Periodico trimestrale dei Domenicani d`Italia

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Periodico trimestrale dei Domenicani d`Italia
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1-12-2009
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Periodico trimestrale dei Domenicani d’Italia - Aut. Trib. di Napoli n. 2220, 16 aprile 1971
Spedizione in abbonamento postale - Anno LXII (2009), n. 3/4 - ISSN 9770036471006
Direttore onorario: MICHELE MIELE - Dir. responsabile: ENRICO DE CILLIS
Comitato di Redazione: CIRO CAPOTOSTO, GIOVANNI DISTANTE, ROSARIO PISTONE
DIREZIONE - REDAZIONE:
Piazza San Domenico Maggiore 8/A - 80134 NAPOLI (accesso abituale: Scalone Aragonese)
Tel. (39) 081 459003 - Fax (39) 081 441477 - posta elettronica: [email protected]
ARTICOLI
J.-L. EGGER, Nostalgia del silenzio? . . . . . . . . . . . . . . . . . .
pagg.
257-272
A. FRANCHI, Tra azione e contemplazione. Osservazioni sulla
crisi dell’intellettuale in età contemporanea . . . . . . . . . .
»
273-304
P. BIRTOLO, Dialogo interreligioso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
»
305-337
SEGRETERIA - AMMINISTRAZIONE: EDI, Via Giuseppe Marotta, 12 - 80133 NAPOLI
Fax: (39) 081 4109563 - (39) 081 5526670 - E-mail: [email protected]
NOTE CRITICHE – DISCUSSIONI
O. TODISCO, Fecondità teoretica della libertà. Ai margini di un
volume di F. Donadio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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pagg. 339-347
D. VERARDI, Astrologia e Controriforma in Sisto V . . . . . . .
»
349-356
R. DE BIASE, Percorsi problematici della filosofia del Novecento
tra Europa e America latina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
»
357-372
ITALIA
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RECENSIONI
D. CESARINI, Tra storia e mistica. Studi e documenti sul modernismo cattolico, p. 373 (M.
Miele); Z. GROCHOLEWSKI, La legge naturale, p. 375 (R. M. Pizzorni o.p.); R. DE MATTEI,
La dittatura del relativismo, p. 377 (G. Turco); C. H. BECKER, Cristianesimo e Islam, p. 381
(P. Birtolo); P. STEFANI, L’Apocalisse, p. 384 (P. Birtolo); M. CAMPANINI, Ideologia e politica
nell’Islam, p. 385 (P. Birtolo); M. CAMPANINI, Storia del Medio Oriente, p. 388 (P. Birtolo);
P. LEGRENZI, Credere, p. 390 (P. Birtolo); E. SEVERINO, Immortalità e destino, p. 392 (D.
Sperduto); A. GAROSCI, Letteratura e vita morale nel Novecento, p. 394 (B. Vizzini); G.
ERNST-C. FIORANI (a c.), Laboratorio Campanella, p. 396 (F. De Carolis); P. DI VONA, L’ontologia dimenticata, p. 402 (F. De Carolis); S. CAVACIUTI, Coscienza morale e trascendenza,
p. 405 (F. De Carolis); C. CERARDI, Filosofia e rivoluzione in G. Bruno, p. 408 (F. De Carolis); R. PITITTO, La ragione linguistica, p. 409 (F. De Carolis); A. MONTANO, Sartre e le arti,
p. 411 (F. De Carolis); SPINOZA, Opere, p. 412 (F. De Carolis); L. BORRIELLO, Esperienza
mistica e teologia mistica, p. 415 (S. Simonetti).
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE
Sono segnalati scritti di G. Brescia, G. Cavalcoli, G. P. De Sanctis, C. Fabro, A. Franco, F.
Mies, G. Giustiniani, A. Greco, S. M. Lanzetta, C. Matarazzo, A. Sabetta pagg. 417-421
Indice generale dell’anno 2009 (vol. LXII)
pagg. 422-424
Testata Associata alla
Unione Stampa Periodica Italiana
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Via G. Marotta, 12 - 80133 Napoli
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NOSTALGIA DEL SILENZIO?
