riconciliazione - Libreria Editrice Rogate
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Tariffa R.O.C. - Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 - DCB Roma 3 Rogate ergo Marzo 2010 Anno LXXIII € 2,90 Rivista Rivista di di Animazione Animazione Vocazionale Vocazionale INTERVISTA INTERVISTA CARLO CARLO CASTAGNA CASTAGNA GIOVANI GIOVANI SANNO SANNO ANCORA ANCORA COS’È COS’È IL IL PECCATO? PECCATO? CONTROLUCE CONTROLUCE CONFESSIONALI CONFESSIONALI FUGA FUGA EE RIFORMA RIFORMA tempo di riconciliazione Rogate ergo Rivista di Animazione Vocazionale Da 73 anni, ogni 30 giorni, in 60 nazioni Abbonamento ordinario 2010 ITALIA € 29,00 – ESTERO € 55,00 I contenuti, svolti dai maggiori esperti in campo vocazionale, ruotano ogni mese intorno ad un argomento di attualità, affrontato sotto gli aspetti teologici, antropologici, pedagogici, psicologici e sociologici. Ogni numero è corredato di sussidi di catechesi e di preghiera, da testimonianze e da dati statistici, che vengono puntualmente ripresi dai massmedia e da testi universitari. I suoi lettori sono in gran parte: vescovi, animatori di diocesi, di movimenti, di Istituti religiosi maschili e femminili, parroci, educatori, catechisti, conferenzieri, giornalisti. AGENDA ROGATE + Abbonamento a ROGATE ERGO EURO 45,00 anzichè EURO 47,00 Abbonamento ordinario per sacerdoti • Si accetta in cambio di denaro l’applicazione di 3 Sante Messe secondo le nostre intenzioni – Per l’estero 6 messe. Per abbonarsi compilare C/C Postale N. 77389005 intestato a Libreria Editrice Rogate Roma Via dei Rogazionisti, 8 – 00182 Roma Rogate ergo Sommario Rivista di animazione vocazionale 3 EDITORIALE Confessione, il perdono che fa crescere Giuseppe Sovernigo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3 ● Idee Anno LXXIII MARZO 2010 STUDI Tu perdonerai Giuseppe De Virgilio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .7 ● Confessione, dalla pratica al dono Tonino Lasconi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .13 GIOVANI ● Sanno ancora cos’è il peccato? Carlo Climati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .15 ZOOM ● Il confessore… si confessa? Giosy Cento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .18 CONTROLUCE ● Confessionali, fuga e riforma Marco Paleari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .20 PRIMO PIANO ● L’arte della Misericordia Lucandrea Massaro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .23 ● 3 DIRETTORE RESPONSABILE e CAPOREDATTORE Vito Magno PROGETTO GRAFICO Giuseppe Sabatelli FOTO G. Galazka(Copertina), R. Siciliani/C. Gennari, G. Viviani COLLABORATORI G. Albanese, E. Bianchi, L. Cabbia, A. Calò, G. De Carli, G. Cento, A. Cencini, B. Cervellera, A. Comastri, S. De Pieri, G. De Virgilio, G. Epifani, B. Forte, F. Garelli, A. Gentili, P. Gheddo, T. Lasconi, P. G. Liverani, A. M. Valli, V. Messori, A. Montonati, A. Pascucci, M. Pollo, A. Riboldi, B. Sorge, D. Zanella, A. Zanotelli SPRODUZIONE Centro Internazionale Vocazionale Rogate Fatti TESTIMONIANZE Confessori chiaroveggenti Angelo Montonati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .43 ESPERIENZE ● Dalla disperazione alla consacrazione Angela Ambrogetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .47 ● Magistero MAGISTERO Preti d’oggi per servire la speranza Enrico Masseroni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .52 ● DIREZIONE, REDAZIONE AMMINISTRAZIONE Editrice Rogate Via dei Rogazionisti, 8 00182 ROMA Tel. (06) 70.23.430-70.22.661 Fax (06) 70.20.767 E-mail: [email protected] STAMPA Litografia Cristo Re Via Flaminia, 77 00060 Morlupo (Roma) Tel. (06) 90.71.440 Fax (06) 90.71.394 ASSOCIATO ALL’U.S.P.I. Unione Stampa Periodica Italiana Abb. Annuo: Italia € 29,00 Estero € 55,00 (via aerea) CCC 77389005 intestato a Libreria Editrice Rogate Roma Via dei Rogazionisti, 8 00182 Roma Sped. Abb. Post. / 50 Autor. Tribunale di Roma n. 18131 del 24 maggio 1980 Una copia € 2,90 Rogate ergo Marzo 2010 Anno LXXIII N. 3 / 2010 Attualità FLASH Danièlou due volte martire della carità. Predicare: la cosa più difficile per un prete Pier Giorgio Liverani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .54 NEWS ● Notizie da Haiti, Cina, Italia Fulvio Cavarocchi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .58 VETRINA ● Luciano Cabbia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .59 ● Rubriche INTERVISTA Carlo Castagna. Libero dall’odio Vito Magno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .26 SPECIALE ● La Sindone in pastorale vocazionale Roberto Fornara, Vito Magno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .31 IL VANGELO ● Dare frutto ad ogni stagione, anche se tormentata Danilo Zanella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .39 ON LINE ● Il rosario digitale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .25 DIALOGO ● Perché ci si confessa poco? Antonio Riboldi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .62 SUSSIDI ● “Lasciatevi riconciliare con Dio” . . . . . . . . . . . . . . . . . .I-XVI ● 1 Foto: Grzegorz Galazka C i D 2 N. 3/ 2010 Rogate ergo R EDITORIALE Confessione, il perdono che fa crescere DI GIUSEPPE SOVERNIGO “P erché confessarsi? Perché continuare ad andare a confessarsi? A che serve confessarsi?”. Sono domande che da anni molte persone di tanto in tanto si pongono. Altre non se le pongono più, avendo chiuso la questione per se stessi. A confessarsi non vanno da tempo. Eppure la Chiesa cattolica continua a proporlo ai fedeli pure nelle attuali condizioni socioculturali in cui tanti parametri del vivere sono mutati. CONFESSIONE E CAMBIO CULTURALE I fattori che hanno inciso e incidono sulla frequenza al sacramento della riconciliazione sono molteplici. Infatti confessarsi richiede di esporsi in prima persona nel proprio lato debole e ciò è disagevole. E poi nella confessione che cosa dire? Non è più chiaro che cosa sia il peccato per la demitizzazione operata dalla cultura radical libertaria. E poi il senso di colpa lo si affronta, oltre che personalmente, soprattutto nelle relazioni di aiuto e più ancora nella psicoterapia. La confessione poi rischia di rinforzare le colpevolezze nevrotiche, di accrescere la dipendenza deresponsabilizzante, di ritardare l’accesso all’autonomia personale. Inoltre il cambio culturale accelerato rende desueta la confessione entro il contesto secolarizzato che tende a vivere a prescindere da Dio. La stessa simbolica del peccato, oggi, per tanti aspetti, si è spostata dal religioso al sociale e all’ecologico. Tanti aspetti della vita, ad es. la violenza, la sessualità, la morte, la malattia, compresa la peccabilità umana, prima spiegati con il peccato, oggi per buona parte si spiegano con le varie scienze, in particolare con le rgo Rogate ergo N. 3 / 2010 3 EDITORIALE Confessione, il perdono che fa crescere scienze umane, con le diversità antropologiche. Lungo i secoli è cambiata la concezione stessa del peccato. È oggi preferibile, in ogni caso, intendersela in diretta con Dio. Eppure, pur in presenza di questi cambi culturali centrali e innegabili, la Chiesa continua a proporre la confessione dei peccati per il loro perdono e per la crescita personale. Le vie alla riconciliazione proposte dalle varie agenzie di socializzazione non coprono tutto il quadrante della fallibilità umana e della peccabilità. Danno un contributo molto utile, ma non lo esauriscono. Tutt’altro. LA VIA CRISTIANA ALLA RICONCILIAZIONE Per la via cristiana è da dentro dell’uomo che bisogna partire. È nel cuore dell’uomo che sta il nucleo patogeno che frena la riconciliazione. Economia, scienze umane, politica possono aiutare molto, divenire traduzione di una realtà più grande, ma la vera riconciliazione parte da altrove. a - Necessità di collaborare con la grazia per attuare la propria umanità secondo il disegno di Dio. La radice della divisione sta proprio dentro, al cuore della persona, nel nucleo della sua identità. Da qui si diffonde nel resto della persona e delle sue azioni e relazioni, come un’irradiazione negativa, come un’infezione quasi insanabile. Questa frattura viene detta frutto del peccato personale e originale. C’è perciò nella riconciliazione un per primo che risiede in un’azione misteriosa quanto reale di reincontro operata da Dio in Gesù e offerta alla persona perché la faccia propria, la lasci fruttificare dentro. Ciò che opera questa riconciliazione in profondità è la morte - resurrezione di Gesù. Dio rende la persona amabile, amandola fino all’amore crocifisso e risorto e invita ad amare come lui ha amato. Riconcilia costruendo un ponte tra le parti non comunicanti, ferite, scisse della persona e della comunità; abbatte il muro divisorio, difensivo, collegando le parti ora amate e accolte incondizionatamente, amabili da dentro e chiamate ad amare come missione e senso della vita. “Da questo riconosceremo che siamo nati dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (I Gv. 4 N. 3 / 2010 Rogate ergo R e. del er- 3,20). Egli ha fatto e fa questo di sua iniziativa, cambiando il cuore come fatto e come cammino di riconciliazione da compiere da parte della singola persona. Questo continua liturgicamente nella riconciliazione sacramento. Di fronte alla peccabilità c’è una certezza che guida ogni credente fiducioso: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore”.( Rm 8,32-39) ali re er ooelma he il Ere de, ia e- al tà. lle tiatri- b – Necessità di sostenere una lotta oscura Perciò quello che emerge dall’analisi in profondità è che in ogni essere umano, in ognuno di noi, c’è una divisione quasi strutturale, umanamente insanabile, una rottura interiore, una frattura, un conflitto tra progetto e realizzazione, tra ideale e reale, tra parti di sé a volte contrapposte. Queste danno luogo ad una lotta oscura radicata dentro la persona, non sempre facilmente decifrabile. Ciò dà luogo ad una sensazione di impotenza a superare le rotture prodottesi, ad una presenza attiva di una ferita misteriosa e profonda che duole e che stimola a reagire, bene o male, a volte con una sensazione di incapacità a potercela fare. La riconciliazione cristiana apre questa porta. Di qui l’emergere della necessità di smascherare le riconciliazioni false o apparenti e insufficienti. mo di lla re nla cimarti e nnma- c – Articolazione delle due vie alla riconciliazione Le due riconciliazioni, quella umana e quella spirituale, sono da un lato tra loro distinte, ciascuna con la sua specificità; dall’altro interagiscono strettissimamente in sinergia, si condizionano al positivo o al negativo. La riconciliazione religiosa, attingendo ad lla re, nGv. rgo Rogate ergo N. 3 / 2010 5 EDITORIALE Confessione, il perdono che fa crescere una fonte propria, facilita quella umana, la sollecita, le fornisce energia, direzione e senso. Per buona parte si esprime anche attraverso quella umana. Quest’ultima predispone, verifica, incarna quella spirituale. L’incontro con Gesù risorto, Signore della vita, può consentire di attuare la riconciliazione ricercata. Però bisogna poterlo incontrare di fatto e lasciarsi incontrare da lui. CONFESSIONE COME VIA SACRAMENTALE PER LA RICONCILIAZIONE In particolare la riconciliazione sacramento si colloca per un verso sul piano degli altri strumenti, per un altro, su un piano unico. Infatti per un aspetto essa suscita e opera riconciliazione e reincontro, ristabilisce i contatti e consente alla vita di rifluire. Per un altro essa opera a livello non solo delle relazioni interpersonali rotte o interferite, ma va alla radice di ciò che ha operato la rottura, là dove ha operato il peccato. Agli apostoli la sera di Pasqua Gesù disse: “Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati, resteranno rimessi; a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi (Gv.20,22-23). “Perché piacque a Dio di riconciliare a sé, per mezzo di lui (Gesù), tutte le cose, stabilendo la pace nel sangue della sua croce” (II Cor. 1,19). Perciò la riconciliazione sacramento costituisce una fonte particolare di riconciliazione, unica e insostituibile, offerta ad ogni credente nella sua esperienza di fallibilità, lungo il cammino di sequela di Gesù risorto, il Signore della vita. Gesù la pone come una necessità imprescindibile, pena il restare impigliati nella propria miseria morale e spirituale senza via di uscita. Perciò alle fratture segnalate e al bisogno ineludibile di riconciliazione si presenta il sacramento della riconciliazione e del perdono. Da un lato l’iniziativa prioritaria di Dio nell’opera di salvezza permane nel tempo, gratuita ed attiva; dall’altro la percezione che la persona ne ha, varia a seconda della personalità della persona, della sensibilità delle varie epoche. A fasi di chiarezza e di larga accoglienza subentrano periodi più confusi di rimessa in discussione e di trascuramento. Nei confronti della riconciliazione sono in atto movimenti profondi e di lunga durata, nelle disposizioni affettive e mentali, di cui le persone non hanno una chiara coscienza. Le mutazioni di queste disposizioni intime concernono per una parte importante le dimensioni antropologiche dei sacramenti. La cura di queste disposizioni personali è centrale per la fruttuosità del sacramento della riconciliazione. ● 6 N. 3 / 2010 Rogate ergo L m f r i t s P p d g c s P p n R STUDI le si ma Tu perdonerai uò rò a- DI GIUSEPPE DE VIRGILIO oun uei sa ali eoto si; si a la ce nedi ore le ile nao, oono ain ono site ula ● rgo Adamo ed Eva “rivestiti” dal Signore, si mettono in cammino verso una nuova terra. Affresco di Giusto de’ Menabuoi nel Battistero di Padova L e storie della Bibbia sono segnate dall’esperienza del perdono. Esso è anzitutto il dono di Dio verso l’umanità peccatrice, ma troviamo anche il perdono che l’uomo offre al suo prossimo. L’analisi del processo di riconciliazione ci permette di capire quanto è importante saper costruire sane relazioni interpersonali e quanto il cuore umano abbia bisogno di essere accolto, compreso e amato. Più che essere un “atto singolo”, il perdono si presenta come un “esodo fraterno”, un uscire da se stessi per andare incontro all’altro, porgergli la mano e costruire una relazione di pace e di futuro. Avendo presente questa prospettiva dinamica, ci poniano in ascolto della Parola di Dio, ripercorrendo il messaggio del perdono attraverso i personaggi e le narrazioni più significative. Rogate ergo N. 3 / 2010 LE TUNICHE DI PELLI (GEN 3,21) Fin dalle prime pagine del libro della Genesi il motivo del “perdono” viene presentato in relazione al tema del “peccato”. La creazione “bella e buona” voluta da Dio ha raggiunto il suo vertice nella relazione di coppia (Gen 12). Il racconto genesiaco evidenzia l’armonia della prima coppia: Adamo e sua moglie sono inseriti nell’ordine cosmico, rappresentato dal giardino di Eden, per custodirlo e coltivarlo. Tuttavia è proprio in questo contesto che la coppia commette il peccato, scegliendo di disobbedire all’ordine divino (Gen 3,5). L’esperienza della disobbedienza produce un profondo fallimento del peccato, le cui conseguenze sono l’allontanamento da Dio, la paura, il nascondimento, la divisione, l’accusa, la mancanza di futuro, l’insicurezza, il vuoto. Il crea7 STUDI Tu perdonerai tore interviene nel giardino e dopo aver richiesta inizia con 50 giusti e poi prosegue con chiamato Adamo, giudica l’atto peccaminoso 45, 40, 30, 20, fino a giungere a 10). Dio “ae ristabilisce la “giustizia”: d’ora in poi il serscolta” Abramo e risponde affermativamente pente striscerà mangiando polvere della terra, ad ogni sua richiesta: “Se a Sodoma troverò la donna partorirà nel dolore e l’uomo guada….i giusti nell’ambito della città, per riguardo gnerà il pane con il sudore della fronte (vv. a loro perdonerò a tutto quel luogo” (Gen 14-19). Compiuta la giustizia, Adamo ristabili18,26). Il perdono rivela la volontà salvifica di sce il dialogo con la moglie chiamandola “Eva” Dio, disposto a redimere tutta la città per via e il Signore fabbrica tuniche di pelli per rivestidei giusti che vi abitano; ma la città è totalre la coppia. Questo gesto simboleggia il promente votata alla morte e l’intervento del Sicesso di riconciliazione e di perdono che Dio gnore sarà necessario (Gen 19,1-29). accredita alla prima coppia. L’uomo e la donna non sono abbandonati a loro stessi, ma sperimentano la misericordia divina, ricevendo una nuova possibilità di vivere secondo il progetto di Dio. Non potendo più rimanere nello stato paradisiaco del giardino di Eden, Adamo ed Eva “rivestiti” dal Signore, si mettono in cammino verso una nuova terra, che dovrà diventare luogo di riconciliazione e di comunione. Fin dal racconto del peccato originale si colloca il motivo del perdono divino e Dio si rivela come “Dio della vita” che perdona e rinnova il mondo e la sua storia. Giuseppe è venduto dai suoi fratelli a dei mercanti Ismaeliti che DAVVERO STERMINERAI IL GIUSTO CON L’EMPIO? (GEN 18,23) Rogate ergo R in carovana si recano in Egitto. Dipinto di Friedrich Overbeck Una seconda pagina nella quale si rivela il perdono di Dio è costituita dall’intercessione di Abramo. Dopo aver ricevuto la visita dei tre ospiti, che gli rivelano la decisione di distruggere la città di Sodoma stracolma di malvagità, Abramo si pone di fronte al Signore innalzando una supplica perché non siano eliminati anche i giusti insieme con gli empi. Il racconto di Gen 18,17-33 assume un valore esemplare per comprendere la grandezza del perdono di Dio e ci permette di cogliere il desiderio dell’uomo di ottenere misericordia e riconciliazione. L’esemplarità della narrazione sta proprio nella forza di intercessione del patriarca, che osa avanzare per ben sei volte la richiesta di misericordia verso Sodoma se nella città vi si trovassero persone giuste (la ri8 (GEN 45,4) La singolare storia di Giuseppe, venduto dai fratelli, rappresenta uno dei racconti di perdono più commoventi della Bibbia (cf. Gen 37-50). Il contesto è centrato sulla correttezza delle relazioni familiari e ci permette di cogliere l’importanza dell’unità familiare e la necessità di sapersi abbandonare alla Provvidenza divina. Nella vicenda di Giuseppe non vi è descritto l’intervento visibile e diretto di Dio, ma l’intero messaggio verte sul tema sapienziale della Provvidenza celeste che agisce nella vita delle persone giuste (cf. Gen 50,20), superando le astuzie e i calcoli umani (Gen 45,5-8). La storia si incentra sul contrasto tra l’amore privilegiato di Giacobbe verso il giovane Giuseppe e l’odio radicale dei suoi fratelli (cf. Gen 3 m g t g v s v A g G m i t e m g m c z P G e g m p a ( n c g s u t c h m a m m d i È c c a r s l g IO SONO GIUSEPPE, IL VOSTRO FRATELLO N. 3 / 2010 on ate rò do en di via alSi- to di en za eesza ema ale ta n8). re uen 37,3-4). I fratelli arrivano a tal punto da tranare con il cuore di Dio. Le parole del riconomare un complotto ai danni del giovane “soscimento sono eloquenti: ”Io sono Giuseppe, gnatore”: venuto al pascolo di Dotan per poril vostro fratello, quello che voi avete venduto tare i viveri, Giuseppe viene imprigionato, sulla via verso l’Egitto. Ma ora non vi rattristagettato in una cisterna vuota e sucessivamente te e non vi crucciate per avermi venduto quagvenduto ad una carovana di mercanti Igiù, perché Dio mi ha mandato qui prima smaeliti che da Galaad si recadi voi per conservarvi in vita. (…) Dio mi va in Egitto (Gen 37, 12-36). ha mandato qui prima di voi, per assicuraA loro volta con una menzore a voi la sopravvivenza nella terra e per gna i fratelli fanno riportare a farvi vivere per una grande liberazioGiacobbe la tunica del giovane ne” (Gen 45,4-7). Il perdono è la macchiata di sangue. Arrivato grande liberazione di Dio conin Egitto, fu a sua volta venducessa all’uomo. to come schiavo a Potifàr, PIETÀ DI ME, O DIO, NEL TUO eunuco del faraone e coAMORE (SAL 51,1) mandante delle guardie. Il Il Sal 51 è tradizionalmente congiovane tradito e venduto risiderato il grido di supplica che il re mane “fedele” a Dio e fiduDavide innalzò a Dio a causa del cioso nella sua provvidengrave peccato commesso za (cf. Gen 39,2). contro Betsabea e suo Per questa fedeltà marito, Uria l’ittita, Giuseppe preferisce ordinandone l’omiessere accusato incidio (cf. 2Sam 11giustamente dalla 12). Invaghito della moglie di Potifàr, bellezza di Betsapiuttosto che cedere bea, Davide volle alle sue seduzioni peccare verso di (Gen 39,7-20): vielei, andando conne ingiustamente Il re Davide innalza a Dio un grido di supplica a causa del tro la volontà di condotto nelle prigrave peccato commesso da lui contro Betsabea e suo Dio (2Sam 11,1gioni egiziane e lì marito. Miniatura da un Antiforiano di Filippo D’Argente 4). Al peccato di sperimenta ancora adulterio si aggiunge il complotto contro Uria, una volta la Provvidenza celeste. Dio permetfedele militare della truppa di Davide, che sute che la sua fama di inteprete dei sogni lo facbisce l’ingiustizia dell’adulterio e, a sua insapucia arrivare fino allo corte del faraone, dove ta, il complotto mortale (2Sam 11,6-25). L’aha successo e riceve la responsabilità econostuzia e la malvagità del grave atto del re semmica del regno (Gen 41,41). Ai sette anni di brano assopite agli occhi della gente, ma non abbondanza, seguono sette anni di carestia. In sfuggono al giudizio di Dio, che invia il profeta modo saggio e previdente, Giuseppe sa amNatan ad accusare il re (2Sam 12,1-12). Daviministrare il governo economico del paese e de riconoce il suo peccato e grida il dolore per di fronte alle necessità della popolazione apre quanto ha commesso (2Sam 12,13-14). Le i depositi di grano ai poveri (Gen 41,53-57). toccanti parole del Sal 51 esprimono il bisoÈ in questo contesto che avviene l’incontro gno profondo della grande misericordia divicon la sua famiglia di origine e con i fratelli na. Solo il Dio misericordioso e fedele potrà che lo avevano tradito e venduto, mentendo cancellare l’iniquità (Sal 51,3), accogliere la al padre sulla sua morte. Secondo lo schema sincerità del dolore, frutto del riconoscimento retribuzionista Giuseppe avrebbe dovuto giudel peccato (Sal 51,8) e ridare gioia e speranstiziare i suoi traditori. Nel racconto prevale za all’uomo ferito sotto il peso della sua colpa l’amore misericordioso del “fratello e del fi(Sal 51,10-11). Davide chiede a Dio un “cuoglio” che ama la sua famiglia e che sa perdo- rgo Rogate ergo O N. 3 / 2010 9 STUDI Tu perdonerai re puro e uno spirito saldo” (Sal 51,12) per poter insegnare ai ribelli la via della conversione, della riconciliazione e della pace (Sal 51,15). Dio ascolterà la preghiera del re e gli aprirà una nuova strada per costruire un regno di speranza. a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle” (Mt 5,38-42). OCCHIO PER OCCHIO FIGLIO, TI SONO PERDONATI I PECCATI (DT 19,21) (MC 2,5) La riflessione sul perdono è contrassegnata Fin dai primi atti del suo ministero Gesù dalla legge deuteronomica, che si basava su annuncia l’essenza del Regno dei cieli nella liuno schema retribuzionistico, riassunto nella nea giubilare della misericordia (cf. Lc 4,16legge del taglione (cf. Lv 24,17-20; Dt 19,21). 22). È soprattutto l’episodio del paralitico guaSi trattava di un principio di diritto in uso rito nella casa di Cafarnao (Mc 2,1-12) a rivepresso le popolazioni anlare il motivo messianico tiche, consistente nella del perdono dei peccati. possibilità riconosciuta a La scena marciana assuuna persona che abbia me un valore programricevuto un’offesa, di inmatico per la rivelazione fliggere all’offensore una di Gesù e la novità del pena uguale all’offesa risuo messaggio rispetto cevuta (cf. Es 21,23-27). all’insegnamento farisaiGià nei racconti dell’Anco. La guarigione del patico Testamento questo ralitico non indica solo principio non è sempre un prodigio fisico, ma rispettato. L’idea della una trasformazione intemisericordia di Dio che riore. Di fronte ai farisei supera la giustizia umana che lo giudicavano per e che rimane fedele in el’autorità che egli espriterno, prevale sempre meva, Gesù afferma: sulla logica della vendet“Ora, perché sappiate ta e della retribuzione. che il Figlio dell’uomo Soprattutto dopo l’esilio ha il potere di perdonare di Babilonia, la comunità i peccati sulla terra, dico ebraica riflette sul valore a te – disse al paralitico Il paralitico guarito da Gesù nella casa di Cafarnao. dell’alleanza sinaitica e –: alzati, prendi la tua Dipinto di Bartolomé Esteban Murillo reinterpreta il suo rapbarella e va’ a casa tua” porto con Dio secondo una prospettiva nuo(Mc 2,10-11). Il potere di perdonare i peccati va, spirituale, aperta alla venuta di un messia viene da Dio. Gesù è venuto sulla terra per di pace (Ger 31,31-34). È in questa linea che chiamare i peccatori alla conversione (Mc il popolo attende l’intervento provvidenziale di 2,17; Lc 5,32) e per rinnovare l’uomo a partiDio, il cui compimento si ha con la venuta di re dal suo cuore malvagio (Mc 7,20-23). Gesù di Nazaret. Proprio il superamento della LA TUA FEDE TI HA SALVATA (LC 7,50) legge del taglione rappresenta un’importante Possiamo affermare che la missione di Criantitesi del discorso della montagna, che apre sto è segnata dalla “strada del perdono”. In la strada alla nuova logica del perdono: “Avequesta strada si incrociano le figure più diverte inteso che fu detto: Occhio per occhio e se, poveri e ricchi, uomini e donne, ebrei e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi pagani, giovani ed anziani. Tutti trovano nel al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo Cristo accoglienza e misercordia. Tra i vari esulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e 10 N. 3 / 2010 Rogate ergo p d c c m g d p “ d s s i s d d c t s t r d e m c g R uti o, a le pisodi, il racconto lucano della peccatrice perdonata (Lc 7,36-50) è particolarmente significativo. Invitato da Simone il fariseo, Gesù sta consumando il pasto insieme ai commensali, mentre una peccatrice di quella città lo raggiunge e stando dietro, rannicchiata e umiliata dagli sguardi della gente, compie un gesto di profonda tenerezza. L’evangelista annota: “Stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo” (Lc 7,38). Lo stupore invade gli astanti, mentre Simone giudica nel suo cuore il Maestro, perché si lascia toccare agli altri, mentre Gesù proclama il perdono dei peccati che è conseguenza della fede e dell’amore di Dio. Perciò può dire alla donna: “La tua fede ti ha salvata; và in pace” (Lc 7,50). ERA PERDUTO ED È STATO RITROVATO riIn ere nel e- (LC 15,24) Nella sezione lucana delle parabole della misericordia (cf. Lc 15), la storia del “Padre misericordioso” assume un rilievo particolare e progettuale per il nostro tema. Gesù narra la parabola al cospetto dei pubblicani, mentre i farisei e gli scribi mormoravano contro Gesù e la sua consuetudine di stare con i peccatori (cf. Lc 15,1-2). È Dio che desidera la conversione dei peccatori e che va in cerca di coloro che si sono perduti (cf. le due parabole in Lc 15,3-7; 8-10). Chi è Dio? Dio è “padre” e vive la paternità nella continua cura per i suoi figli. Chi siamo noi? Noi siamo ora il figlio minore che “rompe” le relazioni con il Padre e si allontana dalla sua casa, perdendosi; oppure siamo il “figlio maggiore” che giudica il padre stando nella sua casa e pretendendo di escludere gli altri per avere potere su ogni bene. La logica del “perdono di Dio” si cala nelle due Gesù, nella casa di Simone il fariseo, lascia prospettive e le supera, riveche una donna peccatrice gli lavi i piedi. lando la novità del messaggio Dipinto di Simon Vouet evangelico. Nella parabola si impone l’immagine autorevole e dinamica del padre “che esce” per andare da una donna peccatrice (Lc 7,39). La scena è incontro ai due figli (vv. 19.28) e che trasfordominata dalla figura autorevole del Signore, ma il fallimento in festa, il peccato in amicizia, che cerca di far riflettere Simone sul rapporto la lontananza in prossimità. Il perdono è un tra giustizia e misericordia (vv. 40-43). Con il “tornare a vivere”nell’affetto del padre, nella suo gesto estremo la donna anonima ha volusicurezza della casa che accoglie. Il perdono si to significare il desiderio di conversione e di interpreta solo nel progetto salvifico della Parinnovamento del suo cuore. Non per mezzo squa di Cristo, evocata dal messaggio straordidella legge, ma attraverso la strada dell’ascolto nario che fuoriesce dalle labbra del Padre: e del pentimento sincero si può ottenere la re“questo mio figlio era morto ed è tornato in missione delle proprie colpe. Due visioni si vita, era perduto ed è stato ritrovato” (Lc contrappongono: il fariseo resta nel suo pre15,24.32). giudizio legalistico, sentendosi giusto davanti rgo Rogate ergo sù li6aeco ti. umne el to aialo ma esei er ria: te mo re co co ua a” ati er Mc ti- N. 3 / 2010 11 STUDI Tu perdonerai FINO A SETTANTA VOLTE SETTE (MT 18,22) È la comunità dei credenti che raccoglie la sfida del perdono ed è chiamata a viverla nella quotidianità. Segno di questa fatica è il “discorso ecclesiale” di Matteo (Mt 18), che insiste sul motivo del “perdono” come dono di Dio e conseguentemente, impegno ecclesiale (cf. l’uso insistente del “voi”). Nel discorso della montagna Gesù aveva annunciato il tema del perdono, insegnando la preghiera del Padre Nostro e la logica della remissione dei debiti (Mt 6,12). Così concludeva il brano: “Se L’anima di uno dei due ladroni, crocefissi con Gesù, viene accolta da un angelo. Anonimo XVI Secolo voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Mt 6,14-15). Riproponendo lo stile del perdono, Gesù chiede ai discepoli di farsi “piccoli” per entrare nel Regno e di costruire relazioni di comunione per edificare la Chiesa. La domanda rivolta da Simon Pietro al Signore diventa un’occasione per puntualizzare la prassi del perdono: “Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?”