Madeleine sogna di Simona Castiglione

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Madeleine sogna di Simona Castiglione
Abbiamo chiesto a diversi scrittori di leggere l’inizio del
romanzo Madeleine dorme di Sarah Shun-lien Bynum fino al
punto in cui la protagonista si addormenta,
per poi provare a continuare da lì.
Questo è il sogno che ha scritto Simona Castiglione.
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http://transeuropaedizioni.it/madeleine-sogna.php
madeleine sogna
di simona castiglione
Madeleine sogna uno spazio e un tempo in cui ha le mani
articolate e accanto a sé nel letto, in pigiama, Monsieur
Gosset, il medico del villaggio che ogni tanto passa a visitarla.
La finestra della sua camera spalancata sprigiona un odore
di fiori che contrasta la scia pigra ma persistente di more
sbollentate o bruciate da troppo lunghe cotture.
Antoine Gosset passa a visitare Madeleine una volta a
settimana se può, sennò ogni quindici giorni. Prende sempre
le manine deformi della ragazze fra le sue, lunghe e delicate,
le guarda con attenzione, le studia, ne conta ogni piega, ogni
venatura, poi gliele ripone in grembo ed è allora che ha un
singulto.
Forse gli piaccio – pensa Madeleine – se no perché
singulterebbe ogni volta che passa a visitarmi?
Non c’è occasione in cui il dottore non tenti di convincere
la mamma che c’è bisogno di operare le manine della figlia,
per liberare le dita e restituirle la mobilità. Ma la mamma non
vuole, non ne è convinta, dice: Poi resteranno le cicatrici.
Meglio le cicatrici che due mani inutili, due muffole,
insiste Gosset. Da sopra a Madeleine sembra di sentire
il sospiro di dispiacere di Antoine che, non essendo un
chirurgo, non è in grado di operarla.
Però a Parigi potrebbero, dice il medico alla mamma, in
un pomeriggio d’estate, quando tutte le stanze della casa
odorano di marmellata di fragole e more.
Non abbiamo i soldi.
So che non ve la passate male, adesso che lei si è messa
a vendere le sue ottime marmellate, signora. E poi, forse, la
comunità potrebbe aiutarvi.
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Non intendo chiedere la carità dottore. Anzi, se l’unica
cosa che può fare per mia figlia è passare il tempo a toccare
le sue povere mani e poi insistere per un’operazione che non
avverrà mai, la prego di non tornare più.
Se è questo che desidera, signora… Però forse è il caso di
chiedere alla ragazzina cosa ne pensa…
Madeleine adesso dorme, non dev’essere disturbata.
Il rumore della porta di legno pesante che si richiude ha un
sentore di definitivo: Madeleine teme che il dottore non torni
più e allora sospira, s’illanguidisce e si carezza con le mani che
ormai somigliano alle zampe delle anatre.
E sogna… nelle sue narici la brezza dolciastra con un
retrogusto amarognolo della pelle di Monseiur Gosset.
Davanti ai suoi occhi gli occhi grigioverdi di Antoine, i
boccoli biondo cenere che porta lunghi fino alle spalle, come
fosse una ragazza, e quel pomo d’adamo sul collo da struzzo,
che va su e giù ogni volta che ha un singulto. Intrecciare le
dita nei suoi lunghi boccoli, con le mani finalmente libere
da impedimenti, sfiorare delicatamente le palpebre dei suoi
occhi gioiello e con la punta dei polpastrelli solleticarlo dietro
le orecchie seminascoste dai capelli riccioluti dell’uomo.
Poi così, sommersa dal proprio odore di voluttà e da quello
di Antoine, chiedergli il permesso d’infilare le mani nel suo
pigiama e prenderglielo in mano. E, una volta ottenuto il
permesso, toccarlo per tutta la sua lunghezza, apprezzarne
tutte le sue asperità, constatare quanto sia diverso dall’arnese
di Monsieur Jouy lo scemo del villaggio. Più lungo e sottile,
svettante verso il cielo, incomparabile per durezza; stringerlo
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ancora per evidenziarla quella durezza e infine, quando
Monsieur Gosset non ne può più dai singulti, andare su e
giù con la sua asta fra le mani fino ad arrivare al punto in cui
arrivava sempre con Monsieur Jouy, prima che le sue mani
diventassero muffole a causa dei loro incontri furtivi.
Madeleine ha adesso la bella testa di Antoine ormai
abbandonata sul suo petto come volesse dormire, circondata
dalle sue braccia. Con le mani ancora un po’ sporche,
frettolosamente stropicciate nelle fresche lenzuola che
la mamma le cambia ogni settimana, ancora lo riempie
di carezze, sempre se lui glielo concede, e anche di baci
nell’incavo del collo, sotto le ascelle e dietro le orecchie, lungo
il petto dal rado pelame biondastro giù giù fino all’asta, ora
finalmente a riposo. Se tutto questo succedesse – Madeleine
si dice nel sogno – non avrebbe nessuna importanza se poi le
mie mani ridiventassero muffole.
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