Russia: l`avvocato ucciso a causa del suo impegno a favore dei ceceni
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Russia: l`avvocato ucciso a causa del suo impegno a favore dei ceceni
Non fa rumore… Lo sviluppo di Dorian Gray: i bambini e il movimento di Raffaele K. Salinari BELEM - «Protagonismo infantil» apre al forum la serie di seminari sui diritti dei minori, troppo spesso sfruttati «Il grande fiume trasporta spesso i cadaveri di bambini morti sul lavoro all'interno dei territori amazzonici, o sfruttati sessualmente nei bordelli sparsi nella foresta a beneficio delle maestranze delle multinazionali. Un bambino è un investimento molto redditizio per chi lo sfrutta: si rapisce o si sequestra e poi lo si fa lavorare come e dove si vuole, dandogli solo da mangiare, ed alla fine lo si lascia morire di stenti o di malattie. Sono anni che questa storia va avanti ed ora dobbiamo rivendicare i nostri diritti come fanno gli adulti, vogliamo denunciare le violazioni dei nostri diritti, anche noi siamo una manifestazione della biodiversità». Con queste parole, al Social Forum di Belem è cominciata la serie di seminari sul «Protagonismo infantil», focalizzata sui diritti dei minori come parte della più vasta rivendicazione della dignità dei popoli indigeni. Le immagini dei bambini morti ammazzati a Gaza, riproposte sugli schermi della tenda dei popoli, si sovrappongono a quelle dei piccoli congolesi che trasportano il Coltan su per le voragini aperte dalle loro stesse mani. Le testimonianze dei bambini che fanno capo alle organizzazioni sociali del «Protagonismo infantil», costellano un percorso di violenza crescente che il liberismo impone non solo all'ambiente ed agli adulti, ma soprattutto ai bambini, vittime predestinate di un mondo disumano che li relega al ruolo di consumatori o consumati. «Dicono che stiamo lavorando per lo sviluppo del nostro paese, che i nostri figli vivranno meglio, ma come facciamo noi ad avere figli se moriamo prima di diventare adulti, che mondo è quello che uccide i suoi figli?» Interventi brevi, frasi semplici ma che svelano una realtà tremenda, il volto di quel ritratto di Dorian Gray che lo «sviluppo» tiene nascosto nelle viscere della terra o nei bordelli di periferia, o nelle piantagioni sterminate ancora in mano a latifondisti che usano l'umanità come duecento anni fa. I bambini, come al Forum Sociale di Mumbay o Nairobi, rappresentano le domande di senso alle quali i movimenti sociali cercano faticosamente di dare risposta. I diritti dei bambini costituiscono ormai un aspetto centrale delle rivendicazioni dei movimenti sociali indigeni. La megamacchina delle multinazionali che penetra nella foresta alla ricerca di prodotti di base o rade al suolo interi territori indigeni per coltivare il biocarburante, non guarda certo in faccia alla «biodiversità dei bambini». Per questo, simbolicamente, i popoli indigeni che hanno raggiunto Belem con i loro battelli e si sono fieramente pronunciati contro le grandi dighe che sequestrano l'acqua, bene comune dell'umanità - a beneficio di pochi- hanno portato con loro i figli, affinché lo sguardo dei piccoli potesse inspirare le loro parole e potessero vedere il mondo come lo vede chi si apre ad esso in pace. Il Manifesto – 31/01/2009 03/02/2009 Dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia (20 Novembre 1989) Articolo 6 1. Gli Stati parti riconoscono che ogni fanciullo ha un diritto inerente alla vita. 2. Gli Stati parti assicurano in tutta la misura del possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del fanciullo. Articolo 24 1. Gli Stati parti riconoscono il diritto del minore di godere del miglior stato di salute possibile e di beneficiare di servizi medici e di riabilitazione. Essi si sforzano di garantire che nessun minore sia privato del diritto di avere accesso a tali servizi. Articolo 27 1. Gli Stati parti riconoscono il diritto di ogni fanciullo a un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale. Articolo 32 1. Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo di essere protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale. Articolo 36 Gli Stati parti proteggono il fanciullo contro ogni altra forma di sfruttamento pregiudizievole al suo benessere in ogni suo aspetto. Dal mondo… Ecco a voi la guerra: la morte raccontata dai disegni dei bambini di Gaza di Onofrio Dispenza In alto, a sinistra, un sole che piange lacrime di sangue. Sotto il sole giallo, bambini che sanguinano, bombe che piovono sulle case, carri armati che sfondano le porte e invadono gli interni affollati di uomini, donne e bambini. E'uno dei disegni, decine di disegni, che l'inviato del TG3 a Gaza, Claudio Rubino, ha raccolto nelle ore passate alla quarta D della scuola elementare dell'ONU di Jablia Camp. Viisita, nel primo giorno di quiete dopo giorni e giorni di una guerra pesante che ha fatto un numero assurdo di vittime civili, che ha strappato a questa martoriata striscia di terra centinaia di bambini. Una giornata che Claudio Rubino ha vissuto al fianco, e con, Marc Innaro, dopo una lunga attesa ai varchi invalicabili, per una guerra che non andava vista, non andava raccontata. 03/02/2009 L'uno accanto all'altro, io e Claudio scorriamo questo album di fogli da disegno percorsi dai colori a cera dei bambini di Gaza. Il colore dominante è il rosso, il rosso del sangue che schizza dai piccoli corpi di chi cadeva al fianco dei compagnetti di scuola che riuscivano a scansare la morte. Il sole che piange ritorna in tanti disegni, e ritorna l'occhio, l'occhio del Dio unico che dovrebbe unire e che dovrebbe intimorire chi arma figli contro figli. Nei disegni, il cielo è sempre uguale, percorso dagli aerei che sganciano bombe, dagli elicotteri, bassi, che colpiscono indistintamente uomini, donne, bambini e animali. Giù, case sempre affollate, con le sagome piccole e grandi di chi le abitava. Accanto alle bombe tradizionali, che in perpendicolare sconvolgono il giorno, c'è il disegno dell'ombrello rovesciato del fosforo bianco. La testimonianza dei piccoli della quarta D di Jablia Camp arriva prima, ed è più pesante, delle risultanze delle inchieste che, forse, arriveranno quando il lutto sarà una vecchia cicatrice. Fosforo bianco e tante sagome di bambini, sui lettini sgangherati di un ospedale affollato e troppo piccolo anche per contenere le urla di dolore. Un bambino è disegnato con una amputazione: il tratto del pastello a cera che ha disegnato i pantaloncini si ferma all'altezza del ginocchio. La piccola sagoma è nera, neri i pantaloni. A quel punto il pastello è rosso. Ancora il sangue a dominare tutto. Sangue accanto all'irrinunciabile albero verde e al fiore. Anche sotto le bombe, e con le ferite addosso, e mentre si racconta il lutto più insopportabile, sarebbe la fine di tutto se un bambino rinunciasse a pensare ad un mondo dove c'è ancora spazio per un albero o un fiore. Accanto agli aerei, le bombe e gli Apache, i palestinesi in armi, quelli di Hamas che lanciano razzi su Israele. I bambini hanno visto anche questo e lo raccontano con i pastelli nero e verde.La guerra, paradossalmente, non ha colore. Con Claudio Rubino, continuo a sfogliare, a vedere come non ho mai visto una guerra che adesso è cenere che cova, e che presto - se non ci saranno uomini di buona volontà nell'una e nell'altra parte - è destinata a riprendere vigore, a fare altri morti, a fermare per sempre altri bambini, a liberare altri banchi a scuola. Sagome di moschee colpite, bandiere palestinesi che sventolano, colonne di carri armati che avanzano, ed ancora l'occhio di Dio che osserva tutto con scandalo. Sfogliamo l'album dei bambini di Gaza quando, a un tratto, Claudio si ferma e mi ferma:"Questo, guarda questo", mi dice. 03/02/2009 "Questo è un disegno corale, tracciato dalla manina di uno di loro, ma con tutti loro attorno. Racconta di una compagnetta che nel primo giorno di scuola, dopo i giorni della guerra, non è tornata, non tornerà mai più". Attorno alla sagoma la scena si ripete, ma il tratto che ricostruisce chi non c'è più ha un moto che si ficca al petto come un pugnale: il pennarello ha disegnato due treccine, le treccine della compagnetta che affidano a noi, come fose un santino, o una foto che non hanno". I bambini di Gaza non lo sanno, non possono saperlo. Ma quel disegno è un atto d'accusa e una sentenza che ci hanno incaricato di recapitare al mondo e all'indifferenza e a ciascuno di noi che con presunzione pensiamo di poter essere gli unici a raccontare. da Articolo 21 Dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia (20 Novembre 1989) Articolo 38 1. Gli Stati parti si impegnano a rispettare e a far rispettare le regole del diritto umanitario internazionale loro applicabili in caso di conflitto armato, e la cui protezione si estende ai fanciulli. 