. E Gesù gli rispose: “Non ti 12 dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette” (Mt 18,21-22). La misura prevista per il perdono del fratello era di tre volte secondo la prassi rabbinica. Simone vuole proporre a Gesù una misura maggiore, più tollerante: perdonare “fino a sette volte”. La risposta del Signore è ancora una volta imprevedibile e liberante: come il perdono di Dio è senza misura, così la comunità deve tendere a vivere il perdono nella pienezza (il numero “7”) e verso tutti, senza distinzioni (il numero “70”). OGGI SARAI CON ME NEL PARADISO (LC 23,43) L’ultimo atto di Gesù sulla croce fu l’accoglienza e il perdono verso il buon ladrone. È in questa immagine finale della passione del Cristo che si racchiude tutto il messaggio evangelico del perdono. Si tratta del dialogo struggente del Cristo appeso alla croce tra i due ladroni. Solo l’evangelista Luca racconta l’episodio del perdono estremo. Il primo malfattore malediceva Dio e insultava Gesù (Lc 23,39) che stava perdonando ai suoi crocifissori (Lc 23,34), mentre il secondo inplorava la misericordia celeste, dopo aver riconosciuto la giustizia della sua punizione. Si tratta di un episodio che conferma la prospettiva del perdono evangelico. Nessun uomo può ergersi a giudice dell’altro, ma tutti possono aprirsi alla misericordia divina e ricevere il perdono. Anche se le nostre colpe fossero tanto gravi, non vi sarà mai peccato che ostacoli l’inervento misericordioso di Dio, perché Dio è più grande del nostro cuore e conosce il nostro intimo. Nell’immagine dell’ultimo malfattore possiamo riconoscere tutti: gli errori della vita, i progetti sbagliati, le conseguenze della nostra solitudine, la giustizia umana e l’emarginazione. Salire sulla croce e vivere l’ultimo atto della nostra vicenda terrena, potrebbe sembrare l’inevitabile strada senza uscita! Ma è proprio su quella croce che si apre la strada, per la forza della fede che non deve mai cessare di cercare e di scoprire. In quest’ultimo dialogo avviene il miracolo del perdono, che ogni giorno si rinnova per l’amore crocifisso di Dio: “Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità ti dico: oggi con me sarai nel paradiso” (Lc 23,42-43). ● N. 3 / 2010 Rogate ergo Q c n m M n S c z d d d t d f E t r c n s G c A d g c v p s a p R STUDI lte r il la Geoote: la elza oin riegaore 9) Lc riuono diese rà oromoala lla nle la lla di miva ati rinel rgo Confessione dalla pratica al dono DI Q TONINO LASCONI uando ho iniziato a confessare, il sacramento veniva celebrato nel confessionale. In quel mobile, non mi trovavo a mio agio. Mi sembrava strano donare la misericordia del Signore non a persone concrete, ma a mancanze senza volto bisbigliate da dietro le grate. Gesù donava il perdono, guardando le persone, penetrando con lo sguardo dentro al loro cuore. Per fortuna, con il Concilio Ecumenico, il sacramento poté assumere la caratteristica dell’incontro, che ho cercato di mantenere fedele ad alcune scelte. LA PRIMA: avere sempre davanti agli occhi Gesù che “passa sulla terra beneficando tutti coloro che sono sotto il peso del male” (Cfr. At. 10,38). Mai quindi giudice, ma strumento della misericordia del Signore. LA SECONDA: non dimenticare che “per ogni peccatore che si converte si fa festa in cielo” (Lc 15,10), perciò il sacramento deve avere i connotati della festa anche in terra. Nei primi anni, non fu facile togliere alla Confessione un senso di paura e tristezza in penitenti abituati a considerarlo come un giudizio. Poi però, anche grazie al fatto di svolgere preva- Rogate ergo N. 3 / 2010 lentemente il mio apostolato tra i ragazzi e i giovani, fu più agevole far vivere il sacramento come la vicenda di Zaccheo che, incoraggiato dallo sguardo misericordioso di Gesù, scende in fretta dall’albero e accoglie il Maestro con gioia nella sua casa (Lc 19,110). Più difficile è stato – e lo è ancora dopo tanti anni – far comprendere ai penitenti che nel sacramento della Confessione (continuiamo a chiamarlo come lo chiama la gente), come in tutti gli altri, la parte importante non è Foto: Siciliani/Gennari la nostra, ma è il dono del Risorto. Comprendere questo è determinante per superare il senso di scoraggiamento di tanti: “Cosa le devo dire? Sono sempre le stesse cose! Mi sembra quasi di prendere in giro il Signore”. E io: “Non sei qui per dire cose sempre diverse, quasi dispiaciuto per non aver commesso peccati, ma per presentare al Signore la tua piccolezza e la volontà di non arrenderti ad essa, di non elevarla a sistema di vita. Il Signore vuole che non diciamo mai: – Sto a posto! Non ho bisogno del perdono –. Il dono specifico di questo sacramento è la forza per ricominciare ogni giorno a supplicare con fiducia: – Abbi misericordia di me, perché so13 STUDI Confessione, dalla pratica al dono no un peccatore – (Lc 18,9-14)”. LA TERZA attenzione è quella di sentirmi fratello di chi viene a confessarsi. Nonostante tanti continuino a farlo, cerco di non farmi chiamare: “Padre”, perché credo di dover prendere sul serio le parole di Gesù: “E non chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo” (Mt 23,9). Fratello! Un fratello al quale Gesù ha donato, per sua bontà e misericordia, lo straordinario potere di rimettere i peccati. Per rafforzare in me questo sentimento, ogni volta che accolgo i penitenti, non dimentico mai di pregare per primo io: “Abbi pietà di me peccatore”. LA CONFESSIONE: UN TERMOMETRO Confessare è stato ed è per me il termometro per conoscere le carenze formative dei nostri cristiani e, quindi, per elaborare gli obiettivi e le strategie del mio apostolato. I nostri cristiani sono stati educati (?) al minimalismo, a non fare il male. E tanto gli basta. Dopo il solito elenco di debolezze quotidiane: preghiere dimenticate, messe saltate, bugie a fin di bene, pettegolezzi, parolacce…, io chiedo: “E il bene lo hai fatto?”. I penitenti mi guardano perplessi: “Qualche volta i soldi agli extracomunitari glieli do, ma mica glieli posso dare sempre”; “Eh, padre, mi piacerebbe fare il bene, ma dove lo trovo il tempo? Ho il marito che non sta bene, i figli, i nipoti…”. Non dimenticherò mai la risposta più bruciante e rivelatrice di una devota signora: “Don Tonì, se volevo fare il bene, mi facevo suora!”. Tento sempre di far capire che Gesù ci chiede una vita buona; che i cristiani sono chiamati a essere “sale e luce”(Mt 5,13-14), cioè persone la cui presenza si sente, e che aumentano la qualità della vita. Macché! Il discorso non entra. Non di rado mi sono sentito interrompere da peni- 14 tenti frettolosi: “Quante Ave Marie devo dire?”. Qualcosa sta cambiando, ma è necessario che la catechesi, la predicazione, l’attività pastorale in genere puntino decisamente a una fede “positiva”, “adulta”, da cristiani “lieti e fieri” (Cfr. Questa è la nostra fede, nota pastorale C.E.I. 2005), capace di incidere davvero sulla vita reale, aumentandone la qualità. È urgente ripresentare la fede non come pratica di perbenismo quotidiano, ma come sequela e discepolato. Soltanto così si potrà togliere alla Confessione l’altro grosso deficit consistente nell’essere percepito spesso come uno scaricare la coscienza, un metterla a posto. Non sono pochi i penitenti che: “Padre (dài!), i peccati non ce l’ho, ma sono venuto per una ripulitina, per mettere a posto la coscienza”. Non è facile far capire che la Confessione non ci è stata data per “tranquillizzare” la coscienza, ma per inquietarla, per darle uno scossone, per farci tornare da Emmaus a Gerusalemme, per riprendere con più decisione la volontà di seguire non soltanto “interiormente” , ma concretaFoto: Siciliani/Gennari mente Gesù: la sua carità, il suo coraggio, la sua generosità, la sua pace e la sua giustizia, senza mai rassegnarsi alla mediocrità del “né caldo, né freddo”, l’atteggiamento più indigesto al Signore (Ap 3,15). Per far compiere alla Confessione il passaggio deciso da pratica tranquillizzante a dono energetico è necessario trovare quanto prima la soluzione concreta alle indicazioni del Concilio e del rinnovamento liturgico, rimaste soltanto teoria: educare i cristiani a confrontare la loro coscienza non con le loro regolette morali, o con i loro rimasugli di catechismo, ma con la grandezza della Parola di Dio. Per riuscire in questo, penso – umilmente – che la celebrazione della Confessione deve affrontare quanto prima un altro dei cambiamenti affrontati nella storia della Chiesa. ● N. 3 / 2010 Rogate ergo O c n l l s d q s p s R diatà a eti aeÈ ca e lla te esla a ii re o, na a è la ta e” nno re mpiù eeaà, ee eaasoridel te ate o, er la re n● rgo GIOVANI Sanno ancora cos’è il peccato? DI O CARLO CLIMATI ggi, purtroppo, c’è una spiacevole tendenza a considerare le nuove generazioni peggiori di quelle di ieri. Secondo certi luoghi comuni, i giovani del terzo millennio sarebbero vuoti, maleducati e poveri di valori. In sintesi: “più peccatori”. Basta sfogliare i giornali per accorgersi che lo spazio dedicato ai ragazzi è sempre più spesso legato a notizie di violenza, bullismo e stragi del sabato sera. Fortunatamente i giovani non sono soltanto questo. Sono anche gioia, impegno, altruismo, senso di responsabilità e di rispetto per gli altri. Mi permetto di dirlo perché ho un’attività piuttosto intensa di incontri con i ragazzi, presso scuole, parrocchie e università. Rogate ergo N. 3 / 2010 Questa attività mi consente d’avere una visione delle nuove generazioni tutt’altro che pessimista. Anche perché, come ho spesso sottolineato, gli eventuali comportamenti negativi dei giovani non sono quasi mai il frutto di un’intrinseca cattiveria. I giovani, come diceva un grande santo, Don Orione, possono essere “sole o tempesta dell’avvenire”. Ma questo dipenderà soprattutto da noi e dal tipo d’educazione che riusciremo a proporre alle nuove generazioni. Un tempo l’educazione dei giovani era il risultato di ciò che veniva insegnato dalla famiglia, dalla scuola ed eventualmente dall’ambiente religioso (ad esempio, l’oratorio e la parrocchia). 15 GIOVANI Sanno ancora cos’è il peccato? Era un’educazione che si basava su alcuni valori universali, condivisibili da tutti. Oggi, invece, la famiglia e la scuola si ritrovano ad essere “in concorrenza” con i tanti messaggi che raggiungono i ragazzi attraverso i mezzi di comunicazione: la musica, la televisione, la radio, Internet, le riviste per adolescenti… A volte si tratta di messaggi fuorvianti, che rischiano di generare confusione nelle menti più fragili, pronte ad assorbire qualunque tipo di proposta, senza il necessario senso critico. Un’altra novità da considerare è che i rapporti umani stanno diventando sempre di più rapporti “mediati”. Ovvero: relazioni indirette e filtrate attraverso alcuni strumenti: il computer, il telefonino, il blog, il messaggino, la chat, la mailing list o il gruppo di discussione di Internet. Non c’è nulla di male, ovviamente, nei mezzi di comunicazione. Ma dipende dall’uso che se ne fa. Un computer è come un bisturi, che nelle mani di un bravo chirurgo può salvare tante vite umane. Ma se finisce nelle mani di uno squilibrato, può uccidere. L’influenza sempre più forte dei mezzi di comunicazione nella vita dei ragazzi è favorita dal fatto che le nuove generazioni sono sempre più sole. Negli ultimi anni sta scomparendo l’antica tradizione del cortile, dove i ragazzi si riunivano per vivere allegri giochi di gruppo, festosi e creativi. La gioventù di oggi, purtroppo, ha un modo meno fantasioso e creativo di trascorrere il tempo libero. Tende ad isolarsi e a rinchiudersi fra le mura di casa. I bambini crescono sempre più soli. Trascorrono intere giornate in compagnia di amici 16 virtuali, navigando su Internet o immergendosi nei videogiochi. Molti genitori, egoisticamente, pensano che sia meglio chiudere il proprio figlio in casa, per controllarlo meglio ed evitare pericoli. Ma c’è una sostanziale differenza tra un gioco creativo fatto all’aria aperta e un videogame che propone fantasie “già pronte”, create a tavolino da qualcun altro. Sempre più bambini e ragazzi si ritrovano intrappolati nelle “piazze virtuali”, che hanno preso il posto dei cortili di una volta. E in queste nuove “piazze” assimilano mode, pensieri, comportamenti, stili di vita non sempre virtuosi. In un contesto culturale come questo, può esistere ancora lo spazio per il concetto di “peccato”? È difficile dirlo. Sicuramente esistono dei cedimenti, delle tendenze a giustificare facilmente azioni che, un tempo, erano giudicate in modo negativo. La frase che sentiamo dire sempre più spesso è “Che male c’è?”. È un’espressione ormai entrata nel linguaggio comune, che si può associare a molti comportamenti diFoto: Siciliani/Gennari scutibili. Ad esempio: che male c’è a fumare uno spinello? Oppure: che male c’è a consultare l’oroscopo? E ancora: che male c’è ad andare in vacanza con il proprio fidanzato? Che male c’è a scrivere sui muri? Che male c’è a scaricare illegalmente la musica da Internet? Che male c’è a superare i limiti di velocità? La lista degli interrogativi potrebbe andare avanti a lungo. Ciò che li accomuna è una specie di annebbiamento della coscienza, la perdita della consapevolezza di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. E, quindi, la non-consapevolezza di compiere un peccato. Un argomento delicato come quello del peccato si lega, inevitabilmente, ad altri temi N. 3 / 2010 Rogate ergo i n a p r g c t m s f g l b v m d g n s s m v p n g t u z b d n l a è d c t u p m e R osi he er ome tanrete amta rasier ”? adia aranemo è ’eta e, a dipiovaèa lec’è re pedidi eel mi rgo importanti, sui quali è necessario riflettere. Uno di questi è certamente la libertà personale. Oggi, purtroppo, la parola “libertà” tende ad assumere i significati più bizzarri. Alcune persone la interpretano come una specie di diritto a fare ciò che si vuole, a vivere senza regole, pur di soddisfare il proprio egoistico piacere. Di conseguenza, quello che un tempo si poteva definire “peccato” rischia di diventare normalità. Eppure, basterebbe poco per cambiare questa mentalità. Sarebbe sufficiente comunicare ai ragazzi il grande fascino della gestione della propria libertà. Una libertà che dovrebbe tenere conto, prima di tutto, dell’esistenza degli altri. Noi non siamo isole. Ogni nostro piccolo gesto, nel momento in cui si trasforma in un peccato, rischia di fare del male al mondo che ci circonda. È utile far capire ai giovani che un peccato, seppure piccolo, non è mai fine a se stesso. Drogarsi o guidare l’automobile a tutta velocità non può essere una scelta accettabile, grazie alla facile scusa della libertà personale. Certi comportamenti non possono far parte della nostra libertà, perché rischiano di danneggiare la propria vita e quella degli altri. Per un giovane, imparare ad amministrare la propria libertà può essere davvero bello ed affascinante, in ogni istante della giornata. Ed è proprio da qui che deve ripartire l’educazione delle nuove generazioni. Imparare a scegliere ed usare la testa significa, davvero, essere liberi. Perciò: se una discoteca offre la droga, è meglio non andarci. Se un amico propone di guidare l’automobile dopo aver bevuto un bicchiere di troppo, aiutiamolo a capire che può essere pericoloso per sé e per gli altri. Rogate ergo N. 3 / 2010 Questo non significa rinunciare alla propria libertà. È esattamente il contrario. Ovviamente non è facile insegnare alcuni valori in un mondo in cui il peccato viene, addirittura, esaltato. Pensiamo a certe canzoni che dicono “Me gusta marijuana” o a certi reality show in cui trionfano la volgarità e il cattivo gusto. Ma non bisogna arrendersi. È necessario avere fiducia nei ragazzi, nella loro intelligenza e sensibilità. Infine, per completare la nostra riflessione sui giovani e il peccato, non possiamo fare a meno di citare un’altra parola un po’ fuori moda: verità. Si tratta di un argomento non facile da affrontare con i giovani di oggi. Viviamo in un’epoca in cui si fa di tutto per cancellare l’idea di una verità universale, che dovrebbe essere scritta nel cuore di ogni essere umano, al di là di ogni confine geografico, culturale e religioso. Affermare questo non significa, ovviamente, diventare dispotici e intolleranti. Una bella e affascinante verità (così possiamo definirla) non può essere sostenuta in modo arrogante e antipatico. Se facciamo così, non abbiamo alcuna speranza di essere ascoltati. Anzi, possiamo perfino ottenere l’effetto contrario. Per parlare di un tema delicato come il peccato, bisogna prima di tutto avere stima dei ragazzi. È necessario avere fiducia nella loro sensibilità e nella loro intelligenza. I giovani sono profondamente onesti. Se vengono aiutati a riflettere, con amore e senza arroganza, sono pronti ad accogliere quella verità universale che è scritta nel cuore di ogni essere umano. Inevitabilmente arrivano a questa meta, perché ricercano ideali grandi e desiderano volare in alto. ● 17 Zoom IL CONFESSORE... SI CONFESSA? DI GIOSY CENTO t s z s e S d i s n s a r r v d s v m v u s i d n Foto: Siciliani/Gennari N ella storia c’è stato chi è andato a ficcarsi dentro un Confessionale, pur non essendo sacerdote, per… ascoltare i peccati delle persone. Curiosità o forse patologia? In molti hanno pensato che dall’altra parte del Confessionale, nel ruolo di Confessore si stia meglio... non devi dire le tue “cose”, non devi “umiliarti”, accusarti, e si sente il prete ancora come giudice. Spesso si cerca il Sacerdote che non ti conosce e che non ti vedrà mai più. Ma chi è il Confessore? Sarebbe bello confessare... il Confessore. E allora nascono tante piccole o grandi curiosità attorno alla vita personale del Sacerdote. Mi sono sentito fare, tante volte, le solite domande : “Ma tu, don Giosy, ti con- 18 fessi? Chi è il tuo confessore? Ti confessi spesso? Come ti confessi?...”. Ho sempre condiviso con le persone vicine la comunicazione su questo argomento della mia vita. È bello che i credenti sappiano con semplicità l’esperienza del loro Sacerdote, uomo e peccatore e bisognoso del perdono e della misericordia del Signore. Avevo 19 anni quando, dopo un lungo periodo, nel quale avevo pensato di “confessarmi direttamente con Dio”, un amico Sacerdote mi domandò: “Ma in questo modo tu ti senti veramente perdonato?”. Risposi subito... no! Ed era la verità. Mi mettevo davanti a un Crocifisso o al Tabernacolo e dicevo a Lui i miei giovani peccati con il loro... peso specifico sul cuore. N. 3 / 2010 Rogate ergo e t m n o s q b b m m v p n m n R ? ssi cito aadel go esado osi un ii ci- rgo Stavo là anche mezz’ora. Ma poi ho capito il grande amore di Gesù perché, Lui, che sa come siamo fatti, aveva voluto... “per forza”, (!?) che il suo perdono divino fosse espresso dalla voce e dal gesto sacramentale, e quindi ascoltabile, visibile e toccabile, del Sacerdote nella Chiesa. L’assoluzione “fisica“ del prete diventava per me la CERTEZZA che il Signore invisibile aveva cancellato per sempre i miei peccati e mi aveva aperto la nuova via della vita. In quel periodo ho creduto alla Confessione – Riconciliazione e mi ha affascinato ancora di più diventare Sacerdote per essere, insieme e come Gesù, colui che, sulla terra, toglie il peccato dell’uomo e del mondo. Da quel momento la Confessione è diventata personalmente, e poi come Sacerdote, il momento più bello e più divino, insieme all’Eucarestia, della mia piccola e povera vita costellata di fragilità, di infedeltà, ma cosciente che Lui è immenso nell’Amore verso di me e verso chiunque si inginocchia umilmente di fronte a Dio. Il Sacerdote si confessa e deve confessarsi per respirare le vette della vita di grazia e incontrarsi con il Signore nella propria verità di umanità. Ma quali peccati fa un prete? Semplicemente quelli che avvengono nella vita di ogni persona. Il prete non è, umanamente, un diverso e, sarebbe bello, se, nella comunità, fossimo tutti insieme consapevoli che il metro che misura le creature umane è il peccato e che non fossimo dei perbenisti in questo senso. La mia mente pecca nei pensieri, i miei occhi peccano guardando, il mio corpo non sempre è capace di autocontrollo ad alta quota, le mie relazioni possono essere imbrogliate, la mia capacità di amare volare basso, la mia vita spirituale avere periodi o momenti che necessitano “restauri o rilanci”. E così non ho solo bisogno di confessarmi, ma di confessarmi spesso perchè se stai vicino alla luce di Dio e celebri l’Eucarestia, presenza luminosa-reale di Cristo, ti si rivelano sempre più anche i più piccoli difetti e mancanze. Davanti a Lui mi sento letto nella verità e non posso nascondermi. Vado a confessarmi con una frequenza Rogate ergo N. 3 / 2010 regolare, ma non perché da bambino mi hanno detto una volta alla settimana, una volta ogni 15 giorni o ogni mese. No, mi confesso perché il mio peccato cammina con me ogni giorno, perché dice San Paolo: “faccio il male che non vorrei fare e non faccio il bene che dovrei e vorrei fare”. Ci sono Confessioni nelle quali mi sembra di dire le solite cose, ma ci sono e ci sono state Confessioni di momenti importanti della vita: prima dell’Ordinazione Sacerdotale, quando entri in una Parrocchia, quando compi un’azione che non avresti mai pensato di compiere o pensavi che a te non sarebbe mai successo. (Così posso capire quando avviene la stessa cosa nella vita di un fratello!!) Ci sono i momenti di scoraggiamento e di confusione che vanno messi con sincerità davanti a Colui che è sorgente di forza e di gioia. Ci sono momenti che provi vergogna e ti devi superare nell’ammettere la tua fragilità o il tuo tradimento. Ma poi è bellissimo, è festa, andresti a mangiare... una pizza con Gesù – come mi ha detto una volta il mio Confessore. Da chi mi confesso? Gioiosamente da un Sacerdote, con stabilità, perché mi conosca e mi aiuti a camminare, sapendo che ci comprendiamo al volo perché siamo nella stessa Missione. E altri Sacerdoti ti chiedono di confessarli? Girando il mondo è avvenuto spesso: di fronte alla richiesta provo sempre un primo imbarazzo perché non mi sento degno e all’altezza, poi penso che il Confessore è il Signore e mi metto a disposizione. Da tutta questa mia personale esperienza del perdono nel Sacramento della Riconciliazione ho imparato un po’ l’accoglienza di ogni persona che, a volte con tanta fatica, ti chiede: “Padre, mi può confessare”. “E perché no, se io so quanta liberazione, gioia e festa provo in questa meravigliosa esperienza sacramentale?” Io mi confesso, spero che il credente di oggi, immerso in questa storia con tanto peccato, prenda coscienza che solo Cristo ci libera e ci “restituisce la gioia di essere salvati”. www.giosycento.it 19 CONTROLUCE v v p t q P a c l s f Confessionali, fuga e riforma DI MARCO PALEARI Foto: Siciliani/Gennari I l vocabolario tradizionale legato al sacramento della Penitenza ha subìto un processo di logoramento: “confessarsi”, “andare a confessarsi”, “confessionale”… sono suoni non più consueti nella musicalità della lingua italiana e neppure in quella ecclesiastica. Anche quando si parla in termini propriamente spirituali si allude all’ambito delle relazioni: “chiedere, ottenere il perdono”, “prepararsi, vivere il sacramento”, “riconciliarsi”, “manifestare le proprie debolezze”. Interrogati sull’azione misericordiosa di Dio Padre o sulle opere di riconciliazione di cui 20 è capace la Chiesa, nessun presbitero e nessun catechista risponderebbero limitandosi ad indicare la Confessione. Già questi rapidi colpi di pennello disegnano una distanza: quella tra un retroterra tradizionale ancora esistente e l’affiorare di un modo più profondo di guardare all’azione della misericordia verso i peccatori, una riscoperta senz’altro voluta e auspicata dal concilio Vaticano II. Non sono in grado di dire qual è l’immagine sintetica che questo numero della Rivista vuole suggerire ai suoi lettori, ma condiN. 