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NOSTALGIA DEL SILENZIO?
«Looking into the heart of light, the silence»
T. S. ELIOT
1. L'assedio delle parole
L'epoca contemporanea sembra avere nostalgia del silenzio. Non
solo il silenzio meditativo dei ritiri spirituali di chi aspira a un ricentramento della propria esperienza personale e che, in soggiorni piuÁ o
meno prolungati, cerca la quiete monasteriale, e neppure soltanto il
silenzio custodito (e a portata di tutti) pure nel mezzo delle metropoli
piuÁ chiassose da quegli enormi recipienti di silenzio che sono le
chiese e le cattedrali1. Questo silenzio eÁ sempre stato ricercato e
accompagna marginalmente tutta la storia umana. Caratteristico del
momento attuale eÁ che la nostalgia del silenzio eÁ risentita a livello
generale e si accompagna ad una volontaÁ di fuga da una realtaÁ percepita come troppo ingombra. La ricerca del silenzio diventa quasi un
luogo comune e assume diverse forme, come quella di un fenomeno
di moda2, oppure di una rivalutazione euristica in diverse discipline3
oppure ancora semplicemente di esasperazione di fronte all'imperversare dello scambio d'informazioni.
«Il silenzio si eÁ rintanato nelle cattedrali, al riparo dei loro muri», MAX PICARD, Il
mondo del silenzio, Servitium, Sotto il Monte 2007, p. 150 [trad. italiana di MAX PICARD,
Die Welt des Schweigens, Eugen Rentsch Verlag, Erlenbach-ZuÈrich 1948, p. 174].
2
Attecchiscono un po' ovunque i Silent Party e i Quiet Garden o, ancora, le silent
raves, occasioni mondane d'incontro ove vige l'obbligo di tenere rigorosamente il
silenzio. Cfr. ad es. il sito www.quietparty.com.
3
In questa prospettiva cfr. l'interessante volume collettivo curato da NICOLETTA
POLLA-MATTIOT (a c. di), Riscoprire il silenzio. Arte, musica, poesia, natura fra ascolto e
comunicazione, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004.
1
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JEAN-LUC EGGER
In merito a quest'ultimo fenomeno, leggiamo in apertura di una
recente analisi della lingua italiana contemporanea le seguenti affermazioni:
«Un assedio di parole sembra stringerci d'intorno. Parole che dobbiamo
capire o dalle quali talvolta dovremmo anche difenderci. C'eÁ da badare a
come parlano gli altri, e a come parliamo noi. Difenderci: eÁ importante. Per
riuscire a pensare. La realtaÁ verbale che ci circonda eÁ a tratti insostenibile,
una folla di voci, molte familiari, molte sconosciute, enigmatiche, petulanti,
violente. Si accampano a caratteri evidenti sui titoli dei giornali che apriamo
la mattina, insieme allo spettacolo delle immagini compaiono ingrandite su
manifesti pubblicitari, colano dai muri dei palazzi imbrattati, risuonano da
radio radioline e televisioni, si rincorrono da nazione a nazione, sciamano
nel polipaio di Internet, si rifrangono da satelliti che stanno sulla nostra
testa, lontani, giuÁ sulle case che le accolgono nel palmo delle loro parabole
aperte. Un mare, un frastuono, tra giornali, riviste, spot pubblicitari, telefonini, scritte sugli autobus e sui treni, avvertimenti, minacce, divieti, esortazioni, intimazioni, e cumuli di esortazioni, tonnellate di slogan, per allettare, persuadere a scegliere a votare a comprare. Parole che ci attraggono
talvolta, parole che amiamo, e parole che ci irritano, alcune. Parole invadenti. Parole ad alto volume. Parole che ci bombardano, ci seducono, ci
respingono. Le subiamo»4.
