Orizzonti 3_U4_C17

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Orizzonti 3_U4_C17
La Comunità degli Stati Indipendenti
NORVEGIA
L’Europa e l’Italia nel Duemila
SVEZIA
Limiti dell’ex Unione Sovietica
FINLANDIA
Repubbliche non facenti parte della CSI
DANIMARCA
ESTONIA
LETTONIA
LITUANIA
GERMANIA
R U S S I A
ISLANDA
POLONIA BIELLORUSSIA
Prodotto interno lordo
(procapite in dollari)
meno di 5000
UNGHERIA
da 5000 a 10 000
FINLANDIA
NO RV E G I A
da 10 000 a 20 000
R U S S I A
SV E Z IA
IUGOSLAVIA
da 20 000 a 40 000
oltre 40 000
ALBANIA
ESTONIA
LIECHT.
AUSTRIA
MONTENEGRO
I TA L I A
ALBANIA
GEORGIA
AZERBAIGIAN
ARMENIA
BULGARIA
MACEDONIA
TURCHIA
IRAN
GRECIA
TUNISIA
S I R IA
CIPRO
MALTA
A LG E R I A
E G I T TO
IRAQ
LIBANO
ISRAELE
LIBIA
KUWAIT
GIORDANIA
ARABIA SAUDITA
Il Pil pro capite dell’Europa
17.1 Dall’Unione Sovietica
alla Russia di Medvedev
La fine dell’Unione Sovietica
Alla vigilia della caduta del Muro di Berlino
il prestigio internazionale di Mikhail Gorbacev, leader dell’Unione Sovietica, era in
costante ascesa. La firma di nuovi accordi
economici e militari con gli Stati Uniti gli
sarebbe valsa nell’ottobre 1990 addirittura
il premio Nobel per la pace. In un nuovo
clima di collaborazione con l’Occidente egli
appoggiò l’intervento delle Nazioni Unite in
Kuwait per respingere l’invasione irachena
e diede il suo consenso alla riunificazione
della Germania  .
ARMENIA AZERBAIGIAN
KIRGHIZISTAN
UZBEKISTAN
CINA
TAGIKISTAN
TURKMENISTAN
INDIA
SIRIA
AFGHANISTAN
IRAQ
IRAN
PAKISTAN
TURKMENISTAN
RO M A N IA
BOSNIA- SERBIA
ERZEGOVINA
S PAG N A
Mar
Mediterraneo
MOLDOVA
UNGHERIA
SLOVENIA
CROAZIA
ANDORRA
UZBEKISTAN
UCRAINA
REP. CECA
SLOVACCHIA
L LO
GA
TURCHIA
PO LO N IA
GERMANIA
SVIZZERA
RTO
GEORGIA
BIELORUSSIA
F R A N CIA
 Tweet Storia p. 430
GRECIA
io
PAESI
BASSI
BELGIO
PO
LITUANIA
Lago d’Aral
asp
r C
K A Z A K I S TA N
RUSSIA
LUSSEMBURGO
M A ROCCO
BULGARIA
Ma
REGNO
UNITO
DANIMARCA
K A Z A K I S T A N
Mar Nero
LETTONIA
IRLANDA
U CR AI N A
MOLDAVIA
ROMANIA
L’improvvisa fine dei regimi comunisti
in Europa orientale mise tuttavia in gravi
difficoltà l’Unione Sovietica e lo stesso Gorbacev. La situazione interna dell’Unione era
drammatica. L’economia continuava a peggiorare, la produzione agricola e industriale
diminuiva. La società non pareva capace di
rinnovarsi, e lo spirito riformatore lanciato
da Gorbacev con la perestrojka non dava i
frutti sperati. Soprattutto, le diverse nazionalità presenti nell’Unione Sovietica avanzavano sempre nuove e più ampie richieste
di autonomia che non potevano più essere
represse (come era accaduto ancora nella
seconda metà degli anni Ottanta).
Nel breve volgere di pochi mesi, l’Unione perse una dopo l’altra molte delle re-
pubbliche che la componevano. Cominciò
la Lituania, che si proclamò indipendente
nel marzo 1990. In maggio fu la volta delle
rimanenti repubbliche baltiche, Estonia e
Lettonia. Al principio del 1991 si staccarono da Mosca la Moldavia e le due repubbliche caucasiche di Armenia e Georgia. Il
crollo vero e proprio dell’Unione si verificò
nell’estate di quello stesso anno, con l’uscita di due repubbliche importanti sia per il
numero degli abitanti sia per le loro economie: la Bielorussia e l’Ucraina. A quel punto, Gorbacev si trovò stretto tra le pressioni
dei riformatori e quelle dei conservatori. I
primi chiedevano una radicale democratizzazione del sistema politico e di governo sovietico; i secondi esigevano il ritorno
all’ordine, imposto se necessario con le
armi. Tale tensione sfociò, nell’agosto 1991,
in un drammatico tentativo di colpo di Stato predisposto da parte dell’esercito e da alti
dirigenti del partito. Il golpe fallì per merito
della popolazione di Mosca, guidata da Boris Eltsin, un esponente dell’ala riformatrice
del partito, che si oppose ai carri armati dei
ribelli. La crisi dell’URSS era tuttavia ormai
irreversibile. Il PCUS venne sciolto e il 25
dicembre 1991 Gorbacev si dimise da presidente dell’Unione Sovietica. [Testimonianze  documento 5, p. 384]
Il paese sorto dalla Rivoluzione bolscevica del 1917 cessò semplicemente di esistere.
Nascevano al suo posto la Russia e molti altri nuovi Stati, nati dal distacco delle diverse
repubbliche. In quello stesso dicembre la
maggioranza delle repubbliche ex sovietiche diede vita alla CSI, la Comunità degli
Stati Indipendenti, una confederazione che
aveva il compito di rinnovare i legami economici, di politica estera e militari tra gli ex
appartenenti all’Unione Sovietica.
La nuova Russia di Eltsin
Primo presidente della nuova Russia fu
Boris Eltsin, il politico riformatore che già
guidava la Repubblica russa nell’ambito
dell’Unione Sovietica e che acquistò improvvisamente grande fama internazionale
Boris Eltsin.
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La globalizzazione
come animatore dell’opposizione popolare
al colpo di Stato del 1991.
Eltsin, uomo di notevole comunicativa
e vitalità, rimase al potere per tutti gli anni
Novanta. Si trovò però alle prese con una situazione difficilissima, ereditata dall’Unione Sovietica e alla quale seppe porre rimedio solo parzialmente. In particolare, egli
promosse il passaggio accelerato dall’economia pianificata all’economia di mercato.
Si impose allora un capitalismo selvaggio e
senza regole che creò rapidamente profondi
squilibri sociali. Da un lato prosperava una
ristretta minoranza di ricchissimi affaristi,
che non di rado si appoggiavano alla malavita, dall’altro cresceva il numero di poveri
e senza tetto.
Non erano gli unici problemi a gravare
sulla Russia. L’amministrazione pubblica
era inefficiente e corrotta e lo Stato aveva
accumulato un debito enorme. Alla periferia
della Repubblica crescevano inoltre le tensioni nazionalistiche. In particolare, la Cecenia, piccola Repubblica caucasica abitata
in prevalenza da musulmani, rivendicava la
creazione di un proprio Stato indipendente.
Eltsin decise di inviare l’esercito per reprimere la rivolta degli indipendentisti. L’intervento aveva motivazioni fondamentalmente
economiche: la Cecenia non solo produce
petrolio ma è un punto di passaggio dell’oleodotto che collega il Mar Caspio al Mar Nero.
