riconciliazione - Libreria Editrice Rogate

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riconciliazione - Libreria Editrice Rogate
Tariffa R.O.C. - Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 - DCB Roma
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Rogate ergo
Marzo 2010
Anno LXXIII
€ 2,90
Rivista
Rivista di
di Animazione
Animazione Vocazionale
Vocazionale
INTERVISTA
INTERVISTA
CARLO
CARLO CASTAGNA
CASTAGNA
GIOVANI
GIOVANI
SANNO
SANNO ANCORA
ANCORA
COS’È
COS’È IL
IL PECCATO?
PECCATO?
CONTROLUCE
CONTROLUCE
CONFESSIONALI
CONFESSIONALI
FUGA
FUGA EE RIFORMA
RIFORMA
tempo di
riconciliazione
Rogate ergo
Rivista di Animazione Vocazionale
Da 73 anni, ogni 30 giorni, in 60 nazioni
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ITALIA € 29,00
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I contenuti, svolti dai maggiori esperti in campo vocazionale,
ruotano ogni mese intorno ad un argomento di attualità, affrontato
sotto gli aspetti teologici, antropologici, pedagogici, psicologici e sociologici.
Ogni numero è corredato di sussidi di catechesi e di preghiera,
da testimonianze e da dati statistici, che vengono puntualmente ripresi
dai massmedia e da testi universitari.
I suoi lettori sono in gran parte: vescovi, animatori di diocesi,
di movimenti, di Istituti religiosi maschili e femminili, parroci, educatori,
catechisti, conferenzieri, giornalisti.
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Rogate ergo
Sommario
Rivista
di animazione
vocazionale
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EDITORIALE
Confessione, il perdono che fa crescere
Giuseppe Sovernigo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3
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Idee
Anno LXXIII MARZO 2010
STUDI
Tu perdonerai
Giuseppe De Virgilio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .7
● Confessione, dalla pratica al dono
Tonino Lasconi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .13
GIOVANI
● Sanno ancora cos’è il peccato?
Carlo Climati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .15
ZOOM
● Il confessore… si confessa?
Giosy Cento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .18
CONTROLUCE
● Confessionali, fuga e riforma
Marco Paleari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .20
PRIMO PIANO
● L’arte della Misericordia
Lucandrea Massaro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .23
●
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DIRETTORE RESPONSABILE
e CAPOREDATTORE
Vito Magno
PROGETTO GRAFICO
Giuseppe Sabatelli
FOTO
G. Galazka(Copertina),
R. Siciliani/C. Gennari, G. Viviani
COLLABORATORI
G. Albanese, E. Bianchi,
L. Cabbia, A. Calò, G. De Carli,
G. Cento, A. Cencini,
B. Cervellera, A. Comastri,
S. De Pieri, G. De Virgilio,
G. Epifani, B. Forte,
F. Garelli, A. Gentili, P. Gheddo,
T. Lasconi, P. G. Liverani,
A. M. Valli, V. Messori,
A. Montonati, A. Pascucci,
M. Pollo, A. Riboldi, B. Sorge,
D. Zanella, A. Zanotelli
SPRODUZIONE
Centro Internazionale
Vocazionale Rogate
Fatti
TESTIMONIANZE
Confessori chiaroveggenti
Angelo Montonati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .43
ESPERIENZE
● Dalla disperazione alla consacrazione
Angela Ambrogetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .47
●
Magistero
MAGISTERO
Preti d’oggi per servire la speranza
Enrico Masseroni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .52
●
DIREZIONE, REDAZIONE
AMMINISTRAZIONE
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Autor. Tribunale di Roma
n. 18131 del 24 maggio 1980
Una copia € 2,90
Rogate ergo
Marzo 2010 Anno LXXIII
N. 3 / 2010
Attualità
FLASH
Danièlou due volte martire della carità.
Predicare: la cosa più difficile per un prete
Pier Giorgio Liverani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .54
NEWS
● Notizie da Haiti, Cina, Italia
Fulvio Cavarocchi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .58
VETRINA
● Luciano Cabbia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .59
●
Rubriche
INTERVISTA
Carlo Castagna. Libero dall’odio
Vito Magno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .26
SPECIALE
● La Sindone in pastorale vocazionale
Roberto Fornara, Vito Magno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .31
IL VANGELO
● Dare frutto ad ogni stagione, anche se tormentata
Danilo Zanella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .39
ON LINE
● Il rosario digitale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .25
DIALOGO
● Perché ci si confessa poco?
Antonio Riboldi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .62
SUSSIDI
● “Lasciatevi riconciliare con Dio” . . . . . . . . . . . . . . . . . .I-XVI
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Foto: Grzegorz Galazka
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EDITORIALE
Confessione,
il perdono che fa crescere
DI
GIUSEPPE SOVERNIGO
“P
erché confessarsi? Perché continuare ad andare a confessarsi? A che serve confessarsi?”.
Sono domande che da anni molte persone di tanto in tanto si pongono. Altre non se le pongono più,
avendo chiuso la questione per se stessi. A confessarsi non vanno da tempo. Eppure la Chiesa cattolica continua a proporlo ai fedeli pure nelle attuali
condizioni socioculturali in cui tanti parametri del vivere sono mutati.
CONFESSIONE E CAMBIO CULTURALE
I fattori che hanno inciso e incidono sulla frequenza al sacramento della riconciliazione sono molteplici. Infatti confessarsi richiede di esporsi in prima persona nel proprio lato debole e ciò è disagevole. E
poi nella confessione che cosa dire? Non è più chiaro che cosa sia il peccato per la demitizzazione operata dalla cultura radical libertaria. E poi il senso di
colpa lo si affronta, oltre che personalmente, soprattutto nelle relazioni di aiuto e più ancora nella psicoterapia. La confessione poi rischia di rinforzare le
colpevolezze nevrotiche, di accrescere la dipendenza
deresponsabilizzante, di ritardare l’accesso all’autonomia personale.
Inoltre il cambio culturale accelerato rende desueta la confessione entro il contesto secolarizzato che
tende a vivere a prescindere da Dio. La stessa simbolica del peccato, oggi, per tanti aspetti, si è spostata dal religioso al sociale e all’ecologico. Tanti aspetti della vita, ad es. la violenza, la sessualità, la
morte, la malattia, compresa la peccabilità umana,
prima spiegati con il peccato, oggi per buona parte
si spiegano con le varie scienze, in particolare con le
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EDITORIALE
Confessione, il perdono che fa crescere
scienze umane, con le diversità antropologiche.
Lungo i secoli è cambiata la concezione stessa del
peccato. È oggi preferibile, in ogni caso, intendersela in diretta con Dio.
Eppure, pur in presenza di questi cambi culturali
centrali e innegabili, la Chiesa continua a proporre
la confessione dei peccati per il loro perdono e per
la crescita personale. Le vie alla riconciliazione proposte dalle varie agenzie di socializzazione non coprono tutto il quadrante della fallibilità umana e della peccabilità. Danno un contributo molto utile, ma
non lo esauriscono. Tutt’altro.
LA VIA CRISTIANA ALLA RICONCILIAZIONE
Per la via cristiana è da dentro dell’uomo che
bisogna partire. È nel cuore dell’uomo che sta il
nucleo patogeno che frena la riconciliazione. Economia, scienze umane, politica possono aiutare
molto, divenire traduzione di una realtà più grande,
ma la vera riconciliazione parte da altrove.
a - Necessità di collaborare con la grazia
per attuare la propria umanità secondo il disegno di Dio.
La radice della divisione sta proprio dentro, al
cuore della persona, nel nucleo della sua identità.
Da qui si diffonde nel resto della persona e delle
sue azioni e relazioni, come un’irradiazione negativa, come un’infezione quasi insanabile. Questa frattura viene detta frutto del peccato personale e originale.
C’è perciò nella riconciliazione un per primo
che risiede in un’azione misteriosa quanto reale di
reincontro operata da Dio in Gesù e offerta alla
persona perché la faccia propria, la lasci fruttificare
dentro.
Ciò che opera questa riconciliazione in profondità è la morte - resurrezione di Gesù. Dio rende la
persona amabile, amandola fino all’amore crocifisso e risorto e invita ad amare come lui ha amato. Riconcilia costruendo un ponte tra le parti
non comunicanti, ferite, scisse della persona e
della comunità; abbatte il muro divisorio, difensivo, collegando le parti ora amate e accolte incondizionatamente, amabili da dentro e chiamate ad amare come missione e senso della vita.
“Da questo riconosceremo che siamo nati dalla
verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore,
qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (I Gv.
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3,20). Egli ha fatto e fa questo di sua iniziativa, cambiando il cuore come fatto e come cammino di riconciliazione da compiere da parte della singola persona. Questo continua liturgicamente nella riconciliazione sacramento.
Di fronte alla peccabilità c’è una certezza che guida ogni credente fiducioso: “Se Dio è per noi, chi
sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il
proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non
ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli
eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo
Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: Per causa tua
siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi
siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita,
né angeli né principati, né presente né avvenire, né
potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra
creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in
Cristo Gesù, nostro Signore”.( Rm 8,32-39)
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b – Necessità di sostenere una lotta oscura
Perciò quello che emerge dall’analisi in profondità è che in ogni essere umano, in ognuno di noi,
c’è una divisione quasi strutturale, umanamente
insanabile, una rottura interiore, una frattura, un
conflitto tra progetto e realizzazione, tra ideale e
reale, tra parti di sé a volte contrapposte. Queste
danno luogo ad una lotta oscura radicata dentro la
persona, non sempre facilmente decifrabile.
Ciò dà luogo ad una sensazione di impotenza a
superare le rotture prodottesi, ad una presenza attiva
di una ferita misteriosa e profonda che duole e che
stimola a reagire, bene o male, a volte con una sensazione di incapacità a potercela fare. La riconciliazione cristiana apre questa porta. Di qui l’emergere
della necessità di smascherare le riconciliazioni false
o apparenti e insufficienti.
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c – Articolazione delle due vie alla riconciliazione
Le due riconciliazioni, quella umana e quella spirituale, sono da un lato tra loro distinte, ciascuna con
la sua specificità; dall’altro interagiscono strettissimamente in sinergia, si condizionano al positivo o al
negativo. La riconciliazione religiosa, attingendo ad
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EDITORIALE
Confessione, il perdono che fa crescere
una fonte propria, facilita quella umana, la sollecita, le
fornisce energia, direzione e senso. Per buona parte si
esprime anche attraverso quella umana. Quest’ultima
predispone, verifica, incarna quella spirituale.
L’incontro con Gesù risorto, Signore della vita, può
consentire di attuare la riconciliazione ricercata. Però
bisogna poterlo incontrare di fatto e lasciarsi incontrare da lui.
CONFESSIONE COME VIA SACRAMENTALE
PER LA RICONCILIAZIONE
In particolare la riconciliazione sacramento si colloca per un verso sul piano degli altri strumenti, per un
altro, su un piano unico. Infatti per un aspetto essa suscita e opera riconciliazione e reincontro, ristabilisce i
contatti e consente alla vita di rifluire. Per un altro essa
opera a livello non solo delle relazioni interpersonali
rotte o interferite, ma va alla radice di ciò che ha operato la rottura, là dove ha operato il peccato. Agli apostoli la sera di Pasqua Gesù disse: “Ricevete lo Spirito
Santo. A chi rimetterete i peccati, resteranno rimessi;
a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi
(Gv.20,22-23). “Perché piacque a Dio di riconciliare a
sé, per mezzo di lui (Gesù), tutte le cose, stabilendo la
pace nel sangue della sua croce” (II Cor. 1,19).
Perciò la riconciliazione sacramento costituisce
una fonte particolare di riconciliazione, unica e insostituibile, offerta ad ogni credente nella sua esperienza di fallibilità, lungo il cammino di sequela di
Gesù risorto, il Signore della vita. Gesù la pone come una necessità imprescindibile, pena il restare
impigliati nella propria miseria morale e spirituale
senza via di uscita.
Perciò alle fratture segnalate e al bisogno ineludibile
di riconciliazione si presenta il sacramento della riconciliazione e del perdono. Da un lato l’iniziativa prioritaria di Dio nell’opera di salvezza permane nel tempo,
gratuita ed attiva; dall’altro la percezione che la persona ne ha, varia a seconda della personalità della persona, della sensibilità delle varie epoche.
A fasi di chiarezza e di larga accoglienza subentrano
periodi più confusi di rimessa in discussione e di trascuramento. Nei confronti della riconciliazione sono in
atto movimenti profondi e di lunga durata, nelle disposizioni affettive e mentali, di cui le persone non hanno
una chiara coscienza. Le mutazioni di queste disposizioni intime concernono per una parte importante
le dimensioni antropologiche dei sacramenti. La cura di queste disposizioni personali è centrale per la
fruttuosità del sacramento della riconciliazione.
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GIUSEPPE DE VIRGILIO
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Adamo ed Eva “rivestiti” dal Signore, si mettono in cammino verso una
nuova terra. Affresco di Giusto de’ Menabuoi nel Battistero di Padova
L
e storie della Bibbia sono segnate dall’esperienza del perdono. Esso è anzitutto il
dono di Dio verso l’umanità peccatrice,
ma troviamo anche il perdono che l’uomo offre al suo prossimo. L’analisi del processo di
riconciliazione ci permette di capire quanto è
importante saper costruire sane relazioni interpersonali e quanto il cuore umano abbia bisogno di essere accolto, compreso e amato.
Più che essere un “atto singolo”, il perdono si
presenta come un “esodo fraterno”, un uscire
da se stessi per andare incontro all’altro, porgergli la mano e costruire una relazione di pace e di futuro. Avendo presente questa prospettiva dinamica, ci poniano in ascolto della
Parola di Dio, ripercorrendo il messaggio del
perdono attraverso i personaggi e le narrazioni più significative.
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LE TUNICHE DI PELLI (GEN 3,21)
Fin dalle prime pagine del libro della Genesi il motivo del “perdono” viene presentato in
relazione al tema del “peccato”. La creazione
“bella e buona” voluta da Dio ha raggiunto il
suo vertice nella relazione di coppia (Gen 12). Il racconto genesiaco evidenzia l’armonia
della prima coppia: Adamo e sua moglie sono
inseriti nell’ordine cosmico, rappresentato dal
giardino di Eden, per custodirlo e coltivarlo.
Tuttavia è proprio in questo contesto che la
coppia commette il peccato, scegliendo di disobbedire all’ordine divino (Gen 3,5). L’esperienza della disobbedienza produce un profondo fallimento del peccato, le cui conseguenze
sono l’allontanamento da Dio, la paura, il nascondimento, la divisione, l’accusa, la mancanza di futuro, l’insicurezza, il vuoto. Il crea7
STUDI
Tu perdonerai
tore interviene nel giardino e dopo aver richiesta inizia con 50 giusti e poi prosegue con
chiamato Adamo, giudica l’atto peccaminoso
45, 40, 30, 20, fino a giungere a 10). Dio “ae ristabilisce la “giustizia”: d’ora in poi il serscolta” Abramo e risponde affermativamente
pente striscerà mangiando polvere della terra,
ad ogni sua richiesta: “Se a Sodoma troverò
la donna partorirà nel dolore e l’uomo guada….i giusti nell’ambito della città, per riguardo
gnerà il pane con il sudore della fronte (vv.
a loro perdonerò a tutto quel luogo” (Gen
14-19). Compiuta la giustizia, Adamo ristabili18,26). Il perdono rivela la volontà salvifica di
sce il dialogo con la moglie chiamandola “Eva”
Dio, disposto a redimere tutta la città per via
e il Signore fabbrica tuniche di pelli per rivestidei giusti che vi abitano; ma la città è totalre la coppia. Questo gesto simboleggia il promente votata alla morte e l’intervento del Sicesso di riconciliazione e di perdono che Dio
gnore sarà necessario (Gen 19,1-29).
accredita alla prima coppia.
L’uomo e la donna non sono
abbandonati a loro stessi, ma
sperimentano la misericordia divina, ricevendo una nuova possibilità di vivere secondo il progetto di Dio. Non potendo più
rimanere nello stato paradisiaco
del giardino di Eden, Adamo ed
Eva “rivestiti” dal Signore, si
mettono in cammino verso una
nuova terra, che dovrà diventare luogo di riconciliazione e di
comunione. Fin dal racconto
del peccato originale si colloca il
motivo del perdono divino e Dio
si rivela come “Dio della vita”
che perdona e rinnova il mondo
e la sua storia.
Giuseppe è venduto dai suoi fratelli a dei mercanti Ismaeliti che
DAVVERO STERMINERAI
IL GIUSTO CON L’EMPIO? (GEN 18,23)
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in carovana si recano in Egitto. Dipinto di Friedrich Overbeck
Una seconda pagina nella quale si rivela il
perdono di Dio è costituita dall’intercessione
di Abramo. Dopo aver ricevuto la visita dei tre
ospiti, che gli rivelano la decisione di distruggere la città di Sodoma stracolma di malvagità, Abramo si pone di fronte al Signore innalzando una supplica perché non siano eliminati anche i giusti insieme con gli empi. Il racconto di Gen 18,17-33 assume un valore esemplare per comprendere la grandezza del
perdono di Dio e ci permette di cogliere il desiderio dell’uomo di ottenere misericordia e riconciliazione. L’esemplarità della narrazione
sta proprio nella forza di intercessione del patriarca, che osa avanzare per ben sei volte la
richiesta di misericordia verso Sodoma se nella città vi si trovassero persone giuste (la ri8
(GEN 45,4)
La singolare storia di Giuseppe, venduto
dai fratelli, rappresenta uno dei racconti di
perdono più commoventi della Bibbia (cf. Gen
37-50). Il contesto è centrato sulla correttezza
delle relazioni familiari e ci permette di cogliere l’importanza dell’unità familiare e la necessità di sapersi abbandonare alla Provvidenza
divina. Nella vicenda di Giuseppe non vi è descritto l’intervento visibile e diretto di Dio, ma
l’intero messaggio verte sul tema sapienziale
della Provvidenza celeste che agisce nella vita
delle persone giuste (cf. Gen 50,20), superando le astuzie e i calcoli umani (Gen 45,5-8).
La storia si incentra sul contrasto tra l’amore
privilegiato di Giacobbe verso il giovane Giuseppe e l’odio radicale dei suoi fratelli (cf. Gen
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IO SONO GIUSEPPE, IL VOSTRO FRATELLO
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37,3-4). I fratelli arrivano a tal punto da tranare con il cuore di Dio. Le parole del riconomare un complotto ai danni del giovane “soscimento sono eloquenti: ”Io sono Giuseppe,
gnatore”: venuto al pascolo di Dotan per poril vostro fratello, quello che voi avete venduto
tare i viveri, Giuseppe viene imprigionato,
sulla via verso l’Egitto. Ma ora non vi rattristagettato in una cisterna vuota e sucessivamente
te e non vi crucciate per avermi venduto quagvenduto ad una carovana di mercanti Igiù, perché Dio mi ha mandato qui prima
smaeliti che da Galaad si recadi voi per conservarvi in vita. (…) Dio mi
va in Egitto (Gen 37, 12-36).
ha mandato qui prima di voi, per assicuraA loro volta con una menzore a voi la sopravvivenza nella terra e per
gna i fratelli fanno riportare a
farvi vivere per una grande liberazioGiacobbe la tunica del giovane
ne” (Gen 45,4-7). Il perdono è la
macchiata di sangue. Arrivato
grande liberazione di Dio conin Egitto, fu a sua volta venducessa all’uomo.
to come schiavo a Potifàr,
PIETÀ DI ME, O DIO, NEL TUO
eunuco del faraone e coAMORE (SAL 51,1)
mandante delle guardie. Il
Il Sal 51 è tradizionalmente congiovane tradito e venduto risiderato il grido di supplica che il re
mane “fedele” a Dio e fiduDavide innalzò a Dio a causa del
cioso nella sua provvidengrave peccato commesso
za (cf. Gen 39,2).
contro Betsabea e suo
Per questa fedeltà
marito, Uria l’ittita,
Giuseppe preferisce
ordinandone l’omiessere accusato incidio (cf. 2Sam 11giustamente dalla
12). Invaghito della
moglie di Potifàr,
bellezza di Betsapiuttosto che cedere
bea, Davide volle
alle sue seduzioni
peccare verso di
(Gen 39,7-20): vielei, andando conne ingiustamente
Il re Davide innalza a Dio un grido di supplica a causa del
tro la volontà di
condotto nelle prigrave peccato commesso da lui contro Betsabea e suo
Dio (2Sam 11,1gioni egiziane e lì
marito. Miniatura da un Antiforiano di Filippo D’Argente
4). Al peccato di
sperimenta ancora
adulterio si aggiunge il complotto contro Uria,
una volta la Provvidenza celeste. Dio permetfedele militare della truppa di Davide, che sute che la sua fama di inteprete dei sogni lo facbisce l’ingiustizia dell’adulterio e, a sua insapucia arrivare fino allo corte del faraone, dove
ta, il complotto mortale (2Sam 11,6-25). L’aha successo e riceve la responsabilità econostuzia e la malvagità del grave atto del re semmica del regno (Gen 41,41). Ai sette anni di
brano assopite agli occhi della gente, ma non
abbondanza, seguono sette anni di carestia. In
sfuggono al giudizio di Dio, che invia il profeta
modo saggio e previdente, Giuseppe sa amNatan ad accusare il re (2Sam 12,1-12). Daviministrare il governo economico del paese e
de riconoce il suo peccato e grida il dolore per
di fronte alle necessità della popolazione apre
quanto ha commesso (2Sam 12,13-14). Le
i depositi di grano ai poveri (Gen 41,53-57).
toccanti parole del Sal 51 esprimono il bisoÈ in questo contesto che avviene l’incontro
gno profondo della grande misericordia divicon la sua famiglia di origine e con i fratelli
na. Solo il Dio misericordioso e fedele potrà
che lo avevano tradito e venduto, mentendo
cancellare l’iniquità (Sal 51,3), accogliere la
al padre sulla sua morte. Secondo lo schema
sincerità del dolore, frutto del riconoscimento
retribuzionista Giuseppe avrebbe dovuto giudel peccato (Sal 51,8) e ridare gioia e speranstiziare i suoi traditori. Nel racconto prevale
za all’uomo ferito sotto il peso della sua colpa
l’amore misericordioso del “fratello e del fi(Sal 51,10-11). Davide chiede a Dio un “cuoglio” che ama la sua famiglia e che sa perdo-
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Tu perdonerai
re puro e uno spirito saldo” (Sal 51,12) per
poter insegnare ai ribelli la via della conversione, della riconciliazione e della pace (Sal
51,15). Dio ascolterà la preghiera del re e gli
aprirà una nuova strada per costruire un regno di speranza.
a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti
costringerà ad accompagnarlo per un miglio,
tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a
chi desidera da te un prestito non voltare le
spalle” (Mt 5,38-42).
OCCHIO PER OCCHIO
FIGLIO, TI SONO PERDONATI I PECCATI
(DT 19,21)
(MC 2,5)
La riflessione sul perdono è contrassegnata
Fin dai primi atti del suo ministero Gesù
dalla legge deuteronomica, che si basava su
annuncia l’essenza del Regno dei cieli nella liuno schema retribuzionistico, riassunto nella
nea giubilare della misericordia (cf. Lc 4,16legge del taglione (cf. Lv 24,17-20; Dt 19,21).
22). È soprattutto l’episodio del paralitico guaSi trattava di un principio di diritto in uso
rito nella casa di Cafarnao (Mc 2,1-12) a rivepresso le popolazioni anlare il motivo messianico
tiche, consistente nella
del perdono dei peccati.
possibilità riconosciuta a
La scena marciana assuuna persona che abbia
me un valore programricevuto un’offesa, di inmatico per la rivelazione
fliggere all’offensore una
di Gesù e la novità del
pena uguale all’offesa risuo messaggio rispetto
cevuta (cf. Es 21,23-27).
all’insegnamento farisaiGià nei racconti dell’Anco. La guarigione del patico Testamento questo
ralitico non indica solo
principio non è sempre
un prodigio fisico, ma
rispettato. L’idea della
una trasformazione intemisericordia di Dio che
riore. Di fronte ai farisei
supera la giustizia umana
che lo giudicavano per
e che rimane fedele in el’autorità che egli espriterno, prevale sempre
meva, Gesù afferma:
sulla logica della vendet“Ora, perché sappiate
ta e della retribuzione.
che il Figlio dell’uomo
Soprattutto dopo l’esilio
ha il potere di perdonare
di Babilonia, la comunità
i peccati sulla terra, dico
ebraica riflette sul valore
a te – disse al paralitico
Il paralitico guarito da Gesù nella casa di Cafarnao.
dell’alleanza sinaitica e
–: alzati, prendi la tua
Dipinto di Bartolomé Esteban Murillo
reinterpreta il suo rapbarella e va’ a casa tua”
porto con Dio secondo una prospettiva nuo(Mc 2,10-11). Il potere di perdonare i peccati
va, spirituale, aperta alla venuta di un messia
viene da Dio. Gesù è venuto sulla terra per
di pace (Ger 31,31-34). È in questa linea che
chiamare i peccatori alla conversione (Mc
il popolo attende l’intervento provvidenziale di
2,17; Lc 5,32) e per rinnovare l’uomo a partiDio, il cui compimento si ha con la venuta di
re dal suo cuore malvagio (Mc 7,20-23).
Gesù di Nazaret. Proprio il superamento della
LA TUA FEDE TI HA SALVATA (LC 7,50)
legge del taglione rappresenta un’importante
Possiamo affermare che la missione di Criantitesi del discorso della montagna, che apre
sto è segnata dalla “strada del perdono”. In
la strada alla nuova logica del perdono: “Avequesta strada si incrociano le figure più diverte inteso che fu detto: Occhio per occhio e
se, poveri e ricchi, uomini e donne, ebrei e
dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi
pagani, giovani ed anziani. Tutti trovano nel
al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo
Cristo accoglienza e misercordia. Tra i vari esulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e
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pisodi, il racconto lucano della peccatrice perdonata (Lc 7,36-50) è particolarmente significativo. Invitato da Simone il fariseo, Gesù sta
consumando il pasto insieme ai commensali,
mentre una peccatrice di quella città lo raggiunge e stando dietro, rannicchiata e umiliata
dagli sguardi della gente, compie un gesto di
profonda tenerezza. L’evangelista annota:
“Stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo” (Lc 7,38). Lo stupore
invade gli astanti, mentre Simone giudica nel
suo cuore il Maestro, perché si lascia toccare
agli altri, mentre Gesù proclama il perdono
dei peccati che è conseguenza della fede e
dell’amore di Dio. Perciò può dire alla donna:
“La tua fede ti ha salvata; và in pace” (Lc
7,50).
ERA PERDUTO ED È STATO RITROVATO
riIn
ere
nel
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(LC 15,24)
Nella sezione lucana delle parabole della
misericordia (cf. Lc 15), la storia del “Padre
misericordioso” assume un rilievo particolare
e progettuale per il nostro tema. Gesù narra la
parabola al cospetto dei pubblicani, mentre i
farisei e gli scribi mormoravano contro Gesù e
la sua consuetudine di stare
con i peccatori (cf. Lc 15,1-2).
È Dio che desidera la conversione dei peccatori e che va in
cerca di coloro che si sono
perduti (cf. le due parabole in
Lc 15,3-7; 8-10). Chi è Dio?
Dio è “padre” e vive la paternità nella continua cura per i
suoi figli. Chi siamo noi? Noi
siamo ora il figlio minore che
“rompe” le relazioni con il Padre e si allontana dalla sua casa, perdendosi; oppure siamo
il “figlio maggiore” che giudica il padre stando nella sua casa e pretendendo di escludere
gli altri per avere potere su ogni bene. La logica del “perdono di Dio” si cala nelle due
Gesù, nella casa di Simone il fariseo, lascia
prospettive e le supera, riveche una donna peccatrice gli lavi i piedi.
lando la novità del messaggio
Dipinto di Simon Vouet
evangelico. Nella parabola si
impone l’immagine autorevole
e dinamica del padre “che esce” per andare
da una donna peccatrice (Lc 7,39). La scena è
incontro ai due figli (vv. 19.28) e che trasfordominata dalla figura autorevole del Signore,
ma il fallimento in festa, il peccato in amicizia,
che cerca di far riflettere Simone sul rapporto
la lontananza in prossimità. Il perdono è un
tra giustizia e misericordia (vv. 40-43). Con il
“tornare a vivere”nell’affetto del padre, nella
suo gesto estremo la donna anonima ha volusicurezza della casa che accoglie. Il perdono si
to significare il desiderio di conversione e di
interpreta solo nel progetto salvifico della Parinnovamento del suo cuore. Non per mezzo
squa di Cristo, evocata dal messaggio straordidella legge, ma attraverso la strada dell’ascolto
nario che fuoriesce dalle labbra del Padre:
e del pentimento sincero si può ottenere la re“questo mio figlio era morto ed è tornato in
missione delle proprie colpe. Due visioni si
vita, era perduto ed è stato ritrovato” (Lc
contrappongono: il fariseo resta nel suo pre15,24.32).
giudizio legalistico, sentendosi giusto davanti
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STUDI
Tu perdonerai
FINO A SETTANTA VOLTE SETTE (MT 18,22)
È la comunità dei credenti che raccoglie la
sfida del perdono ed è chiamata a viverla nella
quotidianità. Segno di questa fatica è il “discorso ecclesiale” di Matteo (Mt 18), che insiste sul motivo del “perdono” come dono di
Dio e conseguentemente, impegno ecclesiale
(cf. l’uso insistente del “voi”). Nel discorso della montagna Gesù aveva annunciato il tema
del perdono, insegnando la preghiera del Padre Nostro e la logica della remissione dei debiti (Mt 6,12). Così concludeva il brano: “Se
L’anima di uno dei due ladroni, crocefissi con Gesù,
viene accolta da un angelo. Anonimo XVI Secolo
voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il
Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche
a voi; ma se voi non perdonerete agli altri,
neppure il Padre vostro perdonerà le vostre
colpe” (Mt 6,14-15).
