C`era una volta il parco buoi
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C`era una volta il parco buoi
Il Sole 24 Ore Domenica 20 Giugno 2010 - N. 168 10 Commenti Lettere DIRETTORE RESPONSABILE Le lettere vanno inviate a: Il Sole-24 Ore ’’Lettere al Sole-24 Ore’’ - Via Monte Rosa, 91 20149 Milano - fax 02.312055 email: [email protected] [email protected] Risponde Salvatore Carrubba Gianni Riotta VICEDIRETTORI: Edoardo De Biasi (VICARIO), Elia Zamboni, Alberto Orioli, Alessandro Plateroti CAPOREDATTORE CENTRALE: Mauro Meazza CAPO DELLA REDAZIONE ROMANA: Fabrizio Forquet CAPOREDATTORI CENTRALI: Alberto Trevissoi, Enrico Brivio, Federico Momoli, Guido Palmieri, Antonio Quaglio Massimo Esposti (coordinamento quotidiano-online) Marco Mariani (segretario di redazione) ART DIRECTOR: Francesco Narracci RESPONSABILI DI SETTORE: Luca Benecchi, Paola Bottelli, Sara Cristaldi, Luca De Biase, Jean Marie Del Bo, Laura La Posta, Marco Liera, Marina Macelloni, Evelina Marchesini, Walter Mariotti, Marco Moussanet, Lello Naso, Luca Orlando, Fernanda Roggero, Giovanni Santambrogio LUNEDÌ: Salvatore Padula ILSOLE24ORE.COM: Daniele Bellasio PROPRIETARIO ED EDITORE: Il Sole 24 Ore S.p.A. PRESIDENTE: Giancarlo Cerutti AMMINISTRATORE DELEGATO: Donatella Treu Riforme e polveroni H L’articolo 41 della Costituzione non cita il mercato e la concorrenza, e dice che la libertà d’impresa va indirizzata e coordinata a fini sociali: è l’impronta ideologica della Carta. Come rimediarvi? C’è chi suggerisce di aggiornare subito la Costituzione per consentire la riforma liberale, ma si obietta che la procedura richiede tempi molto lunghi. Sicché altri propongono di smantellare a poco a poco con leggi ordinarie tutto ciò che vincola le imprese, e a cose fatte aggiornare il dettato costituzionale. La proposta sembra pratica, ma c’è il rischio dei ricorsi alla Corte tutte le volte che venisse abolito in modo significativo un laccio o un lacciolo: un rischio non marginale nei tempi che corrono. Un dilemma che solo l'emergenza potrebbe sciogliere. Mario Unnia e-mail ogià scrittodi non considerareuntabùlemodifichealla Costituzione: soprattutto quandoquest’ultimavuolestabilire una puntigliosa grammatica delle libertà e dei diritti che non potrà poi evitare le inesorabili verifiche imposte dall’evoluzione delle culture e dei costumi. Perusciredalcampo dell’articolo41,siamopropriosicuricheoggi riscriveremmo l’articolo 29, quello che parla della famiglia, nei termini originali (che a me vanno benissimo)? In questi casi, che fare? Lasciare ipocritamente le cose come stanno, magari considerandola Costituzione prescritta per desuetudine nei casi scomodi? Per questo considero tutt’altro che peregrinoundibattitosulriconoscimentocostituzionaleallalibertàd’intrapresa, se manteniamo l’idea (o l’illusione) che la Carta debba definire una visione del mondo. Allo stesso modo, sono convinto che la proposta di modificare l’articolo 41 sarebbe più comprensibile, ed enormemente più popolare, se accompagnata da pocheimmediatemisurediliberalizzazione. Non vorrei che, altrimenti, come già è successo in passato, tutto si riducesse a un ennesimopolverone. 1 Povera geografia Sono un insegnante di geografia nelle scuole superiori, vincitore di concorso, laureato in Lettere (ad indirizzo geografico), che ha sostenuto 6 esami di storia all’università. Vorrei sapere perché a me, insegnante specialista della materia, è precluso l’insegnamento nelle classi di concorso A050 e A051 (geografia e storia) nei Licei quando questa è insegnata da docenti non specialisti generalmente laureati in Lettere classiche che generalmente hanno sostenito un solo esame di geografia. Perché gli insegnanti specialisti di geografia, dopo la scomparsa della materia nei Professionali con la riforma, devono essere confinati