L`importanza dello screening neonatale
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L`importanza dello screening neonatale
uno speciale realizzato da Mediaplanet Biotecnologie le nuove frontiere della ricerca cure domiciliari Migliorare la qualità della vita del paziente screening neonatale un test per la diagnosi precoce Malattie rare No. 1 / giugno 2011 3 IL PAZIENTE AL CENTRO Potenziare la rete assistenziale e IDEE tutelare i diritti del malato Matteo Marzotto vicePresidente fondazione Per la ricerca sulla fiBrosi cistica onlus - www.fibrosicisticaricerca.it - foto: Giovanni Gastel - courtesY PHiliP WatcH” QUESTO SUPPLEMENTO È STATO REALIZZATO DA MEDIAPLANET. IL SOLE 24 ORE NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÁ PER IL SUO CONTENUTO uno speciale realizzato da Mediaplanet 2 · Malattie Rare editoriale Quando si parla di malattie rare non bisogna credere che siano “rare” le persone che ne sono affette: in Italia circa due milioni di cittadini sono considerati malati rari. Malattie rare, non rari malati I n Europa una malattia è considerata “rara” quando colpisce non più di 5 persone ogni 10.000 abitanti, parliamo infatti di un fenomeno che interessa decine di milioni di persone nel mondo. Del resto, il numero di malattie rare conosciute oscilla tra le 7000 e le 8000.Nel 70% dei casi si tratta di patologie pediatriche e nell’80% di patologie genetiche ma colpiscono individualmente piccoli numeri di pazienti. È da qui che deriva il problema di una corretta diagnosi: “Ci sono malati che attendono decine di anni prima di giungere a una diagnosi e nel 50% dei casi non ci si arriva nel corso della vita – dichiara Bruno Dallapiccola, Direttore Scientifico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Responsabile del Progetto Orphanet - c’è quindi molto lavoro da fare perché abbiamo Linee Guida attendibili solo per 100200 malattie”. compiti di questo coordinamento è la realizzazione del Registro Nazionale Malattie Rare ma non tutte le Regioni comunicano i propri dati e quindi non possiamo dire di avere un registro nazionale. Inoltre – continua il Direttore – ad aprile è stata emanata una nuova legislazione europea, importante perché ha dato il via alla libera circolazione dei pazienti in Europa ed entro il 2013, ogni stato membro dovrà sviluppare un Piano Nazionale per le malattie rare, prevedendo tra l’altro risorse dedicate. Credo che questa prospettiva sia importante in quanto garantirà a tutti standard assistenziali basilari. Siamo orgogliosi di fare parte del Progetto Orphanet, assunto dalla Comunità Europea come strumento operativo per disseminare informazioni sulle malattie rare e sulle risorse disponibili nei singoli Paesi in termini di diagnosi, assistenza e ricerca”. Italia ed Europa Le Terapie A seguito della L.279/2001, l’unica legge che ha regolamentato le malattie rare in Italia, è stato creato il Centro Malattie Rare. “Uno dei Poche diagnosi, poche Linee Guida, pochi farmaci. Anzi in quest’ambito si parla di “farmaci orfani” cioè di farmaci che sono “Il numero di malattie rare conosciute oscilla tra le 7000 e le 8000. Nel 70 % di casi si tratta di patologie pediatriche e nell’80% di patologie genetiche”. Luca Cordelo di Montezemolo Presidente Telethon. Page 00 “Investire nella ricerca di eccellenza vuol dire investire nel futuro dell’intero Paese.” destinati alla cura di malattie talmente rare che i promotori sono poco disposti a diffonderli nelle condizioni abituali di commercializzazione.“In Europa ci sono poco più di 60 farmaci orfani, prevalentemente di interesse oncologico ma – spiega Dallapiccola - quando si parla di cura per le malattie rare non bisogna incentrare il discorso solo sui farmaci orfani perché c’è anche tutto il settore della chirurgia, dei trapianti, della terapia cellulare, della psicomotricità e della robotica”. La Genomica Bruno Dallapiccola, Direttore Scientifico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Responsabile del Progetto Orphanet. in evidenza Siamo alla vigilia di una rivoluzione fondamentale nella ricerca sulla genomica.Cosa sta succedendo? “Le nuove piattaforme genomiche consentono di analizzare il patrimonio ereditario con una velocità 50mila volte superiore a quella disponibile solo 10 anni fa e – afferma Bruno Dallapiccola - oggi i costi delle analisi sono stati fortemente abbattuti. L’idea è di utilizzare su larga scala queste piattaforme per definire nei prossimi anni le basi biologiche di tutte le malattie genetiche rare”. FIbrosi cistica, la via italiana per la ricerca p. 04 L’importanza dello screening neonatale p. 10 We make our readers succeed! malattie rare, prima edizione Giugno 2011 Managing Director: Elisa De Donno Editorial Manager: Gianluca Cò Designer: Daniela Borraccino Project Manager: Gaia Benvenuti Telefono: +39 02 49 58 36 01 E-mail: [email protected] Distribuito con: Il Sole 24 Ore Stampa: il Sole 24 Ore Contatti Mediaplanet: Telefono: +39 02 49 58 36 00 Fax: +39 02 49 58 36 25 E-mail: [email protected] UNIAMO: i progetti a favore del paziente In Italia, il punto di riferimento per chi soffre di una patologia rara è UNIAMO F.I.M.R. Onlus. Si tratta di una Federazione Nazionale che riunisce le principali organizzazioni di pazienti affetti da malattie rare e si impegna nel miglioramento della qualità della vita del paziente attraverso l’attivazione, la promozione e la tutela dei diritti vitali dei malati rari. La Fondazione in breve UNIAMO è stata fondata nel 1999 da un ristretto numero di associazioni e in poco più di dieci anni di attività è arrivata a contare oltre 95 associazioni di pazienti in rappresentanza di circa 600 malattie rare. Con sede a Roma e Venezia e presieduta da Renza Barbon Galluppi, è un’Associazione di Promozione Sociale (APS) che si sostiene grazi ai contributi, alle donazioni e ai progetti finanzia- RENZA BARBON GALLUPPI Presidente UNIAMO F.I.M.R. Onlus. FOTO: Matteo Danesin ti dal Ministero del Lavoro e della Solidarietà Sociale. La Federazione è membro di EURORDIS (European Organization for Rare Disease) - l’organizzazione europea che raggruppa oltre 434 organizzazioni di malati in 43 Paesi - e opera non solo nell’interesse dei pazienti, ma anche dei medici, dei ricercatori e delle istituzioni. Dal 2008, l’associazione organizza in Italia la “Giornata delle Malattie Rare”, il cui tema e focus varia di anno in anno, in un’ottica di sensibilizzazione, informazione e per dare voce ai malati raggiungendo più persone possibili. Nel novembre 2010 ha organizzato e coordinato la Conferenza Nazionale “The European Project for Rare Diseases National Plans Development”, svoltasi a Firenze e finalizzata a trasferire in Italia le raccomandazioni europee per un possibile piano nazionale per le malattie rare. volontà di sensibilizzare l’opinione pubblica, le istituzioni, ma anche il personale medico. Tra questi va citato, ad esempio, “Il Codice Atlantide: promozione di una cultura della ricerca sulle Malattie Rare”, progetto sviluppato nel 2010 in partenariato con la Fondazione Telethon e finalizzato a identificare le priorità di ricerca così come emergono dall’ascolto dei bisogni dei pazienti. L’indagine è stata affiancata a tre seminari organizzati a Milano, Napoli e Palermo ed equiparata a quella di EURORDIS, svolta a livello europeo. Le principali iniziative Va poi ricordato “Momo: l’empowerment che fa la differenza” legato al bisogno di diffondere le informazioni e il sapere sulle malattie rare e che mira alla progressiva regionalizzazione della Federazione per consentire a ogni re- Grazie ai finanziamenti pubblici del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la Federazione ha realizzato molteplici iniziative e progetti che pongono sempre al centro il paziente e la gione di riunire in un’unica voce le istanze dei diversi