3 / 2010 Rogate ergo t d d s m c m 7 c m c p c d n c s f r g c s z n s L d d s s l r i b g d c R ari e nera di ona dal avidi- rgo vido quella linea sociologica e pastorale che vede oggi in crisi non tanto la richiesta di perdono (pur collegata ad un modo immaturo di percepire il peccato e la sua gravità), quanto “una” forma del sacramento della Penitenza, quella denominata “confessione auricolare”. Cinquant’anni fa lo avevano già colto i padri conciliari: “Si rivedano il rito e le formule della penitenza in modo che esprimano più chiaramente la natura e l’effetto del sacramento” (SC 72). In un recente dossier de La Scuola Cattolica1, la rivista teologica curata dai docenti del seminario della diocesi di Milano, don Marco Busca ha studiato l’evoluzione del mandato conciliare; tra le conclusioni del suo contributo afferma: “In merito al tenore di SC 72, che orientava a creare una continuità tra il contenuto dogmatico del sacramento e la sua corrispondente figura rituale, ci pare insoddisfacente la soluzione che afferma, nelle dichiarazioni di principio, la validità e pertinenza del dato teologico della riconciliazione con la Chiesa, astraendolo però da un’omogenea figura rituale (di fatto non autorizzata) e relegandolo, in conseguenza, nella coscienza interiore come “verità creduta”, ma non significata nella liturgia penitenziale. Un tale modo di procedere non risolve la sconveniente discontinuità tra la res e il sacramentum”2. L’osservazione è chiara e pertinente: tra il dato dogmatico – che tratteggia i significati del dono della grazia sacramentale – e la sua “resa” dal punto di vista celebrativo, esiste un gap che andrebbe colmato. L’abbeverarsi alle fonti della Bibbia e della Patristica ha ridato freschezza a due torrenti della riflessione cattolica che si erano inariditi: la peculiarità della situazione del battezzato credente che compie il peccato grave e la specifica dimensione ecclesiale della cura materna con cui la Chiesa si occupa della complessiva “salute spirituale” di Rogate ergo N. 3 / 2010 questo suo figlio. L’economia sacramentale è destinata a coloro che hanno sentito la chiamata alla sequela di Cristo e hanno fatto la scelta per lui, varcando consapevolmente la porta del battesimo e giungendo a vivere nella comunità cristiana la celebrazione della Pasqua di Cristo, col desiderio di conformarsi a Lui nell’ascolto della Parola, nella preghiera, nell’amore al prossimo. È a questa vita in Cristo, vissuta nella Chiesa, che volta le spalle colui che decide di compiere il pecca- Foto: Siciliani/Gennari to che porta alla morte3. Da sempre e in ogni modo lo Spirito del Padre e del Figlio continua a richiamare a casa quel figlio disperso4; questo è il “caso serio” dell’azione salvifica della Trinità5 per cui la Chiesa si è sempre sentita in dovere e in grazia – per mandato e istituzione del suo Signore – di identificare un sacramentum che attuasse e manifestasse il pieno perdono di Dio Padre nella piena ri-accoglienza all’interno della compagine ecclesiale, significata nella partecipazione alla mensa del Corpo e del Sangue di Cristo. Il frutto implorato e in vista del quale si 21 CONTROLUCE Confessionali, fuga e riforma predispone tutta la sapienza materna e peÈ ormai chiaro che lo stesso format (per dagogica della Chiesa è la piena riconciliausare un linguaggio contemporaneo) possa zione nella vita dello Spirito, ovvero nella vicontenere in sé tre-quattro eventi ben diffeta del popolo cristiano: un rinnovato ascolrenti: la riconciliazione del peccatore grave to della Parola che chiama e converte, illupenitente; il perdono delle colpe lievi; l’acmina e sostiene; la vivacità della partecipacompagnamento spirituale dei devoti; infine zione alla liturgia e del dialogo personale il consiglio su questioni educative e relaziocon il Padre, il Figlio e lo Spirito; l’intensa e nali. Il primo di questi eventi è lo specifico amorevole vita fraterna, nella comunità e in da chiedere al “quarto sacramento”; gli altri ogni luogo. si sono dati e si possono dare nella Chiesa Si tratta, quindi, di un “itinerario” di riin forme e modalità differenti, che testimosollevamento, un “processo” salvifico, indiniano la multiforme ricchezza spirituale e cato e raccolto simbolipedagogica della coUN «VADEMECUM PER CONFESSORI camente – come in tutmunità cristiana, “maE DIRETTORI SPIRITUALI» ti i sacramenti – in una dre e maestra”. “azione rituale”, che si È dunque doveroso l sacramento della Riconciliazione «sta attracompie in parole e oassumere le sfumature versando un tempo di pere, in un tempo e in del titolo che ci è stato profonda crisi, almeno a uno spazio, che vede affidato: se per “conlivello di numeri». È per come “attori” lo Spirito fessionale” si intende questo motivo che, nel del Risorto (invocato e un modo “datato” di corso dell’Anno sacerdoeffuso), la Chiesa (strutpensare e celebrare il tale indetto da Benedetturata nei suoi carismi “quarto sacramento”, to XVI, il Vaticano pubblicherà un «vademecum e ministeri), i singoli fesi possono capire in per confessori e direttori deli penitenti. parte le ragioni di una spirituali». Lo ha annunLa storia testimonia “fuga” da “quel” modo ciato monsignor Mario differenti modalità in e – nello stesso tempo Piacenza, segretario della Congregazione per cui la Chiesa ha struttu– si condividono le rail clero. «Paiono sempre meno le persone rato questo “processo” gioni di una necessaria che avvertono la differenza chiara tra il bene penitenziale sacramenriforma, che porti a e il male, tra la verità e la bugia, tra il peccato e la virtù e che, conseguentemente, desideratale; il secondo millenfrutto maturo le indicano accostarsi alla Riconciliazione», ha spieganio è stato dominato zioni del Vaticano II, a to il presule. Il vademecum per i confessori, dalla forma della “conpartire dalle scelte del allora, dovrebbe aiutare a riscoprire la bellezfessione auricolare”, Rituale del 1974, nel za della celebrazione di questo sacramento». che ha conosciuto anquale la Chiesa conciche l’estenuazione dei suoi significati, ladliare ha voluto proporre un sacramento in dove si è identificato tutto l’itinerario della tre forme diverse. riconciliazione con ciò che si può svolgere 1 La Scuola Cattolica 136 (2008), n. 2. Tutti i nel confessionale, spazio angusto sotto ogni contributi sono stati ripubblicati in M ARCO PALEARI profilo. (ed.), Attori di riconciliazione. Prospettive teologiche e pastorali per ripensare il sacramento della PeSi percepisce che le armoniche del sanitenza, Ancora 2009. L’argomento è stato studiato cramento – in modo particolare la sua imin M. BUSCA, Verso un nuovo sistema penitenziale? prescindibile dimensione ecclesiale e la sua Studio sulla riforma della riconciliazione dei peninatura rituale – soffrono di una certa “ridutenti, CLV, Roma 2002. 2 MARCO PALEARI (ed.), Attori di riconciliazione, zione”: in brevi minuti si dovrebbero svolge40. re una fraterna accoglienza, la verifica del 3 Cfr 1Gv 5,16. pentimento, l’accusa di tutti i peccati gravi, 4 Cfr Lc 15, in cui l’azione del padre misericordioil consiglio spirituale, la scelta della penitenso è da intendersi in termini molto attivi. za-soddisfazione, il gesto solenne della asso5 Si vedano i primi due numeri dei Prenotanda del luzione-riconciliazione ecclesiale. Rito della Penitenza. ● I 22 N. 3 / 2010 Rogate ergo L i e v d c c S d c s v R PRIMO PIANO er sa eve cne oco tri sa oe oaso re to nde di il ”, in na do po aria a aa el el ciin ii ARI giPeto e? nie, odel ● rgo L’arte della Misericordia DI LUCANDREA MASSARO Il ritorno del figliol prodigo visto da Rembrandt L o spirito di Misericordia è il centro del messaggio che Cristo lascia al mondo e alla sua Chiesa. Quando deve dare le istruzioni ai propri discepoli queste possono essere sintetizzate in “perdonate settanta volte sette” e “battezzate le genti nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, come dire: siate e rendetevi fratelli gli uni con gli altri nel comune Padre che è Dio. Se siamo una famiglia – quella umana – dobbiamo (o dovremmo) comportarci di conseguenza. È emblematico che Gesù spieghi il rapporto tra il Padre e i figli attraverso la parabola – quella del figliol prodigo Rogate ergo N. 3 / 2010 – forse più bella e più umana di tutto il Vangelo. Un uomo, dei fratelli, l’istinto di ribellione, il senso del peccato, il pentimento, la gelosia e l’abbraccio del padre. Tutti gli elementi più importanti delle relazioni umane e di quella – spirituale – tra l’uomo e Dio, tra la Chiesa e i credenti da un lato e contemporaneamente (nel suo essere sempre Casta et meretrix, come diceva Sant’Ambrogio ) tra la Chiesa e Dio. Il linguaggio umano ci ha dato quelle belle pagine del Vangelo, ma quel sentimento, quella scelta da parte di Dio di farsi accogliente e misericordioso come un padre a23 PRIMO PIANO L’arte della Misericordia morevole è stata resa in maniera ancor più sublime dalle opere d’arte attraverso i secoli e le tecniche. L’opera della misericordia è quanto richiesto da Gesù ai discepoli (Mt 25) per poter accedere al Regno dei Cieli: a chi opera Misericordia, Dio la concederà. Non solo questo cruciale episodio – raccontato da Gesù per ammaestrare i discepoli –, ma il concetto stesso di Misericordia ha dato l’ispirazione a quei teologi dell’immagine che sono stati i grandi artisti rinascimentali oppure i compositori musicali. n b l S s n e g a c IL LA MISERICORDIA DEL CARAVAGGIO L DI FIGLIOL PRODIGO REMBRANDT Alcune delle opere più Un esempio per tutti famose che raccontano l’edella capacità dell’immagipisodio evangelico sono ne di raccogliere diversi liquelle di Durer o Di Bovelli narrativi e di senso è sch, che ne danno una iml’opera di Caravaggio “Setmagine di disgrazia, sottote Opere di Misericordia”, lineando lo smarrimento un dipinto ad olio del 1607 Sette Opere di Misericordia. del figlio lontano dalla casa conservato a Napoli. La Dipinto del Caravaggio paterna. In Rembrandt intela rappresenta sulla devece, nella sua opera del 1668 (conservata stra il “Seppellire i morti” raffigurato con il all’Ermitage di San Pietroburgo), il centro trasporto di un cadavere di cui si vedono sodella scena è il ritorno, l’abbraccio tra padre lo i piedi, da parte di un diacono che regge e figlio, ove il primo viene tratteggiato con la fiaccola e un portatore. Il “Visitare i caruno sguardo pieno di pietas e con le mani cerati” e il “Dar da mangiare agli affamati” una femminile (la misericordia) ed una maconcentrati in un singolo episodio: quello di schile (la giustizia), quasi a presagire quell’inCimone che condannato alla morte per fatuizione che sarà di Giovanni Paolo I solo me in carcere fu nutrito dal seno della figlia quattrocento anni dopo: Pero, e per questo fu gra“Dio è Padre, ma è anche ziato dai magistrati che feMadre”. Solo in Dio la tencero erigere nello stesso sione tra questi due estreluogo un tempio dedicato mi coesistono in modo alla Dea Pietà. perfetto e permettono Sulla parte sinistra il quell’abbraccio che non “Vestire gli ignudi” con una condanna in maniera defifigura di giovane cavaliere, nitiva. Il Figlio è rappreun San Martino di Tours sentato come un povero, che fa dono del mantello da pezzente, Rembrandt ad un uomo dalla posa misottolinea quanto conoscechelangiolesca visto di va dal racconto evangelispalle, allo stesso santo è co, ma fa comprendere a legata la figura dello storchi guarda che siamo noi pio in basso, anche questo quei poveri, quei senzatetepisodio è un riferimento to e quegli infelici dello spialla agiografia di Martino, rito che non possono coun emblema del “Curare Il pannello centrale del Polittico della noscere la vera libertà longli infermi”. L’uomo che Misericordia di Piero della Francesca tano dalla casa del Padre. beve da una mascella d’asi- 24 N. 3 / 2010 Rogate ergo D e d P F A d r m c s s d u n m f s l l T r b d n r s q r s l m o p c d R ada ei to ha ei he rim- no è Sansone, (che rappresenta il “Dar da bere agli assetati”): egli nel deserto bevve l’acqua fatta sgorgare miracolosamente dal Signore. Infine “Ospitare i pellegrini” riassunto da due figure: l’uomo all’estrema sinistra che indica un punto verso l’esterno, ed un altro che per l’attributo della conchiglia sul cappello (segno del pellegrinaggio a Santiago de Compostela) è identificabile con un pellegrino. LA MADONNA DEL MANTELLO DI PIERO DELLA FRANCESCA il na e, rs lo midi è orto to o, re he si- Un altro esempio, meno rinascimentale e più vicino alle sensibilità e alle necessità di una comunità orante è il meraviglioso Polittico della Misericordia di Piero della Francesca, realizzato tra il 1444 e il 1464. Al centro la Madonna, l’emblema stesso della misericordia, ritratta nell’atto di aprire il mantello per accogliere (secondo l’uso medievale della “protezione del mantello”) coloro che si affidano a lei. Il significato spirituale e il codice sociale rendono il gesto perfetto. Chi lo guarda, un penitente del XV secolo, sa che, come un povero o un bisognoso potevano essere aiutati dalle nobildonne e protetti tramite il gesto del mantello, così il bisognoso spirituale – che fosse povero o ricco – poteva ottenere la stessa grazia, conscio della “gerarchia” che lo separa da Maria e fa di essa – davvero – la Regina degli Angeli e degli Apostoli. Tutti sono rappresentati, ed in egual misura, uomini e donne, ricchi e poveri. Tutti bisognosi allo stesso modo. E la musica? Un altro testo essenziale della Bibbia, il Salmo 51, diviene l’occasione per diversi maestri compositori di offrire un Miserere a chi ascolta, a chi si accosta alla celebrazione. E basta pensare a quelli di Rossini, Verdi e Mozart, per intuire quello che l’arte – senza parole, ma non senza espressione – è stata capace di regalare una volta che si accosta alla fonte del messaggio cristiano. La domanda per noi oggi è: quanto comprendiamo di queste opere e del loro significato teologico? E ancor di più: quanto siamo capaci di veri atti di misericordia? ● rgo Rogate ergo tti giliè et”, 07 La eil oge arti” di alia aeso to N. 3 / 2010 ON-LINE Il rosario digitale l rosario digitale. Proprio così: un innovativo strumento di preghiera concepito per mettere conItemporaneamente in contatto più persone e dar loro la possibilità di aggregarsi in gruppi di preghiera. All’indirizzo www.prexcommunion.com accessibile gratuitamente e a pagamento dai cellulari più evoluti o dagli Smart Phone si può recitare insieme ad altri il rosario. Il singolo fedele si sente così parte di una comunità che prega insieme in uno scenario mondiale. Il nuovo portale è definito anche «social network della preghiera», perché forma comunità virtuali, che condividono tra loro non solo la preghiera, ma anche temi di discussione, e permette di scambiarsi testi, documenti e foto, impostare calendari di eventi religiosi, pianificare incontri fisici di preghiera comunitaria e connettersi ad altri social network come Facebook o Twitter, per esempio. A Loreto, durante la presentazione, hanno spiegato che il rosario digitale «è uno strumento che propone una preghiera attiva»: prega infatti «con te» e non «per te». In altre parole non è una radio da ascoltare, ma un supporto che conduce il fedele a recitare il rosario e a immergersi nella meditazione dei misteri. Non si sostituisce pertanto a una recita in comunità o ad altre forme di vita parrocchiale, ma è un’occasione ulteriore di preghiera condivisa. Impostato per far sentire chi prega parte di una web community e per far riscoprire la preghiera di gruppo, è un sussidio per avvicinare alla preghiera chi non la conosce. Connettendosi alla piattaforma digitale, le persone sole, o impegnate in lunghi viaggi, possono trovare altri fedeli impegnati nella recita del Rosario e unirsi a loro. Evoluzione del rosario elettronico lanciato nel 2005, è un’applicazione per iPhone e gli altri Smart Phone che accompagna la recita del rosario mediante una voce guida. Premendo un tasto, si dà il via a una recita del Rosario, con i cantributi registrati anche di monsignor Giovanni Tonucci, che lo introduce ed impartisce la benedizione finale. L’attivazione della preghiera del rosario imposta automaticamente l’enunciazione del mistero del giorno della settimana in cui si è deciso di pregare. Quando gli utenti sono registrati anche sul social network della preghiera, mediante l’impiego del rosario digitale conteranno la loro preghiera nel social network. 25 Intervista CARLO CASTAGNA LIBERO DALL’ODIO DI VITO MAGNO Gli hanno ucciso la moglie, la figlia e il nipote. Un delitto che ha scosso tutta l’Italia. È accaduto ad Erba l’11 dicembre 2006. Carlo Castagna, imprenditore, parla di perdono verso i due coniugi assassini, vicini di casa, che stanno scontando in carcere la pena, in attesa del processo di appello. Q uando l’11 dicembre 2006 seppe che la Sua famiglia era stata sterminata, quale fu la Sua prima reazione? Fu quella di chiedermi come fosse stato possibile. Una cosa che mi gettò nello sgomento, che mi tolse ogni capacità di analisi, di approfondimento, che mi fece sentire impotente, una domanda a cui non seppi dare risposta per molto tempo. Nessuna ribellione per il destino che l’aveva privato di moglie, figlia e nipote? È normale, di fronte a fatti di tale gravità, che uno si interroghi su come il Padre Eterno abbia potuto acconsentire che ciò accadesse, però la mia formazione mi ha insegnato che il Padre ci lascia liberi sia nel bene che nel male. Purtroppo coloro che hanno ucciso i miei cari erano vittime di un disegno non divino, ma diabolico. Una croce pesante la Sua! Come si fa ad accettarla? L’ho accettata sapendo che Dio sarebbe certamente accorso in mio aiuto. E questo è avvenuto, l’ho riscontrato, l’ho vissuto personalmente. Resto tuttora convinto che si tratti di un disegno che il Pa26 dre ha avuto su di me e sui miei figli e che con il suo aiuto stiamo vivendo con molta serenità. Chi Le è stato più vicino immediatamente dopo il delitto? Sicuramente i sacerdoti che mi hanno fatto scudo. Mi ricordo che la sera stessa della tragedia il parroco, don Paganini, venne a casa mia. L’indomani mattina la prima persona che incontrai fu mamma Lidia, la madre di mia moglie Paola, che mi disse parole indispensabili per la mia fede: “Carlo, non possiamo recitare il Padre Nostro se non sappiamo perdonare!”. Anche Sua moglie Paola era una donna religiosa? Una donna di grande fede, impegnata nell’educazione dei figli in modo completo, totale. Viveva il Vangelo con molto impegno e con molta concretezza. Il prossimo l’ha sempre vissuto come qualcuno a cui dare il meglio di sé. Spiritualmente vi trovavate d’accordo? Con Paola eravamo assidui lettori dei Salmi. Abbiamo iniziato a recitare le Lodi a partire dal 1979. Per 30 anni siamo staN. 3 / 2010 Rogate ergo R o he ta n- no sa ni, la ma he ia a”. na ta emsia ? ei di a- go Rogate ergo N. 3 / 2010 27 CARLO CASTAGNA Da sinistra: la moglie Paola, la figlia Raffaella con il piccolo Jousef (le tre vittime della strage) e la suocera Lidia ti fedeli a questa pratica mattutina, e per 3 anni anche a quella serale. Io recito la sera la Compieta ancora assieme a Paola anche se non più fisicamente. Un giorno mi chiese che per la sua morte, negli annunci funebri e nelle immaginette, venisse riportato un passo del Salmo 84: “Beato chi abita la tua casa, sempre canta le tue lodi! Beato chi trova in Te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio”. Mi accorgo che parla di Sua mo“non possiamo recitare il Padre glie come fosse viva. Avverte la sua Nostro se non presenza? sappiamo Sono convinto che molte delle perdonare” cose che mi capita di dire e di fa- re sono anche frutto di una sua collaborazione, di una sua assistenza spirituale. Anche nei momenti di maggiore difficoltà è abbastanza frequente il suo aiuto. Quali affetti ora Le sono rimasti? Dopo la perdita di Paola, Raffaella e il mio nipotino, mi trovo ad avere ancora un grosso contri28 buto da parte dei miei due figli: Pietro, il maggiore, e Beppe, il secondo. Pietro è un ragazzo meraviglioso, non è sposato, mentre Beppe ha famiglia, ed io ho due nipotini stupendi: Giacomo e Tommaso. Mia nuora è molto saggia, ha saputo sopperire alla tragedia mostrandosi estremamente disponibile e collaborativa nei miei confronti e di mio figlio Pietro. Ritornando al delitto, aveva mai pensato che i vicini di casa di Sua figlia Raffaella potessero uccidere? No, assolutamente. Raffaella mi aveva detto che le sue esperienze professionali in psicologia le permettevano di tranquillizzare sia me che mia moglie circa la possibilità che quelle persone potessero nuocere. Abbiamo avuto modo di imbatterci in alcune loro ester nazioni verbali e qualche volta anche in avvicinamenti minacciosi, ma si pensava al classico proverbio: “cane che abbaia, non morde”! Purtroppo loro sono andati oltre il morso. In genere in questi casi è l’odio a prevalere. Lei ha scelto il perdono. Perché? Il perdono non è nato dopo ragionamenti particolari, dopo considerazioni e valutazioni. È venuto spontaneo. L’educazione ricevuta mi ha fatto capire che il perdono era la strada più giusta da perseguire, l’unico modo per evitare di N. 3 / 2010 Rogate ergo c d n m v p g l c s l m h n D d p m l d d c a c r e s m l m m p s e m b h v R li: eare ue e gediei va di el- e. to ze odi he sine bmro e in si o: ”! re io o- anto ta no edi go cacciarmi in una spirale di odio, di vendetta, di rancore, che alla fine avrebbe rovinato il tempo che mi resta da vivere. La giustizia umana e quella divina cosa hanno a che fare con il perdono? La giustizia umana deve svolgere il suo percorso fatto di regole: chi commette un reato deve chiaramente assumersi le sue responsabilità e queste responsabilità devono trovare uno svolgimento di cui la giustizia terrena ha scritto le sue pagine. Le pagine della giustizia e dell’amore di Dio non sono quelle della logica umana. Da parte di chi ha commesso delitti si richiede la contrizione. svolte ci sono stati episodi, atteg- “Il perdono era giamenti che l’hanno indignato? l’unico modo per Sicuramente la posizione delle due persone messe dal tribunale nella gabbia metallica. Persone che tentavano di trovare fra loro un aiuto, ma in modo sbagliato, con atteggiamenti non accettabili. Sembrava, con i loro sorrisi, che fossero presenti in tribunale per caso, come se vi fossero finiti passando da lì. Questo mi provocava dispiacere, anche perché sapevo che con le loro mani mi avevano privato delle persone più care. Gli autori della strage di Erba durante una fase del processo. Sopra, il libro di Lucia Bellaspiga nel quale l’autrice ricostruisce con Castagna la triste vicenda e ne raccoglie la testimonianza di perdono E Lei pensa che Olindo e Rosi, gli assassini dei Suoi cari, abbiano la contrizione? Sono convinto che anche loro potrebbero cambiare, se non fossero disturbati da una presenza esterna. Per essere chiari la presenza continuativa di 3 avvocati li mette in difficoltà circa la possibilità di considerare approfonditamente quello che hanno commesso. I loro difensori stanno perseguendo una strategia difensiva che vuol far loro credere di essere innocenti, quando sappiamo tutti benissimo che in prima battuta, e per almeno sei mesi, hanno riconosciuto la loro colpevolezza. Nelle fasi processuali finora Rogate ergo N. 3 / 2010 evitare di cacciarmi in una spirale di odio, di vendetta, di rancore” Come è cambiata da allora la Sua vita? “Sento vicini i È cambiata dal punto di vista della mancanza fisica dei mie cari, però spiritualmente l’aiuto che mi danno Paola, Raffaella e il nipotino intercedendo presso il Padre, mi dà grande forza. Avverto la loro presenza, sento che mi sono vicini e mi aiutano ad affrontare la vita. miei cari uccisi, mi aiutano ad affrontare la vita” Non soffre di solitudine! No, non mi sento solo, sono sempre in compagnia di Paola, di Raffaella e di Jousef. 29 CARLO CASTAGNA E immagino anche di tanti a cui dà lavoro con la Sua azienda di arredamento! La famiglia viene prima del lavoro. Il lavoro mi vede impegnato, ma non al punto da aver trovato in esso la ragione di vita. Continuo a vivere come prima, dando priorità alle mie scelte. La Sua fede esce rafforzata dalla tragedia? “La disponibilità ad accettare una cosa così atroce non l’avrei mai avuta senza l’aiuto di Dio” Sono convinto di sì. Purtroppo nessuno possiede un “fedometro”! Un misuratore di fede non esiste. Qual è la Sua speranza? Spero di essere degno di continuare a ricevere l’aiuto su cui ho potuto contare fin dal primo istante in cui mi sono trovato immerso nella tragedia. Anche per gli assassini c’è posto nelle Sue preghiere? Credo che non possiamo escludere dalle nostre preghiere coloro che hanno sbagliato. Nelle mie preghiere chiedo al Padre che gli assassini possano ritrovare la forza di riconciliarsi innanzi tutto con Lui. Quale aiuto offre la fede di fronte al dolore sconvolgente? La fede aiuta non a capire come un evento tragico possa essere successo, ma aiuta a capire che se un disegno di Dio esiste questo disegno può passare anche attraverso un dolore immenso, attraverso una grande sofferenza. Questa è la prova di cui non si conosce né il giorno, né 30 l’ora, perché se si sapesse il giorno e l’ora ognuno farebbe carte false per non trovarsi né in quel luogo, né in quel giorno, né in quell’ora. Dunque dobbiamo accettare il piano di Dio anche in eventi efferati come quelli che ha vissuto sulla propria pelle? Credo proprio di sì! Mi conosco, so chi è Carlo Castagna. Sono certo che non avrei mai fatto le scelte che ho fatto senza l’aiuto di Dio. La totale disponibilità ad accettare l’imponderabile, ad accettare una cosa così atroce non l’avrei mai avuta senza il Suo aiuto. Grazie all’intervento divino ho potuto evitare la disperazione. Quando risponde a domande come queste non si sente però un po’ missionario? “Missionario” è un’espressione un po’ forte, comunque il testimone che ho raccolto la sera dell’11 dicembre 2006 qualcuno me lo ha passato, e quel qualcuno è sicuramente Lui. Io ho solo cercato di raccoglierlo e di portarlo senza soccombere. Se sono riuscito a portare questo fardello è doveroso testimoniare questa mia situazione, che nonostante tutto mi vede ancora libero dall’odio, dal rancore, dal desiderio di vendetta, libero da quello che potrebbe essere il comune senso dell’”occhio per occhio, dente per dente”. Non voglio che coloro che hanno commesso il delitto abbiano ad avere pene dell’altro mondo. No, assolutamente! Solo ■ che si convertano e vivano. N. 3 / 2010 Rogate ergo SPECIALE LA SINDONE IN PASTORALE VOCAZIONALE di Roberto Fornara e Vito Magno Rogate ergo N. 3 / 2010 31 SPECIALE “ Signore, “Signore, v edere vedere v ogliamo vogliamo G esù” Gesù” Gesù”! Quali sono le motivazioni che si agitano nel loro cuore? Quali sono le attese, le aspettative che nutrono nei confronti di Gesù? Che cosa sanno di lui? La questione è importante, perché al Maestro stanno a cuore le motivazioni che spingono ad agire. Le sue prime parole nel vangelo di Giovanni vanno appunto in questa direzione: “Che cercate?” (Gv 1,38). E, dopo la moltiplicazione dei pani, rimprovera le folle per le motivazioni della loro ricerca: “Voi mi cercate non perché s m p d m 2 g v s c z f u n c t Rogate ergo R di Roberto Fornara S ignore, vogliamo vedere Gesù” (Gv 12,21): questa la richiesta formulata da alcuni Greci all’apostolo Filippo nel quarto vangelo. È il desiderio di incontrare personalmente un Uomo, che è il Figlio di Dio, il Verbo fatto carne; è la speranza di poter dire, come un giorno Andrea al fratello Simone: “Abbiamo trovato il Messia” (Gv 1,41). Tuttavia, quanta incertezza e quanta confusione regna ancora nell’intimo di quelle persone che chiedono: “vogliamo vedere “ 32 a p q ( N. 3 / 2010 LA SINDONE IN PASTORALE VOCAZIONALE Fedeli in preghiera durante l’ostensione della Sindone in occasione dell’Anno Santo del 2000. Sotto, il Duomo di Torino che ospiterà la prossima ostensione dal 10 aprile al 23 maggio di quest’anno Foto: Siciliani/Gennari gile emre ue no ?” aelhé avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati” (Gv 6,26). Forse la stessa situazione si riproporrà per molti dei milioni di pellegrini attesi per la prossima Ostensione della Sindone, in programma a Torino dal 10 aprile al 23 maggio. Che cosa spingerà le folle a mettersi in viaggio verso la Sindone? Fede autentica, desiderio di un incontro, bisogno di preghiera contemplativa o, più semplicemente, devozionismo, curiosità spicciola, bisogno di conferme? Qualunque sia la causa che muove una persona ad andare a venerare la Sindone (alcune teorie sostengono che i periodi di crisi accentuano il bisogno di spiritualità, con tutta la confusione che ne deriva), è evidente go Rogate ergo N. 3 / 2010 che l’Ostensione si presenta come un’occasione di catechesi e di evangelizzazione non indifferente. Non solo si rivolgerà a milioni di persone, alcune delle quali lontane dalla pratica religiosa, ma soprattutto – a differenza di altre icone, reliquie o oggetti di culto – offrirà l’occasione di centrarsi sulla persona di Cristo, di parlare