Gli scontri, durati dal 1994 al 1996, causarono enormi distruzioni e oltre 40.000 vittime
tra i ribelli, e scatenarono violenze feroci da
entrambe le parti.
Invasione russa della Cecenia: un soldato russo per le strade di Grozny, la capitale, 1994.
I governi di Vladimir Putin
Eltsin, anche per le cattive condizioni di
salute, dovette infine passare la mano, non
prima però di aver indicato in Vladimir
Putin, ex ufficiale dei servizi segreti, il proprio successore. Putin vinse largamente le
elezioni presidenziali del 2000 e rimase al
timone della Russia fino al 2008, riuscendo
a stabilizzare il paese e guadagnandosi per
questo l’appoggio della larga maggiorana
dei cittadini.
Sotto il suo governo si riprese l’economia,
favorita dal notevole aumento dei prezzi internazionali di gas naturale e petrolio, di cui
Mosca era grande esportatrice. L’amministrazione e gli altri apparati dello Stato tornarono a funzionare. Il peso del malaffare e
della delinquenza si ridusse. Soprattutto, la
Russia riacquistò un ruolo da protagonista
sulla scena mondiale.
Il prezzo pagato per raggiungere questi
obiettivi fu però alto. Putin concentrò nelle
sue mani il potere esecutivo, il Parlamento
fu piegato ai suoi ordini, l’opposizione politica ostacolata e spesso imbavagliata, l’economia sottoposta al rigido controllo dello
Stato. Egli decise inoltre di reprimere con
una nuova e sanguinosissima guerra l’indipendentismo dei ceceni, i quali reagirono
con attacchi terroristici suicidi che seminarono il panico anche lontano dalla Cecenia.
Per esempio, l’assalto al teatro Dubrovka di
Mosca, nell’ottobre 2002, e il sequestro di
un’intera scuola a Beslan, nell’Ossezia del
Nord, nel settembre 2004 furono episodi
che si risolsero con centinaia di morti.
La sostanziale assenza di un’alternativa
politica credibile favorì comunque il disegno di Putin, che riuscì a far leva efficacemente sui sentimenti nazionalistici dei
russi. Alla fine dell’era di «Zar Vladimir», i
russi avevano infatti riacquistato fiducia in
se stessi, risultato che solo pochi anni prima
appariva irraggiungibile e davanti al quale
perdeva importanza persino l’evidente riduzione degli spazi di democrazia e libertà
imposta da Putin.
La situazione non mutò sostanzialmente
nemmeno nel 2008, anno in cui la presidenza della Russia fu assunta da Dmitrji Medvedev, delfino dello stesso Putin il quale divenne a sua volta primo ministro. All’inizio del
decennio in corso Putin rimane saldamente
il dominatore della vita politica russa.
17.2 L’Europa orientale
Repubblica di Slovacchia, che ereditava la
parte più obsoleta dell’apparato produttivo
d’epoca sovietica e che con maggiori difficoltà imboccò la strada dello sviluppo. Nella
Polonia stessa, in Repubblica Ceca e Ungheria fu più rapida l’affermazione del mercato
e della libera concorrenza; Romania e Bulgaria furono i due paesi dell’ex blocco sovietico che dovettero affrontare le maggiori
difficoltà, in particolare a causa dello scarso
ricambio e della scarsa preparazione della classe dirigente, e a causa delle pessime
condizioni in cui versavano i loro sistemi
economici alla caduta dei regimi.
Evento simbolo della fase storica seguita
alla caduta del comunismo fu l’unificazione delle due Germanie: la Repubblica Democratica Tedesca scomparve e dal 3 ottobre 1990 esiste solo la Repubblica Federale
Tedesca, che comprende anche i territori
dell’ex Germania orientale. La rinascita dello Stato più ricco e popoloso del continente
risvegliò le paure assopite di chi, a Mosca,
Parigi, Varsavia e Londra, ricordava i crimini
del nazismo e temeva l’aggressività tedesca.
Tuttavia, l’unificazione delle due Germanie
appariva una necessità storica ineluttabile e
si svolse con l’assenso diplomatico di tutte
le potenze dell’area.
e la guerra dei Balcani
I paesi dell’Europa orientale
dopo il comunismo
Il crollo del comunismo lasciò i paesi
dell’Europa orientale in condizioni di grave
arretratezza sociale ed economica. Ma tutti
intrapresero nel 1990 un nuovo cammino.
Parlamentarismo, democrazia e libertà di
mercato furono gli strumenti della ricostruzione. Col tempo, gli standard di vita e i
modelli di comportamento delle popolazioni dell’Est avvicinarono l’Europa orientale
all’Occidente. Alla fine degli anni Novanta
molti paesi ex comunisti divennero addirittura membri della NATO e, negli anni Duemila, dell’Unione Europea.
La Polonia fu guidata per tutta la prima
parte degli anni Novanta da Solidarność
e da Lech Walesa, che lasciarono nel 1995
spazio agli ex comunisti, confluiti in partiti di stampo socialdemocratico, mentre la
destra conservatrice crebbe nei consensi
e si affermò nel corso degli anni Duemila.
Nel 1993, la Cecoslovacchia si divise in due
nuovi Stati, per pacifica volontà popolare: la
Repubblica Ceca, più ricca ed avanzata, e la
L’Europa orientale
SVEZIA
DANIMARCA
M a re de l Nord
LETTONIA
Mar Baltico
RUSSIA
RUSSIA
REGNO
UNITO
BELGIO
Danzica
Amburgo
PAESI
BASSI
B I E LO RU S S IA
Berlino
Varsavia
Colonia
Bonn
LUSSEMBUGO
POLONIA
GERMANIA
Francoforte
Breslavia
Praga
Cracovia
R EP. C EC A
FRANCIA
SLOVACCHIA
Monaco
Bratislava
AUST R IA
SVIZZERA
Budapest
UNGHERIA
SLOVENIA
Cluj-Napoca
MOLDOVA
ROMANIA
CROAZ IA
Bucarest
BOSNIAERZEGOVINA
I TA L I A
UCRAINA
MONTENEGRO
Craiova
SERBIA
Varna
Mar Nero
B U LG A R IA
Sofia
KOSSOVO
ALBANIA
MACEDONIA
G R ECIA
TURCHIA
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La globalizzazione
L’Europa e l’Italia nel Duemila
17.3 Democrazia e
benessere in Europa
occidentale
Regno Unito e Francia
Confine tra Kosovo e Macedonia, esodo forzato dei profughi della guerra dei Balcani, 2 aprile 1999.
La guerra dei Balcani e la
dissoluzione della Iugoslavia
Assai più drammatiche furono le vicende
della Iugoslavia. Belgrado si era sempre
mantenuta orgogliosamente indipendente da Mosca, ma l’unità dei popoli slavi dei
Balcani non sopravvisse alla morte di Tito,
avvenuta nel 1980, e al crollo del comunismo. Venuti meno la personalità carismatica che aveva incarnato in sé la «diversità»
iugoslava e il collante ideologico del comunismo, riprese vigore il richiamo delle
identità etniche, per di più complicato dal
fattore religioso. Mentre alcune repubbliche
erano monoconfessionali (per esempio le
cattoliche Slovenia e Croazia), altre avevano al loro interno più religioni: nella Serbia
ortodossa era inclusa la regione del Kossovo
Gli Stati nati dalla dissoluzione della Iugoslavia
AUSTRIA
UNGHERIA
Lubiana
S LOVENIA
ROMANIA
Zagabria
C ROA Z IA
Belgrado
Tuzla
Banja Luka
SERBIA
BOSNIA-ERZEGOVINA
MONTENEGRO
Dubrovnik
Podgorica
Pristina
Koss ovo
Skopje
Mare Adriatico
I TA L I A
MAC E DO NIA
A LBA N I A
GRECIA
B U LG A R I A
Sarajevo
prevalentemente musulmana, e nelle altre
repubbliche (Bosnia-Erzegovina, Macedonia e Montenegro) vi era una compresenza
di cattolici, ortodossi e musulmani.
