San Jacopo - COMUNITA` TOSCANA IL PELLEGRINO

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SAN JACOPO A PISTOIA
Il culto di San Jacopo, detto “il maggiore”, apostolo di Gesù, è vivo a Pistoia
già nell’anno 866. In quest’anno la città fu minacciata da un’invasione saracena
e tutta la popolazione si rivolse in preghiera a San Giacomo, poi detto San
Jacopo, affinché proteggesse la città dalle scorribande saracene e così
avvenne, come raccontano le “Historiae di Pistoia” di Salvi:
“Correndo l’anno 849 vennero i Saraceni in Italia, e scorso
tutto il Latio, eransi condotti fino alle mura di Roma, il che
sentendo i Pistoresi, gran […] se ne presero, temendo
fortemente di qualche grave danno o crudele invasione alla
loro Città; hora perché essi dalla pubblica fama inteso
avevano, come nei prossimi passati anni, cioè nell’820 al
Re Ramiro di Spagna travagliato e combattuto dagl’istessi
Saraceni, era apparito a vista di tutti i Cattolici, S. Iacopo
Maggiore, Apostolo di Cristo, con una Croce rossa nella
bandiera e nel petto, coperto tutto di armi lucenti, affiso
sopra bianco cavallo, promettendo a lui, ch’egli medesimo,
combattendo in favor suo, a lui harebbe data, contro a questa barbara Natione,
gloriosa Vittoria, (si come poi avvenne, che però la Spagna invocò e ricevette
questo Santo per suo particolare Protettore) i Pistoresi mossi da tale esempio,
pensarono anco essi alla protetione del medesimo Santo ricorrere, e così
invocatolo con viva fede e ricevutolo per loro Protettore, con solennissime
Feste e processioni, una Chiesa in honore e gloria di lui, nella Fortezza del
Castellare, fabbricarono, e la Città loro non meno dal pericolo che dal timore,
restò liberata”.
Fu uno dei primi apostoli a subire il martirio poiché fu decapitato per ordine di
Erode Agrippa verso il 42 d.C. Il suo culto, vivissimo in Spagna, conobbe a
Pistoia il massimo sviluppo quando vi pervenne una reliquia del santo da
Santiago di Compostela. I documenti dell’Opera di San Jacopo, un’istituzione
formata da laici risalente al 1160 circa, ci parlano di un tale Ranieri, un
ecclesiastico pistoiese educato alla scuola del vescovo Atto, che lasciò la sua
città natia per approfondire la propria formazione spirituale.
Tra la Francia e l’Inghilterra, costui fece tappa nella Galizia spagnola toccando
il santuario di Compostela, dove erano conservate le reliquie del santo e ivi
diventò un membro importante di questa chiesa. A tal proposito il vescovo
Atto, desideroso di offrire alla città di Pistoia una reliquia del santo venerato,
chiese a Ranieri di mediare affinché la ottenesse dall’arcivescovo e dai canonici
di Compostela.
Così fu. Secondo una versione:
“L’Arcivescovo Didaco, volendo esaudire le pressanti richieste del vescovo Atto
e del diacono Ranieri, a lui particolarmente caro, fece aprire il sarcofago in cui
si conservava il corpo del santo Apostolo e v’introdusse la mano, con l’intento
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di staccare dalla
capelli.
ai capelli, venne
su anche un
frammento
testa una ciocca di
Sennonché, insieme
d’osso di piccole dimensioni”.
Furono mandati a prendere la reliquia due pistoiesi:
Mediovillano «prudentissimo viro» e Tebaldo «eius
avuncolo». Il loro ritorno a Pistoia ai primi di luglio del 1144
fu accolto con grandi celebrazioni. Per conservare
adeguatamente la preziosa acquisizione fu fatta costruire
nella Cattedrale di San Zeno una cappella dedicata a San
Jacopo, consacrata il 25 luglio del 1145, dove fu posto un altare argenteo sul
quale era esposto il reliquiario.
La cappella fu posta sotto l’Opera di San Jacopo e divenne tappa fondamentale
della via Francigena. Questa antica strada nel medioevo era per lo più formata
da un reticolo stradale romano e collegava il centro Europa all’Italia.
La denominazione francigena, che significa “via che ha origine dalla Francia”, si
consolidò fra XI e XII secolo, nel periodo di maggiore fioritura del
pellegrinaggio a Santiago di Compostela, infatti, questo iter era
conosciutissimo da parte dei fedeli che si dirigevano verso il santuario della
Galizia e da coloro che, viceversa, dalla Spagna si dirigevano verso Roma. Con
la costruzione della Cappella la venerazione nei confronti del santo crebbe
enormemente pertanto numerose persone offrivano i loro averi in segno di
devozione. Grazie a questi lascivi si costituì il tesoro di San Jacopo che fu
conservato nella Cappella, la quale divenne talmente sfarzosa da essere
definita in un antico documento “specchio e onore di devozione di questa città
e similmente per fama di tutte l’altre nationi”.