di lui, di “mostrarlo” nel mistero della sua passione, morte e risurrezione. La Sindone (se ne consideri o meno l’autenticità) offre la grande opportunità di andare al cuore del messaggio cristiano: non illustra un progetto pastorale o un’ideologia, ma mostra la persona del Salvatore nel suo mistero di morte e di risurrezione. È così che essa apparirà allo sguardo del pellegrino più attento: icona della sofferenza e della morte, ma anche degli occhi abbassati nel riposo sabbatico che prelude alla gioia della risurrezione. Tutto ciò in un contesto emotivamente ed affettivamente coinvolgente. Penso al pellegrino che, appena uscito dal percorso della visita, troverà un ambiente raccolto per la preghiera silenziosa e un sacerdote disposto ad ascoltarlo e a donargli il sacramento della misericordia. Penso inoltre alle numerose possibilità che si offrono alle guide, ai parroci, ai sacerdoti e ai religiosi, ai catechisti e agli educatori, di preparare e di accompagnare l’evento del pellegrinaggio a Torino. A partire da questo fondamento si inserisce la possibilità di sfruttare l’occasione anche per una pastorale di tipo più specificamente vocazionale. L’esperienza vocazionale dell’apostolo Filippo, già richiamata all’inizio, fu proprio di questo tipo: si lasciò incontrare e affascinare dalla persona di Gesù, che gli rivolse un unico invito: “Seguimi” (Gv 1,43). E a sua volta si fece apostolo e testimone: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret” (Gv 1,45). Spetta alla responsabilità 33 SPECIALE degli operatori pastorali cogliere questa opPotrebbe sembrare tutto astratto e teoriportunità, che consente alla stessa pastorale co, se non ci fosse l’esperienza di chi, come vocazionale di beneficiare di un processo di fratel Claudio Mazzoni, monaco della diocesi purificazione: lasciarsi ricondurre maggiordi Carpi, ha incontrato davanti alla Sindone, mente all’essenzialità della proposta e connell’Ostensione del 1978, il dono della concentrarsi sempre più sulla persona di Gesù versione e – successivamente – della vocazioCristo. ne monastica. “Ogni conversione – racconta La Sindone, in questo, ha alcune carattead un giornalista – è un po’ particolare. La ristiche di fondo che meritano di essere sotmia dipende in modo quasi assoluto dall’Otolineate. È innanzitutto la “fotografia” (per stensione della Santa Sindone nel 1978. quanto misteriosa e discreta) Avevo 23 anni. Non avrei di una persona e non l’illumai immaginato che l’uomo strazione di un’ideologia e di potesse fare un’esperienza un progetto, e tende a coincosì forte, così presente di volgere in un rapporto perDio. Mi è stato vuotato adsonale e immediato. Offre dosso un mare di Spirito poi numerose coincidenze Santo, in una volta sola. Una sorprendenti con i racconti grande luce, che è amore, evangelici della passione, bontà assoluta, bellezza... A morte e risurrezione di Gesù: me piace chiamare quell’uessa è, pertanto, al servizio mile e santo lenzuolo “vandella Parola. Il pellegrinaggio gelo visivo”: una “buona noal telo sindonico non può estizia” impressa agli sguardi sere fine a se stesso, ma dedella materia e degli uomive essere nutrito dalla lectio ni”. dei tanti studi scientifici a cui divina della Parola di Dio: Uno Fratel Claudio è diventato è stata sottoposta la Sindone. quel Gesù che contemplia- Sotto, il libro dell’autore di questo anche apostolo e testimone mo disteso nel sonno della dell’Uomo della Sindone. Ne articolo, una guida preziosa al pellegrinaggio alla Sindone morte è lo stesso Signore riconserva una riproduzione a sorto che ci parla nelle Scritgrandezza naturale. Del Criture e che vuole, come con i discesto sindonico parla a tutti quelli che inpoli di Emmaus, risvegliare la nocontra nel suo eremo, lo porta e lo mostra speranza. Un’ulteriore carattestra anche nelle scuole, nelle parrocristica merita di essere colta: la Sinchie: “Il mio desiderio – dice – è parladone è, di natura sua, un invito al sire di questo, perché è la realtà più bellenzio, perché tacciono le parole la, più profonda, più affascinante che umane di fronte al mistero della sofsia concessa all’uomo: quella di essere ferenza e della morte. Sta alla satoccato da Dio, avere un’esperienza viva pienza e all’abilità pedagogica dell’operatore di Lui”. Ai giovani, ai bambini, ai ragazzi che pastorale scavare nel cuore delle persone, e gli vanno a far visita nel suo eremo e ai quali particolarmente dei giovani, uno spazio di sidedica un momento di evangelizzazione, fralenzio contemplativo in cui lasciar risuonare tel Claudio propone di fissare in un apposito le domande e le provocazioni di Gesù ai diregistro le loro impressioni. “Io vedo colui scepoli e alle folle. Gli occhi dell’Uomo della che vede me”, ha scritto un bambino delle Sindone sono abbassati, ma parlano più di elementari. “Ho visto la speranza dei secoli tante parole e possono raggiungere ogni peravverata”, un ragazzino delle medie. Forse la sona nel profondo del cuore, come un giorpastorale vocazionale può davvero ripartire no quegli occhi penetrarono con amore e da qui, da questa semplicità e da questa escon verità nel cuore del giovane ricco. senzialità. ● 34 N. 3 / 2010 Rogate ergo L a s n l v d c i r c t q P d f A p t p s c m t O f s 2 p S p b p d R LA SINDONE IN PASTORALE VOCAZIONALE rime esi e, nota La O8. ei mo za di dto na e, A unodi mi- IIntervista nter vista aall CCardinale ardinale Poletto Poletto aarcivescovo rcivescovo d orino dii TTorino di VITO MAGNO L vedere il telo costituisce un’esperienza spirituale significativa. a Sindone viene esposta per la seconda volta da quando Lei è arcivescovo di Torino. Rispetto alla prima ci sono novità? to ne Ne a rinocaelhe re va he ali ato ui lle oli la re es● L’ostensione del duemila era stata voluta da Giovanni Paolo II che soltanto due anni prima aveva concesso al mio predecessore, il cardinale Saldarini, di fare un’esposizione per il centenario della prima fotografia della Sindone. In quell’occasione Giovanni Paolo II aveva detto al Cardinale Saldarini: “va bene, faccia l’ostensione nel 1998, però nel duemila, Anno Santo, la prego di ripeterla. La prossima è motivata da due ragioni: la prima è che attendere la scadenza degli Anni Santi, che si celebrano normalmente ogni 25 anni, costituisce un lungo intervallo. Oggi la gente viaggia più facilmente di una volta. La seconda ragione è che nel 2001 abbiamo fatto un importante restauro della Sindone, togliendo le toppe che le suore di Chamberi nel 1534 avevano applicato nei buchi prodotti da un incendio. In più far go Rogate ergo N. 3 / 2010 Cosa risponde a chi cerca di dimostrare che la Sindone è un falso medioevale? Il Cardinale Poletto accanto ad una ricostruzione volumetrica ricavata dalla Sindone realizzata dalla NASA. Sotto, Giovanni Paolo II in preghiera nella sua visita a Torino nel 2000 Durante l’ostensione del 2000 abbiamo organizzato a Torino un Congresso Scientifico Mondiale nel quale è stato affrontato l’esame del Carbonio14 fatto nel 1988. La conclusione fu che la Sindone era un falso medioevale. Sono intervenuti quattro scienziati, due a favore della fondatezza di quella sentenza e due contrari sostenendo che l’esame del C14 in sé non ha scientificamente valore, perché è stato eseguito con un metodo che andava cambiato. Un conto, infatti, è analizzare un reperto archeologico scavato sotto terra e un conto analizzare una tela manipolata, fatta oggetto di incendio. Fu, addirittura, fatta bollire, secondo i canonici di Leri. Ricordo che allora dissi: “Ho sentito quattro scienziati, due a favore del C14 e due contro, permettetemi, allora, 35 SPECIALE di dire che la questione non è chiusa”. Ma ci sono prove scientifiche che fanno propendere per l’autenticità della Sindone come lenzuolo che ha avvolto il corpo di Cristo? Certo, perché gli scienziati, anche quelli che dicono che è medioevale, non sanno spiegare come si è formata l’immagine. È un’immagine intanto soltanto sul davanti, un’immagine negativo-fotografica, tridimensionale. Su di essa sono evidenti tutte le impronte della Passione del Signore secondo le narrazioni evangeliche con un’esattezza perfetta. Il sangue umano appartiene al gruppo ARH Positivo. Gli specialisti di me- La visita alla Sindone va prenotata? Sì, perché desideriamo che le persone non abbiano un’attesa superiore ai 20 minuti, mezz’ora. E allora le prenotazioni hanno la finalità di scandire il giorno e l’ora in cui uno può venire. Perché ci sono pellegrinaggi di massa, per esempio un vescovo che viene con 300 diocesani, e ci sono pellegrinaggi di singole persone e pellegrinaggi di piccoli gruppi. Ciascuno si deve prenotare. Gli viene indicato il giorno e l’ora della visita. I biglietti vengono ovviamente distribuiti gratuitamente, e nessuno accede senza biglietto. Dove fare la prenotazione? Via Internet e attraverso un call center adibito alle prenotazioni. Foto: Siciliani/Gennari Quanti pellegrini prevedete? Da un milione e mezzo a due milioni. Il più importante pellegrino sarà Benedetto XVI che verrà a Torino il 2 maggio del 2010! Vaticano, 2 giugno 2008. Benedetto XVI incontra i pellegrini della Diocesi di Torino che gli mostrano una riproduzione della Sindone realizzata in preparazione della Ostensione del 2010 dicina legale che l’hanno esaminato dicono che quello della fronte e della flagellazione sparso per il corpo è sangue di persona vivente, mentre il sangue del costato è sangue cadaverico. Questi e molti altri elementi fanno propendere per l’autenticità, anche se come ha detto Giovanni Paolo II nel 1998 non sta alla Chiesa stabilire l’autenticità o la datazione, ma agli storici e agli scienziati. La Chiesa vede comunque nella Sindone un segno impressionante della sofferenza di un uomo crocifisso che corrisponde al Gesù dei vangeli. E quindi trova nella Sindone un grande aiuto alla meditazione, alla fede nella Passione del Signore e alla sua resurrezione. Trova, soprattutto, un grande conforto alle sofferenze umane. 36 finizione. Sarà un grande dono. Verrà dunque a Torino, venererà l’immagine della Sindone in cattedrale, celebrerà la messa e poi farà altri incontri che sono in via di de- Cosa si auspica personalmente da questa ostensione? Innanzitutto un rinnovamento della vita spirituale, perché quando presentiamo la Sindone desideriamo venerare il Volto di Cristo, anche se manca la certezza matematica che lo sia. È comunque un volto che rimanda a Gesù dei vangeli. Quindi l’ostensione della Sindone, i pellegrinaggi, la preghiera, la messa, la confessione fanno sì che la gente abbia un’ occasione di rinnovamento spirituale. In secondo luogo mi auguro che chi è sofferente, chi ha croci da portare, chi ha malati in casa, chi ha disabili o famiglie rovinate, trovi conforto nell’abbraccio d’amore che Cristo offre a tutti. ● N. 3 / 2010 Rogate ergo R Novità a collana Padre Annibale, oggi edita dalla PostuLcia.net), lazione Generale dei Rogazionisti (www.difran, una ha pubblicato P ne minin rihe ridi e. siiti bi- AROLE SUL SACERDOTE antologia di testi di sant’Annibale Maria Di Francia sul sacerdote ed il sacerdozio. Il volumetto di 100 pp., curato dal Postulatore Generale P. Angelo Sardone, contiene pagine tratte dai 62 volumi degli Scritti del santo Fondatore dei Rogazionisti e delle Figlie del Divino Zelo, l’apostolo della preghiera per le vocazioni. Diversi sono i generi letterari, le occasioni, i contesti e i destinatari. Si va da articoli di giornali ad elogi funebri, da discorsi di occasione ad opuscoli divulgativi, da preghiere a discorsetti ed omelie per la festività eucaristica del 1° Luglio, memoriale della prima venuta di Gesù Eucaristia nell’Opera rogazionista. so le L’esempio di vita e di azione di Padre Annibale, sacerdote secondo il cuore di Dio, «eletta perla di sacerdote», come lo chiamava il suo arcivescovo mons. Paino, viene indicato come modello per sacerdoti, giovani seminaristi, religiosi. e- a I testi presentano l’identità e la vita del sacerdote, la preghiera per le vocazioni, il mezzo più efficace per chiederli al Signore, secondo i criteri della moderna pastorale vocazionale della quale il Di Francia, come disse Giovanni Paolo II l’8 ottobre 1990 all’indomani della sua beatificazione, fu autentico anticipatore e zelante maestro. rihe io o. enrà neta ta la di arinehe nro e, miio ● go Un sussidio di testimonianza e riflessione per l!Anno Sacerdotale Il sussidio è utile per giornate di spiritualità sacerdotale o per la riflessione personale e comunitaria di sacerdoti e laici. In appendice è riportato lo Statuto dell’Unione sacerdotale di preghiera per le vocazioni, una iniziativa che il santo apostolo delle vocazioni avviò il 22 novembre 1897 per i sacerdoti ed i vescovi, col titolo di «Sacra Alleanza», nell’intento di moltiplicare le divine benedizioni sulle sue opere e propagare il divino comando del Rogate nella Chiesa con la collaborazione della Gerarchia Ecclesiastica. Essa si pone in stretta concomitanza con l’Unione di Preghiera per le Vocazioni una crociata di preghiera per le vocazioni, iniziata dal Di Francia l’8 dicembre 1900 per i laici. In occasione del corrente Anno Sacerdotale il Superiore Generale dei Rogazionisti P. Giorgio Nalin ha riproposto l’iniziativa che aveva avuto tanto successo nel secolo passato e che fino agli anni ‘40 annoverava diverse centinaia tra cardinali, vescovi, superiori maggiori di istituti ed ordini religiosi, sacerdoti secolari e regolari. Sin dal 1901 Padre Annibale aveva cominciato a pubblicare il fascicolo «Preziose adesioni» che riportava i loro nomi e le lettere di adesione. Per richieste rivolgersi a: [email protected] Rogate ergo N. 3 / 2010 37 L’angolo della FIES CALENDARIO 2010 (Tempi dello Spirito - gennaio, marzo) I l calendario 2010 contiene i corsi di esercizi spirituali inviati dalle Case aggregate alla FIES. Sono stati inseriti i corsi di Case non aggregate, con la speranza che questo serva a tali Case per aggregarsi alla FIES. I corsi sono disposti per mesi secondo le categorie dei destinatari degli esercizi spirituali, come pure secondo la tipologia degli esercizi. In tal modo chi è interessato a un corso è facilitato nella scelta, tenendo conto della sede, del predicatore e del tema annunciato. L’elenco dei corsi è stato inviato sia all’e-mail della Segreteria, sia a quella del segretario nazionale della FIES. In avvenire è bene inviarlo direttamente al Segretario per facilitargli il lavoro e per avere la certezza che siano pubblicati. Si ringraziano i Responsabili delle Case per aver inviato in tempo utile l’elenco dei corsi; i ritardatari difficilmente li vedranno inseriti nel Calendario annuale, mentre potranno trovarli nel sito della FIES, che viene aggiornato puntualmente dal webmaster. Nel sito potrà essere inserito qualsiasi altro tema di interesse delle Case, dei Delegati Regionali (incontri, convegni, iniziative, comunicazioni). Vi si troveranno anche comunicazioni del Presidente, del Segretario, verbali del Consiglio nazionale e quant’altro si riterrà opportuno. Infine, la pubblicazione annuale dei corsi di esercizi spirituali potrà essere di stimolo a programmarli nella propria Casa ispirandosi a quelli di altre Case, particolarmente per non limitarsi a scelte standardizzate: in tal modo, le novità proposte potranno invogliare non solo i soliti partecipanti, ma anche altri. Il Signore benedica tutti per l’impegno profuso nella pastorale della spiritualità. P. Stanislao Renzi, C.P. FIES - Federazione Italiana Esercizi Spirituali - Via XX Settembre, 65/b - 00187 Roma Tel.: 064819224, E-mail: [email protected] 38 N. 3 / 2010 Rogate ergo U s Q r c n n R La novità del Vangelo della Domenica DALL’OMELIA ALLA SPIRITUALITÀ DI DANILO ZANELLA Dare frutto a ogni stagione anche se tormentata III Domenica di Quaresima - Anno C - 7 Marzo 2010 PROVOCAZIONE UOMO U SAI CHI SEI? n uomo è vivo, fa questo e quello, ma ha dimenticato chi egli sia. Così la sua esistenza è priva di centro e d’unità. Qualcosa di simile, ma in proporzioni terribili, accade all’uomo moderno. Egli è come uno che abbia scordato il proprio nome, poiché il suo nome è collocato nel nome di Dio. Il peccato originale consi- go Rogate ergo N. 3 / 2010 stette nel fatto che l’uomo non volle essere a immagine di Dio, bensì essere egli stesso archetipo: sciente e potente come Dio. Così decadde dalla relazione con Dio. Il ponte dava sul vuoto. La figura rovinava su se stessa, e nasceva l’uomo perduto. Ma il cielo non si dimenticò della terra. (Romano Guardini) 39 La novità del Vangelo della Domenica RIVELAZIONE DAL VANGELO DI LUCA 13,1-9 In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo di quei diciotto sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Disse anche questa parabola: “Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perchè deve sfruttare il terreno?”. Ma quegli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finchè io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l’avvenire; se no, lo taglierai”. MEDITAZIONE ❈ Vengono ricordati due casi di morte violenta e prematura. Il primo fattaccio, è registrato dal solo Luca, tenendo presente che lo storico ebreo Giuseppe Flavio non raccontò tutti gli atti di violenza perpetrati dalle truppe di Pilato. Difatti, egli non narra l’episodio qui menzionato, avvenuto nel piazzale del Tempio di Gerusalemme nell’anno 30 d.C., dove fu repressa nel sangue una dimostrazione ebraica antiinvasori, organizzata in occasione della Pasqua, quando affluivano a Gerusalemme pellegrini provenienti da ogni parte della Palestina e dalla diaspora. ❈ Mentre lo storico, parla di Pilato quando fece trucidare un gruppo di samaritani che stavano celebrando la pasqua sul monte Garizim. Perciò tutto indu- ce a credere che anche questa strage di Gerusalemme porti la firma del violento procuratore romano Pilato… originario dei Colli Albani. L’altro avvenimento, pure narrato solo da Luca, è storia dei tempi di Gesù; dove su un gruppo di Galilei era crollata una torre, eretta sulle mura accanto alla piscina di Siloe, travolgendo diciotto persone. ❈ 40 Tale domanda che Cristo rivolge ai presenti, richiama una erronea concezione radicata negli ebrei: erano convinti che ogni grave sciagura era manifestamente un castigo divino che aveva colpito dei grandi peccatori davanti a Dio e risparmiato i giusti. Gesù di Nazaret non giudica né le vittime, né Pilato che usava una crudele repressione, ma richiama i presenti alla conversione autentica. I Galilei uccisi dalle truppe romane, non erano ‘più’ peccatori dei sopravvissuti. ❈ ll Messia chiede dunque con urgenza l’accoglienza e la conversione del popolo ebraico, profetizzando che se ciò non avverrà ‘periranno tutti’, alludendo alla tragica caduta e distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. da parte dell’Imperatore romano Tito. ❈ Anche a noi risuoni questo forte invito a ravveder ci ‘oggi’ e ‘subito’! Quando sembra che ‘il mondo ci crolli adosso’ e il passo si fa pesante, non è per l’assurdità della vita morale cristiana propostaci, ma piuttosto per il degrado della nostra esistenza sovracaricata dal peso di troppi vizi. Facciamo vera autocritica esaminandoci sulla Parola e facendo discerN. 3 / 2010 Rogate ergo R DALL’OMELIA ALL’ESPERIENZA DI SPIRITUALITÀ nimento sui ‘fatti’ più o meno eclatanti della nostra storia: ripartendo da Cristo! Cristo usa un’immagine aderente ai suoi uditori. Le piante di fico sorgevano in mezzo alle vigne. Ma questa pianta di fi- ❈ ohe te dei iale renpei ur- del iò do sare te o’! lli er o- la so ca er- go co probabilmente è ‘selvatica’ se pur di bella apparenza e piena di foglie, ma priva di frutti. E noi che albero siamo? Solo apparente immagine o diamo frutti abbondanti con atteggiamenti virtuosi di chi “vuole vincere il male con il bene”? ❈ Cristo si riferisce al suo triennale ministero, dove nella vigna di Dio l’albero da fico non produce frutti di accoglienza e di conversione al vero Messia. Ripensia- mo alle minacciose parole del Battista quando affermava che la scure è già alla radice (cf 3,9). Ma Gesù intercede affinchè tra il ‘tagliarlo’ e il ‘lasciarlo ancora’ sia preferita la medicina della misericordia. ❈ Cristo non strappa radici, ma tenta l’innesto! Egli infatti “vuole che tutti gli uo- mini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1Tim 2,4). Tocca a noi ora non continuare ad essere piante da ‘fico sterile’, perchè finiremo non solo nel non sfruttare i talenti e il tempo ricevuti, ma persino a rendere improduttiva la terra. ❈ Con la venuta del Messia taluni aspettavano ‘il tempo del rendiconto finale’ (3,8ss), ma Gesù deluderà questa attesa frettolosa e inaugurerà un Anno di Grazia e di misericordia...di generazione in generazione. E S. Teresa di Lisieux sottolinea l’amore divino ‘mirato’ per ogni uomo: “Come il sole rischiara allo stesso tempo i grandi cedri e ogni piccolo fiore, come se ciascuno fosse solo sulla terra, così Nostro Signore si occupa in particolare di ciascuna persona con tanto amore come se fosse unica al mondo”. CONTEMPLAZIONE CON LA MENTE “AMERAI IL SIGNORE DIO TUO, CON TUTTA LA TUA MENTE” (MT 22,37) COLTIVA il pensiero di Cristo e della sua bontà: il Signore sia al vertice dei tuoi pensieri e dei tuoi progetti. Sia la tua bussola orientativa… PENSA all’immenso bene ricevuto e ricambia! CON GLI OCCHI “SE IL TUO OCCHIO È LIMPIDO, TUTTO DIVENTA TRASPARENTE” (MT 6, 22) GUARDA il mondo, le cose, e le persone con occhio limpido e buono CONTEMPLA la vera bellezza specchio del Cielo Rogate ergo N. 3 / 2010 41 La novità del Vangelo della Domenica CON GLI ORECCHI “ISRAELE, SE TU MI ASCOLTASSI” (SL 81,9) TROVA del tempo per ascoltare la Parola del Signore; per le cose che si amano, lo si trova! NON CHIUDERE gli orecchi al fratello che ti chiede solidarietà o ha bisogno di una ‘parola’ da te. CON LA BOCCA “EFFATÀ, APRITI …” (MC 7,34) APRITI alla lode di Cristo ed alla preghiera personale, in gruppo e in famiglia o nell’assemblea liturgica. DIVENTA un esperto nel bene-dire ed inesperto nel male-dire. La tua lode al Padre è spinta al fratello! “QUANTO CON LA GOLA PAROLE, SIGNORE” (SL 118) SONO DOLCI LE TUE GUSTA la profondità, la ricchezza e l’attualità della Parola di Dio. Non sciupare i doni del creato con tutto ciò che può darti energia e vita. PRENDI il cibo con sobrietà e gratitudine verso il Creatore e Padre. Dì grazie a chi l’ha preparato, senza dimenticare i poveri e gli emarginati. CON LE MANI “NON AMIAMO A PAROLE MA COI FATTI E NELLA VERITÀ” (1GV 3, 18) PENSA che anche Gesù ha lavorato impegnando nel bene le sue mani, fino a lasciarle inchiodare sulla Croce, per amore. CERCA di utilizzare bene il tempo, è dono di Dio. CON IL CUORE SIGNORE DIO TUO, CON TUTTO IL CUORE E IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO” (MT 22,37) SCOPRI l’amore di Dio che ti ha amato per primo. DIMOSTRA il tuo affetto a chi ti sta vicino, senza ‘razzismi’ di sorta. Rispondi come “AMERAI IL Maria di Nazaret, “Eccomi”; donandoti” in totalità” nella Chiesa per il mondo. Senza mai escludere che Cristo potrebbe avere bisogno di te, in una speciale consacrazione: sacerdote, consacrato o missionario. “ALLORA LA TUA LUCE SORGERÀ COME L’AURORA…” (ISAIA 58,8) ORAZIONE Padre mio, ora che le voci tacciono, e i clamori sono spenti, qui, ai piedi del letto, la mia anima si eleva fino a Te per dirti: credo in Te, spero in Te, ti amo con tutte le mie forze. Gloria a Te. Signore! Metto nelle tue mani la fatica e la lotta, la gioia e le delusioni del giorno che è passato. Se sono stato infedele, se ho pronunciato parole vane, se mi sono lasciato trascinare dall’impazienza, se sono stato spina per qualcuno, perdono, Signore! Non voglio lasciarmi andare al sonno questa notte senza sentire nella mia anima la sicurezza della tua misericordia, la tua dolce misericordia completamente gratuita, Signore. Signore, intorno a me è già tutto silenzio e tranquillità. Manda l’angelo della Pace in questa casa, calma il mio spirito, sciogli le mie tensioni, inonda il mio essere di silenzio e di serenità. Veglia su di me, Padre amato, mentre mi affido fiducioso al sonno, come un bambino che dorme felice tra le tue braccia. Nel tuo nome, Signore, riposerò tranquillo. Amen (Larranaga) 42 N. 3 / 2010 Rogate ergo C p d s m c a 2 f i N R TESTI MON IANZE Confessori chiaroveggenti DI ANGELO MONTONATI 7) e za e: Fedeli in fila davanti al confessionale di Giovanni Maria Vianney C onfessarsi bene è importante; altrettanto importante è trovare il sacerdote capace di suscitare nei cuori un pentimento sincero e duraturo. Nella storia della Chiesa ne incontriamo alcuni che, essendo dotati di speciali doni, hanno richiamato le folle attorno al loro confessionale con esiti a volte spettacolari. Ne ricordiamo alcuni. Quando fu ordinato sacerdote, all’età di 29 anni, Giovanni Maria Vianney (17861859) non ottenne subito dai superiori la facoltà di confessare: lo si riteneva poco idoneo al compito di guidare le coscienze. Nessuno infatti poteva allora immaginare go Rogate ergo N. 3 / 2010 Foto: Siciliani/Gennari che quel giovane curato sarebbe diventato uno dei più ricercati confessori della Chiesa di Francia, seduto ore ed ore al confessionale – fino a dieci d’inverno e sedici ore d’estate – per ascoltare la gente che accorreva a lui da ogni regione. Negli ultimi anni della sua vita circa ottantamila penitenti all’anno, provenienti da tutta Europa e perfino dagli Stati Uniti, si recarono ad Ars da questo santo dotato di una eccezionale capacità di discernimento, compassionevole e convincente. Poiché il nuovo parroco di Ecully – dove il Vianney aveva cominciato il suo ministero di sacerdote – non lo aveva voluto come 43 TESTI MON IANZE Confessori chiaroveggenti che si accalcava ai piedi del pulpito del Curato e alla grata del suo confessionale: pur con la salute a pezzi, il santo si vide condannato a un lavoro spossante la cui responsabilità gli faceva paura, ritenendola (per umiltà) superiore alle sue forze. Fu anche tentato di andarsene da Ars, ma trovò i suoi parrocchiani a sbarrargli la strada e a riaccompagnarlo in canonica. Del resto, a suo favore parlavano le numerose conversioni e la chiesa strapiena di fedeli attirati dal suo carisma. Non per caso Pio XI, che lo canonizzò nel 1925, quattro anni dopo lo proclamò patrono dei parroci di tutto il mondo. Un altro confessore che aveva il dono di leggere nelle coscienze è assistente, ritenendolo poco adatto al compito, il santo fu destinato ad Ars, un paesino che contava duecentosessanta abitanti, una quarantina di case e quattro osterie. Era considerato la Siberia della diocesi: la Rivoluzione aveva influito negativamente sulla pratica religiosa degli abitanti, due curati avevano buttato la tonaca alle ortiche, mentre i liberi pensatori avevano trasformato la chiesa parrocchiale in un tempio della dea Ragione. La domenica, la gente confluiva sulla piazza per ballare e far baldoria. san Giovanni Bosco Il Vianney, arrivato lì (1815-1888): su di lui nel 1818, con la prediabbiamo numerose tecazione, ma soprattutto stimonianze di straordicon l’esempio della sua nario interesse. Nel vovita austera caratterizlume VII delle “Memorie zata da una povertà Biografiche” del santo, francescana e da rigide a pag, 422-23 un sacerpenitenze, convertì il dote, don Ruffino Dovillaggio. Inizialmente si menico, riporta una diattirò l’ostilità non solo chiarazione del santo degli anticlericali, ma fatta nel 1863 al termianche di qualche parroco dei paesi vicini: uno San Giovanni Bosco e, nella pagina a fronte, ne degli esercizi spirituaPadre Leopoldo Mandic. li : “Don Bosco”, così il di loro gli scrisse che un Entrambi erano capaci di leggere nel cuore Ruffino, “venne alla seignorante come lui non dei fedeli confortandone le coscienze ra a parlare ai giovani avrebbe mai dovuto sedopo le orazioni ed incominciò così: “… Io dere in un confessionale; altri, definendolo in tutti questi giorni vedevo nel cuore dei pazzo, inviavano al vescovo lettere contegiovani nel modo stesso che se leggessi un nenti pesanti calunnie (arrivarono ad acculibro; vedevo ben chiari e distinti tutti i loro sarlo di avere avuto un figlio da una ragazpeccati ed i loro imbrogli; quindi tanto era za del luogo). Per fortuna il vescovo, che per me l’udire da loro i peccati quanto il diraveva informatori onesti, gli diede fiducia lo io””. Don Ruffino racconta poi che un incoraggiandolo a continuare il suo miniragazzo esitava a confessare un peccato di stero. Poi, col tempo, molti di quei parroci cui si vergognava, e il santo “non solo gliesi ricredettero e cominciarono a invitarlo a lo svelò, ma di più gli manifestò certe cirpredicare e confessare da loro: egli ascoltacostanze che era impossibile fossero conova i penitenti, ne risolveva i problemi di cosciute per scienza umana.”