danze grammaticali errate (“ne furono fatte

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danze grammaticali errate (“ne furono fatte
danze grammaticali errate (“ne furono fatte diverse copie dell’originale”), e date trascritte apparentemente a casaccio. Per
non parlare dei tempi verbali, che in qualche occasione sembrano buttati lì in preda alla confusione del prima, dopo, e poi, domani, ier l'altro...
Poi mi rimane la curiosità di sapere come mai, quando gli autori citano il
loro libro, lo fanno sempre in corsivo: “nell’introduzione di questo libro”,
“nel prossimo capitolo di questo libro”..., mi sono sembrate sottolineature minacciose (non ti venga in mente di pensare che esista un altro libro!). Dopo queste osservazioni che ai veri botanici non interesseranno
punto, devo anche dire che il libro è comunque, come dicevo, curioso.
Tanto per fermarci ancora a Linneo, uno si immagina un luminare della
scienza, serio e ponderato, grande studioso, e qui si trova (spoiler) un
botanico pieno di sé, un po’ matto, molto copione, con una moglie grassa e ignorante (ma ricca), e con una sola intuizione geniale sulla quale
ricama per il resto della sua vita. Ci sono poi digressioni paleontologiche, architettoniche, familiari, di viaggio. Ci sono pagine che si leggono
volentieri, e pagine che disorientano, perché sembrano l’elenco delle
genealogie dei sovrani del nord Europa (Olof il Vecchio, Olof il Giovane,
Olof Celsius il Vecchio e così via, per limitarsi alle prime pagine) o il
calendario di Frate Indovino con i viaggi, e i naviganti che si incrociano,
vanno, vengono, tornano o muoiono in un tourbillon vegetal-scientifico
non sempre chiaro.
Che, poi, appunto, se c’è qualcuno che rischia la vita per portare qui da
noi una primula del Capo o un agapanto, e se c’è qualcuno che muore
di febbre prima ancora di aver sfiorato una piantina, mi piacerebbe sapere il perché e il per come. Invece, niente, muore, e la vedova si arrabbia molto con chi l’ha mandato là, amen. O se qualcuno ha “delle qualità che avrebbero potuto fare di lui un buon ufficiale” e questo qualcuno
ha quattordici anni, vuoi dirmi qualcosa di lui o ti limiti a dirmi che si innamora del Sudamerica e non gli piacciono le frustate ai marinai?
Insomma, alla fine un libro che si può leggere per essere informati di
piccole o grandi cose che riguardano le scoperte botaniche degli ultimi
secoli, troppo lieve per veri intenditori, e accettabile per gli altri, se non
ci si aspetta che affiorino davvero il coraggio e il cinismo e l’audacia che
animano questi esploratori del verde. Perché son qualità che non stento
a credere vere, ma che gli autori annacquano alquanto.
John R. Gribbin, nato nel 1946, è uno scrittore britannico di scienza, un astrofisico, e visiting fellow di astronomia presso l'Università del Sussex. I suoi
scritti riguardano la fisica quantistica, l'evoluzione umana, i cambiamenti climatici, il riscaldamento globale, le origini dell'universo, e biografie di scienziati
famosi. Scrive anche la fantascienza.
John Gribbin si è laureato in fisica nel 1966. Ha poi conseguito la laurea in
astronomia nel 1967, e ha conseguito il dottorato di ricerca in astrofisica presso l'Università di Cambridge nel 1971.
Intanto, nel 1968, Gribbin ha lavorato come ricercatore presso l'Istituto di
astronomia teorica, e ha scritto una serie di storie per New Scientist sulle ricerca fatte in Istituto, che si è poi scoperto essere relative ai pulsar. Nel 1974,
Gribbin ha pubblicato un libro intitolato L'Effetto Giove: in esso aveva predetto
che l'allineamento dei pianeti in un certo quadrante su un lato del Sole il 10
marzo 1982 avrebbe causato effetti gravitazionali che avrebbero fatto scattare
i terremoti nella Faglia di San Andreas, eventualmente cancellando Los Angeles e la sua periferia. Gribbin ha preso le distanze dall'effetto Giove nel 1980,
sulla rivista New Scientist, affermando che era stato "troppo intelligente per
metà". Nel 1984, Gribbin ha pubblicato forse il suo libro più noto, “Alla ricerca
del gatto di Schrödinger: Fisica Quantistica e realtà”. Questo libro è stato descritto come tra i migliori della prima ondata di divulgazione fisica prima del
vendutissimo “Una breve storia del Tempo” di Stephen Hawking.