Tra anni Novanta e Duemila, con un processo spesso violento, la Iugoslavia si dissolse e dalle sue ceneri nacquero molti nuovi
Stati: la Slovenia, la Croazia, la Bosnia-Erzegovina, la Macedonia, il Montenegro e
infine il Kossovo. La Serbia, centro della
vecchia federazione iugoslava e guidata dal
leader nazionalista Slobodan Milošević, si
oppose con la forza a questo processo e gli
ultimi anni del Novecento videro tornare nel
cuore dell’Europa la guerra, l’odio religioso,
la violenza sulle popolazioni disarmate, i
profughi.
La Slovenia e la Croazia si dichiararono
indipendenti nel giugno 1991. Belgrado accettò la secessione della Slovenia, piccola
repubblica periferica del paese, ma contrastò con forza quella croata. Seguì una guerra
che si concluse solo nel marzo 1992 con il
riconoscimento serbo della separazione dei
croati.
Tra 1991 e principio del 1992, proclamarono l’uscita dalla federazione iugoslava anche la Macedonia e la Bosnia-Erzegovina.
In quest’ultima regione vivevano fianco a
fianco serbi cristiano-ortodossi, croati cristiano-cattolici e bosniaci musulmani. La
guerra generalizzata che ne derivò causò oltre 200.000 morti e 2 milioni di profughi ed
ebbe il suo culmine nel lungo assedio serbo
di Sarajevo: data la manifesta impotenza
dell’ONU, il conflitto si concluse solo con
il tardivo intervento delle forze aree della
NATO, che costrinse i combattenti a deporre le armi. La Bosnia-Erzegovina è da allora
uno Stato indipendente e multietnico, la cui
Un’immagine della distruzione prodotta a Dakovica,
Kosovo, dalla guerra fra le etnie serba e albanese.
guida viene assunta a rotazione da serbi,
croati e bosniaci. [Testimonianze  documento 6, p. 384]
La lunga transizione balcanica toccò un
altro punto culminante nel 1999, quando
fu necessario l’intervento della NATO, che
bombardò pesantemente Belgrado, per fermare la cosiddetta «pulizia etnica» operata
dai serbi ai danni della maggioranza musulmana di lingua albanese del Kossovo. Gli
albanesi del Kossovo chiedevano l’indipendenza, rifiutata da Belgrado perché nel 1389
proprio in questa terra – considerata «sacra»
alla memoria nazionale – i serbi stessi avevano combattuto contro i Turchi ottomani
una battaglia decisiva per la propria libertà.
Concluse le ostilità, il Kossovo venne presidiato da truppe internazionali sotto l’egida
dell’ONU e dichiarò infine la propria indipendenza nel 2008. Nel frattempo, nel 2006,
anche il Montenegro lasciò la vecchia federazione e il legame con Belgrado, dando vita
a uno Stato autonomo.
I paesi nati dalla dissoluzione della Iugoslavia vivono oggi situazioni molto differenti. La Slovenia è entrata a far parte
dell’Unione Europea nel 2004. Anche Croazia, Macedonia e Montenegro sono candidate a all’ingresso nell’UE, ma mentre la
prima gode di un certo sviluppo, le altre due
hanno davanti il difficile compito dell’ammodernamento economico e sociale. La
Bosnia-Erzegovina e il Kossovo soffrono
ancora a causa delle pesanti tensioni etniche. La Serbia, infine, esce in questi anni da
una posizione di grave isolamento diplomatico. Consegnati alla giustizia internazionale i criminali di guerra, tra cui lo stesso
Milošević, Belgrado aspira ora anch’essa a
entrare nell’Unione Europea.
Nel Regno Unito, il lungo governo dei Tories
(i conservatori), iniziato con gli esecutivi
di Margaret Thatcher nel 1979, terminò nel
1997 quando il Labour Party vinse le elezioni sotto la guida di Tony Blair. Il nuovo
capo della sinistra inglese si dimostrò un
politico capace di unire in modo concreto
la tutela dei cittadini meno fortunati e la libertà di mercato. In politica estera, si legò
strettamente agli Stati Uniti nella lotta al
terrorismo internazionale. Londra stessa fu
colpita dal terrorismo, nel 2005, con ben 52
morti in diversi attentati suicidi. Blair fu peraltro molto attivo sul fronte irlandese, promuovendo a più riprese il dialogo tra cattolici e protestanti e arrivando a concedere
all’Ulster (o Irlanda del Nord), la regione
irlandese a maggioranza protestante governata da Londra, un’ampia forma di autogoverno. L’esperienza di premier di Blair
si chiuse nel 2007, quando lasciò il posto al
compagno di partito Gordon Brown, a sua
volta sconfitto nelle elezioni politiche del
2010 dal conservatore David Cameron.
In Francia, nel 1995, il socialista François
Mitterrand terminò il suo secondo mandato
presidenziale e fu sostituito dal conservatore Jacques Chirac, che rimase al potere fino
al 2007. Chirac affrontò importanti difficoltà
interne: dalla forte ascesa politica della destra estrema alle insistite rivendicazioni dei
lavoratori, alla rivolta violenta delle periferie urbane, abitate in prevalenza da immigrati nordafricani. La crescita economica
della Francia tuttavia non si è mai fermata.
Molto importante è stata la sua posizione
sulla scena internazionale, in opposizione
alla guerra in Iraq. Successore di Chirac è
un altro conservatore, Nicolas Sarkozy, alla
guida del paese transalpino dal 2007.
Germania e Spagna
In Germania, l’entusiasmo per la storica
riunificazione tra Est e Ovest venne rapidamente smorzato dai problemi che essa
provocò. I costi finanziari e sociali legati
all’ammodernamento dell’economia e dei
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La globalizzazione
servizi dell’ex Repubblica Democratica furono infatti così elevati da mettere in crisi
le pur vaste possibilità del gigante tedesco.
Gli anni Novanta sono così stati per la Germania un’epoca di forte rallentamento della
crescita. Solo con il nuovo millennio, essa
è tornata a svilupparsi a ritmi sostenuti, riacquistando il tradizionale ruolo di «locomotiva d’Europa». Il cammino è stato ben
guidato dalle forze politiche alternatesi al
potere. Helmut Kohl, il cancelliere democristiano della riunificazione, lasciò nel 1998
il governo ai socialdemocratici di Gerhard
Schröder, che a sua volta lo restituì alla democristiana Angela Merkel nel 2005.
In Spagna, i socialisti governarono con
Gonzales fino al 1996 e – sotto la guida di
José Luis Zapatero – dal 2004 ad oggi; i popolari di José Maria Aznar condussero l’esecutivo dal 1996 al 2004. Fra i paesi dell’Europa occidentale, la Spagna è senz’altro quello
che all’ingresso nel nuovo millennio ha conosciuto la crescita economica più impetuosa. Difficoltà sono però venute da altri
ambiti. Il terrorismo indipendentista basco
dell’ETA non si è placato, insanguinando la
regione basca e la stessa Madrid. Ancora più
gravi sono stati gli attentati suicidi dell’11
marzo 2004. Organizzati da fondamentalisti islamici per ritorsione all’intervento spagnolo in Iraq, devastarono le stazioni ferroviarie della capitale, causando 191 morti.
