Relazione di mons. Lucio Soravito, vescovo di

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Relazione di mons. Lucio Soravito, vescovo di
Arcidiocesi di Udine
SERVIZIO PER IL CATECUMENATO
Scuola di Formazione per gli Accompagnatori dei Catecumeni
1° Anno : 2014-2015 - 7 novembre 2014
IL CAMMINO DI INIZIAZIONE CRISTIANA DEGLI ADULTI
TAPPE – TEMPI – GRADI
di Lucio Soravito, Vescovo di Adria-Rovigo
Introduzione
Quasi tutti gli adulti italiani - come del resto gli adulti dei Paesi di antica tradizione cristiana sono diventati cristiani attraverso un processo di “socializzazione religiosa”, cioè mediante l’ assimilazione quasi automatica (per osmosi) del patrimonio culturale-religioso del proprio ambiente, accompagnata dall’apprendimento della “dottrina cristiana” e dalla frequenza alle tradizionali
pratiche religiose.
Questa socializzazione religiosa si è rivelata del tutto insufficiente quando gli adulti si sono
trovati a vivere non più in un contesto culturale cristiano uniforme, ma in una realtà pluralista,
dove coesistono diversi modelli di vita, concorrenziali tra di loro e dove si dà la preferenza a modelli funzionali ed efficientistici.
Per una larga maggioranza di adulti la fede cristiana, non adeguatamente fondata e interiorizzata, ha finito con l’apparire insignificante e marginale rispetto ai problemi della vita quotidiana. Gli stessi adulti che hanno conservato una certa pratica religiosa, ma non hanno vissuto altre
esperienze formative dopo la catechesi della fanciullezza, sono rimasti immaturi, incapaci di rendere ragione della loro fede, chiusi in un cristianesimo muto, privato e invisibile.
Questa socializzazione religiosa oggi non solo è insufficiente, ma è diventata praticamente impossibile, essendo venuta a cessare la cosidetta “cristianità stabilita”, cioè essendo venuta meno
una cultura omogenea, attraversata dalla visione cristiana della vita.
Di fronte a questa situazione, la Chiesa, per realizzare l’iniziazione cristiana nel nostro tempo,
ha riproposto il modello “catecumenato”, ossia un processo educativo analogo a quello adottato
dalla Chiesa nei primi secoli del cristianesimo. Esso consiste nel graduale passaggio da una mentalità scristianizzata ad una mentalità di fede, in un rapporto di continuità-rottura-superamento,
rispetto alla cultura dominante nell’ambiente (processo di acculturazione).
La Chiesa ha riproposto questo modello di iniziazione mediante il Rito di iniziazione cristiana
degli adulti (= RICA). Con il RICA la Chiesa definisce ciò che deve essere il catecumenato, ossia
quale deve essere il processo formativo per “fare” i cristiani oggi.
Il RICA costituisce un progetto esemplare per la strutturazione degli itinerari di iniziazione cristiana degli adulti e per gli itinerari di ri-evangelizzazione di adulti battezzati ma non sufficientemente evangelizzati o bisognosi di rifondare la loro vita cristiana.
Ma prima ancora rappresenta per le comunità ecclesiali un appello ad essere comunità adulte
che generano adulti nella fede; comunità in grado di progettare e animare itinerari catecumenali
differenziati, per condurre i battezzati ad un’appartenenza alla Chiesa il più possibile responsabile
e matura e ad una testimonianza significativa ed efficace nel mondo.
I. L’ITINERARIO DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA SECONDO IL RICA
L’iniziazione cristiana è «il processo globale attraverso il quale si diventa cristiani. Si tratta di
un cammino diffuso nel tempo e scandito dall’ascolto della Parola di Dio, dalla celebrazione dei
Sacramenti di Dio, dall’esercizio di carità e dalla testimonianza dei discepoli del Signore attraverso il quale il credente compie un apprendistato globale della vita cristiana, si impegna a vivere
1
come figlio di Dio, ed è assimilato, con il Battesimo, la Confermazione e l’Eucarestia, al mistero
pasquale di Cristo nella Chiesa».1
L’iniziazione cristiana si articola in quattro “tappe” o “tempi”, scanditi da tre “gradi” liturgici:
1. Pre-catecumenato o prima evangelizzazione; si conclude con la chiamata.
2. Catecumenato o tempo di maturazione della vita cristiana: si conclude con l’elezione.
3. Purificazione e illuminazione: si conclude con la celebrazione del battesimo-cresima-eucaristia.
4. Mistagogia.
In questo itinerario sono previsti quattro “tappe” o “tempi” di ricerca e di maturazione:
a) il primo tempo è la fase di accoglienza, di dialogo sulle motivazioni che conducono per la
prima volta alla Chiesa, come pure l’annuncio della buona notizia di Gesù Cristo morto e risorto;
questo tempo si conclude con l’ingresso nell’ordine dei catecumeni;2
b) il secondo tempo inizia con l’ingresso nel “catecumenato”, in senso stretto, e può protrarsi
per più anni; è dedicato alla catechesi e ai riti con essa connessi e si conclude il giorno della “elezione”; “ai candidati al battesimo viene proposto di vivere nella Chiesa e con la Chiesa
l’itinerario dei discepoli di Gesù: la scoperta del Maestro, la sfida della coerenza cristiana, la vita
di preghiera, la pratica della carità verso i più deboli”;3
c) il terzo tempo, più breve, di norma coincide con la preparazione quaresimale alle solennità
pasquali e ai sacramenti; è dedicato alla purificazione e all’illuminazione interiore; si compie con
la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana;
d) il quarto tempo, che dura per tutto il tempo pasquale, è destinato alla “mistagogìa”, cioè
all’esperienza cristiana e ai suoi primi frutti della fede e anche a stabilire sempre più stretti legami
con la comunità dei fedeli; educa “alla pratica costante della preghiera e dell’Eucaristia domenicale, all’esperienza dell’itinerario penitenziale, alla testimonianza cristiana e al discernimento su
ciò che chiede la volontà di Dio nella vita”.4
Quattro sono dunque i tempi o periodi che si susseguono l’uno all’altro: il “precatecumenato”
per una prima evangelizzazione; il “catecumenato” per la completa catechesi; il tempo della “purificazione e illuminazione”, per una più intensa preparazione spirituale; il tempo della “mistagogìa”, per la nuova esperienza dei sacramenti e della vita della comunità.