raggruppamenti dei pazienti di malattie rare e di favorire il dibattito culturale in quest’ambito. “Fantàsia” progetto realizzato dall’impresa sociale “UNIAMOGOLDIN” che consiste nell’apertura di un ristorante nel cuore di Venezia per consentire l’integrazione lavorativa e la formazione di persone diversamente abili. Si tratta di un’iniziativa che punta a dare dignità alle persone svantaggiate e a diffondere un turismo sociale e accessibile e la promozione di attività culturali. Infine l’iniziativa “Mercurio per l’implementazione informativa del sito www.malatirari.it e per trasformare il sito in una piazza virtuale che risponda al bisogno di conoscenza di pazienti, familiari e di tutto il personale sanitario. uno speciale realizzato da Mediaplanet IDEA 1 News incentivi alla ricerca e accesso alle terapie ■■Domanda: che ruolo svolge il nostro paese nella ricerca per le malattie rare? ■■Risposta: l’industria biotech italiana eccelle nella ricerca, ma con adeguati incentivi si potrebbe fare di più. Riconoscere l’innovatività dei farmaci orfani per la cura delle malattie rare.Favorire la ricerca.Promuovere l’omogeneità di accesso alle terapie. Diffondere lo screening neonatale. Sono queste le 4 proposte strategiche che porta avanti Assobiotec, l’Associazione per lo Sviluppo delle Biotecnologie che fa parte di Federchimica. Farmaci orfani e incentivi alla ricerca “Dall’industria biotech arriva la quasi totalità dei farmaci per la cura delle malattie rare. Anche l’Italia – spiega Alessandro Sidoli, Presidente di Assobiotec – è attiva in questo campo, con numerose aziende impegnare a fare ricerca: abbiamo infatti 33 prodotti con Orphan Drug Designation, un riconoscimento che in Europa e negli USA gli enti regolatori per i farmaci concedono ai prodotti in sviluppo per trattare malattie rare ad oggi senza cura, in base al quale l’azienda può beneficiare di taluni incentivi che permettono di recuperare gli investimenti. È però necessario che anche l’Italia rafforzi il sostegno pubblico alla ricerca nel settore, creando un sistema che, come avviene all’estero, spinga le aziende verso questo campo, garantendo loro, come prima cosa, un adeguato ritorno dei capitali investiti”. Come? “Ad esempio con la defiscalizzazione degli investimenti specifici, oltre che con un fondo che contribuisca in parte alla ricerca di base per le malattie orfane”. Omogeneità di accesso alle terapie “Quello della disparità di acces- ALESSANDRO SIDOLI Presidente Assobiotec, Associazione per lo Sviluppo delle Biotecnologie. so alle terapie per le malattie rare rappresenta un aspetto critico: purtroppo infatti, anche se autorizzate dagli enti competenti, in alcune regioni le terapie spesso non arrivano al paziente per ragioni di budget” chiarisce Sidoli. “In altri casi, la terapia addirittura non viene riconosciuta o diventa disponibile solo dopo 9-12 mesi dalla diagnosi. Tutto ciò comporta situazioni gravemente discriminatorie tra pazienti che vivono in regioni differenti, portandoli a migrare da una regione all’altra per ottenere una terapia. Per porre rimedio a questa situazione è indispensabile liberare le Regioni dall’onere del finanziamento del trattamento farmacologico delle malattie rare, istituendo un fondo nazionale destinato a queste terapie. Sarebbe utile anche scorporare tali farmaci dal tetto della spesa farmaceutica ospedaliera. Queste soluzioni consentirebbero all’elemento ‘costo’ di non essere più motivo di discriminazione. Non ultimo, sarebbe importante allargare lo screening neonatale obbligatorio, in modo da diagnosticare precocemente le malattie gravi per le quali sono già disponibili trattamenti efficaci, dato che in questi casi una diagnosi tardiva può fare la differenza tra la vita, la morte o la disabilità”. vanessa salzano Malattie RaRe · 3 in Breve Il riconoscimento Assobiotec Award 2011 ■■Il 23 maggio Telethon ha ricevuto il premio dell’Assobiotec Award 2011,un importante riconoscimento che viene destinato alle personalità e agli enti che si sono particolarmente distinti nella promozione dell’innovazione, della ricerca scientifica e del trasferimento tecnologico nel settore delle biotecnologie. “Con questa iniziativa – afferma Alessandro Sidoli, presidente di Assobiotec – intendiamo riconoscere lo straordinario impegno,dal 1990,di una fondazione che ha fatto moltissimo nel favorire in Italia la ricerca scientifica sulla distrofia muscolare e le altre malattie genetiche, oltre che l’avanzamento di terapie innovative al servizio dei pazienti”.Il presidente di Telethon, Luca Cordero di Montezemolo commenta: “Si tratta di un riconoscimento prestigioso che è per me motivo di orgoglio e soddisfazione”. [email protected] L’IMPEGNO DI SIENA BIOTECH NELLA RICERCA SULLE MALATTIE RARE La ricerca sulle malattie rare sta avendo un forte impulso dalla disponibilità di nuove tecnologie biomediche come la genetica, che è in grado di identificare le mutazioni del genoma responsabili di molte malattie rare. Siena Biotech, la società di ricerca biomedica della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, ha scelto di compiere studi anche nell’ambito delle malattie rare, soprattutto quelle del sistema nervoso centrale, grazie alla disponibilità delle proprie piattaforme tecnologiche e competenze di drug discovery, che insieme, consentono di identificare farmaci con le caratteristiche adatte a penetrare nel cervello. La malattia di Huntington è una malattia genetica rara provocata dalla mutazione del gene che codifica la proteina huntingtina, ed è studiata in Siena Biotech insieme ad altre più diffuse come la demenza di Alzheimer. La proteina huntingtina mutata causa la perdita dell’attività biologica e induce tossicità che porta alla degenerazione e morte dei neuroni. Ne consegue l’insorgere della malattia tipicamente dalla terza decade della vita con una sintomatologia complessa comprendente la perdita del controllo dei movimenti e sinto- matologia psichiatrica. Il decorso della malattia è di 10-15 anni ed è tutt’ora curata, e solo parzialmente, nei sintomi. Siena Biotech ha individuato un meccanismo responsabile della malattia ed ha identificato una molecola denominata SEN 196 potenzialmente in grado di diminuire l’accumulo della huntingtina mutata, e di ridurne quindi gli effetti tossici. La molecola è attualmente in fase clinica II. I dati sul volontario sano sono molto promettenti: il farmaco è ben tollerato e mostra un’ottima farmacocinetica, e lo stesso può dirsi per i risultati sui primi pazienti sottoposti allo stesso trattamento. Gli studi clinici di fase II per verificarne l’efficacia inizieranno il prossimo anno e i risultati definitivi saranno disponibili nel 2015. Se efficace, SEN 196 sarà il primo farmaco in grado di modificare il decorso della malattia. Molti altri progetti in fase più precoce sono indirizzati ancora alla malattia di Huntington e ad altre malattie rare che ne condividono alcuni meccanismi come la sindrome oculofaringea, alcune atassie spinocerebellari, la malattia di Kennedy e quella di Sadhoff. Le molecole emergenti dalle proprie ricerche e in grado di intervenire su meccanismi appropriati, verranno saggiate in modelli preclinici delle malattie oggetto di ricerca. Nell’area oncologica, l’impegno di Siena Biotech si concentra sul glioblastoma multiforme, un tumore del cervello molto aggressivo, annoverato come malattia rara priva di trattamento efficace. Siena Biotech lo sta approcciando in modo molto innovativo, attraverso cioè la modulazione farmacologica di alcuni “pathway” che sostengono la riproduzione delle stem cell cancerose responsabili della metastatizzazione e recidiva del tumore stesso. Alcune molecole molto attive, che sono già state identificate e attualmente sono in sviluppo preclinico, saranno testate nel paziente entro il prossimo