I diritti delle donne nelle transizioni democratiche. La Primavera araba
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I diritti delle donne nelle transizioni democratiche. La Primavera araba
Club UNESCO di Roma Centro UNESCO di Torino con l’adesione della Rete per la Parità e del FORUM INTERNAZIONALE DONNE del MEDITERRANEO Le rivoluzioni nei Paesi del Maghreb:per le donne opportunità o regresso? “I diritti delle donne nelle transizioni democratiche. La Primavera araba” Presentazione della Ricerca finanziata dall’Unione Europea Unione Europea - Parlamento Europeo Abstract di Giuliana Cacciapuoti Direzione generale delle Politiche esterne dell'Unione Direzione B Politiche regionali Incrementare l’azione della Unione Europea per il sostegno ai principi universali per i diritti delle donne nel corso delle transizioni democratiche Pubblicato nel Novembre 2012 Lo studio commissionato dalla sub commissione per i Diritti umani del Parlamento europeo affronta la transizione democratica nell’area del Vicino e Medio Oriente e del Nord Africa( MENA), si tratta di un lungo e difficile percorso che necessita di attenzione e sostegno da parte dell’Unione Europea. In particolare è necessario che i diritti basilari delle donne siano riconosciuti e rafforzati . Lo studio promosso dalla Direzione generale per gli affari esteri del Parlamento europeo ha come intento prioritario di incrementare l’attività delle istituzioni europee nell’individuare azioni utili per sostenere i diritti delle donne arabe nel percorso verso la democrazia compiuta. Opinione condivisa e nella considerazione generale è che dove sono rispettati e applicati i diritti umani, e le donne ne godono nella loro pienezza, ci si trovi in un contesto di democrazia compiuta. Le autrici dello studio indagano e analizzano la condizione generale delle donne e la dimensione di genere nel contesto dei processi di transizione democratica, indicando quali cambiamenti di ordine politico sociale stanno affermandosi nell’area indicata. La partecipazione delle donne nella fase prodromica, precedente e nel corso delle Primavere arabe ha dato un contributo significativo alle rivolte: organizzando e sostenendo le proteste con la loro forza e attraverso la loro voce durante i lunghi mesi di mobilitazione. Avanguardia della sollevazione popolare le donne arabe rivestono un ruolo decisivo nella richiesta di libertà giustizia democrazia e eguaglianza. Figure simbolo sono tra le altre il Premio Sacharov 2011 l’egiziana Asmaa Mahfouz e Il Premio Nobel 2011 per la Pace la yemenita Tawakul Karman, ben lontane dallo stereotipo della invisibile donna araba ma piuttosto animatrici attive e responsabili dell’azione politica. Queste donne carismatiche non sono sole, tutto il contesto sociale culturale e politico dell’area mediorientale e nordafricana delinea un incremento significativo delle donne e del loro protagonismo e partecipazione cospicua sia nella sfera pubblica sia nella sfera privata. Nonostante ciò, analizzando la situazione e il quadro di riferimento delle società in questione ancora oggi nel processo di transizione, si configurano contesti socio-politici poco propensi a quella auspicata partecipazione delle donne nei processi decisionali, che nella fase di transizione democratica divengono poi cruciali per la stabilizzazione di una democrazia compiuta. E’ indubbio che negli ultimi decenni si siano fatti passi significativi per la condizione femminile . Nel periodo precedente al 2011, alla stagione dei rivolgimenti e delle proteste, molti stati nazionali erano governati da dittatori artefici di regimi politici illiberali dove la corruzione predominava. Regime repressivo e corruzione sono fattori nemici dell’affermazione dei diritti umani e dei diritti delle donne. Gli indicatori degli indici di sviluppo umano evidenziati dai rapporti delle Nazioni Unite UNDP( sia quelli specifici per i Paesi Arabi sia il rapporto UNDP 2011 Sostenibilità e Eguaglianza per tutte/i) fotografano lo stato dell’arte delle criticità per le donne nell’area MENA e sottolineano come siano ancora ampiamente diffuse grosse ineguaglianze nei confronti delle donne. Ulteriore segnale di riflessione e specchio di una condizione omogenea a molti governi dell’area lo offre il fatto che molti stati pur aderendo alla Convenzione per l’eliminazione della violenza contro le donne (CEDAW) hanno sospeso o non ratificato alcuni articoli, affinché questi non contraddicano le legislazioni nazionali e le disposizioni del diritto musulmano, esplicitano un sostrato culturale comune in riferimento ai diritti delle donne. Il contesto culturale e religioso islamico della Regione MENA evidenzia molti punti critici , le difficoltà che le donne incontrano nel riconoscimento dei diritti fondamentali, e ulteriore elemento di attenzione, alcuni nuovi governi post-primavera indicano la Sharia quale fonte a cui attingere valori di riferimento nella costruzione del nuovo percorso statuale. Occorre ricordare che con gradualità e differenze per ciascun paese , esistono criticità in relazione all’Islam per quanto concerne il diritto di famiglia,(tutela della donna, alla capacità di contrarre matrimonio per le donne, statuto personale, poligamia, norme relative al divorzio e alla custodia dei figli etc.) diritto di cittadinanza/nazionalità , diritto penale (delitto d’onore e l’omosessualità). In generale sul piano dei diritti delle donne soffrono la diseguaglianza soprattutto perché vivono in contesti fortemente patriarcali, inoltre pesa su di loro la minore scolarizzazione e accesso all’istruzione. Lo studio europeo ritiene, nelle parole della