperto
una prima antenna a Casablanca e si è detta disposta ad investire
2,5 miliardi di Euro l’anno in Marocco, Tunisia, Egitto.
In definitiva si può affermare che sino ad ora l’UpM non ha
realizzato tutte le sue potenzialità e non ha prodotto i risultati
auspicati e per questo necessita di una riforma cui possono
contribuire, in linea col Trattato di Lisbona, potenziati ruoli
dell’Alto Rappresentante e della Commissione Europea.
d) Partenariato Orientale
Nel 2008 Polonia e Svezia hanno voluto rispondere a crescenti
critiche sul fatto che la Politica Europea di Vicinato riguarda un
insieme di Paesi molto diversi per cultura, religione, approcci
politici e collocazione geografica: hanno quindi proposto di
concentrare in un “Partenariato Orientale” i rapporti dell’UE
con i 6 Paesi membri della PEV ex satelliti dell’ URSS resisi
indipendenti (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia,
Moldava e Ucraina),
L’attenzione deve concentrarsi su:
immigrazione e liberi regimi di Visti, creazione di una Area di
Libero Scambio, Associazione comprendente l’ interdipendenza
energetica.
L’iniziativa, subito recepita dall’UE col sostegno del Parlamento
europeo , è partita dalla convinzione che la prosperità in Europa,
la sicurezza e successivamente l’alleanza politica nella lotta al
terrorismo, al crimine organizzato, al traffico della droga,
dipendono anche notevolmente dalla stabilità di vicini alleati
dell’Europa Orientale e dal successo del Partenariato Orientale.
32
Il Partenariato Orientale è istituzionalmente nato nel 2009 a
Praga con una cerimonia organizzata dalla Presidenza di turno
Ceca dell’UE che, a causa della ancora mancanza di ratifica Ceca
del Trattato di Lisbona e della sfiducia del Presidente decretata
nel frattempo dal Parlamento ceco, ha visto una polemica
assenza dei principali leader (salvo la presenza della Sig.ra
Merkel) invitati per la firma del Trattato.
La Russia che aveva compreso la finalità politica inespressa del
Partenariato Orientale, e cioè impedire una maggiore influenza di
Mosca in questo spazio ex sovietico, ha dovuto accettarlo sul
piano economico, mettendo però in guardia l’UE dal fare
contemporanee pressioni sui membri per favorire inserimenti
nella NATO. Tuttavia Vladimir Putin, appena assicurato della
sua elezione a Presidente il 4 marzo 2012, ha recentemente
lanciato, in polemica col Partenariato Orientale, l’idea di una
“Unione euro-asiatica” che riunisca tutte le ex Repubbliche
sovietiche, tra le quali, oltre alle 6 collegate con l’UE, addirittura
3 membri dell’Unione Europea: Estonia, Lituania, Lettonia.
Positivo è stato invece il secondo Vertice del Partenariato
Orientale del 29-30 settembre 2011 a Varsavia, dove i Capi di
Stato e di Governo hanno evidenziato la prospettiva di nuove e
intense relazioni contrattuali per una più stretta Associazione
politica ed una integrazione economica con l’UE.
E’ stato constatato che nell’ultimo decennio questa regione
orientale è globalmente progredita in termini di democrazia, a
volte con cambiamenti di regime, anche se debbono essere
ancora affrontate sfide economiche considerevoli legate sia alla
povertà, con forti differenze tra un Paese e l’altro, sia alla
vulnerabilità alle influenze esterne.
Il Partenariato Orientale ha comunque contribuito negli ultimi
due anni a dare un forte impulso alle relazioni tra l’UE e i suoi
vicini dell’Est, consolidando il difficile processo di cambiamento
iniziato dopo il crollo dell’Unione Sovietica.
33
L’Ucraina sta infatti accelerando la conclusione di un accordo di
Associazione, la Georgia e la Moldova hanno avviato negoziati
per una Zona di Libero Scambio globale e approfondita per
diventare più competitive e beneficiare dei vantaggi del “Mercato
Unico”, l’Armenia sta preparandosi negoziare una Zona di
Libero Scambio ugualmente globale e approfondita.
Cinque Iniziative “emblematiche”sono state varate nei settori dei
mercati regionali dell’elettricità, dell’efficienza energetica e delle
fonti di energie rinnovabili, della gestione integrata delle frontiere
(tra Ucraina e Bielorussia e tra Ucraina e Moldova), delle piccole
e medie imprese, della prevenzione/ preparazione/reazione alle
catastrofi naturali e della politica ambientale. Questi programmi
devono essere adattati nell’ambito della nuova strategia di
Vicinato.
Di particolare rilievo è l’implicazione dei rappresentanti della
società civile in tutti gli aspetti del Partenariato Orientale per
appoggiare le riforme e per verificarne l’attuazione.
La Commissione Europea ha attribuito 62,5 milioni di Euro allo
specifico sostegno del Programma di azione regionale 2011 del
Partenariato Orientale. L’intervento finanziario UE per questo
Partenariato fa parte dell’intervento complessivo nell’ambito
della Politica Europea di Vicinato.