. E ancora: scienza leggendo lucidamente nei loro cuo“Don Bosco fu interrogato da me se il suo ri, aiutava i dubbiosi a ritrovare la retta via. leggere chiaramente nel cuore dei giovani Così Ars divenne la meta continua di gente 44 N. 3 / 2010 Rogate ergo e c E f t d d m g m g e s l d s g t q n e “ t c l c q n n v c m d i c i a q f r c n L a m P R uur nela nvò a a erati he 5, lo ei nre gè co ui edioie o, erodito miail eni Io ei un ro ra irun di eiroa: uo ni go era un fatto che avvenisse solo in tempo di confessione, oppure anche in altro tempo. Egli rispose: “In ogni ora del giorno anche fuori delle confessioni””. Il volume VI delle stesse Memorie riporta la testimonianza di un altro sacerdote, don Giovanni Turchi, il quale afferma:“Da dieci anni che io sono all’Oratorio sentii mille volte dire da Don Bosco: “Datemi un giovane che io non abbia mai conosciuto in modo veruno ed io guardandolo in fronte gli rivelo i suoi peccati incominciando ad enumerare quelli della sua prima età”… Ma la cosa più sorprendente è che Don Bosco, nel rivelare ad un giovane il suo peccato, aggiungeva talora, quasi per confermarlo nella persuasione che egli già sapesse tutto: “Tu nel tale anno della tua età, nella tale occasione, in quel tal luogo, dopo le tali circostanze, hai fatto questo e questo… E non sbagliava, come a noi stessi attestarono varii dei nostri amici e come confidarono a mons. Cagliero molti dei suoi compagni”. Non mancavano gli increduli e don Turchi cita il caso di un giovane biellese che sfidò il santo a leggere i suoi peccati e a dirli ad alta voce: “Don Bosco gli rispose: “Vieni qua” e come l’ebbe vicino lo guardò in fronte e poi gli disse qualche parola all’orecchio. Il giovane divenne rosso in faccia come bragia”. Più vicini a noi sono due santi cappuccini che furono dotati del medesimo carisma: Leopoldo Mandic da Castelnuovo (18661942) e Pio da Pietrelcina (1887-1968): anche i loro confessionali erano letteralmente assediati da penitenti di ogni genere. Padre Leopoldo Mandic era di origine dal- Rogate ergo N. 3 / 2010 mata (era nato presso le bocche di Càttaro), ma trascorse gran parte della sua vita in Italia: per quasi quarant’anni a Padova si dedicò al ministero della confessione, in una stanzetta di due metri per tre, a volte anche per quindici ore di seguito, ricevendo piccoli e grandi, dotti e popolani, magnati dell’industria e del commercio, religiosi e laici, chierici, sacerdoti e vescovi con inestinguibile disponibilità: accoglieva anche di notte i penitenti che non potevano presentarsi a lui durante il giorno. Anch’egli riusciva a leggere nel cuore della gente, confortando le coscienze anche più tormentate: chi entrava da lui avvertiva subito un senso di rispetto e un’atmosfera di grande confidenza. Il santo, poi, sapeva ascoltare con pazienza e incoraggiare alla speranza, sottolineando i propri limiti: “Non abbia riguardo”, diceva, “anch’io benché frate e sacerdote, sono tanto misero. Se il padrone Iddio non mi tenesse per la briglia, farei peggio degli altri… Non abbia nessun timore!”. Una volta, per non Foto: Siciliani/Gennari contrariare un tale che, per sbaglio, senza accorgersi si era seduto sulla sua poltroncina, ne ascoltò in ginocchio i peccati e soltanto dopo averlo assolto riprese il suo posto! Tra i moltissimi che ricorsero a lui per confessarsi c’era anche un giovane destinato a diventare papa col nome di Giovanni Paolo I: Albino Luciani, che alla fine degli studi ginnasiali, come succede a tanti nella critica età dell’adolescenza, era entrato in una forte crisi esistenziale. Riuscì a superarla dopo una confessione liberatoria resa a padre Leopoldo, che gli diede la forza di salvare la propria vocazione. 45 TESTI MON IANZE volta, si sentì dire con voce severa: “Tu ti chiami Gigli, come il giglio che è simbolo di purezza, ma tu sei un giglio insudiciato, perché tradisci la moglie e intrattieni una Diceva p a d r e P i o d a P i e t r e l c i n a : relazione segreta con un’altra donna…”. E “Quando io inquadro una persona, difficilsubito dopo: “Ti chiami Beniamino, un nomente sbaglio”. Anche lui, come Don Bome che significa “benvoluto da Dio”, ma tu sco, leggeva nelle coscienze e mentirgli non sei affatto benvoluto da Dio a causa comportava il rischio di essere svergognadello stato deplorevole della tua anima”. La to. Ne fece esperienza fra i tanti il giornalireprimenda ebbe il suo effetto e da allora il sta Antonio Pandiscia, che conobbe bene il grande tenore cambiò vita. Più volte venne santo avendolo intervistaaccolto benevolmente Foto: Siciliani/Gennari to più volte per vari quoda padre Pio, che gli tidiani e periodici italiani. chiedeva di cantare Nel libro intitolato “Il mio quella che è forse la più padre Pio”, egli così racpopolare tra le canzoni conta la sua prima conda lui interpretate, fessione dal cappuccino “Mamma”, ascoltando di Pietrelcina: “Confesla quale il santo cappucsarsi da lui era il momencino si commuoveva nel to della verità per ognuno ricordo di sua madre, riche si accostava al suo tirandosi di nascosto a confessionale, “Da quanpiangere. to tempo non ti confesChi scrive, trovandosi si?”. “Da un paio di mesi, anni fa a Pietrelcina per padre…”. “Da quanto fare il punto sulla causa tempo non ti confesdi canonizzazione del si…?. “Da circa due mefrate, dopo aver parlato si, padre…”. “Da quanto col Vicepostulatore patempo non ti confesdre Gerardo Di Flumeri, si...?”. “Padre, non ricorincontrò un signore che do bene, ma non sono da ragazzino serviva Confessione a San Giovanni Rotondo passati due mesi…”. “Vai messa al mattino presto confortati dalla presenza di una via, bugiardo, eretico che a padre Pio e ogni sabagigantografia del Santo di Pietrelcina non sei altro… sono meto si confessava da lui. si che non ti accosti a nostro Signore…”. Costui raccontò che una volta si era dimenQuesta la mia prima, breve confessione da ticato di riferire un piccolo furto commesso padre Pio. Rimasi profondamente turbato; al mercato, e avendo risposto “più niente” le sue parole entrarono nel mio cuore coalla domanda se avesse altro di che accume delle pugnalate, sembrava che la terra sarsi, si sentì dire: “Sei sicuro? L’ho forse sprofondasse sotto i miei piedi; avrei voluto rubata io quella macchinina sulla bancarella scomparire”. in piazza l’altro giorno?”. Ancora una volta Dopo qualche tempo, preparatosi con il santo aveva avuto ragione. serietà e contrizione, il giornalista ottenne Che cosa pensare di fronte a questi doni dal santo l’assoluzione: “Uscii fuori dalla straordinari che sono alla base del successo chiesa”, racconta, “sentendomi più sollevadi questi confessori chiaroveggenti? Che to, quasi liberato da un incubo”. Dio li concede a persone sante, a garanzia Un’esperienza simile toccò al famoso della loro missione che è quella di poter cantante Beniamino Gigli il quale, dopo esravvivare la fede dei credenti e di riportare sere stato presentato al santo per la prima alla fede quanti se ne sono allontanati. ● Confessori chiaroveggenti 46 N. 3 / 2010 Rogate ergo a l e a v i u l “ d d m e p c m c u r l p f f g i n s c m s s c n a R ti di o, na E otu sa La il ne te gli re iù ni e, do cnel ria ESPERIENZE Dalla disperazione alla consacrazione DI ANGELA AMBROGETTI I ni so he ia er re ● niziai ad assumere DALLE AUTOMOBILI marijuana quando DI LUSSO avevo solo quindici ALLA CONSACRAZIONE Racconta Marco. “La anni. Tutto cominciò con mia vita è stata una contila mia ribellione verso tutto nua ricerca del ben avere e tutti, dalla musica che invece che del ben essere. ascoltavo che mi spingeva La mia adolescenza è stata verso una libertà sbagliata, normale; ho ricevuto una iniziai facendo, ogni tanto, sana educazione dai miei una canna, poi passai algenitori ricca di buoni l’eroina, infine all’ago”; principi morali. Ho fre“ho vissuto tanti anni di quentato la scuola, l’oratodroga, di alcool e di vita rio, ho fatto lo scout, il dissoluta, mi sono fatto del chierichetto… Poi dei male e ne ho fatto a chi mi problemi in famiglia mi era attorno”; “la mia dihanno spinto a cercare l’indipendenza alpendenza dall’eroina è durata 10 anni, in l’età di 16 anni. Pur di andare via di casa, cui i miei sentimenti, le mie emozioni e le mi sono arruolato come allievo sottoufficiamie sensazioni erano morte.” Sono voci le nella marina militare, e qui sono incoche si intrecciano e si sovrappongono, minciati i miei primi problemi. Dopo sette uguali apparentemente a mille altre voci di anni di ferma mi congedai con la brama di ragazzi che si sono perduti nella droga, nelentrare nel mondo del lavoro. l’alcol, nelle dipendenze più profonde e cuCominciai a guadagnare molti soldi, ma pe, senza apparente possibilità di venirne non mi bastavano mai. Volevo sempre di fuori. Storie all’apparenza come tante che più e la mia vita era fatta di belle macchine, finiscono in trafiletti di cronaca nera nei molte donne, locali notturni, trasgressione giornali locali. a non finire. Ma tutte queste cose non riuInvece le voci che si sovrappongono e si scivano a colmare quelintersecano in queste pagiFoto di gruppo dei giovani l’insoddisfazione e quel ne sono quelle di chi è ridi Nuovi Orizzonti vuoto che erano dentro di sorto. Sono le voci di Marme. Era come scalare un co, Michela, Ivan, Nina comonte senza raggiungere me tanti altri che hanno remai la vetta. so reale l’Annuncio di PaNel campo del lavoro squa. Tutto è possibile per e nella mia vita ho semchi crede, anche quando pre usato e gettato le pernon si crede, o si pensa di sone a mio piacimento, aver perso anche se stessi. go Rogate ergo osi er sa el to ari, he va to aui. nso e” use lla ta “ N. 3 / 2010 47 ESP ER I ENZE Dalla disperazione alla consacrazione nalmente quel giorno arrivò, lo chiamai dal balcone senza neanche salutarlo e gli dissi di aspettare. Presi una borsa, buttai dentro quattro stracci, scesi le scale di corsa e gli andai incontro. Portami via da quest’inferno! Arrivato a Nuovi Orizzonti, il primo periodo non fu facile, come si può immaginare, ma incontrare il Signore ha fatto sì che, giorno dopo giorno, quella “scintilla divina” che ognuno ha dentro di sé, risplendesse sempre di più. Fare di nuovo contatto con le sensazioni, le emozioni, i sentimenti e la gioia di vivere, è stato possibile grazie a Ge- spesso anche ferendole. Tutto questo ha portato grandi ferite anche in me ritrovandomi poi un giorno, solo, pur conoscendo tantissime persone. Dopo aver provato ogni tipo di droga, l’arrivare all’eroina è stato l’apice della trasgressione. Con questa ho cercato di anestetizzare il dolore che sentivo dentro di me e la paura di soffrire. Ma non mi ero reso conto che avevo cominciato a sprofondare in quello che io chiamo l’inferno. La mia dipendenza dall’eroina è durata 10 anni, in cui i miei sentimenti, le mie emozioni e le mie sensazioni erano morte. Il mio cuore si è gradualmente chiuso al punto da diventare duro come una pietra. Credevo di non essere più capace di amare per il resto della mia vita. Ero morto dentro e fuori. Un ragazzo che io conosco da 20 anni, Paolo, che abitava nel mio stesso palazzo, era entrato nella comunità Nuovi Orizzonti da 5 anni ed ogni volta che mi incontrava mi diceva: Marco, vieni via. Non vedi che stai buttando la tua Don Ivan e, nella pagina a fronte, il santuario di Medjugorje vita! Falla finita! Ma a me da un orecchio mi entrava e sù Risorto per me e in me. dall’altro mi usciva; finché un giorno di diA Pentecoste ho consacrato la mia vita sperazione totale, seduto al gabinetto di caal Signore e al cuore immacolato di Maria sa mia, solo, a piangere come un bambino, facendo promessa di povertà, castità, obberipensai a Paolo e alle sue parole. Solo aldienza e gioia: con questa consacrazione lora mi accorsi che non era più il ragazzo ho affidato a Gesù i miei limiti e le mie deche conoscevo io: era cambiato completabolezze, perché su di essi si manifesti la sua mente! I suoi occhi emanavano una luce dipotenza! versa, i suoi atteggiamenti erano trasformaOggi avendo la certezza che il Signore è ti e non aveva più quell’arroganza che lo caal mio fianco, ho riscoperto l’amore e la voratterizzava. Questa cosa mi incuriosì. glia di amare i fratelli che con me vivono in Qualche giorno dopo sognai mia madre, questa casa, che è diventata la mia nuova morta da poco, e nei suoi occhi vidi il dolofamiglia. Quello che sento nel più profondo re che provava per me, per la mia situaziodel cuore è di testimoniare a tutti la Gioia ne. Mi dissi: Basta! della Resurrezione e che il Signore esiste e Aspettai con ansia di rivedere Paolo e ficompie miracoli ancora oggi; io l’ho prova48 N. 3 / 2010 Rogate ergo t v r S l V I C p m S s “ t l G p c t t n s m c a t m s m c l t n n l l s o r l s d N C m a U R dal ssi ro gli ereae, a” se on la e- to sulla mia pelle perché sono un “miracolo vivente” strappato dalla morte dell’anima e risorto come “figlio della Luce”. Ringrazio il Signore che si è servito di Chiara e di Paolo per aver riscoperto l’amore e la voglia di Vivere!” IL “RANDAGIO” CHE DIVENTA SACERDOTE è oin va do ia e a- Don Ivan ha una storia diversa. È croato, per anni è vissuto come un randagio in Germania, fa parte della Comunità Cenacolo di Saluzzo. È sacerdote dal 2004, ma prima è stato per 10 anni prigioniero della droga. “Oggi, dice, sono contento perché posso testimoniare a voi tutti la “risurrezione” della mia vita. Tante volte, quando si parla di Gesù vivo, Gesù che si può toccare con le mani, che cambia le nostre vite, i nostri cuori sembra tutto così lontano, nelle nuvole, ma io posso testimoniare che ho sperimentato tutto questo e che l’ho visto realizzarsi anche nella vita di tanti, tanti ragazzi. Iniziai ad assumere marijuana quando avevo solo quindici anni. Tutto cominciò con la mia ribellione verso tutto e tutti, dalla musica che ascoltavo che mi spingeva verso una libertà sbagliata, iniziai facendo, ogni tanto, una canna, poi passai all’eroina, infine all’ago! Facevo un sacco di cose per denaro, rubavo, mentivo, ingannavo. In quell’ultimo anno trascorso in Germania, vivevo letteralmente per le strade, dormivo nelle stazioni dei treni, fuggivo dalla polizia, che ormai mi stava cercando. Affamato com’ero entravo nei negozi, afferravo pane e salame e mentre scappavo mangiavo. Avevo solo 25 anni, ma ero così stanco della vita, della mia vita, che desideravo solo morire. Nel 1994 fuggii dalla Germania, ritornai in Croazia, in queste condizioni mi trovarono i miei genitori. I miei fratelli mi hanno subito aiutato ad entrare in Comunità, prima a Ugljane vicino a Sinji e poi a Medjugorje. go Rogate ergo je ta ia ene eua N. 3 / 2010 Io, stanco di tutto e desideroso solo di riposarmi un po’, sono entrato, con tutti i miei bei progetti su quando uscire.” Ma poi succede qualcosa, un incontro che cambia i piani di Ivan. “Non dimenticherò mai il giorno in cui, per la prima volta, ho incontrato Madre Elvira: avevo tre mesi di Comunità e mi trovavo a Medjugorje. Parlando in cappella a noi ragazzi, all’improvviso ci ha rivolto questa domanda: “Chi di voi vuole diventare un ragazzo buono?” Tutti attorno a me hanno alzato la mano con gioia nei loro occhi, sui volti. Io invece ero triste, arrabbiato, avevo già i miei progetti in testa che non avevano nulla a che fare col diventare buono. Quella notte però non riuscii a dormire, sentivo un grande peso dentro di me, ricordo di aver pianto di nascosto nei bagni ed al mattino, durante la preghiera del rosario, ho capito di voler diventare buono anch’io. Lo Spirito del Signore aveva toccato il mio cuore in profondità, grazie a quelle semplici parole pronunciate da Madre Elvira.” Un cammino duro quello di Ivan, fatto di insuccessi, cadute e dolore. Ma poi “davanti a Gesù Eucarestia la verità ha iniziato a farsi strada dentro di me: il desiderio profondo di essere diverso, di essere amico di Gesù. Oggi ho scoperto quanto è grande e bello il dono di una amicizia vera, bella, pulita, trasparente; ho lottato per riuscire ad accettare i fratelli così come erano, con i loro difetti, accoglierli nella pace e perdonarli. Ogni notte chiedevo e chiedo a Gesù di insegnarmi ad amare come Lui ama .” Passano anche gli anni della guerra in Croazia, quattro anni di Comunità: “era arrivato il momento di decidere che cosa fare della mia vita. Mi sentivo sempre più innamorato di Dio, della vita, della Comunità, dei ragazzi con cui condividevo le mie giornate. All’inizio, pensai di studiare psicologia, ma più mi avvicinavo a questi studi, più le mie paure aumentavano, avevo bisogno 49 ESP ER I ENZE Dalla disperazione alla consacrazione di andare al fondamento, alla essenzialità della vita. Decisi, allora, di studiare teologia, tutte le mie paure sparivano, mi sentivo sempre più riconoscente verso la Comunità, verso Dio per tutte le volte che mi è venuto incontro, per avermi strappato dalla morte e avermi risuscitato, per avermi ripulito, vestito, per avermi fatto indossare il vestito della festa. Più procedevo negli studi, più la mia ‘chiamata’ diventava chiara, forte, si radicava dentro di me: volevo diventare sacerdote! Desideravo donare la mia vita al Signore, servire la Chiesa dentro la Comunità Cenacolo, aiutare i ragazzi.” QUANDO SATANA FA AMMALARE L’ANIMA E c’è anche Michela! Su di lei è addirittura stato scritto un libro. “Vi racconto qualcosa della mia storia, qualcosa del mio incontro con Gesù, che arriva a capovolgere effettivamente una vita intera. Io sono undici anni che vivo questa avventura e quando sono entrata non credevo assolutamente in Dio. Anzi pensavo che i preti e le suore diventassero preti e suore per mancanza di lavoro. Questa era l’idea che avevo e vedevo una Chiesa che sapeva dare tante belle regole, ma non riusciva a rispondere ad una domanda che portavo nel cuore, ed era questa: se è vero che Dio è amore perché nel mondo c’è la sofferenza? Era purtroppo una domanda a cui non riuscivo a trovare una risposta, perché io la sofferenza l’ho incontrata subito, appena nata, perché la mia mamma e il mio papà hanno pensato bene di abbandonarmi in ospedale. Dall’ospedale ho fatto tutta la gavetta in vari collegi e orfanotrofi e ho passato lì i miei primi sei anni di vita. L’ultimo posto dove starò, verrà chiuso per violenza a minori. Quindi tutto avevo conosciuto, ma non l’amore. E 50 quando un bimbo non conosce amore, da grande non sa dare amore.” Una storia che si snoda tra rifiuti e violenze, ribellione e rabbia arriva all’incontro con un ragazzo speciale “un ragazzo un po’ diverso che mi ha parlato dell’amore in modo diverso. Era perfetto. Ma aveva un difetto: che era un cattolico e un cattolico convinto, a differenza di me che non credevo in Dio. La domenica, con la messa, non andava mai in ferie. O aveva la pastorale giovanile, o il grest o chi ne ha più ne metta, e quindi lui la domenica andava lì e io invece andavo a vedere la mia squadra di football, giocare a calcio.” E un giorno arriva la proposta di sposarsi, in chiesa naturalmente. Michela non vuole, si dichiara atea convinta, trova tutte le scuse, ma alla fine cede. “Quindi Luca, incomincia ad organizzare questo matrimonio, ma nella realtà dei fatti io con Luca non mi sposerò mai. Perché non mi sposerò mai? Perchè Luca morirà quattro giorni prima del matrimonio. E lì ho iniziato a farmi un po’ di domande. Innanzi tutto vado a contatto con la prima verità della mia vita: che con i soldi, sino a quel giorno, avevo comprato tutto e tutti, ma una cosa sola non ho potuto comprarla: e questa è stata la vita.” Michela entra in un vortice di odio e psicanalisi, addirittura finisce nelle mani di una sacerdotessa di una delle sette sataniche più importanti d’Italia. “Ho passato due anni della mia vita, due anni dove ho perso tutto, due anni dove questi occhi hanno visto solo morte e tanta violenza. La cosa più importante che ho perso è stata la dignità, la dignità di donna. Undici anni fa durante la notte di Natale, durante un rito, mi viene detto che posso avere io il potere e posso essere io sacerdotessa. Però mi dicono: devi dimostrarci la tua appartenenza a noi. Mi dicono: guarda, a Roma c’è una comunità, “Nuovi Orizzonti”, la fondatrice è Chiara, è una ragazza molto giovane, è agli inizi, ma è molto protetta dalla Chiesa e per noi comincia ad essere un serio pericolo. Allora s c d p m d m s s m p g p b f S p m a d u a d c t n p r c m s s t c p m s “ m v L i d Rogate ergo R N. 3 / 2010 L m c u i sidi niue so viiù à, te ne so eMi à, è ma ora se tu vuoi appartenere a noi, distruggi tutto scivo a ringraziare per quello che avevo, a ciò che è l’opera di Nuovi Orizzonti, e uccivolte mi vergognavo e pretendevo di più. di Chiara. E io ho detto di sì. Sono partita Da una parte mi faceva soffrire vedere in per Roma.” Michela è ormai schiava del quale modo ragionava il mondo, ma dall’almale assoluto. È il 6 gennaio “verso le otto tra parte cercavo l’affetto e l’affermazione di sera, io sono arrivata alla porta della pridegli altri, mi sentivo sola e controcorrente, ma comunità che risiedeva a Trigoria e ho così mi sono lasciata prendere dalla corrensuonato il campanello. Chiara racconta te anch’io. Là è iniziato il mio cammino nel sempre che lei stava cenando e in quel momale, nascondendomi dietro la durezza e il mento ha sentito nel cuore: apri tu quella menefreghismo della droga. Sono caduta porta perché c’è una mia figlia che ha bisosempre più in basso fino ad arrivare all’egno; e Chiara s’è alzata ed ha aperto quella roina. Pensavo di farcela mascherando il porta. E ha fatto una cosa sola: mi ha abtutto sul lavoro e all’Università che frequenbracciato e mi ha detto: tavo. Non è andata così, finalmente sei a casa. grazie a Dio! Intorno a Sarà l’abbraccio che came c’erano tante persopovolgerà completane che mi volevano bemente la mia vita. È un ne, che avevano il coragabbraccio che dopo ungio di soffrire per me fidici anni è ancora vivo, no al punto di rifiutarmi, un abbraccio che sento lo facevano solo per il ancora nei momenti di mio bene. Con l’aiuto difficoltà.” Michela parla della mia famiglia, socon Chiara. “Ad un cerprattutto di mia mamto punto ho avuto la piema, mi sono trovata a na consapevolezza che bussare alla porta della per me non c’era speComunità per cercare ranza, perché sapevo aiuto. che mi avrebbero coQuando sono entrata Suor Nina della Comunità di Saluzzo. munque trovato e uccimi sono resa subito conNella pagina a fronte, il libro che narra so.” Michela si confes- l’esperienza di Michela Fuggita da satana to di quanto grande era sa, ma non basta, nelle il buio dentro di me. traversie della vita è incorsa nella scomuniNon avevo il desiderio di vivere e ogni meca. Parte la richiesta per la Congregazione ta mi sembrava irraggiungibile. É stato belper la Dottrina della Fede e Michela finallo perché, quando io non avevo la forza di mente può ricevere l’Eucaristia insieme alle andare avanti qualcun altro l’aveva per me. suore di Madre Teresa al Celio in Roma. Quando non riuscivo a sorridere gli altri “Ho consacrato il mio cuore al Cuore Imsorridevano per me e quando non pregavo, macolato di Maria e ho fatto i miei primi qualcuno lo faceva per me.” Un cammino voti di povertà, castità, obbedienza e gioia. che la porta ad una certezza. “Dall’incontro La gioia del Cristo Risorto”. Per Michela con Gesù è nata una cosa che non mi sarei inizia un nuovo cammino anche alla ricerca mai aspettata. Incontrandolo, conoscendodei genitori che l’avevano abbandonata. lo ogni giorno sempre di più, nel mio cuore ho sentito un bisogno enorme di risponL’INDIFFERENZA CHE DROGA dere al suo Amore donandomi totalmente a Lo è stato anche per suor Nina della CoLui e ai fratelli.” Oggi suor Nina è convinta munità di Saluzzo.”Vengo da una famiglia che “solo amando si può guarire.” Quando che non credeva. I miei genitori vivevano la Resurrezione è vissuta come un fatto una vita semplice, onesta, desiderando solo concreto, diventa visibile nella vita di ogni il bene per mio fratello e me. Ma io non riuuomo. ● go Rogate ergo da he e zo mi ra un nee. o oea di e. ea ma oatti ai. erni nie. to viel e m- N. 3 / 2010 51 Magistero Preti d’oggi per servire la speranza di ENRICO MASSERONI È dedicata all’approfondimento della figura e del ministero del prete – in sintonia con l’Anno Sacerdotale – la lettera pastorale per l’anno 2010 di mons. Enrico Masseroni, arcivescovo di Vercelli. Il testo si articola in due parti: la prima illustra i tratti essenziali dell’identità nel cambiamento dei preti oggi, mentre la seconda esplora i lineamenti di fondo di una proposta di pastorale vocazionale. Foto: Siciliani/Gennari PARTE PRIMA – DIVENTARE Diventare preti, oggi, è difficile, pensa la gente. Quando il discorso cade sul prete, l’onda grossa dei commenti è nota: i giovani hanno altri interessi, altre mire, altri grilli per la testa. E molti si stupiscono che ci siano ancora giovani in seminario; si commuovono sino alle lacrime quando prendono parte a un’ordinazione sacerdotale e vedono i candidati proni sul pavimento mentre l’assemblea invoca il dono dello Spirito; sono sconcertati quando leggono che un professionista avviato sceglie di piantare la carriera per farsi prete. Per lo più l’ipotesi “vocazione sacerdotale” condivide la strana sorte di Dio: non interessa. Secondo la 52 PRETI OGGI cultura dell’indifferenza il sillogismo è stringente: Dio non serve e quindi non interessa. E il giovane che sceglie di fare il prete è al servizio dell’inutile. Eppure la gente vuol bene al prete, soprattutto quando lo conosce da vicino. L’ho costatato nelle ripetute visite alle comunità cristiane, nonostante il gusto morboso dei media a sbattere lo scandalo in prima pagina. La gente ama il proprio parroco e lo si tocca con mano soprattutto quando avviene un trasferimento. Persino nel mondo giovanile si ravvisa un cambiamento di prospettiva in questo ultimo ventennio: i giovani sono passati dalla conteN. 