Riproponendo lo stile del perdono, Gesù
chiede ai discepoli di farsi “piccoli” per entrare
nel Regno e di costruire relazioni di comunione per edificare la Chiesa. La domanda rivolta
da Simon Pietro al Signore diventa un’occasione per puntualizzare la prassi del perdono: “Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?”. E Gesù gli rispose: “Non ti
12
dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte
sette” (Mt 18,21-22). La misura prevista per il
perdono del fratello era di tre volte secondo la
prassi rabbinica. Simone vuole proporre a Gesù una misura maggiore, più tollerante: perdonare “fino a sette volte”. La risposta del Signore è ancora una volta imprevedibile e liberante:
come il perdono di Dio è senza misura, così la
comunità deve tendere a vivere il perdono nella pienezza (il numero “7”) e verso tutti, senza
distinzioni (il numero “70”).
OGGI SARAI CON ME NEL PARADISO
(LC 23,43)
L’ultimo atto di Gesù sulla croce fu l’accoglienza e il perdono verso il buon ladrone. È in
questa immagine finale della passione del Cristo che si racchiude tutto il messaggio evangelico del perdono. Si tratta del dialogo struggente del Cristo appeso alla croce tra i due ladroni. Solo l’evangelista Luca racconta l’episodio del perdono estremo. Il primo malfattore
malediceva Dio e insultava Gesù (Lc 23,39)
che stava perdonando ai suoi crocifissori (Lc
23,34), mentre il secondo inplorava la misericordia celeste, dopo aver riconosciuto la giustizia della sua punizione. Si tratta di un episodio che conferma la prospettiva del perdono
evangelico. Nessun uomo può ergersi a giudice dell’altro, ma tutti possono aprirsi alla misericordia divina e ricevere il perdono. Anche se
le nostre colpe fossero tanto gravi, non vi sarà
mai peccato che ostacoli l’inervento misericordioso di Dio, perché Dio è più grande del nostro cuore e conosce il nostro intimo. Nell’immagine dell’ultimo malfattore possiamo riconoscere tutti: gli errori della vita, i progetti sbagliati, le conseguenze della nostra solitudine, la
giustizia umana e l’emarginazione. Salire sulla
croce e vivere l’ultimo atto della nostra vicenda terrena, potrebbe sembrare l’inevitabile
strada senza uscita! Ma è proprio su quella
croce che si apre la strada, per la forza della
fede che non deve mai cessare di cercare e di
scoprire. In quest’ultimo dialogo avviene il miracolo del perdono, che ogni giorno si rinnova
per l’amore crocifisso di Dio: “Gesù, ricòrdati
di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità ti dico: oggi con me sarai nel
paradiso” (Lc 23,42-43).
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Confessione
dalla pratica al dono
DI
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TONINO LASCONI
uando ho iniziato
a confessare, il sacramento veniva
celebrato nel confessionale. In quel mobile, non
mi trovavo a mio agio.
Mi sembrava strano donare la misericordia del
Signore non a persone
concrete, ma a mancanze senza volto bisbigliate
da dietro le grate. Gesù
donava il perdono, guardando le persone, penetrando con lo sguardo
dentro al loro cuore. Per
fortuna, con il Concilio
Ecumenico, il sacramento poté assumere la caratteristica dell’incontro,
che ho cercato di mantenere fedele ad alcune
scelte.
LA PRIMA: avere sempre davanti agli occhi
Gesù che “passa sulla terra beneficando tutti
coloro che sono sotto il peso del male” (Cfr.
At. 10,38). Mai quindi giudice, ma strumento
della misericordia del Signore.
LA SECONDA: non dimenticare che “per ogni peccatore che si converte si fa festa in
cielo” (Lc 15,10), perciò il sacramento deve avere i connotati della festa anche in terra. Nei
primi anni, non fu facile togliere alla Confessione un senso di paura e tristezza in penitenti
abituati a considerarlo come un giudizio. Poi
però, anche grazie al fatto di svolgere preva-
Rogate ergo
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lentemente il mio apostolato tra i ragazzi e i
giovani, fu più agevole
far vivere il sacramento
come la vicenda di Zaccheo che, incoraggiato
dallo sguardo misericordioso di Gesù, scende in
fretta dall’albero e accoglie il Maestro con gioia
nella sua casa (Lc 19,110). Più difficile è stato
– e lo è ancora dopo
tanti anni – far comprendere ai penitenti
che nel sacramento della Confessione (continuiamo a chiamarlo come lo chiama la gente),
come in tutti gli altri, la
parte importante non è
Foto: Siciliani/Gennari
la nostra, ma è il dono
del Risorto. Comprendere questo è determinante per superare il senso di scoraggiamento
di tanti: “Cosa le devo dire? Sono sempre le
stesse cose! Mi sembra quasi di prendere in giro il Signore”. E io: “Non sei qui per dire cose
sempre diverse, quasi dispiaciuto per non aver
commesso peccati, ma per presentare al Signore la tua piccolezza e la volontà di non arrenderti ad essa, di non elevarla a sistema di
vita. Il Signore vuole che non diciamo mai: –
Sto a posto! Non ho bisogno del perdono –. Il
dono specifico di questo sacramento è la forza
per ricominciare ogni giorno a supplicare con
fiducia: – Abbi misericordia di me, perché so13
STUDI
Confessione, dalla pratica al dono
no un peccatore – (Lc 18,9-14)”.
LA TERZA attenzione è quella di sentirmi fratello di chi viene a confessarsi. Nonostante
tanti continuino a farlo, cerco di non farmi
chiamare: “Padre”, perché credo di dover
prendere sul serio le parole di Gesù: “E non
chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo” (Mt 23,9). Fratello! Un fratello al quale Gesù ha donato, per sua bontà e misericordia, lo
straordinario potere di rimettere i peccati. Per
rafforzare in me questo sentimento, ogni volta
che accolgo i penitenti,
non dimentico mai di
pregare per primo io:
“Abbi pietà di me peccatore”.
LA CONFESSIONE:
UN TERMOMETRO
Confessare è stato ed
è per me il termometro
per conoscere le carenze
formative dei nostri cristiani e, quindi, per elaborare gli obiettivi e le
strategie del mio apostolato. I nostri cristiani sono stati educati (?) al minimalismo, a non fare il
male. E tanto gli basta.
Dopo il solito elenco di
debolezze quotidiane:
preghiere dimenticate, messe saltate, bugie a
fin di bene, pettegolezzi, parolacce…, io chiedo: “E il bene lo hai fatto?”. I penitenti mi
guardano perplessi: “Qualche volta i soldi agli
extracomunitari glieli do, ma mica glieli posso
dare sempre”; “Eh, padre, mi piacerebbe fare
il bene, ma dove lo trovo il tempo? Ho il marito che non sta bene, i figli, i nipoti…”. Non dimenticherò mai la risposta più bruciante e rivelatrice di una devota signora: “Don Tonì, se
volevo fare il bene, mi facevo suora!”. Tento
sempre di far capire che Gesù ci chiede una vita buona; che i cristiani sono chiamati a essere
“sale e luce”(Mt 5,13-14), cioè persone la cui
presenza si sente, e che aumentano la qualità
della vita. Macché! Il discorso non entra. Non
di rado mi sono sentito interrompere da peni-
14
tenti frettolosi: “Quante Ave Marie devo dire?”. Qualcosa sta cambiando, ma è necessario che la catechesi, la predicazione, l’attività
pastorale in genere puntino decisamente a
una fede “positiva”, “adulta”, da cristiani “lieti
e fieri” (Cfr. Questa è la nostra fede, nota pastorale C.E.I. 2005), capace di incidere davvero sulla vita reale, aumentandone la qualità. È
urgente ripresentare la fede non come pratica
di perbenismo quotidiano, ma come sequela e
discepolato. Soltanto così si potrà togliere alla
Confessione l’altro grosso deficit consistente
nell’essere percepito spesso come uno scaricare la
coscienza, un metterla a
posto. Non sono pochi i
penitenti che: “Padre
(dài!), i peccati non ce l’ho,
ma sono venuto per una
ripulitina, per mettere a
posto la coscienza”. Non è
facile far capire che la
Confessione non ci è stata
data per “tranquillizzare”
la coscienza, ma per inquietarla, per darle uno
scossone, per farci tornare
da Emmaus a Gerusalemme, per riprendere con più
decisione la volontà di seguire non soltanto “interiormente” , ma concretaFoto: Siciliani/Gennari
mente Gesù: la sua carità,
il suo coraggio, la sua generosità, la sua pace e
la sua giustizia, senza mai rassegnarsi alla mediocrità del “né caldo, né freddo”, l’atteggiamento più indigesto al Signore (Ap 3,15).
Per far compiere alla Confessione il passaggio deciso da pratica tranquillizzante a dono energetico è necessario trovare quanto prima la soluzione concreta alle indicazioni del
Concilio e del rinnovamento liturgico, rimaste
soltanto teoria: educare i cristiani a confrontare la loro coscienza non con le loro regolette
morali, o con i loro rimasugli di catechismo,
ma con la grandezza della Parola di Dio. Per
riuscire in questo, penso – umilmente – che la
celebrazione della Confessione deve affrontare
quanto prima un altro dei cambiamenti affrontati nella storia della Chiesa.
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GIOVANI
Sanno ancora
cos’è il peccato?
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CARLO CLIMATI
ggi, purtroppo, c’è una spiacevole tendenza a considerare le nuove generazioni peggiori di quelle di ieri. Secondo
certi luoghi comuni, i giovani del terzo millennio sarebbero vuoti, maleducati e poveri di valori. In sintesi: “più peccatori”.
Basta sfogliare i giornali per accorgersi che
lo spazio dedicato ai ragazzi è sempre più spesso legato a notizie di violenza, bullismo e stragi
del sabato sera.
Fortunatamente i giovani non sono soltanto
questo. Sono anche gioia, impegno, altruismo,
senso di responsabilità e di rispetto per gli altri.
Mi permetto di dirlo perché ho un’attività
piuttosto intensa di incontri con i ragazzi, presso scuole, parrocchie e università.
Rogate ergo
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Questa attività mi consente d’avere una visione delle nuove generazioni tutt’altro che
pessimista. Anche perché, come ho spesso
sottolineato, gli eventuali comportamenti negativi dei giovani non sono quasi mai il frutto di
un’intrinseca cattiveria.
I giovani, come diceva un grande santo,
Don Orione, possono essere “sole o tempesta
dell’avvenire”. Ma questo dipenderà soprattutto da noi e dal tipo d’educazione che riusciremo a proporre alle nuove generazioni.
Un tempo l’educazione dei giovani era il risultato di ciò che veniva insegnato dalla famiglia, dalla scuola ed eventualmente dall’ambiente religioso (ad esempio, l’oratorio e la parrocchia).
15
GIOVANI
Sanno ancora cos’è il peccato?
Era un’educazione che si basava su alcuni
valori universali, condivisibili da tutti.
Oggi, invece, la famiglia e la scuola si ritrovano ad essere “in concorrenza” con i tanti
messaggi che raggiungono i ragazzi attraverso i
mezzi di comunicazione: la musica, la televisione, la radio, Internet, le riviste per adolescenti…
A volte si tratta di messaggi fuorvianti, che
rischiano di generare confusione nelle menti
più fragili, pronte ad assorbire qualunque tipo
di proposta, senza il necessario senso critico.
Un’altra novità da
considerare è che i rapporti umani stanno diventando sempre di più rapporti “mediati”. Ovvero:
relazioni indirette e filtrate attraverso alcuni strumenti: il computer, il telefonino, il blog, il messaggino, la chat, la mailing list o il gruppo di discussione di Internet.
Non c’è nulla di male,
ovviamente, nei mezzi di
comunicazione. Ma dipende dall’uso che se ne
fa.
Un computer è come
un bisturi, che nelle mani
di un bravo chirurgo può
salvare tante vite umane.
Ma se finisce nelle mani
di uno squilibrato, può uccidere.
L’influenza sempre più forte dei mezzi di comunicazione nella vita dei ragazzi è favorita dal
fatto che le nuove generazioni sono sempre
più sole.
Negli ultimi anni sta scomparendo l’antica
tradizione del cortile, dove i ragazzi si riunivano
per vivere allegri giochi di gruppo, festosi e
creativi.
La gioventù di oggi, purtroppo, ha un modo
meno fantasioso e creativo di trascorrere il
tempo libero. Tende ad isolarsi e a rinchiudersi
fra le mura di casa.
I bambini crescono sempre più soli. Trascorrono intere giornate in compagnia di amici
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virtuali, navigando su Internet o immergendosi
nei videogiochi.
Molti genitori, egoisticamente, pensano che
sia meglio chiudere il proprio figlio in casa, per
controllarlo meglio ed evitare pericoli.
Ma c’è una sostanziale differenza tra un gioco creativo fatto all’aria aperta e un videogame
che propone fantasie “già pronte”, create a tavolino da qualcun altro.
Sempre più bambini e ragazzi si ritrovano intrappolati nelle “piazze virtuali”, che hanno preso il posto dei cortili di una volta. E in queste
nuove “piazze” assimilano mode, pensieri, comportamenti, stili di vita
non sempre virtuosi.
In un contesto culturale come questo, può esistere ancora lo spazio per
il concetto di “peccato”?
È difficile dirlo. Sicuramente esistono dei cedimenti, delle tendenze a
giustificare facilmente azioni che, un tempo, erano giudicate in modo negativo.
La frase che sentiamo
dire sempre più spesso è
“Che male c’è?”. È un’espressione ormai entrata
nel linguaggio comune,
che si può associare a
molti comportamenti diFoto: Siciliani/Gennari
scutibili.
Ad esempio: che male c’è a fumare uno spinello? Oppure: che male c’è a consultare l’oroscopo? E ancora: che male c’è ad andare in vacanza con il proprio fidanzato? Che male c’è a
scrivere sui muri? Che male c’è a scaricare illegalmente la musica da Internet? Che male c’è
a superare i limiti di velocità?
La lista degli interrogativi potrebbe andare
avanti a lungo. Ciò che li accomuna è una specie di annebbiamento della coscienza, la perdita della consapevolezza di ciò che è giusto e di
ciò che è sbagliato. E, quindi, la non-consapevolezza di compiere un peccato.
Un argomento delicato come quello del
peccato si lega, inevitabilmente, ad altri temi
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importanti, sui quali è necessario riflettere.
Uno di questi è certamente la libertà personale. Oggi, purtroppo, la parola “libertà” tende
ad assumere i significati più bizzarri. Alcune
persone la interpretano come una specie di diritto a fare ciò che si vuole, a vivere senza regole, pur di soddisfare il proprio egoistico piacere.
Di conseguenza, quello che un tempo si poteva definire “peccato” rischia di diventare normalità.
Eppure, basterebbe poco per cambiare questa mentalità. Sarebbe sufficiente comunicare ai ragazzi il grande fascino della gestione della propria libertà. Una libertà che dovrebbe tenere conto, prima di tutto, dell’esistenza
degli altri.
Noi non siamo isole. Ogni nostro piccolo gesto,
nel momento in cui si trasforma in un peccato, rischia di fare del male al
mondo che ci circonda.
È utile far capire ai giovani che un peccato, seppure piccolo, non è mai fine a se stesso. Drogarsi o
guidare l’automobile a tutta velocità non può essere
una scelta accettabile, grazie alla facile scusa della libertà personale.
Certi comportamenti non possono far parte
della nostra libertà, perché rischiano di danneggiare la propria vita e quella degli altri.
Per un giovane, imparare ad amministrare
la propria libertà può essere davvero bello ed
affascinante, in ogni istante della giornata. Ed
è proprio da qui che deve ripartire l’educazione
delle nuove generazioni.
Imparare a scegliere ed usare la testa significa, davvero, essere liberi. Perciò: se una discoteca offre la droga, è meglio non andarci. Se
un amico propone di guidare l’automobile dopo aver bevuto un bicchiere di troppo, aiutiamolo a capire che può essere pericoloso per sé
e per gli altri.
Rogate ergo
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Questo non significa rinunciare alla propria
libertà. È esattamente il contrario.
Ovviamente non è facile insegnare alcuni
valori in un mondo in cui il peccato viene, addirittura, esaltato. Pensiamo a certe canzoni che
dicono “Me gusta marijuana” o a certi reality
show in cui trionfano la volgarità e il cattivo gusto.
Ma non bisogna arrendersi. È necessario avere fiducia nei ragazzi, nella loro intelligenza e
sensibilità.
Infine, per completare la nostra riflessione
sui giovani e il peccato,
non possiamo fare a meno di citare un’altra parola un po’ fuori moda: verità.
Si tratta di un argomento non facile da affrontare con i giovani di
oggi. Viviamo in un’epoca in cui si fa di tutto per
cancellare l’idea di una
verità universale, che dovrebbe essere scritta nel
cuore di ogni essere umano, al di là di ogni
confine geografico, culturale e religioso.
Affermare questo non
significa, ovviamente, diventare dispotici e intolleranti. Una bella e affascinante verità (così possiamo definirla) non può
essere sostenuta in modo arrogante e antipatico. Se facciamo così, non abbiamo alcuna speranza di essere ascoltati. Anzi, possiamo perfino ottenere l’effetto contrario.
Per parlare di un tema delicato come il peccato, bisogna prima di tutto avere stima dei ragazzi. È necessario avere fiducia nella loro sensibilità e nella loro intelligenza.
I giovani sono profondamente onesti. Se
vengono aiutati a riflettere, con amore e senza
arroganza, sono pronti ad accogliere quella verità universale che è scritta nel cuore di ogni essere umano. Inevitabilmente arrivano a questa
meta, perché ricercano ideali grandi e desiderano volare in alto.
●
17
Zoom
IL CONFESSORE... SI CONFESSA?
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Foto: Siciliani/Gennari
N
ella storia c’è stato chi è andato a ficcarsi dentro un Confessionale, pur
non essendo sacerdote, per… ascoltare i peccati delle persone. Curiosità o forse
patologia?
In molti hanno pensato che dall’altra parte del Confessionale, nel ruolo di Confessore si stia meglio... non devi dire le tue “cose”,
non devi “umiliarti”, accusarti, e si sente il
prete ancora come giudice. Spesso si cerca il
Sacerdote che non ti conosce e che non ti
vedrà mai più.
Ma chi è il Confessore?
Sarebbe bello confessare... il Confessore.
E allora nascono tante piccole o grandi
curiosità attorno alla vita personale del Sacerdote. Mi sono sentito fare, tante volte, le
solite domande : “Ma tu, don Giosy, ti con-
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fessi? Chi è il tuo confessore? Ti confessi
spesso? Come ti confessi?...”.
Ho sempre condiviso con le persone vicine la comunicazione su questo argomento
della mia vita. È bello che i credenti sappiano con semplicità l’esperienza del loro Sacerdote, uomo e peccatore e bisognoso del
perdono e della misericordia del Signore.
Avevo 19 anni quando, dopo un lungo
periodo, nel quale avevo pensato di “confessarmi direttamente con Dio”, un amico Sacerdote mi domandò: “Ma in questo modo
tu ti senti veramente perdonato?”. Risposi
subito... no!
Ed era la verità. Mi mettevo davanti a un
Crocifisso o al Tabernacolo e dicevo a Lui i
miei giovani peccati con il loro... peso specifico sul cuore.
N. 3 / 2010
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Stavo là anche mezz’ora. Ma poi ho capito il grande amore di Gesù perché, Lui, che
sa come siamo fatti, aveva voluto... “per forza”, (!?) che il suo perdono divino fosse espresso dalla voce e dal gesto sacramentale,
e quindi ascoltabile, visibile e toccabile, del
Sacerdote nella Chiesa. L’assoluzione “fisica“
del prete diventava per me la CERTEZZA che
il Signore invisibile aveva cancellato per
sempre i miei peccati e mi aveva aperto la
nuova via della vita.
In quel periodo ho creduto alla Confessione – Riconciliazione e mi ha affascinato
ancora di più diventare Sacerdote per essere, insieme e come Gesù, colui che, sulla terra, toglie il peccato dell’uomo e del mondo.
Da quel momento la Confessione è diventata personalmente, e poi come Sacerdote, il momento più bello e più divino, insieme all’Eucarestia, della mia piccola e povera vita costellata di fragilità, di infedeltà,
ma cosciente che Lui è immenso nell’Amore
verso di me e verso chiunque si inginocchia
umilmente di fronte a Dio.
Il Sacerdote si confessa e deve confessarsi per respirare le vette della vita di grazia e
incontrarsi con il Signore nella propria verità
di umanità.
Ma quali peccati fa un prete?
Semplicemente quelli che avvengono
nella vita di ogni persona.
Il prete non è, umanamente, un diverso
e, sarebbe bello, se, nella comunità, fossimo
tutti insieme consapevoli che il metro che
misura le creature umane è il peccato e che
non fossimo dei perbenisti in questo senso.
La mia mente pecca nei pensieri, i miei
occhi peccano guardando, il mio corpo non
sempre è capace di autocontrollo ad alta
quota, le mie relazioni possono essere imbrogliate, la mia capacità di amare volare
basso, la mia vita spirituale avere periodi o
momenti che necessitano “restauri o rilanci”.
E così non ho solo bisogno di confessarmi, ma di confessarmi spesso perchè se stai
vicino alla luce di Dio e celebri l’Eucarestia,
presenza luminosa-reale di Cristo, ti si rivelano sempre più anche i più piccoli difetti e
mancanze.
Davanti a Lui mi sento letto nella verità e
non posso nascondermi.
Vado a confessarmi con una frequenza
Rogate ergo
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regolare, ma non perché da bambino mi
hanno detto una volta alla settimana, una
volta ogni 15 giorni o ogni mese.
No, mi confesso perché il mio peccato
cammina con me ogni giorno, perché dice
San Paolo: “faccio il male che non vorrei fare
e non faccio il bene che dovrei e vorrei fare”.
Ci sono Confessioni nelle quali mi sembra di dire le solite cose, ma ci sono e ci sono state Confessioni di momenti importanti
della vita: prima dell’Ordinazione Sacerdotale, quando entri in una Parrocchia, quando
compi un’azione che non avresti mai pensato di compiere o pensavi che a te non sarebbe mai successo. (Così posso capire quando
avviene la stessa cosa nella vita di un fratello!!)
Ci sono i momenti di scoraggiamento e
di confusione che vanno messi con sincerità
davanti a Colui che è sorgente di forza e di
gioia. Ci sono momenti che provi vergogna e
ti devi superare nell’ammettere la tua fragilità o il tuo tradimento. Ma poi è bellissimo,
è festa, andresti a mangiare... una pizza con
Gesù – come mi ha detto una volta il mio
Confessore.
Da chi mi confesso? Gioiosamente da un
Sacerdote, con stabilità, perché mi conosca
e mi aiuti a camminare, sapendo che ci comprendiamo al volo perché siamo nella stessa
Missione.
E altri Sacerdoti ti chiedono di confessarli? Girando il mondo è avvenuto spesso: di
fronte alla richiesta provo sempre un primo
imbarazzo perché non mi sento degno e all’altezza, poi penso che il Confessore è il Signore e mi metto a disposizione.
Da tutta questa mia personale esperienza
del perdono nel Sacramento della Riconciliazione ho imparato un po’ l’accoglienza di
ogni persona che, a volte con tanta fatica, ti
chiede: “Padre, mi può confessare”. “E perché no, se io so quanta liberazione, gioia e
festa provo in questa meravigliosa esperienza sacramentale?”
Io mi confesso, spero che il credente di
oggi, immerso in questa storia con tanto
peccato, prenda coscienza che solo Cristo ci
libera e ci “restituisce la gioia di essere salvati”.
www.giosycento.it
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CONTROLUCE
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Confessionali,
fuga e riforma
DI
MARCO PALEARI
Foto: Siciliani/Gennari
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l vocabolario tradizionale legato al sacramento della Penitenza ha subìto un processo di logoramento: “confessarsi”, “andare a confessarsi”, “confessionale”… sono
suoni non più consueti nella musicalità della
lingua italiana e neppure in quella ecclesiastica. Anche quando si parla in termini propriamente spirituali si allude all’ambito delle
relazioni: “chiedere, ottenere il perdono”,
“prepararsi, vivere il sacramento”, “riconciliarsi”, “manifestare le proprie debolezze”.
Interrogati sull’azione misericordiosa di Dio
Padre o sulle opere di riconciliazione di cui
20
è capace la Chiesa, nessun presbitero e
nessun catechista risponderebbero limitandosi ad indicare la Confessione.
Già questi rapidi colpi di pennello disegnano una distanza: quella tra un retroterra
tradizionale ancora esistente e l’affiorare di
un modo più profondo di guardare all’azione della misericordia verso i peccatori, una
riscoperta senz’altro voluta e auspicata dal
concilio Vaticano II.
Non sono in grado di dire qual è l’immagine sintetica che questo numero della Rivista vuole suggerire ai suoi lettori, ma condiN. 3 / 2010
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vido quella linea sociologica e pastorale che
vede oggi in crisi non tanto la richiesta di
perdono (pur collegata ad un modo immaturo di percepire il peccato e la sua gravità),
quanto “una” forma del sacramento della
Penitenza, quella denominata “confessione
auricolare”. Cinquant’anni fa lo avevano già
colto i padri conciliari: “Si rivedano il rito e
le formule della penitenza in modo che esprimano più chiaramente la natura e l’effetto del sacramento” (SC 72).
In un recente dossier de La Scuola Cattolica1, la rivista teologica curata
dai docenti del seminario della
diocesi di Milano, don Marco Busca ha studiato l’evoluzione del
mandato conciliare; tra le conclusioni del suo contributo afferma: “In merito al tenore di SC
72, che orientava a creare una
continuità tra il contenuto dogmatico del sacramento e la sua
corrispondente figura rituale, ci
pare insoddisfacente la soluzione
che afferma, nelle dichiarazioni
di principio, la validità e pertinenza del dato teologico della riconciliazione con la Chiesa, astraendolo però da un’omogenea
figura rituale (di fatto non autorizzata) e relegandolo, in conseguenza, nella coscienza interiore
come “verità creduta”, ma non
significata nella liturgia penitenziale. Un tale modo di procedere
non risolve la sconveniente discontinuità tra la res e il sacramentum”2.
L’osservazione è chiara e pertinente: tra il
dato dogmatico – che tratteggia i significati
del dono della grazia sacramentale – e la
sua “resa” dal punto di vista celebrativo, esiste un gap che andrebbe colmato.
L’abbeverarsi alle fonti della Bibbia e della Patristica ha ridato freschezza a due torrenti della riflessione cattolica che si erano
inariditi: la peculiarità della situazione del
battezzato credente che compie il peccato
grave e la specifica dimensione ecclesiale
della cura materna con cui la Chiesa si occupa della complessiva “salute spirituale” di
Rogate ergo
N. 3 / 2010
questo suo figlio.
L’economia sacramentale è destinata a
coloro che hanno sentito la chiamata alla
sequela di Cristo e hanno fatto la scelta per
lui, varcando consapevolmente la porta del
battesimo e giungendo a vivere nella comunità cristiana la celebrazione della Pasqua di
Cristo, col desiderio di conformarsi a Lui
nell’ascolto della Parola, nella preghiera,
nell’amore al prossimo. È a questa vita in
Cristo, vissuta nella Chiesa, che volta le
spalle colui che decide di compiere il pecca-
Foto: Siciliani/Gennari
to che porta alla morte3. Da sempre e in ogni modo lo Spirito del Padre e del Figlio
continua a richiamare a casa quel figlio disperso4; questo è il “caso serio” dell’azione
salvifica della Trinità5 per cui la Chiesa si è
sempre sentita in dovere e in grazia – per
mandato e istituzione del suo Signore – di identificare un sacramentum che attuasse e
manifestasse il pieno perdono di Dio Padre
nella piena ri-accoglienza all’interno della
compagine ecclesiale, significata nella partecipazione alla mensa del Corpo e del Sangue di Cristo.
Il frutto implorato e in vista del quale si
21
CONTROLUCE Confessionali, fuga e riforma
predispone tutta la sapienza materna e peÈ ormai chiaro che lo stesso format (per
dagogica della Chiesa è la piena riconciliausare un linguaggio contemporaneo) possa
zione nella vita dello Spirito, ovvero nella vicontenere in sé tre-quattro eventi ben diffeta del popolo cristiano: un rinnovato ascolrenti: la riconciliazione del peccatore grave
to della Parola che chiama e converte, illupenitente; il perdono delle colpe lievi; l’acmina e sostiene; la vivacità della partecipacompagnamento spirituale dei devoti; infine
zione alla liturgia e del dialogo personale
il consiglio su questioni educative e relaziocon il Padre, il Figlio e lo Spirito; l’intensa e
nali. Il primo di questi eventi è lo specifico
amorevole vita fraterna, nella comunità e in
da chiedere al “quarto sacramento”; gli altri
ogni luogo.
si sono dati e si possono dare nella Chiesa
Si tratta, quindi, di un “itinerario” di riin forme e modalità differenti, che testimosollevamento, un “processo” salvifico, indiniano la multiforme ricchezza spirituale e
cato e raccolto simbolipedagogica della coUN «VADEMECUM PER CONFESSORI
camente – come in tutmunità cristiana, “maE DIRETTORI SPIRITUALI»
ti i sacramenti – in una
dre e maestra”.