L’impegno UE con la Bielorussia (il cui il nuovo Governo
sembrerebbe dare più importanza alla Russia che all’UE) è ora
interrotto e potrà essere ripreso quando verranno rilasciati e
riabilitati tutti i prigionieri politici e sarà posta fine alla
repressione ed impegnato un dialogo politico con l’opposizione,
facendo progressi nella democratizzazione e nel rispetto dei
diritti umani.
Tra Armenia ed Azerbaigian continua il conflitto sulla Regione
dell’Alto-Karabagh popolata da Armeni e sotto il controllo
dell’Armenia mentre è situata nel territorio dell’Arzebaigian.
L’UE sollecita una risoluzione non militare del conflitto sotto
l’arbitrato dell’OSCE.
34
Altro conflitto, tuttavia in fase negoziale, riguarda la Trasnistria,
regione separatista della Moldova che può destabilizzare oltre alla
Moldova anche l’Ucraina: l’UE e gli Stati Uniti sono osservatori
nella fase di mediazione che coinvolge la Russia, l’Ucraina e
l’OSCE.
3) La nuova Politica Europea nei confronti di un
vicinato in mutazione
Il processo di profonda trasformazione avviatosi con la
“primavera araba”nel Vicinato meridionale, e la transizione, non
certo priva di rischi e di incertezze, verso non solo migliori
condizioni di vita, ma anche verso il rispetto dei diritti umani, del
pluralismo, dello Stato di diritto, e della giustizia sociale, ha
obbligato un salto di qualità alle relazioni tra l’Unione Europea
ed il suo Vicinato meridionale.
a) “Partenariato per la democrazia e la prosperità col
Mediterraneo orientale”
L’8 marzo 2012, di fronte all’emergenza di eventi dalle
proporzioni epiche che si stavano verificando nel Vicinato del
Mediterraneo meridionale, la Commissione Europea e l’Alto
Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza
hanno proposto al Consiglio Europeo, che lo ha accolto con
favore, di realizzare un “Partenariato per la Democrazia e la
prosperità condivisa col Mediterraneo orientale.
Lo scopo è duplice: dare una risposta immediata agli avvenimenti
in corso (che forse avevano colto di sorpresa il mondo
occidentale) effettuando interventi urgenti, e delineare una nuova
strategia più mirata, innovativa ed ambiziosa, per tradurre in
realtà le enormi speranze che si sono espresse nella regione.
35
Questa risposta immediata ha comportato: sostegno alla
transizione democratica con iniziali aiuti umanitari (30 milioni di
Euro), agevolazioni della cooperazione consolare e delle
evacuazioni, operazioni congiunte del meccanismo di controllo
alle frontiere UE-FRONTEX, ricorsi al Fondo UE per le
frontiere esterne ed al Fondo per i rifugiati, ed inoltre visite
dell’Alto Rappresentante, coordinate comunitariamente, in
Tunisia ed in Egitto.
Con la Libia durante la fase bellica erano stati subito sospesi i
negoziati in corso dell’Accordo UE-Libia e proposte misure
aggiuntive alle sanzioni ONU.
In Tunisia dopo la fuga del Presidente Ben Alì sono stati
immediatamente stanziati 17 milioni di Euro per assistere la
transizione alla democrazia ed altri sono stati aggiunti per
riforme ed elezioni: complessivamente per il 2011-2013 sono per
ora assicurati 240 milioni di Euro.
All’Egitto dopo l’imprigionamento di Mubarak sono stati
garantiti per analoghe finalità 445 milioni di Euro.
Tre sono i cardini del nuovo “Partenariato per la Democrazia e
la Prosperità con il Mediterraneo orientale” che deve varare
impostazioni differenziate per Paese e sottoporle ad una severa
condizionalità (nell’aprile 2012 le tematiche della differenziazione e della
condizionalità per accedere al nuovo Partenariato saranno oggetto di una
Comunicazione della Commissione al Consiglio ed al P.E.):
- accesso al Partenariato vincolato a seri impegni di:
. progressione verso standard più elevati di diritti umani,
. governante,
. trasformazione democratica con elezioni libere ed eque,
. sviluppo istituzionale centrato su libertà fondamentali,
. riforme costituzionali,
36
. riforma del sistema giudiziario,
. lotta alla corruzione,
- sostegno alla società civile creando uno strumento ad hoc,
. maggiori opportunità di scambi e di contatti interpersonali per i
Giovani,
.sostegno ad un Forum per il dialogo sociale,
.sostegno alle Piccole e Medie Imprese, all’istruzione, alla
formazione, al miglioramento sanitario ed alle regioni più povere.
Per quanto riguarda la mobilità delle persone si è previsto il
lancio di “Partenariati per la mobilità” al fine di:
- gestire correttamente la circolazione di persone tra l’UE ed i
Paesi del Partenariato,
- garantire sicurezza attraverso il potenziamento della
cooperazione locale Schengen,
- assicurare la piena utilizzazione dei miglioramenti del codice
UE dei Visti,
- osservare la normativa per la migrazione legale, per i rimpatri e
per la sorveglianza marittima nei confronti delle immigrazioni
clandestine.
Sul piano dell’economia della Regione mediterranea orientale
Tunisia, Algeria, Marocco, Egitto, Giordania hanno relazioni
abbastanza avanzate con l’UE.