3 / 2010 Rogate ergo a D u f r d f s L p m r d c q c d p e c l c g n a e r g d t R stazione all’ammirazione nei confronti del prete; certo, il passaggio dall’ammirazione all’imitazione il passo è ancora difficile. Ma non manca l’altra faccia della medaglia: fare il prete è bello. Lo affermano numerosi sacerdoti da molti anni sulla breccia, affascinati dall’amore, dalla bellezza di una vita totalmente giocata per il Regno, nonostante le fatiche, le delusioni e gli insuccessi. Lo dicono molti preti che sanno ritrovare, nel silenzio, le ragioni di una gioiosa riconoscenza per un Dio che li ha chiamati per un’avventura davvero entusiasmante, al servizio del Regno. Non sono pochi infatti ad intuire che la causa dell’e- PARTE SECONDA – NELL’IMMAGINARIO attaiaaa nte no o. un mo te- ...una volta c’era anche l’ipotesi-prete. Dietro l’interrogativo, un po’ retorico – che farò da grande? – c’era anche quella figura di spicco, punto di riferimento di pieno rispetto. Oggi, non più. Lo status sociale del prete è crollato tra le macerie del suo mistero. Nell’immaginario dei nuovi adolescenti ci sono altre figure: quella del pilota, del campione di tur no, del professionista, del comunicatore. Del prete, nemanco l’ombra. Non va tuttavia dimenticata una certa evoluzione nell’interesse dei giovani nei confronti del prete: sono passati da una relazione contestativa ad uno sguardo più accogliente. Nel recente passato il prete era guardato come il simbolo dell’istituzione. Il no alla Chiesa stringeva nello stesso rifiuto anche il prete. Si faceva giustizia sommaria. Oggi, anche i giovani non mancano di esprimere ammirazione, e sanno riconoscere il testimone. Sono selettivi; non c’è una giustizia sommaria; anche i giovani sanno distinguere il testimone dal mediocre. Il prete di qualità ritorna a far capolino nell’im- go Rogate ergo enE il zio N. 3 / 2010 vangelo è la più alta, la più appagante, e danno ragione alle parole di Gesù: “Non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà” (Lc 18, 29-30). Non sono pochi i preti ad essere d’accordo con il curato d’Ars: “Se (il prete) si comprendesse, morirebbe... Dio gli obbedisce; egli pronuncia due parole e nostro Signore scende dal cielo alla sua voce e si racchiude in una piccola ostia...” (San Giovanni Maria Vianney). DEI PREADOLESCENTI maginario dei giovani; soprattutto quello ricco di umanità, di capacità relazionale, di dedizione agli altri sulle frontiere dei poveri, degli ultimi e dei deboli. Sembra possibile riconoscere tre passaggi culturali: dalla contestazione, all’ammirazione, all’imitazione. I giovani stanno in mezzo; nel loro mondo interiore Foto: Siciliani/Gennari sta ritornando l’ammirazione, ma è ancora debole la voglia di imitazione. O comunque questo passaggio è arduo. Tante intuizioni, pur belle, che sbocciano nel cuore dei giovani, abortiscono nel clima di una cultura in cui ben altri modelli si impongono, con il loro fascino ambiguo. È questo il contesto culturale in cui si innesta una pastorale vocazionale capace di dare voce ai modelli alti e contestativi di una cultura omologante del mediocre; capace di discernimento e di motivazioni forti, per incoraggiare i giovani al salto di qualità: dall’ammirazione all’imitazione, dal dubbio alla decisione, dalle basse quote alle affascinanti vette che rendono bella l’avventura umana. ■ 53 FLASH DI PIER GIORGIO LIVERANI Daniélou due volte martire della carità Predicare: la cosa più difficile per un prete 2 0 maggio 1974, Parigi: il morì d’infarto cardiaco, sulla soglia di casa di cardinale Jean Daniélou una donna “chiacchierata”, avendo con sé muore due volte martire. una discreta somma di denaro. Un libro poLa prima nella sua fine improvvisa a soli 69 stumo del noto giornalista e scrittore cattolianni di età; la seconda dopo la morte, in quel co Paolo Giuntella presentato su Avvenire da disonore che egli aveva accettato pur di esseFilippo Rizzi chiarisce che quella morte fu, inre fedele al comandamento dell’amore del vece, evangelica. Il libro di Giuntella, uscito prossimo, ma che ne aveva postumo (“La fedeltà, traoscurato il ricordo per tutti sgressione e follia per il questi anni. Vedremo subito mondo”, Il Mar gine, pp. perché, ma prima una pre126, euro 9,50) lo documenmessa. Questa rubrica regita. “Daniélou cardinale e acstra ogni mese ciò che di cademico di Francia, in visita particolarmente interessante alla Maddalena, è stato stronscrivono i giornali “laici” sulcato dallo Spirito Santo in le persone consacrate. Quecondizioni esteriori di appasta volta, invece, mi sembra rente ambiguità (e invece indoveroso recensire un serviteriori di santità e carità) perIl cardinale Jean Daniélou e, sotto, il suo zio di Avvenire (del 20 gen- grande amico il teologo Henri de Lubach. ché perdesse la sua vita, al naio) sul cardinale Jean Da- A destra il libro di Benedetto XVI nel quale prezzo della sua onorabilità”. il cardinale è citato due volte La verità di quella morte è niélou, una grande figura delin realtà davvero semplice: la Chiesa sulla cui morte, “Molto tempo dell’apostolato però, avvenuta in una situadel padre Daniélou era speso zione che apparve scabrosa, per aiutare (anche economicapesa tuttora un diffuso grave mente) e per redimere le persospetto che “fornì, sopratsone più lontane dalla Chiesa tutto alla stampa scandalisti[…] coloro che vengono bollati ca d’Oltralpe”, ma anche a come i reietti della società: dalquella italiana, “abbondanti le prostitute agli artisti, dai mamotivi per creare una fitta rete di insinuaziolati psichici agli omosessuali. Fu la stessa ni e di ombre, mai realmente provate, su uno “Maddalena” (Madame Santoni, detta Mimi, dei teologi più grandi del Novecento e uno per anni modesta soubrette di un cabaret), a dei più stimati da Paolo VI”. confermare che il grande teologo “era andaLa deroga di questa puntata di “Flash” è to a portare alla donna i soldi per l’avvocato giustificata dalla necessità di restituire al Dadel marito in prigione: “Salì i 4 piani di corsa. niélou la sua onorabilità di uomo, di cristiano Suonò, bianco come un cadavere. Disse ape di cardinale. In realtà il Cardinale gesuita 54 N. 3 / 2010 Rogate ergo p t s s s m s L S l n q p c m m D b l r I n z g s t E g L E t t m d n C d p l “ m t t q d C R e di sé oolida nto ail p. nacta nin aneral à”. è e: to so aersa ati alasa mi, a ato a. p- go pena: Come fa caldo qui. E cadde battendo la testa”. Nei diari del gesuita era già scritta la sua offerta. “A causa di Cristo accetto di essere disonorato, anche agli occhi di chi amo, se Egli lo permette””. A sostegno della testimonianza della signora Santoni sono le riflessioni dello stesso Daniélou racchiuse nel suo Le memorie, uscito postumo (in Italia per la Sei), in cui egli spiega “il senso di un apostolato “anticonformista” e “non clericale” destinato ai lontani” e il suo costante “servizio nei quartieri dimenticati di Parigi per i “fratelli perduti””. Del resto il cardinale Henri de Lubac, compagno di studi di una vita, nelle sue Memorie, racconta di lui “la grande austerità e morigeratezza “priva di qualsiasi fariseismo”: Daniélou viveva a Parigi, “senza un’automobile né una segretaria””. Benedetto XVI, che lo conobbe da vicino durante il concilio Vaticano II, lo ha citato due volte nel suo libro Gesù di Nazaret e ne ha ricordato la grandezza di “eminente studioso dei Padri” durante la catechesi dedicata ad Eusebio di Cesarea il 13 giugno 2007. – ridurre le nostre parole a poveri raccatti di generiche esortazioni al buonismo universale”. Insomma: “La presa di parola nella liturgia è espressione del comune stare sotto la Parola di Dio, in religioso ascolto di essa, come esordisce la Dei Verbum”. A questo discorso, soltanto asciuttamente registrato da altri giornali, il vaticanista e scrittore Giancarlo Zizola ha reagito su La Repubblica (6 gennaio) con una specie di inchiesta. “C’era una volta il pulpito”, ha scritto: “Da lassù il prete predicava contro le braccia nude delle donne, meno contro gli ebrei nudi che si scavavano la fossa. Inveiva contro la costruzione dei ponti sui fiumi veneti, che avrebbero favorito l’emigrazione delle ragazze dei paesi in città, ove avrebbero “perso la purezza” a servire i ricchi. A metà del Novecento, in piena crociata anticomunista, cacciava dalla chiesa Augusta, una ragazza di cui molti in paese erano innamorati, solo perché si era presentata a messa vestita di rosso, il La predica durante la Messa e, sopra, il segretario L’OMELIA colore proibito”. generale della Cei mons. Mariano Crociata E I NOVISSIMI Insomma: “La predica Dopo i due “manuali” di cui si è qui trattadella domenica funzionava, fino a qualche to nelle due puntate precedenti (uno sul pretempo fa (con rare eccezioni), per il buon cote in tv, l’altro sul buon predicatore) ecco una stume, l’ordine pubblico e la lotta al comunimolteplice predica sulle prediche. Nel corso smo. Usava l’al di là come chiave di accesso di un Convegno liturgico per seminaristi, teai terreni dell’al di qua”. Oggi non funziona nutosi a Roma, il segretario generale della più: “Le inchieste disponibili concordano sul Cei mons. Mariano Crociata, aveva parlato dato che, all’uscita dalla chiesa, la minoranza dell’omelia nelle liturgie eucaristiche, ma con che va a Messa ricorda con difficoltà la prediparole inusuali: “Agli occhi di molti fedeli itaca”. La causa? Non solo “l’affollamento dei liani, non poche omelie devono apparire una messaggi tv o internet che ingombrano i fe“poltiglia” insulsa, quasi una “pietanza imdeli e nemmeno la cultura secolarizzata. Zimangiabile” o, comunque, ben “poco nuzola cita il cardinale Silvano Piovanelli: “Diatriente””. Un discorso così forte ebbe echi almo l’impressione di recitare una lezione imtrettanto forti sui giornali che riportarono parata a memoria […] Le parole passano soquelle definizioni nei titoli. “Sarebbe oltremopra la testa senza entrare nella vita”. Il dato di do deplorevole – aveva anche detto mons. partenza, per Zizola, è che le aspettative, i Crociata, ripreso da L’Osservatore Romano linguaggi, i bisogni collettivi, anche del pub- Rogate ergo N. 3 / 2010 55 FLASH blico praticante, sono radicalmente Lo ha rilevato anche Gianni Gennari su Avcambiati. Mentre la predica “è ancora venire (7 gennaio): “Brutta riduzione di demolto danneggiata dall’incacenni o secoli di Parola di Dio, spezzata copacità di molti pastori a scendeme pane per gli uomini, ridotta a pochi rire dalla loro astrattezza e genericità”, cordi personali”. Zizola non si era fermato lì: ammette il Dizionario di omiletica. aveva insistito citando l’omiletica di Padre Il punto critico principale è “la riTuroldo, “totalmente immersa nella Sacra luttanza del clero a prendere atto Scrittura e, insieme, nella storia, con tutta la che il mondo cui rivolge le sue criticità necessaria: “Il Predicatore - diceva il prediche non è più una cristiareligioso - è condannato a entrare con la Panità; che il linguaggio cristiano non coincide rola nella carne e nel sangue della storia””, più, se mai sia coinciso, con quello dominanmentre adesso – e qui è Zizola che parla – te nella società”. “gli standard gerarchici per la selezione del Osserva ancora il giornalista: “Come nelclero sono in una fase di restaurazione ed è la Chiesa dei primi secoli, la predicazione dinetta la preferenza delle curie per i curricula venta ora un rendere ragione della fede dei esenti da stili profetici o da creatività apostocristiani ad un mondo non cristiano. Questa liche”. Davvero? E a proprio sostegno cita il condizione “iniziale” è una chance: pensiero del filosofo e sociologo Marcel determina la necesGauchet: “L’aspettativa spirituale collettiva è sità di riqualificare la per un “Messia alla rovepredica come struscia” […] per un cristianesimento di evangelizzamo non rinunciatario”. zione […] La “Scuola Che vuol dire? della Parola” tenuta E poi altre citazioni: Aldal cardinale Martini bert Camus: “Io prenderò nel Duomo di Milano la Chiesa sul serio quando i è stato il principale suoi capi spirituali parleesperimento formativo in queranno il linguaggio di tutti e sta direzione in Italia dopo il Carlo Verdone nei panni di un prete vivranno anch’essi la vita nel suo recente film “Io, loro e Lara” Concilio: un approfondimento pericolosa e miserabile biblico nella comunità cristiana come chiave condotta dai più”. L’ultima è chiaramente di lettura dei “segni del tempo”. Nella crisi una reviviscenza di ricordi personali del Vedel regime di cristianità, Martini capiva che neto contadino di una volta, da dove l’amico l’urgenza principale di una Chiesa divenuta Zizola proviene, sollecitata da una piccola in“piccolo gregge” era di formare convinzioni dagine di sociologia religiosa di Pier Giorgio e coscienze, non di organizzare manifestaRauzi, (Università di Trento), secondo il quazioni. Il Concilio aveva raccomandato di affile nelle omelie del clero nel Trentino l’univerdare il ministero della Parola anche ai laici, so simbolico tradizionale, imperniato sulla fima di fatto esso è rimasto riservato al clero”. gura del Dio giudice implacabile del “Dies La proposta di formare gruppi che condiviIrae”, è stato abbandonato. In cento predidano con i ministri ordinati il peso dell’omeche analizzate non ricorrono mai le parole lia nella propria comunità, con apporti verainferno, dannazione, morte eterna. Mai mente laicali, è rimasta largamente inevasa”. “purgatorio”. Raro anche il riferimento al Paradiso. Rarissimamente la parola “giudiUN PO’ DI ESTREMISMO ce”. Anzi, in 21 casi su 24 ricorre l’affermaIl saggio di Zizola contiene una parte di zione che “Dio non è giudice”, è invece paverità (non, però, quando dice che il Concilio dre misericordioso. aveva raccomandato di affidare l’omelia anMa davvero sarebbe esemplare un’omelia che ai laici), ma sembra un po’ estremista. che trascura i “Novissimi”? Se è veritiera, 56 N. 3 / 2010 Rogate ergo l l b l i d m i b b c t l i t è l c Q p s d d m t n C l l “ S c i “ l n s s d h “ g s M l R NOVITÀ Aveorilì: re ra la il a”, – del è la oil el è esi”. l’indagine trentina dà ragione a quello che l’allora cardinale Ratzinger lamentava gia nel 1992, in una delle sue lezioni raccolte nel libro Il Dio vicino (San Paolo, 2003): “Nell’uomo moderno, anche nei cristiani di oggi, il senso della vita eterna si è fatto sorprendentemente debole […] È diventato molto, molto difficile ascoltare prediche su paradiso, inferno e purgatorio”. Gli echi del saggio di Zizola erano prevedibili: Il Corriere della sera lo ha ripreso; su Libero (10 gennaio) Antonio Socci ha replicato con qualche argomentazione anch’essa discutibile; e Il Foglio (11 gennaio) ha ripubblicato l’intero saggio con il seguente titolo: “Perché i preti non sanno più predicare”. È vero che tante omelie sono soltanto prediche, ma oggi è facile assistere a un progressivo, anche se lento, miglioramento della predicazione, specialmente dei giovani preti. QUEL PRETE “ROSSO E VERDONE” lia a, Impossibile dare conto di tutto ciò che, particolarmente sui preti, è stato scritto sulla stampa quotidiana. Non penso che perdano di attualità se, per evidenti ragioni di spazio, debbo rimandare alla prossima volta gli argomenti più interessanti. Concludo con due fatti di cronaca. Il primo: la morte di don Leonardo Zega, “storico direttore di Famiglia Cristiana” (l’Unità), Il Fatto quotidiano parla, con evidente intento polemico del ““cattolicesimo umano” di Don Zega”; Europa di “Un sacerdote che faceva domande”, La Stampa dà l’“Addio” al “direttore ribelle e ricorda che “Con lui Famiglia Cristiana superò il milione di copie”. Il secondo fatto: è il film “Io, loro e Lara” di Carlo Verdone: la pellicola, molto discussa, narra di un prete che torna a casa dopo decenni di missione e trova lo sfascio della famiglia e del Paese. Anche qui solo qualche titolo: “Il talento di Verdone sfida l’Italia volgare” (Repubblica), “La Cei gli ha già detto bravo”: (Libero, sarà vero?), “Santo, rosso e Verdone” (Il Fatto), “Il Vangelo secondo Verdone” (La Stampa), e infine sul Corriere della sera, il giudizio di Vittorio Messori: “Quel film di Verdone troppo nichilista per essere cattolico”. ● go Rogate ergo Alrò oi eie ta le te Veco nio aerfies diole ai al diaa- N. 3 / 2010 Angelo Montonati DOVE TU MI VUOI... San Paolo, pp. 202, Euro 12,00 È la storia di una religiosa educatrice al passo con i tempi: Madre Margherita Lussana cofondatrice delle Suore Orsoline del Sacro Cuore Anca Martinas DALLA ROMANIA SENZA AMORE Robin Edizioni, pp. 128, Euro 12,50 Una storia di grandissima attualità proposta come itinerario umano verso Roma, in cui le protagoniste si raccontano dando un’autentica testimonianza della storia recente, ancora carica di ferite inflitte dal regime totalitario e alterata da sindromi di croniche malattie sociali che spesso scolpiscono negli sguardi dei romeni una certa nuance di privazione d’amore. Lia e Daria ci spingono a non dimenticare, a non annientare la memoria di un passato che ci aiuta a capire perché certe persone sono costrette a lasciare la propria terra per cercare condizioni di vita e di lavoro più umane. 57 NEWS DI FULVIO CAVAROCCHI HAITI CINA La difficile situazione dei seminaristi Recenti statistiche sulla Chiesa opo che il terremoto del 12 gennaio ha proisalgono all’ 8 dicembre 2009 le ultime stativocato la distruzione del seminario nazionastiche condotte dalla Chiesa cattolica nella CiD R le Port-au-Prince,, l’associazione caritativa interna continentale e redatte dal Faith Institute for nazionale “Aiuto alla Chiesa che soffre” (ACS) ha informato che nel Paese, su poco più di 250 studenti, sono mor ti almeno 30 seminaristi, non solo diocesani, ma anche religiosi. Come ha riferito all’agenzia Nella foto la cattedrale di Haiti dopo il sisma: come si può notare, i due campanili che la ornavano e la parte centrale sono completamente crollati. A Haiti i cattolici costituiscono l’ottanta per cento della popolazione, il sedici per cento è protestante, il tre per cento segue altre religioni e l’un per cento non è credente; indipendentemente dalla religione ufficiale, tuttavia, metà della popolazione pratica l’antico culto africano del voodoo. Zenit Xavier Legorreta, responsabile degli aiuti all’America Latina per ACS, una delle necessità più impellenti è offrire i mezzi necessari per ricostruire la comunità dei seminaristi. Seminaristi che hanno perso tutto, quindi diventa indispensabile “non solo l’assistenza medica – ha dichiarato il vescovo di Fort-Liberté, mons. Chibly Langlois – ma anche l’aiuto finanziario in modo che possano procurarsi indumenti di ricambio ed altri generi di prima necessità”. ACS ha già inviato ad Haiti 100.000 dollari, rispondendo all’appello lanciato da mons. Louis Kébreau, arcivescovo di Cap Haitien e presidente della Conferenza episcopale haitiana. Altri aiuti arriveranno e l’opera assistenziale sarà coordinata con il nunzio apostolico nel Paese, mons. Bernardito Auza, il quale ha consegnato ad ACS un elenco delle perdite più gravi che ha subito la Chiesa di Haiti. 58 Cultural Studies (FICS). Secondo l’organizzazione, i cattolici nel Paese fino a quel momento erano circa 6 milioni, assistiti pastoralmente da 3.397 tra Vescovi, sacerdoti e diaconi. Tra loro ci sono 3.268 sacerdoti attivi in un centinaio di diocesi. Oltre 300 sono i giovani sacerdoti di congregazioni religiose presenti in Cina. Inoltre 628 seminaristi maggiori studiano in 18 seminari; 630 serninaristi minori si preparano nei 30 seminari propedeutici o minori. Le religiose che hanno emesso i voti sono 5.451, suddivise in 106 Congregazioni religiose. La comunità cattolica continentale gestisce 381 strutture caritative (esclusi i Centri di accoglienza dei lebbrosi). Tra queste ci sono 220 cliniche, 11 ospedali, 81 case per anziani, 44 asili, una scuola superiore, 2 istituti di formazione professionale, 22 orfanotrofi e Centri di accoglienza per i bambini disabili, 3 Centri di riabilitazione, 34 Centri di servizio sociale. d V d s s n l c p B L C A E ITALIA monache di clausura in Italia secondo gli uldati disponibili sono 6.950, appartenenti a L35etimi ordini e congregazioni femminili. I monasteri z m l t m d Rogate ergo R Monache di clausura di clausura della Penisola sono in tutto 545, dove si trovano anche, complessivamente, 269 novizie e 179 postulanti. Le congregazioni religiose più consistenti sono le Clarisse (130 monasteri, 1.631 monache, 56 novizie e 57 postulanti), le Benedettine (104 monasteri, 1.550 monache, 77 novizie e 47 postulanti), le Carmelitane scalze (61 monasteri, 813 monache, 39 novizie e 19 postulanti), e le Visitandine (32 monasteri, 453 monache, 14 novizie e 6 postulanti). Visitandine sono anche le otto monache che abitano il monastero di clausura Mater Ecclesiae che si trova inVaticano (sette sono spagnole e una italiana). N. 3 / 2010 VETRINA DI LUCIANO CABBIA DINO DOZZI (A CURA) LUCA: IL VANGELO DELLA MISERICORDIA EDIZIONI DEHONIANE, BOLOGNA 2006, PP. 208 tiCior ne, no alano tioi oni re no sti miso 06 uce ii ci aordi a- ulia eri ve zie iù ri, le ze oooan- go I l volume prosegue l’itinerario di spiritualità su testi biblici visti alla luce del messaggio di san Francesco e dell’attualità. L’attenzione è rivolta al Vangelo di Luca, il Vangelo della misericordia, dei lontani, della preghiera, delle donne, della storia della salvezza, dei poveri. Lo schema: si parte dal testo biblico (la sezione Parola...), si passa poi a osservare come è stato recepito e vissuto nel francescanesimo (...e sandali), per arrivare infine alle sfide dell’oggi (...per strada). Un modo semplice e chiaro di presentare una visione cristiana della vita, improntata a semplicità, accoglienza, misericordia. BASILIO PETRÀ LA PENITENZA NELLE CHIESE ORTODOSSE ASPETTI STORICI E SACRAMENTALI EDIZIONI DEHONIANE, BOLOGNA 2005, PP. 144 I l sacramento della Penitenza è in crisi tanto a Oriente quanto a Occidente. Mentre ci si interroga sulla pastorale, è opportuno approfondire la teologia che si esprime nel rito. Il volume lo fa mettendosi in ascolto della tradizione ortodossa, individuandone le peculiarità rispetto alla tradizione latina: anzitutto il carattere celebrativo e comunitario del sacramento; poi il fondamentale significato terapeutico della prassi penitenziale; infine la struttura celebrativa, attenta a far emergere il forte cristocentrismo del sacramento. Queste tre sottolineature aiutano ad approfondire teologia e spiritualità del sacramento. realtà del peccato. La misericordia costituisce uno strettissimo binomio con l’amore e con il perdono. Il volume propone la verità della misericordia di Dio come verità eminentemente biblica, in grado di ricomporre rapporti sereni tra gli uomini, nella Chiesa e nella Società. Porta a scoprire come si dipana la trama della misericordia attraverso le pagine della Bibbia, dall’Antico al Nuovo Testamento, dal vocabolario della misericordia ai simboli del perdono, dai personaggi biblici ai gesti di Gesù. FERDINANDO SUDATI LE CHIAVI DEL PARADISO E DELL’INFERNO MATERIALE PER UNA RIFORMA DELLA CONFESSIONE CASA EDITRICE MARNA, BARZAGO (LC) 2007, PP. 328 I l testo è un vero e proprio laboratorio sullo status quaestionis del Sacramento della Riconciliazione, con spunti di riflessione per un rinnovamento nel solco della tradizione, sia per penitenti sia per ministri della Confessione. L’Autore è dal 1972 presbitero in una diocesi del nord Italia, e ha scritto queste note sulla base di una lunghissima esperienza sia come confessore sia, ancor più, come penitente, ascoltando tante persone che sperimentano difficoltà e sofferenze in rapporto al sacramento della penitenza. L’Autore è convinto che la vecchia teologia, quella tuttora insegnata negli atenei e facoltà ecclesiastiche, sia in gran parte obsoleta e senza futuro, essendo ingabbiata in un paradigma arcaico. E la pastorale ne è lo specchio. È in questo punto d’intersezione fra passato e futuro, che vorrebbe collocarsi questo saggio. PHILIPPE ROUILLARD STORIA DELLA PENITENZA DALLE ORIGINI AI NOSTRI GIORNI UBALDO TERRINONI “BUONO È IL SIGNORE” EDITRICE QUERINIANA, BRESCIA, 20052, PP. 232. (SAL 103,8) IL MESSAGGIO BIBLICO DELLA MISERICORDIA EDIZIONI DEHONIANE, BOLOGNA 2008, PP. 224 D io ha disseminato la storia della salvezza di un meraviglioso annuncio di misericordia in seguito alla Rogate ergo N. 3 / 2010 U na storia del quarto sacramento ravvivata da un’abbondante documentazione originale: testi che riflettono prassi e teologie diverse e che soprattutto rivelano l’esperienza vissuta dalle varie generazioni di cristiani. Oggi la maggior parte dei cristiani vive con profondo disagio il sacramento della penitenza. Nel 59 VETRINA corso dei secoli la Chiesa ha istituito forme estremamente diversificate per manifestare il perdono e la riconciliazione dei peccatori e l’Autore le ricostruisce con rigore. Venti secoli di una pratica assai movimentata, spesso rimessa in discussione, vengono così passati in rassegna, mediante lo studio di documenti che riflettono l’esperienza dei cristiani di ciascuna epoca. MARCO PALEARI (ED.) ATTORI DI RICONCILIAZIONE PROSPETTIVE TEOLOGICHE E PASTORALI PER RIPENSARE IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA Grazia e Dono. E il più grande dei doni – il per-dono di sé e dell’altro – si rivela come un orizzonte di senso. Attraverso relazioni e misteri, persone di oggi e storie antiche, sguardi umani e apparizioni mariane, eros e ascesi, si attua la rivelazione del più divino dei segreti: la verità dell’Amore. Alessandro Meluzzi, psichiatra e psicoterapeuta, è fondatore delle Comunità di accoglienza del disagio psichico ed esistenziale per minori e adulti “Agape Madre dell’Accoglienza”. Roberto Milone, giornalista professionista, è Vice Direttore della Rete Due della RAI. Insieme hanno già scritto per le Edizioni OCD il romanzo Il soffio della vita. ALESSANDRO BERTACCO EDITRICE ÀNCORA, MILANO 2009, PP. 144 EPPURE È POSSIBILE! “I I sacramento della Penitenza è in crisi”, è un ritornello frequente nelle facoltà teologiche, ma anche nelle parrocchie. Il calo della frequenza non è solo un sintomo della crescente disaffezione da parte dei fedeli, ma va letto anche come segnale di una crisi di identità teologica della confessione post-tridentina. Da questo punto di partenza muove l’articolato e denso dossier di saggi raccolti nel volume, che rilegge con occhi nuovi la dottrina e la prassi celebrativa della Penitenza. BRUNO FORTE CONFESSARSI, PERCHÉ? LA RICONCILIAZIONE E LA BELLEZZA DI DIO NON C’È AMORE SENZA PERDONO EDIZIONI SAN PAOLO, CINISELLO BALSAMO (MI) 2008, PP. 154 “I l perdono è una grazia, alla quale si deve pensare con umiltà e gratitudine profonde, perché è un mistero” (Giovanni Paolo II). Questo è il tema centrale che l’Autore tratta nel libro. Analizzando la situazione contemporanea caratterizzata da forti contrasti, insegna come imparare a privilegiare il positivo e quanto questo atteggiamento richieda un mutamento personale radicale per arrivare a chiedersi come e perché chiedere perdono. Ogni gesto di perdono nobilita le scelte umane e cristiane e avvicina al cuore di Dio. CARLOS MACÍAS DE LARA EDIZIONI SAN PAOLO, CINISELLO BALSAMO (MI) 2007, PP. 64 GIUSEPPE E I SUOI FRATELLI L’ ’Autore – vescovo-teologo assai noto – propone una lettera sulla confessione e le sue motivazioni. I dieci capitoletti vanno dalla domanda radicale sul perché confessarsi, a quella sul perché confessarsi da un prete, fino alla gioia della vita nuova nello Spirito. Segue una lectio divina sulla parabola del figliol prodigo di Luca 15,11-32. ALESSANDRO MELUZZI ROBERTO MILONE TI PERDONO EDIZIONI OCD, ROMA 2008, PP. 352 U n uomo e una donna, madre e figlio, si cercano in un percorso fatto di labirinti interiori e di incontri normalissimi e straordinari. Tra realtà e sogno, progressivamente molte false certezze si diradano per far posto ad una Luce che è 60 b t i s l c r n DALLA DISCORDIA ALLA RICONCILIAZIONE d m u s A n v e p t PAOLINE EDITORIALE LIBRI, MILANO 2008, PP. 144 I l libro offre un itinerario spirituale sulla riconciliazione e la fraternità, sulla base della storia di Giuseppe, figlio di Giacobbe, raccontata negli ultimi tredici capitoli del libro della Genesi. Il percorso della famiglia di Giuseppe verso la riconciliazione, segnato dall’incomprensione e dal dolore, è metafora del percorso dell’umanità verso la convivenza pacifica, unico obiettivo che realizza la sua più vera vocazione. Il racconto biblico diventa attualità viva, rinvenibile nel dramma di tante famiglie, gruppi, comunità religiose, parrocchie. L’Autore è un laico, sposato e padre di due figli. È presidente della Scuola di Evangelizzazione Sant’Andrea Italia. Ha svolto la sua opera di evangelizzatore in molti Paesi. N. 3 / 2010 Rogate ergo N t s i g R di Atancevecoza ulti orue CD GODFRIED DANNEELS PERDONARE SFORZO DELL’UOMO, DONO DI DIO EDIZIONI SAN PAOLO, CINISELLO BALSAMO (MI) 2009, PP. 80 DANIEL ANGE CHIEDERE PERDONO SENZA UMILIARSI go EDITRICE ELLEDICI, LEUMANN (TO) 2008, PP. 160 L’ Autore, con il suo stile appassionato e profetico, descrive il modo in cui Dio opera per raggiungere la persona nel profondo della sua miseria tramite il sacramento della Riconciliazione. Che presenta nelle sue due grandi, inseparabili, dimensioni: il perdono ricevuto da Dio e il perdono offerto agli altri. Offrendoci le “istruzioni”, l’Autore richiama temi che gli sono cari: rimorso e pentimento, dono delle lacrime, liberazione, guarigione interiore... CENTRO EVANGELIZZAZIONE E CATECHESI DON BOSCO PAOLINE EDITORIALE LIBRI, MILANO 2008, PP. 184 A volte accade di sentire il bisogno di chiedere perdono, ma di non riuscire a farlo, sia perché chiedere perdono si scontra con il senso di competizione e di affermazione di sé diffuso nella società, sia perché si teme una reazione da parte della persona offesa. Il libro mostra che chiedere perdono senza umiliarsi è possibile. Anzi, è addirittura un’azione liberatoria e una straordinaria occasione di crescita personale. Anche in questo volume, come nel precedente: L’arte di perdonare, esercizi pratici – alternati alle esposizioni teoriche – permettono di percorrere più agevolmente le diverse tappe del perdonare e del chiedere perdono. SAGA MCODONGO ne lio del pe ee so la atie, ailla lto IL PERDONO, MEDICINA DI DIO È possibile perdonare di fronte a cose orribili come l’uccisione di una persona cara o il rapimento di un bambino da parte di pedofili o trafficanti d’organi? L’Autore sostiene che il perdono, per quanto arduo, resta indispensabile nella società ed è fondamentale per la sopravvivenza di ciascun individuo nell’ambito delle relazioni umane. Esso si attua attraverso un processo psicologico che solo la grazia divina rende possibile portare a termine. L’Autore dal 1979 è arcivescovo di Malines-Bruxelles (Belgio), e cardinale dal 1983. JEAN MONBOURQUETTE ISABELLE D’ASPREMONT uaàe nni tta caea nto are geav- nominata responsabile di una scuola di rieducazione per le detenute. Sempre in carcere ha scritto questo libro. Tornata in libertà, ha buone prospettive di lavoro sia nel campo della prevenzione nell’uso delle droghe, sia nell’ambito delle riforme carcerarie. SCORCIATOIA PERICOLOSA STORIA VERA DI UNA DONNA CORRIERE DELLA DROGA PAOLINE EDITORIALE LIBRI, MILANO 2009, PP. 144 Una storia di caduta e redenzione. Una donna del ceto medio, insegnante in una delle scuole più qualificate di Nairobi, un marito e quattro bellissimi figli... Un momento di particolare difficoltà, in cui teme per il futuro della sua famiglia, la coinvolge in un lavoro “sporco”, e finisce in carcere per spaccio di droga. L’Autrice, Saga McOdongo, in carcere ha iniziato il suo ravvedimento ed è stata Rogate ergo N. 3 / 2010 UN PRETE PER AMICO IL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE PER I GIOVANI EDITRICE ELLEDICI, LEUMANN(TO) 2007, PP. 64 O ggi molti giovani hanno un rapporto difficile con il sacramento della Riconciliazione. Si domandano: “Che cos’è il peccato? Perché devo andare dal prete a confessarmi?”