Un vero e proprio assedio delle parole, talche sembra di leggere
qui l'estratto di un bollettino di guerra. Siamo lontani dalle critiche ai
primi mezzi di comunicazione di massa, come la radio, nelle quali si
guardava ancora alla parola come a un atto autentico di comunicazione che nei canali radiofonici non poteva che snaturarsi e perdere
dignitaÁ. Di fronte al brusio verbale incessante della radio nei primi
decenni del XX secolo ci si rendeva conto che l'uomo stava perdendo
il contatto con la realtaÁ in quanto cioÁ che gli era proposto non era neÂ
vero ne falso «ma semmai l'irreale, cioÁ che, piuÁ o meno, non signi®ca
nulla»5. La parola dei mass media, lamentava d'altra parte Marcuse,
non parla ma manipola le coscienze, diviene strumento di condizionamento e organizzazione6. La diagnosi di Beccaria appartiene a uno
stadio ulteriore. Non si rimpiange piuÁ la parola nella sua pienezza
originaria, poiche questa eÁ passata al contrattacco, eÁ talmente perva4
GIAN LUIGI BECCARIA, Per difesa e per amore. La lingua italiana oggi, Garzanti,
Milano 2006, p. 9.
5
ALDOUS HUXLEY, «La propaganda in una societaÁ democratica», in Ritorno al
nuovo mondo, Mondadori, Milano 1991 [ed. originale 1958], p. 266.
6
HERBERT MARCUSE, Der eindimensionale Mensch. Studien zur Ideologie der fortgeschrittenen Industriegesellschaft, Luchterhand Literaturverlag, Frankfurt am Main
1989 [ed. originale 1964], p. 104.
NOSTALGIA DEL SILENZIO?
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siva da assediare l'uomo, da stringerlo in una morsa dialettica contro
cui occorre difendersi. A fronte di un siffatto assedio non stupisce
che si possa essere tentati di sognare il silenzio («Difendersi non solo
dal troppo delle parole degli altri ma anche limitare le proprie. Si
comincia a sognare il silenzio»7), un sogno motivato invero piuÁ dalla
volontaÁ di fuggire una realtaÁ divenuta insopportabile per eccesso
d'informazione che non dall'autentica ricerca di silenzio in quanto
tale.
Ma il silenzio oggi non eÁ ricercato soltanto quale destinazione
ultima della fuga da una realtaÁ divenuta assordante. Si assiste pure a
una vera riscoperta di questo fenomeno, ovvero ad una presa di
coscienza generale dell'importanza che esso assume per l'individuo
e per la societaÁ umana. In una cultura occidentale costruita sulla forza
del logos ci si rende paradossalmente conto che l'esercizio della ragione non si contrappone al silenzio ma esige con questo uno scambio reciprocamente integrativo, giacche il silenzio eÁ «una dimensione
dell'uomo, una condizione necessaria per rapportarsi con se stessi
(con la propria coscienza: meditazione), con gli altri (eÁ il silenzio
dell'ascolto), con Dio (la preghiera)»8. Non mancano di conseguenza
pregevoli opere intese ad attirare l'attenzione sull'importanza di questo elemento tanto essenziale quanto trascurato9, oppure altre volte a
tessere mediante la parola e l'argomentazione dialettica l'elogio di
questa dimensione dimenticata dopo secoli di uso univoco e tron®o
della parola e della ragione10. La riscoperta del silenzio sembra in
questi casi dover assumere quasi la forma di una implicita confessione
da parte del verbo di un abuso di potere, sicche il piuÁ delle volte la
parola stessa ammette i propri limiti, la propria incapacitaÁ a dire
BECCARIA, op. cit., 11.
FRANCA PARODI SCOTTI, «Di tacere in tacere: tre vie da esplorare», in NICOLETTA
POLLA-MATTIOT, op. cit., p. 245.
