Da Nord a Sud e sulle isole d`Italia, pensano questo della proposta

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Da Nord a Sud e sulle isole d`Italia, pensano questo della proposta
Da Nord a Sud e sulle isole d’Italia,
pensano questo della proposta che hai in mano
Formarsi è mettersi in discussione
Il testo Pensare e attuare la formazione parte dal convincimento che la formazione di un operatore pastorale non può essere data per scontata, perché
offre la sua disponibilità al servizio, e non si può improvvisare con un minimo
di incontri preliminari. La formazione è un processo lento e serio che ha bisogno
di tempo e di scelte concrete, di disponibilità, ma anche della capacità di mettersi in discussione, per verificare se il proprio modo di pensare e di fare sono
veramente a servizio della parola di Dio.
I due autori, Giancarla Barbon e Rinaldo Paganelli, con la loro ricca esperienza pedagogica e di fede offrono uno strumento utile ad accompagnare catechisti e operatori pastorali alla presa di consapevolezza che non è mai troppo
l’impegno profuso per la propria formazione. La scelta di porre la logica del laboratorio per acquisire competenze specifiche permette di ricomprendersi contemporaneamente come maestri e discepoli, perché tutti possono insegnare
qualcosa e tutti possono perfezionare la propria formazione. Il testo ha il pregio
di mettere insieme, in un sano equilibrio, teoria e pratica e risponde ai bisogni
formativi delle nostre comunità ecclesiali. Il volume risponde a un’urgenza della
Chiesa italiana, non tanto e non solo perché i frutti sperati con la catechesi
messa in atto non arrivano, ma per vivere con consapevolezza la missione di
essere “lievito” e “sale” nel mondo di oggi.
don Giuseppe Alcamo, docente di catechetica
alla Facoltà Teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista”
Formarsi è interazione e dialogo
Gli autori di Pensare ed attuare la formazione, attingendo alla loro qualificata
competenza teorica e alla non meno profonda esperienza formativa, offrono un
ottimo lavoro per “mentalizzare” e abilitare i formatori e i catechisti a progettare-programmare e attuare una formazione nello stile e secondo il metodo del
laboratorio. Si tengono presenti le diverse fasi del processo formativo, dall'individuazione degli obiettivi alla verifica. Si favorisce così il passaggio dalla concezione depositaria e a comunicazione unidirezionale dell'educazione a quella
dialogica, problematizzante-liberante e interattiva.
Il volume sottolinea la necessità del superamento della formazione intesa
come esclusiva trasmissione di conoscenze (indottrinamento), per orientare a
una formazione che, mettendo al centro le persone e la loro esperienza di vita e
di fede, mira a trasformare la vita, che in Gesù Cristo trova la sua pienezza. VenDA NORD A SUD...
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gono curate la dimensione relazionale e la capacità comunicativa che attinge
non soltanto al linguaggio verbale, ma soprattutto a quello non verbale. In questa rivisitazione della formazione vengono offerti non soltanto criteri di riferimento, ma anche schede per esercitazioni pratiche che mirano a favorire la consapevolezza di sé, nello stesso formatore oltre che nei formandi, e l'acquisizione
di competenze pratiche per gestire autenticamente ed efficacemente il processo
formativo, con l'animazione e l'accompagnamento non del singolo, ma dell'équipe formativa.
padre Celeste Garrafa, direttore
dell’Ufficio Catechistico di Cosenza
Formarsi è risvegliare la nostalgia del mare
«Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere
i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia del mare, vasto e infinito» (A. de Saint-Éxupéry).
Progettare la formazione è un po’ una “navigazione”, che si muove spesso
sull’onda del “si è sempre fatto così…”, a volte si incaglia sugli scogli della
sola “animazione”, o si arena nelle secche dei “molti contenuti e molte nozioni”.
Per fortuna capita anche di navigare in tratti di mare “vasto e infinito”, magari
insieme a qualcuno che, mentre ti conduce con saggezza e perizia alla scoperta
delle tecniche di navigazione, riesce a risvegliare in te la nostalgia del mare. È
l’esperienza prima vissuta con gli autori di Pensare e attuare la formazione, poi
riproposta nella formazione diocesana dei catechisti: una formazione che non
rinuncia a una seria esposizione di modelli teorici, ma lo fa tenendo sempre al
centro dell’attenzione la persona in formazione, con le sue istanze, i suoi desideri, le sue perplessità.
