346 Líavventura del vetro:Layout 1

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n° 346 - luglio 2010
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Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it
L’avventura del vetro
Dal Rinascimento al Novecento, tra Venezia e mondi lontani, in Trentino la
grande mostra dedicata a un materiale duttile e dalle infinite potenzialità
Capolavori rinascimentali dai musei veneziani,
un carico di vetri cinquecenteschi recuperati nei fondali marini
croati, affascinanti collane di perle vitree destinate al mercato africano, ed ancora il flauto
in vetro di Napoleone,
sono solo alcuni dei settecento pezzi presentati nella mostra L’avventura del vetro. Dal Rinascimento al Novecento
tra Venezia e mondi lontani, allestita dal 27 giugno al 7 novembre al
Castello del Buonconsiglio di Trento e allargata a Castel Thun, dove
viene proposta una sezione monografica dell’esposizione maggiore.
La rassegna è stata resa
possibile dalla collaborazione con il museo del
Vetro di Murano, che
ha concesso in prestito
centinaia di pezzi per
la maggior parte inediti. Come già per la mostra presentata lo scorso
anno nella stessa sede,
Egitto Mai Visto, è ancora la preziosa e poco
conosciuta collezione
di Taddeo de Tonelli personaggio circondato
da un alone di mistero,
ufficiale nell’esercito
asburgico, morto nel
1858 lasciando la raccolta alla città di Trento
- a offrire lo spunto per
questa esposizione. Della
raccolta di Tonelli fanno
parte due magnifici pezzi
rinascimentali, un piatto
e un calice con decorazioni a smalto, che assieme a numerosi esemplari provenienti dalla
Fondazione Musei Civici di Venezia accompagnano i visitatori attraverso la storia della
produzione del vetro
veneziano e la sua diffusione fino in terre lontane. I prestiti di numerose collezioni pubbliche e private offrono
un’esauriente panoramica sulle molteplici
applicazioni del vetro,
come materia straordinariamente duttile e versatile, permettendo di
illustrare anche aspetti
salienti della tecnica e
degli stili a partire dall’epoca rinascimentale:
in quel periodo, infatti,
le officine dei vetrai muranesi influenzarono la
storia del vetro europeo grazie anche alle
nuove scoperte del cristallino, del lattimo e
del calcedonio e di tecniche innovative come
la filigrana a reticello e
a retortoli. Tra la sorprendente varietà di applicazioni del vetro, la
mostra comprende la
creazione di gioielli, bicchieri, calici, vasi e piatti
per sontuose tavole e
apparati decorativi. Una
ricca sezione è dedicata
alle variopinte collane
di perle vitree provenienti da collezioni pubbliche e private, tra cui
le perle a rosetta del XV
secolo, le cosidette “regine delle perle”. Il commercio di perle veneziane era attivo con il
Levante, il Nord Africa
e il Nord Europa già nel
Trecento, ma fu dopo
la scoperta dell’America che ai commercianti
si aprì un nuovo importante mercato: le Indie,
le Americhe e l’Africa:
qui il vetro era raro e
quindi prezioso, e le perle
di Murano venivano
scambiate con oro, avorio e schiavi. Per soddisfare i gusti delle diverse etnie africane i
maestri veneziani arrivarono a creare più di
centomila tipi di perline. Nel Settecento le
vetrerie di Murano sfornavano diciannovemila
chili di perle alla settimana, in gran parte destinate al mercato estero.
La rosetta veneziana divenne in Africa il tipico segno distintivo
dei capi, adottato in alcuni casi anche dalle
mogli. In alcune zone
del Ghana questi ornamenti sono la dote
preziosa di ogni principessa, vengono trasmessi da madre a figlia e in caso di necessità rappresentano un
vero e proprio tesoro.
Le collane di pasta vitrea hanno una funzione
di protezione dalle malattie e dagli influssi
negativi, più sono an-
Piatto veneziano (XV sec.) in vetro decorato a
smalto - Trento, Castello del Buonconsiglio
Perle a “rosetta” del XV-XVI secolo, inventate a
Murano da Maria Barovier
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tiche le rosette e più vengono considerate potenti dal punto di vista
curativo: le gestanti prendono antiche paste vitree veneziane e le mettono in un bicchiere d’acqua che berranno dopo
il parto per dare forza
al nuovo nato. Si narra
anche che nel 1626
l’olandese Peter Minnit abbia comprato l’isola
di Manhattan dagli indiani per un valore totale di ventiquattro dollari in perle di vetro.
Oltre alle sale del Castello del Buonconsiglio di Trento, il percorso espositivo occupa
gli ambienti di Castel
Thun in Val di Non, riaperto al pubblico dall’aprile scorso dopo un
lungo restauro; magnifico esempio di dimora
principesca, Castel Thun
conserva ancora gli arredi originali, oltre ad
una ricca pinacoteca e
a preziose collezioni
d’arte. Il bel palazzo signorile circondato da
ampi giardini è racchiuso
da un complesso sistema
di fortificazioni con torri,
bastioni e fossati; il castello non ha mai smesso
di essere abitato, conservandosi nel tempo
come dimora arredata,
nelle cui sale convivono
Rinascimento, Settecento, Impero e Biedermeier, seguendo il gusto dei proprietari attraverso i secoli. Alla
scomparsa dell’ultimo
dei Thun che vi abitavano, nel 1992 la Provincia di Trento ha acquistato il complesso e
avviato un lungo e impegnativo lavoro di restauro.