solo nei Tecnici, dove peraltro è stato ridotto il monte ore? Mi rendo conto che l’insegnamento della geografia non rientra tra le priorità, ma un minimo di salvaguardia della professionalità docente per ciò che ne rimane, soprattutto nell’interesse degli studenti, sarebbe auspicabile . Riccardo Canesi Carrara Rabbia operaia A Pomigliano un sindacalista della Cgil è stato allontanato senza troppi complimenti, cacciato dagli stessi lavoratori che non credono più in chi da anni si è dichiarato dalla parte dei lavoratori e ha fatto finta di non vedere le migliaia di posti di lavoro persi a causa delle varie delocalizzazioni selvagge, tutte ordinate e disposte dalla politica che a sua volta è al servizio dei poteri forti. Cacciare un sindacalista è un fatto molto grave, se lo avesse fatto un qualsiasi datore di lavoro si sarebbe ritrovato di fronte a un giudice a discutere una causa per comportamento antisindacale, che in casi come questo viene regolarmente persa. Ci provi la Cgil a fare lo stesso con i lavoratori che hanno cacciato uno dei suoi uomini. Pia Dasta e-mail ... FINANZA GLI STATI UNITI E LO YUAN La piccola vittoria di Barack Obama B arack Obama può tirare un piccolo respiro di sollievo.Dopotantedifficoltà,Pechinoglitende la mano. Il ritorno dello yuan a un regime più flessibilerispettoal cambiofisso,decisounasettimana prima del G-20, può essere facilmente considerato una vittoria dagli Stati Uniti, che tanto hanno insistito affinché la Cina si decidesse al grande passo. Nessuno però s’illuda troppo sulle conseguenze di questa nuova fase. L’apprezzamento delloyuan, ora, nonègarantito: losganciamento della valuta avviene proprio nel momento in cui le aspettative di un rialzo e i flussi di capitale in arrivo in Cina sono molto deboli. Se ci sarà davvero un apprezzamento, cosa che nonva esclusa, questo avverràperché Pechino ha deciso - e giustamente – che è arrivato il momento. I salari stanno crescendo, la domanda interna seguirà, l’economia è tornata forte: il Partito ha quindidecisodiridurreunarigiditàchecominciava a creare più danni che benefici. La vittoria degli Stati Uniti è solo apparente: i cinesi sono stati bravi a sfruttare l’occasione per acquisire un vantaggio diplomatico ma, si sa, cedono alle pressioni solo quando sono più che convinti di aver preso le loro decisioni in piena autonomia. ... TAGLI AGLI ISPETTORI Lento pede contro l’evasione L alottaall’evasionecontributivavolaalto,altissimo: 4,6 miliardi di euro recuperati nel 2009 (+40% rispetto all’anno precedente), già 2,2 miliardineiprimicinquemesidel2010(20%diincremento) garantendo – come dichiara il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua – il 90% della riscossione. Trend e risultati importantissimi, tanto più alla vigilia di una stagione che si preannuncia molto difficile, e che potrebbero addirittura migliorare con gli strumenti messi a disposizione dal decreto legge 78/2010 (la manovra): dalla sospensione individuale delle prestazioni in caso di evasione accertata superiore al 20%, al termine ultra-breve di 90 giorni per la riscossione coattiva, invece dei 24 mesi attuali. Ilproblemaècheuna lottaall’evasionecosìambiziosa rischia di perdere... le ruote. Nelle pieghe della manovra, infatti, c’è anche la regola che sospende il blocco dei rimborsi chilometrici ai dipendenti pubblici (ispettori compresi) che utilizzano l’auto propria per ragioni di servizio. I nuovi successi dei controlli sul campo viaggeranno così, quando andrà bene, alla velocità dell’autobus. I PIANI DI GOLDLAKE Mercati azionari? C’è chi ci crede ppena tre giorni fa Moby e Kos, le matricole più attese dell’anno, hanno gettato la spugna: Borsa troppo incerta per quotarsi. Altre aziende aspettano a investire, preoccupate per l’instabilitàdei cambie dei mercati. Ma, ogni tanto, ci sono