Dagli appennini alle Ande. Due geologi ENEA in Perù per il progetto

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Dagli appennini alle Ande. Due geologi ENEA in Perù per il progetto
DAGLI APPENNINI ALLE ANDE. DUE GEOLOGI ENEA IN PERU' PER IL PROGETTO DI
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE FORGEO
Intervista a Claudio Puglisi e Luca Falconi
Dolorose perdite di vite umane, gravi danni agli edifici e alle infrastrutture, distruzione di attività socio-economiche:
nei paesi andini le frane, insieme ai terremoti, costituiscono per le comunità locali la più grave emergenza derivata
da fenomeni naturali.
Nei paesi andini il numero delle vittime annue dovute alle frane è di circa 735, mentre per altre nazioni - dove pur le
frane sono frequenti - le statistiche parlano di 150 vittime in Cina, 130 in Giappone, 60 in Italia e 50 negli USA
(fonte CNR/GNDT-Gruppo Nazionale per la difesa dei terremoti).
Per aiutare le popolazioni peruviane ad affrontare e limitare questi problemi è nato il progetto FORGEO,
Formazione sul rischio geomorfologico in area andina.
Chiediamo a Claudio Puglisi e Luca Falconi i due ricercatori ENEA impegnati nel progetto, da poco tornati
in Italia dopo un soggiorno di oltre tre mesi in Perù nel periodo marzo - luglio 2009, come nasce FORGEO e
in che modo l’ENEA si è trovata coinvolta in questa attività?
Il progetto FORGEO nasce dalla collaborazione tra ENEA - che ha svolto il ruolo di coordinatore scientifico - e
l’Associazione Geologia Senza Frontiere onlus (GSF), capofila della proposta presentata al Comune di Roma
nell’ambito di un avviso pubblico per la concessione di contributi a progetti di cooperazione decentrata e solidarietà
internazionale.
Le tematiche geologiche sono di stretto interesse ENEA, in quanto l’Agenzia, attraverso il Dipartimento Ambiente,
Cambiamenti Globali e Sviluppo Sostenibile, si occupa da molti anni dello sviluppo di conoscenze e tecnologie nel
settore dei rischi naturali ed esiste un gruppo di ricerca specializzato nello studio dei fenomeni franosi.
Due parole sul nostro partner GSF: è un’associazione fondata nel 2003 che promuove un’idea della geologia in cui,
nell’affrontare le tematiche legate all’interazione fra uomo ed ambiente, trovi posto l’uso razionale delle risorse
naturali e l’equità fra i popoli.
FORGEO trae origine dalla richiesta pervenuta al gruppo di geologi ENEA da parte di alcuni docenti delle due
università peruviane di Cusco e di Arequipa di effettuare cicli didattici sull’intero processo che, dall’analisi del
fenomeno franoso, porta alla valutazione del rischio connesso e alle norme di comportamento che possono limitare i
danni. Ritenendo importante un maggiore impegno della comunità scientifica nei progetti di cooperazione e nella
promozione di uno sviluppo sostenibile, il gruppo di ricercatori ENEA ha proposto una collaborazione a Geologia
Senza Frontiere Onlus, ONG operante su questi temi nei paesi in via di sviluppo, e ai tecnici spagnoli del progetto
UKHUPACHA della Università di Castellon (Valencia), in qualità di esperti di norme comportamentali in occasione
di catastrofi naturali e tecniche di soccorso in aree con difficoltà di accesso.
Precisamente quali sono le aree peruviane prese in considerazione dai vostri studi durante il soggiorno in
Perù?
Aguas Calenties, nelle vicinanze del famoso sito archeologico di Machu Picchu, - proclamato Patrimonio
dell’Umanità dall’Unesco - e i villaggi di Maca e Lari nella Valle del Colca sono i luoghi a rischio geomorfologico
da noi studiati.
Per i non addetti ai lavori voglio anche aggiungere che il rischio geomorfologico deriva essenzialmente da frane,
alluvioni ed erosione costiera. In particolare, le frane sono movimenti di terra, detrito e roccia che dai versanti
invadono le aree topograficamente più basse.
Le cause che scatenano questi processi sono principalmente l’infiltrazione di acqua meteorica e in secondo luogo
l’attività sismica e quella antropica. Esistono differenti tipologie di frane, ognuna con le sue caratteristiche
morfologiche e con un differente rischio dipendente essenzialmente dalla velocità di evoluzione e dal volume del
materiale coinvolto.
