leggi un assaggio - Ad est dell`equatore

Transcript

leggi un assaggio - Ad est dell`equatore
[uno]
È sempre stata la persona da cui poteva correre in cerca di sicurezza e aiuto. È una donna meravigliosa, una gran donna che
ha tirato su ragazzi che non sono poi così male. È intelligente;
parla bene la lingua del posto e ha amiche in tutti i negozi della
città. Si veste bene e con i suoi capelli che diventano sempre più
grigi cammina, parla e si comporta come una regina.
La madre di Julián era tutto questo e molto di più per lui; ma
c’era qualcosa nel loro modo di vivere o in loro stessi che non
gli permetteva di esprimere liberamente il proprio affetto. Sua
madre lo amava immensamente e il suo amore si manifestava in
tutto ciò che faceva per lui e per la famiglia. Come suo marito
anche lei gridava molto, soprattutto con i due ragazzi. Era per il
loro bene - suo marito lo faceva per raddrizzarli, per farli obbedire; per questo lo faceva. Lei era più per la filosofia moderna:
per educare un figlio il miglior metodo era l’amore; ma vedeva
che Julián si stava perdendo e cercava di continuo di rimetterlo
sulla giusta via; fino al momento della sua morte cercò di aiutare il figlio. Non c’è nulla al mondo che possa descrivere i sentimenti di una madre, soprattutto quelli che una madre prova
quando perde un figlio.
Julián lo sapeva bene; viveva con questo peso, il dolore di
aver fatto davvero del male a sua madre; devo proteggere la
memoria di mia madre. Non voleva che Doña Matilde vivesse
nella stessa casa di suo padre.
16
Julián tendeva sempre più al suicidio facendosela con finocchi, puttane e pazzi; il tarlo che aveva nella testa lo divorava
e accresceva l’odio che provava per il padre. La sua mente si
contorceva dalla rabbia quando sentiva i pettegolezzi e le bugie
che gli raccontavano i fratelli Buenasuerte. Il tuo vecchio se
la spassa con Doña Matilde nel letto di tua madre. Mi hanno
detto che ieri Melón l’ha visto leccare la sua fica puzzolente
e schifosa mentre il ritratto di tua madre assisteva a tutto. La
vecchietta non è tanto male, eccita anche me. Zitti stronzi o vi
ammazzo! I Buenasuerte ridevano e provavano un gran piacere
nel provocare Julián. Julián era molto malato ma i Buenasuerte
lo usavano spesso per il loro divertimento.
Decise di onorare il debito con sua madre risolvendo la situazione fra Don Edmundo e Doña Matilde. Voleva anche portare
via dalla casa il suo fratellino, per aiutarlo. Questo lo farò per te,
Mamá, asciugandosi il muco con le nocche.
E così fece. Andò a casa, proprio mentre cominciava a sentirsi male, quando lo sballo stava scendendo. Preferiva non farsi
perché voleva stare male, voleva punirsi, voleva fare una sorta
di penitenza; astinenza totale, non si sarebbe fatto. Era convinto di aver ragione, che stava facendo la cosa giusta. Andarono
tutti. I Buenasuerte erano molto eccitati; tutti felici guidavano
la loro carretta. Caccia di casa la vecchia! È una puttana! Facciamocela! Me la voglio fottere per primo! Sììì…, sììì, che goduria!
Che sballo! Ce la facciamo e poi la vendiamo ai vecchi all’angolo come abbiamo fatto con Barbara. Sììì! …
Se la ridevano, risate che sembravano raffiche di una mitragliatrice. Niente poteva fargli del male ora, si sentivano tranquilli, forti e felici. Giravano in macchina con Julián che ascoltava tutto e si sentiva ancora più male, ma avrebbe resistito; non
si sarebbe fatto perché sapeva che stava facendo la cosa giusta.
Lo sapeva. Ho ragione, vero, Buenasuerte? Non è così Turco?