segnali controcorrente: aziende che sfruttano proprio l’incertezza per mettere a segno investimenti importanti. È il caso di GiuseppeColaiacovoda Gubbio,esponentediuna famiglia cementiera umbra resa famosa per le sue miniere di oro etico (estratto senza sfruttamento sull’uomo e danni all’ambiente). Ebbene, Colaiacovo ha deciso di entrare nel grande gioco della finanzamineraria:la suasocietàGoldlake èpronta a rilevare una compagnia aurifera quotata al Nasdaq. Non è un’acquisizione miliardaria, ma forse fa più notizia di tante mega-operazioni in settori più tradizionali del Made in Italy. Avere una società di famiglia che non teme il confronto con l’industria globale, è una conferma che il sistema industriale italiano è strutturalmente sano. In certi casi, anche dal cemento si cava l’oro. PROPRIETARIO ED EDITORE: Il Sole 24 ORE S.p.A. SEDE LEGALE - DIREZIONE E REDAZIONE via Monte Rosa 91, 20149 Milano Tel. 023022.1 - Fax 0243510862 AMMINISTRAZIONE: via Monte Rosa, 91 - 20149 Milano REDAZIONE DI ROMA: Piazza dell’Indipendenza 23b/c, 00185 - Tel. 063022.1 Fax 063022.6390 e-mail: [email protected] PUBBLICITÀ: Il Sole 24 ORE S.p.A. - SYSTEM DIRETTORE GENERALE: Andrea Chiapponi DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE: via Monte Rosa, 91 - 20149 Milano Tel.023022.1-Fax0230223214 -e-mail: [email protected] IL RISPARMIO E LA BORSA LAMANO VISIBILE ... Le liberalizzazioni dirigiste dei democratici C’era una volta il parco buoi CORBIS di Gianfilippo Cuneo S isusseguonolenotiziediIporinviate: Fideuram, Kos, Moby; di altre nuovequotazioniprospettate(Giochi Preziosi, Green Power, Manutencoop,eccetera)siriparleràdopo l’estate.La ragione normalmente dichiarata è che l’attuale volatilità dei mercati finanziari non consente un collocamento a valori congrui;certamenteivalorisonoinferioria quellidi anni fa, ma se davvero l’Italia si avvia a un periodo di stagnazione e deflazione è anche possibile che i valori futurisiano ancorapiù bassi. È interessante ragionare sull’analogia fra Giappone e Italia; dall’inizio degli an- COINCIDENZA D’INTERESSI In un periodo di stagnazione per collocare bene una società bisogna tornare al concetto chiave: la fiducia nei propri piani di sviluppo ni90ilGiapponeèentratoinuntunneldi stagnazione; l’indice Nikkei è oggi meno diun terzo di quelloche era nel 1990.Esistono altri numerosi paralleli preoccupanti: un lungo periodo in cui il Pil non è cresciuto, l’enorme debito pubblico (in Giappone ha superato il 200% del Pil) e quindi l’impossibilità per lo stato d’indebitarsiulteriormenteperstimolarel’economia,lareattivitàscarsaonulladell’economia agli stimoli artificiali del governo, nessuna seria riforma dei settori assistiti o inefficienti, e infine un forte tasso di risparmio delle famiglie, che però privilegiano gli impieghi "sicuri". Se l’Italia dovesse seguire l’evoluzione non virtuosa del Giappone, non è quindi da escludere che le Ipo siano da rimandare per un bel po’ di tempo, a meno di aziende percepite come solide e con significative pro- spettivedi crescitanonostante tutto. Chi dà la colpa dei rinvii al mercato (soggetto cattivo e impersonale) ignora però l’accresciuta maturità degli investitori, anche di quelli comunemente chiamati"parcobuoi".Dopotutto,leazionidi moltissime medie aziende quotate negli anni precedenti il 2008 hanno perso più dell’indice di borsa e non si sono rivelate unbuonaffareper gliinvestitori;dobbiamo quindi immaginare che ci sia oggi maggior freddezza nell’analizzare titoli nuovi e un maggior scetticismo relativamentealleaffermazionidelprospettoinformativo. Oggi si tende a preferire titoli noti a nuove emissioni, a meno che non sianoscontatissime. Ormai bisogna trattare l’investitore potenziale in un titolo di un’azienda da quotarecomeuncompratore professionale che crederà poco ai numeri