l`antifona dei midlake

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l`antifona dei midlake
Il tour bus dei Midlake è
parcheggiato nella Londra
industriale nei pressi di
Wimbledon Park, dove ci sono
solo capannoni, magazzini
e un grande studio di
registrazione. Mancano pochi
giorni al concerto (sold out
in un batter d’occhio) alla
Islington Assembly Hall e i
texani si sono chiusi dentro
un’enorme sala prove. Mi basta
entrare nella cabina regia per
capire che sarebbe stato un
grande show: sento suonare
l’onirica suite di Provider
Reprise e ho la pelle d’oca.
Paul Alexander (bassista e
ingegnere del suono) è un’ape
matta: fa avanti e indietro dal
suo strumento al pannello di
controllo per dare minuziose
istruzioni al sound man che li
accompagnerà in tour. Devono
ancora decidere la scaletta
giusta per portare in tour
Antiphon: non solo un nuovo
album ma anche un nuovo
inizio per i Midlake. “E’ stata
dura accettare che Tim (Smith,
ex voce e autore della band
NdR) volesse abbandonarci,
soprattutto dopo che abbiamo
lavorato negli ultimi due anni
a un disco mai pubblicato”
confessa Eric Pulido, già
vocalist e chitarrista, ora
promosso a frontman. Chissà
se riusciremo mai ad ascoltare
quelle canzoni di cui parla:
due di queste sono state
prodotte in California da
Jonathan Wilson e sono anche
le uniche, mi spiegano, di cui
il perfezionista Tim Smith
era rimasto molto contento.
“Mi auguro che un giorno
verranno alla luce perché
sono davvero splendide” rivela
il chitarrista Joel McClellan
facendo salire la mia curiosità
a livelli pruriginosi. Per ora
abbiamo Antiphon, un album
ispirato più che di ripiego.
La voce di Pulido e le nuove
melodie orecchiabili, portano
una ventata d’aria fresca al
loro sound: in evoluzione ma
inconfondibilmente Midlake.
testo e foto di Chiara Meattelli
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L’ANTIFONA DEI
Q
uando sono passata a trovarvi nel vostro studio di Denton, nel maggio del
2011, ricordo che sulla lavagna avevate scritto la frase: “We need two more
awesome songs”, come se foste a buon punto
e contenti di quanto avevate...
All’inizio eravamo molto contenti del nuovo materiale ma poi siamo finiti con il succhiare la vita
dalle canzoni. Ogni volta che facevamo un passo
in avanti ne seguivano due indietro.
Allora mi avevate detto che sarebbe stato un
disco molto più collaborativo del solito...
E’ vero, volevamo togliere un po’ di pressione da
Tim come unico autore del gruppo. Da quel punto di vista sapevamo già che quest’album sareb-
be stato un nuovo inizio. Molto spesso ci trovavamo a fare jam alla ricerca d’idee con cui Tim
potesse giocare mentre lui era a casa a lavorare su altri brani.
Poi Tim ha lanciato la bomba della sua dipartita...
Non abbiamo litigato... Sapevamo già che Tim
non era mai del tutto contento e che non gli piaceva andare in tour ma eravamo in qualche modo abituati alla sua insoddisfazione. Non pensavamo che avrebbe mancato alla sua promessa e
se ne sarebbe andato. Il piano era fare l’ultimo album insieme e poi lasciarci, nel frattempo, sia io
che Tim avevamo iniziato dei progetti.
Dunque l’atmosfera in un certo senso era già
MIDLAKE
Y
mo bene e rispettiamo il suo talento ma anche
se era una parte importante di noi, averlo perso
non ha disintegrato il gruppo.
Tim cosa ha detto riguardo il fatto che avreste tenuto il nome?
Per lui la cosa più importante era la musica ma
magari se avesse potuto dire l’ultima non ci avrebbe permesso di tenerlo. E’ stato lui a lasciarci e
quando qualcuno viene improvvisamente meno a un accordo non può anche impartire condizioni. Ci ha messo in una situazione difficile e
non solo dal punto di vista artistico, i Midlake sono anche il nostro lavoro...
Tim vi ha annunciato la sua dipartita lo scorso novembre e Antiphon è uscito nel novembre successivo: c’è stata una certa urgenza nella vostra antifona...