Tornando ai siti di Aguas Calenties e di Maca e Lari, purtroppo sono stati recentemente danneggiati da una serie di
frane definibili come colate rapide di terra e detrito (per intenderci quelle che hanno interessato Sarno nel 1998 e che
in Perù chiamano “huaycos”) che hanno colpito il centro urbano di Aguas Calientes tra il 2004 e il 2005 (20
vittime), e le frane di scorrimento rotazionale e traslazionale che hanno interrotto la strada di collegamento con il
centro abitato di Maca, nella Valle del Colca, nella sua ultima riattivazione parossistica nel luglio 1991. Sono
proprio questi insediamenti che si sviluppano caoticamente nelle immediate vicinanze dei siti di interesse
archeologico e naturalistico, a causa dell’indotto economico generato da un turismo di massa, ad essere esposti ad un
maggior rischio di frana. Ricordiamo che Machu Picchu è il sito archeologico maggiormente visitato dell’America
Latina.
In pratica quali sono state le attività principali che avete condotto in Perù?
Nell’acronimo di FORGEO è presente la parola formazione e la diffusione di tecniche di analisi, valutazione e
mitigazione del rischio geomorfologico attraverso specifici percorsi formativi è il vero obiettivo del progetto.
In Perù abbiamo realizzato un corso per tecnici delle Amministrazioni Pubbliche locali, di ONG peruviane e della
protezione civile peruviana e per la popolazione delle due località di cui abbiamo parlato prima. Durante il corso di
formazione abbiamo trattato: i fenomeni franosi, il rilevamento geomorfologico, la pericolosità geomorfologica, la
valutazione del rischio, la gestione del rischio, misure di mitigazione non strutturali, politiche di pianificazione
territoriale,azioni di protezione civile, norme comportamentali in fasi di emergenza e utilizzo di strumenti specifici e
di software dedicati (stereoscopi, strumentazione geotecnica, GIS, programmi di stabilità di versante ecc…).
Alla fine del corso abbiamo realizzato per entrambi i siti una carta del rischio, una carta dell’idoneità territoriale e le
proposte di intervento.
Nei due centri urbani le attività sono state completate da una campagna di sensibilizzazione che ha consentito di
migliorare sia la competenza dei tecnici locali che la consapevolezza e la capacità di intervento della popolazione
locale. Si è puntato soprattutto sul riconoscimento degli indicatori di instabilità del territorio e dei fenomeni
precursori e alla popolazione sono stati illustrati i corretti comportamenti da tenere sia dal punto di vista preventivo
che in caso di emergenza.
Le aree studiate presentano gli stessi rischi? Quali sono stati i risultati?
Prima di tutto vogliamo ancora sottolineare come i processi tettonici lungo la fascia costiera pacifica del Sud
America che hanno portato alla formazione della catena montuosa delle Ande sono a tutt’oggi attivi: questo
comporta la formazione di profonde valli con fianchi molto pendenti e dislivelli notevoli. Questa conformazione
rende tali aree particolarmente suscettibili alla formazione di frane.
Comunque, come risulta dai rapporti finali del progetto in via di elaborazione, il sito di Aguas Calientes nella Valle
di Urubamba presenta le seguenti caratteristiche: è posto su un conoide di deiezione di fondovalle, appare
particolarmente suscettibile alla invasione di colate rapide di detrito (huaycos) provenienti dai versanti dei bacini
posti a monte del conoide stesso (Bacini di Aguas Calientes, Alcamayo, Phyupatamarca). Il conoide stesso dove
sorge Aguas Calientes non è altro che l’accumulo dei detriti mobilizzati nei millenni da fenomeni di questo tipo che
sono tutt’oggi attivi.
Al contrario il sito di Maca-Lari è caratterizzato dall’affioramento di formazioni argillose e marnose, di origine
lacustre, fortemente inciso dal fiume Colca che genera un canyon di oltre 1000 metri di profondità. A causa di tale
rottura di pendio le rocce affioranti sono soggette a sviluppare fenomeni franosi a lenta evoluzione, quali scorrimenti
rotazionali e traslazionali profondi che pur non avendo un impatto diretto con la vita delle popolazioni danneggiano
le attività agricole, le abitazioni e le infrastrutture. Bisogna, inoltre ricordare che in occasione di sismi
(particolarmente frequenti in questa area) tali fenomeni possono subire improvvise accelerazioni coinvolgendo
anche le popolazioni.
