Le parole di Papa Francesco - Museo Diocesano e Cripta di San

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Le parole di Papa Francesco - Museo Diocesano e Cripta di San
Le parole di Papa Francesco
”Misericordiae Vultus”
Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia
9.
Nelle
parabole
dedicate
alla
misericordia, Gesù rivela la natura di Dio
come quella di un Padre che non si dà mai
per vinto fino a quando non ha dissolto il
peccato e vinto il rifiuto, con la
compassione e la misericordia. Conosciamo
queste parabole, tre in particolare: quelle
della pecora smarrita e della moneta perduta, e quella del padre e i due figli (cfr. Lc 15,132). In queste parabole, Dio viene sempre presentato come colmo di gioia, soprattutto
quando perdona. In esse troviamo il nucleo del Vangelo e della nostra fede, perché la
misericordia è presentata come la forza che tutto vince, che riempie il cuore di amore e che
consola con il perdono.
10. L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia. Tutto della sua azione
pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del
suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia.
[…] è triste dover vedere come l’esperienza del
perdono nella nostra cultura si faccia sempre
più diradata. Perfino la parola stessa in alcuni
momenti sembra svanire. Senza la testimonianza
del perdono, tuttavia, rimane solo una vita
infeconda e sterile, come se si vivesse in un deserto desolato. È giunto di nuovo per la
Le parole di Papa Francesco
Chiesa il tempo di farsi carico dell’annuncio gioioso del perdono. È il tempo del ritorno
all’essenziale per farci carico delle debolezze e delle difficoltà dei nostri fratelli. Il perdono è
una forza che risuscita a vita nuova e infonde il coraggio per guardare al futuro con
speranza.
14. Il pellegrinaggio è un segno
peculiare
nell’Anno
Santo,
perché è icona del cammino che
ogni persona compie nella sua
esistenza.
La
vita
è
un
pellegrinaggio e l’essere umano è viator, un pellegrino che percorre una strada fino alla
meta agognata. Anche per raggiungere la Porta Santa a Roma e in ogni altro luogo,
ognuno dovrà compiere, secondo le proprie forze, un pellegrinaggio. Esso sarà un segno del
fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e
sacrificio. Il pellegrinaggio, quindi, sia stimolo alla conversione: attraversando la Porta
Santa ci lasceremo
abbracciare
dalla
misericordia di Dio
e ci impegneremo
ad
essere
misericordiosi con
gli altri come il
Padre lo è con noi.
Le parole di Papa Francesco
Angelus
(17 marzo 2013)
Un po’ di misericordia rende il mondo meno
freddo e più giusto. Abbiamo bisogno di
capire bene questa misericordia di Dio,
questo Padre misericordioso che ha tanta
pazienza … Ricordiamo il profeta Isaia, che
afferma che anche se i nostri peccati
fossero rossi scarlatti, l’amore di Dio li renderà bianchi come la neve. E’ bello, quello della
misericordia! Ricordo, appena Vescovo, nell’anno 1992, è arrivata a Buenos Aires la
Madonna di Fatima e si è fatta una grande Messa per gli ammalati. Io sono andato a
confessare, a quella Messa. E quasi alla fine della Messa mi sono alzato, perché dovevo
amministrare una cresima. E’ venuta da me una donna anziana, umile, molto umile,
ultraottantenne. Io l’ho guardata e le ho detto: “Nonna – perché da noi si dice così agli
anziani: nonna – lei vuole confessarsi?”. “Sì”, mi ha detto. “Ma se lei non ha peccato …”. E
lei mi ha detto: “Tutti abbiamo
peccati …”. “Ma forse il Signore
non li perdona …”.
“Il Signore perdona tutto”, mi ha
detto: sicura. “Ma come lo sa, lei,
signora?”. “Se il Signore non
perdonasse tutto, il mondo non
esisterebbe”.
Le parole di Papa Francesco
Messaggio Urbi et Orbi, Pasqua 2013
(31 marzo 2013)
Quanti deserti, anche oggi, l’essere umano deve
attraversare! Soprattutto il deserto che c’è dentro di
lui, quando manca l’amore di Dio e per il prossimo,
quando manca la consapevolezza di essere custode di
tutto ciò che il Creatore ci ha donato e ci dona. Ma la
misericordia di Dio può far fiorire anche la terra più
arida, può ridare vita alle ossa inaridite (cfr Ez 37,1-14). Allora, ecco l’invito che rivolgo
a tutti: accogliamo la grazia della Risurrezione di Cristo! Lasciamoci rinnovare dalla
misericordia di Dio, lasciamoci amare da Gesù, lasciamo che la potenza del suo amore
trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia, canali
attraverso
quali
i
Dio
possa irrigare
la
terra,
custodire
tutto il creato
e far fiorire
la giustizia e
la pace.