In realtà, all’inizio non sapevamo se ce l’avremmo
fatta. Non sapevamo nemmeno se Simon Raymonde di Bella Union ci avrebbe pubblicati senza la formazione originaria o se la Sony avrebbe
continuato a farci da editore. Dunque lo scorso
marzo, che ora ci sembra un’eternità fa, abbiamo
spedito cinque brani a Simon per avere una sua
opinione. Lui ha risposto con una email molto
incoraggiante in cui dava consigli dettagliati per
ciascuna canzone. È stato fantastico anche perché quelle migliori sono venute dopo: le sue parole sono state di grande incoraggiamento. Dobbiamo anche ringraziarlo di averci dato una scadenza di tempo...
MIDLAKE
compromessa se sapevate che sarebbe stato
l’ultimo lavoro dei Midlake originari...
Sicuro, l’atmosfera era senz’altro agrodolce ma
pensavamo la cosa migliore fosse comunque finire l’album e andare in tour. Nessuno di noi voleva che The Courage of Others fosse la nostra ultima dichiarazione come band, non abbiamo mai
amato quel disco. Forse inconsciamente speravamo che nel frattempo Tim avrebbe avuto un’epifania e sarebbe rimasto con noi... Chi può sapere
cosa sarebbe successo?
Ma poi l’album non è mai stato terminato e
avete optato per buttare via tutto...
Al principio Tim ci ha detto cosa potevamo tenere e cosa no ma non ci è sembrato molto giu-
sto proseguire in quei termini soprattutto perché
sentivamo che quelle canzoni appartenevano a
tutto il gruppo e potevamo finirle con o senza di
lui. Così abbiamo deciso di riscriverlo da zero. Non
è stata una decisione semplice eppure era l’unico
modo per... non dico uscire dalla sua ombra ma
almeno dire la nostra.
Avete mai pensato di cambiare il nome?
Sì ma poi abbiamo deciso di tenerlo; ci sono state
band che hanno subito grandi cambiamenti ma
hanno comunque tenuto il nome e avuto successo: Pink Floyd, Fleetwood Mac, Genesis. Inoltre sentiamo che l’anima del gruppo, i nostri sentimenti e desideri sono gli stessi di sempre. Certo
ci dispiace che Tim non ne faccia parte, gli voglia-
Lavorate meglio con le deadline?
Diciamo che abbiamo sempre abusato del tempo avendo anche a disposizione uno studio di registrazione tutto nostro che ci consente di farlo.
Inoltre siamo sempre stati molto gelosi della nostra musica e anche se è giusto ricercare la perfezione bisogna anche essere coscienti che non si
arriverà mai pienamente a raggiungere una condizione ideale.
Mi è parso di capire che l’abuso del tempo è
stata una “trappola” di cui ha sofferto molto
The Courage of Others...
Esatto. Quando lavori troppo a un’idea, perdi
l’organicità e diventa tutto un po’ forzato, innaturale e si perde l’essenza di ciò che cercavi di
raggiungere.
Come nasce dunque la musica di Antiphon?
E’ stato differente da canzone a canzone. Sentivo
che gran parte del peso era ricaduto su di me come autore ma senza l’aiuto degli altri non ce l’avrei mai fatta. Credo che in passato alcuni membri della band siano stati emarginati, non potevano del tutto esprimere la propria opinione. E
di quello sono colpevole anche io come gli altri:
il clima con cui si lavorava prima non era molto
salutare da questo punto di vista, bisognava davBUSCA | 29
se ne è fatto nulla, eppure a me sembrava buon
materiale. Con Jason Lytle dei Grandaddy abbiamo fatto dei tour insieme e ci piacerebbe produrre qualcosa in futuro. Ora sento che la nostra
band ha più libertà di fare collaborazioni e con
questo non voglio demonizzare Tim ma sembra
che siamo più rilassati e possiamo respirare un
po’ di più...
Presto aprirete un paio di date per i Pearl Jam:
siete emozionati?
Se lo avessi saputo quando ero teenager e li adoravo, me la sarei fatta sotto! Ma credo che questo
genere di cose sia più importante farle piuttosto
che come le fai, se capisci che intendo...
Due anni fa eravate in procinto di aprire il Paschall Bar come attività collaterale alla band:
ora vedo che sta andando alla grande...