Alla Giordania, in contropartita alle leggi sui Partiti politici, sulla
liberalizzazione dei media, e sull’accesso all’informazione della
Pubblica Amministrazione, e alla legge elettorale, l’UE offre una
cooperazione rafforzata sulla crescita e l’occupazione con
importanti finanziamenti ai quali sarà aggiunto l’intervento della
Bei e della BERS.
Con l’Algeria sono in corso negoziati per rivedere la natura dei
contratti di esportazione di gas che l’UE vorrebbe solo di corta
UE, mentre fra qualche mese potrebbe essere deciso un gasdotto
verso l’Italia a 2000 metri sotto il mare.
In via di miglioramento sono i rapporti agricoli con l’Egitto.
37
Col Marocco, nonostante relazioni molto strette con l’UE
sussistono difficoltà sulla mobilità dei lavoratori.
I 5 Paesi della “’Unione del Maghreb Arabo”(Algeria, Marocco, Libia,
Tunisia, Mauritania) hanno deciso di coordinare le loro posizioni
per il rilancio del processo della loro integrazione (bloccato da
precedenti divergenze Marocco-Algeria) e diventare un partner regionale
nel contesto della Politica europea di Vicinato.
L’insieme dei vicini meridionali potrà contare, per programmi di
assistenza bilaterale, su interventi di circa 4 miliardi di Euro da
parte del “Fondo Europeo di Vicinato e Partenariato” sino alla
fine del 2013.
La Banca Europea degli Investimenti (BEI) potrebbe erogare
entro il 2013 prestiti, in operazioni gestite dallo stesso Fondo,
per 6 miliardi di Euro, non appena il Consiglio avrà approvato,
su richiesta del PE, la dotazione supplementare di prestiti di 1
miliardo di Euro.
Analogamente, con la prossima approvazione del Consiglio
relativa a reinvestimenti BEI, questa disporrà di ulteriori 200
milioni di Euro entro il 2013.
Anche la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo è
disposta ad investire 2,5 miliardi di Euro l’anno in Marocco,
Tunisia, Egitto, Giordania.
Per quanto riguarda il commercio nell’area mediterranea Sud si è
inteso modulare meglio il sostegno UE accelerando accordi di
liberalizzazione e concludendo la Convenzione unica sulle norme
di origine.
Nel lungo termine l’obiettivo è creare ZLS globali e approfondite
attraverso Associazioni e Piani di Azione ed inoltre è far
convergere verso le normative UE (concorrenza, appalti
pubblici, tutela degli investimenti, sanità e fitosanità).
A livello settoriale si dovrebbe istituire la “Comunità UEMediterraneo dell’Energia” cominciando con i Paesi del Maghreb
(parte occidentale dei Paesi arabi) ed estendendola poi ai Paesi
38
PEV del Mashrek (Paesi arabi ad Est del Cairo), aprendo a loro
il Trattato che con i Vicini Est e Sud-Est dell’UE ha istituito la
“Comunità dell’energia”.
Uno dei settori considerato prioritario del nuovo “Partenariato
per la Democrazia e lo Sviluppo col Mediterraneo orientale”
riguarda l’istruzione e la formazione professionale con
l’intensificazione dell’accesso ai Programmi UE (Erasmus
Mondus, Euromed Gioventù, Tempus).
Oggetto di attenzione particolare riguarderà l’aiuto al settore
agricolo attraverso la creazione di uno “Strumento europeo di
Vicinato per l’agricoltura e lo sviluppo rurale”.
Nei confronti del Mediterraneo Sud si sta sviluppando una
intensa attività sub regionale rivitalizzando il Gruppo 5+5 (vedi
Introduzione pag.15) che può catalizzare approcci collettivi e
cooperazioni fondate sulla solidarietà all’interno dell’area PEV.
L’Algeria ha convocato il Gruppo ad Algeri il 6 febbraio 2012
per discutere della sicurezza alimentare tra i 10 Paesi che hanno
caratteristiche agricole vicine e per annodare una cooperazione
economica e tecnica per sopperire ad una insufficiente
produzione alimentare di fronte ad un aumento della domanda
moltiplicato dalla crescita demografica.
È da sottolineare che all’interno del Gruppo 5+5 è stato creato
uno “Stato maggiore non permanente per interventi in casi di
crisi.
b) Una nuova strategia complessiva nei confronti di un
Vicinato in mutazione
La Commissione Europea e l’Alto Rappresentante UE per gli
Affari Esteri e la Politica di Sicurezza hanno proposto il 25
maggio 2011 al Consiglio Europeo, che la ha approvata, ed al
Parlamento Europeo una nuova strategia complessiva nei
riguardi delle relazioni con i 16 Paesi del Vicinato a Sud ed a Est
39
per rilevare le nuove sfide storiche alle quali sono ora
confrontati. Dovrebbero dunque intervenire dei progressi in
tutti gli aspetti di queste relazioni che sino ad ora hanno portato
frutti limitati.
L’UE deve dunque dare risposte più adatte alle rapide evoluzioni
dei partner vicini di fronte a loro improvvisi cambi di regime, ed
a lunghi processi di riforme e di consolidamento della
democrazia.