Monumento alle vittime degli attentati di Madrid.
17.4 L’Italia da
Tangentopoli a oggi
La fine del comunismo
e Tangentopoli
Un confronto tra il panorama politico italiano odierno e quello dei primissimi anni
Novanta mostra un radicale cambiamento:
nessuno dei partiti di allora è attivo oggi.
Due eventi epocali hanno contribuito a modificare la storia politica del nostro paese.
Il primo di questi eventi è stato la caduta del Muro di Berlino. Il crollo del comunismo in Europa orientale ha costretto il
vecchio Partito comunista a ripensare se
stesso e a operare una svolta moderata,
abbandonando ogni riferimento all’esperienza comunista e scegliendo posizioni
socialdemocratiche. Ne sono testimonianza
i nomi assunti tra anni Novanta e Duemila
dall’ex partito di Togliatti: Partito democratico della sinistra, Democratici di sinistra e
infine Partito democratico, che ha raccolto anche gli eredi del cattolicesimo sociale
provenienti dallo scioglimento della Democrazia cristiana. Tale svolta ha avuto l’effetto
di condurre la sinistra italiana nell’area di
governo, annullando le preclusioni che prima colpivano i comunisti. La sinistra stessa
ha così potuto presentarsi alle elezioni politiche con la concreta possibilità di vincerle e
di guidare l’Italia.
Il secondo avvenimento epocale ha preso il nome di «Tangentopoli». Si è trattato
dell’emergere alla luce del sole, a partire
dalla primavera 1992, del sistema di corruzione e connivenze che da tempo legava la
politica al mondo degli affari. Le indagini
della magistratura cominciarono da un singolo episodio di malversazione a Milano e
investirono presto parecchie città, i partiti
e i maggiori uomini di governo. [Testimonianze  documento 7, p. 385] Le indagini di
«Mani pulite» – questo il nome che fu dato
all’inchiesta – stroncarono la carriera di
molti leader, a cominciare da Bettino Craxi,
e misero in crisi l’intero sistema politico. Il
Partito socialista, colpito gravemente dallo
scandalo, fu pesantemente penalizzato dagli
elettori e cessò in pratica di esistere. La Democrazia cristiana, anch’essa colpita dagli
scandali, resse inizialmente l’urto. Tuttavia,
al suo interno si verificarono tensioni sem-
«Mani pulite»: i magistrati D’Ambrosio, Di Pietro,
Davigo, Colombo della Procura di Milano, 1994.
pre più forti tra le varie correnti che prima
erano tenute insieme dalla minaccia comunista; il partito si frammentò infine in diverse piccole formazioni, alcune di impronta
più apertamente cattolica, altre più laiche.
Proprio queste ultime, insieme agli eredi del
Partito comunista, finirono per dare vita nel
2007 al Partito democratico.
L’ascesa della Lega Nord
e di Silvio Berlusconi
Altri due eventi che ebbero importanti conseguenze – e specchio della forte connessione tra società e politica del nostro paese
– furono la nascita e l’affermazione elettorale della Lega Nord e la «discesa in campo» di
Silvio Berlusconi.
La Lega Nord sorse al principio degli anni
Novanta come movimento autonomista delle regioni settentrionali, anti istituzionale e
critico contro gli sprechi e l’inefficienza della classe politica romana. La sua inaspettata
affermazione portò alla ribalta istanze localistiche che sembravano sopite da decenni.
Col tempo, però, anche la Lega Nord si è trasformata in una forza di governo. Oggi raccoglie consenso elettorale in tutto il Centronord e la sua base sociale è interclassista e
quanto mai vasta. La Lega influisce in misura fondamentale sugli equilibri parlamentari, ma soffre per la perenne tensione tra la
necessità di una visione unitaria e nazionale
– impostale dal suo ruolo nell’esecutivo – e
la dichiarata rappresentanza degli interessi
della parte più produttiva del paese, anche
a scapito dei bisogni del Mezzogiorno.
Ultimo e radicale elemento di novità, fra
Silvio Berlusconi.
quanti hanno influenzato il nostro sistema
politico al volgere del secolo, fu nel 1994 l’entrata in politica di Silvio Berlusconi. Berlusconi, magnate della televisione, impegnato
in diversi settori dell’imprenditoria e uno
degli uomini più ricchi del mondo, fondò al
principio del 1994 Forza Italia, il cosiddetto
«partito azienda» (perché la sua organizzazione ricordava l’assetto delle aziende di
Berlusconi) tutto imperniato sulla figura
del suo fondatore e votato a imprimere una
svolta efficientista all’azione di governo. Il
declino dei partiti tradizionali causato dalla fine del comunismo e da Tangentopoli
permise a Berlusconi di intercettare il voto
moderato di ampie fasce di popolazione
– rimaste senza punti di riferimento – e di
ottenere già al suo esordio un clamoroso successo elettorale.
Nodo irrisolto della sua
presenza in politica appariva il conflitto d’interessi: Berlusconi era
ed è infatti proprietario delle tre principali
reti televisive private
del paese nonché di diverse testate della carta
stampata, il che lo pone
in grado di influenzare sensibilmente l’opinione pubblica
italiana. Detiene inoltre interessi economici privati di enorme rilievo, che spesso
nell’esercizio delle sue funzioni lo pongono
in aperto dissidio con l’interesse pubblico.
Tutti i tentativi di risolvere per via legislativa
il conflitto d’interessi berlusconiano si sono
dimostrati nel tempo insufficienti.
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La globalizzazione
Centrodestra e centrosinistra
alla guida del paese
Le novità appena delineate scossero profondamente gli equilibri elettorali italiani.
Scomparso il «pentapartito» nato negli anni
Ottanta, dal 1994 si alternarono al governo
due nuove coalizioni. Il centrodestra, guidato da Silvio Berlusconi, vinse le elezioni del
1994 e del 2001. I partiti maggiori di questo
schieramento erano Forza italia, Alleanza
nazionale (nata, su posizioni più moderate,
dallo scioglimento del vecchio movimento
neofascista del Movimento sociale italiano),
Unione dei democratici cristiani e di centro,
e dalla Lega Nord.
Il centrosinistra, con a capo Romano
Prodi, si aggiudicò invece le consultazioni
del 1996 e del 2006. Le formazioni più importanti di questa coalizione erano i Democratici di sinistra, la Margherita (formazione
cattolica composta dagli eredi della sinistra
DC), l’Italia dei valori, i Verdi, l’Unione dei
democratici per l’Europa e il Partito della rifondazione comunista. Altissima rimaneva
però la litigiosità di tutte queste forze e l’instabilità degli esecutivi da esse sostenuti.
Le elezioni anticipate del 2008 hanno poi
introdotto una nuova e forte semplificazione del quadro politico. Vinte ancora dal centrodestra di Berlusconi, sono state caratterizzate dal confronto tra Popolo della libertà
(nato dalla fusione di Forza Italia e Alleanza
nazionale) e Partito democratico (sorto dalla fusione di Democratici di sinistra e Margherita) e dall’esclusione, per la prima volta
dal Parlamento italiano, delle forze della sinistra radicale e dei Verdi.
Romano Prodi.
Questa inedita aggregazione di forze politiche è stata favorita dalla legge elettorale
entrata in vigore con le elezioni del 2006: un
sistema proporzionale corretto, che assegna
un premio – e dunque la maggioranza dei
seggi alla Camera dei Deputati e al Senato –
alla coalizione che ottiene più voti e dunque
incentiva la formazione di coalizioni. Sulla
scheda elettorale è anche indicato il nome
del candidato premier di ogni coalizione
e per accedere al Parlamento le coalizioni
stesse devono superare una soglia di sbarramento. Nonostante la semplificazione del
quadro, la governabilità dell’Italia non si è
accresciuta: i governi del nostro paese sono
ancora caratterizzati da un alto tasso di instabilità, conseguenza della scarsa coesione
delle forze politiche al loro interno.