In questo itinerario di ricerca e di maturazione, sono previsti tre “gradi” o “passaggi” o “celebrazioni”, in cui il catecumeno passa, per così dire, di porta in porta o di gradino in gradino.
a) Il primo grado si ha quando uno, dando inizio alla conversione, vuol diventare cristiano ed è
accolto dalla Chiesa come catecumeno (“ammissione al catecumenato”);
b) il secondo grado si ha quando, cresciuta la fede e quasi terminato il catecumenato, viene
ammesso a una più intensa preparazione ai sacramenti (“elezione”);
c) Il terzo grado si ha quando, compiuta la preparazione spirituale, riceve i sacramenti che
formano il cristiano: battesimo, cresima, eucaristia (i sacramenti dell’iniziazione cristiana).
Tre dunque sono i gradi o passaggi che devono ritenersi i momenti più importanti e più forti
della iniziazione. Questi gradi sono segnati da tre riti liturgici: il primo dal rito dell’ ammissione al
catecumenato, il secondo dall’elezione e il terzo dalla celebrazione dei sacramenti.
Cf. Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti - Introduzione (nn. 6 e 7)
1 Cf. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, L’iniziazione cristiana 2. Orientamenti per l’iniziazione dei fanciulli e dei
ragazzi dai 7 ai 14 anni, 23 maggio 1999, n.19 (IC/2).
2 Cf. Conferenza Episcopale Italiana, Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi, n. 50.
3 Cf. Conferenza Episcopale Italiana, Incontriamo Gesù…, n. 50.
4 Cf. Conferenza Episcopale Italiana, Incontriamo Gesù…, n. 50.
2
1. Tempo del pre-catecumenato o prima evangelizzazione (RICA nn.9-18)
E’ il tempo in cui si annuncia il Dio vivo e Colui che egli ha mandato per la salvezza di tutti,
Gesù Cristo, in vista della disponibilità alla conversione a Dio e della “sequela Christi”. A questo
scopo in questo periodo si spiega il Vangelo in modo adatto ai candidati (“simpatizzanti”) e si
favoriscono gli incontri tra i “simpatizzanti”, le famiglie credenti e l’intera comunità cristiana.
«E’ infatti il tempo di quell’evangelizzazione che con fiducia e costanza annunzia il Dio vivo e
colui che egli ha inviato per la salvezza di tutti, Gesù Cristo, perché i non cristiani, lasciandosi aprire il cuore dallo Spirito Santo, liberamente credano e si convertano al Signore e aderiscano sinceramente a lui che, essendo via, verità e vita, risponde a tutte le attese del loro spirito, anzi infinitamente le supera.
Dall’evangelizzazione compiuta con l’aiuto di Dio hanno origine la fede e la conversione iniziale dalle quali ciascuno si sente chiamato ad abbandonare il peccato e a introdursi nel mistero
dell’amore di Dio. A quest’evangelizzazione è dedicato tutto il tempo del precatecumenato, perché maturi la seria volontà di seguire Cristo e di chiedere il Battesimo.
Durante questo tempo i catechisti, i diaconi e i sacerdoti e anche i laici spieghino il Vangelo ai
candidati in modo ad essi adatto; si presti loro un premuroso aiuto, perché purificando e perfezionando i loro propósiti, cooperino con la grazia divina e perché riescano più facili gli incontri dei
candidati con le famiglie e comunità cristiane».
Cf. Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti - Introduzione (nn. 9 - 11)
«La conversione missionaria dell’azione ecclesiale esige che si riporti al centro il primo annuncio della fede. Esso è “compito della Chiesa in quanto tale e ricade su ogni cristiano, discepolo e
quindi testimone di Cristo”. Il primo annuncio oggi è una dimensione che deve attraversare ogni
proposta pastorale, anche quelle rivolte ai battezzati: di esso “vanno innervate tutte le azioni pastorali”»5. «In questo nucleo fondamentale ciò che risplende è la bellezza dell’amore salvifico di
Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto».6
E’ necessario testimoniare l’amore di Dio con l’attenzione all’altro e, quindi, con le opere in suo favore: «Mettere la persona al centro costituisce una chiave preziosa per rinnovare in senso missionario
la pastorale e superare il rischio del ripiegamento, che può colpire le nostre comunità»7.
Il traguardo di questo primo periodo è la “chiamata” di coloro che dimostrano una certa
“simpatìa” o inclinazione verso la fede cristiana, hanno assimilato i primi elementi della vita cristiana, hanno la volontà di cambiare vita e di iniziare un nuovo rapporto con Dio e sono disposti
a farsi cristiani, ad entrare nella Chiesa. Prima del passaggio al “gradino” successivo i responsabili della comunità (pastori, tutori, catechisti) devono verificare se ci sono i segni esterni di
questa “conversione”.
«Grande importanza ha il “Rito dell’ammissione al catecumenato” perché in tale occasione,
presentandosi per la prima volta pubblicamente, i candidati manifestano alla Chiesa la loro volontà e la Chiesa, nell’esercizio della sua missione apostolica, ammette coloro che intendono diventare suoi membri. Dio largisce loro la sua grazia, mentre si manifesta pubblicamente il loro desiderio
mediante questa celebrazione e la Chiesa notifica la loro accoglienza e la loro prima consacrazione.
Per questo primo passo si richiede che i candidati abbiano assimilato i primi elementi della vita
spirituale e della dottrina cristiana: la prima fede concepita durante il precatecumenato, I’inizio
della conversione, la volontà di mutar vita e di entrare in rapporto con Dio attraverso Cristo; si richiede perciò che abbiano cominciato ad avere il senso della penitenza, a invocare Dio e a pregarlo, a fare la prima esperienza della comunità e della spiritualità cristiana.
5
Il volto missionario delle parrocchie, n. 6. È proprio a partire da questa intuizione che la Commissione Episcopale
per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi ha voluto approfondire la riflessione sul primo annuncio nella Nota
pastorale sul primo annuncio del Vangelo Questa è la nostra fede.
6 Evangelii gaudium, nn. 35-36.
7 Testimoni del grande “sì” di Dio all’uomo, n. 22.
3
Spetta ai pastori, con l’aiuto dei “garanti” (cf. n. 42), dei catechisti e dei diaconi, giudicare i
segni esterni di queste disposizioni. E’ inoltre loro compito, tenendo presente l’efficacia dei sacramenti già ricevuti validamente (cf. Introduzione generale, n. 4), porre ogni attenzione che nessuno, già battezzato, voglia, per qualsiasi motivo, battezzarsi di nuovo.
Dopo la celebrazione del rito, i nomi dei catecumeni siano scritti tempestivamente in un libro
destinato a questo scopo, facendo menzione del ministro e dei garanti, della data e del luogo
dell’ammissione.
Da questo momento infatti i catecumeni, che la Madre Chiesa circonda del suo affetto e delle
sue cure come già suoi figli e ad essa congiunti, appartengono alla famiglia di Cristo: infatti ricevono dalla Chiesa il nutrimento della parola di Dio e sono sostenuti dall’aiuto della liturgia. Abbiano perciò a cuore di partecipare alla liturgia della parola, di ricevere le benedizioni e i sacramentali...»