“azione rituale”, che si
È dunque doveroso
l sacramento della Riconciliazione «sta attracompie in parole e oassumere le sfumature
versando un tempo di
pere, in un tempo e in
del titolo che ci è stato
profonda crisi, almeno a
uno spazio, che vede
affidato: se per “conlivello di numeri». È per
come “attori” lo Spirito
fessionale” si intende
questo motivo che, nel
del Risorto (invocato e
un modo “datato” di
corso dell’Anno sacerdoeffuso), la Chiesa (strutpensare e celebrare il
tale indetto da Benedetturata nei suoi carismi
“quarto sacramento”,
to XVI, il Vaticano pubblicherà un «vademecum
e ministeri), i singoli fesi possono capire in
per confessori e direttori
deli penitenti.
parte le ragioni di una
spirituali». Lo ha annunLa storia testimonia
“fuga” da “quel” modo
ciato monsignor Mario
differenti modalità in
e – nello stesso tempo
Piacenza, segretario della Congregazione per
cui la Chiesa ha struttu– si condividono le rail clero. «Paiono sempre meno le persone
rato questo “processo”
gioni di una necessaria
che avvertono la differenza chiara tra il bene
penitenziale sacramenriforma, che porti a
e il male, tra la verità e la bugia, tra il peccato
e la virtù e che, conseguentemente, desideratale; il secondo millenfrutto maturo le indicano accostarsi alla Riconciliazione», ha spieganio è stato dominato
zioni del Vaticano II, a
to il presule. Il vademecum per i confessori,
dalla forma della “conpartire dalle scelte del
allora, dovrebbe aiutare a riscoprire la bellezfessione auricolare”,
Rituale del 1974, nel
za della celebrazione di questo sacramento».
che ha conosciuto anquale la Chiesa conciche l’estenuazione dei suoi significati, ladliare ha voluto proporre un sacramento in
dove si è identificato tutto l’itinerario della
tre forme diverse.
riconciliazione con ciò che si può svolgere
1 La Scuola Cattolica 136 (2008), n. 2. Tutti i
nel confessionale, spazio angusto sotto ogni
contributi sono stati ripubblicati in M ARCO PALEARI
profilo.
(ed.), Attori di riconciliazione. Prospettive teologiche e pastorali per ripensare il sacramento della PeSi percepisce che le armoniche del sanitenza, Ancora 2009. L’argomento è stato studiato
cramento – in modo particolare la sua imin M. BUSCA, Verso un nuovo sistema penitenziale?
prescindibile dimensione ecclesiale e la sua
Studio sulla riforma della riconciliazione dei peninatura rituale – soffrono di una certa “ridutenti, CLV, Roma 2002.
2 MARCO PALEARI (ed.), Attori di riconciliazione,
zione”: in brevi minuti si dovrebbero svolge40.
re una fraterna accoglienza, la verifica del
3 Cfr 1Gv 5,16.
pentimento, l’accusa di tutti i peccati gravi,
4 Cfr Lc 15, in cui l’azione del padre misericordioil consiglio spirituale, la scelta della penitenso è da intendersi in termini molto attivi.
za-soddisfazione, il gesto solenne della asso5 Si vedano i primi due numeri dei Prenotanda del
luzione-riconciliazione ecclesiale.
Rito della Penitenza.
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L’arte
della Misericordia
DI
LUCANDREA MASSARO
Il ritorno del figliol prodigo
visto da Rembrandt
L
o spirito di Misericordia è il centro del
messaggio che Cristo lascia al mondo
e alla sua Chiesa. Quando deve dare le
istruzioni ai propri discepoli queste possono
essere sintetizzate in “perdonate settanta
volte sette” e “battezzate le genti nel nome
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”,
come dire: siate e rendetevi fratelli gli uni
con gli altri nel comune Padre che è Dio.
Se siamo una famiglia – quella umana –
dobbiamo (o dovremmo) comportarci di
conseguenza. È emblematico che Gesù
spieghi il rapporto tra il Padre e i figli attraverso la parabola – quella del figliol prodigo
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– forse più bella e più umana di tutto il Vangelo. Un uomo, dei fratelli, l’istinto di ribellione, il senso del peccato, il pentimento, la
gelosia e l’abbraccio del padre. Tutti gli elementi più importanti delle relazioni umane
e di quella – spirituale – tra l’uomo e Dio,
tra la Chiesa e i credenti da un lato e contemporaneamente (nel suo essere sempre
Casta et meretrix, come diceva Sant’Ambrogio ) tra la Chiesa e Dio.
Il linguaggio umano ci ha dato quelle belle pagine del Vangelo, ma quel sentimento,
quella scelta da parte di Dio di farsi accogliente e misericordioso come un padre a23
PRIMO PIANO L’arte della Misericordia
morevole è stata resa in
maniera ancor più sublime
dalle opere d’arte attraverso i secoli e le tecniche.
L’opera della misericordia
è quanto richiesto da Gesù
ai discepoli (Mt 25) per poter accedere al Regno dei
Cieli: a chi opera Misericordia, Dio la concederà.
Non solo questo cruciale episodio – raccontato da
Gesù per ammaestrare i
discepoli –, ma il concetto
stesso di Misericordia ha
dato l’ispirazione a quei
teologi dell’immagine che
sono stati i grandi artisti rinascimentali oppure i compositori musicali.
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LA MISERICORDIA
DEL CARAVAGGIO
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FIGLIOL PRODIGO
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Alcune delle opere più
Un esempio per tutti
famose che raccontano l’edella capacità dell’immagipisodio evangelico sono
ne di raccogliere diversi liquelle di Durer o Di Bovelli narrativi e di senso è
sch, che ne danno una iml’opera di Caravaggio “Setmagine di disgrazia, sottote Opere di Misericordia”,
lineando lo smarrimento
un dipinto ad olio del 1607
Sette Opere di Misericordia.
del figlio lontano dalla casa
conservato a Napoli. La
Dipinto del Caravaggio
paterna. In Rembrandt intela rappresenta sulla devece, nella sua opera del 1668 (conservata
stra il “Seppellire i morti” raffigurato con il
all’Ermitage di San Pietroburgo), il centro
trasporto di un cadavere di cui si vedono sodella scena è il ritorno, l’abbraccio tra padre
lo i piedi, da parte di un diacono che regge
e figlio, ove il primo viene tratteggiato con
la fiaccola e un portatore. Il “Visitare i caruno sguardo pieno di pietas e con le mani
cerati” e il “Dar da mangiare agli affamati”
una femminile (la misericordia) ed una maconcentrati in un singolo episodio: quello di
schile (la giustizia), quasi a presagire quell’inCimone che condannato alla morte per fatuizione che sarà di Giovanni Paolo I solo
me in carcere fu nutrito dal seno della figlia
quattrocento anni dopo:
Pero, e per questo fu gra“Dio è Padre, ma è anche
ziato dai magistrati che feMadre”. Solo in Dio la tencero erigere nello stesso
sione tra questi due estreluogo un tempio dedicato
mi coesistono in modo
alla Dea Pietà.
perfetto e permettono
Sulla parte sinistra il
quell’abbraccio che non
“Vestire gli ignudi” con una
condanna in maniera defifigura di giovane cavaliere,
nitiva. Il Figlio è rappreun San Martino di Tours
sentato come un povero,
che fa dono del mantello
da pezzente, Rembrandt
ad un uomo dalla posa misottolinea quanto conoscechelangiolesca visto di
va dal racconto evangelispalle, allo stesso santo è
co, ma fa comprendere a
legata la figura dello storchi guarda che siamo noi
pio in basso, anche questo
quei poveri, quei senzatetepisodio è un riferimento
to e quegli infelici dello spialla agiografia di Martino,
rito che non possono coun emblema del “Curare
Il pannello centrale del Polittico della
noscere la vera libertà longli infermi”. L’uomo che
Misericordia di Piero della Francesca
tano dalla casa del Padre.
beve da una mascella d’asi-
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no è Sansone, (che rappresenta il “Dar da
bere agli assetati”): egli nel deserto bevve
l’acqua fatta sgorgare miracolosamente dal
Signore. Infine “Ospitare i pellegrini” riassunto da due figure: l’uomo all’estrema sinistra che indica un punto verso l’esterno,
ed un altro che per l’attributo della conchiglia sul cappello (segno del pellegrinaggio
a Santiago de Compostela) è identificabile
con un pellegrino.
LA MADONNA DEL MANTELLO
DI PIERO DELLA FRANCESCA
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Un altro esempio, meno rinascimentale
e più vicino alle sensibilità e alle necessità
di una comunità orante è il meraviglioso
Polittico della Misericordia di Piero della
Francesca, realizzato tra il 1444 e il 1464.
Al centro la Madonna, l’emblema stesso
della misericordia, ritratta nell’atto di aprire il mantello per accogliere (secondo l’uso
medievale della “protezione del mantello”)
coloro che si affidano a lei. Il significato
spirituale e il codice sociale rendono il gesto perfetto. Chi lo guarda, un penitente
del XV secolo, sa che, come un povero o
un bisognoso potevano essere aiutati dalle
nobildonne e protetti tramite il gesto del
mantello, così il bisognoso spirituale – che
fosse povero o ricco – poteva ottenere la
stessa grazia, conscio della “gerarchia” che
lo separa da Maria e fa di essa – davvero –
la Regina degli Angeli e degli Apostoli.
Tutti sono rappresentati, ed in egual misura, uomini e donne, ricchi e poveri. Tutti
bisognosi allo stesso modo.
E la musica? Un altro testo essenziale
della Bibbia, il Salmo 51, diviene l’occasione per diversi maestri compositori di offrire un Miserere a chi ascolta, a chi si accosta alla celebrazione. E basta pensare a
quelli di Rossini, Verdi e Mozart, per intuire quello che l’arte – senza parole, ma non
senza espressione – è stata capace di regalare una volta che si accosta alla fonte del
messaggio cristiano. La domanda per noi
oggi è: quanto comprendiamo di queste opere e del loro significato teologico? E ancor di più: quanto siamo capaci di veri atti
di misericordia?
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ON-LINE
Il rosario digitale
l rosario digitale. Proprio così: un innovativo strumento di preghiera concepito per mettere conItemporaneamente
in contatto più persone e dar loro la possibilità di aggregarsi in gruppi di preghiera.
All’indirizzo www.prexcommunion.com accessibile gratuitamente e a pagamento dai cellulari più
evoluti o dagli Smart Phone si può recitare insieme
ad altri il rosario. Il singolo fedele si sente così parte
di una comunità che prega insieme in uno scenario
mondiale.
Il nuovo portale è definito anche «social network
della preghiera», perché forma comunità virtuali,
che condividono tra loro non solo la preghiera, ma
anche temi di discussione, e permette di scambiarsi testi, documenti e foto, impostare calendari di eventi religiosi, pianificare incontri fisici di preghiera
comunitaria e connettersi ad altri social network
come Facebook o Twitter, per esempio.
A Loreto, durante la presentazione, hanno spiegato che il rosario digitale «è uno strumento che
propone una preghiera attiva»: prega infatti «con
te» e non «per te». In altre parole non è una radio
da ascoltare, ma un supporto che conduce il fedele
a recitare il rosario e a immergersi nella meditazione dei misteri. Non si sostituisce pertanto a una recita in comunità o ad altre forme di vita parrocchiale, ma è un’occasione ulteriore di preghiera condivisa. Impostato per far sentire chi prega parte di
una web community e per far riscoprire la preghiera di gruppo, è un sussidio per avvicinare alla preghiera chi non la conosce. Connettendosi alla piattaforma digitale, le persone sole, o impegnate in
lunghi viaggi, possono trovare altri fedeli impegnati
nella recita del Rosario e unirsi a loro.
Evoluzione del rosario elettronico lanciato nel
2005, è un’applicazione per iPhone e gli altri Smart
Phone che accompagna la recita del rosario mediante una voce guida. Premendo un tasto, si dà il
via a una recita del Rosario, con i cantributi registrati anche di monsignor Giovanni Tonucci, che lo introduce ed impartisce la benedizione finale. L’attivazione della preghiera del rosario imposta automaticamente l’enunciazione del mistero del giorno
della settimana in cui si è deciso di pregare. Quando gli utenti sono registrati anche sul social network
della preghiera, mediante l’impiego del rosario digitale conteranno la loro preghiera nel social network.
25
Intervista
CARLO CASTAGNA
LIBERO DALL’ODIO
DI
VITO MAGNO
Gli hanno ucciso la moglie, la figlia e il nipote. Un delitto che ha scosso
tutta l’Italia. È accaduto ad Erba l’11 dicembre 2006.
Carlo Castagna, imprenditore, parla di perdono verso
i due coniugi assassini, vicini di casa, che stanno scontando in carcere
la pena, in attesa del processo di appello.
Q
uando l’11 dicembre 2006 seppe che
la Sua famiglia era stata sterminata,
quale fu la Sua prima reazione?
Fu quella di chiedermi come fosse stato possibile. Una cosa che mi gettò nello
sgomento, che mi tolse ogni capacità di
analisi, di approfondimento, che mi fece
sentire impotente, una domanda a cui
non seppi dare risposta per molto tempo.
Nessuna ribellione per il destino che l’aveva privato di moglie, figlia e nipote?
È normale, di fronte a fatti di tale gravità, che uno si interroghi su come il Padre Eterno abbia potuto acconsentire che
ciò accadesse, però la mia formazione mi
ha insegnato che il Padre ci lascia liberi
sia nel bene che nel male. Purtroppo coloro che hanno ucciso i miei cari erano
vittime di un disegno non divino, ma diabolico.
Una croce pesante la Sua! Come si fa ad
accettarla?
L’ho accettata sapendo che Dio sarebbe certamente accorso in mio aiuto. E
questo è avvenuto, l’ho riscontrato, l’ho
vissuto personalmente. Resto tuttora convinto che si tratti di un disegno che il Pa26
dre ha avuto su di me e sui miei figli e che
con il suo aiuto stiamo vivendo con molta
serenità.
Chi Le è stato più vicino immediatamente dopo il delitto?
Sicuramente i sacerdoti che mi hanno
fatto scudo. Mi ricordo che la sera stessa
della tragedia il parroco, don Paganini,
venne a casa mia. L’indomani mattina la
prima persona che incontrai fu mamma
Lidia, la madre di mia moglie Paola, che
mi disse parole indispensabili per la mia
fede: “Carlo, non possiamo recitare il Padre Nostro se non sappiamo perdonare!”.
Anche Sua moglie Paola era una donna
religiosa?
Una donna di grande fede, impegnata
nell’educazione dei figli in modo completo, totale. Viveva il Vangelo con molto impegno e con molta concretezza. Il prossimo l’ha sempre vissuto come qualcuno a
cui dare il meglio di sé.
Spiritualmente vi trovavate d’accordo?
Con Paola eravamo assidui lettori dei
Salmi. Abbiamo iniziato a recitare le Lodi
a partire dal 1979. Per 30 anni siamo staN. 3 / 2010
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CARLO CASTAGNA
Da sinistra: la moglie
Paola, la figlia Raffaella
con il piccolo Jousef (le
tre vittime della strage) e
la suocera Lidia
ti fedeli a questa pratica mattutina, e per 3 anni anche a quella
serale. Io recito la sera la Compieta ancora assieme a Paola anche se non più fisicamente. Un
giorno mi chiese che per la sua
morte, negli annunci funebri e
nelle immaginette, venisse riportato un passo del Salmo 84:
“Beato chi abita la tua casa, sempre canta le tue lodi! Beato chi
trova in Te la sua forza e decide
nel suo cuore il santo viaggio”.
Mi accorgo che parla di Sua mo“non possiamo
recitare il Padre glie come fosse viva. Avverte la sua
Nostro se non presenza?
sappiamo
Sono convinto che molte delle
perdonare” cose che mi capita di dire e di fa-
re sono anche frutto di una sua
collaborazione, di una sua assistenza spirituale. Anche nei momenti di maggiore difficoltà è abbastanza frequente il suo aiuto.
Quali affetti ora Le sono rimasti?
Dopo la perdita di Paola, Raffaella e il mio nipotino, mi trovo
ad avere ancora un grosso contri28
buto da parte dei miei due figli:
Pietro, il maggiore, e Beppe, il secondo. Pietro è un ragazzo meraviglioso, non è sposato, mentre
Beppe ha famiglia, ed io ho due
nipotini stupendi: Giacomo e
Tommaso. Mia nuora è molto saggia, ha saputo sopperire alla tragedia mostrandosi estremamente disponibile e collaborativa nei miei
confronti e di mio figlio Pietro.
Ritornando al delitto, aveva
mai pensato che i vicini di
casa di Sua figlia Raffaella potessero uccidere?
No, assolutamente.
Raffaella mi aveva detto
che le sue esperienze
professionali in psicologia le permettevano di
tranquillizzare sia me che
mia moglie circa la possibilità che quelle persone
potessero nuocere. Abbiamo avuto modo di imbatterci in alcune loro
ester nazioni verbali e
qualche volta anche in
avvicinamenti minacciosi, ma si
pensava al classico proverbio:
“cane che abbaia, non morde”!
Purtroppo loro sono andati oltre
il morso.
In genere in questi casi è l’odio
a prevalere. Lei ha scelto il perdono. Perché?
Il perdono non è nato dopo ragionamenti particolari, dopo considerazioni e valutazioni. È venuto
spontaneo. L’educazione ricevuta
mi ha fatto capire che il perdono
era la strada più giusta da perseguire, l’unico modo per evitare di
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no
edi
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cacciarmi in una spirale di odio,
di vendetta, di rancore, che alla fine avrebbe rovinato il tempo che
mi resta da vivere.
La giustizia umana e quella divina cosa hanno a che fare con il
perdono?
La giustizia umana deve svolgere il suo percorso fatto di regole: chi commette un reato deve
chiaramente assumersi le sue responsabilità e queste responsabilità devono trovare uno svolgimento di cui la giustizia terrena
ha scritto le sue pagine. Le pagine della giustizia e dell’amore di
Dio non sono quelle
della logica umana. Da
parte di chi ha commesso delitti si richiede
la contrizione.
svolte ci sono stati episodi, atteg- “Il perdono era
giamenti che l’hanno indignato?
l’unico modo per
Sicuramente la posizione delle
due persone messe dal tribunale
nella gabbia metallica. Persone
che tentavano di trovare fra loro
un aiuto, ma in modo sbagliato,
con atteggiamenti non accettabili.
Sembrava, con i loro sorrisi, che
fossero presenti in tribunale per
caso, come se vi fossero finiti passando da lì. Questo mi provocava
dispiacere, anche perché
sapevo che con le loro
mani mi avevano privato
delle persone più care.
Gli autori della strage
di Erba durante una
fase del processo.
Sopra, il libro di Lucia
Bellaspiga nel quale
l’autrice ricostruisce
con Castagna la triste
vicenda e ne raccoglie
la testimonianza di
perdono
E Lei pensa che Olindo e Rosi, gli assassini
dei Suoi cari, abbiano la
contrizione?
Sono convinto che
anche loro potrebbero
cambiare, se non fossero disturbati da una presenza
esterna. Per essere chiari la presenza continuativa di 3 avvocati li
mette in difficoltà circa la possibilità di considerare approfonditamente quello che hanno commesso. I loro difensori stanno
perseguendo una strategia difensiva che vuol far loro credere di
essere innocenti, quando sappiamo tutti benissimo che in prima
battuta, e per almeno sei mesi,
hanno riconosciuto la loro colpevolezza.
Nelle fasi processuali finora
Rogate ergo
N. 3 / 2010
evitare di
cacciarmi in una
spirale di odio,
di vendetta, di
rancore”
Come è cambiata da allora la
Sua vita?
“Sento vicini i
È cambiata dal punto di vista
della mancanza fisica dei mie cari,
però spiritualmente l’aiuto che mi
danno Paola, Raffaella e il nipotino intercedendo presso il Padre,
mi dà grande forza. Avverto la loro presenza, sento che mi sono
vicini e mi aiutano ad affrontare
la vita.
miei cari uccisi,
mi aiutano ad
affrontare la
vita”
Non soffre di solitudine!
No, non mi sento solo, sono
sempre in compagnia di Paola, di
Raffaella e di Jousef.
29
CARLO CASTAGNA
E immagino anche di tanti a cui
dà lavoro con la Sua azienda di arredamento!
La famiglia viene prima del lavoro. Il lavoro mi vede impegnato, ma non al punto da aver trovato in esso la ragione di vita.
Continuo a vivere come prima,
dando priorità alle mie scelte.
La Sua fede esce rafforzata dalla tragedia?
“La disponibilità
ad accettare una
cosa così atroce
non l’avrei mai
avuta senza
l’aiuto di Dio”
Sono convinto di sì. Purtroppo
nessuno possiede un “fedometro”! Un misuratore di fede non
esiste.
Qual è la Sua speranza?
Spero di essere degno di continuare a ricevere l’aiuto su cui ho
potuto contare fin dal primo
istante in cui mi sono trovato immerso nella tragedia.
Anche per gli assassini c’è posto
nelle Sue preghiere?
Credo che non possiamo
escludere dalle nostre preghiere
coloro che hanno sbagliato. Nelle
mie preghiere chiedo al Padre
che gli assassini possano ritrovare
la forza di riconciliarsi innanzi tutto con Lui.
Quale aiuto offre la fede di
fronte al dolore sconvolgente?
La fede aiuta non a capire come un evento tragico possa essere successo, ma aiuta a capire
che se un disegno di Dio esiste
questo disegno può passare anche attraverso un dolore immenso, attraverso una grande sofferenza. Questa è la prova di cui
non si conosce né il giorno, né
30
l’ora, perché se si sapesse il giorno e l’ora ognuno farebbe carte
false per non trovarsi né in quel
luogo, né in quel giorno, né in
quell’ora.
Dunque dobbiamo accettare il
piano di Dio anche in eventi efferati come quelli che ha vissuto sulla propria pelle?
Credo proprio di sì! Mi conosco, so chi è Carlo Castagna. Sono certo che non avrei mai fatto
le scelte che ho fatto senza l’aiuto
di Dio. La totale disponibilità ad
accettare l’imponderabile, ad accettare una cosa così atroce non
l’avrei mai avuta senza il Suo aiuto. Grazie all’intervento divino ho
potuto evitare la disperazione.
Quando risponde a domande
come queste non si sente però un
po’ missionario?
“Missionario” è un’espressione un po’ forte, comunque il testimone che ho raccolto la sera
dell’11 dicembre 2006 qualcuno
me lo ha passato, e quel qualcuno
è sicuramente Lui. Io ho solo cercato di raccoglierlo e di portarlo
senza soccombere. Se sono riuscito a portare questo fardello è
doveroso testimoniare questa mia
situazione, che nonostante tutto
mi vede ancora libero dall’odio,
dal rancore, dal desiderio di vendetta, libero da quello che potrebbe essere il comune senso
dell’”occhio per occhio, dente
per dente”. Non voglio che coloro che hanno commesso il delitto
abbiano ad avere pene dell’altro
mondo. No, assolutamente! Solo
■
che si convertano e vivano.
N. 3 / 2010
Rogate ergo
SPECIALE
LA
SINDONE
IN PASTORALE
VOCAZIONALE
di Roberto Fornara
e Vito Magno
Rogate ergo
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SPECIALE
“
Signore,
“Signore,
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Gesù”
Gesù”! Quali sono le motivazioni che si agitano nel loro cuore? Quali sono le attese, le
aspettative che nutrono nei confronti di Gesù? Che cosa sanno di lui? La questione è importante, perché al Maestro stanno a cuore
le motivazioni che spingono ad agire. Le sue
prime parole nel vangelo di Giovanni vanno
appunto in questa direzione: “Che cercate?”
(Gv 1,38). E, dopo la moltiplicazione dei pani, rimprovera le folle per le motivazioni della loro ricerca: “Voi mi cercate non perché
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Rogate ergo
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di Roberto Fornara
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ignore, vogliamo vedere Gesù” (Gv
12,21): questa la richiesta formulata
da alcuni Greci all’apostolo Filippo
nel quarto vangelo. È il desiderio di incontrare personalmente un Uomo, che è il Figlio di
Dio, il Verbo fatto carne; è la speranza di poter dire, come un giorno Andrea al fratello
Simone: “Abbiamo trovato il Messia” (Gv
1,41). Tuttavia, quanta incertezza e quanta
confusione regna ancora nell’intimo di quelle
persone che chiedono: “vogliamo vedere
“
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N. 3 / 2010
LA SINDONE IN PASTORALE VOCAZIONALE
Fedeli in preghiera durante
l’ostensione della Sindone in
occasione dell’Anno Santo del 2000.
Sotto, il Duomo di Torino che
ospiterà la prossima ostensione dal
10 aprile al 23 maggio di quest’anno
Foto: Siciliani/Gennari
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avete visto dei segni, ma
perché avete mangiato di
quei pani e vi siete saziati”
(Gv 6,26).
Forse la stessa situazione
si riproporrà per molti dei
milioni di pellegrini attesi
per la prossima Ostensione
della Sindone, in programma a Torino dal 10 aprile al
23 maggio. Che cosa spingerà le folle a mettersi in
viaggio verso la Sindone? Fede autentica, desiderio di un incontro, bisogno di preghiera
contemplativa o, più semplicemente, devozionismo, curiosità spicciola, bisogno di conferme? Qualunque sia la causa che muove
una persona ad andare a venerare la Sindone (alcune teorie sostengono che i periodi di
crisi accentuano il bisogno di spiritualità, con
tutta la confusione che ne deriva), è evidente
go
Rogate ergo
N. 3 / 2010
che l’Ostensione si presenta come un’occasione di catechesi e di evangelizzazione non
indifferente. Non solo si rivolgerà a milioni di
persone, alcune delle quali lontane dalla pratica religiosa, ma soprattutto – a differenza di
altre icone, reliquie o oggetti di culto – offrirà
l’occasione di centrarsi sulla persona di Cristo, di parlare di lui, di “mostrarlo” nel mistero della sua passione, morte e risurrezione.
La Sindone (se ne consideri o meno l’autenticità) offre la grande opportunità di andare al cuore del messaggio cristiano: non illustra un progetto pastorale o un’ideologia, ma
mostra la persona del Salvatore nel suo mistero di morte e di risurrezione. È così che essa apparirà allo sguardo del pellegrino più attento: icona della sofferenza e della morte,
ma anche degli occhi abbassati nel riposo
sabbatico che prelude alla gioia della risurrezione. Tutto ciò in un contesto emotivamente ed affettivamente coinvolgente. Penso al
pellegrino che, appena uscito dal percorso
della visita, troverà un ambiente raccolto per
la preghiera silenziosa e un sacerdote disposto ad ascoltarlo e a donargli il sacramento
della misericordia. Penso inoltre alle numerose possibilità che si offrono alle guide, ai parroci, ai sacerdoti e ai religiosi, ai catechisti e agli
educatori, di preparare e
di accompagnare l’evento
del pellegrinaggio a Torino.