La via di Palermo in cui è scoppiata l’autobomba che ha ucciso il giudice Borsellino e
i cinque agenti della scorta, 19 luglio 1992.
I giudici Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.
I problemi di una società
dai mille volti
Gli scandali della politica hanno a lungo
provocato in Italia una netta separazione
tra classe di governo ed elettori. Molti di essi
giudicano ancora oggi gli uomini politici incapaci di comprendere i bisogni della società e guidarne la crescita.
Le potenzialità del paese sono elevate.
L’Italia ha quasi 61 milioni di abitanti, gode
di una democrazia stabile e di una società
aperta e tollerante. La crisi economica mondiale iniziata nel 2008 ha colpito duramente
l’apparato produttivo italiano e l’economia
è ancora gravata dal peso di un debito pubblico che ha radici lontane e che non accenna a diminuire, ma il cosiddetto «sistema
paese», fondato principalmente sulla rete
delle piccole e medie imprese e sulla grande
capacità di risparmio dei cittadini, sembra
aver tenuto. Roma inoltre siede stabilmente
al tavolo del G8, il consesso degli Stati più
industrializzati al mondo.
Tuttavia, una comunità sociale dinamica, sfaccettata e dai mille volti come quella attuale necessita per i propri bisogni di
soluzioni articolate e davvero adeguate.
Governare sviluppo e cambiamento di un
paese avanzato nel mondo globalizzato è
un problema complesso, che solo una classe politica davvero all’altezza può affrontare. Peraltro una sfida analoga è quella che si
trovano innanzi tutti i governi degli Stati più
avanzati. Vediamo quali sono i nodi più difficili da sciogliere e le necessità prioritarie
La strage di Capaci, 23 maggio 1992: il giudice Falcone
viene assassinato lungo l’autostrada di Palermo.
del nostro paese:
• Sconfiggere il potere della grande criminalità organizzata. Negli anni Novanta
la mafia si rese responsabile di diversi e
gravissimi attentati: i due in cui persero
la vita i magistrati Giovanni Falcone e
Paolo Borsellino (23 maggio e 19 luglio
1992), l’attentato di Firenze all’Accademia dei Georgofili (26 maggio 1993),
quello di via Palestro a Milano (27 luglio
1993). Questi atti causarono numerose
vittime e rappresentarono il punto più
alto dell’intimidazione mafiosa allo Stato e agli italiani. La risposta dello Stato fu
adeguata e i responsabili assicurati alla
giustizia; tuttavia oggi la mafia siciliana,
la ’ndrangheta calabrese e la camorra
campana estendono il raggio dei propri
affari a sempre nuovi settori economici e
in sempre nuove regioni, e la battaglia è
lontana dall’essere vinta.
• Favorire lo sviluppo del Meridione: a
centocinquanta anni dalla proclamazione dell’unità d’Italia, il Sud è ancora gravemente arretrato rispetto al Nord.
• Dare maggiore speranza ai giovani, che
soffrono soprattutto per la precarietà del
lavoro (che si è largamente diffusa per
l’introduzione di forme di contratto flessibili a tempo determinato) e la difficoltà
a trovare una casa, elementi che rendono
più difficile costruire una famiglia e sentirsi integrati nella società.
• Ovviare ai costi crescenti per lo Stato sociale causati dall’inarrestabile invecchiamento della popolazione.
• Aiutare gli immigrati stranieri – oggi ben
quattro milioni e mezzo – a trovare un’occupazione e integrarsi con gli italiani, affinché le differenze culturali diventino
una ricchezza per tutti.
• Garantire vera parità dei diritti per tutti i
cittadini, anche per i più deboli.
• Migliorare la qualità dei servizi pubblici,
dalla sanità ai trasporti, alla scuola.
• Ridefinire i rapporti tra Stato centrale
ed enti locali, dalle Regioni ai Comuni,
che chiedono un’autonomia e una libertà
d’azione sempre maggiore.
• Adeguarsi ai mutamenti dell’economia,
sempre più rivolta ai servizi, per favorire
l’inserimento dell’Italia nel grande mercato mondiale globalizzato.
• Soprattutto, creare tra le istituzioni repubblicane e i cittadini un nuovo clima
di fiducia, capace di dare agli italiani la
certezza che il paese ha i mezzi e la volontà per affrontare con serenità le sfide
del terzo millennio. [ I NODI DELLA STORIA p. 354]
© Loescher Editore – Torino
350
1990
L’Europa e l’Italia nel Duemila
© Loescher Editore – Torino
1991 Nascita del Web
1995 Esce la prima versione di Internet Explorer
2004 Nasce Facebook
2011 Incidente nucleare di Fukushima
2011
351
4
17
La globalizzazione
17.5 L’Unione Europea:
continente gli orrori e le distruzioni causate dalla Seconda guerra mondiale. A nutrire questa altissima speranza e impegnarsi
strenuamente nel cercare l’amicizia dei popoli vicini fu un pugno di uomini politici,
considerati oggi i «padri» dell’Europa unita:
l’italiano Alcide De Gasperi, il francese Robert Schuman, il tedesco Konrad Adenauer.
Fu per merito loro che nel 1951 sorsero la
CECA, la Comunità Europea del Carbone e
dell’Acciaio, e nel 1957 la CEE, la Comunità
Economica Europea. Questi due organismi
– voluti da Italia, Francia, Repubblica Federale Tedesca, Olanda, Belgio e Lussemburgo – gettarono le basi per una integrazione
sempre più stretta tra paesi diversi e aprirono la strada a molti altri Stati. Nel 1973 alla
CEE si aggiunsero il Regno Unito, l’Irlanda e
la Danimarca, nel 1981 la Grecia e nel 1986
la Spagna e il Portogallo. Dopo Maastricht,
l’Unione Europea sostituì la CEE e la comunità continuò a crescere: oggi l’Unione conta ventisette membri e altri sono candidati
all’ingresso in un prossimo futuro.
Grandi successi sono stati raggiunti
nell’ultimo periodo. Per esempio, l’adozione nel 2002 dell’ euro  , moneta unica
dell’Unione. Oppure, nel 2004, l’ingresso
nell’UE dei paesi dell’ex blocco sovietico,
origine e obiettivi
Breve storia dell’Unione
Europea
p. 378
Il 7 febbraio 1992, la cittadina olandese di
Maastricht fu teatro di un avvenimento
storico. I governi di dodici paesi firmarono
il trattato istitutivo dell’Unione Europea,
che entrò effettivamente in funzione l’anno
successivo. Gli Stati fondatori dell’Unione
erano Italia, Francia, Germania, Olanda,
Belgio, Lussemburgo, Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Grecia, Spagna e Portogallo.
Con quell’accordo essi si impegnavano a realizzare nel più breve tempo possibile una
piena unione economica, caratterizzata
dall’uso di una moneta unica e dalla libera
circolazione di merci, capitali e manodopera. E si proponevano di costruire una solida
integrazione politica in molti campi: dalla
giustizia all’ordine pubblico, dalla politica
estera ai diritti del cittadino.