Al di là delle molte possibilità di applicazione, tale modello formativo non
solo include e supera i modelli precedenti, ma consente un impiego contestualizzato, adeguato alla situazione reale, rivelando così la sua efficacia di proposta
non indotta o preconfezionata ed evocando le migliori risorse disponibili “in
situazione”. «Se vuoi costruire una barca…».
Silvia Mancini, direttrice
dell’Ufficio Catechistico di Arezzo
Far camminare la macchina formativa
Ho letto con desiderio e piacere il testo che i due autori hanno elaborato
per servire la formazione nelle nostre parrocchie. L’ho letto con tre sguardi: di
parroco che crede nella formazione; di direttore dell’Ufficio catechistico che stava cercando una sintesi per questo momento; di docente di catechetica.
«Le teste prima dei testi»… anzi «comunità» prima dei singoli. Questo slogan che chiude il documento base del 1970 e che non è mai sbrigato dal cambio
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culturale e pastorale di questi anni, mi pare che faccia da filo conduttore a tutte
le pagine del volume. Che ci chiedono anzitutto di fermarci a “pensare”. E ce lo
propongono con un percorso anche storico. Veniamo infatti da modelli di pensiero e di formazione che se ne stanno andando, ma non vengono faticosamente
sostituiti dai nuovi. I nuovi bisogna elaborarli, dopo averli pensati. La pastorale
è “azione”, la catechetica è “azione” , ma se non è pensata ha il fiato corto e
non crea quella comunione che solo dalle idee maturate può nascere. Vedo che
il primato della comunità nella catechesi, come soggetto e come orizzonte necessario e anche contenuto che riflette la “dottrina”, non può essere vissuto se
non nella comune formazione.
Ringrazio della sintesi anche per i riferimenti alla Evangelii gaudium. Ci siamo
chiesti in diversi, anche nel convegno ecclesiale di Firenze (9-13 novembre
2015): come farla diventare la “magna charta” dell’evangelizzazione e della conversione pastorale in chiave missionaria? Qui c’è una risposta ben articolata.
Ha richiamato subito la mia attenzione la parte della formazione alla trascendenza e all’interiorità. La mia esperienza di accompagnatore spirituale, attualmente anche in seminario, mi fa richiedere uno sviluppo ancora più ricco di
questo argomento. Sono convinto che è lì il “dunque” del resto, del sapere, del
saper fare e del saper stare con. Un altro aspetto che ho apprezzato è l’invito
alla creatività. Dentro questo solco c’è il nostro futuro. Il Papa lo chiede continuamente.
È un manuale per far camminare la macchina formativa. Mi attrae. Ora avrò
l’occasione per metterlo in atto. E ringrazio chi me lo ha preparato.
don Mariano Piccotti, docente di catechetica
presso l’Istituto Teologico Marchigiano di Ancona
e direttore dell’Ufficio Catechistico di Jesi
Una bella pensata
Nei numerosi incontri con i catechisti nelle parrocchie o in diocesi si avverte
sempre più l’urgenza di un cammino di formazione che renda davvero efficace
un annuncio. Sono gli stessi catechisti, magari dell’“ultima ora”, che chiedono,
quasi assetati, di essere formati alle diverse competenze necessarie. C’è chi chiede contenuti, chi cerca un metodo, chi desidera tecniche, chi vuol comprendere
il contesto, chi cerca lumi per se stesso. Pur faticando a trovare i tempi di
un’adeguata formazione, oggi è indispensabile rispondere a queste richieste e a
queste situazioni che domandano proposte per essere “preparati” nell’annuncio
della fede.
Se ne sente l’esigenza anche a livello di sacerdoti, chiamati spesso a essere
i primi realizzatori della formazione, tra le molteplici attività pastorali. Ne sentiamo la responsabilità per una formazione che renda davvero il ministero dei
nostri catechisti prezioso e incisivo, nonché un cammino che aiuti ciascuno a
vivere la propria fede in modo più vero e profondo. Ci rendiamo conto che ciò
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che fa la differenza è la formazione della persona nella sua opera di servizio alla
Chiesa e nella Chiesa.