Cf. Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti - Introduzione (nn. 14 - 18)
2. Tempo del catecumenato (RICA nn. 14-20)
I “simpatizzanti”, una volta chiamati, diventano “catecumeni” e fanno già parte della Chiesa.
La comunità cristiana si adopera per portare a maturazione le disposizioni d’animo manifestate
prima della chiamata con quattro “scelte operative” o “vie”:
a) una conveniente catechesi, per una conoscenza vitale della storia della salvezza;
b) l’esperienza della preghiera, dell’ascolto di Dio, della sequela di Cristo e della carità;
un’esperienza che provochi un cambiamento di sentimenti, di costumi e di comportamento,
che si riflette visibilmente anche nelle sue conseguenze sociali;
c) i riti di purificazione e di benedizione e le celebrazioni della Parola;
d) la collaborazione nell’evangelizzazione, nella testimonianza e nella professione di fede.
«Il catecumenato è un periodo di tempo piuttosto lungo, in cui i candidati ricevono
un’istruzione pastorale e sono impegnati in un’opportuna disciplina; in tal modo le disposizioni d’
animo, da essi manifestate all’ingresso nel catecumenato, sono portate a maturazione. Questo si
ottiene attraverso quattro vie.
1) Una opportuna catechesi, fatta dai sacerdoti, dai diaconi o dai catechisti, disposta per gradi e
presentata integralmente, adattata all’anno liturgico e fondata sulle celebrazioni della parola, porta i
catecumeni non solo a una conveniente conoscenza dei dogmi e dei precetti, ma anche all’intima conoscenza del mistero della salvezza, di cui desiderano l’applicazione a se stessi.
2) Prendendo a poco a poco familiarità con l’esercizio della vita cristiana, aiutati dall’ esempio
e dall’assistenza dei garanti e dei padrini, anzi dei fedeli di tutta la comunità, i catecumeni si abituano a pregare Dio, a testimoniare la fede, a mantenersi sempre nell’attesa del Cristo, a seguire
nelle loro opere l’ispirazione divina, a donarsi nell’amore del prossimo fino al rinnegamento di se
stessi. Con queste disposizioni “i neo-convertiti iniziano un itinerario spirituale in cui, trovandosi
già per la fede in contatto con il mistero della Morte e della Risurrezione, passano dall’uomo vecchio all’uomo nuovo che in Cristo trova la sua perfezione. Questo passaggio, che implica un progressivo cambiamento di mentalità e di costume, deve manifestarsi nelle sue conseguenze di ordine sociale e svilupparsi progressivamente nel tempo del catecumenato. E poiché il Signore, in cui
si ha fede, è segno di contraddizione, non di rado chi si è convertito va incontro a crisi e a distacchi, ma anche a gioie che Dio generosamente concede”.
3) Nel loro itinerario i catecumeni sono aiutati dalla Madre Chiesa mediante appositi riti liturgici per mezzo dei quali vanno progressivamente purificandosi e sono sostenuti dalla benedizione
divina. A loro utilità sono predisposte opportune celebrazioni della parola di Dio, anzi essi già
possono insieme accedere con i fedeli alla liturgia della parola per meglio prepararsi alla futura
partecipazione all’Eucaristia. Di norma, tuttavia, se non ci siano particolari difficoltà, quando partecipano all’assemblea dei fedeli, devono esser con gentilezza congedati prima dell’inizio della celebrazione eucaristica: devono infatti attendere il Battesimo, dal quale saranno inseriti nel popolo
sacerdotale, e avranno il diritto di partecipare al nuovo culto di Cristo.
4
4) Poiché la vita della Chiesa è apostolica, i catecumeni imparino anche a collaborare attivamente alla evangelizzazione e all’edificazione della Chiesa con la testimonianza della loro vita e
con la professione della loro fede».
Cf. Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti - Introduzione (n. 19)
Questo periodo dura più anni e si conclude con l’“elezione”, segno della elezione di Dio, cioè
con l’ammissione dei catecumeni riconosciuti idonei, al tempo della preparazione immediata ai
sacramenti dell’iniziazione cristiana.
La “elezione” è preceduta da un esame, in cui si verifica:
- la conversione della mentalità e della condotta di vita;
- la conoscenza della dottrina cristiana;
- il senso della fede e della carità;
- l’idoneità all’ammissione nella vita della comunità ecclesiale.
Questo esame viene fatto dal vescovo con tutta la comunità.
«Prima della celebrazione dell’“elezione”, si richiede dai catecumeni la conversione della mente e del modo di vita, una sufficiente conoscenza della dottrina cristiana, un vivo senso di fede e di
carità; si richiede inoltre un giudizio sulla loro idoneità.
Durante la celebrazione del rito vengono rese pubbliche davanti alla comunità la dichiarazione
del loro proposito e il giudizio del Vescovo o di un suo delegato. Da tutto questo è evidente che
l’elezione, circondata di tanta solennità, è come il cardine di tutto il catecumenato».
Cf. Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti - Introduzione (n. 23)
3. Tempo della purificazione-illuminazione e dell’iniziazione sacramentale (RICA 21-36)
I catecumeni dopo l’“elezione” sono chiamati “eletti” o “illuminandi”. Essi ricevono una preparazione spirituale più intensa mediante:
- la revisione della coscienza (purificazione), per acquisire una mentalità di fede;
- una conoscenza più profonda di Cristo Salvatore (illuminazione).
A questo scopo si fanno:
- gli scrutini per far scoprire agli eletti ciò che c’è in loro di debole e ciò che buono;
- le consegne del “Credo” e del “Padre nostro”.
«Dal giorno della loro “elezione” e ammissione, i catecumeni si chiamano “eletti”. Sono detti
anche “concorrenti” (competentes), perché insieme aspirano o concorrono a ricevere i sacramenti
di Cristo e il dono dello Spirito Santo. Sono chiamati anche “illuminandi” perché il Battesimo
stesso è detto “illuminazione” e per esso i neofiti sono inondati dalla luce della fede. Attualmente
si possono usare anche altre espressioni che, secondo la diversità dei luoghi e delle culture, meglio
si adattano alla comprensione comune e all’indole delle lingue.
Durante questo tempo si fa più intensa la preparazione spirituale, che ha più il carattere di riflessione spirituale che non di catechesi, e viene ordinata a purificare il cuore e la mente con una
revisione della propria vita e con la penitenza, e a illuminarli con una più profonda conoscenza di
Cristo salvatore. Tutto questo si realizza attraverso vari riti, specialmente con gli scrutini e con le
consegne (traditiones).