Gli accordi di Maastricht furono in realtà
il punto di arrivo di un cammino assai lungo, cominciato dopo il 1945 e generato dal
desiderio di evitare per sempre al vecchio
L’Unione Europea e l’area dell’euro
1957, Europa dei 6
1973, Europa dei 9
1981, Europa dei 10
1986, Europa dei 12
1990, riunificazione
della Germania
1995, Europa dei 15
FINLANDIA
SVEZIA
ESTONIA
2004, Europa dei 25
IRLANDA
2007, Europa dei 27
REGNO
UNITO
Paesi UE che hanno
adottato l’euro
LETTONIA
DANIMARCA
LITUANIA
PAESI
BASSI
BELGIO
LUSSEMBURGO
FRANCIA
GERMANIA
Istituzioni e funzionamento
dell’Unione Europea
REP.CECA
SLOVACCHIA
AUSTRIA
UNGHERIA
ROMANIA
PORTOGALLO
BULGARIA
ITALIA
GRECIA
MALTA
 Tweet Storia p. 430
assolutamente impensabile fino a pochi
anni prima: un evento che ha davvero ricondotto a unità l’Europa.
Molto però deve essere ancora fatto, soprattutto sul piano dell’integrazione politica. In questo campo particolarmente grave
è stata, a metà degli anni Duemila, la bocciatura popolare della nuova Costituzione
d’Europa, che mirava a dare organismi dirigenti più efficaci alla comunità. Il cammino
sulla strada di una maggiore cooperazione
politica è infatti ripreso solo a fatica, nel
2009, con l’entrata in vigore del Trattato di
Lisbona. A
Con 500 milioni di abitanti, il primo Pil
al mondo e un sistema produttivo ricco e
avanzato come quello degli USA, l’Unione
Europea è oggi un gigante dell’economia
globale. Ma per svolgere un ruolo attivo sulla
scena internazionale e «pesare» davvero sulle grandi scelte planetarie, ha bisogno di presentarsi al mondo con una voce sola, come
un soggetto politico unico. È questo l’obiettivo che essa deve porsi per i prossimi anni.
[Testimonianze  documento 8, p. 385]
POLONIA
SLOVENIA
SPAGNA
Facciata dell’edificio del Parlamento Europeo a Bruxelles.
CIPRO
Nell’ottobre 2004, al termine di lunghi lavori
preparatori, i governi dell’Unione firmarono a Roma la Costituzione d’Europa. L’anno dopo essa venne sottoposta a una serie
di referendum popolari e subì la clamorosa
bocciatura di francesi e olandesi. Si bloccò il
cammino di integrazione politica dell’Unione ed emerse il profondo distacco tra le
Interno del Parlamento Europeo a Strasburgo.
istituzioni comunitarie e i cittadini da esse
rappresentati. In effetti, il funzionamento
dell’Unione, il ruolo e i compiti dei suoi vari
organismi appaiono spesso lontani dagli interessi e dai bisogni reali della popolazione
europea. Vediamo dunque come si svolge il
lavoro comunitario, nelle linee dettate dal
Trattato di Lisbona del 2009, che riprende
in buona parte le istanze formulate dalla
Costituzione d’Europa:
• Il Consiglio Europeo è formato dai capi
di Stato o di governo degli Stati membri,
cui si aggiunge il presidente della Commissione Europea. Ha sede a Bruxelles, si
riunisce due volte l’anno e ha il compito
di indirizzare la politica dell’Unione. Il
Consiglio Europeo è presieduto a rotazione, per sei mesi, da ciascuno degli Stati membri.
• La Commissione Europea è composta da
ventisette membri, uno per Stato. Ogni
Commissario si occupa di uno specifico
settore, come fanno i ministri di un governo nazionale. La Commissione propone le nuove leggi e controlla il bilancio
dell’Unione.
• Il Consiglio dei Ministri Europeo è composto da un ministro per ciascun Stato,
secondo la materia di cui si discute. Guida la cooperazione tra i governi e adotta
le leggi proposte dalla Commissione.
• Il Parlamento Europeo ha sede a Strasburgo. Conta 751 deputati, eletti a suffragio universale proporzionalmente alla
popolazione degli Stati membri. Approva
le leggi proposte dalla Commissione e ha
© Loescher Editore – Torino
352
1990
L’Europa e l’Italia nel Duemila
Album p. 356
© Loescher Editore – Torino
1991 Nascita del Web
1995 Esce la prima versione di Internet Explorer
2004 Nasce Facebook
2011 Incidente nucleare di Fukushima
2011
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4
17
La globalizzazione
una funzione generale di indirizzo e controllo.
• Operano poi la Corte di Giustizia Europea, la Corte dei Conti Europea e la
Banca Centrale Europea (BCE). La BCE
ha sede a Francoforte, stampa ed emette
l’euro, è responsabile della politica monetaria dell’Unione e ha grandi poteri nel
coordinare le politiche economiche dei
paesi membri.
Si avverte sempre più la necessità di dare
più trasparenza al funzionamento di questi organismi, per avvicinarli ai cittadini e
renderli più rappresentativi. Per esempio –
come vuole la Costituzione – attraverso la
creazione di un ministro degli Esteri europeo, che rappresenti nel mondo gli interessi
dell’Europa, oppure attraverso il prolungamento, fino ad almeno a due anni e mezzo,
della durata del mandato del presidente del
Consiglio Europeo, in modo che possa davvero – come un normale capo del governo
– sviluppare una linea politica coerente. Per
potersi confrontare alla pari con altri giganti economici sullo scenario globale resta in
generale da sciogliere il nodo del superamento degli Stati nazionali per raggiungere
una piena unità politica.
Qual è oggi il rapporto tra gli italiani e la politica?
354
© Loescher Editore – Torino
1990
Riunificazione tedesca
1991
Crollo dell’URSS
1992
Trattato di Maastricht
1992-1993
Inchieste giudiziarie
di Tangentopoli
1992
Attentati mafiosi a Falcone
e Borsellino
I NODI DELLA STORIA
Come abbiamo visto le contraddizioni della politica italiana nella
cosiddetta prima repubblica (1946-1992) sarebbero esplose
drammaticamente con la stagione dei processi di «Mani pulite»
che causarono la scomparsa di quasi tutti i partiti politici tradizionali. L’affermarsi di nuovi soggetti, non estranei, peraltro, ai difetti della vecchia classe dirigente ma con in sovrappiù una certa
vocazione al populismo e alla delegittimazione reciproca, proprio quando le incognite del nuovo quadro politico internazionale
e, soprattutto, la grande trasformazione dell’economia mondiale,
avrebbero dovuto suggerire una maggiore coesione nazionale,
non sono sembrate in grado di ridisegnare il futuro del paese.
La naturale conseguenza di questo fatto è stata la diminuzione
sempre più marcata del prestigio delle istituzioni, la scarsa fiducia nelle classi dirigenti, la diminuzione della fiducia nelle grandi
organizzazioni degli interessi collettivi. Recentemente si è presa
l’abitudine di chiamare questo fenomeno antipolitica: un mix di
umori certamente non nuovi nella società italiana (pensiamo alla
crisi di fine secolo subito dopo l’unità nazionale o al pericoloso
clima verificatosi subito dopo la Prima guerra mondiale). Si tratta
di un sostanziale rigetto verso le istituzioni rappresentative; della
convinzione che la politica sia un corpo estraneo e malato; di un
atteggiamento fatalistico nei confronti di tutto questo o, specularmente, di una ribellione impotente e priva di prospettive nei
confronti della cosiddetta «casta» politica.