Nonostante queste esigenze e il bisogno impellente, la formazione dei catechisti rimane spesso nei pensieri: non si concretizza in veri e propri percorsi
strutturati e completi.
Questo volume ci aiuta a non far rimanere la formazione un bel pensiero, ma
invece a farne oggetto di una bella pensata, e a renderla davvero attuabile e significativa nelle nostre realtà ecclesiali.
don Andrea Mangili, direttore
dell’Ufficio Catechistico di Bergamo
Una formazione da sperimentare
La novità del libro è tutta raccolta nel titolo: Pensare e attuare la formazione.
La riflessione dei catecheti di questi ultimi anni si è, talvolta, concentrata
esclusivamente sulla dimensione “teorica” della formazione allo scopo, quasi
speculativo, di scoprirne l’identità e il contenuto. Il presente testo, invece, incoraggia ad un passo ulteriore: la formazione è pensata, ma anche attuata,
concretizzata, realizzata. Ed è proprio a questo secondo aspetto che gli autori
dedicano attenzione, suggerendo al lettore alcune schede di immediata fruibilità, ma soprattutto una modalità per organizzare e strutturare la proposta formativa.
Particolare interesse suscita il capitolo dedicato alla comunicazione nella
formazione (il settimo). Oggi non è pensabile una formazione completa senza
considerare l’importanza che, in essa, assume la comunicazione. Come sottolineano lodevolmente gli autori, viviamo di comunicazione e da essa siamo condizionati, talvolta inconsapevolmente. Su questa linea si dovrebbe innestare la
riflessione sui new media di cui nessuno oggi può fare a meno, perché hanno
modificato interamente il soggetto. Quale formazione proporre a catechisti che,
in numero sempre maggiore, hanno dinanzi fanciulli, ragazzi e giovani notoriamente conosciuti come “nativi digitali”?
don Filippo Centrella, vicedirettore
dell’Ufficio Catechistico di Nola
Una catechesi di prossimità
Nella pastorale ricorrono spesso alcune parole come formazione, formazione
permanente, laboratorio… Non sono parole della moda del momento, ma sono
stile di vita di cui un educatore, un catechista deve nutrirsi. Gli autori offrono
un itinerario per crescere nella consapevolezza della missione del catechista,
chiamato a proporre una catechesi dal carattere estroverso che diventi incontro,
ospitalità, prossimità e cura delle relazioni personali e conduca tanti fratelli e
sorelle alla pienezza di vita. Non sono teorie, quindi, non è solo un pensare la
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formazione ma attuarla, concretizzarla in uno stile che rispecchia il mondo, la
cultura di oggi. È lo stile laboratoriale, cioè una “bottega” che permette di non
essere solo spettatori che ricevono formazione, ma consente di mettersi in gioco
con entusiasmo e passione, e diviene il luogo d’incontro tra sapere e saper fare.
Una proposta significativa e fruibile che sostiene e incoraggia i catechisti per
“trasformarli” in catechisti con stile nella Chiesa per il servizio del Regno.
don Gianni Nieddu, direttore
dell’Ufficio Catechistico di Alghero-Bosa
Un itinerario di unificazione
Fra i tanti meriti di Pensare e attuare la formazione c’è quello di presentarsi
come una riflessione concreta sulla catechesi e sulla formazione catechistica in
un tempo, come il nostro, dove è ancora più necessario approfondire il ruolo
dell’evangelizzatore. In un tempo dove la persona – e non meno il catechista –
sperimenta una forte frammentazione della propria vita e della stessa formazione, il percorso proposto si offre come itinerario di unificazione. Potremmo dire
che per gli autori pensare è attuare e attuare è pensare. Questo profondo legame
di teoria e prassi, costruito in ascolto del tempo presente e dell'uomo contemporaneo, mostra ancora una volta ai catechisti e alla catechetica come l'azione
evangelizzatrice è capace – se vissuta con cura, passione e competenza – di
dare “forma” alla vita spirituale di colui che è mandato ad annunciare.