A partire da questo fondamento si inserisce la
possibilità di sfruttare l’occasione anche per una pastorale di tipo più specificamente vocazionale. L’esperienza vocazionale dell’apostolo Filippo,
già richiamata all’inizio, fu proprio di questo
tipo: si lasciò incontrare e affascinare dalla
persona di Gesù, che gli rivolse un unico invito: “Seguimi” (Gv 1,43). E a sua volta si fece apostolo e testimone: “Abbiamo trovato
colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret” (Gv 1,45). Spetta alla responsabilità
33
SPECIALE
degli operatori pastorali cogliere questa opPotrebbe sembrare tutto astratto e teoriportunità, che consente alla stessa pastorale
co, se non ci fosse l’esperienza di chi, come
vocazionale di beneficiare di un processo di
fratel Claudio Mazzoni, monaco della diocesi
purificazione: lasciarsi ricondurre maggiordi Carpi, ha incontrato davanti alla Sindone,
mente all’essenzialità della proposta e connell’Ostensione del 1978, il dono della concentrarsi sempre più sulla persona di Gesù
versione e – successivamente – della vocazioCristo.
ne monastica. “Ogni conversione – racconta
La Sindone, in questo, ha alcune carattead un giornalista – è un po’ particolare. La
ristiche di fondo che meritano di essere sotmia dipende in modo quasi assoluto dall’Otolineate. È innanzitutto la “fotografia” (per
stensione della Santa Sindone nel 1978.
quanto misteriosa e discreta)
Avevo 23 anni. Non avrei
di una persona e non l’illumai immaginato che l’uomo
strazione di un’ideologia e di
potesse fare un’esperienza
un progetto, e tende a coincosì forte, così presente di
volgere in un rapporto perDio. Mi è stato vuotato adsonale e immediato. Offre
dosso un mare di Spirito
poi numerose coincidenze
Santo, in una volta sola. Una
sorprendenti con i racconti
grande luce, che è amore,
evangelici della passione,
bontà assoluta, bellezza... A
morte e risurrezione di Gesù:
me piace chiamare quell’uessa è, pertanto, al servizio
mile e santo lenzuolo “vandella Parola. Il pellegrinaggio
gelo visivo”: una “buona noal telo sindonico non può estizia” impressa agli sguardi
sere fine a se stesso, ma dedella materia e degli uomive essere nutrito dalla lectio
ni”.
dei tanti studi scientifici a cui
divina della Parola di Dio: Uno
Fratel Claudio è diventato
è stata sottoposta la Sindone.
quel Gesù che contemplia- Sotto, il libro dell’autore di questo anche apostolo e testimone
mo disteso nel sonno della
dell’Uomo della Sindone. Ne
articolo, una guida preziosa al
pellegrinaggio alla Sindone
morte è lo stesso Signore riconserva una riproduzione a
sorto che ci parla nelle Scritgrandezza naturale. Del Criture e che vuole, come con i discesto sindonico parla a tutti quelli che inpoli di Emmaus, risvegliare la nocontra nel suo eremo, lo porta e lo mostra speranza. Un’ulteriore carattestra anche nelle scuole, nelle parrocristica merita di essere colta: la Sinchie: “Il mio desiderio – dice – è parladone è, di natura sua, un invito al sire di questo, perché è la realtà più bellenzio, perché tacciono le parole
la, più profonda, più affascinante che
umane di fronte al mistero della sofsia concessa all’uomo: quella di essere
ferenza e della morte. Sta alla satoccato da Dio, avere un’esperienza viva
pienza e all’abilità pedagogica dell’operatore
di Lui”. Ai giovani, ai bambini, ai ragazzi che
pastorale scavare nel cuore delle persone, e
gli vanno a far visita nel suo eremo e ai quali
particolarmente dei giovani, uno spazio di sidedica un momento di evangelizzazione, fralenzio contemplativo in cui lasciar risuonare
tel Claudio propone di fissare in un apposito
le domande e le provocazioni di Gesù ai diregistro le loro impressioni. “Io vedo colui
scepoli e alle folle. Gli occhi dell’Uomo della
che vede me”, ha scritto un bambino delle
Sindone sono abbassati, ma parlano più di
elementari. “Ho visto la speranza dei secoli
tante parole e possono raggiungere ogni peravverata”, un ragazzino delle medie. Forse la
sona nel profondo del cuore, come un giorpastorale vocazionale può davvero ripartire
no quegli occhi penetrarono con amore e
da qui, da questa semplicità e da questa escon verità nel cuore del giovane ricco.
senzialità.
●
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LA SINDONE IN PASTORALE VOCAZIONALE
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IIntervista
nter vista aall CCardinale
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di VITO MAGNO
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vedere il telo costituisce
un’esperienza spirituale
significativa.
a Sindone viene esposta per la seconda
volta da quando Lei è
arcivescovo di Torino. Rispetto alla prima ci sono
novità?
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L’ostensione del duemila era stata voluta da Giovanni Paolo II che soltanto
due anni prima aveva concesso al mio predecessore,
il cardinale Saldarini, di fare un’esposizione per il
centenario della prima fotografia della Sindone. In
quell’occasione Giovanni
Paolo II aveva detto al Cardinale Saldarini: “va bene,
faccia l’ostensione nel
1998, però nel duemila,
Anno Santo, la prego di ripeterla. La prossima è motivata da due ragioni: la
prima è che attendere la
scadenza degli Anni Santi,
che si celebrano normalmente ogni 25 anni, costituisce un lungo intervallo.
Oggi la gente viaggia più
facilmente di una volta. La
seconda ragione è che nel
2001 abbiamo fatto un importante restauro della
Sindone, togliendo le toppe che le suore di Chamberi nel 1534 avevano applicato nei buchi prodotti
da un incendio. In più far
go
Rogate ergo
N. 3 / 2010
Cosa risponde a chi
cerca di dimostrare che la
Sindone è un falso medioevale?
Il Cardinale Poletto accanto ad una
ricostruzione volumetrica ricavata dalla
Sindone realizzata dalla NASA.
Sotto, Giovanni Paolo II in preghiera
nella sua visita a Torino nel 2000
Durante l’ostensione
del 2000 abbiamo organizzato a Torino un Congresso Scientifico Mondiale nel quale è stato affrontato l’esame del Carbonio14 fatto nel 1988.
La conclusione fu che la
Sindone era un falso medioevale. Sono intervenuti
quattro scienziati, due a
favore della fondatezza di
quella sentenza e due contrari sostenendo che l’esame del C14 in sé non ha
scientificamente valore,
perché è stato eseguito
con un metodo che andava cambiato. Un conto,
infatti, è analizzare un reperto archeologico scavato sotto terra e un conto
analizzare una tela manipolata, fatta oggetto di incendio. Fu, addirittura,
fatta bollire, secondo i canonici di Leri. Ricordo
che allora dissi: “Ho sentito quattro scienziati, due a
favore del C14 e due contro, permettetemi, allora,
35
SPECIALE
di dire che la questione non è chiusa”.
Ma ci sono prove scientifiche che fanno
propendere per l’autenticità della Sindone
come lenzuolo che ha avvolto il corpo di Cristo?
Certo, perché gli scienziati, anche quelli
che dicono che è medioevale, non sanno
spiegare come si è formata l’immagine. È
un’immagine intanto soltanto sul davanti,
un’immagine negativo-fotografica, tridimensionale. Su di essa sono evidenti tutte le impronte della Passione del Signore secondo
le narrazioni evangeliche con un’esattezza
perfetta. Il sangue umano appartiene al
gruppo ARH Positivo. Gli specialisti di me-
La visita alla Sindone va prenotata?
Sì, perché desideriamo che le persone
non abbiano un’attesa superiore ai 20 minuti, mezz’ora. E allora le prenotazioni hanno la finalità di scandire il giorno e l’ora in
cui uno può venire. Perché ci sono pellegrinaggi di massa, per esempio un vescovo che
viene con 300 diocesani, e ci sono pellegrinaggi di singole persone e pellegrinaggi di
piccoli gruppi. Ciascuno si deve prenotare.
Gli viene indicato il giorno e l’ora della visita. I biglietti vengono ovviamente distribuiti
gratuitamente, e nessuno accede senza biglietto.
Dove fare la prenotazione?
Via Internet e attraverso
un call center adibito alle
prenotazioni.
Foto: Siciliani/Gennari
Quanti pellegrini prevedete?
Da un milione e mezzo a
due milioni.
Il più importante pellegrino sarà Benedetto XVI che
verrà a Torino il 2 maggio
del 2010!
Vaticano, 2 giugno 2008. Benedetto XVI incontra i pellegrini della Diocesi
di Torino che gli mostrano una riproduzione della Sindone realizzata
in preparazione della Ostensione del 2010
dicina legale che l’hanno esaminato dicono
che quello della fronte e della flagellazione
sparso per il corpo è sangue di persona vivente, mentre il sangue del costato è sangue
cadaverico. Questi e molti altri elementi fanno propendere per l’autenticità, anche se
come ha detto Giovanni Paolo II nel 1998
non sta alla Chiesa stabilire l’autenticità o la
datazione, ma agli storici e agli scienziati. La
Chiesa vede comunque nella Sindone un
segno impressionante della sofferenza di un
uomo crocifisso che corrisponde al Gesù dei
vangeli. E quindi trova nella Sindone un
grande aiuto alla meditazione, alla fede nella Passione del Signore e alla sua resurrezione. Trova, soprattutto, un grande conforto
alle sofferenze umane.
36
finizione.
Sarà un grande dono.
Verrà dunque a Torino, venererà l’immagine della Sindone in cattedrale, celebrerà
la messa e poi farà altri incontri che sono in via di de-
Cosa si auspica personalmente da questa
ostensione?
Innanzitutto un rinnovamento della vita
spirituale, perché quando presentiamo la
Sindone desideriamo venerare il Volto di
Cristo, anche se manca la certezza matematica che lo sia. È comunque un volto che rimanda a Gesù dei vangeli. Quindi l’ostensione della Sindone, i pellegrinaggi, la preghiera, la messa, la confessione fanno sì che
la gente abbia un’ occasione di rinnovamento spirituale. In secondo luogo mi auguro
che chi è sofferente, chi ha croci da portare,
chi ha malati in casa, chi ha disabili o famiglie rovinate, trovi conforto nell’abbraccio
d’amore che Cristo offre a tutti.
●
N. 3 / 2010
Rogate ergo
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Novità
a collana Padre Annibale, oggi edita dalla PostuLcia.net),
lazione Generale dei Rogazionisti (www.difran, una
ha pubblicato P
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minin
rihe
ridi
e.
siiti
bi-
AROLE SUL SACERDOTE
antologia di testi di sant’Annibale Maria Di Francia
sul sacerdote ed il sacerdozio. Il volumetto di 100
pp., curato dal Postulatore Generale P. Angelo Sardone, contiene pagine tratte dai 62 volumi degli
Scritti del santo Fondatore dei Rogazionisti e delle
Figlie del Divino Zelo, l’apostolo della preghiera per
le vocazioni. Diversi sono i generi letterari, le occasioni, i contesti e i destinatari. Si va da articoli di
giornali ad elogi funebri, da discorsi di occasione
ad opuscoli divulgativi, da preghiere a discorsetti
ed omelie per la festività eucaristica del 1° Luglio,
memoriale della prima venuta di Gesù Eucaristia
nell’Opera rogazionista.
so
le
L’esempio di vita e di azione di Padre Annibale,
sacerdote secondo il cuore di Dio, «eletta perla di
sacerdote», come lo chiamava il suo arcivescovo
mons. Paino, viene indicato come modello per sacerdoti, giovani seminaristi, religiosi.
e-
a
I testi presentano l’identità e la vita del sacerdote, la preghiera per le vocazioni, il mezzo più efficace per chiederli al Signore, secondo i criteri della moderna pastorale vocazionale della quale il Di
Francia, come disse Giovanni Paolo II l’8 ottobre
1990 all’indomani della sua beatificazione, fu autentico anticipatore e zelante maestro.
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Un sussidio di testimonianza
e riflessione per l!Anno Sacerdotale
Il sussidio è utile per giornate di spiritualità sacerdotale o per la riflessione personale e comunitaria di sacerdoti e laici.
In appendice è riportato lo Statuto dell’Unione sacerdotale di preghiera per le vocazioni, una
iniziativa che il santo apostolo delle vocazioni avviò il 22 novembre 1897 per i sacerdoti ed i vescovi, col titolo di «Sacra Alleanza», nell’intento di moltiplicare le divine benedizioni sulle sue opere e propagare il divino comando del Rogate nella Chiesa con la collaborazione della Gerarchia
Ecclesiastica. Essa si pone in stretta concomitanza con l’Unione di Preghiera per le Vocazioni una
crociata di preghiera per le vocazioni, iniziata dal Di Francia l’8 dicembre 1900 per i laici.
In occasione del corrente Anno Sacerdotale il Superiore Generale dei Rogazionisti P. Giorgio
Nalin ha riproposto l’iniziativa che aveva avuto tanto successo nel secolo passato e che fino agli
anni ‘40 annoverava diverse centinaia tra cardinali, vescovi, superiori maggiori di istituti ed ordini religiosi, sacerdoti secolari e regolari. Sin dal 1901 Padre Annibale aveva cominciato a pubblicare il fascicolo «Preziose adesioni» che riportava i loro nomi e le lettere di adesione.
Per richieste rivolgersi a: [email protected]
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L’angolo della FIES
CALENDARIO 2010
(Tempi dello Spirito - gennaio, marzo)
I
l calendario 2010 contiene i corsi di esercizi spirituali inviati
dalle Case aggregate alla FIES. Sono stati inseriti i corsi di Case
non aggregate, con la speranza che questo serva a tali Case
per aggregarsi alla FIES.
I corsi sono disposti per mesi secondo le categorie dei
destinatari degli esercizi spirituali, come pure secondo la
tipologia degli esercizi. In tal modo chi è interessato a un corso è
facilitato nella scelta, tenendo conto della sede, del predicatore e
del tema annunciato.
L’elenco dei corsi è stato inviato sia
all’e-mail della Segreteria, sia a quella
del segretario nazionale della FIES. In
avvenire è bene inviarlo direttamente
al Segretario per facilitargli il lavoro e
per avere la certezza che siano
pubblicati.
Si ringraziano i Responsabili delle
Case per aver inviato in tempo utile
l’elenco dei corsi; i ritardatari
difficilmente li vedranno inseriti nel
Calendario annuale, mentre potranno
trovarli nel sito della FIES, che viene
aggiornato puntualmente dal
webmaster. Nel sito potrà essere
inserito qualsiasi altro tema di
interesse delle Case, dei Delegati
Regionali (incontri, convegni, iniziative,
comunicazioni). Vi si troveranno anche
comunicazioni del Presidente, del
Segretario, verbali del Consiglio
nazionale e quant’altro si riterrà
opportuno.
Infine, la pubblicazione annuale dei corsi di esercizi spirituali
potrà essere di stimolo a programmarli nella propria Casa
ispirandosi a quelli di altre Case, particolarmente per non
limitarsi a scelte standardizzate: in tal modo, le novità proposte
potranno invogliare non solo i soliti partecipanti, ma anche altri.
Il Signore benedica tutti per l’impegno profuso nella pastorale
della spiritualità.
P. Stanislao Renzi, C.P.
FIES - Federazione Italiana Esercizi Spirituali - Via XX Settembre, 65/b - 00187 Roma
Tel.: 064819224, E-mail: [email protected]
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La novità del
Vangelo della Domenica
DALL’OMELIA ALLA SPIRITUALITÀ
DI
DANILO ZANELLA
Dare frutto a ogni stagione
anche se tormentata
III Domenica di Quaresima - Anno C - 7 Marzo 2010
PROVOCAZIONE
UOMO
U
SAI CHI SEI?
n uomo è vivo, fa questo e quello, ma
ha dimenticato chi egli sia. Così la
sua esistenza è priva di centro e d’unità.
Qualcosa di simile, ma in proporzioni terribili, accade all’uomo moderno. Egli è
come uno che abbia scordato il proprio
nome, poiché il suo nome è collocato nel
nome di Dio. Il peccato originale consi-
go
Rogate ergo
N. 3 / 2010
stette nel fatto che l’uomo non volle essere a immagine di Dio, bensì essere egli
stesso archetipo: sciente e potente come
Dio. Così decadde dalla relazione con
Dio. Il ponte dava sul vuoto. La figura rovinava su se stessa, e nasceva l’uomo perduto. Ma il cielo non si dimenticò della
terra. (Romano Guardini)
39
La novità del
Vangelo della Domenica
RIVELAZIONE
DAL
VANGELO DI
LUCA 13,1-9
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici.
Prendendo la parola, Gesù rispose: “Credete che quei Galilei fossero più
peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, vi dico, ma se
non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo di quei diciotto sopra
i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Disse anche questa parabola:
“Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma
non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, sono tre anni che vengo a
cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perchè deve
sfruttare il terreno?”. Ma quegli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finchè io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se
porterà frutto per l’avvenire; se no, lo taglierai”.
MEDITAZIONE
❈ Vengono ricordati due casi di morte violenta e prematura. Il primo fattaccio,
è registrato dal solo Luca, tenendo presente
che lo storico ebreo Giuseppe Flavio non
raccontò tutti gli atti di violenza perpetrati
dalle truppe di Pilato. Difatti, egli non narra
l’episodio qui menzionato, avvenuto nel
piazzale del Tempio di Gerusalemme nell’anno 30 d.C., dove fu repressa nel sangue una dimostrazione ebraica antiinvasori, organizzata in occasione della Pasqua,
quando affluivano a Gerusalemme pellegrini
provenienti da ogni parte della Palestina e
dalla diaspora.
❈
Mentre lo storico, parla di Pilato
quando fece trucidare un gruppo di samaritani che stavano celebrando la pasqua sul monte Garizim. Perciò tutto indu-
ce a credere che anche questa strage di Gerusalemme porti la firma del violento procuratore romano Pilato… originario dei Colli
Albani. L’altro avvenimento, pure narrato
solo da Luca, è storia dei tempi di Gesù; dove su un gruppo di Galilei era crollata una
torre, eretta sulle mura accanto alla piscina
di Siloe, travolgendo diciotto persone.
❈
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Tale domanda che Cristo rivolge ai
presenti, richiama una erronea concezione radicata negli ebrei: erano convinti che
ogni grave sciagura era manifestamente
un castigo divino che aveva colpito dei
grandi peccatori davanti a Dio e risparmiato i giusti. Gesù di Nazaret non giudica né le
vittime, né Pilato che usava una crudele repressione, ma richiama i presenti alla conversione autentica. I Galilei uccisi dalle truppe romane, non erano ‘più’ peccatori dei
sopravvissuti.
❈ ll Messia chiede dunque con urgenza l’accoglienza e la conversione del
popolo ebraico, profetizzando che se ciò
non avverrà ‘periranno tutti’, alludendo
alla tragica caduta e distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. da parte dell’Imperatore
romano Tito.
❈ Anche a noi risuoni questo forte
invito a ravveder ci ‘oggi’ e ‘subito’!
Quando sembra che ‘il mondo ci crolli
adosso’ e il passo si fa pesante, non è per
l’assurdità della vita morale cristiana propostaci, ma piuttosto per il degrado della
nostra esistenza sovracaricata dal peso
di troppi vizi. Facciamo vera autocritica
esaminandoci sulla Parola e facendo discerN. 3 / 2010
Rogate ergo
R
DALL’OMELIA
ALL’ESPERIENZA DI SPIRITUALITÀ
nimento sui ‘fatti’ più o meno eclatanti della
nostra storia: ripartendo da Cristo!
Cristo usa un’immagine aderente
ai suoi uditori. Le piante di fico sorgevano
in mezzo alle vigne. Ma questa pianta di fi-
❈
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la
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go
co probabilmente è ‘selvatica’ se pur di bella apparenza e piena di foglie, ma priva di
frutti. E noi che albero siamo? Solo apparente immagine o diamo frutti abbondanti con atteggiamenti virtuosi di chi “vuole vincere il male con il bene”?
❈ Cristo si riferisce al suo triennale
ministero, dove nella vigna di Dio l’albero
da fico non produce frutti di accoglienza e
di conversione al vero Messia. Ripensia-
mo alle minacciose parole del Battista quando affermava che la scure è già alla radice
(cf 3,9). Ma Gesù intercede affinchè tra il
‘tagliarlo’ e il ‘lasciarlo ancora’ sia preferita la medicina della misericordia.
❈ Cristo non strappa radici, ma tenta
l’innesto! Egli infatti “vuole che tutti gli uo-
mini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1Tim 2,4). Tocca a noi
ora non continuare ad essere piante da ‘fico
sterile’, perchè finiremo non solo nel non
sfruttare i talenti e il tempo ricevuti, ma
persino a rendere improduttiva la terra.
❈ Con la venuta del Messia taluni
aspettavano ‘il tempo del rendiconto finale’ (3,8ss), ma Gesù deluderà questa
attesa frettolosa e inaugurerà un Anno di
Grazia e di misericordia...di generazione in
generazione. E S. Teresa di Lisieux sottolinea l’amore divino ‘mirato’ per ogni uomo:
“Come il sole rischiara allo stesso tempo i
grandi cedri e ogni piccolo fiore, come se
ciascuno fosse solo sulla terra, così Nostro Signore si occupa in particolare di
ciascuna persona con tanto amore come
se fosse unica al mondo”.
CONTEMPLAZIONE
CON LA MENTE
“AMERAI IL SIGNORE DIO TUO, CON TUTTA LA TUA MENTE” (MT 22,37)
COLTIVA il pensiero di Cristo e della sua bontà: il Signore sia al vertice dei tuoi
pensieri e dei tuoi progetti. Sia la tua bussola orientativa…
PENSA all’immenso bene ricevuto e ricambia!
CON GLI OCCHI
“SE IL TUO OCCHIO È LIMPIDO, TUTTO DIVENTA TRASPARENTE” (MT 6, 22)
GUARDA il mondo, le cose, e le persone con occhio limpido e buono
CONTEMPLA la vera bellezza specchio del Cielo
Rogate ergo
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La novità del
Vangelo della Domenica
CON GLI ORECCHI
“ISRAELE,
SE TU MI ASCOLTASSI”
(SL 81,9)
TROVA del tempo per ascoltare la Parola del Signore; per le cose che si amano,
lo si trova!
NON CHIUDERE gli orecchi al fratello che ti chiede solidarietà o ha bisogno
di una ‘parola’ da te.
CON LA BOCCA
“EFFATÀ, APRITI …” (MC 7,34)
APRITI alla lode di Cristo ed alla preghiera personale, in gruppo e in famiglia
o nell’assemblea liturgica.
DIVENTA un esperto nel bene-dire ed inesperto nel male-dire. La tua lode
al Padre è spinta al fratello!
“QUANTO
CON LA GOLA
PAROLE, SIGNORE” (SL 118)
SONO DOLCI LE TUE
GUSTA la profondità, la ricchezza e l’attualità della Parola di Dio. Non sciupare
i doni del creato con tutto ciò che può darti energia e vita.
PRENDI il cibo con sobrietà e gratitudine verso il Creatore e Padre. Dì grazie a chi
l’ha preparato, senza dimenticare i poveri e gli emarginati.
CON LE MANI
“NON AMIAMO A PAROLE MA COI FATTI E NELLA VERITÀ” (1GV 3, 18)
PENSA che anche Gesù ha lavorato impegnando nel bene le sue mani,
fino a lasciarle inchiodare sulla Croce, per amore.
CERCA di utilizzare bene il tempo, è dono di Dio.
CON IL CUORE
SIGNORE DIO TUO, CON TUTTO IL CUORE E IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO” (MT 22,37)
SCOPRI l’amore di Dio che ti ha amato per primo.
DIMOSTRA il tuo affetto a chi ti sta vicino, senza ‘razzismi’ di sorta. Rispondi come
“AMERAI
IL
Maria di Nazaret, “Eccomi”; donandoti” in totalità” nella Chiesa per il mondo. Senza
mai escludere che Cristo potrebbe avere bisogno di te, in una speciale consacrazione:
sacerdote, consacrato o missionario.
“ALLORA
LA TUA LUCE SORGERÀ COME L’AURORA…”
(ISAIA 58,8)
ORAZIONE
Padre mio, ora che le voci tacciono, e i clamori sono spenti, qui, ai piedi del letto, la mia anima si eleva fino a Te per dirti: credo in Te, spero in
Te, ti amo con tutte le mie forze. Gloria a Te. Signore! Metto nelle tue mani la fatica e la lotta, la gioia e le delusioni del giorno che è passato.
Se sono stato infedele, se ho pronunciato parole vane, se mi sono lasciato trascinare dall’impazienza, se sono stato spina per qualcuno, perdono, Signore! Non voglio lasciarmi andare al sonno questa notte senza sentire nella mia anima la sicurezza della tua misericordia, la tua dolce misericordia completamente gratuita, Signore. Signore, intorno a me è già tutto
silenzio e tranquillità. Manda l’angelo della Pace in questa casa, calma il mio
spirito, sciogli le mie tensioni, inonda il mio essere di silenzio e di serenità.
Veglia su di me, Padre amato, mentre mi affido fiducioso al sonno, come un
bambino che dorme felice tra le tue braccia.
Nel tuo nome, Signore, riposerò tranquillo. Amen
(Larranaga)
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Confessori
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Fedeli in fila davanti al confessionale di Giovanni Maria Vianney
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onfessarsi bene è importante; altrettanto importante è trovare il sacerdote capace di suscitare nei cuori un
pentimento sincero e duraturo. Nella storia
della Chiesa ne incontriamo alcuni che, essendo dotati di speciali doni, hanno richiamato le folle attorno al loro confessionale
con esiti a volte spettacolari. Ne ricordiamo
alcuni.
Quando fu ordinato sacerdote, all’età di
29 anni, Giovanni Maria Vianney (17861859) non ottenne subito dai superiori la
facoltà di confessare: lo si riteneva poco
idoneo al compito di guidare le coscienze.
Nessuno infatti poteva allora immaginare
go
Rogate ergo
N. 3 / 2010
Foto: Siciliani/Gennari
che quel giovane curato sarebbe diventato
uno dei più ricercati confessori della Chiesa
di Francia, seduto ore ed ore al confessionale – fino a dieci d’inverno e sedici ore
d’estate – per ascoltare la gente che accorreva a lui da ogni regione. Negli ultimi anni
della sua vita circa ottantamila penitenti all’anno, provenienti da tutta Europa e perfino dagli Stati Uniti, si recarono ad Ars da
questo santo dotato di una eccezionale capacità di discernimento, compassionevole
e convincente.
Poiché il nuovo parroco di Ecully – dove
il Vianney aveva cominciato il suo ministero di sacerdote – non lo aveva voluto come
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Confessori
chiaroveggenti
che si accalcava ai piedi del pulpito del Curato e alla grata del suo confessionale: pur
con la salute a pezzi, il santo si vide condannato a un lavoro spossante la cui responsabilità gli faceva paura, ritenendola
(per umiltà) superiore alle sue forze. Fu anche tentato di andarsene da Ars, ma trovò
i suoi parrocchiani a sbarrargli la strada e a
riaccompagnarlo in canonica. Del resto, a
suo favore parlavano le numerose conversioni e la chiesa strapiena di fedeli attirati
dal suo carisma. Non per caso Pio XI, che
lo canonizzò nel 1925,
quattro anni dopo lo
proclamò patrono dei
parroci di tutto il mondo.
Un altro confessore
che aveva il dono di leggere nelle coscienze è
assistente, ritenendolo poco adatto al compito, il santo fu destinato ad Ars, un paesino che contava duecentosessanta abitanti,
una quarantina di case e quattro osterie.
Era considerato la Siberia della diocesi: la
Rivoluzione aveva influito negativamente
sulla pratica religiosa degli abitanti, due curati avevano buttato la tonaca alle ortiche,
mentre i liberi pensatori
avevano trasformato la
chiesa parrocchiale in
un tempio della dea Ragione. La domenica, la
gente confluiva sulla
piazza per ballare e far
baldoria.
san Giovanni Bosco
Il Vianney, arrivato lì
(1815-1888): su di lui
nel 1818, con la prediabbiamo numerose tecazione, ma soprattutto
stimonianze di straordicon l’esempio della sua
nario interesse. Nel vovita austera caratterizlume VII delle “Memorie
zata da una povertà
Biografiche” del santo,
francescana e da rigide
a pag, 422-23 un sacerpenitenze, convertì il
dote, don Ruffino Dovillaggio. Inizialmente si
menico, riporta una diattirò l’ostilità non solo
chiarazione del santo
degli anticlericali, ma
fatta nel 1863 al termianche di qualche parroco dei paesi vicini: uno San Giovanni Bosco e, nella pagina a fronte, ne degli esercizi spirituaPadre Leopoldo Mandic.
li : “Don Bosco”, così il
di loro gli scrisse che un
Entrambi erano capaci di leggere nel cuore
Ruffino, “venne alla seignorante come lui non
dei fedeli confortandone le coscienze
ra a parlare ai giovani
avrebbe mai dovuto sedopo le orazioni ed incominciò così: “… Io
dere in un confessionale; altri, definendolo
in tutti questi giorni vedevo nel cuore dei
pazzo, inviavano al vescovo lettere contegiovani nel modo stesso che se leggessi un
nenti pesanti calunnie (arrivarono ad acculibro; vedevo ben chiari e distinti tutti i loro
sarlo di avere avuto un figlio da una ragazpeccati ed i loro imbrogli; quindi tanto era
za del luogo). Per fortuna il vescovo, che
per me l’udire da loro i peccati quanto il diraveva informatori onesti, gli diede fiducia
lo io””. Don Ruffino racconta poi che un
incoraggiandolo a continuare il suo miniragazzo esitava a confessare un peccato di
stero. Poi, col tempo, molti di quei parroci
cui si vergognava, e il santo “non solo gliesi ricredettero e cominciarono a invitarlo a
lo svelò, ma di più gli manifestò certe cirpredicare e confessare da loro: egli ascoltacostanze che era impossibile fossero conova i penitenti, ne risolveva i problemi di cosciute per scienza umana.”. E ancora:
scienza leggendo lucidamente nei loro cuo“Don Bosco fu interrogato da me se il suo
ri, aiutava i dubbiosi a ritrovare la retta via.
leggere chiaramente nel cuore dei giovani
Così Ars divenne la meta continua di gente
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era un fatto che avvenisse solo in tempo di
confessione, oppure anche in altro tempo.
Egli rispose: “In ogni ora del giorno anche
fuori delle confessioni””.
Il volume VI delle stesse Memorie riporta la testimonianza di un altro sacerdote,
don Giovanni Turchi, il quale afferma:“Da
dieci anni che io sono all’Oratorio sentii
mille volte dire da Don Bosco: “Datemi un
giovane che io non abbia mai conosciuto in
modo veruno ed io guardandolo in fronte
gli rivelo i suoi peccati incominciando ad
enumerare quelli della
sua prima età”… Ma
la cosa più sorprendente è che Don Bosco, nel rivelare ad un
giovane il suo peccato, aggiungeva talora,
quasi per confermarlo
nella persuasione che
egli già sapesse tutto:
“Tu nel tale anno della
tua età, nella tale occasione, in quel tal
luogo, dopo le tali circostanze, hai fatto
questo e questo… E
non sbagliava, come a
noi stessi attestarono
varii dei nostri amici e
come confidarono a
mons. Cagliero molti
dei suoi compagni”.