. Questo libretto affronta direttamente e realisticamente le molte problematiche legate a questo sacramento, per favorirne un positivo “riciclaggio”. Nella seconda parte ai giovani viene offerta l’occasione per spingere a fondo lo sguardo sulle loro scelte e domandarsi: “Qual è il mio atteggiamento di fronte alla vita? Su quale progetto di uomo e di donna sto giocando la mia giovinezza?”. ANDREA FONTANA LASCIATEVI RICONCILIARE COME FARE PER CONFESSARSI? EDITRICE ELLEDICI, LEUMANN (TO) 2007, PP. 32 U n piccolo manuale per confessarsi bene. Un aiuto per i fedeli a celebrare il sacramento della Riconciliazione. Perché la confessione anche se avviene in un colloquio intimo e segreto, è una celebrazione, una festa. Comprende un ampio esame di coscienza, l’incontro con il prete, le preghiere per il dopo confessione, e la risposta alle domande più frequenti. Utilizzabile a livello individuale e comunitario. 61 DIALOGO DI ANTONIO RIBOLDI, VESCOVO Perché ci si confessa poco? “Oggi ci si confessa sempre meno. Sembra quasi che questo sacramento non venga più riconosciuto importante dalla maggior parte dei fedeli. Non conosco bene quali siano le cause di ciò, ma ho la sensazione che molto dipenda anche dal fatto che non esistono più validi confessori”: Maria Re (Catania) È una domanda di estrema attualità e che chiede un’urgente chiarificazione, per l’importanza che ha il Sacramento della Penitenza, che però continuiamo a chiamare ‘confessione’. Preciso subito che il Sacramento della Penitenza è la grande opportunità che il Cuore Misericordioso di Dio ci dà, per rientrare nella Sua amicizia, quando la rinneghiamo con un atto di superbia, che è il peccato. In altre parole, quello che noi definiamo peccato o rifiuto dell’amore del Padre, ha la sua origine dai nostri progenitori, nell’Eden. Dio li aveva creati per partecipare alla sua stessa Vita, quella di accettare di essere amati da Lui - incredibile dono di felicità per sempre -. Ma l’amore, per sua stessa natura, ha una regola: chiama in causa la nostra volontà, la nostra libertà. Libertà che può rifiutare l’amore. Il peccato è questo rifiuto dell’amore, per scegliere altro che nulla ha a che vedere con l’amore: è un scegliere di voler vivere da ‘orfani’, senza casa. Ma c’è ancora di peggio, facciamo scelte che sono solo un grave danno alla vita, senza contare che voltiamo le spalle a Chi solo ci assicura amore e bene. Quello che suscita grande stupore è l’amore del Padre, che non accetta, anche se rifiutato da noi, di lasciarci fuori casa. E per lasciare definitivamente aperta la Porta del Cielo, offre come riparazione la vita del Suo Figlio, capace di cancellare tutti i peccati... sempre che l’uomo lo voglia! Descrive bene tutto questo la parabola 62 a ‘ t ‘ m l l p c commovente del figlio prodigo: rifiuta la casa del Padre, in un primo tempo si diverte, dissipando ogni bene, poi finisce in miseria fino a rubare le ghiande dei porci per sfamarsi. Distrutto e privo di ogni dignità ‘rientra in se stesso’, comprende ciò che ha rifiutato e crede perduto, si pente e decide: ‘Tornerò da mio Padre e Gli dirò: Non sono degno di essere chiamato figlio, ma ammettimi come uno dei tuoi servi’. Il Sacramento della Penitenza è l’incontro tra il figlio perso e l’abbraccio commosso del Padre, che fa festa. Il riconoscere di avere tradito la fiducia e l’amore del Padre, la volontà di tornare da Lui, l’accoglienza che si riceve, è quello che, oggi, Dio ripete con il Sacramento della Penitenza. Nulla cambia rispetto a ciò che è narrato nel Vangelo... solo che il posto del Padre lo ‘vive’ il sacerdote, che ha da Dio la facoltà di perdonare a Nome Suo. Quante volte a noi sacerdoti capita di raccogliere la grande commozione di chi torna a casa, mettendo nel Cuore della Misericordia i propri rifiuti e offese a Dio e al prossimo, ritrovando la gioia. Quello che sconcerta oggi, sono però due aspetti diffusi: anzitutto si è riusciti a trasformare i nostri disordini, comportamenti sbagliati, in una legge cui sottomettersi, una legge ‘senza Padre’, fino a cancellare la stessa natura del peccato. C’era un tempo in cui quella che si chiamava Confessione aveva l’aspetto di un giudizio, come di un tribunale al quale ci si doveva presentare. N. 3 / 2010 Rogate ergo v v g c s s c d c n l v d t c p d s p h z c c r t s d b ( s R sa sia Dise de io re ei ro el e ui, gi, a. to vierca ai oue orage ra ao, e- go Da fanciullo, dopo la Prima Comunione, si avvertiva quasi un obbligo, per noi ragazzi, ‘confessarsi’ ogni settimana. Ricordo le ‘code’ tenute a bada dalle Suore. Poi ad uno ad uno ‘sfilavamo’ davanti al Parroco a ‘ridire le settimanali’ mancanze: disubbidienze ai genitori, litigi tra fratelli e amici, bugie e qualche parolaccia, e l’aver recitato con poca attenzione le preghiere. Erano i soli peccati che si conoscevano e si commettevano. Ma ogni sabato occorreva toglierli. E si aveva sempre un certo timore e vergogna di trovarsi di fronte al Parroco, che tra l’altro ci accoglieva sempre con amore. Il peccato poi, giustamente, veniva dipinto come un grande male ed erano le nostre stesse mamme a farci l’esame di coscienza. E lo sapevano fare bene! Insomma era il ‘rito’ settimanale per capire ciò che era male e doveva essere cancellato. Ma il confessionale era sempre anche assediato da adulti, in modo speciale donne, che consideravano la confessione un grande dono, perché avevano il culto della coscienza pulita. Con la riforma conciliare è stato posto davanti alla coscienza di tutti il grande carattere di misericordia del Sacramento, ossia l’incontro con un Padre, anzi il Padre. Purtroppo lentamente è scomparsa la ‘necessità’ di tale incontro e troppi, o non hanno più il concetto di cosa sia il peccato o pensano di poter in fondo assolversi da soli, senza bisogno del Sacramento, tranne quando le colpe sono ritenute davvero gravi. Oggi la gente ha perso la via del Sacramento della Penitenza, ma è evidente che tanti continuano ad accostarsi all’Eucarestia. Viene spontaneo, senza voler giudicare, il chiedersi come possa essere lo stato della loro coscienza. Forse si ritengono ‘senza peccato’, almeno quelli gravi. Era mia abitudine mettere nell’agenda pastorale tante occasioni in cui era inserito il rito della Penitenza comunitaria. Un rito molto bello, in cui ci si confronta con la Parola di Dio (non con se stessi!), il vero specchio della nostra anima, interpellandosi seriamente. Dopo l’esame di coscienza, - suggerito dal- Rogate ergo N. 3 / 2010 lo stesso rito - scendeva sempre un profondo, impressionante silenzio. Quindi, ad uno ad uno, spontaneamente, si avvicinavano ad un sacerdote e si realizzava... l’incontro dei figli con il Padre! Era un’educazione al Sacramento, che scopriva la nostra grande debolezza e, nello stesso tempo, rivalutava la meravigliosa via della Misericordia. Ringrazio il Signore perché ancora oggi, alcuni vengono nella mia abitazione e mi chiedono di confessarsi ‘alla nostra meravigliosa maniera’, mi dicono. Per comprendere ancora più in profondità il dono di cui stiamo parlando, sono di grande aiuto le parole di Paolo VI, pronunciate nel 1975: “A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, ed a chi li riterrete, saranno ritenuti”. Vangelo chiarissimo. Vangelo che ci suggerisce una duplice raccomandazione. Ai sacerdoti la prima (che meriterebbe assai lungo e assai interessante discorso): fratelli sacerdoti, abituatevi seriamente, specializzatevi severamente in questo ministero di salvezza, delicatissimo ed oneroso, ma veicolo immediato di grazia, vera terapia delle anime, fonte di luce e di sapienza, esercizio inesauribile di bontà, scuola di esperienza e umiltà. Non lo trascurate, mai, non lo profanate. Fatene l’esercizio paziente della vostra carità sacerdotale. Ai fedeli tutti, abbiate fiducia nella confessione sacramentale: momento tipico, difficile dapprima, consolantissimo poi, dell’esperienza della misericordia divina. Come scegliete cautamente un bravo medico per la salute fisica, sappiate scegliere il medico dell’anima, discreto, ma saggio, buono, vero dispensatore di conforto, di consiglio, di grazia: la Grazia della resurrezione”. Rimane sempre come indicazione la parabola del figlio prodigo: ‘Tornerò da mio Padre e gli dirò...’ e trova il Padre commosso che lo attende sulla porta di casa, felice e rassicurato dal suo ritorno, che lo abbraccia commosso: ‘Facciamo festa! Qui è tutta la bellezza del Sacramento della Penitenza. Non resta che lasciarsi formare e formarsi in questo Spirito. www.vescovoriboldi.it – [email protected] 63 A E V AT A O D IT RI I CA N LIBRERIA EDITRICE VATICANA Agostino d’Ippona il grande Padre fondatore della cultura occidentale poca distanza dal successo ottenuto dalla fiction A televisiva su Raiuno, in qualche modo ispirata da un’osservazione piuttosto casuale di Benedetto XVI sogni ( primo fra tutti quello di dedicarsi, da sacerdote, alla vita contemplativa) per essere vangelo vivo in mezzo alla gente. Ai bivi della vita, quando si vorfatta tre anni fa, richiamiamo alla memoria dei nostri rebbe scegliere di andare da una parte mentre Dio ci lettori la figura di Sant’Agostino con il libro pubblica- indica l’altra è spesso richiesto questo atto di umiltà to dalla Libreria Editrice Vaticana “Sant’Agostino che Agostino ha saputo compiere mettendosi totalspiegato dal Papa”. mente al servizio degli altri. A cura di Giuliano Vigini il volume ci offre le 5 caNel presentare Agostino Benedetto XVI arriva al techesi che Benedetto XVI ha dedicato all’amato ve- cuore del suo insegnamento e lì attinge i pensieri, le scovo di Ippona nelle udienze generali del parole e gli esempi che costituiscono le lineegennaio e febbraio 2008, illustrandone la guida del suo magistero. Per lui, biografia, la dottrina e gli scritti, per finire Agostino è come uno specchio che con una lezione sulla triplice conversione riflette anche una parte di sé. Riperdel grande africano: la prima fu il correndo la sua opera teologica, suo avvicinamento alla fede (culmispirituale-meditativa e culturale, si nato nel battesimo nella Pasqua del può cogliere il filo conduttore che 387), la seconda fu il servizio di preispira e tiene insieme le varie parti dicazione e di scrittura, la terza la sua della sua riflessione. continua richiesta di perdono. Se ai tempi di Agostino le conIl volume della LEV vuole essere troversie erano di natura dottrinale una guida all’avviamento dello stue vedevano lo strenuo impegno del dio e della conoscenza di Sant’Agovescovo di Ippona nel combattere stino. Un aiuto insostituibile viene tante eresie e deviazioni, oggi le perciò dato dai suggerimenti bibliograndi problematiche sono sopratgrafici, che Giuliano Vigini propone tutto di natura pastorale ed eccleA cura di con competenza e professionalità. siale in un mondo sempre più seGIULIANO VIGINI La frequentazione di Agostino da colarizzato. L’impegno di Benedetto SANT’AGOSTINO parte di Benedetto XVI risale a molto XVI sta nel richiamare la necessità SPIEGATO DAL PAPA Libreria Editrice Vaticana tempo fa, addirittura agli anni giovadi un forte radicamento in Cristo e Città del Vaticano, 2009 nili e la dottrina del Santo di Ippona nei valori perenni del cristianesimo, pp. 70, Euro 8,00 lasciò nel giovane Ratzinger una unici presupposti per essere cristiatraccia profonda. Nei corsi, nei semini maturi nel vivere la fede e credinari e nelle conferenze da lui tenute nelle facoltà bili nel portarla agli altri. teologiche delle università tedesche fino all’anno Da qui anche il richiamo, nella memoria viva di della sua nomina ad arcivescovo di Monaco e Frisin- Agostino, uno dei padri fondatori della cultura occiga nel 1977, Agostino ha sempre rappresentato un dentale, ai fondamenti cristiani dell’Europa, alle sue punto di riferimento costante, uno dei principi ispira- radici, che sono come il cemento che tiene insieme tori della sua teologia ed uno dei fari spirituali del l’idea stessa dell’uomo, sacro in quanto creatura di suo magistero. Dio e inviolabile nella sua dignità di persona. Per Benedetto XVI il travagliato iter dell’esistenza Senza tali radici, non solo si viene a perdere l’idi Agostino e il suo approdo alla fede è caratterizza- dentità cristiana che ha plasmato l’Europa, ma viene to innanzitutto dalla <passione per la verità>, non a sfaldarsi nel relativismo imperante, la verità verità intesa come principio filosofico astratto, ma profonda dell’uomo e del suo destino. come verità tangibile. Chiudiamo con le parole di Papa Benedetto XVI È l’umiltà di Agostino che Benedetto sottolinea “Speriamo che molti, vedendo questo dramma umaquando dopo il cammino di conversione ha però sa- no, possano essere trovati dalla Verità e trovare la puto mostrarsi umile anche nel sacrificare i propri Carità”. ■ 64 N. 3 / 2010 Rogate ergo ✂ I Giusto de’ Menabuoi - Paradiso SUSSIDI ROGATE SUSSIDI ROGATE RICONCILIATI Intenzione dell’Unione di Preghiera per le Vocazioni per il mese di APRILE 2010 (Ricordiamo che per ovviare ai ritardi postali, ogni numero della rivista tratta il tema del mese successivo) Perché il ministero della riconciliazione riprenda vigore in tutta la Chiesa e sorgano molti sacerdoti che, come San Giovanni Maria Vianney, si dedichino con grande amore a questa santa missione. TEMA DEL MESE Nell’ambito dell’anno sacerdotale vogliamo approfondire in questo mese il tema della riconciliazione, così importante nella nostra vita e nella missione della Chiesa. Non siamo stati noi che abbiamo amato Dio, ma Lui ci ha amati per primo ed ha mandato il Figlio suo come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv. 4,10). Questa proclamazione del “vangelo”, la grande notizia della salvezza, ci fa comprendere il senso e la sorgente della riconciliazione che ci viene offerta in Cristo Gesù: l’amore immenso di Dio Padre che interviene in Cristo a risanare la rottura del peccato e ci riapre la strada di una nuova comunione con sé e con tutte le creature. Questo mistero si concentra e si esprime in modo eminente nel sacramento della penitenza che accompagna fin dalle origini il cammino della Chiesa nella storia. Quando il sacerdote nel nome di Gesù Risorto afferma su un fratello o una sorella “io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” avviene il prodigio di una nuova nascita simile a quella del battessimo, simile a quella del figlio prodigo per cui il padre esclama “questo tutto fratello era morto ed è tornato in vita era perduto ed è stato ritrovato”. La nostra preghiera per le vocazioni diventa intercessione appassionata e fiduciosa perché la Misericordia di Dio Padre susciti ovunque apostoli e ministri della riconciliazione, annunciatori e comunicatori della pace che fa risorgere i cuori. denza. Senza il cammino di conversione, di penitenza e di richiesta di perdono che i ministri della Chiesa devono instancabilmente incoraggiare ed accogliere, il tanto desiderato aggiornamento è destinato a restare superficiale ed illusorio. Il Curato d’Ars si preoccupava innanzitutto di formare i fedeli al desiderio del pentimento. Sottolineava la bellezza del perdono divino. Tutta la sua vita sacerdotale e le sue forze non erano forse consacrate alla conversione dei peccatori? Ebbene, è nel confessionale che si manifestava soprattutto la misericordia di Dio. Egli pertanto non intendeva sottrarsi ai penitenti che venivano da ogni parte e ai quali consacrava spesso dieci ore al giorno, a volte quindici o anche più. Per lui questa era senza dubbio la più grande delle pratiche ascetiche, un «martirio»: fisicamente, innanzitutto, nel caldo, nel freddo o nell’atmosfera soffocante; ed anche moralmente, perché soffriva egli stesso per i peccati accusati e più ancora per la mancanza di pentimento: «Piango per ciò per cui voi non piangete». Accanto a questi indifferenti, che egli accoglieva come meglio poteva e che tentava di svegliare all’amore di Dio, il Signore gli concedeva di riconciliare dei grandi peccatori pentiti, e anche di guidare verso la perfezione anime che ne avevano il vivo desiderio. Era soprattutto qui che Dio gli domandava di partecipare alla Redenzione. Noi oggi abbiamo riscoperto, meglio che nel secolo scorso, l’aspetto comunitario della penitenza, della preparazione al perdono, e dell’azione di grazie dopo il perdono. Ma il perdono sacramentale richiederà sempre un incontro personale col Cristo crocifisso attraverso la mediazione del suo ministro. Spesso, purtroppo, i penitenti non si accalcano con fervore attorno al confessionale, come ai tempi del Curato d’Ars. Ora, il fatto stesso che un gran numero di essi, per varie ragioni, sembra astenersi totalmente dalla confessione, è segno MAGISTERO IN PROSPETTIVA ROGAZIONISTA GIOVANNI PAOLO II, LETTERA AI SACERDOTI PER IL GIOVEDÌ SANTO 1986, N.7 È certamente la sua instancabile dedizione al sacramento della penitenza, ciò che ha rivelato il carisma principale del Curato d’Ars ed ha creato a giusto titolo la sua fama. È bene che un tale esempio ci porti oggi a ridare al ministero della riconciliazione tutta quella importanza che gli spetta e che il Sinodo dei Vescovi del 1983 ha così giustamente messo in eviII ch m sti D al ve gr di su ta m do an vi su M G co Lo te zi il E se gi de de Sc n. “V lia I. II • La (v nla ca- ala erla odi nti va he elnra va la oi gli edi di il o- lo eil mer,i nto ni, no SUSSIDI ROGATE III. Rosario Mariano-Vocazionale: Le intenzioni di preghiera si affidano alla intercessione di Maria, “Madre delle Vocazioni”. che è urgente sviluppare tutta una pastorale del sacramento della penitenza, portando incessantemente i cristiani a riscoprire le esigenze di una vera relazione con Dio, il senso del peccato, per il quale ci si chiude all’Altro e agli altri, la necessità di convertirsi e di ricevere, per il tramite della Chiesa, il perdono come dono gratuito di Dio e, infine, le condizioni che permettono di ben celebrare il sacramento, superando i pregiudizi a suo riguardo, i falsi timori e la prassi abitudinaria. Una tale situazione richiede nel medesimo tempo che noi rimaniamo assai disponibili per questo ministero del perdono, pronti a dedicarvi il tempo e la cura necessari, ed anzi, dirò di più, a dargli la priorità rispetto ad altre attività. I fedeli comprenderanno così il valore che, sull’esempio del Curato d’Ars, noi gli conferiamo. Mentre ringraziamo di cuore il Signore per San Giovanni Maria Vianney e per tanti ministri della riconciliazione di cui ha arricchito la storia della Chiesa, Lo supplichiamo ardentemente che, anche nel nostro tempo, sorgano ovunque santi ministri della riconciliazione, perché i credenti percorrano sentieri di santità ed il mondo possa godere un’epoca di pace. E certamente una priorità pregare ed agire perché tutti i seminaristi ricevano una formazione profonda ed aggiornata per essere autentici ministri della penitenza e della riconciliazione nella Chiesa del nostro tempo. Misteri Dolorosi 1. Gesù suda sangue nell’orto del Getzemani - Perché i sacerdoti e i consacrati siano testimoni con la loro vita di aver incontrato la misericordia di Dio. 2° La flagellazione di Gesù - Perché i sacerdoti e i consacrati non si vergognino di ritenersi peccatori davanti a Dio e al prossimo. 3° La coronazione di spine - Perché i sacerdoti e i consacrati sappiano sopportare umiliazioni e penitenze in riparazione dei peccati propri e altrui. 4° Gesù sale al Calvario carico della croce - Perché i sacerdoti e i consacrati sappiano sopportare le prove e le croci della vita quotidiana. 5° Gesù muore in croce - Perché i sacerdoti e i consacrati sappiano morire a se stessi per promuovere la gloria di Dio e il bene delle anime. Salve Regina. Preghiera per le Vocazioni “Cuore compassionevole di Gesù” CENACOLI P. ANNIBALE dell’Unione di Preghiera per le vocazioni: Schema di Animazione IV. Condivisione - Testimonianza dei membri del Cenacolo sulla diffusione del Rogate e l’impegno del mese precedente - Lettura di alcune “Comunicazioni” delle altre sedi - Consegna a tutti della “Scheda di animazione” da diffondere specie tra anziani e ammalati. V. Impegno del mese di Marzo: In questa Quaresim a accom pagnerem o il Signore sulla via dolorosa partecipando alla Via Crucis per la santificazione dei sacerdoti. n. 3 Marzo 2010 “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2 Corinzi 5,20) I. Invocazione allo Spirito Santo. Lettura del Vangelo della domenica o festa seguente. (Riflessioni partecipate e applicazioni alla vita) II. Coordinate spirituali: - Finalità del “Cenacolo P. Annibale”: 1°. Pregare per le Vocazioni 2°. Far pregare specie ammalati e anziani 3°. Essere “buoni operai” nel proprio stato di vita • Spiritualità rogazionista: La testimonianza dell’incontro col Signore. (vedi “La Parola del Padre”) “Manda Signore, apostoli Santi alla tua Chiesa” La Parola del PADRE Il brano di questo mese è una supplica di P. Annibale alla SS. Vergine Immacolata per otteIII SUSSIDI ROGATE Cuore di Gesù questo suo traviato ministro! Fatelo per quella eminente dignità di cui volle il Sommo Dio insignirlo nel sublime Sacramento dell’ordine sacro, fatelo per la santificazione e salvezza di tante povere anime che sono alla sua cura affidate, fatelo per consolazione del Cuore Amantissimo di Gesù, per tutta la vostra potenza, per tutta la vostra Misericordia, per tutti i vostri dolori, per tutti i dolori del vostro Unigenito Figliuolo, pel Sangue suo preziosissimo, per tutta la gloria, Madre Santissima, convertite questo peccatore a Dio, convertitelo, convertitelo, convertitelo, senza più tardare. Togliete dal suo cuore ogni superbia, e riempitelo di santa umiltà e di santa mansuetudine, togliete da lui ogni peccato, purificate la sua coscienza, risollevatelo dalla tiepidezza in cui giace, e infiammatelo tutto del Divino Amore. Deh! Madre Santissima fate voi che questo povero Sacerdote sia tutto, tutto di Gesù, vittima consumata del suo Divino Volere per cui diventi vera luce del mondo e vero sole della Terra. Amen, amen”. nere la conversione di un sacerdote messinese di cui non si rivela l’identità. Il documento è anche senza data. “O Santissima Vergine Maria nel glorioso titolo di Stella Mattutina, noi Vi supplichiamo ardentemente, per la conversione di quel Sacerdote, il quale ha tanti obblighi con la Divina Misericordia, e pure tanto ingratamente si diporta con la Divina Bontà! A Voi lo raccomandiamo che siete il Rifugio dei peccatori e l’Arca di salvezza per le anime. Convertite questo Sacerdote al Cuore Santissimo del vostro Gesù, che egli è tanto amareggiato ed offeso, e convertitelo presto con una conversione sincera, fedele e costante. Voi che siete la Piena di Grazia colpite il suo freddo cuore con una grazia così efficace che trionfi completamente della sua ostinazione e di ogni resistenza che in lui proviene, o da cattiva volontà, o da cattive abitudini, o da cattiva natura, o da mala tentazione dell’infernale nemico! Madre amorosissima Immacolata Stella splendida e mattutina, richiamate al dolcissimo (Scritti, vol III, p. 500) scheda a cura di N. Bollino e A . Pascucci CENACOLI VOC Mensile di Sussidi Vocazionali Ogni mese quattro schede rispettivamente per ragazzi, giovani, per le comunità parrocchiali, e le comunità religiose. Un sussidio utilissimo: • per i CATECHISTI che desiderano trasformare in preghiera la loro lezione • per gli ANIMATORI VOCAZIONALI che desiderano lasciare un segno duraturo del loro servizio pastorale • per i PARROCI che desiderano favorire la preghiera per le vocazioni nella loro parrocchia • per le COMUNITA RELIGIOSE che desiderano dare continuità e verità alla preghiera per le vocazioni. ABBONAMENTO: 1 Copia al mese per 10 mesi Euro 10,00 10 Copie al mese per 10 mesi Euro 90,00 IV ✂ Per abbonarsi: compilare il C. C. Postale n. 30091003 intestato a: Centro di Spiritualità Rogate - Via dei Rogazionisti, 8 - 00182 Roma Per eventuali osservazioni: [email protected] SUSSIDI ROGATE ORA DI ADORAZIONE VOCAZIONALE o! il to e ua re noto utto noe clo utma o, no e- ”. 