rappresentati e crederà invece molto di più ad elementi quali la motivazione dei proprietaridell’azienda,lastoriadicomportamentipiùomenocoerenticongliinteressi degli azionisti di minoranza e soprattutto la collimazione d’interessi per il futuro. La domanda fondamentale che un investitore serio si pone è sempre la stessa: se il proprietario colloca delle quoteazionarieinborsa,ancorchéinaumento di capitale, non è per caso che in realtàhaintenzionediliquidareunapartedelproprioinvestimentoquandofinisceil periododi lockup?E sequello fosse il vero obiettivo, non è per caso che il proprietariosi attendaunadiminuzione di valore negli anni seguenti? E in tal caso perché mai qualcuno dovrebbe comprare oggi? Unadomandaancillareèperchésivoglia quotare l’azienda invece di venderla; la risposta di scuola è che l’imprenditore crede nel futuro dell’azienda e non vuole cederla oggi. Quotarla, magari a una valutazione superiore a quella che un investitore esperto riconoscerebbe per la vendita del 100%, implica che gli Basta favole. Prima di investire il risparmiatore esige adeguate garanzie azionistidiminoranzadovrebberopagare un premio per essere in minoranza e contemporaneamente non avere nessuna garanzia tipica dei patti parasociali; un’evidente assurdità. E comunque rimane l’interrogativo: ma domani, quandomagari l’azienda potrebbevaleredi più,come faràl’azionista diminoranzaamonetizzarequestovaloreseilproprietariononvorràcederlaanche di fronte a un’offerta allettante, non vorrà distribuire dividendi, non vorrà averesocifinanziarichelocondizionino, nonvorràfareaumentidicapitalecheaumentino il valore della società ma faccianoperdereilcontrollo,vorràtrasformarla in una proprietà privata da passare ai proprifiglienipotiodelistarlaavaloriinferiori a quelli del collocamento? Abbiamogià visto ognunodi questi casi. Per quotare un’azienda bisogna ormai ritornare ai concetti fondamentali, più che mai importanti in un periodo di stagnazione. L’azienda deve avere un serio ecredibileprogrammadisviluppo,ilmanagement deve dimostrare di credere nel programma accettando di avere stipendi bassi in cambio della possibilità di investiree diaverefortistock optioncollegate al valore a termine delle azioni, la governancedevedare fortipoteri ai consiglieriindipendenti(chenondevonoessernominatidall’azionistadimaggioranza)esoprattuttol’aziendadeveessercontendibile. Èlogicocheilproprietariodiun’aziendarinviilaquotazionequandoilmercato finanziario o gli investitori istituzionali (per esempio i fondi di private equity) nonriconoscono unvalore adeguatoalle potenzialità;masedomaniivalorisaranno superiori, e tutti ce lo auguriamo, la quotazione sarà accessibile solo alle aziendechedavverosarannocapacidifaregliinteressidegli azionistidiminoranzaecontinuerannoadavereunprogrammadi sviluppo credibile. di Moisés Naím I colombianioggieleggonodemocraticamente il loro prossimo presidente. Nel frattempo, milioni di cittadini in altri paesi sudamericani li invidiano. E fanno bene. Per esempio, invidiano un paese in cui un presidente con un vasto appoggiopopolare ela dichiaratavolontà di continuare a governare accetta di abbandonare il potere e lasciare ogni incarico al termine della legislatura, perché così è stato deciso da un tribunale. Si tratta di uno scenario impensabile in diversi paesi dell’America Latina, dove i giudici sono di proprietà del presidente. I vicini della Colombia sono anche invidiosi dello svolgimento di un confrontoelettoraleincuituttiicandidaticontribuiscono al dibattito con serie credenziali,unavastaesperienza,propostevalideelavolontàdinonriproporrequelpopulismocosìdiffusoinaltripaesidelcontinente.Nonèsoltantolademocraziacolombiana a generare invidia, ma anche i suoi miracoli. E di miracoli negli ultimi anni la Colombia ne ha vissuti parecchi. © Copyright Il Sole 24 ORE S.p.A. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano puòessereriprodottacon mezzigrafici omeccanici qualila fotoriproduzione e la registrazione. Ilresponsabiledeltrattamentodeidati raccoltiin banchedati diusoredazionale è il direttore responsabile a cui, presso il Servizio Cortesia, presso Progetto Lavoro, via Lario, 16 - 20159 Milano, tel. (02 o 06) 3022.2888, fax (02 o 06) 3022.2519, ci si può rivolgere per i diritti previsti dal D.Lgs. 196/03. Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Probabilmente è il suo progresso economico ad essere il meno conosciuto a livello internazionale. Nel 2002, quando Álvaro Uribe iniziò il suo mandato presidenziale, la Colombia esportava prodotti non convenzionali come petrolio e caffé per un ammontare pari a soli 6,6 miliardi di dollari statunitensi. Lo scorso anno questa quantità ha raggiunto i 15 miliardi. E questo si è verificato nonostante la crisi globale e il blocco imposto dal Venezuela alle importazioni colombiane. Durante la presidenza di Uribe l’economia colombiana è cresciuta costantemente, creando così quasi tre milioni di nuovi posti di lavoro. Gli investimenti privati nazionali ed esteri hanno registrato un notevole incremento e l’inflazione si è ridotta al 2% del 2009, a partire dal 7% del 2002. Queste cifre, se confrontate con l’esperienza venezuelana nello stesso periodo,sonotantosgradevoliquantorivelatrici: la scarsità di provviste e l’insicurezza alimentare sono comuni in Venezuela, la perdita di posti di lavoro nel settoreprivatoèalquantodiffusa,l’infla- MODALITÀ DI ABBONAMENTO AL QUOTIDIANO: Prezzo di copertina: À 1,00 (À 1,50 l'edizione di lunedì, mercoledì - eccetto Abruzzo, Molise e Sardegna - di sabato e dei due venerdì con Magazine in abbinata). Abbonamento Italia 12 mesi: À 360 (sconto 19,38% sul prezzo di copertina nelle zone con dorso regionale). 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Mentre una volta erano Bogotá, Medellín o Cali ad essere sinonimodi assassinii,sequestri ecrimine diffuso, oggi questo primato spetta a Caracas e ad alcune città del Messico e del Centro America. EpoicisonoleFarc,forzearmatecomposte da sanguinari mercenari che, mascherati da difensori della società, hannocontinuatoadesisteregrazieallapro- LEZIONI DI DEMOCRAZIA Inflazione in calo, export in crescita, sicurezza in strada: dopo la cura Uribe, il paese sudamericano sceglie oggi il nuovo presidente di Alessandro De Nicola L tezionearmata fornitaai narcotrafficanti.Sullastampainternazionaleoggisileggono titoli come questo: «La guerriglia non è più il grande problema della Colombia». Le Farc non terrorizzano più i colombiani. Se questo non è un miracolo, ci va molto vicino. Certamente la Colombia non è un paradiso. La maggior parte dei colombiani rimane estremamente povera e la diseguaglianza economica, le ingiustizie sociali, la violenza e il narcotraffico continuano a manifestarsi nella realtà quotidiana. Ma sempre meno di prima. Si tratta di un avvenimento importante in un continente dove il progresso è così raro che quando si verifica sembra un miracolo. Non si può negare il progresso della Colombia durante la presidenza di Álvaro Uribe. I suoi successi non soltanto generano invidia, ma servono da esempio e speranza per altri paesi che rimangono impantanati nell’autoritarismo e nel cattivo governo. I colombiani hanno dimostrato al mondo che il popolo può invertire le tendenze ed evitare un destino considerato inaccettabile. Per questo motivo, in un giorno come oggi possono sentirsi orgogliosi e ammirati. E anche invidiati. e leggende metropolitane sono dure a morire. Una particolarmente tenace riguarda il ruolo del segretario del Pd Pier Luigi Bersani quale presunto liberalizzatore dell’economia italiana grazie alle sue magiche "lenzuolate". Ora, mentre il Pd ha