anno. Altri tumori rari, come il medulloblastoma ed il retinoblatoma sono in corso di studio attraverso collaborazioni esterne con ospedali e centri accademici. In conclusione, Siena Biotech è fortemente impegnata nella ricerca e sviluppo di farmaci nell’area delle malattie rare, sia neurologiche che tumorali, con investimenti significativi. E questo grazie al sostegno della Fondazione Mps, che ha espressamente richiesto a Siena Biotech di inserire nella sua mission l’impegno nella ricerca di cure efficaci per le malattie rare. uno speciale realizzato da Mediaplanet 4 · Malattie Rare inspiration DELIVERY THROUGH ERYTHROCYTES EryDel Spa: L’innovazione Italiana CURARE LE MALATTIE RARE ATTRAVERSO I GLOBULI ROSSI Al centro, da sin: prof Gianni Mastella , direttore scientifico FFC, Matteo Marzotto, Vicepresidente FFC, dott. Luis Galietta, medico ricercatore dell’Istituto ospedaliero Gaslini di Genova, che sta lavorando su uno dei più importanti progetti di ricerca promossi e finanziati da FFC, quello sulle molecole potenziatrici FOTO: Giorgio Marchiori Fibrosi cistica, la via italiana per la ricerca ■■Domanda: Perché è tanto difficile trovare la cura per guarire questa malattia ? ■■Risposta: Perché è una malattia genetica e cambiare l’azione dei geni con cui si nasce è molto difficile. Inoltre la ricerca scientifica richiede notevoli investimenti. ”Stando alle stime dei ricercatori si prevedono risultati importanti nell’arco di 5-6 anni.” Matteo Marzotto Vicepresidente della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica Onlus. la nostra soluzione Fino a qualche anno fa la fibrosi cistica era definita malattia pediatrica perché i malati non arrivavano all’età adolescenziale. Oggi conta molti malati adulti grazie ai progressi della ricerca ma è ancora inguaribile e l’età media dei pazienti si attesta attorno ai 40 anni. Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica (FFC) Cofondata nel 1997 da Matteo Marzotto con Vittoriano Faganelli e il prof. Gianni Mastella, la Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica Onlus promuove e finanzia progetti innovativi di ricerca sulla fibrosi cistica che per anni è stata orfana di ricerca. Abbiamo chiesto a Matteo Marzotto cosa l’ha spinto a fondare questo ente di ricerca. “Nel 1989 ho perso una sorella malata di fibrosi cistica – risponde il Vicepresidente della Fondazione -, anche mio padre era atti- vo nell’opera di sostegno sul fronte di questa malattia, ma solo con la FFC si è iniziato a fare ricerca in Italia: selezioniamo progetti che valida un comitato internazionale e lavoriamo nella massima trasparenza”. Naturalmente per una Onlus è importante avere un testimonial così rappresentativo anche per sensibilizzare l’opinione pubblica: “c’è sicuramente il vantaggio di mettere a sistema focus ■■ Nel 2010 la Fondazione Fibrosi Cistica ONLUS figurava al 48° posto su 28.396 beneficiari: oltre 415.988 gli euro donati con il 5xmille e investiti in progetti di ricerca. Ora il nuovo appello per la dichiarazione dei redditi 2010. ■■ Dal 2002 al 2010 la FFC ONLUS ha selezionato e finanziato 166 progetti di ricerca coinvolgendo 144 tra laboratori e centri, supportando il lavoro di oltre 400 ricercatori italiani. ■■ Sono stati molti i riconoscimenti tributati alla FFC, tra i più prestigiosi il premio Universo No Profit, assegnato da Unicredit Retail Italy Network e da Unicredit Foundation per “i programmi di formazione, le attività di sensibilizzazione e gli innovativi progetti di ricerca condotti”. Notizie dal web: www.fibrosicisticaricerca.it www.sifc.it www.fibrosicistica.it ! tanti anni di esposizione mediatica ma è necessaria la credibilità del prodotto e – risponde Matteo Marzotto – la FFC è un soggetto credibile e rilevante di per sé, ha un Comitato Scientifico di rispetto ed è una delle poche ONLUS certificate dall’Istituto Italiano della Donazione”. La Ricerca La fibrosi cistica è causata da un gene difettoso, CFTR, che determina la produzione di muco molto denso e che bersaglia soprattutto polmoni e pancreas; tra le scoperte più significative avvenute grazie all’operato della FFC vi è quella sulle molecole capaci di modificare l’azione del gene difettoso. Cosa riserva il futuro? “Stando alle stime dei ricercatori si prevedono risultati importanti nell’arco di 5-6 anni – risponde Matteo Marzotto -. Lo scopo è poter accelerare le ricerche destinate a produrre risultati applicabili al malato a breve-medio termine”. I riflettori sono puntati sull’area farmacologica, il lavoro svolto può avere un senso se subentrano le case farmaceutiche con il compito di trasformare le molecole individuate in laboratorio in un vero e proprio farmaco. vanessa salzano [email protected] Molti farmaci che, per un eccesso di tossicità, non sarebbero cronicamente somministrabili tramite le modalità già note, oggi possono essere somministrati tramite i globuli rossi dei pazienti stessi. Questa assoluta innovazione nel mondo della salute è promossa da una azienda e una ricerca tutta Italiana, EryDel Spa: il trattamento è in fase di sperimentazione su alcune malattie rare come la Atassia Telangiectasia, la Fibrosi Cistica e, a breve, anche altre come la Distrofia Muscolare di Duchenne. Il primo farmaco somministrato tramite incapsulamento nei globuli rossi del paziente è il Desametasone, un potente antiinfiammatorio “cortisonico”. Il farmaco viene così rilasciato in circolo dagli stessi globuli rossi, a dosi molto basse per periodi di tempo molto lunghi. La scoperta, con risultati clinici riportati già su importanti riviste mondiali, permetterebbe anche a pazienti pediatrici con malattie rare di beneficiare del trattamento cortisonico per lunghi periodi di tempo, minimizzando il rischio dei gravi effetti collaterali che esso tipicamente ha, soprattutto sui pazienti in fase di crescita o con altre difficoltà motorie, e che ne limitano o impediscono l’uso continuato. L’ Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha riconosciuto ad EryDel la designazione di farmaco orfano per la Fibrosi Cistica e sta valutando anche la richiesta per Atassia Teleangiectasia, una malattia genetica molto rara, per la quale il cortisonico nei globuli rossi potrebbe migliorare le funzioni neuro-motorie. www.erydel.com uno speciale realizzato da Mediaplanet Malattie Rare · 5 news Terapia domiciliare e malattie lisosomiali ■■Domanda: Perché è auspicabile la terapia domiciliare per le patologie da accumulo lisosomiale? ■■Risposta: Perché migliorerebbe la produttività lavorativa e la qualità di vita di pazienti e accompagnatori, e in piccola misura, ridurrebbe i costi del SSN. Terapia Le malattie di Gaucher, Fabry, Hurler e Hunter, sono malattie da accumulo lisosomiale. Sono patologie rare, ereditarie e progressive, dovute ad accumulo in tutti gli organi e tessuti, di sostanze complesse che non sono degradate. “Queste malattie sono completamente diverse fra loro dal punto di vista clinico ma richiedono un trattamento simile, ovvero una terapia enzimatica sostitutiva (ERT) con il proprio enzima specifico che – spiega Rossella Parini, Responsabile dell’UOS Malattie Metaboliche Rare della Clinica Pediatrica presso l’Ospedale San Gerardo (Fondazione MBBM di Monza) - viene somministrato ogni 2 settimane per le malattie di Gaucher e Fabry e ogni settimana per le malattie di Hurler e Hunter. Il trattamento dura da 2 a 4 ore a seconda della malattia e del paziente ed è un’infusione endovenosa.Avendo una grossa ricerca alle spalle ed essendo prodotti per malattie rare i farmaci sono molto cari e il costo annuo per paziente va dai 60 ai 100.000 euro”. Assistenza Domiciliare Il trattamento domiciliare è autorizzato in USA, Canada, Inghilterra, Paesi Bassi, Francia e Spagna. In particolare il 90% dei pazienti con malattia di Gaucher e Fabry sono trattati a