Per questo deve applicare il recente “Partenariato per la
Democrazia e la Prosperità col Mediterraneo Sud” e deve
rafforzare il “Partenariato Orientale”, rimanendo nella
convinzione che, se spetta ai Paesi vicini decidere del loro
futuro, l’UE deve sostenerli verso un maggiore benessere
politico ed economico inquadrati nella democrazia, senza
imporre soluzioni, e facendo trionfare in tutti la speranza sulla
paura e la libertà sulla repressione.
Tre sono gli obiettivi fondamentali del nuovo approccio
complessivo della Politica di Vicinato inteso a stabilire e a
consolidare delle democrazie “sane”, a prendere misure in favore
di una crescita economica durevole ed a saper gestire più efficaci
i legami transfrontalieri, disponendo di meccanismi e misure
adeguati:
1) aumentare l’aiuto ai partner che approfondiscono la
democrazia (creare un Fondo per la Democrazia), la libertà di
pensiero, di coscienza e di religione senza stabilire un modello
predefinito. Rendere l’aiuto più accessibile alla società civile e
promuovere la libertà dei media. Utilizzare le possibilità offerte
dalle Politiche Comuni Esteri e Sicurezza per affrontare
situazioni conflittuali (tensione israelo-palestinese, confine Libano-Israele,
Georgia, Moldova/Ucraina, Alto Karabagh, Sahara occidentale).
2) sostenere lo sviluppo economico e sociale:
40
- garantendo la possibilità di esercitare attività commerciali e di
investire,
- riducendo disuguaglianze sociali e regionali,
- creando occupazione,
- migliorando il livello di vita.
E’ inoltre necessario:
- favorire sviluppo agricolo e rurale,
- stimolare ZLS ed integrazione economica tra partner regionali,
- estendere il Trattato della “Comunità dell’energia” al
Mediterraneo Sud.
- rafforzare, come più sopra precisato, le due dimensioni
regionali: il “Partenariato per la Democrazia e la prosperità
condivisa col Mediterraneo orientale” ed il “Partenariato
orientale”.
Il consolidamento previsto del Partenariato Orientale si basa su 6
iniziative:
- prendere delle misure per “concludere” ed “attuare” Accordi di
Associazione, in particolare per quanto riguarda le Zone di un
Libero Scambio completo ed approfondito,
- proseguire nell’opera di democratizzazione,
- proseguire nel processo di alleggerimento delle formalità di
concessione di Visti e di liberalizzazione del regime dei Visti,
- intensificare la cooperazione settoriale, in particolare nello
sviluppo rurale e far partecipare Moldova e Ucraina al Trattato
istitutivo della “Comunità dell’energia”,
- far meglio conoscere ai cittadini i vantaggi del Partenariato
Orientale,
- collaborare maggiormente con la società civile ed i partner
sociali.
Mentre taluni vicini orientali sono manifestamente risoluti a
sfruttare pienamente le possibilità offerte dal Partenariato
Orientale, altri non hanno realizzato che dei progressi puntuali.
41
Occorrono dunque migliori adattamenti degli strumenti del
Partenariato alle diverse situazioni nazionali e la riduzione dei
tempi per concludere gli accordi di Associazione che sono il
mezzo più efficace per rafforzare i legami politici dell’UE con i
vicini dell’Est.
Per far fronte agli squilibri macroeconomici, sociali e regionali
saranno sviluppati programmi pilota di sviluppo regionale.
Certamente dovranno essere migliorati i programmi per la
gestione delle frontiere, lo sviluppo delle PMI, la cooperazione in
materia di energia, di protezione civile e di ambiente.
Come per l’area Mediterranea saranno necessarie Cooperazioni
sub-regionali.
Dovranno sviluppasi strette cooperazioni oltre che nell’ambito
della Politica di Sicurezza e di Difesa Comune (PSDC) anche
nei campi della giustizia, libertà, e sicurezza interna
coordinandosi con la relativa Politica Comunitaria.
Analogamente dovranno realizzarsi collegamenti con le politiche
comunitarie sociali e dell’occupazione.
In sintesi:
- per la parte mediterranea la “Nuova strategia nei confronti di
un Vicinato in mutazione” rilancia e precisa le iniziative del
“Partenariato per la Democrazia e la Prosperità condivisa col
Mediterraneo meridionale”,
- per la parte del Vicini all’Est il “Partenariato Orientale”
sviluppa innovazioni aggiungendo vari incitamenti per il suo
rafforzamento.
La Commissione Europea prevede che per il 2004-2020
l’ammontare della spesa da bilancio dell’Unione, per programmi
e progetti di cooperazione con l’insieme dei Paesi vicini
raggiungerà i 18,2 miliardi di Euro.
42
Perché la spesa sia la più efficace possibile sarà essenziale rendere
più veloce e flessibile il sostegno ai vicini con una maggiore
differenziazione e con incentivi alle migliori performance.
