FERTILITÀ:
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COLLABORAZIONI FERTILITÀ: PERCHÉ È IMPORTANTE REGISTRARE TUTTE di Flavia Pizzi 1 e Giorgio Civati 2 LE FECONDAZIONI Una pratica fondamentale per migliorare il profitto dell’allevamento TUTTI GLI ALLEVATORI conoscono gli effetti negativi della bassa fertilità sul profitto del loro allevamento. Il peggioramento dei parametri riproduttivi, come ad esempio l’allungamento dell’intervallo interparto, porta necessariamente ad un aumento dei costi alimentari ed a mancati ricavi dovuti al calo di produzione (Andrighetto e Zen, 1999). L’aumento dei costi legati alla bassa fertilità sono dovuti anche alla necessità di ripetere le inseminazioni per ottenere una gravidanza, all’eliminazione di animali con problemi riproduttivi, che è tra l’altro una delle principali cause di rimonta involontaria, e a maggiori costi veterinari. Purtroppo in Italia negli ultimi anni si è osservato un costante peggioramento della fertilità negli allevamenti di bovini da latte (Pirlo e Speroni, 1999; Pizzi e Miglior 1999). Non tutti gli allevatori però si rendono conto che si può fare qualche cosa di concreto per migliorare la fertilità e quindi aumentare il profitto dell’allevamento. Un sistematico rilevamento dei calori, due volte al giorno per almeno 30 minuti, un’adeguata formulazione della razione e una particolare attenzione nelle fasi della inseminazione possono migliorare sensibilmente l’efficienza riproduttiva. Per realizzare qualsiasi miglioramento è però necessario disporre di 1. IDVGA-CNR c/o Istituto di Zootecnia Veterinaria Università di Milano. 2. Anafi, Cremona. una misura accurata della fertilità, per valutare correttamente la fertilità è indispensabile raccogliere tutti i dati disponibili, cioè tutti gli interventi fecondativi e tutti gli eventi relativi ai parti. Soltanto utilizzando dati completi ed affidabili è possibile calcolare il reale livello di fertilità dell’allevamento e dell’intera popolazione, in questo modo si potranno verificare anche gli effetti dei nostri sforzi per migliorare la fertilità. PARAMETRI La fertilità fa parte dei caratteri funzionali o secondari come la mungibilità e la resistenza alla mastite. Questi caratteri hanno un effetto sul reddito aziendale non attraverso un aumento degli outputs, come nel caso della produzione di latte, ma attraverso una riduzione degli inputs (minore rimonta, minori costi alimentari e sanitari). In una situazione quale quella attuale italiana, dove non è previsto a breve un aumento del prezzo del latte, i caratteri funzionali avranno probabilmente un’importanza sempre maggiore. La fertilità può essere valutata attraverso diversi parametri, quali i giorni parto-concepimento, l’intervallo interparto, il numero di inseminazioni per gravidanza e il tasso di non ritorno in calore. Alcuni di questi caratteri sono conosciuti dagli allevatori perché vengono pubblicati nei bollettini Aia e a volte vengono osservati con attenzione anche per vedere l’abilità degli altri allevatori. Tuttavia l’importanza del calcolo corretto di questi parametri è sicuramente più importante del semplice confronto con i risultati dei “vicini”; non bisogna temere di sfigurare se risulta che nel nostro allevamento è necessario ripetere le inseminazioni per ottenere una gravidanza, probabilmente se tutti gli interventi fecondativi fossero effettivamente registrati, molti allevatori si troverebbero nella medesima condizione. EFFETTO DEL GENOTIPO E DELL’AMBIENTE SULLA FERTILITÀ Co- me è noto il genotipo ha un effetto limitato sui caratteri relativi alla fertilità, si tratta infatti di caratteri con bassa ereditabilità, molto più ampio è invece l’effetto dell’ambiente. Per effetto ambientale si intende l’insieme di fattori esterni all’animale che possono condizionare la fertilità, tra questi troviamo fattori ambientali in senso stretto come la temperatura, il fotoperiodo, ma anche fattori nutrizionali come il contenuto in energia, proteine e grassi della razione e fattori “umani” che comprendono le modalità e i tempi d’inseminazione ed il rilevamento dei calori. In questo senso diventa determinante quindi l’effetto dell’allevatore: un accurato rilevamento dei calori, corrette tecniche di manipolazione del seme e adeguati piani alimentari, come già detto, possono significativamente migliorare la fertilità dell’aBIANCO NERO . MAGGIO 2000 11 Raccolta dati AZIENDA Dato elaborato Controllo, registrazione ed elaborazione Dato grezzo APA Dato elaborato Controllo Analisi Archivio Registrazioni anagrafiche ed eventi riproduttivi ANAFI zienda. Si è parlato molto dell’importanza del rilevamento dei calori e del suo effetto sui parametri riproduttivi; purtroppo sembra però che il rilevamento stia diventando sempre più difficoltoso, anche a causa dell’aumento del numero di vacche con calori silenti e con deboli manifestazioni estrali. Flusso dei dati relativi alle inseminazioni Ci sembra interessante descrivere brevemente i passaggi dei dati relativi alle inseminazioni dal rilevamento in allevamento, all’elaborazione e al loro utilizzo (figura). Nella popolazione bovina di razza Frisona Italiana le inseminazioni vengono comunicate dall’allevatore al