Aru (Repubblica Democratica del Congo) 31

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Aru (Repubblica Democratica del Congo) 31
Aru (Repubblica Democratica del Congo) 31 luglio‐28 agosto 2010 Cosa fai la prossima estate? È la classica domanda che amici e conoscenti iniziano a porti solitamente già a primavera. Io sono una di quelle persone che decidono sempre all’ultimo minuto, ma quest’anno ho stupito tutti: la mia risposta pronta era <<Vacanze speciali: vado in Africa!>> naturalmente la pronta contro‐domanda era <<ma a fare cosa?>> Ecco che qui la cosa si complicava un po’. Il progetto predisposto dal VOICA, secondo quanto richiesto dalle suore e dai volontari a tempi lunghi che risiedono in quella missione era preciso: realizzare un campo da beach volley per dare la possibilità anche a bambini e ragazzi del luogo di sperimentare la gioia, le regole e i valori del gioco di squadra, parte iniziale di un disegno più grande che dovrebbe portare nei prossimi anni alla costruzione di una struttura oratoriana. Oltre questo un’altra necessità era la tinteggiatura della biblioteca, in particolare la decorazione della sala “Enfants” riservata ai bimbi per avvicinarli al mondo delle favole e della lettura. Ma, una volta raggiunta la missione dove, come avrete già letto da queste pagine, sta svolgendo il suo anno di volontariato un altro bedizzolese, Stefano, la realtà locale ci ha riservato molto altro. Infatti, arrivati ad Aru, dopo circa due giorni di trasferimenti e un’accoglienza calorosa da parte delle suore Canossiane locali, delle postulanti africane e naturalmente dei volontari a tempi lunghi presenti, è stata data una pronta risposta alla voglia di fare e sentirci utili: il nostro aiuto era importante e funzionale per portare avanti le numerose attività che ruotano intorno alla missione ma, altrettanto essenziale era vivere a fondo il rapporto con noi stessi, con gli altri, persone del gruppo e del luogo, e con DIO. Le nostre giornate erano all’insegna dei lavori per la realizzazione del campo da volley, la staccionata di cinta, i lavori in fattoria, con la piantumazione di oltre 400 piantine di eucalipti o la raccolta di mais e patate, la catalogazione e il rivestimento dei libri donati dall’Italia e dagli altri paesi d’origine dei volontari passati in missione, la vendita del pane alla boulangerie. Parte delle risorse di tempo e persone erano necessariamente dedicate alla gestione delle attività della comunità: sebbene ci sentissimo fortunati perché alloggiavamo in una struttura con molti servizi se confrontati con le capanne dei congolesi, non avevamo tutte le comodità della nostra casetta. Pertanto è successo di farsi una doccia fredda perché non eravamo riusciti ad accendere la stufa per riscaldare l’acqua, di cucinare alla luce di una lampada a olio o mangiare a lume di candela perché non si erano ricaricati i pannelli solari, oppure inventarsi un piatto con le poche verdure rimaste nella dispensa, di impiegare un’ora tutti i giorni per andare a prendere l’acqua da bere. Ma quanto abbiamo ricevuto non è facile da riassumere nelle poche righe di questo trafiletto. La curiosità iniziale di bimbi e adulti nel vedere un gruppetto di bianchi che tutte le mattine si dirigeva in cantiere o nei campi, che lavorava con loro, sporcandosi e faticando, l’avvicinarsi per chiedere “bob bon” o qualche monetina si sono trasformati, col trascorrere dei giorni, nella festa dei bambini nel vederci passare, nel farci compagnia durante i lavori, nel chiedere incuriositi che ci facessimo là, nello scoprire che siamo come loro e che nonostante i capelli un po’ più morbidi, possiamo utilizzare i loro mezzi di trasporto come il cassone di un camion e questo a contributivo a far si che parlassero di noi e ci considerassero “loro amici” e non semplici presenze nel paese. Abbiamo avuto la fortuna di vivere la gioia delle loro celebrazioni, la festa nell’essere accolti, in alcune occasioni quasi come dei “vip”, ovviamente senza titolo, e soprattutto di scoprire che ognuno di noi è una persona UNICA e che può essere speciale per qualcun altro, ci siamo resi conto che troppo spesso dimentichiamo di ringraziare per ciò che abbiamo e riceviamo quotidianamente, ma soprattutto per chi siamo: creature di DIO. Quindi, proprio per non dimenticarmi, anche a nome degli altri volontari, ed in particolare di Oliviero, il papà di Stefano che ha condiviso con noi questa arricchente e profondo periodo, ringrazio tutti coloro hanno contribuito alla possibilità di farci vivere questa esperienze, tutti i bedizzolesi e i parrocchiani per le offerte versate per sostenere i progetti. Con le iniziative attivate prima della nostra partenza sono stati raccolti più di duemila euro, oltre a quelli per cui Stefano ha già ringraziato. Un saluto a tutti e, se vi siete un po’ incuriositi, vi invito alle prossime occasioni che ci saranno per condividere racconti e sensazioni vissute. Silvana