domicilio nei Paesi Bassi e in Inghilterra. La terapia domiciliare è favorita in quanto si risparmiano risorse. “Nel nostro Paese esiste l’ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) ma per quest’organizzazione è difficoltoso gestire una simile terapia perché – risponde la dott.ssa Parini – il tempo di infusione è lungo e non è possibile l’assenza dell’infermiere. Le maggiori aziende hanno offerto un servizio tramite agenzie private, che garantisce la massima privacy, un trasporto del farmaco che rispetta la catena del freddo e la corretta esecuzione della terapia. Un’ipotesi ragionevole è che tale servizio sia gestito attraverso le ASL con un coordinamento effettuato dagli assessorati alla Sanità Regionali”. Rossella Parini Responsabile dell’UOS Malattie Metaboliche Rare della Clinica Pediatrica presso l’Ospedale San Gerardo, MB. vanessa salzano L’importanza della terapia domiciliare Nel caso di malattie rare come quelle da accumulo lisosomiale, che presentano un decorso cronico, progressivo e degenerativo, riveste particolare importanza la possibilità di spostare la terapia dall’ospedale al domicilio del paziente. Il trattamento delle malattie di Fabry e di Gaucher, infatti, prevede un’infusione endovenosa ogni 14 giorni; essere costretti ad effettuarla in ospedale comporta inevitabilmente disagi per il paziente e i suoi familiari. Il primo servizio di terapia domiciliare, Fab- ry@home, offerto gratuitamente da Shire dal 2008, ha permesso a molti pazienti di essere curati a casa da personale altamente specializzato e in stretta collaborazione con il centro clinico di riferimento. Questo ha consentito di personalizzare il trattamento in base alle loro esigenze, eliminando i pesanti inconvenienti in termini di tempo e trasporto, e garantendo al contempo una compliance al trattamento del 98%. Oggi gli stessi vantaggi vengono offerti grazie a Shire anche ai pazienti affetti dal- la malattia di Gaucher, mediante il programma Gaucher@home. Malattie rare: Shire un impegno concreto al servizio del paziente e del medico Le gravi e numerose problematiche legate ai pazienti affetti da serie patologie che, proprio a causa della loro rarità, sono poco conosciute, sono il principale obiettivo di Shire Italia divisione HGT. Leader a livello mondiale, Shire si distingue per l’attività incentrata su un unico scopo, quello di permettere di condurre una vita migliore alle persone affette da patologie che alterano la qualità della vita. Le malattie rare sono patologie croniche, progressive, degenerative e spesso fatali. In Italia colpiscono oltre 1 milione di persone. Negli ultimi anni si è rafforzata l’attenzione delle Istituzioni, della classe medica e della ricerca pubblica e privata per non lasciare «soli» sia i pazienti che i loro familiari. La divisione Human Genetic Therapies (HGT) di Shire Italia è perfettamente in linea con questa aspettativa tanto che da anni è impegnata nei confronti dei pazienti e delle famiglie che devono convivere con patologie rare quali le malattie da accumulo lisosomiale, fra cui la malattia di Fabry, la sindrome di Hunter e la malattia di Gaucher, e l’Angioedema Ereditario. Shire è un’azienda multinazionale dinamica, fondata circa 20 anni fa da un gruppo di imprenditori che capirono l’importanza di investire in alcuni ambiti terapeutici rimasti fino ad allora insoddisfatti. Fin dai primi anni si concentra sulla ricerca e sviluppo di farmaci innovativi per il trattamento delle cosiddette malattie “rare” al fine di dare una riposta alle costanti richieste dei pazienti e di offrire ai medici e al personale sanitario strumenti all’avanguardia per la lotta contro la malattia. “La nostra azienda - sottolinea Francesco Scopesi, direttore generale di Shire HGT - è fortemente impegnata nel campo delle malattie rare e si distingue proprio perché focalizzata su un unico scopo: permettere alle persone affette da patologie, da gravi patologie rare di condurre una vita migliore.” La nostra visione al servizio di medici e pazienti ha portato l’azienda a sviluppare trattamenti per le malattie da Accumulo Lisosomiale, come la malattia di Fabry, la sindrome di Hunter e la malattia di Gaucher. Queste patologie croniche hanno un’origine genetica e sono caratterizzate da una grande eterogeneità di manifestazioni cliniche che insorgono prevalentemente nei primissimi anni di vita, per difetto o assenza di uno degli enzimi contenuti nei lisosomi, vescicole che funzionano da veri e propri “centri di riciclo” della cellula. Considerando ciascuna specifica patologia, le malattie da accumulo lisosomiale possono essere definite rare e presentano un’incidenza variabile: da 1 caso su 40.000 nascite della Malattia di Gaucher del Tipo 1, a 1 su 100.000 della Malattia di Fabry, per arrivare a 1 su oltre 4 milioni della Sialidosi, il disturbo più raro. Tuttavia esistono più di 40 differenti malattie lisosomiali, ognuna delle quali associata a un difetto o alla carenza di uno specifico enzima, e considerate nel loro insieme queste patologie sono relativamente comuni e rappresentano un grave rischio sanitario, avendo un’incidenza complessiva di 1 caso su 7.700 nascite. Grazie all’impegno di Shire, oggi la terapia per le patologie da accumulo lisosomiale si può fare anche a domicilio. Shire è stata infatti la prima azienda nel campo delle terapie enzimatiche sostitutive a sviluppare il programma Fabry@home, che prevede l’assistenza a domicilio per la somministrazione del trattamento terapeutico. Avere la possibilità di essere curati a casa, da personale altamente specializzato ed in stretta collaborazione con il centro clinico di riferimento offre numerosi vantaggi ai pazienti affetti da queste patologie, consentendo di ridurre i disagi derivanti dagli spostamenti al Centro Clinico, migliorando l’organizzazione del proprio tempo (infusioni effettuate secondo le proprie preferenze nel rispetto del calendario infusionale) e riducendo la perdita di giornate lavorative. Inoltre, il programma, totalmente gratuito per i pazienti e per il Servizio Sanitario Nazionale, consente anche di aumentare l’adesione al piano terapeutico assicurando un servizio personalizzato. “A due anni dalla nascita del programma Fabry@home oggi Shire è lieta di poter fornire anche il servizio Gaucher@home per i pazienti affetti da malattia di Gaucher. Questi programmi rappresentano un grande traguardo e noi, come Azienda, abbiamo voluto dare un supporto significativo per un netto miglioramento della qualità di vita dei nostri pazienti.”- conclude Francesco Scopesi. 6 · Malattie RaRe uno speciale realizzato da Mediaplanet News TUTELARE I DIRITTI DEL PAZIENTE ■■Domanda: Qual è la mission della consulta nazionale Malattie rare? ■■Risposta: difendere i diritti del malato raro e della sua famiglia: puntando alla legislazione e sostenendo attivamente il vivere quotidiano. La Consulta Nazionale Malattie Rare, costituita nel 2007 per volere del Ministero della Salute con una convenzione con il Centro Nazionale della Malattie Rare, prevedeva supporto scientifico e logistico fino all’anno scorso. I Gruppi di Lavoro si sono occupati della ricerca di tutte le difficoltà cui vanno incontro i malati rari e sono state proposte le eventuali soluzioni in un nutrito documento, ma la Convenzione non è stata rinnovata. La Consulta oggi “Per non perdere il lavoro di questi anni, le associazioni che partecipavano alla Consulta si sono riunite per farla rinascere privatamente e ora – spiega Flavio Bertoglio, Presidente della Consulta Nazionale per le Malattie Rare e Presidente dell’AIMPS (Associazione Italiana Mucopolissacca- ridosi e Malattie Affini) - siamo quasi pronti: entro l’autunno faremo un evento di presentazione per farci conoscere e proseguire il nostro lavoro”. Cosa farà la nuova organizzazione? “Vogliamo