Per voi non si tratta della prima volta in Perù. Quali ricerche vi hanno condotto precedentemente nel paese
andino?
Nel 2001 è stato finanziato dal MIUR il progetto INTERFRASI, coordinato dal geologo Claudio Margottini, durante
il quale, su incarico dell’UNESCO, è stata condotta la valutazione del rischio geomorfologico di una frana ,che
sembrava potesse in breve tempo distruggere il sito archeologico di Macchu Pichu, e messi in opera vari sistemi di
monitoraggio. Dopo tre anni di indagini è stato possibile affermare che la frana profonda ipotizzata dal Prof. Sassa,
del Department of Prevention and Research Institute dell’Università di Kyoto (Giappone), non costituisce
nell’immediato una minaccia, mentre numerosi e ad evoluzione molto più rapida, sono i problemi che danneggiano
il sito archeologico. Dopo tale esperienza siamo stati più volte invitati ad insegnare nelle università di Cusco e
Arequipa.
Per FORGEO quale è stata l’accoglienza dei tecnici e della popolazione locale?
Non si può immaginare una disponibilità maggiore sia da parte dei colleghi che da parte della popolazione. Per fare
solo un esempio, spesso mentre eravamo sul campo a lavorare venivano dei contadini ad offrirci frutta o patate
ripiene. A volte l’ospitalità era anche troppo generosa perché eravamo sempre invitati in riunioni, eventi ufficiali e
conviviali e rimaneva poco tempo per lavorare. Il risultato è che per molte settimane abbiamo lavorato dalle 8 alle
10 di sera, sabato e domenica compresi.
Come pensate di diffondere i risultati del progetto in Italia? Sono previste altre attività in Perù?
I risultati del progetto saranno diffusi in eventi pubblici nel territorio comunale di Roma, in cui si prevede di
coinvolgere anche la numerosa comunità andina della capitale.
Il primo di questi eventi c’è stato lo scorso 11 settembre presso la sala Gonzaga del Campidoglio e vi hanno
partecipato, fra gli altri, il consigliere aggiunto per l’America del Comune di Roma Madisson Godoy Sanchez e
l’addetto culturale della Ambasciata Peruviana a Roma il ministro Felix De Negri.
Un secondo evento è previsto in Casaccia il giorno 29 settembre 2009 in cui spiegheremo ai colleghi ENEA
interessati, insieme con gli operatori di GSF, gli aspetti più scientifici del progetto. Inoltre. il 16 ottobre 2009 presso
il Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università di Roma Tre i risultati verranno presentati alla comunità
accademica ed agli studenti degli atenei romani.
Contemporaneamente in Perù, ad opera degli stessi studenti che hanno partecipato ai corsi di formazione, si stanno
svolgendo sia ad Aguas Calientes che a Maca le campagne di sensibilizzazione per la popolazione e per gli
amministratori locali.
In questo progetto ricerca scientifica, cooperazione internazionale e motivazioni etico sociali sembrano essersi
incontrati. In che modo secondo voi?
Il mondo scientifico è coinvolto nelle azioni tese a “garantire la sostenibilità ambientale” (Millennium Development
Goals, ONU) anche attraverso la cooperazione internazionale. L’analisi del rischio da fenomeni franosi assume
un’importanza rilevante nell’ambito di una pianificazione territoriale lungimirante improntata alla difesa degli
insediamenti antropici e ad una gestione sostenibile del territorio e delle risorse naturali.
D’altro canto le problematiche che si pongono di fronte, in questo difficile rapporto tra uomo e natura,
costituiscono anche nuove opportunità di conoscenza. Si tratta di una sfida per le discipline scientifiche che si
confrontano con la gestione e la pianificazione della città e del territorio. La conoscenza delle caratteristiche
geologiche di molte aree del pianeta è ancora modesta, soprattutto nei “Paesi in Via di Sviluppo”, e ancora minore è
la conoscenza dei processi evolutivi di questi territori, a cui sono direttamente legati i fenomeni “catastrofici”
naturali. È indispensabile, quindi, intraprendere il percorso di conoscenza delle caratteristiche attuali e di analisi
storica del territorio, unico mezzo per approdare ad una previsione attendibile degli scenari futuri.