Già, quel bar alla fine potrebbe pagare da vivere
a tutti e cinque con le rispettive famiglie. Ci dà
un bel po’ di libertà il fatto di avere delle entrate che non siano necessariamente legate all’attività della musica.
vero imporsi per farsi sentire. Ora che abbiamo
intrapreso un nuovo inizio queste cose si possono ridefinire.
Sei uno scrittore prolifico?
No, nessuno di noi lo è. Ma è bello poter usare la
forza degli altri per aiutarsi a vicenda. Per questo
credo sia un album dinamico in cui le personalità di ciascuno emergono trovando un terreno
comune dove esistere. E’ così che dovrebbe essere: non solo avere fiducia negli altri ma averne
anche bisogno. Per questo, nei credits, ciascuna
canzone è firmata da “Midlake”.
La batteria di McKenzie sembra più libera che
mai, si lancia in suoni prog...
Credo che sia appunto un esempio della libertà creativa di cui abbiamo goduto. McKenzie si
è sentito come un bambino in un negozio di caramelle: poteva fare tutto ciò che voleva. A volte impazziva e lo abbiamo dovuto contenere! La
batteria ha segnato una piccola svolta per la band
verso un sound progressive e ampolloso.
Mi piace molto l’incedere incalzante di The
Old and The Young, qual è stata l’idea iniziale?
Mi è improvvisamente venuta in mente la melodia del ritornello e l‘ho cantata sul registratore dello smartphone, credo ce l’abbia ancora in
memoria...
Ricordo che dentro il vostro studio ascoltavate
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i Pink Floyd: l’eco della loro psichedelia si sente forte in tutto Antiphon...
Ci sono sempre molto piaciuti i Pink Floyd e la psichedelia di album come Meddle. Da poco ho anche riascoltato Trick of The Tail dei Genesis e solo
dopo ho scoperto che è stato il loro primo disco
senza Peter Gabriel. Ho trovato l’analogia con la
nostra band molto poetica. Sono anche un grande amante di The Band e degli Wings: Band on
The Run è un disco dal sound così libero. Abbiamo comunque ascoltato una varietà di musica,
dalla motown alla classica e anche il folk che ci
ispira da sempre. Ma non sai mai in che modo la
musica che ascolti andrà a influenzare le tue canzoni almeno finché ne parli con qualcuno che ti
offre una diversa prospettiva.
Insieme a Paul (Alexander, bassista, NdR) hai
prodotto il primo album di John Grant con risultati strepitosi. Vi piacerebbe fare altri lavori del genere in futuro?
Sì, senz’altro quella è stata una collaborazione che
ci ha aperto gli occhi sulla produzione e ci ha invogliati a farne di più. In quell’occasione John era
il produttore esecutivo ma dal momento che il
nostro stile era diverso dal suo, accettava di buon
grado le nostre idee.
Avete avuto altre richieste?
Abbiamo lavorato a qualche demo con Beth Orton che è venuta a trovarci a Denton e abbiamo
anche suonato uno show insieme. Ma poi non
Credo sia stata una bella trovata in tempi difficili come questi, soprattutto per i musicisti...
Un nostro amico sta scrivendo una tesi all’università proprio sui gruppi di oggi: quelli che fanno la
fame e poi diventano ricchi, oppure che diventano ricchi e poi fanno la fame oppure che fanno solo la fame. E ci ha portati come esempio di
band che cerca di crearsi una carriera duratura. E’
sempre una buona mossa investire il denaro guadagnato in qualcosa che può tornare utile a tutti, soprattutto quando sei un gruppo composto
da amici come noi.
Il bar vi prende molto tempo?
Io sono quello che ci ha perso più tempo degli altri ma ora che è partito bene e noi siamo
impegnati con il gruppo, c’è mio fratello come
manager.
Un’ultima domanda prima di lasciarti tornare alle prove. Se dovessi invitare cinque persone a uno dei vostri famosi barbecue, chi chiameresti? Escludi famiglia e amici che saranno
comunque presenti e includi pure personaggi defunti...
Immagino che per primo debba invitare Cristo
perché un barbecue senza Dio non può essere un
bel barbecue. Poi qualcuno con cui jammare: Harry Nilsson, che mi è sempre molto piaciuto e magari anche il suo amico John Lennon. Così avremmo cantanti, chitarre e Cristo che suona qualsiasi strumento... manca Levon Helm alla batteria! E
come quinta persona forse sarebbe il caso di portare una donna, Marylin Monroe, così abbiamo
anche qualcosa di bello da guardare.
Ì