Le parole di Papa Francesco
Omelia, II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia
(7 aprile 2013)
A me fa sempre una grande impressione rileggere la
parabola del Padre misericordioso, mi fa impressione
perché mi dà sempre una grande speranza. Pensate a
quel figlio minore che era nella casa del Padre, era
amato; eppure vuole la sua parte di eredità; se ne va
via, spende tutto, arriva al livello più basso, più
lontano dal Padre; e quando ha toccato il fondo,
sente la nostalgia del calore della casa paterna e ritorna. E il Padre? Aveva dimenticato il
figlio? No, mai. É lì, lo vede da lontano, lo stava aspettando ogni giorno, ogni momento: è
sempre stato nel suo cuore come figlio, anche se lo aveva lasciato, anche se aveva
sperperato tutto il patrimonio, cioè la sua libertà; il Padre con pazienza e amore, con
speranza e misericordia non aveva smesso un attimo di pensare a lui, e appena lo vede
ancora lontano gli corre incontro e lo abbraccia con tenerezza, la tenerezza di Dio, senza
una parola di rimprovero: è tornato! E quella è la gioia del padre. In quell’abbraccio al
figlio c’è tutta questa gioia: è tornato! Dio sempre ci aspetta, non si stanca. Gesù ci mostra
questa pazienza misericordiosa di Dio perché ritroviamo fiducia, speranza, sempre! Un
grande teologo tedesco, Romano Guardini, diceva che Dio risponde alla nostra debolezza
con la sua pazienza e questo è il motivo della nostra
fiducia, della nostra speranza (cfr Glaubenserkenntnis,
Würzburg 1949, p. 28). E’ come un dialogo fra la
nostra debolezza e la pazienza di Dio, è un dialogo che
se noi lo facciamo, ci dà speranza.
Le parole di Papa Francesco
Angelus
(15 settembre 2013)
Tutte e tre queste parabole parlano della gioia di Dio. Dio è
gioioso. Interessante questo: Dio è gioioso! E qual è la gioia
di Dio? La gioia di Dio è perdonare, la gioia di Dio è
perdonare! E’ la gioia di un pastore che ritrova la sua
pecorella; la gioia di una donna che ritrova la sua moneta; è
la gioia di un padre che riaccoglie a casa il figlio che si era perduto, era come morto ed è
tornato in vita, è tornato a casa. Qui c’è tutto il Vangelo! Qui! Qui c’è tutto il Vangelo, c’è
tutto il Cristianesimo! Ma guardate che non è sentimento, non è “buonismo”! Al contrario,
la misericordia è la vera forza che può salvare l’uomo e il mondo dal “cancro” che è il
peccato, il male morale, il male spirituale. Solo l’amore riempie i vuoti, le voragini negative
che il male apre nel cuore e nella storia. Solo l’amore può fare questo, e questa è la gioia di
Dio! Gesù è tutto misericordia, Gesù è tutto amore: è Dio fatto uomo. Ognuno di noi,
ognuno di noi, è quella pecora smarrita, quella moneta perduta; ognuno di noi è quel figlio
che ha sciupato la propria libertà seguendo idoli falsi, miraggi di felicità, e ha perso tutto.
Ma Dio non ci dimentica, il Padre non ci abbandona mai. E’
un padre paziente, ci aspetta sempre! Rispetta la nostra
libertà, ma rimane sempre fedele. E quando ritorniamo a
Lui, ci accoglie come figli, nella sua casa, perché non
smette mai, neppure per un momento, di aspettarci, con
amore. E il suo cuore è in festa per ogni figlio che ritorna.
E’ in festa perché è gioia. Dio ha questa gioia, quando uno
di noi peccatore va da Lui e chiede il suo perdono.
Le parole di Papa Francesco
Papa Francesco - Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium
(24 novembre 2013)
L’identità cristiana, che è quell’abbraccio battesimale che ci
ha dato da piccoli il Padre, ci fa anelare, come figli prodighi
– e prediletti in Maria – all’altro abbraccio, quello del Padre
misericordioso che ci
attende nella gloria. Far
sì che il nostro popolo
si senta come in mezzo
tra questi due abbracci,
è il compito difficile ma bello di chi predica il Vangelo.