1) Gli “scrutini”, che si celebrano solennemente di domenica, mirano al duplice scopo sopra
accennato, cioè a mettere in luce le fragilità, le manchevolezze e le storture del cuore degli eletti,
perché siano sanate, e le buone qualità, le doti di fortezza e di santità, perché siano rafforzate. Gli
scrutini infatti sono predisposti per liberare dal peccato e dal demonio e infondere nuova forza in
Cristo che è via, verità e vita degli eletti.
2) Le “consegne” (“traditiones”) con le quali la Chiesa affida agli eletti le antichissime formule
della fede e della preghiera, cioè il Simbolo (Credo), e la preghiera del Signore (Padre nostro), si
propongono la loro illuminazione. Nel Simbolo, in cui si ricordano le meraviglie che Dio ha fatto
per la salvezza degli uomini, i loro occhi sono perfusi di fede e di gioia. Nella preghiera del Signore gli eletti conoscono più profondamente il nuovo spirito filiale con il quale, specialmente durante la celebrazione eucaristica, chiameranno Dio col nome di Padre».
Cf. Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti - Introduzione (nn. 24 - 25)
5
Al termine di questo terzo periodo, nella veglia pasquale si celebrano i sacramenti
dell’iniziazione cristiana: Battesimo, Confermazione, Eucaristia. Mediante questi sacramenti gli
“eletti”, per l’azione dello Spirito Santo:
- vengono resi partecipi dell’amore e della vita di Dio: Dio li fa suoi figli;
- vengono conformati a Cristo, Signore morto e risorto, profeta-sacerdote-re;
- vengono aggregati alla Chiesa;
- viene potenziato il loro “organismo interiore”: la capacità di credere, amare, sperare.
«Questi sacramenti, cioè il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia, sono l’ultimo grado,
compiendo il quale gli “eletti”, ottenuta la remissione dei peccati, sono aggregati al popolo di Dio,
ricevono l’adozione a figli di Dio, sono introdotti dallo Spirito Santo nel tempo del pieno compimento delle promesse e pregustano il regno di Dio mediante il sacrificio e il banchetto eucaristico».
Cf. Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti - Introduzione (n. 27)
4. Tempo della mistagogia (RICA nn. 37-40)
I “neofiti” sono guidati verso una progressiva assimilazione dei doni ricevuti e nella comprensione
di quello che lo Spirito di Dio ha operato in loro mediante i sacramenti dell’iniziazione cristiana
(“Vivete ciò che siete, credete ciò che vivete, predicate quello che credete”), mediante:
- la predicazione del Vangelo;
- la partecipazione all’Eucaristia;
- l’esercizio della carità.
La partecipazione ai sacramenti illumina l’intelligenza della Scrittura; aumenta la conoscenza
reciproca delle persone, favorisce la maturazione della comunione.
I neofiti, aiutati dai padrini, vivono relazioni più strette con i fedeli e recano loro una rinnovata visione delle cose e un nuovo impulso per l’impegno attivo nel mondo. Tutta la comunità ecclesiale è chiamata a camminare e progredire nella fede-speranza-carità con i neofiti.
«Dopo quest’ultimo grado, la comunità insieme con i neofiti prosegue il suo cammino nella meditazione del Vangelo, nella partecipazione all’Eucaristia e nelI’esercizio della carità, cogliendo sempre meglio la profondità del mistero pasquale e traducendolo sempre più nella pratica della vita.
Questo è l’ultimo tempo dell’iniziazione cioè il tempo della “mistagogìa” dei neofiti.
In realtà una più piena e più fruttuosa intelligenza dei “misteri” si acquisisce con la novità della
catechesi e specialmente con l’esperienza dei sacramenti ricevuti. I neofiti infatti sono stati rinnovati interiormente, più intimamente hanno gustato la buona parola di Dio, sono entrati in comunione con lo Spirito Santo e hanno scoperto quanto è buono il Signore. Da questa esperienza, propria del cristiano e consolidata dalla pratica della vita, essi attingono un nuovo senso della fede,
della Chiesa e del mondo.
La nuova e frequente partecipazione ai sacramenti, se da un lato chiarisce l’intelligenza delle
sacre Scritture, dall’altro accresce la conoscenza degli uomini e l’esperienza della vita comunitaria, così che per i neofiti divengono più facili e più utili insieme i rapporti con gli altri fedeli. Perciò il tempo della mistagogìa ha una importanza grandissima e consente ai neofiti, aiutati dai padrini, di stabilire più stretti rapporti con i fedeli e di offrire loro una rinnovata visione della realtà
e un impulso di vita nuova».
Cf. Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti - Introduzione (nn. 37 - 39)
6
II. L’ECCLESIOLOGIA DEL RICA 8
Il Rito dell’Iniziazione Cristiana degli Adulti (RICA) non si limita ad offrire delle indicazioni liturgiche, ma rappresenta una vera e propria traccia di pedagogia ecclesiale alla vita cristiana, quasi
“griglia metodologica” di principi pastorali, catechetici e rituali in ordine all’ iniziazione alla comunità ecclesiale, alla celebrazione dei sacramenti e alla vocazione/missione del battezzato”. Se direttamente esso riguarda “coloro che non sono stati ancora battezzati”, interessa anche “coloro che, pur
già battezzati, non hanno ricevuto alcuna educazione né catechistica né sacramentale”.9
Come sottolinea la CEI nell’introduzione al RICA, “è importante richiamare l’attenzione sul
fatto che l’itinerario graduale e progressivo di evangelizzazione, iniziazione, catechesi e mistagogia è presentato dal Rito con valore di forma tipica per la formazione cristiana”, la quale “non potrà non aprirsi all’attuazione di differenziati itinerari di fede, attenti alle situazioni spirituali di coloro che intendono riscoprire il mistero di Cristo”.10
1. Il ruolo determinante della comunità ecclesiale
L’iniziazione cristiana non è pensabile senza l’influsso determinante della comunità ecclesiale,
come soggetto responsabile, spazio educativo, punto di riferimento finale di tutto il processo. In
questo senso la pastorale dell’iniziazione cristiana va necessariamente collegata con lo sforzo più
generale di rinnovamento e trasformazione delle comunità ecclesiali.
1) E’ nella comunità ecclesiale, “corpo reale” di Cristo, che si incontra Cristo. “Non c’è Cristo
senza Chiesa, come non ci può essere capo senza corpo. Cristo senza Chiesa rimarrebbe solo un
profeta del passato” (cf. CdA c.21).
2) E’ nella comunità ecclesiale che l’iniziazione cristiana può svolgersi come insegnamento,
educazione ed esperienza di vita, nel contesto di una comunità di fede, dove il Vangelo prima di
essere annunciato è testimoniato da persone e gruppi reali.