Commissaria Europea agli Esteri Ashford, che la piena applicazione dei diritti delle donne è una sorta di cartina di tornasole per testare quanto la transizione democratica sia stata pienamente raggiunta. Le istituzioni europee nel sostenere, nel processo democratico, i diritti delle donne, affrontano nel rapporto con le società arabe e musulmane, un panorama complesso. Nel contesto occidentale si tende a ritenere che solo laicità o la secolarizzazione si addicano alla democrazia. Le donne in contesti islamici devono accettare che anche dalle elezioni libere il responso delle urne assegna a governi con forte supporto dell’Islam politico, il ruolo principale. Una sfida della società e dei nuovi governi sarà quella di saper bilanciare le istanze internazionali e le istanze dell’Islam. Occorrerà evitare demonizzazioni e ostracismi puntando sulla presenza delle donne nella società civile quale fattore di crescita cooperazione e conciliazione in una società divisa. Lo studio dell’Unione europea mette sotto osservazione e richiama l’attenzione sulla partecipazione politica delle donne , a dimostrazione del fatto che sia necessaria una legislazione sensibile al genere, costituzioni e sistemi che diano risposte congrue alle istanze di eguaglianza tra generi a ogni livello della vita pubblica e politica. Lo studio esplora molte iniziative tese a individuare azioni e chiavi di accesso per politiche di sostegno per le donne individua il tema elettivo come decisivo. Nel rapporto una ampia e dettagliata riflessione è dedicata sia alle singole situazioni di ciascun paese dell’area sia le posizioni delle istituzioni internazionali delle Organizzazioni Non Governative(NGO) internazionali e locali alle organizzazioni delle donne arabe e infine ai media quali attori compartecipi del cambiamento e del sostegno in chiave di rafforzamento dei diritti fondamentali per le donne.A titolo di esempio tra le numerose istituzioni governative e non governative elencate da questo report ricordiamo l’attività di IDEA( Institute for Democracy and electoral Assistence) che con l’EIUC ( European Inter University Centre for Human Rights and Democratisation) di concerto con, con programmi e expertise dell’ Unione Europea favorisce i processi virtuosi elettivi per una significativa transizione democratica. Egualmente nel processo di transizione democratica la violenza di genere ha un aspetto rilevante e trasversale. La violenza espletata dai regimi autoritari nei confronti delle manifestanti donne durante la primavera araba ha indignato l’opinione pubblica ma non solo: lo stupro la violenza di genere la molestia sessuale le torture restano un’arma diffusa usata per intimidire le donne che sostengono il cambiamento politico. Tutti i contesti della regione con rilevanza maggiore per Siria e Libia vedono la violenza espletata contro le donne che agiscono nella sfera pubblica. Il non contrasto a queste azioni è un punto di svolta: privare le donne del raggiungimento dei loro diritti in tutti gli ambiti della sfera pubblica, non perseguendo i reati dal punto di vista giuridico e/o non giudicandolo dal punto di vista della vittima, le marginalizza sempre di più. La violenza manifesta o sotterranea ostacola le donne alla partecipazione alla politica, escludendole nell’influenzare l’ agenda politica nel momento in cui la probabilità subire violenza agendo nella sfera pubblica le metta a rischio. Il diritto all’eguaglianza non può essere procrastinato e se la violenza non viene contrastata la parità di diritti non verrà mai raggiunta. Infine lo studio nella parte conclusiva affronta , sulla base dello stato attuale delle cose, e consapevole che il processo di transizione iniziato dalle Primavere arabe in molti stati si completerà dopo anni, il ruolo dell’Unione Europea quale promotrice della democrazia e dei diritti umani . Questo compito deve basarsi su alcuni indirizzi decisivi. Le idealità stesse dell’Unione, libertà rispetto e diritti umani, la politica strategica di sicurezza dell’Unione stessa, “circondata da stati amici”, il Processo di Istanbul in favore dei diritti delle donne nella loro interezza, spinge a sostenere come irrinunciabile per l’Unione Europea la politica a sostegno dei diritti delle donne. Superando pregiudizi e assunti lo studio orienta verso alcuni punti necessari da affrontare anche nella formulazione di politiche di vicinato e cooperazione euromediterranea. La Primavera araba ha avuto tra le sue risultanze la necessità di fare i conti con l’Islam politico e l’indubbia mancanza di riconoscimento dei diritti di eguaglianza di genere nella quasi totalità dei paesi della regione. L’Unione europea quale interlocutrice credibile nell’ambito delle politiche e delle relazioni esterne deve certamente rifuggire il doppio standard nell’ambito delle politiche interne ed estere. La UE dovrà valorizzare il ruolo delle istituzioni internazionali, e nei rapporti tra Unione e area MENA essere capace di un dialogo critico con l’Islam politico e produrre processi di cooperazione e negoziazione che pongano tra le basi di accordi il concetto della non negoziabilità dell’eguaglianza dei generi . Completano il rapporto Tavole dei dati di maggior rilevanza sul tema in oggetto. IMFFondo Monetario Internazionale Deuville’s Partnership http://www.imf.org/external/np/pp/eng/2013/041613.pdf << La democrazia è un lungo processo, del quale rovesciare un dittatore è solo il primo passo. Se non sei pronto, ne arriva un altro. E le dittature cominciano sempre togliendo diritti alle donne e alle minoranze. Il destino delle primavere arabe è ancora in bilico >>Shirin Ebadi