Non mancavano gli
increduli e don Turchi
cita il caso di un giovane biellese che sfidò
il santo a leggere i suoi peccati e a dirli ad
alta voce: “Don Bosco gli rispose: “Vieni
qua” e come l’ebbe vicino lo guardò in
fronte e poi gli disse qualche parola all’orecchio. Il giovane divenne rosso in faccia
come bragia”.
Più vicini a noi sono due santi cappuccini che furono dotati del medesimo carisma:
Leopoldo Mandic da Castelnuovo (18661942) e Pio da Pietrelcina (1887-1968):
anche i loro confessionali erano letteralmente assediati da penitenti di ogni genere.
Padre Leopoldo Mandic era di origine dal-
Rogate ergo
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mata (era nato presso le bocche di Càttaro), ma trascorse gran parte della sua vita in
Italia: per quasi quarant’anni a Padova si
dedicò al ministero della confessione, in
una stanzetta di due metri per tre, a volte
anche per quindici ore di seguito, ricevendo piccoli e grandi, dotti e popolani, magnati dell’industria e del commercio, religiosi e laici, chierici, sacerdoti e vescovi
con inestinguibile disponibilità: accoglieva
anche di notte i penitenti che non potevano presentarsi a lui durante il giorno. Anch’egli riusciva a leggere nel cuore della gente, confortando le coscienze anche più tormentate: chi entrava
da lui avvertiva subito
un senso di rispetto e
un’atmosfera di grande
confidenza. Il santo,
poi, sapeva ascoltare
con pazienza e incoraggiare alla speranza,
sottolineando i propri
limiti: “Non abbia riguardo”, diceva, “anch’io benché frate e sacerdote, sono tanto
misero. Se il padrone
Iddio non mi tenesse
per la briglia, farei peggio degli altri… Non
abbia nessun timore!”.
Una volta, per non
Foto: Siciliani/Gennari
contrariare un tale che,
per sbaglio, senza accorgersi si era seduto
sulla sua poltroncina, ne ascoltò in ginocchio i peccati e soltanto dopo averlo assolto riprese il suo posto!
Tra i moltissimi che ricorsero a lui per
confessarsi c’era anche un giovane destinato a diventare papa col nome di Giovanni
Paolo I: Albino Luciani, che alla fine degli
studi ginnasiali, come succede a tanti nella
critica età dell’adolescenza, era entrato in
una forte crisi esistenziale. Riuscì a superarla dopo una confessione liberatoria resa
a padre Leopoldo, che gli diede la forza di
salvare la propria vocazione.
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TESTI MON IANZE
volta, si sentì dire con voce severa: “Tu ti
chiami Gigli, come il giglio che è simbolo di
purezza, ma tu sei un giglio insudiciato,
perché tradisci la moglie e intrattieni una
Diceva p a d r e P i o d a P i e t r e l c i n a :
relazione segreta con un’altra donna…”. E
“Quando io inquadro una persona, difficilsubito dopo: “Ti chiami Beniamino, un nomente sbaglio”. Anche lui, come Don Bome che significa “benvoluto da Dio”, ma tu
sco, leggeva nelle coscienze e mentirgli
non sei affatto benvoluto da Dio a causa
comportava il rischio di essere svergognadello stato deplorevole della tua anima”. La
to. Ne fece esperienza fra i tanti il giornalireprimenda ebbe il suo effetto e da allora il
sta Antonio Pandiscia, che conobbe bene il
grande tenore cambiò vita. Più volte venne
santo avendolo intervistaaccolto benevolmente
Foto: Siciliani/Gennari
to più volte per vari quoda padre Pio, che gli
tidiani e periodici italiani.
chiedeva di cantare
Nel libro intitolato “Il mio
quella che è forse la più
padre Pio”, egli così racpopolare tra le canzoni
conta la sua prima conda lui interpretate,
fessione dal cappuccino
“Mamma”, ascoltando
di Pietrelcina: “Confesla quale il santo cappucsarsi da lui era il momencino si commuoveva nel
to della verità per ognuno
ricordo di sua madre, riche si accostava al suo
tirandosi di nascosto a
confessionale, “Da quanpiangere.
to tempo non ti confesChi scrive, trovandosi
si?”. “Da un paio di mesi,
anni fa a Pietrelcina per
padre…”. “Da quanto
fare il punto sulla causa
tempo non ti confesdi canonizzazione del
si…?. “Da circa due mefrate, dopo aver parlato
si, padre…”. “Da quanto
col Vicepostulatore patempo non ti confesdre Gerardo Di Flumeri,
si...?”. “Padre, non ricorincontrò un signore che
do bene, ma non sono
da ragazzino serviva
Confessione a San Giovanni Rotondo
passati due mesi…”. “Vai
messa al mattino presto
confortati dalla presenza di una
via, bugiardo, eretico che
a padre Pio e ogni sabagigantografia del Santo di Pietrelcina
non sei altro… sono meto si confessava da lui.
si che non ti accosti a nostro Signore…”.
Costui raccontò che una volta si era dimenQuesta la mia prima, breve confessione da
ticato di riferire un piccolo furto commesso
padre Pio. Rimasi profondamente turbato;
al mercato, e avendo risposto “più niente”
le sue parole entrarono nel mio cuore coalla domanda se avesse altro di che accume delle pugnalate, sembrava che la terra
sarsi, si sentì dire: “Sei sicuro? L’ho forse
sprofondasse sotto i miei piedi; avrei voluto
rubata io quella macchinina sulla bancarella
scomparire”.
in piazza l’altro giorno?”. Ancora una volta
Dopo qualche tempo, preparatosi con
il santo aveva avuto ragione.
serietà e contrizione, il giornalista ottenne
Che cosa pensare di fronte a questi doni
dal santo l’assoluzione: “Uscii fuori dalla
straordinari che sono alla base del successo
chiesa”, racconta, “sentendomi più sollevadi questi confessori chiaroveggenti? Che
to, quasi liberato da un incubo”.
Dio li concede a persone sante, a garanzia
Un’esperienza simile toccò al famoso
della loro missione che è quella di poter
cantante Beniamino Gigli il quale, dopo esravvivare la fede dei credenti e di riportare
sere stato presentato al santo per la prima
alla fede quanti se ne sono allontanati. ●
Confessori
chiaroveggenti
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ESPERIENZE
Dalla disperazione
alla consacrazione
DI
ANGELA AMBROGETTI
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niziai ad assumere
DALLE AUTOMOBILI
marijuana quando
DI LUSSO
avevo solo quindici
ALLA CONSACRAZIONE
Racconta Marco. “La
anni. Tutto cominciò con
mia vita è stata una contila mia ribellione verso tutto
nua ricerca del ben avere
e tutti, dalla musica che
invece che del ben essere.
ascoltavo che mi spingeva
La mia adolescenza è stata
verso una libertà sbagliata,
normale; ho ricevuto una
iniziai facendo, ogni tanto,
sana educazione dai miei
una canna, poi passai algenitori ricca di buoni
l’eroina, infine all’ago”;
principi morali. Ho fre“ho vissuto tanti anni di
quentato la scuola, l’oratodroga, di alcool e di vita
rio, ho fatto lo scout, il
dissoluta, mi sono fatto del
chierichetto… Poi dei
male e ne ho fatto a chi mi
problemi in famiglia mi
era attorno”; “la mia dihanno spinto a cercare l’indipendenza alpendenza dall’eroina è durata 10 anni, in
l’età di 16 anni. Pur di andare via di casa,
cui i miei sentimenti, le mie emozioni e le
mi sono arruolato come allievo sottoufficiamie sensazioni erano morte.” Sono voci
le nella marina militare, e qui sono incoche si intrecciano e si sovrappongono,
minciati i miei primi problemi. Dopo sette
uguali apparentemente a mille altre voci di
anni di ferma mi congedai con la brama di
ragazzi che si sono perduti nella droga, nelentrare nel mondo del lavoro.
l’alcol, nelle dipendenze più profonde e cuCominciai a guadagnare molti soldi, ma
pe, senza apparente possibilità di venirne
non mi bastavano mai. Volevo sempre di
fuori. Storie all’apparenza come tante che
più e la mia vita era fatta di belle macchine,
finiscono in trafiletti di cronaca nera nei
molte donne, locali notturni, trasgressione
giornali locali.
a non finire. Ma tutte queste cose non riuInvece le voci che si sovrappongono e si
scivano a colmare quelintersecano in queste pagiFoto di gruppo dei giovani
l’insoddisfazione e quel
ne sono quelle di chi è ridi Nuovi Orizzonti
vuoto che erano dentro di
sorto. Sono le voci di Marme. Era come scalare un
co, Michela, Ivan, Nina comonte senza raggiungere
me tanti altri che hanno remai la vetta.
so reale l’Annuncio di PaNel campo del lavoro
squa. Tutto è possibile per
e nella mia vita ho semchi crede, anche quando
pre usato e gettato le pernon si crede, o si pensa di
sone a mio piacimento,
aver perso anche se stessi.
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ESP ER I ENZE
Dalla disperazione
alla consacrazione
nalmente quel giorno arrivò, lo chiamai dal
balcone senza neanche salutarlo e gli dissi
di aspettare. Presi una borsa, buttai dentro
quattro stracci, scesi le scale di corsa e gli
andai incontro. Portami via da quest’inferno!
Arrivato a Nuovi Orizzonti, il primo periodo non fu facile, come si può immaginare, ma incontrare il Signore ha fatto sì che,
giorno dopo giorno, quella “scintilla divina”
che ognuno ha dentro di sé, risplendesse
sempre di più. Fare di nuovo contatto con
le sensazioni, le emozioni, i sentimenti e la
gioia di vivere, è stato possibile grazie a Ge-
spesso anche ferendole. Tutto questo ha
portato grandi ferite anche in me ritrovandomi poi un giorno, solo, pur conoscendo
tantissime persone. Dopo aver provato
ogni tipo di droga, l’arrivare all’eroina è stato l’apice della trasgressione. Con questa
ho cercato di anestetizzare il dolore che
sentivo dentro di me e la paura di soffrire.
Ma non mi ero reso conto che avevo cominciato a sprofondare in quello che io
chiamo l’inferno. La mia dipendenza dall’eroina è durata
10 anni, in cui i miei sentimenti, le mie emozioni e le
mie sensazioni erano morte. Il
mio cuore si è gradualmente
chiuso al punto da diventare
duro come una pietra. Credevo di non essere più capace di
amare per il resto della mia vita. Ero morto dentro e fuori.
Un ragazzo che io conosco da
20 anni, Paolo, che abitava
nel mio stesso palazzo, era
entrato nella comunità Nuovi
Orizzonti da 5 anni ed ogni
volta che mi incontrava mi diceva: Marco, vieni via. Non
vedi che stai buttando la tua
Don Ivan e, nella pagina a fronte, il santuario di Medjugorje
vita! Falla finita!
Ma a me da un orecchio mi entrava e
sù Risorto per me e in me.
dall’altro mi usciva; finché un giorno di diA Pentecoste ho consacrato la mia vita
sperazione totale, seduto al gabinetto di caal Signore e al cuore immacolato di Maria
sa mia, solo, a piangere come un bambino,
facendo promessa di povertà, castità, obberipensai a Paolo e alle sue parole. Solo aldienza e gioia: con questa consacrazione
lora mi accorsi che non era più il ragazzo
ho affidato a Gesù i miei limiti e le mie deche conoscevo io: era cambiato completabolezze, perché su di essi si manifesti la sua
mente! I suoi occhi emanavano una luce dipotenza!
versa, i suoi atteggiamenti erano trasformaOggi avendo la certezza che il Signore è
ti e non aveva più quell’arroganza che lo caal mio fianco, ho riscoperto l’amore e la voratterizzava. Questa cosa mi incuriosì.
glia di amare i fratelli che con me vivono in
Qualche giorno dopo sognai mia madre,
questa casa, che è diventata la mia nuova
morta da poco, e nei suoi occhi vidi il dolofamiglia. Quello che sento nel più profondo
re che provava per me, per la mia situaziodel cuore è di testimoniare a tutti la Gioia
ne. Mi dissi: Basta!
della Resurrezione e che il Signore esiste e
Aspettai con ansia di rivedere Paolo e ficompie miracoli ancora oggi; io l’ho prova48
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to sulla mia pelle perché sono un “miracolo
vivente” strappato dalla morte dell’anima e
risorto come “figlio della Luce”. Ringrazio il
Signore che si è servito di Chiara e di Paolo per aver riscoperto l’amore e la voglia di
Vivere!”
IL “RANDAGIO”
CHE DIVENTA SACERDOTE
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Don Ivan ha una storia diversa. È croato,
per anni è vissuto come un randagio in Germania, fa parte della Comunità Cenacolo di
Saluzzo. È sacerdote dal 2004, ma prima è
stato per 10 anni prigioniero della droga.
“Oggi, dice, sono contento perché posso
testimoniare a voi tutti la “risurrezione” della mia vita. Tante volte, quando si parla di
Gesù vivo, Gesù che si
può toccare con le mani,
che cambia le nostre vite, i nostri cuori sembra
tutto così lontano, nelle
nuvole, ma io posso testimoniare che ho sperimentato tutto questo e
che l’ho visto realizzarsi
anche nella vita di tanti,
tanti ragazzi.
Iniziai ad assumere
marijuana quando avevo
solo quindici anni. Tutto cominciò con la
mia ribellione verso tutto e tutti, dalla musica che ascoltavo che mi spingeva verso una
libertà sbagliata, iniziai facendo, ogni tanto, una canna, poi passai all’eroina, infine all’ago! Facevo un sacco di cose per denaro, rubavo, mentivo, ingannavo. In quell’ultimo anno trascorso in Germania, vivevo
letteralmente per le strade, dormivo nelle
stazioni dei treni, fuggivo dalla polizia, che
ormai mi stava cercando. Affamato com’ero entravo nei negozi, afferravo pane e salame e mentre scappavo mangiavo. Avevo
solo 25 anni, ma ero così stanco della vita,
della mia vita, che desideravo solo morire.
Nel 1994 fuggii dalla Germania, ritornai in
Croazia, in queste condizioni mi trovarono i
miei genitori. I miei fratelli mi hanno subito
aiutato ad entrare in Comunità, prima a
Ugljane vicino a Sinji e poi a Medjugorje.
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Io, stanco di tutto e desideroso solo di riposarmi un po’, sono entrato, con tutti i miei
bei progetti su quando uscire.” Ma poi succede qualcosa, un incontro che cambia i
piani di Ivan. “Non dimenticherò mai il
giorno in cui, per la prima volta, ho incontrato Madre Elvira: avevo tre mesi di Comunità e mi trovavo a Medjugorje. Parlando in cappella a noi ragazzi, all’improvviso
ci ha rivolto questa domanda: “Chi di voi
vuole diventare un ragazzo buono?” Tutti
attorno a me hanno alzato la mano con
gioia nei loro occhi, sui volti. Io invece ero
triste, arrabbiato, avevo già i miei progetti
in testa che non avevano nulla a che fare
col diventare buono. Quella notte però non
riuscii a dormire, sentivo un grande peso
dentro di me, ricordo di
aver pianto di nascosto
nei bagni ed al mattino,
durante la preghiera del
rosario, ho capito di voler diventare buono anch’io. Lo Spirito del Signore aveva toccato il
mio cuore in profondità,
grazie a quelle semplici
parole pronunciate da
Madre Elvira.” Un cammino duro quello di Ivan,
fatto di insuccessi, cadute e dolore. Ma poi
“davanti a Gesù Eucarestia la verità ha iniziato a farsi strada dentro di me: il desiderio
profondo di essere diverso, di essere amico
di Gesù. Oggi ho scoperto quanto è grande
e bello il dono di una amicizia vera, bella,
pulita, trasparente; ho lottato per riuscire
ad accettare i fratelli così come erano, con i
loro difetti, accoglierli nella pace e perdonarli. Ogni notte chiedevo e chiedo a Gesù
di insegnarmi ad amare come Lui ama .”
Passano anche gli anni della guerra in
Croazia, quattro anni di Comunità: “era arrivato il momento di decidere che cosa fare
della mia vita. Mi sentivo sempre più innamorato di Dio, della vita, della Comunità,
dei ragazzi con cui condividevo le mie giornate. All’inizio, pensai di studiare psicologia, ma più mi avvicinavo a questi studi, più
le mie paure aumentavano, avevo bisogno
49
ESP ER I ENZE
Dalla disperazione
alla consacrazione
di andare al fondamento, alla essenzialità
della vita. Decisi, allora, di studiare teologia, tutte le mie paure sparivano, mi sentivo sempre più riconoscente verso la Comunità, verso Dio per tutte le volte che mi è
venuto incontro, per avermi strappato dalla
morte e avermi risuscitato, per avermi ripulito, vestito, per avermi fatto indossare il
vestito della festa. Più procedevo negli studi, più la mia ‘chiamata’ diventava chiara,
forte, si radicava dentro di me: volevo diventare sacerdote! Desideravo donare la
mia vita al Signore, servire la
Chiesa dentro la Comunità Cenacolo, aiutare i ragazzi.”
QUANDO SATANA
FA AMMALARE
L’ANIMA
E c’è anche Michela! Su di lei
è addirittura stato scritto un libro.
“Vi racconto qualcosa della mia
storia, qualcosa del mio incontro
con Gesù, che arriva a capovolgere effettivamente una vita intera.
Io sono undici anni che vivo questa
avventura e quando sono entrata
non credevo assolutamente in Dio. Anzi
pensavo che i preti e le suore diventassero
preti e suore per mancanza di lavoro. Questa era l’idea che avevo e vedevo una Chiesa che sapeva dare tante belle regole, ma
non riusciva a rispondere ad una domanda
che portavo nel cuore, ed era questa: se è
vero che Dio è amore perché nel mondo
c’è la sofferenza? Era purtroppo una domanda a cui non riuscivo a trovare una risposta, perché io la sofferenza l’ho incontrata subito, appena nata, perché la mia
mamma e il mio papà hanno pensato bene
di abbandonarmi in ospedale. Dall’ospedale ho fatto tutta la gavetta in vari collegi e
orfanotrofi e ho passato lì i miei primi sei
anni di vita. L’ultimo posto dove starò,
verrà chiuso per violenza a minori. Quindi
tutto avevo conosciuto, ma non l’amore. E
50
quando un bimbo non conosce amore, da
grande non sa dare amore.” Una storia che
si snoda tra rifiuti e violenze, ribellione e
rabbia arriva all’incontro con un ragazzo
speciale “un ragazzo un po’ diverso che mi
ha parlato dell’amore in modo diverso. Era
perfetto. Ma aveva un difetto: che era un
cattolico e un cattolico convinto, a differenza di me che non credevo in Dio. La domenica, con la messa, non andava mai in ferie.
O aveva la pastorale giovanile, o il grest o
chi ne ha più ne metta, e quindi lui la domenica andava lì e io invece andavo a vedere la mia squadra di football, giocare a
calcio.” E un giorno arriva la proposta di
sposarsi, in chiesa naturalmente.
Michela non vuole, si dichiara atea
convinta, trova tutte le scuse, ma
alla fine cede. “Quindi Luca, incomincia ad organizzare questo matrimonio, ma nella realtà dei fatti
io con Luca non mi sposerò mai.
Perché non mi sposerò mai? Perchè Luca morirà quattro giorni
prima del matrimonio. E lì ho iniziato a farmi un po’ di domande.
Innanzi tutto vado a contatto
con la prima verità della mia vita: che con i soldi, sino a quel
giorno, avevo comprato tutto e
tutti, ma una cosa sola non ho potuto comprarla: e questa è stata la vita.”
Michela entra in un vortice di odio e psicanalisi, addirittura finisce nelle mani di
una sacerdotessa di una delle sette sataniche più importanti d’Italia. “Ho passato due
anni della mia vita, due anni dove ho perso
tutto, due anni dove questi occhi hanno visto solo morte e tanta violenza. La cosa più
importante che ho perso è stata la dignità,
la dignità di donna. Undici anni fa durante
la notte di Natale, durante un rito, mi viene
detto che posso avere io il potere e posso
essere io sacerdotessa. Però mi dicono: devi dimostrarci la tua appartenenza a noi. Mi
dicono: guarda, a Roma c’è una comunità,
“Nuovi Orizzonti”, la fondatrice è Chiara, è
una ragazza molto giovane, è agli inizi, ma
è molto protetta dalla Chiesa e per noi comincia ad essere un serio pericolo. Allora
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se tu vuoi appartenere a noi, distruggi tutto
scivo a ringraziare per quello che avevo, a
ciò che è l’opera di Nuovi Orizzonti, e uccivolte mi vergognavo e pretendevo di più.
di Chiara. E io ho detto di sì. Sono partita
Da una parte mi faceva soffrire vedere in
per Roma.” Michela è ormai schiava del
quale modo ragionava il mondo, ma dall’almale assoluto. È il 6 gennaio “verso le otto
tra parte cercavo l’affetto e l’affermazione
di sera, io sono arrivata alla porta della pridegli altri, mi sentivo sola e controcorrente,
ma comunità che risiedeva a Trigoria e ho
così mi sono lasciata prendere dalla corrensuonato il campanello. Chiara racconta
te anch’io. Là è iniziato il mio cammino nel
sempre che lei stava cenando e in quel momale, nascondendomi dietro la durezza e il
mento ha sentito nel cuore: apri tu quella
menefreghismo della droga. Sono caduta
porta perché c’è una mia figlia che ha bisosempre più in basso fino ad arrivare all’egno; e Chiara s’è alzata ed ha aperto quella
roina. Pensavo di farcela mascherando il
porta. E ha fatto una cosa sola: mi ha abtutto sul lavoro e all’Università che frequenbracciato e mi ha detto:
tavo. Non è andata così,
finalmente sei a casa.
grazie a Dio! Intorno a
Sarà l’abbraccio che came c’erano tante persopovolgerà completane che mi volevano bemente la mia vita. È un
ne, che avevano il coragabbraccio che dopo ungio di soffrire per me fidici anni è ancora vivo,
no al punto di rifiutarmi,
un abbraccio che sento
lo facevano solo per il
ancora nei momenti di
mio bene. Con l’aiuto
difficoltà.” Michela parla
della mia famiglia, socon Chiara. “Ad un cerprattutto di mia mamto punto ho avuto la piema, mi sono trovata a
na consapevolezza che
bussare alla porta della
per me non c’era speComunità per cercare
ranza, perché sapevo
aiuto.
che mi avrebbero coQuando sono entrata
Suor Nina della Comunità di Saluzzo.
munque trovato e uccimi sono resa subito conNella pagina a fronte, il libro che narra
so.” Michela si confes- l’esperienza di Michela Fuggita da satana
to di quanto grande era
sa, ma non basta, nelle
il buio dentro di me.
traversie della vita è incorsa nella scomuniNon avevo il desiderio di vivere e ogni meca. Parte la richiesta per la Congregazione
ta mi sembrava irraggiungibile. É stato belper la Dottrina della Fede e Michela finallo perché, quando io non avevo la forza di
mente può ricevere l’Eucaristia insieme alle
andare avanti qualcun altro l’aveva per me.
suore di Madre Teresa al Celio in Roma.
Quando non riuscivo a sorridere gli altri
“Ho consacrato il mio cuore al Cuore Imsorridevano per me e quando non pregavo,
macolato di Maria e ho fatto i miei primi
qualcuno lo faceva per me.” Un cammino
voti di povertà, castità, obbedienza e gioia.
che la porta ad una certezza. “Dall’incontro
La gioia del Cristo Risorto”. Per Michela
con Gesù è nata una cosa che non mi sarei
inizia un nuovo cammino anche alla ricerca
mai aspettata. Incontrandolo, conoscendodei genitori che l’avevano abbandonata.
lo ogni giorno sempre di più, nel mio cuore ho sentito un bisogno enorme di risponL’INDIFFERENZA CHE DROGA
dere al suo Amore donandomi totalmente a
Lo è stato anche per suor Nina della CoLui e ai fratelli.” Oggi suor Nina è convinta
munità di Saluzzo.”Vengo da una famiglia
che “solo amando si può guarire.” Quando
che non credeva. I miei genitori vivevano
la Resurrezione è vissuta come un fatto
una vita semplice, onesta, desiderando solo
concreto, diventa visibile nella vita di ogni
il bene per mio fratello e me. Ma io non riuuomo.
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51
Magistero
Preti d’oggi
per servire la speranza
di ENRICO MASSERONI
È dedicata all’approfondimento della figura e del ministero del prete
– in sintonia con l’Anno Sacerdotale – la lettera pastorale per l’anno
2010 di mons. Enrico Masseroni, arcivescovo di Vercelli.
Il testo si articola in due parti: la prima illustra i tratti essenziali
dell’identità nel cambiamento dei preti oggi, mentre la seconda esplora
i lineamenti di fondo di una proposta di pastorale vocazionale.
Foto: Siciliani/Gennari
PARTE
PRIMA
– DIVENTARE
Diventare preti, oggi, è difficile, pensa la
gente. Quando il discorso cade sul prete, l’onda grossa dei commenti è nota: i giovani hanno altri interessi, altre mire, altri grilli per la testa. E molti si stupiscono che ci siano ancora
giovani in seminario; si commuovono sino alle
lacrime quando prendono parte a un’ordinazione sacerdotale e vedono i candidati proni
sul pavimento mentre l’assemblea invoca il dono dello Spirito; sono sconcertati quando leggono che un professionista avviato sceglie di
piantare la carriera per farsi prete. Per lo più
l’ipotesi “vocazione sacerdotale” condivide la
strana sorte di Dio: non interessa. Secondo la
52
PRETI OGGI
cultura dell’indifferenza il sillogismo è stringente: Dio non serve e quindi non interessa. E il
giovane che sceglie di fare il prete è al servizio
dell’inutile.
Eppure la gente vuol bene al prete, soprattutto quando lo conosce da vicino. L’ho costatato nelle ripetute visite alle comunità cristiane, nonostante il gusto morboso dei media a
sbattere lo scandalo in prima pagina. La gente
ama il proprio parroco e lo si tocca con mano
soprattutto quando avviene un trasferimento.
Persino nel mondo giovanile si ravvisa un
cambiamento di prospettiva in questo ultimo
ventennio: i giovani sono passati dalla conteN. 3 / 2010
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stazione all’ammirazione nei confronti del
prete; certo, il passaggio dall’ammirazione all’imitazione il passo è ancora difficile.
Ma non manca l’altra faccia della medaglia:
fare il prete è bello. Lo affermano numerosi
sacerdoti da molti anni sulla breccia, affascinati dall’amore, dalla bellezza di una vita totalmente giocata per il Regno, nonostante le fatiche, le delusioni e gli insuccessi. Lo dicono
molti preti che sanno ritrovare, nel silenzio, le
ragioni di una gioiosa riconoscenza per un Dio
che li ha chiamati per un’avventura davvero
entusiasmante, al servizio del Regno. Non sono pochi infatti ad intuire che la causa dell’e-
PARTE
SECONDA
– NELL’IMMAGINARIO
attaiaaa
nte
no
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un
mo
te-
...una volta c’era
anche l’ipotesi-prete.
Dietro l’interrogativo,
un po’ retorico – che
farò da grande? – c’era anche quella figura
di spicco, punto di riferimento di pieno rispetto. Oggi, non più.
Lo status sociale del
prete è crollato tra le
macerie del suo mistero. Nell’immaginario
dei nuovi adolescenti
ci sono altre figure:
quella del pilota, del
campione di tur no,
del professionista, del comunicatore. Del
prete, nemanco l’ombra.
Non va tuttavia dimenticata una certa
evoluzione nell’interesse dei giovani nei
confronti del prete: sono passati da una relazione contestativa ad uno sguardo più accogliente. Nel recente passato il prete era
guardato come il simbolo dell’istituzione. Il
no alla Chiesa stringeva nello stesso rifiuto
anche il prete. Si faceva giustizia sommaria.
Oggi, anche i giovani non mancano di
esprimere ammirazione, e sanno riconoscere il testimone. Sono selettivi; non c’è una
giustizia sommaria; anche i giovani sanno
distinguere il testimone dal mediocre. Il prete di qualità ritorna a far capolino nell’im-
go
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vangelo è la più alta, la più appagante, e danno ragione alle parole di Gesù: “Non c’è nessuno
che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel
tempo presente e la vita eterna nel tempo
che verrà” (Lc 18, 29-30).
Non sono pochi i preti ad essere d’accordo
con il curato d’Ars: “Se (il prete) si comprendesse, morirebbe... Dio gli obbedisce; egli pronuncia due parole e nostro Signore scende dal
cielo alla sua voce e si racchiude in una piccola ostia...” (San Giovanni Maria Vianney).
DEI PREADOLESCENTI
maginario dei giovani; soprattutto quello
ricco di umanità, di
capacità relazionale,
di dedizione agli altri
sulle frontiere dei poveri, degli ultimi e dei
deboli.
Sembra possibile
riconoscere tre passaggi culturali: dalla
contestazione, all’ammirazione, all’imitazione. I giovani
stanno in mezzo; nel
loro mondo interiore
Foto: Siciliani/Gennari
sta ritornando l’ammirazione, ma è ancora debole la voglia di
imitazione. O comunque questo passaggio è
arduo. Tante intuizioni, pur belle, che sbocciano nel cuore dei giovani, abortiscono nel
clima di una cultura in cui ben altri modelli si
impongono, con il loro fascino ambiguo.