ragione di accusare il governo di immobilismo e istinti corporativi, prendiamo spunto dalle sette nuove proposte presentate la settimana scorsa dal vertice del partito per sostenere "la libertà di impresa" e dei consumatori e vediamo se, al di là delle buone intenzioni, i Democratici sono veri liberalizzatori. L’approccio di Bersani è ciò che potremmo chiamare un "socialismo consumeristico". In tempi moderninonhasensolaretoricadegli operaiecontadini,quindi ilpopolo verso cuiridistribuire laricchezzaèquellodeiconsumatori.Sepoilemisurechevengono impiegate a tal fine sono dirigiste o dannose, non importa; se migliorano l’allocazione efficiente dellerisorse tanto meglio. Così fu, d’altronde, anche per le lenzuolate originarie. Quelle sulle parafarmacie o sull’abolizione dei minimi tariffari degli avvocati erano sacrosante. La proibizione, sconosciuta nel resto del CONTRADDIZIONE mondo, per gli agenti Le sette proposte assicurativi di essere costruiscono monomandatariol’eliminazione del costo una curiosa forma fisso delle ricariche te- di socialismo lefoniche sono state consumeristico inutili o costose. Essere sempre e comunque a favore dei consumatori non è né liberale né efficiente: se obbligo l’edicolante a consegnare ai clienti un prospetto sui danni che carta e inchiostro possono provocare alla salute, soprattutto se leccati, non liberalizzo, impongo una sciocchezza. AnchelenuovesettepropostedelPdsonfattecosì. Per esempio, la libertà di approvvigionamento dei gestori della rete dei carburanti significa che i distributori legati ad una società petrolifera da rapporti di esclusiva devono potersi approvvigionare dibenzinaanchedaaltriperspuntareunminorprezzo. Le compagnie petrolifere scaricheranno perciò parte dei costiche ora sopportano loro per attrezzarelastazionedi serviziosuidistributoriiquali,nemmeno implorando, potranno ottenere un contratto inesclusiva: lovieterebbeBersani.Stessodicasidella famigerata nullità della clausola di massimo scoperto o di clausole simili attraverso le quali le banche fanno pagare più interessi a chi va in rosso oltre un certo limite. Gli istituti di credito daranno interessiattivi piùbassi o applicheranno interessi passivipiùaltiperrecuperareisoldi,svantaggiandoicorrentisti "virtuosi". In alcuni casi le proposte sono buone (la separazione tra Eni e Snam Rete Gas), oppureconelementiapprezzabiliealtritimidioconfusi (sulla riforma degli ordini professionali o della vendita dei medicinali) ma il discorso non cambia: leidee "liberalizzatrici" del Pd non sononecessariamente sbagliate ma spesso "costruttiviste", perché implicano che l’autorità pubblica sappia meglio di consumatori e imprese come funziona il mercato. Anche l’opposizione feroce al cambiamento dell’articolo 41 della Costituzione è indice di questa mentalità. Europeisti come sono, dovrebbero sapere che il mercato unico europeo è stato creato dalle mazzate che la Corte di Giustizia ha inflitto a norme e regolamenti nazionali che ostacolavano il mercato interno, grazie al fatto che la Costituzione europea (il trattato di Roma) le dava il potere di abrogarle.UnabellanormachericalchiiltrattatodiMaastricht (L’Europa è una «economia di mercato aperta che opera in regime di libera concorrenza») porterebbe molti più benefici di qualsiasi lenzuolata. (Traduzione di Graziella Filipuzzi) [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Modellidicrescita.IlmiracoloeconomicoepoliticodiBogotà Carramba che Colombia ... A Le aziende che vogliano sbarcare a Piazza Affari devono ormai considerare professionali tutti gli investitori, anche quelli più piccoli, oggi molto maturi AZIENDA / VIA / NUMERO CIVICO / C.A.P. /LOCALITÀ / TELEFONO e FAX, oppure via Internet: www.ilsole24ore.com/abbonamenti. Non inviare denaro. 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