3) E’ nella parrocchia che si trovano le risorse educative per il cammino di fede: l’anno liturgico (itinerario di tutta la comunità ecclesiale), la domenica, l’esperienza della comunione e del
servizio. Nella comunità ecclesiale si realizza la necessaria collaborazione tra i diversi operatori
pastorali e l’integrazione delle varie funzioni ecclesiali.
4) E’ nella parrocchia che si possono attivare itinerari differenziati, a seconda delle esigenze
delle persone e si possono realizzare possibili forme di rievangelizzazione per cristiani non evangelizzati.
5) Gli stessi itinerari di iniziazione cristiana non devono limitarsi ad introdurre nuovi membri
nella Chiesa, ma devono tendere a costruire e trasformare la Chiesa, secondo il modello indicato
dal Concilio Vaticano II: chiesa comunione-partecipazione, in vista della missione e della realizzazione del Regno di Dio.
2. Una Chiesa di adulti nella fede
Il RICA risulta portatore di un fondamentale modello di Chiesa locale: una Chiesa che ha piena coscienza del suo essere una comunità di “evangelizzazione” e di “iniziazione”, e che vive tale
coscienza non solo come un programma, ma come un modo di essere, di manifestare e attuare la
sua originaria vocazione/missione di “sacramentum Christi”.
Ciò che interessa del RICA non è solo il recupero, pure essenziale, della prospettiva unitaria
dell’iniziazione cristiana, quanto il progetto di Chiesa che esso sottende e a cui vuol condurre.
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Questa riflessione ecclesiologica è ripresa da un articolo di C.ROCCHETTA, Il Rito del battesimo degli adulti per
una comunità adulta nella fede, in “Via, Verità e Vita”, 39 (1990) 130, pp. 37-41.
9 E’ lo stesso Rito che prevede una simile utilizzazione nel cap. IV dove viene offerto un progetto di “itinerario catecumenale” per adulti già battezzati che si preparano alla celebrazione della confermazione e dell’eucaristia.
10 Cf. CEI, Introduzione al RICA pp. 11-14. Per una più ampia presentazione del Rito e la sua possibile utilizzazione
in senso tipico, cf: C. ROCCHETTA, Cristiani come catecumeni, Roma l984.
7
Da questo punto di vista il RICA ha una rilevanza teologico-pastorale particolarissima; non
rappresenta solo un libro liturgico utile per l’azione pastorale, ma è l’espressione dell’ autoconsapevolezza della Chiesa di essere chiamata a costituirsi come comunità di adulti nella fede, in grado di iniziare alla vita cristiana e di accompagnare con la molteplicità dei ministeri e dei carismi
che la caratterizzano, i suoi membri nel loro cammino di crescita e di costruzione della Chiesa nel
mondo.
Il RICA rappresenta una provocazione e un invito ad uscire dall’eccessiva infantilizzazione
della pastorale, nella quale gli adulti sono considerati come soggetto ecclesiale quasi solo per accidens. Il RICA propone di capovolgere la situazione: la pastorale ordinaria della Chiesa è la pastorale degli adulti; di questa pastorale, l’evangelizzazione/iniziazione cristiana dei fanciulli rappresenta una tappa, indubbiamente importante, ma una tappa che rimane incompleta e interamente indirizzata all’età adulta.
L’aver trascurato questo dato basilare - che è originario nella nascita e nella costituzione della
Chiesa - ha portato (e porta) all’ insuccesso anche di tutti quegli sforzi, spesso ammirevoli, che si
compiono per l’educazione cristiana dei fanciulli/ragazzi e dei giovani. La comunità degli adulti,
adulti nell’età ma non nella fede, finisce per assorbire nella sua passività ecclesiale e livellare alla
sua mediocrità spirituale la stragrande maggioranza dei ragazzi e dei giovani a cui si erano dedicate tante energie.
La vitalità della comunità degli adulti è la conditio sine qua non per un’adeguata riuscita della
stessa pastorale delle età inferiori. La comunità cristiana fatta di adulti e di adulti nella fede è la
struttura portante dell’azione pastorale della Chiesa.
2. Adulti in una Chiesa, popolo di Dio
Dietro il RICA sta l’intuizione ecclesiologica fondamentale del Concilio: l’idea della Chiesa
come popolo di Dio, interamente profetico, ministeriale e missionario. Qualcuno ha scritto che la
Chiesa è entrata in Concilio come “società” e ne è uscita come “comunità”. La “svolta ecclesiologica” del Concilio Vaticano II ha la sua opzione decisiva nell’aver posto l’immagine del popolo
di Dio al centro della concezione della Chiesa.11
In questa svolta si passa dall’idea di un popolo di Dio come destinatario della missione all’idea
del popolo di Dio come soggetto della missione. L’ecclesiologia conciliare è un’ecclesiologia di
comunione. Prima viene il popolo di Dio e solo al suo interno la differenziazione vocazionale. In
questa ecclesiologia ogni membro della comunità riceve con il battesimo una consacrazione che
lo rende, per la sua parte, responsabile della Chiesa nel mondo.
Se dietro l’impostazione del RICA c’è la scelta degli adulti come primi protagonisti
dell’azione pastorale, dietro questa scelta c’è un’idea di Chiesa come popolo di Dio che vuole
realizzarsi a partire dal dono di ognuno e dalla responsabilità di tutti, un’idea di Chiesa che domanda la maturità cristiana di quanti sono battezzati in Cristo e chiama a muoversi in questa direzione; una Chiesa che pone gli adulti al centro del suo costituirsi, consapevole di essere chiamata a
valorizzare il dono di ognuno e di tutti, a cominciare dalla ministerialità dei laici cristiani, uomini e
donne.
3. Adulti per una Chiesa “in stato di missione”
C’è un terzo ordine di considerazioni da fare. Le motivazioni del RICA, oltre che a livello ecclesiologico, si pongono a livello pastorale. Le ricerche socio-religiose sono concordi nel rilevare
come la Chiesa si trovi a vivere oggi in una situazione nuova, di post-cristianità e di missionarietà. Il fenomeno della secolarizzazione (sempre sulla china del secolarismo) porta a concepire la vita umana e l’organizzazione della società a prescindere da qualsiasi riferimento a Dio o
ai valori della fede.
Cf. G. COLOMBO Il “popolo di Dio” e il “mistero” della Chiesa nell’ecclesiologia postconciliare, in “Teologia”
10 (1985) 93-167.