È questo il contesto culturale in cui si innesta una pastorale vocazionale capace di
dare voce ai modelli alti e contestativi di una
cultura omologante del mediocre; capace di
discernimento e di motivazioni forti, per incoraggiare i giovani al salto di qualità: dall’ammirazione all’imitazione, dal dubbio
alla decisione, dalle basse quote alle affascinanti vette che rendono bella l’avventura umana.
■
53
FLASH
DI
PIER GIORGIO LIVERANI
Daniélou due volte martire
della carità
Predicare: la cosa più difficile
per un prete
2
0 maggio 1974, Parigi: il
morì d’infarto cardiaco, sulla soglia di casa di
cardinale Jean Daniélou
una donna “chiacchierata”, avendo con sé
muore due volte martire.
una discreta somma di denaro. Un libro poLa prima nella sua fine improvvisa a soli 69
stumo del noto giornalista e scrittore cattolianni di età; la seconda dopo la morte, in quel
co Paolo Giuntella presentato su Avvenire da
disonore che egli aveva accettato pur di esseFilippo Rizzi chiarisce che quella morte fu, inre fedele al comandamento dell’amore del
vece, evangelica. Il libro di Giuntella, uscito
prossimo, ma che ne aveva
postumo (“La fedeltà, traoscurato il ricordo per tutti
sgressione e follia per il
questi anni. Vedremo subito
mondo”, Il Mar gine, pp.
perché, ma prima una pre126, euro 9,50) lo documenmessa. Questa rubrica regita. “Daniélou cardinale e acstra ogni mese ciò che di
cademico di Francia, in visita
particolarmente interessante
alla Maddalena, è stato stronscrivono i giornali “laici” sulcato dallo Spirito Santo in
le persone consacrate. Quecondizioni esteriori di appasta volta, invece, mi sembra
rente ambiguità (e invece indoveroso recensire un serviteriori di santità e carità) perIl cardinale Jean Daniélou e, sotto, il suo
zio di Avvenire (del 20 gen- grande amico il teologo Henri de Lubach. ché perdesse la sua vita, al
naio) sul cardinale Jean Da- A destra il libro di Benedetto XVI nel quale prezzo della sua onorabilità”.
il cardinale è citato due volte
La verità di quella morte è
niélou, una grande figura delin realtà davvero semplice:
la Chiesa sulla cui morte,
“Molto tempo dell’apostolato
però, avvenuta in una situadel padre Daniélou era speso
zione che apparve scabrosa,
per aiutare (anche economicapesa tuttora un diffuso grave
mente) e per redimere le persospetto che “fornì, sopratsone più lontane dalla Chiesa
tutto alla stampa scandalisti[…] coloro che vengono bollati
ca d’Oltralpe”, ma anche a
come i reietti della società: dalquella italiana, “abbondanti
le prostitute agli artisti, dai mamotivi per creare una fitta rete di insinuaziolati psichici agli omosessuali. Fu la stessa
ni e di ombre, mai realmente provate, su uno
“Maddalena” (Madame Santoni, detta Mimi,
dei teologi più grandi del Novecento e uno
per anni modesta soubrette di un cabaret), a
dei più stimati da Paolo VI”.
confermare che il grande teologo “era andaLa deroga di questa puntata di “Flash” è
to a portare alla donna i soldi per l’avvocato
giustificata dalla necessità di restituire al Dadel marito in prigione: “Salì i 4 piani di corsa.
niélou la sua onorabilità di uomo, di cristiano
Suonò, bianco come un cadavere. Disse ape di cardinale. In realtà il Cardinale gesuita
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pena: Come fa caldo qui. E cadde battendo la
testa”. Nei diari del gesuita era già scritta la
sua offerta. “A causa di Cristo accetto di essere disonorato, anche agli occhi di chi amo,
se Egli lo permette””. A sostegno della testimonianza della signora Santoni sono le riflessioni dello stesso Daniélou racchiuse nel suo
Le memorie, uscito postumo (in Italia per la
Sei), in cui egli spiega “il senso di un apostolato “anticonformista” e “non clericale” destinato ai lontani” e il suo costante “servizio nei
quartieri dimenticati di Parigi per i “fratelli
perduti””.
Del resto il cardinale Henri de Lubac,
compagno di studi di una vita, nelle sue Memorie, racconta di lui “la grande austerità e
morigeratezza “priva di qualsiasi fariseismo”:
Daniélou viveva a Parigi, “senza un’automobile né una segretaria””. Benedetto XVI, che
lo conobbe da vicino durante il concilio Vaticano
II, lo ha citato due volte
nel suo libro Gesù di Nazaret e ne ha ricordato la
grandezza di “eminente
studioso dei Padri” durante la catechesi dedicata ad
Eusebio di Cesarea il 13
giugno 2007.
– ridurre le nostre parole a poveri raccatti di
generiche esortazioni al buonismo universale”. Insomma: “La presa di parola nella liturgia è espressione del comune stare sotto la
Parola di Dio, in religioso ascolto di essa, come esordisce la Dei Verbum”.
A questo discorso, soltanto asciuttamente
registrato da altri giornali, il vaticanista e
scrittore Giancarlo Zizola ha reagito su La
Repubblica (6 gennaio) con una specie di inchiesta. “C’era una volta il pulpito”, ha scritto: “Da lassù il prete predicava contro le
braccia nude delle donne,
meno contro gli ebrei nudi
che si scavavano la fossa.
Inveiva contro la costruzione dei ponti sui fiumi veneti, che avrebbero favorito l’emigrazione delle ragazze dei paesi in città,
ove avrebbero “perso la
purezza” a servire i ricchi.
A metà del Novecento, in
piena crociata anticomunista, cacciava dalla chiesa Augusta, una ragazza
di cui molti in paese erano innamorati, solo perché si era presentata a
messa vestita di rosso, il
La predica durante la Messa e, sopra, il segretario
L’OMELIA
colore proibito”.
generale della Cei mons. Mariano Crociata
E I NOVISSIMI
Insomma: “La predica
Dopo i due “manuali” di cui si è qui trattadella domenica funzionava, fino a qualche
to nelle due puntate precedenti (uno sul pretempo fa (con rare eccezioni), per il buon cote in tv, l’altro sul buon predicatore) ecco una
stume, l’ordine pubblico e la lotta al comunimolteplice predica sulle prediche. Nel corso
smo. Usava l’al di là come chiave di accesso
di un Convegno liturgico per seminaristi, teai terreni dell’al di qua”. Oggi non funziona
nutosi a Roma, il segretario generale della
più: “Le inchieste disponibili concordano sul
Cei mons. Mariano Crociata, aveva parlato
dato che, all’uscita dalla chiesa, la minoranza
dell’omelia nelle liturgie eucaristiche, ma con
che va a Messa ricorda con difficoltà la prediparole inusuali: “Agli occhi di molti fedeli itaca”. La causa? Non solo “l’affollamento dei
liani, non poche omelie devono apparire una
messaggi tv o internet che ingombrano i fe“poltiglia” insulsa, quasi una “pietanza imdeli e nemmeno la cultura secolarizzata. Zimangiabile” o, comunque, ben “poco nuzola cita il cardinale Silvano Piovanelli: “Diatriente””. Un discorso così forte ebbe echi almo l’impressione di recitare una lezione imtrettanto forti sui giornali che riportarono
parata a memoria […] Le parole passano soquelle definizioni nei titoli. “Sarebbe oltremopra la testa senza entrare nella vita”. Il dato di
do deplorevole – aveva anche detto mons.
partenza, per Zizola, è che le aspettative, i
Crociata, ripreso da L’Osservatore Romano
linguaggi, i bisogni collettivi, anche del pub-
Rogate ergo
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FLASH
blico praticante, sono radicalmente
Lo ha rilevato anche Gianni Gennari su Avcambiati. Mentre la predica “è ancora
venire (7 gennaio): “Brutta riduzione di demolto danneggiata dall’incacenni o secoli di Parola di Dio, spezzata copacità di molti pastori a scendeme pane per gli uomini, ridotta a pochi rire dalla loro astrattezza e genericità”,
cordi personali”. Zizola non si era fermato lì:
ammette il Dizionario di omiletica.
aveva insistito citando l’omiletica di Padre
Il punto critico principale è “la riTuroldo, “totalmente immersa nella Sacra
luttanza del clero a prendere atto
Scrittura e, insieme, nella storia, con tutta la
che il mondo cui rivolge le sue
criticità necessaria: “Il Predicatore - diceva il
prediche non è più una cristiareligioso - è condannato a entrare con la Panità; che il linguaggio cristiano non coincide
rola nella carne e nel sangue della storia””,
più, se mai sia coinciso, con quello dominanmentre adesso – e qui è Zizola che parla –
te nella società”.
“gli standard gerarchici per la selezione del
Osserva ancora il giornalista: “Come nelclero sono in una fase di restaurazione ed è
la Chiesa dei primi secoli, la predicazione dinetta la preferenza delle curie per i curricula
venta ora un rendere ragione della fede dei
esenti da stili profetici o da creatività apostocristiani ad un mondo non cristiano. Questa
liche”. Davvero? E a proprio sostegno cita il
condizione “iniziale” è una chance:
pensiero del filosofo e sociologo Marcel
determina la necesGauchet: “L’aspettativa spirituale collettiva è
sità di riqualificare la
per un “Messia alla rovepredica come struscia” […] per un cristianesimento di evangelizzamo non rinunciatario”.
zione […] La “Scuola
Che vuol dire?
della Parola” tenuta
E poi altre citazioni: Aldal cardinale Martini
bert Camus: “Io prenderò
nel Duomo di Milano
la Chiesa sul serio quando i
è stato il principale
suoi capi spirituali parleesperimento formativo in queranno il linguaggio di tutti e
sta direzione in Italia dopo il Carlo Verdone nei panni di un prete vivranno anch’essi la vita
nel suo recente film “Io, loro e Lara”
Concilio: un approfondimento
pericolosa e miserabile
biblico nella comunità cristiana come chiave
condotta dai più”. L’ultima è chiaramente
di lettura dei “segni del tempo”. Nella crisi
una reviviscenza di ricordi personali del Vedel regime di cristianità, Martini capiva che
neto contadino di una volta, da dove l’amico
l’urgenza principale di una Chiesa divenuta
Zizola proviene, sollecitata da una piccola in“piccolo gregge” era di formare convinzioni
dagine di sociologia religiosa di Pier Giorgio
e coscienze, non di organizzare manifestaRauzi, (Università di Trento), secondo il quazioni. Il Concilio aveva raccomandato di affile nelle omelie del clero nel Trentino l’univerdare il ministero della Parola anche ai laici,
so simbolico tradizionale, imperniato sulla fima di fatto esso è rimasto riservato al clero”.
gura del Dio giudice implacabile del “Dies
La proposta di formare gruppi che condiviIrae”, è stato abbandonato. In cento predidano con i ministri ordinati il peso dell’omeche analizzate non ricorrono mai le parole
lia nella propria comunità, con apporti verainferno, dannazione, morte eterna. Mai
mente laicali, è rimasta largamente inevasa”.
“purgatorio”. Raro anche il riferimento al
Paradiso. Rarissimamente la parola “giudiUN PO’ DI ESTREMISMO
ce”. Anzi, in 21 casi su 24 ricorre l’affermaIl saggio di Zizola contiene una parte di
zione che “Dio non è giudice”, è invece paverità (non, però, quando dice che il Concilio
dre misericordioso.
aveva raccomandato di affidare l’omelia anMa davvero sarebbe esemplare un’omelia
che ai laici), ma sembra un po’ estremista.
che trascura i “Novissimi”? Se è veritiera,
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N. 3 / 2010
Rogate ergo
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NOVITÀ
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l’indagine trentina dà ragione a quello che
l’allora cardinale Ratzinger lamentava gia nel
1992, in una delle sue lezioni raccolte nel libro Il Dio vicino (San Paolo, 2003): “Nell’uomo moderno, anche nei cristiani di oggi,
il senso della vita eterna si è fatto sorprendentemente debole […] È diventato molto,
molto difficile ascoltare prediche su paradiso,
inferno e purgatorio”.
Gli echi del saggio di Zizola erano prevedibili: Il Corriere della sera lo ha ripreso; su Libero (10 gennaio) Antonio Socci ha replicato
con qualche argomentazione anch’essa discutibile; e Il Foglio (11 gennaio) ha ripubblicato
l’intero saggio con il seguente titolo: “Perché
i preti non sanno più predicare”. È vero che
tante omelie sono soltanto prediche, ma oggi
è facile assistere a un progressivo, anche se
lento, miglioramento della predicazione, specialmente dei giovani preti.
QUEL
PRETE
“ROSSO
E
VERDONE”
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Impossibile dare conto di tutto ciò che,
particolarmente sui preti, è stato scritto sulla
stampa quotidiana. Non penso che perdano
di attualità se, per evidenti ragioni di spazio,
debbo rimandare alla prossima volta gli argomenti più interessanti. Concludo con due fatti di cronaca. Il primo: la morte di don Leonardo Zega, “storico direttore di Famiglia
Cristiana” (l’Unità), Il Fatto quotidiano parla, con evidente intento polemico del ““cattolicesimo umano” di Don Zega”; Europa di
“Un sacerdote che faceva domande”, La
Stampa dà l’“Addio” al “direttore ribelle e ricorda che “Con lui Famiglia Cristiana superò
il milione di copie”. Il secondo fatto: è il film
“Io, loro e Lara” di Carlo Verdone: la pellicola, molto discussa, narra di un prete che torna a casa dopo decenni di missione e trova lo
sfascio della famiglia e del Paese. Anche qui
solo qualche titolo: “Il talento di Verdone sfida l’Italia volgare” (Repubblica), “La Cei gli
ha già detto bravo”: (Libero, sarà vero?),
“Santo, rosso e Verdone” (Il Fatto), “Il Vangelo secondo Verdone” (La Stampa), e infine
sul Corriere della sera, il giudizio di Vittorio
Messori: “Quel film di Verdone troppo nichilista per essere cattolico”.
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N. 3 / 2010
Angelo Montonati
DOVE TU MI VUOI...
San Paolo,
pp. 202,
Euro 12,00
È la storia di una religiosa educatrice al
passo con i tempi: Madre Margherita
Lussana cofondatrice delle Suore
Orsoline del Sacro Cuore
Anca Martinas
DALLA ROMANIA
SENZA AMORE
Robin Edizioni,
pp. 128,
Euro 12,50
Una storia di grandissima attualità
proposta come itinerario umano verso Roma,
in cui le protagoniste si raccontano dando
un’autentica testimonianza della storia
recente, ancora carica di ferite inflitte dal
regime totalitario e alterata da sindromi di
croniche malattie sociali che spesso
scolpiscono negli sguardi dei romeni una
certa nuance di privazione d’amore. Lia e
Daria ci spingono a non dimenticare, a non
annientare la memoria di un passato che ci
aiuta a capire perché certe persone sono
costrette a lasciare la propria terra per cercare
condizioni di vita e di lavoro più umane.
57
NEWS
DI
FULVIO CAVAROCCHI
HAITI
CINA
La difficile situazione
dei seminaristi
Recenti statistiche
sulla Chiesa
opo che il terremoto del 12 gennaio ha proisalgono all’ 8 dicembre 2009 le ultime stativocato la distruzione del seminario nazionastiche condotte dalla Chiesa cattolica nella CiD
R
le Port-au-Prince,, l’associazione caritativa interna continentale e redatte dal Faith Institute for
nazionale “Aiuto alla Chiesa che soffre” (ACS) ha
informato che nel Paese, su poco più di 250 studenti, sono mor ti
almeno 30 seminaristi, non solo diocesani, ma anche
religiosi. Come ha
riferito all’agenzia
Nella foto la
cattedrale di Haiti
dopo il sisma: come
si può notare, i due
campanili che la
ornavano e la parte
centrale sono
completamente
crollati. A Haiti i cattolici costituiscono l’ottanta
per cento della popolazione, il sedici per cento
è protestante, il tre per cento segue altre
religioni e l’un per cento non è credente;
indipendentemente dalla religione ufficiale,
tuttavia, metà della popolazione pratica l’antico
culto africano del voodoo.
Zenit Xavier Legorreta, responsabile degli aiuti
all’America Latina per ACS, una delle necessità
più impellenti è offrire i mezzi necessari per ricostruire la comunità dei seminaristi. Seminaristi che hanno perso tutto, quindi diventa indispensabile “non solo l’assistenza medica – ha
dichiarato il vescovo di Fort-Liberté, mons. Chibly Langlois – ma anche l’aiuto finanziario in
modo che possano procurarsi indumenti di ricambio ed altri generi di prima necessità”. ACS
ha già inviato ad Haiti 100.000 dollari, rispondendo all’appello lanciato da mons. Louis Kébreau, arcivescovo di Cap Haitien e presidente
della Conferenza episcopale haitiana. Altri aiuti
arriveranno e l’opera assistenziale sarà coordinata con il nunzio apostolico nel Paese, mons.
Bernardito Auza, il quale ha consegnato ad ACS
un elenco delle perdite più gravi che ha subito
la Chiesa di Haiti.
58
Cultural Studies (FICS). Secondo l’organizzazione,
i cattolici nel Paese fino a quel momento erano
circa 6 milioni, assistiti pastoralmente da 3.397 tra Vescovi, sacerdoti e diaconi. Tra loro ci sono
3.268 sacerdoti attivi in un centinaio di diocesi. Oltre 300 sono i
giovani sacerdoti di congregazioni
religiose presenti in Cina. Inoltre
628 seminaristi maggiori studiano
in 18 seminari; 630 serninaristi
minori si preparano nei 30 seminari propedeutici o minori.
Le religiose che hanno emesso
i voti sono 5.451, suddivise in 106
Congregazioni religiose. La comunità cattolica continentale gestisce
381 strutture caritative (esclusi i
Centri di accoglienza dei lebbrosi). Tra queste ci
sono 220 cliniche, 11 ospedali, 81 case per anziani, 44 asili, una scuola superiore, 2 istituti di formazione professionale, 22 orfanotrofi e Centri di
accoglienza per i bambini disabili, 3 Centri di riabilitazione, 34 Centri di servizio sociale.
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ITALIA
monache di clausura in Italia secondo gli uldati disponibili sono 6.950, appartenenti a
L35etimi
ordini e congregazioni femminili. I monasteri
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Rogate ergo
R
Monache di clausura
di clausura della Penisola sono in tutto 545, dove
si trovano anche, complessivamente, 269 novizie
e 179 postulanti. Le congregazioni religiose più
consistenti sono le Clarisse (130 monasteri,
1.631 monache, 56 novizie e 57 postulanti), le
Benedettine (104 monasteri, 1.550 monache,
77 novizie e 47 postulanti), le Carmelitane scalze
(61 monasteri, 813 monache, 39 novizie e 19 postulanti), e le Visitandine (32 monasteri, 453 monache, 14 novizie e 6 postulanti). Visitandine sono anche le otto monache che abitano il monastero di clausura Mater Ecclesiae che si trova inVaticano (sette sono spagnole e una italiana).
N. 3 / 2010
VETRINA
DI
LUCIANO CABBIA
DINO DOZZI (A CURA)
LUCA: IL VANGELO
DELLA MISERICORDIA
EDIZIONI DEHONIANE,
BOLOGNA 2006, PP. 208
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I
l volume prosegue l’itinerario di spiritualità su testi biblici visti alla luce del messaggio di san Francesco e
dell’attualità. L’attenzione è rivolta al Vangelo di Luca, il
Vangelo della misericordia, dei lontani, della preghiera,
delle donne, della storia della salvezza, dei poveri. Lo
schema: si parte dal testo biblico (la sezione Parola...),
si passa poi a osservare come è stato recepito e vissuto
nel francescanesimo (...e sandali), per arrivare infine alle sfide dell’oggi (...per strada). Un modo semplice e
chiaro di presentare una visione cristiana della vita, improntata a semplicità, accoglienza, misericordia.
BASILIO PETRÀ
LA PENITENZA NELLE
CHIESE ORTODOSSE
ASPETTI STORICI E SACRAMENTALI
EDIZIONI DEHONIANE, BOLOGNA 2005, PP. 144
I
l sacramento della Penitenza è in crisi tanto a Oriente quanto a Occidente. Mentre ci si interroga sulla pastorale, è opportuno approfondire la teologia che si esprime nel rito. Il volume lo
fa mettendosi in ascolto della tradizione ortodossa, individuandone le peculiarità rispetto alla tradizione latina: anzitutto il carattere celebrativo e comunitario del sacramento; poi il fondamentale significato terapeutico della prassi penitenziale; infine la struttura celebrativa, attenta a far emergere il forte cristocentrismo del sacramento. Queste tre sottolineature aiutano ad approfondire teologia e spiritualità del sacramento.
realtà del peccato. La misericordia costituisce uno strettissimo binomio con l’amore e con il perdono. Il volume
propone la verità della misericordia di Dio come verità
eminentemente biblica, in grado di ricomporre rapporti
sereni tra gli uomini, nella Chiesa e nella Società. Porta
a scoprire come si dipana la trama della misericordia attraverso le pagine della Bibbia, dall’Antico al Nuovo Testamento, dal vocabolario della misericordia ai simboli
del perdono, dai personaggi biblici ai gesti di Gesù.
FERDINANDO SUDATI
LE CHIAVI DEL PARADISO
E DELL’INFERNO
MATERIALE PER UNA RIFORMA
DELLA CONFESSIONE
CASA EDITRICE MARNA, BARZAGO (LC) 2007, PP. 328
I
l testo è un vero e proprio laboratorio sullo status quaestionis del Sacramento della Riconciliazione, con
spunti di riflessione per un rinnovamento nel solco della tradizione, sia
per penitenti sia per ministri della
Confessione. L’Autore è dal 1972 presbitero in una diocesi del nord Italia, e
ha scritto queste note sulla base di una lunghissima
esperienza sia come confessore sia, ancor più, come
penitente, ascoltando tante persone che sperimentano
difficoltà e sofferenze in rapporto al sacramento della
penitenza. L’Autore è convinto che la vecchia teologia,
quella tuttora insegnata negli atenei e facoltà ecclesiastiche, sia in gran parte obsoleta e senza futuro, essendo ingabbiata in un paradigma arcaico. E la pastorale
ne è lo specchio. È in questo punto d’intersezione fra
passato e futuro, che vorrebbe collocarsi questo saggio.
PHILIPPE ROUILLARD
STORIA DELLA
PENITENZA DALLE
ORIGINI AI NOSTRI
GIORNI
UBALDO TERRINONI
“BUONO È IL SIGNORE”
EDITRICE QUERINIANA,
BRESCIA, 20052, PP. 232.
(SAL 103,8)
IL MESSAGGIO BIBLICO
DELLA MISERICORDIA
EDIZIONI DEHONIANE,
BOLOGNA 2008, PP. 224
D
io ha disseminato la storia della salvezza di un meraviglioso annuncio di misericordia in seguito alla
Rogate ergo
N. 3 / 2010
U
na storia del quarto sacramento ravvivata da un’abbondante documentazione originale: testi che riflettono prassi e teologie diverse e che soprattutto rivelano l’esperienza vissuta dalle varie generazioni di cristiani. Oggi la maggior parte dei cristiani vive con
profondo disagio il sacramento della penitenza. Nel
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VETRINA
corso dei secoli la Chiesa ha istituito forme estremamente diversificate per manifestare il perdono e la riconciliazione dei peccatori e l’Autore le ricostruisce con
rigore. Venti secoli di una pratica assai movimentata,
spesso rimessa in discussione, vengono così passati in
rassegna, mediante lo studio di documenti che riflettono l’esperienza dei cristiani di ciascuna epoca.
MARCO PALEARI (ED.)
ATTORI DI RICONCILIAZIONE
PROSPETTIVE TEOLOGICHE E PASTORALI
PER RIPENSARE IL SACRAMENTO
DELLA PENITENZA
Grazia e Dono. E il più grande dei doni – il per-dono di
sé e dell’altro – si rivela come un orizzonte di senso. Attraverso relazioni e misteri, persone di oggi e storie antiche, sguardi umani e apparizioni mariane, eros e ascesi, si attua la rivelazione del più divino dei segreti: la verità dell’Amore. Alessandro Meluzzi, psichiatra e psicoterapeuta, è fondatore delle Comunità di accoglienza
del disagio psichico ed esistenziale per minori e adulti
“Agape Madre dell’Accoglienza”. Roberto Milone, giornalista professionista, è Vice Direttore della Rete Due
della RAI. Insieme hanno già scritto per le Edizioni OCD
il romanzo Il soffio della vita.
ALESSANDRO BERTACCO
EDITRICE ÀNCORA, MILANO 2009, PP. 144
EPPURE È POSSIBILE!
“I
I sacramento della Penitenza è in
crisi”, è un ritornello frequente nelle facoltà teologiche, ma anche nelle
parrocchie. Il calo della frequenza non
è solo un sintomo della crescente disaffezione da parte dei fedeli, ma va
letto anche come segnale di una crisi
di identità teologica della confessione post-tridentina.
Da questo punto di partenza muove l’articolato e denso dossier di saggi raccolti nel volume, che rilegge con
occhi nuovi la dottrina e la prassi celebrativa della
Penitenza.
BRUNO FORTE
CONFESSARSI, PERCHÉ?
LA RICONCILIAZIONE
E LA BELLEZZA DI DIO
NON C’È AMORE SENZA
PERDONO
EDIZIONI SAN PAOLO,
CINISELLO BALSAMO (MI) 2008, PP. 154
“I
l perdono è una grazia, alla quale si deve pensare con umiltà e
gratitudine profonde, perché è un mistero” (Giovanni
Paolo II). Questo è il tema centrale che l’Autore tratta
nel libro. Analizzando la situazione contemporanea caratterizzata da forti contrasti, insegna come imparare a
privilegiare il positivo e quanto questo atteggiamento
richieda un mutamento personale radicale per arrivare
a chiedersi come e perché chiedere perdono. Ogni gesto di perdono nobilita le scelte umane e cristiane e avvicina al cuore di Dio.
CARLOS MACÍAS DE LARA
EDIZIONI SAN PAOLO,
CINISELLO BALSAMO (MI) 2007, PP. 64
GIUSEPPE
E I SUOI FRATELLI
L’
’Autore – vescovo-teologo assai noto – propone una
lettera sulla confessione e le sue motivazioni. I dieci
capitoletti vanno dalla domanda radicale sul perché
confessarsi, a quella sul perché confessarsi da un prete,
fino alla gioia della vita nuova nello Spirito. Segue una
lectio divina sulla parabola del figliol prodigo di Luca
15,11-32.
ALESSANDRO MELUZZI
ROBERTO MILONE
TI PERDONO
EDIZIONI OCD, ROMA 2008, PP. 352
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n uomo e una donna, madre e figlio, si cercano in un percorso fatto
di labirinti interiori e di incontri normalissimi e straordinari. Tra realtà e sogno, progressivamente molte false
certezze si diradano per far posto ad una Luce che è
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DALLA DISCORDIA
ALLA RICONCILIAZIONE
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PAOLINE EDITORIALE LIBRI,
MILANO 2008, PP. 144
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l libro offre un itinerario spirituale sulla riconciliazione
e la fraternità, sulla base della storia di Giuseppe, figlio
di Giacobbe, raccontata negli ultimi tredici capitoli del
libro della Genesi. Il percorso della famiglia di Giuseppe
verso la riconciliazione, segnato dall’incomprensione e
dal dolore, è metafora del percorso dell’umanità verso
la convivenza pacifica, unico obiettivo che realizza la
sua più vera vocazione. Il racconto biblico diventa attualità viva, rinvenibile nel dramma di tante famiglie,
gruppi, comunità religiose, parrocchie. L’Autore è un laico, sposato e padre di due figli. È presidente della
Scuola di Evangelizzazione Sant’Andrea Italia. Ha svolto
la sua opera di evangelizzatore in molti Paesi.
N. 3 / 2010
Rogate ergo
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Atancevecoza
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GODFRIED DANNEELS
PERDONARE
SFORZO DELL’UOMO,
DONO DI DIO
EDIZIONI SAN PAOLO,
CINISELLO BALSAMO (MI) 2009, PP. 80
DANIEL ANGE
CHIEDERE PERDONO
SENZA UMILIARSI
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EDITRICE ELLEDICI, LEUMANN (TO) 2008, PP. 160
L’
Autore, con il suo stile appassionato
e profetico, descrive il modo in cui
Dio opera per raggiungere la persona nel profondo della sua miseria tramite il sacramento della Riconciliazione. Che presenta nelle sue due grandi, inseparabili, dimensioni: il perdono ricevuto da Dio e il perdono offerto agli altri. Offrendoci le “istruzioni”, l’Autore richiama
temi che gli sono cari: rimorso e pentimento, dono delle lacrime, liberazione, guarigione interiore...
CENTRO EVANGELIZZAZIONE
E CATECHESI DON BOSCO
PAOLINE EDITORIALE LIBRI,
MILANO 2008, PP. 184
A volte accade di sentire il bisogno di chiedere perdono, ma di non riuscire a farlo, sia perché chiedere perdono si scontra con il senso di competizione e di affermazione di sé diffuso nella società, sia perché si teme
una reazione da parte della persona offesa. Il libro mostra che chiedere perdono senza umiliarsi è possibile.