partecipare a tutti i tavoli in cui si parla di malattie rare e dedicarci al malato raro più che alla malattia – risponde il dott. Bertoglio - e cioè di quelle piccole cose quotidiane che pesano tantissimo nel contesto del malato raro. Inoltre stiamo monitorando il Disegno di Legge 52 che prevede gli screening neonatali obbligatori, perché esistono alcune malattie che possono essere curate in tempo con una diagnosi così precoce: tutte le malattie rare che hanno o che avranno una terapia riconosciuta devono avere lo screening. Il Disegno di Legge prevede anche un fondo nazionale che è imFlavio Bertoglio presidente della consulta nazionale per le Malattie rare e presidente dell’aiMps. IDEA 2 portantissimo e anche per questo lo sosteniamo”. Per le famiglie dei malati rari Non si immaginano le difficoltà giornaliere cui vanno incontro le famiglie dei malati rari, a partire dalle istituzioni che, a volte, sembrano ignorare i loro diritti. “L’AIMPS è attiva per il sostegno alle famiglie a 360° - afferma Flavio Bertoglio - dalla comunicazione alle amministrazioni comunali affinché procurino gli educatori scolastici, che sono a loro carico, al sostegno economico alle famiglie che più necessitano e ce ne sono, perché laddove vi è un malato raro e disabile il livello di povertà si alza e spesso mancano le risorse per le esigenze più banali. Per questo crediamo molto anche nel Disegno di Legge 2090 - Bianchi, perché purtroppo tocchiamo ogni giorno con mano problemi che potrebbero essere ridimensionati così come avviene in altri Paesi Europei”. vanessa salzano [email protected] UNA RISPOSTA IMPORTANTE ALLE MALATTIE RARE Scoprire tempestivamente i difetti ereditari che sono all’origine dell’80% delle malattie rare è il solo modo per poter avviare le cure adeguate prima che si instaurino danni permanenti, cure che oggi sono disponibili anche nel nostro Paese. Sobi, gruppo innovativo, da oltre due anni presente anche in Italia, è impegnato in ricerca, sviluppo e commercializzazione di farmaci per malattie rare. Sobi è presente in Italia da oltre due anni: un’azienda che viene dal freddo, ma con il calore di una missione di speranza per migliaia di malati: rendere disponibili farmaci che curino malattie rare. Si tratta di una società farmaceutica nata dalla fusione della società svedese Biovitrum con Swedish Orphan International, con un fatturato di oltre 290 milioni di dollari in crescita e un listino di circa 60 farmaci. L’azienda è già oggi in grado di dare una risposta ad alcune malattie metaboliche ereditarie, come i disturbi del ciclo dell’urea (il fenilbutirrato di sodio favorisce l’eliminazione dell’ammoniaca circolante in eccesso, che causerebbe gravi effetti tossici principalmente di natura neurologica) e la tirosinemia ereditaria di tipo I (il nitisinone, unico farmaco approvato in Europa per questa patologia, è in grado, in associazione a una dieta ipoproteica, di migliorare significativamente la funzione epatica e renale e prevenire pericolose crisi neurologiche. L’individuazione precoce della malattia e l’inizio del trattamento prima dei 6 mesi di età ha aumentato il tasso di sopravvivenza a 4 anni dal 60% al 95%.) Sobi sta anche lavorando per riuscire a rendere disponibili innovative proteine ricombinanti (in corso di sperimentazione clinica) per altre patologie rare. In particolare, per il deficit di secrezione della lipasi pancreatica nei nati pretermine, che ne limita le capacità digestive, di assor- bimento e di metabolismo lipidico, Sobi sta sviluppando una lipasi ricombinante umana da addizionare al latte materno pastorizzato o di formula, per sopperire a tale carenza enzimatica, che causerebbe conseguenze potenzialmente anche gravi. Altre patologie sulle quali Sobi ha focalizzato la propria ricerca sono le emofilie A e B, difetti di coagulazione del sangue causate da un deficit di un fattore della coagulazione (rispettivamente il fattore VIII e il fattore IX). Entrambe colpiscono prevalentemente i maschi e si manifestano con emorragie spontanee frequenti e sanguinamenti patologici secondari a piccoli traumi. Anche in questo caso, Sobi sta sviluppando molecole di sintesi, cioè fattori ricombinanti, che possano sostituire i Fattori VIII e IX mancanti. L’obiettivo di Sobi è “Ricercare e rendere disponibili soluzioni terapeutiche efficaci per i pazienti affetti da malattie rare”. uno speciale realizzato da Mediaplanet Malattie RaRe · 7 la terapia nella 5 malattia di Gaucher in nuMeri Malattia di Gaucher sotto la lente Le principali tappe della patologia dalla sua scoperta al trattamento Grazie allo sviluppo della prima terapia enzimatica specifica (imiglucerasi) la malattia di Gaucher è diventata il paradigma delle malattie genetiche da accumulo curabili. Terapia enzimatica e Registro di Gaucher “L’esperienza ventennale di trattamento con imiglucerasi in migliaia di pazienti nel mondo insegna che il farmaco è sicuro ed efficace. La terapia iniziata precocemente può risolvere la sintomatologia clinica nel bambino e nell’adulto – dichiara Maja Di Rocco,Responsabile della Struttura Semplice Malattie Rare del Dipartimento di pediatria dell’Istituto Gaslini -. L’unico problema è la precocità della diagnosi perché la malattia di Gaucher non è sufficientemente conosciuta dai medici di medicina generale, dai pediatri e neppure dagli specialisti; ciò comporta un ritardo nel sospetto clinico, nella diagnosi e nel piano terapeutico”. Il Registro della Malattia di Gaucher, che riporta dati di circa 5000 pazienti nel mondo, è utile per disegnare la storia naturale della malattia e per verificare l’efficacia del trattamenMaja Di Rocco responsabile della struttura semplice Malattie rare del dipartimento di pediatria dell’istituto Gaslini. to.“La malattia di Gaucher era una malattia evolutiva, particolarmente drammatica nel bambino che nella forma più severa moriva nella prima/seconda decade di vita. L’adulto non trattato, oltre ad anemia e piastrinopenia severe e ad aumento di volume di milza e fegato – spiega la dott.ssa Di Rocco - poteva presentare una malattia ossea disabilitante. I dati del Registro testimoniano l’efficacia della terapia enzimatica sostitutiva”. Opzioni terapeutiche “L’imiglucerasi viene somministrato e.v. ogni due settimane ma uno studio multicentrico del 2009 ha dimostrato che somministrato ogni 4 settimane a dosaggio adeguato è un’alternativa efficace e sicura nei soggetti adulti che hanno una malattia stabilizzata afferma Maja Di Rocco -. La possibilità di somministrare l’imiglucerasi a domicilio ha costituito un miglioramento della qualità della vita dei pazienti. Esiste l’opzione di una terapia orale che agisce con un meccanismo d’azione diverso da quello dell’enzima e un farmaco è già commercializzato, ma la sua maneggevolezza è limitata da alcuni effetti collaterali; un secondo farmaco orale che sembra avere un profilo di sicurezza migliore è in fase di avanzata sperimentazione”. vanessa salzano [email protected] La malattia di Gaucher è una malattia ereditaria molto rara che oggi colpisce circa 10.000 pazienti in tutto il mondo. Il nome della patologia ha origine da quello del medico francese Philippe Charles Ernest Gaucher,che nel 1882 descrisse per la prima volta la malattia nella sua tesi dottorale in un paziente con milza e fegato ingrossati. 1 Quarant’anni più tardi, nel 1924 fu il medico tedesco H. Lieb a riuscire ad isolare un particolare componente grasso (denominato più tardi glucocerebroside) dalle milze dei pazienti affetti. 2 Nel 1965 venne fatto un altro passo avanti nella ricerca sulla malattia di Gaucher: il medico americano Roscoe O. Brady e i suoi collaboratori dimostrarono che l’accumulo di glucocerebroside è causato dalla mancanza genetica di un enzima. 