Includendo tutti gli altri strumenti dell’azione “esterna” dell’UE
(es. l’aiuto allo sviluppo), il pacchetto complessivo da bilancio
UE, (secondo l’Alto Rappresentante Catherine Ashton dovrebbe essere
approvato nel 2013), ammonta a 96 miliardi di Euro. La Signora
Ashton ha voluto ribadire che “Filo rosso della nuova Politica di
Vicinato sarà quindi il principio che si daranno più fondi in
cambio di più progressi, in particolare nel campo delle riforme
democratiche e nel rispetto dei diritti umani, ma anche in ambiti
come lo sviluppo economico sostenibile e l’integrazione nel
mercato unico europeo”.
II
Partenariato strategico UE-Russia
La Russia, il più grande Vicino dell’Unione Europea, è anche un
partner strategico insieme al quale è possibile avere una decisiva
influenza sulle principali sfide e situazioni conflittuali nel mondo.
Il Partenariato strategico UE-Russia, è stato avviato nel 1997 al
di fuori della Politica Europea di Vicinato (PEV) (Vedi
Introduzione Pag. 18), e sta ora evolvendo rapidamente in una
stretta cooperazione a sostegno della modernizzazione della
Russia.
Risultati positivi sono già stati raggiunti:
- la piena integrazione nel sistema basato su regole internazionali
del commercio (Accesso della Russia al WTO deciso nel
dicembre 2011),
43
- la progressiva liberalizzazione dei Visti, tra Russia e UE, che
implica una significativa razionalizzazione della politica di
migrazione e di controllo delle frontiere,
- il miglioramento della mobilità che sviluppa gli affari e ravvicina
i rispettivi cittadini attraverso scambi di esperienza e di valori, ed
accresce la cooperazione culturale.
Nuovi progetti sono in preparazione con notevole contributo
dell’UE: il principale è la “modernizzazione” della Russia che,
oltre ad incrementare l’utilizzo di tecnologie evolute, consente
un efficace e corretto “campo di gioco” economico per le
imprese anche europee, un maggiore coinvolgimento dei più
creativi settori della società includendo la società civile (sono già
stati creati 23 partenariati di modernizzazioni), la protezione dei
cittadini ed il rispetto della legge.
Nell’ultimo Vertice UE-Russia (14 dicembre 2011) sono stati
evidenziati i principi ed i valori della partnership strategica
valutandoli sulla base degli effettivi sviluppi nei campi della
politica: l’UE ha sottolineato che il supporto dell’opinione
pubblica europea al Partenariato strategico è strettamente legato
all’evoluzione politica in Russia.
I problemi dell’energia nei rapporti con la Russia rimangono
assolutamente prioritari per l’UE che ha ancora ripetuto al
presidente Medvedev l’importanza di renderli trasparenti ed
applicati sulla base di regole uguali per tutti gli operatori.
Dalla Russia provengono un terzo del petrolio grezzo e circa un
quarto del gas consumato nell’UE.
Questi rifornimenti sono fondamentali per l’Europa, ma in
passato non sono stati sempre affidabili: l’UE con la strategia
energetica recentemente varata intende evitare che in futuro i
consumatori siano colpiti dalla “interruzione” dei rifornimenti,
come è già successo nel 2009.
Dopo il 25 febbraio 2012 sono stati firmati quattro accordi in
materia di energia, compreso l’aggiornamento di un meccanismo,
44
precedentemente concordato, in base al quale la Russia avverte
l’UE se i rifornimenti rischiano riduzioni o interruzioni.
Il programma nucleare dell’Iran continua ad essere una delle
principali preoccupazioni dell’UE e la stretta cooperazione con la
Russia, basata su punti di vista comuni, rimane essenziale per
ricercare una soluzione diplomatica dell’attuale conflitto.
45
DOCUMENTI DEL GRUPPO DEI 10
“PER UNA UNIONE EUROPEA
PIU’ DINAMICA E FORTE”
n. 1: Un contributo ai lavori della Conferenza
Intergovernativa del 2° semestre 2000 (Giugno 2000).
Modifica del Trattato di Amsterdam.
Princìpi, valori ed obiettivi dell’Unione Europea
Dimensione e composizione della Commissione
Voto nel “Consiglio” e procedure decisionali
Presidenza di turno dell’Unione Europea
Il Parlamento Europeo
Cooperazioni rafforzate
Politica estera, di sicurezza e difesa
Nuovo modello europeo di “governance economica”
Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea
n. 2: Proposte al Consiglio di primavera a Stoccolma del
23- 24 marzo 2001 (Febbraio 2001).Coordinamento
delle Politiche economiche e dell’occupazione.
n. 3: Un contributo al dibattito sul futuro dell’Unione
Europea in vista del Consiglio di Laeken del 14-15
Dicembre 2001 (novembre 2001). Lancio della
“Convenzione Europea”
Ruolo dei singoli Parlamenti nazionali nell’architettura
europea
Delimitazione delle competenze tra l’Unione Europea e gli
Stati membri Principio della sussidiarietà
Lo status della “Carta dei diritti fondamentali dell’UE”
Semplificazione dei Trattati.