Alla Conferenza mondiale dei giornalisti scientifici del 2009, l'Associazione dei
British Science Writers ha dato a Gribbin il premio alla carriera.
Coerentemente con la nostra cultura ancora tenacemente maschilista, di Mary
Gribbin si riesce a sapere soltanto che ha scritto per diverse pubblicazioni,
inclusi Shemagazine e New Scientist, ed è autrice di diversi libri su argomenti
scientifici per giovani lettori.
Dalla quarta di copertina:
“Le gardenie e le orchidee, le delicate magnolie e i selvaggi rododendri
rendono oggi incantevoli i nostri giardini grazie allo spirito d'avventura
dei primi botanici, che nel XVIII e XIX secolo si sono spinti in terre ignote per raccogliere semi e fiori. Questa è la storia di undici uomini e donne tenaci, eccentrici, pronti a rischiare la vita sfidando insidie di ogni
genere alla ricerca di nuovi esemplari botanici. Coraggio, cinismo, audacia - tutto questo e altro ancora anima i sogni dei singolari esploratori
che nella giungla amazzonica, nel cuore dell'Africa o nell'Estremo
Oriente non cessano di cercare i vegetali più bizzarri per la meraviglia
dei conterranei della tranquilla Inghilterra. Tra loro la straordinaria Marianne North, artista e scienziata i cui dipinti di piante e fiori adornano
ancora oggi le sale dei magnifici Kew Gardens di Londra”.
Dalla recensione del Wall Street Journal:
“Cacciatori di piante” viene descritto come un libro dalla la scrittura
"pedestre", con abbondanza di dettagli famigliari o addirittura domestici,
ma con l'incapacità di trasmettere un contesto culturale più ampio. Nella
stessa recensione si precisa che i capitoli dei profili biografici del libro
sono troppo spesso superficiali, e si critica il libro per madornali omissioni di collezionisti di piante di primo piano. [*]
[*] controllato, è vero. Manca per esempio Alfred Russel Wallace (1823-1913),
un naturalista e biogeografo gallese che formulò una teoria dell'evoluzione per
selezione naturale, simile a quella che nello stesso periodo stava elaborando Charles Darwin. A lui si deve inoltre l'individuazione di una linea "invisibile"
di discontinuità biologica nel sud-est asiatico; linea che Thomas
Huxley battezzerà in seguito Linea di Wallace. Per questo lavoro, Wallace
viene considerato uno dei più illustri fondatori della biogeografia.
Wallace non fu però soltanto un naturalista teorico e pratico. Con indomita
passione si interessò anche di problemi sociali e politici: tra le tante campagne
che Wallace intraprese e sostenne con convinzione, attraverso le pagine
di pamphlet, riviste e giornali si ricordano, per il particolare impegno che vi
profuse, quella per la nazionalizzazione delle terre e quella contro la vaccinazione obbligatoria.
(Immodestamente) dalla mia recensione su aNobii:
Non amo particolarmente fiori e piante; mi piace tenere un orto, però, e
godo della bellezza di certe specie. Il libro l’ho letto perché costret...
invitata dal mio circolo di lettura, e l’ho letto come merita, a sprazzi, in
momenti diversi, non certo come un romanzo. Peccato, perché come
un romanzo sarebbe potuto essere: in realtà, il racconto è a volte curioso e interessante, a volte confuso (ah, ‘spetta, ora di ti dico questo, no,
ora torno a dov’eravamo, e, sì, quest’altro te lo dico dopo, e adesso
torno indietro, tuttavia, come vedremo in seguito, e poi vedrai che ti dico
anche il resto), di sicuro tradotto con qualche leggerezza. Ci sono infatti
dei congiuntivi di troppo (“…il metodo si dimostrò più facile da seguire
quando fosse adattato…”: e, no, qui ci voleva un bel “fu”), delle ridon-