Bradamante contro Atlante

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Bradamante contro Atlante
BRADAMANTE COMBATTE CONTRO ATLANTE
Il re dei Saraceni, Agramante, ha incaricato uno dei suoi baroni, Brunello, uomo furbo e ladro, di
rubare ad Angelica il suo anello magico, che rende invisibili coloro che se lo pongono in bocca e
invincibili contro gli incantesimi coloro che lo tengono al dito. L’anello rubato viene affidato
sempre da Agramante allo stesso Brunello affinché se ne serva per liberare Ruggiero dal mago
Atlante che lo tiene prigioniero nel suo castello. Agramante spera in questo modo di riportare
Ruggiero sul campo di battaglia e servirsi del suo valido aiuto contro i Cristiani.
Ma nel frattempo Bradamante che sta cercando anche lei Ruggiero, ha incontrato la maga Melissa
che le ha svelato sia dove si trova Ruggiero, sia che l’anello che ha con sé Brunello la può rendere
immune dagli incantesimi di Atalnte. Melissa spiega anche a Bradamante come incontrare Brunello
in un ostello e in che modo farsi condurre da Atlante e venire in possesso dell’anello.
Bradamante segue le istruzioni di Melissa ed effettivamente trova Brunello e si fa condurre al
castello del mago Atlante che si trova su una rocca che domina una vallata sui monti Pirenei.
Brunello non sospetta nulla dei piani di Bradamante, la quale, una volta giunti sul luogo, lo lega ad
un abete e gli toglie l’anello. Poi si reca nella valle e suonando il corno e con lunghe grida chiama
Atlante per farlo uscire a battaglia. Il mago non tarda molto ad uscire e a volteggiare in aria a
cavallo dell’ippogrifo.
Non stette molto a uscir fuor de la porta
l’incantator, ch’udì ’l suono e la voce.
L’alato corridor per l’aria il porta
contra costei, che sembra uomo feroce.
La donna da principio si conforta,
che vede che colui poco le nuoce:
non porta lancia né spada né mazza,
ch’a forar l’abbia o romper la corazza.
Da la sinistra sol lo scudo avea,
tutto coperto di seta vermiglia;
ne la man destra un libro, onde facea
nascer, leggendo, l’alta meraviglia:
che la lancia talor correr parea,
e fatto avea a più d’un batter le ciglia;
talor parea ferir con mazza o stocco,
e lontano era, e non avea alcun tocco.
Non è finto il destrier, ma naturale,
ch’una giumenta generò d’un grifo:
simile al padre avea la piuma e l’ale,
li piedi anteriori, il capo e il grifo;
in tutte le altre membra parea quale
era la madre, e chiamasi ippogrifo;
che nei monti Rifei vengon, ma rari,
molto di là, dagli agghiacciati mari.
Atlante appare quindi a cavallo dell’ippogrifo che lui stesso aveva domato e che usava per questi
assalti, durante i quali non si svolgeva una battaglia vera e propria, perché i colpi di lancia che il
mago sembrava assestare erano solo finti, frutto delle formule magiche che leggeva dal libro che
portava con sé. Dopo aver fatto tali finte battaglie solo per suo diletto, il mago scopriva lo scudo
magico che teneva coperto con un panno di seta e il bagliore dello scudo tramortiva i cavalieri che
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poi venivano legati da Atlante e condotti nel suo castello incantato, dove aveva portato anche
Ruggiero.
Il mago segue la sua prassi anche con Bradamante, ma lei è resa immune agli incantesimi
dall’anello e solo per far scendere a terra e avvicinare a lei Atlante, finge di cadere al bagliore dello
scudo. In realtà, non appena il mago le è vicino, gli balza addosso e lo fa prigioniero.
Non che il fulgor del lucido metallo,
come soleva agli altri, a lei nocesse;
ma così fece acciò che dal cavallo
contra sé il vano incantator scendesse:
né parte andò del suo disegno in fallo;
che tosto ch’ella il capo in terra messe,
accelerando il volator le penne,
con larghe ruote a terra a por si venne.
Lascia all’arcion lo scudo, che già posto
avea ne la coperta, e a piè discende
verso la donna che, come reposto
lupo alla macchia il capriolo, attende.
Senza più indugio ella si leva tosto
che l’ha vicino, e ben stretto lo prende.
Avea lasciato quel misero in terra
il libro che facea tutta la guerra:
e con una catena ne correa,
che solea portar cinta a simil uso;
perché non men legar colei credea,
che per adietro altri legare era uso.
La donna in terra posto già l’avea:
se quel non si difese, io ben l’escuso;
che troppo era la cosa differente
tra un debol vecchio e lei tanto possente.
Bradamante è sul punto di colpire il mago con la spada ma, quando vede che si tratta di un vecchio,
si ferma perché le sembra una vendetta troppo vile. Lui la prega di ucciderlo, ma lei non lo ascolta e
gli chiede il motivo per cui aveva eretto quel castello e lui disperato le spiega il motivo:
«Né per maligna intenzïone, ahi lasso!
(disse piangendo il vecchio incantatore)
feci la bella rocca in cima al sasso,
né per avidità son rubatore;
ma per ritirar sol dall’estremo passo
un cavalier gentil, mi mosse amore,
che, come il ciel mi mostra, in tempo breve
morir cristiano a tradimento deve.
Non vede il sol tra questo e il polo austrino
un giovene sì bello e sì prestante;
Ruggiero ha nome, il qual da piccolino
da me nutrito fu, ch’io sono Atlante.
Disio d’onore e suo fiero destino
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l’han tratto in Francia dietro al re Agramante;
et io, che l’amai sempre più che figlio,
lo cerco trar di Francia e di periglio.
La bella rocca solo edificai
per tenervi Ruggier sicuramente,
che preso fu da me, come sperai
che fossi oggi tu preso similmente;
e donne e cavalier, che tu vedrai,
poi ci ho ridotti, et altra nobil gente,
acciò che quando a voglia sua non esca,
avendo compagnia, men gli rincresca.
Poi Atlante propone a Bradamante di condurre pur via dal castello alcuni cavalieri o tutti, ma la
scongiura di lasciare lì almeno Ruggiero. Ma la donna non vuole sentire ragioni, d’altronde era
andata fin lì proprio per liberare il suo amato Ruggiero. Non crede inoltre alle capacità di Atlante di
prevedere il futuro, visto che non era riuscito a prevedere che lei sarebbe stata in grado di batterlo.
Conduce dunque il mago alla rocca e lo obbliga a far sparire il castello. Atlante obbedisce, ma
scompare anche lui per incanto dalla vista di Bradamante. Dal castello escono tanti cavalieri e così
Bradamante può finalmente riabbracciare il suo Ruggiero.
Ma tutto dura poco, perché Atlante non si è arreso e non ha desistito dal suo proposito di allontanare
Ruggiero dall’Europa. Allora gli manda incontro l’ippogrifo. Ruggiero smonta dal suo cavallo per
afferrarlo e, nel tentativo di domarlo, ci monta su. A questo punto l’animale si alza in volo e porta
con sé Ruggiero sotto gli occhi di Bradamante che resta attonita e per lungo tempo non riesce a
riaversi.
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