9
Fondamentale resta il volume di MASSIMO BALDINI, SILVANO ZUCAL (a c. di), Le
forme del silenzio e della parola, Morcelliana, Milano 1989.
10
Questo ad esempio l'intento del libro di MARC DE SMEDT, Eloge du silence, Albin
Michel, Parigi 1996, p. 11: «Cet ouvrage est une meÂditation sur cet eÂleÂment essentiel, et
meÂconnu, de nos existences. Dans un monde de plus en plus bruyant, la valeur du
silence est en effet aÁ redeÂcouvrir. Nous l'avons peut-eÃtre oublieÂ, nous sommes des eÃtres
porteurs de toute la sagesse immeÂmoriale du silence». Ma cfr. anche MASSIMO BALDINI,
Elogio del silenzio e della parola, Rubbettino, Catanzaro 2007, e poi, in chiave piuÁ
polemica, GILLO DORFLES, Horror Pleni. La (in)civiltaÁ del rumore, Castelvecchi, 2008.
La letteratura sul silenzio eÁ assai cospicua e soprattutto negli ultimi anni tende signi®cativamente a moltiplicarsi.
7
8
260
JEAN-LUC EGGER
alcunche sull'indicibile, sul silenzio11. Riscoprire il silenzio equivale in
tale prospettiva a ride®nire le aree del vero, da un lato ridimensionando le ambizioni del logos nella descrizione della realtaÁ e, d'altra
parte, sottolineando il rapporto di reciproca implicazione tra silenzio
e parola. La parola disvela le cose, eÁ strumento di conoscenza, ma
non puoÁ dire tutto lo scibile12; anche nell'esercizio del suo potere
apofantico resta poi comunque tributaria del silenzio su cui si staglia
e nel quale resta invischiata13. Nel riscoprire il silenzio o nel tesserne
l'elogio si tratta insomma di rivalutare il ruolo ®loso®co e globalmente umano di questo fenomeno a dispetto di una tradizione, segnatamente quella occidentale, che ne ha per lungo tempo negato
qualsivoglia pertinenza euristica14.
La contemporanea nostalgia del silenzio sembra tuttavia aver
raggiunto recentemente un ulteriore stadio di maturitaÁ ed essere
passata dal livello ®loso®co a quello ideologico e quasi politico.
Dopo il silenzio come destinazione di fuga, dopo la riscoperta dell'essenzialitaÁ del silenzio, il silenzio diventa programma d'azione,
obiettivo di rivendicazione sociale e politica. Di conseguenza, il discorso intorno al silenzio non assume piuÁ la forma della critica contro
l'onnipresenza assordante di informazioni o quella dell'elogio della
dimensione occultata del silenzio, ma si fa rivendicazione politica,
diventa manifesto per il silenzio. Emblematico di questa nuova fase
di discorso sul silenzio eÁ un recente lavoro dell'inglese Stuart Sim,
che, volendosi fare interprete di una generale preoccupazione per il
rischio di estinzione di questo fenomeno, propone nella forma pro11
Per riscoprire il silenzio lo si puoÁ suggerire ma non dimostrare ne enunciare:
«Voici exprime avec des mots, un essai de voyage dans le non-dit. Qui ne veut rien
prouver, mais juste ... suggeÂrer», MARC DE SMEDT, op. cit., p. 11.
12
Non solo la parola ®loso®ca (nel senso del wittgensteiniano «Wovon man nicht
sprechen kann, daruÈber muss man schweigen»), ma anche quella poetica, pur intrinsecamente giaÁ piuÁ «verticale» e aperta sull'ineffabile.
13
Giova ricordare qui l'invito di MERLEAU-PONTY a «consideÂrer la parole avant
qu'elle soit prononceÂe, sur le fond du silence qui la preÂceÁde, qui ne cesse pas de
l'accompagner, et sans lequel elle ne dirait rien; davantage, il nous faut eÃtre sensible
aÁ ces ®ls de silence dont le tissu de la parole est entremeÃle», La prose du monde,
Gallimard, Paris 1969, p. 64.