11
8
Il problema religioso - e quindi il problema dell’annuncio e della mediazione sacramentale della Chiesa - è avvertito come irrilevante. In Italia, il fenomeno della secolarizzazione ha agito come causa scatenante della fine di uno stato reale di cristianità: è finita l’ereditarietà della fede e
l’una-nimità di appartenenza alla Chiesa; sono venuti meno i supporti che la società civile ha potuto offrire in altri tempi alla cristianità.
E’ evidente che tutto questo ha posto radicalmente in crisi tutta una serie di modelli formativi
tradizionali, divenuti insufficienti di fronte alle nuove istanze pastorali. Come “fare” i cristiani
oggi? Come attuare il proprio essere una comunità che “inizia” alla fede per propria capacità interna e rende i suoi membri capaci di assumersi la propria parte di responsabilità ecclesiale, camminando nella comunità umana come testimoni del Cristo.
4. Adulti per “iniziare” alla vita cristiana
Qualche operatore pastorale si chiede se non sia necessario richiamarsi al modello di Chiesa
proposto dall’Ad Gentes; un modello missionario che delinea la “plantatio Ecclesiae” in quattro
momenti fondamentali: la pre-evangelizzazione, il catecumenato, la formazione permanen-te, la
testimonianza viva della comunità.
1) Il primo momento della nascita della Chiesa in un paese di missione è la pre-evangelizzazione: la comunità, pur piccola, cerca di porsi in dialogo con la cultura in cui si situa, manifestandosi come comunità di carità, di autenticità evangelica e di testimonianza. E’ il momento
dell’esemplarità della vita, perché coloro che sono fuori “vengano e vedano” (AG 11-12).
2) Quanti, provocati dall’esempio della comunità, chiedono di essere introdotti nella fede, sono
invitati a percorrere un lungo cammino di conversione nell’ascolto della parola di Dio, nella preghiera, nell’iniziazione liturgica e nella vita del popolo di Dio (AG 13-14). Nei paesi di missione
si tratta di un vero e proprio catecumenato, indirizzato ad una scelta responsabile della fede e ad
una appartenenza il più possibile matura alla comunità cristiana.
3) E’ grazie a questo cammino che la comunità genera nuovi figli e ne è continuamente rigenerata, in un reale vissuto di formazione permanente (AG 15-16), mentre si incrementa la nascita di
vocazione al ministero ordinato e si formano i catechisti della comunità e i ministri laici (AG 17),
con la piena valorizzazione della vita consacrata (AG 18).
4) Grazie a questo cammino la comunità si edifica come comunità di adulti nella fede, in grado
di offrire a coloro che sono fuori una vera testimonianza di vita (AG 19-22). Il quarto momento
diviene, di conseguenza, il primo, e l’edificazione della comunità riprende da capo. Il momento decisivo è il secondo: l’itinerario catecumenale che genera i cristiani adulti nella fede.
Un tale modello di Chiesa è un’utopia? E’ il modello proposto dall’Ad Gentes; è in definitiva
il modello di Chiesa dei primi secoli. La situazione attuale della Chiesa italiana non è forse analoga? Non si tratta evidentemente di restaurare tout court il catecumenato antico; si tratta di recuperare una coscienza catecumenale che permetta alla Chiesa di essere se stessa, “madre” e “figlia” dell’iniziazione; una coscienza che renda la Chiesa capace di rispondere in modo adeguato
allo stato di missione in cui è chiamata a vivere.
5. Adulti che educano la vita di fede
Il RICA rappresenta la proposta di un modello di Chiesa, che si abilita a svolgere la “diaconia”
delle fede e dei sacramenti attraverso la realizzazione di itinerari di fede (battesimale e
post-battesimali) adeguati alle situazioni attuali odierne e realmente percorribili: itinerari per adulti che vogliono riscoprire la propria fede, itinerari per genitori che chiedono il battesimo o la
cresima per i loro figli, itinerari di iniziazione alla cresima per giovani e adulti, itinerari di preparazione al matrimonio o per gruppi-sposi, itinerari penitenziali, itinerari di formazione ai ministeri
laicali, itinerari di rinnovamento di tutta la comunità in relazione all’anno liturgico.12
12
Per l’approfondimento di questi itinerari, cf. C.ROCCHETTA, Cristiani come catecumeni, Roma 1984, pp. 89-175.
9
E’ innegabile che vivremo sempre più in un mondo nel quale per essere cristiani bisognerà divenirlo. Salvo eccezioni, non si sarà più cristiani per nascita, anche se si è ricevuto il battesimo da
bambini. La fede cristiana ridiventa una possibilità, una scoperta.13 Il RICA è stato offerto alle
comunità cristiane in questa precisa ottica.
“Auspichiamo - notano i vescovi italiani nell’introduzione al rito - che questo testo diventi una
feconda sorgente ispiratrice di iniziative di evangelizzazione, di catechesi e di esperienze comunitarie. Con l’energia della vita sacramentale, la Chiesa Madre genera nuove creature alla vita divina nello Spirito di Cristo; le introduce, mediante lo stesso Spirito, nel tempo del pieno compimento delle promesse e fa loro pregustare il Regno di Dio mediante il sacrificio e il banchetto eucaristico” (CEI, Introduzione al RICA).
III. SCELTE TEOLOGICO-PASTORALI DEL RICA
1. Primato dell’evangelizzazione
La Parola di Dio domina lungo tutto l’itinerario dell’iniziazione cristiana.
a) Essa apre l’itinerario di iniziazione cristiana, mediante il primo annuncio (evangelizzazione
in senso stretto) di Cristo Signore morto e risorto e l’invito-sollecitazione alla sua accettazione.
Questa prima evangelizzazione in vista della conversione appartiene all’essenza dell’ iniziazione
cristiana. Come tale non può essere ignorata o presupposta, o lasciata al gioco implicito dei processi di socializzazione, ma va espressamente pensata, voluta, inserita tra le finalità e obiettivi di
ogni processo di iniziazione cristiana.
b) La Parola che viene annunciata con la prima evangelizzazione è Gesù Cristo, Parola fatta
carne. Le persone sono invitate a “giocare” la loro vita non su un’idea, ma su una persona. Sono
chiamate alla conversione, cioè a “ristrutturare” la loro personalità alla luce del progetto di vita
che Cristo offre e a lasciarsi “conformare” progressivamente dallo Spirito ad immagine del Cristo
Signore morto e risorto.
c) La Parola di Dio guida tutto il catecumenato. Essa esige l’ascolto obbediente e la disponibilità piena dei “catecumeni”. Essa viene approfondita e fatta risuonare dentro il cuore mediante la
catechesi o approfondimento sistematico della Parola. La catechesi viene concepita soprattutto
come “trasmissione di un’esperienza di fede (vissuta dalla Chiesa nel corso dei secoli); educazione
degli atteggiamenti di fede; iniziazione all’agire cristiano nella Chiesa e nella società.
d) La Parola di Dio aiuta a penetrare e a cogliere anche il senso dei sacramenti celebrati, mediante la mistagogia, e a vivere quello che i sacramenti hanno realizzato. Aiuta a rinsaldare e ad
irrobustire l’appartenenza ecclesiale e a professare la fede nella vita. La Parola fa prendere coscienza di ciò che si è diventati con il sacramento in rapporto a Cristo, del ruolo che si ha nella
Chiesa e della testimonianza che si deve rendere nel mondo.