don Luca Palazzi, direttore
dell’Ufficio Catechistico di Modena-Nonantola
Dare forma a un’azione trasformativa
Formare è sempre più urgente e necessario nel nostro tempo di cambiamenti
e continui aggiornamenti. Più che far prendere una forma precostituita, la sfida
è rappresentata dal dare forma a un’azione trasformativa e dal formare a un agire
autentico e nuovamente da integrare. Pensare e attuare la formazione si colloca
in questa sfida: i due verbi del titolo non indicano dei passi conseguenti. Basterà
sfogliare il testo per sperimentare come l’essenzialità dei primi due capitoli sia
accompagnata dalla profondità di quanto proposto, con l’obiettivo di far maturare una mentalità formativa. La seconda parte del testo si concentra sull’attuazione della formazione e prende in considerazione sette passaggi dell’agire
formativo. La riflessione e gli strumenti concreti proposti non hanno lo scopo
di fornire del materiale “pronto per l’uso”, ma di sottolineare per i catechisti e
per gli operatori pastorali come la formazione sia un processo che forma e trasforma chi lo vive perché coinvolge il pensare e l’agire.
don Giovanni Casarotto, direttore
dell'Ufficio per l'Evangelizzazione
e la Catechesi di Vicenza
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Rigenerare la formazione
Elevare la qualità della formazione dei catechisti, ma anche di tutti coloro
che accompagnano nel cammino di fede ragazzi, giovani e adulti, è una delle
necessità più urgenti all’interno delle nostre comunità cristiane. Il testo Pensare
e attuare la formazione risponde in maniera puntuale a tale esigenza. La formazione va infatti prima di tutto pensata, per non scadere in soluzioni improvvisate
o generiche che diventano diseducative, vanificando tanti sforzi e risorse nelle
parrocchie. Per questo il testo offre ai catechisti, ma anche ai loro formatori, in
maniera chiara e semplice, i principi teorici fondamentali per sostenere un cambio di prospettiva nella catechesi e nella formazione in generale. Ma la formazione non può rimanere solo teoria, ha bisogno anche di pratica, di proposte
concrete che traducano i concetti. I catechisti e i loro formatori hanno l’esigenza
di sapere cosa, come e con che cosa fare. Ecco allora il metodo, la didattica, lo
stile, gli esercizi, in cui vengono precisati gli obiettivi, la conduzione, il modello
formativo, gli strumenti e vengono presentate le dinamiche relazionali e la comunicazione efficace da applicare alla realtà concreta. Ecco i passi (capitoli)
che ogni catechista e formatore dovrà compiere, e mi auguro siano in tanti, per
ripensare ai propri itinerari educativi, per rigenerare la formazione ed elaborare
proposte innovative all’interno della propria comunità. Un testo sicuramente da
consigliare e da… usare!
don Giorgio Bezze, direttore
dell’Ufficio Catechistico di Padova
Coniugare annuncio e testimonianza
Pensare la formazione e condividere il modo di attuarla è quanto ci suggerisce questo strumento di lavoro per accompagnare i processi formativi e le dinamiche relazionali. L’accompagnamento alla fede e della fede esige maturità,
competenza e soprattutto una grande voglia di mettersi in gioco. Infatti tutto
questo non prescinde mai dal lavoro fatto in équipe, per sentirsi Chiesa che, segnata dall’incontro con Cristo, annuncia la gioia di questo incontro (cf EG 1). I
sette capitoli della seconda parte di questo strumento pastorale, corredato da
schede operative già sperimentate dagli autori, possono essere letti nella loro
organicità come sette passi di un cammino per l’acquisizione di una mentalità
e di uno stile adulto di essere Chiesa che, lavorando in équipe, accompagna i
processi formativi per una progressiva maturazione dell’umano in questa nostra
realtà così complessa, ma anche alla ricerca di un orizzonte di senso. Questo
testo può essere un valido strumento da mettere nella “cassetta degli attrezzi”
dei formatori (catechisti, presbiteri, operatori pastorali, genitori…) che accolgono la fede come dono e compito per essere Chiesa consapevole della missione
evangelizzatrice, capace di coniugare annuncio e testimonianza.