Anzi, è addirittura un’azione liberatoria e una straordinaria occasione di crescita personale. Anche in questo
volume, come nel precedente: L’arte di perdonare,
esercizi pratici – alternati alle esposizioni teoriche –
permettono di percorrere più agevolmente le diverse
tappe del perdonare e del chiedere perdono.
SAGA MCODONGO
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IL PERDONO, MEDICINA
DI DIO
È
possibile perdonare di fronte a cose orribili come
l’uccisione di una persona cara o il rapimento di un
bambino da parte di pedofili o trafficanti d’organi? L’Autore sostiene che il perdono, per quanto arduo, resta
indispensabile nella società ed è fondamentale per la
sopravvivenza di ciascun individuo nell’ambito delle relazioni umane. Esso si attua attraverso un processo psicologico che solo la grazia divina rende possibile portare a termine. L’Autore dal 1979 è arcivescovo di Malines-Bruxelles (Belgio), e cardinale dal 1983.
JEAN MONBOURQUETTE
ISABELLE D’ASPREMONT
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nominata responsabile di una scuola di rieducazione per
le detenute. Sempre in carcere ha scritto questo libro.
Tornata in libertà, ha buone prospettive di lavoro sia nel
campo della prevenzione nell’uso delle droghe, sia nell’ambito delle riforme carcerarie.
SCORCIATOIA
PERICOLOSA
STORIA VERA DI UNA DONNA
CORRIERE DELLA DROGA
PAOLINE EDITORIALE LIBRI,
MILANO 2009, PP. 144
Una storia di caduta e redenzione. Una donna del ceto
medio, insegnante in una delle scuole più qualificate di
Nairobi, un marito e quattro bellissimi figli... Un momento di particolare difficoltà, in cui teme per il futuro della
sua famiglia, la coinvolge in un lavoro “sporco”, e finisce
in carcere per spaccio di droga. L’Autrice, Saga McOdongo, in carcere ha iniziato il suo ravvedimento ed è stata
Rogate ergo
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UN PRETE PER AMICO
IL SACRAMENTO DELLA
RICONCILIAZIONE PER I GIOVANI
EDITRICE ELLEDICI, LEUMANN(TO) 2007, PP. 64
O
ggi molti giovani hanno un rapporto difficile con il
sacramento della Riconciliazione. Si domandano:
“Che cos’è il peccato? Perché devo andare dal prete a
confessarmi?”. Questo libretto affronta direttamente e
realisticamente le molte problematiche legate a questo
sacramento, per favorirne un positivo “riciclaggio”. Nella seconda parte ai giovani viene offerta l’occasione per
spingere a fondo lo sguardo sulle loro scelte e domandarsi: “Qual è il mio atteggiamento di fronte alla vita?
Su quale progetto di uomo e di donna sto giocando la
mia giovinezza?”.
ANDREA FONTANA
LASCIATEVI RICONCILIARE
COME FARE PER CONFESSARSI?
EDITRICE ELLEDICI, LEUMANN (TO) 2007, PP. 32
U
n piccolo manuale per confessarsi
bene. Un aiuto per i fedeli a celebrare il sacramento della Riconciliazione. Perché la confessione anche se avviene in un colloquio intimo e segreto,
è una celebrazione, una festa. Comprende un ampio
esame di coscienza, l’incontro con il prete, le preghiere
per il dopo confessione, e la risposta alle domande più
frequenti. Utilizzabile a livello individuale e comunitario.
61
DIALOGO
DI
ANTONIO RIBOLDI, VESCOVO
Perché ci si confessa poco?
“Oggi ci si confessa sempre meno. Sembra quasi che questo
sacramento non venga più riconosciuto importante dalla maggior
parte dei fedeli. Non conosco bene quali siano le cause di ciò, ma
ho la sensazione che molto dipenda anche dal fatto che non
esistono più validi confessori”:
Maria Re (Catania)
È
una domanda di estrema attualità e che
chiede un’urgente chiarificazione, per
l’importanza che ha il Sacramento della
Penitenza, che però continuiamo a chiamare
‘confessione’.
Preciso subito che il Sacramento della Penitenza è la grande opportunità che il Cuore
Misericordioso di Dio ci dà, per rientrare nella
Sua amicizia, quando la rinneghiamo con un
atto di superbia, che è il peccato. In altre parole, quello che noi definiamo peccato o rifiuto
dell’amore del Padre, ha la sua origine dai nostri progenitori, nell’Eden. Dio li aveva creati
per partecipare alla sua stessa Vita, quella di
accettare di essere amati da Lui - incredibile
dono di felicità per sempre -.
Ma l’amore, per sua stessa natura, ha una
regola: chiama in causa la nostra volontà, la
nostra libertà. Libertà che può rifiutare l’amore.
Il peccato è questo rifiuto dell’amore, per
scegliere altro che nulla ha a che vedere con
l’amore: è un scegliere di voler vivere da ‘orfani’, senza casa.
Ma c’è ancora di peggio, facciamo scelte
che sono solo un grave danno alla vita, senza
contare che voltiamo le spalle a Chi solo ci assicura amore e bene.
Quello che suscita grande stupore è l’amore del Padre, che non accetta, anche se rifiutato da noi, di lasciarci fuori casa. E per lasciare
definitivamente aperta la Porta del Cielo, offre
come riparazione la vita del Suo Figlio, capace
di cancellare tutti i peccati... sempre che l’uomo lo voglia!
Descrive bene tutto questo la parabola
62
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commovente del figlio prodigo: rifiuta la casa
del Padre, in un primo tempo si diverte, dissipando ogni bene, poi finisce in miseria fino a
rubare le ghiande dei porci per sfamarsi. Distrutto e privo di ogni dignità ‘rientra in se
stesso’, comprende ciò che ha rifiutato e crede
perduto, si pente e decide: ‘Tornerò da mio
Padre e Gli dirò: Non sono degno di essere
chiamato figlio, ma ammettimi come uno dei
tuoi servi’.
Il Sacramento della Penitenza è l’incontro
tra il figlio perso e l’abbraccio commosso del
Padre, che fa festa.
Il riconoscere di avere tradito la fiducia e
l’amore del Padre, la volontà di tornare da Lui,
l’accoglienza che si riceve, è quello che, oggi,
Dio ripete con il Sacramento della Penitenza.
Nulla cambia rispetto a ciò che è narrato
nel Vangelo... solo che il posto del Padre lo ‘vive’ il sacerdote, che ha da Dio la facoltà di perdonare a Nome Suo.
Quante volte a noi sacerdoti capita di raccogliere la grande commozione di chi torna a
casa, mettendo nel Cuore della Misericordia i
propri rifiuti e offese a Dio e al prossimo, ritrovando la gioia.
Quello che sconcerta oggi, sono però due
aspetti diffusi: anzitutto si è riusciti a trasformare i nostri disordini, comportamenti sbagliati, in una legge cui sottomettersi, una legge
‘senza Padre’, fino a cancellare la stessa natura
del peccato.
C’era un tempo in cui quella che si chiamava Confessione aveva l’aspetto di un giudizio,
come di un tribunale al quale ci si doveva presentare.
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Da fanciullo, dopo la Prima Comunione, si
avvertiva quasi un obbligo, per noi ragazzi,
‘confessarsi’ ogni settimana. Ricordo le ‘code’
tenute a bada dalle Suore. Poi ad uno ad uno
‘sfilavamo’ davanti al Parroco a ‘ridire le settimanali’ mancanze: disubbidienze ai genitori,
litigi tra fratelli e amici, bugie e qualche parolaccia, e l’aver recitato con poca attenzione le
preghiere.
Erano i soli peccati che si conoscevano e si
commettevano.
Ma ogni sabato occorreva toglierli. E si aveva sempre un certo timore e vergogna di trovarsi di fronte al Parroco, che tra l’altro ci accoglieva sempre con amore.
Il peccato poi, giustamente, veniva dipinto
come un grande male ed erano le nostre stesse mamme a farci l’esame di coscienza. E lo
sapevano fare bene!
Insomma era il ‘rito’ settimanale per capire
ciò che era male e doveva essere cancellato.
Ma il confessionale era sempre anche assediato da adulti, in modo speciale donne, che
consideravano la confessione un grande dono, perché avevano il culto della coscienza pulita.
Con la riforma conciliare è stato posto davanti alla coscienza di tutti il grande carattere
di misericordia del Sacramento, ossia l’incontro con un Padre, anzi il Padre.
Purtroppo lentamente è scomparsa la ‘necessità’ di tale incontro e troppi, o non hanno
più il concetto di cosa sia il peccato o pensano
di poter in fondo assolversi da soli, senza bisogno del Sacramento, tranne quando le colpe sono ritenute davvero gravi. Oggi la gente
ha perso la via del Sacramento della Penitenza, ma è evidente che tanti continuano ad accostarsi all’Eucarestia.
Viene spontaneo, senza voler giudicare, il
chiedersi come possa essere lo stato della loro coscienza. Forse si ritengono ‘senza peccato’, almeno quelli gravi.
Era mia abitudine mettere nell’agenda pastorale tante occasioni in cui era inserito il rito
della Penitenza comunitaria. Un rito molto
bello, in cui ci si confronta con la Parola di Dio
(non con se stessi!), il vero specchio della nostra anima, interpellandosi seriamente.
Dopo l’esame di coscienza, - suggerito dal-
Rogate ergo
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lo stesso rito - scendeva sempre un profondo,
impressionante silenzio. Quindi, ad uno ad
uno, spontaneamente, si avvicinavano ad un
sacerdote e si realizzava... l’incontro dei figli
con il Padre! Era un’educazione al Sacramento, che scopriva la nostra grande debolezza e,
nello stesso tempo, rivalutava la meravigliosa
via della Misericordia.
Ringrazio il Signore perché ancora oggi, alcuni vengono nella mia abitazione e mi chiedono di confessarsi ‘alla nostra meravigliosa
maniera’, mi dicono.
Per comprendere ancora più in profondità
il dono di cui stiamo parlando, sono di grande
aiuto le parole di Paolo VI, pronunciate nel
1975:
“A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, ed a chi li riterrete, saranno ritenuti”. Vangelo chiarissimo. Vangelo che ci suggerisce
una duplice raccomandazione.
Ai sacerdoti la prima (che meriterebbe assai lungo e assai interessante discorso): fratelli sacerdoti, abituatevi seriamente, specializzatevi severamente in questo ministero di salvezza, delicatissimo ed oneroso, ma veicolo
immediato di grazia, vera terapia delle anime,
fonte di luce e di sapienza, esercizio inesauribile di bontà, scuola di esperienza e umiltà.
Non lo trascurate, mai, non lo profanate. Fatene l’esercizio paziente della vostra carità sacerdotale.
Ai fedeli tutti, abbiate fiducia nella confessione sacramentale: momento tipico, difficile
dapprima, consolantissimo poi, dell’esperienza della misericordia divina. Come scegliete
cautamente un bravo medico per la salute fisica, sappiate scegliere il medico dell’anima, discreto, ma saggio, buono, vero dispensatore di
conforto, di consiglio, di grazia: la Grazia della
resurrezione”.
Rimane sempre come indicazione la parabola del figlio prodigo: ‘Tornerò da mio Padre
e gli dirò...’ e trova il Padre commosso che lo
attende sulla porta di casa, felice e rassicurato
dal suo ritorno, che lo abbraccia commosso:
‘Facciamo festa!
Qui è tutta la bellezza del Sacramento della Penitenza. Non resta che lasciarsi formare e
formarsi in questo Spirito.
www.vescovoriboldi.it – [email protected]
63
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D IT RI
I CA N
LIBRERIA EDITRICE VATICANA
Agostino d’Ippona
il grande Padre fondatore della cultura occidentale
poca distanza dal successo ottenuto dalla fiction
A
televisiva su Raiuno, in qualche modo ispirata da
un’osservazione piuttosto casuale di Benedetto XVI
sogni ( primo fra tutti quello di dedicarsi, da sacerdote, alla vita contemplativa) per essere vangelo vivo
in mezzo alla gente. Ai bivi della vita, quando si vorfatta tre anni fa, richiamiamo alla memoria dei nostri rebbe scegliere di andare da una parte mentre Dio ci
lettori la figura di Sant’Agostino con il libro pubblica- indica l’altra è spesso richiesto questo atto di umiltà
to dalla Libreria Editrice Vaticana “Sant’Agostino che Agostino ha saputo compiere mettendosi totalspiegato dal Papa”.
mente al servizio degli altri.
A cura di Giuliano Vigini il volume ci offre le 5 caNel presentare Agostino Benedetto XVI arriva al
techesi che Benedetto XVI ha dedicato all’amato ve- cuore del suo insegnamento e lì attinge i pensieri, le
scovo di Ippona nelle udienze generali del
parole e gli esempi che costituiscono le lineegennaio e febbraio 2008, illustrandone la
guida del suo magistero. Per lui,
biografia, la dottrina e gli scritti, per finire
Agostino è come uno specchio che
con una lezione sulla triplice conversione
riflette anche una parte di sé. Riperdel grande africano: la prima fu il
correndo la sua opera teologica,
suo avvicinamento alla fede (culmispirituale-meditativa e culturale, si
nato nel battesimo nella Pasqua del
può cogliere il filo conduttore che
387), la seconda fu il servizio di preispira e tiene insieme le varie parti
dicazione e di scrittura, la terza la sua
della sua riflessione.
continua richiesta di perdono.
Se ai tempi di Agostino le conIl volume della LEV vuole essere
troversie erano di natura dottrinale
una guida all’avviamento dello stue vedevano lo strenuo impegno del
dio e della conoscenza di Sant’Agovescovo di Ippona nel combattere
stino. Un aiuto insostituibile viene
tante eresie e deviazioni, oggi le
perciò dato dai suggerimenti bibliograndi problematiche sono sopratgrafici, che Giuliano Vigini propone
tutto di natura pastorale ed eccleA cura di
con competenza e professionalità.
siale in un mondo sempre più seGIULIANO VIGINI
La frequentazione di Agostino da
colarizzato. L’impegno di Benedetto
SANT’AGOSTINO
parte di Benedetto XVI risale a molto
XVI sta nel richiamare la necessità
SPIEGATO DAL PAPA
Libreria Editrice Vaticana
tempo fa, addirittura agli anni giovadi un forte radicamento in Cristo e
Città del Vaticano, 2009
nili e la dottrina del Santo di Ippona
nei valori perenni del cristianesimo,
pp. 70, Euro 8,00
lasciò nel giovane Ratzinger una
unici presupposti per essere cristiatraccia profonda. Nei corsi, nei semini maturi nel vivere la fede e credinari e nelle conferenze da lui tenute nelle facoltà bili nel portarla agli altri.
teologiche delle università tedesche fino all’anno
Da qui anche il richiamo, nella memoria viva di
della sua nomina ad arcivescovo di Monaco e Frisin- Agostino, uno dei padri fondatori della cultura occiga nel 1977, Agostino ha sempre rappresentato un dentale, ai fondamenti cristiani dell’Europa, alle sue
punto di riferimento costante, uno dei principi ispira- radici, che sono come il cemento che tiene insieme
tori della sua teologia ed uno dei fari spirituali del l’idea stessa dell’uomo, sacro in quanto creatura di
suo magistero.
Dio e inviolabile nella sua dignità di persona.
Per Benedetto XVI il travagliato iter dell’esistenza
Senza tali radici, non solo si viene a perdere l’idi Agostino e il suo approdo alla fede è caratterizza- dentità cristiana che ha plasmato l’Europa, ma viene
to innanzitutto dalla <passione per la verità>, non a sfaldarsi nel relativismo imperante, la verità
verità intesa come principio filosofico astratto, ma profonda dell’uomo e del suo destino.
come verità tangibile.
Chiudiamo con le parole di Papa Benedetto XVI
È l’umiltà di Agostino che Benedetto sottolinea “Speriamo che molti, vedendo questo dramma umaquando dopo il cammino di conversione ha però sa- no, possano essere trovati dalla Verità e trovare la
puto mostrarsi umile anche nel sacrificare i propri Carità”.
■
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N. 3 / 2010
Rogate ergo
✂
I
Giusto de’ Menabuoi - Paradiso
SUSSIDI ROGATE
SUSSIDI ROGATE
RICONCILIATI
Intenzione dell’Unione
di Preghiera per le Vocazioni
per il mese di APRILE 2010
(Ricordiamo che per ovviare ai ritardi postali, ogni numero
della rivista tratta il tema del mese successivo)
Perché il ministero della riconciliazione
riprenda vigore in tutta la Chiesa
e sorgano molti sacerdoti che,
come San Giovanni Maria Vianney,
si dedichino con grande amore
a questa santa missione.
TEMA DEL MESE
Nell’ambito dell’anno sacerdotale vogliamo approfondire in questo mese il tema della riconciliazione, così importante nella nostra vita e nella missione
della Chiesa.
Non siamo stati noi che abbiamo amato Dio, ma Lui ci
ha amati per primo ed ha mandato il Figlio suo come
vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv. 4,10).
Questa proclamazione del “vangelo”, la grande notizia della salvezza, ci fa comprendere il senso e la sorgente della riconciliazione che ci viene offerta in
Cristo Gesù: l’amore immenso di Dio Padre che interviene in Cristo a risanare la rottura del peccato e ci
riapre la strada di una nuova comunione con sé e con
tutte le creature.
Questo mistero si concentra e si esprime in modo
eminente nel sacramento della penitenza che accompagna fin dalle origini il cammino della Chiesa nella
storia. Quando il sacerdote nel nome di Gesù Risorto
afferma su un fratello o una sorella “io ti assolvo dai
tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo” avviene il prodigio di una nuova nascita simile a quella del battessimo, simile a quella
del figlio prodigo per cui il padre esclama “questo
tutto fratello era morto ed è tornato in vita era perduto ed è stato ritrovato”.
La nostra preghiera per le vocazioni diventa intercessione appassionata e fiduciosa perché la Misericordia
di Dio Padre susciti ovunque apostoli e ministri della
riconciliazione, annunciatori e comunicatori della pace che fa risorgere i cuori.
denza. Senza il cammino di conversione, di penitenza e di richiesta di perdono che i ministri della
Chiesa devono instancabilmente incoraggiare ed accogliere, il tanto desiderato aggiornamento è destinato a restare superficiale ed illusorio.
Il Curato d’Ars si preoccupava innanzitutto di formare i fedeli al desiderio del pentimento. Sottolineava la
bellezza del perdono divino. Tutta la sua vita sacerdotale e le sue forze non erano forse consacrate alla
conversione dei peccatori? Ebbene, è nel confessionale che si manifestava soprattutto la misericordia di
Dio. Egli pertanto non intendeva sottrarsi ai penitenti
che venivano da ogni parte e ai quali consacrava
spesso dieci ore al giorno, a volte quindici o anche
più. Per lui questa era senza dubbio la più grande delle pratiche ascetiche, un «martirio»: fisicamente, innanzitutto, nel caldo, nel freddo o nell’atmosfera
soffocante; ed anche moralmente, perché soffriva
egli stesso per i peccati accusati e più ancora per la
mancanza di pentimento: «Piango per ciò per cui voi
non piangete». Accanto a questi indifferenti, che egli
accoglieva come meglio poteva e che tentava di svegliare all’amore di Dio, il Signore gli concedeva di
riconciliare dei grandi peccatori pentiti, e anche di
guidare verso la perfezione anime che ne avevano il
vivo desiderio. Era soprattutto qui che Dio gli domandava di partecipare alla Redenzione.
Noi oggi abbiamo riscoperto, meglio che nel secolo
scorso, l’aspetto comunitario della penitenza, della preparazione al perdono, e dell’azione di grazie dopo il
perdono. Ma il perdono sacramentale richiederà sempre un incontro personale col Cristo crocifisso attraverso la mediazione del suo ministro. Spesso, purtroppo, i
penitenti non si accalcano con fervore attorno al confessionale, come ai tempi del Curato d’Ars. Ora, il fatto
stesso che un gran numero di essi, per varie ragioni,
sembra astenersi totalmente dalla confessione, è segno
MAGISTERO
IN PROSPETTIVA ROGAZIONISTA
GIOVANNI PAOLO II, LETTERA AI SACERDOTI
PER IL GIOVEDÌ SANTO 1986, N.7
È certamente la sua instancabile dedizione al sacramento della penitenza, ciò che ha rivelato il carisma
principale del Curato d’Ars ed ha creato a giusto titolo la sua fama. È bene che un tale esempio ci porti
oggi a ridare al ministero della riconciliazione tutta
quella importanza che gli spetta e che il Sinodo dei
Vescovi del 1983 ha così giustamente messo in eviII
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SUSSIDI ROGATE
III. Rosario Mariano-Vocazionale:
Le intenzioni di preghiera si affidano alla intercessione di Maria, “Madre delle Vocazioni”.
che è urgente sviluppare tutta una pastorale del sacramento della penitenza, portando incessantemente i cristiani a riscoprire le esigenze di una vera relazione con
Dio, il senso del peccato, per il quale ci si chiude
all’Altro e agli altri, la necessità di convertirsi e di ricevere, per il tramite della Chiesa, il perdono come dono
gratuito di Dio e, infine, le condizioni che permettono
di ben celebrare il sacramento, superando i pregiudizi a
suo riguardo, i falsi timori e la prassi abitudinaria. Una
tale situazione richiede nel medesimo tempo che noi rimaniamo assai disponibili per questo ministero del perdono, pronti a dedicarvi il tempo e la cura necessari, ed
anzi, dirò di più, a dargli la priorità rispetto ad altre attività. I fedeli comprenderanno così il valore che,
sull’esempio del Curato d’Ars, noi gli conferiamo.
Mentre ringraziamo di cuore il Signore per San
Giovanni Maria Vianney e per tanti ministri della riconciliazione di cui ha arricchito la storia della Chiesa,
Lo supplichiamo ardentemente che, anche nel nostro
tempo, sorgano ovunque santi ministri della riconciliazione, perché i credenti percorrano sentieri di santità ed
il mondo possa godere un’epoca di pace.
E certamente una priorità pregare ed agire perché tutti i
seminaristi ricevano una formazione profonda ed aggiornata per essere autentici ministri della penitenza e
della riconciliazione nella Chiesa del nostro tempo.
Misteri Dolorosi
1. Gesù suda sangue nell’orto del Getzemani
- Perché i sacerdoti e i consacrati siano testimoni con la loro vita di aver incontrato la misericordia di Dio.
2° La flagellazione di Gesù
- Perché i sacerdoti e i consacrati non si vergognino di ritenersi peccatori davanti a Dio e
al prossimo.
3° La coronazione di spine
- Perché i sacerdoti e i consacrati sappiano sopportare umiliazioni e penitenze in riparazione dei
peccati propri e altrui.
4° Gesù sale al Calvario carico della croce
- Perché i sacerdoti e i consacrati sappiano sopportare le prove e le croci della vita quotidiana.
5° Gesù muore in croce
- Perché i sacerdoti e i consacrati sappiano morire a se stessi per promuovere la gloria di Dio e
il bene delle anime.
Salve Regina.
Preghiera per le Vocazioni
“Cuore compassionevole di Gesù”
CENACOLI P. ANNIBALE
dell’Unione di Preghiera per le vocazioni:
Schema di Animazione
IV. Condivisione
- Testimonianza dei membri del Cenacolo sulla
diffusione del Rogate e l’impegno del mese precedente - Lettura di alcune “Comunicazioni”
delle altre sedi - Consegna a tutti della “Scheda
di animazione” da diffondere specie tra anziani
e ammalati.
V. Impegno del mese di Marzo:
In questa Quaresim a accom pagnerem o il
Signore sulla via dolorosa partecipando alla Via
Crucis per la santificazione dei sacerdoti.
n. 3 Marzo 2010
“Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2 Corinzi 5,20)
I. Invocazione allo Spirito Santo.
Lettura del Vangelo
della domenica o festa seguente.
(Riflessioni partecipate
e applicazioni alla vita)
II. Coordinate spirituali:
- Finalità del “Cenacolo P. Annibale”:
1°. Pregare per le Vocazioni
2°. Far pregare specie
ammalati e anziani
3°. Essere “buoni operai”
nel proprio stato di vita
• Spiritualità rogazionista:
La testimonianza dell’incontro col Signore.
(vedi “La Parola del Padre”)
“Manda Signore,
apostoli Santi alla tua Chiesa”
La Parola del PADRE
Il brano di questo mese è una supplica di P.
Annibale alla SS. Vergine Immacolata per otteIII
SUSSIDI ROGATE
Cuore di Gesù questo suo traviato ministro!
Fatelo per quella eminente dignità di cui volle il
Sommo Dio insignirlo nel sublime Sacramento
dell’ordine sacro, fatelo per la santificazione e
salvezza di tante povere anime che sono alla sua
cura affidate, fatelo per consolazione del Cuore
Amantissimo di Gesù, per tutta la vostra potenza, per tutta la vostra Misericordia, per tutti i vostri dolori, per tutti i dolori del vostro Unigenito
Figliuolo, pel Sangue suo preziosissimo, per tutta la gloria, Madre Santissima, convertite questo
peccatore a Dio, convertitelo, convertitelo, convertitelo, senza più tardare. Togliete dal suo cuore ogni superbia, e riempitelo di santa umiltà e
di santa mansuetudine, togliete da lui ogni peccato, purificate la sua coscienza, risollevatelo
dalla tiepidezza in cui giace, e infiammatelo tutto del Divino Amore. Deh! Madre Santissima
fate voi che questo povero Sacerdote sia tutto,
tutto di Gesù, vittima consumata del suo Divino
Volere per cui diventi vera luce del mondo e vero sole della Terra.
Amen, amen”.
nere la conversione di un sacerdote messinese di
cui non si rivela l’identità. Il documento è anche
senza data.
“O Santissima Vergine Maria nel glorioso titolo di Stella Mattutina, noi Vi supplichiamo ardentemente, per la conversione di quel Sacerdote, il quale ha tanti obblighi con la Divina
Misericordia, e pure tanto ingratamente si diporta con la Divina Bontà! A Voi lo raccomandiamo che siete il Rifugio dei peccatori e l’Arca di
salvezza per le anime. Convertite questo Sacerdote al Cuore Santissimo del vostro Gesù, che
egli è tanto amareggiato ed offeso, e convertitelo presto con una conversione sincera, fedele e
costante.
Voi che siete la Piena di Grazia colpite il suo
freddo cuore con una grazia così efficace che
trionfi completamente della sua ostinazione e di
ogni resistenza che in lui proviene, o da cattiva
volontà, o da cattive abitudini, o da cattiva natura, o da mala tentazione dell’infernale nemico!
Madre amorosissima Immacolata Stella
splendida e mattutina, richiamate al dolcissimo
(Scritti, vol III, p. 500)
scheda a cura di N. Bollino e A . Pascucci
CENACOLI VOC
Mensile di Sussidi Vocazionali
Ogni mese quattro schede rispettivamente per ragazzi, giovani, per le comunità parrocchiali, e le comunità religiose.
Un sussidio utilissimo:
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in preghiera la loro lezione
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che desiderano lasciare un segno
duraturo del loro servizio pastorale
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per le vocazioni nella loro parrocchia
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che desiderano dare continuità e verità
alla preghiera per le vocazioni.
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IV
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SUSSIDI ROGATE
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LASCIATEVI RICONCILIARE
CON DIO
Prima parte
Introduzione
In questo anno sacerdotale, vogliamo chiedere al Signore il dono di numerosi “ambasciatori di
misericordia”: sacerdoti santi che
possano spezzare per tutte le generazioni il pane del perdono.
Abbiamo bisogno di questi eletti
luminosi che donandoci il Perdono di Dio nel sacramento della riconciliazione, ci possano far sperimentare quanto è vera e quanto
è bella la parola della Liturgia:
“A ncor oggi, Gesù, come buon
Samaritano viene accanto ad ogni
uomo piagato nel corpo e nello
spirito e v ersa sulle sue f erite
l’olio della consolazione ed il vino della speranza” (Prefazio comune V III).
A noi tocca obbedire alla parola
di Paolo: “Lasciatevi riconciliare
con Dio” perché avvenga questo
miracolo. Chiediamo al Signore
in questa adorazione, il dono di
numerosi e santi testimoni di misericordia: chiediamolo con tutto
il cuore!
CANTO DI ESPOSIZIONE
INVITO
ALL’ADORAZIONE
(da recitarsi insieme)
Tu, o Signore, sei il mio pane
e senza di Te non posso vivere;
non saprei dove andare
senza di Te,
non saprei cosa fare e cosa dire,
senza di Te.
Signore,
Tu sei il mio nutrimento,
Tu sei la forza
per la quale Tu mi darai
la grazia di spezzare con i fratelli
V
questo nutrimento,
giorno per giorno.
Saremo anche noi il pane
del Signore,
pane distribuito,
pane diventato ostia di umiltà.
(Card. Carlo Maria Martini)
Seconda parte
Proclamazione
della Parola
Dalla Seconda Lettera
di San Paolo apostolo ai Corinzi
(5,11-21)
Fratelli, consapevoli dunque del
timore del Signore, noi cerchiamo
di convincere gli uomini; per
quanto invece riguarda Dio, gli
siamo ben noti. E spero di esserlo
anche davanti alle vostre coscienze. Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo per darvi occasione di vanto a nostro riguardo, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è
esteriore e non nel cuore. Se infatti siamo stati fuori di senno,
era per Dio; se siamo assennati, è
per voi.
Poiché l’amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto
per tutti e quindi tutti sono morti.