3 Negli ultimi trent’anni la ricerca clinica si è concentrata sullo sviluppo della terapia enzimatica sostitutiva (disponibile a partire dal 1991) e ritenuta ad oggi il trattamento più efficace e sicuro per i pazienti affetti dalla malattia di Gaucher. 4 uno speciale realizzato da Mediaplanet 8 · Malattie Rare inspiration NEUROMED, CENTRO DI RIFERIMENTO REGIONALE PER LA DIAGNOSTICA GENETICA DELLE MALATTIE RARE L’IRCCS Neuromed, ente di rilevanza nazionale e di alta specialità per le Neuroscienze accreditato con il SSN e la Regione Molise, è riferimento per la ricerca, diagnosi e trattamento delle Malattie Rare (MR), come la Còrea di Huntington e le atassie spinocerebellari. Luca Cordero di Montezemolo foto: telethon La parola alla ricerca ■■Domanda: A che punto è arrivata la ricerca Telethon in Italia? ■■Risposta: Grazie al lavoro costante e all’impegno, la ricerca finanziata dalla Fondazione è per alcune patologie davvero vicina all’obiettivo. ”Cominciamo a portare la ricerca dal laboratorio al letto del paziente.” Luca Cordero di Montezemolo Presidente Telethon. la nostra soluzione Nel 2009, Luca Cordero di Montezemolo è stato eletto Presidente Telethon, la Fondazione che si è affermata ai massimi livelli nel campo della ricerca medico-scientifica nel nostro Paese: “Proseguire l’avventura di solidarietà voluta da una donna straordinaria come Susanna Agnelli è stato, ed è, per me motivo di grande orgoglio. Per ragioni professionali mi trovo impegnato in molteplici attività.Con profonda convinzione e sincerità, posso dire che quella che mi dà le maggiori soddisfazioni al livello umano e che più mi inorgoglisce è occuparmi di Telethon e di chi è meno fortunato”. I principali traguardi di Telethon “Dopo venti anni di grande lavoro, con eccellenti risultati intermedi – continua Luca Cordero di Montezemolo - la ricerca finanziata da Telethon può dire di essere, per alcune malattie, davvero vicina all’obiettivo. Abbiamo sconfitto definitivamente una grave im- munodeficienza, salvando la vita di 15 bambini provenienti da tutto il mondo e stiamo testando su altri bambini le terapie che hanno funzionato in laboratorio, per un gruppo di malattie. Cominciamo a portare la ricerca dal laboratorio al letto del paziente. Nel percorso dalla malattia alla terapia dobbiamo però trovare qualcuno che ci aiuti a compiere l’ultimo tratto, il più impegnativo. E questo qualcuno non può che essere un’industria che lavora per produrre focus La ricerca “dà i numeri”: di seguito i traguardi tagliati da Telethon dal 1990 ad oggi ■■ Totale dei finanziamenti destinati alla ricerca: € 326.688.915 ■■ Impiego delle risorse: 76 % in attività di ricerca 24 % costi di gestione e raccolta ■■ Totale dei progetti di ricerca finanziati: 2266 ■■ Totale delle malattie genetiche studiate: 454 ■■ Totale dei ricercatori che hanno meritato un finanziamento: 1427 di cui 78 presso gli istituti Telethon (TIGEM, HSR-TIGET, DTI e Tecnothon) e 1349 presso istituti esterni (università, ospedali, CNR, IRCCS, ecc) ■■ Totale delle pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali: 7753 Notizie dal web: www.telethon.it ! e mettere sul mercato farmaci e terapie. Lo scorso ottobre, a Milano, abbiamo presentato un primo importante accordo che va in questa direzione. Una multinazionale farmaceutica ha scelto la Fondazione Telethon per dare il via a un progetto che ha l’obiettivo di sconfiggere definitivamente sette malattie genetiche rare e di rendere le terapie disponibili per tutti i pazienti del mondo.” L’importanza di investire nella ricerca “Investire nella ricerca, e nella ricerca di eccellenza – precisa Luca Cordero di Montezemolo – vuol dire investire nel futuro dell’intero Paese. Noi italiani spesso preferiamo lamentarci per quello che non va, piuttosto che farci i complimenti per quello che riusciamo a far bene. Eppure il nostro è un Paese ricco di eccellenze che tutto il mondo ci invidia. Una di queste opera nel mondo della ricerca biomedica, in un settore di nicchia come quello delle malattie genetiche rare. “Telethon è la Ferrari della ricerca”, mi diceva Susanna Agnelli. Oggi, che da quasi due anni ho preso il suo posto alla guida della Fondazione Telethon, posso confermare che non si trattava di uno slogan e che in Italia esiste un ente che fa ricerca d’avanguardia con metodi e risultati internazionalmente riconosciuti». L’Istituto dispone di sequenziatori automatici di DNA all’avanguardia che rispondono a complesse esigenze diagnostiche molecolari genetiche. Presso Neuromed si esegue anche la diagnostica presintomatica delle MR con un approccio che coinvolge competenze in Neurologia, Psichiatria, Psicologia e Genetica offrendo informazione e supporto a chi si sottopone al test. Per i suoi livelli d’eccellenza, Neuromed è stato individuato dalla Regione Molise quale Centro di Riferimento per la diagnostica genetica delle MR nell’ambito del Programma per l’organizzazione di percorsi diagnostici e terapeutici assistenziali per le MR attivato grazie ai fondi stanziati dal Ministero della Sanità. Il comitato per il coordinamento delle MR è costituito da quattro centri regionali di riferimento: - l’IRCCS Neuromed per le Neuroscienze (dott. F. Squitieri) Centro di riferimento per la diagnostica genetica; - l’Ospedale di Campobasso per la Pediatria (dott.ssa M.L. Di Nunzio) Centro coordinatore; - l’Ospedale di Termoli per l’Ematologia (dott. P. Spagnuolo) e l’Ospedale di Larino per l’Oftalmologia (dott. A. Covatta), per l’elaborazione del piano di spesa. Il comitato promuoverà la formazione di professionisti con dottorati e assegni di ricerca, di concerto con l’Università del Molise, e l’attivazione di sportelli (Ospedale di CB e Neuromed) e di un numero verde per l’assistenza sociale alle famiglie colpite da MR. Saranno anche coinvolte le associazioni di famiglie, come l’AICH Neuromed di cui è Resp. Scientifico il dott. Ferdinando Squitieri. uno speciale realizzato da Mediaplanet IDEA 3 News l’impatto e l’incidenza dei tumori rari ■■Domanda: perché il problema dei tumori rari è così rilevante? ■■Risposta: perché nel complesso i casi di tumore raro possono giungere a un quinto dei casi totali di neoplasia maligna. I tumori rari, come si può facilmente intuire dalla definizione stessa, sono neoplasie che si manifestano in un numero molto ristretto di persone. Si tratta di una famiglia eterogenea di patologie che colpiscono svariati organi: si va dai tumori localizzati nel tratto testa – collo a quelli che si sviluppano nella regione addominale o nell’area genitale, ad alcuni sarcomi, etc. Il problema della diagnosi Il fatto che si tratti di una forma rara non significa necessariamente che il tumore sia incurabile, ma come avviene nel caso di patologie poco frequenti, la rari- tà della neoplasia rende più difficoltoso effettuare una diagnosi puntuale in maniera tempestiva e rivolgersi a specialisti davvero esperti nella scelta della terapia più appropriata, anche a causa della mancanza di studi clinici in merito. Nel 2001 è stata istituita dalla Conferenza Stato-Regioni la Rete Nazionale delle Malattie Rare, in cui rientra anche quella oncologica. La Rete Tumori Rari è una collaborazione permanente tra centri oncologici su tutto il territorio nazionale, finalizzata al miglioramento dell’assistenza ai pazienti con tumori rari, attraverso la condivisione a distanza di casi clinici, l’assimilazione della diagnosi e del trattamento secondo criteri comuni, l’accesso dei pazienti alle risorse di diagnosi e cura. L’incidenza delle neoplasie rare La Rete considera “rare” le neo- plasie con incidenza annuale inferiore o uguale a 5/100.000. Importante è sottolineare che nel complesso, considerando le molteplici forme di neoplasie, il numero dei casi di pazienti affetti da un tumore raro è elevato. Secondo i dati dell’Associazione Italiana dei Registri Tumori – AIRTUM – sommando tutti