Le parole di Papa Francesco
Omelia Primi Vespri della II domenica di Pasqua o della Divina Misericordia
(11 aprile 2015)
E’ il tempo per la Chiesa di ritrovare il senso della
missione che il Signore le ha affidato il giorno di
Pasqua: essere segno e strumento della misericordia del
Padre (cfr Gv. 20, 21-23). E’ per questo che l’Anno
Santo dovrà mantenere vivo il desiderio di saper
cogliere i tanti segni della tenerezza che Dio offre al mondo intero e soprattutto a quanti
sono nella sofferenza, sono soli e abbandonati, e anche senza speranza di essere perdonati e
di sentirsi amati dal Padre. Un Anno Santo per sentire forte in noi la gioia di essere stati
ritrovati da Gesù, che come Buon Pastore è venuto a cercarci perché ci eravamo smarriti.
Un Giubileo per percepire il calore del suo amore quando ci carica sulle sue spalle per
riportarci alla casa del Padre. Un Anno in cui essere toccati dal Signore Gesù e trasformati
dalla sua misericordia, per diventare noi pure testimoni di misericordia. Ecco perché il
Giubileo: perché questo è il tempo della misericordia.
Le parole di Papa Francesco
Omelia
(8 gennaio 2016)
Amore,
compassione.
Quanto
diversamente
possono intenderli Dio e l’uomo. Nella sua prima
Lettera, l’Apostolo Giovanni – osserva Papa
Francesco – intesse una lunga riflessione sui due
comandamenti principali della vita di fede:
l’amore di Dio e l’amore del prossimo. L’amore di
per sé “è bello, amare è bello”, assicura il Papa, e tuttavia un amore sincero “si fa forte e
cresce nel dono della propria vita”:
“Questa parola ‘amore’ è una parola che si usa tante volte e non si sa, quando si usa, cosa
significhi esattamente. Cosa è l’amore? Delle volte pensiamo all’amore delle telenovele, no,
quello non sembra amore. O l’amore può sembrare un entusiasmo per una persona e poi… si
spegne. Da dove viene il vero amore? Chiunque ama è stato generato da Dio, perché Dio è
amore. Non dice: 'Ogni amore è Dio', no: Dio è amore”.
L' anno del perdono Giovanni sottolinea una caratteristica dell’amore di Dio: ama “per
primo”. Ne è una prova la scena del Vangelo della moltiplicazione dei pani, proposta dalla
liturgia: Gesù guarda la folla e ne “ha
compassione”,
il
che
–
puntualizza
Francesco – “non è la stessa cosa che avere
pena”. Perché l’amore che Gesù nutre per
le persone che lo circondano “lo porta a
‘patire con' loro, a coinvolgersi – spiega il
Papa – nella vita della gente”. E questo
Le parole di Papa Francesco
amore di Dio, mai preceduto dall’amore dell’uomo, conta mille esempi, che Francesco cita,
da Zaccheo, a Natanaele, al figliol prodigo:
“Quando noi abbiamo qualcosa nel cuore e vogliamo chiedere perdono al Signore, è Lui che
ci aspetta per dare il perdono. Quest’Anno della Misericordia un po’ è anche questo: che noi
sappiamo che il Signore ci sta aspettando, ognuno di noi. Perché? Per abbracciarci. Niente
di più. Per dire: 'Figlio, figlia, ti amo. Ho lasciato che crocifiggessero mio Figlio per te;
questo è il prezzo del mio amore'. Questo è il regalo di amore”.
“Il Signore mi aspetta, il Signore vuole che io apra la porta del mio cuore”: questa certezza,
insiste Francesco, si deve averla “sempre”. E se sorgesse lo scrupolo di non sentirsi degni
dell’amore di Dio, “è meglio - esclama il Papa - perché Lui ti aspetta, così come tu sei, non
come ti dicono ‘che si deve fare’”:
“Andare dal Signore e dire: ‘Ma tu sai Signore che io ti amo’. O se non me la sento di dirla
così: 'Tu sai Signore che io vorrei
amarti, ma sono tanto peccatore,
tanto peccatrice'. E lui farà lo
stesso che ha fatto col figliol
prodigo che ha speso tutti i soldi
nei vizi: non ti lascerà finire il tuo
discorso, con un abbraccio ti farà
tacere. L’abbraccio dell’amore di
Dio”.