I pellegrinaggi si intensificarono ulteriormente quando nel 1395 Andrea
Franchi, Vescovo di Pistoia, ottenne da Roma per la Cappella di San Jacopo
l’indulgenza.
Essendo quindi il patrimonio destinato ad accrescersi, fu creata l’Opera di San
Jacopo, un’istituzione formata dai più eminenti membri del Consiglio del
Comune. Inizialmente i compiti dell’Opera erano rivolti all’amministrazione
degli affari interni relativi all’ornamento della cappella con opere artistiche; in
seguito il suo ruolo fu modificato ed essa si affermò come autorità civile ed
ente assistenziale occupandosi, in collaborazione con il Comune, che già dal
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1177 pose la propria tutela sull’Opera, dell’organizzazione dei festeggiamenti
sia sacri che profani legati al culto del santo.
Queste celebrazioni erano progettate con tale “pompa” da attirare a Pistoia
personaggi illustrissimi. Numerose sono, nello Statutum dell’Opera di San
Jacopo, le disposizioni atte a celebrare solennemente le feste patronali: si
intuisce la volontà di fare, di quel momento eccezionale e “alto” nella vita della
città, un’occasione spettacolare.
Dagli Ordinamenti del Popolo del 1284 e dagli Statuti del Podestà di Pistoia del
1296 si evincono diverse indicazioni relative allo svolgimento delle feste in
onore di San Jacopo. I festeggiamenti principali che si preparavano erano: la
presentazione degli omaggi, la processione religiosa, il palio, la fiera, la
sontuosa colazione per la nobiltà pistoiese e forestiera, l’incendio dei fuochi,
l’ostensione del tesoro di San Jacopo. C’era inoltre l’usanza di rilasciare alcuni
prigionieri durante le feste e di distribuire pane ai poveri della città.
“In occasione dei festeggiamenti in onore del santo la Cattedrale era adornata
all’interno con grandi festoni di verzura formati con rami di bussoli, di allori, di
ellera, di ginepri, di meli recanti frutta, di rami di rose in fiore che pendevano
da ogni arcata della Chiesa disposti in varie direzioni talché in un registro
dell’Opera questo apparato è chiamato chapanna della verzura del duomo”.
Questo genere di addobbi fu usato fino al XVI secolo. All’esterno, la Cattedrale
era adornata sotto il loggiato da festoni di alloro, di pungitopo e di rami di
diverse piante intrecciate tra loro.
Ancora oggi la Cattedrale, in occasione del rito della vestizione e per tutto il
mese di luglio, viene addobbata all’esterno di tralci di uva e ramoscelli di melo,
secondo un’antica tradizione che chiamava l’uva e le mele nate alla fine del
mese di luglio “uva saicopa” e “mele saiacope”, considerandole quindi un dono
del santo.
La cerimonia della vestizione cui cooperano oggi il Comune, il Comitato
cittadino, la Cattedrale e il Comando provinciale dei vigili del fuoco, consiste
nel rivestire con una mantellina rossa la statua di San Jacopo che si trova al
lato destro della facciata del Duomo. Questa cerimonia si ricollega ad un’antica
locuzione pistoiese, «pagare a tanto caldo», usata per appellare i pagatori
disonesti.
L’origine di questa strana similitudine può ricercarsi in una particolare leggenda
tramandata oralmente nel corso dei secoli che ha per protagonista San Jacopo.
Secondo tale versione, il santo prima di darsi alla vita spirituale faceva il
sensale di cavalli, perciò acquistava i cavalli al mercato rimandando il
pagamento al sopraggiungere della stagione calda.
In occasione della festa del luglio, momento di incontro tra gli abitanti della
città e quelli della campagna, un creditore gli si avvicinò sicuro di poter
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riscuotere ma il santo si fece trovare tutto imbacuccato in un pastrano rosso
fingendosi intirizzito dal freddo, rimandando così nuovamente il pagamento «a
tanto caldo».