Uno dei Buenasuerte era all’apice dello sballo, e non riusciva
17
a parlare; riusciva solo a guardare Julián mentre le labbra sottili
si stiravano in un grande sorriso; la testa sballottava mollemente da un lato all’altro completamente in estasi; ed era sicuro,
Buenasuerte sapeva che questa era l’unica cosa che desiderava
al mondo.
La casa era la stessa: bianca, gialla e verde sbiaditi; una casa
angosciante che odorava di lardo e di vecchio. Julián stava davanti alla porta con la zanzariera rotta. I Buenasuerte lo aspettavano in macchina. Salì nel porticato; non sentì una sola voce
dalla casa, non un rumore. Bussò ma non rispose nessuno. Si
voltò verso l’auto dove i Buenasuerte gli facevano segno di lanciare una sedia contro la finestra. Sollevò la sedia sudando e
nello stesso istante si sovrapposero il fracasso dei vetri che si
rompevano, le grida dall’interno e le folli risate dalla macchina.
Ahii!!! Sei venuto di nuovo a rompere? Vattene stronzo! Gesù,
Giuseppe e Maria, aiuto! Polizia! Ahi, Don Edmundo! Acchiappalo, Julián! Sììììì… Ammazzala di botte! Occhi da fuori, disperati irruppero nella stanza da letto strappando le tende. Quegli
occhi odiavano Doña Matilde. Sbatti fuori da qui questa puttana! Non la voglio in questa casa! Vattene! Sparisci, maledetto
tossico, drogato! Sparisci o chiamo gli sbirri!
Il ragazzo guardava Doña Matilde; i suoi piedi si muovevano
verso di lei. Bagliori filtravano attraverso il retro della zanzariera; intravedendoli, i polpacci terrorizzati della vecchia incespicavano verso quella luce sostenendo le sue chiappe vacillanti.
Urtò con la guancia contro le scale e si spaccò la bocca; il grido
fu acuto come il dolore. Ahiii, cabrón, le hai rotto il muso! Si
sentiva morire dalla rabbia e gli occhi gli uscivano ancora più
fuori vedendo che suo padre appoggiava la cicciona. Perché
non hai mai aiutato così mia madre? Perché non ti succhiava
le palle come questa puttana? Senti, non la voglio qui! Non la
voglio piazzata in casa di mia madre! Non hai nessun rispetto
per la mia mamá!
18
Avvertì uno spruzzo su tutto il viso e sentì il muco verde e
gelatinoso scendere da una narice; dall’angolo destro dell’occhio lo colpirono le parole di Don Edmundo. Stammi a sentire,
disgraziato, se vieni un’altra volta in questa casa ti uccido. Ti
aspetterò con una pistola. Vattene, maledetto, canaglia; vattene
cabrón. Sei stato tu a uccidere tua madre e adesso vuoi uccidere
anche me. Sparisci, bastardo, smamma. Criminale, assassino, hai
ucciso tua madre; hai ucciso tua madre! Tu l’hai uccisa, cretino!
Le nocche di Julián sanguinavano e il sangue si mischiava a
quello di suo padre che continuava a gridargli contro e ad accusarlo. Anche il mondo piangeva; le sirene meccaniche della
polizia cariche di odio e paura si avvicinavano. I Buenasuerte
brutalmente prendevano a pugni il clacson della carcassa che
vomitava fumo dalle viscere mentre le sue erano diventate di
colpo aride; non riusciva a gridare né parole d’odio né d’amore.
Uccidetemi! Uccidetemi! Potete anche uccidermi! Me ne fotto!
Al diavolo le gabbie! Al diavolo il mondo! Questo comunicavano i suoi occhi tra le risatine dei Buenasuerte mentre saliva in
macchina.
Román correva verso casa. Vieni qui Román! Vieni con me!
Uno dei Buenasuerte chiuse lo sportello. Julián sapeva che poteva aiutare suo fratello; sapeva che stava facendo la cosa giusta
per il suo fratellino. Aveva ragione anche quando sentì i Buenasuerte che ridevano in modo isterico; una testa e due mani
guidavano la macchina facendola sbandare da una parte all’altra
della strada, se la spassavano.