4. In conformità con l’obbligo che spetta loro in virtù del diritto umanitario internazionale di proteggere la popolazione civile in caso di conflitto armato, gli Stati parti adottano ogni misura possibile a livello pratico affinché i fanciulli coinvolti in un conflitto armato possano beneficiare di cure e di protezione. Articolo 39 Gli Stati parti adottano ogni adeguato provvedimento per agevolare il recupero fisico e psicologico e il reinserimento sociale di ogni fanciullo vittima di ogni forma di negligenza, di sfruttamento o di maltrattamenti; di torture o di ogni altra forma di pene o di trattamenti crudeli, inumani o degradanti, o di un conflitto armato. Tale recupero e reinserimento devono svolgersi in condizioni tali da favorire la salute, il rispetto della propria persona e la dignità del fanciullo. Dalla Dichiarazione sulla protezione delle donne e dei fanciulli in periodi d’emergenza e di conflitti armati (14 Dicembre 1974) Articolo 1 Attacchi e bombardamenti sulla popolazione civile, che infliggono sofferenze incalcolabili specialmente su donne e fanciulli, la parte più vulnerabile della popolazione, devono essere proibiti e condannati. Articolo 4 Tutti gli Stati coinvolti nei conflitti armati, operazioni militari in territori stranieri o operazioni militari in territori ancora sotto la dominazione coloniale, devono fare ogni sforzo per risparmiare donne e fanciulli dalla devastazione della guerra. Devono esser fatti tutti i passi necessari per assicurare la proibizione di misure come persecuzione, tortura, misure punitive, trattamenti degradanti e violenza, particolarmente contro donne e fanciulli. 03/02/2009 Buone nuove 02/02/2009 - L'acqua di Milano deve restare pubblica Vittoria per i sindaci della provincia del capoluogo lombardo. Per ora. Nel 2003 la Lombardia aveva provato a privatizzare l'acqua, ma martedì è arrivata la rivincita per quei 144 comuni che avevano rivendicato il loro diritto e avevano minacciato il referendum. Ciò che contestavano i sindaci lombardi era l'espropriazione del diritto di autodeterminazione dei Comuni in qualità di soggetti adibiti all'organizzazione dei pubblici servizi. Il voto di ieri ha evitato il referendum e sancito un altro fondamentale diritto secondo il quale reti e impianti di distribuzione devono restare di proprietà interamente pubblica. La proposta accolta martedì scorso, dal consiglio regionale della Lombardia ha accolto interamente le richieste dei sindaci interessati dalla protesta, nello specifico è stato possibile scegliere la gestione diretta (inhouse) del servizio di erogazione dell'acqua, eventualità, prima, esclusa dalle leggi regionali in vigore e dalle successive modifiche. Le conquiste raggiunte in Lombardia, fanno ben sperare per il futuro, soprattutto in una tracciabilità di una nuova era per la battaglia al bene comune. Eppure la battaglia è tutt’altro che vinta per i movimenti, perchè la legge 133/2008 è diretta in modo inequivocabile a sottrarre alla competenza dei comuni la gestione dei servizi di rilevanza economica, con la loro conseguente messa a gara. In poche parole si consente carta bianca alla privatizzazione di tutti i servizi, dai rifiuti, all'acqua. E' chiaro che questo disegno federativo rischia di tracciare un solco tra i Comuni, da sempre ente di riferimento per i cittadini, e i loro rappresentanti locali, più che una riforma sembra una corsa all'oro. L'oro blu. Sara Dellabella - Peacereporter Dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (10 Dicembre 1948) Articolo 3 Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. No Excuse 2015 – campagna del millennio Obiettivo 7 Assicurare la sostenibilità ambientale Il settimo obiettivo del Millennio stabilisce che entro il 2015: - siano integrati i principi di sostenibilità ambientale nelle politiche e nei programmi dei paesi; sia invertita la perdita di risorse ambientali. - Sia ridotta alla metà la porzione di persone senza un accesso all'acqua pulita - Sia raggiunto entro il 2010 un significativo aumento della vita dei quasi 100 milioni di persone che vivono nelle discariche 03/02/2009