Il RICA ribadisce il necessario primato dell’evangelizzazione, che solleciti una salutare inquietudine di fronte alle mutate condizioni; che non limiti l’azione pastorale ad una attenzione esclusiva sulla prassi sacramentale, la quale finirebbe col ridurre il sacramento ad un puro gesto di pratica esteriore, senza riflessi concreti e fecondi nella vita.14
E’ importante quindi richiamare l’attenzione sul fatto che l’itinerario, graduale e progressivo,
di evangelizzazione, iniziazione, catechesi e mistagogia è presentato dal RICA con valore di forma tipica per la formazione cristiana.
Il RICA fa emergere pertanto l’esigenza di un’azione pastorale che conduca alla riscoperta o
alla consapevolezza progressiva e personale della propria fede, mediante un itinerario di tipo catecumenale, che segua gradualmente il cristiano dall’infanzia alle successive fasi della vita.
Dalla Presentazione del RICA da parte della C.E.I. (pp.12-13)
13
14
Cf. J. VERNETTE - H. BOURGEOIS, Saranno cristiani? Prospettive catecumenali Leumann (TO), 1982.
Cfr CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Documento pastorale “Evangelizzazione e Sacramenti” (1973),
n. 61.
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2. Connessione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana
Il RICA sottolinea la stretta e organica connessione dei tre sacramenti di iniziazione: il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia, che ne costituisce il culmine (n. 36).
“Per mezzo dei sacramenti dell’iniziazione cristiana gli uomini, uniti con Cristo nella sua morte, nella sua sepoltura e risurrezione, vengono liberati dal potere delle tenebre, ricevono lo Spirito
di adozione a figli; incorporati a Cristo sono costituiti in popolo di Dio; dallo Spirito Santo, dono
del Padre, elargito con maggiore abbondanza, sono più profondamente conformati a Cristo e sono
resi capaci di portare al mondo la testimonianza dello stesso Spirito fino alla piena maturazione
del corpo di Cristo; infine, partecipando all’assemblea eucaristica, celebrano con tutto il popolo di
Dio, il memoriale della morte e risurrezione del Signore, mangiano la carne del Figlio dell’uomo
e bevono il suo sangue, per ricevere la vita eterna e manifestare l’unità del popolo di Dio”.15
I tre sacramenti dell’iniziazione sono così intimamente tra loro congiunti, che portano i fedeli a
quella maturità cristiana per cui possono compiere, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria
del popolo di Dio (cf. RICA n. 2). La presa di coscienza di questo intrinseco rapporto comporta
una articolazione dinamica e feconda dell’itinerario di crescita nella vita cristiana.
In questa luce acquista nuovo significato la dimensione penitenziale del catecumenato, nei suoi
momenti di purificazione e di illuminazione, per un recupero della educazione alla vita penitenziale e alla celebrazione del sacramento della Penitenza.
Per altro l’iniziazione cristiana induce a costituire una catechesi di tipo mistagogico dei sacramenti già ricevuti, in vista di una esperienza più piena della loro divina efficacia, esperienza che
trova il suo luogo privilegiato nella partecipazione alla vita della comunità ecclesiale, tramite la
catechesi, la celebrazione liturgica e la testimonianza di vita nuova.
3. Unità e globalità del cammino di iniziazione cristiana
L’itinerario di iniziazione cristiana deve conservare una certa unità e proporzionalità tra le
componenti essenziali del processo: evangelizzazione e catechesi, preghiera e sacramenti, vita di
comunità, impegno e testimonianza. Perciò non è concepibile un progetto di iniziazione cristiana
consistente solo in attività catechistiche o in prassi sacramentale o in iniziative di formazione slegate dalla globalità del processo. L’iniziazione cristiana, infatti vuole educare alla globalità della
vita cristiana, che non può essere ridotta alla sola adesione dell’intelligenza alle verità di fede, ma
che consiste in un nuovo rapporto con Dio e in nuovi rapporti con i fratelli, ispirati all’amore fraterno e alla solidarietà.
In particolare il RICA ribadisce la stretta e organica connessione che ci deve essere tra Parola
e Sacramento. Quello che la Parola illustra, gli eventi salvifici avvenuti nella storia e annunciati
nella catechesi (ciascuno di noi è personalmente coinvolto in questa storia di salvezza), sono resi
attuali e partecipati a noi mediante i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Non si può separare Parola
(fede) e sacramento. Senza la Parola e la fede, i sacramenti rimarrebbero segni vuoti (oppure segni
magici). Senza i sacramenti, la Parola non potrebbe operare tutto il suo effetto.
Il RICA ci aiuta a riscoprire il significato antropologico della celebrazione nella vita cristiana,
a rivalutare il carattere dei segni sacramentali e a collocare i sacramenti nel più ampio contesto della
sacramentalità della Chiesa e dell’azione dello Spirito. Soprattutto ci invita a scoprire che la Parola e
il Sacramento convergono verso lo stesso fine: la crescita personale dei credenti.
I sacramenti non vanno concepiti come tappe di arrivo e conclusione dell’itinerario, ma come
momenti di passaggio verso ulteriore maturazione cristiana ed ecclesiale. Essi non possono essere
“pretesi” come diritto, ma chiesti come “dono”. Essi vengono dati dalla Chiesa, quando riscontra
nei fedeli le condizioni adeguate, da valutarsi con discernimento spirituale (e non con i criteri della riuscita scolastica).
15
CEI, Presentazione del RICA, p. 13.
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4. Le mete dell’iniziazione cristiana
La meta proposta dal RICA è l’educazione dei “catecumeni” alla vita di fede, ossia la loro
conversione e la progressiva conformazione a Cristo (RICA nn.l, 9, 10,38). Il primo annuncio del
Vangelo è fatto “perche i non-credenti, sotto l’azione dello Spirito Santo, che apre il loro cuore, credendo si convertano liberamente al Signore e aderiscano sinceramente a Lui” (RICA n.9).
Coloro che accolgono il primo annuncio e si convertono a Cristo, rinunciando al peccato (rifiuto di Dio e mancanza di comunione con i fratelli), vengono aiutati ad approfondire il messaggio
cristiano, a partecipare alla vita della comunità a vivere in dialogo con i fratelli, a pregare e a collaborare con loro (n.18).