don Vito Sardaro, direttore
dell’Ufficio Catechistico di Trani-Barletta-Bisceglie
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PENSARE E ATTUARE LA FORMAZIONE
Onorare il vangelo e le istanze del tempo presente
«Siate sempre pronti a render ragione della speranza che è in voi». Con queste parole – spesso citate – Pietro invita la comunità cristiana al coraggio dell’annuncio. Ciò che è più frequentemente dimenticato è lo stile che l’apostolo
si affretta a precisare: «Ma fatelo con mansuetudine e rispetto». (cf 1Pt 3,1516). Un dettaglio non irrilevante. Il volume Pensare e attuare la formazione
offre piste per (ri)pensare e realizzare una formazione che abilita ad un annuncio così.
L’itinerario proposto forma un formatore capace di onorare il vangelo e le
istanze del tempo presente, mettendo al centro ogni persona, i suoi bisogni
e la sua libertà; e proprio a partire da se stessa. Si tratta di un formatore
coinvolto e implicato nello stesso cammino che propone, testimone e traghettatore. Testimone di ciò che Cristo fa vivere in se stesso attraverso il suo Spirito; traghettatore al modo di colui che fa attraversare un fiume, per giungere
insieme all’altro alla riva opposta. È un formatore che vive la comunione ecclesiale, convinto che la cura delle relazioni possa aprire al riconoscimento
della relazione con il Vivente, che è la fede. Un libro da fare, non solo da leggere: interessante e utile. Un libro che nasce dalla pratica pastorale e, passando attraverso la riflessione, ritorna sapientemente alla pratica della formazione parrocchiale, interparrocchiale e diocesana. Un libro che non si accontenta di disegnare mappe, ma ha il coraggio di accompagnare il passo
degli esploratori.
don Michele Roselli, direttore
dell’Ufficio Catechistico di Torino
Accompagnare la riscoperta dell’annuncio
Pensare e attuare la formazione ha il pregio di essere un testo dall’impianto
teorico e pratico consistente, che permette al lettore di condividere innanzitutto presupposti di valore, facendo propri metodi e strategie che, in tal modo,
diventano uno “stile” di testimonianza davvero incarnata, evitando infruttuose
proposte di cattedra. Si tratta di una sorta di accompagnamento nel senso paolino (1Cor 11), nella ri-scoperta dell’annuncio, prima di tutto offerto a chi si
propone di trasmetterlo, ai vari livelli – dal formatore al catechista – della comunità cristiana.
Esso si dispone secondo un’agile struttura concentrica, che chiaramente e
ordinatamente offre, per ogni capitolo, una sintesi che ne anticipa non solo il
tema specifico, ma anche le esigenze e gli intenti che possono muovere il lettore a confrontarsi, attivando quella stessa dinamica di bisogno/attesa/realizzazione operante nella relazione catechistica. Questo in piena consonanza
con una concezione di Chiesa costituita da pietre vive, in un processo di continua trasformazione, e perciò davvero molto vicina ai tempi e modi “fluidi”
della cultura attuale. Il cambio culturale entra con le sue problematiche, le sue
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attese, i suoi interrogativi, a costituire la piattaforma su cui innestare il “processo” formativo a partire da una coraggiosa «ministerialità della debolezza»
(p. 38), tradotta in strategie che evitano sclerotizzazioni e vacui tentativi di
«conservazione del sistema» (p. 62). A tale discrezione è unito il realismo di
chi considera e accetta di essere presente in una società non cristiana come
minoranza culturale. Per questo gli autori forniscono, oltre a schede di sintesi
dei contenuti, schemi per aiutare o testare la pianificazione e la programmazione del lavoro, e griglie di (auto)valutazione semplici e non banali. Evitano
di fornire noiosi esempi didascalici, offrendo invece al lettore e al formatore
l’opportunità di anticipare richieste e verificare risposte mentre si interrogano
sul loro senso e valore.
