Madeleine sogna di Simona Castiglione
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Madeleine sogna di Simona Castiglione
Abbiamo chiesto a diversi scrittori di leggere l’inizio del romanzo Madeleine dorme di Sarah Shun-lien Bynum fino al punto in cui la protagonista si addormenta, per poi provare a continuare da lì. Questo è il sogno che ha scritto Simona Castiglione. Vuoi scrivere il tuo “sogno di Madeleine”? Mandalo a [email protected], i migliori saranno pubblicati online e tra questi ne verrà scelto uno: l’autore sarà invitato alla cena con Sarah Shun-lien Bynum a Più Libri Più Liberi 2011. Trovi l’estratto da cui partire e tutte le informazioni sulla pagina facebook di Madeleine dorme oppure qui: http://transeuropaedizioni.it/madeleine-sogna.php madeleine sogna di simona castiglione Madeleine sogna uno spazio e un tempo in cui ha le mani articolate e accanto a sé nel letto, in pigiama, Monsieur Gosset, il medico del villaggio che ogni tanto passa a visitarla. La finestra della sua camera spalancata sprigiona un odore di fiori che contrasta la scia pigra ma persistente di more sbollentate o bruciate da troppo lunghe cotture. Antoine Gosset passa a visitare Madeleine una volta a settimana se può, sennò ogni quindici giorni. Prende sempre le manine deformi della ragazze fra le sue, lunghe e delicate, le guarda con attenzione, le studia, ne conta ogni piega, ogni venatura, poi gliele ripone in grembo ed è allora che ha un singulto. Forse gli piaccio – pensa Madeleine – se no perché singulterebbe ogni volta che passa a visitarmi? Non c’è occasione in cui il dottore non tenti di convincere la mamma che c’è bisogno di operare le manine della figlia, per liberare le dita e restituirle la mobilità. Ma la mamma non vuole, non ne è convinta, dice: Poi resteranno le cicatrici. Meglio le cicatrici che due mani inutili, due muffole, insiste Gosset. Da sopra a Madeleine sembra di sentire il sospiro di dispiacere di Antoine che, non essendo un chirurgo, non è in grado di operarla. Però a Parigi potrebbero, dice il medico alla mamma, in un pomeriggio d’estate, quando tutte le stanze della casa odorano di marmellata di fragole e more. Non abbiamo i soldi. So che non ve la passate male, adesso che lei si è messa a vendere le sue ottime marmellate, signora. E poi, forse, la comunità potrebbe aiutarvi. 28 Non intendo chiedere la carità dottore. Anzi, se l’unica cosa che può fare per mia figlia è passare il tempo a toccare le sue povere mani e poi insistere per un’operazione che non avverrà mai, la prego di non tornare più. Se è questo che desidera, signora… Però forse è il caso di chiedere alla ragazzina cosa ne pensa… Madeleine adesso dorme, non dev’essere disturbata. Il rumore della porta di legno pesante che si richiude ha un sentore di definitivo: Madeleine teme che il dottore non torni più e allora sospira, s’illanguidisce e si carezza con le mani che ormai somigliano alle zampe delle anatre. E sogna… nelle sue narici la brezza dolciastra con un retrogusto amarognolo della pelle di Monseiur Gosset. Davanti ai suoi occhi gli occhi grigioverdi di Antoine, i boccoli biondo cenere che porta lunghi fino alle spalle, come fosse una ragazza, e quel pomo d’adamo sul collo da struzzo, che va su e giù ogni volta che ha un singulto. Intrecciare le dita nei suoi lunghi boccoli, con le mani finalmente libere da impedimenti, sfiorare delicatamente le palpebre dei suoi occhi gioiello e con la punta dei polpastrelli solleticarlo dietro le orecchie seminascoste dai capelli riccioluti dell’uomo. Poi così, sommersa dal proprio odore di voluttà e da quello di Antoine, chiedergli il permesso d’infilare le mani nel suo pigiama e prenderglielo in mano. E, una volta ottenuto il permesso, toccarlo per tutta la sua lunghezza, apprezzarne tutte le sue asperità, constatare quanto sia diverso dall’arnese di Monsieur Jouy lo scemo del villaggio. Più lungo e sottile, svettante verso il cielo, incomparabile per durezza; stringerlo 29 ancora per evidenziarla quella durezza e infine, quando Monsieur Gosset non ne può più dai singulti, andare su e giù con la sua asta fra le mani fino ad arrivare al punto in cui arrivava sempre con Monsieur Jouy, prima che le sue mani diventassero muffole a causa dei loro incontri furtivi. Madeleine ha adesso la bella testa di Antoine ormai abbandonata sul suo petto come volesse dormire, circondata dalle sue braccia. Con le mani ancora un po’ sporche, frettolosamente stropicciate nelle fresche lenzuola che la mamma le cambia ogni settimana, ancora lo riempie di carezze, sempre se lui glielo concede, e anche di baci nell’incavo del collo, sotto le ascelle e dietro le orecchie, lungo il petto dal rado pelame biondastro giù giù fino all’asta, ora finalmente a riposo. Se tutto questo succedesse – Madeleine si dice nel sogno – non avrebbe nessuna importanza se poi le mie mani ridiventassero muffole. 28