n. 4: Contributo particolare alla Convenzione Europea
(maggio 2002)
Sistema istituzionale UE
46
-
Ruolo internazionale e competenze UE
Unione Economica e Monetaria
La via verso una Costituzione europea
n. 5: Contributo particolare alla Convenzione Europea
sul consolidamento dell’Unione Economica
Monetaria (dicembre 2002)
e
n. 6: Contributo particolare alla Convenzione Europea
(febbraio 2003)
Politica Estera e di Sicurezza Comune
Rafforzamento ed organizzazione della Presidenza di
turno
Parlamento Europeo e cooperazione intergovernativa
Ulteriori riflessioni sull’architettura istituzionale
Tradizioni religiose e cultura laica. Inserimento nel
Preambolo del Trattato costituzionale
n. 7: Politica di Sicurezza e di Difesa Comune dell’Unione
Europea (maggio 2003)
Oggetto del contributo del gruppo dei 10: le proposte del
Praesidium alla Convenzione
L’architettura delle disposizioni sull’azione esterna
dell’UE: Politica Estera e di Sicurezza Comune – PESC;
Politica Sicurezza e Difesa Comune – PSDC; Relazioni
economiche-commerciali esterne ecc.
La definizione progressiva di una politica di difesa comune
Il punto di forza: - cooperazioni strutturate per le missioni
UE tra stati membri militarmente più avanzati
La prospettiva finale: la difesa comune quale sbocco della
politica comune di difesa
n. 8: Trattato che istituisce una Costituzione europea
(ottobre 2003)
Il progetto della Convenzione europea e le prospettive del
negoziato tra i governi
47
-
Il Consiglio Europeo, il Consiglio Legislativo
La Commissione Europea
Il Parlamento Europeo
La Politica Estera e di Sicurezza Comune
La Politica di Difesa
La Governance economica dell’Unione
L’integrazione europea: garantire la continuazione e lo
sviluppo del processo
n. 9: La strategia di Lisbona per il rinnovamento
economico, sociale e ambientale dell’Unione Europea
(febbraio 2004)
Un contributo in occasione del Consiglio Europeo di
Primavera del 25-26 marzo 2004. Occupazione, crescita e
competitività.
I. Obiettivo della strategia di Lisbona
II. Punti critici dell’applicazione della strategia di Lisbona
- Coordinamento delle politiche economiche
- il mercato unico di beni, servizi, capitali e lavoro. Le
condizioni per sfruttarne le potenzialità
- Il mercato unico dell’occupazione per creare più e
migliori
occasioni
di
lavoro.
La
sfida
dell’invecchiamento della popolazione
- Istruzione e formazione
- La dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile
n. 10: In occasione delle elezioni europee (maggio 2004)
Ai cittadini, ai responsabili politici, ai candidati.
Le sfide della prossima Legislatura
I. Introduzione
II. Approvazione del Trattato costituzionale Europeo:
- Ruolo e composizione della Commissione
- Attuazione della Politica Estera e di Sicurezza
Comune
- Politica di Sicurezza e Difesa Comune
- Acquis comunitario
48
-
Garanzia della continuazione e dello sviluppo
dell’integrazione europea
III. Politiche nei confronti degli Stati ed Aree prossime al
territorio dell’UE
IV. Attuazione della strategia di Lisbona: competitività,
crescita, migliore occupazione
V. Promozione del dibattito su prospettive finanziarie
dell’UE adeguate alle ambizioni
n. 11:
I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
VIII.
IX.
X.
n. 12:
La strategia di Lisbona.
La grande sfida economica dell’Europa - Un
contributo al Consiglio Europeo di primavera 2005
Introduzione
Iniziativa di rilancio della Strategia di Lisbona.
Coordinamento comunitario nei settori economia,
occupazione, mercato
Unione Economica e Monetaria: Patto di stabilità e
strategia di Lisbona per la crescita
Riposizionamento produttivo europeo
Solida area europea di ricerca e di innovazione
Circolo virtuoso per maggiori e migliori posti di lavoro modernizzare il modello sociale europeo
Invecchiamento attivo della società
Istruzione e formazione
Dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile:
Processo decisionale dell’UE: coinvolgimento di
imprese, società civile, collettività locali
Conclusioni
Valori e interessi dell’UE nelle relazioni con il resto
del mondo
I. Lo status dell’Unione Europea nel Consiglio di sicurezza
dell’Onu:
- Ruolo internazionale dell’UE
- Rapporto del Gruppo ad alto livello sulla riforma
dell’ONU
49
II.
III.
n. 13:
I.
II.
III.
IV.
Presenza europea nel Consiglio di Sicurezza: art. 306
del Trattato Costituzionale
Proposta del Gruppo dei 10 per lo Status dell’UE nel
Consiglio di Sicurezza
Il ruolo dell’Unione Europea nel Fondo Monetario
Internazionale
Introduzione
La situazione attuale
Un ruolo più forte dell’UE, una presenza più efficace
del FMI
Proposta del Gruppo dei 10: una riforma più incisiva
ed un seggio unico per l’UE
L’Unione Europea, gli Stati Uniti, l’AIEA ed i
programmi nucleari dell’Iran
Introduzione
I precedenti nucleari dell’Iran
L’iniziativa in Iran di Francia, Germania, Gran
Bretagna
Il negoziato UE-Iran per un accordo di commercio e
cooperazione
La posizione del Gruppo dei 10 sui rapporti UE-Iran
Ricreare la fiducia dei cittadini europei nel processo
di integrazione europea.