Le macchine con le bocche di metallo che strillavano piombarono sulla scena gemendo come lloronas1. Una inseguì le teste che
1
La Llorona è la mitica donna fantasma del folclore messicano e rappresenta la madre
piangente tradita e abbandonata dal marito che per vendetta ha ucciso i propri figli.
Si racconta che la Llorona vaghi di notte lungo i fiumi cercando i propri bambini
morti e il suo gemito terrorizzi gli uomini che passano da lì. Per questo motivo la
Llorona è anche chiamata Gritona (Strillona), la donna che strilla. L’autore utilizza il
termine per indicare le sirene della polizia e delle ambulanze.
19
si intravedevano appena dal finestrino posteriore dell’auto dei
Buenasuerte. Suonando e stridendo la bocca meccanica spalancata cercava di addentare la macchina che ora correva più
veloce.
Il Turco era così sballato, così fuori che la testa non si reggeva sulle spalle, rimpallava su e giù. Devo farmi, e aprì un pacchettino; infilò tre dita per prendere un pizzico e se lo mise nella narice tirando forte. Román guardava con le spalle incollate
al sedile. Correvano lungo quella strada superando i giganteschi
eucalipti sempre più veloci.
Il piede spingeva sul ferro; spingeva a tavoletta e quel rottame decrepito raggiunse i cinquantacinque; il Turco non sentiva
più il piede, riusciva appena a vedere. Arriva a sessanta! Arriva a
sessanta! Yeahhhh! Che ficata! Che follia! Che pazzi, che bello!
Ma le grida di Román non si riuscivano a distinguere tra i
grugniti e le risate fragorose degli altri. Paura e terrore calarono su di lui. Mamá, mamáaa! Ma nessuno fermava la macchina. Julián svenne; i Buenasuerte ridevano a crepapelle. Román
strattonava il ragazzo pelle e ossa, impotente, sballato. Julián,
aiutami! Fermate la macchina! Fermatela! Maamáa! Ma… ma…
máaaa!
Il Turco sprofondò con il corpo e la mente nello spazio che
occupava sul sedile; la testa e le mani smisero di guidare. L’altro
Buenasuerte non fece alcuno sforzo per fermare la macchina; si
guardò intorno e vide la faccia imbrattata di Julián che sbatteva
contro il finestrino; vide il ragazzo che gridava e piangeva come
la llorona meticcia che li inseguiva; vide il Turco che sbavava.
Nessuno stava al volante; la situazione gli sembrava così assurda che non faceva altro che ridere e ridere. Maamáaa! Continuava semplicemente a ridere.
Román si sentì leggero mentre fluttuava avanti, indietro e ancora avanti; il mondo era nero di dolore, rude, aspro; piangeva
da solo.
20
Sirene gemevano tutte intorno; gente qua e là che godeva
di ciò che vedeva, parlava, allungava il collo, si sfiorava neanche poi tanto sorpresa dell’ammasso di ferro e carne, il collage dai colori intensi che giaceva a terra, che volava e ricadeva
giù. Non era possibile aprirlo, non era possibile separarlo. I
pompieri dopo circa un’ora tirarono fuori il Turco e Román.
Il Buenasuerte luccicava sulla strada coperto di vetri. Alzarono
Julián con grande attenzione; aveva il petto e l’addome aperti
perché era rimasto incastrato nei ganci che sporgevano dal lato
del camion. Stava faccia in giù in una pozza di sangue caldo.
La bocca era spaccata in due dalla mandibola al pomo d’Adamo. Aveva le braccia piegate sotto il petto come se cercasse di
evitare che le interiora gli uscissero fuori. I fratelli perdevano
sangue nella stessa ambulanza, la stessa dove Román vide il
sangue di Julián impregnare il pavimento e le lenzuola; l’infermiere non riuscì a fermare il fiume di sangue; Román non
riuscì a piangere.