I vetri della collezione
di Castel Thun sono prevalentemente di pro-
Bacile da vino con manici - Murano, Museo del Vetro
duzione ottocentesca e
rispecchiano le predilezioni della famiglia:
agli oggetti in cristallo
boemo e inglese, liscio
o decorato con sottili
incisioni, vengono preferiti vetri decorati con
profondi intagli o la decorazione con smalti policromi, secondo quanto
imposto dallo stile Impero. Altri pezzi documentano la predilezione
per la produzione boema
che utilizzava colori intensi come il blu, il rosso
disposti a strati sovrapposti (incamiciati) o l’innovativa soluzione tecnica della tonalità
giallo/verde ottenuto
con ossido di uranio. Oggetti per uso decorativo
o flaconi per profumo
realizzati in vetro opaco
(opale o opalino) a tinte
pastello, decorati con
smalti policromi e oro
appartengono alla produzione francese delle
vetrerie di Baccarat, che
sono state oggetto di
costanti imitazioni. Alcuni pezzi testimoniano
la ripresa ottocentesca
delle tecniche e dello
stile muranese del XVIXVII secolo.
Le diverse sezioni dell’esposizione presso il
Castello del Buonconsiglio sono arricchite
da suggestive ricostruzioni scenografiche: dalla
lavorazione del vetro
in una fornace, all’individuazione e preparazione delle materie
prime, ai vetri da tavola, da illuminazione,
da spezieria. Oltre che
in un’antica fornace rinascimentale veneziana,
il visitatore può entrare
nel ventre di una nave
cinquecentesca affondata a Gnalic, lungo la
Flauto di Napoleone, part. - Coll. privata
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costa della Croazia, e
vedere i reperti affiorare dall’acqua. Si tratta
dell’unico relitto finora
conosciuto che trasportasse mercanzia veneziana della fine del XVI
secolo, e che ha rivelato
una collezione di vetri
muranesi sorprendente
per quantità e qualità.
Del carico facevano infatti parte 2.500 oggetti
di vetro: perle, bicchieri,
bottiglie, ampolle, fiaschette, boccali, vasi,
ciotole e piatti di fattura tipicamente muranese. Quasi tutta la
merce è stata rinvenuta
ancora imballata in casse,
botti, ceste o scatole che
la contenevano e che si
sono conservati in maniera sorprendente.
Un esemplare straordinario esposto a Trento
è il celebre flauto di Napoleone, che l’imperatore portava sempre con
sé e che fu sottratto dal
suo bagaglio nel corso
della battaglia di Waterloo da un ufficiale
inglese. Anche la scatola dello strumento ha
una sua storia particolare, essendo firmata dal
più famoso ebanista dell’epoca, Tahan, che vi
ha inciso queste parole:
“Tahan, ebanista a Parigi, ha intenzione di
lasciare Parigi per visitare gli inglesi suoi amici
perché è stanco di Parigi, 1814”.
In mostra vengono proiettati filmati dedicati
alla lavorazione del vetro e all’attuale produ-
zione dei maestri vetrai di Murano. Una serie di pezzi provenienti
da collezioni private presentano il meglio dell’arte vetraria muranese
del Novecento con capolavori dei più importanti maestri e designers.
L'idea che il vetro di Murano potesse essere progettato è nata piuttosto recentemente: il
primo designer che imposta un rapporto nuovo
con i vetrai e riesce a imporre le proprie scelte
innovative e il proprio
gusto “moderno” è Vittorio Zecchin. Il suo intento era quello di reagire alla ridondanza dello
stile ecclettico di inizio secolo, recuperando
la purezza e la semplicità delle forme dei vetri rinascimentali e dei
vetri di epoca romana.
Sulla stessa linea si pone
Napoleone Martinuzzi,
che porta a Venezia l’Art
Déco nata a Parigi a seguito della grande mostra del 1925. La stagione di maggiore creatività della Vetreria Venini trova infine in Carlo
Scarpa il più moderno,
coraggioso e innovatore
interprete.
Parallelamente a questo filone di direttori
artistici di grande talento, una personalità
di spicco a Murano è
quella di Ercole Barovier, discendente della
più famosa famiglia di
vetrai dell’isola, un designer di grande fantasia e talento, autore nel-
l’arco di mezzo secolo
(dal 1928 al 1976) di
una serie di capolavori
che spaziano dagli animali ai tessuti di murrine, fino all’esplosione
della creatività degli
anni Cinquanta e Sessanta che farà di Venezia la capitale incontrastata per il design
mondiale del vetro.
federico poletti
Veduta aerea di Castel Thun
Alzata rubino con drago e serpente, 1885 - Coll. privata