Cogliere le opportunità di una Unione Europea in
evoluzione
Introduzione
Come difendere il modello sociale europeo
Come approfondire la politica comune di difesa
Come accelerare la stabilizzazione dei Balcani
Occidentali nel cuore dell’Europa
n.14: Riconquistare la fiducia dei cittadini europei nel
processo di integrazione europea. Un percorso a
doppio binario per superare l’impasse dell’Unione
Europea.
50
I. Introduzione
II. Proposta del Gruppo dei 10. Azioni prioritarie:
- Riforma della politica economica della Comunità
- Impulso alla politica comune esteri, sicurezza e difesa
- Una politica comune immigrazione-integrazione e
lotta alla criminalità organizzata
III. Proposte del Gruppo dei 10. II Seguito del Trattato
costituzionale
n. 15: L’Europa della politica comune, Esteri, Sicurezza e
Difesa
I. Introduzione
II. Alle origini di una difesa europea
III. Attualità della Politica Europea di Sicurezza e Difesa
(PESD)
IV. Operazioni UE di sicurezza e difesa
V. Conclusioni
n. 16: Politica energetica comune, proposte al Consiglio
di primavera 8-9 marzo 2007
I. Introduzione
II. Le principali proposte del Gruppo dei 10:
- L’apertura del mercato comunitario dell’energia
elettrica e del gas
- Mix energetico dell’UE, degli Stati membri e delle
imprese
- Risparmio energetico: consumi di energia razionali e
intelligenti
- Impedire la degenerazione climatica
- Voce unica nella politica energetica esterna dell’UE
n. 17:
Interventi alla Celebrazione del 50° della firma dei
Trattati di Roma. 26 Febbraio 2007.
Prof. Giovanni Maria Flick
Amb. Luigi Vittorio Ferraris
On. Filippo Maria Pandolfi
51
Amb. Pietro Calamia
On. Franco Frattini
n. 18: Politica europea ai confini dell’Unione. Proposte al
Consiglio Europeo di Bruxelles del 21-22 giugno
2007.
Sintesi
I. Introduzione
II. Paesi confinanti: liberalizzare e modernizzare
III. Dimensione Nordica: baricentro Russia
IV. Sinergia Mar Nero: Hub energetico
V. Mediterraneo Sud: Partenariato Strategico - Unione
Mediterranea.
n. 19: Implicazioni del Trattato di riforma dell’Unione
Europea (Settembre 2007)
Sintesi
I. Abbandono del Trattato Costituzionale
II. Convocazione della Conferenza Intergovernativa
III. Obiettivi del Trattato di Riforma
- Salvaguardia delle identità nazionali
- Nuovi impegni comunitari: energia – clima
- Spazio europeo: giustizia e affari interni
- La voce dell’Europa nel mondo
- Coordinamento delle politiche sociali nazionali
- Coordinamento delle politiche economiche
nazionali
- Riforme istituzionali
- Nuovo più democratico processo decisionale
- Nuovo sistema di voto
n. 20: Unione Europea: spazio comune
sicurezza, giustizia (Febbraio 2008)
Sintesi
I. Considerazioni iniziali
di
libertà,
52
II. Spazio di libertà, sicurezza, giustizia
- Immigrazione
- Libertà di movimento per i cittadini
- Sicurezza e giustizia
III. Iniziative comunitarie nel 2008
IV. Trattato di Lisbona: progressi per libertà, sicurezza
e giustizia
n. 21: La nuova strategia Euro-Mediterranea,
(Il Processo di Barcellona: una Unione per il
Mediterraneo)
Sintesi
I. Le decisioni sino ad ora assunte dall’UE.
II. Obiettivo implicito dell’Unione per il Mediterraneo
III. Precedenti della nuova iniziativa mediterranea
a) Il Processo di Barcellona
b) La politica UE di Vicinato
IV I problemi da affrontare dall’UE
a) Le reazioni dei Paesi della riva Sud
b) La governance dell’Unione per il Mediterraneo
Conclusioni
n. 22: Il ruolo Internazionale dell’Unione Europea
Introduzione
I. Dottrina europea delle Relazioni esterne dell’UE
a) Rinnovata partnerschip atlantica
b) Russia
c) Balcani Occidentali e Turchia
d) Cina, India
e) ASEAN
f) Africa
g) America Latina e America Centrale
II. Negoziati commerciali Doha
III Nuova strategia euromediterranea
IV Politica comune Esteri, Sicurezza, Difesa (PESD)
a) Interessi strategici dell’Unione Europea
53
b) Rafforzamento capacità operativa militare
Allegato: 21 Operazioni PESD a partire dal 2003
Conclusioni
n. 23: Le elezioni europee del 6-7 giugno 2009
I. Perché votare europeo
Le ragioni legate alla vita comunitaria
B) ragioni legate al ruolo mondiale dell’UE
- Avvio riforma finanziaria internazionale
- Sospensione del conflitto Israele-Gaza
- Unione per il Mediterraneo
- Patto europeo per l’immigrazione
- Cessate il fuoco tra Russia e Georgia
- Strategia del pacchetto energia-clima
- Consolidamento pace dopo i conflitti
II. Parlamento Europeo: autonomia strategica