1989
Nascita della Lega Nord
A ragion del vero, i problemi di legittimazione della sfera pubblica
italiana sono più profondi e affondano le loro radici in alcuni elementi ben radicati nella cosiddetta società civile. Alcuni studiosi
hanno coniato il termine di familismo amorale per descrivere
quella convinzione, molto radicata in tutti i livelli della società italiana, che il perseguimento dell’interesse comune sia una chimera
o, addirittura una sorta di truffa, essendo legittimi solo quelli privati
e della propria sfera familiare. Un atteggiamento tipico di questa
concezione è la convinzione che il prelievo fiscale (piuttosto alto
in Italia, certamente non sempre speso oculatamente, ma non
troppo superiore a quello di paesi simili) sia una sorta di furto di
fronte al quale sarebbe lecito difendersi anche andando contro la
legge. La quale, ovviamente, dovrà essere severissima nel colpire
interessi diversi dai propri, salvo divenire inaccettabile e autoritaria nel caso contrario. Lo stesso diritto-dovere al voto finisce per
essere subordinato a questa concezione: la difesa dell’interesse
pubblico, se contrario a interessi specifici e particolari, sarà sanzionata; il comportamento opposto premiato. A questa logica sono
sfuggiti pochi esponenti della classe politica italiana degli ultimi
vent’anni, con il paradossale effetto di generare al contempo consenso immediato e rifiuto della politica come soluzione dei bisogni
collettivi. Di conseguenza la crisi della sfera pubblica non è un
fenomeno astratto e bizzarro. È il prodotto, per certi versi naturale,
di convinzioni ben radicate in tutti gli strati della società.
1991-2003
Dissoluzione della Iugoslavia
1994
Berlusconi entra in politica
1994-1996
Il presidente russo Eltsin reprime
la rivolta indipendentista cecena
2002
Entra in circolazione l’euro
2002-2004
Attentati terroristici degli
indipendentisti ceceni in Russia
L’Europa e l’Italia nel Duemila
1 Dal crollo dell’URSS e del comunismo sovietico nasce la nuova Russia, un
paese che ha scelto la democrazia e l’economia di mercato. Il 25 dicembre
1991 l’Unione Sovietica cessò di esistere e il comunismo nato con la Rivoluzione
bolscevica del 1917 chiuse la sua parabola storica. Al posto dell’URSS nacquero
molti nuovi Stati indipendenti, il più grande e importante dei quali era la Russia,
governata durante gli anni Novanta da Boris Eltsin e poi, al volgere del Duemila, da
Vladimir Putin. In questo periodo, la Russia si è faticosamente avviata sulla strada
della democrazia e dell’economia di mercato, tornando col tempo a svolgere un ruolo
da protagonista anche sulla scena internazionale. Il maggiore problema per il paese è
dato dalle tensioni etniche, localizzate soprattutto in Cecenia, nell’area del Caucaso.
2 Gli Stati che appartenevano al blocco sovietico scelgono pacificamente
la democrazia, mentre la dissoluzione della Iugoslavia causa una lunga
e sanguinosa guerra. In Europa orientale si verificò una transizione sofferta ma
pacifica dal comunismo alla democrazia. La Repubblica Democratica Tedesca cessò
di esistere nell’ottobre 1990, unificandosi alla Repubblica Federale Tedesca. Caratterizzata invece da guerra e violenze inaudite fu la dissoluzione della Iugoslavia:
dalla vecchia federazione creata da Tito nacquero parecchi nuovi Stati: la Serbia, la
Slovenia, la Croazia, la Bosnia-Erzegovina, la Macedonia, il Montenegro e infine il
Kossovo.
3 Tra Novecento e nuovo millennio, Regno Unito, Francia, Germania riunificata e Spagna conoscono progresso e sviluppo economico e sociale.
Un costante sviluppo economico e sociale ha contraddistinto nell’ultimo ventennio i
maggiori paesi dell’Europa occidentale. Il Regno Unito sperimentò il lungo governo dei
laburisti di Tony Blair. In Francia, il potere andò al conservatore Jacques Chirac. La Germania sopportò gli straordinari costi dell’unificazione e dell’ammodernamento dell’apparato produttivo dell’ex Repubblica Democratica, tornando con il nuovo millennio a
svolgere il ruolo di «locomotiva d’Europa». Al governo, a Berlino, il socialdemocratico
Gerhard Schröder precedette la democristiana Angela Merkel. In Spagna, i socialisti di
José Luis Zapatero ricevettero il testimone dai popolari di José Maria Aznar.
4 L’Italia è un paese moderno ed economicamente avanzato, ma la sua classe politica appare inadeguata a fronteggiare i cambiamenti di una società
complessa. Alcune straordinarie novità rivoluzionarono tra Novecento e Duemila
il panorama politico italiano. La fine del comunismo permise agli eredi del PCI di
partecipare alle competizioni elettorali con fondate possibilità di vittoria. Le inchieste
giudiziarie di Tangentopoli scardinarono il sistema dei partiti nato nel dopoguerra.
La nascita della Lega Nord e la «discesa in campo» di Silvio Berlusconi rimescolarono profondamente gli equilibri elettorali. Dal 1994 ad oggi si sono così alternate
al governo le due coalizioni di centrodestra e centrosinistra, incapaci però di dare
soluzione ad alcuni problemi di lunga durata, come il debito pubblico o lo strapotere
delle organizzazioni criminali di stampo mafioso e camorristico.
5 L’Unione Europea è un gigante dell’economica mondiale, ma soffre per il
distacco tra le sue istituzioni e i cittadini del continente. Con 500 milioni di
abitanti e il primo Pil al mondo, l’Unione Europea è un gigante dell’economia globale e assicura al continente pace e stabilità. Nata nel 1992 dal Trattato di Maastricht,
associa ben 27 paesi, tra cui molti degli ex appartenenti al blocco sovietico. La moneta unica e un complesso sistema di governo comunitario permettono all’Unione di
influenzare concretamente la vita quotidiana dei cittadini europei. Essa ha però anche due grandi difetti: il distacco tra le istituzioni di Bruxelles e gli stessi cittadini
e l’incapacità di presentarsi al mondo con una voce sola, in modo da svolgere sulla
scena internazionale un ruolo politico pari al suo peso economico e alle sue ambizioni.
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4
17
La globalizzazione
I luoghi della memoria europea
del XX secolo
L’Europa e l’Italia nel Duemila
Il museo della «Casa del Terrore» a Budapest.
Il XX secolo, soprattutto tra 1914 e 1945 in Europa, ossia tra l’inizio della Prima e la fine della Seconda guerra
mondiale, è stato segnato dalla violenza. I caratteri di questa violenza sono stati decisamente nuovi: organizzata da Stati moderni, compiuta da armi sempre più sofisticate e devastanti, destinata all’eliminazione di
massa e rivolta più contro i civili che contro i militari. L’esempio più tragico di questa violenza è diventato lo
sterminio degli ebrei d’Europa, la cosiddetta Shoah o Olocausto.
I monumenti alle vittime dell’Olocausto
Nel secondo dopoguerra, a partire dal 1945, queste violenze, che avevano avuto un impatto traumatico su molte popolazioni,
furono per lo più dimenticate o rimosse nel tentativo di costruire un nuovo ordine di pace e stabilità, tanto a Est quanto a Ovest
della «cortina di ferro». Tra gli anni Ottanta e Novanta, ma soprattutto dopo la caduta del Muro di Berlino, nel 1989, la memoria
delle violenze del secolo che stava finendo cominciò a diventare oggetto di monumenti e cerimonie ufficiali. Il più importante Monumento alle vittime dell’Olocausto si trova a Yad Vashem, a Gerusalemme, dove arde la fiamma perpetua a ricordo delle vittime
ebraiche del nazismo. Non meno significativi sono il Monumento all’Olocausto e il Museo di storia ebraica, inaugurati a Berlino
rispettivamente nel 2005 e nel 2001. La sequenza di 2771 cubi neri di grandezza irregolare che sta nel centro della capitale
tedesca (a fianco della Porta di Brandeburgo) costituisce un fondamento della coscienza pubblica della nazione che della Shoah
fu la principale artefice e responsabile.