14
«Dif®denza [nei riguardi del silenzio] del tutto comprensibile, se si considera
che uno dei primi obiettivi della ®loso®a eÁ stato appunto di superare il silenzio della
ragione e l'acritica credenza a miti e leggende nell'intento di articolare la molteplicitaÁ
dei fenomeni naturali e sociali secondo un ordine a misura d'uomo, secondo una
dialettica, un discorso, un logos», JEAN-LUC EGGER Ganz und gar gegenwaÈrtig. Forma
e silenzio nel pensiero di Max Picard, in «Sapienza», Rivista di ®loso®a e di teologia,
Napoli, vol. 52ë (1999), fasc. 2, p. 145.
NOSTALGIA DEL SILENZIO?
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vocatoria del manifesto15 un vero e proprio programma a sostegno
della tutela del silenzio in ambito sociale, politico e globalmente
umano.
2. Un manifesto per il silenzio
La constatazione da cui parte Stuart Sim eÁ semplice: le nostre
societaÁ occidentali sono pervase dal rumore perche costruite e strutturate in funzione di attivitaÁ rumorose. Il livello di sviluppo di una
societaÁ si misura del resto in termini di attivitaÁ industriale o tecnologica, di disponibilitaÁ di mezzi di comunicazione e di trasporto, di
quantitaÁ del consumo di beni e servizi e via dicendo, ossia di tutta
una serie di operazioni, movimenti, scambi che plasmano un ambiente saturo di stimoli acustici. Esempio paradigmatico di tale situazione sono gli agglomerati urbani, nei quali l'attivitaÁ non cessa mai e
dove il rumore eÁ ovunque e incessante. La tendenza verso l'esportazione di tecnologia, come pure l'espansione della globalizzazione,
non fanno che diffondere tale inquinamento acustico su scala mondiale trasformando anche i Paesi in sviluppo in aree invase dal rumore. La pervasivitaÁ del rumore ha tuttavia anche una valenza ideologica. Oltre ad essere un effetto collaterale del generale affarõÁo
dell'uomo contemporaneo (l'heideggeriano Betrieb), il rumore eÁ anche uno strumento con cui la logica commerciale mira a catturare la
nostra attenzione per diffondere la propria in¯uenza. Musica, messaggi pubblicitari, immagini, slogan e via dicendo operano costantemente sulle nostre coscienze nell'intento di persuaderci, controllare
le nostre scelte e indirizzare il nostro agire. Secondo Stuart Sim eÁ in
atto un generale assalto contro il silenzio da parte del mondo degli
affari per imporre una cultura del consumo ®ne a se stesso e dell'omologazione dei comportamenti:
«Il silenzio eÁ importante, sostengo, perche il rumore eÁ un signi®cante del
potere ideologico, della mancanza di sensibilitaÁ verso i ritmi naturali dell'esistenza umana. Attingendo all'opera di Jean-FrancËois Lyotard, de®nirei
l'inquinamento acustico come parte di quella spinta verso l'inumano promossa dalle grandi imprese e dall'establishment tecnoscienti®co. La difesa
del silenzio eÁ la difesa dell'umano, e fa parte, percioÁ, di una battaglia ideo15
STUART SIM, Manifesto per il silenzio, Feltrinelli, Milano 2008 (trad. it. di ADELE
OLIVERI del testo originale: Manifesto for Silence: confronting the politics and culture of
noise, Edimburgh University Press Ltd., 2007).
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JEAN-LUC EGGER
logica molto piuÁ grande: per usare un termine caro a Lyotard, del con¯itto
tra la piccola e la grande narrazione che sta al cuore della nostra cultura. La
narrazione dominante ha un interesse acquisito nel tenerci in uno stato di
shock and awe, alla merce del suo potere, e il rumore eÁ un'arma importante
nel suo arsenale»16.