i casi di neoplasia maligna rara si può arrivare fino al 20% di tutti i tumori maligni, con oltre 500 mila nuove diagnosi ogni anno in Europa e almeno 10 mila in Italia. Pertanto il problema dei tumori rari è socialmente rilevante, paradossalmente proprio in termini quantitativi. Un altro problema è di natura etica poiché i pazienti affetti da un tumore raro, si trovano a subire discriminazioni dovute alla bassa incidenza della loro patologia. Inoltre, i tumori rari comportano un eccesso di costi sanitari e di costi sociali da migrazione sa- Malattie RaRe · 9 in Breve ■■Il progetto della Rete Tumori Rari, avviato nel 1997 dall’Istituto Nazionale Tumori di Milano, ha l’obiettivo di costituire reti oncologiche nazionali interconnesse a livello internazionale per un miglioramento dell’assistenza ai pazienti. Oggi, la Rete Tumori Rari è un progetto in corso nell’ambito di Alleanza Contro il Cancro, finanziato grazie ai fondi del Ministero per la pubblica amministrazione e l’innovazione, coordinato dalla Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Il progetto, che conta circa 200 centri aderenti,si fonda sulla collaborazione tra strutture sanitarie con lo scopo di migliorare la qualità di cura ai pazienti con “tumore raro”. Tra i principali obiettivi, la Rete mira ad assimilare la diagnosi e il trattamento nei centri partecipanti secondo criteri comuni e condividere a distanza i casi clinici fra le strutture che aderiscono. C-NEWS (500) nitaria. La collaborazione diventa pertanto di fondamentale importanza nell’assistenza ai pazienti affetti da tumore raro. Per quanto riguarda la ricerca clinica la collaborazione tra istituzioni, strutture sanitarie, istituti di ricerca consente di originare casistiche rilevanti in termini numerici. Queste sono essenziali, per esempio, per lo sviluppo di nuovi farmaci “orfani”per la terapia delle varie forme di neoplasie rare. Oncologia: il paziente al centro della terapia Le innovazioni e i progressi nel trattare le neoplasie e l’utilizzo di un efficace antidoto contro uno spiacevole effetto collaterale della chemioterapia, portano il paziente ad affrontare la malattia con maggiore fiducia e speranza. Ce ne parla il Dott. Pasquale Razionale, Direttore Day Hospital Interdivisionale Oncologico, Az. Ospedaliera di Legnano - Presidio di Cuggiono. Dott. Razionale, quali sono stati i miglioramenti fatti nel trattare il paziente affetto da neoplasia? Notevoli progressi sono stati fatti a tutti i livelli nell’affrontare la patologia neoplastica (prevenzione, diagnosi, terapia etc.). Il passo più qualificante nella mia professione è stato spostare l’attenzione dalla malattia oncologica al paziente come persona. Lo sforzo quotidiano rivolto in tal senso è gravoso per tutti gli operatori del settore e dovrebbe quindi essere una scelta. Mi rendo conto che queste parole possono sembrare a prima vista quasi scontate ma è il quotidiano prendersi cura anche delle necessità più banali (appuntamenti, prescrizioni, impegnative, orari, ma soprattutto tempo e dialogo assolutamente necessari) che porta i pazienti stessi a pronunciare la parola “tumore” con maggior determinazione, li rende sempre più ansiosi di conoscere dettagli sulla loro malattia, sui trattamenti che li aspettano e ad aver “fiducia”. Quando necessario ricorrere alla chemioterapia, questa viene accettata con meno timori, grazie anche alla continua divulgazione dei risultati ottenuti che alimentano la speranza in un trattamento ormai consolidato. Come nel caso delle antracicline il cui uso in associazione in tumori largamente diffusi come quello della mammella, del polmone ma anche nei sarcomi, in alcune forme di leucemia o linfomi, ha realmente cambiato l’orizzonte. La chemioterapia ha effetti collaterali importanti. Uno di questi è lo stravaso da antracicline. Esistono trattamenti volti a controllarlo? Molti degli effetti collaterali della chemioterapia, sono oggi resi accettabili dai continui progressi dei trattamenti di supporto; tra gli eventi avversi uno tra i più temuti è lo stravaso (la fuoriuscita accidentale di farmaco vescicante o irritante dal sito di iniezione nel tessuto sottocutaneo circostante) che normalmente è raro (fino al 6,5%) ma che può facilmente accadere e causare danni locali di diversa gravità, a volte irreversibili. Si tratta di un evento che incide in maniera importante sulla storia clinica del paziente oncologico, in quanto causa di sofferenze non necessarie e invalidità (a breve e lungo termine) in individui debilitati e sottoposti spesso a pesanti regimi terapeutici, oltre che a influire sullo stesso programma chemioterapico, ritardando o causando l’interruzione della terapia. Lo stravaso da antracicline oggi si può controllare-dominare senza i timori e i pericoli di un tempo, per cui anche l’uso delle antracicline, “quella rossa” come dicono i pazienti, ha uno spauracchio in meno. È disponibile, infatti, un antidoto assolutamente specifico che se utilizzato nei giusti tempi tecnici risulta efficace, sicuro e in grado di evitare danni estetici, menomazioni e necessità di chirurgia ricostruttiva. Si stima infatti che un terzo degli stravasi di sostanze vescicanti produrrà ulcerazione in assenza di terapia specifica. Quali sono gli ulteriori vantaggi di questo antidoto? La disponibilità dell’antidoto presso il Centro dove si praticano i trattamenti chemioterapici consente inoltre di proseguire il piano di cura senza interruzioni ed evitare le conseguenti ulteriori ripercussioni psicologiche negative. È l’unico antidoto con l’indicazione specifica “da utilizzare nello stravaso da antracicline” così come è l’unico antidoto approvato e garantito dagli enti regolatori preposti, EMA in Europa e FDA in USA. In qualità di inibitore della topoisomerasi II (enzima cardine nella regolazione della struttura tridimensionale del DNA) e chelante del Ferro (contrasta la formazione di radicali liberi) il suo meccanismo d’azione, complesso da spiegare in poche parole, è estremamente specifico e i risultati sono comprovati da studi clinici internazionali. Questo per ribadire l’importanza della prevenzione e della cura di tutti gli aspetti complessivi del paziente oncologico non concentrandoci solo sul risultato. uno speciale realizzato da Mediaplanet 10 · Malattie RaRe l’oBiettiVo Lo screening neonatale permette di identificare oltre 60 malattie metaboliche ereditarie. Ciò consente di avere una diagnosi precoce e di poter intervenire con la terapia più appropriata. l’importanza dello screening neonatale l e chiamano “malattie rare”,ma tanto rare non sono: si tratta di circa 600 patologie ereditarie che coinvolgono la biochimica del metabolismo e che si stima colpiscano un bambino ogni 500 nuovi nati. Patologie che hanno una gravità variabile, che possono portare alla morte o irrimediabilmente incidere nella qualità della vita, ma che potrebbero essere contrastate nei sintomi se identificate precocemente. “Il 6% della popolazione ne è affetta. Il 30% dei pazienti muore prima dei 5 anni di vita. Il 25% di loro attende da 5 a 30 anni per avere la conferma della diagnosi e il 40% di loro ha avuto inizialmente una diagnosi sbagliata – spiega Cristina Vallotto, Presidente dell’Aismme Associazione Italiana Sostegno Malattie Metaboliche Ereditarie Onlus–. Una diagnosi corretta e precoce può essere assicurata efficacemente solo dallo screening neonatale metabolico allargato, un test che consente l’identificazione di oltre 60 malattie metaboliche ereditarie a poche ore dalla nascita. Questo fa sì che si possa immediatamente intervenire con diete e cure che possono contrastare o congelare i sintomi quando anche non salvare una vita”. Lo screening allargato Attualmente in Italia tutti i nuovi nati vengono sottoposti a uno screening che individua tre malattie ereditarie: la