Il mantello usato per il rito della vestizione, ha assunto un’accezione simbolica
rappresentando l’emblema di riconciliazione tra campagna e città, due mondi
differenti e in passato in duro conflitto tra loro, nonché, attraverso il colore
rosso, simbolo del martirio e della festa, la fusione tra il mondo laico e il
mondo ecclesiastico. In passato sotto la loggia della Cattedrale era costruito un
altare in legno in modo che la gente che non riusciva ad entrare poteva
comunque assistere alla messa. Per proteggere i fedeli dal sole si stendeva
sopra la piazza un enorme panno dipinto a scacchi e nicchi (conchiglie di San
Jacopo). Per tutta la durata dei festeggiamenti in onore del santo il tesoro di
San Jacopo si esponeva ai fedeli sull’altare della Cappella.
Prima della scoperta della polvere pirica, si parla, nei
registri amministrativi del XIII sec. dell’Opera, della
cosiddetta luminaria in onore di san Jacopo. Si trattava di
pannelli unti in materie resinose, che quindi bruciavano a
lungo, collocati sulle torre della Cattedrale e sopra i
cornicioni dei palazzi pubblici.
Falò di paglia erano accesi nelle piazze della città e nelle
zone limitrofe di Pistoia in modo tale che, volgendo lo
sguardo verso le montagne, fosse possibile godere dei
bagliori del fuoco tutt’intorno.
Particolarmente interessante è una tradizione ormai scomparsa: la colazione.
Questo rinfresco era offerto in episcopio o in Comune alle autorità civiche, al
clero e alle personalità convenute da fuori. Nei secoli XIV e XV si servivano
confetti grossi, finocchiata e rinfreschi di trebbiano. Dopo la metà del XVI
secolo si servivano anche confetture, cialdoni, pistacchi, frutta candita e vini
pregiati.
Nel 1642 partecipò alla colazione Piero dei Medici, nel 1661
l’Arciduca di Innspruck cognato del Granduca Ferdinando
II, nel 1683 il Principe ereditario di Danimarca, nel 1714
Mons. Caraffa, Nunzio Pontificio alla Corte di Toscana, nel
1729 Monsignore Niccolò Forteguerri.
L’usanza della colazione di San Jacopo seguitò fino al 1777
conoscendo ben poche interruzioni avvenute, come dicono
gli atti dell’Opera, nel 1532, 1533 e 1534 a causa di guerre
civili che agitavano la città in quel periodo. L’attrattiva
profana di maggiore rilievo era ed è rimasta tutt’oggi il
palio, “Giostra dell’Orso” dal 1947, di cui si parla negli
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Statuti dell’Opera del XIII sec..
La corsa del palio, che almeno fino verso la fine del sec. XIII era stata data
soltanto in circostanze speciali, all’inizio del XIV sec. fu ammessa come parte
integrante delle feste patronali contribuendo ad accrescere l’importanza di quei
festeggiamenti e richiamando a Pistoia, oltre che devoti, una moltitudine di
persone interessate alla gara.
LA VESTIZIONE DI SAN JACOPO
La vestizione di San Jacopo è stata sempre curata dal
Comune di Pistoia in seguito al Decreto di Riforma della
"Comunità civica di Pistoia” emanato nel 1777 da Pietro
Leopoldo, Granduca di Toscana, in quanto sanciva la
cooperazione diretta fra Comune e Ordine ecclesiastico
riguardo al Patrimonio dell’Opera di San Jacopo di Pistoia.
L’ultimo testimone della vestizione ad opera del Comune è
Rolando Margelli, oggi ultra-ottantenne, ex dipendente del
Cantiere Fabbricati, che per alcuni decenni, fino al 1978, ha
vestito il Santo, salendo per la scala a chiocciola posta alla
sinistra dell’altare, che porta direttamente alla statua.
Rolando Margelli, durante questa cerimonia fu ripreso anche dalla RAI, nel 1963 per una
delle puntate di "Cronache Italiane”.
Da alcuni anni alla vestizione collabora il Corpo dei Vigili del Fuoco. Due pompieri salgono
sull’autoscala fino alla base della cuspide della facciata del Duomo e posano il mantello
sulla statua del Santo.
Tale cerimonia avviene in una cornice che si riallaccia a tradizioni passate come quella di
decorare la facciata del Duomo con fiori, frutta, verdura, tralci di vite, ramoscelli di melo,
uva e mele.
Questa usanza risale a molto tempo fa, quando alla fine del mese di luglio i pistoiesi erano
soliti chiamare l’uva bianca e le mele mature "uva sajacopa” e "mele sajacope” in onore del
Santo, in quanto "autorizzava” la raccolta dei frutti.
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Tali decorazioni ricordano gli addobbi sacri usati dai Della Robbia durante il
Rinascimento.
Ogni anno la vestizione è accompagnata da un Concerto nella Cattedrale in onore del
Patrono.