Accanto dunque al rumore quale effetto collaterale dello sviluppo economico, ma irrimediabilmente invischiato ad esso, avanza
anche il rumore quale strumento di conquista dello spazio e dell'attenzione, arma sottile di quella che in un recente libro Michel Serres
ha de®nito la logica dell'appropriazione mediante la polluzione, ossia
il fatto che sin dalla notte dei tempi l'uomo, non diversamente da
qualsiasi animale, acquisisce la proprietaÁ inquinando, lasciando la sua
traccia impura sull'oggetto di cui intende appropriarsi17.
Come contrastare questa aggressione generalizzata e ormai globale contro il silenzio e le sue virtuÁ? EÁ certo possibile agire in modo
circoscritto e concreto mediante iniziative a livello politico (ad esempio adottando misure per ridurre l'inquinamento fonico dei mezzi di
trasporto come la ferrovia o per inasprire la legislazione contro i rumori molesti nelle cittaÁ, secondo il modello adottato nel 2004 a New
York dal sindaco Bloomberg), oppure istituire gruppi d'interesse e
associazioni per organizzare campagne di pressione contro il rumore,
come la Noise Abatement Society in Gran Bretagna. Il manifesto di
Stuart Sim si propone tuttavia di superare il punto di vista semplicemente polemico contro l'inquinamento fonico e di inserire la causa del
silenzio in un contesto culturale piuÁ ampio, mettendo in evidenza il
ruolo che il silenzio ha svolto nello sviluppo della nostra civiltaÁ:
«Il mio intento eÁ quello di spingermi oltre una semplice polemica contro
l'inquinamento acustico, collocando l'attuale con¯itto tra silenzio e rumore
in un contesto culturale piuÁ ampio, in modo da rivelare quale sia la posta in
gioco in questo scontro. Desidero esplorare la storia culturale del silenzio,
per determinare il ruolo che ha svolto nel nostro sviluppo, dalla religione
alle arti al pensiero in generale: il silenzio come concetto, come tema, come
simbolo»18.
Op. cit., pp. 43-44.
«D'ouÁ le theÂoreÁme que l'on pourrait dire de droit naturel Ð j'entends ici par
``naturel'' une conduite geÂneÂrale chez les espeÁces vivantes Ð: le propre s'acquiert et se
conserve par le sale. Mieux: le propre, c'est le sale», MICHEL SERRES, Le mal propre.
Polluer pour s'approprier?, Editions Le Pommier, Paris 2008, p. 7.
18
STUART SIM, op. cit., pp. 17-18.
16
17
NOSTALGIA DEL SILENZIO?
263
Dopo un capitolo incentrato su una messa in guardia contro gli
effetti devastanti del rumore sull'essere umano19 e sulla conseguente
necessitaÁ di preservare quantitaÁ od occasioni suf®cienti di silenzio
nella vita quotidiana per garantire un ambiente nel quale l'uomo
possa evolvere e ri¯ettere conformemente alle sue potenzialitaÁ («il
controllo del rumore non eÁ un lusso, ma una necessitaÁ dell'esistenza
umana; quando eÁ insuf®ciente, la qualitaÁ della nostra vita si
deteriora»20), l'autore propone un'indagine ad ampio raggio nella
storia della cultura occidentale per mettere in evidenza quanto quest'ultima sia in fondo debitrice nei confronti del silenzio e per dimostrare, indirettamente, quanto sia elevato il rischio di un annientamento di questo ingrediente necessario dell'umano. L'analisi di
Stuart Sim si sofferma sul ruolo e sulla funzione che il silenzio ha
assunto (e assume tutt'ora) nelle religioni occidentali (con l'esempio
paradigmatico dei quaccheri per cui «tanto piuÁ c'eÁ Dio quanto piuÁ c'eÁ
silenzio») e in quelle non occidentali (buddhismo, induismo e taoismo, nelle quali il silenzio eÁ in generale un veicolo privilegiato verso
la meditazione), nella ®loso®a (dove il silenzio serve in generale a