Tutto questo affinché il processo non scada in uno sterile meccanismo, ma
sia preservata la natura dinamica, grazie anche a indicazioni operative coraggiose, come ad esempio quella del silenzio, antica – in quanto «necessità antropologica e spirituale» (p. 182) – e nuovissima per la scarsa attualità che purtroppo la caratterizza. Questo testo avvia processi di cambiamento formativo
che ritengo necessari per evangelizzare la gioia del vangelo, che è Cristo e l'Amore di Dio.
don Gianfranco Calabrese, direttore
dell’Ufficio Catechistico di Genova
Crescita del formatore e armonia del gruppo
Il volume Pensare e attuare la formazione prende il lettore per mano: ascolta
le questioni e i dubbi di chi vuole offrirsi per il servizio all’evangelizzazione e
accompagna in un itinerario che, passo dopo passo, svela allo sguardo attento
di chi legge un cammino che è quello formativo, in una duplice direzione: la
crescita del conduttore e lo sviluppo armonico del gruppo. Il testo suggerisce
un modo per intendere le relazioni all’interno di questo apprendimento comunitario e lo fa offrendo delle tecniche attraverso cui farne esperienza: il lettore
avrà presto chiaro che ciò che si chiede agli altri ci deve aver precedentemente
attraversato, per comprenderne appieno la portata e la complessità.
Gli autori generosamente condividono una lunga esperienza e una sapiente
conoscenza; le potenzialità personali, le attitudini, le sensibilità e le conoscenze dei lettori saranno gli elementi di soggettività di questo lavoro, per cui
il percorso offerto avrà tante declinazioni e creative realizzazioni quanti saranno coloro che lo utilizzeranno rendendolo così, ogni volta, significativamente originale.
Katia Bolelli, docente invitata
di Dinamiche della comunicazione
presso l’Istituto Superiore Scienze Religiose di Udine
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PENSARE E ATTUARE LA FORMAZIONE
L’arte della relazione per un annuncio incarnato
Avvicinandomi a queste pagine ho trovato che il leitmotiv della proposta si
trova nella relazione che favorisce un annuncio incarnato. Dal racconto degli
incontri che i vangeli ci consegnano cogliamo un Gesù “esperto” nella capacità
di entrare in relazione. La Parola arriva sempre dopo ed è preceduta da atteggiamenti ineludibili quali il luogo dove incontrare (Gesù «in persona camminava
con loro», Lc 24,15, che pone l’attenzione sulla capacità di abitare la strada che
l’altro percorre, la storia che l’altro vive con tutta la fatica che il cammino dell’altro comporta, o «oggi devo fermarmi a casa tua», Lc 19,5), come incontrare
(«che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi?», Lc 24,17, come attenzione a creare lo spazio dell’ascolto autentico, affinché l’altro possa dire a
proposito di sé, della sua situazione di vita, da cui partire per annunciare in
modo efficace ed “incarnato” ), come coinvolgere («cosa vuoi che io ti faccia?»,
Lc 18,41, che lascia l’altro libero di esprimere ciò che porta chiuso dentro), o
come entrare in empatia profonda («donna, dammi da bere», Gv 4,7, cioè creare
una condivisione reale della situazione che l’altro vive nel quotidiano suo vivere
e farsi bisognoso dell’altro, di quello che è e di quello che ha).
Tutti elementi che, scorrendo le pagine di questa proposta, si incrociano e
ricreano un modo di stare con le persone di oggi e favoriscono un annuncio
adeguato e incarnato. Perché oggi non si tratta di indicare la meta, ma di camminare insieme alle persone; non più «camminare avanti perché l’altro segua»,
bensì «camminare a fianco per poterlo guardare in volto».
Il catechista è “mediatore” allora nella relazione tra Dio e l’uomo, non più
maestro ma accompagnatore, dentro una dimensione, che è da scoprire o riscoprire, di vocazione e ministerialità.
don Gianluca Zelli, direttore
dell’Ufficio Catechistico di Tivoli
Lo stile laboratorio applicato
Pensare e attuare la formazione è un viaggio dentro le tematiche formative
capace di individuare tutti gli elementi che entrano in gioco per accompagnare
nella crescita della fede. Attraverso i verbi «pensare» e «attuare» sono resi visibili, fin dall'inizio, i due momenti fondamentali che stanno alla base della
formulazione di una adeguata proposta formativa. L'articolazione del percorso
offre chiavi di lettura per comprendere l'evangelizzazione/annuncio nel nostro
tempo e in particolare la condizione dell'uomo: riferimenti imprescindibili per
riflettere e concretizzare la formazione. Lo stile laboratorio risulta una proposta
che ha la possibilità di accogliere, rielaborare e armonizzare tutti questi elementi.