Il mantello usato per il rito della vestizione di San Jacopo ha assunto un’accezione
simbolica, rappresentando l’emblema di riconciliazione tra campagna e città, due mondi
differenti e, in passato, in duro conflitto tra loro, nonché, attraverso il colore rosso, simbolo
del martirio e della festa, la fusione tra il mondo laico e il mondo ecclesiastico.
In passato sotto la loggia della Cattedrale veniva costruito un altare in legno in modo che la
gente impedita ad entrare poteva comunque assistere alla Messa.
Per proteggere i fedeli dal sole si stendeva sopra la piazza un enorme panno dipinto a
scacchi e nicchi (conchiglie di San Jacopo). Per tutta la durata dei festeggiamenti in onore
del Santo il tesoro di San Jacopo si esponeva ai fedeli sull’altare della Cappella.
Il mantello rimane sulle spalle del Santo Patrono per tutta la durata della Giostra dell’Orso.
Durante la vestizione fanno da contorno figuranti e personaggi storici nei costumi
tradizionali, quali rappresentanti del Potestà, insieme agli "operai di San Jacopo” che
erano i Rettori, depositari del culto del Santo Patrono. Suonatori di chiarine e tamburi si
occupano della colonna sonora della cerimonia, in rappresentanza del Comitato cittadino
Giostra dell’Orso.
Dal 2004 si è posto un sincronismo tra:

COMUNE DI PISTOIA

VESCOVADO

VIGILI DEL FUOCO

COMITATO CITTADINO
Per questa ragione la Cerimonia della vestizione, oltre ad avere un proprio protocollo ben
definito, si tiene sempre il 21 luglio alle 18:30.
GIOSTRA DELL’ORSO – (PISTOIA 25 LUGLIO, FESTA DEL
PATRONO SAN IACOPO)
E’ una delle manifestazioni di maggior richiamo del Pistoia Festival, nell’ambito delle celebrazioni in onore
di S.Jacopo, patrono cittadino. Tre giorni prima del palio ha luogo la cerimonia della vestizione della statua
del Santo, posta su una cuspide della facciata del Duomo. Il mantello rosso rimarrà sulle spalle di San
Jacopo per tutta la durata dei festeggiamenti. Il 25 luglio si tiene La Giostra dell’Orso, torneo equestre in cui
quattro rioni cittadini si danno battaglia in una gara di abilità nella suggestiva Piazza del Duomo ricoperta,
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per l’occasione, di terra battuta. La gara prende il nome dall’orso detto anche “micco”, animale araldico del
Comune. In occasione della giostra Pistoia si trasforma in una città medievale. La mattina, sfila lungo le vie
del centro il corteo storico al quale partecipano cittadini vestiti con bellissimi costumi storici. Segue la
cerimonia liturgica in cattedrale, dove per l’occasione è esposto il reliquario di San Iacopo, patrono della
città. La sera si svolge infine la gara vinta dal cavaliere più abile e veloce nel raggiungere ed abbattere
l’orso-fantoccio
Il 25 Luglio
Ore 9:30 – La partenza
Ogni rione parte dalla propria "porta di appartenenza" (Porta al Borgo, Porta Carratica, Porta Lucchese,
Porta S. Marco) per recarsi in Piazza del Duomo.
Ore 10:00 – La sfilata
Composta dai rioni e dal corteo del Comitato Cittadino, parte da Piazza del Duomo percorrendo la prima
cinta di mura, attraverso le seguenti vie:
Piazza del Duomo
Via Roma
Via Cavour
Via Buozzi
Via Curtatone Montanara
Via Abbi Pazienza
Via Carmine
Via delle Pappe
Via F. Pacini
Via Palestro
Via Cavour
Via Roma
Piazza del Duomo
Ore 11:00 – Ingresso in Cattedrale
Inizio della solenne cerimonia in onore di San Jacopo, patrono della città di Pistoia.
Ore 12:30 – Sorteggio dei cavalieri
Si provvede, tramite estrazione a sorte, all’abbinamento dei cavalieri alle singole tornate. Si svolge nella
"sala Maggiore" dentro al Palazzo degli Anziani (sede del Comune di Pistoia) alla presenza del Sindaco.
Ore 19:30 – Omaggio
I quattro rioni si recano alla sede del rione vincitore dell’anno precedente.
Ore 20:15 – Arrivo in Piazza del Duomo
Partenza del corteo dalla sede del rione suddetto verso Piazza del Duomo.
Ore 21:00 – Parata generale
Parata del corteo, dei cavalli e dei cavalieri che gareggeranno nella Giostra. Il Vescovo di Pistoia impartisce
la Benedizione solenne.
Ore 21:30 – Si da inizio alla Giostra dell’Orso