fibrosi cistica, l’ipotiroidismo congenito e la fenilchetonuria. Con lo stesso prelievo si potrebbero invece identificare fino a oltre 60 malattie metaboliche, patologie per la cui terapia esistono evidenze scientifiche efficaci. “Lo screening allargato viene applicato per legge solamente in Toscana e in altre piccole aree a macchia di leopardo, grazie alla buona volontà di singoli amministratori o Istituti – continua la Vallotto – Questo genera disparità inaccettabili tra i bambini, sofferenze che potrebbero essere evitate ma anche un aggravio di spese per il servizio sanitario nazionale, che si trova in carico pazienti gravi che potrebbero non esserlo”. “una diagnosi corretta e precoce può essere assicurata efficacemente solo dallo screening neonatale metabolico allargato.” Sensibilizzare l’opinione pubblica La situazione regionale Piemonte e Veneto sono fermi, Sardegna e Lombardia hanno il sì della Regione ma attendono l’attuazione, Sicilia, Lazio, Liguria e Campania portano faticosamente avanti una sperimentazione ma senza certezze per il futuro, in Puglia si spera per un rapido avvio e in Emilia Romagna lo screening è stato allargato già a 26 malattie. “Occorre invece un’unica cabina di regia nazionale per le malattie rare, così come un fondo nazionale per i farmaci orfani e una equa distribuzione dei fondi per la ricerca – conclude la Vallotto – e l’approvazione della legge quadro delle malattie rare, il DDL 52 che prevede appunto la fine delle disparità con l’introduzione obbligatoria dello screening ma anche l’aggiornamento delle liste delle malattie che danno diritto alle esenzioni. È fermo anche il decreto sull’assistenza che prevede il prepensionamento dei genitori in caso di bambini malati, provvedimenti che giacciono in Parlamento da troppi anni a dimostrazione del sostanziale disinteresse della politica ai nostri problemi”. Cristina Vallotto presidente dell’aismme, associazione italiana sostegno Malattie Metaboliche ereditarie onlus. “In questi anni – commenta Cristina Vallotto – abbiamo lavorato per sensibilizzare il mondo medico e le Istituzioni sull’importanza dell’applicazione di questo test, preoccupandoci anche di fare sensibilizzazione e informazione sulle malattie rare. Campagne informative,raccolta di firme e di fondi, lettere appello alle Autorità Sanitarie Nazionali e Locali, iniziative che hanno voluto richiamare l’attenzione anche sulla necessità di prestare una maggiore attenzione ai problemi delle famiglie nella gestione quotidiana dei malati”. in Breve Europlan: scacco alle malattie rare ■■Si chiama EUROPLAN il progetto europeo triennale che ha preso avvio nel 2008 ed è coordinato dal Centro Malattie Rare dell’Istituto Superiore di Sanità. Obiettivo principale del progetto è quello di diffondere un sistema di metodologie, procedure, casi di studio e indicatori per supportare i 27 Stati membri dell’Unione Europea a definire il proprio piano nazionale riguardo alle malattie rare. Nel corso del 2010 si sono svolte 15 conferenze Nazionali di supporto al progetto per definire il quadro generale in ogni Paese. In Italia la Conferenza Nazionale “The European Project for Rare Diseases National Plans Development” si è svolta a Firenze dall’11 al 13 novembre 2010.Dalla conferenza sono emersi alcuni nodi cruciali e sono state individuate le direttive per potenziare l’efficacia e l’efficienza delle politiche socio-sanitarie in tema di malattie rare. Gli obiettivi e le strategie di intervento mirano a porre il paziente e la sua famiglia al centro di ogni politica e azione. Fondamentale è costituire un unico Comitato nazionale di riferimento, migliorare l’assistenza e gli interventi socio-sanitari, promuovere l’informazione, favorire la formazione del personale sanitario. Infine Europlan punta a incentivare la ricerca e a condividere l’expertise a livello europeo per arrivare tempestivamente alla diagnosi corretta. uno speciale realizzato da Mediaplanet Malattie Rare · 11 inspiration Corea di Huntington: un test per la diagnosi precoce “La malattia definita Córea di Huntington - spiega il professor Ferdinando Squitieri, Responsabile dell’Unità di Neurogenetica e Malattie Rare di Neuromed - Istituto Neurologico Mediterraneo di Pozzilli (Isernia) - è una delle più gravi patologie del sistema nervoso. Essa consiste nella perdita di cellule in una zona del cervello, che determina diversi disturbi invalidanti: in primo luogo provoca una serie di movimenti afinalistici, non volontari, non consapevoli e non controllati: da qui il termine córea attribuito alla malattia (dal latino chorus, danza); a questi disturbi se ne aggiungono altri, sia in termini di capacità cognitive (pensiero, giudizio, memoria) che di controllo emotivo (fino a veri e propri casi di ossessione, che possono portare anche al suicidio)”. Una malattia ereditaria La malattia di Huntington è di origine genetica e viene trasmessa al figlio da uno dei due genitori. Poiché si stima una frequenza di 10 soggetti malati ogni 100 mila persone, in Italia si calcola ne siano affetti circa 6000 individui: “Si tratta del valore massimo previsto perché la malattia sia ancora considerata rara, commenta Squitieri, ma il quadro cambia se si pensa che i soggetti considerati a rischio sono invece circa 18 mila, ossia tre volte tanto”. I sintomi La malattia di Huntington ha un decorso di 15-25 anni dopo l’insorgenza dei sintomi, ma in molti casi la sua durata può essere superiore, arrivando a 40 anni. “I sintomi - prosegue Squitieri - si manifestano con gradualità, di norma tra i 30 e i 50 anni, ma possono insorgere anche prima: in più della metà dei casi, le alterazioni cognitive precedono il disordine del movimento, unendosi a disturbi psichici minori (irritabilità, depressione dell’umore)”. Nelle fasi avanzate, i movimenti involontari aumentano in ampiezza e frequenza trasformandosi in distonia e successivamente in rigidità. Subentrano difficoltà nella capacità di alimentarsi (deglutizione). I malati divengono totalmente dipendenti dagli altri, non possono camminare a lungo e possono perdere la capacità di esprimersi verbalmente. Nonostante le capacità cognitive siano notevolmente lese, le persone rimangono consapevoli della loro condizione, sono in grado di comprendere il linguaggio e di esternare i sentimenti: possono quindi ad esempio gioire guardando foto e ascoltando storie di familiari e amici. Le persone non muoiono di Córea di Huntington, ma in seguito a complicazioni della patologia: soffocamento, infezioni, complicazioni cardiache o respiratorie, polmonite, ematomi da traumi. FERDINANDO SQUITIERI Responsabile dell’Unità di Neurogenetica e Malattie Rare di Neuromed - Istituto Neurologico Mediterraneo di Pozzilli (Isernia) La diagnosi La malattia di Huntington non è curabile: si può però diagnosticare anche molto precocemente con un test che è in convenzione e che si suggerisce nei casi di familiarità con la patologia: “La decisione di sottoporsi al test, spiega tuttavia Squitieri, è lasciata alla scelta individuale di ognuno in quanto non vi sono terapie preventive”. Rilevanza sociale e assistenza Così come avviene per la schizofrenia, la Córea di Huntington è fonte di forte disagio per la famiglia, in quanto ne coinvolge tutti i componenti e perché la sua rilevanza sociale non è trascurabile: il malato urta contro eventuali ostacoli, perde l’equilibrio, gli cadono gli oggetti di mano; l’andatura barcollante può essere scambiata con manifestazioni da abuso di alcool o droghe (è utile portare documenti che certifichino la diagnosi), le turbe mentali si manifestano sempre più vistosamente, anche in pubblico: le famiglie dei malati hanno quindi dato vita all’AICH (Numero verde 800076693) per avere assistenza psicologica e informazioni corrette sulla somministrazione delle cure palliative.