stabilire cosa la ®loso®a possa o non possa fare), nell'estetica (con
l'esempio dell'estetica del silenzio di Susan Sontag e dell'uso dialettico del silenzio quale forma di impoverimento dell'arte inteso a far
comprendere meglio cioÁ che eÁ presente nell'opera artistica), nella
musica (dalla composizione silenziosa 433 di John Cage al silenzio
letterale e spirituale delle opere di John Taverner), nella pittura (nella
cui grammatica visuale gli esiti della ricerca della purezza ®gurativa di
artisti come Malevic o Rodchenko possono essere considerati degli
equivalenti del silenzio), nel cinema (dove il silenzio assume una forte
valenza simbolica, ad es. nei ®lm di Ingmar Bergman), nella letteratura (piuÁ autori associano esplicitamente il silenzio alla dimensione
divina, spirituale, alla psicologia profonda, al ¯usso di coscienza,
oppure dialogano sapientemente con il silenzio per sollecitare l'immaginazione del lettore come Laurence Sterne nel Tristam Shandy),
nel teatro (paradigmatiche le opere di Beckett come Respiro e Aspettando Godot quali esempi di ritirata dal linguaggio e condanna della
super®cialitaÁ della cultura del suo tempo), nella linguistica (disciplina
nella quale si eÁ dimostrato che il successo della comunicazione inter19
Sia a livello ®sico che mentale, a cominciare dagli effetti sul sistema cardiovascolare e sull'equilibrio cerebrale dell'esposizione continuata a musica ad alto volume
o al rumore in generale, cfr. STUART SIM, op. cit., p. 50.
20
STUART SIM, op. cit., p. 62.
264
JEAN-LUC EGGER
personale dipende in misura cruciale dall'uso strategico del silenzio
negli scambi verbali), nel discorso politico (che sia quello delle dittature, che mettono a tacere l'opposizione, o quello delle democrazie,
in cui non sempre il discorso eÁ parola parlante, e dell'esclusione) e
nella comunicazione in generale (i lavori di Muriel Saville Troike
hanno messo in evidenza come una teoria integrata della comunicazione non puoÁ prescindere dalla vasta gamma di funzioni e di usi del
silenzio). Dall'ampia rassegna di Sim, qui riassunta in modo piuÁ che
sommario, risulta che la nostra tradizione culturale si eÁ sempre confrontata con il silenzio e ha anzi tratto da questa dimensione costante
nutrimento ed ispirazione. Come sottolinea l'autore:
«Non si puoÁ non restare colpiti dalla misura in cui il silenzio eÁ integrato nei
nostri processi culturali; la conclusione cui naturalmente si giunge da questo tipo di indagini eÁ che la riduzione del silenzio provocherebbe un generale impoverimento della nostra cultura»21.
3. Salvare il silenzio, ma quale?
Il testo di Sim ha il merito di attirare l'attenzione sui rischi
culturali e quasi antropologici incorsi da una societaÁ dimentica del
silenzio, e di interpellare iniziative a livello politico e sociale per
sviluppare «una politica positiva del silenzio, da contrapporre alla
politica commerciale del rumore»22. Il manifesto ha dunque ®nalitaÁ
nobili e assolutamente condivisibili, anche per il tono battagliero che
lo contraddistingue («EÁ davvero giunto il momento di alzare la voce
in difesa del silenzio»). Ci si puoÁ tuttavia domandare se questo atto di
resistenza sia diretto contro i veri nemici del silenzio, ossia se la lotta
per salvare il silenzio debba essere combattuta contro il rumore e
contro la politica commerciale e se, di conseguenza, la problematica
possa risolversi semplicemente garantendo un equo equilibrio tra lo
spazio o i momenti riservati al silenzio e quelli lasciati all'imperversare del rumore23.
STUART SIM, op. cit., p. 155.
Op. cit., p. 157.