La comunità ecclesiale educa i catecumeni facendoli partecipare alle attività che qualificano la
Chiesa, fino ad esserne soggetti autonomi ed attivi:
- la proclamazione-ascolto della parola di Dio;
- la celebrazione liturgica;
- la scelta di modalità concrete per vivere il Vangelo e promuovere il Regno di Dio.
Perciò il processo di iniziazione cristiana deve favorire quelle esperienze che rendono i credenti:
- capaci di prendere parte ad attivita di ascolto-interpretazione-attualizzazione della parola di Dio, in modo che si sviluppi in loro il sensus fidei e possano incarnare nella vita la Parola;
- capaci di inserirsi in un’assemblea liturgica, partecipando consapevolmente ed attivamente alle
celebrazioni, sapendo riconoscere il dono di Dio attraverso i segni sacramentali e rispondendo
ad esso con la vita concreta (diventare ciò che si è già per grazia di Dio);
- capaci di discernere nella vita quotidiana e nei momenti straordinari ciò che conviene fare, per
essere fedeli al Vangelo e compiere la volontà di Dio, e quindi essere capaci di partecipare alle
attività di revisione - conversione - riconciliazione della comunità cristiana (cristiani attivi, coscienti e responsabili nella comunità ecclesiale e sociale).
5. I contenuti dell’iniziazione cristiana
La catechesi dovrà articolarsi attorno al tema di fondo dell’iniziazione cristiana: il progetto di
Dio sull’uomo e sul mondo. Si tratta di studiare l’insieme della storia della salvezza e vedere come Dio interviene, soprattutto come interviene il suo Spirito nello sviluppo storico della riconciliazione del mondo nell’umanità. Dio lo si incontra là dove Egli interviene con la sua azione salvifica
(cf. RdC 15), cioè nella vita e nella storia dell’uomo (cf. la IV preghiera eucaristica).
E’ la storia della salvezza, culminante nell’evento pasquale, che deve fare da filo conduttore
della catechesi dell’iniziazione cristiana (cf. RdC 78). Infatti l’iniziazione cristiana è “inserimento” in questa storia ed è “partecipazione” a questa salvezza (cf. RICA nn. 8,9,15,19, ecc.).
In questa prospettiva la catechesi catecumenale appare come “introduzione autentica alla lectio
divina, cioè alla lettura della Bibbia, ma secondo lo Spirito, che abita nella Chiesa, sia con la sua
presenza nel ministero apostolico, sia con la sua azione nei fedeli” (Messaggio del Sinodo del
1977). Attraverso questo ascolto ed interpretazione delle pagine bibliche, il credente viene educato a “ricomprendere la vita” in una visione di fede (sensus fidei) e ad orientare cristianamente la
sua esistenza, con la collaborazione dell’intera comunità ecclesiale. 16
Per capire come si sviluppa questa catechesi è utile un breve richiamo all’esperienza catechistica del catecumenato
antico (III-IV secolo). Durante tutto il catecumenato si approfondiva la storia della salvezza, “dalla creazione fino ai
nostri giorni” (cf. S.AGOSTINO, De catechizandis rudibus). In questa catechesi si faceva ampio uso della Bibbia; a
questa i catecumeni venivano accostati con il metodo della “narratio” e della “demonstratio”.
- La “narratio” dell’evento biblico, nel quale Dio si era rivelato e donato al suo popolo, era svolta in modo tale che
gli ascoltatori comprendessero che per loro Dio agiva adesso, si rivelava e si donava adesso. I catecumeni così si abituavano ad ascoltare la parola di Dio non come racconto di fatti passati, ma come avvenimento attuale, che li coinvolgeva e li rendeva protagonisti della storia della salvezza.
- La “demonstratio” presentava le varie fasi della storia biblica, facendo cogliere le costanti dell’agire di Dio, in modo che attraverso i “magnalia Dei” (i grandi fatti salvifici) si conoscessero i “mores Dei”, lo stile di Dio (lo stile con
cui Dio agisce ed interviene con il suo popolo). In tal modo i catecumeni si familiarizzavano non solo con i testi biblici, ma con la stessa azione divina che riconoscevano nelle celebrazioni liturgiche e nella loro esperienza spirituale.
Così essi divenivano capaci di ascolto credente, interpretativo e concreto della parola di Dio.
16
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Questo comporta che la comunità ecclesiale valorizzi la lectio divina come attività regolare,
grazie alla quale essa cresce come comunità di credenti in dialogo di fede, alla ricerca di ciò che
Dio le dice nelle concrete situazioni della vita.
Parallelamente all’azione salvifica di Dio, scoperta nella storia dell’umanità, nella storia della
Chiesa e nella nostra vita, la catechesi dell’iniziazione cristiana mette in evidenza l’azione salvifica di Dio mediante i sacramenti dell’iniziazione cristiana:
- la nostra adozione a figli, per opera dello Spirito;
- la nostra progressiva conformazione a Cristo;
- il nostro inserimento, come membra vive ed attive, nella comunita ecclesiale;
- la nostra abilitazione a testimoniare la morte e risurrezione di Cristo e a partecipare alla realizzazione del Regno di Dio.
Questa presentazione dei contenuti della catechesi di iniziazione cristiana sottolinea il rapporto
dei sacramenti con la storia della salvezza. Valorizzando questa prospettiva storico- salvifica si
evitano specificazioni teologiche particolaristiche sui singoli sacramenti e si evita una loro presentazione moralistica.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
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CEI, L’iniziazione cristiana. 2. Orientamenti per l’iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni,
EP, Milano 1999.
CEI, L’iniziazione cristiana. 3. Orientamenti per il risveglio della fede e il completamento dell’ iniziazione cristiana in età adulta, EP, Milano 2003.
CEI, Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, EP, Milano 2014.
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FLORISTAN C., Il catecumenato. Una chiesa in stato di missione, Ed. Paoline 1976.
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ROCCHETTA C., Il Rito del Battesimo degli adulti per una comunità adulta nella fede, in “Via Verità e
Vita”, 39 (1990) 130, pp. 36-43.
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SORAVITO L., Rievangelizzare gli adulti. In margine alla 3ª Nota della CEI “Orientamenti per il risveglio della fede e il completamento dell’iniziazione cristiana degli adulti”, Elledici, Leumann (TO) 2004.
La Bibbia era fatta scoprire come libro nel quale ogni credente leggeva la storia dei suoi rapporti con Dio; mediante
la Bibbia ogni credente scopriva che la salvezza e dono e impegno da ricevere e vivere, all’interno della comunita
ecclesiale.
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