Ed egli è morto per tutti, perché
quelli che vivono non vivano più
per se stessi, ma per colui che è
morto e risuscitato per loro.
Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne;
e anche se abbiamo conosciuto
Cristo secondo la carne, ora non
lo conosciamo più così. Quindi se
uno è in Cristo, è una creatura
nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio,
che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il
ministero della riconciliazione. È
Ora
Ora di
di Adorazione
Adorazione Vocazionale
Vocazionale
stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in
Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe
e affidando a noi la parola della riconciliazione.
Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo,
come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto
peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di
lui giustizia di Dio.
SUSSIDI ROGATE
gno di conversione” (Lc 15, 7). Riscopriamo,
dunque, la nostra vocazione come “mistero di
misericordia”. Nel Vangelo troviamo che è proprio questo l’atteggiamento spirituale con cui
Pietro riceve il suo speciale ministero. La sua
vicenda è paradigmatica per tutti coloro che
hanno ricevuto il compito apostolico, nei vari
gradi del sacramento dell’Ordine».
ADORAZIONE SILENZIOSA
OMELIA DEL CELEBRANTE
CANTO
ADORAZIONE
SILENZIOSA
Dalla Lettera ai sacerdoti
per il Giovedì Santo 2001
del Venerabile Giovanni Paolo II
CANTO
Terza parte
Riflessioni
Dalla Lettera ai sacerdoti
per il Giovedì Santo 2001
del Venerabile Giovanni Paolo II
«….Guardando a Cristo nell’ultima Cena, al suo
farsi “pane spezzato” per noi, al suo chinarsi in
umile servizio ai piedi degli Apostoli, come non
provare, insieme con Pietro, lo stesso sentimento di indegnità dinanzi alla grandezza del dono
ricevuto? “Non mi laverai mai i piedi!” (Gv 13,
8). Aveva torto, Pietro, a rifiutare il gesto di
Cristo. Ma aveva ragione a sentirsene indegno.
È importante, in questa giornata per eccellenza
dell’amore, che noi sentiamo la grazia del sacerdozio come una sovrabbondanza di misericordia.
Misericordia è l’assoluta gratuità con cui Dio ci
ha scelti: “Non voi avete scelto me, ma io ho
scelto voi” (Gv 15, 16).
Misericordia è la condiscendenza con cui ci
chiama ad operare come suoi rappresentanti, pur
sapendoci peccatori.
Misericordia è il perdono che Egli mai ci rifiuta,
come non lo rifiutò a Pietro dopo il rinnegamento. Vale anche per noi l’asserto secondo cui c’è
“più gioia in cielo per un peccatore convertito,
che per novantanove giusti che non hanno bisoVI
«….Mistero grande, carissimi Sacerdoti: Cristo
non ha avuto paura di scegliere i suoi ministri
tra i peccatori. Non è questa la nostra esperienza? Toccherà ancora a Pietro di prenderne più
viva coscienza nel toccante dialogo con Gesù,
dopo la risurrezione. Prima di conferirgli il mandato pastorale, il Maestro pone l’imbarazzante
domanda: “Simone di Giovanni, mi ami tu più
di costoro?” (Gv 21, 15). L’interpellato è colui
che qualche giorno prima lo ha rinnegato per
ben tre volte. Si comprende bene il tono umile
della sua risposta: “Signore, tu sai tutto; tu sai
che ti amo” (ivi, v. 17). È sulla base di questo
amore esperto della propria fragilità, un amore
trepidamente quanto fiduciosamente confessato,
che Pietro riceve il ministero: “Pasci i miei
agnelli”, “pasci le mie pecorelle” (iv i, vv.
15.16.17). Sarà sulla base di questo amore, corroborato dal fuoco della Pentecoste, che Pietro
potrà adempiere al ministero ricevuto.
E non è dentro un’esperienza di misericordia
che nasce anche la vocazione di Paolo?
Nessuno come lui ha sentito la gratuità della
scelta di Cristo. Il suo passato di accanito persecutore della Chiesa gli brucerà sempre
nell’animo: “Io infatti sono l’infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa
di Dio” (1 Cor 15, 9). E tuttavia questa memoria, lungi dal deprimere il suo entusiasmo, gli
metterà le ali. Quanto più si è stati avvolti dalla
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SUSSIDI ROGATE
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di Adorazione
Adorazione Vocazionale
Vocazionale
misericordia, tanto più si sente il bisogno di testimoniarla e di irradiarla. La “voce” che lo raggiunge sulla via di Damasco, lo porta al cuore
del Vangelo, e glielo fa scoprire come amore
misericordioso del Padre che in Cristo riconcilia
a sé il mondo. Su questa base Paolo comprenderà anche il servizio apostolico come ministero
di riconciliazione: “Tutto questo però viene da
Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante
Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a
sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della
riconciliazione” (2 Cor 5, 18-19).
Le testimonianze di Pietro e Paolo, carissimi
Sacerdoti, contengono preziose indicazioni per
noi. Esse ci invitano a vivere con senso di infinita gratitudine il dono del ministero: nulla noi abbiamo meritato, tutto è grazia! L’esperienza dei
due Apostoli ci induce, al tempo stesso, ad abbandonarci alla misericordia di Dio, per consegnare a Lui con sincero pentimento le nostre
fragilità, e riprendere con la sua grazia il nostro
cammino di santità. Nella Novo millennio ineunte ho additato l’impegno di santità come il
primo punto di una saggia “programmazione”
pastorale. È impegno fondamentale di tutti i credenti, quanto più dunque deve esserlo per noi
(cfr nn. 30-31)!
A questo scopo, è importante che riscopriamo il
sacramento della Riconciliazione come strumento fondamentale della nostra santificazione.
Avvicinarci a un fratello sacerdote, per chiedergli quell’assoluzione che tante volte noi stessi
diamo ai nostri fedeli, ci fa vivere la grande e
consolante verità di essere, prima ancora che
ministri, membri di un unico popolo, un popolo
di “salvati”. Quello che Agostino diceva del suo
compito episcopale, vale anche per il servizio
presbiterale: “Se mi spaventa l’essere per voi,
mi consola l’essere con voi. Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano... Quello è il nome di
un pericolo, questo di salvezza” (Discorsi, 340,
1). È bello poter confessare i nostri peccati, e
sentire come un balsamo la parola che ci inonda
di misericordia e ci rimette in cammino. Solo
chi ha sentito la tenerezza dell’abbraccio del
Padre, quale il Vangelo lo descrive nella parabola del figliol prodigo — “gli si gettò al collo e lo
baciò” (Lc 15, 20) — può trasmettere agli altri
VII
lo stesso calore, quando da destinatario del perdono se ne fa ministro.»
ADORAZIONE SILENZIOSA
CANTO
Quarta parte
Suppliche
PER GLI OPERAI DELLA MESSE
Illuminati e incoraggiati dalla tua Parola, ti preghiamo, o Signore, per coloro che hanno già seguito e ora vivono la tua chiamata. Per i tuoi
Vescovi, Presbiteri e Diaconi; ed ancora per i
tuoi consacrati Religiosi, Fratelli e Suore; ed ancora per i tuoi Missionari e per quei laici generosi, che operano nei ministeri istituiti o riconosciuti dalla Santa Chiesa. Sostienili nelle difficoltà, confortali nelle sofferenze, assistili nella
solitudine, proteggili nella persecuzione, confermali nella fedeltà!
Ti preghiamo, o Signore, per coloro che stanno
aprendo il loro animo alla tua chiamata, o già si
preparano a seguirla. La tua Parola li illumini, il
tuo esempio li conquisti, la tua grazia li guidi fino al traguardo dei sacri Ordini, dei voti religiosi, del mandato missionario.
Per tutti loro, o Signore, la tua Parola sia di guida e di sostegno, affinché sappiano orientare,
consigliare, sorreggere i fratelli con quella forza
di convinzione e di amore, che Tu possiedi e che
Tu solo puoi comunicare. Amen.
(Paolo VI, 1978)
ADORAZIONE SILENZIOSA
CANTO
MANDA SIGNORE,
ANCORA PROFETI!
Manda Signore, ancora profeti,
uomini certi di Dio,
uomini dal cuore in fiamme.
Ora
Ora di
di Adorazione
Adorazione Vocazionale
Vocazionale
E tu a parlare dai loro roveti
sulle macerie delle nostre parole,
dentro il deserto dei templi: a dire ai poveri
di sperare ancora. Che siano appena tua voce,
voce di Dio dentro la folgore,
voce di Dio che schianta la pietra.
(David Maria Turoldo)
ADORAZIONE SILENZIOSA
CANTO
NON FUNZIONARI MA TESTIMONI
Signore, non darci più dei sacerdoti,
ma concedici di meritarli.
La nostra preghiera non è abbastanza sincera,
non è abbastanza supplichevole.
Non sappiamo più perché li vogliamo.
Alcuni tra gli stessi sacerdoti
non sanno neanche più a quale servizio
sono stati chiamati.
Come desiderare, allora, nuovi sacerdoti?
Se la missione della Chiesa
si è oscurata nei nostri cuori,
SUSSIDI ROGATE
come sperare la mietitura?
E se non si attende la mietitura,
a che pro i mietitori?
Di qui il silenzio o il tergiversare colpevole
delle famiglie, delle comunità cristiane,
persino dei sacerdoti, che non osano più parlare
della vocazione sacerdotale...
Troppi battezzati cercano
nel sacerdote il funzionario
per carte e celebrazioni,
oppure il mago del cielo...
anziché aiutarlo ad essere il testimone
e l’educatore della fede in Cristo Gesù.
Signore, non darci più dei sacerdoti,
ma concedici anzitutto di accompagnarli
nella loro vocazione,
poiché la formazione dei sacerdoti
è impegno di noi tutti.
Signore, dacci fin d’ora dei sacerdoti
così che tu non sia più solo
e così che essi non siano mai soli !
(card. Roger Etchegaray)
Quarta parte
BENEDIZIONE EUCARISTICA
CANTO FINALE
Scheda a cura di P. A lbisinni
UNIONE DI PREGHIERA
PER LE VOCAZIONI
Scopo primario di questa associazione è di vivere e propagare ovunque lo
spirito di preghiera che nasce dall’obbedienza al comando di
Gesù:“Pregate il Padrone della messe perché mandi operai nella sua mesUNIONE
DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI
se”per ottenere numerose e sante vocazioni Sacerdotali e di Speciale
Scopo primario
di
questa
associazione
è di la
vivere
e propagare
ovunque load
spirito
preghiera
Consacrazione
che portino
salvezza
e la liberazione
ognidiuomo.
che nasce dall'obbedienza
al comando
di Gesù:"Pregate
il Padrone
della messe
perché
mandi
L’ Associazione
di Preghiera
per le Vocazioni
propone
ai suoi
aderenti:
operai nella sua
per ottenere
numerose
e sante
vocazioni cristiana
Sacerdotali
e dipreghiera
Speciale
• dimesse"
riscoprire
la propria
personale
vocazione
nella
Consacrazione
che portino
la salvezza e la liberazione ad ogni uomo.
e nella
vita quotidiana;
L' Associazione di Preghiera per le Vocazioni propone ai suoi aderenti:
• di pregare per ottenere i “buoni operai” alla Chiesa e per la perseve• di riscoprire la propria personale vocazione cristiana nella preghiera e nella vita quotidiana;
ranza
dei chiamati;
• di pregare per
ottenere
i "buoni operai" alla Chiesa e per la perseveranza dei chiamati;
di offrire
le gioiedella
e le propria
sofferenze
della
propria
• di offrire le•gioie
e le sofferenze
vita per
questo
scopo;vita per questo scopo;
•
di
far
conoscere
secondo
le
proprie
possibilità
lo spirito
di questa
• di far conoscere secondo le proprie possibilità lo spirito di questa preghiera
comandata
da
preghiera comandata da Gesù.
Gesù.
Chi è interessato
rivolgersi a:può rivolgersi a:
Chi può
è interessato
VIII
✂
CENTRO
VOCAZIONALE
ROGATE
CENTRO
VOCAZIONALE
ROGATE
Via deiVia
Rogazionisti,
8
00182
R
O
M
A
Tel.
/ 70.23.430
dei Rogazionisti, 8 - 00182 R O- M
A 06
- Tel.
06 / 70.23.430
SUSSIDI ROGATE
LECTIO DIVINA
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✂
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LASCIATECI RICONCILIARE
CON DIO
PRESENTAZIONE
Guida
Il profondo bisogno di pace
presente in ogni cuore trova
pieno appagamento nell’esperienza unica del perdono di
Dio, un perdono totale gratuito
e inimmaginabile che, mentre
distrugge le nostre colpe ci dà
una vita nuova, un nuovo rapporto con Lui e con tutte le altre creature.
Siamo oggi riuniti per meditare
su questo mistero e per intercedere affinché ovunque sorgano
santi ministri del prodigio rigenerante della riconciliazione.
Invochiamo con vivo desiderio
lo Spirito Santo e purifichiamo
i nostri cuori col Pentimento e
col perdono delle offese ricevute.
INVOCAZIONE DELLO SPIRITO
E PREGHIERA DI PENTIMENTO
Canto
“Veni creator”
(o uno simile)
IX
Presidente
Lo Spirito santo è il grande artefice di ogni riconciliazione e di
ogni autentico rinnovamento personale e sociale. Supplichiamolo
di venire in noi con la sua grazia
a suscitare un sincero pentimento
di ogni peccato e a ricostruire il
nostro rapporto con Dio e col nostro prossimo. Ad ogni invocazione risponderemo:
Spirito di verità, illumina
e rinnova i nostri cuori!
• Quando ci sentiamo abbandonati da tutti.
• Quando temiamo il giudizio
di Dio e pensiamo che anche
Lui si sia allontanato da noi.
• Quando sperimentiamo
l’ingratitudine delle persone
che abbiamo amato di più.
• Quando
temiamo
di
avvinarci a Dio per ciò che
Egli possa chiederci.
• Quando ci sentiamo come
schiavi di brutte abitudini.
Lectio
Lectio Divina
Divina
SUSSIDI ROGATE
• Quando siamo presi dal risentimento verso
chi ci ha offeso.
un cuore affranto e umiliato,
Dio, tu non disprezzi.
Si possono aggiungere altre intenzioni libere
Nel tuo amore fa’ grazia a Sion,
rialza le mura di Gerusalemme.
Allora gradirai i sacrifici prescritti,
l’olocausto e l’intera oblazione,
allora immoleranno vittime
sopra il tuo altare.
Presidente
Facciamo nostra la preghiera del Salmo 51 col
quale moltitudini di credenti hanno implorato la
misericordia di Dio ed il rinnovamento della
propria vita.
Gloria al Padre,
al Figlio e allo Spirito Santo…
MISERERE
Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.
Presidente
Padre Santo, che in Cristo tuo Figlio hai posto
la sorgente di ogni riconciliazione, donaci un
cuore penitente, capace di riconoscere i nostri
peccati e di affidarsi totalmente alla tua infinita
misericordia. Per Cristo nostro Signore.
Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto;
perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.
Assemblea
Amen.
Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell’intimo m’insegni la sapienza.
E
Purificami con issopo e sarò mondo;
lavami e sarò più bianco della neve.
Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.
Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.
INTRONIZZAZIONE
PROCLAMAZIONE DELLA PAROLA
X
R
C
B
«
Guida
“Ogni volta che nella Chiesa si leggono le divine Scritture è Cristo che parla al suo popolo”.
Rivolgiamo a lui la nostra attenzione piena
d’amore per accogliere tutto ciò che vorrà rivelarci.
«La riconciliazione» (5,11-21)
D
Consapevoli dunque del timore del Signore, noi
cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto
invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero
di esserlo anche davanti alle vostre coscienze.
Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è
solo per darvi occasione di vanto a nostro riguardo, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore. Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se
siamo assennati, è per voi.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode;
poiché non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
P
Mentre si reca in processione il libro delle Sacre
Scritture, l’assemblea esegue un canto adatto. Lo
si depone all’ambone e, se possibile, lo si incensa.
Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi
Insegnerò agli erranti le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
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Lectio
Lectio Divina
Divina
SUSSIDI ROGATE
Poiché l’amore del Cristo ci spinge, al pensiero
che uno è morto per tutti e quindi tutti sono
morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli
che vivono non vivano più per se stessi, ma per
colui che è morto e risuscitato per loro.
Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così. Quindi se uno è in Cristo, è
una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi
il ministero della riconciliazione. È stato Dio
infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non
imputando agli uomini le loro colpe e affidando
a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se
Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con
Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato,
Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché
noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.
quel che devi!” Il suo compagno, gettatosi a terra,
lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti
rifonderò il debito”. Ma egli non volle esaudirlo,
andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non
avesse pagato il debito.
Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto
l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare
quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho
condonato tutto il debito perché mi hai pregato.
Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini,
finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di
voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello.
Parola di Dio.
Presidente
Venendo al mondo siamo inseriti in una storia
segnata da forze disgregatrici e, per grazia di
Dio, da energie che tendono a ricomporre l’unità
con Dio e col nostro prossimo. Pur potando in
noi l’anelito alla riconciliazione ed alla pace,
sperimentiamo spessa l’impossibilità di costruirla con le nostre forze e siamo tentati di scoraggiarci in questo difficile cammino.
L’impensabile iniziativa di Dio, culminata
nell’invio del suo proprio Figlio, ha aperto una
possibilità di salvezza: da un lato Dio ci rivela il
suo immenso amore e, dall’altro, ci aiuta nello
stesso tempo a riconoscerci peccatori affidati
completamente alla sua misericordia, che gode
immensamente nel perdonarci e nel darci una
vita nuova.
Parola del Signore.
Lode a Te, o Cristo.
APPROFONDIMENTO ORANTE
DELLA PAROLA
Rendiamo grazie a Dio.
Canto
Beati quelli che ascoltano
«Il perdono delle offese» (18,21-35)
Dal Vangelo secondo Matteo
Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: “Signore,
quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se
pecca contro di me? Fino a sette volte? ”. E Gesù
gli rispose: “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che
volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i
conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di
diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: “Signore, abbi
pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”.
Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare
e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo
trovò un altro servo come lui che gli doveva cento
denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: “Paga
La nostra preghiera per le nuove vocazione ci
spinge a desiderare e a domandare al Signore
che il suo Spirito di riconciliazione riempia tanti
cuori e susciti ovunque molti testimoni del
Vangelo. Al tempo stesso, siamo riconoscenti al
Signore per tutti gli uomini e le donne che, lungo i secoli, sono diventati testimoni e artefici di
riconciliazione per tanti.
XI
Lectio
Lectio Divina
Divina
SUSSIDI ROGATE
Tempo di Meditazione silenziosa
(10 minuti circa)
IMPEGNO DI APOSTOLATO
Presidente
Nel prossimo mese ci impegneremo ad essere
segno di riconciliazione nel nostro ambiente di
vita, con l’intenzione che Dio susciti molti testimoni del Vangelo.
BENEDIZIONE E INVIO
Presidente/Assemblea
• Il Signore sia con voi…
- E con il tuo spirito.
• Vi benedica Dio onnipotente…
- A men.
Canto Finale
“A ndate per le strade”
Scheda a cura di A . Pascucci
Editrice Rogate
Novità
Novità
Ristampa
XII
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Per informazioni e ordinazioni:
Editrice Rogate • Tel. 06.702.34.30 - Fax 06.702.07.67
e-mail: [email protected] - www.vocations.it
SUSSIDI ROGATE
LASCIATEVI RICONCILIARE
CON DIO
✂
RAGAZZI
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PRESENTAZIONE
Guida
Carissimi, in questo giorno il
Signore ci invita a riconciliarci con
lui, con un incontro d’amore profondo. Dio è amore e misericordia
infinita! Per fare davvero esperienza
di questo amore in noi occorre stabilire un rapporto fiducioso e filiale
col Padre che, per primo, ci viene a
cercare per ridonarci la pace del
cuore che troppe vicende quotidiane
offuscano.
Celebrante
Nel nome del Padre,
del Figlio e dello
Spirito Santo.
Tutti
Amen.
CANTO
«Invochiamo lo Spirito di Dio»
O Spirito Santo,
vieni in aiuto alla mia debolezza
e insegnami a pregare.
XIII
Senza di Te, Spirito del Padre,
non so che cosa devo chiedere,
né come chiederlo.
Ma Tu stesso vieni
in mio soccorso
e prega il Padre per me,
con sospiri
che nessuna parola
può esprimere.
O Spirito di Dio,
Tu conosci il mio cuore:
prega per me
come il Padre vuole.
O Spirito Santo,
vieni in aiuto
alla mia debolezza,
e insegnami a pregare.
Amen.
Preghiamo a cori alterni
(Is 53,5-12)
1° Coro
Egli è stato trafitto
per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità.
Ragazzi
Ragazzi
Il castigo che ci dà salvezza
si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
2° Coro
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
1° Coro
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca;
2° Coro
Con oppressione
e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua sorte?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per l’iniquità del mio popolo
fu percosso a morte.
1° Coro
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
2° Coro
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in espiazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo
la volontà del Signore.
1° Coro
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà la loro iniquità.
2° Coro
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha consegnato se stesso alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i peccatori.
SUSSIDI ROGATE
CANTO
RIFLESSIONE
Nella vita ci sono giorni che non faresti morire
mai, altri invece che ti distruggono, per me è
stato così …
Anche in primavera, il sole non riusciva a sciogliere la neve intorno a me, nell’anima non avevo più nulla …
Poi un giorno tutto cominciò a prendere una piega diversa, m’invitarono delle amiche a ricominciare a pregare cosa strana per me …
Così feci e poi …
Nella mia vita tornò quel raggio di luce che per
me era ormai un’utopia.
Il mio cuore si cominciò ad aprire a tutto, le avversità passate non mi facevano più paura.
Ora, spesso, i miei amici mi chiedono come io
sia potuta cambiare così solo con l’aiuto di un
libro e come esso mi rende la vita così facile, io
sempre rispondo loro: “dal primo giorno che ho
aperto quel libro la mia vita è cambiata, per il
semplice fatto che quelle pagine non devono essere lette ma bisogna ascoltarle, in quel libro ho
trovato Dio che mi ha parlato”.
IN ASCOLTO DELLA PAROLA
«La Riconciliazione» (2 Cor 5,20 - 21;)
Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo,
come se Dio esortasse per mezzo nostro.
Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro
favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.
Parola di Dio
RIFLESSIONE
CANTO
1° ragazzo
Il cuore dell’uomo è un abisso e Dio è profondamente innamorato del cuore dell’uomo; per
questo è sempre lui che prende l’iniziativa e cerca l’uomo per donargli, ancora una volta, il suo
XIV
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Ragazzi
Ragazzi
SUSSIDI ROGATE
amore di Padre, anche se spesso l’uomo pensa
che sia lui a cercare Dio. Dio non si vergogna
delle nostre fragilità, difetti, incorrispondenze
ma ci viene a cercare per entrare nella nostra
casa e portare nella nostra vita la festa e una
nuova forza per ricominciare.
stente come la sabbia del mare: basta un’onda
che passa e subito ogni orma, ogni scritta è cancellata.
“Prego poco, mi ricordo di Dio solo quando sono nei guai. Gli esempi negativi subito mi abbattono e non mi accorgo dei piccoli santi che
mi vivono accanto”.
2° ragazzo
La riconciliazione comincia da se stessi, perché
a volte è più facile amare gli altri che se stessi.
Proprio dal riconciliarsi con se stessi comincia
la riconciliazione vera e propria … Bisogna essere consapevoli e accettare i propri limiti, accettazione che non va confusa con la passività e
il dire di “no” ad una certa fantasia nel progettare la propria vita.
È innanzitutto, riconoscersi come un “miracolo
di Dio” e riconoscere che la propria vita è un
dono!
Occorre guardarsi con gli occhi con cui ci guarda Dio che ci ama e per questo non abbiamo
paura di togliere via ogni maschera per lasciarci
riconciliare con lui.
Pietra
Rappresentano, o Signore, tutte quelle pietre che
abbiamo scagliato contro gli altri, senza renderci
conto di quelle volte che noi siamo state “pietre
di inciampo” per gli altri a causa della nostra incoerenza e tiepidezza.
Aghi di pino
Rappresenta, o Signore, la nostra irascibilità, intolleranza.
“Ferisco tutti quelli che mi passano accanto …
il mio cuore è chiuso come un riccio: ho paura
di amare e di lasciarmi amare!”.
CANTO
SEGNO
Portiamo all’altare tutto ciò che ci impedisce di
riconciliarci con Dio, tutti i nostri limiti.
PREGHIAMO INSIEME
Signore, spesso abbiamo la pretesa di essere noi il
centro di tutta la nostra vita, di non aver bisogno
di te, di staccarci dalla tua dipendenza creativa.
Magari non la neghiamo, ma agiamo per conto
nostro.
Spesso facciamo della libertà un idolo, la separiamo dalla verità che ci farebbe incontrare con
te e con noi stessi.
Aiutaci a comprendere che la nostra vera libertà
è cercarti fino in fondo, in noi e nel volto della
tua creazione. Amen.
Biglia
Rappresenta, o Signore, il nostro individualismo, la nostra indifferenza, la nostra autosufficienza: la sua bellezza sembra incantare, crediamo di poter fare tutto da soli.
“Io non ho bisogno degli altri, io so tutto e gli
altri non hanno niente da insegnarmi. Io la vita
la conosco, faccio tutto per conto mio e se è necessario anche sulla pelle degli altri”.
Foglia secca
Rappresenta, o Signore, il nostro sentirci morti
dentro, senza un po’ di linfa vitale né un pizzico
di speranza e di fiducia … un po’ per i nostri errori, insuccessi, perché crediamo che nessuno
più ci comprende, dalla vita non ci aspettiamo
più niente.
“Deluso dagli amici, perdente negli studi, nel lavoro, tradito in amore, credo anche di essere stato abbandonato da Dio”.
CANTO
Sabbia
Rappresenta, o Signore, la nostra fede inconsi-
2° Coro
Vocazione alla tua sequela, alla tua parola,
PREGHIAMO A CORI ALTERNI
1° Coro
Guardiamo a te, Gesù Cristo nostro Signore,
Maestro e Salvatore dell’umanità,
come alla luce del modo
e, da te illuminati, noi ti preghiamo
di farci comprendere la vita
come una vocazione.
XV
Ragazzi
Ragazzi
alla tua comunione, perché tu sei, o Cristo,
la Via, la Verità, la Vita.
Fa’, o Signore, che mai siamo insensibili
alla chiamata rivelatrice, che è il tuo Vangelo,
segreto, forza e gioia del nostro vero destino.
1° Coro
Fa’, o Signore, che noi comprendiamo
la dignità e l’impegno della nostra semplice
e misteriosa vita cristiana.
2° Coro
Fa’, o Signore,
che di te discepoli e di te seguaci,
noi ci arrendiamo, liberi e docili,
al mistero dell’unità, che è la tua Chiesa
vivente nella tua verità e della tua carità.
1° Coro
Fa’, o Signore, che il tuo Spirito
informi e trasformi la nostra vita,
e ci dia il gaudio della fraternità sincera,
la virtù del generoso servizio,
l’ansia dell’apostolato.
2° Coro
Fa’, o Signore, che sempre più ardente
SUSSIDI ROGATE
e operoso diventi il nostro amore
verso i fratelli in Cristo
per collaborare sempre
più intensamente con loro
nell’edificazione del Regno di Dio.
1° Coro
Fa’ ancora, o Signore,
che sappiamo meglio unire i nostri sforzi
con tutti gli uomini di buona volontà,
per realizzare pienamente il bene dell’umanità
nella verità, nella libertà,
nella giustizia e nell’amore.
Insieme
Per te così ti preghiamo, o Cristo,
che col Padre e con lo Spirito Santo
vivi e regni, Dio, nei secoli eterni. Amen.
(Paolo VI)
Padre nostro
Benedizione finale
CANTO
scheda a cura di P.Varlaro
MONACHE AGOSTINIANE
“IMMAGINI
PER LA PREGHIERA
E LA CATECHESI”
Suor Mariarosa Guerrini e le Monache Ago-stiniane di Lecceto continuano ad offrire agli animatori pastorali e ai catechisti immagini sempre
nuove ed efficaci per illustrare pagine particolarmente significative del Vangelo e della vita
cristiana. In calendari, immagini, cartoline e biglietti augurali offrono semplici ed efficaci strumenti per l’annuncio del vangelo negli eventi
cristiani della vita e dell’amicizia.
MONACHE AGOSTINIANE
EREMO DI LECCETO (SI) - TEL. 0577/349393
XVI
.
Se sei animatore o animatrice vocazionale
● Se sei impegnato nella catechesi, nella scuola,
nel sociale, nelle comunicazioni sociali
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Rogate ergo
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della Vocazione
Giuseppe De Virgilio (a cura)
Progetto del Centro
Internazionale Vocazionale
Rogate dei Padri Rogazionisti
160 Voci – da “Abramo”
a “Zelo” –, 70 Autori, in
1.082 pagine. Un’opera del
tutto nuova nel panorama
mondiale, che getta le basi
per una completa e
sistematica teologia biblica
della vocazione.
Una proposta metodologica
e tematica per chi intende
leggere tutta la Bibbia in
chiave vocazionale. Un valido strumento per la conoscenza della
Parola di Dio, a servizio delle Comunità cristiane per l’annuncio
del “Vangelo della vocazione”, in particolare ai giovani.
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