dell’UE – Politica Esteri ,Sicurezza, Difesa
III. Le fondamenta dell’Unione Europea
IV. Il modello attuale di Unione Europea
V. I Partiti nazionali e europei
Elenco Documenti del Gruppo dei 10
n. 24: Dalla crisi globale e dal “si” irlandese una Unione
Europea rinnovata (5 ottobre 2009)
Introduzione generale
I. Rafforzare la politica Esteri, Sicurezza e Difesa
II. Superare l’asimmetria moneta-economia
III. Attuare Cooperazioni Rafforzate e sviluppare
la Cooperazione Strutturata Permanente (Sicurezza
e Difesa)
Elenco Documenti del Gruppo dei 10
n. 25: Unione Europea rinnovata (gennaio 2010)
Introduzione
I. Exit Strategy dalla crisi globale
- Il consolidamento dei conti pubblici
- Le politiche del lavoro nella nuova economia europea
54
- Quattro riforme
II.Energia eco compatibile
- Trattato di Lisbona
- Iniziative UE in campo internazionale
- Politica energetica comune eco compatibile generatrice
di innovazioni tecnologiche e di sviluppo economico
- Ricadute del Summit di Copenaghen
Elenco dei Documenti del Gruppo dei 10
n. 26: Il Trattato di Lisbona ricreare fiducia nei cittadini
(aprile 2010)
Introduzione
I Strategia Economica EU 2020
Riflessioni generali
Coordinamento, sorveglianza: politiche
economiche
Formazione e lavoro
Istruzione e ricerca
II Giustizia, Libertà, Sicurezza per i cittadini
Emigrazione illegale
Cooperazione Sicurezza interna
Clausola Solidarietà
Giustizia unica penale, civile
Lotta al terrorismo. Intercettazioni
III Più efficacia alla Politica Estera comune
Politica Estera, Sicurezza Comune (PESC)
Servizio Diplomatico Europeo
Politica Sicurezza e Difesa (PESD)
Elenco Documenti del Gruppo dei 10
n. 27: L’Unione Europea si riprende e reagisce alla crisi
globale (settembre 2010)
Introduzione
55
A) Il recente passato
- La BCE e la stabilità dell’Euro
- Priorità UE: rigore di bilancio
- Posizione UE nel G20 di Toronto
- Disinnescata la crisi dell’Euro
B) L’evoluzione in corso
- Governo (Governance) europeo dell’economia
- Lavoro e occupazione nella Governance economica
- Procedure di coordinamento economico
- Governance finanziaria: supervisione UE
- Approfondimento del “Mercato unico”
Elenco Documenti del Gruppo dei 10
n. 28:
Politica di Sicurezza e di Difesa Comune(PSDC)
elemento determinante
della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC)
Febbraio 2011
Premessa
Presentazione
- impegni di Politica Estera 2011
I. Avvio della Politica di Sicurezza e di Difesa Comune
II. Consolidamento della Politica di sicurezza e di Difesa
- Agenzia Europea per la Difesa
- l’iniziativa franco britannica: 3 dic. 1998 e 2 nov. 2010
- le strutture di gestione delle capacità militari e civili PESC
III. Relazioni transatlantiche USA-UE-RUSSIA
- Partenariati strategici:
- USA/UE
- UE/Russia
- UE/Cina
Elenco Documenti del Gruppo dei 10
56
n. 29: Partecipare alla formazione delle leggi EU
(maggio 2011)
Introduzione
I. Nozioni preparatorie alle consultazioni UE
- L’UE e l’Unione Politica
- Progressi del processo integrativo
II. Come legifera l’UE
-metodo comunitario
-metodo intergovernativo
III. Elaborazione delle proposte legislative UE
IV. Metodo per coinvolgersi nel processo legislativo
V. Preparazione della Politica comune dell’immigrazione
Elenco Documenti del Gruppo dei 10
n. 30: Unione Europea.
Sfida a scetticismo e populismo
(settembre 2011)
Introduzione
I Progressi dell’UE
1. Governo comunitario dell’economia e dell’Euro
2. Europa dell’immigrazione e dell’accoglienza
3. Europa militare-civile della Difesa e Sicurezza
II L’identità europea secondo il Trattato
A) identità ispirata alle eredità dell’Europa
B) relazioni identità europea-identità nazionali
C) sfida nazional-populista alla identità europea
D) conclusione
Elenco Documenti del Gruppo dei 10
n.31: Risposta UE ad un vicinato in movimento
(Febbraio 2012)
Introduzione
- Articolazioni della Politica di Vicinato
- Conflitti interni al Vicinato e nei confronti UE
57
- Il problema dell’islamismo
I. Nuova strategia con vicini a Sud e ad Est
1) Trattato di Lisbona: Vicinato nuove regole
2) Evoluzione dei rapporti UE col Vicinato
a) Europartenariato mediterraneo
b) Politica Europea di Vicinato (PEV)
c) Unione per il Mediterraneo
d) Partenariato Orientale
3) Nuova Politica Europea: Vicinato in mutazione
a) Democrazia e prosperità- Mediterraneo Sud
b) Strategia complessiva Vicinato in mutazione
II Partenariato strategico UE-Russia
Elenco Documenti del Gruppo dei 10