controllore del Apa ogni 35-40 giorni durante la visita in azienda per la raccolta dei dati produttivi, quindi il controllore trasmette i dati all’Apa competente per il territorio. Qui i dati degli interventi fecondativi vengono trasferiti su supporto meccanografico o scaricati direttamente nel caso gli allevatori utilizzino programmi come Uniallevatori o Gaia. Le fecondazioni vengono quindi trasmesse all’Anafi dove, dopo una serie di controlli sui dati, le informazioni vengono utilizzate per la gestione del libro genealogico, attività di importanza fondamentale per la selezione. Presso l’Anafi vengono anche preparate alcune interessanti statistiche quali il numero inseminazioni registrate in un determinato periodo nelle varie tipologie di tori (tori in prova e tori provati), il numero di inseminazioni per ogni toro per zona e per periodo. Queste statistiche vengono quindi trasmesse alle Apa e sono a disposizione degli allevatori. 12 BIANCO NERO . MAGGIO 2000 Raccogliendo dati completi ed affidabili si potrebbero inoltre stimare degli indici di fertilità per i tori come già avviene negli Stati Uniti con l’Estimate Relative Conception Rates (ERCR) calcolato dal Dairy Records Management System (DRMS) a Raleight in North Carolina (http:///www.agsource.com/fertil.htm). Secondo questa procedura al termine della valutazione i tori vengono ordinati in base all’ERCR e si possono quindi identificare i riproduttori agli estremi, cioè quelli ad alta o bassa fertilità. Tenendo sempre presente che solo una piccola parte del risultato di una inseminazione dipende dal toro inseminatore, gli allevatori hanno la possibilità di scegliere, a parità di indice per la produzione di latte, i tori con i migliori ERCR. Anche in Olanda è in uso un sistema di valutazione della fertilità maschile utilizzando come carattere il tasso di non ritorno in calore a 28 e 56 giorni. Questo carattere, che rappresenta la percentuale di vacche che non ritornano in calore dopo 28 o 56 giorni dall’inseminazione, viene utilizzato nei bovini in quanto consente di avere un’informazione tempestiva sul successo dell’inseminazione senza attendere l’evento del parto. Le percentuali di non ritorno dei tori vengono espresse come deviazione dalla media della popolazione e sono pubblicate 4 volte all’anno. Anche in questo caso la fertilità maschile viene utilizzata come utile strumento di gestione, sia per gli allevatori, che per i centri di Fecondazione Artificiale. I Centri di FA avendo a disposizione informazioni sulla fertilità del seme distribuito possono infatti verificare il processo di produzione e quindi garantire una migliore qualità del prodotto. Un primo studio per il calcolo di un indice analogo è stato fatto anche in Italia nella Frisona (Pizzi et al., 1997). Come carattere di fertilità si è utilizzato il tasso di non ritorno in calore a 56 giorni (Non Return Rate at 56 days o NRR56); le stime erano basate su un grande numero di informazioni: 2-3 milioni di inseminazioni registrate dal 1994 al 1996. L’attendibilità di queste stime è però, come già detto, strettamente legata alla qualità delle informazioni raccolte e utilizzate; al fine di ottenere stime attendibili è necessario che tutte le fecondazioni vengano registrate dagli allevatori, trasmesse ai tecnici Apa e che quindi possano essere incluse nell’analisi. Questi dati sono stati anche utilizzati per stimare l’effetto di alcuni fattori sulla fertilità; significativo è risultato l’effetto dell’anno e mese di inseminazione, paradossalmente sembrava però che la fertilità (NRR56) migliore fosse quella relativa alle inseminazioni di luglio, cosa difficilmente giustificabile e probabilmente dovuta al fatto che un’elevata percentuale di controlli venivano saltati nel mese di agosto. Poteva accadere quindi che le fecondazioni di luglio non fossero seguite da un’altra fecondazione, registrata entro 56 giorni, a causa del salto di controllo. Come era atteso è risultata più elevata la fertilità nelle manze rispetto alle bovine adulte, ma per confermare questo effetto è necessario che tutte le fecondazioni fatte sulle manze siano effettivamente registrate. In base a queste prime indagini risulta quindi che la valutazione per la fertilità per poter essere applicata anche in Italia necessita di una accurata verifica e miglioramento dei dati di partenza. In seguito a tutte queste considerazioni ci sembra sicuramente importante fare uno sforzo per migliorare la raccolta dei dati riproduttivi, da cui deriverebbero benefici per gli allevatori, per i centri di FA ed anche per una più efficiente gestione del libro genealogico. Bibliografia Andrighetto I. e Zen A., 1999. Riproduzione della bovina da latte: alcune considerazioni tecnico-economiche. Atti Convegno Aia Infertilità del bovino da latte: aggiornamenti e prospettive. Cremona 26 settembre 1999. Pirlo e Speroni, 1999. Parametri riproduttivi nelle bovine da latte italiane. “Bianco Nero” 9/99. Pizzi F., Miglior F., Guaita n. 1997. Il tasso di non ritorno in calore come indicatore della fertilità. “Bianco Nero” 8/97. Pizzi F. e Miglior F. 1999. Valutazione fenotipica dei tori frisoni per il tasso di non ritorno in calore. Atti Convegno ASPA, Piacenza 1999.