L'autore sembra effettivamente propendere per questo approccio: «Come sostengo ®n dalla prima pagina di questo saggio, dovremmo avere tutti la possibilitaÁ di
immergerci nel silenzio al momento del bisogno, anziche assistere al progressivo assottigliamento di una simile opportunitaÁ, come tristemente sta accadendo», op. cit., p.
162.
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Periodico trimestrale dei Domenicani d’Italia - Aut. Trib. di Napoli n. 2220, 16 aprile 1971
Spedizione in abbonamento postale - Anno LXII (2009), n. 3/4 - ISSN 9770036471006
Direttore onorario: MICHELE MIELE - Dir. responsabile: ENRICO DE CILLIS
Comitato di Redazione: CIRO CAPOTOSTO, GIOVANNI DISTANTE, ROSARIO PISTONE
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ARTICOLI
J.-L. EGGER, Nostalgia del silenzio? . . . . . . . . . . . . . . . . . .
pagg.
257-272
A. FRANCHI, Tra azione e contemplazione. Osservazioni sulla
crisi dell’intellettuale in età contemporanea . . . . . . . . . .
»
273-304
P. BIRTOLO, Dialogo interreligioso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
»
305-337
SEGRETERIA - AMMINISTRAZIONE: EDI, Via Giuseppe Marotta, 12 - 80133 NAPOLI
Fax: (39) 081 4109563 - (39) 081 5526670 - E-mail: [email protected]
NOTE CRITICHE – DISCUSSIONI
O. TODISCO, Fecondità teoretica della libertà. Ai margini di un
volume di F. Donadio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
»
pagg. 339-347
D. VERARDI, Astrologia e Controriforma in Sisto V . . . . . . .
»
349-356
R. DE BIASE, Percorsi problematici della filosofia del Novecento
tra Europa e America latina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
»
357-372
ITALIA
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RECENSIONI
D. CESARINI, Tra storia e mistica. Studi e documenti sul modernismo cattolico, p. 373 (M.
Miele); Z. GROCHOLEWSKI, La legge naturale, p. 375 (R. M. Pizzorni o.p.); R. DE MATTEI,
La dittatura del relativismo, p. 377 (G. Turco); C. H. BECKER, Cristianesimo e Islam, p. 381
(P. Birtolo); P. STEFANI, L’Apocalisse, p. 384 (P. Birtolo); M. CAMPANINI, Ideologia e politica
nell’Islam, p. 385 (P. Birtolo); M. CAMPANINI, Storia del Medio Oriente, p. 388 (P. Birtolo);
P. LEGRENZI, Credere, p. 390 (P. Birtolo); E. SEVERINO, Immortalità e destino, p. 392 (D.
Sperduto); A. GAROSCI, Letteratura e vita morale nel Novecento, p. 394 (B. Vizzini); G.
ERNST-C. FIORANI (a c.), Laboratorio Campanella, p. 396 (F. De Carolis); P. DI VONA, L’ontologia dimenticata, p. 402 (F. De Carolis); S. CAVACIUTI, Coscienza morale e trascendenza,
p. 405 (F. De Carolis); C. CERARDI, Filosofia e rivoluzione in G. Bruno, p. 408 (F. De Carolis); R. PITITTO, La ragione linguistica, p. 409 (F. De Carolis); A. MONTANO, Sartre e le arti,
p. 411 (F. De Carolis); SPINOZA, Opere, p. 412 (F. De Carolis); L. BORRIELLO, Esperienza
mistica e teologia mistica, p. 415 (S. Simonetti).
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE
Sono segnalati scritti di G. Brescia, G. Cavalcoli, G. P. De Sanctis, C. Fabro, A. Franco, F.
Mies, G. Giustiniani, A. Greco, S. M. Lanzetta, C. Matarazzo, A. Sabetta pagg. 417-421
Indice generale dell’anno 2009 (vol. LXII)
pagg. 422-424
Testata Associata alla
Unione Stampa Periodica Italiana
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