don Riccardo Micheli, direttore
dell’Ufficio Catechistico di Lucca
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Invito ad intrecciare
Solo l’amicizia e la gratitudine mi danno l’audacia di scrivere qualche riga
di presentazione a questo nuovo testo, con l’atteggiamento timido dell’allievo
che commenta l’opera del maestro, dell’autodidatta che opina sul lavoro accademico.
Si tratta di una proposta sperimentata ampiamente, sia riguardo ai contenuti sia riguardo alla metodologia, attraverso il servizio formativo che i nostri
amici Giancarla e Rinaldo da anni continuano a offrire a tantissime diocesi italiane – e la cui punta di diamante è la scuola di Siusi – con un impegno che
coniuga il rigore scientifico della riflessione e della ricerca con la faticosa realizzazione di percorsi adatti alle diverse situazioni della complessa realtà ecclesiale italiana.
Il pregio fondamentale di questo testo è espresso bene dal titolo che ne
dice fedelmente il contenuto: pensare e attuare. La riflessione recente sulla formazione è intensa, e cospicua è la produzione bibliografica. Il più delle volte si
tratta di saggi di indubbio valore scientifico o di manuali con ricette pronte per
l’uso. Gli uni esigono un impegno di studio non sempre possibile per gli operatori pastorali, gli altri talora non consentono di appropriarsi dello schema di
pensiero che li sostiene. Per chi lavora sul campo come molti di noi, risulta pertanto estremamente opportuno un volume come questo, che intrecciando saggiamente le due dimensioni – il pensiero e l’azione –, si propone come uno strumento che abilita ad elaborare processi formativi ben solidi quanto ai fondamenti e ai contenuti e praticabili adeguatamente nei diversi contesti culturali
ed ecclesiali in cui verrà adoperato.
Inoltre, scorrendo il testo, agile e bello da leggere, ci si ritrova coinvolti
nella dinamica del laboratorio, e sembra di sentire la voce degli autori che si
intreccia e si alterna, come accade sempre nei loro interventi, con i quali offrono
un chiaro esempio di lavoro in équipe, che costituisce un altro cardine della
metodologia indicata. Sono certo che Pensare e attuare la formazione avrà ottima
accoglienza, ampia diffusione e, soprattutto, grande utilizzazione.
don Pasquale Lamilia, direttore
dell’Ufficio Catechistico di Monreale
Obbedienza all’azione dello Spirito
Gli autori presentano una proposta di formazione che si configura secondo
lo stile dell’accompagnamento. Non si tratta solo di una modalità pedagogica,
ma del riconoscimento e dell’obbedienza al primato dell’azione dello Spirito
nelle persone e nei passaggi che segnano la loro vita. Accompagnare significa
aiutare a comprendere come il messaggio di Gesù entra nei propri vissuti come
buona notizia che sa bonificare e guarire la vita. Di qui l’attenzione alla vita
delle persone, alla loro esperienza, che diventa un vero e proprio «luogo teologico». Di qui la scelta del laboratorio quale modello di formazione. Di qui, inol-
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PENSARE E ATTUARE LA FORMAZIONE
tre, la preoccupazione per una formazione non volta primariamente a cambiamenti strumentali/strutturali, ma attenta all’ambito spirituale (vedi l’attenzione
alla cura per l’interiorità, il silenzio, ecc.).
Pensare e attuare la formazione opera dunque una scelta di campo significativa: non occupandosi della formazione ai principali contenuti della fede
– cosa di cui già si occupano altre istanze formative – si prende a carico aspetti ancora molto trascurati in campo ecclesiale e spesso decisivi per la comunicazione della fede, offrendosi come strumento semplice, chiaro e organico
circa la formazione di «figure adulte maschili e femminili in grado di svolgere
con competenza il ministero dell’evangelizzazione e della catechesi degli adulti» (p. 8).
don Andrea Magnani, direttore
dell’Ufficio Catechistico di Verona
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