La sala del memoriale a Yad Vashem.
La «Casa del Terrore» a Budapest
Dopo la fine delle «democrazie popolari» nel 1989, la memoria dei crimini del comunismo si è cominciata a imporre all’attenzione
delle opinioni pubbliche dell’Europa centrale e orientale. In particolare, è stato allestito un Museo della «Casa del Terrore» a Budapest,
nell’ex sede della polizia politica comunista, ancor prima centro della polizia politica nazista durante l’occupazione tedesca, nell’ultima
fase della Seconda guerra mondiale. Questo museo consente di conoscere dall’interno il luogo in cui i due totalitarismi hanno esercitato
la loro aspirazione a un controllo violento e totale sulla società.
Le foibe
In Italia, al centro delle discussioni e delle
commemorazioni pubbliche è stato soprattutto il tragico episodio delle foibe, legato al
più complesso riassetto del confine orientale
italiano dopo la sconfitta del fascismo. La più
importante tra queste è la foiba di Basovizza,
dove è stato eretto un monumento per ricordare le vittime italiane delle forze partigiane
iugoslave, dopo che avevano sconfitto le
truppe naziste e fasciste nell’area tra l’Istria
e Trieste.
Berlino, Monumento alle vittime dell’Olocausto.
Il monumento di Babij Jar
Forse il più terribile dei massacri della Seconda guerra mondiale si consumò a Babij
Jar, alle porte di Kiev, dove i nazisti uccisero oltre 130.000 ebrei. A lungo, però, le
autorità sovietiche hanno soltanto celebrato
la morte dei cittadini sovietici vittime dell’invasione tedesca; nel 1991, fu costruito un
memoriale dedicato allo sterminio ebraico.
Monumento commemorativo a Babij Jar.
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Il monumento collocato all’ingresso della foiba di Basovizza.
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17
La globalizzazione
Ragiona sul tempo e sullo spazio
Impara il significato
1
4
ATTIVITÀ
2
Osserva la cartina a p. 342 e, a partire dai dati che essa fornisce, costruisci una graduatoria del Pil dei paesi
dell’area europea e mediterranea.
1 Nel
la Cecoslovacchia si divide in due nuovi Stati: la Repubblica Ceca, più ricca e avanzata, e la Repubblica
di Slovacchia che eredita la parte più obsoleta dell’apparato produttivo d’epoca sovietica
2 Tra il
e il
Slovenia, Croazia, Macedonia e Bosnia-Erzegovina proclamano l’uscita dalla
federazione iugoslava; tale processo vede una dura opposizione da parte della Serbia
3 Nel
in Italia entra in vigore il sistema proporzionale corretto, che assegna un premio alla coalizione che
ottiene più voti e dunque incentiva la formazione di coalizioni
4 A partire dal
viene alla luce il sistema di corruzione e connivenze che da tempo lega la politica al mondo
degli affari; le indagini di «Mani pulite» mette in crisi l’intero sistema politico
5 Nel
entra in vigore il Trattato di Lisbona
6 Il 3 ottobre
avviene l’unificazione delle due Germanie: la Repubblica Democratica Tedesca scompare ed
esiste solo la Repubblica Federale Tedesca, che comprende anche i territori dell’ex Germania orientale
7 Il 23 maggio e il 19 luglio
la mafia si rende responsabile di due gravi attentati in cui perdono la vita i
magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e gli uomini della loro scorta
8 Nel febbraio
, i governi di dodici paesi si riuniscono nella cittadina olandese di Maastricht e firmano il
trattato istitutivo dell’Unione Europea, che attualmente conta 27 membri
9 Nel
la NATO interviene nei Balcani bombardando pesantemente Belgrado, per fermare la cosiddetta «pulizia
etnica» operata dai serbi ai danni della maggioranza musulmana di lingua albanese del Kossovo
10 Il 25 dicembre
Gorbacev si dimette da presidente dell’Unione Sovietica e il paese cessa di esistere
11 Nell’ottobre
un gruppo di terroristi ceceni assale il teatro Dubrovka di Mosca, rivendicando l’indipendenza
della regione occupata dalle truppe russe
Scrivi quale significato assumono i seguenti termini o espressioni negli anni Duemila.
1
2
3
4
5
6
7
Completa le frasi scrivendo l’anno esatto in cui accade l’evento.
5
L’Europa e l’Italia nel Duemila
Parlamentarismo
Monoconfessionale
Malversazione
Magnate
Istanze localistiche
Soglia di sbarramento
Precarietà
Prova a riflettere sul significato di «necessità storica» e, alla luce di quello che hai letto nel capitolo, spiega che cosa
si intende con questa espressione.
Osserva, rifletti e rispondi alle domande
6
Osserva la mappa concettuale relativa alla dissoluzione dell’Unione Sovietica e della Iugoslavia.
Poi rispondi alle domande.
Le conseguenze della dissoluzione dell’Unione Sovietica e della Iugoslavia
Esplora il macrotema
3
Completa il testo.
Il panorama politico italiano odierno è stato determinato da due eventi epocali che hanno contribuito
a modificare la storia del nostro paese. Il primo è la caduta del Muro di Berlino: il crollo del
(1)
in Europa orientale, infatti, costringe il vecchio Partito comunista a operare una
svolta moderata, scegliendo posizioni socialdemocratiche; in questo modo la (2)
può
presentarsi alle elezioni politiche con la concreta possibilità di vincerle e di guidare l’Italia. Il secondo
avvenimento ha preso il nome di «Tangentopoli»: le indagini dell’inchiesta «Mani pulite» stroncano la
carriera di molti leader e mettono in crisi l’intero sistema (3)
.
Accanto a questi, poi, vi sono altri due eventi forieri di importanti conseguenze per il sistema politico
italiano: la nascita e affermazione elettorale della Lega Nord e la «discesa in campo» di Silvio Berlusconi.
La Lega Nord, movimento autonomista delle regioni settentrionali, con il tempo si è trasformata in una
forza di (4)
e oggi raccoglie consenso elettorale in tutto il Centro-nord.
Il secessionismo leghista e le sue istanze localiste entrano in conflitto con le richieste dell’Unione
Europea che, sorta nel 1992 con gli (5)
di Maastricht, chiede ai paesi membri una
maggiore cooperazione e integrazione politica per potersi confrontare alla pari con altri giganti
(6)
sullo scenario globale. Ultimo e radicale elemento di novità è l’entrata in politica di
Silvio Berlusconi nel 1994. Magnate della televisione e impegnato in diversi settori dell’imprenditoria,
Berlusconi ottiene un clamoroso (7)
elettorale anche grazie al declino dei partiti
tradizionali, che gli permette di intercettare il voto moderato di ampie fasce di popolazione prive di
punti di (8)
. In carica fino al novembre 2011, un nodo irrisolto della sua presenza in
politica è il conflitto d’interessi: gli enormi interessi economici privati che detiene, infatti, spesso lo
pongono in aperto dissidio con l’(9)
pubblico nell’esercizio delle sue funzioni.
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© Loescher Editore – Torino
1 Quali sono i due Stati che, all’indomani della caduta dell’Unione Sovietica,
incontrano maggiori difficoltà nel rilancio della loro economia?
2 Qual è lo Stato che si oppone alla dissoluzione della Iugoslavia?
3 Qual è il motivo principale delle guerre che sconvolgono i Balcani negli anni Novanta?
Mostra quello che sai
7
Osserva l’immagine a p. 354: qual è il suo valore simbolico?
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