La globalizzazione dello spazio

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La globalizzazione dello spazio
IN QUESTO ARTICOLO
Argomenti: Iss | Agenzia spaziale italiana | Cina |
Organisation for Economic Co-Operation and
Development (OECD) | Associazione Spaziale Italiana
| Nasa | Italia | Scienza
di Roberto Battiston 18 Novembre 2015
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La collaborazione nello spazio è certamente uno dei punti qualificanti per aprire una nuova
era nelle relazioni bilaterali italo-cinesi. E non a caso. Oggi i 250 miliardi di fatturato annuo
globale della Space Economy nei paesi OECD (The Space Economy at a Glance 2014) sono
la frontiera più alta della globalizzazione, ma non mi riferisco ai numeri, visto che ci sono
settori enormemente più pesanti nel Pil globale.
E non si tratta di un facile gioco di parole. Lo Spazio è oggi diventato il luogo dove la
globalizzazione viene declinata attraverso valori comuni irrinunciabili: valori scientifici,
tecnologici, economici e, non ultimi, valori umanistici. La globalizzazione spaziale è allo
stesso tempo competitiva e collaborativa. L’esempio più lampante è la Stazione Spaziale
Internazionale, l’avamposto dell’uomo nello spazio, che da 15 anni accoglie astronauti di
diverse nazioni, che sulla Terra sono spesso in competizione se non addirittura in una
situazione di confronto. Ma lassù, a 400 chilometri dalla terra, ad una velocità di circa
28mila chilometri all’ora, la collaborazione non è mai mancata. Non poteva mancare.
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COMMENTI &
INCHIESTE
Oggi la diplomazia dello Spazio è un fatto certo. Tutti hanno capito che l’esplorazione
spaziale, robotica e umana, non è affare che si possa trattare con risorse esclusivamente
nazionali, pena il fallimento o, nella migliore delle ipotesi, costi insostenibili. Questo è anche
il sentimento comune che ha caratterizzato gli incontri che la delegazione dell’ASI a Pechino
ha avuto con le diverse agenzie governative cinesi che a diverso titolo operano nel settore
spaziale. Come in Italia, in Cina lo Spazio è una cosa seria, che impegna risorse scientifiche,
tecnologiche ed economiche importanti. Solo il settore delle telecomunicazioni satellitari
cinesi è stimato intorno ai 60 miliardi di dollari, mentre il sistema di navigazione satellitare
Beidou nel 2020 conterà 35 satelliti e coprirà tutto il mondo. La Cina è una potenza dello
Spazio, con un budget allocato (a parità di potere di acquisto) di 10,7 miliardi di dollari
secondo solo agli Stati Uniti e con programmi ambiziosi, come la costruzione di una stazione
spaziale permanente – sul modello della Iss – che sarà operativa a partire dal 2020, e
aperta alla collaborazione con altre nazioni. L’Italia pur con numeri diversi – 1,6 miliardi di
euro e circa 6000 dipendenti – nello Spazio è una nazione all’avanguardia. Nel 1964, è stato
il terzo paese, dopo Stati Uniti e Unione Sovietica, a lanciare un satellite artificiale. Da allora
ha fatto investimenti sempre più consistenti e un bagaglio di esperienza scientifica e
industriale invidiabile, che ci rende leader a livello mondiale. Basti pensare ai moduli della
Stazione Spaziale Internazionale: con il lancio del modulo logistico Leonardo, avvenuto nel
marzo 2001, l’Italia è diventata la terza nazione, dopo Russia e Stati Uniti, ad inviare in
orbita un elemento della Iss. La famosa cupola da dove gli astronauti fanno quelle
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Notizia del: 18/11/2015
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bellissime fotografie della Terra è stata realizzata da una serie di industrie sotto la guida di
AleniaSpazio. Oggi oltre il 50% del volume abitabile della Stazione è costruito in Italia. Il
successo di Rosetta è il simbolo di questa straordinaria capacità tecnico scientifica
nazionale, che ci aspettiamo di provare una volta di più con l’ambizioso programma
Exomars, il cui lancio è previsto per il marzo del prossimo anno.
Ci sono tutte le premesse per innalzare quantitativamente e qualitativamente il livello della
collaborazione con i cinesi, nei prossimi programmi lunari, marziani e di volo umano. Anche
perché è ormai chiaro che la sperimentazione e il trasferimento tecnologico spaziale sono un
volano di sviluppo economico. Uno studio della Nasa sull’impatto dei satelliti nelle previsioni
metereologiche ha stabilito una maggiore accuratezza, nell’ordine tra il 5 e il 10 %, che in
termini economici garantisce una riduzione dei costi tra il 2,8 e il 5,6%, per un valore tra i
250 e gli 800 miliardi di dollari. Sicuramente il delta di questo valore è troppo ampio. Ma
c’è una ragione. Le potenzialità dello sfruttamento dei dati satellitari sono ancora da
vedere. Specialmente pensando alle ricadute sulla società degli Open Data, ossia i dati che
agenzie spaziali possono mettere gratuitamente a disposizione di attori pubblici e privati. È
la data policy di Copernicus un programma europeo di Osservazione della Terra attraverso
una costellazione di satelliti Sentinel.
DAI NOSTRI ARCHIVI
Tra le applicazioni ci sono la gestione dei disastri naturali, il monitoraggio degli oceani, della
vegetazione e dell’atmosfera, lo studio dei cambiamenti climatici, i servizi alla protezione
civile e dati sulle policy di sviluppo sostenibile. In particolare, la Cina nei prossimi 5 anni si
appresta a lanciare tra gli 80 e i 100 satelliti, la maggior parte nel settore dell’Osservazione
della Terra, dove l’Italia detiene una leadership mondiale grazie al sistema di satelliti radar
COSMO-SkyMed. Ma non è l’unico settore dove possiamo incrementare la collaborazione;
ci sono anche le strutture abitative per la stazione spaziale, la propulsione elettrica, la
robotica spaziale, la Wireless Power Transmission technology, solo per citarne alcune. Un
ultimo ma importantissimo esempio di possibile collaborazione italo-cinese: il segmento dei
piccoli satelliti ad alta tecnologia. In questo campo il mercato internazionale si sta
muovendo molto rapidamente e sono allo studio svariati progetti di mega-costellazioni che
coinvolgono migliaia di piccoli satelliti (tra i 2 e i 3 mila entro il 2020 secondo proiezioni di
mercato che prevedono un aumento di circa il 20%).
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