0) ✂ ci LASCIATEVI RICONCILIARE CON DIO Prima parte Introduzione In questo anno sacerdotale, vogliamo chiedere al Signore il dono di numerosi “ambasciatori di misericordia”: sacerdoti santi che possano spezzare per tutte le generazioni il pane del perdono. Abbiamo bisogno di questi eletti luminosi che donandoci il Perdono di Dio nel sacramento della riconciliazione, ci possano far sperimentare quanto è vera e quanto è bella la parola della Liturgia: “A ncor oggi, Gesù, come buon Samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e v ersa sulle sue f erite l’olio della consolazione ed il vino della speranza” (Prefazio comune V III). A noi tocca obbedire alla parola di Paolo: “Lasciatevi riconciliare con Dio” perché avvenga questo miracolo. Chiediamo al Signore in questa adorazione, il dono di numerosi e santi testimoni di misericordia: chiediamolo con tutto il cuore! CANTO DI ESPOSIZIONE INVITO ALL’ADORAZIONE (da recitarsi insieme) Tu, o Signore, sei il mio pane e senza di Te non posso vivere; non saprei dove andare senza di Te, non saprei cosa fare e cosa dire, senza di Te. Signore, Tu sei il mio nutrimento, Tu sei la forza per la quale Tu mi darai la grazia di spezzare con i fratelli V questo nutrimento, giorno per giorno. Saremo anche noi il pane del Signore, pane distribuito, pane diventato ostia di umiltà. (Card. Carlo Maria Martini) Seconda parte Proclamazione della Parola Dalla Seconda Lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi (5,11-21) Fratelli, consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze. Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo per darvi occasione di vanto a nostro riguardo, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore. Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi. Poiché l’amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro. Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così. Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È Ora Ora di di Adorazione Adorazione Vocazionale Vocazionale stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio. SUSSIDI ROGATE gno di conversione” (Lc 15, 7). Riscopriamo, dunque, la nostra vocazione come “mistero di misericordia”. Nel Vangelo troviamo che è proprio questo l’atteggiamento spirituale con cui Pietro riceve il suo speciale ministero. La sua vicenda è paradigmatica per tutti coloro che hanno ricevuto il compito apostolico, nei vari gradi del sacramento dell’Ordine». ADORAZIONE SILENZIOSA OMELIA DEL CELEBRANTE CANTO ADORAZIONE SILENZIOSA Dalla Lettera ai sacerdoti per il Giovedì Santo 2001 del Venerabile Giovanni Paolo II CANTO Terza parte Riflessioni Dalla Lettera ai sacerdoti per il Giovedì Santo 2001 del Venerabile Giovanni Paolo II «….Guardando a Cristo nell’ultima Cena, al suo farsi “pane spezzato” per noi, al suo chinarsi in umile servizio ai piedi degli Apostoli, come non provare, insieme con Pietro, lo stesso sentimento di indegnità dinanzi alla grandezza del dono ricevuto? “Non mi laverai mai i piedi!” (Gv 13, 8). Aveva torto, Pietro, a rifiutare il gesto di Cristo. Ma aveva ragione a sentirsene indegno. È importante, in questa giornata per eccellenza dell’amore, che noi sentiamo la grazia del sacerdozio come una sovrabbondanza di misericordia. Misericordia è l’assoluta gratuità con cui Dio ci ha scelti: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Gv 15, 16). Misericordia è la condiscendenza con cui ci chiama ad operare come suoi rappresentanti, pur sapendoci peccatori. Misericordia è il perdono che Egli mai ci rifiuta, come non lo rifiutò a Pietro dopo il rinnegamento. Vale anche per noi l’asserto secondo cui c’è “più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisoVI «….Mistero grande, carissimi Sacerdoti: Cristo non ha avuto paura di scegliere i suoi ministri tra i peccatori. Non è questa la nostra esperienza? Toccherà ancora a Pietro di prenderne più viva coscienza nel toccante dialogo con Gesù, dopo la risurrezione. Prima di conferirgli il mandato pastorale, il Maestro pone l’imbarazzante domanda: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?” (Gv 21, 15). L’interpellato è colui che qualche giorno prima lo ha rinnegato per ben tre volte. Si comprende bene il tono umile della sua risposta: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo” (ivi, v. 17). È sulla base di questo amore esperto della propria fragilità, un amore trepidamente quanto fiduciosamente confessato, che Pietro riceve il ministero: “Pasci i miei agnelli”, “pasci le mie pecorelle” (iv i, vv. 15.16.17). Sarà sulla base di questo amore, corroborato dal fuoco della Pentecoste, che Pietro potrà adempiere al ministero ricevuto. E non è dentro un’esperienza di misericordia che nasce anche la vocazione di Paolo? Nessuno come lui ha sentito la gratuità della scelta di Cristo. Il suo passato di accanito persecutore della Chiesa gli brucerà sempre nell’animo: “Io infatti sono l’infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio” (1 Cor 15, 9). E tuttavia questa memoria, lungi dal deprimere il suo entusiasmo, gli metterà le ali. Quanto più si è stati avvolti dalla m s g d m a d d D C c s n ri L S n ta b d b g fr c u p p d (c A s m A g d c m d c p m v u 1 s d c P la b mo, di rocui ua he ari sto tri npiù sù, annte più lui per ile sai sto ore to, iei vv. ortro dia lla sere oiasa mogli lla SUSSIDI ROGATE Ora Ora di di Adorazione Adorazione Vocazionale Vocazionale misericordia, tanto più si sente il bisogno di testimoniarla e di irradiarla. La “voce” che lo raggiunge sulla via di Damasco, lo porta al cuore del Vangelo, e glielo fa scoprire come amore misericordioso del Padre che in Cristo riconcilia a sé il mondo. Su questa base Paolo comprenderà anche il servizio apostolico come ministero di riconciliazione: “Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione” (2 Cor 5, 18-19). Le testimonianze di Pietro e Paolo, carissimi Sacerdoti, contengono preziose indicazioni per noi. Esse ci invitano a vivere con senso di infinita gratitudine il dono del ministero: nulla noi abbiamo meritato, tutto è grazia! L’esperienza dei due Apostoli ci induce, al tempo stesso, ad abbandonarci alla misericordia di Dio, per consegnare a Lui con sincero pentimento le nostre fragilità, e riprendere con la sua grazia il nostro cammino di santità. Nella Novo millennio ineunte ho additato l’impegno di santità come il primo punto di una saggia “programmazione” pastorale. È impegno fondamentale di tutti i credenti, quanto più dunque deve esserlo per noi (cfr nn. 30-31)! A questo scopo, è importante che riscopriamo il sacramento della Riconciliazione come strumento fondamentale della nostra santificazione. Avvicinarci a un fratello sacerdote, per chiedergli quell’assoluzione che tante volte noi stessi diamo ai nostri fedeli, ci fa vivere la grande e consolante verità di essere, prima ancora che ministri, membri di un unico popolo, un popolo di “salvati”. Quello che Agostino diceva del suo compito episcopale, vale anche per il servizio presbiterale: “Se mi spaventa l’essere per voi, mi consola l’essere con voi. Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano... Quello è il nome di un pericolo, questo di salvezza” (Discorsi, 340, 1). È bello poter confessare i nostri peccati, e sentire come un balsamo la parola che ci inonda di misericordia e ci rimette in cammino. Solo chi ha sentito la tenerezza dell’abbraccio del Padre, quale il Vangelo lo descrive nella parabola del figliol prodigo — “gli si gettò al collo e lo baciò” (Lc 15, 20) — può trasmettere agli altri VII lo stesso calore, quando da destinatario del perdono se ne fa ministro.» ADORAZIONE SILENZIOSA CANTO Quarta parte Suppliche PER GLI OPERAI DELLA MESSE Illuminati e incoraggiati dalla tua Parola, ti preghiamo, o Signore, per coloro che hanno già seguito e ora vivono la tua chiamata. Per i tuoi Vescovi, Presbiteri e Diaconi; ed ancora per i tuoi consacrati Religiosi, Fratelli e Suore; ed ancora per i tuoi Missionari e per quei laici generosi, che operano nei ministeri istituiti o riconosciuti dalla Santa Chiesa. Sostienili nelle difficoltà, confortali nelle sofferenze, assistili nella solitudine, proteggili nella persecuzione, confermali nella fedeltà! Ti preghiamo, o Signore, per coloro che stanno aprendo il loro animo alla tua chiamata, o già si preparano a seguirla. La tua Parola li illumini, il tuo esempio li conquisti, la tua grazia li guidi fino al traguardo dei sacri Ordini, dei voti religiosi, del mandato missionario. Per tutti loro, o Signore, la tua Parola sia di guida e di sostegno, affinché sappiano orientare, consigliare, sorreggere i fratelli con quella forza di convinzione e di amore, che Tu possiedi e che Tu solo puoi comunicare. Amen. (Paolo VI, 1978) ADORAZIONE SILENZIOSA CANTO MANDA SIGNORE, ANCORA PROFETI! Manda Signore, ancora profeti, uomini certi di Dio, uomini dal cuore in fiamme. Ora Ora di di Adorazione Adorazione Vocazionale Vocazionale E tu a parlare dai loro roveti sulle macerie delle nostre parole, dentro il deserto dei templi: a dire ai poveri di sperare ancora. Che siano appena tua voce, voce di Dio dentro la folgore, voce di Dio che schianta la pietra. (David Maria Turoldo) ADORAZIONE SILENZIOSA CANTO NON FUNZIONARI MA TESTIMONI Signore, non darci più dei sacerdoti, ma concedici di meritarli. La nostra preghiera non è abbastanza sincera, non è abbastanza supplichevole. Non sappiamo più perché li vogliamo. Alcuni tra gli stessi sacerdoti non sanno neanche più a quale servizio sono stati chiamati. Come desiderare, allora, nuovi sacerdoti? Se la missione della Chiesa si è oscurata nei nostri cuori, SUSSIDI ROGATE come sperare la mietitura? E se non si attende la mietitura, a che pro i mietitori? Di qui il silenzio o il tergiversare colpevole delle famiglie, delle comunità cristiane, persino dei sacerdoti, che non osano più parlare della vocazione sacerdotale... Troppi battezzati cercano nel sacerdote il funzionario per carte e celebrazioni, oppure il mago del cielo... anziché aiutarlo ad essere il testimone e l’educatore della fede in Cristo Gesù. Signore, non darci più dei sacerdoti, ma concedici anzitutto di accompagnarli nella loro vocazione, poiché la formazione dei sacerdoti è impegno di noi tutti. Signore, dacci fin d’ora dei sacerdoti così che tu non sia più solo e così che essi non siano mai soli ! (card. Roger Etchegaray) Quarta parte BENEDIZIONE EUCARISTICA CANTO FINALE Scheda a cura di P. A lbisinni UNIONE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI Scopo primario di questa associazione è di vivere e propagare ovunque lo spirito di preghiera che nasce dall’obbedienza al comando di Gesù:“Pregate il Padrone della messe perché mandi operai nella sua mesUNIONE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI se”per ottenere numerose e sante vocazioni Sacerdotali e di Speciale Scopo primario di questa associazione è di la vivere e propagare ovunque load spirito preghiera Consacrazione che portino salvezza e la liberazione ognidiuomo. che nasce dall'obbedienza al comando di Gesù:"Pregate il Padrone della messe perché mandi L’ Associazione di Preghiera per le Vocazioni propone ai suoi aderenti: operai nella sua per ottenere numerose e sante vocazioni cristiana Sacerdotali e dipreghiera Speciale • dimesse" riscoprire la propria personale vocazione nella Consacrazione che portino la salvezza e la liberazione ad ogni uomo. e nella vita quotidiana; L' Associazione di Preghiera per le Vocazioni propone ai suoi aderenti: • di pregare per ottenere i “buoni operai” alla Chiesa e per la perseve• di riscoprire la propria personale vocazione cristiana nella preghiera e nella vita quotidiana; ranza dei chiamati; • di pregare per ottenere i "buoni operai" alla Chiesa e per la perseveranza dei chiamati; di offrire le gioiedella e le propria sofferenze della propria • di offrire le•gioie e le sofferenze vita per questo scopo;vita per questo scopo; • di far conoscere secondo le proprie possibilità lo spirito di questa • di far conoscere secondo le proprie possibilità lo spirito di questa preghiera comandata da preghiera comandata da Gesù. Gesù. Chi è interessato rivolgersi a:può rivolgersi a: Chi può è interessato VIII ✂ CENTRO VOCAZIONALE ROGATE CENTRO VOCAZIONALE ROGATE Via deiVia Rogazionisti, 8 00182 R O M A Tel. / 70.23.430 dei Rogazionisti, 8 - 00182 R O- M A 06 - Tel. 06 / 70.23.430 SUSSIDI ROGATE LECTIO DIVINA e y) ✂ nni LASCIATECI RICONCILIARE CON DIO PRESENTAZIONE Guida Il profondo bisogno di pace presente in ogni cuore trova pieno appagamento nell’esperienza unica del perdono di Dio, un perdono totale gratuito e inimmaginabile che, mentre distrugge le nostre colpe ci dà una vita nuova, un nuovo rapporto con Lui e con tutte le altre creature. Siamo oggi riuniti per meditare su questo mistero e per intercedere affinché ovunque sorgano santi ministri del prodigio rigenerante della riconciliazione. Invochiamo con vivo desiderio lo Spirito Santo e purifichiamo i nostri cuori col Pentimento e col perdono delle offese ricevute. INVOCAZIONE DELLO SPIRITO E PREGHIERA DI PENTIMENTO Canto “Veni creator” (o uno simile) IX Presidente Lo Spirito santo è il grande artefice di ogni riconciliazione e di ogni autentico rinnovamento personale e sociale. Supplichiamolo di venire in noi con la sua grazia a suscitare un sincero pentimento di ogni peccato e a ricostruire il nostro rapporto con Dio e col nostro prossimo. Ad ogni invocazione risponderemo: Spirito di verità, illumina e rinnova i nostri cuori! • Quando ci sentiamo abbandonati da tutti. • Quando temiamo il giudizio di Dio e pensiamo che anche Lui si sia allontanato da noi. • Quando sperimentiamo l’ingratitudine delle persone che abbiamo amato di più. • Quando temiamo di avvinarci a Dio per ciò che Egli possa chiederci. • Quando ci sentiamo come schiavi di brutte abitudini. Lectio Lectio Divina Divina SUSSIDI ROGATE • Quando siamo presi dal risentimento verso chi ci ha offeso. un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi. Si possono aggiungere altre intenzioni libere Nel tuo amore fa’ grazia a Sion, rialza le mura di Gerusalemme. Allora gradirai i sacrifici prescritti, l’olocausto e l’intera oblazione, allora immoleranno vittime sopra il tuo altare. Presidente Facciamo nostra la preghiera del Salmo 51 col quale moltitudini di credenti hanno implorato la misericordia di Dio ed il rinnovamento della propria vita. Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo… MISERERE Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato. Presidente Padre Santo, che in Cristo tuo Figlio hai posto la sorgente di ogni riconciliazione, donaci un cuore penitente, capace di riconoscere i nostri peccati e di affidarsi totalmente alla tua infinita misericordia. Per Cristo nostro Signore. Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto; perciò sei giusto quando parli, retto nel tuo giudizio. Assemblea Amen. Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre. Ma tu vuoi la sincerità del cuore e nell’intimo m’insegni la sapienza. E Purificami con issopo e sarò mondo; lavami e sarò più bianco della neve. Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che hai spezzato. Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe. Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso. INTRONIZZAZIONE PROCLAMAZIONE DELLA PAROLA X R C B « Guida “Ogni volta che nella Chiesa si leggono le divine Scritture è Cristo che parla al suo popolo”. Rivolgiamo a lui la nostra attenzione piena d’amore per accogliere tutto ciò che vorrà rivelarci. «La riconciliazione» (5,11-21) D Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze. Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo per darvi occasione di vanto a nostro riguardo, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore. Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi. Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode; poiché non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti. Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, P Mentre si reca in processione il libro delle Sacre Scritture, l’assemblea esegue un canto adatto. Lo si depone all’ambone e, se possibile, lo si incensa. Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno. Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza, la mia lingua esalterà la tua giustizia. P ch m ch c C n sc sc u te T ci il in im a m D m D D n zi A qu p g ta A v co d ro to se v p Im e tr d to un tri ta re Lo a. vi”. na e- oi to ro e. è rionse Lectio Lectio Divina Divina SUSSIDI ROGATE Poiché l’amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro. Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così. Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio. quel che devi!” Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito”. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello. Parola di Dio. Presidente Venendo al mondo siamo inseriti in una storia segnata da forze disgregatrici e, per grazia di Dio, da energie che tendono a ricomporre l’unità con Dio e col nostro prossimo. Pur potando in noi l’anelito alla riconciliazione ed alla pace, sperimentiamo spessa l’impossibilità di costruirla con le nostre forze e siamo tentati di scoraggiarci in questo difficile cammino. L’impensabile iniziativa di Dio, culminata nell’invio del suo proprio Figlio, ha aperto una possibilità di salvezza: da un lato Dio ci rivela il suo immenso amore e, dall’altro, ci aiuta nello stesso tempo a riconoscerci peccatori affidati completamente alla sua misericordia, che gode immensamente nel perdonarci e nel darci una vita nuova. Parola del Signore. Lode a Te, o Cristo. APPROFONDIMENTO ORANTE DELLA PAROLA Rendiamo grazie a Dio. Canto Beati quelli che ascoltano «Il perdono delle offese» (18,21-35) Dal Vangelo secondo Matteo Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: “Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte? ”. E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: “Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: “Paga La nostra preghiera per le nuove vocazione ci spinge a desiderare e a domandare al Signore che il suo Spirito di riconciliazione riempia tanti cuori e susciti ovunque molti testimoni del Vangelo. Al tempo stesso, siamo riconoscenti al Signore per tutti gli uomini e le donne che, lungo i secoli, sono diventati testimoni e artefici di riconciliazione per tanti. XI Lectio Lectio Divina Divina SUSSIDI ROGATE Tempo di Meditazione silenziosa (10 minuti circa) IMPEGNO DI APOSTOLATO Presidente Nel prossimo mese ci impegneremo ad essere segno di riconciliazione nel nostro ambiente di vita, con l’intenzione che Dio susciti molti testimoni del Vangelo. BENEDIZIONE E INVIO Presidente/Assemblea • Il Signore sia con voi… - E con il tuo spirito. • Vi benedica Dio onnipotente… - A men. Canto Finale “A ndate per le strade” Scheda a cura di A . Pascucci Editrice Rogate Novità Novità Ristampa XII ✂ Per informazioni e ordinazioni: Editrice Rogate • Tel. 06.702.34.30 - Fax 06.702.07.67 e-mail: [email protected] - www.vocations.it SUSSIDI ROGATE LASCIATEVI RICONCILIARE CON DIO ✂ RAGAZZI cci PRESENTAZIONE Guida Carissimi, in questo giorno il Signore ci invita a riconciliarci con lui, con un incontro d’amore profondo. Dio è amore e misericordia infinita! Per fare davvero esperienza di questo amore in noi occorre stabilire un rapporto fiducioso e filiale col Padre che, per primo, ci viene a cercare per ridonarci la pace del cuore che troppe vicende quotidiane offuscano. Celebrante Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Tutti Amen. CANTO «Invochiamo lo Spirito di Dio» O Spirito Santo, vieni in aiuto alla mia debolezza e insegnami a pregare. XIII Senza di Te, Spirito del Padre, non so che cosa devo chiedere, né come chiederlo. Ma Tu stesso vieni in mio soccorso e prega il Padre per me, con sospiri che nessuna parola può esprimere. O Spirito di Dio, Tu conosci il mio cuore: prega per me come il Padre vuole. O Spirito Santo, vieni in aiuto alla mia debolezza, e insegnami a pregare. Amen. Preghiamo a cori alterni (Is 53,5-12) 1° Coro Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Ragazzi Ragazzi Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. 2° Coro Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. 1° Coro Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca; 2° Coro Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l’iniquità del mio popolo fu percosso a morte. 1° Coro Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. 2° Coro Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. 1° Coro Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità. 2° Coro Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori. SUSSIDI ROGATE CANTO RIFLESSIONE Nella vita ci sono giorni che non faresti morire mai, altri invece che ti distruggono, per me è stato così … Anche in primavera, il sole non riusciva a sciogliere la neve intorno a me, nell’anima non avevo più nulla … Poi un giorno tutto cominciò a prendere una piega diversa, m’invitarono delle amiche a ricominciare a pregare cosa strana per me … Così feci e poi … Nella mia vita tornò quel raggio di luce che per me era ormai un’utopia. Il mio cuore si cominciò ad aprire a tutto, le avversità passate non mi facevano più paura. Ora, spesso, i miei amici mi chiedono come io sia potuta cambiare così solo con l’aiuto di un libro e come esso mi rende la vita così facile, io sempre rispondo loro: “dal primo giorno che ho aperto quel libro la mia vita è cambiata, per il semplice fatto che quelle pagine non devono essere lette ma bisogna ascoltarle, in quel libro ho trovato Dio che mi ha parlato”. IN ASCOLTO DELLA PAROLA «La Riconciliazione» (2 Cor 5,20 - 21;) Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio. Parola di Dio RIFLESSIONE CANTO 1° ragazzo Il cuore dell’uomo è un abisso e Dio è profondamente innamorato del cuore dell’uomo; per questo è sempre lui che prende l’iniziativa e cerca l’uomo per donargli, ancora una volta, il suo XIV am ch de m ca nu 2° L a Pr la se ce il re È di do O da pa ric S Po ric B R sm ci m “I al la ce F R de di ro pi pi “D vo to S R re è oe- eo- er v- io un io ho il sho o, ioro z- ner ruo Ragazzi Ragazzi SUSSIDI ROGATE amore di Padre, anche se spesso l’uomo pensa che sia lui a cercare Dio. Dio non si vergogna delle nostre fragilità, difetti, incorrispondenze ma ci viene a cercare per entrare nella nostra casa e portare nella nostra vita la festa e una nuova forza per ricominciare. stente come la sabbia del mare: basta un’onda che passa e subito ogni orma, ogni scritta è cancellata. “Prego poco, mi ricordo di Dio solo quando sono nei guai. Gli esempi negativi subito mi abbattono e non mi accorgo dei piccoli santi che mi vivono accanto”. 2° ragazzo La riconciliazione comincia da se stessi, perché a volte è più facile amare gli altri che se stessi. Proprio dal riconciliarsi con se stessi comincia la riconciliazione vera e propria … Bisogna essere consapevoli e accettare i propri limiti, accettazione che non va confusa con la passività e il dire di “no” ad una certa fantasia nel progettare la propria vita. È innanzitutto, riconoscersi come un “miracolo di Dio” e riconoscere che la propria vita è un dono! Occorre guardarsi con gli occhi con cui ci guarda Dio che ci ama e per questo non abbiamo paura di togliere via ogni maschera per lasciarci riconciliare con lui. Pietra Rappresentano, o Signore, tutte quelle pietre che abbiamo scagliato contro gli altri, senza renderci conto di quelle volte che noi siamo state “pietre di inciampo” per gli altri a causa della nostra incoerenza e tiepidezza. Aghi di pino Rappresenta, o Signore, la nostra irascibilità, intolleranza. “Ferisco tutti quelli che mi passano accanto … il mio cuore è chiuso come un riccio: ho paura di amare e di lasciarmi amare!”. CANTO SEGNO Portiamo all’altare tutto ciò che ci impedisce di riconciliarci con Dio, tutti i nostri limiti. PREGHIAMO INSIEME Signore, spesso abbiamo la pretesa di essere noi il centro di tutta la nostra vita, di non aver bisogno di te, di staccarci dalla tua dipendenza creativa. Magari non la neghiamo, ma agiamo per conto nostro. Spesso facciamo della libertà un idolo, la separiamo dalla verità che ci farebbe incontrare con te e con noi stessi. Aiutaci a comprendere che la nostra vera libertà è cercarti fino in fondo, in noi e nel volto della tua creazione. Amen. Biglia Rappresenta, o Signore, il nostro individualismo, la nostra indifferenza, la nostra autosufficienza: la sua bellezza sembra incantare, crediamo di poter fare tutto da soli. “Io non ho bisogno degli altri, io so tutto e gli altri non hanno niente da insegnarmi. Io la vita la conosco, faccio tutto per conto mio e se è necessario anche sulla pelle degli altri”. Foglia secca Rappresenta, o Signore, il nostro sentirci morti dentro, senza un po’ di linfa vitale né un pizzico di speranza e di fiducia … un po’ per i nostri errori, insuccessi, perché crediamo che nessuno più ci comprende, dalla vita non ci aspettiamo più niente. “Deluso dagli amici, perdente negli studi, nel lavoro, tradito in amore, credo anche di essere stato abbandonato da Dio”. CANTO Sabbia Rappresenta, o Signore, la nostra fede inconsi- 2° Coro Vocazione alla tua sequela, alla tua parola, PREGHIAMO A CORI ALTERNI 1° Coro Guardiamo a te, Gesù Cristo nostro Signore, Maestro e Salvatore dell’umanità, come alla luce del modo e, da te illuminati, noi ti preghiamo di farci comprendere la vita come una vocazione. XV Ragazzi Ragazzi alla tua comunione, perché tu sei, o Cristo, la Via, la Verità, la Vita. Fa’, o Signore, che mai siamo insensibili alla chiamata rivelatrice, che è il tuo Vangelo, segreto, forza e gioia del nostro vero destino. 1° Coro Fa’, o Signore, che noi comprendiamo la dignità e l’impegno della nostra semplice e misteriosa vita cristiana. 2° Coro Fa’, o Signore, che di te discepoli e di te seguaci, noi ci arrendiamo, liberi e docili, al mistero dell’unità, che è la tua Chiesa vivente nella tua verità e della tua carità. 1° Coro Fa’, o Signore, che il tuo Spirito informi e trasformi la nostra vita, e ci dia il gaudio della fraternità sincera, la virtù del generoso servizio, l’ansia dell’apostolato. 2° Coro Fa’, o Signore, che sempre più ardente SUSSIDI ROGATE e operoso diventi il nostro amore verso i fratelli in Cristo per collaborare sempre più intensamente con loro nell’edificazione del Regno di Dio. 1° Coro Fa’ ancora, o Signore, che sappiamo meglio unire i nostri sforzi con tutti gli uomini di buona volontà, per realizzare pienamente il bene dell’umanità nella verità, nella libertà, nella giustizia e nell’amore. Insieme Per te così ti preghiamo, o Cristo, che col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni, Dio, nei secoli eterni. Amen. (Paolo VI) Padre nostro Benedizione finale CANTO scheda a cura di P.Varlaro MONACHE AGOSTINIANE “IMMAGINI PER LA PREGHIERA E LA CATECHESI” Suor Mariarosa Guerrini e le Monache Ago-stiniane di Lecceto continuano ad offrire agli animatori pastorali e ai catechisti immagini sempre nuove ed efficaci per illustrare pagine particolarmente significative del Vangelo e della vita cristiana. In calendari, immagini, cartoline e biglietti augurali offrono semplici ed efficaci strumenti per l’annuncio del vangelo negli eventi cristiani della vita e dell’amicizia. MONACHE AGOSTINIANE EREMO DI LECCETO (SI) - TEL. 0577/349393 XVI . 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